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QUADERNI DELL ISTITUTO DI STORIA DELL ARCHITETTURA DIPARTIMENTO DI STORIA, DISEGNO E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA NUOVA SERIE, FASCICOLI 57-59/2011-2012 SAPIENZA- UNIVERSITÀ DI ROMA GIORNATE DI STUDIO IN ONORE DI ARNALDO BRUSCHI VOLUME I Roma, Facoltà di Architettura, 5, 6, 7 maggio 2011 A CURA DI FLAVIA CANTATORE FRANCESCO PAOLO FIORE MAURIZIO RICCI AUGUSTO ROCA DE AMICIS PAOLA ZAMPA BONSIGNORI EDITORE 2013

P. ZAMPA, Lo ionico moderno, in Giornate di Studio in memoria di Arnaldo Bruschi, vol. I, «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», n. s., 57-59, 2011-2013, pp. 191-198

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QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURADIPARTIMENTO DI STORIA, DISEGNO E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA

NUOVA SERIE, FASCICOLI 57-59 / 2011-2012

SAPIENZA- UNIVERSITÀ DI ROMA

GIORNATE DI STUDIOIN ONORE DI ARNALDO BRUSCHI

VOLUME IRoma, Facoltà di Architettura, 5, 6, 7 maggio 2011

A CURA DI

FLAVIA CANTATOREFRANCESCO PAOLO FIORE

MAURIZIO RICCIAUGUSTO ROCA DE AMICIS

PAOLA ZAMPA

BONSIGNORI EDITORE2013

Francesco Paolo FiorePRESENTAZIONESCRITTI DI ARNALDO BRUSCHIStefano PittaccioSANTA MARIA IN TRASTEVERE,ASPETTI INEDITI DI UN PROGETTO ALL’ANTICA.ORIGINI E FORMAZIONE Massimo BulgarelliLA SAGRESTIA DI SANTA TRINITA A FIRENZE.ARCHITETTURA, MEMORIA, RAPPRESENTAZIONEFlavia CantatoreIL TEMPIETTO DI SANT’ANDREA A PONTE MILVIOTRA ARCHITETTURA E SCULTURANELLA ROMA DEL SECONDO QUATTROCENTOFrancesco BenelliLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANT’AGOSTINO A ROMA:UNA NUOVA LETTURARenata SamperiIL GUSTO DELLA VARIETASNELL’ARCHITETTURA ROMANADEL SECONDO QUATTROCENTO: CAPITELLI COMPOSITI E MIXTA LINEAMENTISNELLA CHIESA DI SANT’AGOSTINOSimonetta ValtieriIL PALAZZO DI SANTE BENTIVOGLIO A BOLOGNARichard SchofieldL’ARCHITETTURA TEMPORANEACOSTRUITA PER IL MATRIMONIODI GIAN GALEAZZO SFORZA E ISABELLA D’ARAGONA (1489)Christof ThoenesPERSISTENZE, RICORRENZE E INNOVAZIONINELLA STORIA DELLA BASILICA VATICANAFrancesco P. Di TeodoroINEDITI RILIEVI DALL’ANTICOIN ALCUNI FOGLI DEL XVI SECOLOALLA BIBLIOTHÈQUE DE L’INSTITUT DE FRANCE«... DONT PLUSIEURS PARAISSENT ÊTRE DE LA MAINDE DONATO D’ANGELI LAZZARI, DIT BRAMANTE, D’URBINO»Marcello Fagiolo BRAMANTE E IL PALAZZO DELLA CANCELLERIA:LA PORTA-CITTÀ E LA LEZIONE DI GEOMETRIA

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RIASSUNTI / ABSTRACT

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SAPIENZA- UNIVERSITÀ DI ROMA

DirettoreFrancesco Paolo Fiore (responsabile)

Consiglio scientifico Daniela Esposito, Paolo Fancelli, Donatella Fiorani,Francesco Paolo Fiore, Antonella Greco, Giorgio Muratore,Augusto Roca De Amicis, Paolo Rocchi, Maria Piera Sette, Alessandro Viscogliosi.

Comitato direttivo Lia Barelli, Clementina Barucci, Calogero Bellanca, Simona Benedetti,Maurizio Caperna, Tancredi Carunchio, Annarosa Cerutti, Piero Cimbolli Spagnesi,Fabrizio De Cesaris, Daniela Esposito, Paolo Fancelli, Donatella Fiorani, Francesco Paolo Fiore,Daniela Fonti, Antonella Greco, Giorgio Muratore, Susanna Pasquali,Maurizio Ricci, Augusto Roca De Amicis, Paolo Rocchi, Maria Piera Sette,Maria Grazia Turco, Alessandro Viscogliosi, Paola Zampa.

Redazione Flavia Cantatore (coordinatore)

Ogni contributo viene sottoposto ad almeno due revisori scelti fra i membri del Dipartimentoin base alle loro specifiche competenze nel settore della Storia e Restauro dell’architettura;tali pareri sono integrati da pareri di studiosi italiani e stranieri esperti nei temi affrontati.

Traduzione in inglese Erika G. Young

Grafica e impaginazione Roberto steve Gobesso

Stampa CTS Grafica S.r.l., via Vito Vincenti 23, località Cerbara 06011 Città di Castello (PG) - telefono 075.8511555

Corrispondenza e norme editorialiDipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’ArchitetturaPiazza Borghese 9, 00186 Roma - telefono 06.49918825 - fax 06.6878169 - web w3.uniroma1.it/storiarch

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 131/87 del 06/03/1987

Il presente fascicolo è stampato con il parziale contributo di SAPIENZA - UNIVERSITÀ DI ROMA

Abbonamenti e distribuzioneBonsignori Editore s.r.l., via Giuseppe Tornielli 16, 00153 Romatelefono 06.99709447 - [email protected] - www.bonsignori.it

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

© 2013Bonsignori Editore s.r.l., via Giuseppe Tornielli 16, 00153 Roma© 2013Sapienza - Università di RomaDipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura, piazza Borghese 9, 00186 Roma

ISBN 978-88-7597-433-6ISSN 0485-4152

NUOVA SERIE, FASCICOLI 57-59 / 2011-2012

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QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURADIPARTIMENTO DI STORIA, DISEGNO E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA

