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ffi COMUNE DI GUARDIAGRELE SnNrn MARrA MAGGIoRE A GUnRDIAGITELE La vicenda meclievale a cura di Pio Francesco Pistilli Comune di Guardiagrele 2005

Capitolo VII. Arte e storia nelle testimonianze epigrafiche di Guardiagrele, in Santa Maria Maggiore a Guardiagrele. La vicenda medievale, a cura di P. Pistilli, Città di Castello

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ffiCOMUNE DI

GUARDIAGRELE

SnNrn MARrA MAGGIoRE A GUnRDIAGITELELa vicenda meclievale

a cura diPio Francesco Pistilli

Comune di Guardiagrele2005

Prornotore dell'iniziatiua editorialeAssessorato alla CulturaCOMUNE DI GUARDIAGRELE

A cura diPio Francesco Pistilli

FotografieSergio Pasqual: foto di copertina; capitolo | 2, 6, 7,8, 9, L2, 15, 16,18, 22; capitolo II 1, 2, 3, 4, 5, 6, B, 9, 10, 15, L6, L7, L8, L9, 2L,24; capitoloY 1,7,9, 1O; capitolo Yl L,2,5,9, 10, L3, L4, 15, L6,17, 19,19, 21, 22, 26, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36;capitolo Yl 1,

2, 6, L4, L5, L6, L7, 19, 2O; capitolo IX 1, 2, 3; tavole I, II, III, IYV VI, VII, VIII, IX, X, )([I, )([IIGino Di Paolo: capitolo III 19, 21, 25, 26, 30, 31, 39, 40, 41, 42;capitolo IY 1O; capitolo Y 11, 13, 16; capitolo MI 8; capitolo VIII9, 10, L1; tavola)(J..

Crediti fotograficiGuardiagrele, Archivio del Comune: capitolo I 1, 1O, 20; capitolory 2,3,5,6,7,8,9, 11, 13, 14,15, L6, 19,21,23,24,25L'Aquila, Archivio Fotografico della Soprintendenza P.S.A.E. perl'.Lbruzzo: capitolo III 1, 7; capitolo N 1, 18, 2O; capitolo Yl 3, L2,27, 28; capitolo ',WI7; capitolo VIII 1, 2, 3, 4, 5, 6,7, B; capitolo D(4,5,7,8,9, 10Colonia, Rheinisches Bildarchiv: capitolo III 32, 33,34, 35, 37, 38Firenze, Museo degli Uffizi: capitolo V 6Pescara, Archivio Carsa: capitolo | 14Guardiagrele, Archivio Raffaele Auriti: capitolo I 17Guardiagrele, Archivio Delia Caramanico: capitolo I 11, 13

Le immagini non indicate sono state fornite dagli autori.

StampaPetruzzi, Città di CastelloGennaio 2005

Progetto grafico e impaginazioneZip Advertising, Pescara

Stampato con il sostanziale contributo diCopyright 2005 Zip AdvrsBN 88-90161.3-0-2COIIIETA/f,,Yh: 2b"

Sonnnnnruo

Norn TNTRoDLITnvA

Cepnoro I pagpna L5

L'r,spRNSIoNE URBANA DI GUARDIAGRELE NEL TARDo MrploevoGiuliano Romalli

Cepnoro II pa;gina 35

L'eorRcto DI cuLTo: DA pARRoccHIALE A CHIESA DI cnrÀPio Francesco Ptstilli

Cepnoro III pagpna 5lIl ponreLE DELL'lNconoNAztoNE DELLA VrncweAntonio Cadei

Cepnoro [V pryrna g3

PCR UN,ICONOGRAFIA DELLE MENSOLE DEL CAMPANILEValerio Da Gai

Cepnoro V pagina 99

LE prrnrRE MURALTLorenzo Lorenzi

cepnoro M pryina 1'L5

Il prnotno ARREDo PLASTIcoArianna Roccoli, Giorgia Pellini, Valeria Fumagalli

CePnoro YII Pagna'l'4lAnm E sroRrA NELLE rEsnMoNIANzE EptcRAFIcHE (sEcoLI XIV-)O/)Stefano Nccioni

Cepnoro VIII pagsna t7'1.

Il rr,sono MEDTEVALEGorgia Corso

Cepnoro D( pagina 193

DNIM RISTR.ITruRAZIONE DEL 1706 AI RESTAURICONTEMPORANEISimone Ciglia

BBLTOCRAFIA GENERALE pagna t93

INOICT DEI NOMI pa$na 2OO

INOICT DEI LUOGHI E DELLE OPERE pagrna 2O2

TAVOIS A COLORI pagrna 2O7

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1.47

Cepnoro MI

AnrE E sToRIA NELLA TESTIMONTANZE EprcRAFrcHE (SrCOlr XIV-XV)Stefano Nccioni

Tra Ia fine del Trecento e il principio del secolo seguente , Guardiagrele visse un periodo storico cru-ciale che segnò il passaggio dalla signoria comitale al Comune. La memoria di questo tempo è benrappresentaa da alcune iscrizioni che, sopra'wissute alle ingiurie del tempo e aeg[ uomini, affioranonegli spazi più significativi dell'abitato e nelle trame delle sue deco raziòni. Esisie infani un legameindissolubile tra la scrittura epigrafica e la città che caratteizzò, durante il Medioevo, la celebrazionedegli eventi più impofiantr. Ciò fu reso possibile per il rinnovamento urbanistico e per la conseguen-te riscoperta della funzione civile e politica dello spazio apefio cittadino. Le classi dirigenti, sigÀori orappresentanti del "popolo", erano consapevoli del linguaggio simbolico della scrittura monumentalee 1o usarono su porte, atcti, statue, palazzi e chiese, per eiprimere contenuti politici, giuridici, eco-nomici o, più esplicitamente, per celebrare il proprio poterel. In area appenninica, questo fenomenoasslrnse pafiicolat'r caratteristiche per il consolidamento della piccola prop.i.a terriera, orgarizzata inun solido regime feudale. La cospicua presenza di epigrafi disposte su "edifici rustici" e sulle costru-ziont delle famiglie emergenti rivela una varietà grafica distintiva rispetto alle contemporanee testimo-nianze cittadine'. In Abruzzo tale fenomeno assunse caratren di ulteriore specificità per Ia migrazionedi maestranze lombarde che, già alla ftne del )ov secolo, percorsero la dorsal" upp".rninica finoall'Italia meridionale, contribuendo al rinnovamento architettonico e grafico delle città3.Il fatto che tali testimonianze appartenevano in gran parte a monumenti artistici o architettonici impo-ne una riflessione anche sulla loro funzione estetica. Le princip ali carateristiche di un,epig rafe, ,,dura-bilità" e "pubblicità"a, sono infani garantite anche dagliaspettiformali che mai devono essere distintida quelli funzionali'. Per tale motivo le iscrizioni non possono essere considerate in modo avulso dalcontesto al quale sono organicamente legate e con il quale formano un "monumento complesso,,6.Anche a Guardiagrele esiste un rapporto inscindibile che unisce le iscrizioni alla città"., i, parti-colare, alla collegiata di S. Maria Maggiore, alla sua trasformazione per volere degli orsini, à ailanascita dell'Uniuersitas. Esse dunque si possono interpretare seguendo un ideale p"r.orro storicoe artistico che scandisce gli eventi più significativi per la comunità. Infin e, da un punto di vistametodologico le epigrafi guardiesi sono un fertile terreno di indagine, perché impòngono ancheun esame di tipo archeologico, in particolare per alcuni manufatti ihe .i ,o.ro giunti in ,r, preca-rio stato di conse wazioneT .

Iruziamo dai due archi che oggi si trovano, h condizioni frammenaie, nei depositi del Comune. Inpassato essi sono stati ricomposti secondo un'accentuata curvatura ogivale che non rispetta, a nostroawiso, l'originaria configurazione. La proposta di ricostruzione da noi avanzatarestit ir.. agliarctiuna curvatura più dolce, quasi ad arco di cerchios e rivelala loro appattenenza alla tipologia cheJoseph Braun ha definito Halbciboriurm, owero una sorta di baldacchino realizzatoper meta, in mododa coprire solo l'altaree (fig. 1). Le arcature dovevano dunque poggiare su due colonne ed essere

1. Guardiagrele, depositi del Comune, arco telrtonico e arco della Natività della vergine

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ii

2. Gtrardiagrele, S. Maria clel Riparo, edicola (Halbciboriuru) del Redentore

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3. Gtardiagrele, depositi del Comune, arco teutonico, ipotesi ricostruttiva (dis. F. Bigi, Roma)

addossate alTa parete. A parere di Braun, i primi esempi di tale arredo liturgico, che si sviluppa pie-namente in età rinascimentale, risalgono altardo gotico i'rz,liano, con gli altai degli apostoli Filippo eGiacomo in S. Maia in Trastevere a Roma e di S. Domenico ad Arezzo, realizzati sul finire delTrecentolo. Per i fatto di avere un'unica navata,la chiesa di S. Maria Maggiore si prestava a soluzionidi questo tipo, come si può evincere dallo spoglio delle visite pastorali, in cui sono menzionati nume-rosi altari e "cappelle"l'. Con forti probabilità quest'ultimo termine tndrcava proprio la paticolare tipo-logia de11'Halbciborium", nella quale rientrano anche i due archi che si trovano ricomposti in S. Manadel Riparo, provenienti molto verosimilmente dalla collegiatats (fig. 2).I-a. carutteristica principale di queste arcate è cosdruita dalla presenza di un'epigrafe disposta lungo f in-tradosso. Il primo arco, che chiameremo "teutonico" pervia dei carattefl dell'iscrizione, presenta, sul

4. Guardiaarele, depositi del Comune, arco teutonico, rilievo del blocco n. 13 (ril. e dis. F. Bigi, Roma)

I

6

5. Fara San Martino (già), architrave fr:rrlmentario prove-niente cJall'ztbbazia di S. Martino in Valle, iscrizione (cla

Gavini)

6. Guarcliagrele, clepositi clel Comune, arco teutonico,clettaglio clell' iscrizione

lato frontale, Llna decorazione fitomorfa confoglie di quercia orientate secondo la curvatLlra(tgg 3,4). Tale decorazione è stata messa a con-fronto con esempi della scllltura germanica pre-senti in Abn-rzzo, tn particolare con due "archi"che Piccirilli vedeva "gettati in un canto" nell'al>baziale di S. Martino in Valle a Fara San Martin<re che recavano, "in bellissime lettere teutoniche".Lrna datazione mutila, restitLlita dall'erudito, a

ragione, con 7471'' (fig. l). L'ipotesi venne ripre-sa anche da Gavrti che leggeva pafie dell'iscri-zione sull'arco di Guardiagrele: "...)O(\alIINO\r48...", e accoglieva il collegamento, ancheper via dei "caratteri teutonici", con gli esempi cli

S. Maria del Riparo e di Fara San Maftino, nonchécon i monllmenti Caldora nella Badra Momonesepresso Sulmona (1412) e Carnponeschi in S,

Gitrseppe a L'Aquila (7432)u'. Sr-rccessivamente

anche Carli, accogliendo le influenze germanicheche interessano qLresto gftlppo di opere, parlò cli

"iscrizioni in puro camttere tedesco"r-, anche se

confondeva gli archi di S. Maria del Riparo, chesono aneptgrafi, con l'arco fiammentado oggi neidepositi comunali. Per qLlanto riguarda il rnonr-r-

mento Caldora e qr-rello Camponeschi la storio-grafta si mostra concorde nell'attribuzione dei

lavori a Gualtiens deAlemania, Llno scultore tedesco forse originario della Vestfalia, che em venuto.probabilrnente passando per Milano, negli Abruzzi'*.

I registri clecomtivi del nostro arco rrìostrano elementi simili alle ornamentazioni fitomorfe del monll-mento Caldora, in particolare per l'impiego e le camt[edstiche formali delle foglie di qr-rercia, nonchéper il fiegio vegetale posto sulla gola sottostante al coperchio della cassa e sulla cornice inferiore. Le

colonne su cr-ri poggia il sepolcro nella Bacha Momonese sono confrontabili inoltre con quelle che gtac-

ciono tn pezzi nei depositi comunali e che, probabilmente, appafienevano ai nostri archi o a similisoluzioni architettoniche "'.

