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PPE.Atti VI PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Miti Simboli Decorazioni Ricerche e scavi CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI volume I

Spazi geometrici e paesaggi simbolici: codici di rappresentazione e variabilità stilistica nella produzione ceramica della cultura di Castelluccio

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PPE.Atti VI

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

Miti Simboli DecorazioniRicerche e scavi

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI

volume I

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

volume I

Centro Studi di Preistoria e ArcheologiaMilano

Miti simboli decorazioni

Ricerche e Scavi

Atti del Sesto Incontro di StudiPitigliano - Valentano 13-15 settembre 2002

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

RICERCHE E SCAVI

a cura di Nuccia Negroni Catacchio

In copertina: Il vaso che rideDisegno di Maura Baciocchi

È vietata la riproduzione anche parziale a uso interno o didattico,con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia non autorizzata.

© 2004 Centro Studi di Preistoria e Archeologia - Onlusvia Fiori Chiari 8, 20121 Milano

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

SESTO INCONTRO DI STUDIPitigliano - Valentano 13-15 settembre 2002

Direzione scientificaNuccia Negroni Catacchio

Coordinamento scientificoLaura Guidetti, Massimo Cardosa, Enrico PellegriniSegreteria: Paola Capuzzo, Martina Rusconi Clerici

Enti PromotoriUniversità degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Sezione di ArcheologiaCentro Studi di Preistoria e Archeologia - MilanoComune di Pitigliano (GR)Comune di Valentano (VT)

Enti di patrocinioIstituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaSoprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico "L. PigoriniSoprintendenza Archeologica della ToscanaSoprintendenza Archeologica per l'Etruria MeridionaleRegione Toscana - Assessorato alla CulturaRegione Lazio - Assessorato alla CulturaProvincia di Grosseto - Assessorato alla CulturaProvincia di Viterbo- Assessorato alla Cultura

Contributi diUniversità degli Studi di MilanoProvincia di ViterboComune di Pitigliano Comune di Valentano

PresidenzeGianni Bailo Modesti, Istituto Universitario Orientale, Università di NapoliAnna Maria Bietti Sestieri, Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, ChietiAlberto Cazzella, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"Daniela Cocchi, Museo Preistorico e Archeologico "Alberto Carlo Blanc"Tomaso Di Fraia, Università degli Studi di PisaMaria Antonietta Fugazzola Delpino, Soprintendenza Speciale al Museo "L. Pigorini", Roma

Presidente dell'Istituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaRenata Grifoni Cremonesi, Università degli Studi di PisaFulvia Lo Schiavo, CNR. - Istituto per gli Studi Micenei ed Egeo Anatolici, RomaAnna Maria Moretti Sgubini, Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale, Roma

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDICoordinamento, redazione e impaginazioneLaura Guidetti con la collaborazione di Martina Rusconi Clerici

Alla redazione e stampa del volume ha contribuito finanziariamente la Provincia di Grosseto

SPAZI GEOMETRICI E PAESAGGI SIMBOLICI:CODICI DI RAPPRESENTAZIONE E VARIABILITÀ STILISTICA

NELLA PRODUZIONE CERAMICA DELLA CULTURA DI CASTELLUCCIO

Introduzione: novità e diversità della classe dipintaLa cultura di Castelluccio, che in termini di cronologie calibrate si colloca tra il 2100 e il 1600

a.C., rappresenta, per la sua ampia estensione geografica, il primo grande fenomeno culturale uni-ficante il Bronzo Antico siciliano (Bernabò Brea 1958, pp. 104-114; Tusa 1992, pp. 348-422; Cul-traro 1996) (fig. 1A). L'elemento di novità è rappresentato dall'articolata varietà morfologica e sti-listica della produzione vascolare che si distingue da quella del precedente orizzonte tardo-eneoli-tico di Malpasso-Chiusazza per la diffusione di nuove forme, come il bacino su alto piede e latazza-boccale, e soprattutto per l'introduzione della tecnica decorativa a dipintura Dark-on-Light(fig. 1B). Si tratta di una classe ceramica per la quale manca ancora oggi una corretta classificazio-ne delle forme e dei motivi decorativi, anche se alcuni tentativi sono stati elaborati su scala ridot-ta e limitatamente a specifici comprensori (Pacci 1982; Cultraro 1996, 1997a).

Benché rimanga a tutt'oggi aperto il problema della filiazione di questa produzione vascolarecon la classe eneolitica di Serraferlicchio (Arias 1938), occorre ribadire che la facies di Castellucciorappresenta, nell'ambito delle culture del Bronzo Antico della penisola italiana, l'unico complessoculturale contraddistinto dall'impiego di una classe ceramica decorata con motivi dipinti in brunosu chiaro. Infatti, laddove la ceramica d'impasto grigio o a superficie monocroma bruna domina ilpanorama del Bronzo Antico 1 e 2 dell'Italia meridionale, come nelle facies di Zungri-Corazzo (BA1) e di Cessaniti-Capo Piccolo (BA 2) in Calabria (Marino-Pacciarelli 1996), o quella di Rodì-Tin-dari-Vallelunga nella costa tirrenica della Sicilia (Bernabò Brea 1958, pp. 114-115), la produzionedipinta in bruno su chiaro della cultura di Castelluccio costituisce un vero e proprio unicum nelcontesto italiano e, più in generale, del Mediterraneo occidentale. Inoltre, se le facies della peniso-la italiana appena menzionate presentano tra loro un certo grado di omogeneità nel sistema deco-rativo e nella tipologia vascolare, lasciando trasparire forti affinità con l'orizzonte culturale transa-driatico di Cetina e con la sua espansione meridionale verso la Grecia (Fine Gray Ware Burnisheddell'Antico Elladico III) (Maran 1998, pp. 271-283), la produzione castellucciana risulta ancora piùisolata e priva di collegamenti formali con i coevi gruppi del Bronzo Antico 1 del comprensoriocalabro-tirrenico.

L'unico punto di contatto potrebbe essere ravvisato nella classe Dark-on-Light Painted che, nelcorso dell'Antico Elladico III, compare per la prima volta nel Peloponneso nord-orientale: anchenel caso del contesto elladico, questo gruppo risulta assai eterogeneo ed estraneo alla tradizionedella Grecia continentale, rivelando elementi di ascendenza anatolica insieme ad altri riferibili algruppo cicladico di Phylakopi I (Rutter 1995, pp. 16, 592-595). Non può certo sfuggire che, in ter-mini di processi di trasformazione culturale, sia nella Grecia continentale che nell'Italia meridio-nale, le due classi ceramiche, la dipinta e quella grigio-brunita, seguano i medesimi canali di svi-

luppo e trasmissione, differenziandosi solo nel caso della Sicilia, dove la categoria non dipinta,risulta limitata alle regioni dell'area dei Nebrodi-Peloritani (Tusa 1992, pp. 331-348).

Allo stato attuale della documentazione, non è possibile stabilire se e in quale misura tale "diver-sità" debba essere ricondotta a fenomeni di conservatorismo culturale, accettando in tal senso l'i-potesi di stabilire un nesso filogenetico con le più antiche classi dipinte dell'Eneolitico siciliano (LaRosa 1993-94, p. 15), oppure se l'introduzione del nuovo repertorio vascolare sia da interpretare nelquadro delle relazioni tra Sicilia e Mediterraneo orientale (Bernabò Brea 1958, pp. 109-110), dalmomento che la diffusione della classe ceramica dipinta sembra coincidere, in termini di processiculturali, con la comparsa delle produzioni d'impasto grigio di tradizione transadriatica.

