Bernardino Scapi, detto Bernardino Luini. Angeli musicanti; San Giovanni Battista (recto) e San...

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Bernardino Luini e i suoi figli

a cura di Giovanni Agosti e J acopo Stoppa

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Bernardino Luini e i suoi figli

10 aprile 13 luglio 2014 Milano, Palazzo Reale

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Sommario

17 Il malinteso Luini Giovanni Agosti e J acopo Stoppa

29 Catalogo 3 I 1. Da ragazzo, a Milano 4I 2. Gli anni di vagabondaggio nel Veneto 65 3. Ritorno a Milano

IOI 4. La Pelucca I4 5 5. Le occasioni di Bernardino I 59 6. L'invenzione di una formula I 8 5 7. Santa Marta 203 8. Volti 223 9. Dopo Roma 2 55 1 O. Invecchiare con successo ·· 28 3 11. La Casa degli Atellani 295 12. Una complicata eredità

361 Regesto dei documenti Carlo Cairati

3rJ7 Bibliografia

428 Indice dei nomi ~

47-48. BERNARDINO ScAPI, DETTO BERNARDINO LUINI Dumenza(?); documentato dal 3 I marzo I )OI al 20 gennaio r 5 32- Milano(?), prima dell ' I luglio I 532

Angeli musicanti; San Giovanni Battista (recto) e San Gerolamo (verso) Ij21-I)22 tavola-cm Iro x 53; q6 x II8 Bobbio, Museo dell 'Abbazia di San Colombano

Provenienza: Bobbio, Santa Maria Assunta, alta­re maggiore, fino al 28 novembre I 599; Bobbio, Santa Maria Assunta, parete di fondo del coro, dal 28 novembre I 599 fino almeno al I663; Bobbio, Santa Maria Assunta, sagrestia, almeno dal I89I al I896; Bobbio, Santa Maria Assunta, gli elementi centrali in sagrestia e le ante sulle pareti laterali del coro, entro il I896 e fino al I9I I; Bobbio, San­ta Maria Assunta, sagrestia, dal I9I I fino almeno al I9)6; Bobbio, Palazzo Vescovile, dopo il I956 e fino al I96I; Bobbio, Museo dell'Abbazia, dal I961.

Mostre: VoGHERA I950, s. n.; BoBBIO I9)I, s. n.; BoBBIO I9)2, s. n.

«Considerando noi l'altar maggiore di questa no­stra chiesa non avere ancona atta, né piccola, né grande, né crediamo abbia mai avuta >>, il 22 feb­braio I pr Battista Bagarotti, residente a Milano, invia una missiva al capitolo dei canonici della cattedrale di Bobbio, di cui è vescovo, per comu­nicare di avere <<deliberato farla fare noi a tutte spese nostre». Il progetto prevede che il <<legname di detta ancona e dell'amena da aprire e serrare 'l sarà ben lavorato e intagliato tutto, e le sue cor­nise e la pittura d'essa sarà fatta tutta ad olio da ottimo pittore, e l'Assunzione della Madonna, alla quale come sapete è dedicata essa chiesa, ed anche li I 2 Apostoli quali staranno in diversi atti ed ammirazione a vederla ascendere in cielo, e le due antenne, dipinte tutte dentro e fu ora ed a olio, e varii santi, e tutta copiosa ed abondante d'oro e azurro». Nella stessa lettera Bagarotti sottoli­nea di avere già «fatto pratica coll'intagliatore e pittore», ma di non avere ancora stipulato alcu­na << relazione fra noi, né se farà donec abbiamo la riposta vostra». La risposta dei canonici e il contratto di allegazione risultano irreperibili. Al contrario, una seconda lettera di Bagarotti, datata 29 luglio 15 22, informa dell'avvenuta spedizione dell' <<ancona, qual habiamo fatto fare qua [a Mi­lano] per la chiesa nostra cattedrale, et crediamo restaretene satisfati voi et tutta la cità, per esse­re bella et honorevole». Accompagnano l'opera

9. DoPo RoMA - 229

Fig. I IO Le ante del polittico di Bobbio, ancora provviste della cornice originale, in una fotografia di Gigi Bassani precedente il I 9 I 1

«li dui maestri, cioè doratore et intagliatore, per

metterla in opera et supplire a qualche defeto gli fusse occorso in via, quod absit >> (per entrambe le

lettere citate: docc. 67, 77; cfr. CESCHI LAVAGETTO 200I, pp. 215-216, nota I7).

