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glia 2 . I suoi discendenti stabilirono legami sociali e professionali con i vicini come i Mellini, i Porcari e gli Orsini, e la posizione di Casa Pamphilj, situata di fronte all’enclave di San Giacomo degli Spagnoli, ha avuto una certa influenza sull’orientamento ispanofilo di Giovanni Battista Pamphilj, il futuro Papa Innocenzo X 3 . Questa associazione profes- sionale è osservabile nel secondo decennio del XVII secolo quando il Pamphilj fu nunzio a Napoli e poi a Madrid, e raggiunge il suo climax durante il conclave del 1644, quando il Cardinale Pamphilj venne eletto al papato grazie al supporto del contingente dei cardinali pro-spagnoli 4 . Tuttavia è vero anche il contrario. I Pamphilj ebbero un impatto decisivo su piazza Navona. La famiglia è tra i maggiori protagonisti del consolidamento della piazza, ottenuta tramite la trasformazione di una moltitudine di piccoli edifici in poche resi- denze grandiose. Quando i Pamphilj portarono a termine il loro progetto, erano proprietari dell’in- tero isolato, da via di Parione fino a via S. Agnese 2 Sull’acquisizione della casa, AMEYDEN 1910, vol. 2, p. 126 ; DE GREGORI 1926, p. 111 ; SCHIAVO 1966, p. 6 ; BENEŠ 1989, p. 33, 59 n. 33. Il documento di vendita si trova in ADP, 88.33.1. Per ulteriori approfondimenti sulla proprietà, vedi LEONE, 2008, 65. 3 Per quel che riguarda il matrimonio di Angelo Benedetto e della sua vicina Emilia di Mario Mellini, BENEŠ 1989, p. 37-40. LEONE 2008, 65-67, sul secondo matrimonio di Angelo con Porzia Porcari ; p. 67, 79, sul legame tra i Pamphilj e gli spagnoli ; e p. 72, sul rapporto tra i Pamphilj e gli Orsini. 4 Sulle sue dichiarazioni diplomatiche, CIAMPI 1878, p. 16-17 ; PASTOR 1940, p. 25-27 ; CHIOMENTI VASSALLI 1979, p. 28-36 ; BENEŠ 1989, p. 123-34 ; BORELLO 2003, p. 30-33 ; LEONE 2008, p. 95-98. Sul conclave, CIAMPI 1878, p. 4-5 ; PASTOR 1940, p. 14-24 ; CHIOMENTI VASSALLI 1979, p. 60-69 ; BENEŠ 1989, p. 219-220, 249-258 ; LEONE 2008, p. 143. IL PALAZZO PAMPHILJ : L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO DI PIAZZA NAVONA DAL 1615 AL 1650* STEPHANIE C. LEONE Il seguente saggio presenta una microstoria, in breve, dell’impatto di una famiglia sullo sviluppo urbanistico di piazza Navona 1 . Come il prece- dente saggio di Bernard Gauthiez e i successivi di Anna Esposito e Anna Modigliani rendono perfet- tamente chiaro, i Pamphilj non furono gli unici a modellare questo spazio urbano. Al contrario, molti individui, famiglie e istituzioni influenza- rono la forma di piazza Navona sia in maniera effi- mera che duratura. Nonostante ciò, è opportuno notare che l’intervento dei Pamphilj fu particolar- mente decisivo. I loro progetti di costruzione alte- rarono notevolmente l’aspetto, la matrice urbana, e l’identità del quartiere. Il seguente saggio indaga la relazione simbiotica tra piazza Navona e il palazzo Pamphilj. Il saggio di Maria Grazia D’Amelio/Tod Marder che segue continua con la storia dell’in- tervento dei Pamphilj esaminando la Fontana dei Quattro Fiumi. I lavori eseguiti sotto il patrocinio dei Pamphilj, presi nel complesso, diedero a piazza Navona il carattere barocco che rimane una carat- teristica essenziale di questo spazio urbano nel ventunesimo secolo. La relazione tra la famiglia Pamphilj e piazza Navona fu di mutua influenza. La decisione di Antonio Pamphilj, presa nel 1470, di stabilire la sua residenza in questo quartiere ha avuto un profondo e duraturo effetto sulla storia della fami- * Traduzione a cura di Giovanni Braico. 1 Il seguente saggio si basa sulle informazioni contenute nel mio libro, The Palazzo Pamphilj in Piazza Navona. Constructing Identity in Early Modern Rome (Londra-Turnhout : Harvey Miller Publishers, 2008). Intendo ringraziare Jean-François Bernard per avermi dato l’opportunità di riconsiderare il mio lavoro nel contesto della lunga storia di piazza Navona e di spostare la mia attenzione dal palazzo Pamphilj a piazza Navona.

“L’intervento dei Pamphilj nello sviluppo urbanistico di piazza Navona,” in Piazza Navona, ou Place Navone, la plus belle & la plus grande: Du stade de Domitien à la place moderne:

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glia2. I suoi discendenti stabilirono legami sociali e professionali con i vicini come i Mellini, i Porcari e gli Orsini, e la posizione di Casa Pamphilj, situata di fronte all’enclave di San Giacomo degli Spagnoli, ha avuto una certa influenza sull’orientamento ispanofilo di Giovanni Battista Pamphilj, il futuro Papa Innocenzo X3. Questa associazione profes-sionale è osservabile nel secondo decennio del XVII secolo quando il Pamphilj fu nunzio a Napoli e poi a Madrid, e raggiunge il suo climax durante il conclave del 1644, quando il Cardinale Pamphilj venne eletto al papato grazie al supporto del contingente dei cardinali pro-spagnoli4. Tuttavia è vero anche il contrario. I Pamphilj ebbero un impatto decisivo su piazza Navona. La famiglia è tra i maggiori protagonisti del consolidamento della piazza, ottenuta tramite la trasformazione di una moltitudine di piccoli edifici in poche resi-denze grandiose. Quando i Pamphilj portarono a termine il loro progetto, erano proprietari dell’in-tero isolato, da via di Parione fino a via S. Agnese

2 Sull’acquisizione della casa, AMEYDEN 1910, vol. 2, p. 126 ; DE GREGORI 1926, p. 111 ; SCHIAVO 1966, p. 6 ; BENEŠ 1989, p. 33, 59 n. 33. Il documento di vendita si trova in ADP, 88.33.1. Per ulteriori approfondimenti sulla proprietà, vedi LEONE, 2008, 65.

