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SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI ROMA SCAVI E SCOPERTE Estratto dal "Bollettino Archeologia" del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali 8 - Marzo-Aprile 1991 ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO LIBRERIA DELLO STATO

Museo Nazionale Romano. Materiali dalla Tenuta Borghesiana, in Bollettino di Archeologia 8, 1991

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SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI ROMA

SCAVI E SCOPERTE

Estratto dal "Bollettino dì Archeologia" del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali8 - Marzo-Aprile 1991

I S T I T U T O P O L I G R A F I C O E Z E C C A D E L L O S T A T OL I B R E R I A D E L L O S T A T O

ciò, dall'altra ci sembra poco verosimile che in queglistessi anni si avvertisse il bisogno di riformare radical-mente il resto del quartiere.

Dobbiamo inoltre riconoscere che le diversità diordine formale da noi riscontrate tra una parte e l'al-tra dei "Mercati" non danno luogo a fastidiose con-traddizioni, riuscendo piuttosto a fondersi mirabil-mente. Come abbiamo visto la spinta dinamica dell'e-miciclo trova tuttora un coerentissimo riscontronell'architettura di quanto è situato alle sue spalle. Latensione iniziale si smorza gradualmente, man manoche si sale verso l'alto. La fruizione più pausata dellospazio costruito che succede ai livelli superiori, e cheè determinata proprio dal geometrismo delle fabbri-che a monte della Biberatica, si configura come lalogica conclusione del percorso. Le differenti soluzionistilistiche adottate, trapassando l'una nell'altra in mo-do quasi impercettibile, appaiono pertanto funzionalia un comune discorso spaziale, che in termini com-plessivi si configura ovunque eminentemente dinami-co. Volendo operare un confronto con il Foro Traia-no, il cui schema da luogo a una gerarchica successio-ne di spazi dilatati rigidamente separati tra loro, cisembra anche in questo caso di essere agli antipodi.

La coerenza del risultato finale all'interno dei"'Mercati" c'induce a ritenere che tutto questo sia piùil frutto di un unico e organico disegno elaborato apriori, il quale è rimasto sostanzialmente rispettatonegli anni in cui si è attuata la costruzione del com-plesso, che non la conseguenza di due distinte - emagari antitetiche - fasi progettuali. Ciò d'altra partenon esclude che più architetti abbiano contribuito si-multaneamente alla redazione e alla esecuzione delpiano, ciascuno mettendo la propria particolare for-mazione nel rispetto della generale visione d'insieme,hi conclusione la sola modifica sostanziale sicuramen-te riconducibile agli anni di Traiano è quella che de-termina la "mutilazione" della facciata dell'emiciclo.Resta da chiedersi se sia semplicemente un caso cheessa abbia prodotto l'unica vera nota dissonante ditutto il complesso edilizio.

MARCO BIANCHINI

MUSEO NAZIONALE ROMANO

Materiali dalla Tenuta Borghesiana

Al 16 novembre del 1929, come risulta dal registrodi inventario dei materiali, risale l'accesso al MuseoNazionale Romano di alcuni reperti archeologici, tra iquali di particolare interesse sono due teste marmoreee quattro lastre Campana.66) Si tratta di: una testafemminile, copia delTAfrodite tipo Capitolino; 67> di u-na testa maschile, riconducibile al tipo del satiro fan-

ciullo nell'atto di suonare il flauto traverso; 68> di quat-tro frammenti di lastre Campana con scena di " offertabacchica"69) e di "scoprimento del fallo".70)

A questi pezzi si devono aggiungere due frammentidi mosaico policromo, un frammento di fistula coniscrizione ed una cerniera di ferro.7O

In relazione alla provenienza di questi reperti ven-gono riportati due dati, «Via Casilina, Tenuta Borghe-siana», che risultano piuttosto generici, ma sui qualituttavia è utile soffermarsi. Dalla lettura delle piantedel suburbio di Roma della fine dell'Ottocento e deiprimi del Novecento, infatti, si può osservare comela definizione Tenuta Borghesiana non sia mai statausata; la tenuta compresa tra il corso della via Pre-nestina e quello della Casilina a partire ali'incirca dalkm 14, viene sempre indicata con il nome di Tenutadi Pantano.72) La definizione «Borghesiana» è invecelegata ad un casale che si trova all'interno della Te-nuta di Pantano.

Di estrema utilità per una migliore conoscenza edistinzione dei due toponimi è la Carta dell'Agro Ro-mano di P. Spinetti, pubblicata nel 1914 e di pocoprecedente all'anno dell'accesso dei pezzi al Museo.Nella carta dello Spinetti, che riporta con precisione iconfini delle tenute nella campagna intorno a Roma,le strutture del casale La Borghesiana vengono indica-te nell'ambito della Tenuta di Pantano Vecchio.?3)

II nome Borghesiana imposto al casale moderno sideve chiaramente attribuire all'appartenenza di questoe della Tenuta di Pantano alla famiglia Borghese.74)Alla luce di quanto sopra esposto ed in considerazionedei frequenti elementi di imprecisione riscontrabili neidati relativi alle provenienze dei reperti di più anticoaccesso al Museo, si potrebbe ipotizzare un errore didefinizione e quindi ritenere che Tenuta Borghesianapossa essere in realtà Casale della Borghesiana. 75) Sequesta interpretazione fosse esatta, il raggio della pro-venienza dei reperti inventariati nel 1929, sarebbe no-tevolmente ridotto e questi si potrebbero ricondurreall'area del Casale o comunque ad un contesto topo-grafico più vasto, ma in diretta connessione con esso.

