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Recente colorazione con fluoresceina delle acque sotterranee nel Supramonte di Urzulei (Sardegna) LAUrA SANNA 1 , SALvAtOrE CAbrAS 2 Riassunto Ottenuta prova certa dell’esistenza di un collettore carsico tributario della sorgente di Su Gologone, nell’ultimo quinquennio gli speleologi sardi hanno proseguito e intensificato l’at- tività esplorativa nel settore sud del Supramonte. La geometria della sua idrostruttura sta prendendo forma grazie ai risultati di una serie di test idrogeologici realizzati a cadenza gros- somodo biannuale, l’ultimo dei quali teso all’individuazione dei rapporti di deflusso tra il tor- rente ipogeo della grotta Mandara ‘e S’Uru Manna e le altre cavità con scorrimento idrico perenne. Approfittando della prolungata fase di magra dell’estate 2006, all’inizio di settem- bre si è proceduto alla diluizione di 1 kg di fluoresceina nel corso d’acqua interno alla cavità e contemporaneamente al monitoraggio con captori delle grotte ipoteticamente in grado di intercettare il tracciante. A pochi giorni dall’immissione, le acque a valle del sifone di S’Eni ‘e Istettai, punto nevralgico del fiume sotterraneo S’Edera-Su Gologone, sono risultate posi- tive. La grotta Mandara ‘e S’Uru Manna rappresenta dunque un segmento della grande rete di drenaggio profondo che alimenta la sorgente di Su Gologone, e il suo torrente, compien- do un tragitto ignoto di circa 2 km per un dislivello di circa 400 m, costituisce quindi un affluente del Collettore. Con questa nuova tessera, l’articolato mosaico del sistema carsico supramontano si configura sempre più interessante e spunto per ulteriori ricerche. Parole chiave: colorazione, acquifero carsico, Supramonte, Sardegna Abstract Since the discovery of a karst conduit (locally called Collettore) which drains groundwater towards Su Gologone spring, some Sardinian speleologists, in the last five years, have been continuing and intensifying explorations in the south of Supramonte. The hydrostructural features of this area are gaining shape thanks to several hydrogeological researches in karst aquifer, which have been tested every two years. The last one had the aim to investigate the relations between the flow of the cave stream of Mandara ‘e S’Uru Manna and the other underground perennial cave rivers. Since the summer 2006 was a very dry one, in the early September 1 kg of fluorescein was injected directly into the cave stream and some dye recaptors were placed simultaneously into all the caves that were potentially able to intercept the dye. Shortly after the injec- tion, the dye was detected in S’Eni ‘e Istettai, a key cave in the S’Edera-Su Gologone underground river. Results of this new dyeing show that the Mandara ‘e S’Uru Manna cave is a segment of a wider deep drainage network which feeds Su Gologone spring, and that its cave stream, which runs for a distance of 2 km and for a depth of 400 meters, is an affluent of the Collettore. This dye-tracing test provides local infor- mation on the hydrogeologic mosaic of the intricate karst system of Supramonte, but there’s still no compre- hensive understanding of the overall hydrodynamics; further researches are necessary. Keywords: dye tracing, karst aquifer, Supramonte, Sardinia 1 Associazione Speleologica Progetto Supramonte: [email protected] 2 Associazione Speleologica Progetto Supramonte: [email protected] Atti del XX Congresso Nazionale di Speleologia, Iglesias 27-30 aprile 2007 – Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia, s.II, vol. XXI, 2008 575

Recente colorazione con fluoresceina delle acque sotterranee nel Supramonte di Urzulei, (Sardegna)

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Recente colorazione con fluoresceina delle acque

sotterranee nel Supramonte di Urzulei (Sardegna)

