12
I LIBRI E L INGEGNO STUDI SULLA BIBLIOTECA DELL ARCHITETTO (XV-XX secolo) a cura di Giovanna Curcio - Marco Rosario Nobile - Aurora Scotti Tosini Edizioni Caracol

Il Breve ristretto delli Cinque Ordini dell’architettura…di Agatino Daidone (1714): struttura, fonti, modelli, obiettivi

  • Upload
    unipa

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

I LIBRI E L’INGEGNO

STUDI SULLA BIBLIOTECA DELL’ARCHITETTO

(XV-XX secolo)

a cura di Giovanna Curcio - Marco Rosario Nobile - Aurora Scotti Tosini

Edizioni Caracol

Questo volume è stato realizzato con i fondi di un progetto di ricerca di interesse nazionale del MiUR (PRIN 2005), coor-

dinatore nazionale prof. Giovanna Curcio, sul tema “La Biblioteca dell’architetto XV-XX secolo”.

Progetto grafico ed editorialeEdizioni Caracol s.n.c. - via Villareale, 35 - 90141 Palermoe-mail: [email protected]© 2009 Caracol, Palermo

Vietata la riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo.ISBN: 978-88-89440-57-5

Fogli sciolti, manoscritti, lettere, indici di desiderata o di “biblioteche ideali”, testamenti, inventari, prove di stampa,edizioni in folio o in 12°, giornali, repertori, cataloghi, scrivanie, scaffali e “librerie”: tutto questo - e altro ancora -forma la “biblioteca dell’architetto”.Provare a dare un ordine all’articolato rapporto tra architettura e libri è un compito arduo, se non addirittura impos-sibile. Alla fine del XVIII secolo l’abate Angelo Comolli - e con lui altri eruditi fiduciosi nelle capacità ordinatricidella ragione umana - vi si era cimentato, proponendo, in più tomi, una bibliografia ragionata dei libri “architetto-nici”. Subito, però, si era scontrato con la problematica selezione della materia: «Il presente quarto Volume dellaBibliografia architettonica sarà per avventura calcolato il primo da chi vorrebbe in questa numerati soltanto que’libri, che assolutamente, o come suol dirsi di proposito, appartengono all’architettura. Qui infatti incomincia il cata-logo di sì fatte opere, mentre gli altri tre antecedenti Volumi nelle rispettive classi d’Introduzioni, e d’Istituzioni noncontengono che una raccolta miscellanea di opere, e di opuscoli, architettonici sì, ma che voglionsi per forza non

assolutamente tali. Quale sia però, e quanto stretta, e necessaria la relazione, che hanno tali opere coll’architettura,non è molto difficile a rilevarsi … Non mi allontanerò dunque in alcun modo dall’ideato, e proposto mio metododi divisione; il quale … in questa Prima Parte è sembrato ad alcuni troppo complicato, perché troppo minuto …»(A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell’Architettura civile e Arti subalterne, IV, Roma 1792: caratteri in corsivodell’autore).Prima di allora - almeno fino alla metà del XVII secolo - e dopo - a partire dal 1830, data convenzionale assunta inbiblioteconomia per identificare il “libro moderno” - l’universo dei libri dell’architetto non era e non sarebbe statopassibile di classificazione. Difatti, trattare dei “libri assolutamente architettonici” è cosa assai diversa dal ragionaresui libri dell’architetto.Così come studiare la produzione a stampa fino a tutto il Settecento, e in particolare per l’architettura, impone dirivedere integralmente la nozione moderna di libro. Gli autori - e tra questi gli architetti - erano di norma anche glieditori delle loro opere, ne sceglievano la carta, il formato, i caratteri, ne seguivano in ogni dettaglio e quotidiana-mente la stampa. Gli esemplari, una volta pronti, affollavano i loro studi, racchiusi in casse, ognuna delle quali con-teneva, in più copie, un singolo foglio. Solo on demand - diremmo oggi - i fogli (spesso con lacune o integrazioni)venivano composti insieme a formare il volume, e la rilegatura veniva stabilita di volta in volta tenendo conto deldestinatario. Ogni libro e tanto più, dunque, ogni biblioteca, anche dal punto di vista strettamente materiale, era ununicum.Di norma la disposizione dei volumi negli scaffali era determinata dal formato, cosicché la spinosa definizione dei cri-teri di catalogazione veniva sostanzialmente aggirata. Soltanto nei cataloghi, e non sempre, venivano proposte leaggregazioni di titoli ritenute dai loro compilatori più utili o significative.Si ritorna così a Comolli, o anche al conte Leopoldo Cicognara, ma si entra anche nel vivo della ricerca di cui que-sto volume propone - parzialmente - gli esiti e che ha avuto come oggetto di studio la “Biblioteca dell’architetto”.La ricerca, che si è avvalsa dei contributi del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, è stata imposta-ta nel 2005 con la costituzione di tre gruppi di studio costituitisi presso le Università di Milano (coordinato da AuroraScotti Tosini e composto da Isabella Balestreri, Corinna Bobbio, Stefano Bosi, Licia Caspani, Roberto Dulio, IreneGiustina, Cristiano Guarnieri, Maria Cristina Loi, Pier Nicola Pagliara, Renata Piccinetti, Luciano Patetta, StefanoPoli, Monica Resmini, Danilo Samsa), presso l’Università di Palermo (coordinato da Marco Rosario Nobile e com-posto da Maria Sofia Di Fede, Emanuela Garofalo, Erik H. Neil, Fulvia Scaduto, Domenica Sutera, Isidoro Turdo)e presso l’Università Iuav di Venezia (coordinato da Giovanna Curcio e composto da Anna Bortolozzi, MassimoBulgarelli, Margherita Fratarcangeli, Fulvio Lenzo, Eleonora Pistis, Maurizio Ricci, Isabella Salvagni, RichardSchofield, Alberto Spinazzi, Paola Zampa).Intento iniziale era avviare la raccolta e l’ordinamento di materiali relativi ai patrimoni librari degli architetti. Più ingenerale, si voleva promuovere una riflessione sulle diverse accezioni che il rapporto tra gli architetti e i libri ha assun-to nel tempo e in relazione all’“ingegno” dei singoli protagonisti. Sugli scaffali delle biblioteche degli architetti si tro-vavano infatti - così come si trovano ancora oggi - volumi di autori antichi o moderni sull’architettura, ma anche sulle