3 Per quel che riguarda il matrimonio di Angelo Benedetto e della sua vicina Emilia di Mario Mellini, BENEŠ 1989, p. 37-40. LEONE 2008, 65-67, sul secondo matrimonio di Angelo con Porzia Porcari ; p. 67, 79, sul legame tra i Pamphilj e gli spagnoli ; e p. 72, sul rapporto tra i Pamphilj e gli Orsini.

4 Sulle sue dichiarazioni diplomatiche, CIAMPI 1878, p.  16-17 ; PASTOR 1940, p. 25-27 ; CHIOMENTI VASSALLI 1979, p.  28-36 ; BENEŠ 1989, p. 123-34 ; BORELLO 2003, p. 30-33 ; LEONE 2008, p. 95-98. Sul conclave, CIAMPI 1878, p. 4-5 ; PASTOR 1940, p. 14-24 ; CHIOMENTI VASSALLI 1979, p. 60 -69 ; BENEŠ 1989, p. 219-220, 249-258 ; LEONE 2008, p. 143.

IL PALAZZO PAMPHILJ : L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO DI PIAZZA NAVONA DAL 1615 AL 1650*

STEPHANIE C. LEONE

Il seguente saggio presenta una microstoria, in breve, dell’impatto di una famiglia sullo sviluppo urbanistico di piazza Navona1. Come il prece-dente saggio di Bernard Gauthiez e i successivi di Anna Esposito e Anna Modigliani rendono perfet-tamente chiaro, i Pamphilj non furono gli unici a modellare questo spazio urbano. Al contrario, molti individui, famiglie e istituzioni influenza-rono la forma di piazza Navona sia in maniera effi-mera che duratura. Nonostante ciò, è opportuno notare che l’intervento dei Pamphilj fu particolar-mente decisivo. I loro progetti di costruzione alte-rarono notevolmente l’aspetto, la matrice urbana, e l’identità del quartiere. Il seguente saggio indaga la relazione simbiotica tra piazza Navona e il palazzo Pamphilj. Il saggio di Maria Grazia D’Amelio/Tod Marder che segue continua con la storia dell’in-tervento dei Pamphilj esaminando la Fontana dei Quattro Fiumi. I lavori eseguiti sotto il patrocinio dei Pamphilj, presi nel complesso, diedero a piazza Navona il carattere barocco che rimane una carat-teristica essenziale di questo spazio urbano nel ventunesimo secolo.

La relazione tra la famiglia Pamphilj e piazza Navona fu di mutua influenza. La decisione di Antonio Pamphilj, presa nel 1470, di stabilire la sua residenza in questo quartiere ha avuto un profondo e duraturo effetto sulla storia della fami-

* Traduzione a cura di Giovanni Braico.1 Il seguente saggio si basa sulle informazioni

contenute nel mio libro, The Palazzo Pamphilj in Piazza Navona. Constructing Identity in Early Modern Rome (Londra-Turnhout : Harvey Miller Publishers, 2008). Intendo ringraziare Jean-François Bernard per avermi dato l’opportunità di riconsiderare il mio lavoro nel contesto della lunga storia di piazza Navona e di spostare la mia attenzione dal palazzo Pamphilj a piazza Navona.

386 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

Teofili immediatamente a nord e il palazzo Mellini, ma la sua scala ed il carattere non sono unici nel quartiere6. Un’altra rappresentazione –  un preciso disegno delle facciate di Casa Pamphilj e del palazzo Teofili situato di fronte al vicolo che li separa – dimostra come il Rainaldi abbia eser-citato la licenza artistica per aumentare l’altezza di Casa Pamphilj in modo da renderla uguale a quella della proprietà dei Teofili7 (fig. 2). Realizzato nel 1612, il disegno potrebbe essere ricollegato ad una disputa dei vicini sul vicolo, documentata da una lettera inviata da Sertorio Teofili ai Pamphilj datata 4 luglio 16048. La difesa scritta dei Teofili dei diritti sul vicolo riguardanti l’illuminazione ed il drenaggio implica che i Pamphilj stavano tentando di appropriarsi dello spazio intermedio. Questa è la prima prova che dimostra come i Pamphilj stessero esercitando pressione sui Teofili. Nel tardo sedicesimo secolo, è possibile osservare che non c’era abbastanza spazio in Casa Pamphilj

6 BENEŠ 1989, p. 75-76 ; LEONE 2008, p. 90-91.7 DE GREGORI 1926, p. 113, per primo pubblicò il disegno

(ASR, Collezione dei disegni e piante, Coll. III, Cartella 6, fol. 24) e notò la differenza del carattere delle diverse case.

8 ADP, 88.33.1.10.2 ; LEONE 2008, p. 92.

in Agone. In questo saggio porrò l’attenzione sul primo componente di questo progetto, il palazzo Pamphilj, la cui costruzione generò la trasforma-zione dell’intero isolato e decisivi cambiamenti dello spazio pubblico della piazza. La costruzione del palazzo cambiò per sempre la forma ed il carat-tere di piazza Navona. Inizierò con il 1615, quando fu creato il primo disegno di Casa Pamphilj, e concluderò con il 1650, quando la costruzione del palazzo venne ultimata.