Vale la pena di ricordare che in corrispondenza delluogo dove è collocato il Casale La Borghesiana, Pie-tro Rosa, nella sua Carta archeologica del Lazio, ri-porta i resti di un grande edificio a pianta quadrango-lare di m 110x180 ca. (fig. 25).76) La costruzione,rastremata verso nord, presenta delle murature con-servate a settentrione, nell'angolo sud-est ed in parteall'interno.77) Pur non riproducendo tutti i resti ar-cheologici esistenti ed ancora visibili al suo tempo, ilRosa ne segnala molti ora completamente scompar-si.78) L'edificio antico collocato nell'area del Casale LaBorghesiana rappresenta evidentemente uno di questicasi. Infatti dobbiamo ritenere che già a partire dallafine dello scorso secolo lo stesso edificio sia stato obli-

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FIG. 25. P. ROSA, CARTA ARCHEOLOGICA DEL LAZIO, TX FOGLIO

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terato, dal momento che se ne perdono completamen-te le tracce negli studi e nella cartografia dei topografidi quel periodo.79'

Le due teste marmoree ed i quattro frammenti dilastre Campana conservati nei magazzini del MuseoNazionale Romano, che costituiscono l'oggetto di que-sto studio, potrebbero dunque, in via di ipotesi, esseremessi in relazione con l'edificio antico situato nel ter-ritorio dove oggi sorge il Casale La Borghesiana.

Le lastre Campana

1) Lastra Campana di coronamento. Rappresentauna scena di "offerta bacchica" (fig. 26).so) La lastraè ricomposta da due frammenti; misura cm27 x 38 x 2. L'impasto è di colore rosa, depurato, sal-vo la rara presenza in frattura di grandi inclusi vio-lacei e rossastri.

Sono ancora visibili i resti di colore sullo sfondo edin molti punti del rilievo. In particolare tracce di ver-de nella parte più alta dell'altare, in alcuni tratti del

panneggio delle due figure femminili ed al centro sullosfondo. Resti di giallo nella parte inferiore dell'altare,sulla tavola appoggiata ad esso e sul mantello della bac-cante. Sul retro della lastra si notano tracce di malta,che doveva avere la funzione di unire e far meglio ade-rire la lastra stessa alla parete di appartenenza.

La scena è lacunosa: mancano infatti la figura delFan suonatore di doppio flauto, la testa della menadee per intero il fregio superiore.

La lastra del Museo Nazionale Romano è sicura-mente una copia di migliore qualità rispetto ai dueesemplari con lo stesso soggetto, riprodotti nell'operadi Von Rohden - Winnefeld.81) Il rilievo, infatti, appareassolutamente nitido. Si consideri, ad esempio, la resadel timpano della baccante, delle pieghe dei panneggioppure dell'altare rustico, dove la ghirlanda e la riccavarietà di frutta si possono distinguere nettamente.Questo indica chiaramente che il pezzo deriva da unamatrice fresca; inoltre la puntuale caratterizzazione dielementi decorativi particolari segnala il ritocco a stec-ca del pezzo da parte del ceroplasta.

FIG. 26- MUSEO NAZIONALE ROMANO. LASTRA CAMPANA CON SCENA DI OFFERTA BACCHICA

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La scena di "offerta bacchica" nella produzione dilastre Campana, molto probabilmente si deve far risa-lire all'età augustea.82} La sua impostazione complessi-va, pur considerando alcune diversità, presenta unaforte sintonia descrittiva con un affresco della paretesettentrionale del triclinio 41 della Casa del Centenarioa Pompei (IX 8, 3-6), riferito al periodo iniziale del IIIStile. 83)

II confronto tra le due scene, dunque, ci fa pensareall'esistenza di un modello omogeneo di riferimento,al quale entrambe, direttamente o indirettamente, inun periodo pressoché contemporaneo, hanno attintociascuna con l'introduzione di varianti originali.

Per quanto riguarda infine il problema della crono-logia del pezzo in esame, sulla base di un'analisi tecni-ca e stilistica, la lastra si può inserire nell'ambito del-l'età augustea o al più tardi agli inizi del periodo giu-lio-claudio.

2) Frammento di lastra Campana di coronamento.Anch'essa, come la precedente, rappresenta una scenadi "offerta bacchica" (fig. 27).S4)

FIG. 27. MUSEO NAZIONALE ROMANO. LASTRA CAMPANA CON SCENADI OFFERTA BACCHICA

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II frammento misura cm 30 x 18x2. L'impasto èdi colore rosa, anche in questo caso è depurato, conla presenza in alcuni punti di grandi inclusi porosiviolacei. Resti di colore sono ancora riscontrabili, conuna distribuzione simile a quella della lastra (MusNaz-Rom), inv. 115491. Prevale il verde sulla tunica, sultirso e sullo sfondo. Tracce di giallo si osservano sulmantello, sul timpano e sulle braccia della baccante.Sul retro sono visibili scarsi resti di malta.

Della scena di offerta rimane solo la figura dellabaccante, acefala, sulla sinistra dell'ara rustica, privadel piede sinistro. Alle sue spalle restano due zampedella pelle di capriolo che copriva la figura di Pan,completamente scomparsa, ad eccezione di un piccoloframmento dello zoccolo riscontrabile al di sopra dellistello rilevato, sul limite inferiore sinistro del fram-mento.

Sul problema della cronologia del pezzo, valgonole stesse notazioni fatte per la lastra precedente.

In relazione al frammento in esame, inoltre, si de-ve considerare un dato che evidenzia, in termini gene-rali, come anche questo esemplare derivi da una ma-trice fresca. Se, infatti, si osserva la parte superioredel frammento, e più precisamente il tratto al di sopradel capo della baccante, si nota che esiste uno spaziodi cm. 2 ca. tra questo ed il limite alto del frammentostesso e che non è ancora visibile il bordo della corni-ce superiore, completamente assente.

