Volume 2 Dall'età austriaca alla nuova Italia

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Volume 2 Dall’età austriaca alla nuova ItaliaTomo I L’età austriaca e napoleonica

a cura di DARIO MANTOVANI

Almum Studium PapienseStoria dell’Università di Pavia

Estratto da

Milano, 2015

ISBN 978-88-205-1077-0

1 Sulla situazione politica della Penisola italiana all’indoma-ni dell’invasione napoleonica, cfr. ZAGHI (1986). Sui primianni del governo francese e sull’Amministrazione generaledi Lombardia, cfr. ROBERTI (1946-1947) e in questo tomoFERRARESI (pp. 481-508).2 Sui dibattiti politici apertisi in Lombardia e in Italia a se -guito dell’arrivo di Napoleone Bonaparte, rinvio a CRI -SCUO LO (1997); inoltre anche DE FRANCESCO (2006).3 Per il testo della legge Daunou, cfr. Décret sur l’organisa-tion de l’instruction publique (BACZKO 2000, pp. 514-523).Sulla politica scolastica della Repubblica francese, si rinviaqui al classico AULARD (1911), e ai più recenti contributi diISAAC - SORGELOOS (2004) e di SAVOIE (2004).4 Le Scuole centrali non prevedevano alcun insegnamentoreligioso e rispetto alla tradizionale impostazione per classiomogenee e progressive, propria dei collegi d’istruzione deireligiosi, impartivano gli insegnamenti per ambiti discipli-nari, riservati a tre successive sezioni. Sull’impianto e sullafunzione delle Scuole centrali, si veda ISAAC - SORGELOOS(2004); inoltre PALMER (1980).

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LA ROTTURA DEL MONOPOLIO

L irruzione del generale Bonaparte nella Lombardia asburgica, dopo la folgoran-te e inaspettata campagna sul fronte italiano, e la vittoria nella battaglia al pontedi Lodi (10 maggio 1796), determinò, com’è noto, l’esaurirsi della supremazia

asburgica in Italia settentrionale e il crollo del sistema politico di antico regime, e favo-rì l’avvio di una stagione di profondi mutamenti istituzionali1. Questi avvenimenti ele trasformazioni annunciate o imposte furono preceduti e accompagnati da ampi e perlo più accesi dibattiti politico-ideologici, che accoglievano e trasferivano anche inItalia, nelle regioni direttamente occupate dalle truppe del governo della Repubblicafrancese, gli esiti delle discussioni e delle innovazioni introdotte a Parigi2.

Fu certamente questo il caso, ad esempio, dell’istruzione pubblica, in particolaredella riforma del sistema della formazione superiore e dell’Università, un settore dellavita civile che risentì notevolmente delle istanze e delle notizie provenienti d’Ol tral -pe. A quella data, infatti, a Parigi era in vigore da circa sei mesi la legge Daunou sul-l’istruzione pubblica, approvata il 3 brumaio dell’anno IV (25 ottobre 1795), chedava compimento alla soppressione delle Facoltà universitarie e scardinava l’anticosistema di formazione superiore, fondato sulle tre Facoltà principali (Teologia,Diritto e Medicina) e sul monopolio dei collegi dottorali sui titoli e sui gradi acca-demici3.

La legge Daunou disponeva l’istituzione delle Scuole centrali, destinate a sostituirela rete dei collegi di ordini e corporazioni religiose, di cui modificavano non solo l’ispi-razione religiosa, ma anche l’impianto culturale e didattico. Al loro interno, infatti, gliinsegnamenti in lingua francese e di carattere scientifico e matematico prevalevano sulcorso umanistico e retorico, rivolto all’apprendimento e all’uso del latino, caratteristi-co della tradizione pedagogica dei collegi dei Gesuiti4.

Accanto alle Écoles centrales, la legge prevedeva poi l’attivazione di Écoles speciales oGrandes écoles, che avrebbero dovuto sostituire le Facoltà universitarie nei compiti diistruzione superiore-specialistica e di formazione alle professioni, anche in questo casocon una particolare attenzione alle professioni di alto contenuto scientifico e tecnolo-gico. Il modello di questa nuova scuola superiore era l’École polytechnique di Parigi, cheaccoglieva e rinnovava la lunga tradizione delle scuole regie, istituite in Francia a par-

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Angelo BianchiUniversità Cattolica del Sacro Cuore di Milano

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tire dai primi decenni del XVIII secolo per la formazione dei quadri tecnici dell’ammi-nistrazione civile e dei ranghi di esercito e marina5.

Nelle sue linee portanti quindi, la legge Daunou rappresentava il punto di sintesidella riflessione rivoluzionaria sull’istruzione pubblica e dell’opera di legislazione avvia-ta nel periodo giacobino: da un lato con le Scuole centrali e con le Scuole politecnichesi avviava e continuava il processo di laicizzazione e di nazionalizzazione dell’istruzio-ne, portando a compimento i principi e le istanze promosse da illuministi e ideologues(da La Chalotais a Condorcet) soprattutto attraverso la diffusione di una cultura tec-nico-scientifica nazionale, promossa cioè dallo Stato per la realizzazione delle esigenzetecniche e civili della Francia6. D’altra parte, l’istituzione delle Grandes écoles e la sop-pressione definitiva delle antiche Facoltà universitarie davano corso all’abolizione delmonopolio dei gradi accademici e provocavano la trasformazione delle Università dacollegi di approvazione a scuole d’istruzione superiore, modificando di conseguenza ein profondità il sistema delle professioni civili e liberali e attuando quella “rivoluzionelegale”, che costituì il principale obiettivo degli interventi dei legislatori sull’assetto isti-tuzionale dello Stato di antico regime, e dell’istruzione pubblica in particolare7.