Occome awertire, fi-rttavia, che analoghe considerazioni si possono propone anche per alcuni mann-fatti realizzati a Napoli. Le colonne di sostegno del rnonllmento ftinemrio di Antonio Penna in S.

Chiarz, eseguito da Antonio Baboccio tra il 1470 e il 7472r", mostlano tralci di vite, grappoli d'uva efoglie che offrono elementi di tangenza con l'apparato ornalrentale di altri frarrunenti di colonne con-servati a Guardiagrele. Se la decorzzione impiegata 1n questo ristretto gfl-lppo di opere rivela, dal puntodi vista stilistico e tipologico, nn'aria cli famtglia,le iscrizioni intessute nelle trame delle sculturre pro-pongono ulteriori spunti di riflessione.L'epigrafe scdtta nelf intradosso dell'arco teutonico è r-rna minuscola gotica. Si tratta piùr precisamentedella versione epigrafica della textutra quadrata, la cui principale caratteristica è l'assenza di elementitondeggianti e la sostiruzione delle cluve in tratti spezzati, congiunti ad angolo'' (fig. 6). Com'è bennoto, questa scrittura, cli origini librzrie, si sviluppò in Francia e in Inghilter-ra tra il )(II e il )ilI secoloper poi venire adottata in Germania, dove conobbe Lln grande sllccesso nel Trecento e nel

Quattrocento. Nel XV secolo la turtara di grande modulo, spesso di aspetto sobrio e quadrato, sem-

bra rcstringerc sempre piùr il sllo Llso ai manoscritti linugici di grande formato e ai libri di scr-rola dilivello elementare. Si trafra di una tipologia scrittoria che vemà adottata anche negli incunaboli dellastampa, trovando in qr-resta sede r:n valido stn unento di difftlsione. In campo epigrafico la turturaappare in Francia all'trtizio del 1300, per poi passare anche in Gerrnania dove venne largamentetrsata22. Pr-rrtroppo, per quanto riguarda l'Italia, mancano repertori relativi alle scrifiure epigrafiche dietà basso rnedievale, e sono ancora troppo pochi gli snrdi che scandagliano qLresto tema. Tuttavia si

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può osservare che, durante i secoli )ilII e XlV, la scrittura epigrafica piùr diffusa nella penisola italianaera la maiuscola gotica. Desunta dalle tiprzzazioni grafiche elaborate in ambito librario per capolette-re, titolature ed explicif,3, qllesta scrittura si trasferì, fin dal Duecento, in campo epigrafico e fu utiliz-zata" Iargamente per tutto il XV secolo, assumendo varie tiprzzazioni locali". La presenza della testua-

le minuscola in ltalia è, invece, un fenomeno raro, probabilmente derivato da usi d'oltralpe". A Milano,verso la metà del Trecento, troviamo una testuale minuscola "artificiosa", incisa secondo moduli libra-ri nella fronte del sarcofago dell'arcivescovo Ottone Visconti.'6 In Liguria, la minuscola gotica quadra-ta è un caso sporadico2'. Essa è presente in tre iscrizioni e altrettante forme: quella a tratti sottili e for-temente spigolosi della textura nella lastra sepolcrale dei Gandolfo del1403", quella più prossima allarotunda che troviamo nella lapide cofiìrnemorativa di Leoneta Grillo'e e la versione nastriforme nel tri-gramma IHS nell'iscrizione di Nicolò Spinola, del 1479.30 A Firenze la minuscola gotrca appare in quat-tro epigrafi funerarie nella chiesa di S. Reparaa3l, mentre a Roma e nel suo circondario questa scrittu-ra è impregata in sette monumenti ftinerai datati tra il 7384 e 1144932. Sarà interessante notare chedue di essi appartengono a personaggi francesi33, uno a un inglese3u e due a nobili napoletaniis.In Abruzzo,la presenza di tale scrittura epigrafica è legata in modo significativo ai monumenti Caldorae Camponeschi che, come abbiamo accennato, fi;rono eseguiti da maestranze teutoniche. Tra le epi-grafi che si dispongono, diversamente tnrpaglnate, nei due sepolcri, vi sono delle significative diffe-renze. Mentre nel sepolcro Caldora due iscrizioni, una nel cartiglio (fig. 7) e l'altra sul listello inferioredella cassa, sono redatte con una textura spigolosa di tipo germanico, nel monumento Camponeschil'epigrafe è disposta su una lastra murata sotto il sarcofago ed osserva caratteristiche differenti. Si trarta di una minuscola gotica che alterna elementi della rotunda con altri propri della quadrata" (frg. 8).

Si osservi inoltre che, in quest'ultimo caso, la dalm;zione si distingue dal resto del testo perché è redat-ta con una maiuscola gotica, ed è inoltre separata tramite un'incisione che funziona da cornice.Di particolare interesse per il nostro argomento è che la minuscola gotica eprgrafrca nelle forme ango-lose della turtura è presente anche nelle tombe napoletane di Antonio Penna e di LudovicoNdomorisco(L421)3', quest'ultima in S. LorenzoMaggiore, realtzzate da Baboccio (figg.9, 10).L'artrstadi Priverno si rivela aggrornato alle principali forme grafiche che circolavano al tempo e mostra unaparticolare attenzione nell'impiego della tutura epigrafica, che egli adona con alcune vananti. Bockravvisa, infatti, una diversità di esecuzione tra le iscrizioni del monumento Penna, più vicine alla tex-

tura nord europea, e quelle della tomba Aldomorisco, in cui le epigrafi dei cartigli, in lingua france-se, sono realizzati addolcendo i tratti spezzati. Per la sottoscrizione dell'antisa e per la dedica diLudovico Aldomorisco, entrambe in latino, è usata ancora una textura quadrata (fig. 11). Accanto a

questa scrittura troviamo anche un'elegante capitale3'. Sebbene sia difficile pensare che Baboccio stes-

so fosse stato l'esecutore di epigrafi con stili così diversi, probabilmente realizzate da differenti lapici-di, resta il fatto che la presenza del1a textura nelle sue opere dimostra la circolazione a Napoli di scrip-tores capaci di usare una tipologia grafica di origini transalpine. Essi collaborarono alla bottega diBaboccio per redigere le iscrizioni organrzzatesecondo una sapiente regia compositivase.Tornando a Guardiagrele, sappiamo che unoscultore di provenrenza germantca, maestroCorrado, era attivo in città nell'anno 7471.

Secondo Antinori, egli realizzò aI principio duealtan per la chiesa di S. Antonio Abate, di cui unodatato al L472. Un altro 1o eseguì nell'anno L477,,

dedicato a S. Mana del Suffragio, e nel 1424 scol-pì anche una statLla di S. Gir-rliano-0. La ricostru-zione dell'arco teutonico fomisce un'indicazionecronologrca da attestarsi a non prima dell'annoL475.', così come l'impiego della textura epigra-fica ben si addice ad un maestro tedesco. Questielementi inducono a suggerire che questo arcopotrebbe essere l'unico superstite degli arredirealizzati da Conado per S. Antonio Abate e rite-

7. Gtraltiero di Alemagna, monumento ftrnebre diRestaino Caldora, particolare dell'iscrizione sul cartiglio.Sulmona, Badia Morronese, cappella Caldora

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ffi*#.fl#i ri tLr*? §É' r,1§3

tì. L'AqLrill, S. Giuseppe. ulonlllllento funebre cli Lalle Can-tponeschi. lltstr:t con l'iscrizione

ntrti percltrti in seguito erlla clistl-zi<>ne clella chiesa''.L'trpparizione clella texilun epigrafìca nella sclrltura allr-rzzese e nzìpolet:.rnz.t si verificò in tetnpi sor'-

prenclentemente coevi, il seconclo clecennio clel XV secolo, sLl ll-ìonlunenti colleg:rti a maestrzrnze f<>ru-

stiere o nelle opere cli Baboccio, che rnostm cli essere aggiornato sr-rlle r-noclalità espressive clei ll-ti.tc-

stri cl'oltralpe. Si trattò clunqtre cli un fenomeno cf importuzione gr:rfica che passò probabihrente :tttrrr-

verso clne can:.rli preferenziah. Il prirlo mostrzt utlctrne urnalogie con qlurnto accaclevet in Ftancia u

Germania'r, clove i singoli maestri e i cantieri furono i responsal>ili per la cliflirsione della uinttscol:,gotica teclesca; il seconclo rigr-rarrda la partecipurzione cli con-unittenti stranieri che, come si vecle per' l

nronurrenti funerari cli Roma, zrflidarono allzr texfttrct gli epitaflì delle loro sepolture ".

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9. Antonio Baboccio, llìonulltento funebre di AntonioPennzr, particolare clelf iscrizione. Napoli, S. Chiara(da tsock)

10. Antonio Baboccio, llìonllmento funeltre diLudovico Aldomorisco, particolare del caftiglio coniscrizione. Napoli, S. Lorenzo Maggiore (da Bock)

11. Antonio Baboccio, lrlonLrmento funebre cli Ludovico Aldomorisco, particolare clellzr firma. Napoli, S. LorenzoMaggiore (cla Bock)

Da quanto osselato possiamo sbaruzzarci dell'opinione, tradizionalmente accolta, che l'epi gtafeche Piccirilli vide nell'abbazia di Fara San Martino fosse redatta rn "caratteri teutonici", owero intexttua gotica. Sebbene f iscrizione sia oggi perduta, l'osselazione della riprodr-rzione fotograficamostra in rnodo evidente che la scrittllra è una gotica ancora tondeggiante nell'esecllzione dei trat-ti curvi e incline alla resa di elernenti decorativi. LaA con la prima asta ondulata e la seconda drit-ta, le C chiuse da r-rn tratto vefticale, la D di tipo onciale con il tratto snperiore incurato a sinistra,la Echiusa, le lcon il caratteristico bottone ornamentale al centro dell'asta, la lY con la prima astadritta e la seconda ondulata,la R con il tratto cornplementare ondr-rlato, sono elementi grafici tipi-ci della maiuscola gotica epigrafica".A Napoli qllesta scrittura si camtterizzò per l'aspetto rotondeggiante, il forte contrasto tratratti pieni esottili, e per l'uso di elementi ornamentali fofiemente accentllatt'', caratterjstiche che sono state messetn relazione con la coeva epigrafia abruzzese, in pafiicolarc con le epigrafi della contea di Celano,della metà del Trecento, e con le iscrizioni dipinte nella cappella di S. Francesco nella chiesa diCastelvecchio Sr-rbeqlro."- Per meglio precisale evenruali collegarnenti con l'ambiente napoletanosarebbero necessarie, tnttavia, nlteriori e piùr approfondite verifiche.Se dunque i maestrj che eseguirono qllesto alco erano telrtonici, essi non scrissero in carafreri "tede-schi" nra si adattarono alle tipologie scrjttorie piùr difftlse sul tenitorio. È anche possibile, tuttavia, chesi trattasse di maestranze rtaliane aggiornate alle tendenze decorative di provenrenza transalpina.Con la maittscola gotica è redatta anche I'epigrafe disposta nell'intradosso del secondo arco conser-vato nei depositi comnnali (figg. 72, 73). Si vedano I'accentuazione degli apici e dei pedici delle lertete, la spiccata rotondità della scrittr,uz, la chir-rsurz delle C e delle E tramite filetti, nonché i rigonfia-nrenti sulle aste*s (fig. 14). Tipologicamente simile all'arco teutonico per qllanto rigr,rarda la stn-rtfi-rra

arclritettonica, esso è diverso per l'apparato decorativo, composto, sul lato frontale, da Lln motivo adarcatLue gotiche su pilastrini esagonali.Il testo tiporta la commemorzzione di Lrna "cappella" dedicata alla Natività di Maria, fatta realizzarc dapafte di un Giorgio il cr,ri toponimo o patronimico, pr-utroppo, non è giunto per intero.

[X HAEC] CAPPE[LLA] FACTA FARE GEORGIO DE [- - -]NONE AD HONORIEM NA]TIVITATIS VIRGINISMARIE X.

