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Le cube: piccole architetture a cupola tra Sikilliya e Ifriqiya (XI-XII secolo), in «Lexicon», 21, (2015), pp. 7-12

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n. 21 / 2015

Edizioni Caracol

LEXICONStorie e architettura

in Sicilia e nel Mediterraneo

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Lexicon - n. 21/2015

In Sicilia, malgrado le distruzioni e le trasformazioniche hanno subito molte architetture musulmanerimangono ancora alcune strutture, databili tra isecoli che vanno dalla conquista araba nel IX secolofino alla fine della dominazione normanna del XIIsecolo, che testimoniano l’eredità dell’architetturaarabo-normanna. Si tratta delle cube, semplici strutture che riflettonotradizioni edilizie tra le più disparate spesso manife-state in un felice sincretismo artistico. Tali manufatti,per le loro singolari forme e soluzioni meritano diessere catalogate e studiate in maniera più approfon-dita e, soprattutto, messe in rapporto con i loro omo-loghi nordafricani per meglio conoscerne le destina-zioni d’uso alla base della loro costruzione. A Palermo, i noti padiglioni della Cuba, situati a sud-ovest del palazzo reale, sono la Cuba soprana e laPiccola Cuba che si trovano nel giardino di villaNapoli. La residenza aristocratica settecentesca sipresenta in un cattivo stato di conservazione ed èattualmente abbandonata. Il giardino conserva la suavocazione iniziale cioè la coltivazione orticola men-tre immobili moderni circondano l’edificio1. Il primoautore che abbia riportato l’esistenza dei due padi-glioni è Fazello, che, nel XVI secolo, ne cita la presen-za all’interno del parco della Cuba2.La struttura ancora superstite e in un discreto stato

di conservazione è quello denominato Piccola Cubao Cubula [fig. 1]3. Il manufatto a pianta quadrata hauna dimensione di 6.33 metri di lato ed è posto aqualche decina di metri dalla Cuba soprana. Quattropilastri a L supportano la cupola emisferica dal tipi-co colore rossastro che è sostenuta da trombe e costi-

LE CUBE: PICCOLE ARCHITETTURE A CUPOLA TRA SIKILLIYA E IFRIQIYA (XI-XII SECOLO)

Lamia HaddaDottore di Ricerca, Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”[email protected]

Abstract

The cube: small domed architectures between Sikilliya and Ifriqiya (XI-XII century)In Sicily, despite the destruction and the transformations that have undergone many Muslim architectures are still a fewstructures, dating from the eleventh and twelfth centuries, which still bear witness to the legacy of Islam. In particular, the “Cube” reflect building traditions between the most disparate that are often manifested in a artistic syn-cretism (koiné). Due to their unique shapes and vernacular solutions deserve to be cataloged and studied in greater depth andmore importantly, put into relationship with their North African counterparts to better understand their spiritual motiva-tions and functional at the basis of their construction.

Keywords

Architecture, Dome, Building traditions, Sicily, North Africa.

Fig. 1. Palermo. Cubula, veduta esterna.

