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I Stilis ttca e metr ica ttaltanra, r . 200r *-p *f EDIZIONI DEL GALLUZZO

Per un commento a Rvf 50. Parte prima, in «Stilistica e metrica italiana», i (2001), pp. 3-30

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I

Stilis ttca e metr ica ttaltanra,

r . 200r

*-p*fEDIZIONI DEL GALLUZZO

/

SOMMARIOStrvroN¡ ArsoNlco

PER UN COMMENTO A RVF 5o

PARTE PRIMA

L^ ,^n on.^ Ne la stagion che 'l ciel rapido inchiwt rnanca di un'interpreta-zione complessiva che ne indichi significato e ruolo nel Canzoniere

petrarchesco, circostanza tanto più strana in quanto posizione (cinquan-

tesima, alf insegna perciò di una inequivoca <n) e funzione anniversaria

(dieci anni dall'innamoramento) ne sottolineano I'importanza. A ciò si

aggiunge il particolare fascino che il testo ha esercitato sui lettorimoderni, riassumibile nell'alto apprezzamento leopardiano, che basta ad

ascriverlo alla trafila più eletta della tradizione lirica italiana. Il rilievoapparentemenle estrinseco trova conferma, cambiando versante, nei

molteplici e saldi legami con la tradizione antica e medievale che la can-

zone esibisce: Virgilio, Arnaut Daniel, Dante. 1

È però vero che da un lato I'assenza di forti segnali laurani, dall'altrola successione seriale dei quadri esibiti dalle singole strofe, rendono diÊficile un apprezzarnento critico circostanziato, che chiarisca il lega-

me tre I'ampia componente descrittiva e il riferimento alla tematica

r. I dati sono noti, in buona parte esposti fin dal Cinquecento, e si trovano ora rec-colti e arricchiti nel commento in Santagata 1996, dal quale risulta pure la forte implica-zione, tematica e verbale, con alcune delle zone più petrose del Canzoniere (si vedanoanche le indicazioni fornite nelle note successive). A questo commento ci si riferiràcostantemente, anche tacitarnente, nell'esporre i risultaci raggiunti dagli studi. Sarà

segnalato il ricorso ad altri commenti più antichi. Nel corso del lavoro le conversazionicon Claudia Berra e Claudio Vela mi sono state d'aiuto. lJn grazie ad entrambi.

VII Presentazione di pier Vincenzo Mengaldo

Saccl

Simone Albonico, per un commento a RVF 5o. parte pima,;:;"Ut"u"ro Mengaldo, Ancora sulla doppía redazione ili un soneuo ilí

Marco Praloran, L, allitteruz ione nell, < Inamoramento de Orlanilo >Valenrina Gntti' tchi mi darà ra voce e re parore...?> Forme der parato eir ere-menti iliscorsiyi nell, < Inam orum ento ile Ortaido,Beatrice Bartoromeo, I pimi espeimenti dí metrica barbara ner Quattrocento,

,La saffca uolgate tlí Niccolò Lelío Cosm. o

Stefano Dal Bianco, Rítmí e toni negli episodi del <Fuioso>

ti;::.i; boni' Notízia di tre odi orazíane trailotte in sestina lirica a frne

Rodolfo Zucco, Ir sonetto ana*eontico (e artre sperimentazioní,setteænreschesul sonetto)

l::il:'^*i' Lo stormíre ilel uento tra Ie Ttiante: parabola ili un,immagine leo-

Franco Gavazzeni, postilla leopariliana

Guido capov'la, sø/ 'pindaismo' metríco tra otto e Nouecento (carirucci,Pascoli, D,Annunzio)

Giuseppe E. Sansone, La Ninetta dí Bodiní

3

3r

4S

75

lr3

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207

223

259

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289

307

4 stM()NE ALU()Ntc() t,b]\ uN c()MMENT() A Rt7, 50

3. Nuovo periodo avversativo in cui a quella delle figurc prima pre-

sentate è contrapposta la situazione del poeta (st. l, r2-r4; st. II, I r-r4;lll, rr-r4; IV,4-rr).

Nella stanza | (<Ma, lasso, ogni dolor che 'I dì m'addute / cresce qualor

s'inuia / per partirsl da noi I'eterna luce>) si arriva, pur nello spazio

ridotto, a tre dipendenti e al sccondo grado di subordinazione. Nella II:<Ma chi vuol si rallegri. .. / ch'i' púr nofl cbbí anchor, non dirò lieta, / ma

riposata un'hora>, sottintendendo prirna della causale 'da parte mia nonmi rallegro'dal momento che ecc. Nella III: <...,\rnor, ttra tu allor piùnri 'nforrrre a seguir. .. /... / el lei non stringi che s'appiatta e fugge>. La

lV si espande, grazle soprattutto a unâ protrâtta prolessi causale con tri-plice coordinazione e cambio di soggetto (<Ma io, perchó s'attuffi... / et

Iasci Hispagra... /... / at pli huomhi ... /... / acquelíno i lor mali>) arric-

chita da altre accumulazioni in epifrasi (<lasci Hispagna... / et Granatâ et

Marroccho et le Colonne>) o mcno (<et gli uomini ct le donne / e 'lnrondo et gli animalir>), e grazte alla successiva coordinata e alle sue

dipendenti fino al terzo grado (<cl duolmi ch'ogni giorno arroge al

darrno, / clit' son già pur crescutdo ilì questâ voglia / ben presso al

decinr'anrro, / nó poss'indovinar chi rnc ne scioglia>).

La presenza di un medesimo schema sintattico - che nonostante laforza del /rryos (l'opposizione 'gli altrilio invece', cara già a Orazio) con-serva Lrna forte carica imrnaginativa - e di identici connettori (Quando/

Conrc, ct poi, Ma), permette alla scrittura, grazíe al mutamento degli

equilibri interni fra le parti da rr * 3 della prima stanza a 3 * rI della

quarta,2 di realízz:ire una norl comune 'var:iazione sul tema', dove iltema risiede nello schema assllnto no1l lncrlo che nel venire della sera e

della sofferellza nottlln)a. La ripetizione sintattica contribuisce esplicita-

rllente a stabilire un ulteriore legame di strofa in strofa, che si aggiunge a

quello nretrico, scontato, e a quello retorico,3 ..rnr.g.,.r-tte alla succes-

z llob¿ud r973, rtl.3. <Ehstica> nrâ cost:ìntc l:r'capfiliclura' (rilevata irì Sarrtâgâta 199ó) che collega le

stalìzc, a stabilirne una successione altrir.r-rcnti incerta. Qtranto nresso ir.l eviclenza

dall'analisi di Santagata (<L'ultir-na stanz:r è qr.rella piir elaborrta dal punto di vista c'lella

tr:ìnratrlra fonica>) è ancor pit'r significativo se si osserv¿ che i leganri fclrrici divcntano piùlorti solo cltranclo vien nrello lo schenr¿r sintattico utilizzato rrelle plinre qu¡ttro starìzc

5

alrl.rosa' confinati in precise c, a quarìto pare, predeter'rinare zone cleltesto.

Prima di riconsiderare arc'ni dei risurtati acqr,risiti dagri studi è forseperciò il caso di sottoli'eare la parricolarità si'tattica del tesro, che ncilepr¡lrc qrattro stanze riproponc un'identica costruzione, così schelrratiz_zabile.

r ' Indicazione ternporale che precisa il nrome'to del gior'o (st. I, vvr-3;st. ll, vv. r_3;st. Ilt, vv. r_3;st. IV, secoudo emistichio del v. z) .Nella stanza I è espressa cra r-rna testa lessicare 'oninalc sv'uppata cradue relative coordi'ate (<Ne la stagion che,l ciel... e che,l dì'ostro>), laseconda delle quali reggente a sua vorta u'a relativa. Nella stanza lr u'aproposrzrone rerììporalc di primo grado (<Come,l sol voJge...>) cla cuidipendono una finale (<per dar luogo>) e una .orrr.Àtirr, (<ondediscende>). Nella III unâ propostzlone temporale di primo grado(<Quando vede il pastoD)) reggente di clue completive oggettive (<calare iraggi"' e 'nbrunir le contrade>). La IV, con nlutanlento gellerale, dedica

alla precisazione tenlporare soro una porzione der seconclo verso, incu'e_a'dola all'interno della reggente fi.almente anteposta, nelra quale apre uniperbato (<gettan le tue'rbra, poi che 'l sol s'asc<¡'de, / sul duro legnoo)z' Regge'te * coordi'ate * dipencrenti di primo (st. r, rrr) e seconclogrado (st' Ir)' nelle quali vcngono presentate re azioni di alcr'e figurepostc a confronto con la conclizione del pocta (st. t,4_rr;st. Iì,4_ro; st.tll, 4-ro; st. IV, r_3).Nella stanz¿r I, alra, ca'sare implicita <uc,qgcttrosiecc.)) seguc la princi_pale: <la sra'cha vecchiarella... / racrcroppiì ì passi, cr più er piùr s,affretta;/ ct poi" ' talora è cotnorafa... / d'arcun breve riposo, ou,cila obria...¡.Nella II <l'avaro zappador I'arme riprende, / ct conparole. .. /... sgorn_bra; / et poi la

'rensa ir'qonúra / Ji pou... vivancre, / sirnili a queteghiarrde, / lc qua, -fugqctulo tutto 'l mondo ottor(l,>: dove i¡terp reto fug_gcndo cotte concessiva implicita dipe,dente daila relativa. Neila ,l il(pastor)), già nominato in quanto soggetto crella cemporale d,apertura,<drizzasr in piedi, et"' / rassattttol'erba... / tnoucla schiera sua...; / poi.../ o casetta o spelunca /...it1qitutcha: / ivi s,ara,gia et dorntc>. Nera rV,ridottissima, <i naviganti. .. / gcttanre nrembra... sul duro legno,>.

