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351 Gli stucchi di Samarra: osservazioni sull’origine del c.d. Stile C* VALENTINA CABIALE Samarra, un centinaio di km a N di Baghdad, fu scelta nell’836 dal califfo Al-Mu’tasim come nuova capitale dell’impero abbaside, in sostituzione di Baghdad divenuta troppo insicura a causa di continue rivolte religiose e sociali. Samarra rimase capitale solo fino all’883, ma in que- sti pochi anni fu arricchita dalla costruzione, voluta dai vari califfi, di numerosi immensi palaz- zi, moschee, quartieri abitativi, più di un ippodromo e vasti giardini. Il sito archeologico, che si estende lungo la sponda orientale del Tigri per una lunghezza di circa 35 km e una larghezza di 5, è stato parzialmente indagato negli anni 1913-14 dagli archeologi tedeschi F. Sarre e E. Her- zfeld e, in anni successivi e per piccoli scavi, dal Servizio per le Antichità Iraqene. Gli scavi, che hanno riguardato una minima parte della città antica, hanno permesso il ritro- vamento di numerosissimi frammenti di pannelli decorativi in stucco, provenienti sia dai gran- di palazzi califfali sia dalle abitazioni private. Lo stucco costituisce il materiale decorativo per eccellenza, e il più noto, di Samarra, per quanto non l’unico impiegato. I pannelli di grandi dimensioni rivestivano, come un tessuto, la parte inferiore delle pareti interne ed esterne, le cornici e inquadrature di porte, nicchie, finestre, le soffittature di porte e archi. Lo stucco era verosimilmente ottenuto con una miscela di gesso, acqua e argilla, secondo una tradizione ira- nica che rendeva la materia molto dura e compatta una volta essiccata. I pannelli erano poli- cromi, con colorazione in giallo, verde e blu. Gli stucchi samarreni sono stati stilisticamente suddivisi da Herzfeld in tre gruppi (1, 2, 3); in seguito Creswell ha invertito la sequenza, teoricamente anche cronologica, degli stucchi, deno- minando i tre stili con le lettere A (stile 3 di Herzfeld), B (stile 2), C (stile 1). La suddivisione in tre stili è basata esclusivamente su osservazione macroscopica, su differen- ze tra la tecnica dell’intaglio e l’ornamentazione riconoscibili a occhio nudo; non sono tuttora state eseguite analisi di tipo archeometrico su questi materiali. Tutti i pannelli in stucco presentano decorazioni di tipo vegetale-geometrico e nessuna deco- razione figurata. Lo stile A (fig.1) prevedeva la lavorazione a intaglio dello stucco già spalmato sul muro, mediante l’utilizzo di spatole e con l’aiuto probabilmente di cartoni o tessuti prepa- ratori per il disegno dei motivi. I solchi sono profondi, verticali e creano un effetto chiaroscu- rale molto forte. Per quanto riguarda i motivi decorativi, lo stile A è il più naturalistico dei tre: l’elemento principale degli ornati, delimitati da riquadri quadrangolari o lobati, è costituito dalla foglia di vite pentalobata, sulla quale sono incise le nervature, e dal tralcio di vite. Lo stile B (fig. 2) comportava l’intaglio dello stucco probabilmente a mano libera, senza l’aiuto di cartoni. I solchi verticali sono meno profondi, le forme più appiattite e meno in contrasto rispetto al fondo. Gli ornati, molto fitti ma sempre inseriti all’interno di riquadri geometrici, hanno come elemento per eccellenza la semipalmetta, che ha sostituito la foglia di vite dello sti- le A e che genera un senso di movimento maggiore. La superficie delle forme è spesso decorata con puntini, in senso anti-naturalistico e con un richiamo alla decorazione metallistica. * Desidero ringraziare la prof. Martina Rugiadi per aver riletto queste pagine e avermi suggerito alcune correzioni.

