21

Archeologia classica oggi: il “modello catanese” nell’interazione CNR e Università. Opportunità di crescita ed innovazione per le giovani generazioni

  • Upload
    cnr-it

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA

General editor

Daniele Malfitana

RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA

Questa innovativa serie monografica nasce dalla volontà di promuovere sul territorio siciliano nuovi studi e ricerche che, superando la frammentazione che spesso ha contraddistinto lo spirito della ricerca archeologica in Sicilia, guidino verso un approccio globale e multidisciplinare al fenomeno storico ed archeologico di età classica e post-classica. Essa riflette anche il recente revival che sul tema del documento, del paesaggio e della cultura materiale si è avviato in questi ultimi anni. L’aggettivo “post-classico” non è inteso esclusivamente nel suo significato storiografico restrittivo ma serve, invece, per creare una congiunzione tra culture recenti spesso immeritatamente trascurate.L’obiettivo è chiaro: dar vita ad una piattaforma operativa che possa vedere finalmente dialogare, con un linguaggio comune improntato su metodologie di approccio nuove e stimolanti, specialisti di discipline diverse il cui contributo, specie in ricerche di ampio respiro come queste qui presentate, è sicuramente innegabile. L’elemento aggregante è quello delle metodologie di approccio all’argomento in virtù delle quali oggi si può cercare di analizzare e studiare uno specifico tema da angolazioni e punti di vista differenti, da competenze professionali diverse all’interno di un ampio contenitore cronologico che sia in grado di far valutare un territorio o un manufatto non nella specificità di uno o due secoli solamente ma, al contrario, all’interno di una sequenza cronologica di sei, sette o più secoli, l’unica in grado di far emergere dati coerenti con lo sviluppo storico complessivo cui i medesimi dati appartengono.

Daniele Malfitana - Giuseppe CaCCiaGuerra

arCheoloGia ClassiCa in siCilia e nel MediterraneodidattiCa e riCerCa nell’esperienza Mista Cnr e università

Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie

con la collaborazione di annarita di Mauro e Maria luisa sCrofani

testi di G. aMara, p. aMato, s. Barone, B. Basile, a. BranCa, G. CaCCiaGuerra,

a. Cannata, p. Cannia, C. Capelli, l. Carilli, l. Claessens, l. de GiorGi, a. di Mauro, G. fraGalà, C. franCo, i. Giordano, v. Guarnera, v. Gullotta,

l. idà, M. indeliCato, r. lanteri, G. leuCCi, d. Malfitana, a.M. Manenti, n. Masini, G. Monterosso, M. MusCo, M.e. MusuMeCi, C. pantellaro, v. reina,

C. rizza, C. santaGati, G. sCardozzi, a. sCienza, M.l. sCrofani, e. shehi, v. sMiriGlio

Catania

2014

© Tutti i diritti riservati. è vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico dei progetti e degli Autori.

Ricerche di archeologia classica e post-classica, vol. II

arCheoloGia ClassiCa in siCilia e nel Mediterraneo. didattiCa e riCerCa nell’esperienza Mista Cnr e università.Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie

446 pp., ill. 17 x 24 cm.ISBN(13): 978-88-89375-12-9

I. Malfitana, Daniele <1967>II. Cacciaguerra, Giuseppe <1977>

Progettazione grafica ed impaginazione: Maria Luisa ScrofaniCoordinamento grafico e rielaborazione immagini dei contributi: Giovanni Fragalà, Maria Luisa ScrofaniCopertina: Giovanni Fragalà, Samuele BaroneCoordinamento editoriale: Daniele Malfitana, Giuseppe CacciaguerraCuratela redazionale: Annarita Di Mauro, Maria Luisa Scrofani

INDICE

Introduzionedaniele Malfitana, Archeologia classica oggi: il “modello catanese” nell’interazione CNR e Università. Opportunità di crescita ed innovazio-ne per le giovani generazioni

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il quadro delle ricerche e delle attività in laboratorio e sul campo. Strategie per la crescita delle nuo-ve generazioni

BeatriCe Basile, anGela Maria Manenti, Giuseppina Monterosso, Le collaborazioni tra l’IBAM e il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa

rosa lanteri, Le collaborazioni tra l’IBAM e l’Unità Operativa Beni Ar-cheologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa

Cultura materiale e società: processi di conoscenza, analisi ed intepretazioneRicerche di archeologia della produzione e del consumo: il quartiere artigianale di Siracusadaniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il progetto di ricerca sul quartiere artigianale di Santa Lucia

paolo aMato, alBerto BranCa, Gli scarti di fornace e gli strumenti per la produzione ceramica

valeria reina, Cristina rizza, La ceramica tipo “San Giuliano”

Claudia pantellaro, Le ceramiche fini da mensa a vernice nera e rossa. Introduzione

valerio Gullotta, Le ceramiche a vernice nera con impasto grigio tipo “Campana C”

lorenza Carilli, La ceramica fine a vernice nera: le “pinecone moldmade bowls”

Claudia pantellaro, Le produzioni a vernice nera e rossa: anfore e broc-chette

antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili e altre produzioni fini

valeria Guarnera, La coroplastica

viviana sMiriGlio, Gli unguentari

pag.