Se ora si prova a confrontare il pezzo del MuseoNazionale Romano con un altro dello stesso soggetto,riprodotto nell'opera di Von Rohden - Winnefeld, 85)ci si rende subito conto della netta differenza relativaall'altezza delle due lastre. In quest'ultima lastra, in-fatti, la testa della baccante si trova a diretto contattocon il bordo inferiore della cornice a palmette dellalastra. Ciò porterebbe a ritenere, sulla base del calcolodel coefficiente medio di restringimento dell'altezzadelle matrici fittili, .che essa sia stata ricavata da unamatrice stanca, posteriore a quella della lastra del Mu-seo Nazionale Romano, inv. 115492.

3) Frammento di lastra Campana di coronamento.Rappresenta una scena di "scoprimento del fallo"(fig. 28).86) II pezzo misura cm 16 x 20 x 2. L'impastoè di colore rosa con scarsissimi inclusi porosi violacei.Il frammento presenta tracce di colore giallo su alcunipunti del corpo e del panneggio della figura femminileinginocchiata, sul reticolo del cesto e sul listello rileva-to in basso; resti di verde sono visibili sullo sfondo.Sul retro del pezzo si notano tracce di malta.

Della rappresentazione rimane la sola zona centra-le inferiore, con una figura femminile inginocchiata,acefala, nell'atto di svelare il cesto mistico. La scena,oltre alla figura alata, ripresa nell'atto di spiccare unsalto, indignata da ciò che accade alle sue spalle, pre-

sentava sulla sinistra un satiro nell'atto di avanzareverso destra.

È importante sottolineare che in relazione al sog-getto di "scoprimento del fallo" sono stati individuatidue diversi tipi di rappresentazione.87) Nel "primo, ri-prodotto esclusivamente su lastre di rivestimento, lascena è inquadrata da un albero in ciascuna delle dueestremità. Il secondo, riprodotto sempre su lastre dicoronamento e che ha come elemento peculiare ri-spetto al primo l'assenza degli alberi, presenta al suointerno due varianti.

Il frammento in esame, nonostante la sua esiguità,sulla base di un'attenta analisi, si può ricondurre allaprima variante del secondo tipo. La presenza nellafigura inginocchiata dei due lunghi riccioli ricadentidavanti alle spalle e la mancanza del panneggio suldorso, infatti, lo accomunano evidentemente ad unframmento edito da Von Rohden e Winnefeld.83)

La scena di "scoprimento del fallo", così come ap-pare nelle lastre Campana, escludendo la figura delsatiro sulla sinistra, trova un importante confrontocon l'ultimo segmento di affresco sulla parete orienta-le déH'oecus 5 della Villa dei Misteri a Pompei.s9)

Anche per quanto riguarda questo soggetto, dun-que, si deve ipotizzare l'esistenza di un cartone origi-nale unico, forse di matrice ellenistica, 9°) dal qualederivano delle varianti che, in relazione ai diversi tipidi produzione, sviluppano ciascuna dei caratteri di-stintivi.91) Il frammento, pur considerando il cattivostato di conservazione, sembra provenire da una buo-na matrice, discreta è la resa del modellato della figu-ra in ginocchio, delle pieghe del suo panneggio e delcesto con le offerte. La lastra si può datare, come leprecedenti, alla prima età imperiale.

4) Frammento di lastra Campana con busto di figu-ra femminile (fig. 29).92) Misura crn 10 x 10 x 2.93)L'impasto di colore rosa presenta, in frattura, alcuniinclusi porosi, violacei e rossi di grandi dimensioni.Scarsi resti di colore giallo sono ancora riscontrabilisullo sfondo, sull'acconciatura e sulla veste della figura.Sul retro rimangono evidenti tracce di malta. Nel fram-mento si conserva il busto panneggiato di una figurafemminile con la testa di profilo verso sinistra. I capelliraccolti dietro la nuca in una crocchia le ricadono, inparte, sul petto, dove si può riscontrare l'impronta del-le dita di una mano con il palmo aperto verso l'esterno.Nella parte retrostante della figura, al di sopra dellacrocchia, si deve osservare inoltre la presenza di unafascia leggermente rilevata, che si può interpretare co-me un'ala.94) Proprio sulla base di questi due ultimielementi è possibile ricondurre il frammento alla scenadi "scoprimento del fallo".95) La figura frammentariariprodotta sul pezzo in esame è identificabile con lafanciulla alata, con la mano sinistra sul petto a palmoaperto verso chi guarda, nell'atto di spiccare un saltoper allontanarsi dalla donna inginocchiata che, alle suespalle, svela il cesto mistico.

L'interpretazione della figura con quella della me-nade del soggetto di "offerta bacchica", che pure aduna prima osservazione potrebbe prospettarsi, si devesicuramente escludere. Se così fosse, infatti, dovrem-mo riscontrare sul pezzo la presenza del tirso obliquosulla spalla sinistra del personaggio, e comunque al-

no. 28. MUSEO NAZIONALE ROMANO. LASTRA CAMPANA CON SCENADI SCOPRIMENTO DEL FALLO

FIG. 29. MUSEO NAZIONALE ROMANO. LASTRA CAMPANA CON BUSTODI FIGURA FEMMINILE

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meno una traccia di questo. Il frammento, in conside-razione dello stesso spessore (cm 2), del medesimotipo di impasto e, ovviamente, della stessa provenien-za, si potrebbe ricondurre con il frammento inv.115493, descritto nella scheda precedente, ad un'uni-ca lastra. Accettando questa ipotesi rispetto al pezzoora in esame avremmo in aggiunta due dati significati-vi: che si tratti di una lastra di coronamento e cheappartenga alla prima variante del secondo tipo dellaclassificazione Von Rohden - Winneield.