Y-_

('¡ stM()NE ALU()NtC()

sione di figurc i' cordizioni antircriche a queìle der soggetto lirico; eattua una relazione non così dissimile da quella che si stabilisce tra lestanze della sestina: là le stesse parole rima, con quâllto di fisso e ripeti-tlvo collrportâno, e una <limitatezzt di lessico che si cor-ìverte in nnaprodigiosa liberazione della parola) e une <felice coi'cidenza [...] trafonna metrica e assultto tematico)) _ qui una sintassi unissonante rnavariata 'ei rapporti tra le parti grazie al progrcssivo c lÌon clel tuttocasuale sPostamento dei limiti. In entrar¡bi i casi eler.nenti identici e altrivariati, che non si collocano in una successione lilreare sintagmatica rr-,aperseguollo la definizione di r-rn paradigma attraverso la variazione.4

Lo sche'ra sintattico evidenziato è peraltro tradizional'renre legato aquel ten.ra (opposizione tra la situazione esterna e qr-rella del soggettolirico) e ai r-nodelli a cui petl-arca guarcla. In Arnaut Daniel la situazio'edel poeta felice vie'e oppostâ

'eile prime due stanze a queila sta-gionale,-5 rlentre I)ante costruisce I'intera callzone Io so, ttuutto oppo-nendo cinque quaclri naturali invern¿rli (incentrati sr-r cielo, aria, uccelli ealtri animali, piante, acque, secondo la radiografia contini:r'a) alra situa-zio'e del poeta, l¡ai abbardo'ato da A'rore. Il co.trasro fa per'o i'nante sull'c avversativo, che con assoluta regolarità, apre il cleci.ro versodi ciascu.a stanzâ - u'ico setterario - e che co' a'aloga fu'zione eratornato, sulla scorra dello stesso modello crassico, irt Inf. II r-ó. La can-zone Jo, peraltro, serrbra voler superare l'ese'rpio clantesco proprio nelmutare progressivamente i rapporti e 'el saggiare diverse articolazionidella si'tassi in rapporro alla morfologia della starza, evita'cro la rropposchematica soluziore propria del

'roclello (og.i sranza, tranlle la pri.ra,

aperta da una fonla verbale di cui è soggetto uno clegli elementi naturaìitttllizzati per precisare la stagione, c avversativo al cleci'ro verso, pre-senza fissa di amor(e) tra deci'o e undicesi'ro verso). Significativi, inquestâ prospettiva, i legami oltre che te'atici a'che si,tattici che _5o,

4. Le citazioni cì:r v:rr.ssi r9go,2r,rJ Sulla sestir¿ i'rt¿lia si vecl¡ Frascr r992, pcrPctr¿rca t73-2t2.

I'EIì. UN (]()MMENTO A RI'/J 5O

rrella scia c7t Io sottvc¡ut(r, stabilisce con le sestine del Canzoniere: coll 22

(<A qualunque auillale alberga in terra / -.. / tenpo da travagliare è

quanro è ,l gior¡o; / na poi che'l ciel accende le sue stelle / qual torna a

casâ et qual s'anida in selva / per aver posa almeno infìn a I'alba. / / Et io,

da che comincia...>), con óó (<L'aere grâvato 1,..1 // Et ío>, non più

avversativo; rna alla quarta stanza, in opposizione alla condizione prirna-

verile della terza, <Ma, lasso, a nre non val fiorir de valli>).('

Se è evidente che la canzone dantesca fu un importante rnodello per

la canzone 5o dei RVF (si veda anche qui a p. r3), i riferimenti alla tradi-

zione sono però pitì fitti, poiché Petrarca, pur legato alle realizzaziorÅ

medievali, volle marcare un legame privilegiato con l'esetnpio virgiliano

di At,n. IV 5zr sgg. È inlarri là che, con la stessa struttura sintattica, si

presentava l'opposizionc tra il riposo che la sera concede a tutti gli ani-

rnali e il tormento a cui è destinato chi ama.

Nox erat et placidunr carpebant fessa soporem

corpora per terras, silvaeque et saeva quierant

aeqllorâ, curn medio volvuutur sidera lapsu,

cunl tacet omnis ager, pecudes pictaeque volucres,

J25 quaeqtle lacus late liquidos quaeque aspera clurnis

rllra lenen[, sonìno positae sub nocte silenti.

[enibant clrrâs et corda oblita laborun-r.]

At ttott infclix anirni Phoenissa neque tlnlquarn

solvitur in somnos octllisve aut pectore noctem

-53o accipit: iugemitlatrt curae rllrstlsque resurgens

saevit anror m¿gnoque iraruln fìuctllat aestu'

Sic acleo insistit secumque ita corde volttt¿rt...

ó. Clr l)e Robcrtis tgy¡7 [rgf)31,32-33. SLrl <gioco opp¡sitivo che regol:r I'i¡tera catr-

zoncr dantesca Al poto çiorno, cfr. Fr¿rsca r992, tz8-29. A t76-77, a proposito cli zz' rrot:t

chc <il conteDuto viene organizz:rto ilr una c:rdcrtza bipolare (e avversativa), che è forse

traccia clell¿ strlrttur¿l profonda (sintattica) c1i AI yvo giorrro l"'] linritandosi a trna bipar-

tizio¡e tentpi>r:rle (giorno-n<ttte) 1... I. Consequertzialnrettte, ll strLlttllrl ltlgico-sirrtrrtticr

¿ivicic l:i sta¡z¡ in due terzetti, in un ricercato contrasto cli luce e c'li ombra: alll confìgtt-

razione 'rclativ¡ f eccettuativa * principalc (* conrparativa tenlpor:ìle)' [t cla specchio

quella tlel successivo terzetto,'tcurpomle i principale Ì finale (irnplicita)'r; cfr- atrche

I llo-ll r e r lì5, e r9o per il forte parallclisnro logico-sintrttico delle stauze tl e v. Altri tcsti

impostati sul contr¿sto tra soffèrenza anÌorosa e riposo tlottttrtlo sollo elcncati irl l{obattd

tt¡73, t8-r9

7

\

¡jlM()NE ALU()Nt(;()PEI\ UN (]oMMENTO A /ìl/II 50

uiridi>,79-8o (il riscontro era già in Daniello; íngiuncha amplia il virgi-litno iuttco, in clausola a 48 e ^Il 72, con increr-nento che ricorda quelloarrraldiano, tutto interno, onlla -+ cnongla).7 Il calco assicura della perti-nenza di altri rilievi più sottili ma non meno certi: ché I'alternativa spc-

lunca associata al verde discende dalle ultime parole che Melibeo, già

pronto a partire (immaginiarnolo: alzato dopo il dialogo con l'amico /¿ø-

tus irr. umbra), rivolge al proprio gregge (<non ego vos posthac uiridi pro-iectus in antro>);8 e il gregge nrosso soavemente, evocâto forse dall'esor-tazione di Titiro <ite meae, quondam felix pecus, ite capellae,r, è piùcsattâmente l'<haedorum gregem)) che nella seconda bucolica Coridoneirnrrragina di <viridi cornpellere hibisco>, associato per forza di lessico.

Qui, nel desiderio dell'amante frustrato, compaiono anche le <humiliscasasr (rcsclla, capanna) che sarebbe bello <habitarer insieme. La succes-sione crba, fontane , fag¿i, riconpone, sostituendo I'indicazione genericacon una pianta delle più tipicamenre bucoliche, quella di <Muscosi'forzres

et sonlno mollior herba, / et... viridis. .. arbutus> (vll 45-46) che appuntoprotcggono e confortano gli animali durante il giorno, e vengono poilasciati per rientrare ai ripari notturni. Si tratta perciò non solo di unpezzo à Ia manière de , n.'a di un vero e proprio i'tarsio di calchi verbali e

situazioni bucoliche, la cui irnpaginazione ricorda poi un passo delCulex (che Petrarca conobbe: Feo r98tì, 6o), zoz sgg.: <Iarn quatit etbiiuges oriuts Erebois equos nox, / et piger aurata procedit Vesper ab

Oeta, / cum grege ctttnpulso pastor duplicantibus urnbris / vtdit et in fessos

requiem dare corlparât artus. / Cuius ut intrevit levior per corpora son-nus crc.)). A questi rifcrirlrenti, poi, se ne aggiungono altri piir vicini rDa

non merlo significativi: ucrga, senza riscontro verbale e fonico nel Virgi-lio bucolico, lascia riconoscere dietro di sé una più profonda allusione a

una similitudine dantesca:

7. Le sole ()ccorrcllzc dalrtesche della radice (Purg I 95 c roz) rivelano un'ascenderrzavirgiliana: in particolare la secc¡nda (<porta di tirlrd¡i sovra 'l mollc litnot), conclensa lanlernoria dei due luoghi bucolici indiceti, </ûrrosoclue palus obdtrcat pascua iurrro> e <ali-quid [ ..J / vilninibr.rs rrrol/ique paras detexere illrror. In Petrarcl itt.giunta ricorre, sempreirr rirrra con sptlurrca, soltanto l:'t t66, t-5, per cui vedi notâ 33.

fl Sotl<t attche altre le associazio¡ri tra verde-spclonca, erba-riposo: cfr. ahreno Ërl. v6-7: <aspicc', tlt ântrlrl.ì.ì / silvestris raris sparsit labrusca racen.risr, v 4.5-4ó: <Tale t¡¡r'rì car-ruen nobis, divine pocta, / c¡urle sopor fessis in grar.niuer.

9

Nel passo virgiliano cornpaiono alc'ni elementi che sarebbero poiandati a prendere posto nei quadri danteschi e in quelri petrarchesch i: síruae(Dante, st. IV), saeua acqtlora (Dante, st. v; e rreno direttamente petrarca,st. IV), ager (Petrarca, st. II), peaúes pictacque uolucrcs (Dante, st. III; petrarcast' III e V). Il verso spurio <lenibant cllras et corda oblita laborum> (quasiidentico a Acn' Ix 225, raxabant..., in analogo contesto), inortre, ritornanella pri'ra stanze, dove la vecchiarella <talora è consolata,/ d,alcun breveriposo, ov'ella oblia / la noia e ,l rnal de la passata via>.