11

25

35

37

43

53

63

69

71

73

79

85

91

97

Ricerche di archeologia urbana a Siracusarosa lanteri, daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il progetto di ricerca di via Mauceri

Cristina rizza, La ceramica comune tipo “San Giuliano”

Claudia pantellaro, Le produzioni italiche e le importazioni orientali

antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili

viviana sMiriGlio, Le lucerne

paola Cannia, La sigillata italica: nuovi bolli da Siracusa e dalla Sicilia

Insediamenti, territorio, paesaggi: strumenti, metodologie e tecnichedaniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo. Un progetto di ricerca per lo sviluppo sostenibile

daniele Malfitana, Giovanni leuCCi, Giuseppe CaCCiaGuerra, lara de GiorGi, Giovanni fraGalà, La Guglia d’Agosta: indagini archeo-geo-fisiche per una nuova conoscenza e percezione culturale del monumento

rosa lanteri, italo Giordano, Indagini archeologiche preventive: nuovi dati sulla viabilità antica nel territorio megarese

daniele Malfitana, rosa lanteri, Giuseppe CaCCiaGuerra, Archeolo-gia a Ponte Diddino (Priolo Gargallo, SR). Un progetto multidisciplinare su un sito rurale ellenistico, romano e bizantino. Note per un campo scuola di archeologia classica e post-classica per gli studenti

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: tra metodologie di ricerca e nuove linee inter-pretative

livio idà, MarCo MusCo, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orien-tale: ricerche e nuovi dati

Archeologia sperimentaleattilio sCienza, Quando il DNA incontra la storia: nuovi riscontri sui rapporti genetici di alcuni vitigni dell’Italia meridionale e della Sicilia

Mario indeliCato, Una vigna “romana” archeo-sperimentale alle pendici dell’Etna

pag.

101

111

113

119

125

131

141

161

181

195

205

211

237

239

Le ricerche in Turchia

daniele Malfitana, Maria luisa sCrofani, La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi

liesBeth Claessens, From iconography to cultural identity, based on the mould-made wares from late Roman Sagalassos

Le ricerche in Albaniadaniele Malfitana, eduard shehi, Giovanni leuCCi, Giuseppe CaC-CiaGuerra, niCola Masini, Giuseppe sCardozzi, Giovanni fraGalà, Cettina santaGati, Maria elena MusuMeCi, A Late Roman villa in Dürres (Albania). Digital restitution from an integrated archaeological, remote sensing and geophysical research

Saggidaniele Malfitana, CarMela franCo, Giuseppe CaCCiaGuerra, Giovanni fraGalà, Archeologia della Sicilia romana, tardoantica e medievale: focus e prospettive di ricerca su documenti, cultura materiale e paesaggi

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, CarMela franCo, annarita di Mauro, Giovanni fraGalà, Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell’Italia: dati ed osservazioni da alcuni contesti della Sicilia romana, tardoantica e bizantina. Il contributo del «Roman Sicily Project: Ceramics and Trade»

daniele Malfitana, La “Campana C” in Sicilia: un problema archeolo-gico-archeometrico aperto

CarMela franCo, Claudio Capelli, Sicilian flat-bottomed amphorae (1st-5th century AD). New data on typo-chronology and distribution and from an integrated petrographic and archaeological study

Giulio aMara, Archeologia e statalismo in Rostovtzeff. L’Egitto tolemaico del III sec. a.C.

Maria luisa sCrofani, Abbreviazioni bibliografiche

Organigramma, autori coinvolti nell’edizione del volume e collaboratori

pag.

253

263

269

287

303

333

341

363

377

437

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese”nell’interAzione cnr e Università.

opportUnità di crescitA ed innovAzione per le giovAni generAzioni

dAniele mAlfitAnA

Un ragazzino dialoga col nonno sulla scuola: ai docenti chiede competenza ma ancor di più capacità di motivare. Nei prossimi 15 anni il ricambio dei professori sarà quasi totale. Il Paese ha un piano per riaccendere la passione?Cosa penserebbero dei normali studenti seduti ai banchi se ogni giorno avessero a che fare con una persona che non dimostra un minimo attaccamento a quello che dice? Si chiederebbero senza dubbio perché sono lì. Io penso che in cima alla classifica delle caratteristiche necessarie per diventare un bravo insegnante ci sia la passione, capace di far scaturire quella scintilla che nella maggior parte dei casi, noi ragazzi non cogliamo1.

Quando qualche mese addietro ospitammo a Catania Daniele Manacorda, nell’ambito di una fortunata serie di seminari di divulgazione scientifica intitolati “It’s broken and ugly: Graduate seminar on why it is worth studying archaeolo-gy and past material culture”(Fig. 1), dal suo brillante intervento “Archeologia e società alle soglie del nuovo millennio” emersero alcuni messaggi chiari che l’illu-stre studioso consegnava ad una platea ricca, soprattutto se non esclusivamente di studenti dei nostri corsi di laurea, triennale e magistrale, in Beni Culturali e Archeologia.

In uno dei passaggi chiave del suo intervento, Daniele Manacorda, affermava (Fig. 2): “Non da oggi infatti i cicli superiori della formazione archeologica hanno perso il punto di riferimento per i quali erano stati a suo tempo pensati dal legi-slatore. Il dottorato da tempo non rappresenta più il primo gradino per l’accesso al sistema della ricerca, così come lo aveva immaginato la legge più di trenta anni fa. Le Scuole di specializzazione in archeologia da tempo non rappresentano la via maestra per l’ingresso nell’amministrazione della tutela, per la quale erano state ideate, sin dall’800 ... Da tempo le Scuole sono vissute come luoghi dove, quando si è di buon umore, ci si sente impegnati nell’affinamento, spesso ripetitivo, della propria formazione specialistica e, quando l’umore è più nero, ci si sente parcheg-giati in attesa di un ingresso nel mondo del lavoro che si sposta sempre più in là, come i miraggi nel deserto o come quei brutti sogni, che non sai se tenerti stretti e coltivare nel dormiveglia, perché temi che la realtà al risveglio sia peggiore del sogno. Drammatizzo? Forse. Ma poiché sugli studenti degli ultimi cicli di forma-zione universitaria grava il dilemma se andare ad ingrossare le file dei disoccupati o quelle dei “bamboccioni”, eterni bambini, lasciatemi dire che anche il passato non era roseo come qualche volta lo dipingiamo. I corsi universitari di archeo-logia erano di meno, gli studenti iscritti erano molti di meno, ma pochi, sempre pochi erano i posti pubblici che si aprivano nell’amministrazione statale, strettis-