arti in genere; testi di storia e di letteratura; e, ancora, articolate raccolte di libri od opuscoli intorno a passioni piùpersonali (antichità, iscrizioni, monete, misure, strumenti ottici, orologi, costumi, viaggi). Frammisti a questi tomierano gli scritti redatti dagli architetti stessi, a volte rimasti in forma di abbozzo o di manoscritto; vi erano fascicoli,cartelle, rotoli di stampe e di disegni sia autografi che collazionati a comporre repertori di modelli cui attingere. Vierano poi i libri avuti in dono da amici, colleghi, lontani corrispondenti, a testimoniare la circolazione delle idee edei dibattiti sull’architettura. Sui tavoli da lavoro i disegni di progetto si confondevano con i libri, dai quali spessoattingevano senso e valore.Sin dall’inizio, dunque, la nostra ricerca non ha avuto l’ambizione - e neanche lo scopo - di approdare a un’esaustivacatalogazione degli strumenti del sapere architettonico. D’altra parte, le curiosità scientifiche che ci muovevano, fon-date su studi precedenti, spaziavano dal XV al XX secolo e guardavano a differenziati ambiti storico-culturali. Labanca dati utilizzata per organizzare i materiali è stata così concepita in modo da rispettare e dare spazio - per quan-to possibile - alle peculiarità delle diverse impostazioni. È stato scelto il formato Excel, l’interfaccia più semplice dausare e soprattutto di sempre possibile convertibilità in formati differenti. Le singole schede sono state pensate comeunità di tre complementari cataloghi, relativi, rispettivamente: 1) alle biblioteche che abbiamo definito “reali”, docu-mentate in particolare da inventari stilati dopo la morte degli architetti per questioni ereditarie, e nei quali sono spes-so elencati, fra gli altri beni posseduti, anche i libri, o da cataloghi manoscritti o a stampa coevi; 2) alle biblioteche“virtuali”, che registrano invece i riferimenti bibliografici espliciti o impliciti presenti negli scritti degli architetti ocomunque identificabili dall’analisi dei loro disegni (opera grafica in genere) e degli edifici da loro costruiti; 3) allo“scrittoio”, cioè a dire ai libri composti, a titolo diverso - testi, illustrazioni, commenti - dagli stessi architetti. L’insieme di questi strumenti compone, nelle nostre intenzioni, una struttura aperta, integrabile in futuro e soprat-tutto duttile. Il rischio - insito in questo tipo di strumentazione - di coinvolgere la nostra ricerca nella stessa empasse

registrata già dai catalogatori settecenteschi, è stato scongiurato, almeno così speriamo, evitando ogni condizionamen-to, nella scelta e nell’articolazione degli studi, alla rigidità di selezioni e modalità di catalogazione predefinite e dandospazio, invece, a problematicità, contraddizioni, eccezioni, peculiarità.Le pagine di questo volume - in cui ampie disamine si alternano a studi mirati e a materiali di lavoro - registrano lacomplessità ma anche la ricchezza di questa materia, in cui architetture e libri interagiscono molto al di là degli assun-ti teorici, dei “principij” o delle pratiche depositate nei trattati o nei manuali. I saggi che seguono, in definitiva, hannol’ambizione di contribuire, anche se soltanto con “frammenti” di conoscenza, a una riflessione articolata sugli stru-menti culturali sottesi alla costituzione del vasto sapere architettonico. Una sorta di «Portatile biblioteca architettoni-ca» (A. Comolli, IV, p. 314) che, sia pure per campioni e in estrema sintesi, vuole offrire comunque materiali di raf-fronto utili per epoche e ambiti diversificati.Si è anche scelto di presentare i contributi secondo un ordine tendenzialmente cronologico, senza cioè proporre unaloro organizzazione in sezioni tematiche. Riteniamo infatti - o forse auspichiamo - che proprio nella loro successio-ne, la peculiarità delle singole trattazioni riesca a restituire, almeno in alcuni tratti, la storia della “biblioteca dell’ar-chitetto”.Siamo tuttavia consapevoli che «alla fine della [nostra] paziente ricomposizione [ci] si disegnò come una bibliotecaminore, segno di quella maggiore scomparsa, una biblioteca fatta di brani, citazioni, periodi incompiuti, moncheri-ni di libri» (U. Eco, Il nome della rosa, Ultimo folio).

