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MACHIAVELLI Il Principe

Machiavelli

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Page 1: Machiavelli

MACHIAVELLI“Il Principe”

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Il De Principatibus, di Niccolò Machiavelli, titolo latino, ma, scritto in volgare ma divenuto ben

più noto come ‘’Il Principe’’. Nel Febbraio del 1513, sospettato di far parte di

una congiura antimedicea, Machiavelli, viene imprigionato e messo sotto tortura. Il mese

seguente, dopo essere stato liberato, si ritira in una villa di campagna, l’ ‘’albergaccio’’, poco a

sud di Firenze in cui compone il principe.

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Trattato di dottrina politica dove designa l’immagine ideale del Principe, dedicato a Lorenzo De’ Medici, nipote del grande Lorenzo Il Magnifico. Il nipote del grande Lorenzo non era però all’altezza del nonno; sembra che quando gli fu regalato il manoscritto del Principe, che fu pubblicato solo dopo la morte del Magnifico, un signoretto gli regalò un paio di cani, e Lorenzo fu molto più contento di questo regalo, piuttosto che del Principe, con grande delusione del Machiavelli.

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Con Machiavelli inizia ‘’ una commedia umana’’ gli uomini agiscono, per movimenti, per passioni, per meccanismi che sono propri, e che andranno capiti, perché se si vorrà agire in maniera efficace e bisognerà stare dietro alla verità effettuale della cosa, e non l’ideale, quindi, non propone al principe le virtù morali, ma quei mezzi che possono consentirgli effettivamente la conquista e il mantenimento dello Stato. Inoltre, il “Principe” è stato scritto sotto l’urgenza immediata di una situazione gravissima, la catastrofica crisi italiana, nella quale le vicende sono legate alla storia delle grandi monarchie europee, soprattutto Francia e Spagna.

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Egli presenta il metodo secondo il quale porterà avanti la propria analisi del Principe e cioè adotterà ‘’un metodo’’ di tipo empirico prendendo in considerazione l’esperienza diretta che ha vissuto nella vita politica, ma anche quella indiretta che può essere acquisita dagli antichi, attraverso lo studio dei classici, dai quali emerge un mondo autonomo di leggi della politica, infatti Machiavelli è lo scopritore della scienza politica.

IL METODO

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Machiavelli cerca di spiegare come un regnante possa governare i territori che sono entrati a far parte del proprio

dominio, e, con essi, i loro abitanti, sottolineandone le differenze con la repubblica.

Per Machiavelli il principato è una forma di governo transitoria e d’eccezione, indispensabile solo in determinate

circostanze. Nell’opera, l’autore analizza 3 diversi tipi di

principato:

IL PRINCIPATO

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•Egli distingue due tipi di principati misti: simili e vicini per usanze al principato conquistatore e quelli lontani e diversi ,che sono i più difficili, ed è questo che il Machiavelli appoggia e consiglia nonostante esso sia il più difficile da mantenere.

IL PRINCIPATO MISTO

(Principatibus mixtis)

•Un principato si definisce nuovo se, a seguito di una conquista o di un colpo di stato, la famiglia reggente viene sovrastata da un’altra famiglia altrettanto potente. Queste famiglie sono solitamente guidate da un principe, o governati da un esercito, o liberi, o guidati dalla fortuna e dalla virtù

IL PRINCIPATO NUOVO

•Negli stati ereditari, vi è un’unica stirpe che governa il territorio per molto tempo. In questi tipi di principato, le difficoltà sono minori rispetto al principato nuovo.

IL PRINCIPATO EREDITARIO

(Principatibus hereditariis)

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MA QUAL E’ LA VERA OPINIONE DI MACHIAVELLI?

Il tipo di governo che Machiavelli appoggia e consiglia è il Principato Misto, nonostante esso sia il più difficile da mantenere. Secondo Machiavelli, il miglior modo per mantenere questo tipo di principato, è che vengano create delle colonie in cui il principe deve risiedere, inoltre, quest’ultimo deve ottenere la fiducia dal nuovo popolo in quanto, un popolo in armi può respingere anche il più agguerrito degli eserciti.

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Gli Eserciti

-mercenario

-ausiliario

L’esercito mercenario viene giudicato negativamente da Machiavelli, perché essi combattono solo per denaro e questa è una delle cause principali della debolezza degli Stati italiani,di conseguenza,per lui, la forza di uno Stato sta nel poter contare su armi proprie,un esercito che combatta per difendere i loro averi e la loro vita stessa.

