- 1. Renato Cartesio A cura di Stefano Ulliana
2. Panoramica
3. 2. Il metodo. 4. 3. Il dubbio cartesiano ed ilCogito ergo sum
. 5. 4. La funzione ed il valore di Dio. 6. 5. Il dualismo
cartesiano. 7. 6. Il mondo fisico e la geometria. 8. 7. La
filosofia pratica.Ren Descartes 9. 1. Vita ed opere.
- L'orizzonte culturale ed ideologico all'interno del quale
Galilei e Bacone avevano compreso e fatto valere le proprie opere
era tale per cui ad uno spazio infinito, superiore e
sovrannaturale, occupato dal dominio dell'affermazione assoluta di
Dio (ed eventualmente delle intelligenze angeliche), corrispondeva
specularmente e quasi per opposizione lo spazio finito della
natura. In esso la nascosta rete strutturale delle relazioni
eventualmente decodificabili grazie al linguaggio
geometrico-matematico consentiva l'elaborazione di discorsi
formali, che tentavano di approssimare in modo tendenziale la
perfezione immediata del dato divino, vigendo - e vivendo - per
all'interno di una speciale apparenza fenomenica, tutta diretta e
costituita (protesa) da nature che applicavano in modo regolato la
propria necessit, negando o forzando l'affermazione immediata e
spontanea della sensibilit e della sensazione.
10.
- Anche l'orizzonte culturale ed ideologico diRen Descartes(
Renatus Cartesius ) (1596 1650 d.C.) non si discosta da questa
determinazione e descrizione. Educato nel collegio gesuita di La
Flche, Cartesio rimane critico ed insoddisfatto degli insegnamenti
l impartiti e forza la propria mente a trovare un'impostazione
nuova, che consenta una sorta di metafisicizzazione razionale dello
spazio naturale aperto alla presentazione ed al divenire dei
fenomeni. Lo spazio ed il tempo del mondo finito diventa lo spazio
ed il tempo della ragione universale. Nel 1619 d.C. con le
sueRegulae ad directionem ingeniiil filosofo francese comincia ad
approntare le sue regole per un nuovo metodo razionale. Nel
contempo la sua vita militare gli lascia tempo libero per lo studio
della matematica e della fisica. Per una maggiore libert si
trasferisce in Olanda (1628 d.C.), dove comincia ad ideare due
trattati: uno di metafisica ed uno dedicato al mondo fisico.
11.
- Nel 1633 d.C. Galilei viene condannato, cos Cartesio abbandona
la pubblicazione dell'opera che manifesterebbe le sue tendenze
filo-copernicane pur raccogliendone parti specifiche diverse in
alcuni trattati ( Diottrica ,Meteore ,Geometria ), che hanno come
prefazione il celebreDiscorso sul metodo(1637 d.C.).
12.
- Nel 1641 d.C. Cartesio conclude il proprio trattato di
metafisica, che intitola:Meditazioni sulla filosofia prima . Ad
esse aggiunge leObiezioni , rivoltegli da alcuni amici filosofi e
teologi, e le proprieRisposte . Il trattato sul mondo viene infine
rivisto e pubblicato, con il titolo diPrincipi di filosofia(1644
d.C.). Del 1649 d.C. Le passioni dell'anima .
13. 2. Il metodo.
- Di fronte alla congerie di nozioni inutili ed affastellate
desunte dall'insegnamento gesuitico, Cartesio reagisce proponendo
la costituzione di un metodo, che diriga l'intelletto e la
sensibilit umane secondo un ideale di verit e di utilit, che
accomuni e non separi o contrapponga la conoscenza teoretica dalla
saggezza pratica. Il vero e ci che pu e deve essere realizzato per
il benessere individuale e collettivo valgono come una doppia luce
nell'orientamento umano e nella sua ricerca di una certezza e
sicurezza assolute. Per questo tale sapere deve irrobustire l'umano
desiderio naturale per la propria conservazione e per l'indefinito
progresso delle proprie sicurezze e comodit. Gi
nelleRegulaeCartesio riconosce l'unit d'orizzonte e di radice di
questo tipo di sapere e di saggezza, in quanto fondato
essenzialmente sul valore dell'umana utilit nelle azioni
intraprese.
14.