Le teste marmoree

5) Testa femminile, copia dell'Afroditc tipo Capito-lino (fig. 30).^6) Misura cm 30, compreso il collo, rottoin maniera irregolare; il solo volto, esclusi il collo el'acconciatura, è pari a cm 15. La misura ridotta delpezzo ci fa ritenere che fosse pertinente ad una statuadi modeste dimensioni, di altezza di poco superiore am 1. La testa è in marmo bianco con piccoli cristalliin frattura. Lo stato di conservazione è complessiva-mente mediocre. Risultano notevolmente danneggiati

FIG. 30. MUSEO NAZIONALE ROMANO. TESTA FEMMINILE DEL TIPODELL'AFRODITE CAPITOLINA

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il naso, il labbro inferiore e il mento soprattutto sullasinistra. Si notano diverse scheggiature superficiali su-gli zigomi, su entrambi gli occhi e sulla fronte. Vannosegnalate, inoltre, delle tracce di colore scuro sull'ac-conciatura e sulla guancia destra, senza dubbio mo-derne e non pertinenti alla testa, dal momento che siriscontrano anche sulla base su cui essa è collocata esul tratto di gesso che la unisce alla base. La testa èleggermente inclinata verso sinistra, il volto è ovale,l'espressione aggraziata. Gli occhi di piccole dimensio-ni presentano la caratterizzazione dell'iride e della pu-pilla; le palpebre, soprattutto quelle superiori, sonorilevate. Le labbra, piccole e dischiuse, formano neltratto al di sopra del mento una profonda piega oriz-zontale. I capelli sono divisi nel centro in due bande,ciascuna delle quali si divide a sua volta in due: unaciocca minore sale sulla sommità del capo a formarela caratteristica acconciatura "a farfalla"; l'altra, piùgrande, scende obliquiamente sulla fronte e sull'orec-chio e si raccoglie in una crocchia dietro la nuca. Daquesta sulla destra si snoda una lunga ciocca che, inorigine, doveva comparire anche sul lato sinistro. Unnastro si può osservare sulla parte alta della testa e suisuoi lati. Sulla calotta cranica sono incise a scalpellodelle semplici linee ondulate.

Questa testa si può inserire nell'ambito delle repli-che delTAfrodite di tipo Capitolino, che in età romanaed in particolare presso la committenza italica, ebbeuna notevole fortuna a giudicare dall'elevatissimo nu-mero di copie rinvenute.97) Per quanto riguarda il pro-blema dell'elaborazione di questo tipo, particolarmen-te convincente appare la recente interpretazione di W.Fuchs che data l'originale agli anni tra il 150 ed il 120a.C., in un periodo in cui, abbandonati gli accenti piùmarcati dell'arte ellenistica, vengono riproposti, nella«forma dell'effetto», aspetti tipici dell'arte tardo-classi-ca.98)

In relazione all'analisi strutturale e stilistica, la te-sta della Borghesiana presenta, rispetto all'esemplaredei Musei Capitolini, alcuni elementi di diversità. Ilmodellato del volto, in quest'ultimo, risulta più pienoe carnoso. L'acconciatura, sebbene sia la stessa nel-l'impianto generale, è il prodotto di un lavoro attentoe minuzioso nella resa dei particolari, che non ritro-viamo affatto nell'esemplare del Museo Nazionale Ro-mano. In esso, infatti, la massa dei capelli rimane fon-damentalmente compatta, senza che ci sia una vera epropria distinzione tra le singole ciocche, ed inoltre ilvolume delle bande laterali è scarsamente evidenziato.Dal punto di vista stilistico, siamo di fronte ad unacopia di un livello qualitativo minore.

L'esemplare della Borghesiana si può confrontarecon un'altra testa rinvenuta nel pLilpito del teatro diOstia.99) Quest'ultima misura crn 25, poco meno delpezzo del Museo Nazionale Romano; va però detto

che è priva del collo (rotto al di sotto del mento) edella parte superiore del nodo a farfalla. Si nota lamedesima semplificazione nella resa dell'acconciatu-ra, omogenea e assai contenuta nella caratterizzazionedelle singole ciocche. La lavorazione degli occhi appa-re somigliante nelle due copie anche in relazione allaloro profondità rispetto al piano frontale. II naso, labocca e il mento sono in entrambi i casi fratturati ma,per quanto ancora visibile, assimilabili, in particolarele labbra piccole e dischiuse, il mento arrotondato eformante con il labbro inferiore una profonda rien-tranza. Va comunque sottolineata una maggiore ro-tondità della copia di Ostia, che nel complesso risultadi migliore fattura. Per quanto riguarda la datazione,la testa del Museo Nazionale Romano, per l'accentua-zione degli aspetti naturalistici e per il minore accade-mismo formale, sembrerebbe di poco posteriore all'e-semplare capitolino, i°o) e quindi inquadrabile nel ter-zo quarto del II secolo d.C.

6) Testa maschile, copia del giovane satiro chesuona il flauto traverso (fìg. 31).i01> Misura cm 20,compreso il breve tratto di collo rotto poco al di sotto

del mento. Come nel caso precedente, a giudicare dal-la sua altezza ridotta, doveva essere pertinente ad unastatua di modeste dimensioni. È in marmo bianco,con piccoli cristalli in frattura. Lo stato di conserva-zione è nel complesso buono, ad eccezione del naso,specie sul lato destro, e de) mento, entrambi frattura-ti. Il volto pieno ed arrotondato mostra una leggerainclinazione verso la sua destra. La capigliatura è co-stituita da cìocchette folte e ricciute, ben distinte leune dalle altre e notevolmente rilevate rispetto al pia-no della calotta, con una disposizione irregolare e di-sordinata. Sul capo è visibile un cordino teso che silega a nodo dietro la nuca, dove sono due ciocchelaterali più grandi. Sulla fronte si possono osservare alcentro una profonda ruga orizzontale e più in alto suilati due piccolissime corna. Gli occhi, piuttosto picco-li, sono di forma allungata con le palpebre a volumeevidenziato; Io sguardo trasognato è rivolto in bassoverso destra. Le labbra piccole e semiaperte sono resenell'atto di soffiare nel flauto traverso, non più conser-vato; il mento, nonostante l'ampia frattura, presentauna lineare rotonditi; le orecchie sono appuntite, ledue guance, infine, hanno entrambe una fossetta. In

