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Simboli, sé e realtà sociale L’approccio interazionista simbolico alla psicologia sociale e alla sociologia 1 51_SIMBOLI, SE E REALTA’ SOCIALE RIASSUNTO.pptx Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MARTINI - PASQUA RIGNANESE SONO STATI OMESSI I PAPERS DEL DOTT. LUCA MARTINI DI CUI ALLE CONNESSIONI LINK CONTENUTE IN QUESTE SLIDE

L'approccio integrazionista simbolico non va abbandonato

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Simboli, sé e realtà sociale L’approccio interazionista simbolico alla psicologia sociale e alla sociologia

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51_SIMBOLI, SE E REALTA’ SOCIALE RIASSUNTO.pptx

Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MARTINI - PASQUA RIGNANESE

SONO STATI OMESSI I PAPERS DEL DOTT. LUCA MARTINI DI CUI ALLE CONNESSIONI LINK CONTENUTE IN QUESTE SLIDE

Nominare la realtà e creare oggetti dotati di significato

• PAROLE CHIAVE

Oggetto sociale: un oggetto al quale attribuiamo significato attraverso l’interazione con altre persone. Un oggetto diviene oggetto sociale

quando gli attribuiamo un’etichetta (Pseudo identificazione - dotato di significato Nota 5) (Anticipazioni) e quando agiamo nei suoi confronti

sulla base di questa o del nome attribuitovi.

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Nominare la realtà e creare oggetti dotati di significato • Nell’attribuire un nome agli oggetti che ci circondano (oggetto

esterno), le nostre facoltà cognitive (partecipation mystique) Nota 18 (realtà polarizzata in soggetto e oggetto) Nota 14

• classificano l’oggetto

• gli attribuiscono un significato

• Lo valutano (criteri)

• Richiamano ogni azione possibile nei suoi confronti

• Il nome organizza le nostre percezioni e funge da base per il nostro comportamento successivo.

• La nominazione e la categorizzazione ci permette di attribuire un significato alle cose che ci circondano in modo tale che, in base all’idea che il nome richiama, ci comporteremo di conseguenza. Trasformiamo quindi le cose, gli eventi e le azioni in oggetti sociali che possiedono significati condivisi.

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Nominare la realtà e creare oggetti dotati di significato • Il significato dell’oggetto è un fenomeno creato socialmente e

presenta le seguenti caratteristiche:

• Estrinseco: viene conferito dall’esterno sulla base della loro denominazione e dell’uso desiderato

• Non è statico: varia sulla base di culture, situazioni, persone che agiscono nei loro confronti. (relazione umana, la coscienza, vive se stessa) Nota 6

• Emerge e viene trasformato all’interno dei processi comunicativi che instauriamo con gli altri: impariamo dall’interazione con gli altri a definire il significato di un oggetto il quale emerge quindi da un processo di interazione sociale. (espressione della comunione e della compenetrazione reciproca fra gli uomini) Nota 14

• Attribuire un nome alle cose non significa soltanto conoscerle ma anche sapere come reagire nei loro confronti. I nomi rappresentano: conoscenza, comunicazione e azione. 4

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CAPITOLO 1: Il significato dell’interazionismo simbolico

• PAROLE CHIAVE

Simbolo significativo: (realtà condivisa) Nota 5

Una parola o un gesto che possiede un significato condiviso per un individuo e per gli altri in grado di evocare le stesse reazioni nella

persona che lo usa così come negli altri

Agency:

La capacità di un individuo di effettuare scelte e di esercitare un certo grado di controllo sulle proprie azioni

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CAPITOLO 1: Linguaggio, comunicazione e simboli • Le persone comunicano scambiandosi simboli in modo da usare

parole e gesti che richiamano in altri il medesimo significato che evocano in loro stessi: stanno usando simboli significativi (centroversione e differenziazione).

• Importanza dei simboli significativi: ci permettono di condividere significati con altri e comunicare (identificazione proiettiva) con loro in maniera efficace e inoltre di anticipare le modalità attraverso le quali gli altri agiranno in una data situazione e coordinare le nostre azioni con le loro (è archiviato) Nota 7

• Le origini sociali e le dinamiche della mente: Mead considerò la mente umana come un processo attivo e continuo che permette di attuare un certo comportamento in base all’interazione con se stessi e alla riflessione sui simboli sociali i quali vengono acquisiti, interpretati e usati attraverso l’interazione con gli altri. (completa la propria educazione) Nota 7

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CAPITOLO 1: Comprendere se stessi e le proprie scelte • Riconoscendo l’importanza che i simboli e i significati rivestono nel

dare forma ai pensieri, ai sentimenti e al comportamento umano, è possibile comprendere come il linguaggio e i significati che abbiamo appreso orientino le nostre percezioni, emozioni e azioni in una moltitudine di casi. (il sé reale)

• Ogni volta che agiamo in risposta alle situazioni e alle aspettative sociali, le nostre scelte sono libere e consapevoli ma comunque condizionate dalle esperienze (all'interno di un campo relazionale) Nota 12 e relazioni sociali in cui siamo implicati e si esplicano all’interno di situazioni caratterizzate da varie forme di controllo sociale

• Siamo quindi tenuti a sviluppare un consapevole (L’autonomia dell’inconscio) Nota 12, senso di agency e, di conseguenza, dobbiamo chiederci i motivi che stanno alla base delle nostre scelte ed analizzarne le conseguenze (criteri).