Maurizio CapernaCONSIDERAZIONI SULLA LUNGARA DI GIULIO II E BRAMANTEBruno AdorniGIULIO ROMANO ARCHITETTO NEL PERIODO MANTOVANO:PRECISAZIONI SU QUALCHE RIPRESA DA RAFFAELLORossella OngarettoBALDASSARRE PERUZZI E I TEATINIFlaminia Bardati«DOMINICO CORTONENSI ARCHITECTANTE» A PARIGI (1530-1545):IL PROGETTO DELL’HÔTEL-DE-VILLEEnzo BentivoglioANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE E SIMONE MOSCA,PER LA PRIMA «INTRATA» DI PAOLO III A ORVIETOFlavia ColonnaIL FORTE SAN MICHELE A OSTIAUNA PICCOLA OPERA DI ARCHITETTURA MILITARENEL SISTEMA DIFENSIVO COSTIERO PONTIFICIOAugusto Roca De AmicisSUCCESSI E LIMITI DEGLI ‘ARCHITETTI-SCULTORI’NEL CINQUECENTO: IL CASO DI SIMONE MOSCAAmedeo BelluzziUN CASO STORIOGRAFICO:LA VILLA FIORENTINA DEI COLLAZZIAdriano Ghisetti GiavarinaQUALCHE CONSIDERAZIONE SU PALLADIO E ROMA:UNA VEDUTA TOPOGRAFICA E I DISEGNI DALL’ANTICOPaola ZampaLO IONICO MODERNOMaurizio RicciUN CARDINALE CERCA CASA. FILIPPO BONCOMPAGNIE OTTAVIANO MASCARINO TRA BOLOGNA E ROMABartolomeo AzzaroFACCIATE PULSANTI E SPAZIO URBANONELLA ROMA DEL CINQUECENTOMario CurtiNOTE SUI ‘TRACCIATI ARMONICI’NELLA STORIA DELLE TEORIE ARCHITETTONICHE

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Nell’introduzione al volume sulla storiadell’architettura italiana del primo

Cinquecento, Arnaldo Bruschi descrive il«processo di cambiamento [che] giunge acompimento proprio intorno alla metà delsecolo» e che «Coincide ... con l’inizio del-l’opera matura di Vignola a Roma, di Palla-dio a Vicenza, di Galeazzo Alessi a Geno-va» e nota come «Più autoritario, ma insie-me più semplicistico, convenzionale e sbia-dito, diviene il riferimento alla molteplicitàlinguistica dei concreti esempi antichi. Fi-nisce una fase dell’arte e dell’architettura ...[e] si inaugura quella fase ... nella quale nonc’è più tanto da “inventare” una nuova lin-gua architettonica, quanto da codificarla ecomunque da usarla nel modo più pratico,con smaliziata abilità professionale»1.E proprio tra invenzione e codificazio-

ne si snoda la vicenda della trasformazionedello ionico ideato da Michelangelo per il

palazzo dei Conservatori in Campidoglio(dal 1563), circa un decennio dopo quel fa-tidico crinale indicato da Bruschi, nello io-nico moderno: un nuovo modello cui fareriferimento come valida alternativa allo io-nico antico.L’ordine messo in opera da Michelange-

lo è connotato da una serie di novità e de-viazioni dai canoni ormai consolidati dallateoria e dalla prassi e, nella generale artico-lazione della facciata (fig. 1), la consueta se-rie degli ordini viene gestita con estrema li-bertà nella successione, nella dimensione enel proporzionamento. Dalle imponenti paraste corinzie del-

l’ordine gigante, innalzate su piedistallo, siscende alle massicce colonne del portico alpiano terreno2 che, per la collocazione su-bordinata e la proporzione robusta, riman-dano all’impiego dello ionico come ordinesecondario dell’architettura protorinasci-

mentale3: una soluzione adottata da Bru-nelleschi4 e teorizzata da Filarete, che rac-comanda di impiegare le colonne ioniche,«de l’altre più basse [...] in quelli luoghi do-ve è a durare più fatica»5. In confronto ap-paiono tanto più esili le colonnine dori-cheggianti delle edicole che incorniciano lefinestre al piano superiore, simili, nelle pro-porzioni, alle colonnine ioniche delle edi-cole nell’abside di San Pietro6.Più in dettaglio, l’ordine ionico del por-

tico presenta una serie di invenzioni che te-stimoniano della tendenza di Michelange-lo a sottrarsi alle strettoie della normalizza-zione o, per citare Vasari, a «rompere i lac-ci e le catene delle cose»7, e trovano alimen-to nella sua formazione come scultore, at-tento alla individualità del singolo episodioarchitettonico, di volta in volta contestua-lizzato e caratterizzato8.La trabeazione è contraddistinta da leg-

LO IONICO MODERNO

di PAOLA ZAMPA

Fig. 1 - Roma, palazzo dei Conservatori (foto dell’autore).

liano da Sangallo (fig. 8), per le grandi vo-lute piegate verso il basso e connesse da unnastro di raccordo tanto sottile che sem-brano scaturire direttamente dall’echinoconvesso20. Un tipo che ebbe una notevo-le diffusione in area fiorentina sul finire delXV secolo21 e che fu celebrato da Vasariperché riprendeva un esemplare ritenutoantico: «[Giuliano] cominciò il primochiostro di Cestello, e ne fece quella parteche si vede di componimento ionico, po-nendo i capitelli sopra le colonne con la vo-luta che girando cascava fino al collarino ...avendo sotto ‘1 vuovolo e fusarola fatto unfregio alto il terzo del diametro di detta co-lonna; il quale capitello fu ritratto da unodi marmo antichissimo, stato trovato a Fie-sole da messer Lionardo Salutati vescovodi quel luogo, che lo tenne con altre anti-caglie un tempo nella via di San Gallo inuna casa e giardino, dove abitava ... il qua-le capitello è oggi appresso messer Giovan-batista da Ricasoli, vescovo di Pistoia, e te-nuto in pregio per la bellezza e varietà sua,essendo che fra gli antichi non se n’è vedu-to un altro simile»22. Ma il modello presunto «antichissi-

mo»23 viene riadattato da Michelangelo chevi introduce la flessione a quarantacinquegradi delle volute, una peculiarità che ri-manda a un altro precedente antico: il tem-pio di Saturno nel foro romano24 (fig. 9).Il capitello del tempio di Saturno aveva

ispirato, probabilmente insieme ad altriesempi tardo antichi, una serie di architet-ture dei primi decenni del cinquecento, apartire dalle paraste del secondo ordine delcortile inferiore del Belvedere. Tuttavia,non può essere definito propriamente ioni-co, a causa delle volute separate e nascentidall’echino, caratteristica che lo avvicinapiuttosto a un composito tagliato, privatodella campana foliata25 e che sarà alla basedell’accurata indagine condotta da Giu-

seppe Viola Zanini nel suo trattato: «Un’al-tra sorte di capitello fu trovato da Romani,il quale si può chiamare composito, per ha-vere gli membri come quello, di questa sor-te ne hò veduti nella città di Vicenza ... or-dinati dal Palladio Architetto Vicentino26,havendo lui tolto il disegno, da quelli in Ro-ma, nelle colonne del portico d’un tempio... dedicato alla Concordia, il qual disegnohà posto nel suo libro delle antichità ... Lemisure de suoi membri, è come quelle delpassato capitello [composito], eccettuan-do che non hà la parte delle foglie per esse-re più basso»27.Viola Zanini prosegue la sua trattazione

con una critica a Vincenzo Scamozzi peraver presentato, ne L’idea dell’Architettu-ra Universale, un simile capitello come mo-dello dello ionico28 ribadendone l’appar-tenenza al genere composito e sottolinean-done l’uso conveniente in architetture “al-legre”: «Hò veduto simil capitello allastampa, fatto da un Architetto grave; & dalui posto nell’ordine Jonico per proprio, laqual cosa giudico essere contra i precetti di