FIG. 31. MUSEO NAZIONALE ROMANO. TESTA MASCHILE DEL TIPODEL GIOVANE SATIRO SUONATORE DI FLAUTO

FIG. 32. MUSEO NAZIONALE ROMANO. STATUETTA MASCHILE DELTIPO DEL GIOVANE SATIRO SUONATORE DI FLAUTO

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relazione ai caratteri ora delineati, questa testa si puòsicuramente ricondurre al tipo del giovane satiro nel-l'atto di suonare il flauto traverso, di cui si conosconodiverse copie di età romana.102) La sua originale ela-borazione è in genere collocata dagli studiosi nell'ulti-ma fase dell'arte classica o nella prima età ellenisti-ca. 103)

La notorietà del satiro che suona il flauto traverso,nel mondo romano, è indicata oltre che dal numerodelle copie rinvenute, anche dalla sua rappresentazio-ne nel rovescio delle monete di Cesarea Paneas in Pa-lestina, databili tra la fine del II ed i primi del III sec.d.C.104> La nostra testa si può accostare, per i trattiassai somiglianti, a quella di una statuetta frammenta-ria dello stesso soggetto, conservata anch'essa nel Mu-seo Nazionale Romano (fig. 32). i°5) Una evidente o-rnogeneità si riscontra nella lavorazione della capiglia-tura e nella particolare disposizione dei riccioli sulletempie e sulla fronte ; concrete assonanze si registranoanche nella fattura degli occhi, nella resa del punto diattacco del naso alle arcate sopraccigliari e nella carat-teristica composizione delle labbra. Si deve però nota-re, a proposito della testa della Borghesiana, la pre-senza di alcuni elementi, come la ruga sulla fronte, ledue fossette ed il cordino tra i folti riccioli che manca-no nell'altra replica.

I caratteri di somiglianzà e anche di diversità, chesono stati evidenziati nel confronto con la statuettaframmentaria del Museo Nazionale Romano, si posso-no notare anche in una copia di satiro fanciullo flauti-sta del Museo del Louvre.106)

Sulla base di un'analisi di tipo stilistico, la testadella Borghesiana, per il morbido naturalismo e la re-sa accentuatamente realistica, lontani dalla manieraaccademica delle altre due copie, si potrebbe ricon-durre alla seconda metà del II sec. d.C.

FRANCO TELLA

Le figg. 1-5 sono di R. Ferrini. Le figg. 6-9, 13-15 sono dellaSAR, rilievo Studio Tau; le foto a figg. 11-12, 20-22 sono delloIASA; le foto a figg. 16, 19, 23-24 sono state eseguite dallo StudioTau; la foto a fig. 17 è di M. Bianchirli; la fig. 18 è dell'AFXRip,rilievo Studio Tau. Le foto a figg. 26-29 sono di M. Valdarnini, lefoto a figg. 30-31 sono di C. Cavallini, la foto a fig. 32 è DAI.

1) Lo scavo, convenzionalmente datato tra il 1902 ed il 1905,doveva forse essere già iniziato nel 1900, essendo questa data indi-cata sul retro di uno dei due frammenti in esame. Ringrazio iadott.ssa Irene lacopi, Soprintendente aggiunto, che mi ha permessolo studio dei due frammenti e la visione di tutto il materiale prove-niente dalle strutture repubblicane, già oggetto della mia tesi dilaurea.

2) Per le strutture della «casa repubblicana» cfr. G. LUGLI, Cau-pona sive Lupanar, Monumenti minori del Foro Romano, Roma1947, pp. 139 ss.; A. CARANDINI, Palatino. Campagne di scavo alle

pendici settentrionali (1985-1988), BdArch 1-2, 1990, pp. 159 e ss.,in particolare pp. 103-164.

3) G. PISANI SARTORIO, Riordinamento del materiale provenientedagli scavi di Giacomo Boni nel Foro Romano, MusGallt 42, 1970,pp. 19 ss.

4) II materiale, dopo il riordino, è stato riposto in cassette dilegno contrassegnate da un numero e recanti l'area di provenienza.In particolare, le cassette riguardanti la «casa repubblicana» sullaVelia sono 33, i due frammenti presi in esame sono riposti nellacassetta n. 28.

5) G.P. CAMPANA, Antiche opere in plastica discoperte, raccoltee dichiarate da G.P. Campana, Paris 1842.

o) V. POULSEN, Catalogne des terres cuites grecques et romains,Copenhague 1949, p. 49, 106, pi. XLII.

7) VON ROHDEN-WlNNEFELD, p. 157, tav. CXL, 2.

8) Invisibilia. Rivedere i capolavori vedere i progetti (cai. mo-stra a cura dì M.E. Tittoni, S. Guarino), Roma 1992, pp. 166-167,fig. n. 379, n. inv. 3368; VON ROHDEN-WINNEFELD, tav. XXVII;A.M. COLINI, Antiquarium. Descrizione delle collezioni dell'Antiqua-rium Comunale ampliato e riordinato, a cura del Governatorato diRoma, Roma 1929, tav. XXXVII, 2.

9) P. BOTTARI, Del Museo Capitolino, III, Roma 1755, pp.158-159, tav. 90; P. RIGHETTI, Descrizione del Campidoglio, Roma1833, tomo I, par. II, p. 117, tav. CXVIII.

10) R. CAGNAT, V. CHAPOT, Manuel d'Archeologie romaine, Pa-ris 1910, I, p. 713, pi. 371.

11) II museo nacque per opera di Kircher nella metà del Sei-cento come raccolta antiquaria ed era allestito presso il CollegioGesuita a Roma. In seguito i reperti passarono al Museo NazionaleRomano.

U) MusNazRom, inv. 77796.