All’inizio del diciassettesimo secolo era facile ignorare Casa Pamphilj, un modesto edificio situato tra l’angolo a sud-ovest di piazza Navona e piazza di Pasquino ad ovest5. Nel 1592 venne ritratto da Girolamo Rainaldi nella sua incisione della processione pasquale in piazza Navona (fig. 1). È un discreto edificio largo tre campate e alto tre piani, che si trova nel lato sinistro dell’inci-sione. Come possiamo vedere, appare più modesto di alcuni degli edifici circostanti, come la proprietà

5 Per la storia della Casa Pamphilj antecedente al periodo 1470-1592 e la mia ricostruzione delle proprietà preesistenti in questo sito, vedi LEONE 2008, p. 68-69, 77-78.

Fig. 1 – Girolamo Rainaldi, Processione pasquale dell’anno 1592 in piazza Navona, acquaforte. Particolare. Dalla sinistra della stampa ci sono : la Casa Pamphilj, il Palazzo Teofili, la Casa de Rossi, e il

Palazzo Mellini (Albertina, Vienna).

387STEPHANIE C. LEONE

si affaccia su piazza Navona, e quella più grande a cinque campate domina piazza di Pasquino. Nel disegno si nota che la casa manca delle caratte-ristiche che distinguono le residenze più nobili : le scale sono molto strette ; il cortile è piccolo e disadorno ; e le stanze formano dei grovigli invece di essere ordinate in file. Ad ogni modo la casa presenta alcune qualità degne di ammirazione : una stanza molto spaziosa situata nell’angolo a sud-ovest ed una fila di stanze lungo via di Parione, e l’appartamento Pasquino ha un notevole numero di stanze12. Esemplificando la pratica comune della Roma moderna di costruire tramite l’inglo-bamento e l’ingrandimento, i muri divisori conser-vano i limiti delle proprietà preesistenti che erano state incorporate nella casa nell’arco degli anni e che hanno dato come risultato stanze dalle forme irregolari, specialmente verso piazza di Pasquino. Sembra che la famiglia non abbia alterato, in

12 LEONE 2008, p. 94.

perché i fratelli Pamphilj, Camillo (m. 1608-1610) e Girolamo (1543-1610), si contesero lo spazio a disposizione. Ad un certo punto i fratelli devono avere diviso la casa, perché nel 1586 e nel 1591 stipularono contratti di locazione tramite cui Camillo affittò alcune camere dal fratello eccle-siastico9. Successivamente, nel 1597, Girolamo pare che abbia lasciato la casa, perché il suo nome non compare nei Stati d’anime di quell’anno ; invece Camillo divise la dimora avita con il figlio Pamphilio (1563-1639)10. Questa lotta per aggiu-dicarsi lo spazio suggerisce che lo spazio veniva suddiviso con aggio. I Pamphilj probabilmente si insinuarono nel vicolo che separava loro dai Teofili con la speranza di costruirvi sopra. Viste le restri-zioni del sito di Casa Pamphilj, che era circondato da territorio pubblico ad est, a sud e ad ovest, l’unico posto dove andare era il nord.

La prima pianta ancora esistente di Casa Pamphilj – creata nel 1615 per risolvere la disputa tra Pamphilio e suo fratello, Monsignor Giovanni Battista (1574-1655, il futuro Innocenzo X), sull’e-redità del loro zio Girolamo, che diventò cardinale nel 1604 – conferma il carattere ordinario della casa che abbiamo visto nella facciata11 ; inoltre, sugge-risce che i Pamphilj dovevano ancora cambiare la matrice urbana di piazza Navona (fig. 3). Il disegno presenta due ali separate con ingressi indipendenti ed un cortile aperto nel mezzo. L’ala più piccola

9 ADP, 86.2.1, f. 123 ; LEONE 2008, p. 89.10 ASVic., Stati d’anime, S. Lorenzo in Damaso, 1597 ;

LEONE 2008, p. 89.11 BENEŠ 1989, p. 120-122, è stata la prima a discutere i

documenti riguardanti la disputa e la pianta, in ADP, 86.2.2.

Fig. 2 – Facciate della Casa Pamphilj et della Casa Teofili, di fronte al vicolo, 1612 (ASR, Coll. dei disegni e piante, Coll. III, Cartella 6, fol. 24 (su concessione del Ministero per

i Beni e le Attività Culturali, ASR 25/2005).

Fig. 3 – Stefano Pignatelli, Casa Pamphilj, pianta del piano nobile, 1615 (ADP, 86.2.2).

388 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

per le decorazioni della sala Teofili, presumibil-mente per preparare la proprietà in affitto per il ritorno del Pamphilj. Le decorazioni coincisero con l’annuncio pubblico della nomina di Monsignor Pamphilj al Sacro Collegio. Il Pamphilj ricevette la beretta cardinalizia quando ritornò a Roma nel 163016. A questo punto la questione di dove e come vivere divenne spinosa ; ormai Giovanni Battista era il secondo cardinale della famiglia, e suo zio aveva dimostrato di non essere all’altezza delle aspettative.

« L’ubicazione, l’ubicazione, l’ubicazione » può essere il motto degli agenti immobiliari odierni, ma funziona anche per spiegare la decisione del Cardinale Pamphilj di rimanere in piazza Navona. Dopo tutto, la piazza era uno degli spazi simboli-camente più potenti di Roma, un luogo per l’intrat-tenimento del popolo, i rituali religiosi e lo sfoggio dell’aristocrazia. Una lettera non firmata suggerisce l’esistenza della circolazione di voci sul fatto che il Cardinale Pamphilj era alla ricerca di un palazzo, cioè di una residenza che soddisfacesse le proprie esigenze di rappresentanza17. Ad ogni modo, vista l’associazione di vecchia data con piazza Navona e le implicazioni che i legami all’interno del vicinato ebbero nella città di Roma, è improbabile che il Cardinale Pamphilj desiderasse lasciare il quartiere di famiglia. Alla fine trovò una soluzione migliore. Nel 1634 gli interessi del Pamphilj nei confronti

16 CIAMPI 1878, p. 16 ; PASTOR 1940, p. 27.17 ADP, 91.50, f. 419. LEONE 2008, p. 107.

alcuna maniera significativa, l’organizzazione spaziale delle strutture preesistenti. Insomma, Casa Pamphilj era piuttosto ordinaria nell’aspetto per una famiglia romana benestante, specialmente dopo il 1604 quando Girolamo divenne cardinale. Paolo Cortesi, il grande commentatore dello stile di vita dei cardinali, affermò che Casa Pamphilj espose i Pamphilj a potenziali attacchi, conside-rato il modesto aspetto implicante vulnerabilità13. Di sicuro, la casa non esercitava un certo impatto visivo e fisico sull’ambiente circostante.