Nella visita pastorale alla chiesa di S. Mana Maggiore del 1586 troviamo due riferimenti ad un altaredella Natività della Vergine, in uno di qr-resti è menzionato il comrnittente Cantelmo de Vigna, ma pur-troppo non ci è dato di sapere se il riferfunento riguarda il nostro altare, nuovamente dedicato, o unadiversa sistemazione dell'arredo liturgico"). Il testo dell'epigrafe è particolarmente interessante, poichémostra l'impiego del latino e del volgare insieme, e si attesta come un'importante e precoce testimo-nianza rispetto ad altri analoghi esempit".Le fonne della maiuscola gotica, unitamente alla considerazione che l'arco doveva appafienere allatipologia architettonica dell'Halbciboriurn, suggeriscono di collocare qllest'opera tra la fine del )CVsecolo e il primo decennio del Qlrattrocento. Probabilmente si trattò di un lavoro realizzato da mae-

A

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É ctìt

12. Guardiagrele, depositi del Comune, arco della Natività della Vergine, ipotesi ricostruttiva (dis. F. Bigi, Roma)

stri locali , ma icontatti, rilevati dal punto di vista grafico con l'epigrafe di Fara SanMartino, fanno riflet-tere. Per 1o stato atmle delle conoscenze sull'epigrafia abruzzese," è difficile trane delle conclusioni.

Tuttavia è plausibile che l'attività delle maestrat:ze teutoniche in ,Lbruzzo si sia inserita in una cultura

figxativa e grafica in stretto contatto con l'ambiente napoletano e che, per questo tramite , abbta par-tecipato alla diffusione dei modi del gotico intemazionale tfl area centro-meridionale. Un tema che,

trasposto in una prospettiva più ampia, interessa un nodo fondamentale per la comprensione delle

influenze transalpine inllu,lia, per molti versi ancora da precisaret'.

Collegata alla chiesa di S. Mana Maggiore, e alle vicende storiche della città, è l'iscrizione del semica-

pitello su Via dei Cavalieri, redatta in gotica maiuscola (fig. 15). Atnralmente la colonna e il semicapi-

tello si trovano parzialmente incassati nel muro che un tempo chiudeva I'oratorio di S. Maria del

Popolo. L'iscrizione che è pervenuta mutila, per la pafte ricostruibile, doveva recitare: IA(NNO)

D(OMIM) MCCCLDOOVIII t- - -l IHOCI OIPUSI FECIT NICOLA(US) [- - -]13. Presumibilmente il testo era lacu-

noso già, ai tempi di Antinori, secondo il quale l'epigrafe si trovava "incisa in una colonna della chie-

sa di S. Maria del Popolo". Diversamente dal solito, infatti, 1o storico non fomisce la trascnzione anche

13. Guardiagrele, depositi del Comune, arco della Natività della Vergine, rilievo del blocco n.73(ril. e dis. F. Bigi, Roma)

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1+. Gr-rarcliagrcle. clepositi clel Comune, rìlco clella Nativitlì clella \rergir-re. bloccli nn. 10. 77. 72.13. clenaglio clell'iscrizionc

se lesse alueno parte clella clatazione e il nome cli Nicola. Egli però riteneva che I'epigrafe corurne-rrrorava la, clonazione ciel colpo di S. Nicola Greco zti fiancescani cli Guardiagrele, che lo zrvev:lno ritro-vato, e propencleva per integrzrre la clatazione con 13BB''. Ltì clzrtzrzione è convincente rna il nome iscrit-to non è clel santo lrcnsì cli r-rn lapicicla, probzrbilmente Lln rnaestro locale. Sappiamo inf?rtti che, nellaseconcla tletzì clel Ttecento, per volontà cli Giovzrnni Orsir-ri, la collegiata fi-r oggetto di un rimaneggia-tttento cl-re portò all'amplialnento clel coro e zr1la costftlzione cleller tone calxpan;ìrizr in facciettzt". Il pila-stto snl quale poggia il serliczlpitello e la relativzr iscrizione sono collocate sul lerto orientale cli via cleiCavalieri in asse con il colonnato clel pofiico settentrionale clella chies:r, clel quale costituivano parteclell'r-rltima campata. Questi lavori fi-rrono presurnibiln-rente cormlissionati cla Napoleone II Orsini nel-f intento cli completale I'unpresa rnrziata durl pacLe. Nel lascito testalnentario che egli clettò nel 1385,in occasione di Lln2ì grzìve rnalattia che 1o lese prossimo alla rnorte"', il giovane conte clestinava 500dr-rcati alla faltltriczr cli S. Maria Maggiore senza specifìcarne il motivo'-. La guarigione cli Napoleone,zì\a/enllta prima clel 1386", non pofiò alla sospensione clei lavori. Anzi è verosimile cl-re quei dr-rcatidovessero essere destinati all'ultimazione clella chiesa, cioè ancl-re alla costu.rzione clel pofiico setten-trionale per il qr-rale ben si addice la clata del 1388.

La presenza dell'epigrafe proprio sll qlrestzì colonna e in qr-resto pllnto clella via è pafiicolarmente signi-ficativa perché rivela l'attenzione alla "pubblicità" dell'evento. lYicolcttts scelse cli espone la sua sotto-scrizione sll Llno clei principali assi viari della città, "controllato" simbolicamente clall'allllngamentodella collegiata che vi passava sopra per volere degli Orsini'". In qr-resto modo il maestro segnalava ilsllo opemto non solo a rutta la coul-rnità, rtta anclte ai forestieri che si trovavano a passale sulla vizr.

Nla stessa campagna di lavori che pomò all'arnpliarnento della chiesa si deve riconclurre l'elegan-te epitaffio di Giovzrnni Orsini."" Esso appafteneva al nlonltlllento ftrnerario che Napoleone II fècecostruire in onore clel paclre, clestinando all'operzr, nel testamento già rnenzionato, 4OO ducati.Cotne cloctunenta Antinori, il monlrmentale sepolcro doveva trovarsi nel coro, sebbene già a queltempo la tomba era stata smontata e restava solo f iscrizione"'. In seguito alle indagini esegr-rite neidepositi comttnali, sono stati inclivich,rati alcuni frammenti appartenenti all'avello che hanno per-rllesso Ltna convincente ipotesi ricostruttiva"t. Si tmttava cli un fftonllmento er pzìrete del tipo a bal-clacchino, al clti interno si trovava Llna strllttllra a basamento doppio, sirnile a quella della tombatardotrecentesca del cardinale Marino Bulcano in S. Maria Nova zr Roma (oggi S. Frzrncesczr

S. Nlaria Maggiore, portico settel-ìtrionale, semicupitello con iscrizione cli l{icolaLts

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Romana), con il quale il monumento Orsini condivideva anche I'apparato decorativo's.L'epigrafe doveva trovarsi alla base del sarcofago, in modo tale da essere ben in vista e letta age-

volmente.L'area grafica fu predisposta in modo assai sofisticato, poiché fu usata una lastralavora-ta in modo da restituire una superficie ondulata. Tale ptogettazione, ancora mai rimarcata in analo-

ghi monumenti, conferiva all'eprgrafe lapidea un movimento che la rendeva illusionisticamente simi-

le a una pagtna o a una pergamena1a.Il testo scriffo in esametri partecipava alla struttura del monlt-mento funerario in modo funzionale e simbolico (fig. 16; tav. )ilI), rivelando un meccanismo arti-

stico e grafico volto ad esaltarela gloria del defunto secondo una tipologia diffusa nel )ilV secolo.=.

Il sepolcro, infaffi, si può ancora ricondurre all'ambito culturale di Boncompagno da Signa che, nel

CandelabntmEloquentiAe, osservava: "Infine c'è da precisare che cinque sono le cose che induco-no i posteriad ornare i sepolcri: la consuetudine, la devozione,l'amore, i meriti delle persone e ilvano desiderio di g1oria"66.

GL(ORI)A MILITIE VIRTUTUM I(M)ME(N)SE P(RO)PAGO

ET COMES EGREGIUS MANUPP(E)LLI MAXIM(US) HEROS

ILLUSTRIS SICULI REGNI LOGOTHETA IOH(ANN)ES

HIC IACET URSINE DOM(US) ALTA ET MAXMA P(RO)LES

MAGNOS INTER AVOS NULLI VIDERE REGE(N)DO

HUIC ALIU<M> SIM(I)LEM DURO FERA T(EM)P(OR)A BELLI

NO(N) NOVERE PARE(M) PACIS MARTISQ(UE) TREM(EN)DI

EN IACET ALTUS HONOS ET PL(UR)IMA LUCIS YMAGO

MILLE ET TREC(E)NTIS D(OMI)NI CURRE(N)TIB(US) ANNIS

TER SEPTE(M)Q(UE) QUAIER IULI QUI(N)TO I<N>CIDIT U(M)BRIS.

La scritnrra impiegata nell'epitaffio è una maiuscola gotica, assai singolare e originale, realtzzata conparticolare cura ed eleganza. Si notino le tre forme di M, Ia A e la T tonda, che sono elementi "alla

greca"67. Nonostante Ia spaziattra ta le parole sia senaa, il numero delle abbreviazioni rimane con-

tenuto e garantisce una sicura leggibilità, assicurando a questi versi un ruolo documentario e celebra-

tivo di grande rilievo. I1 principio delf iscnzione - glori,a militie ùrtutum immensapropa.So - sembra

un'eco alTe parole di Boncompagno e si può spiegare come un richiamo alle virlù scolpite sul sepol-

cro. Nellalasta soprastante l'epigrafe, infatti, erano disposte le due virtù teologali, Fede e Speranza.

mentre ailati dovevano campeggiarela Gittstizia e un'altra virtù non ancora [email protected] collega-

mento tra l'iscnzione e le immagini ad essa sovrapposte a'veva un impatto visivo immediato sull'os-

servatore che "leggeva" il monumento. I1 testo prosegue ricordando le cariche di Giovanni: conte di

Manoppello e logoteta del Regno di Siciln.La prima carTca gli giunse in eredità dalpadre Napoleone

I, che sposò Maia de Suliaco acquisendone i feudi tra cui la contea di Manoppello e la baronia di

Guardiagrele@,la seconda la guadagnò sul campo in difesa del re di Sicilia?..

16. Guardiagrele, depositi del Comune, epigrafe funeraria diGiovanni Orsini

Il sepolcro di Giovanni Orsini rientra pertanto

in un fenomeno culturale tipicamente trecen-tesco per il quale l'autocelebrazione dei "gran-

di" laici condivide le strategie visive e grafiche

adottatedall'aristocr:aziaecclesiasticadigover-no7'. A Guardiagrele questa operazione è da

porsi tn relazione con l'ampliamento della col-legiala e con il volere del committenteNapoleone II che, glorificando la figora paterflà, esaltava il suo casato e leginimava inmodo indiretto il suo controllo su

Guardiagrele.

Nel 1406, tuttavia, re Ladislao di Durazzo con-cesse alTa cittàlo stah.s di università demania-le con i privilegi connessi, revocando aNapoleone II la baroria su Guardtagrele".

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17. Guardiagrele, S. Maria Maggiore, iscrizio-ne e vano per lo stemma del Comune soprail portale di facciata

18. Gtrardiagrele, S. Maria Maggiore, lastracon scudi araldici, dettaglio con lo stemmade Suliaco

L'iscrizione esposta sul campanile della collegiata, un tempo unita allo stemma, costituisce oggi la

prima testimonianza dell'Uniuersita§ (fig. U), La scelta dell'edificio ecclesiastico per esporre le inse-

gne civiche segue una consuetudine attestata fin dagli esordi dell'età comllnale in quanto la chiesa era

il luogo più rappresentativo della città e costituiva il simbolo di appanenenza alla comunità/{. In que-

sta rinnovata veste di emblema crttadiho, S. Mat'ra Maggiore divenne anche sede deiparlamenti pub-blici, documenati a partire dal 742275.