Petrarca, perciò, imbastisce cinque stânze (co're Dante), le costruiscecon una simile, anche se lneno meccanlca, struttura ewersativa, e recu-pera insieme il cema genuina'rente virgiliano. La predilezio'e per l,autoreantico va però be' oltre, tanto che re stanze centrali II-IV, nel pìesentare letre figure dell'agricoltore, del pastore e dei naviganti che al venire dellasera trovano riposo, offrono qualcosa in più di un profilo idillico.

La sce'a dell'agricortore, aperta su una suggestione bucorica poiridotta a stereotipo (<onde discende / dagli altissimi monti rnaggiorI'onrbra,>, da Buc. I tì3) e già fruita dal l)ante della sestina, asser¡blanurrerosi sintag'ri dal libro r delle ceorpiche e riprende urì passodall'inserto rurale del libro rV (quello der vecchio di corico).

La scena del pastore risulterebbe sprovvista, stando ai comme'ti, diprecise autorizzazioni, ma si tratta forse solo di recuperare sotto la con_sunlata dissimulazione così tipica del|allusività pctrarchescâ alcuni sug_gerimer-rti che il volgare ha reso traslucidi.

Quando vede il pastor calare i raggidel gran pianera al nido ov,egli alberga,e 'nbrunir le contrade d,onente,drizzasj in piedi, et co I'usata verga,lassando l,erba et le fontane e i faggi,move la schiera sua soavemente;poi lontan da la genteo casetta o speluncadi verdi frondi ingiuncha:lvl scnza pensier' s,adagia e dorme.

L'imagcric, infatti, 'luove ancora dalla pri'ra bucolica virgiliana, e

proprio dall'invito finale e serale di ritiro attivo nella stanzaprJcedente:<Hinc tamen hanc l'ecunl poteras rcqrllcscere nocte,'' / -frortdc supcr

IO SIMoNE ALIJONI(]O PEII UN (]oMMENTo A R''I] 5O II

Quali si stanno ruminando mansele capre, state rapide e protervcsovra le cime avante che sian pranse,

tacite a l'ombra, mentre che 'l sol ferve,guardate dal pastor, che 'n su la vergapoggiato s'èe e lor di posa serve;

e quale il r.nandrian che fori alberga,Iungo il pecuglio suo queto pernotta,guardando perché fiera non lo sperga;

tali eravamo tutti e tre allotta,io come capra, ed ei come pastori,fasciari quinci e quindi d'alra grota.

La rnemoria di questo pâsso â Petrarca cloveva presentarsi non soloper lâ rima alberga '. uerga (anche dei meno perrinenti Inf. xx 44_4g eRímc cxYil), che è poi tipica nei Rv¡ per tutte le occorrenze di verga(ben sei, contro le tre del Dante della conrnedia), e per la sottile mariconoscibile filiera virgiliana (Buc. I 77-7g e II g sviluppati e voltati inpositivo); ma per tuttâ la situazione pastorale e serale di cui la canzonerealtzza un corrispondente cli segno mutâto (Dante in breve è preso dalsonno, Petrarca veglia e si tormenta); per il fatto che Dante ha appenalasciato la cornice dei lussuriosi e, mosso dal superiore amore per Bea-trice, si è purificato attraverso il muro di fuoco, compiendo un passaggiofondarnentale nell'itinerario di salvezza rappresenteto dal viaggio; e,soprâttrtto, perché uno dei due pastori è virgilio. Virgilio pastore-poerae Dante capra-poeta cui è concesso il sonno compaiono così sul fondovirgiliano della stanza terza, e partecipano della condizione negata alpoeta che non riesce a farsi pastore, e di lì a poco, lo vedremo, nem-meno pecuglio.

Arrivati alla stanza IV, i naviganti che esausti si abbandonano al sonnosi appoggiano a un luogo del poemâ, Am. v g36-t\7 (<placida laxabantmembra quiete / sub remis fusi per dura sedilia nautae>). Se nelle stanzeprecedenti la volontà di far coincidere la caratterjzzazrone clelle figurecon precisi riferirnenri a Geolqíche e Bucoliche è fuor di dubbio, la brevecornparsa dei naviganti (che, certo, sono troiani in navigazione verso

t'ltalia) non pâre assolvere a una medesima funzione. I1 fatto che la com-ponente rnarinara, pur irnportante, l1on possa riassumere in sê le arnm

clell'opera virgiliana potrebbe non costituire un problema alla luce delfondanrentale ruolo che il mare e la navigazione rivesto no nell'Afríca.lt)

Qui il breve quadro si distingue però soprattutto per una medietas lon-r.ana dall'epos più scandito, scelta che, nel ritagliare il sonno dei navigantidal contesto del poema, dichiara l'apprezzatnento per una delle tonalitàprcvalerrti dell' E ncidc.

E i naviganti in qualche chiusa vallegettan le rnembra, poi che '1 sol s'asconde,

4-5 sul duro legno, et sotto a I'aspre gonne.Ma io, perché s'attufh rn ntezzo I'onde,et lasci Hispagna dietro a le sue spalle,el Granata et Marroccho et le Colonne,et gli uomini et le donne

Jo e 'l mondo et gli animaliaqrletino i lor mali,ûne non pongo al mio obstinato affanno;et duôlmi ch'ogni giorno arroge al danno,ch'i son già pur crescenclo in questa voglia

-i-r ben presso al decim'anno,né poss'indovinar chi rre ne scioglia.

Et perché un poco nel parlar mi sfogo,veggio la sera i buoi tornare scioltida le campagne et da' solcati colli:

60 i miei sospiri a me perché non toltiquando che sia? perché no 'l grave giogo?perché clì et rlotte gli occhi miei son molli?Misero me, che volliquando prirniel sì fiso

('s gli tenni nel bel visoper iscolpirlo imaginando in parteonde mai nê per forza né per arte

rnosso sarà, fin ch'i' sia dato in precla

a chi tutto diparte!

70 Né so ben ancho che di lei mi creda.

lo. Fra i ttnti ltroghi si pensi ad esempio al libro Vt, ttìtto percorso dalle due flotterrenriche, con sostanziale corrispondenz^ tra naulc e mílites.

9. Avvicinabile al pur pastorale Culcx 98 <Talibus in studiis ltaculo dunt rrixrrs apricas /Pastor agrt curlìsD.

72 slM()NE ALll()Ntc()

Canzon, se l'esser mecodal matino a la sera

r'à fatro di nria schicra,trl llon vorrai mostrarti in ciascun loco;

7s er d'altrui loda curerai sì poco,ch'assai ti fìa pensar di poggio in poggìocome m'à concio 'l focodi questa viva petra, ov,io m'appoggio.

I rapporti sintattici rovesciati rispetto all'avvio; le enu'rerazioni adaccunrulo âttraverso polisindeto; l'inarcatura sintattica dal v. 46 (Ma io)al verso 5z (fitrc non pongo): la funzione riassuntiva, rispetto a quanrodetto nelle sranze precedenti, di due versr collle 49_5o (<[perché] et g/iuttttitti et Ic dtnnc / e 'l tnondo et gri animari ,/ aquetino i lor mali>), irlpli-cati cor la dichiarazione leopardiana di Magone in A"frica vI g97-9o2(<heu sortis i.ique ,/ Natus homo in terris! a,itttaria ct.tncta quiesc,rtt; /Irrequietus ho'ro, perque ollrnes anxius annos / Ad rnorte'r festinatiter. Mors, optirna rerull1, / Tu retegis sola errores, et solnn ia vite /niscutis exacte>); il tramontare clel sole descritto quasi si trattasse di una

'avigazione, con un taglio che è r-'olto vicino al resoconto di ulisse ill

Ityf. xxvl, dove p're so'o rominati ra Spagna, il Morrocco e le coron'e<dov'Ercule seg'ò li s'oi riguarcrio; 11 e infine il ricorclo deila decimarlcorrcnza anniversaria dell'innamorànento: sono tutti indicatori con_cordi nel segnalare che solo qui, alla fine deila stãnza, con un i'narza-rrento clel tono e della sintassi, avviene un passaggro â Ll.a nuova zoradel testo. Non la co'ti.uità con la stanzâ v che vedeva'o alcuni deiconlrncntatori a'tichi, 12 . ,r.pp.r.. un irnpossibile ca'rbia.rcnto segnatodalv.46, visto che quanto segue sino aila fine della stanza rie'tra allcoranello sche'ra comune alle stanze precedenti. l3 La prirna vera novità si

rr. Nel Virgilio A'br.siano ir passo citato d¿r petrarca'ella strofa w (Atrt. v 836-u37) è a'idosso del ricordo degli scogli clelle Sirene cìel v.864, che clà occìsiore â LrnaIunga postilla su Ulisse e il dcsiclerio di co,ros.enza (c. rzllr).¡z cÌrsì vellutelìo; rnentre r)aniello: <par che la precedentc stanzâ [la rvl f<rsse fattadal Poeltal. c.r'e epilogo di c¡uesta (ìarz.re, e f,rss. il suo fi'e. lroi nåLr gti p.."na,,

"bastanza hrvcr t'attato dell'incluieto, e r¡isero sro stato, v'a¡¡giurrse qu.rt'.ri.r...r.t3. FLrbirri r962,284, vede qtri <un'inrprovvis2r t,(vitttít)ù, clovuta ¡lla contr¡zionc e allc¡spostarllento della temporale, e ginstarrcrìte rilevà ir prevalerc der opersonaggio delpoetar i'crresta c rella stanz¿ srccessiva; resta pcrò che q.,.sta r,"n"" p..r.nrfdefornra_

PEtr uN c()MMENTO A R l.',r 5O r3

incontra al verso j7 (oEt perché un poco nel parlar mi sfogo>), dove larecursività strutturale viene rleno e l'lo, che prosegue il discorso dellastrofa precedente, non è separato dalle immagini di pace serale, e anztrisulta a più stretto contatto con esse (<ve.qio la sera i buoi tornaresciolti,>). Come se fino ad ora l'lo fosse rimasto al rnargine della scena,

lasciando che i primi piani venissero occupati dai grandi quadri che perbrevità si possono dire idillici, e solo a questo pllnto avanzasse additandoal lettore un'ultir-na irnmagine. Il confronto tra tale immagine e la pro-pria condizione è espresso, per la prima volta, in forma interrogativa.Non credo che in questa soluzione 4/r si debba vedere un cedimento oun esaurirsi delle possibilità di variazione; sembra anzi che Petrarca

voglia coscientemente ribaltare la distribuzione rcalizzata da Dante in Iosott yctntt(): là una prima stanza che si apre sul soggetto (10) con esatta

indicazione astrologica, seguita da quattro stanze avviate su un verboche introduce alla precisazione stagionale; qui quattro stanze con indica-zione ternporale (e variazione di una rledesima soluzione sintattica)seguite da una quinta che si apre sul soggetto e nluta lo schema macro-sintattico segr"rito fino a quel punto.

