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Google Glass & Privacy: quali i rischi futuri per i nostri dati personali? Avv. Marco Giacomello Quo vadis digital privacy? Il presente e il futuro della tutela dei dati personali nell'era digitale 26 giugno 2014 - Sala delle Conferenze di Piazza Monte Citorio, Roma

Google Glass & Privacy: quali i rischi futuri per i nostri dati personali?

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Google Glass & Privacy: quali i rischi futuri per i nostri dati personali?

Avv. Marco Giacomello

Quo vadis digital privacy?

Il presente e il futuro della tutela dei dati personali nell'era digitale

26 giugno 2014 - Sala delle Conferenze di Piazza Monte Citorio, Roma

Google Glass: cosa sono, a cosa servono e quando arriveranno?

COSA SONOSono occhiali dotati di un prisma sul lato destro che permette di visualizzare informazioni.

A COSA SERVONOCollegati ad un device dotato di connettività permettono di fare ricerche sul web, scattare foto o video, condividere tali informazioni direttamente sui Social Networks e ottenere informazioni su “cosa” stiamo guardando.

QUANDO ARRIVERANNODisponibili in beta pubblica negli USA (1500$), da pochi giorni disponibili in UK.

Nuove opportunità/Rischio incontrollabile

DOMANDE IN CERCA DI RISPOSTA

1)Quali informazioni è in grado di raccogliere Google attraverso i Glass?

2)Con chi le può condividere? 3)Come verrà assicurato il rispetto delle normative sulla

privacy?4)Privacy utenti Glass vs Privacy non-utenti: come sarà

possibile ottenere il consenso di chi ‘entra’ nel campo visivo di chi indossa i Glass?

Quanto tempo passiamo sui social media?

Report Social, Digital & Mobile in Europa 2014 - We Are Social

Italiani e Privacy

9 italiani su 10 si preoccupano di possibili accessi non autorizzati alle proprie informazioni personali;

L’88% degli italiani è convinta serva una regolamentazione chiara che impedisca alle aziende di vendere e acquisire dati senza il consenso specifico dell’utente;

L’89% degli italiani ‘non gradisce’ che altri utenti vengano a contatto con le sue informazioni;

Il 64% degli italiani ‘non può però fare a meno’ di condividere quasi tutto sulla rete.

[Fonte: Emc Privacy Index]

Italiani e Privacy

Informazioni tanto personali e intime che non riveleremmo neppure sotto tortura ai nostri amici più fidati, vengono regalate ogni giorno ai social network.

Se le aziende sanno tutti di noi, non è perché ci spiano: è perché noi glielo raccontiamo!

Quali sono le problematiche da affrontare?

In una società con uno scarso interesse per la propria privacy (si legga ‘voglio vedere cosa fa la mia fidanzatina delle elementari, poco mi interessa di quello che c’è scritto nei Terms Of Service o nella Privacy Policy del social network al quale sto regalando i miei dati personali’)

COSA SUCCEDERÀ QUANDO ARRIVERANNO APP CHE POTRANNO SFRUTTARE QUESTI DATI PER

1) tracciare il movimento dei nostri occhi: un nuovo livello di accesso dei software ai nostri pensieri che si manifestano in primis attraverso il movimento dei nostri occhi;

2) effettuare il riconoscimento facciale di chi abbiamo di fronte restituendoci dati in real time;

3) trovare il clone della nostra ex fidanzata mentre prendiamo la metro;4) profilarci e segnalarci (e soprattutto a quali soggetti?) in base a quanto ci

soffermiamo in un determinato posto (ad es. la vetrina di una armeria o di una farmacia, o il cortile di una scuola);

5) utilizzare app che promuovono la condivisione di immagini sessuali (esplosione del fenomeno del sexting).

NameTag: il riconoscimento facciale all’ennesima potenza

COME FUNZIONA?

NameTag, denominata “stalker-friendly app”, prende la foto di una persona fatta attraverso la fotocamera dei Glass, la confronta con tutte le immagini che trova online, incrocia i dati e ci restituisce come risultato:

- il nome della persona che abbiamo fotografato;

- tutte le altre informazioni che il soggetto fotografato ha reso disponibili in rete (ad es. informazioni di contatto, profili sui social media, interessi, hobby e passioni).

NameTag: il riconoscimento facciale all’ennesima potenza

ESEMPIO

• Prendiamo ad esempio un potenziale stalker che vede una ragazza in metropolitana.

• Le fa una foto (magari senza farsi notare - vedremo poi il sistema BLINK) e in tempo reale ottiene tutte le informazioni presenti in rete su quella ragazza: nome, immagini, nomi degli amici che ha su Facebook e gli ultimi tweet.

Match.com: il riconoscimento facciale per trovare il clone della tua ex fidanzata

Il nuovo servizio, per 4.000 euro, fa 3 cose:

1) identifica il colore dei capelli, la forma del viso, degli occhi e la struttura sopracciliare delle persone nella foto dell’ex fidanzata;

2) cerca nell’archivio per trovare foto taggate in modo simile;

3) ci restituisce una raccolta di possibili accoppiamenti già identificati;

4) infine se fotografiamo una persona per strada, il sistema fa il match quella foto con le nostre preferenze definite online e ci dice in tempo reale se è la persona che cerchiamo.