Il carattere di diversità e "perifericità" della produzione vascolare castellucciana acquista unamaggiore rilevanza, se esso viene posto in relazione allo stato di netto isolamento dei gruppi sici-liani all'interno del quadro di forte dinamismo che coinvolge le regioni centro-meridionali dellapenisola e le isole Eolie a partire dal Bronzo Antico 2 (Bietti Sestieri 1988). In questo scenario divistosa regressione dei gruppi castellucciani non sorprende il fatto che la sola attestazione di cera-mica dipinta, in un'area diversa dal tradizionale bacino di distribuzione, sia rappresentata dai pochiframmenti nei livelli del BA 1 della grotta San Teodoro, nel cuore dei Nebrodi, in un'area di forteinfluenza eoliana (Cultraro 1996, p. 163). Sono, infatti, i gruppi eoliani di Capo Graziano a costi-tuire gli elementi più dinamici in questa trama di relazioni e contatti transmarini che lega la Siciliae le regioni tirreniche della penisola, e non è certo casuale che lungo tali rotte si inseriscano, a par-tire dal XVII secolo a.C., i primi prospectors egei (Bietti Sestieri 1988, pp. 31-32).

Al quadro di isolamento esterno si contrappone una forte interazione interna dei gruppi castel-lucciani, che risulta ben evidente nella trasmissione di tipologie funerarie, per esempio la tombacon prospetto in muratura (Procelli 1981), e nella circolazione su vasta scala di fogge vascolari edi specifici motivi decorativi (Cultraro 1996, pp. 171-172).

Se la produzione ceramica di Castelluccio appare assai standardizzata nel repertorio vascolaree il sistema decorativo, assai limitato ma variabile nelle diverse combinazioni, sembra rispondereall'esigenza primaria di evidenziare la morfometria del vaso, l'elemento di novità è rappresentatodalla comparsa di motivi decorativi vegetali e antropomorfi: in molti casi questi elementi risulta-no inseriti nella più ampia trama di elementi geometrici che condizionano la tettonica del vaso(figg. 2-3).

La recente messa a punto di una seriazione interna, fondata sui dati provenienti da alcuni com-plessi funerari e abitativi della Sicilia orientale, ha consentito di leggere con chiarezza le linee disviluppo interno che interessano la cultura di Castelluccio (Cultraro 1997a). Lo studio dell'evolu-zione delle fogge ceramiche ha messo in evidenza che alle variazioni nella struttura e morfome-tria delle principali forme si accompagna un'altrettanta chiara trasformazione del sistema decora-tivo (fig. 1B). Generalmente, nell'ambito della letteratura paletnologica siciliana, i due temi dellaricerca sono stati indagati in maniera separata (Sluga Messina 1971; 1983). Il tentativo di leggere idue fenomeni in maniera congiunta consente di mettere a fuoco non soltanto aspetti più propria-mente "archeologici", quali l'evoluzione della tecnica ceramica e le sue trasformazioni nel tempo,ma soprattutto altri processi che, nella terminologia mutuata dalla linguistica, potremmo definiredichiaratamente "emici" (Wobst 1977; Levi 1990). Se la figurazione su ceramica viene considera-

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ta come uno dei mezzi di comunicazione non verbale ma grafico, che può essere stato utilizzatoai fini di diverse strategie di interazione, conflitto e rappresentazione sociale tra i membri di unamedesima comunità, il problema allora è quello di stabilire come veniva generato, codificato, tra-smesso e recepito tale sistema di segni.

Appunti per un'evoluzione del sistema figurativoL'esame della produzione ceramica castellucciana offre un interessante campo di indagine per

meglio definire la trama di relazioni che lega a più livelli il processo figurativo e la morfologia delleforme vascolari. La condizione ottimale per una ricerca in tale direzione è suggerita dalla possibi-lità di leggere la trasformazione del rapporto figura-forma ceramica in modo diacronico, grazieall'evidenza offerta da un gruppo di cinque depositi messi in luce nella regione occidentale del-l'Etna (Cultraro 1997a).

Nella proposta di seriazione interna formulata per la facies in esame, che ancora oggi rimanealquanto fluida in attesa di essere verificata su basi archeologiche più solide, è stato possibile deli-neare quattro ampi orizzonti cronologici, ciascuno contraddistinto da specifici tratti, sia nello svi-luppo tipologico della produzione ceramica sia nella trasformazione del sistema figurativo (Cul-traro 1996, pp. 164-170) (fig. 1B).

Sul piano dell'evoluzione dello sviluppo grafico, tuttavia, si è preferito ricondurre a tre grandiraggruppamenti le linee di trasformazione dell'apparato decorativo. Infatti, per quanto sia statopossibile suddividere, sulla base del contesto, il momento iniziale del gruppo etneo in due fasi, bendistinte sul piano della caratterizzazione tipologica, tali differenze appaiono, a livello decorativo,meno evidenti e scarsamente diagnostiche. Preferendo tentare in questa sede una lettura più ampiasulla variabilità stilistica della ceramica castellucciana, ritengo che focalizzare l'attenzione sui prin-cipali modi di espressione grafica possa fornire utili dati per ricostruire la traiettoria della figura-zione dipinta.

Gli studi di M.A. Hardin (1979; 1983) sulla natura e sulla logica strutturale dei complessi figura-tivi nella ceramica pre- e protostorica hanno permesso di identificare nelle due componenti, analiti-ca e sintetica, i due fondamenti che sottendono ogni sistema grafico: nella prima si riconosce il pro-cesso di suddividere la superficie del vaso in campi e sottocampi decorativi, mentre la secondadescrive il sistema di riempimenti interni a tali suddivisioni. La combinazione dei principali elemen-ti strutturali con quelli più propriamente disegnativi costituisce la base di partenza per una più cor-retta definizione dei diversi segni grafici e del loro sistema associativo. Infatti, dalla percezione di talidivisioni spaziali dipende l'effettiva capacità di ricostruire un sistema grafico in grado di generaredisegni complessi su ceramica sulla base di regole formali ben definite (Hodder 1982, pp. 163-165).

Nel sistema figurativo della ceramica castellucciana è possibile identificare l'azione di una rigi-da componente analitica che procede alla suddivisione della superficie vascolare secondo un siste-ma formalizzato e ripetitivo.

Nelle fasi iniziali e medie l'intero sistema figurativo della produzione castellucciana appare for-temente dominato da una rigida suddivisione del campo del vaso (figg. 2-3): nelle forme chiuse dimedia grandezza, come brocche monoansate e olle, dalla fascia che scandisce il raccordo tra ilcollo e il corpo si sviluppano ampie bande verticali simmetriche con diversi tipi di riempimento,

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come linee o file di piccoli punti (fig. 2.1). Il medesimo sistema figurativo risulta applicato alladecorazione dei bacini su piede, dove appare limitato all'esterno del sostegno cilindrico, oppureall'interno della vasca, in entrambi i casi disposto seguendo lo stesso principio di partizione dellospazio in senso della lunghezza. Inoltre, risulta estremamente importante ricordare che, per que-ste fasi iniziali e medie, alla forte articolazione dei motivi figurativi corrisponde un'altrettantaampia variabilità delle forme ceramiche, che tenderà a ridursi nello stadio successivo. Appare abba-stanza singolare il fatto che a una variegata articolazione morfologica si associ un certa standar-dizzazione e ripetitività dei motivi decorativi: prevale la tendenza a coprire la superficie del vasosecondo linee verticali, lasciando ampi campi e sottocampi che, solo in rarissimi casi, sono cam-piti con altrettanti riempitivi verticali, come sequenze di punti e sottili filetti.

Nelle fasi medio-evolute, la figurazione dipinta si espande al massimo della sua potenzialità gra-fica, includendo nuovi elementi e combinazioni di motivi sempre più articolate (figg. 2-3). Il trat-to più significativo di questa traiettoria evolutiva è rappresentato dall'introduzione di motivi deco-rativi di natura zoomorfa e antropomorfa, come raffigurazioni di quadrupedi e complesse figureumane a corpo plurimo, rivestite di una forte valenza semantica (fig. 2.2). Queste raffigurazioni siinseriscono in maniera prepotente all'interno del tessuto decorativo che ricopre il vaso, semprecollocate in quei riquadri tettonici muniti di forte visibilità e rigidamente ancorati al sistema di par-tizione metopale dello spazio.