Vitruvio, il quale nomina i capitelli Ioniciper nome proprio Pulvinati, cioè teneri adimitatione di un piumaccio ... mà quell’aut-tore, che vi ha posto le volute del capitellocomposito, & l’abaco del capitello corin-thio, non hà avuto questo avvertimento,che l’Abaco ... sia fatto ad imitatione d’unTegolo ... cioè d’una pietra ch’è cosa dura,& ancora si come nel capitello Ionico, dal-la somiglianza umana anticamente, & orasi fanno le volute volte in giù, à similitudi-ne della pendente capigliatura delle matro-ne vedovile, malenconiche, scapegiate, ecosì è da farsi ancora, che ogni membro siacon ragione appropriato al detto capitello,e non con le volute allevate, & l’Abaco delcapitello corinthio adorno per le corna, &il fiore nel mezo, a similitudine delle giovi-ne polite, allegre, che per la sua vaghezza,s’usa fare nella parte più allegra, & adornanegli edificij, & il Ionico per essere malen-conico; si fà nella parte più positiva dellafabrica»29. I capitelli del palazzo dei Conservatori

mantengono invece il canale di collega-

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geri scarti che permettono di modellarnegli opposti profili in funzione della diversacollocazione.Sul fronte interno (fig. 2), per ricavare il

profondo cassettone che conclude la cam-pata, l’altezza del fregio è drasticamente ri-dotta e la cornice, semplificata, confluiscenelle modanature della copertura. Sul fron-te esterno (fig. 3) la contrapposizione trasottocornice risaltata in corrispondenzadelle membrature verticali accostate allecolonne e gocciolatoio liscio, motivo giàbramantesco, mantiene l’aggetto comples-sivo della trabeazione nei limiti dello spes-sore delle paraste giganti e, allo stesso tem-po, identifica le membrature collocate sudiversi piani prospettici e modula l’inci-denza della luce e delle ombre9. Le colonne, caratterizzate dall’inseri-

mento, all’imoscapo, di un tondino sotto lacimbia a raccordo tra base attica e fusto(fig. 5), sono coronate da un singolarissimocapitello, l’elemento che più di tutti colpi-sce la fantasia degli artisti contemporaneie delle generazioni successive (fig. 4a e 4b).Il capitello, a due facce, presenta abaco in-curvato e ornato al centro dei quattro latida una maschera, echino convesso a ovolifortemente intagliati e, soprattutto, balau-stri plasticamente modellati: piegati versoil basso e forzati a seguire le diagonali del-l’abaco, sono conclusi dalle volute dispo-ste a quarantacinque gradi e collegate daun festone di foglie di alloro, ripetuto an-che lateralmente. Di tutte queste deviazioni dal canone so-

no state indicate le premesse e suggeriti ipossibili modelli. L’impaginato generale,con l’ordine gigante che connota la faccia-ta sovrastando gli ordini minori, rimanda asoluzioni inaugurate da Bramante e ripre-se dai suoi seguaci soprattutto negli studiper San Pietro (fig. 6) dove l’accostamentodi un ordine maggiore a un ordine minorearchitravato collocato nella parte inferioredella facciata, si pone «come generico ‘pre-cedente’ almeno concettuale del partito delpalazzo dei Conservatori»10. L’infedeltà alle proporzioni canoniche,

abbandonate per rispondere al più genera-le impianto costruttivo e visivo dell’edifi-cio, sono memori delle sperimentazionibramantesche: dalle tozze paraste ionichedel cortile del Belvedere11, ricordate, comevedremo, anche per il capitello, alle eversi-ve colonne della scala a chiocciola12, forza-te dal passo costante della scala a mantene-re la stessa altezza nei generi diversi, diffe-renziati piuttosto per il progressivo con-trarsi del diametro all’imoscapo13, quasi inuna sorta di previsione di quella che Thoe-nes indica come la tavola mancante dellaRegola di Vignola14.La base arricchita dal tondino riprende

modelli romani, anche se non necessaria-mente di ordine ionico. La stessa soluzione

è consigliata da Palladio nel suo trattato,sulla scorta degli esempi antichi: «Ma per-ché in molti edifici antichi si veggono a que-st’ordine [ionico] basi attiche, et a me piùpiacciono, sopra il piedestilo ho disegnatol’attica con quel bastoncino sotto la cim-bia»15 anche se poi sottolinea l’appartenen-za del tondino al fusto della colonna16 e lasoluzione, negli esempi antichi riportati nelLibro Quarto, è sempre associata a colonnedi ordine corinzio17.

Ma più ricco di implicazioni è il capitel-lo, nel quale confluiscono modelli antichi etardo antichi, suggestioni del quattrocentofiorentino e romano e sperimentazioni del-l’ambiente bramantesco18.Oltre al capitello individuato da Zander

e da questi attribuito al monumento diPaolo II nella basilica costantiniana di SanPietro19 (fig. 7), è stato avvicinato al capi-tello del Campidoglio quello del portico diSanta Maria Maddalena dei Pazzi di Giu-

192 Paola Zampa . LO IONICO MODERNO

Fig. 2 - Roma, palazzo dei Conservatori, copertura del portico (foto dell’autore).

Figg. 4a, 4b e 5 - Roma, palazzo dei Conservatori, capitello (sopra) e base (sotto) dell’ordine ionico del portico (foto dell’autore).

Fig. 3 - Roma, palazzo dei Conservatori, trabeazione dell’ordine ionico del portico (foto dell’autore).

scrivibile che è impossibile rendere attra-verso lo strumento del disegno: «la bellez-za di questo capitello, non si può dimostra-re nella pianta, e profilo, come fa in opera... insomma credasi, che non si può mostra-re in disegnio la bellezza sua, come si fa conil rilievo, dal quale credo, fusse formato, etinventato da quel divinissimo uomo». Bruschi sottolinea come «già con Bra-

mante è messo a punto e comincia a diffon-dersi un modo di rappresentare le architet-ture ... capace di trasmettere con chiarezza,in modo scientifico e inequìvoco, le deci-sioni progettuali dell’architetto: disegni inscala (corredati di scala metrica e spesso dimisure in numeri arabi) dell’edificio, rap-presentato in rigorose proiezioni ortogona-li ... in pianta, prospetti e sezioni tra lorograficamente corrispondenti ... Alla metàdel Cinquecento il metodo scientifico del-le proiezioni ortogonali è quasi generaliz-zato ... Ma questo metodo di rappresenta-zione dell’architettura ... tende a ridurre laconcreta tridimensionalità fisica dell’edifi-cio a un’astrazione grafica bidimensionale,appiattita sul piano ... non è uno strumen-