LAUrA SANNA1, SALvAtOrE CAbrAS2

Riassunto

Ottenuta prova certa dell’esistenza di un collettore carsico tributario della sorgente di SuGologone, nell’ultimo quinquennio gli speleologi sardi hanno proseguito e intensificato l’at-tività esplorativa nel settore sud del Supramonte. La geometria della sua idrostruttura staprendendo forma grazie ai risultati di una serie di test idrogeologici realizzati a cadenza gros-somodo biannuale, l’ultimo dei quali teso all’individuazione dei rapporti di deflusso tra il tor-rente ipogeo della grotta Mandara ‘e S’Uru Manna e le altre cavità con scorrimento idricoperenne. Approfittando della prolungata fase di magra dell’estate 2006, all’inizio di settem-bre si è proceduto alla diluizione di 1 kg di fluoresceina nel corso d’acqua interno alla cavitàe contemporaneamente al monitoraggio con captori delle grotte ipoteticamente in grado diintercettare il tracciante. A pochi giorni dall’immissione, le acque a valle del sifone di S’Eni‘e Istettai, punto nevralgico del fiume sotterraneo S’Edera-Su Gologone, sono risultate posi-tive. La grotta Mandara ‘e S’Uru Manna rappresenta dunque un segmento della grande retedi drenaggio profondo che alimenta la sorgente di Su Gologone, e il suo torrente, compien-do un tragitto ignoto di circa 2 km per un dislivello di circa 400 m, costituisce quindi unaffluente del Collettore. Con questa nuova tessera, l’articolato mosaico del sistema carsicosupramontano si configura sempre più interessante e spunto per ulteriori ricerche.Parole chiave: colorazione, acquifero carsico, Supramonte, Sardegna

Abstract

Since the discovery of a karst conduit (locally called Collettore) which drains groundwater towards Su

Gologone spring, some Sardinian speleologists, in the last five years, have been continuing and intensifying

explorations in the south of Supramonte. The hydrostructural features of this area are gaining shape

thanks to several hydrogeological researches in karst aquifer, which have been tested every two years. The

last one had the aim to investigate the relations between the flow of the cave stream of Mandara ‘e S’Uru

Manna and the other underground perennial cave rivers. Since the summer 2006 was a very dry one, in the

early September 1 kg of fluorescein was injected directly into the cave stream and some dye recaptors were

placed simultaneously into all the caves that were potentially able to intercept the dye. Shortly after the injec-

tion, the dye was detected in S’Eni ‘e Istettai, a key cave in the S’Edera-Su Gologone underground river.

Results of this new dyeing show that the Mandara ‘e S’Uru Manna cave is a segment of a wider deep

drainage network which feeds Su Gologone spring, and that its cave stream, which runs for a distance of 2

km and for a depth of 400 meters, is an affluent of the Collettore. This dye-tracing test provides local infor-

mation on the hydrogeologic mosaic of the intricate karst system of Supramonte, but there’s still no compre-

hensive understanding of the overall hydrodynamics; further researches are necessary.

Keywords: dye tracing, karst aquifer, Supramonte, Sardinia

1 Associazione Speleologica Progetto Supramonte: [email protected] Associazione Speleologica Progetto Supramonte: [email protected]

Atti del XX Congresso Nazionale di Speleologia, Iglesias 27-30 aprile 2007 – Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia, s.II, vol. XXI, 2008

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In un altopiano carbonatico come il Supramonte(Sardegna centro-orientale), in cui i torrenti pro-venienti dai terreni impermeabili sono inghiottitidai contrafforti rocciosi al margine del tavolato ele acque superficiali compaiono effimere solo inoccasione di eccezionali precipitazioni, la ricercadelle acque sotterranee ha inevitabilmente radiciantiche nella memoria delle popolazioni locali.Nonostante l’immagine così desolante di questodeserto di roccia, l’area supramontana rappresen-ta invece un importante acquifero carsico, tra ipiù rilevanti dell’isola in termini di portate allesorgenti e di superficie drenante. Solo da mezzosecolo però il suo studio viene integrato conosservazioni raccolte dalla comunità speleologi-ca. La geometria della sua idrostruttura sta pren-dendo forma proprio grazie al contributo fornitodai risultati di una serie di test idrogeologici chenell’ultimo lustro hanno supportato e indirizzatol’attività esplorativa degli speleologi sardi, in par-ticolare nel territorio di Urzulei.Avviate a cadenza grossomodo biannuale a parti-re dal 1999, anno in cui si ottenne la prima con-ferma dell’esistenza di un corpo idrico principaletributario della sorgente di Su Gologone(bandiera, 2000), sulle acque sotterranee chetransitano nelle cavità di questo sistema carsicosono state realizzate diverse indagini con trac-cianti artificiali. In questo lavoro riportiamo irisultati della recente colorazione con fluorescei-na (Sanna, 2006; Sanna & Cabras, 2007), che haavuto come obiettivo quello di individuare i rap-porti di deflusso tra il torrente ipogeo della grot-ta Mandara ‘e S’Uru Manna (SA/NU 2489) e lecavità limitrofe con scorrimento idrico perenne.