In Italia, però, l’assetto istituzionale e l’organizzazione delle Università e, più ingenerale dell’istruzione, erano stati progressivamente modificati già nel corso del XVIIIsecolo e il quadro complessivo del sistema formativo medio-superiore degli Stati italia-ni, alla fine dell’antico regime, risultava assai differente rispetto a quello che si era deli-neato nella Francia prerivoluzionaria. Fin dagli anni Venti del Settecento, infatti, coni primi provvedimenti assunti in materia scolastica e universitaria dal giovane Regno diSar degna, in molti degli Stati della Penisola si era avviata una stagione di profonderiforme, che aveva coinvolto via via alcune delle più importanti sedi universitarie, daTorino a Pavia, da Padova a Napoli, da Parma a Bologna. Di quelle Università, dallepiù antiche a quelle di più recente fondazione, erano stati modificati statuti e ordina-menti, riformulati e rinnovati i programmi dei corsi e gli indirizzi di studio, secondoun deciso orientamento tecnico-scientifico8.

Al tempo stesso, soprattutto a seguito dell’espulsione dei Gesuiti da alcuni Stati e,quindi, della soppressione generale della Compagnia di Gesù nel 1773, anche la retedei collegi d’istruzione di ordini e congregazioni religiose era stata riorganizzata e sot-toposta alla direzione dei governi, che operavano attraverso magistrature appositamen-te costituite. Se da un lato, questi interventi avviarono un processo di centralizzazionedel sistema scolastico, d’altro canto preservarono in larga parte sia il sistema dei colle-gi religiosi (di Barnabiti, Scolopi, Somaschi, Teatini, Fratelli delle scuole cristiane) che,infatti, non vennero soppressi, neppure durante il Triennio giacobino (né in seguito,almeno fino ai decreti di soppressione generale del 1805 e del 1810, con cui furonoestinti tutti gli enti e i corpi religiosi, anche quelli insegnanti)9; sia le antiche Universitàche, dopo aver avviato nei decenni precedenti iniziative di rinnovamento e di riforma,poterono mantenere la struttura per Facoltà e la loro attività10.

In conseguenza di queste trasformazioni e delle differenze tra i due sistemi, in Italiail dibattito intorno ai temi dell’istruzione pubblica e della riforma delle Università

5 BELHOSTE (1994). Sulla formazione dei tecnici nella Fran -cia del XVIII secolo rinvio a BLANCHARD (1979); PICON(1992); e BLANCO (1991).6 Sulla forte e durevole diffusione dell’istruzione superioretecnica in Francia al tempo della rivoluzione, si veda JULIA(1981, pp. 283-309); GILLISPIE (1983, pp. 469-576).7 Sul tema della “rivoluzione legale” si rinvia al saggio diBRAMBILLA (1997-1998), e alla bibliografia che riporta;inol tre anche EAD. (2001, pp. 36-37).8 SILVESTRI (2008). Per le riforme dell’Università di Pavianel XVIII secolo, cfr. BRAMBILLA (2001); inoltre ancheFERRARESI (2000a). Per il caso delle riforme nella Lom bar -dia teresiana e giuseppina, cfr. BRAMBILLA (1987, pp. 345-446); EAD. (1982a).9 Un esempio assai interessante del sistema integrato tracollegi di religiosi e scuole pubbliche ancora nel corso dellaRepubblica Italiana si trova in BRAMBILLA (2006b).10 Un quadro comparativo dell’istruzione media e superio-re tra Francia e Italia è tracciato con molta efficacia inBRAM BILLA (2008a).

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Figura 1 – Busto di Pierre Daunou, autoredella legge sull’istruzione pubblica del 1795.Scultura di David d’Angers, 1840. Angers,Galerie David d’Angers.

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aveva preso altre strade. Sebbene, sia prima che dopo l’arrivo dei francesi nel 1796, neidibattiti e nelle discussioni non fossero mancati aperti richiami al tema del rinnova-mento scientifico e tecnologico della cultura scolastica, l’attenzione dei giacobini ita-liani si era focalizzata piuttosto intorno alla rilevanza politica dell’istruzione pubblica,come fondamento dei principi di libertà e di uguaglianza, e quindi come presuppostodel principio democratico, secondo la formula dall’istruzione per tutti.

In particolare poi, aveva assunto un ruolo rilevante nel dibattito politico e cultura-le il processo di “costituzionalizzazione” dell’istruzione pubblica: com’è noto, le cartefondamentali delle repubbliche giacobine fondate in Italia, a cominciare da quella diBologna, inserirono nel proprio ordinamento articoli relativi all’istruzione. Si trattavadi un passaggio assai importante e determinante per gli sviluppi successivi: da quelmomento, infatti, l’istruzione pubblica entrava nel novero delle funzioni della repub-blica, al pari di altri organismi dello Stato, come le forze armate e la diplomazia (unasorta di “quarto potere” affermava Lorenzo Mascheroni), e, in quanto tale, sottopostaall’azione del governo e diretta attraverso l’apparato burocratico11. Allo stesso tempo,l’istruzione entrava nella sfera politica, di determinazione dei rapporti tra diritti e dove-ri del cittadino e dello Stato, in quanto rappresentava uno degli strumenti, forse il prin-cipale, per la realizzazione degli obiettivi politici e civili del nuovo regime12.

IL RAPPORTO DI GIOVANNI RASORI, MEDICO E GIACOBINO

Lungo questa linea di riflessione e di intervento si mossero pertanto anche le primeproposte di riforma e di riorganizzazione dell’istruzione universitaria della RepubblicaCisalpina, avanzate dal medico Giovanni Rasori, giovane professore di Patologia medi-ca all’Università di Pavia.

11 Si veda, ad esempio, il Discorso del cittadino Mascheroni,in cui il matematico bergamasco affermava che «L’Istru zionpubblica è come un ramo di Potere nel Governo, distintodal Legislativo, dall’Esecutivo e dal Giudiziario. Essa sipotrebbe chiamare il Potere Direttivo dell’opinione. Essadunque in ordine è il primo dei Poteri, poiché la opinioneprecede e dirige le Leggi, l’esecuzione e i giudizi; è il piùnobile dei Poteri, perché influisce sull’animo immediata-mente colla persuasione; è anche il più importante Poteredi tutti, poiché, salvata l’opinione, gli altri poteri si posso-no rigenerare, guastata l’opinione, tutto è perduto» (ora inGIGLI BERZOLARI 2001, p. 189).12 In parte, il tema della costituzionalizzazione dell’istruzio-ne pubblica è affrontato in BRAMBILLA (2006b, pp. 670-675). In generale, sui dibattiti e sugli esiti che accompagna-rono la redazione e l’introduzione delle costituzioni repub-blicane in Italia cfr. anche DE FRANCESCO (1996); MAN -NORI (2006).