L'epigrafe era coffedatadal blasone che la sovrastava. Pllrtroppo oggi lo stemmaèandato perduto,ma, secondo Antinori, esso era costituito dal "leone rampante scorticato e coronato con un vessillo

nelle mani, terminante in dr-re estremità divise, in cui sono scolpiti due gigli"'6. Si trattava probabilmentedell'adanamento delle insegne dei de Suliaco, dai quali gli Orsini ereditarono la baroria diGuardiagrele. Una parziale conferma si pr-rò individuare nella lastra con scudi araldici che doveva

appaftenere al monumento firnerar-Lo di Giovanni Orsini, attualmente murata alf interno di S. MariaMaggioreTT. Accanto agli stemmi Orsini e Palearia figura infatti anche 1o scudo con il leone rampante,che allude probabilmente alla casata de Suliaco (f1g. 18). Nell'Abruzzo L)ltenore, era costume diffusoche le città prendessero i vessilli del potere che nel recente passato a.vevano controllato la comunità,concessi dai"grandi" per onorarrza della propria arma o presi per devozione del Santo PatronoTs. Nelcaso di Gr-rardiagrele è interessante notare che non furono prese le insegne degli Orsini, con i quali,

evidentemente la comunità non si identificava, né quelle dei Paleana,la cui memoria si era persa. La

scelta ricadde sullo sternrna dei de Suliaco, forse perché le origini francesi della casata evocavano unlegame con la dinastia durezzesca.

L'esposizione degli emblemi cittadini sul campanile apparc detlatla', infatti, anche da una sorta di rival-

sa nei confronti degli Orsini, responsabili dei lavori di ampliamento della chiesa. Inoltre la torre affac-

ciava sr-rl piùr importante asse viaio che dall'abitato di Grele saliva al castello di GuardiaTe. Questo spa-

zio urbano costitLliva quindi la sede privilegiata pff espolre le insegne del nuovo potere comunale,

19. Guardiagrele, S. Maria Maggiore, iscrizione sopra il portale di facciata

che prendeva simbolicamente possesso dell'edificio spodestando l'autorità gentiizia. L'epigrafe, redat-

ta in esametri, sembra volutamente enigmatica (fig. 19):

GUA(R)DIA PLENA BO(N)IS FE(R)T A(R)DUA SIGNA LEO(N)IS

ILOQU]IT(UR) IS LINGUA QUI LI(N)GUE EGEBAT IN ORE

CLAMAT r(N) GRELr QUI CA(N)IT IP(RO) AIETATI<S> HONO(R)E

NEC TACET GUA(R)DIE QUI F[AMA PRAE]VALUIT O(MN)E<S>*.

Secondo Antinori il senso delf iscrizione sarebbe "la Guardia abbondante di beni, alzava le insegne

feroci del leone e t...1 quello, benché non avesse lingua declamava contro di Grele, che vantava l'o-nore di più antica età, benché la Guardia 1o accusasse d'inganno, perciocché questa era a quello unita

in tutto, cioè a dire anche ne' pregi dell'antichità"".Sempre secondo Antinori, l'iscrizione fu realtzzata successivamente all'esposizione del blasone, owe-ro nel |433.Egli infatti riporta che "ai piedi di quella iscrizione" era incisa la data 1L33, ipotizzando.

in un primo momento, che si trattasse deli'anno in cui venne costruita la torre e poi suggerendo di

coffeggere f iscrizione con L433, per far risalire I'uso dello sternma al tempo della regina Giovanna II"',

Tuttavia l'esame autoptico dell'epigrafe non ha rivelato alcuna datazione. Inoltre, più avanti, lo stesso

Antinori riferisce che "Nel 7426, in Guardia Grele pare che fosse ristorata la chiesa di S. Maria Maggiore.

della quale si hanno memorie nei secoli seguenti. Nel frontespiziovi furono incise l'arme del comr-r-

ne, cioè un leone in piedi sventolante una bandiera"S3. Questa rtformazione sembra più attendibile.

L'esposizione delle insegne comunali con il relativo motto awenne in una sola campagna di lavorj.

come dimostra la cornice unica che li racchiude . IJna simile soluzione si può riscontrare sulla faccra-

ta di Palazzo Penna a Napoli, in cui f iscrizione riporta la data del 7406 e si presta quale termine cro-

nologico post quemper la realizzazione dell'epigrafe guardiese, che da esempi analoghi dovrebbe aver

tratto ispirazionee. Inoltre la pane inferiore della cornice è spezzata al centro, con una frattura che inte-

ressa il tondino della comice e il blocco sul quale è ncavalrz,. La lesione si verificò per f inserimento

del portale con l'Incoronazione d,ella Vergine,la cui cuspide termina poco sotto lalastra con l'epigra-

fe, in asse con la fratttxa. La nuova sistemazione della facciata fu dunque realizzata successivamente

alla messa in opera del motto comunale con il suo stefirna, anche se non dovette passare molto

tempo, poiché i carattei stilistici del gruppo scultoreo si possono attestarc attomo al7430'5.

Appurato che il blasone e f iscrizione furono concepiti ed eseguiti insieme, le datazioni 7143 o

1443 proposte da Antinori si rivelano infondate. Sembra più verosimile ricondurre I'esposizione

delle insegne tra il 1,4L4 e il 7426, cioè ad un momento contestuale o successivo al secondo rico-

noscimento del Comune da pane di Giovanna II. La regina, nonostante i tumulti che portaronoal danneggiamento della rocca'6, non si mostrò partrcolarmente turbata e confermò all'Uniuersitas

i privilegi che già re Ladislao aveva concesso. Tre mesi dopo, Giovanna donò larocca al Comune.

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20. Guardiagrele, S. Maria Maggiore, stemma del Comune in facciata

perché servisse da fortificazione alla città, e ai suoi beniS'.L'enigmatica iscizione si deve pertanto leggere a\la luce di questi eventi. In seguito ai gravi danneg-giamenti della rocca, owero di Guardia, il cui nome evoca il nucleo fortificato dell'abitatos, i guardiesit'tutrlizzarono parte delle struthrre difensive del castello nelle mura urbane'e. Tale sistemazione, chepoté awenire solo dopoil,74!4, integrava larocca baronale allacitta e al circuito del neonato Comune.il compositore dei versi volle dunque creare un collegamento diretto tra il leone e il mottodell'Uniuersitas, per esaltare metaforicamente le nobili origini della comunità . Ma la tradvione deltesto aggiunge preziose informazioni e finalmente rivela il suo significatorc:

Guardia, colma di beni, alti e fieri reca i segni del leone.ParLa con la lingua in bocca, lui che ne era privoa gran voce gnù in Grele, lui che canta per l'onore dell'età,né tace di Guardia, lui che prevalse su rutti.

I1 testo fu concepito per esaltare le nuove insegne di Guardiagrele, ottenute aggiomando lo stemma deide Suliaco. Diversamente dall'emblema baronale, infatti, al leone rampante fu aggiunta la lingua, cioè inuovi signa, che sono un epiteto esomativo di virgiliana memoria. I1 testo si concentra su questa inno-vazione ed è costruito attomo all'anadrplosi del termine lingua. Nel secondo verso, nfatti,l'antitesi trail presente di loquiture f imperfetto di egebat sta a significare l'awenuta trasformazione dell'antico bla-sone del leone, privo di lingua, che ora invece è in grado di parlare. Inoltre il compositore fece un granricorso ai verbi di suono: loquitur e clamat costituiscono un climax che collega il principio del secon-do verso e f inizio del terzo; carùt, un altro virgilianismo giustificato dall'aetatis bonore, nec tacet è unalitote per loquitur. Tralte il primo esametro, i successM sono costruiti con una notevole simmetria sin-tatttca, aperta, dalla relativa qui, che umarizza il leone. L'antico blasone, rinnovato, prende dunque laparola e unisce le due ftaziom di Grele e di Guardia, ergendosi ad emblemadell'[Jnfuwsitas. Una con-ferma di tale interpretazione si può trovare sulla parete sinistra della facciata della chiesa. Lo stemmadel Comune che oggi sovrasta l'orologio, eseguito in età modema quando f insegna quattrocentesca eraancora visibile, mostra il leone con la lingua che sporge distintamente dalle fauci (f1g. 20).

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A completare il quadro vi sono alle estremità superiori della lastra due stemmi composti da uno scudogotico antico diviso in banda accostata da due rose araldiche, una in capo l'altra in punta. Si tratta diuna tipologia assai diffrrsa a parttre dal )il secolo per le lapidi cofiunemorative e per quelle funerarie,

la cui comune caratteristica è data dal fatto di riferirsi a personaggi eminenti. L'iscrizione infatti venivaafftancata dalf insegna araldica di ct.i aveva promosso e sowenzionato i lavori?'. In questo caso si trat-

ta probabilmente delle insegne di colui che dettò il programma di rinnovamento della facciata e che

agì per conto del Comune, esponendo, sul lato del campanile che dava sullo spazio aperto della stra-

dA, il, segno dell'awenuta trasformazione politica. L'evento sanciva pubblicamente Ia chiusura di un'e-poca storica e la collegra:a di S. MariaMaggiore, già simbolo del potere baronale, diventava, sotto le

insegne dell'Uniuelsitas, L vessillo di un tempo nuovo carafrenzzato dalla ragglttnta autonomia.

NOTE

, Si vedano al riguardo A. CeupaNe, Le iscrizioni medieuali di S. Gemini, in S. Gemini e Carsulae, Milano 1976, pp. 81'-732; Io., Ietestimonianze delle iscrizioni, in lanfranco e lViligelmo. Il duomo di Modena, Modena 7984, pp. 363-373; A. Prrnuccl, La scrittura.Ideologia e rappresent1zione, Torino 1986 (I ediz.798O), in part. pp. 3-20; B. Bnewcrmnt, La scrittura epigrafica in età comunale: ilcaso bolognese, in Ciuittà comunale: libro, scrittura documen o, Atti del Convegno (Genova 1988), Genova 1989, pp. 387-431; O.

BeNrr, Monumenta epigrapbica pisana saeculi XV antiquiora. Epigrafi pisane anteriori al secolo XV, Pisa 2OOO.

, B. BRrvncuext, Le iscrizioni dell'Appennino emiliano, in Scrittura efigura. Studi di storia e antropologia della scrittura in onore

di Giorgio Raimondo Cardona, a cura di A. Bartoli Langeli e G. Sanga, "La ricerca folklorica", 37 (799), aprile, pp. 41'-50.

I F. os RuaHS, Ciuiltà della scrittura e mondo dei simboli, in Pescocostanzo, città d'arte sugli Appennini, a cuta di F. Sabatini, Pescara

7992, pp. 1,37-736; Exo., Le epigrafi di Pescocostanzo, "Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria", DOO(I (7992), pp.

737-774., R. FAVREAU, Les inscriptions médiéuales, Tournhout 7979 (Typologie des sources du Moyen Age occidental, 35), p. 16.

' A. PrrRuccr, s.u. Epigrafia, in Enciclopedia dell'Ane Medieuale, Y Roma 7994, pp. 81.9-825:819. Dello stesso autore si vedano inol-

tre le definizioni di "scrittura d'apparato o (monumentale)" e di "scrittura esposta", in La scritturA, ciL., p. )O(.6 A. CeupeN t, Paleografia oggi. Rapporti, problemi e prospettiue di una .coraggiosa disciplina", "studi Urbinati", LJ(J, (7967), pp. 1013-

1030; Io., Le iscrizioni medieuali di S. Gemini, cit., pp. 81'-1'32: 85.-- Si veda al riguardo I. Dr SrBrANo Marqzrrre, Mestiere di epigrafista. Guida alla scbedatura del materiale epigrafico lapideo, Roma

7987.In appendice al testo si trova il catalogo delle epigrafi esaminate in questa sede.* Si vedano le schede nn. 1 e 2, in appendice. Ringrazio Francesca Bigi per l'attiva collaborazione e le scrupolose ricostruzioni gra-

fiche., J. Bneuru, Der christlicbe Altar in seiner gescbicbtlicben Entuicklung, II, Mtinchen 7924, pp. 242-248. Per gli altati di S. Maria del

Riparo, cfr. p. 244.