Inquadramento geologico

Il Supramonte costituisce un’estesa formazionecalcareo-dolomitica di oltre 300 km2, distinta in unblocco interno e uno costiero: in entrambi affiora-no terreni ascrivibili alla successione marina meso-zoica della Sardegna orientale (Golfo di Orosei,Nuoro). Questa potente serie carbonatica, spessaoltre 800 metri, registra la sedimentazione di marebasso del margine passivo sud europeo dalGiurassico al Cretaceo (Carmignani et al., 2001).La base della sequenza mesozoica giace in discor-danza sulle rocce metamorfiche e granitoidi delbasamento paleozoico con termini continentali

costituiti da lenti di sedimenti fluvio-lacustri(Formazione di Genna Selole).La sedimentazione marina comincia con arenarie astratificazione incrociata, che rapidamente evolvo-no in dolomie oolitiche (Formazione delleDolomie di Dorgali) del Giurassico medio(Amadesi et al., 1960). La transizione al successivosistema deposizionale di piattaforma carbonatica ècontrollata da una trasgressione marina in facies dirampa con una dominante produzione oolitica,oltre a locali facies recifali (Calcari di Montetului). Questi depositi si interdigitano verso sudcon calcilutiti ben stratificate a grana fine diambiente più profondo, occasionalmente connoduli di selce (Formazione di baunei) (Jadoul etal., 2007). Il suddetto sistema deposizionale è caratterizzatoda una progradazione della piattaforma, che ter-mina durante il Giurassico superiore. Nelle zonedi alto strutturale il tetto dei Calcari di Montetului è chiuso da un'esposizione subaerea coninfluenza di acque superficiali, documentata dabrecce pedogenetiche e microfacies con alghecaracee (Formazione di Urzulei) che testimonianoun evento regressivo.Nel tardo Giurassico si svilluppa un nuovo even-to trasgressivo che produce una piattaforma infacies bacinale ad est (Formazione di PedraLonga, con calcari marnosi finemente stratificati)e un più esteso complesso progradante(Formazione di Monte bardia) costituito da bar-riere a corallo-hydrozoa e calcareniti (con localisegni di slump e brecce), che diviene predominan-te estendendosi, in rapporto di downlap, sullaFormazione di Pedra Longa. Il complesso deiCalcari di Monte bardia sfuma verso l’alto inquelli bioclastici a grana grossolana organizzati incicli di spessore metrico che si assottigliano versol’alto. Al tetto si conserva la traccia di una regres-sione rappresentata da calcari marnosi con frattu-re di disseccamento (Cretaceo).Le bancate carbonatiche nel loro complesso risul-tano deformate e tettonizzate dalla dinamica ter-ziaria dell’Europa meridionale, connessa con larotazione del blocco Sardo-Corso nel Mioceneinferiore e con la contemporanea apertura delbacino balearico (Pasci, 1997). Questo stile, cor-relabile con gli eventi post-collisionali tra la plac-ca sud europea e l’Adria, ha sviluppato sulla

copertura sedimentariache andava riadattandosial basamento cristallino,un sistema di pieghe efaglie orientato prevalen-temente N-S, subordina-tamente NW-SE e NE-SW.Compresa nella porzionemeridionale della placcainterna del Supramontein prossimità del contattobasamento-coperture,l’area di indagine presentagiaciture poco inclinate, ipiani di faglie e le fratturesono sub-verticali, conmodesti rigetti, e direttiN-S, mentre un corteo dipieghe sinclinale-anticli-nale si dispone con assigrossomodo orientatiNE-SW (Fig. 1).Queste direttrici struttu-rali, insieme al condizio-namento imposto dalsubstrato impermeabileche immerge a NE, rap-presentano le vie prefe-renziali di circolazioneidrica sotterranea (DeWaele et al., 2005), un net-

work ben sviluppato in cuila formazione calcareo-dolomitica funge daacquifero, senza però tro-vare corrispondenza nelreticolo idrograficosuperficiale (tra l’altroattivo solo duranteimportanti apporti me-teorici). Il riu Flumi-neddu rappresenta l’im-pluvio principale raccogliendo gran parte deideflussi superficiali dai rilievi scistosi circostanti econvogliandoli, attraverso numerose perdite insubalveo (in particolare Sa Funga ‘e S’Abba, baduOgotza), nelle porzioni più profonde del sistemacarsico supramontano (Fig. 2). Nel suo insieme

questo sistema si configura come un vasto retico-lo di condotti a dreni interdipendenti in cui l’areadi alimentazione del comparto sorgivo nord-orientale è individuata nella rete carsica meridio-nale e il complesso S’Edera-Su Gologone funzio-na da grande Collettore dal tragitto ignoto.