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Figura 2 – Bassorilievo raffigurante i simbolidelle Scienze sulla facciata dell’École Poly -technique a Parigi.

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Rasori rientrava assai bene tra gli homines novi che salirono alla ribalta e trovaronooccasione di affermazione nelle rinnovate istituzioni dell’Italia repubblicana e na -poleonica13. Si laureò giovanissimo, a soli diciannove anni, in Medicina all’Uni ver sitàdi Parma, e intraprese in seguito alcuni viaggi di studio e di perfezionamento, che loportarono in varie sedi universitarie in Italia e in Europa, tra l’altro a Pavia dal 1791 al1793, e che lo misero in contatto con le teorie mediche di John Brown, di cui diven-ne ben presto aperto e convinto sostenitore, giungendo nel 179214 a tradurre e a divul-gare gli Elementa medicinae (1780)15.

Stabilitosi nel 1795 a Milano, dove cominciò a frequentare gli ambulatori e le sale chi-rurgiche dell’ospedale Maggiore e l’Ospizio di Santa Caterina alla ruota (diretto in que-gli anni da Pietro Moscati, con il quale entrò in stretto rapporto scientifico e professio-nale)16, egli si fece notare anche per la sua decisa adesione al giacobinismo, cosicchéall’indomani dell’arrivo a Milano e in Lombardia delle truppe francesi fu proposto comeil miglior candidato alla cattedra di Patologia medica dell’Università di Pavia, alloravacante. Negli stessi anni fu nominato rettore del Collegio Ghislieri (trasformato inCollegio Nazionale) e, nella primavera del 1797, fu eletto rettore dell’Ateneo pavese,dopo che il governo ne aveva restituita la facoltà agli studenti17. Fu nella veste di rettoreche Rasori fu invitato dalla Società di pubblica istruzione, istituita a Milano nel mese digennaio di quell’anno con il compito di promuovere l’educazione politica e patriotticadel popolo, a presentare un Rapporto sullo stato dell’Università della Repubblica18.

A Rasori era così offerta la possibilità di presentare la situazione dell’Ateneo pavesee di indicare i punti meritevoli di attenzione e di riforma. Al primo posto poneva lanecessità d’intervenire sulle discipline umanistiche, sugli insegnamenti “filosofici emorali”, che non potevano «dirsi indifferenti a tutti i paesi, a tutti i governi e a tutte levarie situazioni politiche delle nazioni»19.

Secondo Rasori, cioè, era necessario che gli insegnamenti umanistici, filosofico-retorici, rispecchiassero la mutata condizione politica della Lombardia, e concludeva suquesto punto con un’immagine suggestiva e assai significativa del nuovo rapporto chedoveva stabilirsi tra il governo della Repubblica e le istituzioni, in particolare gli inse-gnamenti dell’Università:

Il governo presta l’indole e le tinte sue proprie a tutti gli stabilimenti e le istituzioni diun popolo, come la luce presta i colori suoi propri a tutti gli oggetti che le si espongo-no: desso è un’anima universale che di se stessa forma tutte le parti del corpo sociale20.

Una situazione analoga egli ritrovava anche negli studi di Diritto, per i quali lamutata condizione giuridica e costituzionale dello Stato avrebbe dovuto comportare unprofondo cambiamento dei programmi d’insegnamento21. Al posto dei nuovi elemen-ti del Diritto civile e penale, formati ora sui nuovi fondamenti costituzionali dellarepubblica: «(...) nell’Università di Pavia s’insegna il caos del diritto in tutta la suaestensione, in tutta la sua barbarie; e questo sacro nome di diritto si profana anzi tur-pemente coll’insegnar persino il diritto canonico»22.

13 COSMACINI (1982); ID. (1991); ID. (2002); MAZZAREL LO(2001a). 14 BROWN (1792a). Sull’adesione del Rasori al brownismo,si veda anche COSMACINI (2008, pp. 316-321).15 BROWN (1780).16 I rapporti tra Rasori e Moscati, com’è noto, s’incrinaro-no quasi subito e si trasformarono in un’accesa rivalità.Oltre alla già citata bibliografia su Rasori, si veda ancheCOSMACINI (1991, pp. 147-152). 17 Per la fulminea carriera di Rasori, fino alla carica di ret-tore dell’Università di Pavia, cfr. MAZZARELLO (2001a, pp.722-723); inoltre anche COSMACINI (1982, p. 52). Sullasituazione politica di Pavia in quegli anni, e sui movimentipolitici e studenteschi, rinvio a NUTINI (1991) e ID.(1992); in questo tomo ALBERGONI (pp. 445-450).18 Sulla Società di pubblica istruzione, si rinvia a NUTINI(1989). Quanto al Rapporto sullo stato dell’Università di Pa -via, letto nella pubblica sessione della Società d’istruzione ilgiorno 4 fiorile anno V R.F. e i R.L. (23 aprile 1797), dal cit-tadino Giovanni Rasori, socio corrispondente, professore e ret-tore dell’Università e del Collegio nazionale, si legge ora inCOSMACINI (1982, pp. 84-93).19 Forse un po’ sorprendentemente, infatti, il professore diPatologia medica affermava: «So che l’educazione di cui oravi parlo è scientifica; so che gli elementi della maggior partedelle scienze, o più o men bene, s’insegnano egualmente intutte le università, in tutte le accademie d’Europa, sottotutte le varie forme di governo; e che le matematiche, lafisica, la chimica, la storia naturale sono le cose stesse, e siponno apprendere cogli stessi metodi, e ponno esser inse-gnate tanto bene in Parigi e in Filadelfia, quanto in Londrae in Pietroburgo. Ma so altresì che gli elementi della scien-za sociale, della morale, della metafisica e in generale ditutte le parti della filosofia speculativa non sono già queirami di cognizioni che possono dirsi indifferenti a tutti ipaesi, a tutti i governi e a tutte le varie situazioni politichedelle nazioni» (ivi, p. 85).20 Ibid.21 A questo proposito, infatti, egli affermava che «Noi sare-mo fra poco nella fortunata situazione di dover formarciuna legislazione appoggiata a una libera costituzione, adat-tata ai nostri tempi, alle nostre circostanze, ai nostri biso-gni; di riformare per conseguenza il giro tortuoso del foroe minorare la lunga mano, se non togliere del tutto, l’enor-me quantità di sanguisughe che facil pascolo vi trovano eabbondante» (ivi, p. 88).22 Ibid. Accanto all’inadeguatezza politica dei programmidi Diritto, il rettore dell’Università notava comunque che«(...) la verità si è che il numero degl’iniziati è tanto gran-de, che il foro non correrebbe già rischio di sentirne dannoper diminuzione di numero anche per molti anni avvenire,quando si sospendesse la fabbrica dei dottori in ambe leleggi».

