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Il processo di cosmopolitizzazione globale:
La sfida d´andare oltre lo Stato nazione nella Teoria di Ulrich Beck
Enrique Maestu Fonseca
Sociologia della modernità
Indice
I. Introduzione
II. Cosmopolitzzazione: guardare oltre lo Stato -nazione come azione creativa.
III. Il rischio della identità cosmopolita
IV. L´egemone e le conseguenze della guerra posnazionale
V. Riepilogo
VI. Bibliografia
I. INTRODUZIONE
“Per la prima volta nella storia umana
esiste una generazione che ha imparato più parole
e ascoltato più storie provenienti della tv che di sua madre.”
Franco Berardi —Bifo— (2003:19)
La realtà nella quale si sommerse nostra quotidianità si trova sottomessa a una complessa rete
rizomatica di dinamiche e processi strutturali che modificano nostri percezioni su di noi, le nostre
possibilità d´azione e la nostra opinione su gli atti, esperienze e strutture latenti. Quando il
filosofo spagnolo novecentista Ortega y Gasset teoriza sulla “circostanza” nella che il essere uomo
dev´abitare. In quel agire teorico lui non fece ninet´altro che riconoscere i limiti sempre diffusi,
pero sempre limiti, che transitano le possibilità del pensiero individuale, che a sua volta si vede a se
stesso legato involontariamente e anche irrimediabilmente, condizionato all´avvenire innovativo
delle strutture sistemiche. La realtà attuale si caratterizza per essere un tempo di incertezza
promosso per il passaggio di un paradigma di dominazione internazionale verso un altro. Nella
sfera sociale il passaggio della società industriale o gli Stati nazionali di benessere keynesiano,
come le denomina Robert Jessop, ad una società postindustriale caratterizzata per la dissoluzione
delle frontiere comunitarie in constanti variazioni di scala nella quotidiantà , ha prodotto degli
effetti positivi come una crescente sinergia e interdipendenza interterritoriale, però ,
contemporaneamente ha aperto la scatola di pandora , liberando cossi i mostri del rischio e le
potenziale minacce. Altrettanto succede nella sfera economica ; la crescente interdipendenza e la
mobilità del capitale e le merce per tutto il mondo anche si può percepire come una minaccia o
come una opportunità . Il progredimento delle società si dà mediante variazioni o scoprimenti in
campi singolari che hanno un effetto reale nella scala sistemica. Einstein non avrebbe potuto
enunziare la sua teoria della relatività senza le presistenti leggi della fisica di Newton, allo stesso
modo la essitenza del totalitarismo non può essere concepita al di là di un previo Stato- nazione. La
seconda modernità o modernità riflessiva se guarda a se stessa di forma scettica ed autocritica,
consapevole di che il genero umano è il responsabile di quello sviluppo, però, che
contemporaneamente non è possibile imputare la responsabilità derivante del inizio di questo
processo a nessun soggetto individuale. Dice Beck che nessuno ha creato la globalizzazione né le
derivante conseguenze positive e negative, tutti si vedono come vittime del processo. Essa è una
dinamica sistemica non-fermabile che alcuni chiamano progresso e altri lo vedono come
l´avvicinamento verso il crollo finale. La progressiva trasnazionalizzazione della economia, il
capitale, la politica e i rischi, ci portano a la nuova possibilità di enunziare una nuova economia
politica globale da una prospettiva cosmopolita. Uno sguardo che si inizia dall´assioma che vuole
andare olte lo sguardo nazionale e seguire una logica inclusiva basata nella inclusività e il
riconoscimento della pluralità piuttosto che nel binomio “io/altro”
L´obiettivo di questa relazione è dipingere una panoramica delle teorie di Ulrich Beck, mettendo
l´enfasi nelle idee di nuovo cosmopolitismo e il riconoscimento della alterità . Cossi, la relazione
ha quattro parti. Nel primo si parlerà delle dinamiche proprie della società del rischio mondiale .
Nella seconda, si proverà a spiegare cosa si intende per cosmopolitismo nel senso di Beck e come
si articola la critica allo sguardo nazionale. Nella terza parte si parlerà circa quelle dinamiche alle
quale risponde la logica della alterità nella modernità riflessiva e quali sono i movimenti reattivi
contro questo processo de cosmpolitizzazione. l´ultima parte sarà dedicata a fornire alcuni
conclusioni sulla teoria di Beck, anche proverà a pronunciare alcune obbiezione e critiche alla sua
proposta teorica.
II. Cosmopolitzzazione: guardare oltre lo Stato -nazione come azione creativa.
La cosmopolitzzazione si deve capire come principi interdipendenti che si collegano mutuamente .
La cosmopolitzzazione si caraterizza per essere interna ed essere stata interiorizzata dall' interno
delle società nazionali o delle culture locali, ma anche per essere una cosmopolitizzazione del “io”
e della coscienza nazionale. Essa è irreversibile quando la coscienza e la poltica diventano concetti
estrematamente ambivalenti, pero come questo è cossi , la cosmopolitizzazione camina più veloce
che la realtà.
Con l´avvenire della cosmopolitizzazione la dimensione spaziale delle relazioni internazionali ha
aperto la porta ad altre unità di misura territoriale che redefiniscono l´importanza dello Stato-
nazione ( locale-globale, nazionale-globale o globale-globale). Il progetto cosmopolita assimila il
progetto nazionale impiandolo a sua volta. La conseguenza di ciò è nello spazio della esperienza
cosmopolita lo spazio chiuso dello Stato-nazione diventa istrumentalmente opzionale. Lo spazio
trasnazionale ormai non è abitato soltanto per le èlite del capitale e del sapere, ma anche per il
migrante standard, cioè , cosmopolitizzazione vuol dire che le identità e le “loyalties” si
pluralizanno in maniera nazionale e vengono condotti di modo “plurale-leale” verso gli altri Stati-
nazioni. La dimensione temporale ci avverte che non essiste un ricordo presistente di un pasato
globale, mentre che lo sguardo nazionale si incentrava nella creazione di un pasato nazionalmente
condiviso , il cosmopolitismo metodologico cerca di tracciare le impliccazioni presenti di un
futuro condiviso. La possibilità di integrazizone può darsi bensí attraverso la costruzione di
minaccie future esperimentate nel presente come conseguenza dei periccoli autocreati per le
civilizzazione odierne, o attraverso la creazione di un´immaginario di un pasato trnasnazionalmente
condiviso, il quale si basa nella dialettica del ricordo e il perdono.
Mentre che lo sguardo nazionale ha prodotto e istituziionalizato una imaginazione fonologica della
separazione tra l´”altro” lo “stranno”, nella era cosmopolita si sviluppa attrono una imaginazione
dialogica del altro interiorizzato. Il cosmopolitismo metodoligco si distingue basicamente degli
altri prospettive per differenziare sistematicamente tra la prospettiva dell´attore sociale e la
porpsettiva dell´osservatore sociologico, ma anche perche tende a sostituire la opposizione tra lo
nazionale, le corrienti,reti e scapes, per l´assima del “non solo, ma anche”. La differenza di
prospettive riflette soltanto la sua utilità quando l´ ampiamento degli opzioni aperti mediante la
cosmopolizzazione vengono considerati in entrmabi prospetive, osservatore e attore. Il
cosmopolitismo metodologico non utilizza la monoprospettiva, piuttosto si serve della
multiprospettiva, deve considerare e indagare la moltiprospettiva che roveescia e diluisce le
frontiere degli attori sociali e politici attraverso l´utilizzazione di lenti completamente diverse.