Gli stucchi di Samarra: osservazioni sull'origine del c.d. Stile C, "I solai in gesso. Giochi artistici d'ombre dal Monferrato", a cura di O. Musso, Roma-Bagnasco di Montafia (AT)

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Gli stucchi di Samarra: osservazioni sull’origine del c.d. Stile C*

valentina cabiale

Samarra, un centinaio di km a N di Baghdad, fu scelta nell’836 dal califfo Al-Mu’tasim come nuova capitale dell’impero abbaside, in sostituzione di Baghdad divenuta troppo insicura a causa di continue rivolte religiose e sociali. Samarra rimase capitale solo fino all’883, ma in que-sti pochi anni fu arricchita dalla costruzione, voluta dai vari califfi, di numerosi immensi palaz-zi, moschee, quartieri abitativi, più di un ippodromo e vasti giardini. Il sito archeologico, che si estende lungo la sponda orientale del Tigri per una lunghezza di circa 35 km e una larghezza di 5, è stato parzialmente indagato negli anni 1913-14 dagli archeologi tedeschi F. Sarre e E. Her-zfeld e, in anni successivi e per piccoli scavi, dal Servizio per le Antichità Iraqene. Gli scavi, che hanno riguardato una minima parte della città antica, hanno permesso il ritro-vamento di numerosissimi frammenti di pannelli decorativi in stucco, provenienti sia dai gran-di palazzi califfali sia dalle abitazioni private. Lo stucco costituisce il materiale decorativo per eccellenza, e il più noto, di Samarra, per quanto non l’unico impiegato. I pannelli di grandi dimensioni rivestivano, come un tessuto, la parte inferiore delle pareti interne ed esterne, le cornici e inquadrature di porte, nicchie, finestre, le soffittature di porte e archi. Lo stucco era verosimilmente ottenuto con una miscela di gesso, acqua e argilla, secondo una tradizione ira-nica che rendeva la materia molto dura e compatta una volta essiccata. I pannelli erano poli-cromi, con colorazione in giallo, verde e blu.Gli stucchi samarreni sono stati stilisticamente suddivisi da Herzfeld in tre gruppi (1, 2, 3); in seguito Creswell ha invertito la sequenza, teoricamente anche cronologica, degli stucchi, deno-minando i tre stili con le lettere A (stile 3 di Herzfeld), B (stile 2), C (stile 1). La suddivisione in tre stili è basata esclusivamente su osservazione macroscopica, su differen-ze tra la tecnica dell’intaglio e l’ornamentazione riconoscibili a occhio nudo; non sono tuttora state eseguite analisi di tipo archeometrico su questi materiali.Tutti i pannelli in stucco presentano decorazioni di tipo vegetale-geometrico e nessuna deco-razione figurata. Lo stile A (fig.1) prevedeva la lavorazione a intaglio dello stucco già spalmato sul muro, mediante l’utilizzo di spatole e con l’aiuto probabilmente di cartoni o tessuti prepa-ratori per il disegno dei motivi. I solchi sono profondi, verticali e creano un effetto chiaroscu-rale molto forte. Per quanto riguarda i motivi decorativi, lo stile A è il più naturalistico dei tre: l’elemento principale degli ornati, delimitati da riquadri quadrangolari o lobati, è costituito dalla foglia di vite pentalobata, sulla quale sono incise le nervature, e dal tralcio di vite.Lo stile B (fig. 2) comportava l’intaglio dello stucco probabilmente a mano libera, senza l’aiuto di cartoni. I solchi verticali sono meno profondi, le forme più appiattite e meno in contrasto rispetto al fondo. Gli ornati, molto fitti ma sempre inseriti all’interno di riquadri geometrici, hanno come elemento per eccellenza la semipalmetta, che ha sostituito la foglia di vite dello sti-le A e che genera un senso di movimento maggiore. La superficie delle forme è spesso decorata con puntini, in senso anti-naturalistico e con un richiamo alla decorazione metallistica.