1 F. lorenzoni, La scintilla dei buoni maestri, Il Sole 24 ore, Domenica 16 febbraio 2014.

12 Daniele Malfitana

simo era l’imbuto per l’accesso a posti qualificati e memorabile fu la battaglia che negli anni ‘50 fece Ranuccio Bianchi Bandinelli perché si allargasse lo sparu-tissimo organico delle nostre - al tempo si diceva - Belle arti... Il mercato del lavo-ro archeologico in questi decenni è stato infinitamente più ampio di quello che si apriva alla nostra generazione... è nata la figura dell’archeologo imprenditore, e sono sorte forme cooperative e societarie di lavoro collettivo, che hanno innovato profondamente il panorama. E ciò non sarebbe accaduto se non ci fosse stata in quegli anni una rivoluzione episte-mologica dell’archeologia in Italia, che ha portato con sé nuove esigenze e nuo-ve professionalità, innanzitutto quella dell’archeologo che sa scavare, e non che guarda gli operai mentre scavano, e che oggi si riconosce e si organizza, per quanto problematicamente, in una cate-goria professionale”.

Potremo continuare a lungo con le saggie e sempre illuminanti indicazioni di Daniele Manacorda. Ma quanto sin qui riportato, in fon-do, serve ora a noi per focalizzare l’attenzione su quella che rappre-senta, dunque, la principale emer-genza del sistema universitario e della ricerca scientifica nazionale da cui è in buona parte maturata la composizione di questa raccolta di saggi.

Spesso ci si accorge a lezione, nel dialogo continuo con i nostri studenti o nelle periodiche riunioni programmatiche con tirocinanti e stagisti che frequentano l’IBAM-CNR della mancanza di un dialogo forte e simbiotico tra chi ha il compito di trasmettere un “mestiere” e chi deve, invece, apprenderlo quel mestiere.

Il lungo e faticoso processo di riforma che ha interessato, solo in quest’ulti-mo decennio, il sistema della formazione universitaria da un lato, e della ricerca

Fig. 1. I seminari IBAM-CNR del ciclo “It’s broken and ugly: Graduate seminar on why it is worth studying archaeology and past material culture”.

Fig. 2. Auditorium dell’ex Monastero dei Benedettini. Intervento del prof. Daniele Manacorda.

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 13

dall’altro, ha, purtroppo, provocato un’impressionante deframmentazione di rap-porti e di connessioni tra il sistema di chi fa docenza e chi, invece, si trova nelle condizioni di dover/voler apprendere2. Tale processo ha sicuramente poco giovato alla costruzione di un’equilibrata politica di avvicinamento e, direi pure, di accom-pagnamento del giovane studente universitario nei suoi lunghi anni di formazione (almeno 3 - 5 oggi) e di addestramento producendo - ovviamente con i dovuti di-stinguo se penso a realtà universitarie diverse del Paese - un evidente scollamento di cui si vedono purtroppo i risultati più immediati nel crollo delle iscrizioni nei corsi di laurea in Beni Culturali e Archeologia, solo per citare quelli più di nostro specifico interesse. Una soluzione a tutto ciò deve essere evidentemente trovata.

L’ampliamento dell’offerta didattica e la duplicazione dei corsi prima, la ridu-zione poi, di discipline, laboratori, esercitazioni, etc. nel sistema formativo uni-versitario dei diversi corsi di studio hanno creato, come c’era inevitabilmente da aspettarsi, lunghi e continui disorientamenti tra gli studenti: tra chi aveva potuto, in una assurda fase di exploit, approfittare di un certo tipo di formazione e di offer-ta complessiva sia pur affidata ad un inconcepibile sistema di “crediti formativi” equivalenti a “chilogrammi” di pagine e chi, invece, aveva dovuto fare i conti con corsi e discipline rigidamente canoniche e stagnanti dal punto di vista dei conte-nuti didattici e delle metodologie di trasmissione e comunicazione. Come al solito e come spesso capita nel sistema italiano, la soluzione, direi forse, una possibile soluzione, starebbe nel mezzo.

Appunto: una soluzione andava probabilmente trovata, soprattutto nel metodo e, direi, meglio in una strategia di sistema necessariamente integrato che provasse a legare fortemente la didattica e la ricerca e che consentisse di proporre un’articolata