Nel momento finale dello sviluppo della cultura di Castelluccio (figg. 2-3) la figurazione dipintasi contrae, diventando meno vistosa e articolata: i motivi fito-zoomorfi scompaiono definitivamen-te per lasciare il posto ad ampi campi rettangolari, spesso decorati con linee spezzate a tratteggio,ma il più delle volte privi di riempimento interno. È il caso dei bacini su piedi, per i quali l'ampiafascia bruna intorno al bordo della vasca (che nel sistema decorativo dei periodi precedenti rappre-sentava il primo livello analitico della decorazione) costituisce in tale caso la sola scelta grafica.

Sistemi figurativi su ceramica come vettori di informazioni Prendendo in considerazione la traiettoria di sviluppo appena tracciata, che lega congiunta-

mente la variabilità tipologica con l'articolazione dei motivi decorativi, al fine di verificare l'ipote-si di partenza, mi è sembrato opportuno isolare una specifica classe ceramica, i bacini su piede,che costituiscono il gruppo in cui le potenzialità informative del sistema figurativo risultano sfrut-tate più efficacemente che altrove. La scelta non è soltanto motivata dal fatto che, essendo la fog-gia vascolare più comune nel repertorio castellucciano, risulta anche quella con un maggiore gradodi variabilità nella tipologia e nel codice decorativo. Il bacino su piede, infatti, nell'ambito delrepertorio da mensa delle comunità castellucciane, rappresenta una foggia vascolare funzionaleall'attività di consumazione collettiva di cibi e bevande. Le recenti ricerche di L. Maniscalco (1999),nella necropoli di Santa Febronia, ai margini della piana di Catania, hanno dimostrato che il baci-no su piede rappresentava l'elemento principale del set di vasi funzionali all'espletamento di queicerimoniali connessi alla sfera funeraria. In altre parole, nell'assetto semantico delle comunitàcastellucciane, sarebbe esistita una precisa correlazione, nelle funzioni e nel significato ideologico,tra il bacino su piede impiegato nel contesto domestico e quello destinato alla pratica libatoriadella sfera funeraria: sia nel corredo esterno delle tombe sia nel vasellame in uso nel mondo dome-

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stico, il bacino su piede risulta il vaso per eccellenza funzionale a quelle attività collettive che agi-vano come strumento di coesione e di rafforzamento dei legami di un gruppo (fig. 4B).

Nell'ambito del repertorio castellucciano il bacino su piede si qualifica come la sola formavascolare che trova il suo campo di applicazione all'interno di reticoli di scambio di vario raggio:uno di questi canali è la distribuzione di cibo e bevande nel corso di cerimonie e rituali, il cui prin-cipale correlato è offerto dal rinvenimento di bacini nel complesso di vasi proveniente dal grandesantuario di Monte Grande, presso Palma di Montechiaro (Agrigento) (Castellana 1998, pp. 160-168, figg. 84-89). L'altro contesto di scambio e di esibizione è certamente l'ambito domestico, doveil bacino su alto piede può essere classificato come il principale elemento costitutivo del set damensa, strettamente connesso a un sistema di distribuzione del cibo che prevedeva la consuma-zione degli alimenti mediante l'impiego di un contenitore posto al centro del gruppo di commen-sali. Tale lettura acquista un maggiore grado di coerenza se si chiama in causa l'evidenza dellacapanna 9 di Manfria (Gela) (Orlandini 1962, pp. 40-44, fig. 17): in questa struttura di grandi pro-porzioni (lungh. 9 m ca), a pianta ellittica molto allungata, può essere riconosciuto un complessoarchitettonico di carattere collettivo, forse connesso alla distribuzione di pasti collettivi. Dall'ulti-mo suolo proviene un bacino su piede di grandi dimensioni, che potrebbe essere messo in rela-zione al sistema di preparazione e consumazione di pasti comuni, forse in occasione di visite oaltre cerimonie (Orlandini 1962, p. 42).

Il sottile filo rosso che accomuna la funzione di questi bacini attraverso i diversi contesti discambio e di servizio è offerto dalla constatazione che questo contenitore fosse sottoposto a unaesibizione continua e prolungata, acquisendo un livello e un tipo di visibilità non riscontrabile nellealtre fogge ceramiche. Tale interpretazione trova una puntuale conferma nel fatto che, nel corsodell'evoluzione diacronica del vaso, questo diventi sempre più maneggevole e robusto, espanden-do nello stesso tempo il proprio campo decorativo (fig. 1B.2-3). Come vettore di informazione, ilbacino su piede appare il candidato ideale per la trasmissione di un preciso "archivio" di immagi-ni, da un lato rispondendo a eventuali stimoli esterni o interni, dall'altro sottoponendosi a un tassodi innovazione, formale e figurativa, assai elevato. Se i bacini, come io ritengo, venivano impiega-ti soprattutto nell'ambito della sfera domestica, essi dovevano essere anche altamente visibili inaltre occasioni di socializzazione, come forme di ospitalità e matrimoni che coinvolgevano altrefamiglie o rami collaterali della famiglia stessa (fig. 4B). L'introduzione, fin dalle fasi iniziali dellosviluppo della cultura di Castelluccio, di complesse raffigurazioni su un tipo di vaso impiegato perpasti collettivi, sembra implicare che il contesto in cui l'informazione veniva trasmessa e recepitaera, in questo caso, quello del nucleo domestico.

Dal punto di vista dell'assetto decorativo, i bacini su piede contemplano una interessante com-mistione di elementi figurativi lineari con altri curvilinei. Tale opposizione non deve sorprendercie andrebbe interpretata nel quadro di quel "sistema a catena di possibili decisioni" con cui M.A.Hardin (1983, pp. 8-9), nello studio dei processi figurativi, definiva ogni sistema di espressione gra-fica. A un livello analitico, si registra la progressiva suddivisione della superficie del vaso in campie sottocampi decorativi, mentre il livello successivo, quello sintetico, rappresenterebbe il tentativodi creare riempimenti interni a queste suddivisioni tramite l'aggregazione di una serie prestabilitadi unità grafiche autonome. Attraverso la combinazione dei due livelli è possibile accedere con

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maggiore profondità alla logica e alla struttura cognitiva che regolano ogni sistema di rappresen-tazione grafica.

La logica delle immagini nella sequenza del Castellucciano etneoSe traslitteriamo le considerazioni sopra esposte in una dimensione decisamente più archeolo-

gica, la nostra attenzione deve focalizzarsi proprio sull'analisi dei segni minori (componente sin-tetica), la cui diversa combinazione e aggregazione risulta direttamente correlata al grado di varia-bilità del messaggio. Definite le modalità pratiche con cui avveniva la trasmissione del messaggioe la "lettura" della raffigurazione grafica, a un secondo livello di indagine ci si dovrà interrogare sela variabilità stilistica, riscontrata nell'analisi dei bacini su piede castellucciani, sia diretta funzionedi una qualche "variabilità" sociale all'interno del gruppo umano di riferimento.