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CAPITOLO 1: Comprendere l’azione comune • La vita sociale è composta da azioni comuni ovvero ciò che le

persone fanno insieme.

• Queste azioni comuni si presentano abituali e ripetitive, legate ad una rete più vasta e complessa di azioni e sono influenzate dalle esperienze passate che si sono accumulate

• Sono inoltre soggette a contingenze e cambiamenti imprevisti

• La comprensione della natura dell’azione comune presenta due aspetti: evidenza da un lato il fatto che siamo tutti degli individui e dall’altro che siamo tutti sostituti

• L’interazionismo è utile nella vita quotidiana perché spinge gli individui a essere più consapevoli non solo rispetto a come le proprie azioni siano influenzate, ma anche in che termini influenzino gli altri, in particolar modo attraverso le azioni comuni

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CAPITOLO 3: Gli individui come produttori e utilizzatori di simboli

• PAROLE CHIAVE

Segno: Un oggetto o un evento al quale segue una risposta prestabilita o immutabile. Il suo significato è associato o identificato

con la sua forma fisica

Simbolo: Un oggetto, gesto o parola che utilizziamo per rappresentare qualcosa o al posto di qualcos’altro

Cultura: Il modo di pensare, sentire e agire che caratterizza una società o un gruppo. Questi modi di pensare, sentire e agire sono acquisiti, trasmessi, sostenuti e trasformati attraverso le nostre

interazioni e comunicazioni

Idiocultura: Sistema di condivisione di conoscenza, credenze, sentimenti e comportamenti che funge per i membri di un particolare

gruppo da modello di riferimento e base per l’interazione

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CAPITOLO 3: Simboli, segni e significati • Occorre fare una netta distinzione tra un segno e un simbolo (in

connessione con lo stimolo reale) Nota 16.

• Il segno è direttamente connesso a un oggetto o ad un evento, il suo significato è associato alla forma fisica e può essere colto attraverso i sensi (Partecipation Mystique), es. il fumo è un segnale di fuoco (evocazione) Nota 11.

• Il simbolo invece è qualcosa che le persone creano e utilizzano al posto di qualcos’atro, che rievoca sentimenti ma è una rappresentazione astratta e ciò che viene rappresentato ne costituisce il significato (fattore esterno) Nota 11. Il linguaggio è un insieme di simboli.

• Il significato però, non ha nessuna relazione intrinseca con l’oggetto descritto ma si tratta di semplici convenzioni. Di conseguenza i significati del simbolo non possono essere compresi tramite il solo esame della natura del simbolo stesso (es. dalla parola rosa non ci si può ricondurre al fiore che descrive se non per il fatto che abbiamo imparato ad associare il termine e l’oggetto sin dall’infanzia)

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CAPITOLO 3: l’importanza dei Simboli

• In tutte le situazioni in cui ci veniamo a trovare non ci limitiamo ad elaborare risposte sulla base degli stimoli che sollecitano i nostri sensi solo in quel momento, ma sulla base di immagini del passato, del presente e del futuro di cui disponiamo, che noi stessi ci creiamo e che provengono dall’oscuro mondo dei simboli.

• Agiamo all’interno e nei confronti di un mondo di simboli che contribuiamo a creare in prima persona perché rappresentano parti del sé e degli oggetti interni.

• I simboli ci consentono anche di ricordare, immaginare, pianificare e di immedesimarci nelle esperienze altrui ma soprattutto ci permettono una TRASMISSIONE DELLA CULTURA

• Attraverso la comunicazione, ovvero l’interazione simbolica, la cultura, ovvero i modi di pensare, sentire e agire che caratterizzano la nostra società, viene appresa, creata e trasmessa (opera come un organo a sé stante) Nota 15

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CAPITOLO 3: i Simboli e i Significati condivisi

• Gruppi diversi sviluppano sistemi simbolici diversi che costituiscono la propria idrocultura intesa come sistema (contesto) Nota 8 di conoscenze, sentimenti, credenze e comportamenti condivisi, che funge da schema di riferimento e base per le interazioni all’interno del gruppo.

• La funzione più importante dei simboli è quella di fornirci modelli utili per categorizzare le nostre esperienze e collocarle all’interno di quadri di riferimento più ampi (usa la lingua dell’immagine) Nota 21. I simboli vengono infatti raggruppati per formare concetti e utilizzati per organizzare le nostre esperienze sensoriali in categorie socialmente ordinate perché altrimenti la nostra comprensione del mondo sarebbe condotta in modo casuale.