Nel 1619 le restrizioni spaziali per i Pamphilj vennero allentate, ma la soluzione non apportò alcun cambiamento visivo a piazza Navona. Nello stesso anno Monsignor Pamphilj prese in affitto la casa vecchia dei Teofili situata in via dell’Anima, la quale era attigua all’ala Pasquino di Casa Pamphilj. Come ha mostrato Mirka Beneš, il contratto d’af-fitto dimostra che il Pamphilj stava pianificando un affitto a lungo termine. Il contratto era per 9 anni con la possibilità di altri 9, ed il Pamphilj stipulò un accordo privato con i Teofili per l’affitto a vita della casa14. Una lettera del 1629 conferma le inten-zioni della famiglia di un affitto a lungo termine15. Nel periodo in cui Monsignor Pamphilj era nunzio papale a Madrid, sua cognata supervisionò i lavori

13 WEIL-GARRIS - D’AMICO 1980, p. 89.14 BENEŠ 1989, p. 121, 154-157. DE GREGORI 1926,

p.  113, and PREIMESBERGER 1976, p. 223, ha menzionato il documento, ma non l’ha analizzato. LEONE 2008, p. 95.

15 ADP, 1.5.1, f. 182v. LEONE 2008, p. 98.

Fig. 4 – I. Silvestre, Vista della piazza Navona, verso il lato sud, 1643-1644, incisione. Da sinistra verso destra : S. Giacomo degli Spagnoli, Palazzo Aldobrandini davanti ai Palazzo de

Torres, Palazzo Orsini, e Palazzo Pamphilj (Museo di Roma).

389STEPHANIE C. LEONE

ci dà un’idea della sua presenza in piazza Navona (fig. 4). Sebbene il palazzo Pamphilj consegua una minore attenzione a livello visivo rispetto al palazzo Orsini o de Torres, è adesso in grado di rivaleggiare con la scala e la presenza dei palazzi Cibo e Mellini situati a nord. Inoltre, il momento segna la prima occasione in cui i Pamphilj alterarono in maniera significativa la matrice dell’ambiente costruito eliminando e risistemando le pareti per trasfor-mare le anguste stanze medioevali in un ambiente più spazioso. Ad esempio, alcune stanze vennero smantellate per formare il nuovo e ampio cortile, e altre vennero unite per dar vita al grande salone a due piani (n. 18)20 (fig. 5). Con la costruzione del palazzo cardinalesco, che raddoppiò le dimensioni della proprietà dei Pamphilj, Giovanni Battista contribuì in maniera notevole al consolidamento dell’isolato.

L’elezione del Cardinal Pamphilj alla Cattedra di San Pietro nel 1644 apportò notevoli cambiamenti all’avito quartiere. Il nuovo Papa Innocenzo X non sprecò tempo nel cominciare i lavori per l’espan-sione del suo palazzo, in conformità con le aspet-tative della preminente famiglia di Roma. Il primo

20 Per una discussione approfondita sul palazzo del Cardinale Pamphilj : LEONE 2004 ; LEONE 2008, ch. 4.

della proprietà dei Teofili culminò con l’acquisi-zione della proprietà, che incluse la casa situata in via dell’Anima che il Cardinale aveva preso in affitto per quindici anni, ed il « palazzo » che si affacciava su piazza Navona18. Il Cardinale Pamphilj pagò la sostanziosa somma di 22.000 scudi e poi spese 8.400 scudi per incorporare le proprietà dei Teofili e dei Pamphilj in un grandioso palazzo cardinalesco dell’Architetto Francesco Peperelli19. Le azioni del Cardinale Pamphilj ebbero delle notevoli conse-guenze a livello urbanistico. I differenti edifici che avevano occupato precedentemente il sito furono trasformati in una facciata unificata a 12 campate, comprendente di pianterreno con mezzanino, un piano nobile con mezzanino, ed un secondo e terzo piano. Non esiste una rappresentazione contem-poranea accurata della facciata, ma la stampa del Silvestre del 1643, che mostra solamente 7 campate,

18 Numerosi studiosi hanno notato l’acquisto : DE GREGORI 1926, p. 113-114 ; GARMS 1972, p. 40 (n. 144, 144a), che ha pubblicato i documenti di primogenitura ; PREIMESBERGER 1976, p. 224 ; BENEŠ 1989, p. 153-154, 206 n.99, che per prima ha citato i documenti di vendita in ADP, 88.33.1.

19 Il costo delle proprietà è stato registrato nei documenti d’acquisto (vedi la nota precedente). Ho stimato il costo della costruzione sulla base delle misure e stime in ADP, 88.34.2. Per una trascrizione delle misure e stime, LEONE 2008, Appendix : Doc. 3, 305-325.

Fig. 5 – Palazzo Pamphilj, pianta del piano nobile, 1634-38 (disegno di Susan Leone).

390 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

invocando la bolla di Gregorio XIII, la Quae publice utilia22. L’acquisto della piccola Casa de Rossi avvenne senza intoppi. Come era pratica comune, sia l’acquirente che il venditore incaricarono archi-tetti per una stima del valore della casa. L’architetto per i Pamphilj fu Giovanni Antonio de Rossi il quale lavorò per Girolamo Rainaldi. Teodosio de Rossi scelse Paolo Maruscelli, il quale lavorò per commissionanti legati alla famiglia Pamphilj, incluso gli Oratoriani ed il Cardinale Bernardino Spada23. Ciò mi fa riflettere sul fatto che forse i Pamphilj stessi contribuirono alla scelta dell’archi-tetto. Indipendentemente da ciò, Maruscelli sembra aver agito in favore del suo cliente in quanto la sua stima fu ritenuta troppo alta, e quella dell’acqui-rente troppo bassa. Girolamo Rainaldi fu chiamato per trovare un compromesso sul prezzo, che fu stabilito ai 6.478 scudi, e la vendita fu conclusa il 29 maggio del 164524.