Gli inventari di libri qui studiati - nella maggior parte dei casi con l’esatta identificazione delle edizioni citate - ven-gono presentati con criteri che, pur attingendo alle informazioni oggi messe a disposizione da fondamentali strumen-ti di catalogazione - quali soprattutto il catalogo online del Sistema Bibliotecario Nazionale (OPAC), quello dellaBiblioteca Apostolica Vaticana (BAV) e quelli di altri poli bibliotecari o enti di ricerca - non intendono in alcun modoproporsi come sistematici o esaustivi. Anche i criteri di schedatura si allontanano spesso, pur nel rispetto delle normegenerali, dalle convenzioni della biblioteconomia. Si è ritenuto, infatti, di lasciare agli autori la libertà di selezionarele informazioni ritenute utili e di presentarle secondo gli schemi ritenuti più opportuni. Si è comunque cercato diuniformare, almeno nel formato, le citazioni testuali dagli inventari e le informazioni bibliografiche, queste ultime,di norma, comprese entro parentesi quadre.La bibliografia che conclude il volume - scartata, in coerenza con l’impostazione della ricerca, l’ipotesi di una selezio-ne dei soli testi “assolutamente” inerenti lo specifico delle biblioteche - registra i testi moderni (dal 1830 in poi) cita-

ti nelle note. Per alcune edizioni anteriori, cui è fatto riferimento negli inventari, si rimanda invece all’indice analiti-co degli autori tralasciando quelle riportate nelle note e più spesso nei testi e che, da sole, avrebbero costituito unintero volume. Desideriamo ringraziare quanti, in questi anni, hanno contribuito alle nostre ricerche con i loro studi,consigli, suggerimenti, discussioni, o anche con il fattivo ausilio delle loro competenze. Il Dipartimeno di Storiadell’Architettura dell’Università Iuav di Venezia e il suo personale, in particolare Paola Barbirato e Laura Correggiariche hanno fornito l’indispensabile supporto al coordinamento nazionale della ricerca. La Biblioteca Hertziana e, spe-cialmente, la direttrice Elisabeth Kieven. Il personale: della biblioteca dell’Istituto Universitario di Architettura diVenezia, della Biblioteca Nazionale Marciana, della Biblioteca Querini Stampalia, della Fondazione Giorgio Cini diVenezia, del Seminario Patriacale di Venezia, della Bibliothéque Carré d’Art di Nîmes, della Biblioteca Capitolare diVerona, della Biblioteca Civica di Verona.Inoltre, il personale e la direttrice della sala di studio dell’Archivio di Stato di Roma Anna Lia Bonella e il personaledell’Accademia di San Luca di Roma; il personale della Biblioteca Ambrosiana di Milano e, sempre a Milano, dellaBiblioteca Nazionale Braidense, dell’Archivio di Stato, della Biblioteca Trivulziana e dell’Archivio Storico Civico,della Raccolta Bertarelli, del Gabinetto dei Disegni delle Civiche raccolte grafiche e fotografiche presso il castelloSforzesco. Si ringraziano la Fondazione Bruno Zevi di Roma, l’Archivio Storico Gardella ad Oleggio, l’Archivio di Stato diGenova e le collezioni storiche del Comune di Genova; la Fondazione Piero Portaluppi Milano; l’Archivio di Stato ela Biblioteca Civica di Bergamo, la Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo.Un ringranziamento va ai dirigenti, funzionari e personale della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A.Bombace”, in particolare, al direttore Gaetano Gullo. Si ringrazia, inoltre, il personale della Biblioteca Comunale diPalermo (sezione manoscritti) e della Biblioteca Comunale di Nicosia.

I curatori

INDICE

MASSIMO BULGARELLI

Fonti albertiane. Fra libri e architettura 11

LUCIANO PATETTA

Le biblioteche reali o virtuali nella Milano del Rinascimento e la difficoltà di pubblicare libri di architettura 15

FEDERICA SCIBILIA

La biblioteca dei Barresi di Pietraperzia nel XVI secolo 19

ISABELLA BALESTRERI

A corollario dell’architettura: guide, libri d’arte e d’antiquaria nella libreria dell’Accademia del cardinal Borromeo 22

RICHARD SCHOFIELD

Un’introduzione al De villa gregoriana di Federico Borromeo e le sue fonti 29

MAURIZIO RICCI

Cultura e architettura a Bologna tra XVI e XVII secolo. L’ Inventario delli libri di Floriano Ambrosini 37

GIOVANNA CURCIO - PAOLA ZAMPA

Il “libro di architetture” di Domenico Castelli: frontespizio e datazione 45

MARGHERITA FRATARCANGELI

Libri sugli scaffali: architetti romani del Seicento 56

NICOLA ARICÒ

Nella biblioteca di Carlo Maria Ventimiglia 61

STEFANO PIAZZA

Le fonti editoriali della decorazione architettonica in marmi policromi nella Sicilia del Seicento: alcune riflessioni 71

MARCO ROSARIO NOBILE

L’iconografia a stampa come strumento della professione dell’architetto tra Seicento e Settecento in Sicilia. 77La biblioteca di Giacomo Amato