N el I 5 99, grazie alla somma legata per q ue­sto scopo nel testamento di un parrocchiano, il coro della cattedrale di Bobbio è ampliato <<more romano»: in previsione dei lavori, il preposito << removere fecere iconam existentem super al­tare maius diete ecclesiae, et eam imponere in concavitate muri retro dieta iconam exis tentem». Una relazione datata al 30 novembre certifica che «dieta icona aliquod damnum sive lesionem pa­teretur in eius remotione, guae facta fuit die 28 presenti mensis» (ASDBo, Vescovile, Parrocchie, Cattedrale, «Raccolta A», fase. r; cfr. CESCHI LA­

VAGETTO 2001, p. 207). Le visite pastorali del XVII secolo registrano il

polittico nella sua nuova collocazione, contro la parete di fondo del coro, e lo descrivono come «icona cum imagini Assumptionis B. M. V. inau­

rata, et variis aliis imaginibus mirifice factis ac eleganter pictis, que icona clauditur duabus valvis auri et picturis ornatis>> (24 giugno I6o3; ASDBo, Vescovile, Visite pastorali, 2, f. 9); << antigua pie­tura [ ... ] Assumptionis Beatissimae Virginis, et pia, et devota, et artificiose ac eleganter elabora­ta, guae est in magna veneratione habetur, guae clauditur et aperitur pro ratione temporum; ante

230- 9. Doro RoMA

eam singulis diebus sabbati ex antigua consuetu­dine recitantur litaniae B. M. Virginis et praeces, et solere convenire ad pulsationem campanarum et clerus et popolus» (I5 luglio r6o8; ASDBo, Vescovile, Visite pastorali, 3, f. 26v); «icona pul­cherrima su per sedes chorales in qua p i eta est Assumptio B. M. Virginis et aliorum sanctorum imagines» (9 aprile I663; ASDBo, Vescovile, Visi­te pastorali, 4, f. Iov). Un manoscritto successivo al I 684 ricorda ancora la committenza di Battista Bagarotti (CIPOLLA I9I8, p. 66).

Verso la fine del Seicento si perde ogni traccia del polittico, necessariamente spostato altrove in occasione dell 'ammodernamento dell'area presbi­

teriale, cominciato nel I723-I724, quando il mila­nese Francesco Porro affresca la volta e le pareti del coro (Tosi I989, p. r83), e terminato nel I750, quando è consacrato il nuovo altare maggiore do­nato da Carlo Emanuele III di Savoia (A. Marche­

si, in Le cattedrali 2007, p. 238). Entro l'ultimo decennio dell'Ottocento il po­