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Se per la Facoltà filosofica e la Facoltà di Diritto il nodo era costituito dalla naturae dai contenuti dei corsi, per la Facoltà medica era il sistema di valutazione degli stu-denti a dover essere modificato. Secondo il metodo allora in vigore, gli studenti eranovalutati con una scala di quattro gradi (optime, omni meliori modo, bene, sufficienter),che Rasori riteneva del tutto inadeguata per «misurar l’ingegno ed il sapere», ma cheera stata introdotta «ad oggetto di conguagliarla ad una scala del valore delle condottemediche: il sommo grado del valor medico avrebbe ottenuto il sommo valor pecunia-rio». All’atto pratico cioè, si creava un legame assai stretto tra merito – per altro nonadeguatamente riconosciuto – e rilevanza economica e sociale della professione medi-ca, perché le condotte più redditizie, le posizioni di maggior prestigio e remunerativi-tà sarebbero andate a chi avesse ottenuto i giudizi più alti23.

Ma la questione degli esami di Medicina non era che uno dei guasti del sistema univer-sitario: assai più grave, secondo Rasori, il problema delle modalità di conseguimento dellalaurea. Secondo l’uso tradizionale, infatti, anche a Pavia la cerimonia di laurea prevedevaancora la disputa, in latino, tra un difensore e un oppositore che «fanno ognuno la parteloro, recitano decorosamente le loro parlate, senza che l’uno si occupi guari di quella dell’al-tro». Alla disputa seguivano poi la proclamazione e il giuramento del neodottore, secondoun rito che «si cominciava a trovar incongruo e assurdo persino nel passato regime».

Su questo punto, il giudizio di Rasori diventava tagliente e radicale: «Or perché mai– si domandava – a questi giorni, il termine della carriera scientifica di un giovine deb-b’egli essere un atto che è scoglio al corto ingegno de’ molti, e per lo meno una buffo-nata al buon senso de’ pochi?». E dopo poche battute rispondeva, con il medesimotono acceso e veemente: «(...) perché quest’atto è un mercimonio: le università vendo-no le lauree come il papa le indulgenze»24.

Nelle parole di Rasori erano così condensati gli elementi di crisi dell’antico sistemauniversitario, i cui esiti erano ancora presenti nell’ordinamento vigente in quegli anni.Le «indulgenze scientifiche», come con efficacia erano definite le lauree, e il metodo divalutazione degli esami dei futuri medici fornivano ancora ai Collegi dottorali gli stru-menti di controllo sui processi di formazione superiore e di cooptazione delle nuoveleve di professionisti. Era indispensabile allora intervenire su questi nodi e interrompe-re la «imperturbata continuazione del passato», sia informando dello spirito del nuovoregime gli insegnamenti, sia sciogliendo definitivamente i vincoli che ancora legavanola formazione superiore e la gradazione accademica al monopolio delle professioni. Eper raggiungere questo scopo, in conclusione del suo Rapporto, Giovanni Rasori chie-deva che la Società di pubblica istruzione costituisse una commissione di cinque per-sone, che si occupasse di stilare un progetto di riforma dell’Università25.

LE PROPOSTE DI MASCHERONI E DANDOLO AL CONSIGLIO DEGLI JUNIORI (1798)

Il dibattito sull’istruzione pubblica e sull’Università, che aveva animato le pagine deigiornali, i salotti e i circoli giacobini fino alla primavera del 1797, dopo l’istituzione

23 Diceva Rasori che in questo modo si sarebbero create«(...) fra i medici quattro distinzioni, le prime delle qualiavrebbero generato un’aristocrazia medica tanto più super-ba, quanto che sostenuta dalla pretensione del merito edalla realtà dell’interesse» (ivi, p. 90).24 Ibid. A proposito della grave accusa, Rasori rammentavaai membri della Società di pubblica istruzione, come eranoandate le cose nell’anno passato, quando l’irruzione delletruppe francesi aveva imposto la chiusura temporanea del -l’Università, e messo così a rischio i proventi di tale “mer -cimonio”: «L’anno scorso, quando al chiudersi improvvisodell’università si ebbe timore di un fallimento irreparabilenel commercio delle lauree, furono vendute lauree in massaa qualunque offerente, senza riguardo a mancanza di requi-siti: avventurosamente pe’ nostri sensali quest’anno si è ria-perto l’inesauribile fondo delle indulgenze scientifiche e,considerando il numero de’ compratori, le cose non sonoandate sì male quanto sembravano minacciare le calamitàdei tempi».25 Ivi, p. 93.

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Figura 3 – Giovanni Rasori in una litografiadi inizio XIX sec.