- Il termine ideale, l'obiettivo da acquisire tramite l'azione
umana, grazie ad una trasvalutazione generale della deduzione
razionale, diventa la giustificazione della richiesta di una specie
di calcolo matematico, di una numerazione logica, di un
procedimento metodico grazie al quale operare una completa
acquisizione del vero e dell'utile. Allora le regole del metodo
diventeranno degli universali validi per tutti i soggetti e per
tutti gli oggetti della ricerca umana. Ma per fare questo Cartesio
ha bisogno di agganciare in alto questa possibilit e necessit di
tenere insieme soggetti ed oggetti, grazie al rapporto fra l'io
pensante e Dio. Rapporto che diviene la ragione del fondamento
metafisico del suo metodo e dei suoi effetti sul piano della
scoperta conoscitiva e dell'utilit pratica.
15.
- Ogni complesso o rete strutturata di fenomeni che possa essere
organizzata attorno ad un ordine di svolgimento e di collocazione
nel tempo e nello spazio costituisce l'identit la natura intrinseca
o la forma di un particolare rapporto di tipo causale. Questa
identit pu essere ritrovata non appena essa ecco la prima parte
della prima regola del metodo - si automanifesti con piena e
totaleevidenza(senza precostituzione e predeterminazione). Per
mantenere vivo e fecondo questo ideale per essa deve costituirsi
come termine di una composizione nel giudizio che accosti le parti
conchiarezzaedistinzione(seconda parte della prima regola del
metodo). Per eliminare dunque oscurit e confusione diviene
necessario pianificare unasuddivisione ordinatadell'apparente
situazione problematica (seconda regola del metodo oanalisi ), che
eviti le sovrapposizioni e le eventuali incoerenze (o
incongruenze).
16.
- In questo modo le parti del singolo oggetto sciolgono il loro
intreccio ed inviluppo problematico e si mostrano in maniera
ordinata e lucida. Dalle parti pi piccole e semplici, inferiori, a
quelle pi grandi e complesse, superiori. Cos il pensiero pu
risalire attraverso questo ordinamento (terza regola del metodo
osintesi ) e ricomporre l'oggetto stesso nella sua unit totale,
badando bene che tutte le possibili relazioni laterali fra le parti
e verticali di composizione siano rispettate (quarta regola del
metodo ocontrollo ).
17. Ora Cartesio avr la necessit di esplicitare il proprio
ricorso ad un'identit metafisica fondante, che costituisca l'anello
al quale agganciare la propria proposta generale di metodo, per
tutti gli oggetti presenti e riconoscibili dell'universo. Questa
identit sar il rapporto fra l'io pensante e Dio. 18. 3. Il dubbio
cartesiano ed ilCogito ergo sum .
- Per poter giungere a tale rapporto e relazione Cartesio ha
bisogno di porre per primo in rilievo un termine dello stesso: l'io
pensante (lares cogitans ). Esso potr valere da primo apparente
principio, solo qualora possa dissipare ogni dubbio circa la sua
possibilit di essere a fondamento e a giustificazione di ogni altro
rapporto conoscitivo ed operativo. Cos Cartesio mette alla prova
l'io pensante sottomettendo al dubbio metodico ogni tipo di
relazione conoscitiva ed operativa attualmente vigente: tutto viene
sospeso e messo fra parentesi. A tutto viene tolto l'assenso. Le
conoscenze sensibili possono ingannarci e la sensibilit in generale
non riesce a porre un criterio per la distinzione fra verit e
falsit. Le conoscenze matematiche nel loro apparente rigore, nella
loro apparente necessit e bellezza, potrebbero essere solamente una
superficie d'inganno creata da un genio maligno.
19.
- Se ogni cosa revocata e posta in dubbio, il dubbio stesso da
metodico diviene iperbolico, esteso ed approfondito all'ennesima
potenza. Ma in questa oscurit generale brilla comunque una stella:
l'io pensante deve esistere, per essere ingannato o per ingannarsi.
L'atto di riflessione si rovescia sul soggetto e sull'io, non
appena si ritorni indietro dal fatto o dall'evidenza generale della
totale oscurit apparente. L'io c' e deve esistere, perch viene
indicato da questo atto di riflessione: esso dunque non pu valere
che come io pensante, in quanto l'attivit del pensiero gli viene
attribuita da quest'atto di riflessione.Cogito ergo sum . Attorno
al centro del pensiero in azione vengono dunque raccolte tutte
quelle altre facolt che in generale ne fanno da contenuto ed a
determinazione: capire, concepire, affermare, negare, volere non
volere, immaginare, sentire ...