Non potendo estendere la ricerca a tutti gli esemplari censiti, in questa sede mi limito a pre-sentare alcuni esempi per meglio definire la linea di trasformazione che interessa lo sviluppo delbacino su piede nel corso dell'età del bronzo antico. Al momento iniziale della cultura di Castel-luccio appartiene un esemplare dal complesso funerario della Grotta Pellegriti di Adrano (Cata-nia), in territorio etneo (Cultraro 1997b, p. 143, fig. 4b) (fig. 4A). Il bacino, con un basso piededelle stesse proporzioni modulari della vasca, presenta all'esterno solo una decorazione a filettilimitata al piede: la superficie interna della vasca risulta occupata da due grandi elementi a farfallae due motivi circolari a raggi, disposti in maniera simmetrica. L'intero sistema decorativo è affi-dato a un sottile gioco di contrapposizioni tra sezioni libere e altre campite: infatti, al sistema tet-tonico e astratto della decorazione sul piede si oppone la raffigurazione dell'interno della vasca chesi esprime con disegni di ampie dimensioni maggiormente liberi e in forme ricche e complesse. Ilraddoppiamento del motivo cerchio-farfalla, pertanto, risulta funzionale alla volontà di privilegia-re non tutto il vaso, ma una sola parte di esso, l'interno della vasca, destinato a contenere cibo oofferte. Ma il discorso può essere spinto più oltre: la collocazione del vaso, nel corredo esterno diuna sepoltura individuale, rafforzerebbe lo stretto legame tra l'azione rituale dell'offerta, contenu-ta nel vaso, e la stessa comunicazione rituale affidata al doppio motivo decorativo, nel quale ten-terei di riconoscere la rappresentazione di volatili e del simbolo solare.

Nelle fasi intermedie, come ho chiarito in precedenza, la decorazione dipinta raggiunge un cul-mine di vistosità e complessità assolutamente sconosciuta nell'orizzonte precedente. La superficieinterna dei bacini su piede i campi di figurazione si espandono, fino a occupare l'intero spazio. Latradizionale quadripartizione del campo cede il posto a una forte dilatazione grafica dei motivianalitici, tra i quali si inseriscono riempitivi a campitura interna, creando il classico effetto a horrorvacui. Un esempio dal deposito funerario della grotta Pietralunga di Adrano contribuisce a faremaggiore chiarezza sul livello di complessità grafica raggiunta dalla produzione castellucciana nellafase intermedia del suo sviluppo. Un bacino su piede lacunoso, munito di tre anse, di cui si con-serva solo la vasca fortemente integrata, presenta un motivo decorativo assai articolato e di nonfacile lettura (Prima Sicilia, p. 137, fig. IV.134) (fig. 3.1). Sulla parete esterna la decorazione risultalimitata a una banda a reticolo interno, desinente a coda di rondine, ripetuta tre volte nello spaziotra le anse. Più complessa appare la raffigurazione all'interno della vasca: su due registri sovrap-posti si dispiegano sagome di animali di grandi dimensioni. È possibile riconoscere, in mezzo a

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vari elementi lineari di difficile decifrazione, un quadrupede di piccole dimensioni (cane?), un ret-tile, un bovide e forse alcuni volatili. Le figure sembrano disposte su due piani paralleli, ma in molticasi si sovrappongono e non sembrano rispettare un preciso movimento direzionale.

La lettura della decorazione non lascia alcun dubbio sul fatto che siamo in presenza di un uni-cum nel panorama della ceramica castellucciana, essendo ben lontano dai parametri degli schemigeometrici e lineari che regolano il sistema di rappresentazioni. Lo schema degli animali dispostisu registri differenti potrebbe essere accostato a un gruppo di piatti-coperchio dall'ipogeo malte-se di Hal Saflieni, assegnati all'Eneolitico finale o al Bronzo Antico - Tarxien Cemetery Period (Evans1971, p. 60, fig. 10.6, tav. 35.1-2) (fig. 3.2). Le affinità risultano numerose, non solo nella scelta didecorare la superficie interna del vaso, ma soprattutto nella disposizione su due registri sovrappo-sti. Non può certo sfuggire, inoltre, che gli esemplari maltesi siano vasi connessi alla sfera del ritua-le, forse funzionali alla conservazione e distribuzione di offerte alimentari nell'ambito di cerimo-niali religiosi. Un impiego in ambito cultuale può essere ipotizzato anche per il bacino della grot-ta Pietralunga, che presenta un foro nella parte mediana, non di riparazione, ma funzionale aldeflusso di liquidi dalla vasca alla base del piede. Questa ipotesi troverebbe conferma nella collo-cazione del vaso a fianco di un grande pithos, nel corredo esterno di una tomba riferibile a un per-sonaggio maschile, collocato in una fossa delimitata da un recinto di pietre di grandi dimensioni.L'individuo era stato deposto con un corredo comprendente un brassard di steatite, alcune puntedi freccia in selce e un gruppo di corna di cervo. L'importanza dell'attività cinegetica che qualifi-cherebbe il defunto, ben indicata dagli elementi compositivi del corredo funerario, trova una pre-cisa corrispondenza, a livello semantico, nel tema della raffigurazione del vaso, in cui dominanoanimali domestici e selvatici. Siamo in presenza, in questo caso, dell'intensificazione accelerata diforme ideologiche che venivano condivise tra i membri della comunità di riferimento: il ruolo deldefunto/cacciatore viene rivitalizzato, agli occhi dei viventi, attraverso l'impiego di un vaso che sifa veicolo di specifici messaggi decodificabili attraverso la lettura dell'apparato figurativo. Infine,la stessa collocazione del bacino, all'esterno della sepoltura, non può che accrescere il valore delcontenitore come strumento del cerimoniale funerario, verosimilmente connesso alla manipola-zione di sostanze liquide, come lascia intuire il foro alla base della vasca.

Se estendiamo gli esempi all'ambito delle forme chiuse, si nota che nelle fasi medio-evolute lazona centrale del ventre di anfore o olle a corpo ovoidale risulta occupata da un motivo principa-le, quale il filetto ad appendici multiple o il cosiddetto elemento "a salamandra" (Sluga Messina1971) (fig. 2.2). Anche in questo caso si tratta di motivi dall'indubbio significato simbolico, forseispirati a elementi naturali e immaginari, che ripropongono, attraverso il sistema del raddoppia-mento simmetrico sulle parti principali del contenitore, il medesimo principio figurativo riscon-trabile nei bacini su piede. Se in questi ultimi la parte principale risulta l'interno della vasca, dovela decorazione può essere sottoposta a una maggiore espansione spaziale, nel caso delle formechiuse l'assetto volumetrico del vaso impone di privilegiare il riquadro metopale tra le due anse, avantaggio di un più rigido raddoppiamento speculare simmetrico del soggetto centrale, ma conuna minore ridondanza compositiva (fig. 1B.3).

Nella fase finale dello sviluppo della cultura di Castelluccio, si assiste a una profonda trasfor-mazione del sistema decorativo (fig. 1B.4): il dato macroscopico è offerto dalla scomparsa delle

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raffigurazioni zoomorfe e da un generale impoverimento dell'intera struttura compositiva (Cultra-ro 1997a, p. 355). Nel caso dei bacini su piede, il cambiamento più significativo può essere rico-nosciuto nella totale scomparsa della decorazione dipinta all'interno del vasca: l'intero sistema gra-fico si riduce a una sottile fascia di colore bruno ricopre l'orlo del vaso, lasciando la superficieinterna libera e priva di figurazioni. Anche sul piede e sulla vasca si registra il medesimo fenome-no di contrazione e si adotta la soluzione di impiegare il colore bruno solo in quelle parti, comeinnesto delle anse e raccordo tra il fusto cilindrico e la coppa, che risultano funzionali a eviden-ziare l'assetto volumetrico del vaso.

Conclusioni Guardando nell'insieme alle trasformazioni che interessano il sistema figurativo della ceramica

di Castelluccio nel corso del suo sviluppo, possiamo stabilire che dall'irrigidimento dei motividecorativi nella fase iniziale si passa, nel corso del momento medio, a un'espansione quantitativae qualitativa della raffigurazione, destinata a estinguersi nello stadio finale della sua evoluzione. Siadal punto di vista della produzione sia da quello della complessità grafica, la scomparsa della figu-razione dipinta, nel Castellucciano finale, sembra ricordare da vicino le traiettorie delle famosecurve della "teoria della catastrofe", caratterizzate per l'appunto da un picco di forte intensitàseguito da un totale collasso (Renfrew 1978).