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della Repubblica Cisalpina, nell’estate di quell’anno, e la promulgazione della costitu-zione, si trasferì anche nelle aule dell’assemblea legislativa. Si realizzava così l’auspicioche Rasori aveva avanzato in conclusione del suo Rapporto: nella seduta del Consigliodegli Juniori del 25 frimale anno VI (15 dicembre 1797), si procedette infatti alla nomi-na di una commissione, incaricata della predisposizione di un piano di riforma dellapubblica istruzione, e composta oltre che da Francesco Gianni e da Ottavio Morali,anche da alcuni illustri professori: Gregorio Fontana, Lorenzo Mascheroni, FrancescoAntonio Alpruni, dell’Università di Pavia; Luigi Valeriani, professore a Bologna;Giuseppe Compagnoni, titolare della prima cattedra di Diritto costituzionale a Ferrara.La commissione si mise subito al lavoro e già il 18 gennaio successivo era in grado dipresentare un progetto provvisorio in 13 punti, da introdurre in attesa di quello defini-tivo, che fu portato in aula nella seduta del 24 luglio di quell’anno26.

Il Piano generale presentato da Lorenzo Mascheroni si componeva di due parti: unanormativa e una interamente dedicata al piano di previsione finanziaria. Per la primavolta, si assisteva così all’organizzazione di un sistema scolastico complessivo, sulla basedi principi stabiliti dalla carta costituzionale: in esso si teneva, infatti, presente la nuovasuddivisione del territorio dello Stato in dipartimenti, distretti e comunità, a cui veni-va fatta corrispondere la gradazione scolastica. In sintesi, si prevedeva che venisseroaperte in ogni comune scuole primarie gratuite, con il compito di insegnare a leggere,scrivere e far di conto, cui si affidava anche il compito dell’educazione politica, attra-verso l’insegnamento del catechismo civico. Nei comuni più popolosi e nei capoluoghidi dipartimento, dove avrebbero avuto sede le Scuole centrali, erano previste scuoleintermedie, per la formazione umanistica e letteraria, e per l’apprendimento dellaMatematica, della Geometria, della Geografia e degli Elementi di agricoltura. Nelleintermedie, veniva reintrodotto pure l’insegnamento del Latino, una novità che avreb-be sollevato forti polemiche e obiezioni, nel corso del dibattito parlamentare27.

La formazione superiore sarebbe stata infine affidata alle Scuole centrali, stabiliteuna per ciascun capoluogo di dipartimento, e presso le quali si sarebbero dovute atti-vare in tutto otto cattedre: Matematica, Fisica e Chimica, Architettura, Diritto costi-tuzionale, Diritto civile e penale, Letteratura e lingua italiana, Latino e Greco, Dise -gno. Tuttavia, in forza dell’art. 357 della Costituzione cisalpina, che demandava allalegislazione ordinaria la predisposizione di norme per la sorveglianza sulle professioni«che interessano i costumi pubblici, la sicurezza e la salute dei cittadini»28, il piano diMascheroni introduceva nell’ordinamento le Scuole di approvazione che sarebberostate destinate a «perfezionare l’istruzione pubblica cominciata nelle Scuole centralidella Repubblica, e ad esaminare, e approvare quegli Allievi, che vogliono professarequalche scienza, od arte, che sia collegata spezialmente colla salute pubblica, e collasicurezza della proprietà, e delle vite de’ Cittadini (...)»29.

Con l’introduzione di questo ulteriore grado d’istruzione superiore, che rappresen-tava una notevole difformità rispetto al modello della legge Daunou in uso in Francia,il progetto Mascheroni intendeva salvare le Università. Spariva il nome, ora cambiato inquello di Scuola d’approvazione, e spariva anche la tradizionale suddivisione in Facoltà,

26 Il piano provvisorio in Assemblee della Repubblica Cis al -pina, pp. 80-83. Il Piano generale di Pubblica Istruzione,Milano 6 termidoro anno VI si trova in ASMI, Studi, p.a.,cart. 207, con annotazioni e interventi manoscritti a margi-ne, sugli emendamenti apportati nel corso del dibattito par-lamentare. Ora è pubblicato in Assemblee della Repub blicaCisalpina, VI, pp. 719-733. L’attività della commissione e ilPiano presentato da Mascheroni sono ben noti, e si possonoconsultare in MAZZOLA (1911); GERVASONI (1940); PEPE(1995, pp. 511-523). In particolare per Ma scheroni, rinvio aGIGLI BERZOLARI (2001); infine, si consultino i vari saggidedicati all’attività letteraria e poetica del matematico berga-masco, in STELLA - LAVEZZI (2001, pp. 235-394).27 ROMANO (2001). 28 «Art. 357 – La legge invigila particolarmente sulle pro-fessioni che interessano i costumi pubblici, la sicurezza e lasalute dei cittadini. Non si può far dipender l’ammissioneall’esercizio di queste professioni da alcuna prestazione pe -cuniaria» (Ia Costituzione dell’anno 1797, in Le Costitu zioniitaliane, p. 118).29 ASMI, Studi, p.a., cart. 207: Piano generale, p. 6.

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Figura 4 – Lorenzo Mascheroni, docente aPavia ed estensore nel 1797 di un Piano gene-rale di riforma dell’istruzione, in un ritratto diinizio XIX sec.

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al posto delle quali sarebbero state attivate quattro sezioni: Matematica e Fisica, consette professori; Medicina, con otto; Legislazione, con cinque; Filologia e Belle Arti, conquattro professori; ma rimaneva a questi nuovi istituti la funzione di alta formazione edi abilitazione dei futuri professionisti, e veniva riconosciuto il compito di indirizzoscientifico e metodologico degli insegnamenti impartiti nelle Scuole centrali30.

Preservate così le Università di Pavia e di Bologna, che avrebbero dovuto accoglie-re le due Scuole d’approvazione e anche l’Ufficio centrale medico-chirurgico-farma-ceutico, cui dovevano essere affidati compiti di abilitazione e di sorveglianza sulle pro-fessioni sanitarie, e di controllo sulle produzioni farmaceutiche, il Piano generale pre-vedeva ancora la creazione di un Istituto Nazionale a Bologna, anch’esso suddiviso inquattro sezioni, come le Scuole d’approvazione, cui sarebbero toccati compiti di pro-mozione della ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico31.