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mento tra le volute caratteristico dello io-nico e, anche se mutuano dal modello deltempio di Saturno il tema della voluta dia-gonale, conservano la distinzione tra pro-spetto frontale e prospetto laterale delloionico classico. Allo stesso tempo, però,Michelangelo inserisce le maschere al cen-tro di tutti i lati dell’abaco e reitera le ghir-lande di alloro che allacciano gli occhi del-le volute anche sotto il fianco dei balaustri,accorgimenti che manifestano la volontàdi criticare il carattere frontale dello ioni-co30, restituendogli, almeno per quegli ac-cenni, la simmetria a tutto tondo del fustodella colonna. Della singolarità dello ionico messo in

opera al Campidoglio dà conto e ragione, apiù di un secolo dalla morte di Michelan-gelo, un anonimo trattatista impegnato ariassumere nella sua Introduttione alli Cin-que Ordini d’Architettura secondo Vitruvioet altri (1699)31 le speculazioni dei secoliprecedenti sulla codificazione del linguag-gio classico dell’architettura. Dopo aver spiegato la «Construzione

del capitello ionico antico, secondo Vitru-vio et altri architetti», considera «necessa-rio che si dia anco la construzione del capi-tello ionico nuovamente inventato dal Buo-

naroti, e posto in opera da esso nella bellaet ornata fabrica del Campidoglio; tuttaquest’opera è maravigliosa, ma soprattut-to il capitello ionico, il quale secondo lamaggiore parte supera il capitello antico». Di seguito, l’autore loda «La base attica

sotto la colonna» che «imita l’antico, et inRoma ve ne sono antiche simili a queste» eil «bello scompartimento» della trabeazio-ne, benché non manchi di notare alcunesingolarità dovute alla necessità di adegua-re forme e proporzioni alla realizzazionedella specifica fabbrica.Nella trabeazione osserva come «la go-

la ultima che sta sopra la cornice» «Diconoalcuni che ... non abbia tutto l’agetto, chedoveria avere credo, che questo l’ha fattoper non passare il vivo delli pilastri corin-thi, fra li quali sta posta, et è possibile, cheper questa causa abbia ristremata la corni-ce». Per le proporzioni della colonna, av-verte «che tutto l’ordine se si dovesse met-tere in opera, si doverà fare poco più svel-to; poiché nel luogo dove sta posto ... biso-gniò a Michel’Angelo accomodarsi con l’al-tezza del piano della fabrica vecchia, e pe-rò non ha quella bella sveltezza, che haquello del teatro di Marcello». Un atteggia-mento simile a quello di Sebastiano Serlio

che, nel Terzo Libro, inserisce pianta e pro-spetto della villa Madama di Raffaello maavverte di averli modificati per affrancarela fabbrica dalle irregolarità imposte dallarealizzazione e per ornarla, rendendola co-sì modello perfetto: «Il vestibolo notato A.e li due luoghi B. et C. non stanno cosi, maper accompagnare la pianta io gli ho cosiposti in corrispondentia perché la parte C.finisce in un monte, si come ancho la partedella loggia segnata E. ma ne l’altro capodella loggia notata F. non vi è il mezzo cir-colo, e questo fa per non diminuire alcuniappartamenti: ma io per accompagnarla cel’ho posto ... La seguente figura dinota il di-ritto, e la faccia d’essa loggia; ma non vi so-no quei nicchi da le bande, li quali vi ho po-sto per ornamento»32.L’anonimo autore si divide tra due op-

posti modi di rapportarsi all’opera di Mi-chelangelo: da una parte dichiara l’intentodi rendere facilmente utilizzabile un mo-dello già da tempo inserito «nel fine degliordini del Vignola»33, fornendone una ri-duzione in «moduli, e minuti per aver laproporzione delle parti, acciò si possi met-ter in opera in qualunque grandezza, et inqualsisia luogo»; dall’altra esprime l’ammi-razione per una realizzazione quasi inde-

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Fig. 8 - Firenze, chiostro di Santa Maria Maddalena dei Pazzi,dettaglio del capitello ionico (foto dell’autore).

Fig. 9 - Andrea Palladio, I Quattro Libri dell’architettura,(Venezia 1570), ed. a cura di L. Magagnato e P. Marini, Milano 1980,libro IV, cap. XXX, p. 397, Roma, Foro Romano, tempio di Saturno.

Fig. 10 - Sebastiano Serlio, Regole generali di Architetturasopra le Cinque Maniere degli Edifici..., (Venezia 1537),ed. a cura di F.P. Fiore, Milano 2001, vol. I, f. XXXVIIIv.

Fig. 11 [SOTTO]Roma, palazzo dei Conservatori,capitelli dell’edicola della finestra centrale (a sinistra)e del pilastro al primo pianoall’uscita dello scalone (a destra) (foto dell’autore).

Paola Zampa . LO IONICO MODERNO

Fig. 6 - Domenico da Varignana (?), progetto di Raffaello per San Pietro,New York,Morgan Pierpont Morgan Library, Codice Mellon, f. 71v.

Fig. 7 - Capitello attribuito al monumento di Paolo IInella basilica costantiniana di San Pietro(da G. Zander, Un singolare capitello premichelangiolescoriferibile al pontificato di Sisto IV (1471-1484),in «Palladio», n.s., I, n. 2, 1988, pp. 137-142.

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to del tutto indifferente e si ripercuote suirisultati»34. Michelangelo, invece, nota Ackerman,

«indicava di rado nei suoi disegni le misureo la scala, non lavorava mai secondo un mo-dulo, ed evitava di adoperare la riga e ilcompasso fino a quando il progetto non fos-se completamente definito; fin dall’inizio lesue preoccupazioni erano d’ordine qualita-tivo e non quantitativo ... per studiare gli ef-fetti tridimensionali adoperava ... modelliin argilla», una pratica che conferma comel’architettura fosse per Michelangelo «so-stanzialmente identica alla scultura»35. Nel caso del capitello che stiamo esami-

nando, il trattamento scultoreo delle volu-te travolge la rigidità del capitello ionicoclassico, con la sua manifesta difficoltà asciogliere il nodo della posizione angolaredella colonna36 che imponeva laboriose in-venzioni come quella descritta da Serliosulla scorta di un capitello trovato a Roma(fig. 10): «Et perche talvolta potrebbe ac-cadere a l’Architetto, di fare un Chiostroquadrato con colonne Ioniche, o vero uncortile di un palazzo, che s’egli non sarà av-vertito alle colonne angulari, parte d’essecolonne haveranno la fronte delle voluteverso il cortile & parte d’esse haveranno ifianchi delle volute per verso il cortile &questo e intervenuto ad alcuno ArchitettoModerno, ma per non cascare in tale erro-re gli sarà necessario di far li capitelli angu-lari come e qui sotto ne la pianta .A. Et ditai capitelli ne fu trovato uno in Roma lo-qual dava da pensar à molti ne si poteacomprendere a che fine fusse fatto, di ma-niera che lo dicevano il capitel da la confu-sione pur di poi dopo molte dispute fu con-cluso, esser stato in opera ad un Angulo in-teriore di un colonnato»37. Nel palazzo dei Conservatori non sussi-