'u lvi, p. 24).,, Archivio Arcivescovile di Chieti [AAC], Visita pastorale del 1578-1579, b. 518, fasc. 7676, fol. 26nt; Visita pastorale del 1586-1587.

b. 518, fasc. 7677, fol. 1,1,ru.,, A.L. ANrlloxt, Corografia storica degli Abntzzi e dei luogbi circonuicini,)C{J(ll/\, p. 138.1r BRAUN, Der cbristliche Altar, cit., II, p. 244; O. LsHuaNN-Bnocreus, Abru.zzen und Molise. Kunst und Gescbicbte, Minchen 1983.

p. 387.

" Si veda la scheda n. 1, in appendice.15 P. PrccrrurLt, Monumenti abruzzesi e I'arte teutonica a Caramanico, "L'Arle", XVIII (797), 4, pp.258-271. e 5-6, pp. 392-403: 39>.

Dalla riproduzione fotografica pubblicata da Piccirilli, qui riproposta dall'edizione di Gavini, si può considerare che I'iscrizione è

disposta su Lln architrave e non su un arco.,(' I.C. Gevrxr, Storia dell'arcbitettura in Abntzzo,III, Pescara 1980 (I ediz. Milano-Roma L927-1'928), pp. 72-73

" E. CeRLr, Nicola d.a Guardiagrele e il Gbibeni. Primi ragguagli sulla scultura guardiese. 'L'Arte", )(LII (1939), 1-2, pp. 144-764, 3-

4,222-238:227.,, A. LsosrNr , Monunxenti storici artistici della città de I'Aquila e suoi contorni, L'Aquila 1848, pp. 122-1.37; P. PtcclnltLt, Monumertti

arcbitettonicisulrnonesi,Lanciano 1888, pp. t6t-1,86;V. BrNot, MonumentistoriciedartisilcidegliAbruzzi, Napoli 1889, I, pp.763-

764 e Il, tav. 734; N.F. Fenecrw, Il sepolcro di casa Caldora in Santo Spirito di Sulmona, Napoli 1891; A. VrNruRI, Storia dell'ateitaliana,IV, Milano 1911, pp. 63-65; GevlNr, Storia dell'architettura, cit., ll, p. 755; Cltnrt, Nicola da Guardiagrele, cit., p. 277; \1.

MoRnrrr, Arcbitettura Medioeuale in Abruzzo, Roma s.d. (1971), pp. 6t8-624 LruueNN-BRocKAUS, Abruzzen, cit., pp. 380-381: \-.

P,rcr, // sepolcro Caldora nella Badia Morronese presso Sulmona: una testirnonianza delle presenze tedescbe in ltalia nel pfitttc,

Quattrocento, in Skulptur und Grabmal des Spdtntittelalters in Rom und ltalien, Akten des Kongresses (Rom 1985), a cura di .1.

Garms-A.M. Romanini, Wien 1990, pp.41,3-422.

"'Al riguardo si veda il contributo di V. Fuuecelrt, qui edito.2u N. BocK, Kunst am Hofe der Anjou-DurAzzo. Der Bildbauer Antonio Baboccio (1351-um 1429, Mùnchen-Berlin 2001, pp. 757-785.

" B. BrscHorr, Paleografia latina. Anticbità e medioeuo, Padova 1992, pp. 783-797.,, R. NnuuùLleRs-Kr-c,ussn, Scbrift und Spracbe in Bau- und Kùnstlefinscbriften, in Deutscbe Inschriften, a ctrra di K. Stackmanrì.

Gottingen 1986, pp. 6Z-gt; K.-U. HÒcc , Die Inscbriften am Cborgestùbl des Ulrner Mùnsters, "Ulm und Oberschwaben", KV-XL\-I(1990), pp. 103-161.13 In queste scritture d'apparato si venne elaborando un alfabeto sostanzialmente maiuscolo derivato dall'onciale (D, E, H, M,

^'t.dalla minuscola (AD e dalla capirale, ed eseguito esasperando i tratti curvi, gli apici e i filetti di chiusura delle singole lettere, cfr.

G. CnNcrrn , Iineantenti di storia della scrittr,tra latina, Bologna 7954, p. 270; B. BnrrncLIeru, Scritture lapidarie romanicbe e goti-l

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755

cbe a Bologna. Osseruazioni paleograficbe in m.argine alle iscrizioni medieuali bolognesi,Imola 1986, pp. 16-77.r* S. MoRtsoN, Politics and Script. Aspects of autborit-y andfreedom in tbe deuelopnzent of Graeco-Latin scriptfrom tbe sixtb centuryB.C. to tbe tutentietb centLtry A.D., Oxford 7972, pp. 225-263; Prrnuccr, La sctitttna, cit., pp. 17-20; N. Gnev, History of Lettering. ACreatiue Experiment and Letter ldentity, Oxford 1986, pp. 772-721.:' R.M. Kroos, Einfùbnutg in die Epigrapbik des Mittelalterc und derfniben Neuzeit, Darmstadt 1980; \V. Kocu, Die spàtmittelalter-licbenGrabirzscbriften,inSkulpturundGrabn'ral, cit., pp. 445-464:458 ss.; Io., Das l5.JabrburtdeftinderEpigrapbik Diescbriften"zutiscben, Mittelalter und Neuzeit it't ltalien und nordlicb der Alpen, in Libri, documenti, epigrafi ntedieuali: possibilità di studi com-paratiui, Atti del convegno di studio dell'Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti (Bari 2000), a clrra di F. Magistrale, C.

Grago, P. Fioretti, Spoleto 2002, pp. 587-606: 595-596,599-601."' Il monumento funerario di Ottone Visconti, morto nel 7295, ftr eseguito nel 1354 e si trova nel duomo di Milano, cfr. A. Pnrnuccr,Mille anni diforme gra,ficbe nell'area milanese, in Millennio medieuale, a clrra di C. Bertelli, Milano 7989, pp. 740-763: 162.2' C. VeneLoo, Cotpr.ts Inscriptionum Medii Aeui Liguriae,I. Sauona-Vado-Qttiliano, Genova 1.978, p. 28. Sr-rll'epigrafia ligr.rre si vedaanche Io., L'epigrafia medieuale in Liguria tru XII e XV secolo, in Epigrapbik 1988, Vien 1990, pp. 237-244: 240.

" Lapide del sepolcro della famiglia Gandolfo, datata aI 1403, proveniente dal complesso di S. Domenico, oggi nel lapidario delMttseo di S. Agostino a Genova, cfr. Corptts inscriptionunt medii aeui Liguriae, Il. Genoua. Museo di S. Agostizo, a cura di S.

Origone-C. Varaldo, Genova 1983, p. 146 n. 775, fig. 175; Veneloo, L'epigrufia medieuale in Ligufia, cit., p. 240.

')e Cotpus inscriptionum medii aeui Liguriae, II, cit., p. 181 n. 229.ru Ivi, p. 202 n.261,.I' S. DùLt, Die Inscbriftendenkn'tàler uon S. Reparata. Beobachtttngetx zLt den Trecento-Insclniften in Florenz d "RòmischeHistorische Mitteilungen", )O(VII (1985), pp. 745-272; Bocr, Kuttst, cit., p. 187.3' Ivi, p. 187. La lastra tombale di Stefano Manetti, morto nel 1400, era conservata in S. Benedetto ai Catinari, og;gi è nota da undisegno, cfr. J. Genus, R. JurntNcER, B. ìNi.ARD-PrRrINs (a cura di), Die mittelalterlichen Grabntàler in Rom und Latium uom 1J. biszum 15.Jahrbundert,7. Die Grabplatten undTafeln, Vien 1981, p. 48, n. IV, 1. La lastra tombale di ntagisterValerius, morto nel7449, è conservata in S. Maria del Popolo ma l'iscrizione è molto rovinata, cfr. ivi, p.206, n. )OO(VII, 6, fig. t8t.r3 S. Flaviano a Montefiascone, lastra tombale di domirta Yoa?xna de Francia (inizio sec. XV), cfr. ivi, p. 343, n. DOO(V, 7, fig. 220;

S. Crisogono, lastra tombale del cardinale francese Guillermus (Guillame Fillastre), morto nel1428, cfr. pp. 77-72, n.X,4, fig.227.r'S. Giovanni in Laterano. Iastra tombale diWillelmusGold morto nel 1384, cfr. ivi, pp.85-96, n. X\rlI, 4,fig.775. Secondo Forcellail deftrnto era un inglese, cfr. V. FoncELt-\,Isct'izioni delle cbiese e d'altri edifici di Roma dal sec.IXfino ai giorni nostri, VIII, Roma7876, p. 22, n. )2.§ S. Maria del Priorato, monllmento ftrnerario del napoletano Riccardo Caracciolo, Gran Maestro dei Giovanniti (t 1395); I'iscrizio-ne è nella lastra in basso al centro, cfr. J. Gerurs, A. SoMMERLECHNER, §7. Tsrrsro (a cura dI), Die nzittelalterlicben Grabntàler in Romund Latittm uom 13. bis zum 15. Jabrbundert, 2. Die Monumentalgrciber, If/ien 7994, pp. 709-772, n. )OO(II, fig. 109. Inoltre S.

Maria Maggiore a Civita Castellana, Iastra tombale di Nicolaus de Stunnza, cavaliere napoletano, morto nel 7403, cfr. ivi, p. 332, n.

L)O(VII, 1, fig. 118.

'6 La textttra quadrata si trova anche in una lapide conservata nel chiostro della cattedrale di Atri. RingrazioFlavia de Rubeis perquesta segnalazione, nonché per le numerose informazioni di cui mi ha reso partecipe.

" BocK, Kunst, cit., pp. 157-785,329-409.r* Ivi, pp. 787-1,90, 329-332,354-363.re Ivi, pp. 790-797.

'0 ANTINoRI, Corografia, cit., )OOCI/1, p. 138' "Nel cletto anno [1411] si abbellì notabilmente la chiesa di S. Antonio Abate, comenegli anni segnenti, perciocché in questo vi fece edificare due altari dal lato destro Maestro Corrado. Nel 1417 fece compire altroaltare alla finestra del titolo di S. Maria del Suffragio Giorgio di Lorenzo di Nerone che lo fece dipingere da Leonardo di Teramoabitante in Sulmona; e Io stesso Corrado vi fece ergere statua a S. Giuliano opera di Antonio Felice della Fara nel 7424". In notaAntinori specifica la cronologia di queste opere: per quanto riguarda i primi due altari riferisce che "fra i dr-re altari a destra" eraposta la firma "Magister Conradus fecit", mentre Lrno recava la datazione "A.D. MCCCCKI. 14. mens. Octobris". Sopra l'altare delSuffragio era scritto "Hanc cappellam sub vocabulo suffragii gloriosae semperqlle Virginis Dei Genetricis Marie consegrai (forseconstrui) fecit Georgius Laurentii de Nerono, quam pinxit Leonardus de Teramo habitator Sulmone, sub anno 7417 et complevitultimo Maii X. Indictionis [...J Sopra la statua di S. Gir-rliano: S. Iulianus. Conradus fecit. E nella base: Hanc fecit Antonius FelixFarae Magister. Anno D. 1424. Mai".

'r Per l'ipotesi relative alla ricostmzione dell'arco e alla stta datazione, si veda la scheda n. 1 in appendice.'r Sebbene su questo punto le fonti tacciono, non si può esch.rdere che il maestro Corrado abbia lavorato anche nella collegiata,altra possibile originaria collocazione dell'arco.

"r NEUMùLLERS-KLAUSER, Schrift und Spracbe, cit., p. 70; HÒcc, Die Inscbri,ften, cit., passim; Bocx, Kl.lrzsl, cit., p. 189

" In qlresti casi non sappiamo se gli artisti che realizzarono i monumenti funerari erano stranieri.

'i PETRUCCT, s.u. Epigrafia, cit., p. 821.

'6 '§(/'. KocH, Zur Epigrapbik der Stadt Rom in spdteren Mittelalter, in Die mittelalterlicben Grabrnciler in Rom und Latiunt uom 1J.

bis zum 15.Jabrbundefi,7. Die Grabplatten und Tafeln, cit., pp. 25-40:29 nota 18. Per un utile panoralna dell'epigrafia napole-tana si veda EpigraJi e città: iscrizioni medioeuali e nzoderne nel Museo di San Mafiino in Napoli, a cllra di G. Cautela, I. Maietta,Napoli 1983.