La proposta della quarta commissione fu messa in discussione nei giorni successivi,e sollevò forti obiezioni, in particolare da parte di Vincenzo Dandolo, tra gli esponen-ti più attivi della compagine parlamentare, che era giunto a Milano da Venezia insie-me agli altri esuli giacobini dopo il trattato di Campoformio, ed era stato inserito trai membri del Consiglio degli Juniori come rappresentante del Dipartimentodell’Olona32. Nel corso di alcune sedute particolarmente accese, che si svolsero nellaprima metà dell’agosto del 1798, egli attaccò la proposta di Ma scheroni soprattutto nelpunto in cui prevedeva la subordinazione del sistema degli studi alle Scuole d’appro-vazione e all’Istituto Nazionale, dando origine a una “catena degli studi” che non cor-rispondeva al dettato costituzionale, che prescriveva al contrario un grado di perfettaparità e autonomia tra i vari istituti e i vari livelli dell’istruzione pubblica33.

Secondo l’esule veneziano, era soprattutto il ruolo dei nuovi istituti in relazione alleScuole centrali e alle professioni liberali a compromettere la realizzazione di un moder-no e democratico sistema scolastico. La loro collocazione nelle due tradizionali sedi uni-versitarie perpetuava, di fatto, l’antico privilegio delle due città e rendeva accessibili leScuole di approvazione solo a coloro che avessero potuto disporre dei mezzi finanziarinecessari per mantenersi lontano dalla famiglia. Per Dandolo quindi, era evidente, nelleproposte di Mascheroni, l’intento di riservare l’abilitazione professionale a coloro cheappartenevano ai ceti elevati della società, impedendo in concreto la mobilità sociale.

Ancor più radicale era la contestazione dell’Ufficio centrale medico-chirurgico-farma-ceutico: questo organismo, con sede a Pavia presso la Scuola d’approvazione, nel pianodella commissione avrebbe dovuto provvedere all’abilitazione dei futuri medici e farmaci-sti che avessero studiato negli ospedali dei capoluoghi dipartimentali, e avrebbe esteso leproprie competenze anche in ambito di polizia sanitaria34. Dandolo, che nel settore chi-mico-farmaceutico poteva vantare una ricca esperienza professionale, non esitava a stron-care la proposta, denunciando l’eccessivo potere e i possibili arbitrii del nuovo Ufficio.

In definitiva allora, Dandolo proponeva l’abolizione delle due ex Università, chedovevano essere ridotte al livello delle altre scuole centrali dipartimentali. A queste ulti-me inoltre doveva essere decentrata anche la prerogativa dell’abilitazione professionale,così da ottenere una più corretta applicazione dei principi costituzionali e una più

30 A questo proposito, il progetto di legge specificava, infat-ti, che «(...) riguardo agli oggetti delle Scuole centrali, e almodo di trattarli, i Professori di ciascuna Scuola centraleprenderanno norma dagli articoli delle Scuole d’approva-zione, che riguardano materie analoghe, e si atterranno allibro del metodo» (ibid.). Come si vedrà tra breve, questopunto sarà uno dei più contestati nel corso del dibattitoparlamentare.31 Il quadro degli istituti di formazione superiore era com-pletato dalla Scuola militare di Modena, dalla Scuola diIdrostatica di Ferrara, e da scuole di Medicina, Chirurgia eOstetricia, da attivarsi presso gli ospedali di alcuni grossicentri, come Ferrara e Brescia. Sull’Istituto Nazionale diBologna, cfr. PEPE (2005, pp. 117-144) e ID. in questotomo (pp. 509-512).32 Valente chimico, Dandolo si era impegnato sia nelladivulgazione delle nuove teorie chimiche, sia nell’attivitàdella sua farmacia, ricavando ben presto un cospicuo capi-tale dai proventi della sua attività imprenditoriale. Cfr.PRETO (1982b, pp. 44-97).33 In apertura della sua controproposta, Dandolo citava,infatti, l’art. 298 della Costituzione, che recitava: «I diversistabilimenti d’istruzione pubblica non hanno fra loro alcunrapporto di subordinazione né di corrispondenza ammini-strativa» Ia Costituzione dell’anno 1797 (in Le Costituzioniitaliane, p. 113), che commentava di seguito affermandoche «La sua organizzazione [del Piano generale] non dàl’idea di sistema democratico di pubblica istruzione, e sem-bra, sotto altre viste, riprodurre gli antichi abusi e predili-ger paesi, con manifesto sacrificio della utilità universaleche il popolo attende dalla pubblica istruzione» (Assembleedella Repubblica Cisalpina, VI, p. 719).34 «Quello poi che deve disgustare di più in questa parte del

PROPOSTE E PIANI DI RIFORMA DURANTE LA PRIMA CISALPINA

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Figura 5 – Vincenzo Dandolo, membro delConsiglio degli Juniori come rappresentantedel Dipartimento dell’Olona, in un’incisionedi inizio XIX sec.

5 PvB-BIANCHI:Layout 1 21-10-2015 16:44 Pagina 469

uniforme distribuzione delle istituzioni di formazione superiore sul territorio. Ri -guardo all’Istituto Nazionale di Bologna infine egli prevedeva che fosse «semplicemen-te destinato a raccogliere le scoperte e a perfezionare le scienze e le arti»35, annullando-ne così completamente i collegamenti con il sistema scolastico. D’altro canto però, eglidedicava particolare attenzione ai livelli più bassi dell’istruzione, e quindi invocava unamaggior diffusione delle scuole primarie e soprattutto delle scuole intermedie, le soleche, a suo parere, avrebbero potuto facilitare l’accesso di larghi strati della popolazio-ne giovanile alle Scuole centrali dipartimentali, e quindi ai ruoli professionali, inne-scando così un processo di rinnovamento della società, attraverso l’attivazione di mec-canismi della cosiddetta mobilità sociale36.

Il dibattito parlamentare proseguì vivace fino al 14 agosto, con ripetuti interventiin aula dei protagonisti: Mascheroni, Valeriani, Dandolo e Compagnoni. Ma le vicen-de politiche di quell’estate, il colpo di mano di Trouvé e il rinnovamento im po sto allacostituzione e alle assemblee legislative, ne bloccarono la discussione e l’approvazione.Una rapida e inconcludente ripresa della discussione del progetto di legge si ebbe anchedopo l’intervallo dei cosiddetti tredici mesi, nel corso della se conda Cisalpina37.