20.
- L'io viene ricostruito pezzo a pezzo, parte a parte, in tutte
le sue parti sino a riconquistare la propria assoluta integrit di
essere pensante, volente e senziente. Tutto dell'io viene fatto
fuoriuscire dal dubbio e dalla possibile negazione. Esso dunque,
nella sua interezza, oramaivale come fondamento assolutamente e
necessariamente certo di ogni altra espansione od esplicitazione di
relazione estrinseca (sia sul piano conoscitivo, sia su quello
operativo). L'io del pensiero appunto lares cogitans dunque ci che
viene indicato prioritariamente da quell'atto di riflessione che
fuoriesce regredendo dal dubbio metodico ed iperbolico - e ritorna
al principio: non oggetto d'evidenza, n oggetto di conoscenza od
operazione.spirito ed anima in senso classico, in quanto un'identit
non corporea che preesiste, e che all'origine di tutte le sue
attivit ulteriori, che vengono perci considerate come connaturate
alla propria sostanza? Oppure - in quanto pensiero pensante
costanza d'azione, che si implica necessariamente come sostanza?
Cartesio sembra propendere per questa seconda possibilit,
reificando quella costanza d'azione, che far dell'io un soggetto
ipotetico-deduttivo, necessario perch funzionale (cfr. io-penso
kantiano).
21. 4. La funzione ed il valore di Dio.
- Se l'uomo allora diventa il prototipo della mentalit
scientifica, esso - per poter essere giustificato in questa
trasformazione moderna - ha bisogno di una rivoluzione nello stesso
concetto e nella prassi del proprio rapporto con Dio. L'apertura,
l'espansione e l'esplicitazione della totalit e generalit delle
relazioni estrinseche mondiali ha bisogno di un fondamento stabile
e certo, che assicuri la nuova funzione dell'uomo ed il suo valore
nell'opera di trasformazione del mondo stesso. Per questo Cartesio
cerca prima di stabilizzare il rapporto fra idea (interna al
pensiero) e realt (interna al pensiero stesso oinnata , esterna al
pensiero ed indipendente oavventizia , inventata perch risultato di
una composizione ofattizia ). In questo modo Cartesio comincia ad
allargare un quadro ontologico e metafisico e ad inserirvi delle
cause: interne e prioritarie, esterne e posteriori, oppure composte
e combinate insieme.
22. Sostanza attiva dell'io pensante Idee innate Idee fattizie
Idee avventizie cause interne cause esterne cause interne-esterne
23.
- La distinzione fra le idee operata da Cartesio sembra
animatadall'intentodi porre un limite ed una direzione privilegiata
alla cosiddetta libert della potenza immaginativa. Questa era
infatti insieme alla fusione con la sua infinita potenza creativa
il fondamento di quel principio creativo e doppiamente dialettico
(nella speculazione filosofica e teologico-politica), che aveva
portato sul rogo la persona ed il pensiero del domenicano di Nola,
Giordano Bruno. Ammaestrato dalla fine di Bruno e dalla censura di
Galilei, Cartesio edifica un mondo centrato sulla negazione
prioritaria dell'infinito creativo e dialettico. In lui l'aspetto
centrale e proiettivo dell'immaginazione diviene funzionale alla
presupposizione, insieme, della validit dellares cogitansda un
lato, e dell'assolutezza di Dio dall'altro. Nello stesso tempo
questa stessa funzione proiettiva gli consente la fusione
dialettica con l'aspetto inclusivo (dell'apparente realt esterna),
fusione che gli permette infine di esibire un terzo aspetto,
integrativo e di composizione. Cos se da un lato il primo risultato
di questa schematizzazione l'affermazione dellares cogitanse di
Dio, dall'altro eguale risultato l'affermazione delleres
extensa(con le sue caratterizzazioni quantitativo-oggettive), come
apparente realt esterna .
24.