Le armi ausiliari (cioè le forze militari) sono inutili e pericolose, perché infedeli e pavide: prova ne è stato, in Italia, il loro dissolversi al primo assalto dello straniero.

Le milizie mercenarie non danno alcun affidamento, ma anzi sono viste da Machiavelli come la causa della crisi italiana. Sono dunque necessarie milizie cittadine, e la difesa dello Stato deve essere affidata a coloro che lo formano.

-proprio

L’esercito può essere:

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Eserciti secondo Machiavelli

VSEserciti oggi

Machiavelli sosteneva che le milizie dovevano essere formate da cittadini dello stato, i quali, difficilmente si vendono, poiché difendono i propri interessi. Invece è molto facile essere traditi dai soldati mercenari, i quali si vendono al miglior offerente, dal momento che combattono solo per denaro.

L'esercito è il complesso delle forze armate di uno stato. Il superamento di organizzazioni sociali, nelle quali l'uso individuale e collettivo della forza spettava a tutti i membri del gruppo, portò alla formazione di eserciti come organizzazioni autonome, con caratteristiche differenti da popolo a popolo.

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Le virtù del principe ( cap. XV )Il principe di Machiavelli è totalmente opposto al principe tradizionale il quale dà sempre fede alla parola data e dice sempre la verità. Egli è consapevole di allontanarsi dalla tradizione del piano politico precedente (il principe deve agire secondo la morale) ,ma egli vuole scrivere “cosa utile a chi la intenda” cioè vuole essere d’aiuto ,attraverso la sua opera ,al principe che vuole fondare lo stato dove non esiste (Italia). Di conseguenza il principe deve:

Imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato Allontanarsi dai vizi.

Far credere di avere le qualità giuste per governare.Mostrare la necessità di un governo per il benessere del popolo .

Conoscere l’arte della guerra.Saper usare quando serve forza e violenza.

Essere prudente.Cercare consiglio solo quando è necessario .

Essere “simulatore e dissimulatore”.Usare la virtù per controllare la fortuna.

Essere forte come un leone e furbo come una volpe.Andare in chiesa per migliorare l’immagine .

Essere amato e soprattutto temuto dai sudditi!

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Virtù e fortuna per il Machiavelli

I nuovi stati si costituiscono o con la virtù o con la fortuna.

VIRTU’: Capacità di conquistare e mantenere un Stato.

FORTUNA: Forza che, razionale o irrazionale che sia, può essere controllata dal principe per il buon funzionamento dello Stato.

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Morale e politica per il Machiavelli Secondo il Machiavelli ,la morale e la politica devono

essere divise perché per governare al meglio lo stato a volte sono necessarie azioni immorali . Machiavelli non è indifferente alla morale, a rimane fedele alla realtà (in quel periodo l’Italia era sottomessa allo straniero, proprio per questo necessitava di un monarca) così,come i Romani nominavano un dittatore nei tempi di profonda crisi per la Repubblica.

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Riflessioni ed osservazioni apportate alla realtà di oggi …

Possiamo affermare che “IL PRINCIPE”, a primo impatto, possa suscitare un certo scalpore, per il tema della scissione fra politica e morale. Ma ciò, al tempo di Machiavelli, era inevitabile: l’Italia era occupata dallo straniero e qualsiasi governante era privo di morale e ogni Stato andava verso lo sfacelo. Il principe di Machiavelli è si privo di morale, ma le sue azioni sono rivolte al bene dello Stato (per questo è stata attribuita al Machiavelli l’espressione “Il fine giustifica i mezzi”).

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“IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI”

La famosa massima “il fine giustifica i mezzi” è attribuita il più delle volte a Machiavelli non è stata mai esplicitamente pronunciata dal segretario fiorentino (così come Sherlock Holmes mai nei suoi libri ha pronunciato “Elementare Watson”) ma tutto è dovuto all’immaginario collettivo ma, il fine giustifica i mezzi solo se il fine è moralmente degno e il contesto storico lo richiede. Il fine di cui parla è la creazione di una potenza politica che possa offrire ai suoi cittadini una certa stabilità; un principato ,insomma che possa offrire certezza e protezione (come avveniva in Inghilterra e in Francia) nel caos dell’Italia Rinascimentale . Effettivamente egli amava la libertà ,la Repubblica, sognava una città fatta di uomini liberi e plasmata sugli antichi valori Romani. Oggi, forse, questo aggettivo machiavellico viene sprecato o usato per indicare furbizie di qualsiasi genere in qualsiasi ceto della società allora ,si giustificano i mezzi, ma dov’è il fine? ...