Tuttavia, solo nel più moderato e rinnovato clima della Repubblica Italiana fu fi -nalmente approvata il 4 settembre 1802 la prima legge organica dell’istruzione pubbli-ca, destinata a rimanere in vigore per tutto il periodo napoleonico. Quanto era emersonel corso dei dibattiti della breve e intensa stagione dalla prima Cisalpina, e in partico-lare la proposta avanzata al Gran Consiglio dalla Commissione di Lorenzo Mascheroni,trovava ora la sua più completa realizzazione: rifiutati i presupposti ideo logici e l’egua-litarismo delle Scuole centrali, il sistema scolastico della Repub blica veniva organizzatosecondo la moderna “catena degli studi”, che vedeva al vertice l’Uni versità, a cui spetta-vano compiti di formazione superiore e di indirizzo scientifico e metodologico, secon-do un modello che di lì a poco sarebbe stato ripreso dall’Université impériale.

piano, si è un tribunale innestatovi di tre individui sotto ilnome di Ufficio centrale medico-chirurgo-farmaceutico», che,secondo l’opinione di Dandolo, avrebbe interferito sul-l’opera «di tutti i medici, chirurghi e speziali in attualitàdelle rispettive professioni, giacché invigila sulle spezierie ditutta la Repubblica, sulla preparazione delle droghe e deimedicamenti, e sopra tutti gli oggetti di polizia medica»(ivi, p. 722).35 Ibid.36 Ibid.37 BRAMBILLA (1973, pp. 500-502); BIANCHI (1993b, pp.24-26).

ANGELO BIANCHI

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Figura 6 – Luigi Valeriani, docente del l’Uni -versità di Bologna e componente della com-missione incaricata del piano di riforma del-l’istruzione nel 1797, in un’incisione di inizioXIX sec.

Figura 7 – Giuseppe Compagnoni, docentedel l’Università di Ferrara e componente dellacommissione incaricata del piano di riformadell’istruzione nel 1797, in un’incisione di ini-zio XIX sec.

5 PvB-BIANCHI:Layout 1 21-10-2015 16:44 Pagina 470

I L’ETÀ AUSTRIACA

Il quadro istituzionale

La Lombardia austriaca. Il contesto politico e istituzionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 3CARLO CAPRA

Vicende istituzionali di Pavia e provincia nel Settecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13CHIARA PORQUEDDU

Il “sistema letterario” milanese-pavese tra il 1706 e il 1740

La formazione superiore in età austriaca tra Pavia e Milano (1706-1740) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25SIMONA NEGRUZZO

personaggi Lo studente Carlo Goldoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43SIMONA NEGRUZZO

documenti Gerolamo Saccheri e la geometria non euclidea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47RICCARDO ROSSO

personaggi Ramiro Rampinelli, un maestro esemplare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49CLARA SILVIA ROERO

I Collegi dell’Università e i Collegi professionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53STEFANIA T. SALVI

documenti Il vescovo-cancelliere fra atti accademici e presenze rituali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61SIMONA NEGRUZZO

L’organizzazione dell’Università. L’età teresiana (1740-1780)

1740-1765: un declino inarrestabile? Il Senato milanese “recalcitrante” tra misure riformistiche di ripiego e modesti segni di rinnovamento dell’Ateneo pavese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63MARIA GIGLIOLA DI RENZO VILLATA

1765-1771: gli anni decisivi per la riforma. Dall’incubazione ai risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83MARIA GIGLIOLA DI RENZO VILLATA

1771-1780: la riforma attuata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115CLAUDIA BUSSOLINO

L’organizzazione dell’Università. Dall’età giuseppina alla Rivoluzione

La piena realizzazione settecentesca di una Università dello Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129ELENA BRAMBILLA

istituzioni Il Direttorio medico-chirurgico all’Università di Pavia e la riforma della sanità in Lombardia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151ELENA BRAMBILLA

Indice

6 SUP prime BLU+occhielli:Layout 1 21-10-2015 13:48 Pagina IX

istituzioni Il Seminario Generale nella Facoltà teologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 155ELENA BRAMBILLA

documenti «Un paese diverso da quello che eravamo». Il giudizio di Pietro Verri sulle riforme teresiane e giuseppine . . . . . . . . . 157GIANMARCO GASPARI

documenti Un’elegia del riformismo asburgico e un inno alla libera ricerca: l’Invito a Lesbia Cidonia di Mascheroni . . . . . . . . . . . 159DUCCIO TONGIORGI

documenti Gli «scolari» e i «loro doveri» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163VALENTINA CANI

documenti Cenni sulla vita studentesca e sulla diffusione delle idee francesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167ELENA BRAMBILLA

Le Scuole Palatine di Milano e l’Università di Pavia

Le Scuole Palatine di Milano e il complesso di Brera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169AGNESE VISCONTI

personaggi Una cattedra per Cesare Beccaria. L’insegnamento di Economia pubblica alle Scuole Palatine . . . . . . . . . . . . . . . . . 177GIANMARCO GASPARI

personaggi Il botanico Fulgenzio Vitman e i rapporti fra l’Università di Pavia e le Scuole Palatine di Milano . . . . . . . . . . . . . . . 181AGNESE VISCONTI

Le Facoltà dal 1765 al 1796

La Facoltà di Teologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183MARCO BERNUZZI

documenti I piani di studio della Facoltà teologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211MARCO BERNUZZI

documenti L’ecclesiologia di Pietro Tamburini: Chiesa, concilio, vescovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213MARCO BARBIERI

documenti L’episcopato contro la Facoltà teologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215MARCO BARBIERI

personaggi John Lanigan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219JOHN MEDDEMMEN

personaggi «Tamburini, Lanigan, Rezia, Frank, vi arcisalutano». Frederik Münter e l’Università di Pavia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223FEDERICO ZULIANI