Fig. 1 – Schema geologico dell’area carsica interna del Supramonte (modificato da Pasci, 1997)

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Colorazioni pregresse in breve

Il tracciamento delle acque sotterranee concoloranti artificiali è un potente strumento diindagine nell’ambito delle ricerche speleologi-che, capace di fornire inequivocabili informazio-ni sui circuiti idrici sotterranei che attraversanoun sistema carsico. Questa procedura è stataefficacemente più volte adottata nello studiodell’idrogeologia del Supramonte (tab. 1), spes-so in risposta alla scoperta di nuove cavità attra-versate da “fiumi della notte”.Già a metà degli anni 60 (Gruppo SpeleologicoFaentino, Unione Speleologica bolognese,Centro Speleologico Sardo), infatti si fece usodel blu di metilene prima (Assorgia et al., 1967),e della fluoresceina poi (Assorgia et al., 1973),per verificare la direzione di deflusso delle acqueinghiottite a Sa Funga ‘e S’Abba (prima perditadel rio Flumineddu), che risultò affluente late-rale della grotta di Sa rutta ‘e S’Edera (SA/NU588), principale punto idrovoro al margine meri-dionale del Supramonte.Si attenderà poi il programma di colorazionedell’estate 1999 (un progetto intergruppo del

Gruppo Archeo Speleo Ambientale Urzulei edel Gruppo Speleo Ambientale Sassari coadiu-vato dalla Federazione Speleologica Sarda) perutilizzare l’introduzione di tracciante comemezzo per ampliare verso sud il limite del baci-no di alimentazione della risorgente di SuGologone (SA/NU 99), dalle propaggini piùsettentrionali del Supramonte al limite ogliastri-no dell’altopiano, (bandiera, 2000; bandiera etal., 2002). Grazie all’impiego di 10 kg di fluore-sceina diluita nel torrente ipogeo di S’Edera, aquesta emergenza sorgentizia venne così defini-tivamente attribuito un drenaggio in grande col-lettore, (circa 21 km in linea d’aria e oltre 700 mdi dislivello), con 70 giorni di risposta visiva inperiodo di magra, a conferma dell’imponenteriserva idrogeologica ipotizzata all’interno dellebancate carbonatiche (Murgia, 1999; Sanna &vernier, 1993).Negli anni a seguire numerose altre prove inizia-rono a configurare in dettaglio il sistema carsicoafferente al Collettore. Nel novembre 2001, unulteriore test con tracciante organizzato dalGruppo Archeo Speleo Ambientale Urzulei edal Gruppo Speleo Ambientale Sassari (1 kg delsolito sale sodico della resorcinftaleina), indivi-duò la via dell’acqua assorbita a badu Ogotza,poco a valle delle risorgenti di Sas venas, a quota850 m slm nell’alveo del Flumineddu. A due set-timane dall’immissione infatti il ruscello all’in-terno della grotta Mandara ‘e S’Uru Manna, amezzo km dalle pozze colorate, presentò basseconcentrazione di tracciante, anche se si dovràattendere un mese per rilevarne con metodistrumentali, il picco (Sanna & Cabras, 2003).Nella primavera successiva (maggio 2002) laFederazione Speleologica Sarda, con la collabo-razione del Prof. vigna del DipartimentoGeorisorse e territorio del Politecnico di