FULVIA SCADUTO

Trattati manoscritti e raccolte grafiche di architetti siciliani in età moderna 83

DOMENICA SUTERA

Il Breve ristretto delli Cinque Ordini dell’architettura… di Agatino Daidone (1714): 89struttura, fonti, modelli, obiettivi

MARIA SOFIA DI FEDE

Biblioteche e trattati nella prima metà del Settecento: l’Architetto pratico di Giovanni Amico 93

FULVIO LENZO

Ferdinando Sanfelice e l’«architettura obliqua» di Caramuel 102

EMANUELA GAROFALO

Una raccolta di modelli fra tardobarocco e neoclassicismo 108

ELEONORA PISTIS

La biblioteca di architettura secondo Scipione Maffei (1675-1755) 115

AURORA SCOTTI TOSINI

La biblioteca di casa Ricchino 123

CORINNA BOBBIO

Note su alcuni Vitruvio della Biblioteca Nazionale Braidense, tra Bianconi, Poleni e Giovanni Paolo Bisnati 151

FULVIO LENZO

La biblioteca di Bernardo Antonio Vittone (1704-1770) 157

ALBERTO SPINAZZI

La biblioteca di architettura di Tommaso Temanza (1705-1789) 167

ANNA BORTOLOZZI

La biblioteca di Carl Johan Cronstedt (1709-1777), architetto reale di Svezia 179

IRENE GIUSTINA

La biblioteca di Giacomo Quarenghi (1744-1817) 187

CRISTIANO GUARNIERI

Alcune note sull’inventario pietroburghese della biblioteca di Giacomo Quarenghi e sul fondo Etter 201della Biblioteca Nazionale Russa di Pietroburgo

MARIA CRISTINA LOI

La biblioteca di Thomas Jefferson (1743-1826) 203

STEFANO POLI

La biblioteca utile: manuali tecnici, scritti e opere di Ignazio Gardella senior (1803-1867) 211

ISABELLA SALVAGNI

Dalla biblioteca di Ottaviano Mascherino alla Romana Biblioteca Sarti. Note sulla formazione 220della biblioteca dell’Accademia di San Luca

ROBERTO DULIO

Fra i libri del giovane architetto. Tracce della formazione di Bruno Zevi (1930-1939) 230

RENATA PICCINETTI - LICIA CASPANI

Piero Portaluppi: la biblioteca scomparsa 238

Nella Biblioteca Centrale della Regione Siciliana (BCRS) è pre-sente una rara edizione del Breve ristretto delli cinque ordini dell’ar-

chitettura… redatto dal matematico e scienziato Agatino Daidone(Calascibetta 1672 - Palermo 1724)1 (fig. 1).L’Orazione in morte del nostro Accademico Agatino Daidone… scrit-ta da Gaetano Giardina il 4 giugno 1724, recitata pressol’Accademia dei Geniali di Palermo, costituisce una preziosa fontebiografica sul personaggio e in particolare sulla sua produzionemanoscritta e a stampa2. Ulteriori informazioni si trovano nelleNotizie intorno agli architetti siciliani... di Agostino Gallo (ms.1838) e nella nota dedicata ad «Agatino Daidone, ovvero Aidone»da Giuseppe Maria Mira nella sua Bibliografia siciliana (Palermo1875)3. Queste testimonianze indicano che il Breve ristretto fu pub-blicato nel 1714, forse a Calascibetta, città natale dell’architetto. Si tratta di un libretto costituito da diciotto tavole illustrate conun singolare aspetto di manoscritto, le acquaforti e il testo sonoinfatti incisi a bulino4. L’assenza di dati tipografici, del luogo edella data di pubblicazione - solitamente inseriti in un frontespi-zio - rafforzano ulteriormente l’ipotesi di una fattura artigianalein vista di una tiratura limitata a una cerchia ristretta di lettori. L’opera risulta, tuttavia, tra i primi testi a stampa prodotti inSicilia dedicati all’architettura specialistica, in particolare allaregola e all’iconografia dei cinque ordini, a partire da quantocodificato dai maggiori teorici d’età moderna (Vignola, Palladio,Scamozzi). Segue, inoltre, il genere trattatistico del parallèle isti-tuzionalizzato, com’è noto, nel celebre volume di Roland FréartDe Chambray (Paris 1650) e poi divenuto consueto nei Course

d’Architecture dell’Accademia Reale di Francia5. L’argomento scelto e la sua organizzazione in un piccolo ma pra-tico compendio comparato sugli ordini classici, facilmente con-sultabile e leggero, confermano le finalità didattiche enunciatedall’autore nella presentazione del volume ai suoi interlocutoriche definisce, infatti, “principianti”: «poche carte acciò in ognioccorrenza vi trovassivo pronte le regole principalidell’Architettura»6. Il Breve ristretto sembra infatti delineare unprogetto editoriale finalizzato alla diffusione di uno strumentooperativo utile soprattutto agli apprendisti architetti. Agostino Gallo, nel suo manoscritto sugli incisori siciliani (metàXIX secolo), loda infatti la praticità del Breve ristretto poiché leproporzioni dei cinque ordini possono essere «riprese nettamentein contorni»7 dagli studiosi, ovvero i grafici consentono operazio-ni di ridisegno, tra le principali tappe dell’apprendimento. Come è noto, l’architettura, connessa alle discipline matematiche(insieme alla geometria, alla prospettiva, all’ottica etc…), era inse-rita nei programmi dei corsi organizzati presso il collegioMassimo dei Gesuiti di Palermo; non è da escludere pertantol’ipotesi che Daidone - all’epoca già noto matematico e architet-to, oltre che ottico, cartografo, fisico e inventore di macchine8 -avesse tenuto lezioni in qualità di docente esterno alla scuola e,per l’occasione, avesse anche predisposto un libro di testo per glistudenti. Non sembra un caso, infatti, che il Breve ristretto sia pre-