littico è smembrato e riposto in sagrestia, già pri­vo degli scomparti tuttora mancanti: il 30 lugl io I89I una lettera indirizzata a Luca Beltrami da monsignor Cesare Bobbi descrive «gli avanzi d'un grandioso dittico posto un tempo nel coro e che alcuni intelligenti dissero opera del Luini [ ... ]. Del dittico, tutto in tavole di legno, rimane la pala o tavola di mezzo rappresentante l' Assun­ta con sette teste di cherubini nel nimbo, e nella parte infenore qùattro apostoli; due piccole tavo­le, l'una con quattro apostoli e l'altra con due an­geli, l'uno che suona il mando lino, l'altro la trom­ba; due grandi tavole poi, con cornice del tempo, che chiudevano il dittico, ciascuna in due reparti recanti le figure di S. Pietro, S. Giovanni, S. Gre­gorio Magno, S. Ambrogio ecc, dipinte parimenti in due reparti anche sul rovescio» (ASDBo, Ve­scovile, Parrocchie, Cattedrale, «Raccolta A», fase. 2, lettera 30 luglio I 89 I). Entro il I 896 le ante sono appese sulle pareti laterali del coro, una di fronte all'altra tra le finestre (ASDBo, Vesco­vile, Parrocchie, Cattedrale, «Raccolta A», fase . 2, lettera 9 dicembre I 9 I I), ed erroneamente se­gnalate nel I904 come «due tele del Luini» (ANO­NIMO I904, p. 2). Il 2 dicembre I908 monsignor Bob bi informa Alfredo D' Andrade, commissario ai monumenti del Piemonte e della Liguria, circa la collocazione e la consistenza numerica degli «avanzi del grandioso polittico attribuito al Lui­no ma almeno certo della sua scuola» (ASBAPPr, PC/M 207, Bobbio, Cattedrale). Nelr9II le ante sono riportate in sagrestia e riunite agli elementi centrali, sia per favorirne la vis ione e la conserva­zione, sia per permettere a Gigi Bassani di scatta-

re le prime fotografie dei dipinti, poi pubblicate

da Luca BELTRAMI (1911b, pp. 464-467; copia di tutti gli scatti, anche di quelli non pubblicati, è conservata, con altro materiale fotografico, in: ASDBo, Vescovi le, Parrocchie, Cattedrale, «Rac­

colta A», fase. 3; per la corrispondenza tra Bob bi e Beltrami, cfr. anche: BdAMi, Raccolta Beltrami, B IV 20; fig . I IO).

BELTRAMI (r9I1b, pp. 463-468) assegna a Luini gli elementi centrali del polittico, attribuzione che non è mai stata messa in discussione. Il «divario di valore fra la parte centrale fissa e le due ante» lo spinge però a ipotizzare, per queste ultime, l' in­tervento di un allievo.

Nel 1933 i canonici bobiensi contattano la Pi­nacoteca di Brera sperando di vendere qualcuno degli elementi del polittico, rifiutati dal museo mi lanese perché ritenuti scarsamente rappresenta­tivi della produzione luinesca (ASBSAE, Archi­vio Storico, 2, fase. 62).

Il 6 settembre I 940 Armando Venè, soprinten­dente ai Monumenti dell'Emilia, scrive al Ministero dell'Educazione Nazionale elencando le ragioni per riconoscere Monumento Nazionale la cattedrale di Bobbio: tra queste è la presenza di "5 tavole attri­buite al Luini che furono parte di un grande polit­tico, smembrato in epoca imprecisata» (ASBAPPr, PC/M 207, Bobbio, Cattedrale).

Nel 1941, dato il «continuo deperimento dei dipinti su tavole di scuola luinesca esistenti nella sacrestia>>, i canonici prendono contatto con un «amatore» interessato all'acquisto dei frammenti del polittico: il ricavato della vendita servirebbe a finanziare i restauri degli affreschi dipinti da Porro

-full e volte del coro (ASBAPPr, PC/M 207, Bobbio, Cattedrale, lettera 30 gennaio I941). Armando Ot­taviano Quintavalle, soprintendente alle Gallerie, vieta prontamente la «vendita d i opere importan­

tissi~e del ' 500, per giunta non ancora definite e di così particolare interesse per lo studio della pit­

tura lombarda, onde provvedere, come proponete, al restauro degli affreschi settecenteschi del Porro. Occorre invece più che per tali affreschi, preoc­cuparsi senz' altro del consolidamento delle dette tavole, per le quali non sarei alieno dal chiedere un congruo contributo al Ministero ove codesto Capitolo volesse comprenderle nel suo attuale pro­gramma di restauro; e pertanto mi propongo [ .. . ] di esaminare le opere e prendere accordi con Voi circa il finanziamento ed una più consona colloca­zione delle tavole» (ASBAPPr, PC/M 207, Bobbio, Cattedrale, lettera 8 febbraio I 941 ). Alla proposta del soprintendente, tuttavia, segue un nulla di fatto.