2 Assai illuminante, in tal senso, il punto di vista offerto in un recente saggio dal titolo “La classe scomposta” dedicato al tema del rapporto docente/discente specie nelle scuole secondarie (ma il di-scorso è applicabile ovviamente anche ai corsi universitari). Ecco alcuni passaggi del capitolo “Il ruolo del docente”, p. 24: “Il docente, nel momento in cui si trova in una classe costituita da ragazzi che pos-siedono questa “finestra su un altro mondo”, il “terzo spazio”, non può ignorare che il proprio ruolo è inevitabilmente modificato: non può più avere il ruolo di coach che allena lo studente a nuove forme di didattica, ma deve diventare mentore che accompagna, che dà punti di riferimento, che istruisce sulle metodologie con cui muoversi nell’immaterialità, insegnando ciò che si può e ciò che non si può fare, le leggi che in questo mondo vigono, con l’obiettivo di rendere gli studenti sempre più consapevoli, autonomi, responsabili e offrire loro gli strumenti adatti ad un uso consapevole delle risorse per rag-giungere i traguardi di competenza”; ed ancora, più avanti (p. 25): “La figura del docente/ricercatore risponde pienamente a quest’ultima esigenza: se vogliamo che i nostri ragazzi imparino a ricercare, a compiere scelte meditate, a rielaborare informazioni, a rispettare il punto di vista degli altri, a dialogare, riflettere, progettare, interagire in modo positivo e autonomo, non possiamo rimanere seduti dietro a una cattedra in attesa che finiscano il proprio lavoro, ma dobbiamo essere con loro, in mezzo a loro; dobbiamo diventare “uno di loro” cercando di guardare anche il già conosciuto come una scoperta sem-pre nuova, con gli occhi di chi sta creando qualcosa di straordinario, con i loro occhi di adolescenti. Da questo entusiasmo i ragazzi apprenderanno e, nell’imitazione del modello, impareranno ad aprirsi alla ricerca e alla scoperta. Se la comunità si trasformerà in questa ottica di “nuova bottega medievale” verrà immediatamente attenuata, se non eliminata, la fonte di stress, si creerà un clima sereno di autentica col-laborazione”. Il volume è consultabile qui: imparadigitale.it/ebook/laclassescomposta.epub. Vd. anche recensione su “Il Sole 24 ore, domenica 27 aprile 2014, p. 10, articolo di D. Bardi, Il docente “alla pari” con i ragazzi. Sul tema dell’innovazione nel campo delle tecnologie didattiche, vd. ad esempio, il contributo di R. Bottino, R. Morese, C. Sbordone, A. Sgamellotti, Scommettere sui giovani valorizzandone il talento, qui consultabile: http://www.urp.cnr.it/divulgazione/articolo.php?id=47&tit=articolo.

14 Daniele Malfitana

serie di azioni ad ampio raggio capaci di offrire, allo studente, strumenti indispensabili con i quali costruirsi da sé un piano, un programma, un percorso di studi utile per entrare con un bagaglio di conoscenze specia-listiche, nel mondo del lavoro.

Il titolo che abbiamo dato a questa raccolta non è casuale: si parla di un’esperienza mista, CNR e Università3, di un model-lo che ho volutamente definito

“catanese” perché è nella realtà del nostro contesto, del conte-sto “archeologico” di Palazzo Ingrassia all’interno del campus dell’ex Monastero dei Benedet-tini che esso prende consistenza e forma (Figg. 3-4). E questa, è sicuramente la miscela più en-tusiasmante che ha dato vita ed anima ora la matrice di questa raccolta permettendone la sua stessa costituzione, realizzazio-ne e divulgazione.

L’esperienza personale della direzione dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR, l’unico Istituto del CNR specializzato in temi multidisciplinari applicati al patrimonio culturale, in Italia meridionale e Si-cilia con sedi a Catania, Lecce e Potenza, ha sicuramente determinato un punto di intersezione formidabile, specie quando queste esperienze e l’interesse a coin-volgere sono andate a fondersi e mescolarsi con l’insegnamento di una disciplina archeologica nel corso di laurea magistrale in Archeologia dell’Ateneo di Catania.

Un’offerta didattica e di ricerca ben calibrata: gestita e programmata da un Isti-tuto che fa ricerca, di base ed applicata, secondo approcci multidisciplinari e che mette insieme figure diverse (archeologi, architetti, geologi, fisici, chimici) e che ha, soprattutto, l’interesse a mettere a disposizione i propri sforzi, le proprie ri-cerche e che vuole, ancora, cooptare giovani forze per sviluppare nuove e fresche competenze. Un modo intelligente, credo, di poter addestrare e crescere nei nostri

3 Ricordiamo il sistema francese delle unità di ricerca miste, CNRS e Università, che, nonostante le critiche, sembra veramente ben funzionare.

Fig. 3. La sede dell’IBAM-CNR di Catania all’interno di Palazzo Ingrassia.

Fig. 4. Giovani studenti impegnati in attività didattiche dell’IBAM-CNR.

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 15

laboratori le giovani forze che potranno - almeno ci si augura - diventare stabil-mente operativi ed essere così immesse nelle nostre strutture. Ma una strategia di coinvolgimento andava, dunque, studiata.

L’impegno che ci vede coinvolti, come Istituto CNR, in una molteplice serie di attività nel più ampio contesto mediterraneo, dalla Turchia all’Albania fino ad arrivare alla nostra Sicilia ha permesso, in questi anni, di promuovere, sostenere, e sviluppare una serie di progetti di ricerca, tutti finanziati, che grazie al coinvolgi-mento di molti studenti è stato possibile avviare e rendere, al contempo, sostenibili negli anni.

Il volume è - lo dico subito - una fatica degli stessi autori e collaboratori coinvol-ti. Esso presenta, infatti, saggi e contributi formulati in gran parte da giovani lau-reati, in qualche caso, anche laureandi, ciascuno all’interno di uno specifico ruolo assegnato all’interno di uno dei tanti filoni di indagine aperti.

La sfida più importante è quella che vede da qualche anno un ampio nucleo di giovani ricercatori impegnato nello studio di uno dei più straordinari contesti produttivi della Sicilia ellenistica e romana: i materiali dal quartiere artigianale di Siracusa, depositati da oltre quaranta anni nei magazzini del museo; essi sono sta-ti re-individuati e sono divenuti, nel corso di quest’ultimo quinquennio, palestra formidabile di esercitazione e di apprendimento per le nuove leve e loro relativa specializzazione.

Ed è nei depositi del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa che, in piena sintonia con i colleghi archeologi del Museo (Beatrice Basile, Angela Maria Manenti e Giuseppina Monterosso, cui va un caloroso ringraziamento) che i nostri studenti sono stati avviati allo studio, archeologico ed archeometrico, di molte produzioni artigianali: dalla ceramica acroma, alla ceramica fine da mensa, al vasellame da mensa e da dispensa, alle lucerne, alla coroplastica. Una squadra affiatata di giovani ricercatori sapientemente coordinata da Giuseppe Cacciaguerra.