• Queste categorie assumono la forma di nomi i quali hanno un significato condiviso tra i membri di una cultura

• Tramite l’utilizzo dei nomi perveniamo alla conoscenza del mondo che ci circonda

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CAPITOLO 4: la Socializzazione

• PAROLE CHIAVE

Altro generalizzato (generalized other): la prospettiva e le aspettative di una fitta rete composta dagli altri o dalla comunità intesa come un

tutto organico. L’altro generalizzato è riflesso negli standard sociali che interiorizziamo e che conseguentemente usiamo per valutare il nostro

stesso comportamento. Per alcuni interazionisti simbolici, l’altro generalizzato può anche riferirsi ad un insieme di persone le cui prospettive e aspettative sono prese in considerazione quando

definiamo e diamo forma al nostro comportamento. Altri interazionisti propongono che questo insieme di persone dovrebbe più appropriatamente essere descritto come gruppo di riferimento

Assunzione di ruolo (Role Taking): Il processo di assunzione della prospettiva altrui

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CAPITOLO 4: lo stadio Preparatorio • Lo stadio preparatorio viene considerato come quel periodo di

tempo in cui il bambino non ha un senso sviluppato del sé e non riesce a distinguere il suo ruolo da quello degli altri. Emerge l’abilità di imitare ma senza la comprensione di ciò che quelle azioni significhino.

• Il bambino si impegna in comportamenti che ancora non associa a parole o a simboli ma impara che ogni azione evoca una reazione negli altri sviluppando un immagine mentale di cause ed effetti tra suoni e azioni. (Immagine del sé)

• Questo stadio termina quando il bambino si rende conto di avere un nome e si identifica, distinguendosi dagli altri

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CAPITOLO 4: lo stadio del Play • Quando si diventa più grandi, si acquisisce il linguaggio e si sviluppa

la capacità di etichettare (Anticipazioni) gli oggetti e le persone con parole che hanno significati condivisi.

1. Impari a usare i simboli significativi (magia)

2. Impari a giocare ai ruoli: a partire dall’osservazione di diversi soggetti, come i genitori, incorpori le loro parole e i loro comportamenti nel gioco trattando te stesso come se fossi tua madre o tuo padre. Da bambino però puoi assumere un solo ruolo alla volta e le tue attività di role taking sono deboli e disorganizzate.

3. Non possiedi ancora un’immagine cristallizzata e unificata di te stesso

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«Non si può presumere che le azioni che fa in un momento un bambino determinino ciò che farà in ogni altro momento. Egli infatti non è organizzato in un tutto organico e non ha un carattere ben precisato né una personalità ben definita»

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CAPITOLO 4: lo stadio del Game • Crescendo, dovrai affrontare un crescente numero di situazioni in cui devi

rispondere alle aspettative e nei confronti delle prospettive di diverse persone simultaneamente

• Attraverso i giochi di squadra, che si caratterizzano perché hanno un corpo organizzativo di regole, o procedure regolate, in base alle quali gli individui devono orientare le proprie azioni e interazioni, sviluppi l’abilità di assumere una varietà di prospettive e di formulare le tue azioni in relazione a questi diversi punti di vista.

• Acquisisci la capacità di assumere il ruolo di diversi altri e di combinare questi ruoli in una prospettiva simbolica coerente. Sei in questo modo, in grado di assumere il ruolo dell’altro generalizzato

• Vediamo noi stessi dal punto di vista della comunità (squadra) e abbracciamo le sue regole, aspettative e prospettive e in questo modo i suoi standard e i suoi punti di vista diventano i nostri. Distinguiamo l’altro generalizzato da noi stessi (Rappresentazione del sé) e assumendo il ruolo degli altri, attraverso le interazioni, riusciamo a vederci come oggetti sociali e a distinguere il «me» dal «non me» (sviluppo) Nota 10.

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CAPITOLO 5: la natura e l’importanza del Sé

• PAROLE CHIAVE

Autostima: I sentimenti interni (affezioni) positivi o negativi che colleghiamo a noi stessi e i giudizi che facciamo di ciò che ci riguarda.