sente nell’inventario dei volumi che furono patrimonio del colle-gio, come confermato dall’ex libris dell’esemplare presente aPalermo9.Risulta plausibile anche immaginare che le poche copie realizzatefossero destinate ad amici intendenti. Sappiamo infatti cheDaidone, nel 1719, fu tra i membri fondatori dell’Accademia deiGeniali di Palermo, insieme ad Antonino Mongitore, GaetanoGiardina, D. Ferdinado Leto e Grimaldi e altri10, dimostrando unpieno inserimento nell’élite intellettuale della città11.Il formato del volume è il quarto oblungo, inconsueto ma appro-priato per edizioni ridotte contenenti illustrazioni che sfruttano losviluppo orizzontale del foglio (maggiormente impiegato, invece,per pubblicazioni di carattere teatrale o musicale12). Il breve sup-porto teorico scritto, quando presente, è utilizzato poi per defini-re, attraverso semplici notazioni, gli elementi degli ordini oppure,attraverso didascalie più consistenti, per spiegare complessecostruzioni geometriche. Può essere interessante notare come, rispetto alle più celebri fonticitate e fedelmente riprodotte, la struttura e l’impaginazione delletavole derivino, invece, da una ricerca originale tale da rendereimmediata la comprensione dei grafici e più agevole l’apprendi-mento. Nel proemio Daidone afferma, infatti, di non rappresen-tare le regole principali dell’architettura con la stessa disposizionepresente nelle tavole di Vignola, Palladio e Scamozzi. Le primeillustrazioni definiranno le singole parti dei cinque ordini - fustoe piedistallo, capitello e trabeazione - con le relative quote e pro-porzioni in scala modulatoria per determinare altezze e dimensio-ni. Successivamente l’ordine sarà rappresentato nella sua interez-za sfruttando il formato orizzontale di una sola tavola - colonna ebasamento a destra, architrave e capitello a sinistra, oppure attra-verso la sovrapposizione di tutte le parti, “tagliando” cioè il fustodella colonna. La tavola sarà inoltre completa di piante, ulterioriprospetti e sezioni particolareggiate (figg. 2-3), ottenendo in talmodo una sinossi grafica di più tavole.

89

1. A. Daidone, Breve ristretto delli cinque ordini dell'architettura secondo leregole di Iacomo Barozzio da Vignola, Andrea Palladio, Vincenzo Scamozzi...,Calascibetta 1714, frontespizio.

Domenica Sutera

IL BREVE RISTRETTO DELLI CINQUE ORDINI DELL’ARCHITETTURA… DI AGATINO DAIDONE (1714):

STRUTTURA, FONTI, MODELLI, OBIETTIVI

Se le pagine si arricchiranno progressivamente di immagini, leparti scritte andranno invece diminuendo, in quanto la figura sarà«fedelissima interprete delle parole e con una sola occhiata potràspiegare il tutto»13. In tal senso, è chiaro che le tavole dedicate agliordini di Vignola saranno di numero maggiore (tavv. 5-12) rispet-to a quelle di Palladio (tavv. 14-16) e di Scamozzi (tavv. 17-18),quest’ultime risultano infatti più complesse perché eccessivamen-te cariche di disegni e di informazioni. Anche la tecnica di rappre-sentazione appare originale; il tratteggio risulta infatti modulato,presentandosi di volta in volta più marcato o sfumato al fine diriprodurre la plasticità e la profondità degli elementi dell’ordine edelle relative decorazioni. Questo particolare sistema di editing -che contempla anche una serie ascendente di intercolumni e rela-tive trabeazioni, ordini accoppiati e a confronto (tuscanico-dori-co, ionico-corinzio) - risulta in realtà già sperimentato nei librifrancesi e di area tedesca dedicati a questo filone specialistico, testiche hanno avuto una particolare fortuna editoriale nel meridioneitaliano14. Per il caso in esame si può fare riferimento alle soluzio-ni grafiche presenti nei volumi di Gabriel Krammer (Architectura