- Lares cogitanscartesiana diventa quindi il fattore di
stabilizzazione di un'esperienza soggettiva che integra la realt
esterna, per poterla trasformare, operando in essa le proprie
finalit e realizzando in tal modo i propri interessi e desideri di
potenza e di controllo. Un fattore di stabilizzazione che per ha
bisogno di essere a sua volta assolutamente stabilizzato,
richiedendo di essere necessariamente vincolato ad una parete
d'angolo superiore fortissima ed incrollabile: Dio. Il Dio
cartesiano diventa allora il puntello inalienabile, il cemento nel
quale fissare l'anello ipotetico-deduttivo della soggettivit
scientifica. Colui che giustifica l'immodificabilit e la fruibilit
di quello spazio della verit e dell'utilit, che occupato dall'umano
desiderio di vedere corrispondenza fra i sogni della propria
immaginazione e la realt delle proprie trasformazioni.
25.
- Cos mentre lares cogitansdiviene l'elemento richiesto e
necessario della rifondazione dell'opera conoscitiva e
trasformativa umana, Dio diventa l'elemento assolutamente
super-necessario allo stesso compito ed intento. Un Dio che
diventer, nella concezione meccanicistica cartesiana, la divinit
che presiede alla creazione ed alla conservazione in vita degli
enti, considerati come automi e macchine. Come immediato il ritorno
al principio costituito dalla auto-indicazione dellares cogitans ,
che toglie ogni negazione alla determinazione del giudizio
l'apparenza della realt esterna cos come ci viene offerta dai sensi
e dalla strutturazione geometrico-matematica dei fenomeni cos,
mediato da questa ricostituzione del soggetto e del suo rapporto
con la realt, Dio viene imposto come origine prima, interna ma
superiore, del pensiero della perfezione assoluta.
26.
- Dio diventa in tal modo realt originaria: soggetto completo e
compiuto nel suo atto creativo di potenza infinita, nel suo
giudizio determinante e finale. Dio tutto pu, sa e vuole. Tutto
dispone nelle sue condizioni di realizzazione, che conserva in atto
con un moto di creazione e sostentamento continui. Vuole e fa
essere, anche l'uomo, che ne dunque dipendente (con tutte le sue
manchevolezze ed imperfezioni).quindi l'uomo ad essere interno
all'idea di Dio ed alla sua volont, non viceversa. Questa
determinazione fa s che la sua essenza di essere perfetto implichi
la propria stessa posizione od esistenza. Ma la posizione
volontaria dell'uomo lascia allo stesso l'arbitrio e la libert di
scegliere se aderire al piano della divina Provvidenza, oppure no.
L'intelletto sempre nella ragione quando applica le regole del
metodo e Dio stesso ne garante ma la volont pu estendersi
maggiormente rispetto ad esso ed alla sua limitatezza, ponendo ci
che non n chiaro, n distinto. Di qui la possibilit
dell'errore.
27.
- L'idea e la volont dell'assoluto diventano dunque nel sistema
conoscitivo e pratico cartesiano una forma di metafisicizzazione
del potere individuale, un modo grazie al quale le singole volont
degli esseri creati potrebbero venire quasi spossessate, per
restare aderenti ai piani creativi e costruttivi
dell'Assoluto.facile allora vedere come da questo presupposto
discenda sia la visione di una materia estesa distaccata dalla
sostanza pensante, sia la visione dei corpi come meccanismi e
possibili automi.
Carlo Sini:Cartesio e l'automa . 28. 5. Il dualismo
cartesiano.
- Sotto l'ombrello e l'orizzonte di un Uno necessario e d'ordine
sia nell'intelletto, che nella volont Cartesio dispone e
gerarchizza l'opposizione fra lares cogitans(con le sue
caratteristiche) e lares extensa(con le sue caratterizzazioni). Se
lares cogitans semplice ed individua, libera, indipendente eda
priori , determinante nelle facolt dell'intelletto e della volont,
lares extensavale come possibile pluralit estesa, senza alcuna
potenza propria e perci determinata da altro. Nel caso dell'uomo,
che unisce l'anima intellettuale al corpo, il nesso frares
cogitanseres extensa permesso dalla ghiandola pineale (nel
cervello), che garantisce gli scambi di informazione e di scelta e
determinazione fra le due parti attive e passive dell'essere umano.
Diverse sono invece le considerazioni che Cartesio rivolge al mondo
animale ed apparentemente inanimato ed organico.
29. 6. Il mondo fisico e la geometria.