Fig. 2 – Sa Funga ‘e S’Abba, la principale perdita in subalveonel rio Flumineddu (Foto Laura Sanna)

tab. 1 – Sintesi delle colorazioni nel Supramonte

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torino, replicò il tracciamento S’Edera-SuGologone ‘99, per acquisire indicazioni più pre-cise sulle caratteristiche e sulle potenzialità diimmagazzinamento dell’acquifero supramonta-no. Questa campagna di raccolta dati, caratteriz-zata da ridotti tempi di restituzione (circa 20giorni in regime di piena) e dall’impiego dimoderne tecniche di rilevamento (un fluorime-tro che misurò in continuo il rilascio dei 5 kg dicolorante), fu supportata dall’integrazione tra irecapiti della grotta di Su bentu (SA/NU 105),risultata zona di transito della fluoresceina(Cabras et al., 2002).Nell’autunno dello stesso anno (novembre2002) un gruppo di speleologi (che in seguitofonderà l’associazione A.S.Pro.S.) proseguì nelleesperienze di colorazione con l’obiettivo di dise-gnare la rete di connessione tra alcune cavitàlocalizzate sul versante idrografico destro delrio Flumineddu interessate da scorrimento idri-co. Con l’iniezione massiva di 1 kg di fluorescei-na nell’inghiottitoio di badde tureddu, doposoli 7 giorni si accertò il collegamento tra questopunto d’infiltrazione nel Supramonte diOrgosolo e la grotta di Su Colostrargiu (SA/NU2623), circa 500 metri ad est del punto di rila-scio, mantenendo invece in sospeso la relazionecon il torrente di S’Orale ‘e Su Mudrecu(SA/NU 2777), poco più a valle, positivo dopoun evento di piena (Crobu, 2003).Con la colorazione della tarda estate del 2004infine quello stesso gruppo concluderà il ciclo distudi idrogeologici che precedono la recenteesperienza. In quella occasione si ottenne unarisposta decisiva, anche se non risolutiva, all’an-noso interrogativo sul ipotetico percorso delCollettore supramontano, intercettando visiva-mente nelle gallerie profonde di S’Eni ‘e Istettai(SA/NU 2778) la fluoresceina immessaall’Edera (2 kg per un percorso di circa 3000metri in linea d’aria per 400 di dislivello, in 14giorni) (Crobu, 2004).

Colorazione Mandara 2006

Negli ultimi dieci anni l’attività speleologica haconcentrato le ricerche lungo il corso incassatodel rio Flumineddu (Murru et al., 1997), chetaglia in senso grosso modo diagonale i carbo-nati del Supramonte meridionale, dalle pendici

orientali del Gennargentu da cui trae origine,alla gola di Gorropu in cui abbandona la coper-tura mesozoica per seguire una rotta nord-sudad essa parallela. Lungo l’alveo effimero di que-sto torrente sono state esplorate diverse cavitàdrenanti ubicate sul versante idrografico destro,tutte caratterizzate da una zona iniziale di trasfe-rimento verticale seguita da una di drenaggioorizzontale con scorrimento idrico perenne:Mandara ‘e S’Uru Manna nell’aprile 1998(Cabras et al., 2000), Su Colostrargiu durante ilcapodanno 2000 (Crobu et al., 2000), S’Orale ‘eSu Mudrecu nell’autunno 2001 (Corongiu et al.,2002) e S’Eni ‘e Istettai nell’inverno 2002(Crobu, 2003).Nella ricostruzione del reticolo di drenaggio diquesto “Flumineddu sotterraneo” la conoscenza deirapporti di deflusso tra il torrente ipogeo dellagrotta Mandara ‘e S’Uru Manna e le altre cavitàidrovore risultava uno dei tasselli mancanti.Questa grotta infatti si sviluppa per circa 2000metri nelle dolomie basali, a quota 870 m slm, incorrispondenza del thrust di baccu Ortorgo. Ilsuo profilo è caratterizzato da una serie di pic-coli pozzi che conducono alle gallerie attive

Fig. 3 – “Waterworld”, galleria attiva dalla morfologia vadosa(Foto Laura Sanna)