Von den funf Seülen..., Prag 1606)15 (fig. 4) o di Augustin CharlesD’Aviler (Cours d’architecture…, Paris 1710), per citare edizioniche Daidone poteva in quel tempo rintracciare e consultare aPalermo16. Che una personalità versatile come Daidone abbiacompendiato nella sua opera fonti e modelli di diversa provenien-za e concezione editoriale, non deve sembrare una scelta casuale,specialmente per chi intendeva restare in linea con l’insegnamen-to della trattatistica tradizionale italiana, ma contemporaneamen-te offrire a un pubblico di allievi architetti un prodotto nuovo,perché più agile, efficace e innovativo nella veste grafica, secondoun criterio definito e diffuso nelle pubblicazioni di area centroeu-ropea. Questi aspetti caratterizzano l’attività di Daidone. Bastipensare, ad esempio, alla carta geografica della Sicilia prodottadall’architetto un anno prima, secondo una restituzione per certiaspetti “rivoluzionaria”, perché realizzata sulla base delle innova-zioni apportate dalla cartografia francese16.Le novità di impaginato e la tecnica di rappresentazione applica-te nel Breve ristretto sembrano essere state accolte da un altro pro-tagonista del Settecento siciliano, Rosario Gagliardi. Alcuni suoidisegni dedicati agli ordini, che dovevano probabilmente far partedi un “trattato” di architettura rimasto inedito (voll. II-III dellaCollezione Mazza di Siracusa)17, appaiono infatti strettamenteconnessi al libretto di Daidone (fig. 5).

90

2. A. Daidone, Breve ristretto, cit., «Ordine dorico di Vignola». 3. A. Daidone, Breve ristretto, cit., «Ordini d’architettura dello Scamozzi».

La frequentazione di Gagliardi dei corsi organizzati all’interno delcollegio dei Gesuiti di Palermo, la relazione sul rapporto e sullaconsonanza tra musica e architettura presentata nel 1726 cometesi per conseguire il titolo di “architetto” (un topos vitruvianooggetto di una lezione tenuta da Agatino Daidone pressol’Accademia dei Geniali quattro anni prima e già accennata nelproemio del Breve ristretto)18, non appaiono semplici coincidenzee offrono argomentazioni valide per affermare che il libretto diDaidone abbia contribuito alla formazione di Gagliardi19.Nel proemio Daidone sembra infine annunciare due successivepubblicazioni, e cioè un volume sulla teoria della sfera armillare eun trattato sulla prospettiva20: «e se queste mie piccole fatiche visaranno a grado, spero [con la grazia di Dio] mettere in tavolacose di maggior rilievo e in particolare vi dimostrerò il modo piùsbrigato e nuovo di mettere in Prospettiva tutti i disegnid’Architettura secondo le norme di sì riguardevoli autori»21. Le ultime due tavole del Breve ristretto affrontano argomenti piùimpegnativi come la costruzione della sfera armillare sul pianoorizzontale, necessaria alla Gnomonica ma soprattutto a stabilirel’orientamento degli edifici; la risoluzione di quesiti astronomicie la realizzazione di scale a chiocciola (a occhio aperto o concolonna centrale, semplici o a più eliche) (fig. 6).

Quest’ultimo tema è sviluppato riprendendo in parte una tavolapresente nel primo libro di Andrea Palladio, ma la soluzione e iparticolari costruttivi approntati da Daidone rielaborano fonti emodelli desunti dal mondo tardogotico22 che, oltre a testimonia-re specifiche competenze nel campo della stereotomia23, attivanoulteriori interrogativi sulla sua formazione che non appare, a que-sto punto, esclusivamente libresca. La scala a chiocciola del Breve

ristretto e una «coclea d’Archimede», ovvero un meccanismo adelica per disseccare i fiumi, sperimentato in occasione dell’impe-gnativa e ardita costruzione del ponte San Leonardo pressoTermini (1723)24, rientravano probabilmente nella «grande inco-minciata impresa (editoriale?)» dell’architetto sul tema del motoperpetuo25.Il Breve ristretto, nella sua esecuzione e nei contenuti, sembra infi-ne sottendere un interesse autopromozionale dell’autore, delle suemolteplici abilità e delle sue idee, utili all’architettura, alla tecno-logia, alla didattica e alla professione. Una pubblicazione “ridot-ta” che doveva probabilmente costituire una prima parte o antici-pare iniziative editoriali certamente più ambiziose, purtropporimaste manoscritte e oggi disperse.

91

4. G. Krammer, Architectura von den funf seülen, Prag 1606,«Composita I».

5. R. Gagliardi, «L’ordine dorico del Vignola», coll. Mazza (da L.Trigilia, 1996).

6. A. Daidone, Breve ristretto, cit., tavola con particolari per l’esecuzione di scale a chiocciola.

92

Note1 Il titolo per esteso è Breve ristretto delli cinque ordini dell’architettura secondo

le regole di Jacomo Barozzio da Vignola, Andrea Palladio, e Vincenzo Scamozzi.

Raccolti insieme e compendiati per comodo de’ principianti da Agatino Daidone

Calascibettese dove dallo stesso si dimostra la costruzione più facile di piantare la

sfera armillare nel piano orizzontale e la solutione di varie questioni astronomi-

che nella medesima ricercati. Su Agatino Daidone si veda in particolare: E. H.NEIL, Architecture in context: the villas of Bagheria, Sicily, Ph.D. dissertation,Harvard University, Cambridge, Massachusetts 1995, pp. 384-395. Si segna-lano inoltre i seguenti contributi: L. SARULLO, Dizionario degli artisti sicilia-