La logica dei conflitti sociali si spacca quando allmeno una delle parti prende lo sguardo
cosmopolita ed enunzia l´assioma del “non solo, ma anche”, abbatendo il quadro nazionale e
creando una metadisuguaglianza tra le parti del conflitto, cioè una delle partè ha la possibilità di
agire trasnazionalmente mentre che l´altra no. Esempi di questo fenomeno solo le relazioni tra
capitale-Stato, lavoro- capitale, le relazioni tra Stato e Stato , la relazione dello Stato con
organizazioni non gubernamentali o la relazione tra la maggioranza e la minnoranza. Della causa
anche sorge la soluzione , le identià , “loyalties”, e le forme di vità che pososno servire per
paccificare il coonflitto nello spazio nazionale e trasnazionale andando oltre il carattere introverso
dello sguardo nazionale e mediante la creazione di nessi e ponti trasnazionali (Benedetti 1998:76) e
cossi fincchè non si possa distinguere nitidamente il nazionale del internazionale. Gli spazi
nazionali si snazionalizzano di modo tale che il nazionale non è solo nazionale e il internazionale
non è solo internazionale. Il globale si pùo ora studiare localmente. Lo Stato nazionale non si ha
visto spogliato del suo potere, némmno si può ire che ormai esse non sia rilevante , peroò nel
quadro di applicazione del “non solo, ma anche”, ha evoluzionato in un spazio poderoso in
comeptizione con altri diversi attori. Globalizzazione vuol dire globalizzazione interiorizzata. Il
nazionale non è più soltanto nazionale. Il nazionale si deve riscoprire come un globale
interiorizzato. Il processo di cosmopolitizzazione ha erosionato la dualità basica del metodo proprio
dello sguardo nazionale secondo il quale il nazionale e il non-nazionale sono entità mutuamente
esclusive. (Sassen). Il punto devole di questa teoria risiede nella proposta di capire il locale come
un´impronta del globale. Cossi , si riffiuta l´annalisi preciso del modo in cui si produce e si
configura la relazione e collegamento mutuo tra il globale e il locale , cioè, fino a che punto il
mescolamento delle frontiere posbilita o coacciona una politica del locale. In questo senso il locale
e il glocale non “è” ma diventa , cioè essistono le prattiche e i proietti della glocalizzazione che “si
occupano di redefinire le conessioni, scale , frontiere, cossi come il carattere di particolari luoghi e
ordini sociali”
Le differenze e le bassi sulle quale si costruisce la fusione tra nazione e politica hanno diventato
spontanemanete nell´oggetto di trasformazione mediante la politica. Si sviluppa una metapolitica,
una politica della politica. Los tato che prima si definiva come una unità indisolubile ora rovescia il
contenitore concetuale e si trasforma politicamente. È a questo punto quando Niklas Luhman
teoriza una nuova teoria zombi dello Stato-nazionale nella società mondiale. La politica diventa in
un mondo nel quale non si può morire realmente. La metapolitica può essere descritta in tre
caratterisitche basiche. Prima, una meta-lotta per il potere che permette il cambiamento delle regole
del giocco della politica mondiale. Due, l´abbandono del concetto politico di monopolio statale ,
cioè, la necesità d´includere ad attori globali non statali nelle strattegie di potere della metapolitica.
E terza, la dialettica tra cosmopolitizzazione e anticosmopolitizzazione che camina parechiamente
alla distinzione tra nazionale e internazionale
Gli attori globali della politica si costruiscono a se stessi attraverso la metapolitica, in parte
mediante l´interrogazione verso la politica nazionale. Ciò dà posibilità di accumaulare potere a
nuovi attori globali e fa evoluzionare alla politica della politica. Le posibilità di potere degli attori
globali non sono soltanto interrelazionati ma anche gli attori ottengono mediante le sue mosse,
arrivare alla mobilitazione ela organizzazione e nel agire reciproco guadagnano o perdono la sua
capacità di azione.
Il processo della cosmopolitizzazione è un processo d´accumaulazione e si sviluppa come una
sorta di provocazione, di maniera annalitiza e politica, allo Stato nazionale, al contempo che si crea
attorno uno spazio alegale e ilegitimo. Tutti i conflitti che porta la cosmopolitizzazione esplodono
perche significano una linea di rottura con lórdine dello Stato-nazione, perche esse rappresenta una
legitimità ilegale nel interno del Stato-nazione. Questo a sua volta li dà un enorme potenziale di
politizzazione e crea un superpotere di quelli che definiscono il “suo diritto “ del ordine nazionale
contro “gli infrattori della legge”. Tra gli “infrattori si possono individuare tre gruppi o colettivi:
Il migrante medio, il progresso delle nuove tecnoligie della informazione e della comunicazione
cancellano parzialmente le frontiere stabilite dal tempo, lo spazio e lo Stato. Ciò permette agli
assenti essere presenti in tutto il tempo. I contatti non dipendono più soltanto della distanza
geografica. Il sogetto non sono solo gli esecutivi globali , anche si uniscono a essi la classe
trasnazionale degli piccoli commercianti e il mgirante mezzo, il quale ha solo la sua forza lavoro,
per sopravivere. Esse si deve diventare in un´artiste delle frontiere, in parole di Beck, per garantisri
la sopravivenza. l´altra faccia della moneta della trasnazionlizzazione del capitale é la ancora
lentissima trasnazionalizzazione del lavoro economico e precario, nel quale sono condizioni
indispensabili per la sopravivenza lo scambio delle prospettive dell´impotenza, l´immaginazione
dialogica e l´approccio inventivo delle contradizione presenti nei diversi spazi. La vità in
constante contradizione vuol dire che i migranti, che tante volte soffrono il razismo dello sguardo
nazionalista, sono allo stesso tempo altamente funzionalli, a ciò anche si puó aggiungere la
predisposizione a lavorare per un salario basso e il riffiuito agli diritti laborali tradizionali. I
migranti sono presenti nelle diverse sfumature del “non solo , ma anche”. Sono straneieri-nazionali
, i loro compiti sono irrenunziabili. Il loros status è contemporanemante funzionale, legitimo e
ilegale “autorizato ma non riconosciuto”
Il secondo gruppo sono i movimenti in difesa della società civile globale. Per Beck , essi sono anche
il prodotto ibrido , ilegali e illegitimi che agiscono insieme nello spazio di potere trasnazionale in
modo altamente legitima, però fragile. l´estraordinario capitale di legitimazione di cui dispongono
questi movimento purtroppo è scarso nel confronto con il capitale accumulato dai suoi nemici, gli
Stati e il capitale globale. Nonnostante questi movimenti di diffesa della società civile globale sono
gli imprenditori del bene comune globale quando gli Stati , che nella prima modenrità nazionale
erano gli incaricati di amministrare il bene comune si hanno tornato egoistiche nel confronto con
il cosmopolitismo globale. Anche si deve attendere all´egoismo endemico del capitale mobile , che
distrugge la natura senza rendersi conto delle frontiere né le potenziali conseguenze che potrà
rapportare ad eventuali disastri finanziarie. Nessuna strtuttura tradizionale legitima a questi
movimenti , non vengono eletti da nassuno e agiscono di amnera ademocratica , secondo come la
pensa Beck. Sono generatori di opinione pubblica, autonominati di forma perfettamente legitima e
interventiste negli spazi legali e delle relazioni personali con altri paesi . Proclamano il princpio
antistatale-nazionale della non- sovrania, accusano agli Stati della non-osservanza del diritto
internazionale e invece loro lo vogliono usare per sviluppare le tendnenze cosmopolitiche che ormai
già si stavanno autocreando. Anche essiste il cosmopolitismo di autodiffesa frente all´attaco dei
poteri trasnazionali. Entrmabi movimenti hanno la debolezza di che crollano con l´uso
d´informazioni flase e perche non hanno saputo creare una struttura stibile al di là dello stato o gli
istituzioni trnasnzionali. Quindi, si vedono costretti as collaborare i una misura più o meno
volontaria con gli Stati e le istituzioni academiche. In conclusione , si può affermare che non essite
una lingua cosmopolita di un conflitto, al contempo che i limiti tra cosmopolitismo,
multiculuralismo e pluralismo di sfumano e nessuno prevale perche l´assima del “non solo ma
anche “ blocca la capacità di diecisione.
Il terzo gruppoè la classe e il potere della trnaslegalità . La tecnologia della terza onda che svuota il
contneuto spaziale della terriotiralità storica della produzione e le forme culturale create a finaco
del modo di produzione e della essitenza normale della nazione. Qui anche nascono forme di
cosmopolitizzazione non desiderate mediante decisioni d´indole economica che cadono sotto
l´influenza delle posibilità globali e della crescente competenza sistemica. Tutte le aziendi di
diverse dimensione si devono sporre sotto l´influsso transnazionale per diferendere i suoi interessi e
negozi. Come risultato di un mercato trnasnazionale la “loyalty” nazionale crolla. La calsse
continua ad essere un importnate istrumento d´annalisi nel livello nazionale. Però, essa si torna
irreale per varii motivi nella sfera internazionale. Per esempio essa genera identità che fanno
inziare dei conflitti tra i globalizatori attivi che agiscono nella scala nazionel e quelli che invece
adottano una posizione nazionale contraria e si limitano ad agire nel quadro nazionale. Cossi la lotta
di classe diventa un conflitto con un doppio quadro di riferimento.
Il cosmopolitismo significa la definitiva stiznione della società chiusa. Nonnostante la maggioranza
della popolazione non vive questo processo come una liberazione piuttosoto che come una
sensazione di abbatimento del mondo presessistente . l´anticosmopolitismo trova la forza di due
elementi: il primo. La cosmopolitizzazione è un processo complesso, dificcile d´individuare e più
difficile di tornarlo indietro. E secondo, questa trasformazione del mondo si annunzia e si produce
come il crollo dellórdine e della legge, smepre a metà camino tra la illegalità e la ilegitimità. Gli
anticisomopolitisti si vedono costretti ad agire nello stesso quadro che i cosmopolitisti e perciò,
avverte Beck, essi sono periccolosi. A differenza del terrorismo d´indole statale-nazionale , Al
Quaeda sta orientata e organizzata nelle sue attività trasnazionalmente. L´anticosmopolitismo
soffre di una perdita efficienza, sabagli perche la cosmopolitizzazione non sparirà per il fatto di non
volerla riconoscere. La conclusione di Beck è che i movimenti della anticosmopolitizzazione
devono avanzare verso la cosmopolitizzazione.