L’acquisto del palazzo Cibo risultò più difficol-tosa in quanto lo stabile apparteneva al primoge-

22 Le acquisizioni sono registrate nei documenti di primogenitura : GARMS 1972, p. 40 (n. 144), 49 (nn. 179, 180). Per una discussione sulle acquisizioni, PREIMESBERGER 1976, p. 224-225 ; LEONE 2008, p. 154-155.

23 Realizzò i progetti per la Casa del Oratorio, ma i lavori non vennero eseguiti ; CONNORS 1980. Fu attivo nella restaurazione del palazzo Spada eseguita per il Cardinal Bernardino Spada dal 1633 al 1649 ; VICINI 2006, p. 15.

24 ADP, 88.33.1.

novembre del 1644, a meno di due mesi dalla sua elezione, affidò a Girolamo Rainaldi la posizione di architetto di casa e gli diede l’incarico della progettazione del suo nuovo palazzo. Nella proget-tazione di questo palazzo il papa fu affiancato da sua cognata, Donna Olimpia Maidalchini, la quale si comportò come un direttore dei lavori della nostra epoca. Lei supervisionò lo sviluppo della progettazione, le spese riguardanti il palazzo, gli acquisti delle proprietà e le licenze edilizie, anche se suo figlio Camillo era il proprietario del palazzo e firmò quasi tutti i documenti21. La creazione del palazzo della famiglia papale produsse nuove rela-zioni tra i Pamphilj e i loro vicini, le quali ebbero conseguenze durature per piazza Navona. Le loro relazioni d’affari condussero a cambiamenti note-voli nell’aspetto, nella forma e nella demografia dell’isolato.

Malgrado la supremazia di Innocenzo X, il papa incontrò un ostacolo nel dar forma al suo nuovo palazzo. Il 15 dicembre del 1644 iniziò il processo di acquisizione delle due proprietà a nord che appar-tenevano rispettivamente all’avvocato Teodosio de Rossi e a Carlo Cibo, Principe di Massa e Carrara,

21 Per una relazione dettagliata sulla costruzione : LEONE 2008, ch. 6. GARMS 1972, p. 100-111 (nn. 445-468) sono stati parzialmente trascritti i documenti relative al palazzo contenuti in ADP, 88.35. LEONE 2008, p. 325-350, sono state trascritte le misure e stime, contenute in ADP, 88.34.1.

Fig. 6 – Pianta del sito per il Palazzo Pamphilj, 18 settembre 1645. La Casa de Rossi è stata incorporata nella proprietà Pamphilj sul lato sinistro. Il Palazzo Cibo è a destra. (ADP, 88.34).

391STEPHANIE C. LEONE

ai Pamphilj, ma con Innocenzo X sulla seggia di San Pietro, i Pamphilj divennero improvvisa-mente superiori di rango. Bisogna chiedersi come questo cambiamento di stato abbia giocato un ruolo importante nella relazione tra i Pamphilj ed i Cibo, e come i Cibo si sentirono una volta mandati via dalla loro casa. Secondo l’ambasciatore vene-ziano, il Cardinale Cibo si comportò in maniera ossequiosa nei confronti del papa29. Sia che stesse recitando una parte, sia che stesse apprezzando in maniera sincera il favore del papa. Nella genera-zione successiva i legami tra le famiglie diventa-rono più saldi quando, nel 1673, Teresa Pamphilj (m. 1704), pronipote di Innocenzo X, sposò Carlo II (1631-1710), il nipote di Carlo I30. Pertanto una relazione che cominciò probabilmente attraverso legami di vicinato diventò un legame di sangue.

Terminato nel 1650, il palazzo Pamphilj alterò drammaticamente piazza Navona, riducendo il numero di proprietari di immobili nell’isolato e consolidando le strutture disparate in una massa unificata. Il « muro » esteriore della piazza fu trasformato e le facciate non collegate divennero una superficie unificata con un’impetuosa sezione centrale e campate bilanciate alle estremità, il tutto ravvivato da motivi decorativi (fig. 7). La lunghezza estensiva del palazzo si conclude con la galleria e con la potente e simbolica finestra serliana la quale evoca l’antichità del sito e della famiglia31. Mettendo a confronto le piante di Casa de Rossi e palazzo Cibo con la ricostruzione del nuovo

29 BAROZZI - BERCHET 1877, p. 123.30 MORONI 1840-1877, vol. 13, p. 125. Lei fu la figlia di

Camillo Pamphilj e Olimpia Aldobrandini ; lui fu il figlio di Alberico II (il quale fu il figlio di Carlo I) e di Fulvia Pico.

31 PREIMESBERGER 1976, p. 237-242, per primo ha interpretato il simbolismo della serliana, seguito da Martin Raspe (RASPE 1996, p. 186-201).

nito della famiglia Cibo. I maestri di strade Lorenzo Mancini e Gregorio Serlupi si mostrarono favore-voli all’acquisto. Il progetto realizzato dai maestri di strade il 18 settembre del 1645 illustra i confini della proprietà dei Pamphilj con la Casa de Rossi recen-temente acquistata incorporata in essa, ed accanto i confini del palazzo Cibo25 (fig. 6). Mostrando il progetto della facciata per il nuovo palazzo Pamphilj, chiaramente non terminato a causa della sua asimmetria, si presenta una forte argomenta-zione visuale in favore dell’acquisizione da parte dei Pamphilj delle proprietà del vicino. Senza il palazzo Cibo, la nuova facciata dei Pamphilj su piazza Navona rimarrebbe troncata e sbilanciata. Il 26 settembre i maestri di strade si pronunciarono a favore dei Pamphilj. Ad ogni modo l’acquisto fu ulteriormente posticipato a causa di un’apparente disputa sul prezzo. Il 26 aprile del 1646 Innocenzo X emise una breve che confermò che « …la sentenza del Cardinale Pro-Camerlengo, e dei Maestri di Strade sopra il prezzo del palazzo di Carlo Cybo, Principe di Massa, che fù aggiudicato a favore del Camillo Pamphilj per il prezzo di scudi 25,933 »26. L’acquisto fu finalizzato il 27 luglio del 1646.