Qurndo si osservi corne l'Io si esprime in questi e nei versi seguenti,si deve notare unâ sua forte caratterizzazione in senso pastorale: non soloi buoi risultano, al contrario delle altre imrnagini, a lui vicini, rna nelcongedo la canzone stessa risulta essere entrata nella sta schiera, cioè nelsuo gregge (come al v.34),14 e l'imnragine della <viva petra, ov'iom'appoggio> è riferimento anche alla postura del personaggio (unpâstore appoggiato â un sassols¡,.h. insieme alla densità dantesca pare

ta, la tttedesiur:r strtlttLrra sintattica delle prececlenti, e che il periodo della nrr.rtaziouescnrbra coinciclerc col ribalt¿rnrento dei rapporti sintattici interni vigenti nella stanzet, da

3 prù rI a rr prir 3.r4. T:urto Velltrtello (<di rnia uatnra, la c¡ual era, cor.ne vuoì ilÍelite, d'esser solitariou)

che Gesualdo (<di sua courpagnia, cioè, conre egli era, selvatic¡ e solitariar, cou rinvioagli altii simili congedi) hanrro fretta di uscir di nretafola. Più gracluale l)aniello: <cioèdell'altre nrie canzoni: overo (che più nri piace per quello chc segue) t'ha fatto di n-rianatura: l¡ qualc è di anrarc le solitudini>. Sulla caratterizza,zit'¡t'tc 'campestre'del congcdodeìle canzoni tz5 e rz6, e sulla dichi¡rrazione di ruslkilas che contengotro, cfr. Santagatar996, 574.

r5. <Nell:r quale lpietr:rl egli s'appoggia: sta'do ne la r'etapbora de la pietra, perchéin lei lernla tenea la nìeute e la spcrlnzr, (Gestraldo).

Y-

r4 SIMONE ALI]ONIC]()

rivelare ura colllposizione virgiliana, tra il viuor|uc... s(lxo di Acn.I t67(i' contesto non pastorale) e l'i.rmagine, ancora una volta serale!, diCeorg. IY 42-ß6 (si tratta di proteo su uno scoglio): <lpse, velut stabulicustos in r-'ontibus oli.r, ,/ vesper ubi e pastu vitulos ad tecta reducit /.../ consedit scopulo rnedius, nulrerumque recensetr¡. Ir perso'aggioPetrarcâ, perciò, assume vesti pastorali, e si esprime conìe un pastore:ttrtta la prima parte dell'ultima stanza, e no'solo il v. 5g, ricalca infattiBuc. tt óó sgg.:

Aspice, aratra iugo referunt suspensa iuvenci,t('et sol crescentis decedens duplicat umbras:me tarnen urit amor: quis enin rnodus adsit anrori?a, Corydon, Corydon, quae te dementia cepit!

Da qui Petrarca mutua il movirnento interrogativo, che amplifica, elo sche'ra avversativo, variando però I'escramazio'e, che sostituisce collquella del v. 58 deìla sressa eglogâ (<Heu heu, quid volui

'risero mihi?r).

Il riclriamo a Orazio Cann. ilt 6, 4t-43, che si sovrappone a quesrofondo virgilia.o, risulta tanto più giustificato in quanto, presente nelcommento di Servio, è notato da petrarca stesso nel margine clel virgilioAmbrosiano à cart^ 5r, e ribadito a proposito del finale della primaegloga in una postilla, che si direbbe tarda, sulla carta 3v. La chiusa della

I'EII UN COMMENTO A R I/¡ 50 r5

Ne la stagion che 'l ciel rapido inchinaverso occidente, et che 'l dì nostro vola

a gente che di là forse l'aspetta,

veggendosi in lontan paese sola,

5 la stancha vecchiarella pellegrinaraddoppia i passi, et pitì et più s'afhetta;

et poi così soletta

al fin di sua giornata

talora è consolata

ro d'alcun breve riposo, ov'ella oblia

la noia e 'l rlral dc la passata via.

Ma, lasso, ogni dolor che 'l dì m'adduce

cresce qualor s'inviaper partirsi da noi I'eterna luce.

[Jna volta rilevata nei commenti la mancanza di riscontri (salvo quelliinterr-ri al Canzoniere) in grado di far luce sulla stanca uecchiarella pellegrina

e sulla sua storia, si può intânto insistere sul fatto che I'avvio della can-

zone sancisce un râpporto privilegiato non tanto con il sonetto 33

quanto col son. rlr.18 La vecchiarella che in 33 <levata era a ñlar... /discinta e scalza, e desto avea'1 carbone> ha certo autorevoli credenziali

virgiliane (Aen. vltt 4oó sgg.), e non è trascurabile la corrispondenza

fcmína = uecchíarella che suggerisce; ma il sonetto vale forse più per il pre-ciso aggancio lessicale (stagione) e per il richiamo dantesco a cui i succes-

sivi versi 7-8 (ne gli amanti pungee quella stagione / che per usanza a

lagrimar gli appella>) fanno da ponte (<Era già I'ora che volge il disio / ai

navicanti ecc.>, Purg. VIII r sgg.), evocando di sponda uno scenario serale

irr cui compaiono sia i nauiganti che tl noyo peregrin, quest'ultimo in uno

stato d'animo più prossirno a quello del poeta (<ogni dolor che 'l dì

m'adduce / cresce qualor s'invia / per partirsi da noi I'eterna luce>, 5o,

r3-r4) che a quello della stancha uecchiarella pellegrina (che <oblia / \a noiae'l mal de la passata via>, 5o, ro-rr). Verrebbe quasi da aggiungere che

l'accostamento dei passi indicati - di quelli latini, e in un secondo

momento di questi a quelli volgari - può essere stato facilitato da alcunileganri più evidenti, ad esempio quello tra <ntedio iarn Noctis abactae /

Iu. Sari casuale, rna può esserc segnalata, la disposiziote diuccchicrcl/ut'crltiorclla ¡dist¡nza regolare: ró (pitì r7 testi) = j3 (più r7 testi) = 5o.

Consideriaruo finalmente la sinora trascurata strofa I.

ró. Segralato, isolatanrente, fìn dal cinquecento (veilutello, Gesuardo e Daniello), elucora irr Carducci-FerrrrL.

Y- \I6 SIMONE ALIJ()NI(ì()

cufticulo,> dt Acn. 'III 4o()-4o7 (dove co'rp ue la -femitm ispiratrice dclla

uccrhiarclla di ¡¡), che ribadiscela <mcdíam caeli.. metamr> di Aut. v ,\35(il passo sopra citaro per i naviganti della strofa tv), e <<mcdi. vorvunrurstdera lapsu> di Acn.. Iv 524 (il passo s' cni petrarca ha n-roclell¿to la si'-tassi). L'avvio di so sarebbe così il risultato dell'incrociarsi di onde lun-ghe della

'remoria petrarchesca, ripercosse a'che da 33. Il so.etto ró ha

però dalla sLra non solo l'ir-ulr-ragine dirett¡mente pertinente del uccchicrelin pellegrinaggio verso llonra, 111â una costcllazione lessicale comurleQlionmÍc-,qittrndtd, stanc()-stancha),la solitr-rdine e l'affanno dei due perso-naggi e, soprâttutto, la struttura sintattico-argolìtentativa r r *3, cheanche in ró forse opporle più di quanto non apparenti. i')

Anche ncl caso della strofa l e1ìrerge un lontano sottofondo virgilia'oche va ad arricchire le tessere che riguardano i primi tre versi - alle qualisi aggiu'ge ancora I'accostamenco, proposto da Daniello e poi caduto, di3 -fttrsc (caro a Leopardi) a <ut perhibe'tu di ccorg. t 2+7, coLTTpreso in u'lu'go passo tutto dedicato agli a.tipodi e al venire alter'o della sera edel gior'o che Petrarca nrostrava di ricordare quando 'el virgilioAnrbrosiano, c. r4o, annotava Acn. yt

532.2,1Il profilo del personaggio ferlr'i'ile è però arlcora i' o'rbra. Si tratta

di u'a figura particolar're'te cara a petrarca, che la r:iprese'ta i' alcuniluoghi eminenti della propriâ opera, ir larga

'risura sovrapponen<Jola a

uno degli stereotipi del tardo Medioevo, qucllo d,e\la ucÎ,la-dnict,tla.Appartenente al