Gran parte del volume è così occupata dalle ricerche sui contesti siracusani. Non solo da quelle sul quartiere artigianale di Santa Lucia, ma anche dalle ricerche di archeologia urbana condotte dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa e dirette da Rosa Lanteri. Indagini che hanno permesso l’isolamento di importanti classi di materiali su cui si è concentrato l’interesse di alcune nostre forze e di cui si comincia in questa sede a presentare sia una preliminare relazione dello scavo che un’anticipazione dei primi risultati sui materiali oggetto di studio.

Da questi primi lavori emergono già alcune precise priorità: quella di lavorare per grandi contesti e, poi, per classi omogenee di materiali. Il mio riferimento va, ad es., ad una importante produzione siciliana finora ignota o trattata sempre in maniera parcellizzata e superficiale, ossia la ceramica cosiddetta di S. Giuliano4. Essa offre, per le novità crono-tipologiche che lo studio analitico sta man mano offrendo, un punto di osservazione privilegiato e significativo della Sicilia produt-trice tra ellenismo e romanizzazione.

Non meno significativo appare, come ho avuto modo di registrare altrove5, il contributo offerto dalla produzioni a vernice nera e rossa restituite dai contesti

4 Vd. infra, i contributi di C. Rizza e V. Reina.5 mAlfitAnA 2006a.

16 Daniele Malfitana

siracusani. Una campagna archeometrica sarà definita a breve ma ci sono già tutti gli elementi (morfologici e tipologici) per affermare che ci troviamo di fronte ad esemplari di transizione6; esemplari cioè che si pongono nella delicata fase di pas-saggio dal nero al rosso, quando innovazioni tecnologiche e innovazioni produtti-ve segnano l’adozione di repertori importati dall’Oriente7.

L’interazione con il Museo di Siracusa sta consentendo poi di intensificare le ricerche anche su altre classi anche da altri contesti (Fig. 5). La rivisitazione del materiale italico bollato, già avviata qualche anno fa da chi scrive8, è ora oggetto di analisi dettagliata con revisione analitica di ciascun manufatto e, soprattutto, con la realizzazione di una nuova documentazione grafica e fotografica. Un aggiorna-mento consistente al lavoro mio del 2004 ed un nuovo contributo per una successi-va edizione del Corpus Vasorum Arretinorum di Philip Kenrick.

Una terza sezione del volume comprende le ricerche “sul territorio e per il terri-torio”: qui confluiscono le indagini, ormai più che quinquennali nell’area di Priolo Gargallo dove un’équipe IBAM con studenti dell’Ateneo catanese9 lavora da tempo in attesa dell’avvio di una missione di scavo congiunta con la Soprintendenza di Siracusa nell’area rurale di Ponte Diddino (Fig. 6). Siamo in attesa della firma della convenzione per diventare operativi nei prossimi mesi ed aprire così un campo scuola di addestramento e di sperimentazioni pratiche per le giovani generazioni catanesi. Anche su questo aspetto siamo incalzati da innumerevoli desiderata che giungono direttamente dagli studenti dei corsi; segno evidente della voglia di ren-dersi protagonisti e di apprendere il mestiere, ma, allo stesso tempo, forte denuncia di mancanza di occasioni formative locali che una Università che dialoga con le Soprintendenze dovrebbe offrire evitando allo studente di andare a fare attività di scavo a tremila chilometri di distanza sostenendo per di più costi.

Lungo questa linea si collocano poi le ricerche sull’archeologia della pesca con-dotte in stretta collaborazione con i colleghi dell’Università di Cadice dove il tema è fortemente sviluppato ed anche con risultati straordinari (Fig. 7).

Infine, un nuovo filone appena avviato è quello dell’archeologia sperimenta-le: non possiamo occuparci di problemi di produzioni artigianali, di archeologia della produzione e del consumo e non concentrare poi l’attenzione su alcuni feno-meni specifici, quale quello, ad es., della produzione e della commercializzazione del vino. Un filone decisamente innovativo destinato ad aprire sicuramente nuovi orizzonti e che consentirà di allargare la prima esperienza già avviata ad altre ora in cantiere10 (Fig. 8). Sperimentare per riprodurre ciò che accadeva in passato e ri-flettere sui meccanismi di produzione e sul contributo che le fonti antiche ci danno significa far rivivere in maniera emozionante il passato stesso.

La penultima sezione racchiude contributi confluiti sul tema dell’attività che l’IBAM svolge in Albania ed in Turchia.

6 Vd. infra, il contributi di L. Carilli.7 mAlfitAnA 2005.8 mAlfitAnA 2004a.9 mAlfitAnA - cAcciAgUerrA 2011a; mAlfitAnA - cAcciAgUerrA 2011b.10 Si veda il recente lavoro di tesi di M. Indelicato dal titolo “Archeologia del vino in Italia: un esperi- mento siciliano”, a.a. 2013/2014.

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 17

Nel primo caso a Durazzo, dove, dopo le attività svolte nel 2010 che portarono alla individuazione dei resti di una villa romana sotto la moderna città di Durazzo grazie alle indagini geofisiche11, dal 2012 l’IBAM collabora all’interno di un Accordo di Cooperazione

scientifica internazionale siglato con l’Institut d’Archéologie du Centre de Recherches albanologiques, l’Agence albanaise d’Archéologie préventive, la Direction régionale de la Culture de Durrës, la Mairie de Durrës, l’École française d’Athènes, il Centre de recherche Halma-Ipel UMR 8164 (CNRS, Université Lille 3, MCC), il Centre de recherche HIsoma UMR 5189 (CNRS, Université Lyon 2) finalizzato allo studio della topografia antica della città di Durazzo. Un programma di ricerche assai ambizioso che è stato

11 mAlfitAnA et alii 2013b.