Tipicamente giudichiamo noi stessi come buoni o cattivi, migliori o peggiori, rispettabili o non rispettabili

Auto-efficacia: Il nostro senso dell’essere competenti o «in controllo» (il desiderato) Nota 2 quando agiamo in un ambiente e interagiamo

con gli altri

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CAPITOLO 5: l’Autostima e le sue fonti dietro lo specchio offuscato del sé • Per definire il sé (è una cosa materiale) Nota 1 viene spesso usato il

concetto di autostima per riferirci ai sentimenti interni (affezioni) positivi o negativi che associamo al nostro sé e ai giudizi che facciamo su cosa meritiamo. Questa è radicata e modellata da:

• Gli apprezzamenti degli altri riflessi: la nostra autostima riflette sostanzialmente le nostre percezioni (sensazioni) degli apprezzamenti degli altri su di noi cioè i nostri sentimenti interni (affezioni) su noi stessi riflettono largamente ciò che crediamo gli altri sentano di noi (sensazioni). In questo contesto però bisogna tenere conto che siamo spesso inconsapevoli di ciò che gli altri pensano davvero di noi e che attribuiamo maggiore importanza alle valutazioni di alcuni rispetto ad altri.

• Confronto sociale: viene effettuato con il sé passato, con i nostri obiettivi e aspirazioni e rispetto agli altri (reciprocamente) Nota 3. Cerchiamo sempre di preservare e valorizzare la nostra auto-stima comparandoci con altri che sono «messi male» o che definiamo simili a noi

• Autoefficacia: consiste in un’esperienza di auto-valorizzazione che è unicamente nostra in quanto individui e che trascende dagli apprezzamenti degli altri

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CAPITOLO 5: oltre Goffman: il teatro del sé vs. l’esperienza del sé • Ognuno di noi conduce un sé relativamente stabile e durevole nelle

situazioni sociali. Questo sé durevole o biografico, continuo nel tempo e uniforme nella sostanza e ha connessioni con il nostro concetto del sé e con il passato, presente e futuro (sistematizzazione e di integrazione) Nota 10

• Quando modelliamo gesti e identità in una particolare situazione, lo facciamo come persone che hanno delle vite che si estendono oltre la situazione (passato e futuro, obiettivi e responsabilità differenti da quelli che stiamo ricoprendo) creando un’identità del sé.

• Possiamo considerare l’espressione e la formazione del sé biografico delle occasioni autobiografiche (storytelling). Nel formulare storie su se stessi gli individui costruiscono, sostengono e a volte trasformano un sé biografico (ritorna come esperienza) Nota 2

• Bisogna però anche considerare l’esperienza del sé ovvero di un sé biografico che fornisca elementi di continuità e coerenza alle presentazioni quotidiane del sé di una persona (esigenza di sicurezza e unità) Nota 4

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CAPITOLO 5: L’esperienza del sé nella società postmoderna • La profonda trasformazione culturale in atto, dovuta anche alla

crescita esplosiva delle tecnologie della comunicazione, ha portato ad una concezione del sé differente.

• Gergen parla di saturazione sociale del sé dovuta al costante incremento nel numero e nella varietà delle relazioni nelle quali siamo coinvolti. Acquisiamo quindi molte identità e modi di essere incoerenti e disconnessi conducendoci ad adottare molteplici prospettive su noi stessi e rendendoci difficile formare un sé unitario. Questo ci porta a realizzare che non siamo più il risultato della nostra essenza personale ma il come siamo costruiti in vari gruppi.

• Questo nuovo sé è molto adattivo rispetto al cambiamento (aperti alle impressioni e alle suggestioni) Nota 10 e dà la possibilità di sentirsi libero di ricoprire diverse identità, relazioni e impegni sapendo che ognuno è valido in differenti contesti e sotto certi punti di vista

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CAPITOLO 6: Assunzione, creazione di ruolo e coordinamento delle azioni

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PAROLE CHIAVE

Ruolo: Le obbligazioni e le aspettative che applichiamo al nostro comportamento quando occupiamo un particolare status sociale in una

specifica situazione

Creazione di ruolo: Un processo nel quale improvvisiamo alcune parti del nostro comportamento per costruire una performance di ruolo che

corrisponda a quelle degli altri, pur restando coerente ai nostri obiettivi e alle nostre inclinazioni

Residuo di ruolo: Secondo la Ebaugh, l’identificazione che manteniamo con un ruolo che abbiamo occupato nel passato, tale da esperirne ancora certi

aspetti pur avendolo, di fatto, abbandonato

Vocabolari dei motivi: Un insieme di parole, frasi o retoriche che usiamo per fornire delle spiegazioni «legittime» delle nostre azioni

Spiegazioni: Una affermazione che offriamo per spiegare atti inattesi, inappropriati o criticabili. Tali affermazioni possono consistere in scuse o in

giustificazioni. Quando offriamo delle scuse, ammettiamo che la nostra condotta è sbagliata ma neghiamo di esserne responsabili. Quando offriamo

una giustificazione, accettiamo la responsabilità di aver compiuto atti inappropriati ma sosteniamo inoltre che tali atti non dovrebbero essere

considerati inappropriati Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MARTINI - PASQUA RIGNANESE

Disclaimer: Ragione che adottiamo prima di prendere parte in un comportamento discutibile o criticabile. Quando usiamo dei disclaimer conosciamo che il nostro comportamento futuro

sarà considerato come improprio e cerchiamo di impostare la scena in modo tale da non subire i giudizi negativi degli altri