" F. oe RuBrrs, Testimonianze epigra.ficbe nella contea di Celano, in Arcbitettura e Arte nella Marcica, 1984-1987, ll, Arte, Roma7987, pp. 101-105; Ero., Scritture affrescate nella cappella di S. Francesco della chiesa di Casteluecchio Sttbequo, "Bullettino dellaDeputazione Abruzzese di Storia Patria", L)OC(I (1997), pp. 339-355."8 Su questo arco e la sua epigrafe si veda la scheda n. 2, in appendice.'e AAC, Visita pastorale del 1586-1587, b. 518, fasc. 7677 , fol,. 9u. IJn'altra interessante testimonianza ci giunge da Antinori che ripor-ta l'iscrizione colìrmemorativa della cappella del sr-rffragio cornmissionata da Giorgius Lattrentii de Nerono per la perduta chiesa diS. Antonio Abate, cfr. ANrrNoRt, Corografia, cit., )OO(I/1, p. 138, trascrizione a nota 40. Tuttavia il patronimico non coincide conquanto scritto nell'epigrafe e si dovrebbe risalire al toponimo del cornmittente per ipotizzare, qualora coincidesse con la parte con-servata dell'iscrizione, la sua pertinenza alla chiesa di S. Antonio.

t56

'u Strl tema del volgare nelle iscrizioni italiane si veda "Visibile parlare". Le scritttre esposte nei uolgari italiani dal Medioeuo alRinascimenlo, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Cassino-Montecassino 1992), a cLrra di C. Ciociola, Napoli 7997.Ivi, inparticolare, cfr. A. Pernucct, Il uolgare esposto: problenzi e prospettiue, pp. 45-58.

', A parte gli studi citati di Flavia de Rubeis, si veda T. CesrNt, Epigrafia medieuale abru.zzese. Le iscrizioni di Atri, Ter*mo, Penne,

Avezzano 7984 (l ediz. RASLA,1,907/7909). Si tratta di una raccolta di testi epigrafici, esaminati prevalentemente dal punto di vista

linguistico e letterario.

'. O. FnRneRt, Per la conoscenza della scultura del primo Quattrocento a Napoli, "Bollettino d'Arte", s. IV, )OOilX (7954), p. 79.

'r Si veda al riguardo l'integrazione dell'epigrafe nella scheda n. 3, in appendice.

', "Venne trasportato dal castello di Prata presso il fir-lme Aventino da Napoleone Orsini in Guardia Grele a 7 di Agosto il corpo di

S. Nicola Greco, e donato ai Minori conventuali che ne erano stati gli inventori. E ne fu registrata la memoria incisa in una colon-

na della chiesa di S. Maria del Popolo", e piir sotto ripete f informazione aggiungendo Ia datazione "Anno Domini MCCOOO(UII.

Ma forse si leggeva MCCCDOOVII", ANlNoru, Corografia, cit., )OO(II/1', p.1.1'7.

" Sulle vicende architettoniche della chiesa e il suo inserimento nel tessuto ttrbano, cfr. PIsrnu e RoMALLI, in questa edizione.i" ANrrNoRr, Corografia, cit., )OO(V7, pp. 729-30 e )OOOV/7, p. 79-82; Io., Arutali, cit., KIV1, p. 756.

'- Io., Cot"ografia, cit., )OO(I/1, p. 729.

'" lD., Annali, cit., XI[/1, p. 774.

'') Per una lettura dell'ampliamento della collegiata

RoMALLI, in questo volume.quale "atto prevaricatorio" nei confronti della comunità di Guardiagrele, cfr

6u Si veda la scheda n. 4, in appendice.6' ANrrNoRr, Annali, cit., KII/I, p. 108. Si veda anche Corografia, cit., )CCilV/l, p.76.

"'Si veda il contributo di G. PnrrtNt e il disegno di F. BIcl, in questo volume.

',1 Per una piÌr completa trattazione dell'argomento, cfr. il saggio di Pnu-tNr, qui edito.

"' Si veda il rilievo della lastra nella scheda n. 4, in appendice.,,' A. PrrRucct, Le scritture ultime, Torino 7995, pp. 75-83.I. Hsnruorz, "Sepulcra, e .nxonunxenta" del Medioeuo. Studi sull'arte sepol-

crale in ltalia, Napoli 2001 (I ediz. Roma 1985), pp. 287-292.,o Biblioteca Apostolica Yaticana, ms. Arch. S. Pietro H 13, cc. 45a46r. La traduzione è tratta da Pr-rRuccI, Le scritture ultirne, cit., p.75.,,' Sulla maiuscola greca di tipo "epigrafico" sono fondamentali gli studi di H. HuNcex, Mirutskel und Auszeicbnungsscbriften int

10.-12. Jabrhundert, in La paléograpbie grecque et byzantine, Paris 1977, pp. 207-220; ID., EpiSrapbiscbe Auszeicbnungsmaiuskel.

Beitrag zu einem bisber kaum beacbteten Kaprtel der griechiscben Palàograpbie,'Jahrbuch der Òsterreichischen Byzantinistik, 26

(7977), pp. 1.93-209. Sulla scrirrura "alla greca" nel secolo XV, cfr. A. PrrnuccI, Scriuere "alla greca" nell'Italia del Quattrocento, in

Bisanziofuori Bisanzio, a cura di G. Cavallo, Palermo 1997, pp.727-1.36. Per i criteri di datazione di questa tipologia grafica cft.

lD., Breue storia della scrittura latina, Roma 7992, pp. 1.87-8. Per gli aspetti codicologici si veda A. DeRorrz, Codicologie des mantt-scrits en écriture bumanistique sur parcbemin,I, Turnhout 1984, pp. 77-74, in part. p. 1J; Io., Datierung und Lokalisientng buma-

nistischer Handscbriften des Quattrocento au,f Grund kodikologiscber Merkmale, in Renaissance und Humanistenbandscbriften, a

cura di J. ALrtenrieth, Mùnchen 1988, pp. 709-721'.o'Cfr. PrrLtNt, in questo volume.6e Per le vicende storiche relative alla contea di Manoppello e alla baronia su Guardiagrele, si veda ancora Perum.-u Giovanni Orsini fu inoltre Protonotario, Collaterale, Consigliario e Vicereggente degli Abruzzi, carica conferitagli da Carlo III nel

7382. Cfr. ANrrNonl, Corografia, cit., )OO(V/7, p. 78; G. PnNse, Gli Orcini signori d'Abtazzi, Lanciano 7892, p. 45.

'r PETRUCCT, Le scritture ultime, cit., p. 80.r2 "Lieto per Guardia Grele cominciò l'anno 1406 mercecché spogliato Napoleone II degli Orsini della contea di Manoppello e della

baronia di essa Guardia Grele terra lungamente da lui e da suoi predecessori goduta. Questa espose al pio desiderio d'essere ridot-

ta nel demanio e nel dominio particolare regio, per godere di privilegi delle altre terre demaniali. la supplica andò in circostanze

opportune, al re Ladislao a29 di gennaio l'esaudì, se la ridusse colle pertinenze e col distretto a tale dichiarando che da allora in

avanti fosse riputata demaniale ed ammessa agli onori delle altre di suo demanio, promettendo sotto parole e fede di Dio di con-

servarla in tale stato", ANttNoRt, Corografia, cit., )OO(I/7, pp. 1'32-133.1, Si veda la scheda n. 5, in appendice. Ringrazio Antonio Ciaralli per i preziosi suggerimenti.'" PETRUCCI, La scrittura, cit., pp. 7-10; BneveGLIERI, La scrittura epigrafica, cit., p.397.

" ANrrNoRr, Corografia, cit., )OO(I/7, p. 1.44: "adunato nella chiesa di S. Maria il padamento"; P. 160: "Si solevano per altro fare iparlamenti nella chiesa di S. Maria".

'6 Ivi, )OOCI/7, p. 736.-'Al riguardo si veda PrlLtNl, in questo volume.'-, T. prr Benou BoNe.NNt, Gli stemmi delle (lniuersità della prouincia del secondo Abntzzo Ute4ore. Relazione dell'Arcbiuista pro-uinciale per I'anno 7881, L'Aquila 7882, pp. 1-44. Si veda anche Blasonario Subequano, a ctrra di F. de Rubeis, Sulmona 1994.

'e Al riguardo si veda G. Roueru, in questo volume.*, Si fornisce qui una trascrizione di tipo interpretativo, volta a restituire l'integrità del testo attraverso un'ipotesi di integrazione sto-

rico-antiquaria e linguistica, cfr. or SrrreNo MINZELLA, Il mestiere di epigrafista, cit., pp. 177-1'85, 209-279. Per I'edizione non inte-

grata del testo e i ragionamenti che hanno condotto a tale trascrizione, si veda la scheda n. 5, in appendice.

'' ANrrNoRr, Corografia, cit., )OOilI/l, p. 736.82 Ivi, )OC(II/1., p. 1.37.*r Ivi, )OO(I/7, p. 757.,. Su Palazzo Penna e in particolare sull'iscrizione con lo stemma si veda Boct<, Kunst, cit., pp. 797-276: 207-208. Per il confronto

con l'epigrafe di S. Maria Maggiore a Guardiagrele, cfr. CeoEt in questo volume.*'Sui lavori della torre, databili a\ 1,426, cfr. L*naeNN-Bnocxeus, Abruzzen, cit., p. 143; inoltre PISTILLI, in questo volume. Per I'esa-

me stilistico del gruppo scultoreo del portale e il suo inserimento in facciata, cfr. il saggio Cnort qui edito.* "La gelosia di essere mantenuta nel Regio Demanio e specialmente di non essere riunita al contado di Manoppello e agli Orsini.

indusse gli uomini di Guardia Grele ad un attentato. Appena sentita la morte di re Ladislao ne| 741.4 con mano armata fecero insul-

to per impeto nella Rocca, o sia Forte; la espllgnarono ne predarono le suppellettili, vi posero fuoco, la devastarono e gettarono

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a terra", AMNoru, Corografia., cit., )OO(I/1, p. 1,39.e lvi, )OO(II/1,, p. 140.s "Si hanno pure nel 1320 e L3221e contrade rurali di Settano, e di Colle di Lisia. Ma nel 1335 si ha non solo una contrada urba-n , ma ben anche il sito di Grele, e I'origine del nome di Guardia, cioè recinto, ed ampliazione di mura pubbliche, per difesa diesso Grele, cui s'era incastellata la Guardia [...]", ivi, )OOilI/1, pp. 107-108. Sull'impiego della rocc a difesa della cittadina, sivedaar:cota Roueru.s AÀmNoRr, Corografia, cit., )OO(I/1, pp. 1,40-1,41,.s Per la comprensione della morfologia del testo e la sua traduzione è stato fondamentale il contributo di Marco Guardo, al qualevanno i miei più sinceri ringraziamenti.e1 Per l'Italia settentrionale, cfr. Corpus insc4ptionum medii aeui Liguriae,I, cit., pp. 5l-52 n. 13; p. 55 n. 19 p. 56 n. 20; p. 58 n.

23. Corpus inscriptionum medii aeui Liguriae, II, cit., pp. 40-4L nn.3-4, figg. 3-4; pp. 41.-42 n. 5, fig. 5; pp. 80-81 n. 69, frg. 69; pp.92-93 n.91; pp. 1,06-1.07 n. 113; p. 110 n. 119; pp.11,4-1,1.5 n.1.26; p.1,43 n.17L; p.174 n.217 pp. 179-180 n.225.

158

Scnnor

1

Depositi del ComuneEpigrafe commem orativasec. XV in. (7415 ?)

su arco a sesto acuto

Iscrizione commemorativa, proveniente probabilmente dallachiesa di S. Antonio Abate, ora distrutta. Arco a sesto acuto, incalcare. L'intero arco doveva misurare cm 440 comprensivi della

chiave di volta (cm 40); la luce è stata calcolata in cm 250 ca. (h.

cm 186, h. interna cm 160). Incisione a solco triangolare (largh.

cm 1,3; prof. cm 0,9 ca.). Tracce di colore rosso sulla parte infe-riore dei blocchi. Lo specchio epigrafico ha superficie concava e

coincide con l'intradosso dell'arco; la chiave di volta si supponeanepigrafe (cm 11 x 400). I1 testo è allineato su una riga lunga

non segnata, e centrato a cm 0,5 dai margini superiore e inferio-re del blocco. L'arco è ricomposto da frammenti contigui e soli-dali; l'iscrizione è mutila. Si conservano 13 conci che misurano in

media cm 21. x 20,7 x 24. Il blocco n. 1,2 misura cm 20 x 51 x24,5.lnbase alla ricostruzione proposta il testo è lacunoso di cm

74,9 sul lato sinistro e di cm 16,7 su quello destro.