Fig. 5. I tesisti della cattedra di “Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico” impegnati nello studio e nell’analisi dei materiali di Vigna Cassia (Siracusa).

Fig. 6. I volumi editi dall’IBAM-CNR nell’ambito del progetto di ricerca su Priolo Gargallo.

18 Daniele Malfitana

attivato in forte sinergia con partner internazionali ed è visto anche come occasione unica di scambio di metodologie operative e tecniche procedurali. Anche in questo caso, dunque, un locus privilegiato nel quale far confluire l’attività dei giovani studenti dell’Ateneo con l’obiettivo anche di intensificare la

loro mobilità all’interno di un percorso di internazionalizzazione cui l’IBAM ha sempre creduto, specie in quest’ultimo biennio.

Sulla stessa linea, si collocano, infine, le ricerche in Turchia. Il canale di col-legamento che vede chi scrive interagire con i colleghi dell’Università di Leuven in Belgio da oltre un ventennio ha consentito di avviare un percorso virtuoso di stretta collaborazione (Fig. 9). Da oltre sei anni un team IBAM, da me coordinato, partecipa alle attività di ricerca e studio nelle annuali campagne di scavo a Sagalas-sos, impegnato nello studio delle produzioni decorate a rilievo in vista della pub-blicazione di un corpus completo dei manufatti prodotti nella città romana (Fig. 10). Anche in questo caso, obiettivo di chi guida un team è quello di agevolare la for-mazione delle giovani generazioni facilitandone l’addestramento (Fig. 11). Così è accaduto con Sagalassos coinvolgendo nello studio due giovani, una dell’Ateneo di Catania e l’altra dell’Ateneo belga che, da punti di vista comuni, hanno affrontato aspetti differenti delle produzioni oggetto d’esame. Uno studio integrato che mira

Fig. 7. Portopalo (SR). Vasche per la lavorazione del pesce.

Fig. 8. Progetto “Archeologia del vino”. Il neolaureato Mario Indelicato durante le fasi di lavorazione della vigna.

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 19

a decifrare il rapporto for-ma-funzione-repertorio decorativo di una prolifica serie di oinophoroi decora-ti con soggetti diversi che spaziano dal tema religio-so a quello naturalistico.

L’ultima sezione rap-presenta, invece, il conte-nitore senior del volume. Essa comprende una serie di saggi a più mani che af-frontano aspetti vari delle ricerche multidisciplinari sulle quali, non chi scrive ma l’intero gruppo di la-voro, la squadra insomma, lavora da oltre un quin-quennio. Una squadra af-fiatata che ha compreso or-mai da tempo che l’unico modo per affrontare temi di ampio respiro è quello di mettersi insieme e ra-

gionare nello spirito di interazione internazionale con altre realtà e con altri modi di lavorare. è davvero questa la chiave se noi, diventati ormai seniores, vogliamo assicurare un futuro alle giovani generazioni. A quelle giovani generazioni, bril-

Fig. 9. Jeroen Poblome e Daniele Malfitana impegnati nella missione di Sagalassos (Turchia).

Fig. 10. Sagalassos (Turchia). Esemplari di oino-phoroi.

Fig. 11. Sagalassos (Turchia). Giovani studen-ti impegnati nel lavoro di scavo.

20 Daniele Malfitana

lanti, che si vanno formando nella nostra Università e nel nostro Istituto del CNR. Ed è, ad es., già stato promosso a senior, un interessante contributo proposto da un giovane allievo della Scuola Superiore di Catania che da quest’anno ho il piacere di seguire nelle vesti di tutor. è questo - come ho più volte ribadito - oggi il nostro compito e riuscire in ciò spinge ad andare sempre più avanti.

Ho recentemente offerto su “Politica meridionalista”12, una rivista dedicata a sensibilizzare il nostro Meridione d’Italia, il mio punto di vista sul tema dell’in-vestimento in ricerca e, di conseguenza, sull’investimento in cultura che il nostro Governo, il nostro Paese dovrebbe maggiormente evidenziare. Un tema che ben si accorda anche con la natura di questo volume e sul senso che ad esso abbiamo voluto dare, man mano che lo costruivamo, pagina dopo pagina, contributo dopo contributo.

Il patrimonio culturale, materiale ed immateriale, dell’Italia meridionale non può, dicevo, assumere un ruolo determinante e strategico di crescita, se il nostro Governo non si affretta a cogliere le potenzialità di un reale investimento nella ricerca, nella consapevolezza dei risultati di eccellenza che questo porterebbe se solo le centinaia di giovani (e non) ricercatori, attivi nelle Università e nei Centri di Ricerca presenti in Italia meridionale e Sicilia, fossero incentivate e meglio suppor-tate. Che questa possa rivelarsi una strategia vincente sembra sia stato già recepito da alcune regioni (Basilicata, Puglia, Sicilia) che, nell’arco di questo ultimo quin-quennio hanno provato (nell’utilizzare le risorse 2007-2013) a pianificare la propria attività di programmazione strategica in stretta sinergia con Università e Istituti di ricerca che operano nel territorio. Gli accordi di collaborazione scientifica e di ricerca già siglati con i più qualificati Centri di Ricerca (cito soprattutto il Consiglio Nazionale delle Ricerche che è l’ente a cui ho l’onore di appartenere) hanno dato avvio ad attività i cui risultati sono immediatamente spendibili sul territorio, sia in termini di prodotti di conoscenza, che in termini “occupazionali”. Questo perché la ricerca, anche quella sui beni culturali su cui grava ancora qualche pregiudizio, può davvero consentire di cogliere problemi e disegnare linee di intervento sulle quali articolare percorsi di crescita e sviluppo. Tutto ciò, a patto, però, che i diversi attori, non solo quelli che operano nel settore dei beni culturali, si mettano a dia-logare. Cito come esempio più diretto e strettamente collegato al tema del volume che ci vede impegnati in prima persona, quello dell’archeologia. Tutti noi sappia-mo oggi che non è più possibile procrastinare il dialogo tra le diverse archeologie (preistorica, classica, medievale, ma anche industriale, moderna e contemporanea) e le multiformi conoscenze che ruotano attorno ad esse: è solo da questo dialogo che sarà possibile individuare strategie adeguate per restituire un senso ai luo-ghi, trasformando in risorse attive tutte le testimonianze, passate e moderne, che ci stanno intorno.