Sembra che questa transazione d’affari non influì negativamente sulle relazioni tra i Pamphilj ed i Cibo ; al contrario le famiglie da questo momento in poi stabilirono dei legami sempre più forti. I Cibo erano una nobile famiglia di origine genovese con una lunga storia di onori e personaggi illustri, incluso due papi, alcuni cardinali, titoli principeschi e legami con i governatori europei27. Nella metà del diciassettesimo secolo il capofami-glia era Carlo I Cibo Malaspina, Principe di Massa e Carrara ; fu il proprietario del palazzo in piazza Navona che la sua famiglia aveva posseduto sin dal primo Cinquecento. Non molto tempo dopo che Innocenzo X aveva iniziato il processo di acquisi-zione del palazzo Cibo, il papa nominò Alderano Cibo (1613-1700), figlio di Carlo, presso il Sacro Collegio, il 24 aprile del 1645. Secondo il diarista Ameyden, il papa volle esprimere la sua gratitudine all’antenato di Cibo, Innocenzo VIII, il quale aveva accolto i Pamphilj nel tardo Quattrocento quando erano appena arrivati nella città papale28. I Cibo potevano vantare una storia più gloriosa rispetto

25 ADP, 88.34.26 ADP, 88.33.1.14.27 AMEYDEN 1910, vol. 2, p. 311. MORONI 1840-1877,

vol. 13, p. 121-127.28 AMEYDEN 1910, vol. 1, p. 311.

Fig. 7 – Palazzo Pamphilj in Piazza Navona (Mimmo Capone).

392 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

famiglia romana che appartenne ai « gentiluomini romani » ; Sertorio, il capofamiglia al principio del diciassettesimo secolo, servì la città come conser-vatore (1593) e lavorò come avvocato concistoriale nella Camera apostolica33. Teodosio de Rossi era anche un avvocato –  il suo titolo è registrato nei documenti di vendita – però Rossi era un cognome comune a Roma pertanto non sappiamo da quale famiglia Rossi provenga Teodosio. Come abbiamo visto, i Cibo occupavano una posizione più elevata rispetto ai vicini, dato che i loro titoli nobiliari erano collegati con le gerarchie ecclesiastiche. Come stranieri provenienti da Gubbio, i Pamphilj diversificarono ulteriormente la demografia del quartiere, ma come i vicini erano anch’essi profes-sionisti di valore ; formati come avvocati, occupa-rono posizioni importanti nella Camera Apostolica e, una volta diventati cittadini romani, servirono

il governo civile34. Appena i Pamphilj si sbarazza-rono del loro stato di forestieri, iniziarono a farsi strada verso la classe dei gentiluomini romani, prima di iniziare la loro scalate della gerarchia ecclesiastica e di arrivare all’apice della società romana. Indubbiamente fu questo stato di supre-mazia che ridusse la relativa diversità dell’isolato

33 AMEYDEN 1910, vol. 2, p. 209.34 La relazione più accurata sulla storia dei Pamphilj che

precede il pontificato di Innocenzo è di Beneš, ch. 1. Vedi anche, BORELLO 2001, p. 33, 43-44 ; LEONE 2008, p. 67-68. Le fonti principali includono : Ameyden, BCasan., ms. 1335, ff. 575-578v (pubblicato come Ameyden, 124-127) ; BRUSONI 1664, p. 11-17 ; BAV, Urb. lat. 1650, ff. 30-45v ; ADP, 93.46.

Fig. 8 – Girolamo Rainaldi, pianta della Casa de Rossi e del Palazzo Cibo, fine del 1644/inizio del 1645 (ADP, 88.34.3).

Fig. 9 – Palazzo Pamphilj, pianta del piano nobile, 1645-50 (disegno di Susan Leone).

palazzo Pamphilj, possiamo osservare una trasfor-mazione simile, da una moltitudine di piccoli spazi ad un minore numero di ampi spazi unificati32 (figg. 8, 9). Le divisioni interne erano state ricon-figurate per ottenere un disegno coeso guidato da linee assiali e per l’inserimento di due stanze monumentali, il salone e la galleria.

La creazione del palazzo Pamphilj ha anche cambiato il carattere del quartiere. La varietà aveva caratterizzato in precedenza lo stato sociale e professionale degli abitanti. I Teofili erano un’antica

32 Per un’analisi dettagliata dei progetti del piano nobile del palazzo, LEONE 2008, p. 167-179.

393STEPHANIE C. LEONE

acquisizione delle proprietà35 (fig. 11). Il processo di acquisizione iniziò nel Dicembre del 1646 con l’acquisto della Casa della compagnia del sacra-mento di S. Pietro ; nel luglio del 1647 vennero acquisite le due rimesse ed il cortile dei Silvestri, e la stalla e la stalletta dei Mellini. A questo punto l’appropriazione dell’isolato incontrò una certa opposizione. All’inizio del 1648 i Pamphilj inizia-rono due cause legali per costringere i vicini a vendere. La prima causa fu contro Agostino Lugo e Aurelia Serena per la « Rimessa del Serena » e la « Casa, et Rimessa, del Serena ». Un disegno delle scuderie proposte, realizzato con inchiostro rosa, fu sovrapposto a queste proprietà per dimostrare le intenzioni dei Pamphilj. Il 27 gennaio del 1648 le autorità si pronunciarono a favore di Camillo