Nonnostante ci sono dei periccoli che questionano la possibilità di avanzare vero la
cosmpolitizzazione . Nel sorgimento della società del rischio si possono distinguere esenzialmente
due fasi o stadi. La prima si caratteriza per la produzione sistematica di consecuenze ed
autominaccie che ancora non hanno un ruolo centrale nella formazione del discorso pubblico e
perciò occupano un posto periferico o semiperiferico nel conflitto politico, lè predominano
l´autoidentità della società industriale, che simultaneamente intensifica e legitima come rischi le
minaccie potenziali che se ne derivanno delle deccisione adottati, questo stadio corrisponde con la
Prima modernità. Invece le regole del gicco cambiano quando, enlla seconda modernità ,i periccoli
della società indistriale dominano le dibattiti pubblico, politico e privato. In quel momento le
istituzioni producono e legitimanno periccoli la cui espansione non pososno controllare. La
società industriale comincia apercepirsi a se stessa come una società del rischio. La società
continua ad adottare decisione e ad agire comforme alle regole della antica società indsutriale,
però, i dibattiti e conflitti che si originano nella dinamica della società del rischio ormai vengono
sottoposti ai desideri delle organizzazioni trasnazionali, gruppi di pressione e la politica. Nella
transizione della società industriale alla società del rischio , Beck osserva tre dinamiche. In primo
luogo, evidenzia che la società del rischio mondiale è un prodotto di una dinamica di
modenrizzazione che diventa autonoma seguendo la logica delle conseguenze non desiderati.
Secondo, le costellazione della società del rischio si creano perche le “verit à” del immaginario
colettivo della società industriale perdono il suo valore oggi. E terzo, la società del rischio non
può essere concepita come una opzione , sorge attraverso il funcionamento automatico dei processi
autonomi di modernizzazione che sono ciece e sordi alle conseguenze e i periccoli. Qui
modenrizzazione riflessiva vuol dire outoconfronto con le conseguenze della società del rischio
che già non possono essere gestite e risolte nel sistema della società industriale. Le società moderne
si confrontano con in principi e limiti del suo modello appunto nella misura in che non si
trasformano a se stesse , non riflxsionnano sulle conseguenze e seguono una politica industriale di
“più dello stesso”. Nella società odierna, i conflitti su lla distirbuzione dei “bads” e minaccie che la
scoeità stesa produe si sovrapongono ai conflitti propri della società industriale ( reddito,
occupazione, Wefare) e che non furono mai soluzionati. Da qui parte la società del rischio inizia il
suo percorso verso la articolazione di una trasformazione sistematica condensati in tre misure o
sfide alle quale la seconda modernita si dovrà confrontare. Il primo è la relazione della societa
industriale moderna con le risorse della antural e la cultura da cui dipende la nostra sopravivenza,
però le cui riserve esauriscono sempre più velocemente. Econdo, la relazione della società con i
periccoli e i problemi che si hanno prodotto , che a sua volta rovesciano le basi del concetto sociale
di sicurezza. E terzo, l´esaurimento e il desincanto delle fonte di significato especifici di gruppi
della cultura della società industriale che portò a che tutto il processo di definizione che si aspetta
in questa nuova era risieda via via nel singolo individuo.
La differenza, sostiene Beck, è che oggi gli esseri umani stanno essendo liberati di un mondo della
siccurenzza corporativa e religioso-trascendentale caratterisitco della società industriale, per essere
lanciatti alla turbolenza della società del rischio mondiale, dove la spettativa e che loro vivano in
un continuo devenire di rischi contradittori, globali e personali di diversa indole. L´individuo
diventa nel portatore di diritti e impegni, ma lo fa soltanto come individuo, si dovrà dimenticare
della communita lasciandola a fianco come un corpo morto. Le oportunità , rischi e ambivalneze
della biografia si percepiscono e si interpetano per l´individuo sempre più come “libertà rischiose”.
I rischi dipendono delle decisioni . Appaiono nella trasformazione della incertidumbre e i periccoli
nelledecciosioni che a sua volta si trasformano un nuovi rischi. Le incalcolabile minaccie della
società industriale si tornano in rischi incalcolabile nel croso dello sviluppo del controllo
ranzionale-strumentale che il processo di modenrizzazione promuove in tute le sfere della vita.
Progresivamente più spazi della società che prima si consideravanno naturali si tornano ora, invece
asociali e individuali, perciò si considerano si comincia a esigere responsabilità al singolo
individuo in aree nelle qualle prima governava la communità. Quello che ancora non ha sucesso
però che potrebbe ocorrere , diventa l´oggetto della azione presente . La dialettica del rischio e il
calcolo della asiccurazione fornisce l´apparato gognitivo e istituzionale. l´acceso alla società del
rischio si produsce nel momento in cui i preiccoli che esistono nella società anullano i sistemi di
sicurezza stabiliti per il calcolo dei riscchi essistenti nello Statodi benessere. I nuovi rischi sistemici
non possono essere limitati nella misura del tempo né ridotte ad uno spazio; non se li può attribuire
responsabilità rispetto alle norme stabilite e nessuno si può assicurare di fronto a loro. Questa
trnasizione si deve, in conclusione, ad una storia di produzione continua di periccoli e minaccie che
non fuerono soluzionati prima.
Nella seconda modernità`e sempre piu frecuente che siano gli esperti quelli che governano .
Sebbene i politici sono quelli che nominalmente governao, si dimentica spesso la forza espositiva
di una seconda modernità che trasforma tutto in decisiioni e scelte, cioè, in rischi. La posizione
centrale dello Stato per quanto riguarda alla fornitura materiale e regolazione politica del progresso
tecnologico ha attribuito alle istituzioni politche un ruolo sempre più importnati rispetto alla
posibilità delle coneguenze del progreso in relazione con la società. Il progreso tecnologico e le
sue conseguenze hanno presso lo status di bene colletivo. Dove la società diventa un laboratorio, le
decisioni sul progreso tecnologico e il suo controllo diventano un problema colettivo. Per Lau
quello che sta in giocco nel nuovo conflitto di rischi è la nuova definizione di rischio, si tratta di un
conflitto per la architettura della definizione del rischio.la società del rischio è una societa senza
copertura nella che via via che la siccureza disminuisce aumenta la scala dei rischi. Ogni decisioni
apre la porta ad nuovi rischi e opportunita che attraversano la certezza in una ramificazione
rizomatica che si inizia nel locale fino alla scala sistemica. Il processo decisionale non soltanto
deve abbandonare l´idea di deccisione a rischio cero, per abbituarsi a ponderare tutte le possibilità
con un margine di riscchio e scegliere quelli meno rischiose, altrimenti, nella stessa incertezza si
dovrà abbandonare ogni speranza di assiccurazione o copertura. È pratticamente impossibile
prevedere con cetezza un struttura di rischio / opportunità ben sia nel livello locale o in quello
societale. Ciò si manifesta nella essistenza quotidiana delle organizzazione , istituzione ed aziende.
Quando si inizia una crisis finanziaria come quella di Lehman Brothers, si materializano i rischi di
una scelta pasata che fino a quel mommento solo si aveva manifestato come un rischio potenziale.
La quantità delle minacci epotenziale di fronte ad aogni decisione non afetta soltanto alla
soddisfazione d´essa scelta, piuttosto, quelle minaccie tali come una guerra chimica o undisastro
naturale che si percepisce come un attaco alla essitenza dellíndividuo o la organizzazione ,
stabiliscono il percorso dall´inizio al fine del processo decisionale. La teoria del rischio suggerisce
che appunto quello che non può essere prevedibile è precisamente quello che produce situazione
inedite . Si ciò si introduce nella coscienza generale, la società comincera a muoversi. La società
del rischio rifiuta i principi della sua razionalità . È da tempo che non gli utilizza perche lavora
olte il limite di quello che è assicuarabile. Anche , le confusioni politche della società del rischio
appaiono perche appena si hanno sviluppato risposte istituzionali per rispondere alle sfide di una
società globale di periccoli non assicurati. L´individuo della seconda modernità ha sostituito
l´angoscia essitenziale teologica per la certezza antropologica della incalcolabilità dei rischi che
attraversano la quotidianeità. La cancellazione della diccotomia territoriale conosciuto/ selvaggio,
nel XXI secolo presenta al mundo come una gigantesca rete nodale urbana funzionalmente
incentrata nel essere umano ,porta a che Beck afermasse che la Storia della natura sta per finire,
però la Storia della Storia non ha fatto ninet´altro che iniziare. Dopo del finale della Natura, la
Storia , la società e la natura si hanno visto ridotte ad una Storia della umanità. L´alternativa è il
ripensamento del governo e della politica per creare governi e organizzazioni aperti, controllati da
opinioni pubbliche più informate e per aziende con coscienza sociale, tutte loro confrontati
continuamente con le conseguenze delle loro azioni. Ovviamente non è possibile bandire il rischio
della vita moderna, nonnostante quello che si possimo fare è lo sviluppo di nuovi dispositivi
istituzionali che possano confrontare e calcolare meggio i rischi alle quali ci fronteggiamo
attualmente, non pnesando che sia possibile ricuperare tutto il controllo, peró essendo consapevole
di che dobbiamo trovare forme di gestire democraticamente le ambivalenze della vita moderna e
decidere democraticamente quali roschi vogliamo acettare.