Regole dei modi del sentire: Linee guida per l’interazione che consistono nel comprendere quali tipi di emozioni siano accettabili o desiderabili, chi è legittimato a sentirle e ad

esprimerle, e quali forme espressive e di esternazione siano permesse. Le regole dei modi del sentire indicano sia come possiamo aspettarci di sentirci in una data situazione, che come

dobbiamo sentirci nella stessa

Lavoro emotivo Affezioni (6)(7)(8): Il processo che consta nell’evocare, sopprimere o gestire i sentimenti. Quando interpretiamo i ruoli nelle nostre vite quotidiane, ci impegniamo in un

lavoro emotivo attraverso un’interpretazione di superficie o di profondità. Quando interpretiamo in superficie, cerchiamo di interpretare la parte che ci si aspetta da noi n una

data situazione, anche se tale parte non corrisponde al nostro umore. Quando interpretiamo in profondità, cerchiamo consciamente di sopprimere o evocare certi sentimenti, in

particolare richiamando sentimenti interiori che si accordano con le espressioni che stiamo veicolando agli altri. (mediante razionalizzazione, astrazione e disemotivazione) Nota 22

Coinvolgimento di ruolo: Identificarsi fortemente in un ruolo e permettere così ad esso di dar forma al modo in cui sentiamo, pensiamo, agiamo e interagiamo con gli altri

Distanza dal ruolo: Interpretare un ruolo in maniera distaccata o inautentica, dimostrando così che il nostro senso del sé non è investito in esso

Potere: La capacità di fare in modo che gli altri pensino, sentano o agiscono nel modo che vogliamo essi facciano, anche se essi non vogliono pensare, sentire o agire così

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CAPITOLO 6: Ruoli, assunzione del ruolo altrui, creazione di ruolo (1)

• Quando interagiamo con altre persone, cerchiamo di collocarle in categorie sociali e quindi le classifichiamo e le raggruppiamo in termini di attributi o azioni comuni.

• Valutiamo gli altri e ci comportiamo nei loro confronti in base alla nostra conoscenza dei ruoli. I ruoli ci dicono quali obblighi e aspettative si applicano al nostro comportamento quando occupiamo un particolare status sociale in una particolare situazione e ci permettono di predire e rispondere all’altrui comportamento

• Assunzione di un ruolo: anticipiamo le conseguenze delle nostre linee di comportamento in prospettiva, assumiamo la prospettiva degli altri per individuare i loro ruoli e per coordinare le nostre linee di azione con gli altri. Affezioni (6)(7)(8)

• Creazione di un ruolo (2)(3): consiste nell’innovazione e adattamento del ruolo in base alle interazioni con gli altri, nelle varie situazioni, e rimanendo coerenti ai nostri obiettivi e inclinazioni personali

• Uscire dal ruolo: gli individui si disimpegnano da ruoli significativi quando esperiscono dubbi crescenti circa la loro capacità e volontà nel continuare a svolgere un determinato ruolo. Non si può però scappare dal ruolo ma occorre attraversare un processo di aggiustamento e adattamento al nuovo ruolo da «ex». È difficile per gli individui abbandonare un ruolo a causa dei residui di ruolo a meno che gli altri attorno a loro non cooperino con essi

23 (1) Inspirational leadership - fattori chiave (2) Abilità chiave (3) Processo organizzativo

CAPITOLO 6: Le azioni di allineamento (4)

• Le azioni di allineamento consistono nel modo in cui coordiniamo il nostro comportamento con gli altri. Anticipiamo e comprendiamo la condotta delle altre persone, mentre riconosciamo che tipo di aspettative nutrano su di noi. Attraverso queste azioni viene quindi mantenuto l’ordine sociale

• Gli interazionisti con azioni di allineamento di solito intendono le comunicazioni verbali come le spiegazioni o giustificazioni che producono forme di realtà condivisa (diviene elemento motivazionale) Nota 22

• Cerchiamo sempre di assicurarci che gli altri ci considerino come attori sociali moralmente legittimi e competenti e per questo motivo Mills ha coniato il termine di Vocabolari dei motivi per riferirsi alle spiegazioni legittime di ciascuna azione. Le spiegazioni sono affermazioni che usiamo per spiegare azioni non anticipate, inappropriate o discutibili e si distinguono in scuse o in giustificazioni. Se invece forniamo spiegazioni prima di impegnarci in condotte criticabili queste vengono chiamate Disclaimer

• Riassumendo quindi attraverso l’assunzione di ruolo comprendiamo come gli altri possano rispondere e gestiamo le loro obiezioni prima che vengano avanzate

24 (4) Inspirational leadership – interiorità creativa (resa)

CAPITOLO 6: Emozioni e coordinamento del comportamento

• Ogni definizione di una situazione include aspettative emozionali e idee che impostano il tenore dell’interazione. Queste aspettative vengono formalizzate in regole di modi del sentire che consistono in linee guide relative ai tipi di emozioni da considerarsi accettabili o desiderabili, a chi è legittimato a sentirle e rispetto a quali forme di espressione siano permesse. Allineiamo il nostro comportamento con le regole dei modi del sentire che caratterizzano in una situazione impegnandoci in forme di lavoro emotivo (mediante

razionalizzazione, astrazione e disemotivazione) Nota 22 (Affezioni) (6)(7)(8).