'rondo deí simpliciorcs che procedo'o cr.'piricar.'e'te,cortrepponendosi in ciò a chi possiede strume'ri di co'osce. za razio-nale, la uctula copre tanto ir campo medico-filosofico qua'to in campomorale-teologico un ruolo ricco di sfurnature che varia clal segno posi-tivo a quello negativo.2l p.trr.cr, che i' più occasioni ripresenta u'afigura di anicula debol'rer-rte negativa, nel pie'o della polemica antiari-

r9. Cfr. Yclli t97t¡, irr p:rrtìcolare 4r:o l)ostilla t.itlt.r dl p¿17i 1r.1t¡2, 4o6.zt AgriÍrli-Crisciani r99z hanrto inoltre nrostrâto cl'tc <la ttt,lulo spicca in alcu¡i testi

teologici e dtlttrillari per Llrríì sua ft¡nzione alltonorì.râsticâ e 1...1 prover-biale ecl irclic¡re lapcrsonificazione quasi della ledc netta (semplicc, apptrnto) e prirra ancor.a dcl puro (serri-plice, di ntlclvil) bltott serrso dcl cristi:uro> (z3c), e ri.:hanrlo nresso in lucc le funzioni ncllcdtrc tracìiziorrì, e I'ascl'ivibilità ú <simpliciorL's chc,

'.n:rvendo irtelletto clev¡to, <rcsciuutcog.oscerc per ratiorenr> e <diligunt c()g.ìosccrc per ficler'>> (p.z:s).Lr rapport. alPetlrrca lltirro prccisa il contesto ideologico c.ri riferinrento Fenzi r999,.it"t,, s.rtt,,

stotelica del Dc sui ipsíus et multorum ignorantia arriva addirittura a acco-

srare a quella della vecchia la propria imrnagine, volendo con ciò riven-

dicare la sr-rperiorità del sapere empirico, non scientifico e non tecnico

nra moralntente c cristianâmente fondato, del letterato umanista rispetto

a quello dei filosofi-sapienti che si autoproclalrrano detentori del vcro

sâpere:

Mea vero sit humilitas er ignorantie proprie fragilitatisque notitia et nullir,rs

nisi l-nundi ec mei et insolentie colltemnelttiunl nle conterrptus, de me difiì-dentia, de te spes; postremo portio mea Deus, et, quar-n mihi non invidcnt, vir-rtrs illiterata. Ridebunt plane, si hcc audiant, et diccnt nrc ut aniculatn quanilibet

shrc |itcris pic loqi. His enim literarum typo tumidis nil pietate vilius, qua veris

sapientibus ac sobrie literatis nichil est carius, quibus scribitur: <Pietas est

sapientiar, meisque serlnonibus magis ac rnagis in sentcutia firurabuntur, tlt sine

literis bonus sim.22

La carar.rcrizzazíone pia all'insegna della simplicítas è la stessa che, sulla

scorta cli Llna vasta tradizione, giunge anche alla stanzà I della canzone

5o: la vecchia esprime la propria fede attraverso la determinazione del

pellegrino, pronto a sopportare qualsiasi fatica e veloce nel dimenticarla.

All'archetipo della donna semplice, forte, caparbia, rinviano altri ricordipetrarcheschi, in particolare una rnernorabile Familíara dell'estate I35z incui sono descritti i luoghi e le occupazioni valchiusani. Qui I'autore nonriesce a trattenere un moto cli arlmirazione per la vecchia cor-rtadina che

si prende cura dei suoi campi, e che nell'universo femrninile si colloca inuna posizione, se non proprio oppostâ. comunque lontanissima da

quella occupata da Laura:

postreûìo nullius usqLlam rlulierii nisi villice mee facier-n, quam si videas, soli-tudinem lybicam aut ethiopicanr putes le videre, aridarr penitus et vere solis ab

ardoribus adustam faciem, cui nichil viroris nichil suci inest [...1. Verum ne sibipost oris descriplionern dignas morum laudes subtraham, quam fusca facies tarn

canclidus est animus; magnum et ipsa nichil animo noccntis femine deformitatisexemplum [...1. Hoc singularius habet villica mea quod cum fornra corporisfemineul-n potiusquan virile bonum sit, hec adeo forme iacturam non sentit utdecere illam putes esse deformem. Nichil fidelius nichil humilius nichil opero-sius. Sub ardentissimo sole, vix cicadis estum tolcrântibus, totos dies agit incanrpis et Cancrnm et Leonem durata cute contemnit; serrt domwn rcdicns anicula

t,El\ uN (l()MMbN I () A R l1' jO lt

zz. Fenzi r999, zoo ($ 3tì)

-ì--1ì

I8 stM()NE ALIì()NIc()

sic indefessurll rcbtrs clomcsticis adhibet invictur-nque corpusclìllrll'r, ut e tha-lanro vellieutern iuvenem dicas; nullum ìnterea lllunlrur, nulle clueri¡ro¡ic,nttllulll tttrbale uleutis indicium, sed viri et lìâtoruln et fanrilie mce ver-rientiu-

Nonostante l'assenza di riferimenti alla fecle, I'artenzione e l,insisrenzarrcl circoscrivere la di'rensione morale de]ll'anicula valchiusana v:ìnnoi'tanto in una direzio'e vici'a a q'elr:r su cui si

'ruove la pellegri'adella canzo'e 5o (un testo che, si è visto, ha titoL per rie'trare fra lcscripturat' agrcstcs). Ha la stessa tenacia silenziosa, la stessa resisterlza âllafatica, lo scesso cânclore morale ben visibile al di sotto dell,aspettc>sellnâto (c 'el caso della don'a di prc¡ve'za cleformato) clagli a.ni, rlalsole, dalla solitudine. La scena sn cui compaiono è riassunta cla pochielementi pri'rari: un luogo dove dormire (la terra ricoperta cli froncle,collre per il pastore della sta'za IV), qualcosa da'rargiare e da bere.

In rclazione al testo poetico - le cui starzc prescntâ'o la serie di ucc-chiarclla, zappadttr, pasÍttr, ttapígattti - si deve poi rinrarcare colìÌe la atti-ctila-uthila occ'pi nella rradiziorìc

'n ruolo che la lcga ad altre figure disitr4tliciorcs, e co'le tale apparertâllrento sia ben prescnte alla

'rente cliPetrarca e scg'i a hngo la sua opera, in particolare in alcu'i luoghi pros-si'ri a quclli qui sopra scgnalati.23 Iriù dirett¿rrrente, in un passo clel D.sui ipsius ct rnuLtttrutn iqrorantia appella successivo a quello citato, cluandovuole sostencrc I'inefficacia della filosofia aristotelica (:rnzi l,inadcgua-tezza di Aristotelc sresso) al raggiunginenro clella felicirà:

sti¡ltatrt t¡trid valetJtrrto? Clorrtr-a unr,rrr infirururìr ct trer'ììcnteììr orrribtrs,rc'rL¡r.is sere'rchrìsti¿nuur c¡nic1 valet Herctrlcs?>, in pttrolo,gi¡ Lrrtirtrr, 3g, t:,5o).

r9

creclo hercle, nec dubitct, illurll non iu rebus tânttllìl parvis, quarttlìì Parvus et

rtrirrinre per.iculosus est error, sed iD trraxiuris et spcctalllibtls ad salutis stulluraur

ab¿rrrsse tota, Lll aiunt, viâ. Et licet ntttlta, Dthiconlrrr in pt-incipio et irr ûne de

felicit¡te tractaverit, ¿rndebo dicere [...] vcrlm illunr felicitateltr sic pcrrttus

ignor-:rsse , ut in eius cognitionc, non dico sr-rbtilior, sed felicior fuerit vel ryttlihct

ì,r,rs pin, t,cl I¡iscnlor pnstoruc -fiddis, ucl a,gria,la.24

La morale er-npirica clell'uomo di lettere si riferisce alle figure dei sinr-

ltliciorcs che incontra sulle scale di valori clella cultura filosofica e teolo-

gica, e che polarizza in positivo proprio qttatrdo intende opporsi :r quella

linea di pensiero." unt diretta testimonianza di fede semplice e istinti-

vân1clrte ortodossa, priva di itrcertezze intelletcualistiche e garantita a

tutti gli r,romiui, anche i più umili, da Cristo: è la stessa fecle che, a fronte

cli clr,rbbi foricri di eresie, Petrarca aveva additato nel Dc L¡tio rcligittso

(r34ó-r35ó).

I:ulclue adeo pervulgatr cst vcritas, ut nulÌurn fere virus mortiferi do¡Snraris

liìtere tut fallere ca¡holicum gustum qLreat; ollllliâ passim in ocnlis ltqtte inrrr¿uribns srlnl; frLtslrâ ianr piis foribus obversrrtur cilculator hereticr.ts; frnstra

invisibilis hostis rccin¡litur; patescunt cloli orlnes artesqtle trauslucct-tt: posftrr

hunc /roni dls , hv:nc Jcrratus nrilcs, durus.flissttr, ins<ttuttis mcrcatttr, tnttt¡ ttags, deni-qnc lrunc.frit,li.s spernct ¡tticula, et si enirn explicitel fìdei articulos defensioncs-

que non novelil, ¿rssuetc trrrren pie ¿rttrcs vcris dogmatibus et opplete divino-rrlllì âtcluc ccleslilun fi'rgrrre tonitruonrnr corìtr¿ì ollule s:rcrilegittrtr et sintplici-t¿rte confessionis ct fìdei firnritrte vallantur (Dc olio 4r-42).