* Desidero ringraziare la prof. Martina Rugiadi per aver riletto queste pagine e avermi suggerito alcune correzioni.

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Gli stili A e B rientrano nella tradizionale decorazione a stucco che prevede il modellamento della materia una volta applicata alla parete, tecnica che sembra essere stata la preferita in epoca islamica, a differenza del precedente periodo sasanide quando ampia diffusione aveva avuto la pratica di fabbricare fuori opera piastrelle quadrate e rettangolari in gesso.Lo stile C (fig.3), quello più caratteristico e quantitativamente più numeroso a Samarra, com-porta una tecnica completamente diversa e innovativa rispetto agli altri due stili. I pannelli ve-nivano realizzati mediante colatura del gesso liquido entro stampi intagliati; quando il gesso si era indurito, il pannello era finito e poteva essere applicato al muro. Si è supposto che gli stam-pi fossero lignei o metallici, ma non ne è stato ritrovato nessun esemplare. Questa tecnica, con la quale si possono fabbricare pannelli in serie, è molto più veloce delle altre due, e fu uno dei fattori che permise di rivestire in breve tempo le immense superfici dei palazzi e delle case della città, costruite in mattoni crudi. Il rilievo generato da questa tecnica è basso, dalle caratteristi-che forme ‘gonfie’; il taglio è smussato, raramente verticale, non troppo marcato e genera un effetto sfumato senza forti chiaroscuri. Lo stile C è stato denominato bevelled style (Schrägsch-nittsstil in tedesco), ‘stile del taglio obliquo’, proprio per la direzione delle linee. Gli ornati di origine vegetale sono ormai completamente stilizzati, ridotti a una ripetizione di linee curve con terminazione a spirale, disposte simmetricamente su un asse verticale. L’ornato è di tipo modu-lare, con gli stessi motivi ripetuti senza soluzione di continuità in pannelli contigui, generando una decorazione teoricamente riproducibile all’infinito, ovvero un arabesco. La modularità del-l’ornato è dovuta all’uso reiterato della stessa matrice. Non si distingue più un elemento base (la foglia di vite, la palmetta) in quanto la decorazione si basa tutta su un gioco di linee, non di forme o elementi, e non è neanche più possibile distinguere tra i motivi decorativi e lo sfondo o intravedere forme precise.I motivi astratti del bevelled style di Samarra avranno un enorme diffusione nell’arte islamica e saranno riproposti non soltanto nello stucco ma anche in altri mezzi decorativi, come nella ceramica.I confronti maggiori, tuttavia, sono rilevabili tra i pannelli in stucco (stile C) di Samarra e al-cuni manufatti in legno di provenienza iraqena. Le somiglianze sono, soprattutto in certi casi, molto evidenti, come ad esempio quelle tra i pannelli in stucco conservati al Museum für Isla-mische Kunst di Berlino (fig. 3) e la porta in legno, datata al IX secolo e proveniente da Tikrit o Samarra, proprietà del Metropolitan Museum di New York (fig. 4). Una grande difficoltà sta nel capire la relazione cronologica tra i pannelli in stucco e quelli in legno: se possiamo da-tare, con relativa certezza, gli stucchi al periodo compreso tra l’836 e l’8831, non possediamo invece nessuna indicazione certa né di tipo cronologico, né sulla precisa provenienza riguardo ai manufatti lignei che, nella maggior parte dei casi, non provengono da scavi archeologici ma dal mercato antiquario. La critica ha comunque generalmente teso a considerare queste opere lignee successive agli stucchi di Samarra, produzioni influenzate dallo ‘stile del taglio obliquo’ inventato nella capitale abbaside.L’origine e lo stile degli stucchi di Samarra sono stati ritenuti o influenzati da una tecnica di lavorazione della pietra visibile su alcuni capitelli in alabastro siriani, provenienti dalla zona