raria perché molto simile ad alcune tombedell’Africa del nord. Altri ancora hanno suppostofosse un padiglione per musicisti, anche se la super-ficie interna disponibile appare molto limitata.L’archeologo inglese Henry Gally Knight, nel 1840,addirittura ha pensato che una fontana si ergessenella parte centrale [fig. 2]4. Attualmente si ammettevolentieri che il chiosco seguiva la precisa volontà diabbellire il parco. L’edificio infatti, a nostro avviso,con molta probabilità era un padiglione di riposoaperto sui quattro lati [fig. 3], permettendo una vistapanoramica sul giardino circostante. Non sappiamose la struttura si trovasse al centro del grande bacino,come mostra un quadro del Lentini del 1922, oppureipotesi più realistica, era semplicemente immerso nelverde del parco reale5. Altro esempio è rappresentato da una cuba edificataall’esterno del borgo di Mineo [fig. 4] in provincia diCatania ad una quarantina di chilometri a sud-ovestdella città. Sappiamo che gli arabi ifriqiyeni assedia-rono e occuparono il castrum bizantino di Mineo e,dopo averlo incendiato e devastato, ricostruironointeramente la fortezza6. Infatti, la Qal’at Minau figu-ra nella relazione di viaggio di al-Idrisi come una«bella fortezza tra le montagne di Vizzini, circonda-ta di sorgenti, con numerosi campi fertili e terre digrande qualità. I frutti e gli arbusti sono abbondan-ti»7. La presenza della fortificazione è confermatasuccessivamente da un’altra fonte araba, nell’operadi al-Omari, della prima metà del XIV8. Attualmente, la cuba di Mineo si trova all’esterno delborgo abitato in una zona chiamata “Rabato”, termi-ne di derivazione araba (rabat: un sobborgo postoall’esterno delle mura della città)9. Questa zona fuprofondamente islamizzata anche se non segnalatadalle fonti come un luogo importante nel program-ma della conquista normanna. Infatti, bisogna atten-dere il regno di Guglielmo I (1154 al 1166) per trova-re la prima menzione di Mineo nei documenti eccle-siastici che provengono dal vescovato della città diSiracusa10.La cuba di Mineo fu destinata probabilmente amonumento funerario e pone un problema di data-zione a causa dell’assenza di documenti precisi chefanno riferimento alla sua fondazione. Nel corso deisecoli ha subito varie trasformazioni e modifiche chehanno mascherato le strutture architettoniche origi-nali: durante l’installazione del complesso conven-tuale di San Vito fu utilizzato il lato sud-est del

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tuita da assise anulari. Sui quattro lati si aprono arca-te a sesto acuto ornate da una cornice aggettante conbugne a cuscino conferendo un certo rilievo ai nitidivolumi murari costituiti da conci di tufo squadrati.Molto è stato detto sulla destinazione d’uso del padi-glione, probabilmente edificato al tempo del reGuglielmo II (1166-1189). Alcuni studiosi hannovoluto vedere nella fabbrica una destinazione fune-

Fig. 2. H. Gally Knight, veduta della cubula a Palermo, 1840.

Fig. 3. Pianta e prospetto della Cubula (da (da L. Zangheri, B.Lorenzi, N.M. Rahmati, Il giardino islamico, Firenze 2006, fig.175, p. 250).

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monumento per edificare nuovi edifici e muratetutte le aperture alterandone profondamente l’aspet-to primitivo.Nell’Ottocento, una campagna di scavi archeologiciha messo in luce un vaso in bronzo ornato da bandeepigrafiche arabe con caratteri cufici11. Esso attesta laforte arabizzazione della regione tra la fine dell’IX edla metà dell’XI secolo. Anche se molti edifici nor-manni del XII secolo presentano iscrizioni a carattericufici, come Santa Maria dell’Ammiraglio e la Cuba,si può ipotizzare che la costruzione della cuba diMineo fu intrapresa durante quest’arco di tempo, delresto le caratteristiche architettoniche dell’edificioconvergono su questa supposizione.Probabilmente l’edificio, realizzato da maestranzelocali, ha una membratura architettonica di formaparallelepipeda costruita con blocchi di pietre lavo-rate. È di pianta quadrata con 6,50 metri di lato eun’altezza di 5,15 metri. La copertura originale èormai scomparsa essendo stata trasformata in terraz-zo. Data la particolare forma dell’edificio è moltoprobabile supporre che una cupola sormontava ori-ginariamente la composizione. Purtroppo i raccordiangolari, che pur necessariamente esistevano perpermettere alla cupola emisferica di passare dallaforma circolare alla forma quadrata, in seguito alledistruzioni e ai numerosi rimaneggiamenti, nonhanno lasciato nessuna traccia visibile. Due contraf-forti leggermente sporgenti rinforzano gli angolinord-ovest e sono contemporanei alle trasformazionieffettuate all’epoca della fondazione del convento.Tre aperture, oggi murate, di una larghezza di 3,75metri e di un’altezza di 4,10 metri circa erano presen-ti sui lati nord-est, nord-ovest e sud-ovest. Gli archi,composti da conci radiali, sono a sesto acuto. Si puòsupporre che il lato sud-est, attualmente distrutto,presentasse un’analoga articolazione formale. Oltreagli archi il monumento non presenta nessun ele-mento decorativo. La grande semplicità della costruzione e l’assenza dielementi decorativi contrasta con la Cubula di Palermoil che porta a pensare che la cuba di Mineo non avessela stessa funzione che rivestiva quella della capitale.Difatti, se la funzione dell’edificio non è conosciutacon certezza, la sua posizione esterna al borgo diMineo e la sua vicinanza a un cimitero di epoca medie-vale suggeriscono la destinazione sepolcrale.Anche se quasi completamente sconosciuta, un’altratestimonianza delle cube siciliane si trova a Vicari,