La serie di figure era qui allargata al milcs e tl tttercalor, tna lo schema

che 1o scrittore ha in urente è quello stesso della callzone e degli altri

24. Fenzi r999, :r6-rll (\ ó3).z-5. llaclic:rlnrente rlivcrsl, clucstl .ulzi¡r)ir c tcnace pclle¡¡rine solitirri¡, ¡nche dalle

ci¡rrlicre gcntilcìonne ronliìnc di buon:t f:rnrigli:r e di ottimi nrezzi pcllegrine itl r:otlitivra Santi:rgo, con cui l)ctr:rrcl, iu r-tn cleliziosr) r¡ccollto (F,lllr. xvt 8), itnntagina cli cssersi

tr':rttcrìrÌto:r lur.rgo in Provenz:r, lungo Ia via, pcr conìlìlcntâre lc noviti cle]l'urbc. Le ha

subito ricor.roscintc conre r()rì1âne, e r¡uelle di tispostn: <ì\otn¡ne... sutntts llotrt:tcltteprofccte inrus ¡d hispantrnr Iacobi lirnen. Tu autern an fbrte ron.ìàr.ìus cs ct:ìn lìouratr.l

vadis?>. Ll lisposta (<l)r'orsns... alirno rornanus, sccl nnrtc nrininre llonr:rtr pctoD) e loscanrbio rlcnuncinno l¡ costmzione sapicntc, che si appoggia olttcttttto ¡l ricorcloclell'incontro tra l)ante c Sorclello (lo not:r Feo r9|lll, óó). L'episoclio è courunqtte pre-zioso. Icrt lré rrssit'ur'.r elre t¡uellrt tlci pellegrini per vi:r. cot¡e si pott'v:t intnt:tgin:trc, er:t

esperienza c¡uotirlian:t, e pcrché in csso Petr¡rc:t si prcscut.t intetrtr¡ r un viaggio in dire-ziole opposta a c¡uella tlcl pcllcgrirraggio (galiziano o loureo). l)c'r gli ir.rcontri coi pelle-grirri rrel fin¡lc rli l/itd N(trd si vetla Pìcone r979, I22 sg[Ì.

I'EI! UN (]()MMENTO A Iì '1]

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Dt tttirt pastor (niilcs)

Rilrl. XIX r7 .trìtor

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Rl,'l; Jo vecchir¡rcll¡

stM()NE ALU()Nto()

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zapplckrr

I'EI{ UN (:(TMMFNT() A RlTi-5O 2t

pâssr cltati, tutti concordi su una stessâ impostazione nloralc. La uetula,colre risukâ dagli srudi di Jole Agrinri e chiara crisciani, nella rrartari_stica <è postâ di fronte [.-.] alra br>riosa figr-rra del "nragnns lnagistcr,, odel "magnus clericus", cioè gli intellettuali r-noderni. serve a ricordareloro la superba vanità di u' approccio troppo intcllettualisrico alla divi-nità: più radical''re'te chi la ev.ca finisce col'nettere i'evidenz¿ i rischi(ai firri della salvezza) di u' ailcggiamc,to frarnmcntario>.. caratterizzazio'eche si adatta perfertamentc alla posizione petrarchesca ricavabile dai passicitati, che così risuha no' semplicelrcnte colta in una particolare abitu_di'e espressiva

'ra collocata nel pie'o dei ciibattiti contelllporanei. 2r,

cli c¡r_resta griglia non hanno ancora un vero spessore umallo e poetlco

l)etr¿rca spalanca il patrinronio intr.rtagiuativo e gli schemi sintattico-rap-

presclrtativi virgiliani e danteschi.

A illuminare rrreglio la figura dell'anziana e pia donna, orurai uscita

dall'ombr¿, possolto ptti contribuire altre osservazioni riferite allo stile

del testo. In primo luogo la replicazione a distanza di sola... solctta, di

irnmcdiata risonanza dantesca. Non tanto varrà il ricordo dell'incontro

serale con Sordello - che pure è vicir-lo anche per uua citazione iutro-

duttiva della chiusa della prima egloga virgiliana (<e vedi oruai che 'l

pcrggio I'ombra gettâ), Purg. Yl 5r), ed è in generale associabile a Virgi-lio in nonre della comune origine lìrantovalla (Paolino) -, visto che

l'<anima che, posta / sola soletta, inverso noi riguardao (S8-Sg) ha carat-

teristiche 1<¡ntanissirne (<altera e disdegnosau) da quella della pellegrina;

quânto il richiamo alla Matelda dantesca, additato da soletta in rima notr-

ché dalla ripresa della rima -la e della part>la rillrra uía (: gia: disuia).Due

donne tanto diversc: (una donna soletta che si gia / e cantando e sce-

gliendo fior da fiorc / ond'era pinta tutta la sua via>, <bella donnar simile

a trna dea, e una donna che non è mulier ura vecchia, stanca per il carn-

r.nino faticoso, sottrâtta a qualsiasi colloquio dalla solitudine e dalla con-

dizione umile, subito presa da un sorlllo che basta, alla sua semplicità,

per cancellare i ricordi della fatica diurna. Le due doune iniziano ad

apparire meno lontane quando si considerano alcuni fatti. L¿ tonalità

idillica della prima sta11za, oltre che nella situazione serale e nella ascrivi-

bilità del personaggio a un livellc¡ mediocre, è data dall'impiego dei

dinrinutivi uecchiarclla, solelta (che hanuo funzione intensiva), e poi a

distarrza casctta di 3ó, che sono tipici di analoghe att¡osfcre e personaggi

danteschi similari: dalla <vedovellau <poverella> ritratta con Traiano inPurg. X (e poi ricordúa ín Par. XX 4J, nonché da Petrarca, Fam. XXIÍI 2,

del r3ór, <anus illa rniserabilis,>, rr) alla <vedovella> <soletta> di Forese inPrrr.g. XXIII; dall'arnpio quadro del <villanello a cui la roba mancau in

inverno (<ln quella parte del giovar-rcflo anno...>) - che poi <prcnde suo

vincastro / e fuor le pecorc//c a pascer cacciau in Inf. xxlv r4-r5 -all'altra similitudine dí Purg.79 sgg.: <Corne le pecore//c escon dal chiusc>

/ a sna, a due, a cre, e I'altre stanno / timidettc atterrando I'occhio e illrruso)); da,l pouercllo assalito dai cani in Inf. xXI óll alla <forcatc/lø di sue

(rrrcrc:rkrr) ltâ u tâ r nicul¿27

p¿rstor

pâstor

piìstor

agL'icola

Davlgâ ntl

Lo schema dà pure evidenza al rapporto privilegiato che la canzonestabilisce con l'opera latina più-tarda (quacrruplice indicazione, posizioneinizialc della anus/t,euhiarclla).28 A re'crer vive re figure che all,interno

zó Agrirlri-crisciani r992, 237. Per ut precis. i'qr,r:rclrarre'to clello <specialc spcssorce attualjtà poleuricau cìelh posizio'e petrarchesca nel ripre'clere la fìgur" delt|l¿t,t,ic,l¡ sivecla (in riferi.re't. allc opere lati'e) Fenzi r999,37r-72 c 39s-97,co'¿ltr¡ bibliogra6a

2J n\e¡1 posstllìt s¡l)c olrrt.ìes Cicerones esse vel Pl¡toDc's, nolr Virgilii vel Honrcri; boniesse ¡utelll possullt onrnes, nisi cltti uolttnt. Et ¿rator quoque pisc.rtorqie ct p.ìstor, ¡roclo vir.bonus sit, stttttrl preciuttt habebit; tleliclue si alterutro sit carendu'r, ut Thcnristoclis clictn'rde clivitiis ¿d liter¿s trahattr, trulo virumsine literis quam literas sine viro. v¿le>, par. rz, c1:rttt.r.lo:... Grido.Serte, d¿ consic.ler¡re ¡ll:r luce di tuita la lcttera (scritta,r.t r35i.

z8' E possibile iÙdividtr¡re altli casi di triplice clistribuzic¡ne i,, .ont.rti rrrulto cliversi,conre trrysr' Û r 5, 4s-46 (a,qrítora, pastot, naura) o Epyst. Iil Ì, 4ó-4¡r (aoricolt, ptshtria atrtors,piuator). A u''reclcsi'ro ar'bito riporta i'vece la r¿'iriarexiv ,, ¿"i'r:sr,. gti" ¿. r"t_leyrand, cledicat¿ alle sofìèrenzc e preoccupazioni clei grancli, . ini"iaLrrerrte ir.'postata sulcorrtrâsto tt¡ ratit¡ttalis o tttttttr(1lis philosophia e tnornlis tloquittu. petr¡rca pa.te,lalla c,rrrsi-derazioÙe che <Suruus quider-n [...], ornnes qui l.ranc vitanr agimus,.rl.ror.r, trc ititrcrisaspcritott n:rrissintí, da lutspititt inurti, et huic conclitioni ueno pro.ru, exi,,-,itur, se, ¡lelispidus d('/i.()/rt seu pastot hirsrrtus sctt ttrctØtLv instaltilis set itttntoltilis Ircrctnítnseu ,rc,di.r-ç.tí¡r¡;/r.r sen ¡lircs ittsttlt'tts ser Callttru,t /c.T scLr ¡ro,,J(¡r,r ts íurpuator fuerit [...]. ()n'res,rrÌqu¡nì' plriter rrirrrolz-r stttttttr, (4, corsivi t,- iei), clove l'¿ccento.ra r.rpa"r,ar,,o'sulla co'-dizione coìtÌLlne a tutti gli uornini, ¡¡rancli o unrili che siano.