è superfluo ribadire che il potenziale della ricerca di un Paese - del nostro Paese e del nostro Sud - incide fortemente sulla competitività, sulla produzione di inno-vazione (anche gestionale) e soprattutto sulla capacità di rispondere in maniera adeguata a bisogni ed esigenze non solo dei semplici cittadini, ma della grande comunità globale, e per restare nel tema di questo volume, dei nostri studenti.

12 mAlfitAnA 2014.

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 21

La grande sfida cui ci stiamo tutti preparando, Horizon 2020, ci impone in ma-niera forte il superamento di ogni frammentazione, invitandoci a costruire percorsi per produrre conoscenze integrate e generare benessere economico e sociale. La strada da seguire è, dunque, come deve essere sempre più chiaro, quella della libe-ra circolazione di persone e idee, con una condivisione globale di ciò che ognuno produce, perché possa essere messo a sistema e perché tutti possano sedere attorno ad un tavolo per discutere, programmare ed ottimizzare tempo e risorse. Che è il messaggio che noi quotidianamente lanciamo a giovani che frequentano le nostre strutture.

Oggi si parla tanto di innovazione nel campo dei beni culturali. Ma spesso fac-ciamo confusione perché pensiamo che innovazione significhi sic et simpliciter far uso di tecnologie sofisticatissime, tendenti a sbalordire chi osserva. Si, forse, è an-che questo. Ma l’Italia meridionale e la Sicilia, in particolare, e le Istituzioni che qui operano, hanno oggi bisogno di innovazione culturale, politica e soprattutto me-todologica con possibilità di sperimentazioni continue e con aperture mentali che aiutino a superare diffidenze, concezioni personalistiche e ogni altra limitazione che può nuocere al raggiungimento di obiettivi e traguardi condivisi.

Le grandi realtà archeologiche e monumentali del nostro Sud d’Italia ma, per restare più vicini, della nostra stessa città di Catania, possono e devono diventare luoghi straordinari di sperimentazione, banco di prova per innovare e trasmettere al contesto internazionale che l’Italia tutta è capace di produrre innovazione. Pen-so, anche alle grandi realtà di Pompei ed Ercolano su cui oggi anche il CNR, gui-dato da Luigi Nicolais, sta lavorando alacremente per realizzare, insieme ad altri partner italiani e stranieri, tra cui la Fraunhofer Gesellschaft ed il Packard Humanities Institute, una politica e una strategia unitaria di approccio, conoscenza, salvaguar-dia e divulgazione.

Non c’è, come ho più volte detto in questo intervento, una ricetta particolare. Bisogna in verità capire che tutti possiamo concorrere a dare un’opportunità forte ai nostri territori ed ai nostri studenti perché, nel rispetto di ogni proprietà intel-lettuale, da garantire e mantenere sempre, si possa creare un clima collaborativo e sinergico “speciale” che ci consenta di fondere discipline, metodologie e prassi operative, superando le formule, sempre in voga nell’Italia tutta, della mancanza di risorse.

Perché il problema è soprattutto questo: non la mancanza di risorse, ma la man-canza di una strategia condivisa da tutti gli altri attori che operano sul territorio e che aspirano a contribuire alla sua crescita culturale, superando gli steccati di “proprietà privata” o di ingarbugliata burocrazia. Per agevolare il raggiungimento di questo obiettivo lo Stato ha offerto, recentemente, alcuni strumenti operativi, mettendo attori diversi (Università, Enti di ricerca, Regioni, Pubbliche Ammini-strazioni) nelle condizioni di sviluppare, finalmente in squadra, un linguaggio ope-rativo comune. Penso, ad esempio, all’esperienza entusiasmante del Progetto PON Smart City “Living Lab di cultura e tecnologia” che l’IBAM porta avanti insieme ad Università ed Imprese in due città del Meridione scelte come campione: Catania e Lecce. All’Università, Ente di ricerca o Impresa, di concerto con l’amministrazione pubblica che ha accettato di divenire luogo di sperimentazione, è affidato il compi-

22 Daniele Malfitana

to di studiare e sviluppare, in piena sinergia con gli interlocutori che operano sul territorio (musei, parchi archeologici, comuni, diocesi) una fruizione innovativa, avvincente, tecnologicamente avanzata, del patrimonio culturale. Il messaggio è molto chiaro: premio il tuo progetto di ricerca e sviluppo e, quindi, la tua idea, ti do subito le risorse a condizione però che tu, a conclusione del progetto, consegni, del tutto gratuitamente, i tuoi risultati alla città, alla comunità, all’amministrazione, perché tutti ne possano liberamente fruire, facendo così assumere alla ricerca, al-trimenti destinata a rimanere per addetti, un risvolto socialmente utile. La sinergia tra gli attori, cui più volte ho fatto cenno in questo mio contributo, è sicuramente tenuta insieme da un monito chiaro: la proprietà del patrimonio culturale del no-stro Paese non è di nessuno, nel senso, che tale patrimonio rappresenta l’oggetto sul quale, e nell’interesse del quale, tutti siamo chiamati e direi obbligati ad operare per concorrere ad una sua efficace gestione e fruizione, mettendo a disposizione ciò che ciascuno di noi ha nelle proprie potenzialità, risorse economiche incluse.