nella provincia di Palermo. La cuba di Vicari è for-mata da uno spazio quadrilatero sormontato da unacopertura a calotta liscia [fig. 5], di forma emisfericaa sesto rialzato che ad occhio nudo evidenziaall’estradosso alcune imprecisioni nell’andamentodella curvatura imputabile all’approssimazionedurante la sua costruzione e da quattro aperture asesto acuto orientate verso i punti cardinali. Lamuratura presenta conci in pietra irregolari di diver-sa pezzatura, mentre il tratto dell’archivolto compre-so tra il piano d’imposta e la chiave evidenzia l’usodi mattoni disposti con il lato corto nel senso dellalunghezza. La costruzione si connota con le caratte-

Fig. 4. Mineo. Veduta della Cuba (fotografia di Mario Luca Testa).

Fig. 5. Vicari. Veduta della Cuba.

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ristiche tipiche, anche se in una versione molto sem-plificata, prodotte dalle maestranze musulmane pre-senti in Sicilia, il cui esempio più noto è rappresenta-to dalla Piccola cuba di Palermo. L’edificio è statorestaurato nel 2012, con la ricostruzione del rivesti-mento della in cocciopesto che presenta proprietàimpermeabilizzanti e che le conferisce una colorazio-ne rossastra [fig. 6]. Gli edifici presentano caratteristiche architettonichepeculiari che rimandano al mondo arabo: la sobriageometria dei volumi, l’accuratezza del paramentomurario, l’eleganza delle quattro aperture spessoincorniciate e, infine, la sfericità della cupola.L’influenza musulmana è quindi scontata, dati i suoievidenti caratteri tipologici e stilistici, e anche semolte sono le testimonianze nel mondo mediterra-neo non è difficile accostarvi manufatti simili presi aprestito dal Nordafrica1; a titolo di esempioricordiamo la Qubba di Banū Khurasan in Tunisia[fig. 7]1. Essa si trovava nel quartiere di Bāb al-Manāra nel lato ovest della medina di Tunisi, nonlontano della strada di Sidi Banū Khurasan.L’edificio, parte di un antico cimitero chiamato al-Silsila, venne scavato, per la prima volta, nel 1949dall’archeologo tunisino Mustafa Sliman Zbiss, cheportò totalmente alla luce la costruzione scoprendoanche la necropoli dove erano stati sepolti i principiKhurasanidi che governarono la città di Tunisi percirca un secolo, dalla seconda metà dell’XI secolo allaprima metà del XII secolo14.

Il mausoleo, costruito nella tradizionale forma paral-lelepipeda sormontata da una cupola funeraria, pre-senta all’esterno una base cubica di forma quadratadi 5,70 metri di lato coperta da una calotta emisferi-ca che poggia a sua volta su un tamburo circolareleggermente più largo. La base presenta, sulle quat-tro facciate, archi ciechi a tutto sesto sorretti da pila-stri angolari15. Tali archi sono coronati da un fregioepigrafico di 25 cm, sul quale appare in rilievo unascritta in cufico floreale che indica la committenza,avvenuta nel 1093, delle due figlie dello Sheykh (prin-cipe) ‘Abd al-Haqq ben Abdal-‘Aziz ben Khurasān.Una piccola porta con architrave immette all’internoin un ambiente coperto da una cupola che poggia suquattro trombe angolari decorate con conchiglie efiancheggiate da colonnette legate tra loro da arcatu-re a tutto sesto1.Sempre a Tunisi un’altra cupola, probabilmentecontemporanea alla Qubba di Banū Khurasan, è quel-la del mausoleo di Msid al-Qubbah1. La strutturadella cupola segue il modello ifriqiyeno realizzatodagli Aghlabidi nelle Grandi Moschee di Kairuan [fig.8] e di Susa e dagli Ziridi nella cupola della galleria-nartece nella moschea al-Zaytūna di Tunisi [fig. 9]1. Lecupole, dette anche di tipo kairuanese, sono caratte-rizzate da una calotta semisferica scanalata e da unabase circolare da cui si aprono numerose finestrine. Ilpeso della cupola è poi sostenuto da un tamburo otta-gonale sostenuto da quattro trombe a forma di con-chiglie con lobi radiali che si dipartono dalla base19.