ste il problema angolare, tuttavia il capitel-lo impiegato indicava, nell’andamento dia-gonale delle volute e nella suggerita sim-metria delle quattro facce, la possibile so-luzione di quella difficoltà e si prestava aoffrire, grazie a poche modifiche apparen-temente semplici, che tuttavia ne modifi-

cavano il significato, un nuovo modello,buono per tutte le circostanze, utilizzabileper colonne libere o inalveolate, semico-lonne, pilastri, pilastri angolari, paraste, ri-battiture di paraste38. Il prototipo viene messo a punto già da

Giacomo della Porta39 nello stesso palazzodei Conservatori: nel finestrone centrale,dove tuttavia vengono introdotte sostan-ziali modifiche40, e nel pilastro al primo pia-no all’uscita dello scalone41 (fig.11). A par-tire dagli ultimi decenni del XVI secoloquesto modello diverrà usuale42 e verrà im-piegato anche per declinare l’araldica del-la committenza grazie al suggerimento for-nito dalle maschere al centro dell’abaco, fa-cilmente sostituibili con ornamenti diver-si, come avverrà nei «Capitelli Ionici com-positi con sua tavola sopra, et Api in mez-zo che fanno fiore», utilizzati nella scom-parsa fontana di Apollo commissionata daUrbano VIII per il giardino del Quirinale43.I «capitelli intagliati alla Michelangiole-

sca»44, sia nella versione “originale”– si ve-da, in particolare, la soluzione del pilastrod’angolo nella facciata di Santa Maria inPublicolis45 – che in quella “simmetrizza-ta”, in questo caso anche nella variante avolute separate e nascenti dall’echino co-me quelle del tempio di Saturno46, si dif-fondono così come cifra stilistica che recain sé la memoria del Buonarroti mentre lateoria architettonica procede, di pari pas-so, alla riduzione a canone della rivoluzio-naria invenzione. In un «processo ... di lunga durata [che]

passa attraverso l’«acquietarsi» vignolescosu canoni irrigiditi e astratti», e un « appiat-timento della ricerca [che] permetterà l’ac-coglimento – alla fine del secolo – di singo-li motivi michelangioleschi nel contesto diorganismi conformisti»47, la singolare in-venzione viene inserita tra le tavole dellaRegola di Vignola, e, finalmente, propostacome alternativa allo ionico antico e codi-ficata come ionico moderno48 (fig.12).

196 Paola Zampa . LO IONICO MODERNO

NOTE

1. A. BRUSCHI, Introduzione, in Storia dell’archi-tettura italiana. Il primo Cinquecento, a cura di A.Bruschi, Milano 202, pp. 9- 33, in particolare p. 16.

2. Cfr. G.C. ARGAN, B. CONTARDI, Michelange-lo architetto, Milano 1990, p. 217. Le paraste sonoaffiancate da membrature verticali linguisticamen-te complesse che simulano due ordini sovrappo-sti: nel piano inferiore, prive di base e capitello,fungono da pilastri accostati alle colonne ioniche,delle quali condividono la trabeazione; nel pianosuperiore, al disopra di un piedistallo suggerito dalraccordo con le modanature dei balconi che cor-rono lungo tutto il prospetto, proseguono a incor-niciare il campo murario in cui si aprono le finestrea edicola.

3. CH. THOENES, “Spezie” e “ordine” di colonne

nell’architettura brunelleschiana, in Filippo Brunel-leschi, la sua opera e il suo tempo, Firenze 1980, vol.II, pp. 459-469, in particolare p. 462.

4. Ivi, p. 459. Cfr. anche A. BRUSCHI, L’antico eil processo di identificazione degli ordini architetto-nici nella seconda metà del Quattrocento, in L’Em-ploi des Ordres dans l’Architecture de la Renaissan-ce, a cura di J. Guillaume, Paris 1992, pp. 11-57, ri-pubblicato in A. BRUSCHI, L’antico, la tradizione, ilmoderno. Da Arnolfo a Peruzzi, saggi sull’architet-tura del Rinascimento, a cura di M. Ricci e P. Zam-pa, Milano 2004, pp. 176-237, in particolare p. 179.

5. ANTONIOAVERLINOdetto ILFILARETE, Trat-tato di architettura, edizione a cura di A.M. Finoli,L. Grassi, Milano 1972, Libro VIII, vol. II, p. 218.Sull’argomento cfr. CH. THOENES, “Sostegno e

adornamento”. Gli ordini architettonici come sim-bolo sociale, (1972), in ID., Sostegno e adornamen-to. Saggi sull’architettura del Rinascimento: disegni,ordini, magnificenza, Milano 1988, pp. 67-75, inparticolare pp. 72-73; J. ONIANS, Filarete and the“qualità”, in «Arte lombarda», 38/39 (1973), pp.116-128; ID., Bearers of meaning. The Classical Or-ders in Antiquity, the Middle Ages and the Renais-sance, Princeton 1988, pp. 165 sgg.; A. BRUSCHI,L’antico e il processo di identificazione, cit., pp. 179,200-202. Ringrazio Maurizio Gargano per avermisuggerito questo aspetto nell’interpretazione del-la posizione e proporzione dello ionico nel palaz-zo dei Conservatori.

6. Michelangelo impiega per la prima volta il ca-pitello ionico che utilizzerà nel palazzo dei Conser-

no da Sangallo, in Dizionario Biografico degli Italia-ni, 54, Roma 2000, ad vocem. Per il dettaglio delsottile canale di raccordo tra le volute cfr. anche G.ZANDER, Un singolare capitello, cit., p. 139.

21. A.M. AMONACI, Lo ionico, cit., p. 150; P.N.PAGLIARA, Antonio da Sangallo il Giovane e gli or-dini, in L’Emploi des Ordres dans l’Architecture dela Renaissance, Actes du colloque tenù à Tours du9 au 14 juin 1986, a cura di J. Guillaume, Paris1992, pp. 144-145, in particolare p. 144.

22. GIORGIOVASARI, Le vite, cit., IV, p. 270. Perun’identificazione del capitello ricordato da Vasa-ri, cfr. S. CORSI, Capitello ionico, in Il giardino diSan Marco. Maestri e compagni del giovane Miche-langelo, a cura di P. Barocchi, Firenze 1992, p. 107.