III. Comopolitzzazione: guardare oltre lo Stato -nazione come azione creativa.
Il cosmpolita abita in una doppia patria e ha una doppia “loyalty”, e allo stesso tempo cittadino del
kosmos (cosmopolita) e cittadino della polis (città). La identità cosmopolita non tradisce la identià
nazionale e locale; invece la rende possibile . Cosmopolitismo, cioè, significa una doppia
localizzazione di tutti. Riconoscere i problemmi degli altri ci porterà as assumere una
immaginazione dialogica collegata a questo realismo. Seconod come la pensa John Dewey il
mondo pubblico è tutto quello che se percepisce come una ocnseguenza scomoda di una
decisione civilizzatoira. La relatà in se è cosmopolita, persino le resistenze contro la
globalizzazione diventano globalizzazione in se. Lo sguardo cosmopolita è il risultato e condizione
della reestrutturazione concettuale della propria percezzione della società del rischio prodotta
per la seconda modernità. Il cosmpolitismo no soltanto ci fa vedere i disvantaggi , ma anche le
posibilitpa di costruire la propria vita e la convivenza nella mescolanza culturale. Lo sguardo
nazionale che caraterizzava la prima modernità trovaba il suo nucleo di attuazione nello Stato-
nazione che era quello che controllaba la società e nel quale si fissavano allo stesso tempo i limiti
della sociologica che seguiva la logica di che la propria cultura si dve separare mediante frontiere
dello stranno per posisbilitare l´identità, la politica, la società, la communità e la democrazia. Cio
si potrebbe ciamare la teoria del “questo o quello” territoriale della identità, teoria che pensa in
uno spazio delimitato per muri. Lo sguardo cosmopolita parte dalla identità che ha sostituito la
“logica “questo o quello” per una logica inclusiva che si basa in “non solo, ma anche”. Ci siamo
di fronte ad una identita rizomatosa , in qualche misura cosmopolita ed allo stesso tempo
regionale. Siamo di fronte al sorgimento di una empatia cosmopolita ad un livello globale verso
as una globalizzazione degli emonizoni che produce sinergie tali come potettero essere le
manifestazioni contro la guerra dell´Irak in 2003, nonnostante sarebbe un errore pensare che
l´empatia cosmopolita possa supplire l´empatia nazionale. Piuttosot l´una completa , moddifcia e
colora l´altra
La globalità degli spazii di esperienza sorge prima che la infrazione delle regole che asicurano la
sopravivenzia morali di ogniuno e , dopo , sorge della percezione di che le conseguenze sono per
tutti, per ogni singolo essere umano. La sensibilità e la moralità cosmopolitica non sopravivono
automaticamente mediante la conessione del mondo, bensì che mediante la esperienza di che la
propria sopravivenza e la sopravivenza di tutti sono ormai collegate.
Lo sguardo cosmopolitico è il prodotto di cinque dinamiche consecutive che a sua volta hanno
posibilitato il suo sorgimento. Primo, si deve parlare di un a crescente interdipendenza delle
scoietà , stati e individui nella scala globale come conseguenze delle crisi delle società nazionali
della prima modernità . Secondo, ciò, a sua volta ha portato a stabilire una politica di
ricognoscimento delle differenze nella società mondiale e di qua il sorgimento del suo carattere
conflittivo. Terzo, il ricognoscimento porta implicito l´impostazione del mutamento di
prospettiva, cioè, nel mettersi nel posto degli altri. Quarto, questo atto di ricognoscimento della
alterità e dei rischii chi accompagnano alla prospettiva li portano ad adottare il princpio della
imposibilità di viviere in una società mondiale senza frontiere e in continuazione pressionare per
trattare di fissare le nuove, però vecchie, frontiere normative. Mura che secondo il quinto
principeio hanno poca validità poiché la seconda modernità si caratteriza sempre di più per il
princpio di mesoclanza , secondo il quale , le culture e le tradizione locali, nazionali , etniche,
religiose e cosmopolitiche si collegano e si mescolano. Cosi, per cosmopolitizzazione si deve
intendere un proceso multidimensionale che ha modificato di forma irreversibile la natura storica
dei mondi sociali e la rilevanza degli stati in questi mondi. Essa anche supone il sorgimento di
“muliple loyalties”, siccome la crescita delle molptiple forme di vita trasnazionali, l´ascesa di
attori politici non statali e la crescita di movimenti di protesta globali contro il globalismo
(neoliberale ) che propongono una globalizzazione diversa.
Con lo sguardo cosmopolita, lo sguardo verso il mondo nazionale non è più ontologico, avviene a-
storico. Ciò convienne farlo solltanto avendo un quadro di riferimento dove si sia una alternativa
inteprettativa che abbia sostituito l´ontologica per la metodologia. Dunque, la commprensione della
reflexività pubblica mondiale della percezione dei pericoli dell´umanità fa crollare il mito
communistarista che soffermava che prima dovevano darsi nessi di comunità dati e stabiliti per
dopo che dopo sia possibile creare spazii di attuazione politica delimitate per l´etnia e il territorio.
Beck critica ai communitarsiti affermando che essi confondono il carattere non inclusivo delle
decisioni e l´attuazione colettiva , con l´efetto politicizzatore della percezione della periccolosità
delle conseguenze. Il mito communitarista genera una paralisi del pensiero che intralcia di vedere
quello essenziale, cioè, come creare uno spazio trasnazionale , di opinione pubblica nel che la la
preocuppazione e gli obblighi degli cittadini si attivino politicamente. Qunado ormai si
presupone la coletività, l´agire politico non crolla piuttosoto che risorge d´una nuova forma di
opinione pubblica sui rischii che li porta ad adopttare lo sguardo cosmopolita scettico ed
autocritico.
La storia emancipata dallo sguardo nazionale non può essere una storia gloriosa. Una narrazione
scettica della storia mette l´accento l´igiustizie delle proprie nazione. Tutte le nazione diventano
colpevole. Il ricordo cosmpolita significa dunque, riconsocere la storia dell´ “altro” e integrarlo
nella propria storia. Le narrazione della seconda modernità è quella delle vittime che non agiscono
come tali, si arriva a un accordo sostentato per il riconoscimento mutuo circa la storia dell´ “altro”.
In questa mossa di riconziliamento, quello che costituisce il ricordo cosmopolitico del passato non
è una communità di destino promossa da qualsiasi desedierri miticii e messa al servizio d´una
communità, puttosto che una inclusione cosciente e volontaria del sofferimento dell´altro.
Quando gli attori condividono la fede nell´ambito nazionale Beck parla, di sguardo nazionale,
quando essa determina le prospettive di osservazione scientifica, allora parla di nazionalismo
metodologico. Beck, dunque rivela cinque errori sistematici del nazionalismo metodologico
mediante lo sviluppo di una nouva teoria critica che possa aiutare a svelare e corregere gli errori
e anzi definire cossi il suo profilo teorico. Il primo errore sarebbe la adozione inquestionata dei
limiti , categorie , ordenazioni e variabili dello sguardo nazionale nelle propsettive analitiche e
empiriche delle scienze sociali. Il secondo , le fallimenti, errori ed deformazioni del pensiero
centrsita nazionale e nazionale-statale. Il Terzo, è il prodotto della astoricità e asttrazione dello
Stato centrato solo nel prottegere ed agire all´interno delle sue limiti territoriali di fronte alle
dinamiche spansive e recombinanti del capitale. Nel quarto errore del nazionalismo metodologico,
Beck afferam che si deve differenziare nitidamente tra centramento dello Stato nazionale e
centratmento dello Stato. La nuova teoria critica è contro la desestatalizzazione del pensiero e si
chiede su quali sono i requisiti e posibilità della autotrasformazione comopolita dello Stato.