Fig. 6. Vicari. Cuba di Ciprigna, vista esterna dopo il restauro. Fig. 7. Tunisi. Mausoleo Sidi Banū Khurasan, prospetto (da S.M.Zbiss, Le musee d’art musulman…, cit., p. 98).

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Nel mondo arabo troviamo altri edifici analoghicome la Qubba al-Barudiyin di Marrakesh inMarocco che risale alla prima metà del XII secolo[figg. 10-11]20. Si tratta di una cuba per l’abluzionerituale realizzata durante il regno Alì Ibn Yussefcomposta da una struttura cubica formata da dueregistri: il primo presenta aperture con archi polilo-bati nei quattro lati e, il secondo, appare riccamentedecorato da nicchie con trafori di varia forma. Ilmonumento è coronato da merli a forma di sega ecoperto da una cupola semisferica ornata da archiintrecciati.Altri esempi sono rappresentati dalle note tombedella necropoli d’Assuan in Egitto [fig. 12] datate tra

Figg. 10-11. Marrakech. Qubba al-Barudiyin, veduta e prospetto(da J. Meunié, H. Terrasse, Nouvelles recherches archéologi-ques à Marrakech, Paris 1957, figg. 12-13, p. 19).

Fig. 8. Kairuan. Grande moschea, cupola del mihrab.

Fig. 9. Tunisi. Grande moschea al-Zaytuna, cupola della galleria-nartece.

l’XI e il XII secolo con cupola su tamburo ottagonalee pianta quadrangolare21. In definitiva, anche se sono pochi gli esempi ai qualiriferirci, risultano forti le analogie tra le cube sicilia-ne e le cube dell’architettura araba. Condividiamo

piccola

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pienamente la tesi comparativa di Letizia Anastasi22,ripresa successivamente da Brunella Lorenzi23, chehanno visto negli edifici a pianta quadrata, aperti suiquattro lati e sormontati da una cupola, con leggerevariazioni sul tema solo per la conformazione degliarchi, una stringente somiglianza dei manufatti esa-minati in Sicilia con le architetture islamiche delletombe di Assuan e di Banū Khurasan e il padiglionecon fontana a Marrakesh24. Possiamo quindi affer-mare che le piccole cube siciliane non sono altro chela riproduzione in scala ridotta dell’architettura acupola fatimide e ziride nordafricana, la cui struttu-ra spaziale si materializza nella geometria del para-digma tridimensionale cubo-sfera.

1 Sull’importanza dei giardini palermitani in epoca normanna si veda: H. BRESC, I giardini palermitani, in Federico II. Immagine e potere, catalogo della

mostra (Bari 1995), a cura di M.S. Calò Mariani e R. Cassano, Venezia 1995, pp. 369-375; G. BELLAFIORE, Parchi e giardini della Palermo normanna, Palermo

1996; G. BARBERA, Utilità e bellezza nel paesaggio normanno, in Storia di Palermo. Dai Normanni al Vespro, III, Palermo 2003, pp. 97-112.2 T. FAZELLO, De Rebus Siculis. Decas prima, LVIII ed. V. D’Amico, Catania 1749, p. 3313 Sull’edificio della Cubula si veda: G. DI STEFANO, Monumenti della Sicilia normanna, Palermo 1979, I, tavv. CLXVII-CLXVIII, pp. 110-111; G. CASSATA,