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impostate lungo un asse NW-SE dalla morfolo-gia vadosa (Fig. 3). L’acqua, inghiottita a baduOgotza, vi scorre lenta verso SE, andando a per-dersi in un impraticabile sifone. Per valutarne ladirezione, nell’estate dello scorso anno è statoavviato il progetto Mandara 2006. Anche perquesto test, come nei precedenti, è stato selezio-nato un colorante organico fluorescente, il salesodico della resorcinftaleina, conosciuto anchecome sodio-fluoresceina o uranina. La natura ele caratteristiche chimiche di questo tracciante ele procedure standard di rilevamento sonodescritte in dettaglio da Forti (1986). In breve,questo colorante è quello maggiormente impie-gato negli studi delle acque sotterranee data lafacilità di rilevamento, il basso costo e la scarsatossicità (Field et al., 1995).Alcune misurazioni preliminari hanno anticipatole operazioni di tracciamento: prove in bianco,per stabilire se l’acquifero fosse ancora “inqui-nato” dalle esperienze precedenti, e di portata,per conoscere la condizione idrodinamica delsistema e stabilire la quantità minima di prodot-to da impiegare. Dopo queste valutazioni, il 2settembre 2006 si è proceduto alla diluizione di1 kg di fluoresceina (Fig. 4) a quota 750 m slm,(-120 m dall’ingresso), in corrispondenza dellaminatoio che precede il sifone su cui si sonoarrestate le esplorazioni in questa cavità (un ulti-mo tentativo di superamento è stato provato nelgennaio 2007 dallo speleosub M. Moi).Contemporaneamente sono state monitorate siacon captori di carbone attivo che attraversocampionamenti diretti, le grotte con deflussi

sotterranei che, sulla base delle conoscenze spe-leologiche acquisite, erano ipoteticamente ingrado di intercettare il tracciante; due lungo ilcorso del Flumineddu e una nella zona saturasettentrionale, alle spalle della valle del Lanaitto,e rispettivamente (Fig. 5): - Su Colostrargiu, localizzata qualche centinaiodi metri più a valle del punto di immissione, congallerie fino a 150 metri di profondità che dre-nano verso NE; - S’Eni ‘e Istettai, profonda verticale, a pocomeno di 4 km di distanza dall’ingresso diMandara ‘e S’Uru Manna, che intercetta l’attivoprincipale a -370 m, con direzione NE; - Su venadore de Corojos, galleria freatica (Fig.6) di troppo pieno tra le alluvioni del canyon ditrocos de Corojos sigillata da uno specchiod’acqua a quota 130 m slm e a circa 13 km dallazona di iniezione. Per rendere più probabile la captazione, in cia-scun recapito sono stati posizionati contempo-

Fig. 4 – Diluizione della fluoresceina nel torrente di Mandara ‘eS’Uru Manna (Foto Laura Sanna)

Fig. 5 – Punto di immissione e recapiti monitorati

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raneamente tre fluocaptori. Nello specifico, que-sti dispositivi di rilevamento del colorante sonostati collocati nel torrente al termine del SaloneLeo Mameli a Su Colostrargiu, nel fiume delSalone roberto Mulas di Istettai (Fig. 7) e nellaghetto di Su venadores de Corojos.Il sistema si trovava in condizioni di magra pro-lungata. Il punto di immissione al momento pre-sentava una portata di 0,7 l/s, lo scorrimento aSu Colostrargiu era pari a 7 l/s mentre quello delCollettore a S’Eni ‘e Istettai circa 150 l/s; le acquedi Su venadore de Corojos erano in fase di sta-zionamento idrico. Questi valori sono stati cal-colati con la costruzione di uno stramazzo,mediando dieci misure consecutive.Nell’attività sono state impiegate due squadre:una ha diluito la polvere rossa (dopo averla pre-ventivamente idratata) nel torrente ipogeo stu-diato, l’altra si è occupata dei prelievi d’acqua edel recupero dei captori (tab. 2). Questi sono

stati eseguiti a cadenza settimanale, con l’ecce-zione della cavità a trocos de Corojos nel setto-re nord, per la quale erano attesi chiaramentetempi di risposta, e quindi di controllo, più lun-ghi (le piene autunnali hanno però impedito diconcluderne il recupero).L’esame preliminare dei captori è stato eseguito(previa estrazione con una soluzione alcolica dipotassa) da Mauro Mucedda nel Dipartimentodi Chimica dell’Università di Sassari mentre leanalisi fluorimetriche di dettaglio e quelle suicampioni d’acqua sono state realizzate presso ilaboratori di fluorescenza di Idrogea Servizi(varese) da Alessandro Uggeri.