Questa domanda di può riflettere secondo tre prospettive: attraverso l´implementazione di una
agenda neoliberale secondo la quale lo stato no è morto, piuttostò disporre di una forza
autotrasformativa , benchè sta solo agisce nella confrontazione con il mercato; attraverso del
posizionamento dei rappresentanti della economia politica internazionale , laddove anche è
egemonica il legame economicista secondo il quale per sopravivere alla economia di mercato
globale, lo Stato nazionale dovrà mutare verso un “stato economico”, “Stato competitivo” o “Stato
neoliberistico”. L´ultima prospettiva e quella della creazione di strattegie che enfatizzino la
multilevel governance in contrasto con il goverment, ossi come anche scommettendo per la
società civile globale per democratizare il potere e il dominio supranazionale. L´ultimo errore che
Beck evidenzia sul nazionalismo metodologico afferma che esse envia al nuovo piano
trasnazionale della formazione del potere e il contrapotere, il suo modo di capire la legitimità ,
secondo la quale la legitimità del potere supranzionale è e sarà, un potere derivato del ordine dello
Stato nazionale.
Il principio del nazionalismo metodlogico sostiene che è l´Stato nazionale colui che definisce alla
società nazionale. La società non sceglie lo stato è lo stato il che garantisce la siccrueza e stabilisze
le frontiere, crea i apparati burocratizi che li permettono controllare la società nazionale. Lo stato
nazionale territoriale è allo stesso tempo creatore e assicuratore dei dirtti di ogni cittadino , e i
cittadini si organizzano a per conto suo con l´aiuto dei partiti politici nazionali, per legitimare ed
influenziare le diverse attività. Lo sguardo nazionale è anche uno sguardo essenzialista che
disgiunge culturale e politicamente quello che storicamente era reciprocamente imbricato. L´ideale
della omogeneità etnica e nazionale nacque negli imperi nazionali della prima modernità , i cui ,
tagliarono violentamente i nessi territoriali delle culture, loro cancellanrono le frontiere etniche tra
essi e diluirono le identità
Mentre che gli autori posmoderni enfatizzano la supreazione delle frontiere mediante lo sviluppo
autopoietico di networks (Castells), flows ( Bauman) e scapes (Appadurai). Per la teoria della
seconda modernità la scomessa centrale e quella costruire frontiere specificate secondo quale sia
il contesto , la evoluzione delle variabiliplurali , rendensi conto che la soberania dello Stato ha già
persó il suo carattere univoco . La prospettiva cosmopolita ribadisce la disoluzione posmoderna
delle frontiere. Anzitutto il cosmopolitismo analaitico-empirico ha il bisogno di trovare nuove
categorie con cui collegare la grammatica del sociale e del politico. In parole di Beck “ la cossa
eccitante però incompiuta è la nuova sintassi, la sintassi cosmopolita della realtà”. La
accelerazione geometrica delle strutture di cosmopolitizzazione con l´avvenire della società del
rischio e la crescente interdipendenza intra e suprastatle rende necesario il trovare concetti che
definiscano e permettano studiare il nuovo ordine cosmopolita. Le nuove relazioni basate nel “ non
solo, ma anche” hanno bisogno di una scienza che studie la casistica delle posibilità cossi come i
suoi limiti potenziali. Szersnynski e Urry ( 2002:470) hanno selezionato diverse predisposizioni e
prattiche cosmopolitiche in sei condotte che si danno come conseguenza della interiorizzazione
delle dinamiche cosmopolitiche. Uno, una mobilità crescente dove le persone hanno la possibilità
di viaggare in u sensia sia reale che sia immaginario. Due, una crescente capacità per consumare in
molti luoghi e ambienti. Tre, una curiosità especiali per altri luoghi, personi e culture o allmneo,
una capacità basica per localizzare tale culture di maniera storica, geografica e
antropologicamente. Quatri, la capacità di mostrare una mappa che si assomiglia alla sua società e
cultura. Cinque, ablitià semiotiche che li permettono interpetare e comprendere immagine di se
stesso e degli altri. E sei, una apertura rispetto ad altri persone e culture e una disposizione per
esperimentare come inricchiamento ogni parte del linguaggio delle culture degli altri
L´importanza che ha il fatto di differenziare fra l´ideologia del cosmopolitismo e la
cosmopolitizzazione reale risiede nella suposizione di che il cosmopolitismo avviene come una
elezione cosciente e volontaria. Tuttavia, la cosmopolitizzazione reale ci deve fare vedere anche
che essa ci viene imposta anche come una elezione costretta, o come una conseguenza di
decisioni che crociano le frontiere di forma inconsapevole, via che essi deccisioni perfettamenti
normali circolano fino a completare il processo fincchè il quotidiano divente cosmopolita. Qui
giocano un ruolo esenziali due elementi, uno, la perccezione del cambiamento sociale. E due , la
succesiva acettazione o rifiuito di esse. Il cosmopolitismo sofferto ed involontario è un
cosmopolitismo deforme però , che infatti è irremediabile come risoltato di una dianamica
sistemica. Invece, il cosmopolitismo non deformato sorge dal sentimento di tomare parte nel
esperimento civilizzatore della umanita, di posiedere una lingua e uni simboli culturali propri,
cossi come partecipare nella lotta contro i pericoli globali, cioè , contrinuire alla creazione di una
cultura universale.
La progressiva mezcolanza fra le culture non è un fenomeno nuovo nella storia della umanità, essa
è stata una constante storica attraverso le conquiste e le rapine. Fin dal inizio, il mercato mondiale
impose la mezcola globale que une volte si impose mediante l´uso della forza ed altra mediante la
colonizzazione del sapere. Il capitale tende ad abbatere tutte le fortezze nazionale e ad
disordinare i concetti dello proprio e quello stranno. Dunque, lo nuovo non è la oobbligatoria
mescola , piuttosto che la percezzione, l´imposizione politica , la sua riflessività e il suo
riconoscimento pubblico mondiale. In un passato non cossi lontato si produsse un mutamento
qualitativo nella percezzione del ordine sociale, chi non si intende più coome un conflitto fra la
produzione e la distirbuzioni di “goods” , poiché la produzione e distribuzioni di “bads”
ribadiscono le pretese degli istituzioni per controllare agli stati nazionali stabiliti. La crescente
interdependenzia della economia mondiale ha fatto nascere la “società del rischio mondiale”. La
scoietà mondiale si crea, a tutti livelli, attorno una simulazione forzata di controlli su quello che è
incontrolabile. La cosmopolitizzazione apre lo sguardo a conseguenze incontrollabile, a qualcosa
che si sucede a tutti. Dalla prospettiva spaziale nota che siamo di fronte a rischii che non
vengono soltanto dello stato -nazione e che nemmeno rispettao loro frontiere . Dalla prospettiva
sociale, diventa problematico l´attribuzione dei periccoli potenziali e in continuazione la
questione della imputazione delle responsabilità dei rischii potenziali che sono desterritorializati.
La progressiva percezzione del rischio mondiale promosso per il passagio della prima alla seconda
modenrità, inizia un processo essistenziale quotidiano della interdipendenza cosmopolita, cioè,
questi rischii pressionano verso una colaborazione a scala globale. Oltre le frontiere nazionali , la
dimensione del periccolo cosmopolita creata e accetatta, cerca uno spazio di risponsabilità e di
azione comune, che ha come fine la fondazione dell´agenda politica comune fatta per soggetti
che sono stranni tra di loro. La creazione di regole globali non è legata agli sforzi consapevoli
per fissare norme positive, altrimenti può darsi che questi sorgano a partire diuna valorazione
negativa della crisi e delle minaccie globali. Quanti più omnipresente sono le mezzi di
communizacione di masse , più frontiere abbatte la percepzione del rischio. In questo senso i
rischi si possono cpaire come mezzi di comunicazione negativi; quasi tutti vogliono nascondere i
rischi. A differenza dei mezzi di comunicazioni positivi ( Il denaro, la verità e il potere), i rischi
stabiliscono relazioni operative involontarie oltre le frontiere delle nazione e dei sistemi. Il
rischio obbliga alla comunicazione tra quelli che non vogliono comunicarsi tra di loro . Qui il
pericolo diventa un elemento fondamentale per la creazione di nrome cosmopilitche informali.
Secondo Beck si sta produccendo il passagio della politica della siccurezza internazionale
incentrata nello Stato nazionale alla politica del rischio postinternazionale non incentrata nello
Stato nazionale. Le conseguenze della modenrizzazione radicalizata, fondano la cosenza dei nuoiv
pericoli mondiali. Con la globalità si indevoliscono le differenziazione e istituzioni basiche della
prima modernità dando paso alla società del rischio mondiale. Ciò vul dire che si inizia il
dibattito sulle forme e contenuti di un cosmopolitismo istituzionalizato nel senso di una
colaborazione durevole tra gli attori statali e non statali nello spazio locale e globale, siccome tra
i gruppi della scoietà civile e le diverse rete. Questo, però non vuol dire che le frontiere fisiche e
normative siano ormai spariti.