Come possiamo allora spiegare l'improvvisa estensione della figurazione sui bacini su piedecastellucciani? Se l'assetto figurativo può essere un vettore di informazione sull'appartenenza a ungruppo sociale, quali implicazioni avrebbe questo cambiamento nel quadro della variabilità sociale?

Adottando le formulazioni elaborate dalla scuola anglosassone nel campo della logica struttu-rale dei complessi figurativi sulla ceramica pre- e protostorica (Hodder 1982), possiamo ridurre ilquadro, a livello teorico, a due possibili scenari interpretativi:

1. in una situazione di progressivo irrigidimento delle relazioni sociali all'interno del gruppo diriferimento, si sarebbero verificati processi di centralizzazione ideologica, con possibiliriflessi nell'elaborazione del sistema grafico-pittorico (Pollock 1983, p. 363). I tradizionalistrumenti di trasmissione risulterebbero, pertanto, fortemente obsoleti e inefficaci e sareb-bero sostituiti da altri vettori informativi non più identificabili solo nell'apparato decorativodella ceramica, ma in altre categorie, come strutture architettoniche e funerarie che diven-tano sempre più complesse e dotate di forte visibilità;

2. in condizioni di trasformazioni interne ai gruppi umani, i mutamenti sociali agirebbero inmaniera più accelerata rispetto ai tradizionali sistemi informativi, in questo caso i vasi, cui èaffidata la trasmissione di messaggi: il vettore tradizionale, pertanto, si rivelerebbe ineffi-ciente, spostandosi su altri vettori comunicativi (Pollock 1983, pp. 358-359).

Il primo modello interpretativo non trova agganci nella documentazione archeologica relativaalla cultura di Castelluccio: l'analisi dell'architettura domestica e funeraria porta a concludere chequegli elementi innovativi, riscontrabili a partire da un momento medio-evoluto nella comparsadelle tombe a grotticella con prospetto monumentale e nella presenza di alcuni indicatori di rango(ossi a globuli, oggetti d'ornamento in metallo), non vadano interpretati in rapporto all'emergere

M. Cultraro110

di gruppi emergenti estranei ai gruppi familiari (Procelli 1997, p. 347), ma più semplicemente nelquadro di un riassetto della tradizionale struttura familiare a base allargata. Sembrano mancare, inaltre parole, gli indicatori di quel processo di stratificazione sociale e gerarchizzazione che apparemeglio ricostruibile per la successiva età del bronzo medio.

La seconda proposta interpretativa appare meglio applicabile alla realtà delle comunità sicilianedel Bronzo Antico: se associamo la fluttuazione quantitativa e qualitativa del sistema figurativo allasequenza interna dei gruppi castellucciani della regione etnea, si osserva che la massima espansio-ne della decorazione dipinta viene a coincidere con il momento di incremento numerico degli inse-diamenti e con la presenza di sepolture sempre più elaborate sul piano della composizione dei cor-redi (Cultraro 1997a, pp. 354-355, fig. 4). Il caso della grotta funeraria Pietralunga di Adrano (CT),esaminato in precedenza, esprime quanto la decorazione dipinta, dominata da una maggiore dila-tazione spaziale e da una struttura oppositiva verticale-orizzontale, trovi il suo diretto correlatonella variabilità tipologica e nell'introduzione dei motivi zoomorfi. In questo caso, l'articolazionedei tipi ceramici e la complessità del sistema grafico non solo rivelerebbero un chiaro sforzo dirappresentazione ideologica, ma potrebbero anche lasciare trasparire forme di competizione inseno alle tradizionali unità familiari. Gli indizi di trasformazione dell'assetto delle comunità porte-rebbero a spostare, nella fase finale della cultura di Castelluccio, i canonici vettori di informazio-ni, attraverso la sostituzione del bacino su piede con la tazza monoansata e il bicchiere a corpocarenato. Non può certo sfuggire, infatti, che la produzione finale di Castelluccio sia dominata daun numero elevato di contenitori di medie dimensioni, spesso decorati con complessi motivi (fig.1B.4). L'importanza assunta, in questa fase, dall'uso di tazze e bicchieri, a discapito del tradiziona-le bacino su piede, indicherebbe un preciso cambiamento nel sistema di organizzazione del vasel-lame da mensa e, pertanto, nei meccanismi di distribuzione e di consumazione del cibo. Il bacinosu piede continua a essere prodotto, ma viene relegato a semplice strumento impiegato nella sferadei cerimoniali funerari. Il contesto della socializzazione viene a coincidere con lo spazio dome-stico, luogo di espletamento di pasti comuni, mentre la tazza, vaso individuale per la distribuzio-ne di cibo e bevande, diventa il nuovo strumento di interazione collettiva, dove i rapidi scatti deipennelli dei vasai non sono altro che il riflesso delle strane geometrie di una incipiente segmenta-zione sociale.

Massimo Cultraro*

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 111

* CNR - Istituto per i Beni Archeologici, Catania.

Riassunto La facies di Castelluccio, che si colloca nell'ambito del Bronzo Antico 1-2 siciliano, rappresen-ta, nel panorama delle coeve culture della penisola italiana, uno dei rari esempi di adozione delladipintura in bruno su fondo rosso nella produzione vascolare. Si tratta di una classe ceramicaper la quale manca ancora oggi una più precisa classificazione delle forme e dei motivi decora-tivi: per questi ultimi il fatto di maggiore rilievo è la comparsa di motivi figurativi vegetali eantropomorfi che, in molti casi, risultano inseriti in un'ampia trama di elementi geometrici.Prendendo avvio dal dibattito sui modelli antropologici del "social interaction" e del "informa-tion exchange", formulato in anni recenti nell'ambito delle scuole anglosassoni, si è tentato diricostruire i diversi gradi di formazione e sviluppo del sistema decorativo. L'analisi dei princi-pali complessi castellucciani ha offerto una valida griglia di riferimento per tentare una letturadiacronica delle linee di trasformazione del sistema pittorico, dall'introduzione dei motivi antro-pomorfi fino alla loro scomparsa, nell'ultimo stadio di evoluzione della cultura in esame.

Abstract Conventional accounts of the Castelluccio's pottery assemblage in Sicilian EBA have taken theexplanation of innovation and complexity of social groups as their central issue. However, thedecorative system, which represents the unique matt painted pottery group among the EBA cul-tures of Italian Mainland, have received little attention. This paper seeks to investigate the deve-lopment of the painted system and its rules by introducing the concept of the cognitive basis ofproductivity in a decorative style, according to the current approaches in Archaeological Cera-mics. The subdivision of the Castelluccio pottery leads to examine the changes of the graphicsystem in a diachronic perspective. In the early stage an austere model of representation definesthe decorative system, while the abundance of motives, including animal and fantastic figures,characterises the production of the middle phase. In the last period, the disappear of the figu-rative system and the reduction of the motives may reflect some important structural changesthat involve the Castelluccian communities.

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M. Cultraro112

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M. Cultraro114

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 115

Fig. 1 - A. Distribuzione dei complessi della cultura di Castelluccio; B. Cultura di Castelluccio: leprincipali forme vascolari delle quattro fasi (da Cultraro 1997a).

A

B

M. Cultraro116

Fig. 2 - Cultura di Castelluccio: i principali motivi decorativi della ceramica dipinta (non in scala).

CASTEL. 1(BA 1)

CASTEL. 2(BA 2)

CASTEL. 3(BA 3)

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 117

Fig. 3 - N. 1: Museo Archeologico Regionale di Adrano (CT), coppa su piede da Grotta Pietra-lunga; n. 2: piatto dall'ipogeo di Hal Saflieni, Malta (da Evans 1971).

M. Cultraro118

Fig. 4 - A. Museo Archeologico Regionale di Adrano (CT): coppa su piede da Grotta Pellegrini (daCultraro 1997b); B. Il bacino su piede e le sue relazioni con la sfera domestica e funeraria.