23. Il capitello ricordato da Vasari era probabil-mente derivato da una rielaborazione medioevale(R. PACCIANI, Firenze nella seconda metà del seco-lo, in Storia dell’architettura italiana. Il Quattrocen-to, a cura di F.P. Fiore, Milano 1998, pp. 330- 373,in particolare p. 349).

24. A. MORROGH, The Palace, cit., p. 178. 25. Ibidem. Su questo tipo di capitello e il suo

impiego in Bramante, Antonio da Sangallo il Gio-vane, Raffaello e altri, cfr. C. DENKERNESSELRATH,Die Säulenordnungen bei Bramante, Worms 1990,pp. 62-65; P.N. PAGLIARA, Antonio da Sangallo ilGiovane, cit., pp. 143-145, che sottolineano comeda Bramante in poi, il capitello ionico a volute dia-gonali venga utilizzato sempre su paraste tanto cheAntonio da Sangallo il Giovane, nel disegno U303Ar, definisce un capitello di questo tipo «capi-tello ionico per sopra uno pilastro quadro vole sta-re cosi bastardato». Cfr. anche P.N. PAGLIARA, Vi-truvio da testo a canone, in Memoria dell’antico nel-l’arte italiana, a cura di S. Settis, 3 voll., Torino1984-1986, III, pp. 40, 43-44; C.L. FROMMEL, Raf-faello e la sua carriera architettonica, in Raffaello ar-chitetto, a cura di C.L. Frommel, S. Ray, M. Tafu-ri, Milano 1984, pp. 13-46, in particolare p. 36; ID.,Raffaello e Antonio da Sangallo il Giovane (1511-20), in ID., Architettura alla corte papale nel rinasci-mento, Milano 2003, pp. 257-316, in particolare p.294. Oltre agli esempi tardo antichi citati da Paglia-ra, si veda il capitello reimpiegato nel portico delpalazzo Del Re, già Boschi, a Tivoli, architetturanota, visto che Antonio da Sangallo il Giovane, neldisegno U 1208Av, ne disegna il dettaglio della tra-beazione, caratterizzato dal reimpiego di un fram-mento di trabeazione dorica (cfr. P. ZAMPA, Anto-nio da Sangallo il Vecchio: l’impiego del fregio dori-co nei disegni e nell’opera, in «Annali di architettu-ra», 15, 2003, pp. 59-73, in particolare p. 62). Vainfine ricordato che Sebastiano Serlio nel terzo li-bro inserisce il prospetto del teatro di Marcello conil capitello ionico rappresentato correttamente(SEBASTIANO SERLIO, Il Terzo Libro di SabastianoSerlio Bolognese, (Venezia 1540), ed. a cura di F.P.Fiore, Milano 2001, vol. I, f. XLIX) mentre nelquarto libro lo rappresenta erroneamente con levolute nascenti dall’echino, anche se ad andamen-to piano e non diagonale (ID., Regole generali di Ar-chitettura sopra le Cinque Maniere degli Edifici,(Venezia 1537), ed. a cura di F.P. Fiore, Milano2001, vol. I, f. XXXVIIIv).

26. Palladio utilizza questo capitello nell’atriodi palazzo Barbaran da Porto (cfr. P. ZAMPA, L’or-dine composito: alcune considerazioni, in «Quader-ni del Dipartimento Patrimonio Architettonico eUrbanistico», III, 1993, 5-6, pp. 37-50, in partico-lare nota 26, pp. 47-48) e nel suo trattato rappre-senta l’ordine architettonico del tempio di Satur-no con i capitelli «mescolati di dorico e di ionico»e «benissimo lavorati» e (ANDREA PALLADIO, IQuattro Libri, cit., libro IV, cap. XXX, pp. 393,397). Ottavio Bertotti Scamozzi descrive l’atrio delpalazzo Barbaran da Porto sottolineando la quali-tà angolare dello ionico a quattro facce che aggira

vatori nell’abside meridionale di San Pietro, tra1553 e 1556. Cfr. F. BELLINI, La basilica di San Pie-tro da Michelangelo a Della Porta, 2. voll., Roma2011, vol. 1, pp. 120-126.

7. GIORGIOVASARI, Le vite, ed. a cura di G. Mi-lanesi, Firenze (1906) 1973, VII, p. 193.

8. J.S. Ackerman, L’architettura di Michelange-lo, (Londra 1961), Torino 1988, pp. 17-18.

9. P. PORTOGHESI, Roma del Rinascimento, Mi-lano s.d. 1971 ca., p. 206.

10. A. BRUSCHI, Michelangelo in Campidoglio el’“invenzione” dell’ordine gigante, in «Storia archi-tettura», IV, 1979, 24, n. 1, pp. 7-28, in particolarenota 1, pp. 24-25.

11. A. BRUSCHI, Bramante architetto, Bari 1969,p. 352; C.L. FROMMEL, I tre progetti bramanteschiper il cortile del Belvedere, (1998), in ID.,Architet-tura alla corte papale nel rinascimento, Milano2003, pp. 89-155, in particolare p. 99.

12. A. MORROGH, The Palace of the Roman Peo-ple: Michelangelo at the Palazzo dei Conservatori,in «Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertzia-na», 29, 1994, pp. 129-186, in particolare p. 177.

13. Sulle deformazioni e variazioni proporzio-nali nelle colonne della chiocciola del Belvedere,progressivamente differenziate non soltanto da ungenere all’altro ma anche da una colonna all’altra,cfr. A. BRUSCHI, Bramante, cit., pp. 417-433; C.L.FROMMEL, I tre progetti, cit., pp. 116-117 e appen-dice pp. 154-155.

14. CH. THOENES, La “Regola delli cinque ordi-ni” del Vignola, (1981), in ID., Sostegno e adorna-mento. Saggi sull’architettura del Rinascimento: di-segni, ordini, magnificenza, Milano 1998, pp. 77-107. ID., La pubblicazione della “Regola”, in JacopoBarozzi da Vignola. La vita e le opere, a cura di R.J.Tuttle, B. Adorni, C.L. Frommel, C. Thoenes, Mi-lano 2002, pp. 333-340, in part. p. 339.

15. ANDREAPALLADIO, I Quattro Libri dell’archi-tettura,(Venezia 1570), ed. a cura di L. Magagnatoe P. Marini, Milano 1980, libro I, cap. XVI, p. 45).

16. «Tondino con la Cimbia, e sono membridella colonna» (Ivi, libro I, cap. XVI, p. 49). Cfr.G. CURCIO, P. ZAMPA, Progetti di architettura perl’immagine dello Stato nel rapporto tra Civitavec-chia e Roma da Sisto V a Benedetto XIV. Alcune no-te. Parte I, La mostra dell’acquedotto sistino a Civi-tavecchia: polivalenza di una frase architettonica, in«Rivista Storica del Lazio», 1994, 2, pp. 127-156,in particolare nota 19, p. 133.