La rinascita turistica che interessa Bobbio a partire dal secondo dopoguerra favorisce la va-

lorizzazione del patrimonio artistico cittadino e diocesano, riunito ed esposto per la prima volta alla Mostra d'arte sacra organizzata nel 1950 a Voghera dall'Ente Pro Oltrepò. I frammenti del polittico partecipano alla mostra (cfr. MALACALZA 1950, p. 8), e con ogni probabilità anche a quelle allestite nei locali dell'Abbazia di San Colombano nel 19 5 I in occasione del primo Convegno Storico Colombano e nel I952 per celebrare la canoniz­zazione di Sant'Antonio Maria Gianelli (cfr. DE NEGRI I962, p. 8; CASSANELLI I990, p. 509). Nel 1953-I954 gli elementi del polittico sono restau­rati e ampiamente integrati da Umberto Sgavetti (a documentare l'intervento resta solamente un fascicolo fotografico conservato in ASBSAEPr) . Angela OrriNO DELLA CHIESA (1956, pp. 24, 66, n. 14) considera il polittico «interamente autogra­fo , , ne individua il voluto arcaismo compositivo e ne apprezza le figure degli Apostoli- <<così mo­numentali, gonfi, non poco retorici" -, dei Padri della Chiesa - «i primi eroi monumentali dipinti dal nostro» - e dell'angelo musicante, <<che sareb­be piaciuto al Correggio». Riposti nuovamente in sagrestia, sono visti da Enrico MANDELLI ( 19 56, p. I 3), che ritiene le ante degli «antoni da organo di scuola lombarda del '400». Dalla sagrestia, le ta­vole transitano per il salone del Palazzo Vescovile (cfr. MALACALZA I961) prima di approdare al Mu­seo dell'Abbazia di San Colombano, inaugurato il 3 settembre 196I (ASDBo, Archivi Parrocchiali, Bobbio, San Colombano, 9, cart. 196; DE NEGRI 1962). Nella quarta e ultima sala del museo, gli elementi centrali sono installati separatamente dalle ante (FRAB ETTI I962, p. 19), ancora identifi­cate come ante d'organo sui primi dépliant dis~:ri­buiti ai visitatori (ASDBo, Archivi Parrocchiali, Bobbio, San Colombano, 9, cart. 196). Giuliano FRABETTI (1962, p. 19) riconduce le ante al politti­co smembrato e ipotizza, per i laterali, l'interven- ~

to «di maestri lodigiani nell'ambito di Albertino e Martino Piazza». Inizialmente Enrico MANDELLI (I962, p. 42) non si pronuncia in merito alle ante, proponendo poi un «raffronto con il Lanzani dei papi affrescati in Basilica» (MANDELLI I963, p. 68), maturato a distanza di anni in una sicura attribuzione a Bernardino Lanzani (MANDELLI

I987, pp. 53> 55). Nel I987 le cornici- che ancora nel I983 riu­

niscono a coppie sovrapposte i quattro elemen­ti delle ante (Tosi I983, p. 86) - sono «sparite» (MANnELLI 1987, p. 51). Non ne esiste una ripro­duzione fotografica a colori, ma in una lettera di Cecilio Arpesani a Luca Beltrami, datata 30 otto­bre I9I I, sono descritte come «una stretta fascia a intaglio basso, azzurro e oro>> (BdAMi, Raccolta

Beltrami, B IV 19). Nel I988 Maria Teresa Bina­ghi Olivari (in Pinacoteca I988, pp. 205, 2I7), su segnalazione di monsignor Tosi, rende noti i do­cumenti di commissione del polittico da parte del vescovo Bagarotti e ne ribadisce la pertinenza al catalogo di Luini.