IV. L´egemone e le conseguenze della guerra posnazionale
Mentre che le guerre tradizionali finivano spesso con la scoffita d´una parte ela victoria dell´altra ,
le nuove guerre non hanno una dimensione di fronteira nel tenso spazio-temporale. La sparizione di
questo elemento provoca che la nuova guerra posnazionale divente imprevedibile. La
defrontereizzazione della guerra è un prodotto della demonopolizzazione de privatizzacione della
violenza organizzata nelle mani dello stato, persino, la dimensione globale della percezione delle
minaccie e la nuova coscienza dei attorno i diritti umani viene di questo proceso . Oggi , la età dei
pericoli si distinguono due proposti diversi di sicurezza. Da una parte sarebbe la teoria della
cosmopolis globale, che può essere intensa come un sistema globale, una federazione di stati nel
quale governano le alleanze tra stati regionali-continentali cercando di lavorare cooperativamente,
sviluppando snodi che posibilitanno e regolano la centralizzazione del potere. Dall´altra parte , la
teoria antagonistica, ciaoè, la cossi chiamata Pax americana si caraterizza per sbandierare il ruolo
di potenza egemonica che ha come compito la difesa di due princpi. Uno, evitare lo sviluppo di
potenziali nemici e rivali, e due, il princpio della guerra preventiva. Come sottolinea Beck “se la
unica speranza nel mondo è una pax americana, gli stati uniti non si possono permettere ne un
tentativo di erosionare sua egemonia senza rispondere”( 2005:206)
Entrambi modelli di oordine mondiale modificano il princpio di responsabilità globale e
promulgano la soppressione del vecchio ordine basato nel princpio della soberania nazionales-
statale del diritto internazionale a fin che di possibilitare i “interevenzioni umanitraie”. Tuttavia le
diferenze tra la pax americana e la cosmopolis globale (hacen que sean) fano che siano
reciprocamente escludenti. Il sistema di pax americana parte del fatto di che fra gli stati cis ono
disuguaglianze in gravitazione. Da una parte “noi”, la communità di stati occidentale
rapprersentati della libertà e la democrazia, e dall´altra parte sono gli stati che crollano, le dittature
e gli stati canaglia. Nordamerica è qualitativamente diversa, è militar e moralmente superiore in
tutto il mondo, la singola potenzia mondiale. Di fronte a questo , la proposta alternativa basata enlla
idea di cosmopolis globale si fondamenta nel principio della aguaglianza degli stati e enfatizza
l´importanza del diritto civile internazionale, affermazione che porta immediatamente a una sfida
diretta all´egemonia deli EEUU. I principi oposti di verticalità e orizontalità si rifletono a sua volta
in diverse antitesi tra la pace o la cosmopolis globale, l´unilateralismo di fronte al multilateralismo,
soppressione o rafforzamento del diritto internazionale e il ruolo della UN, tutti questi sono sferi di
confronto tra questi due prospettive. Allo stesso tempo entrambi logiche di attuazione hanno (
puntos debiles), nella pax americana la società civile sparisce secondo la logica di che la politica è
la base del nuovo ordine mondiale, intanto che nella cosmopolis globale la politica sparisce per
creare una società di euguali.
Lo sviluppo di nuove forme di guerre posnazionale della seconda modernità non coinvolge che la
guerra clasica fra stati non essista più. Piuttosto, nuove guerre, quelli posnazionale emanano inoltre
insieme alle vechie guerre fra stati-nazioni. Nella seconda modernità l´enemico non è più
riconosciuto come un´enemico e passa a essere trattato come un criminale. Questa posnazionalità
delle guerre che attraversa e sfoca( difumina) le frontiere, apare attualmente in due fenomeni. Uno,
la difessa degli diritti umani in territorio straneiro e il tentativo di minnimizare e controlare di
forma statale il irschio terrorista globale mediante l´utilizzo di mezzi militari, attraverso la logica di
( “no solo sino tambien”) propia de la mirada cosmopolita no solo la guerra sino tambien la paz.
Il soggetto giuridico del cosmopolitismo sono gli individui piutosto che i stati, i cui diritti devono
essere protteti e garantiti da istituzioni suprastatali di eventuali attachi da parte di stati “soberani”.
Le dopoguerre e le “guerre-non-guerre” posnazionali che ne derivano di questo principio fanno sono
una frattura nel ordine bellico “stato contro stato” nazionale-statale della prima modernità. Eppler y
Münkler studiano in questo senso la privatizzazione della violencia intenso come una
neoliberalizzazione radicalizzata dello stato. Questi guerre pos-statali no si vedono forniti di ostilità
etniche, bensì di un mercato di guerra civile nel quale si stabiliscono o si negoziano i prezzi e il
profitto rispetto alla compra/vendita e l´uso della violenzia privatizzata. Questa tesi si riferisce
esenzialmente laddove non esisstono ancora strutture statali. Le guerre posnazionali o “preventive”
sono quelli que incoraggiscono le guerre di polizia internazionale, e qui, l´esempio paradigmatico è
la guerra contro il terrorismo come forma estrema di privatizzazione della violenza
Il terrorismo politico sfocato guidato contro le basi della società e la estabilità della modernità,
colpisce di continuo all´umanità dopo l´undici di settembre di 2001. Appunto, il terrorismo non é
piu sconfittabile per mezzo dell´eliminazione d´un stato nel mondo, premessa che ci porta di
seguito a dubbitare fortemente della idea di stato come entità garante del monopolio spaziale
sicuritario. Il potere dello stato naque nella intimidazione e nel spavento, strumenti che ormai sono
scadutti di fronte a un ememico che non impaurisce, che non ha nulla da perdere y che non può
essere individuato su un territorio concreto. La strategia terrorista lo percepisce e sa che quanto più
si incentra il conflitto verso la guerra militare contro il terrore , si rivaluta di piú e si rinforza a essi
stesso in una scala sempre più globale. Finora, la tatica della pax americana sviluppata sulla base di
chiamare bandito, ai cui prima venivano nominati como enemici provoca due conseguenze. Uno, il
progressivo reinforzamento della strategia terrorista che cresce trasnazionalmente via via che i
americani proseguono con le intervenzione armate. E due, le intervenzione bellice vanno contro il
diritto internazionale clasico introque non riconoscono a un attore antagonista, cioè , un enemico.
Questo, a sua volta, le porta a violare sistematicamente i diritti umani in azioni di guerra non
dichiarata. Il mondo occidentale o filoamericano deve chiudere le occhi o guardare altrove in certe
situazione di sistematiche violazione dei diritti umani. Fra alleati politici, l´attenzione si incentra nel
pericolo terrorista piuttosto che nelle violazione dei diritti umani. Il risultato é stato la formazione di
uno spazio agiuridico dove si permette il doppio giocco nelle relazioni di scambio tra gli stati, ogni
stato può trattare a i suoi enemici interni come terroristi con il beneplacito della comunità
internazionale, mentre che le violazione dei diritti umani si nasconde con discretezza, in altre parole
si consente però non si acetta.
In opposizione alla pax americana, Beck mantiene nella sua teoria che regimine dei diritti umani
ha diventato in un´idea che acetta il mondo divisso nella sua molteplicità e offre nuove posibilità di
azione. Tutte le schieramenti vengono sussunte nella equità di tutti di fronte ai diritti umani. La
conseguenza è che non è ormai il potere di uno stato o egemon, ma il diritto , chi determina cos´è la
pace. La logica del diritto e dei accordi ha nel campo della politica, ha un doppio ruolo esenziale.
Da una parte, civilizza agli stati e dall´altra li rendi liberi delle incordature nazionale. Il modo di
misurare la cosmopolizzazione interna del mondo statale è sapendo in che misura i concetti
antagonistici della prima modenrità ci siano desesencializar. Lo stato, dunque, ha perso il legittimo
monopolio dei mezzi di violenza, poiché la legitimità e la legalità del uso della violenza viene
condizionata al rispetto dei diritti umani come massima universale.
La doppia morale politica è evidente. Le intervenzione sono costose e rischiose per i paesi e
governi chi li promuovono o che sono obbligati a partecipare. Il diritto umano dà potere a chi non
ha potere nell´inerno degli stati e contemporaneamente esporre a stati deboli all´intervento di stati
potenti. Si possono individuare, secondo Beck cinque ipotesi attorno le cause dell intervenzioni. In
primo luogo, le interven´zione si producono per una asimetria di potere via via che diminuisce la
posibilità di difendersi che abbiano gli stati “furfanti”, crescera di più le possibilita di essere
attaccati. L´impiantazione del regime dei diritti umani assume la asimetria di potere militare tra i
differenti stati. Insecondo luogo. Ladove l´idealismo dei diritti umano si assoccia con il realismo,
che propugna l´ampiamento degli spazi d´azione statale , aumenta pure la probablilità di
intervenzione. Terzo punto, la violenza etnica è un virus infettivo. Le motivazione per intervenire
aumentano man a mano che il rischio di guerra civile aumenta per gli stati accanto. Beck lo
definisce come l´assioma dell´ altruismo egoistico. Quarto punto. Lo sguardo degli sogetti che
intervengono e lo sguardo di quelli che sono intervenuti , devono d´essere independienti tra di loro
, però anche essere reciprocramente valide. Lo sguardo cosmopolita si chiede sulla prospettiva
dell´altro in cui spazio è coinvolto. La legitimità solo avviene doppo uno scambio di prospettive.