A

B

ELENCO DEI PARTECIPANTI AL SESTO INCONTRO DI STUDI

ELENCO DEI PARTECIPANTI

M. Letizia ArancioSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Lara ArcangeliSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaUfficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Paola AurinoCorso Garibaldi 24680139 Napoli

Andrea BabbiVia C.G. Gismondi 62/6400157 Roma

Costantino BacchettiSocietà Italiana di Archeologia MediterraneaVia Pier Capponi 1750132 Firenze

Paola Bagnolic/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Gianni Bailo ModestiIstituto Universitario OrientaleUniversità di NapoliPiazza S.Domenico Maggiore 1280134 Napoli

G. Antonio BaragliuRiserva Naturale "Selva del Lamone"01010 Farnese (VT)

Gabriella BarbieriSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Mario BarbieriDipartimento di GeochimicaUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Piazzale Aldo Moro 500185 Roma

Sergio BattagliniVia Simeto 1200198 Roma

Clarissa BelardelliRegione LazioViale Caravaggio 9900147 Roma

Giorgio BelluominiIstituto per le Tecnologie Applicate ai Beni CulturaliCNR, Via Salaria Km 29,300Monterotondo Stazione00100 Roma

Laura BenedettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Kristina BerggrenChemin de Trabandan 33CH 1006 LausanneSvizzera

Marco BettelliC.N.R. Istituto di Studi sulle Civiltà dell'Egeo edel Vicino OrienteVia Giano della Bella 1800162 Roma

Maria Chiara Bettinic/o Soprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Anna Maria Bietti SestrieriSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'AbruzzoVilla Comunale 266100 Chieti

Patrizia BoccoliniVia Volturno cond. Cedri 8020047 Brugherio (Mi)

Augusto BrozziSindaco di Pitigliano58017 Pitigliano (GR)

Stefano BruniVia Cardinal Pietro Maffi 1456127 Pisa

Grazia Maria BulgarelliSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico "L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma

Stefano CancelliereLaboratorio di Analisi dei Materiali Antichi Dipartimento di Storia dell'ArchitetturaIstituto Universitario di Architettura Venezia

Paola CapuzzoCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Massimo CardosaCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Francesca CarminatiVia Larga 801100 Viterbo

Alberto CazzellaDipartimento di Scienze Storiche Archeologiche dell'AntichitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Via Palestro 6300185 Roma

Elenco partecipanti614

Mario CecchiVia Fratelli Cavallotti 3526900 Lodi

Orlando CerasuoloVia F. Lucchini 3300136 Roma

Filiberto Chilleric/o Elsa PaccianiSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Andrea CiacciDipartimento di ArcheologiaUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Giulio CiampoltriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Daniela Cocchi GenickCivici Musei di Villa PaolinaVia Machiavelli 255049 Viareggio

Anna Maria ContiSocietà Cooperativa ArxVia San Giovanni in Laterano 21000184 Roma

Cecilia CremonesiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Massimo CultraroC.N.R. Istituto per i Beni ArcheologiciVia A. Di Sangiuliano 26295124 CataniaIsabella DamianiVia Oreste Tiburzi 100153 Roma

Adriana D'AvellaVia Leopardi 6080125 Napoli

Daniela De AngelisVia M.Colonna 4400192 Roma

Anna DepalmasDipartimento di Scienze Umanistiche e dell'AntichitàUniversità di SassariPiazza Conte di Moriana 87100 Sassari

Anna De SantisSoprintendenza per i Beni Archeologici di RomaVia S. Apollinare 800186 Roma

Laura D'ErmeSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Tomaso Di FraiaDipartimento di Scienze ArcheologicheUniversità di PisaVia Santa Maria 5356126 Pisa

Francesco di GennaroSoprintendenza per i Beni Archeologici di RomaPiazza delle Finanze 100185 Roma

Andea DolfiniCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Laura DomanicoThe Old West Manse25 Bute TerraceMillportIsle of Cumbrae KA28 0BA Scotland (UK)

Maria Ausilia FaddaSoprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e NuoroVia Ballero 3008100 Nuoro

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 615

Elena Fellucac/o Patrizia PetittiSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Pino FenuDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Maria Antonietta Fugazzola DelpinoSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico "L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma EUR

Francesco Galluccioc/o Orlando CerasuoloVia F. Lucchini 3300136 Roma

Paola Gnesutta UcelliVia Cappuccio 720123 Milano

Renata Grifoni CremonesiDipartimento di Scienze ArcheologicheUniversità di PisaVia Santa Maria 5356126 Pisa

Laura GuidettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Roberto Guidic/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Cristiano IaiaUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Via Palestro 6300185 Roma

Roberta Iardellac/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

M. Natalia La FerlaSocietà Italiana di Archeologia MediterraneaVia Pier Capponi 1750132 Firenze

Valentina LeoniniDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Fulvia Lo SchiavoC.N.R. Istituto di Studi sulle Civiltà dell'Egeo e del Vicino OrienteVia Giano della Bella 1800162 Roma

Romualdo Luzic/o Comune di Valentano01018 Valentano (VT)

Alessandra MassariCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Donatella MastrosilvestriVia Ezio Sciamanna 8400186 Roma

Angelo MazzocchiSocietà Xenia s.n.c.Via Croce di Piperino 22 80126 Napoli

Gianluca Melandric/o Dipartimento di Scienze dell'AntichitàSezione di ArcheologiaUniversità degli Studi di MilanoVia Festa del Perdono 720122 Milano

Monica MiariSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia RomagnaVia Belle Arti 5240126 Bologna

Elenco partecipanti616

Marco MinojaCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Adriana Moroni LanfrediniDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Anna Maria Moretti SgubiniSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Maurizio Negric/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Nuccia Negroni CatacchioDipartimento di Scienze dell'AntichitàSezione di ArcheologiaUniversità degli Studi di MilanoVia Festa del Perdono 720122 Milano

Francesco NicosiaSoprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e NuoroPiazza S. Agostino 207100 Sassari

Paolo Notinic/o Giulio CiampoltriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Elsa PaccianiSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Adriana PassariMuseo Archeologico Nazionale delle MarcheVia Ferretti60121 Ancona

Anna PassoniCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Enrico PellegriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana - Ufficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Paola PerazziSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Roberto PeriPresidente della Banca di Credito CooperativoPiazza della Repubblica458017 Pitigliano (GR)

Carlo PersianiSovraintendenza ai Beni CulturaliComune di Roma00100 Roma

Andrea PessinaSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico"L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma

Patrizia PetittiSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Raffaella Poggiani KellerSoprintendenza per i Beni Archeologici della LombardiaVia De Amicis 1120123 Milano

Elena PreselloUniversità degli Studi di TriesteVia Lazzaretto Vecchio 834123 Trieste

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 617

Attilia ProfiliAssessorato alla CulturaProvincia di ViterboVia A. Saffi 4901100 Viterbo

Francesca RadinaSoprindendenza ai Beni Archeologicidella PugliaCentro Operativo per l'ArcheologiaStrada Lamberti 70100 Bari

Simona Rafanellic/o Enrico PellegriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Ufficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Barbara RapossoCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Giulia RecchiaVia Trapani 1300161 Roma

Fabio RossiVia Pedemontana 858010 Borgo Carige (GR)

Martina Rusconi ClericiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Federica SabatiniDipartimento di Scienze del Mondo AnticoUniversità degli Studi della TusciaVia de Lellis01100 Viterbo

Giovanni Maria SantucciAssesore alla CulturaProvincia di ViterboVia A. Saffi 4901100 Viterbo

Raffaela SaraconiSindaco di Valentano01018 Valentano (VT)

Simona Sarcellac/o Lucia ImperatoriVia E. Tonzi 700135 Roma

Barbara SettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Adele SpinaVia Petrarca 3881023 Caserta - Centurano

Alberto TagliabueCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Pietro TamburiniViale Colombo 20/A01023 Bolosena (VT)

Stefania TerzoliVia Gorizia 2101100 Viterbo

Giovanni TestaVia delle Viole 957124 Livorno

Elenco partecipanti618

Anna Maria Tunzi SistoSoprintendenza Archeolodica della PugliaPiazza Umberto 170100 Bari

Sebastiano TusaVia Pietro Bonanno, 6190142 Palermo

Alfredo UbaldiCase Sparse Vignagrande 58010 Sorano (GR)

Lucia VagnettiVia Monte Zebio 2500195 Roma

Nicoletta VolanteDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Alessandro ZaniniVia Alessandro Volta 19350131 Firenze

Andrea ZiffereroDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia Roma 5653100 Siena

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

PPE.Atti I1993 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del I Incontro di Studi:

La cultura di Rinaldone, Saturnia - Farnese 1991, Milano.