Dai 15 minuti di Warhol al sexting

Il 44% dei giovani tra i 18 e i 29 anni riceve abitualmente contenuti a sfondo sessuale.

Secondo Eurispes i giovanissimi che si spogliano in webcam o che, che per farsi notare dagli amici più grandi, mostrano foto senza veli hanno raggiunto il preoccupante dato del 10%

Sex with Google Glass

Prendete la totale inibizione dei giovani d’oggi, la non conoscenza/non interesse per la propria privacy e mixate il tutto con una app che registra performance sessuali e permette di condividere facilmente il tutto in rete.

In una società dove si fa di tutto per farsi conoscere e per ottenere quella visibilità che la rete può dar l’impressione di aiutare ad ottenere – il consenso di quella persona è l’ultimo dei problemi che ci si deve porre.

Si deve educare, rendere consapevoli e aiutare i giovani a capire le conseguenze dei loro ‘click’.

Foto e riprese: l’ostacolo che non c’è più

RIPRESE SENZA CONSENSO: L’OSTACOLO DEL MOVIMENTO CHE NON C’È PIÙ

Un problema già vissuto (e superato) in passato con altre nuove tecnologie: telecamere, telefonini, tablet e smartphone.

Cosa cambia ora? Non c’è più l’atto di sollevare il device e puntarlo verso il soggetto che si vuole fotografare – segnale universale di avvertimento per chi non vuole farsi ritrarre.

Con i Glass le foto potranno essere scattate solamente con un occhiolino: Blink – sparisce anche quella sorta di consenso di fatto alla fotografia.

Google Glass = strumento neutro

Lo strumento è neutro: è il ‘come’ viene utilizzato a causare i problemi.

È necessario trovare un giusto bilanciamento tra: rischio vs opportunità tra diritti e libertà.

Forti elementi innovativi dei Glass (come di ogni altro wearable device):

- contatto diretto e continuativo con l’utente – la raccolta dei dati personali non si interrompe mai;

- quantità e qualità dei dati che possono essere raccolti mai immaginata (informazioni dettagliate sullo stato di salute dell’utente, sui ritmi di sonno, sugli stili di vita, ecc.).

Problema generale: e se questi dati verranno venduti a terzi o hackerati? L’avvertimento di essere profilati potrà bastare a rendere gli utenti consapevoli di quello che stanno condividendo?

Soluzioni? Usiamo la tecnologia?

PLACE AVOIDER

L’idea alla base è quella di ottenere un sistema in grado di capire quando determinate foto non possono essere condivise.

L’utente dovrà istruire Place Avoider in modo che riconosca gli ambienti in cui la condivisione andrà bandita.

Si dovranno fornire all’algoritmo una serie di immagini di questi luoghi, a partire dalle quali - il sistema - sarà in grado di capire in autonomia quando l’utente si trova in un posto vietato: ad es. la camera da letto, il bagno o la sala riunioni.

In sistema bloccherà quindi la condivisione automatica delle immagini e chiederà una autorizzazione esplicita all’utente.

Soluzioni? Usiamo la legge?

SERVONO DAVVERO LEGGI NUOVE?

Le norme che vietano la messa in rete di dati personali senza aver ottenuto il preventivo consenso degli interessati esistono già.

In primis serve che gli utenti della rete imparino a gestire le informazioni personali che immettono in rete con troppa facilità.

“Di fronte a queste nuove tecnologie le leggi non bastano: serve una nuova consapevolezza da parte dei fornitori di servizi Internet, degli sviluppatori di software e degli utenti. E' indispensabile ormai riuscire a promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie".

[Antonello Soro]

Soluzioni? Usiamo la testa!

FORMAZIONE DIGITALE

Istruzione e formazione digitale: rendere consapevoli di quello che si sta facendo come strumento principe di insegnamento.

UTILIZZO ETICO DELLA RETE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE

Serve un confronto aperto e serio, con prospettive lungimiranti e concrete.

Si deve tutelare non solo vietando ma anche insegnando, formando sin da giovanissimi, creando consapevolezza del valore dei propri dati personali.

Si deve insegnare ad utilizzare positivamente questi strumenti, non a sfruttarli in danno di altri.

Siamo bene lontani dalla possibilità di creare nuove norme ad hoc o tentare di adattare quelle già esistenti.

Soluzioni? Usiamo la testa!

Non ci sono risposte, solo (tante) domande: serve un tavolo di lavoro e di confronto tra programmatori, giuristi, politici e insegnanti - dove approfondire e creare soluzioni per una privacy che sia davvero capace di comprendere il digitale che verrà.

Avv. Marco Giacomello

Associate Studio Legale MPS Law, Milano

Dottorando di ricerca in ‘Diritto e Nuove Tecnologie’, CIRSFID - Università di Bologna

Cultore della Materia ‘Informatica Giuridica’, Università Statale di Milano

www.marcogiacomello.com

[email protected]