13) LUGLI, op. cit. a nota 2, p. 161; Cic. off. I, 138; per Sallu-stìo, cfr. G.B. DE Rossi, G. GATTI, Miscellanea di notizie bibliografi-che e critiche per la topografia e storia dei monumenti di Roma,BullCom 1889, p. 352.

14) S. TORTORELLA, Le lastre Campana, in AA.W., Società Ro-mana e Produzione schiavistica, II, Bari 1981, pp. 219-235.

15) G. ZOEGA, Bassorilievi Albani, Roma 1808, I, pp. 169-171,tav. 5, XXXVII.

16) Cfr., ad esempio, CAMPANA, op. cit. a nota 5, II, tav. XXX eCAGNAT - CHAPOT, op. di. a nota 10, pi. 371.

i?) S. REINACH, Repertoire de la statuarie grecque et romain,Paris 1924, IV, p. 26 n. 6.

18) DAREMBERG - SAGLIO, s. v. Priapus, pi. 5797.

19) Per quanto riguarda le vicende dei "Mercati" Traianei dopol'antichità, cfr. A. CUSANNO, II complesso fortificato "delle Milizie"a Magnanapoli, BdA LVI-LVII, 1989, pp. 91-108, con ampia biblio-grafia. Si veda anche il più recente contributo di R. MENEGHINI,Mercati di Traiano: ricerche nell'area della Torre delle Milizie. Rap-porto preliminare, AMediev XVII, 1990, pp. 419-433.

20) L'unica pubblicazione che segui ai lavori fu il breve fascico-lo di C. Ricci, II Mercato di Traiano, Roma 1929, che descriveva ilquartiere antico per somme linee. Ciò che d'altra parte ha contri-buito ad aggravare ulteriormente la disinformazione sui "Mercati"è il modo troppo precipitoso in cui furono condotti i lavori, risoltinel giro di pochi anni su un'area vastissima, con imponenti opera-zioni di sterro, di demolizione delle superfetazioni medievali e mo-derne e di ripristino pressoché integrale delle antiche cortine mura-rie, senza provvedere al contempo a documentarne le varie fasi.

21) Per un'esauriente bibliografia sui "Mercati" Traianei, v. L.UNGARO, L. MESSA, I Mercati Traianei e la vita commerciale nellaRoma antica, Roma 1989. Tra gli articoli più aggiornati sull'argo-

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51) Lo stretto corpo di fabbrica situato a nord-est dello scalonesostruisce la parete montuosa su cui passa la via Biberatica; il disli-vello tra la sommità dello scalone e il selciato della strada soprastanteè di ben rn 8, 50. Inoltre lo spessore dei muri radiali delle tabernaedel primo piano dell'emiciclo, che fanno da argine al terreno retro-stante, è maggiore nel settore meridionale dell'edificio (in prossimitàdel muro di fondo: m 2,05 contro i m 1,45 dei muri del settore anord), cioè in prossimità dello scalone, confermandoci che è proprioda questa parte che si erano attuati i maggiori sbancamenti.

52) Si veda al proposito la ricostruzione planimetrica del ForoTroiano realizzata da Italo Gisrnondi (cfr. G. LUGLI, Planimetria deiFori Imperiali, Capitoìium XLII, 1967, p. 188).

53) Si veda la ricostruzione dell'alzato del portico del Foro acura di Luigi Messa, ove si propone un'altezza complessiva di m 16,crepidine compresa (cfr. AA.W., Foro Traiano. Contributi per miaricostruzione storica e architettonica, ArchCl XLI, 1989, p. 135).

54) Basti vedere a questo proposito tutta la manualistica più omeno recente dove ApoIIodoro di Damasco viene indicato quasisempre non solo come l'autore del Foro, ma anche dei vicini "Mer-cati". Ricorderemo come in realtà Cassie Dione attribuisca ad Apol-lodoro solamente la costruzione del Foro, delle Terme sul colleOppio e di un Odeon (Cass.Dio LXIX, 3, 3). Il fatto che manchinelle fonti storiche qualunque riferimento a un insieme di edificiche possa identificarsi con quelli che noi oggi chiamiamo i "Merca-ti" Traianei, non può giustificare la convizione -- piuttosto larga-mente diffusa - che essi fossero implicitamente considerati dagliantichi come parte integrante del Foro. Nulla era più intrinseco alsignificato di foro, soprattutto in epoca imperiale, dell'idea di spaziourbano chiuso, perfettamente risolto in se stesso, volutamcnte isola-to dal resto della città con mura alte e impenetrabili. Ci sembra anziche il Foro Traiano assommi queste caratteristiche in modo addirit-tura più esasperato rispetto alle piazze realizzate precedentemente.

55) II timpano spezzato è documentato già nel Ninfeo Doricoad Albano nel I sec. a.C. La sua diffusione, soprattutto a partiredal II sec. d.C., sarebbe da connettersi alla maggiore articolazioneche vengono ad assumere le facciate un pò ovunque, fatto checomporta come logica conseguenza la scomposizione dell'elementofrontonale.

56) G.T. RIVOIRA, Architettura romana, Milano 1921, p. 142.

57) Valga anche il confronto con le porte dei Leoni e dei Borsa-ri a Verona.

58) Si veda più avanti.

59) Cfr. BLOCH, op. cit. a nota 23.

60) L'emiciclo ha in definitiva il valore di un propylon che indu-ce a entrare nella "città" situata alle sue spalle. Possiamo pensareche la somiglianzà dello schema della facciata con quello delle porteurbane, già intuita dal Rivoira op.cit.a nota 56, fosse effettivamenteun fatto voluto.

6D BARTOLI, op. cìt. a nota 22, tav. CCCCXIX.

62) È pubblicata in Ricci, op. cìt. a nota 20.