Senza dubbio è questo uno strumento importante, nuovo, intrigante, insom-ma, un metodo procedurale sicuramente figlio dell’innovazione metodologica, che purtroppo viaggia talora con velocità diverse, ma che tutti speriamo con i nostri ruoli e le nostre responsabilità di accrescere.

L’esperienza citata è solo un tassello di un più ampio mosaico che, tessera dopo tessera, ci porterà, nel corso del 2014 e del 2015, ad offrire e mettere a disposizione della città, in maniera appunto “open”, le nostre ricerche, i nostri sforzi, le nostre conquiste, i nostri prodotti, con liberalità assoluta e ottemperando, credo, ad un principio importante: lavoriamo con fondi pubblici alimentati e retti dalla colletti-vità che ha il sacrosanto diritto di sapere come vengono spesi i suoi soldi, cosa si fa, che risultati si raggiungono, anche in termini di pubblica utilità e di inclusione sociale. Inclusione sociale significa attrarre e generare cultura, anche nelle giovani generazioni, nei nostri studenti, perché siano consapevoli di ciò che hanno sotto i loro occhi e ne diventino protagonisti nella fruizione.

L’Europa con Horizon 2020 (78 miliardi di euro) vuol metterci nelle condizioni di operare: sta a noi che lavoriamo “nei territori e per i territori”, nelle Università e negli Istituti di ricerca, far sì che la “smart specialization strategy” tanto invocata, oggi strumento operativo e programmatico forte, diventi prassi consolidata e per-corso privilegiato di crescita.

Un’altra grande sfida attende noi e il team dei giovani coinvolti nel volume nei prossimi mesi: un progetto di conoscenza completa del patrimonio archeologico, storico, monumentale, turistico e culturale della città di Catania realizzato median-te il coinvolgimento e l’attività di numerosi giovani e che sarà presentato alla co-munità, scientifica e di ricerca, e alla città nel corso dell’anno 2014.

Con la realizzazione di questo volume, secondo della collana “Ricerche di ar-cheologia classica e post-classica” e primo di una serie dedicata agli studenti e, direi, realizzata dagli studenti stessi e destinata a crescere negli anni, pensiamo di aver ottemperato ad alcuni nostri doveri.

Pensiamo soprattutto di aver contribuito a mobilitare le energie nuove e le fre-sche idee dei giovani archeologi che frequentano le nostre strutture facilitando il

ArcheologiA clAssicA oggi: il “modello cAtAnese” nell’interAzione cnr e Università 23

loro percorso formativo e facendo sì che il contesto culturale complessivo - del Pae-se, della Regione e della realtà locale - possa giovarsi in un futuro oramai prossimo delle loro competenze e del loro desiderio di crescita.

Pensiamo anche di aver fornito loro strumenti, idee e soprattutto spazio, non “virtuale” né solo materiale per aver accolto i loro contributi, ma anche di espres-sione e di confronto perché essi comprendano che l’idea di chi occupa oggi ruoli di guida e di coordinamento di grandi strutture di ricerca e di formazione non sia quella di “tirare semplicemente a campare” ma, al contrario, di sperimentare e fornire percorsi intelligenti di sviluppo e di innovazione per una crescita positiva ed intelligente. Insomma, un metodo di lavoro che provi, soprattutto, a superare le diffidenze tra docente e discente.

In tutto ciò si inquadra il ruolo e la missione di un Istituto di ricerca quale l’IBAM, che opera a diretto contatto con processi di conoscenza, gestione, valorizzazione e comunicazione dei beni culturali. Un rafforzamento ed una più forte sinergia con il sistema universitario col quale conviviamo, perché l’Istituto e l’Università insieme siano visti come catalizzatori di idee, elaboratori di strategie operative, costruttori di modelli di analisi, diffusori di risultati scientifici, affinché il ruolo delle giovani forze che da noi si formano possa alimentare e sostenere ricadute sociali e pubbli-che delle loro indagini, delle scoperte da loro effettuate e dei risultati conseguiti.

La straordinaria attività svolta da tutti i contributori al volume riesce a trasmet-tere la modernità e l’innovatività dei metodi di lavoro e delle discipline sulle quali noi concentriamo quotidianamente sforzi, risorse ed energie.

Perché tutto questo accada e perché prodotti come questo abbiano successo e trasmettano il giusto messaggio, è necessario che il modello sperimentato (intera-zione tra CNR e Università) sia sempre più forte e prolungato nel tempo e veda tutti dialogare insieme per il raggiungimento di obiettivi condivisi.

Prima di chiudere: un ringraziamento particolare va a Giuseppe Cacciaguerra per affiancarmi con serietà e competenza nella comune conduzione delle molteplici iniziative, doppie direi, tra quelle CNR e quelle Universitarie. A lui, non solo io ma tutti gli autori del volume devono essere grati, per il coordinamento nell’edizione di questo lavoro ma soprattutto per l’attenzione messa nella necessaria revisione dei contributi proposti.

Un ringraziamento va anche ad Annarita Di Mauro e Maria Luisa Scrofani che si sono fatte carico della curatela redazionale e del raccordo con gli autori, supportando Giuseppe Cacciaguerra nella diverse fasi di revisione dei testi.

A tutti i giovani coinvolti nella pubblicazione dei loro contributi va un particolare plauso e sostegno perché possano concretizzare le loro aspirazioni ed i loro futuri desideri per un impegno ed una crescita professionale.

Ad maiora!