17. Cfr. basilica di Massenzio (ANDREA PALLA-DIO, I Quattro Libri, cit., libro IV, cap. VI, p. 266);tempio di Minerva nel foro di Nerva (cap. VIII, pp.282-283); tempio di Serapide sul Quirinale (cap.XII, p. 303); tempio del divo Adriano (cap. XV, p.319); Maison Carrée (cap. XXVIII, p. 383). Il ton-dino compare anche in due esempi di base a dop-pia scozia: nel corinzio del tempio dei Dioscuri(cap. XVIII, p. 330) e nel composito del cosiddet-to tempio di Diana a Nimes (cap. XXIX, p. 391).

18. Morrogh nota come in questi capitelli Mi-chelangelo sembri riconoscere un debito all’anti-co, ad altri architetti del rinascimento e al suo pro-prio passato A. MORROGH, The Palace, cit., p. 178.

19. G. ZANDER, Un singolare capitello premiche-langiolesco riferibile al pontificato di Sisto IV (1471-1484), in «Palladio», n. s., I, 2, 1988, pp. 137-142.

20. A. MORROGH, The Palace, cit., p. 178. Per ilcapitello del portico di Santa Maria Maddalena deiPazzi, cfr. A.M. AMONACI, Lo ionico di Giuliano daSangallo, in L’architettura di Lorenzo il Magnifico,a cura di G. Morolli, C. Acidini Luchinat, L. Mar-chetti, Milano 1992, pp. 149-151, dove viene sug-gerita una possibile interpretazione del capitellocome un composito, costituito da elementi ionicie dorici. Per la datazione del portico e osservazio-ni sull’architettura e sul tipo di capitello cfr. anche.P.N. PAGLIARA, Giamberti, Giuliano, detto Giulia-

il problema posto dallo ionico antico: «L’entrataviene ripartita in tre spazj da Colonne isolate e daColonne di mezzo rilievo, i cui Capitelli sono Joni-ci angolari, quasi simili a quelli del Tempio dellaConcordia, e dal Palladio denominati Capitelli me-scolati di Dorico e Jonico, da’ quali pare ch’egli neabbia preso la forma. Guidato dalla ragione l’inge-gnoso Autore si servì della forma di quel Capitel-lo, il quale ha quattro faccie, ognuna delle qualicorrisponde a quelle de’ Capitelli delle Colonne dimezzo rilievo, che sono appoggiate ai muri. I Ca-pitelli Jonici antichi avrebbero esposto uno de’ lo-ro fianchi in faccia alle Volute de’ Capitelli di mez-zo rilievo: e questo avrebbe sconcertato quella ele-ganza, ch’è il risultato della uniformità delle particomponenti una graziosa Euritmia» (OTTAVIOBERTOTTI SCAMOZZI, Le fabbriche e i disegni di An-drea Palladio raccolti e illustrati da Ottavio Bertot-ti Scamozzi, (Vicenza 1796), ed. a cura di J. Quen-tin Huges, London 1968, tomo I, p. 74 e tav. XVII).

27. GIUSEPPE VIOLA ZANINI, Della architetturadi Gioseppe Viola Zanini padovano pittore, et archi-tetto, Libri due, Padova 1629, libro II, cap.XXXIX, pp. 470-472.

28. VINCENZOSCAMOZZI, L’idea dell’Architettu-ra Universale, Venezia 1615, parte II, Libro VI, cap.XXIII, p. 101. Scamozzi codifica per primo questoparticolare tipo di capitello ionico (cfr. C. ZUCCHI,L’architettura dei cortili milanesi 1535-1706, Mila-no 1989, p. 118, nota 29, p. 119, nota 42).

29. La collocazione dello ionico «nella parte piùpositiva della fabrica» rimanda alle considerazio-ni di Filarete (cfr. nota 5.). Per questi argomenti,cfr. P. ZAMPA, L’ordine composito, cit., pp. 39-40.

30. P. PORTOGHESI, Roma del Rinascimento,cit., p. 206.

31. Introduttione alli Cinque Ordini d’Architet-tura secondo Vitruvio et altri, a cura di M. Curti, P.Zampa, Roma 1995, pp. 152-155.

32. SEBASTIANOSERLIO, Il Terzo Libro, cit., vol.I, f. CXLVIIIr.

33. Si allude ad alcune edizioni della Regola ar-ricchite dal rilievo del capitello di Michelangelo.Della Regola così completata esistono diverse edi-zioni. Ricordiamo JACOPO BAROZZI DAVIGNOLA,Regola delli cinque ordini d’architettura di Giaco-mo Vignola, in Roma per Matteo Gregorio Rossiin Piazza Navona, s.d., con il «Capitello Ionico diMichelangelo Buonarotti nel Campidoglio»; Re-gola con la nuova agionta di Michelangelo Buona-roti di carte sette, Roma, de Pauli, 1630 ca.; un’edi-zione conservata presso la Biblioteca ApostolicaVaticana (BAV, Chigi V, 134, Regola delli cinqueordini..., Roma, Gio. Mario Paluzzi, s.d. ma dedi-cata al cardinale Flavio Chigi morto nel 1698) conil «Capitello Ionico di Michelangelo buonarottiposto in luce per Francesco Villamena l’anno1619». Cfr. Introduttione alli Cinque Ordini..., cit.,nota 1, pp. 3-4.

34. A. BRUSCHI, Introduzione, cit., p. 14.35. J.S. ACKERMAN, L’architettura di Michelan-

gelo (Londra 1961), Torino 1988, p. 18.36. P. PORTOGHESI, Roma del Rinascimento,

cit., p. 206.37. SEBASTIANOSERLIO, Regole, (Venezia 1537),

ed. cit., f. XXX VIIIv; cfr. P. ZAMPA, L’ordine com-posito, cit., nota 10, p. 46. Questo capitello è simi-le a quello del così detto tempio della Fortuna Vi-rile, rappresentato da Dosio (U 2027Ar: «Questoe il capitello che fa angolo al portico del detto Tem-pio [della Fortuna Virile] e fu gia da molti detto ilcapitello della confusione havendo come si rapre-senta in disegno la voluta .A. zoppa per risponde-re al fianco e alla fronte e per necessita ne capitellijonici sempre nasciera tal difficulta e inconvenien-te»; cfr. A. BARTOLI, I monumenti antichi di Romanei disegni degli Uffizi, vol. V, 1914, fig. 829) e daPalladio («Le volute dei capitelli sono ovate, et i ca-

Fig. 12 «Ionico Antico» e «Ionico Moderno»,Roma, Archivio Storico dell’Accademia di San Luca, Lezioni di Geometrìae ordini di architettura di Francesco Fontana, 1694, cartella 11.