ìi=tì

stM()NE ALB()Nrc()

spine)) gettata da <l'uor-n de la villa quando I'uva iurbruna>; trrentrc la

<ferrnrinetta samaritana> di Purg. xxl 2 prer-rde corpo in una calìtica

tuttt^ crbcttc e augclletti. Notato che quando i suffissi sono applicati a per-

sone si tratta facilmente cli personaggi dell'antichità pagana o biblica(così anche Isifile <giovinetta> abbandonata <gravida, soletta>, Inf. xvlll,e, a ben vedere, la <rondinella> di Purg. tx),2e si può raccogliere anche

attorno a Mateldaf orctÍi e -fiumiccllo. La tavolozza di Petrarca è anche inquesto debitrice a Dante, ma più in generale il morfetrra gramrnaticale

idillico, come già nell'episodio di Matelda, è debicore di una tradizionelirica latamente cortese e poi stilnovistica, di cârattere galante e di livellonrediocre che ha nelle paslorcllc (o nella pargolctta) uno dei suoi emblemie in Guido Cavalcanti (che incontra le -foresctÍc cui narra dell¡ Mandctta

mentre immagina di essere pellegrino) uno dei sr-roi campioni.30 Subito

a ridosso della canzone 5o si incontra così la <pastorella alpestra et crlrda

/ posta a bagnar un leggiadretto velo> del madrigale 52, e nel successivo

madrigale 54 (di interpretazione discussa rra ascrivibile a questa linea

anche in virtù del metro) nessun sutlìsso dinrinutivo lna (Lrna pellegrina,

che <al viso d'Amor portava insegnao. a riprova dcl conlatto cra le due

sfere imr-naginative già attivo in Cavalcanti.

Ricorrosciuto qu;rlche tratto della uccchíarclla, conviene seguire il sen-

tiero ovicìiano cla cui proviene Matelda. L'indicazíone dantesca è

cogerìte, anche se snperflua per un lettore come Petrarca: Matelda non

solo ricorda, rna fin dalla sua apparizione è Proserpina, la Proserpina di

Ovidio (<si gia / e cantando e scegliendo fior da fìore / ond'era pinta

tutta la sua via> = (vârios humus umida [dar] flores: / perpetuunr ver est.

Quo dunr Proserpina luco,/ ludit et aut violas aut candida lilia carpit>).

La storia è troppo notâ per essere narrata: va ritenuto e qui richianrato

(insieme all'episodio della ninfa Cìane che per il dispiacere vâ iu acqua,

letteralmente: <inconsolabile vuhrus / mente gerit tacita lacrinrisquc

absnr-nitur omnis, / et quarum fuerat r.nagnum rnodo nulnen, in illas /cxtenllatlrr aquas crr,>), r-rn episodio della ricerca affannosa di Proserpin:r

da parte della r-nadre Cerere. I due pini di cui costci si serve cotlc di

29. Una piir geucrale e rlgionatl crsistic:r il lìrldelli r97tì

3o. Cfr. llaldelli r97lì,4tlo-fì r, e, strl tcrn:r del peìlcgrinaggio in Cavalcanti, l)icorret 979, t78-82.

I'EII UN (]OMMENTO A R'',I;5O 23

torce Ie so1lo llecessari perché la sua qútc, mai intermessa, pare svolgersi

tutta in una zona notturna.

Illam uon ttdis veniens Attrora capillis

cessantenl vidit, non Hesperus; illa duabus

flamn-riferas pinus manibus succeudil ab Aetna

perque pruinosas tulit inrequieta tenebrls;

rursus ubi alma clies hebetarat sidera, natan

solìs ab occâsu solis cluaerebat ad ortus'

Interessa qui I'episodio che subito segue:

Fessa labore sitim collegerat, oraque rrulli

conluerant fontcs, cum tectanì stramine viditforle casatll, parvasque fores pttlsavit' At inde

proclit rntls divamque videt lylnphan-rqtte rogatlti

clulce dedit, losta quod lexerat ante polenla' (Met' v 440-45o)

La sosta, segnatâ da ltna rapida ma prontlnciatissima apertura idillica,

è clavvero breve (Cerere derisa per la voracità si illfurierà e trasformerà

Ascàlabo in rettile), nra basta a uretterci di fronte alcuni elementi che, sia

pur riassernblati, sembrano poi attivi nel testo petrarchesco: il particolare

pellegrinaggio di Cerere, la sua stauchezza, ulla capânlla col tetto di

paglia, una vecchia osPitale.

Senza derogare a quanto appella suggerito sltlla coerenza della serie, sl

può osservare che quasi tutte le stauze sono dominate da echi, riprese,

allusioni, e, si direbbe addirittura, citazioni virgiliane. Le s¡ânze II-IV

poi, se isolate, oflrono un dispiegamento di riscontri llon casuâle, alline-

ando figure e corrispondenti citaziol.li sovrapponibili alle tre opere virgi-

liane, con la sola variante rispetto all'assetto cauonico dell'anteposizione

di Ccorgichc ¡ Bucolichc.Il rilievo può risultare ovvio: si pensi alla magni-

fica nriniatura che Simone Martini realizzò per il Virgilio ora Ambro-

siano, e subito srrà chiara la facilità, 1'autou-ratistno dell'associ:rzione.

Non di meno, così cor-ue sul frontespizio le tre opere virgiliane imper-

sonate dalle tre fìgure umane al cospetto dell'autore e del courmentatore

rinviano in forrna concisa e appunto figurata al diffuso sistema di corri-

spondenze tra i tre capolavori (eqr.rivalenti â tre personaggi, a loro volta

rappresentalrti di clistinti livelli sociali) e i tre livelli dello stile ((pastorelx

Y24 SIMONE ALIJONI(]O

agricolanl bellatorernque vicissim>, è Virgilio nella Laurea occídetx, X d,el

Bucolicuut carnlcn, v. 47), parimenti significativa risulta la presenza, ancor-ché imperfetta, delle pcrsonae all'interno del tcsto volgare.3l È probabileche Petrarca, nel mornento in cui si trovò a dar corpo alle figure dei sittt-

pliciores, abbia avvertito il conflitto e la confusione che si creava con la

tradizionale tripartizione degli stili, complice la militanza in entrambi glischieramenti dei medesimi tipi umani - pastori e agricoltori, a volte (peresempio nel Dc otio) anche soldati; e che invece di ridurre o eliminare laparziale sovrapposizione ne abbia tratto partito per arricchire il testo diuna riconoscibile nota arnronica.

Se questa lettura fosse plausibile, l'opposizione della 'voce che diceIo' alle tre figure aprirebbe uno spiraglio su una sfera che non è più sol-tanto quella dell'idillio negativo, negato e contraddetto dal notturnodella sofferenza. ll dolore del Petrarca che dice Io nel Canzoniere,ovvero I'espressione di quel dolore, si difnerenzia per contrasto dallefigure vive nella poesia dell'amatissimo Virgilio, assirnilato tanto intima-mente da perderne precisa coscienza (Fam. XXil z), e insieme si diflèren-zia da quanto è normahnente riconducibile al carnpo del poetabile cir-coscritto dai tre stili. L'eccezionalità del dolore ha il corrispettivo di uneccezionale approfondimento dell'espressione poetica, al di fuori dei

3r. Sull'inrpostazione del frontespizio del Virgilio Ambrosiano e sul suo significatoirr rapporto alla tradizione rerorica si veda llri¡rk r977, in particolare 9o-9r. In generalecfr. Qtradlbauer t9ó2, che individua due tradizioni, una (cicero)-agostini¿na (Dc tlottrirmchrisliatta, rv) che distingue i livelli di stile col terrninegcnøs (clicendi), una non-agosti-trialta articolata in due filoni: uno donatiano e scrviano, chc utilizza il ternrinesti/rs ed è'il piir difruso nel Medioevo, e uno oraziano-pseudociceroniano (p. r59). petrarca <steht

[...] am Wendepunkt: zwischen crlebter rrittelalterlichc nnd erlernter antike¡ Tradi-tion>, e pare risentire di entra¡.r-rbe le tradizioni (<Historisch gesehen und der Geltr.rngrraclr steht natürlich dar ¡octor Cicero ¿n crstcr Stcllc, aber in der Fomrnlierung derGenera-Lehre geht Petrarca unwillkürlich von der vertrâuteren n-rittelalterlichen Ter-nrirrologier, p. r58).Cfr. anche F.'al 1924,8ó sgg., e sulla rol¿ Vergilii (tn tipo di rap-presentaziotte, la rnota, <ricorrente in tutto il Medioevor, ma per Virgilio attestâto soloa partirc clai codici della Poctritt di Giovanni di Garlandia, chc sono sei soltanto) Stabilet988. I)iflìcile allincare in questa seriazione anche la uecchiarclla. La qualifìcr di pellegrinae la situazione potrebbero far pensarc a una raflìgurazione enrblematica dell'opera dante-sca e del suo autore (a cìuanto già indicato si aggiunga aL.neno PHrg. xxvttt ro9-rrr, inprossinrità di Matelda), con una forte componente biblico-patristica (sul ten'ra del pelle-grinaggio cfr., in gencrale e in rapporto agli'ltimi câpitoli divirattuoua, picone r979,t z9-gz) .

PEI{ UN (l()MMENT() A R¡,'/r JO 25

canoni.32 L^ difftroltà maggiore a questa interpretazione sta nel fatto che

nel prirno caso si tratterebbe di un'opposizione tra un valore positivo(gli umili) e uno negativo (il poeta-intellettuale-amante), nell'altro diun'opposizione tra uno schelra tradizionale e autorevole di per sé neu-tro e un suo possibile, anche se non pienamente risolto, superamento inuna nuova realizzazione letteraria.

Se Petrarca voleva affèrmare che il suo stile era nuovo e diverso, e

che la sua stessa novità lo costringevâ a porsi fuori dalle tradizioni consa-

crate e regolate, è sorprendente come ciò venisse dichiarato avversando

all'apparcnza Virgilio in quanto rappresentante in universale della poesia

nel suor generl, e ln concreto rlprendendo uno schema oppositivo virgi-liano che privilegia ed innalza la poesia amorosa e la distonia di chi ama

rispetto al mondo. Come se l'autore antico, che in virtù di Aen. rY

Petrarca anteponeva a qualunque altro poetâ d'amore latino (Feo r988,

ó8, con rinvio a Epyst.lll 3o, ró sgg.), permettesse di ritagliare attorno a

Didone una zona frar¡ca sottrattâ al controllo delle poetiche tradizionali,dalla quale prendere le mosse per L1nâ moderna esperienze cli scrittura

lirica.