Compiendo un notevole passo indietro, Bruna BoccACCIA (I994, p. 20, che pubblica la prima fo­tografia a colori degli elementi centrali) identifica

nuovamente le ante come «antoni [ ... ] di scuola lombarda del sec. XVI» slegati dal complesso del polittico.

Paola Venturelli e Marco Pizzo (Parma, SBSAE, schede OA 260299-26030}, 1995) confutano l'at­tribuzione delle ante a Bernardino Lanzani, rico­noscendovi «una mano più colta e sicura» di «un altro maestro lombardo non lontano dai modi luineschi».

9. DoPo RoMA- 231

Fig. I IO L'Assunzione della Vergine del polittico di Bobbio

Entro il I997 l'architetto Volpe realizza l'alle­stimento attuale: tutti gli elementi del polittico smembrato sono finalmente riuniti, secondo l'i­potesi di ricostruzione avanzata da Paola CESCHI LAVAGETTO (1997, p. 812, nota 254, tavv. 6o-6obis), che pubblica le prime riproduzioni a colori dell'insieme e recupera la posizione di Beltrami in merito a una partecipazione della bottega di Ber­nardino alla realizzazione delle ante.

Mentre la CESCHI LAVAGETTO (2oor) rende meritoriamente noti i documenti, Marco PIZZO (2004, p. 86) ripropone cose già dette fornendo anche alcune informazioni errate o imprecise, Cristina QUATTRINI (2004b, p. 176, nota 88) se­gnala la dipendenza dell'Assunzione di Andrea

232 - 9. DOPO ROMA

Salario nella sagrestia nuova della Certosa di Pavia dal polittico di Bobbio e Marina ARENSI (2007, p. 88, nota 89) riconsidera l'assegnazione delle ante a Lanzani giudicandola scetticamente << più o meno plausibile come ogni congettura >> . Lara CALDERARI e Cristina QuATTRINI (201 2, pp. 8r, 83) pensano ora che il polittico di Bob­bio, eseguito per <<l'ex vescovo della città Battista Bagarotti» e quello Torriani già a Mendrisio siano <<da ascrivere alla bottega» di Luini; l'Assunzio­ne della Vergine di Bobbio stavolta fornisce << un valido termine ante quem per il lato esterno del tramezzo di San Maurizio» (cfr. C. Battezzati, in Bernardino Luini. Itinerari 2014, n. 16).

Le due tavole, una con Angeli musicanti e l'altra- dipinta su entrambe le facce -con San Giovanni Battista e San Gerolamo, sono elementi del polittico che Bernardino Luini realizza tra il I 52 I e il I 5 22 su commissione di Battista Bagarotti, vescovo di Bobbio.

Il polittico è composto da un gruppo di ele­menti fissi, sui quali è dipinta l'Assunzione della Vergine, a cui è intitolata la cattedrale di Bobbio, e da due ante mobili che presentano all'esterno i Padri della Chiesa e all'interno San Giovanni Battista, San Pietro, San Co­lombano e San Michele arcangelo. Rispetto al complesso originario risultano smarrite: la cornice; due tavole del gruppo centrale che, specularmente a quelle ancora conservate, dovevano contenere rispettivamente Angeli musicanti e Apostoli; una predella, un fasti­gio o entrambi, a compensare la differenza di misure esistente oggi tra l'Assunzione e le ante. Tra le tavole superstiti però le figure di San Colombano e di San Michele arcangelo sono quasi del tutto perdute.

L'attuale ricomposizione nel Museo di Bobbio è errata. La fotografia di Gigi Bas­sani (resa nota in BELTRAMI 19IIb, p. 466; fig. I 10) mostra le cornici originali intagliate e, insieme alle ombre dipinte delle cornici il­lusionistiche, funge da guida per indicare la corretta disposizione degli elementi: ad ante aperte, a sinistra San Michele arcangelo (so­pra) e San Colombano (sotto), a destra San Giovanna Battista (sopra) e San Pietro (sot­to); ad ante chiuse, a sinistra: San Gregorio (sopra) e Sant'Ambrogio (sotto), a destra San Gerolamo (sopra) e Sant'Agostino (sotto).