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… L’odierno governo italiano, afferma che tutte le azioni dello Stato non devono essere prive di morale. Nonostante ciò, troppo spesso si sente parlare di corruzione, concussione,

frode, evasione fiscale, e tutto ciò che fino a oggi ha logorato l’Italia. Pensiamo che, arrivati

a questo punto,allora , sia giusto dividere politica e morale, pur di raggiungere il bene dello Stato? Dopotutto una scissione simile è

già avvenuta in passato, attraverso i Patti Lateranensi: libero Stato in libera Chiesa.

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Capitolo XXVI: “Exhortatio ad capessandam Italiam in liberatemque a barbaris vindicandam.”L'autore si rivolge direttamente alla famiglia Medici cui l'opera è dedicata ed esorta i signori di Firenze a prendere la testa di un non meglio precisato movimento di riscossa nazionale per scacciare i domini stranieri dal suolo italiano, riunificando così politicamente la Penisola sotto il loro potere. Con tono acceso e a tratti "profetico“. Machiavelli esprime tutto il suo disprezzo per il "barbaro dominio" degli Stati stranieri e invoca l'intervento dei Medici a restituire la libertà agli italiani. Scrive una lettera dedicatoria a Lorenzo de' Medici. (capitolo XXVI). Essa è una appassionata e retorica esortazione ai signori di Firenze perché si mettano alla testa di un moto di riscossa nazionale e guidino una sorta di ribellione armata contro gli eserciti stranieri. Il testo ha un tono vibrante,meno razionale e più passionale, con un largo uso di immagini bibliche e religiose (a cominciare dal paragone tra la situazione italiana e quella dei popoli ebraico, persiano e ateniese che trovarono in Mosè, Ciro e Teseo i loro condottieri e salvatori) e assumendo a tratti un tono profetico, che individua appunto nella "casa" medicea la famiglia in grado di guidare gli italiani contro gli stranieri visti come "barbari" e responsabili delle "piaghe" che affliggono il Paese, bisognoso di cure come un malato in fase avanzata.

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L'egemonia degli Stati stranieri in Italia agli inizi del Cinquecento viene definita un

"barbaro dominio" che "puzza" a tutti gli abitanti della Penisola, con un implicito

paragone tra l'Italia "schiava" del XVI sec. e quella del periodo romano che imponeva la

sua supremazia su tutto il mondo, tema derivato in parte da Dante e in parte dalla canzone “All’Italia” di Petrarca ai signori

italiani, da cui Machiavelli trae alcuni versi posti come conclusione del capitolo e

dell'opera. “Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno.” Probabilmente questo capitolo ha

un intento celebrativo nei confronti della famiglia medicea da cui Machiavelli sperava di essere richiamato alla politica attiva. Allora forse possiamo affermare che probabilmente oggi, come ieri, la politica è l’unico strumento

in grado di tenerci uniti e offrirci un futuro migliore. Altrimenti regnerebbe come dice

Darwin: “La legge del più forte sul più debole”. Ma noi ci chiediamo dov’è il nostro

Principe in grado di risollevare l’Italia dell’attuale crisi economica?

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CONSIDERAZIONI Machiavelli afferma che la morale non deve

caratterizzare uno stato perché viene considerata una “distrazione”. Infatti il principe deve ottenere ciò che vuole non interessandosene del modo in cui lo fa. Invece,nello stato moderno, la morale è parte integrante di esso. A nostro parere, la morale deve essere distaccata dallo stato. Infatti un governatore non deve tener conto dei modi e dei mezzi ma pensare solo allo stato e a governarlo responsabilmente.

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REALIZZATO DALLA CLASSE 3°A.Liceo delle “Scienze Umane” –

Guglionesi .

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La classe, divisa in gruppi, ha svolto le seguenti tematiche:

• Primo gruppo: “Perché scrive l’opera?”• Secondo gruppo: “I vari tipi di principato”• Terzo gruppo: “Distinzione dei tre ordini militari”• Quarto gruppo: “Motivazione di lode o di vitupero

per i principi”• Quinto gruppo: “Esortazione finale ai Medici”