La Facoltà di Giurisprudenza prima e dopo la riforma teresiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227MARZIA LUCCHESI

personaggi «Contra Interpretes potius quam contra auctores juris antiqui». Antonio Giudici e la via culta alla riforma dell’insegnamento giuridico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243FEDERICO BATTAGLIA

documenti Maria Pellegrina Amoretti: il manoscritto inedito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 247GIOVANNI ZAFFIGNANI

personaggi Giacinto Gandini e la Parafrasi di Teofilo. Presagi di storia giuridica a Pavia nel Settecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 251DARIO MANTOVANI

La Medicina nel Settecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259PAOLO MAZZARELLO - VALENTINA CANI

personaggi Giovanni Alessandro Brambilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 291MARIA CARLA GARBARINO

documenti L’«uomo zamputo» di Pietro Moscati. La prolusione pavese del 1770 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 295GIANMARCO GASPARI

personaggi Agli albori della Clinica pavese: Giambattista Borsieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 297VALENTINA CANI

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La Facoltà di Filosofia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 301ALESSANDRA FERRARESI - LUCIO FREGONESE

personaggi Ruggiero Giuseppe Boscovich . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 349LUCA GUZZARDI

documenti La lettera di Giannambrogio Sangiorgio a Linneo: alle origini della Storia naturale in Lombardia . . . . . . . . . . . . . . 353ALESSANDRA FERRARESI

personaggi Lazzaro Spallanzani. Esperimenti e diari di laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363MARIA TERESA MONTI

personaggi L’intrigo Spallanzani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369PAOLO MAZZARELLO

personaggi Il professore e la cantante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373PAOLO MAZZARELLO

documenti La pila di Volta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 377LUCIO FREGONESE

documenti La controversia Volta-Galvani nel Diario di Mangili e nei versi di Mascheroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 383FRANCO GIUDICE

luoghi L’immagine dello scienziato. La tomba di Alessandro Volta a Camnago e altre iconografie voltiane . . . . . . . . . . . . . . 387GIANPAOLO ANGELINI

personaggi «Dolce è sentir d’argute corde il suono». Gli anni dell’insegnamento pavese di Aurelio de’ Giorgi Bertola . . . . . . . . . 391GIUSEPPE POLIMENI

documenti Le Memorie di Vincenzo Rosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 397CLAUDIA BUSSOLINO

documenti Luigi Valentino Brugnatelli e le riviste scientifiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 399GIULIA CASALI

I luoghi

Il palazzo dell’Università fra Sette e Ottocento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 403LUISA ERBA

Magnificenza e decoro. Il sistema e l’architettura dei Collegi universitari nell’età teresiano-giuseppina (1770-1790) . . . . 417GIANPAOLO ANGELINI

Il Collegio Germanico-ungarico di Pavia (1781-1796) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 427ALBERTO MILANESI

documenti L’Università di Pavia nelle guide e nei libri di viaggio del Settecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 435GIANFRANCA LAVEZZI

IIL’ETÀ NAPOLEONICA

Il quadro istituzionale

La situazione politico-istituzionale (1796-1814) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 441GIANLUCA ALBERGONI

Il periodo giacobino (1796-1802)

I docenti pavesi dal Triennio repubblicano al 1803 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 451GIANLUCA ALBERGONI

personaggi Università, giansenismo, Rivoluzione: Francesco Antonio Alpruni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 461MARCO BARBIERI

Proposte e piani di riforma durante la prima Cisalpina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 463ANGELO BIANCHI

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documenti I «semi della virtù». Giovanni Rasori e il calendario dell’anno V . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 471GIULIA DELOGU

documenti «Giovine stuolo di virtude spinto». Documenti di vita studentesca (1796-1799) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475GIULIA DELOGU

Gli anni di Napoleone

Tra Repubblica e Regno. I nuovi ordinamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 481ALESSANDRA FERRARESI

documenti L’Istituto Nazionale della Repubblica e del Regno d’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 509LUIGI PEPE

istituzioni Il sistema scolastico militare a Pavia in età napoleonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 513FABIO ZUCCA

istituzioni L’Osservatorio astronomico di Brera nella Legge sui piani di studi e di disciplina per le Università nazionali (31 ottobre 1803): il regolamento di Barnaba Oriani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 519AGNESE MANDRINO - AGNESE VISCONTI

documenti «Almi figli del vero». Studenti tra Accademie e guardie d’onore (1801-1806) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 523GIULIA DELOGU

La prolusione pro studiorum inauguratione in età francese (1797-1809) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 527DUCCIO TONGIORGI

documenti Foscolo professore a Pavia e l’Orazione dell’Origine e dell’Ufficio della Letteratura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 535DARIO MANTOVANI

luoghi La casa pavese di Ugo Foscolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 543GIANFRANCA LAVEZZI

Le Facoltà

La Facoltà legale in età napoleonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 551ELISABETTA D’AMICO

personaggi Gian Domenico Romagnosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 561CARLA DE PASCALE

personaggi Liberalismo e liberismo nella prima metà dell’Ottocento. Giacomo Giovanetti dalla Facoltà legale napoleonica alle riforme carloalbertine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 565ETTORE DEZZA

La Facoltà di Medicina dal 1796 al 1814 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 571PAOLO MAZZARELLO - MARIA CARLA GARBARINO

personaggi Luigi Sacco e la vaccinazione antivaiolosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 601MARIA CARLA GARBARINO

personaggi Agostino Bassi e la teoria del contagium vivum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 605MARIA CARLA GARBARINO - VALENTINA CANI - PAOLO MAZZARELLO

personaggi Vita avventurosa di un ex studente della Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia: Augustus Bozzi Granville . . . . 609MARIA CARLA GARBARINO

luoghi La casa di campagna di Antonio Scarpa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 611ANNA LETIZIA MAGRASSI MATRICARDI

La Facoltà fisico-matematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 617ALESSANDRA FERRARESI - LUCIO FREGONESE

documenti Geometria controcorrente: Lorenzo Mascheroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 647RICCARDO ROSSO

personaggi Analisi matematica e probabilità in Fontana, Brunacci e Bordoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 649RICCARDO ROSSO

Abbreviazioni bibliografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 655

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Nota
Le Abbreviazioni bibliografiche sono disponibili a questo link: http://bit.ly/AbbreviazioniBibliografiche2015AlmumStudiumPapiense