Quinto punto, la globalizzazione economica sviluppa attorno a se un circolo che indebolisce agli
stati meno forti, favorisce il crollo di esse che a sua volta li porta alle guerre civile, la
privatizzazione della violenza e il terrorismo.
È solltanto nella interazione tra disastro e periccolo dove il terrorismo internazionale distende sua
forza politica. La percezzione del rischio e le sue conseguenze decidono il modo in cui si svolgera
la lotta contro il terrorismo globale. Ciò spiega perche i terroristi fanno un particolare enfasi nel
rischio di pericolo nella civilizzazione, esso è il percorso per avvicinarsi verso la victoria.
Nonostante, la percezione dei rischi globali muta, sostiene Robert Kagan , secondo del territorio di
cui si parle. Dunque, molti estatounitensi provenineti dell´egemon, sono assolutamente sicuri della
“realtà” della minaccia terrorista, l´esempio più notevole sarebbe quello secondo il quale ancora
certi ceti estatounitensi continuano a credere che in irak si nascondevano armi di distruzione
massicie , anni doppo di dimostrarsi il fatto contrario. Mentre, nel´altra parte, molti europei sono
fortemente convinti di che le pericoli che rappresentano le potenziali catastrofi naturali sono molto
più importanti che la potenziale minaccia terrorista. Beck sostiene che ciò produce una nuova
dialettica hegeliana, servo-padrone che collega lo stato e il terrore fino a creare una esposizione
politica del pericolo terrorista. Gli attacchi terroristi si collegano con le catastrofi, mentre che il
terrorismo si collega con il pericolo. Il cambio tra terrore a tarrorismo e dopo a terrorismo globale
si basa in una crescente acumulazione di potere ed è sempre condizionato per il megapotere
globale dello stato contro il cui si vuole appuntare.
Nella età del terrorismo trasnazionale, il pericolo belico diventa invisibile. Se la minaccia belica
della prima modernità fu inmediate, presente oggettivamente e territoriale, la minaccia
globalizzata è contradditoria alle definizioni tradizionali del diritto internazionale, le rete terroriste
transnazionalmente organizzate mettono in mosse attorno se un circolo di decivilizzazione (
2005:230)
La indiscernibilità dei concetti di enemico e terrorismo poisbilita la creazione di nuovi opzioni
estrattegiche. I nemici-terroristi sono allo stesso tempo civili e militare, territoriali e non territoriali.
É la spiegazione del potere dello stato “minacciato” la che determina chi è il enemico e dove si
dovrà intervenire militarmente. Si ah prodotto una flessibilizzazione del concetto de nemico che
permette agli stati che godono di un certo livello di egemonia di mantenere il gioco asimetrico.
Contemporaneamente , i terroristi suicidi giocano con la dialettica potenza- omnipotenza, cioè suoi
atti rappresentano il potere di quelli che non hanno potere, però al contempo gliè utile per scoprire
le limiti e le devolezze dell´egemone. Il successo non viene dalla estensione del panico, che a sua
volta porta al laissez faire iniziando la catena di perdite economiche e tagli nelle liberta. l´esito
avviene nella posibilità di svoltare le posizione di creazione di pericolo in piccolo periodo e fare
crollare all´interno di queste società egemonici tutto il sistema sociale di percezzione della
sicurezza.
Dopo la guerra freda si ha iniziato la paura e la guerra contra il terrore, è nato il paradosso della
guerra in difesa dei diritti umani. Viene acettato un doppio ricatto secondo il quale la non
acettazione di queste “intervenzioni umanitarie”, ti fa acettare i crimini contro l´umanità. Se non si è
d´accordo con le pulizie etniche conseguentemente si dovrà acettare la nuova guerra-pace
dell´umanismo militare. Il doppio pensare orwelliano adcquisice una dimensione spaventoso nella
seconda modernità . La giustificazione di un atto che viene legitimato come la sua antitesi , è la
nuova strattegia per il mantenimento della egemonia globale in livelli di governavilità accetabili. Il
binomio coazione/ convinzimento progreidsce nella modernità riflessiva verso forme ogni volta piu
sotile di governance pluriscalare.
Il sociologo tedesco proporre un nuovo paradigma per le relazione internazionali, uno sguardo
scettico e autocritica alla quale chiama realismo cosmopolita e chi trova la manifestazione in una
moltiple dimensione. In primo luogo, non si manifesta attraverso la dicotomia nazionale/
internazionale,piuttosto che attraverso nel livello trasnazional, cioè, un livello che guarda la
continua interazione tra attori ecomici mondiali, società civile, organizzazione supranazionali
estati nazione. Il disegno delle frontiere non si basa nelle regole dello stato nazione anzì che in un
processo dinamico di mutamento e autolegitimazione in funzione delle strattegie e le allleanze. In
secondo luogo, esso sviluppa una politica di frontiere plurali che purtroppo ancora vive in un
periodo sottosvilupato , salvo in casi particolari. In terzo luogo, Il discorso del metapotere degli
attori economici è ambivalente. Può significare ben si che l´economia diventa politica o che l´agire
economico mondiale continua ad essere , secondo la sua autodescrizione, agire apolitico. In
quearto luogo, gli stati nazionali non sparirano, però esperimenteranno un mutamento che ci li
porterà a perdere il suo antico senso e prenderanno uno diverso nell´ambito trasnazionale. In
conclusione, il realismo cosmopolitia ha allmeno tre dimensione, la prima, si sostiene in un
realismo cientifico della realtà. La seconda , come dimensione del potere politico. E la terza , come
acceno della pluralizzazione delle frontiere come esercicio di politica del metapotere.
Nell´ellaborazione d´un caso prattico di relaismo cosmopolita, Beck indaga sull fenomeno della UE
in quanto paradigma d´una progrssiva cosmopolitizzazione. Dunque per lui la UE non può essere
concepito come un club cristiano e nemenno come una comunita genealogica trascendentale.
Puittosto sostiene, nella direzione opposta , che la UE si constituisce su la redefinizione dell´uso di
forntiera verso uno spazio trasnazionale. La critica allo sguardo nazionale diventa evidente, la
dialettica dicotómica smithiana “amico- nemico”, viene superata mediante la progressiva perdita
di potere contenuto tradizionalmente nella sovranità statale. Il concetto di”europa cosmopolita” si
deve capire come la esatta negazione dello spazio statale. Solltanto cossi sarà possibile iniziare la
critica alla realtà della UE, senza soffrire nostalgia nazionale né una fiduccia inconstestata nella UE.
L´ambito nazionale c ossi come la posmodernità, continua Beck, ci fa diventare cecchi rispetto a
Europa, la europeizzazione significa lottare per la creazione istituzionali contro la barbarie della
modernità europea, e anche significa la creazione di strattegie di autolimitazione riflessive degli
stati membri nell ´intervenire nello spazio comune, per salvaguardare l´interesse nazionale.
La storia recente della Unione Europea ha ormai iniziato una battaglia per dotarsi di sitituzioni che
gestiscono l´orrore europeo con i valori e mezzi europei. Il vecchio mondo si dovrà ritrovarea se
stesso. I fondamenti del diritto cosmopolitico sono superiri e prevalgono su del diritto nazionale. I
crimini contro l´umanità non possono essere legitimati attraverso l´invocazione del diritto
nazionale-statale. Questa è la prima volta, secondo Beck, che sorge un´impero fondato sul libero
arbitrio e il consenso procedurale e non nel potere militare e il agiere conquistatorio. Davanti alle
minacciose problemi mondiale, la politica appena può ricuperare la credibilità mediante il
passagio dello stato nazionale verso allo stato cosmopolita. L´elemento più paralizante della
Europa odierna è la menzogna esisstenziale degli suoi élite intelletuali. Essi si lamentano di una
burocrazia senza viso o del fine della democrazia nazionale, e de questi argomenti falaci,
costruiscono una tattica chimerica difensiva, che propugna il ritorno all´idillio nazionale-statale.
Certamente ancora avremo stato nazionale per un lungo tempo , afferma Beck, però nonostante lo
stato all´interno d´Europa si ha cosmopolizato . Più dell cinquanta per cento delle decisioni che
regolano la nostra essistenzia quotidiana vengono stabilite, non negli spazi nazionali , piuttosot che
nell´ambito della Unione Europea.
La Europa cosmopolitica è la Europa della differenza. Il traslocamento di questo assioma nei
concetti di politica e stato, fa si che si possa sviluppare a sua volta in concetto di stato cosmopolita,
che avrà come compito riflettere il vero spirito d´Europa. Europa solltanto può essere possibile
come unità cosmopolita del riconoscimento e tramite la riconciliazione di tanti storie nazionali e
regionale. Le minaccie agli stati hanno una doppia intenzionalità: battere le mure che separanno lo
nazionale di quello internazionale , ma anche relativizzare la simetria delpotere tra gli stati. Lo
sguardo anticosmopolitico e ugualmente contronazionale, perche anche non si rende conto che
nella età degli interdipendenze e le minaccie globali , è solltanto un´unico percoso ; quello
cosmopolita, per potere massiizzare gli interessi nazionali. In altre parole, se lo stato vuole
sopravivere, é obbligato a lavorare con altri.