63) BARTOLI, op. cit. a nota 22, taw. CCCLXXII, CCCLXXVII,CCCLXXXVUI, CCCLXXXTX, CCCXC, CCCXCV.

64) Per quanto riguarda la datazione del Foro Traiano è super-fluo sottolineare che i significati ideologici sottintesi nella planime-tria ci obbligano a collocare la progettazione del complesso, nelleforme che ci sono conosciute, perlomeno dopo la conclusione dellaprima guerra dacica (101-102). Per il resto l'unico dato sicuro di cuidisponiamo per datarne la costruzione sono i bolli laterizi rinvenutinella basilica Ulpia e nelle biblioteche i quali ci rimandano intornoal 110 (cfr. BLOCH, op. cit. a nota 23, pp. 57-61).

ó5) Considerando che gli sbancamenti dovevano procedere, co-me è ovvio, dall'alto in basso, si presume che la prima pur parzialee provvisoria sistemazione delle strutture di contenimento dei livellisuperiori fosse addirittura anteriore all'emiciclo. Segnaliamo a que-

sto proposito che la tecnica edilizia dei muri portanti dei piani infe-riori di diverse fabbriche situate nella parte alta del quartiere -contraddistinta da un tipo di laterizio giallastro e relativamente fria-bile, e sovente presentando un marcapiano in bipedali a due terzidella parete — è differente da quella dei piani soprastanti, ove sigeneralizza l'uso di mattoni di color rosso e impasto durissimo,assimilandosi piuttosto a quella del pian terreno dell'emiciclo, giàdatata dal Lugli agli anni di Domiziano.

66) Questo lavoro costituisce lo sviluppo di una parte della tesidi laurea, assegnata dalla prof. L. Guerrini e discussa nel dicembre1986. Desidero ringraziare la dott.ssa R. Paris per i consigli e l'ami-chevole aiuto; la dott.ssa L. Nista che ha concesso la pubblicazionedei pezzi scultorei; il dott. E. Gatti per aver gentilmente consentitola riproduzione di un foglio della Carta Archeologica del Lazio diP. Rosa.

67) MusNazRom, inv. 115490.

68) MusNazRom, inv. 115489.

69) MusNazRom, inv. 115491-115492 (cfr. VON ROHDEN-WlNME-FELD, tav. CXXII).

70) MusNazRom, inv. 115493-115494 (cfr. VON ROHDEN-WlNNE-FELD, tav. CXXIII/Ì).

71) Museo Nazionale Romano, registro inventariale: «Inv. N.115495, due frammenti di mosaico a pìccole tessere colorate bian-che, verdi, azzurre e rosa. Non si riconosce il motivo decorativo, unpetalo(?). Sul frammento più grande era il bordo, ornato da una filadi tessere scure e quattro bianche, alternate ad una fila di tesserebianche e da un'altra di tessere nere; N. inv. 115496, cerniera diferro lunga cm. 255; N. inv. 115497, pezzo di piccola fistula acqua-ria di piombo con l'iscrizione: ELI FELICIS; lungh. 0,34, diam.0,045». Questo materiale oggi non è più reperibile.

72) In particolare cfr. la tavoletta IGM di Tor Sapienza (F. 150IV SE) con appunti di R. Lanciani (tra il 1894 ed il 1909) e le cai-tedel suburbio orientale di Th. Ashby (1902), riportate in L. QUILICI,Collatia, Forma Italiae X, Roma 1974, pp. 23-24, figg. 7-8.

") P. SPINETTI, Carta dell'Agro romano, Roma 1914, n. 233:«Pantano Vecchio - proprietarì: Borghese». La tenuta si estende trala via Prenestina e la via Casilina, il fosso di Torre Angela ed il fossodell'Osa.

74) Per quanto riguarda lo studio delle vicende della Tenutadì Pantano, cfr. in particolare G. TOMASSETTI, La Campagna roma-na, antica, medievale e moderna, III, Roma 1913, pp. 492-496;un'analisi più sommaria si trova in A. NlBBY, Analisi storico-topo-grafica-antiquaria della Carta dei dintorni di Roma, II, Roma 1848,pp. 88 ss.

75) in QUILICI, op. ci!, a nota 72, pp. 453-454, l'autore, purinserendo l'elenco dei nove pezzi del Musco Nazionale Romano nelparagrafo n. 349, sembra escludere l'ipotesi che si tratti di repertiprovenienti dal Casale La Borghesiana: «Le indicazione relative (aipezzi) conservati presso l'archivio della Soprintendenza alle Antichi-tà di Roma, pongono tali scoperte sotto l'indice della via Casilina,possiamo forse ritenere che queste siano avvenute nella parte meri-dionale della tenuta». E' utile fare alcune precisazioni rispetto ainumeri d'inventario riportati nell'elenco inserito nel paragrafon. 349 dell'opera del Quilici; in particolare le due teste indicate coni numeri di inventario 115491 e 115492 sono in realtà, rispettiva-mente, 115489 e 115490; le lastre Campana riportate con i numeridi inventario 115493, 115494, 115489 e 115425 sono, rispettiva-mente, 115491, 115492, 115493 e 115494.

76) Le strutture in questione sono riprodotte nel IX foglio dellaCarta Archeologica, oggi conservata presso gli uffici della Soprin-tendenza a Palazzo Altemps.

77) In QUILICI, op. cit. a nota 72, p. 453, l'autore ritiene che lestrutture annotate dal Rosa siano da identificarsi con una villa(n. 349).

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78) Per notizie più dettagliate sulla Carta del Rosa, si rimanda aE. GATTI, II ritrovamento della Carta Archeologica del Lazio di Pie-tro Rosa, BullCom LXXXII, 1970-71, pp. 143-145.

79) Cfr. nota 72.