• Il modo in cui interpretiamo la parte che ci sia aspetta da noi può essere superficiale poiché attuiamo una condotta che non riflette i nostri sentimenti, oppure in profondità quando in modo consapevole richiamiamo un insieme di sentimenti immediati che corrispondano alle espressioni che stiamo trasmettendo agli altri.

• Occorre distinguere anche diversi livelli di convinzione nell’interpretazione dei ruoli. Si può evidenziare un alto coinvolgimento di ruolo oppure una distanza da esso quando scegliamo di non essere coinvolti e identificati in esso

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CAPITOLO 6: Le caratteristiche delle relazioni asimmetriche

• Una relazione asimmetrica si ha quando uno dei suoi partecipanti stabilisce, in modo sproporzionato, un controllo o un dominio, imponendo la sua volontà agli altri partecipanti, scegliendo le condizioni, rendendo le decisioni e impegnandoli in azioni che determinano la forma e il corso della relazione. I subordinati dispongono quindi di minor potere rispetto ai sovraordinati.

• Le fonti di potere: può esprimersi tramite la coercizione o può radicarsi in premi o nell’abilità di fornire agli altri le risorse, i benefici o le informazioni di cui hanno bisogno o vogliono, può derivare dall’expertise o da una particolare posizione all’interno di un’organizzazione ma anche dall’abilità di attrarre gli altri e di ottenere il loro rispetto, ammirazione o fedeltà. La nostra dipendenza dai superiori è ridotta dalle opportunità che abbiamo di scegliere azioni alternative o relazioni che ci offrono gratificazioni maggiori

• Modi di esercitare il potere: Il predominio si stabilisce attraverso il possesso di mezzi per sanzionare il comportamento, per distribuire premi e per superare resistenze. Le categorie di risorse più utilizzate sono i condizionamenti, le incentivazioni e la persuasione.

26 Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MRTINI - PASQUA RIGNANESE

CAPITOLO 6: La vita sociale come ordine negoziato • L’ordine sociale è un processo negoziato costruito attraverso

continue interazioni. L’organizzazione non è possibile senza qualche forma di negoziazione e la natura di specifiche negoziazioni dipende dalle condizioni strutturali dell'organizzazione.

• Quando guardiamo a qualsiasi organizzazione o più ampia struttura sociale, riscontriamo come esse consistano di interessi in competizione, di atteggiamenti e sentimenti che devono essere elaborati attraverso una massa di accordi negoziati che non sono limitati nel tempo ma devono essere rinnovati, rivisti e ricostituiti attraverso continue negoziazioni.

• Inoltre il sistema sociale dipende dagli individui che agiscono verso gli altri in modi particolari e non è semplicemente il loro comportamento che genera questa struttura sociale, ma piuttosto, la sedimentazione di esso sotto forma di un sistema che gli individui considerano come normativamente appropriato.

27 Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MRTINI - PASQUA RIGNANESE

CAPITOLO 7: Approcci interazionisti allo studio dell’emozione

• PAROLE CHIAVE La teoria struttural-interazionista delle emozioni: Elaborata da Theodor Kemper. Questa teoria sostiene che tutte le emozioni svolgano una funzione in termini di

potere e status. Quando riceviamo la quantità di potere e status in una data situazione o interazione, ci aspettiamo di sentirci calmi, contenti o felici. Quando

ci viene negato il potere e lo status ce pensiamo di meritarci, è probabile che proviamo emozioni negative. L’emozione effettiva, che sia vergogna o rabbia,

dipende da chi è responsabile della discrepanza e dal livello a cui ci piace il nostro partner nell’interazione

Modello dell’emozione a quattro fattori: Secondo questo modello, l’emozione è costituita da 4 fattori interconnessi: stimolazione fisiologica, l’etichetta che

ciascuno attribuisce alla stimolazione, espressione e significato. Perché un’emozione sia pienamente sentita, questi 4 fattori devono essere allineati. Poiché sono interdipendenti, che significa che un cambiamento in uno avrà automaticamente come risultato un cambiamento negli altri, molti hanno

sostenuto che questo è il passaggio migliore nello studio della gestione emozionale