D. CICCARELLI, G. COSTANTINO, La Sicilia, Milano 1986, p. 157; G. CARONIA, V. NOTO, La Cuba di Palermo (Arabi e Normanni nel XII secolo), Palermo 1988,

pp. 99-102, 165-171.4 G. CARONIA, V. NOTO, La Cuba di Palermo…, cit., pp. 166-167. 5 G. DI STEFANO, Monumenti della Sicilia…, cit., II, p. 267; G. CARONIA, V. NOTO, La Cuba di Palermo…, cit., p. 223.6 IBN AL-ATHIR, Annales du Maghreb et de l’Espagne, Alger 1898, p. 71.7 Al-IDRISI, Nuzhat al-Mushtaq, Paris 1983, p. 26. 8 AL-‘OMARI, Masālik el-absār fi mamālik el-amsār, trad. Gaudefroy-Demombynes, Paris 1927, p. 66.9 A. MESSINA, La cuba di Mineo, in «Sicilia Archeologica», XXI, 1988, pp. 87-92, in part. p. 87. 1 V. AMICO, Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1856, pp. 127-133; La località di Mineo è segnalata nel diploma redatto da Urbano II, datato di

1162, e in un atto stabilito da Alessandro III che riguarda sempre Mineo e le relazioni col vescovato di Siracusa.11 C. TAMBURINO-MERLINI, Le antiche Mene, in «Giornale di Scienza, Lettere ed Arti», LXXIII, 1841, pp. 38-43, in part. p. 39. Il vaso ornato da due iscri-

zioni arabe è purtroppo disperso.12 O. GRABAR, The Islamic Dome, Some Considerations, in «Journal of the Society of Architectural Historians», 22, 1963, pp. 191-198; G. BELLAFIORE,

Monumenti di Palermo, capitale del regno normanno, in Storia di Palermo…, cit., pp. 113-132, in part. p. 126.13 G. MARçAIS, L’architecture musulmane d’Occident, Paris 1954, pp. 75-76; S.M. ZBISS, Les monuments de Tunis, Tunis 1971, p. 27; L. HADDA, Nella Tunisia

Medievale. Architettura e decorazione islamica (IX-XVI secolo), Napoli 2008, pp. 86-88. 14 S.M. ZBISS, Le musée d’art musulman de Sidi Bou Khrissane à Tunis, in «BEST», 77, 1953, pp. 96-100.15 Probabilmente in origine gli archi erano aperti consentendo l’accesso all’interno del mausoleo e sono stati murati solo successivamente.1 Alcuni precisazioni di Faouzi Mahfoudh sul mausoleo di Banū Khurasan si trovano in: Histoire générale de la Tunisie. Le Moyen-Âge (27-982 H./647-

1574), Tunis 2005, p. 328.17 S.M. ZBISS, Documents d’architecture fatimide d’Occident, in «Ars Orientalis», III, 1959, pp. 27-31.18 L. HADDA, Nella Tunisia Medievale…, cit., pp. 5-41.19 S.M. ZBISS, Les coupoles tunisiennes dans leur évolution, Tunis 1959, pp. 18-29.20 N. KUBISCH, Les Almoravides et les Almohades. Architecture, in L’Islam, Arts et civilisations, sous la direction de M. Hattstein e P. Delius, Paris 2000, pp.

257-258.21 U. STAACKE, Un palazzo normanno a Palermo, La Zisa. La cultura musulmana negli edifici dei re, Palermo 1991, pp. 173-176; S. MAZOT, Les Fatimides, in

L’Islam, Arts et civilisations…, cit., pp. 141-163, p. 153.22 L. ANASTASI, L’arte nel parco reale normanno di Palermo, Palermo 1935, p. 22.23 B. LORENZI, Parchi e verzieri nella Sicilia islamica e normanna, in Il giardino islamico, a cura di L. Zangheri, B. Lorenzi, N.M. Rahmati, Firenze 2006, p.

252.24 Tesi sostenuta anche in G. CIOTTA, La Cultura architettonica normanna in Sicilia, Messina 1992, pp. 316-319.

Fig. 12. Assuan. Tombe della necropoli.