35 LEONE 2008, p. 232-234, ha pubblicato per prima la pianta (ADP, 88.34.3) e il dettagliato processo d’acquisizione delle proprietà, utilizzando i documenti di vendita in ADP, 88.41.1. Le acquisizioni delle proprietà sono anche registrate nelle carte di primogenitura (ADP, 86.4, 86.5), pubblicate da GARMS 1972, p. 40-41 (nn. 144-144a), 49-50 (n. 181), e la relazione sulla costruzione del palazzo (88.35.5), pubblicata da FASOLO 1961, p. 291, e GARMS 1972, p. 110 (n. 466).

al suo carattere monolitico (e dal 1652 al 1654 la famiglia acquisì le proprietà rimanenti nell’iso-lato, il palazzo Mellini, la chiesa di Sant’Agnese in Agone, e il palazzo Ornano, diventando così gli unici proprietari dell’intero isolato).

I Pamphilj si inserirono ulteriormente nel quartiere quando acquisirono una secondo isolato ad ovest di piazza Navona, tra via dell’Anima, vicolo di Stufa di Mellini (successivamente vicolo de’ Cupis), e vicolo dell’Arco di Mellini (oggi via de’ Granari) (fig. 10). La loro estesa presenza si conso-lidò a spese degli altri proprietari. Dal 1646 al 1650 i Pamphilj spesero la somma significativa di 16.335 scudi per acquistare tutte le proprietà dell’isolato con l’intenzione di creare un edificio di servizio con scuderie, rimesse ed un fienile. Una pianta delle proprietà fu utilizzato presumibilmente per veri-ficare l’adeguatezza del sito, mentre i documenti di vendita offrono un quadro del meccanismo di

Fig. 10 – Diagramma di piazza Navona con l’isola situata tra via dell’Anima, vicolo di Stufa di Mellini (successivamente vicolo de’ Cupis), e vicolo dell’Arco di Mellini (oggi via de’

Granari), indicato dalle linee scure.

Fig. 11 – Pianta del sito per l’edificio di servizio dei Pamphilj, situato tra via dell’Anima, vicolo di Stufa di Mellini, e vicolo

dell’Arco di Mellini, c. 1646 (ADP, 88.34.3).

394 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

Oltre ai cambiamenti alla proprietà dei Pamphilj, il progetto del palazzo Pamphilj apportò anche due cambiamenti allo spazio pubblico di piazza Navona. Il primo riguarda l’area dell’angolo situato a sud-est, di fronte al palazzo Pamphilj, dove un palazzo sporgeva nel piede d’Agone, rompendo la linea regolare delle facciate. Innocenzo X deve aver trovato l’intrusione inaccettabile, e nell’au-tunno del 1646, decise di eliminarla. La relazione di Gigli sugli eventi collega la distruzione della casa alla comparsa del nuovo palazzo Pamphilj : « Nel medesimo tempo fu dato ordine, che fusse spianata una casa grande in piazza Navona, che stava appresso a S. Jacomo delli Spagnoli incontro al palazzo delli Torres, et così stava dirimpetto al palazzo delli Pamfilii, che hora si fabrica, nel quale habita D. Olimpia Cognata del Papa. Questa casa fu fatta edificare dal Card.  Pietro Aldobrandino Camerlengo Nepote di Clement VIII per far dispetto alli Torres, et oscurarli la loro Casa, et dovendosi hora demolire per ornamento del

Pamphilj. La seconda causa portò all’acquisizione del più ampio Palazzetto dei Silvestri, che i Pamphilj lasciarono intatto ed usarono come proprietà di affitto. Sembra che inizialmente i Pamphilj aves-sero pianificato di non toccare la parte finale della proprietà, « la stufa del Signor Duca Salviati, detta la stufa del Mellini », perché il 31 luglio del 1648 richiesero il permesso di costruire dirimpetto ad essa. Salviati diede il suo permesso, forse pensando che la sua proprietà fosse al sicuro. Ad ogni modo, prima dell’aprile del 1650, il papa e sua cognata cambiarono idea e l’acquistarono per la notevole cifra di 4.566 scudi. I maestri di strade emisero una licenza con il relativo progetto in cui si dava a Donna Olimpia il permesso di appropriarsi di alcune porzioni di terreno pubblico per rinfor-zare e regolarizzare le facciate36 (fig. 12). Alla fine i Pamphilj avevano sottratto le proprietà dei vicini ed avevano esteso la loro influenza nelle strade che circondavano la piazza.

36 ADP, 88.41.4 ; LEONE 2008, p. 234.

Fig. 12 – La licenza che concede il suolo pubblico per l’edificio di servizio dei Pamphilj, ottobre 1648 (ADP, 88.41.4.1).

395STEPHANIE C. LEONE

erano d’accordo con la trasformazione, voluta dai Pamphilj, della piazza da un attivo centro commer-ciale, ad un potente simbolo di ostentazione che privilegiava l’apparenza rispetto alla comodità ed ai benefici materiali. I venditori sfollati tentarono senza successo di vendere porta a porta la loro merce nelle strade circostanti44. Dei versi circola-

44 GIGLI 1994, vol. 2, p. 631.

palazzo di Casa Pamfilii... »37. Due disegni, che io ho attribuito a Girolamo Rainaldi e datato prima del gennaio 1647, rivelano il processo necessario per allineare l’inopportuno palazzo con le facciate circostanti : nel progetto del palazzo, le linee deli-mitano la posizione delle facciate attigue e la posi-zione prevista per la nuova facciata ; nel progetto del sito, una linea punteggiata traccia il contorno della porzione del palazzo che doveva essere distrutta38 (fig.  13,  14). Questo lavoro ebbe un prezzo per i residenti. I maestri di strade imposero una tassa ai proprietari delle case ed ai mercanti delle strade e dei mercati circostanti, giustificando la spesa con l’asserzione spesso ripetuta che « l’am-pliamento e la squadratura della piazza per l’orna-mento » avrebbero migliorato l’aspetto dell’area39. Indubbiamente la risultante regolarità si trovò in sintonia con l’estetica moderna, ma furono i Pamphilj che ne beneficiarono maggiormente. Questo intervento su piazza Navona fu il primo passo del loro piano di appropriarsi della piazza come cortile esterno del loro palazzo.