Miti di famiglia: Le strategie cognitive utilizzate dalle coppie a doppio reddito con bambini per gestire la propria insoddisfazione riguardante l’ingiustizia percepita

nella divisione del lavoro domestico. Anche se fu coniato per la prima volta in risposta alla natura problematica della divisione del lavoro domestico, le famiglie possono, e probabilmente lo fanno, creare miti come un modo per gestire i propri

sentimenti comuni riguardanti alcune questioni date. 28

Emozioni «prese in carico»: Emozioni che possono essere sentite soltanto assumendo il ruolo dell’altro. Le emozioni «prese in carico» includono

vergogna, imbarazzo, senso di colpa, orgoglio, empatia e compassione. Tali emozioni sono essenziali per la vita sociale e giocano un ruolo importante nel

controllo sociale Lavoro emotivo: Una forma di gestione emozionale che avviene all’interno

dell’ambiente privato; si crede che abbia un valore d’uso, in confronto al lavoro emozionale (emotional labor) il quale è venduto per una salario.

Lavoro emozionale: Una forma di gestione emozionale che avviene nel luogo di lavoro; il lavoro emozionale, diversamente dal lavoro emotivo (emotion

work), ha un valore monetario e si crede che il beneficio ricada sul datore di lavoro, non sulla persona che in effetti compie il lavoro in sé.

Gestione delle emozioni interpersonale: Qualunque tentativo di influenzare direttamente lo stato emozionale di un’altra persona; spesso implica aiutare gli altri a cambiare il significato che la situazione ha per loro, modificando il

loro stato psicologico, la loro etichetta dell’emozione o aiutandoli a esprimerla in un modo più appropriato

Transizioni emozionali armoniose: il percorso più veloce della gestione emozionale tra diversi stati. Alcune transizioni, come per esempio quelle tra

emozioni dissimili quali angoscia e tranquillità o dall’angoscia all’orgoglio potrebbero essere più facili da conseguire «transitando» attraverso emozioni

che sono più vicine a livello di esperienza (e più simili al di là del significato affettivo)

29 Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MRTINI - PASQUA RIGNANESE

Il lavoro emotivo intenso: Una tecnica di gestione dell’emozione interpersonale usata dai soccorritori nelle situazioni ad alto rischio. Brusco e strumentalmente mirato, il

lavoro emotivo intenso era spesso usato dai volontari maschi di ricerca-e-soccorso in situazioni che venivano percepite come pericolose o urgenti, laddove era necessario non

prestare ascolto all’emozione della vittima al fine di portarla in un luogo più sicuro.

Il lavoro emotivo vago: una tecnica di gestione delle emozioni interersonale usata dai soccorritori che erano lasciati ad aspettare con i membri della famiglia. Spesso lungo ed emotivamente focalizzato, il lavoro emotivo vago era spesso usato dai volontari di ricerca-e-

soccorso durante le lunghe ore trascorse aspettando con i membri della famiglia. Il lavoro emotivo vago implica l’ascolto delle paure della famiglia, delle storie, speranze e persino della loro rabbia finchè la persona veniva ritrovata oppure veniva ritrovato il suo corpo

Lavoro emotivo preliminare: Il lavoro emotivo che avviene prima di una performance pubblica e che solitamente causa emozioni. Le transessuali intraprendevano

alcune strategie di lavoro emotivo preliminare prima di uscire in pubblico come donne

Il lavoro emotivo in situ: L’emozione che si presenta durante performance pubbliche («ribalta»)

Il lavoro emotivo retrospettivo: Il lavoro emozionale che si verifica a seguito di performance pubbliche. Il lavoro emotivo retrospettivo generalmente comporta la

creazione di una narrazione attorno ai propri successi e fallimenti in modo da gestire sentimenti negativi futuri circa performance future

30 Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MRTINI - PASQUA RIGNANESE

CAPITOLO 7: Le emozioni sono intrinsecamente sociali La teoria struttural-interazionista dell’emozione

• Secondo questa teoria le emozioni sono sintetizzate in due dimensioni fondamentali: il potere e lo status. Il potere definisce l’entità della vostra capacità di obbligare qualcuno a fare ciò che voi volete che faccia mentre lo status si riferisce ad atti di deferenza, gradimento i quali sono dimostrazione della vostra posizione all’interno di una gerarchia sociale. Quando le nostre aspettative riguardo al nostro potere e status sono soddisfatte, proviamo sentimenti come appagamento, felicità e quiete mentre quando non riceviamo la considerazione di status che ci aspettiamo o i nostri tentativi di far fare agli altri cosa vogliamo falliscono, o per le nostra performance inadeguate o per l’indifferenza altrui nei confronti dei nostri desideri, è probabile che si presentino emozioni negative. Inoltre più il giudizio deriva da una controparte stimata e il quale giudizio è per noi importante, maggiore sarà l’intensità dell’emozione.