Scrittura minuscola gotica (textura), con spezzafrrra delle curve e

tratto angoloso. Modulo compresso verso l'alto (AI cm I x 4,5; O:

cm 8 x 4). Interpunzione con punto a stella a rnezza altezza; fre-quente uso di un motivo a spirale da cui diparte una croce oriz-zontale al rigo. .Lbbrevrazione per troncamento mediante nota

tachigrafica. Nel primo concio apparc una mano con l'indice pun-

tato per segnalare il principio del testo. Sul lato frontale corre una

decorazione a foglie di quercia, inclinate verso il vertice dell'arco.

L'iscrizione è realizzata ottenendo un effetto fortemente chiaro-scurato tramite alternanza di tratti larghi e tratti sottili. Si segnala-

no le lettere: ,4 composta da due larghi tratti verticali, uno piùlungo che nella parte superiore si riduce a un filetto e abbassa

l'estremità di sinistra fino a toccare I'occhiello; E minuscola goti-

ca con tratto intermedio a ricciolo; X composta da un'asta obli-qua larga intersecata da un tratto sottile, sinuoso e terminante conun motivo fitomorfo.

Ricognizione effettuata nel 2004

Citazioni: I.C. GeltNI, Storia dell'arcbitettura. in Abruzzo, III,Pescara 1980 (I ediz. Milano-Roma 7927-1.928), pp. 12, 14 nota 8

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Arco teutonico, restituzione ipotetica del testo epigrafico (dis. F. Bigi, Roma)

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La misurazione e l'esame dei blocchi, del loro apparato decorativo e grafico consente solo un'ipoteticaricostruzione dell'arco e del testo. È stato rilevato che le foglie di quercia sono posizionate ad una distan-

za variabile da cm 73,5 a cm 77. Il blocco n. 2 contenente il motivo a spirale con la croce è mutilo diparte della circonferenza per cm 4 circa. Tale lacuna, considerata la frattura dell'ultima foglia della deco-

razione, suggerisce che il blocco fosse in origine contiguo al concio n. 1 contenente la mano con l'in-dice puntato. Sul lato destro, i conci numerati 10, 11,, 1.2, 13 sono contigui, per la coerenza dell'appara-to decorativo e del testo epigrafico. Inoltre il blocco n. 13 è certamente la pafie terminale sinistra del-l'arco perché la decorazione mostra un setto non scolpito che segnala l'inizio del fogliame, e, sul latodello spessore, è presente l'incavo per I'inserimento del blocco nella struttura di sostegno, probabilmenteuna colonna. La fine dell'iscrizione appare dunque certa. La ricostruzione della parte centrale del testo

è più complessa. Sul lato sinistro i blocchi nn. 3, 4 e 5, 6 appaiono tra loro contigui per i precisi attac-

chi dell'apparuto decorativo e del testo epigrafico, ma è difficile stabilire in quale punto dell'arco si deb-bano collocare. Pare evidente tuttavia che tra il blocco n. 4 e il blocco n. 5 vi fosse il principio delladatazione, verosimilmente MCCCC, che doveva continuare sul lato sinistro con a(nn)o D(orni)nfiJ XV.

Tale ricostruzione seguirebbe la stessa formula di datatio riscontrata nell'epigrafe funeraria di GiovanniOrsini (scheda 4) in cui l'indicazione dell'anno è interrotta da anno Domini. Si riscontra inoltre un fre-quente ricorso a interpunzioni e segni diacritici, ttilizzati a intervalli regolari nel testo. Sulla base di taliconsiderazioniLa datazione dell'arco si attesterebbe al 1475.

0-dlì ffLl . t n0.* @" &e u[r[flCImilrufl"

2

Depositi del ComuneEpigrafe celebrativo-dedicatoriasec. XIV ex.

160

su arco a sesto acuto

Iscrizione cofiunemorativa della costruzione di una cappella dedica-

ta alla Natività della Vergine, commissionata da parte di un talGiorgio. Probabilmente l'epigrafe proviene dalla chiesa di S. Maria

Maggiore. Arco a sesto acuto, in pietra calcarea. L'intero arco dovevamisurare cm 440 comprensivi della chiave di volta (cm 40), la luce è

stata calcolata n cm 240 ca., altezza cm 780, altezza interna cm 756.

Incisione con strumento a punta triangolare, solco sottile. Si conser-

vano tracce di colorazione. Lo specchio epigrafico ha superficie con-

cava e coincide con l'intradosso dell'arco; Ia chiave di volta si sup-

pone anepigrafe (cm 20 x 400). Il testo è allineato su una linea lunga

non segnata, a cm7,5 dal margine inferiore e a cm 1,5 da quello

superiore. L'arco è ricomposto da frammenti contigui e solidali; f i-

scrizione è mutila. Si conservano 73 conci che misurano da cm 21 x17,9 x 23 6. 72) a cm 26 x 33 x 28 (n.7). In base alla ricostruzioneproposta il testo è mutilo per una misura di cm 58.

Scrittura maiuscola gotica epigrafica. Il modulo è allungato e rego-

lare (AI cm 9/8,5 x 3,5/4,8; O: crn 9/8,5 x 3,5/5,2). Interpunzionecostituita dal punto singolo a stella al centro del rigo, usato tra lesingole parole; tre punti a stella disposti a triangolo a fine testo;

motivo a spirale che prosegue con una croce disposta vertical-mente. Alcune lettere sono ornate con caratteristici rigonfiamentilenticolari (D,1, N, O, P, S, V, [D e con terminazioni a svolazzo ese-

guite con un tratto sottile e poco profondo. Lettere notevoli: A conil primo tratto sinuoso e terminante sotto il rigo di base con un'am-pia curva a sinistra e l'altro dritto e obliquo, la bana trasversale è

alternativamente obliqua o spezzata verso il basso; d minuscola ditipo onciale con asta incurvata verso sinistra; G con corpo arroton-dato e tratto complementare terminante a ricciolo; b minuscola; Mgotica apefia con asta centrale corta e i due tratti esterni discen-denti sotto il rigo e terminanti a ricciolo; À/con la prima asta verti-cale e l'altra sinuosa; R con tratto obliquo ricurvo e prolungatosotto il rigo; S con apicature pronunciate in forma circolare; 7 conasta ricurva. Da notare la chiusura con tratto verticale delle C edelle E

Ricognizione effettuata nel 2004

161

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Arco della Natività della Vergine, restituzione ipotetica del testo epigrafico (dis. F. Bigi, Roma)

[8, HaecJ cappefila.J factafare Georgio de [- - Jnone ad bonor[ern naltiuitatis uirginis Marie x

La ricostruzione dell'arco e dell'iscrizione è stata realizzata confrontando l'appatato decorativo e le formegrafiche; sul lato sinistro mancano cm 71,8 di testo, mentre sul lato destro crn 30. Il blocco n. 1, lavora-to a gradina nel lato dello spessore, presenta uno scasso (h. cm 4,5; l. cm 2,5) per l'inserimento sulla

struttura di sostegno. Una soluzione simile, ma priva della lavorazione a gradina, appare anche nel bloc-co n. 13. In questo caso si tratterebbe di un intervento posteriore alla situazione originale eseguito inrottlrra dell'apparato decorativo. Nella parte centrale si segnala fare per facere; difficile ipotizzarc altresoluzioni, in considerazione dei segni grafici che indicano Llna F posta nella frattura tra i blocchi nume-rati 3 e 4, che appaiono contigui anche per l'apparato decorativo sul lato frontale.

1,62

3

S. Maria Maggiore, portico settentrionale, via dei CavalieriEpigrafe identificativa su semicapitellosec. XIV ex. (1388 ?)

Sottoscrizione attributiva di Nicola. Semicapitello in pietra ca\ca-

rea, misurabile solo in parte perché incassato alla parete (cm 36x 63 x 31). Lo specchio epigrafico coincide con il listello allabasedell'abaco (cm 3,8 x 61,,6).I lati sinistro e destro del semicapitel-lo sono stati resecati, rendendo mutila l'iscrizione del principio e

della fine. L'iscrizione si trova ad un'altezza di m 3.

Scrittura maiuscola gotica. Modulo allungato (M cm 2,7 x L,5; O:

cm 2,4 x 2,5). Spazio tra Ie lettere cm 1,-1,5. Interpunzione costi-tuita da due punti circolari e concentrici al centro del rigo.Abbreviazione con apostrofo alto per zs. Lettere notevoli: A contraversa spezzata verso il basso; L con tratto oizzontale che risa-le sul rigo; N con l'asta verticale e il secondo tratto ondulato.

Ricognizione effettuata nel 2004

Citazioni: A.L. ANmNoRr, Corografia storica degli Abnlzzi e deiluogbi circonuicini, ms. XVIII sec., L'Aquila, BibliotecaProvinciale "salvatore Tommasi", )OOOUL, p. LtL.

L-

163

o ri€«xGR[qOT,Atoo, 20

Epigrafe su semicapitello, rilievo (dis. S. Riccioni, Roma)

[A(nno) D(ornini) MCCCLJXXXWL| t - c. 8 - ] tbocl ofpus]fecit Nicola(us) t- - -l

A partire dal calcolo delle dimensioni originarie dello specchio epigrafico è possibile ipotizzare ùna par-ziale integrazione del testo. Considerato che sulla parte sinistra il capitello continu ava per cm 7,5 ca. eche sul lato destro mancano cm 29,5,l,iscrizione doveva avere una lunghezzatotale di cm 9g,6.Il cal_colo delle parti mancanti del capitello è stato eseguito osservando la curvatura delle foglie poste ad, ango-lo sull'echino, esse indicano pertanto il limite del lato frontale e f inizio della curvatura. Sul lato sinistrola parte resecata del capitello mostra segni a pettine identici a quelli dei blocchi sul lato superiore delmuro. considerati il modulo delle lettere, la spaziatura media (cm L,3), la misura calcolata della lacunainiziale (cm 7,5),le forme grafiche della gotica maiuscola tipiche della fine del secolo XIV e le formuledi datazione, il principio mancante del testo si può integrare con: A(nno) D(ornini) MCCCL La parte cen-trale dell'epigrafe mostra tracce ancora leggibili della O. Calcolando la misura media della sp)aziatura ela distanza trala O e l'ultima cifra della datazione (cm 13) è possibile che dopo I'anno la formul a di data-tio continuasse con l'indicazione del giorno e del mese, seguiti da boc opus. per quanto riguardala finedell'iscrizione, essa avrebbe potuto contenere l'indi cazione del patronimico o del toponimo di prove-nienza del maestro Nicola, ma, in assenza di altre informazioni, non è possibile proporre alcuna inte-grazione.

Il semicapitello appartiene ai lavori di ampliamento della collegiata che, con Napoleone II Orsini inte-ressarono anche il loggiato settentrionale. La datazione 13gg confermerebbe tale ipotesi e indicherebbel'anno di fabbricazione del portico.

4

Depositi del ComuneEpigrafe funeraria dela. t384

t64

ex S. Maria Maggioremonumento a Giovanni Orsini

Epigrafe funeraria di Giovanni Orsini, proveniente dal monu-mento funerario in origine collocato nel coro di S. MariaMaggiore . Lastra di pietra calcarea di forma rettangolare (cm 64,8

x 84,6 x7,5). Sul bordo superiore della lastra si notano due foria cm 6 dal margine sinistro e a cm 10 dal margine destro, per ilposizionamento delle grappe che fissavano l'epigrafe al monu-mento funerario. L'incisione è profonda ed eseguita a solco trian-golare con alternanza fra tratti grossi e tratti sottili. Lo specchio

epigrafico (cm 62,5 x 84,6) ha una superficie composita, conves-

sa (cm 1,3) e concava (cm 0,4) rispetto al piano di fondo. Il testo

è allineato a sinistra su L0 righe non segnate che distano dal mar-

gine destro in misura variabile da cm L2,5 G. 9) a cm 2,5 G. 2).