1 La suddivisione in stili A, B, C, non sembra corrispondere a una sequenza cronologica netta; gli stili A e B spesso si trovano in contemporanea sulle stesse pareti; è probabile che gli inizi dello stile C siano successivi a quelli degli altri due, ma forse tutti e tre gli stili furono scelti e impiegati contemporaneamente. Schnyder (R. Schnyder, Zur Frage del Stile von Samarra, in Akten des VII. Internationalen Kongresses für Islamische Kunst und Archaeologie, München 7-10 September 1976, Berlin 1979) ha proposto che gli stili A e B fossero riservati soprattutto agli esterni, poiché il loro intaglio molto netto era adatto per creare effetti chiaroscurali sotto la luce del sole, mentre lo stile C, dall’intaglio più adatto alla luce diffusa, fosse destinato soprattutto agli interni.

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di Raqqa, la cui datazione alla fine dell’VIII secolo non è però certa, oppure sono stati spesso ricondotti a una tradizione di lavorazione del metallo e del legno di area centro asiatica;2 l’in-fluenza turca sarebbe arrivata in Mesopotamia tramite i numerosi mercenari turchi utilizzati dall’elite abbaside come guardie del corpo.Curiosamente la derivazione dei motivi degli stucchi da quelli della lavorazione del legno è stata ipotizzata solo sulla base di confronti stilistici tra i motivi decorativi, non pensando che si possa forse trattare, soprattutto, di una derivazione ’tecnica’. Ovvero, se ipotizziamo che le matrici utilizzate per fabbricare i pannelli gipsei di Samarra fossero in legno, è possibile che gli ornati degli stucchi samarreni siano simili a quelli dei manufatti lignei perché gli artigiani che intagliavano il legno di porte, ecc. erano verosimilmente gli stessi che intagliavano le casse-forme per i pannelli in gesso e hanno quindi riproposto gli stessi motivi, probabilmente anche perché erano quelli che la committenza più apprezzava e preferiva. La somiglianza col procedimento di costruzione dei solai in gesso del Piemonte sarebbe in que-sto caso evidente; a riguardo dei solai noi sappiamo che gli artigiani che intagliavano le casse-forme erano gli stessi falegnami che fabbricavano porte, ante, finestre, ed esistono casi di ugua-glianza tra i motivi a rilievo sui solai e i motivi intagliati sui battenti delle porte. È un confronto tra due produzioni molto distanti per molti aspetti, non solo quelli cronologici e geografici3, ma il materiale di base (il gesso) è lo stesso e spesso le soluzioni tecniche adottate sono simili pur in assenza di contatti diretti.D’altra parte sembra poco probabile che l’intaglio delle matrici lignee per fabbricare gli stuc-chi di Samarra sia stato affidato ad altri che ai carpentieri e a chi intagliava il legno di profes-sione.L’artigianato del legno, considerata la rarità e difficile reperibilità del materiale, è stato nell’arte islamica di altissimo livello e gli ebanisti, i carpentieri, hanno goduto di grande considerazio-ne. Elementi in legno (colonne, capitelli) sono stati di largo impiego nell’architettura e spesso, come le travi, erano a vista e decorati a intaglio e con sculture; spesso anche le suppellettili del-le moschee (mihrab, minbar) erano in legno. Da un recente studio di M. Shatzmiller4, basato soprattutto sulle fonti, sulla divisione del lavoro e sulle varie mansioni esistenti nell’Islam me-dievale, emerge come, nella lavorazione del legno, la divisione del lavoro e la specializzazione fossero grandi, e comportassero molti strumenti e tecniche differenti. Il numero di vocaboli ri-guardanti artigiani coinvolti nella lavorazione del legno è elevato e fa pensare ad una specializ-zazione notevole, soprattutto se lo paragoniamo al numero assai minore di vocaboli riferibili ad artigiani interessati alla preparazione e lavorazione dello stucco, per quanto questa tecnica fos-se diffusissima. Dallo studio delle fonti fatto dall’autrice inglese emergono solo alcuni termini relativi ad artigiani del gesso5: djabbas, djammad e djaççaç per ‘plasterer, preparer of gypsum’, ma anche ‘quarry worker’; mudjayyir per ‘stucco worker’, e mulayyit per ‘wall plasterer’.