Il programma iconografico del polittico si incentra su Maria Assunta, dedicataria del­la cattedrale di Bobbio. Anche le figure di San Pietro e di San Colombano rientrano in un'ottica bobiense: il primo è contitola­re con San Paolo della cattedrale, mentre il secondo è il patrono di Bobbio. La presenza di San Giovanni Battista e di San Michele ar­cangelo si spiega, invece, a partire dal com­mittente: il primo in quanto Santo eponimo, il secondo forse come testimonianza della spiritualità del vescovo, frequentatore degli amadeiti di Santa Maria della Pace e del Cir­colo dell'Eterna Sapienza di Santa Marta a Milano, dove l'arcangelo era molto venerato (cfr. CESCHI LAVAGETTO 2001 e cat. 32-37).

Bernardino Luini e Battista Bagarotti sono presenti a più riprese in Santa Maria del­la Pace: il pittore realizza infatti qui, prima dell'impegno per Bobbio, la decorazione del­la cappella di San Giuseppe (ora, nelle parti superstiti, a Brera: cfr. E. Bianchi, in Bernar­dino Luini. Itinerari 2014, n. 14) e anche in seguito esegue un affresco con l'Annuncia­zione tra i Santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, che sovrastava l'arco di accesso alla cappella di Sant'Antonio (ora di proprie­tà della Compagnia di San Paolo a Torino, in deposito - dal 201 r - presso la Fondazione Centro Conservazione e Restauro <<La Vena­ria Reale»). Il vescovo destina alla chiesa della Pace anche il proprio monumento funebre, datato r 519, oggi al Castello Sforzesco (inv. 1417), in origine nella cappella dell'Assunta, decorata - per suo volere - da Marco d'Og­giono, i cui elementi sopravvissuti apparten­gono alla Pinacoteca di Brera (Reg. Cron. q, 19, 21, 22, }2, 78, 455). L'Assunta del pitto­re leonardesco è molto diversa da quella, in sostanza coeva, dipinta da Luini: la concita­zione superficialmente leonardesca della pala milanese contrasta con la presentazione iera­tica del tema in quella di Bobbio.

Nella tavola con Angeli musicanti la figu­ra in alto, con le ali dorate quasi invisibili, soffia dentro una lunga tromba apparente­mente priva di fori, alla quale è legato uno stendardo bianco; quella inginocchiata, in basso, suona un liuto a cinque cori, ricono­scibile dalla forma del cavigliere rovescia~ e per via dei nove piro li con pastiglie cuorifor­mi. Le superfici prive di pittura che corrono lungo tutti i margini erano destinate a essere coperte dalla carpenteria. "

San Gerolamo si staglia dentro un vano tridimensionale, dallo spessore molto ridot­to, inquadrato da una cornice prospettica. Il rosso acceso del manto contrasta con il ver­de della legatura del volume che il personag-

. . gw regge 111 mano.

La stessa cornice prospettica marrone in­quadra il San Giovanni Battista immerso in un paesaggio dal cielo sereno. Sul fondo si delinea una fortezza turrita che racchiude al suo interno un edificio sormontato da un tiburio a due ordini: una visione architetto­nica che sarebbe piaciuta al Bramantino.

Lo stato di conservazione del polittico di Bobbio potrebbe lasciare in dubbio sulla

partecipazione della bottega: le parti più sane però mostrano un tono accostante e pacato, proprio del migliore Luini, impegnato nello stesso frangente, con la collaborazione di un assistente e di un garzone, a decorare ]' orato­rio di Santa Corona a Milano (cfr. A. Allegri, in Bernardino Luini. Itinerari 2014, n. 13).

FEDERICO MARIA GrANI

9. DoPo RoMA- 233

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