ni, I, Architettura, a cura di M. C. RUGGIERI TRICOLI, Palermo 1993, ad

vocem, e relativa bibliografia; A. GALLO, Notizie degli incisori siciliani..., ms.della prima metà del XIX secolo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana(BCRS), a cura di D. MALIGNAGGI, Palermo 1994, pp. 62-63; R.LOMBARDO, Agatino Daidone, un genio versatile, in «Provincia di Enna», VI,2003, 2, pp. 17-20; R. SCADUTO, Villa Palagonia. Storia e restauro, Bagheria2007, pp. 126-134. 2 G. GIARDINA, Orazione in morte del nostro Accademico Agatino Daidone

recitata [presso l’Accademia dei Geniali] li 4 giugno 1724, ms. del XVIII seco-lo, Biblioteca Comunale di Palermo (BCPa), Qq E 34, ff. 53-55. Il documen-to è trascritto in E. H. NEIL, Architecture in context, cit., pp. 391-395. Vedipure P. G. DA MEZZOJUSO, C. SCARFÒ, F. LETO e GRIMALDI, Ode funebre per

le esequie da celebrarsi dagli Accademici Geniali di Palermo, de quali tiene deg-

namente la presidenza il can. d. sig. Don Antonino Mongitore, in morte del sig.

d. Agatino Daidone Calascibettano, gran matematico, ingegnere di detta città di

Palermo, ms. del XVIII secolo, BCPa, 2Qq B 53, ff. 126r-127v, 150r-v, ff. s.n.3 A. GALLO, Notizie intorno agli architetti siciliani e agli esteri soggiornanti in

Sicilia dà tempi più antichi fino al corrente anno 1838. Raccolte diligentemente

da Agostino Gallo palermitano per formar parte della sua Storia delle Belle Arti

in Sicilia, ms. della prima metà del XIX secolo, BCRS, a cura di C. PASTENA,trascrizione e note di A. MAZZÈ, Palermo 2000, pp. 119-122; G. M. MIRA,Bibliografia siciliana ovvero Gran Dizionario Bibliografico delle opere edite e

inedite, antiche e moderne di autori siciliani o di argomento siciliano stampate

in Sicilia e fuori, 3 voll., Palermo 1875 [rist. anast. 1973] I, p. 291. Vedi inol-tre A. MONGITORE, Bibliotheca sicula sive de scriptoribus siculis, 2 voll.,Palermo 1707 e 1714 [rist. Bologna 1971] II, p. 302; D. SCINÀ, Prospetto

della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo dell’abate Domenico Scinà

regio storiografo, 3 voll., Palermo 1824, I, pp. 108-110.4 E. H. NEIL, Architects as writers, architects as readers in early modern Sicily, inLa biblioteca dell’architetto. Libri e incisioni (XVI-XVIII secolo) custoditi nella

Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, catalogo della mostra (Palermo, 8-22 novembre 2007), a cura di M. S. DI FEDE, F. SCADUTO, Palermo 2007,pp. 14-23, in particolare a p. 16 definisce il volumetto «a little more than acollage of images and paraphrases of the three authors in the title».5 R. FRÉART DE CAMBRAY, Parallèle de l’architecture antique ed de la moder-

ne..., Paris 1650. Si veda G. MOROLLI, L’invenzione del parallèle, inL’architettura a Roma e in Italia (1580-1621), atti del XXIII congresso diStoria dell’Architettura (Roma, 24-26 marzo 1988), a cura di G. SPAGNESI, 2voll., Roma 1989, II, pp. 41-53.6 A. DAIDONE, Breve ristretto, cit., f. 2.7 A. GALLO, Notizie degli incisori, cit., p. 63.8 Daidone nel 1706 aveva pubblicato a Palermo la Risposta ai problemi arit-

metici di Vincenzo Nocilla della Inespugnabile città di Enna ritrovate da Agatino

Dandone di Calascibetta con sei nuovi problemi dello stesso tra i quali due sono

adattati a cinque termini della prospettiva portati da M. Jacopo Barozzi da

Vignola al cap. 4 della prima regola della sua prospettiva pratica, dimostrandopertanto di conoscere Le due regole della prospettiva pratica del Vignola, pre-sente nelle biblioteche di Palermo (BCPa e BCRS), rispettivamente nelle edi-zioni del 1583 e del 1644; inoltre l’architetto aveva costruito un occhio arti-ficiale per studiare le aberrazioni prospettiche e le deformazioni della vistaumana. Nel 1713, cioè un anno prima della pubblicazione del Breve ristretto,aveva inciso e stampato a Palermo due carte geografiche della Sicilia, allegateall’Epico applauso alla S. R. M. DI Vittorio Amedeo re di Sicilia e di Cipro, ecc.

trombettata dall’ossequio fedelissimo della vittoriosa città di Calascibetta; G. M.MIRA, Bibliografia siciliana, cit., p. 291.9 «Museo del Collegio di Palermo, oggi della pubblica biblioteca di dettoCollegio». Vedi M. R. BURGIO, Libri di architettura nell’inventario del collegio

gesuitico di Palermo, in La biblioteca dell’architetto, cit., pp. 203-209.

10 Nelle loro opere celebreranno Daidone come genio del loro tempo. Si veda:A. MONGITORE, Bibliotheca sicula, cit., p. 302. In generale sull’Accademia deiGeniali si rimanda a: ID., Del nome ed istituto dell’Accademia de’ Geniali.