Il secondo cambiamento avvenne l’8 giugno del 1651, lo stesso giorno in cui l’acqua sgorgò dalla Fontana dei Quattro Fiumi. In questo giorno Innocenzo X ordinò la rimozione del mercato gior-naliero40. Il piano del papa era di rendere nobile il suo quartiere lasciando poco spazio alle disordinate imprese commerciali. Da quando il mercato arrivò a piazza Navona nel tardo quindicesimo secolo, il suo valore era mutato41. Quello che una volta era stato un elemento desiderabile che forniva stimoli economici e comodità per il vicinato –  anche se insieme a svantaggi, come dimostrato dai frequenti bandi ed editti emessi per regolarlo  – era diven-tato un impedimento ignobile, un pugno nell’oc-chio42. Il progetto di espandere palazzo Pamphilj e di rendere piazza Navona il cortile esterno del palazzo accrebbe questa nuova percezione, almeno nella mente dei Pamphilj43. La reazione alla messa al bando del mercato suggerisce che non tutti

37 GIGLI 1994, vol. 2, p. 493.38 LEONE 2008, p. 256. I disegni si trovano in BAV, Vat.

lat. 11258, ff.163, 165.39 ROMANO - PARTINI 1947, p. 74. Il documento relativo

alle tasse si trova in ASR, Presidenza delle Strade (1643-1657), v. 448, f. 106.

40 GIGLI 1994, vol. 2, 631 ; ROMANO - PARTINI 1947, p. 70 ; COZZI 1970, p. 58.

41 LEONE 2008, 74-76.42 Per i bandi e gli editti, CANCELLIERI 1911, cap. 1 ;

GERLINI 1943, p. 35-41 ; ROMANO - PARTINI 1947, p. 57-70.43 LEONE 2008, p. 263-264.

Fig. 13 – Girolamo Rainaldi, Palazzo Aldobrandini, pianta del terzo piano, fine del 1646 (BAV, Vat. lat. 11258, fol. 165).

Fig. 14 – Girolamo Rainaldi, pianta del lato sud di Piazza Navona con l’abbozzo del Palazzo Aldobrandini, fine del

1646 (BAV, Vat. lat. 11258, fol. 163).

396 L’INTERVENTO DEI PAMPHILJ NELLO SVILUPPO URBANISTICO

di piazza Navona48. Nel 1651, un anno dopo la realizzazione del palazzo, un agente dei d’Este, discutendo di una residenza adatta al suo protet-tore, fece allusioni al ruolo decisivo dei Pamphilj di cambiare il carattere del quartiere : « Oltre che il solo sito non si puol pagare hora che questa piazza è tenuta come un teatro, e sarebbe un gran splendor che cotesta Serenissima Casa vi havesse cosi bel sito »49 (fig. 15).

Senza dubbio, i Pamphilj erano riusciti a trasmettere la loro identità a piazza Navona e a trasformare lo spazio in un conveniente palazzo papale. L’effetto fu duraturo, ma il progetto dei Pamphilj rivela anche la continua trasformazione del paesaggio urbano. Ogni mossa da parte dei Pamphilj ne ha generato altre. Quali sono le conse-guenze di questo tipo di intervento urbanistico per coloro i quali dovettero trasferirsi ? Dove si trasfe-rirono i Teofili, i de Rossi ed i Cibo ? I loro rispet-tivi spostamenti provocarono dei cambiamenti nei vicinati in cui si stabilirono ? Queste sono domande alle quali vorrei dedicare le mie future ricerche sull’urbanistica di Roma.

Stephanie C. LEONE

Boston College, Chestnut Hill, MA, USA

48 Per una discussione più approfondita, LEONE 2008, p. 264.

49 Citato in JARRARD 2003, p. 174, 266 n. 18.

vano tra la popolazione nei quali si esprimevano lamentele per la dipartita dei mercanti, dei frut-tivendoli, dei venditori di verdure, i quali si dice che versarono lacrime al loro esilio45. Innocenzo X ebbe successo nella realizzazione del suo gran-dioso schema urbanistico di liberare piazza Navona dagli impedimenti visuali e nel dichiarare questo spazio, concettualmente, proprietà della famiglia. Tuttavia il destino del mercato dopo la sua morte indica che l’opposizione rimase forte. Durante il periodo della Sede Vacante, il cardinale camerlengo Barberini reintegrò il mercato, però la decisione fu subito revocata dal nuovo eletto Alessandro VII46. Come sappiamo dal lavoro deter-minante di Richard Krautheimer sulla Roma di Alessandro VII, questo papa si pose come primo obiettivo del suo pontificato la pulitura delle strade e delle piazze47. La visione espansiva di Alessandro di una città incontaminata, in cui il disordine dei commercianti veniva riposto ordinatamente in pochi centri di commercio, era radicata nel piano preciso del suo predecessore di abbellire l’aspetto

45 Cancellieri pubblicò alcuni poemi ; vedi il poema di Francesco Boncori e « Canzonetta nuova per lo sfratto di Navona » (CANCELLIERI 1911, p. 46-49).

46 GIGLI 1994, vol. 2, p. 733. È stato discusso in ROMANO - PARTINI 1947, p. 70. Per la storia più recente, vedi il saggio sul mercato nell’Ottocento e Novecento di S. Nepi in questo volume.

47 KRAUTHEIMER 1985.

Fig. 15 – Domenico Barriére e Carlo Rainaldi, Processione pasquale dell’anno 1650 in Piazza Navona, acquaforte (Bibliotheca Hertziana - Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, Roma).

397STEPHANIE C. LEONE

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