Spazio interlineare cm 2/2,3. La lastra e f iscrizione sono integre.

Scrittura minuscola gotica anotondata di modulo lievementeallungato (AÀ cm 4 x 2/2,2; O: cm 3,5/3,8 x 2/2,5). I nessi sono

poco frequenti: -pp (Manuppelli, r. 2); -ur (Ursine, r. 4); -Ar(Manisque, r. 7), in cui la R fu aggiunta in correzione per rime-diare ad una dimenticanza. Le abbreviazioni sono ottenute contitolo a tegola; ampia apostrofe rovesciata che parte dalla som-

mità della lettera e ne atttaversa il corpo; enclitica que formatadalla lettera 4 minuscola alta sul rigo, seguita dal segno simile al

3 arabico; P con tratto orLzzontale che attraversa l'asta : per; Pcon occhiello caudato : pro.Interpunzione segnata con un punto

a stella a mezza altezza, posto sporadicamente a fine rigo (rr. 1.

2, 4, L0) e per separare le parole (rr. 4, 6,7).Lettere notevoli: 1.M e T eseguite "alla greca". Si segnala, a r. 8,la correzione della A-

di bonos ottenuta tagliando il corpo della lettera, chiuso in basso

per errore e, alla fine della stessa parola, la nota tachigrafica con

titolo a tegola, posta in obliquo sulla lettera S, ma priva di signifi-cato.

Ricognizione effettuata nel 2004

Copie manoscritte: A.L. ANtINoru, Annali degli Abruzzi, ms. XVIIIsec., L'Aquila, Biblioteca Provinciale "salvatore Tommasi", XlIl/7.p. 108; lo., Corografia storica degli Abntzzi e dei luogbi circott-uicini, L'Aquila, Biblioteca Provinciale "Salvatore Tommasi")OOilV/1, p.76

165

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6 l""l I I lcfiEpigrafe fi.rneraria di Giovanni Orsini, rilievo della faccia superiore e della faccia iscritta (ril. e dis. F. Bigi, Roma)

Gl(ori)a militie uirtutum i(m)me(n)sa p(ro)pagoet comes egregius ManuPPk)lli rnaxirn(us) beros

illustris Siculi Regni logotbeta lob(ann)eshic iacet tlrsine dorn(us) alta et maxima p(ro)lesrna.gnos inter auos nulli uidere rege(n)dobuic aliu<m> sim(i)lern duro fera t(em)p(or)a bellino(n) nouere pare(m) pacis Martisq(ue) trem(en)dien iacet altus bonos et Pl(ur)ima lucis ymagomille et trec(e)ntis D(omi)ni curre(n)tib(us) annister septe(m)q(ue) quater iuli qui(n)to i<n>cidit u(m)bris

La lastra era inserita nel monumento fi;nerario, ai piedi della cassa con l'effigie del defunto. Per la ricostruzio-

ne della tomba e il disegno ricostruttivo si vedano Giorgia Pellini e il disegno di Francesca Brgi, qui edito. Iltesto è in esametri e risponde a regole compositive accurate, ricorrendo a formule meritorie tratte da figure

retoriche, quale la metonimia nel caso di Martis (Marte) per indicare la guerra. Si noti inoltre la formula ter sq-temque qua.ter da leggersi con 84, impiegata dal compositore per restituire un esametro nell'ultifia .'iga. La data

della morte di Giovanni Orsini indicata nella lasta è dunque 7384. A questa data, o ad un tempo di poco suc-

cessivo, dovrebbe risalire l'esecuzione del monumento funerario, fatto rcalizzare dal figlio Napoleone II Orsini.

5

S. Maria Maggiore

Epigrafe commem orativasec. XIV in. (7426 ca.)

166

snl lato frontale della torre campanaria

Epigrafe commem oratla dell' Uniuersitas di Guardiagrele.

L'iscrizione è posta sul lato frontale della torre campanaria in asse

con il portale maggiore della chiesa, a circa m 8 d'altezza. Lastta

di pietra calcarea di forma rettangolare (cm 40,5 x 102).

L'incisione è profonda ed eseguita a solco triangolare. Lo spec-

chio epigrafico (cm 35,5 x 702) è incassato e delimitato da una

cornice Costitllita da un tondino (cm 3,5) ricavato, sLl tre lati, nei

blocchi di muratura, mentre nel margine superiore è solidale alla

lastra e ne invade la parte centrale per cm 5. Testo allineato su

quattro righe non segnate. Spazio interlineare leggermente vatia-

bile da cm 2,5 a 3,1. La lastra è ricomposta da cinque frammenti;

il testo è mutilo di cm 10 (r. 3) e cm 79,5 G.4). Nella parte infe-

riore la cornice (blocco e tondino) è fratturata secondo la forma

della cr-rspide del portale sottostante.

Scrittura maiuscola gotica. Modr-rlo allungato (AI cm 6 x 3/2,8; O: cm

6,5/5,5 x 3/2,8). Tratteggio chiarosct-trato per l'alternanza di trattilar-

ghi e sottili. Le abbreviazioni sono indicate con tratto orizzontale

piano e con una linea spezzata soprascritti. Interpllnzione con punto

circolare a mezza altezza. Lettere notevoli: A con due aste montanti

Convergenti in un vertice su ctti si imposta Llna traversa ma anche, r.

4 (ualuit), con il primo segmento esterno ad atco,la bana trasver-

sale è Spezzata verso il basso; B maiuscola, con asta spezzata verso

destra; d minuscola di tipo onciale con asta incurvata verso sinistra;

G a semicerchio, Con tratto complementare incurvato verso l'interno

e terminante a ttncino; b minuscola; M e .Ò/maiuscole; q minuscola

alta sr-rl rigo; V con traffo orizzontale sul rigo inferiore alla conver-

genza due aste e, r.4 (ualuit), in forma di.I maiuscola, alla quale fti

aggiunto Lln tratto obliquo convergente in basso (esegr-rito probabil-

mente in correzione).

Alle due estremità superiori è ripetuto uno stemma, costitLlito da

uno scudo gotico antico diviso in banda accostata da due rose

araldiche, Llna in capo l'altra in punta.

Ricognizione effettuata nel 2004

Copie manoscritte: A.L. ANttNoRI, Corogra,fia storica degli Abruzzie d.ei luogbi circonuicini, ms. XVIII sec., L'Aquila, Biblioteca

Provinciale "salvatore Tommasi", )OO(l/1, p. 737

Riproduzioni: Guardiagrele. Guida storico artisilca alla città e

dintorni, a cLtra di E. Flacco-L. Taraborrelli, Pescara 2000, p. 115

t67

osto301,,"' I I lcil

/f,

Epigrafe sul lato frontale clellzr tone campanaria, rilievo (ril. e dis. F. Bigi, Ronu)

Gua(r)dia plena bo(n)is fe(ùt a(r)dua signa leo(n)is

tlpqulrt(ut) is lingua qoti li(n)gue egebat in ore

clantat i(n) Greli qtù ca(n)rt [.. qJetati<s> bono(r)enec tacet Gua(r)die qui fl - c. 7 - Jualotit o(mn)e<s>

2. ANrNont, loquitttr3. ANlNoru, aetati4. ANrNoat,.fallit, unit in

Il testo è in esametri: il primo verso è leonino. L'esame aLltoptico dell'epigrafe ha rivelato che, a r. 3,

clopo canit,la misura della lacuna poteva contenere tre lettere circa. Si può pertanto integrare la lacuna

con p(ro) e con la A del dittongo rniziale di aetati<.s>. Inoltre, a r. 4, la lettura .fallit r.utit in ontne, pto-posta cla Antinoi(CorograJia, cit., )OOCI/l, p.736.), non pare attendibile. Per quanto si può ancora leg-

gere, la prirna lettera mostra una barra trasversale sul rigo superiore e dtte tratti discendenti che partono

dalle estren-rità, il prirno tratto è interrotto dalla frattura. In questo caso la presenza di una F è f ipotesi

768

più accreditabile. La pafie finale dell'emistichio, tuttavia, reca scritto ualuit omne. La versione riportata da

Antinori sembra frutto di una lettura parziale della parola ualuit,la cui redazione awenne scrivendo primauallit e poi correggendo la seconda Z con un tratto obliquo, poco leggibile da lontano, in modo da rende-re una Z Inoltre, consideratala distanzatra I'osservatore e l'epigrafe, si giustifica la lettura effata di unit, cioèsolo della parte terminale della parola. In tal modo si spiegherebbe la versione fallit, unit in iportata da

Antinori, che lesse male o collazionò due letture diverse, entrambe errate. L'erudito infatti menziona due tra-scrizioni, riportandone però, in nota, soltanto una. Dopo un accurato esame del testo, riteniamo di doversuggerire la lettura integrativa: flama praelualuit o(mn)e<s>. In tal modo il verso mantiene Ia cadenza del-l'esametro e il numero delle lettere mancanti viene rispettato; inoltre, l'integrazione con fama rispetta l'usodi un bisillabo al principio dell'emistichio, come accade nelle rr. 2 (loquit) e 3 kanit).La forma della cornice, continua e omogenea sia per il vano di alloggiamento delle insegne che per quel-1o dell'epigrafe, dimostra che lo stemma e il motto appartengono ad un intervento contestuale, da col-locarsi cronologicamente tra il 141.4 (seconda conferma dell'Uniuersitas) e il 1426 (o poco dopo), annoin cui Antinori riporta la ripresa dei lavori nella collegiata.

La scheda segue lo schema editoriale adottato dal corpus delleInscriptiones Medii Aeui ltaliae' (ruAD. Per la trascrizione dei testi cisiamo basati sulle norme stabilite da Silvio Panciera e Hans Krummrey,e adottate nella redazione del Corpus Inscriptionum Latinarurn'(CL\,nonché sulle indicazioni fornite dalvan Di Stefano Manzella3.Per quanto riguarda l'apparuto delle illustrazioni, abbiamo inserito soloi disegni, poiché le riproduzioni fotografiche sono già presenti nel testodel capitolo.Nei casi degli archi frammentari, abbiamo elaborato il rilievo archeolo-gico delle parti iscritte che ci sono giunte, secondo un'ipotesi restitutivadel testo.Tale ricostruzione è stata realizzata considerando le dimensioni del sup-porto, del corredo figurativo e dell'epigrafe, ripristinando i blocchi chesono risultati contigui e solidali. Nel caso dell'Arco della Natività dellaVergine, l'esame di tali elementi ci ha consentito di realizzare un dise-gno che presenta le integrazioni delle parti mancanti del testo. Per lealtre iscriziom viene presentato il rilievo.

769

NOTE

I Inscriptiones Medii Aeui ltaliae (saec. W-Xil),1,. Lazio-Viterbo, a cura di L. Cimarra, E. Condello, L. Miglio, M. Signorini, P. SupinoMartini, C. Tedeschi, Spoleto 2002, pp. VI[-X. Le fotografie delle epigrafi guardiesi sono state impiegate a corredo dell'articolo. Per

esigenze editoriali, si è ritenuto di non ripetede in questa sede, come prevede lo schema delle IfoIAL

' H. Knuuunry-S. PANcmRA, Criteri di edizione e segni diacitici, "Tituli', II (1981), pp. 205-15; S. Peilcrnne, Struttura dei supplemen-ti e segni diacritici dieci anni dopo, "supplementa italica", n.s., VIII (1.991), pp. 9-21,.I Dr SrpreNo MeNzrrle, Mestiere di qigrafist4 cit., Roma 1987, pp.36-39. Tali norme sono state adottate nel nuovo volume delleInscriptiones Medii Aeui ltaliae (saec. W-XII), 2. Veneto. Le prouince di Belluno, Treuiso, Vicenza di prossima pubblicazione.Ringrazio la curatrice Flavia de Rubeis alla cui gentilezza devo tale segnalazione.

)