PPE.Atti II1995 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del II Incontro di Studi:

Tipologia delle necropoli e rituali di deposizione, Farnese 1993, Milano, 2 voll.

PPE.Atti III1998 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del III Incontro di

Studi: Protovillanoviani e/o Protoetruschi, Manciano - Farnese 1995, Octavo, Firenze.

PPE.Atti IV2000 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del IV Incontro di

Studi: L'Etruria tra Italia, Europa e Mondo Mediterraneo, Manciano - Montalto di Castro - Valen-tano 1997, Milano.

PPE.Atti V2002 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del V Incontro di Studi:

Paesaggi d'acque, Sorano - Farnese 2000, Milano, 2 voll.

PPE.Atti VI2004 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del VI Incontro di

Studi: Miti, simboli, decorazioni, Pitigliano - Valentano 2002, Milano.

PPE.Atti VIIc.s. N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del VII Incontro di

Studi: Pastori e guerrieri nell’Etruria del III millennioa.C. La civiltà di Rinaldone a 100 anni dalle primescoperte, Viterbo 2003; Pitigliano - Valentano 2004, in corso di stampa.

Per tutte le altre abbreviazioni si fa riferimento a quelle adottate dalla Rivista di Studi Etruschi.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 619

INDICE GENERALE

Presentazione Nuccia Negroni Catacchio p. I

Volume IPRIMA SEZIONE

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

IL VASO CHE RIDE: DECORAZIONE COME COMUNICAZIONENuccia Negroni Catacchio p. 3

DISCUSSIONE p. 11

MOTIVI DECORATIVI E SIMBOLI NEL NEOLITICO ITALIANORenata Grifoni Cremonesi p. 17

IL LINGUAGGIO SIMBOLICO DELLA CULTURA DI FIORANOAndrea Pessina p. 33

NUOVE ACQUISIZIONI DELL'ARTE SIMBOLICO DECORATIVA DEL NEOLITICO FINALEDELLA SARDEGNA CON RIFERIMENTI A DOCUMENTI DELL'EUROPA OCCIDENTALEMaria Ausilia Fadda p. 39

STRUTTURA E DECORAZIONE DELLA CERAMICA RINALDONIANAMonica Miari - Nuccia Negroni Catacchio p. 51

DISCUSSIONE p. 65

L'ENIGMA DELLA SEMPLICITÀ: MOTIVI E SCHEMI DECORATIVI NELLA CERAMICA DEL GAUDOGianni Bailo Modesti - Paola Aurino p. 67

RAPPRESENTAZIONI ANTROPOMORFE E MOTIVI FIGURATI NELLA CULTURA DEL GAUDOPaola Aurino p. 83

DECORAZIONI CERAMICHE TRA L'ENEOLITICO E IL CAMPANIFORMEIN CONNESSIONE CON L'ARTE RUPESTRESebastiano Tusa p. 89

SPAZI GEOMETRICI E PAESAGGI SIMBOLICI: CODICI DI RAPPRESENTAZIONEE VARIABILITÀ STILISTICA NELLA PRODUZIONE CERAMICA DELLA CULTURA DI CASTELLUCCIOMassimo Cultraro p. 103

CORDONI & CORDONI: L'USO DELLA DECORAZIONENELLA CERAMICA DI UNA STRUTTURA PROTOAPPENNINICA DI COPPA NEVIGATAAndrea Cazzella - Giulia Recchia p. 119

ITINERARIO DI UN MITO DAL MEDITERRANEO ORIENTALE ALL'ADRIATICOAnna Maria Tunzi Sisto p. 131

ELEMENTI DECORATIVI CON VALENZA SIMBOLICA SULLE CERAMICHEDELLA FACIES DI GROTTA NUOVADaniela Cocchi Genick p. 143

IL LINGUAGGIO DELLA DECORAZIONE APPENNINICAAnna Depalmas - Francesco di Gennaro p. 155

Indice generale622

ANALISI DELLE DECORAZIONI DEI CONTENITORI DELLE CENERI DALLE SEPOLTUREA CREMAZIONE DELL'ETÀ DEL BRONZO FINALE NELL'AREA CENTRALE TIRRENICAAnna Maria Bietti Sestieri - Anna De Santis p. 165

DISCUSSIONE p. 193

DECORAZIONI SIMBOLICHE E FIGURATIVE NEL BRONZO FINALE NELLA VALLE DEL FIORACON PARTICOLARE RIFERIMENTO A SORGENTI DELLA NOVAMassimo Cardosa p. 197

DISCUSSIONE p. 207

PROTOMI VASCOLARI E CERAMICA RITUALE. ELEMENTI DI IDENTITÀ CULTURALENELLA FORMAZIONE DELLE COMUNITÀ PROTOSTORICHE MEDIO-TIRRENICHEAlessandro Zanini p. 209

OSSERVAZIONI SULLA CRONOLOGIA E SULLA DISTRIBUZIONE SPAZIALE DI ALCUNE DECORAZIONIDEL BRONZO FINALE IN ETRURIA MERIDIONALEAndrea Dolfini - Anna Passoni p. 221

IL MOTIVO DELLA RUOTA NEI FORNELLI DEL BRONZO FINALETomaso Di Fraia p. 235

DISCUSSIONE p. 245

"DIVINITÀ MIGRANTI"? POSSIBILI INFLUSSI DAL MEDITERRANEO ORIENTALENELL'ICONOGRAFIA DELL'ETÀ DEL BRONZO ITALIANAMarco Bettelli p. 247

ELEMENTI DI CONTINUITÀ NELLE RAFFIGURAZIONI A CARATTERE SIMBOLICO-RELIGIOSOTRA ETÀ DEL BRONZO E PRIMO FERRO NELLA PENISOLA ITALIANAIsabella Damiani p. 261

DISCUSSIONE p. 277

LE SIMBOLOGIE ORNITOMORFE IN ITALIA DURANTE IL BRONZO FINALE: PROSPETTIVE DI ANALISIAndrea Dolfini p. 279

LO STILE DELLA "BARCA SOLARE ORNITOMORFA" NELLA TOREUTICA ITALIANADELLA PRIMA ETÀ DEL FERROCristiano Iaia p. 307

DISCUSSIONE p. 319

SIMBOLISMO ASTRALE E SEGNALAZIONE DEL RANGO NELL'ARISTOCRAZIA TIRRENICA:IPOTESI SUL SIGNIFICATO E SULL'IMPIEGO DELLA BULLA ETRUSCA E LATINAAndrea Zifferero p. 327

CLASSIFICAZIONE, ANALISI E CRONOLOGIA DELLA CERAMICA DECORATADI STILE VILLANOVIANO IN ETRURIA MERIDIONALEDaniela De Angelis p. 339

UN VASO IN PIETRA CON IMMAGINE ANTROPOMORFA DALLA NECROPOLI DELLE ARCATELLEDI TARQUINIA. CONSIDERAZIONI STORICHE, ARCHEOLOGICHE E MINERALOGICHEAndrea Babbi - Giovanni Testa - Mario Barbieri - Stefano Cancelliere p. 351