Risultati

Nonostante alcuni eventi temporaleschi abbianoarrischiato di compromettere il recupero deifluocaptori, a pochi giorni dall’immissione, nelleacque a valle del sifone di S’Eni ‘e Istettai è stataintercettata la fluoresceina, dopo un percorsosotterraneo di 2 km in linea d’aria e un dislivellodi 390 metri. Il primo arrivo si è verificato nellaseconda settimana di controllo, senza evidenzavisiva ad occhio nudo del tracciante, indicazionequesta di una forte diluizione. Questo sarà l’uni-co recapito positivo, un risultato che però nonfornirà nessun ragguaglio sul tragitto del colo-rante nell’area settentrionale del Supramonte,privo delle fiduciose conferme attese dalla grot-ta di Su venadore de Corojos dalla quale si pre-leverà un solo captore a fine settembre.I campioni d’acqua in tutti i punti monitoratisono invece risultati negativi. Questa incoerenzatra i dati acquisiti si chiarisce bene con il fattoche i prelievi puntuali di acqua risentono negati-vamente delle basse concentrazioni e non sonoin grado di registrare se il colorante sia già tran-sitato; al contrario, il carbone attivo adsorbe pertutta la durata dell’immersione, anche se nonfornisce un valore preciso e istantaneo dell’in-

Fig. 6 – L’ampia galleria freatica di Su venadore de Corojos(Foto Laura Sanna)

Fig. 7 – Posizionamento captori a S’Eni ‘e Istettai (Fotovittorio Crobu)

tab. 2 – Sintesi attività della colorazione Mandara 2006

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tervallo temporale impiegato per raggiungere ilrecapito. La stima del tempo di rilascio è dunquearbitraria, compresa tra gli 8 e i 14 giorni conuna ridotta velocità di deflusso (calcolata sullabase della distanza in linea d’aria e dell’interval-lo max di risposta) di circa 150 metri al giorno,rapida se si considera la scarsa portata del tor-rente testato (Q<1 l/s) e comunque comparabi-le a quelle misurate con le esperienze preceden-ti nelle diverse parti dell’idrostruttura. Non sievidenziano infatti sostanziali variazioni dellavelocità media tra il drenaggio a monte e quello

nei pressi della risorgen-za del sistema in fase dimagra. Non si escludonoinoltre fenomeni di“pistonaggio”, dato chela stazione meteorologi-ca di Montes (Orgosolo)a pochi km di distanzadalla grotta, ha registratonel periodo consideratodelle precipitazioni, conuna punta giornaliera di34 mm (SAr, 2006) (tab.3). Le modalità di restitu-zione del tracciante par-rebbero indicare la pre-senza di un deflusso car-sico, presumibilmenteentro un dreno che con-voglia le acque sotterra-nee inghiottite al contat-to basamento-coperturesotto le creste di MonteSu biu, e superficializza-te in corrispondenza del-l’affioramento dellefacies continentali giu-rassiche alla risorgente diSas venas (SA/NU3064), verso l’acquiferoafferente alle sorgenti diSu Gologone seguendole principali discontinui-tà tettoniche, qui indivi-duate nel thrust di baccuOrtorgo e nella impor-tante faglia N-S su cui si

imposta il profilo dell’Edera. Questa direttriceda Serra Lodunu si incurva verso Zippiri deIoso, sigillando ad est il laminatoio della SA/NU2489 e dirottando il tragitto delle sue acque sulfianco sinistro dell‚anticlinale di Monte Unnoro,dentro il Collettore, per poi dirigersi a nord.Questo elemento strutturale può spiegare la dif-ferenza di quota tra il sifone colorato in questaesperienza e il salone di Istettai in cui è compar-so il tracciante.La grotta Mandara ‘e S’Uru Manna rappresentadunque un piccolo segmento del grande retico-

Fig. 8 – reticolo idrocarsico e ipotetico percorso dei torrenti sotterranei

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lo carsico che sostiene l’acquifero carbonaticotributario delle sorgenti settentrionali dell’alto-piano supramontano e la grotta S’Eni ‘e Istettaiviene riconfermata come fulcro nel drenaggioS’Edera-Su Gologone (Fig. 8).