80) MusNazRom, inv. 115491. Cfr- VON ROHDEN-WINNEFELD,pp. 54-56, tav. CXXII. Quinci, op. di. a nota 72, p. 453, in cui,nell'elenco dei pezzi sotto la lettera a) viene fornito un confrontocon la tav. CXXI anziché con la tav. CXXII dell'opera di Von Roh-dcn-Wi nnefeld.

81) VON ROHDEN-WlNNEFELD, lav. CXXII.

82) Cfr. VON ROHDEN-WlNNEFELD, p. 56.

83) Negli studi si registra una lieve differenziazione cronologicae stilistica: F.L. BASTET, Proposta per una classificazione del TerzoStile pompeiano, Archeologische Studicn van het Nederlands Insti-tuutte Rome, 4, Den Haag 1979, pp. 39-41, tav. XIV, 25, inquadra'a parete nel III stile Ib ; nella scheda del voi. Ili di Pitture e pavi-menti di Pompei, Roma 1986, p. 540, la stessa è riferita al III stile acandelabri. Una riproduzione grafica dell'affresco dell'intera paretenord, oggi quasi del tutto evanido, è riportata in A. MAU, Paretedipinta della casa antica scoperta nel giardino della Farnesina, AdiLIV, 1882, tav. d'ag. y.

84) MusNazRom, inv. 115492. Cfr. VON ROHDEN-WINNEFELD,pp. 54-56, tav. CXXII.

85) VON ROHDEN-WlNNEFELD, p. 55, fig. 104.

86) MusNazRom, inv. 115493. Cfr. VON ROHDEN-WINNEFELD,pp. 52-54, fig. 100, tav. CXXIII/1.

87) Cfr. VON ROHDEN-WlNNEFELD, pp. 52-54.

88) VON ROHDEN-WlNNEFELD, p. 53, fjg. 100.

89) Cfr. A. MATURI, La Villa dei Misteri, Roma 1931,pp. 152-155, fig. 59.

90) Cfr. VON ROHDEN-WINNEFELD, p. 54.

91) In questo caso, però, il modello fu recepito sicuramenteprima della produzione pittorica (per la datazione del fregio deiMisteri cfr. in particolare U. PAPPALARDO, Nuove osservazioni sulfregio della villa dei Misteri a Pompei, in La regione sotterrata dal-Vesuvio, studi e prospettive, Atti del Convegno Internazionale, Na-poli 1982, pp. 599-634, soprattutto le pp. 611-615, ivi bibl.) e proba-bilmente alcuni decenni più tardi nei rilievi Campana.

92) MusNazRom, inv. 115494. Cfr. VON ROHDEN-WINNEFELD,pp. 52-54, tav. CXXIII/1.

93) Dal registro inventariale, nell'archivio della Soprintendenza,si ricava che il pezzo inv. 115494 appena giunto al Museo si presen-

tava in uno stato di conservazione migliore dell'attuale. Infatti si fariferimento ad un « coronamento di palmette» (relativo alla cornicesuperiore della lastra), oggi non più conservato. L'altezza del pezzoera pari a cm 19,5, la larghezza è rimasta invariata. La scena rap-presentata, comunque, non veniva identificata.

94) Va sottolineato a questo proposito che nel registro inventa-riale si nota che «forse la figura era alata».

95) Cfr. VON ROHDEN-WlNNEFELD, pp. 52-54.

96) MusNazRom, inv. 115490.

97) In B.M. FELLETTI MAI, L'Afrodite pudica, ArchCl, IH, 1,1951, pp. 62-65 ha raccolto, sotto il tipo Dresda-Capitolino, un elen-co di 101 copie. A questo elenco vanno aggiunte la replica in esameed una testa da Ostia di cui si tratterà più avanti.

98) W. FUCHS, La scultura greca, Milano 1982, pp. 209-210,fig. 257. Sul tipo Capitolino si veda inoltre E. LOEWY, Die griechi-sche Plastik, Leipzig 1920, p. 88; G. DICKINS, Hellenistic Sculpture,Oxford 1920, p. 25, fig. 18; L. ALSCHER, Griechische Plastik, IV,Berlin 1957, p. 187, I 47a; M. BlEBER, The Sculpture of thè Helleni-stic Age, New York 19612, p. 20, figg. 34-35; R. LULLIES, M. Hffi-MER, Griechische Plastik, Mùnchen 19793, pp. 122-123, fig. 245.

99) D. VAGLIERI, Ostia. Scavo nelle Terme e nella Caserma deiVigili, NSc 1911, p. 344, figg. 3-3a.

100) Per la cronologia della statua dei Musei Capitolini si Vedain particolare. H. von STEUBEN, in HELBIG*, pp. 128-130, n. 1287;FUCHS, op. cit. a nota 98, p. 210.

101) MusNazRom, inv. 115489.

102) W. KLEIN, Praxiteles, Leipzig 1898, elenco a p. 212.A questi esemplari si deve aggiungere la testa del Museo NazionaleRomano, rinvenuta posteriormente.

103) Cfr. G. LIPPOLD, Die Griechische Plastik, in Handbuch derArchàologie III, 1, Mùnchen 1950, p. 252, nota 3; J. CHARBON-NEAUX, Recensione a G. LIPPOLD, Die Skulpturen des VaticanischenMuseums. 3, 2, Gnomon 29, 1957, p. 458; BlEBER, op. cit. a nota98, p. 38.

104) cfr. J. FRIEDLAENDER, Neue Erwerbungen des K. Miinzka-binets, AZ 1869, p. 97, tav. 23, 2-3.

105) Cfr. O. VASORI, in Museo Nazionale Romano, I, 1, Roma1979, pp. 104-105, n. 78 (n. inv. 550), ivi bibl. La statuetta è datataal periodo adrianeo.

106) Cfr. W. FROEHNER, Notice de la Sculpture antique du Mu-sée National du Louvre, I, Paris 1874, n. 262; Encyclopédie Photo-graphique de l'Art, le Musée du Louvre, III, Paris 1938, tav. 205.

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