2 O. Grabar, The formation of islamic art, Yale University Press, Yale 1973, p. 272 e sg.; R. Ettinghausen, O. Grabar, M. Jenkins-Madina, Islamic art and architecture 650-1250, Yale University Press, Yale 2001, pp. 58-59. I primi a sostenere la derivazione dalle lavorazioni di metalli, legni, oreficeria centro-asiatica dei motivi presenti sugli stucchi samarreni sono stati Creswell, nel suo Early Muslim Architecture, pubblicato nel 1940, e Khuenel nel libro Die Kunst des Islam del 1962.3 I solai in gesso piemontesi si trovano in case povere, dove l’utilizzo di questo materiale si spiega con il suo basso costo e con la pos-sibilità di poter imitare i solai più ricchi. A Samarra la situazione sembra essere diversa: lo stucco (il gesso) non è, probabilmente, scelto solo perché più economico e non si trova in abitazioni povere e semplici; anche se è possibile che la velocità di esecuzione dei pannelli sia stata uno dei fattori determinanti per il loro successo.4 M. Shatzmiller, Labour in the medieval Islamic world, E. J. Brill, Leiden 1994.5 Idem, pp. 103-105.

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L’ipotesi dell’utilizzo di matrici lignee per la produzione dei pannelli sammarreni è destinata a rimanere tale, almeno fino a quando non sarà ritrovata una matrice lignea originale. Abbastan-za recentemente Schnyder6 ha proposto che l’origine del bevelled style stia non nella decora-zione a intaglio del legno, ma nella decorazione, sempre a intaglio, del marmo. Frammenti di pannelli marmorei, purtroppo in numero esiguo, sono stati ritrovati a Samarra, in particolare nella sala del trono del Jawsaq al-Khaqani, uno dei primi palazzi califfali costruiti nella nuova capitale. I frammenti mostrano una decorazione a intaglio con motivi astratti-vegetali simile a quella dei pannelli in stucco, e come in essi il rilievo è abbastanza piatto e crea poco contrasto tra luce e ombra. Lo stile C deriverebbe le sue particolarità, quindi, dall’intaglio della pietra e del marmo (il che non esclude che le matrici fossero in legno o in metallo) e, elemento impor-tante in questa sede, sarebbe stato ‘inventato’ per imitare e per assomigliare alla decorazione su marmo, di certo più dispendiosa e lunga, oltre che più prestigiosa.

6 R. Schnyder, op. cit.

bibliografia

E. Herzfeld, Der Wandschmuck der Bauten von Samarra und seine Ornamentik, Verlag Dietrich Reimer, Berlin 1923.O. Grabar, The formation of islamic art, Yale University Press, Yale 1973.R. Schnyder, Zur Frage del Stile von Samarra, in Akten des VII. Internationalen Kongresses für Islamische Kunst und Archaeologie, München 7-10 September 1976, Berlin 1979.M. Shatzmiller, Labour in the medieval Islamic world, E. J. Brill, Leiden 1994.R. Ettinghausen, O. Grabar, M. Jenkins-Madina, Islamic art and architecture 650-1250, Yale University Press, Yale 2001.

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1. Pannello in stucco da Samarra, stile A (Berlino, Staatliche Museen).

2. Pannello in stucco da Samarra, stile B (Berlino, Staatliche Museen).

3. Pannello in stucco da Samarra, stile C (Berlino, Museum für Islamische Kunst).

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4. Porta in legno proveniente da Tikrito Samarra (New York, Metropolitan Museum of Art).

5. Frammento di pannello in legno intagliato (Parigi, Museo del Louvre).