V. Riepilogo
Sapere come funzionano i processi e le dinamiche che si danno nello spazio del sociale, nel
territorio e negli immaginari degli individui è il primo passo per poter evidenziare le tendenze oltre
il presente temporale. Sappiamo che tanto le società degli Stati- nazione tradizionali come l´attuale
sociatà del rischio mondiale avanzanno attraverso l´accumulazione di processi economici, sociali e
culturali di forma rizomatica e collegata. Quelli processi che è facile di verderli nel pasato si
nascondono ai nostri occhi nel tempo presente precisamente per essere il presente. l´incertezza che
genera la constante apertura di posibilità nel orlo del precipizio che è la realtà del presente, fa si che
presti più atenzione agli affreschi dipinti negli mure della catedrale piuttosoto che nelle colonne
che sostengono tutto la costruzione . La modernità è un edifizio in perpetua costruzione . In essa
coincidono diversi architetti involontari che costruiscono con mattoni di diversi forme. Gli erorri
d´edilizia del pasato vengono assimilati nell´intenro dell´edifizio però condizionano il suo stilo e la
sua carattere. Di questo costante conflitto tra i differenti proietti che si sviluppano nello stesso
spazio mentre che l´edifizio cresce le sue strutture diventano più devole e i proietti archittetonici si
confrontanno violentamente. Da qui sorge il rischio sistemico che si percepisce a tutti i livelli, sia
quella internazionale, nella regionale o quella del singolo individuo. La sensazione di avvicionarsi
ad un precipizio e non sapere rallentare la macchina sistemica a tempo diventa la paura più forte
dei cittadini del centro del sistema-mondo. La umanità non ha mai saputo frenarsi , tutta la sua
storia è stata una continua accelerazione verso un punto ipotetico che alcuni chiamno progresso e
che in realtà pare che è un miraggio che si allontana sempre un po di più
De este constante conflicto entre los diferentes proyectos que se desarrolan en el mismo espacio a
medida que la torre se eleva en el espacio. Cada vez las estructuras son mas endebles y los
proyectos arquitectonicos se confrontan. De aqui surge el riesgo sistemico que se percibe en todas
las escalas, sea en la internacional , en la regional o en la personal del individuo. La sensacion de
acercarse a un precipicio y no saber frenar a tiempo se convierte en el miedo mas fuerte de los
ciudadanos del centro del sistema mundo. La humanidad no sabe frenarse a si misma, toda su
historia ha sido una constante aceleracion hacia un punto hipotetico que llaman progreso y que en
realidad parece que es un espejismo que se aleja a medida que se camina.
Nel presente solo possimao lavorare con speculazioni e tendenze parziale per pensare su l futuro o
per potere pensarci a noi stessi. Le variabili strutturali hanno la capacità , di mutare velocemente
bensia come prodotto di cris economiche o di disastri natural. Nonnsotante abbiamo un ´altro
strumento d´annalisi che cambia più lenatmente, cioè , l identità. all´interno di essa possiamo
individuare due elementi il “common sense” e il “zeitgeist”. Attraverso essi possiamo inquadrare
le proposizioni e le reazione nella costante interazione della realtà . In questo senso il lavor che fa
Ulrich Beck con la sua toeira della cosmopolitizzazione ha un´importanza chiave. Inoltre lo
studio dei flussi dei merci e potere come fecero Braudel e dopo Wallerstein, beck propone un
ipotesi polemica come quella della cosmopolitizzazione del centro del sistema-mondo. Ovviamente
Beck nel saggio La scelta cosmopolita si muova tra un processo sotico che ha sperimentatto
Europa negli ultimi cinquanta anni e une predizioni sul futuro che sono parte della potenza
predittiva che la teoria dev´ancora controllare
Quando Beck parla del progressivo abbandono dell´unità d´annlisi nazionale per pasare ad un
escenario cosmopolita, ci troviamo di fornte ad una affermazione ambivlaente, cioè, sebbenè più
della metà delle decisioni politche che si adottano oggi provengano della sfera europea, ció non
vuol dire essatamente che si abbia creato una identità cosmopolita aldi là dei processi economici e
delle èlite politche ed istituzionali. La coscienza planetaria di vivere come un insieme
multiculutrale nella quale reggia una logica del “non solo, ma anche” è tutt´altro che sicuro.
Sebbene i procesis di creazione d´identità di consumo hanno creato un soggeto più favorevole alla
scala globale, le identità d´appartenenza territoriale continuano ad essere fisse nelle bassi dello
Stato nazione. Beck è consapevole di esso e lui afferma che il processo verso la
cosmopolitzzazione è lungo e dinamico. Nonnsostante l´obviezione e i processi politic nella
globalizzazione sono influitti da una forte ambivalenza che può portare as risultati no desiderati di
politiche d´azione inclusva. Per esempio , come appunta Zizek con il fenomeno della
emmigrazione africana ad europa, la politica d´inclsione che il governo socialista di 2005 sviluppò
creò a sua volta una identità xenofoba in certi cetti della popolazione spganola che prima non
esisteva. Tutto questo vuol dire che l´agenda verso la cosmopolitzzazione in un processo futuro si
basa piuttosto in un atto di fiduccia in una teoria che sulla costatazione di dati. Credo che Beck
nella Scelta cosmopolita mette insieme uno strudio scientifico con un programma d´azione politico
ispirata da una forte fede nella umnaità. Ciò non è né negativo né positivo in se, però fa perdere
parte della potenzialità predittiva alla sua teoria. Anche se Beck afferma che lo sguardo
cosmopolita e un sguardo scettico, la stessa motivazione di teorizzare su ´un modo di vedere le
cose da una una molti prospettiva entra nell´agenda politica di un proietto politico che ha le sue
radici nell´illuminismo kantiano. La difficolta nel comprobare l´assioma del “non solo, ma anche”
come princpio base dell´attuale cambiamento o succesiva fasse d´accumulazione verso il progresso,
soltanto può essere risolta veramente col passo del tempo.
Tuttavia, la critica allo sguardo nazionale anche ci da strumenti nuovi nel cmapo della toeira dello
Stato, Potere e contrapotere nella era globale rappresenta un libro guida per l´agire degli stati nella
globalizzazione. Anche se Beck teoriza sull´esaurimento della scala nazionale nella scelta
cosmopolita, in questo ilbro mette l´sulle possibilità reale degli stati d´agire nei differenti constesti.
Sempre orientati verso una logica inclusiva di ricognosciento dell´altro e di creazione di strattegie
di cooperazione. È certo che la sioluzione o il meggioramento della situazione attuale può passare
attraverso lo studio del cosmopolitismo pensato come una nuova logica delle relazioni
internazionali, però come pensava Carl Schmitt chi ha il potere stabilisce quello che è legale e
ilegale, chi è amico e chi è nemico,dunque , sarà difficile applicare un pensiero come quello di Beck
allo Stato e le relazioni internazionali , entrmabi istituzioni che hanno nel suo interno forte logiche
di potere tradizionale e di mantenimento dell ´ordine internazionale. A questo punto mi pare che sia
meggio articolato la proposta di Antonio Negri sulla creazione di un potere costituente europeo.
La logica inclusiva del multiculturalismo adotta un linguaggio politico diverso dal tradizionale
gramatica schmittiana basata nel amico/ nemico. Ciò ci porta alla questione finale. Come sarà
possibile adottare una prospettiva d´insime cosmopolita per poter attuare nei flussi globali, come
un soggetto chiamato umanità unito nella diversità, se i nodi di potere fattici continuano a guidarsi
per principi tradizioanli della politica, e qualsiasi intnezione di mutamento di esse strutture di potere
asara percepitta per essi come una dicchiarazione di guerra?
VI. Bibliografia
Beck. U.: La scelta cosmopolitca (2005) Paidos
- Potere e contrapotere nella era globale (2004) Paidos
-La societa del rischio mondiale. (2006) Acuarela
Boltanski. L. e Chiapello. E. : Il nuovo spirito del capitalismo (Akal) 2006)
Giddens. A. Le conseguenze della modernità,(1994) Il Mulino
Harvey. D. Il nuovo imperialismo (2004) Akal
Negri. A. Empire (2000) Harvard university pressionano
Sassen. S. una sociologia della globalizzazione (2007) Enaudi
Wallerstein, I. : movimenti antisistemici, (2004) Akal
Zizek : In difesa della intolleranza ( 2008) Sequitur
-Vivere alla fine dei tempi (2011) Ponte alle grazie