- Lo studio dellares extensacartesiana mette tra parentesi la
considerazione e l'analisi di tutte quelle caratteristiche (colore,
sapore, odore, suono) che parevano entrare nella relazione di
sensibilit del soggetto e che venivano valutate come determinazioni
superficiali ed inessenziali degli enti della fisica. Questa
disciplina scientifica invece considerava e prendeva in attenta
valutazione solo quelle caratteristiche di tipo quantitativo
(grandezza, figura, movimento, situazione, durata e numero) che
parevano costituire l'essenza intrinseca dell'esistenza degli enti
creati. In questo modo la fisica cartesiana riusc ad eliminare ogni
considerazione antropocentrica, animistica, magico-astrologica e
soprattutto finalistica dalla corretta ed adeguata pianificazione
delle proprie ricerche, scoperte e dimostrazioni. Il mondo
dell'estensione diventava il mondo delle parti, che potevano essere
messe insieme o distolte, per provare a ricostituire l'integrit
completa e perfetta dei corpi (meccanicismo).
30.
- Sotto l'ombrello e l'orizzonte delle proprie considerazioni e
riflessioni metafisiche Cartesio cerc di costituire un sistema
fisico metodologicamente perfetto, pur senza addentrarsi nei
meandri delle spiegazioni analitiche pi particolari e precise. Per
questo elabor una fisica deduttiva e determinista, che per
principio aveva tolto ogni movimento e potenza d'autonomia alla
materia (alla sua volont, o desiderio, o immaginazione e
sensibilit). Anzi: essa doveva togliere dal centro e dalla
profondit della materia stessa ogni pensiero e considerazione di
sensibilit ed immaginazione, ogni valutazione su eventuali desideri
e volont della medesima, per concentrare su di essa il pieno,
neutralizzato e neutrale, delle caratterizzazioni geometriche e
matematiche. Per questa ragione tutta la Natura estesa rimane
soggetta alla legge della necessaria relazione causale: se la rete
e la struttura del suo interno pu essere ricostruita grazie alle
relazioni di necessit quantitative, la connessione del suo
apparente esterno, dei suoi fenomeni, poteva essere data unicamente
dall'applicazione di quella legge.
31.
- In questo contesto l'esperimento diviene sempre pi un
esperimento ideale: un modo ed un mezzo matematizzato e
geometrizzato grazie al quale tutto ci che pu essere ricostruito
per via logico-deduttiva trova poi necessariamente riscontro
nell'organizzazione fattuale dei fenomeni dell'universo (apriorismo
cartesiano). Per questa ragione la geometria diventa il nucleo
interno, intelligente e vitale, dell'intera costruzione
fisica.
32. Cartesio fonda lageometria analitica ,facendo corrispondere
alla schematizzazione geometrica dei fatti fisici una traduzione in
senso numerico ed algebrico. Per poter fare in modo che ogni
problema reale e fisico diventasse un problema geometrico e
matematico costruisce uno spazio tridimensionale numerizzato
(spazio cartesiano con coordinate x, y, z), all'interno del quale
ogni punto pu diventare l'espressione momentanea di una espressione
numerico-algebrica, che descrive l'andamento dell'intera serie dei
fenomeni fisici apparenti (es: l'orbita ellittica dei pianeti).
33.
- In questo modo Cartesio rivitalizza l'antica geometria
euclidea, trasferendone la soluzione dei problemi per sul piano
numerico e algebrico. Tale piano pu pretendere per se stesso e
dunque per la stessa trattazione geometrica un'universalit ed una
generalit assolute, una continuit ed un'unit che i diversi
procedimenti dimostrativi della geometria o dell'aritmetica
stentavano ad avere, o non potevano avere affatto. Se dunque era
possibile tradurre disposizioni geometriche euclidee in equazioni
algebriche, era possibile fare anche il contrario: con l'eventualit
che particolari espressioni numerico-algebriche non trovassero
spazio di applicazione nelle tre dimensioni euclidee, ma invece
contribuissero a creare altri tipologie di spazio, come avverr nel
primo '800 (cfr. le geometrie non-euclidee).
34.
- Dato lo spazio come estensione ed un corpo ridotto per
semplicit ad un punto possibile individuare la traiettoria di quel
corpo in un sistema di assi cartesiani lungo tutti i punti da esso
percorsi nel tempo, in questo modo traducendo dal punto di vista
algebrico la legge del suo movimento nello spazio e nel tempo (es.
le orbite planetarie ellittiche).
Equazione cartesiana dell'ellisse. 35.