Conclusioni

Le eccezionali scoperte che da anni riempiono lecronache speleologiche sarde, vedono gli esplo-ratori locali impegnati tra le viscere delSupramonte alla ricerca del tragitto del fantoma-tico Collettore che attraversa questa piattaformacarbonatica mesozoica da sud a nord, per unalunghezza in linea d’aria di circa 21 km e undislivello di 850 metri, rappresentando uno deimaggiori sistemi carsici italiani. Nell’ultimodecennio nuovi input alla ricostruzione di questatrama sotterranea sono arrivati da indagini idro-geologiche realizzate con l’impiego di tracciantiartificiali: la recente colorazione con fluorescei-na del torrente di Mandara ‘e S’Uru Manna hafornito un ulteriore contributo.Questo test infatti ha permesso di individuareun collegamento idrico diretto tra la perdita dibadu Ogotza e il fiume ipogeo S’Edera-SuGologone, e quindi l’unitarietà del sistema carsi-co nel Supramonte, consentendo di accertareche la zona di alimentazione del Collettore si

estende ad ovest del Flumineddu.La grotta Mandara ‘e S’Uru Manna rappresentauna parte del reticolo di drenaggio sotterraneonell’area di assorbimento meridionale, che appa-re ben strutturata, con gallerie attive che tendo-no a svilupparsi parallelamente alle linee di frat-tura e a stabilizzarsi in prossimità del contattocon il basamento paleozoico. In base alle cono-scenze attuali si può ipotizzare che l’idrostruttu-ra sia organizzata in una serie di sistemi sub-paralleli impostati nelle dolomie e concentrati incorrispondenza delle principali faglie, con unarete idrica gerarchizzata in numerosi piccoli col-lettori che contribuiscono a veicolare rapida-mente le acque verso il dreno principale. Questofiume sotterraneo, individuato alle sue estremitàdall’inghiottitoio di Sa rutta ‘e S’Edera e dal-l’emergenza sorgentizia di Su Gologone, transi-ta nella profonda cavità di S’Eni ‘e Istettai e nelsaturo della grotta di Su bentu, ricevendo gliapporti di svariate cavità idrologicamente attive(Mandara ‘e S’uru Manna, Su Colostrargiu,S’Orale ‘e Su Mudrecu) seguendo un percorsoper lo più indefinito. È inoltre facile supporre lapresenza di una zona satura di considerevolidimensioni in grado di immagazzinare grossiquantitativi di acque sufficienti per garantirel’elevate portate misurate nelle sorgenti setten-trionali, anche in condizione di magra.Il quadro che emerge si fa tuttavia estremamen-te complesso soprattutto per l’evidente discor-danza tra la rete idrografica superficiale e il baci-no idrogeologico cui sottende, ora ancora piùmarcata. rimane da stabilire l’interconnessionetra alcune cavità (Su Colostrargiu e S’Orale ‘e SuMudrecu, e i loro relativi rapporti con ilCollettore), ma soprattutto se la totalità delleacque del complesso si diriga verso SuGologone o se invece non preferisca convo-gliarne una parte verso le risorgenti di Gorropue di San Pantaleo, e quindi posizionarne conprecisione i relativi spartiacque sotterranei.Utili indicazioni a riguardo potrebbero venire dafuture esplorazioni, mentre per considerazionispecifiche sulle caratteristiche idrodinamichedell’acquifero, come velocità reale del deflussoipogeo e andamento della concentrazione deltracciante all’interno del sistema, sarà necessarioeffettuare studi più raffinati.

tab. 3 – Precipitazioni dell’estate 2006 nel Supramonte meri-

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Ringraziamenti

Questa campagna di studio è stata svolta nel-l’ambito delle attività della AssociazioneSpeleologica Progetto Supramonte (perA.S.Pro.S.: Silvia Arrica, Salvatore Cabras, CarlaCorongiu, vittorio Crobu, Paolo Marcia,Gianluca Melis, Antonio Saba e Laura Sanna),con l’insostituibile collaborazione di MauroMucedda e Alessandro Uggeri e la preziosa par-tecipazione alle fasi operative del test di AntonioMurru, Mario Mereu, Ida Cabras del GruppoArcheo Speleo Ambientale Urzulei, di LauraDotti, Stefano Schintu, roberto Masia delGruppo Speleo Ambientale Sassari e di ElisaGungui e Fabrizio Serri dello Speleo ClubOliena. Un ringraziamento speciale va poi adAntonello Cossu per aver fornito i dati pluvio-metrici, a Simona Cuccu per la revisione dell’ab-stract in inglese e a Mauro villani per l’enormepazienza elargita nella stesura di questo lavoro.

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