La canzone io potrebbe allora contenere Lrn'irnplicita riflessione di

Petrarca sulla tradizione e sulla propria scrittura. A sostegno di questa

ipotesi si può osservare che nella porzione della raccolta che prececle la

callzonc riflessioni o sernplici dichiarazioni che chiamano in causa ilpoetare conlpaiono con cadenza decimale: zo (<Vergognando talorch'ancor si taccia, / donna, per me vostra bellezza in rirna, / ricorro al

tcmpo [...] / / Ma trovo peso non da le mie braccia, / nê ovra da polircolla mia lílm¡:. / però I'ingegno che sua forza extima / ne I'operatïonttrtto s'agghiaccia. //... // Più volte incominciai di scriverversi: / ma la

penna et la mano et I'intellecto / rimaser vinti nel primier assalto>), 3o(<sempre piangendo andrò per ogni riva, / per far forse pietà venir negliocchi ,/ di tal che nascerà dopo mill'anni, / se tanto viver pò ben cóltolauro>, vv. 33-3ó), 4o (S'Amore o tnorte non dà qualche stroppio). E traquanto segue si ha ancora il riscontro di óo (<Che porà dir chi per amor

sospira / s'altra speranza le rnie rime nove / gli avessir data, et per costei

32. Su questo purlto, e sul collocluio con Virgilio, cfr. I'importante contributo di Bet-tarini t99l'ì.

Y\tlvl(,\t /\t[r )\tr (,

la perde?>, 9-rr), fìno ad incontrare la ca'zone 7o.33 Un seriazione chepotrebbe benissimo essere casuale, ma che andrà tenutâ in conto relati-vamente alla canzone 5o, quando si osservi che si tratta della 5^ canzoÍ7e,di 5 stanze, a celebrazione del ro' anniversario, e relativamente allaprirra parte del canzo'iere quando si ricordi che la canzone 73, uno deipunti di svolta della redazione Corre6¡gio, è la ro,, .^nzonr.34

L'esatta definizione del ruolo svolto dalla canzone 5o nella prirna partedella redazione correggio richiede altre indagini, che non ho ancoraconcluso. [Jna prirna considerazione potrebbe individuare qui, primadella ricapitolazione di 7o e del carnbiamento che produce, un eminenteapprodo negativo della redazione correggio, che I'occasione anniversariae alcuni dettagli del testo allineano con la sestina 3o (7 anni dall'innamo-rarlento), ancora immersa nell'erotismo sensnale negativo (come poiancora la (t6), e il sonetto 6z (tr anni dall'innamoramento), in cui è giàprefigurata la svolta spirituale sancita dalla sestina go.3s La rnancanza in 5odi segnali laurani (ben mascherate le ucrdifronde),31'di cui è invece ricco

33. Molto significativa, procedcndo trcl canzoniere ura forse non nella cro¡ologia diconrposizione, la presenza della rirna spclunca: ittgiunm lìcl sonctto S'i',fis.li stolt¡-Ít,rttto ttlo sptlwtca (rltó), unica altra occorrenza in Petrarca dei rispectivi lemrni se si esclude, fr,rorirìnt:., spt,luttttt ¡ s3, Jo (vedi anche la notl 7).

osservi anche chc ao più 5o (testi cli anuiversario) dà tlo, e 3o e lìo sono due sesti¡e. Str.ut-ture decadico-pentastichc, invcce, in particolare quella iniziale r-ro (r*4, r*4), e qtrellafinale 3óo-3óó (canz. di ro stanzc, 5 sonctti, canz. di ro st.), sono uresse ir.l evidenza daSantagata rg96,30 e r4o2, con bibliograta.

3-5. Strlla strlrttLrrâ della correggio il riferirne'to è a Santagata r992, r43-252.ln rap-porto a óz si tenga conto del râpporto tra i vv.6o-ól della canzone e i 9-ro del sonetto

3ó. L'insierne clel testo e i1 più volte ripetr.rto grande affresco del sole calante potreb-bcro essere letti in riferinrento alla tcnraticâ apollineo-dafìrea (c¡ri però tutta iniplicita)alla Ir-rce d; Afr. v 477-+86, passo di t.ìorrla rsserìte dai comnrenti al C]a¡zoniere e oppor-tluranlentc richiallato in Bettarini r99lJ.

il sonetto 5 r che alla canzone è legatissirno, e la collocazione al r 3 36- t 3 37nella cronografia interna al canzoniere, data a cui Petrarca lega l'epistolasul,l'ascensione al ventoso, pare attribuire alla canzone una funzione par-ticolare, condizionata da nn legamc con le sestine orrnai limitato al pianoformale, ma già arricchita, anche se per rimarcare una esclusione per orairrimediabile, dalla novità che le figure degli umili rappresentarlo. L'appa-gamento notturno dei semplici, diametrahlente opposto alla sofferenzasensuale del poeta, con quanto comporta sul piano dei valori culturaligenerali, mette alle corde una concezione dell'amore <che intende il sen-tinrento amoroso come una 'passione', vale a dire, aristotelícamente, unaperturbazione dell'appetito sensibile>.'7 un, felicità morale più che intra-vista, e che motiva l'insistito interrogarsi della quinta stanza (<i mieisospiri a me perché non tolti / quando che sia? perché no 'l gravegiogo?r), rra che ancora conduce ad nna presa di coscienza

'egativa di

ordine, forse, oltre che morale, letterario.38Inlportante, in questa prospettiva, è proprio la componente pastorale

individuata nell'ultima stanz¿- e nel congedo. ci si può infatti chiederein che râpporto stia questo Petrarca-pastore con il pastore-pastore dellastrofa III, come possâno convivere in uno stesso testo due figureall'apparenza così vicine (entrarnbe nndc itt virgilio) e in effetti opposte:una I'immagine della felicità solida dei semplici,3e l'altrr portavoce deitormenti (amorosi, e si direbbe esistenziali ) dell'Io. Si trova una rispostaplausibile sc si tiene nel debito conto la prospcttiva normalmente appli-cata da Petrarca al monclo pâstorale. Il rigido allegorismo dell'autore delBucolicum carnten (laddove Servio aveva evvertito che con virgilio si

potevallo applicare lenti allegoriche <tantum ubi exigit ratio>) ha un cor-rispettivo esegetico, del resto scontato ncl quadro storico in cui opera iltrecentista, nel postillatore di virgilio sulle carte del celebre ms. Arnbro-

37 Sarrtagata 19g2, 22r (cor-sivo r-nio).

3lì. Eluclo clr.ri il problenra della clatazione dcl testo, chc è clifÏìcile inrnragi¡arsi al r337t'che peri, r'it'hietlc lntt trattezionc âut()tìollt.

39. urra cor)vL'rge.za già seg'rllata da Servio, in Bw. ptooün., proprio dovc si defìni-vano i cltatochtc¡¡s dello stile: <Tres enim sunt characbteres, humilis, r¡edius, grandiloqtrtrs:qLìos oD]lìcs in hoc ilrveniurus poctâ. Nam in Aeneide grandiloquunr habct, in georgicrstrreditrtn, in btrcolicis hunrilem pro qualitate r)egotlorunl et personarunì: ¡ tltptts()ntte hicrusticn: suttl, sitnplititatt.qrrudcrlt's, a qtribus nihil altum debet requirir (Scrvio, III, r_z).

t,ht{ uN L()MMb,N I () A ttr-l. JO

Y28 stM()NE AÌ_U()Ntc()

siano: il finale della prima egloga, uno dei passi generatori della canzone

5o, è interpretato stabilendo una serie di corrispondenze tÍ:. mondo deipastori e mondo del poeta: le capelle (74) sono libelli; <I{ic ramen meculllpoteras requiescere noctem / fronde super viridi> (ZS-So) dà luogo alle

glosse søá eodem n.omine poetc þnccum), otiari, studere (reEiescere), sino allapregnante annotazione studit¡ laureatn promerituro (fronde super viridí); <surtt

nobis rnitia pomâ, / castaneae molles et pressi copia lactis> (8o-8r), fra lealtre, alle gTosse matería dc amoríbus þnitia poma), satyrica yrsuta de se (casta-

ncae) , artificio scilice t Qnollcs) , .... 4"

Si arriva qui allora â unâ stretta decisiva che riguarda 1o specifico dellacanzone. La simplicitas cristiana

^pprezzata dal prosatore antiaristotelico e

sempre riproposta, se trasferita nella dimensione diversa (più profonda) e

personale della scrittura volgare non garantisce più la felicità o anchesolo la salvezza morale, e può addirittura diventare ernblema dell'irnpos-sibilità a raggiungerla. Il pastore-poeta allinea di fronre a sé le fìgurinedei sirupliciorcs e cetca di animarle con i classici più cari, ricorrendo alla

simplicitas virgiliana; si ritrova però - nel particolare frangente della poe-sia volgare, e, soprattutto, in questa zona del canzoniere - contrappostoad esse, a interrogarsi sulla propria condizione di arnante sofferente sot-tratto alla pace dei classici comc a quella degli umili. E nemmeno Virgi-lio, che pure sernbra contenere in sé tutte le parole necessarie a dar voceall'interiorità del poeta moderno, la regola e I'eccezione, nemmeno luipuò garantir gh la salv ezza.

4o. Nel nrs. Anrbrosiano â c 3v Trascrizioni in Nolbac 1892, rzz-23; Lord r9tÌ2,269-7o; Fco r988, 6r. Interessante la postilla al n.rargine inferiore, con richianroall'ultiuro verso deìla prinra egloga, in cui, in un nìornento che si direbbe successivo e

più tardo, Petrarca propone una generale interpretazione in chiave ltorale.

I,EII UN (]OMMENTO A Rf,7T JO 29

Rífe rimenti b i b li o,qrafi ci

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i

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