Indice generale

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 623

LA LUNA, SIMBOLO DELLA MORTE E DELLA VITA. UNA BREVE NOTAKristina Berggren p. 371

UN SOGGETTO FIGURATO SU CERAMICA DI IMPASTO DA CAPUA: IL TEMA DEL CARROGianluca Melandri - Marco Minoja p. 375

DECORAZIONI O SIMBOLI SUI PESI DA TELAIO DELLA NECROPOLI DI JANCHINA (RC):IL MEANDRO E LA SVASTICA IN CALABRIA TRA BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERROLaura Benedetti p. 389

DISCUSSIONE p. 401

Volume IISECONDA SEZIONE

RICERCHE E SCAVI

"PAESAGGI D'ACQUE" AL MONTE ARGENTARIOMassimo Cardosa p. 405

NUOVE RICERCHE NEL VALDARNO INFERIORE FIORENTINOPino Fenu p. 417

LA CERAMICA COMUNE DEL CAMPANIFORME DELL'ITALIA CENTRO-SETTENTRIONALEValentina Leonini p. 423

PRIME RICERCHE NEL SITO DI MARRONETA TONDA NEL MUGELLO (SCARPERIA - FI)Riccardo Barbi - Nicoletta Volante p. 435

IL PROGETTO "GROTTE DI INTERESSE ARCHEOLOGICO NEL TERRITORIO DI MASSA MARITTIMA"Biancamaria Aranguren - Paola Bagnoli - Maurizio Negri p. 443

PRIME CAMPAGNE DI SCAVO NELLA GROTTA DELLA SPINOSA DI PEROLLA (MASSA MARITTIMA - GR)Biancamaria Aranguren - Roberto Guidi - Roberta Iardella p. 459

GROTTA DELLA SPINOSA A MASSA MARITTIMA (GR) SCAVO DELL'ANNO 2000:INDAGINI ANTROPOLOGICHE E PALEOPATOLOGICHE SUI PRIMI RITROVAMENTI OSSEIFiliberto Chilleri - Elsa Pacciani p. 467

LA GROTTA DELL'ARTOFAGO (GAVORRANO - GR)Biancamaria Aranguren - Paola Perazzi p. 473

PRIME RICERCHE ALLA GROTTA DELL'ARCIERE (ABBADIA SAN SALVATORE - SI)Gabriella Barbieri - Attilio Galiberti - Massimo Tarantini p. 483

LA GROTTA PERDUTA DELL'ARGENTARIO E UN COMPLESSO DEL BRONZO MEDIONEL MUSEO CIVICO DI ORBETELLOGiulio Ciampoltrini p. 491

DISCUSSIONE p. 501

L'INSEDIAMENTO APPENNINICO DI GORGO DEL CILIEGIO (SANSEPOLCRO - AREZZO)Simona Arrighi - Adriana Moroni Lanfredini p. 505

UN'ASCIA DA CAMPORGIANO E IL BRONZO FINALE IN GARFAGNANAGiulio Ciampoltrini - Paolo Notini p. 509

Indice generale624

ALLE ORIGINI DI SANSEPOLCRO: L'ETÀ DEL FERRO AL TREBBIODaniela Alberti - Andrea Ciacci - Giampiero Laurenzi - Adriana Moroni Lanfredini - Sara Uccelletti p. 519

RICOGNIZIONI E CATALOGAZIONE IN ETRURIA MERIDIONALE: ALCUNI RISULTATIClarissa Belardelli - Lorenza de Maria - Francesca Fei - Angela Toro - Rita Turchetti - Silvana Vitagliano p. 523

POGGIO OLIVASTRO. CONSIDERAZIONI SULLE FASI DI FREQUENTAZIONE NEOLITICA ALLA LUCE DELLERECENTI DATAZIONI AL RADIOCARBONIOGiorgio Belluomini - Grazia Maria Bulgarelli - Laura D'Erme - Salvatore Improta - Alessandra Vittoria Tomassi - Pierluigi Vesica p. 527

LA MONTARANA DI TARQUINIA UN SITO DELL'ETÀ DEL BRONZOTRA INDAGINI ARCHEOLOGICHE E TUTELAAnna Maria Conti - Carlo Persiani p. 539

INDAGINI DI RICOGNIZIONE NELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE:IL TERRITORIO DI CASTIGLIONE IN TEVERINA (VT)Federica Sabatini p. 549

PROTOSTORIA VIRTUALE IN ETRURIA MERIDIONALE:SIMULAZIONE DELLA NASCITA DEI CENTRI PROTOURBANIFederico Cecconi - Francesco di Gennaro - Domenico Parisi - Andrea Schiappelli p. 553

DISCUSSIONE p. 561

NUOVE ANALISI CHIMICO-MICROSTRUTTURALI E PETROGRAFICHESU CERAMICHE DI SORGENTI DELLA NOVALaura Guidetti p. 565

ELEMENTI DI CORREDO: UN'IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELLO STATUS DELLA DONNAA TARQUINIA NEL IX SECOLO A.C.Patrizia Boccolini p. 581

DISCUSSIONE p. 591

SCAVI NEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI CAMPETTI A VEIO:MATERIALI E CONTESTI DELL'ETÀ DEL FERROOrlando Cerasuolo - Arianna Bruno - Maja Gori p. 593

POSSIBILI CONTRIBUTI DELL'INDAGINE BIOMOLECOLARE IN ARCHEOLOGIA:PRINCIPI E APPLICAZIONIEnrico Cappellini - Maria Cristina Biella - Brunetto Chiarelli - Luca Sineo - David Caramelli p. 599

VOTO PER LA MONTARANA p. 609

ELENCO DEI PARTECIPANTI p. 611

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI p. 619

INDICE GENERALE p. 621

Il volume contiene gli Atti del Sesto Incontro di Studi sulla Preistoria e Protostoria in Etruria, tenutosi a Pitigliano (Grosseto) e Valentano (Viterbo) nel settembre del 2002, il cui tema monografico è stato dedicato a "Miti simboli decorazioni".Nei primi cinque Incontri di studi sono stati affrontati particolari temi dell'Etruria pre- e protostorica,individuando e mettendo a fuoco la sua specificità, analizzando i fenomeni sociali e culturali, nel quadro dei più vasti ambiti europei e mediterranei, cercando infine di ricostruirne gli antichi paesaggi.In questo nuovo incontro, nella sezione tematica si è inteso focalizzare l'attenzione sul rapporto tra decorazione e comunicazione e rispondere alla domanda: gli elementi che noi chiamiamo decorativi sulleceramiche, sui bronzi e sugli altri oggetti mobili hanno anche (o in qualche caso solo) lo scopo dicomunicare, mediante figure simboliche, informazioni e contenuti, che noi non sappiamo più leggere?Sono stati presi in esame alcuni temi specifici, quali la nomenclatura e la tipologia delle decorazioni intese come analisi di fonti archeologiche, l'analisi "topografica" della loro collocazione su specifiche parti del manufatto, l'analisi delle evidenze simboliche e delle rappresentazioni figurative e i loro possibili collegamenti con i rituali e le ideologie religiose e funerarie.Come sempre il tema ha riguardato l'Etruria in senso lato, ma per i necessari confronti sono presenti anche interventi relativi ad aree diverse, in qualche modo collegate a quelle del territorio in esame.La seconda sezione denominata "Ricerche e scavi" raccoglie gli interventi relativi agli studi e alle scoperte pre- e protostoriche effettuate in Etruria durante gli ultimi anni. Questa rassegna fornisce un quadro particolarmente articolato e vivace della ricerca e l'immagine dell'attività delle Università e delle Soprintendenze impegnate a riportare in luce le più antiche testimonianze archeologiche del territorio.