pitelli che sono negli angoli del portico e del tem-pio fanno fronte da due parti, il che non so d’averveduto altrove e, perché mi è paruta bella e grazio-sa invenzione, io me ne son servito in molte fabbri-che»; ANDREA PALLADIO, I Quattro Libri, cit., li-bro IV, cap. XIII, p. 304 e nota 3, p. 531) che lo uti-lizza nel cortile della villa Sarego, nel secondo or-dine della basilica di Vicenza e nella villa Barbaroa Maser. Su questo capitello cfr. anche S. DELLATORRE, R.V. SCHOFIELD, Pellegrino Tibaldi archi-tetto e il S. Fedele di Milano. Invenzione e costru-zione di una chiesa esemplare, Como 1994, p. 89 erelative note; C. ZUCCHI, L’architettura dei cortili,cit. p. 110. Alcuni studi di capitelli ionici angolari,nelle due versioni, quella a quattro volute angola-ri e quella adottata nel tempio della Fortuna Viri-le, compaiono, unitamente a studi dei capitelli delpalazzo dei Conservatori, nella raccolta di disegnidel Taccuino di Janos Scholz, attribuiti a un ano-nimo francese del XVI secolo (New York, Metro-politan Museum of Art, Collection Drawings andPrints, 49.92.10, 49.92.64, capitello ionico e det-tagli del portico del palazzo dei Conservatori;68.769.36, capitello ionico angolare; 68.769.37 ca-pitello ionico con volute nascenti dall’echino).Ringrazio Antonio Russo per avermi segnalatoquesti disegni e per le utili discussioni sui diversitipi di capitello ionico.

38. G. CURCIO, P. ZAMPA, Progetti di architettu-

ra, cit., pp. 132-133. Cfr. anche Introduttione alliCinque Ordini d’Architettura, cit., nota 55, pp. 153-154.

39. Cfr. anche G. ZANDER, Un singolare capitel-lo, cit., p. 137. Un capitello ionico a quattro volu-te angolari sorgenti dall’echino e ornato da un fe-stone verticale al centro, compare nella lanterna diSanta Maria di Loreto di Giacomo del Duca (1573-1577). Ringrazio Federico Bellini che ha richiama-to la mia attenzione su questo dettaglio.

40. Il capitello, privo delle ghirlande di raccor-do tra le volute, presenta il collarino ornato da ungiro di foglie, elemento che lo avvicina a un com-posito “basso”. Giacomo della Porta è pagato nel1568 per il progetto della finestra centrale che ri-sulta in costruzione nel 1569 (G.C. ARGAN, B.CONTARDI, Michelangelo, cit., p. 257.

41. Per lo scalone, cfr. A. BEDON, Il Campido-glio. Storia di un monumento civile nella Roma pa-pale, Milano 2008, pp. 209-210.

42. Per la diffusione di questo motivo cfr. ancheA. ANTINORI, Scipione Borghese e l’architettura,Roma 1995.

43. ASR, Camerale I, Giustificazioni di Tesore-ria, b. 64, fasc. 4, f. 125v. Cfr. P. ZAMPA, I giardinidel Quirinale: trasformazioni tra la fine del XVI el’inizio del XVII secolo. Il caso della “Fontana delNano”, in «Annali di Architettura», 22, 2010, pp.151-164, in particolare p. 156. Per la fontana di

Apollo, ottenuta dalla trasformazione della pree-sistente fontana del Nano, cfr. ibidem.

44. ASR, Camerale I, Chirografi, reg. 157, cc.101-102. Si tratta dei capitelli realizzati per la mo-stra d’acqua fatta erigere da Urbano VIII a Civita-vecchia (G. CURCIO, P. ZAMPA, Progetti di architet-tura, cit., pp. 135 sgg.).

45. Riedificata dalle fondamenta tra il 1642 e il1643 per volontà del cardinale Marcello Santacro-ce, con architettura di Giovanni Antonio de Ros-si. Cfr. G. SPAGNESI, Giovanni Antonio De Rossiarchitetto romano, Roma 1964, pp. 27-31.

46. Si vedano, tra gli altri, i capitelli berninianidelle colonne dell’altare maggiore della chiesa diSanta Bibiana (1624-1626), della cappella Pio inSant’Agostino (ca. 1643-1649), della cappella Ray-mondi in San Pietro in Montorio (1638-1648), delpronao di Sant’Andrea al Quirinale (1658-1661),della Scala Regia in Vaticano (1663-1666).

47. M. TAFURI, Ricerca del rinascimento. Princi-pi, città, architetti, Torino 1992, p. 236.

48. Si vedano in Archivio Storico dell’Accade-mia di San Luca, Lezioni di Geometrìa e ordini diarchitettura di Francesco Fontana, 1694, cartella 11,le tavole illustrative di Francesco Fontana, inse-gnante presso l’Accademia di San Luca dal 1694.Cfr. G. CURCIO, P. ZAMPA, Progetti di architettura,cit., cit., nota 18, p. 135; Introduzione alli CinqueOrdini, cit., nota 55, pp. 153-154.

198 Paola Zampa . LO IONICO MODERNO

RIASSUNTO /ABSTRACT

LO IONICOMODERNO

Il singolare capitello ionico del palazzodei Conservatori in Campidoglio forniscel’occasione per alcune riflessioni sulla me-todologia progettuale di Michelangelo e,soprattutto, sul percorso intrapreso dallateoria e dalla pratica architettonica moder-ne sul tema del linguaggio. Alla capacità delBuonarroti di reinterpretare in modo sem-pre nuovo e inventivo i modelli antichi e isuggerimenti della produzione contempo-ranea si contrappone la necessità di elabo-rare e codificare un linguaggio architetto-nico definito, garantito dal riferimento al-l’antico, trasmissibile e utilizzabile nelle di-verse occasioni progettuali. Il capitello delpalazzo dei Conservatori, riveduto e corret-to per un suo impiego più ampio, anche te-nendo conto della necessità di risolvere ilconflitto angolare, diviene lo «ionico mo-derno», modello alternativo allo «ionicoantico» e come tale accettato e codificatodalla riflessione contemporanea e imme-diatamente successiva.

AMODERN IONIC ELEMENTThe particular Ionic capital in Palazzo dei

Conservatori in the Campidoglio is the pre-text used in this paper to discuss Michelange-lo’s design method and, above all, the evolu-tion of theory and modern architectural prac-tice with regards to architectural language.Michelangelo’s ability to reinterpret old mo-dels in a constantly novel and creative man-ner, and the inspiration provided by contem-porary works, have to be juxtaposed againstthe need to elaborate and classify an establi-shed architectural language, guaranteed byreference to the ancients, which may be tran-smitted and used during design. The capitalin Palazzo dei Conservatori was revised andmodified so that it could be used elsewhere,taking into consideration the need to solvethe problem at the corner; it becomes a “mo-dern Ionic capital”, an alternative to an “oldIonic capital” and, as such, accepted and clas-sified by contemporary and future theory.

Paola Zampa[[email protected]]

QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 57-59/2011-2012