Discorso recitato a 16 aprile 1719 nella prima riunione di detta Accademia, ms.del XVIII secolo, BCPa, Qq E 20 n.1; G. GIARDINA, Breve relazione storica

dell’Accademia de’ Geniali, ms. del XVIII secolo, BCPa, Qq E 34. Giardinascrive nell’Orazione: «che egli (Daidone) non volle soltanto esser’ uno deprimi alla fondazione dell’Accademia, ma come voi ben sapete, de primiancora ad impegnarsi nel procurarle vantaggio, e decoro come in effetto leopere e le sue fatiche più prodigiose, e stupende, egli rassembra che l’avessevoluto in quel tempo mostrare». E. H. NEIL, Architecture in context, cit., p.392.11 F. P. CAMPIONE, La cultura estetica in Sicilia nel Settecento, in «Fieri. Annalidel Dipartimento di Filosofia Storia e Critica dei Saperi dell’Università degliStudi di Palermo», 2005, 2, pp. 90-91, 99, 107 note 122 e 124.12 L. FEBVRE, H. J. MARTIN, La nascita del libro, [1a ed. Paris 1958] a cura diA. PETRUCCI, Roma-Bari 2005, p. XLI. 13 A. DAIDONE , Breve ristretto, cit., f. 9, fig. 9.14 A. KRÄMER, Architettura e decorazione: fonti e modelli del barocco in Sicilia

orientale, in «Palladio», n.s., XI, 1998, 21, pp. 47-70. 15 M. R. NOBILE, Architectura Von den funf Seülen di Gabriel Krammer, in «IlDisegno di Architettura», 2008, 34, pp. 21-26.16 F. SCIBILIA, Libri di architettura nella Biblioteca Centrale della Regione

Siciliana e nella Biblioteca Comunale di Palermo, in La biblioteca, cit., pp.214-215. Daidone inoltre sembra già conoscere il Parallèle di R. Fréart DeCambray accennandone qualche critica in particolare nelle ultime righe dellatavola 13. A. DAIDONE , Breve ristretto, cit., f. 13.17 R. LOMBARDO, Agatino Daidone, cit., p. 18.18 Sull’argomento si rimanda a: A. KRÄMER, Architettura e decorazione, cit., pp.50-51; EAD., Rosario Gagliardi e i suoi contemporanei tedeschi, in Rosario

Gagliardi e l’architettura barocca in Italia e in Europa, «Annali del Barocco inSicilia», 1996, 3, pp. 129-139, in particolare p. 130; M. R. NOBILE, Rosario

Gagliardi architetto: composizione, linguaggio, tecnica, ivi, pp. 83-89; L.TRIGILIA, Il corpus di disegni di Rosario Gagliardi. Lo studio dei trattati e l’uso

dei modelli nell’attività del maestro, in Studi sulla ricostruzione del Val di Noto

dopo il terremoto del 1693, «Annali del Barocco in Sicilia», 1994, 1, pp. 62-77.19 A proposito della gnomonica Daidone, citando Vitruvio, scrive: «è unadelle parti dell’architettura oltre che vi deluciderà la mente per la giusta situa-zione delle Piante e Profili di qualsivoglia cosa, la quale cognizione è tantonecessaria nell’architettura quanto il tempo nella musica». A. DAIDONE, Breve

ristretto, cit., f. 2.20 M. R. NOBILE, Rosario Gagliardi architetto, cit. p. 83.21 Ciò è confermato anche da Giardina secondo cui Daidone compose «unnuovo trattato di prospettiva, ed un generale discorso della fabbrica, ed usodella sfera armillare, e sua pianta con molte operazioni». Si veda: E. H. NEIL,Architecture in context, cit., p. 391.22 A. DAIDONE, Breve ristretto, cit., f. 2. Daidone utilizza le stesse parole pre-senti nel sottotitolo del trattato di A. POZZO, Perspectiva pictorum et architec-

torum, 2 voll., Roma 1693-1700, dimostrandone la conoscenza, e forse tra lepossibili fonti per il suo trattato sulla prospettiva. 23 F. SCADUTO, Il progetto: fonti e modelli, in Matteo Carnilivari e Pere Compte

1506-2006. Due maestri del gotico nel Mediterraneo, catalogo della mostra(Noto, maggio-luglio 2006), a cura di M. R. NOBILE, Palermo 2006, pp.170-171.24 Daidone fornisce anche indicazioni sull’eventualità di realizzare modellilignei di scale a chiocciola, sulla base di due schemi di «scalini» presenti nellatavola.25 La struttura, a un solo e ampio fornice, con un diametro di 15 canne (circa30 m), fu realizzata al posto di cinque ponti precedentemente crollati. R.LOMBARDO, Agatino Daidone, cit., p. 19; A. PALAZZOLO, Agatino Daidone.

L’architetto del «Ponte Nuovo» di Termini Imerese, in «Il Corriere delleMadonie», 1991, 15, p. 16.26 Nell’Orazione di Giardina si legge: «Eppure d’altro più ammirabile dava anoi la speranza di godere, qual’era la grande incominciata impresa del motoperpetuo rappresentandogliene ben’ agevole il modo la facilità con cui esatta-mente in occasion della fabbrica del Ponte fece la coclea d’Archimede per dis-seccare quel fiume». E. H. NEIL, Architecture in context, cit., p. 395.