• La RISPOSTA EMOZIONALE è la combinazione delle nostre percezioni riguardo a quanto potere e status riceviamo unito a ciò che noi pensiamo di meritare

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CAPITOLO 7: Le emozioni sono incorporate

• Modello dell’emozione a 4 fattori

• Questo modello dinamico è composto da 4 componenti interdipendenti: la fisiologia, la cognizione (il significato che creiamo), la classificazione (l’etichetta che gli attribuiamo) e l’espressione. (Anticipazioni, Affezioni)

• Poiché tutti gli elementi dell’emozione sono interdipendenti e mutualmente rafforzati è logico che un cambiamento di essi (come ad esempio un cambiamento dell’etichetta ovvero di come nomino quella emozione) dovrebbe causare un cambiamento negli altri.

• Attraverso questo sistema quindi è possibile cambiare le proprie emozioni o anche tentare di cambiare l’emozione di qualcun altro. (stato meditativo in cui l’energia è presente nella funzione della consapevolezza) Nota 20

• Un modo per gestire i propri sentimenti all’interno di una situazione come ad esempio quella familiare può essere la creazione di ‘Miti di famiglia’ in cui i due coniugi sviluppano strategie per arrivare a considerare il proprio contributo e quello dell’altro alla casa e all’allevamento dei bambini come giusto.

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CAPITOLO 7: Le emozioni sono espressione del sé – Sé reale • Emozioni «prese in carico»

• Emozioni la cui esperienza dipende dalla nostra capacità di assumere il ruolo dell’altro e fare esperienza del mondo, oltre che di noi stessi, della prospettiva di un altro. Proviamo queste emozioni, dette prese in carico, solamente perché siamo in grado di assumere il ruolo dell’altro e consideriamo noi stessi come lei o lui (l’altro) vedrebbe noi. Assumiamo quindi la capacità di giudicarci assumendo il ruolo dell’altro e considerandoci attraverso gli occhi dell’altro. Un esempio di questi sentimenti è l’imbarazzo, il senso di colpa ma anche l’empatia e l’orgoglio.

• Le emozioni «prese in carico» contribuiscono a tenere insieme la società poiché portano all’auto-controllo il quale, a sua volta, conduce verso il controllo sociale. La maggioranza degli individui infatti, si autocontrolla per evitare di provare emozioni negative quali l’imbarazzo, la vergogna o il senso di colpa e viceversa è motivata al provare emozioni positive come l’orgoglio e quindi questo porta ad un controllo sociale.

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CAPITOLO 7: La gestione delle emozioni (5)

• La gestione delle emozioni consiste nel lavoro cognitivo che gli individui intraprendevano per riportare i propri sentimenti e le loro espressioni in linea con le regole dei modi del sentire esistenti. Questo lavoro può essere:

Un lavoro emotivo: in cui un individuo si impegna, aldilà del desiderio o meno, di uniformarsi a norme sociali di solito stabilite. È per lo più interpretato come volontario e sotto il controllo dell’attore.

• Inizialmente veniva considerato come un processo individuale basato esclusivamente su uno sforzo cognitivo, ma uno studio più approfondito ha dimostrato che può anche essere utilizzato per la gestione delle emozioni interpersonali nella quale una persona prova a modificare alcuni o tutti i quattro fattori dell’emozione menzionati precedentemente (Frammentazione dell’archetipo) attraverso transizioni emozionali armoniose (Neutralizzazione delle componenti emotive)

• Il lavoro emotivo si distingue in intenso e vago e segue le fasi di lavoro emotivo preliminare, in situ e retrospettivo

34 (5) L’essenza della magia Autori: VINCENZO ROMANIA - LUCA MRTINI - PASQUA RIGNANESE

CAPITOLO 7: La gestione delle emozioni • Un lavoro emozionale: è lo sforzo che l’individuo fa per causare uno stato di

coinvolgimento in se stesso al fine di suscitare uno stato emotivo desiderato in un altro. Questo rientra nei compiti professionali per cui si viene retribuiti ed è spesso considerato come involontario

• Quando gli individui compiono un lavoro emotivo in cambio di una remunerazione, i loro sforzi si tramutano in lavoro emozionale in quanto cercano di portare le loro esperienze ed espressioni emozionali in linea con le regole dei modi del sentire veicolate dall’azienda (6) (es. Il cliente ha sempre ragione, assistenza con il sorriso)

• È evidente che le norme riguardanti il lavoro emozionale sono spesso basate sul genere ed è per questo che molti lavori rimangono sessualmente discriminati e perché tendiamo a considerare il genere come uno stato dominante che ha un significato simbolico quando legato ad uno specifico ruolo lavorativo.

• Ad esempio le facoltà di legge formano i legali ad essere emozionalmente aggressivi e infatti i civilisti donne, secondo uno studio, riferivano di avere molta più difficolta a soddisfare le richieste/aspettative emozionali associate al loro lavoro in virtù del loro essere donna

35 (6) Inspirational leadership – interiorità creativa

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FINE

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