- La materia creata da Dio estesa illimitatamente ed ha in se
stessa una quantit di movimento impresso inizialmente dallo stesso
agente divino. Materia e movimento sono dunque entit che persistono
come costanti nell'universo cartesiano.
36. Se la materia illimitatamente estesa, anche illimitatamente
divisibile. L'estensione, nel proprio ingrandimento o
rimpicciolimento, toglie il vuoto. La continuit dello spazio la sua
indifferenza verso qualsiasi affezione soggettiva. 37. L'impulso
divino iniziale si distribuisce a tutti i corpi dell'universo, che
ne trasferiscono l'energia attraverso gli urti reciproci (forze a
contatto immediato). Vengono bandite tutte le energie e le forze
operanti a distanza (gravitazionali, elettriche, magnetiche).
38.
- Insieme alla conservazione del moto originario (principio di
conservazione del moto) il movimento persiste in modo uniforme e
rettilineo o naturalmente accelerato se non viene ostacolato da una
forza di impatto immediato (principio d'inerzia). I corpi che non
hanno al proprio interno parti che posseggono moti reciproci di
avvicinamento o di allontanamento persistono nella propria durezza
ed omogeneit (corpi solidi), mentre i corpi che vedono aumentare
l'ampiezza di questi movimenti cambiano il proprio stato iniziale
(corpi fluidi, aeriformi o estremamente rarefatti e simili al
vuoto, come l'etere). Senza forze intermedie coesive le particelle
dei corpi compiono nell'universo intero un movimento generale di
tipo curvilineo, indotto dalla serie degli urti e delle collisioni.
Queste piegature danno origine a dei vortici, i quali a propria
volta danno forma ai corpi celesti: moti vorticosi grandi e piccoli
riempiono cos l'intero universo.
39.
- Se l'universo materiale ed inanimato doveva sottostare alle
leggi della materia estesa e del movimento cartesiano, il mondo
della vita (piante, animali ed uomini) non poteva non essere
considerato che come un insieme di organismi, costituiti da parti
in movimento reciproco (macchine od automi). Lo stesso corpo umano
era una macchina, uno strumento del quale si serviva lares
cogitansper le proprie finalit spirituali .
La teoria dei vortici cartesiana. 40. 7. La filosofia
pratica.
- Mentre viene impegnato dalla rifondazione della struttura
conoscitiva ed operativa umana, Cartesio elabora una morale
provvisoria, in attesa di poterne approfondire le massime di
comportamento. Esse sono:
41. (1) La prima era di obbedire alle leggi e ai costumi del mio
paese, serbando fede alla religione nella quale Dio mi ha fatto la
grazia di essere educato sin dall'infanzia, e regolandomi nel resto
secondo le opinioni pi moderate, lontane da ogni eccesso, e
comunemente seguite dalle persone pi assennate, con le quali dovevo
vivere. 42. (2) La seconda massima era di essere fermo e risoluto,
per quanto potevo, nelle mie azioni, e di seguire anche le opinioni
pi dubbie, una volta che avessi deciso di accettarle, con la stessa
costanza come se fossero le pi sicure: .... 43.
- (3) La mia terza massima fu di vincere sempre piuttosto me
stesso che la fortuna, e di voler piuttosto modificare i miei
desideri che l'ordine delle cose del mondo; e in generale di
assuefarmi a credere che nulla all'infuori dei nostri pensieri
interamente in nostro potere, in modo che, quando abbiam fatto del
nostro meglio riguardo alle cose che sono fuori di noi, se qualcosa
non ci riesce, vuol dire che essa non dipende assolutamente da
noi.
44. Nella sua ultima opera Le passioni dell'anima(1649 d.C.) -
Cartesio riprende il primato dell'idea e della volont, per
congiungere ad esse oltre al vero l'utile ed il vantaggioso, quali
criteri per l'azione umana. Essa pu essere per condizionata,
limitata o addirittura capovolta dal predominio delle passioni,
affezioni dell'animo umano, che nascono come effetti delle forze
automatiche (spiriti vitali) che risiedono nel corpo e lo
conservano, lo fanno vegetare e vivere (dunque conservare e
migliorare). Le passioni principali delle quali il corpo si serve
come guida per l'anima in quest'opera di conservazione e
miglioramento sono la gioia e la tristezza. La servit delle
passioni deve per essere capovolta dalla libert della ragione e
dalla corretta esperienza (saggezza).