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2001. Politiche per adolescenti e giovani

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Uno studio sulla storia degli interventi attivati in Italia grazie alla legislazione nazionale e regionale in materia ed all'impegn di Enti locali e Terzo Settore.

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LE POLITICHE PER ADOLESCENTI E GIOVANI Di Giovanni Campagnoli La storia delle politiche giovanili in Italia, dai primi interventi legislatvi (309/90 e 216/91), fino alla legge 285/97, analizzando il ruolo di Comuni e Terzo settore INDICE Presentazione La diffusione dei progetti I Progetti: un tentativo di descrizione In concreto i Progetti La questione della rappresentanza giovanile Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione Dai progetti giovani alle politiche giovanili a livello nazionale Le politiche delle Regioni in materia di giovani La legge 285/97 Che altro?... Nella scuola Bibliografia I progetti: quali caratteristiche

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COME NOI NESSUNO MAI Nuovi adolescenti fra scuola e società civile Convegno di formazione, Verbania 26 e 27 ottobre 2001

Provincia di Verbania

LE POLITICHE PER ADOLESCENTI E GIOVANI IN ITALIA di Giovanni Campagnoli

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La diffusione dei progetti

I Progetti: un tentativo di descrizione

La questione della rappresentanza giovanile Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

Che altro?…

Nella scuola

Dai progetti giovani alle politiche giovanili a livello nazionale

La legge 285/97

Le politiche delle Regioni in materia di giovani

Presentazione

In concreto i Progetti

I progetti: quali caratteristiche

Bibliografia

LE POLITICHE PER ADOLESCENTI E GIOVANI

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A partire dagli anni ‘70, sono state molte le iniziative rivolte ai giovani da parte del tessuto associativo (sportivo, culturale, ricreativo, educativo, che ha costituito e costituisce tuttora, un riferimento significativo) e della Chiesa cattolica con le strutture parrocchial i e le molteplici attività formative e ricreative.

Presentazione

Cosa c’è stato

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Quello che è mancato è lo sviluppo organico di un insieme di opportunità di incontro, svago, cultura, partecipazione attivato e realizzato direttamente da istituzioni pubbliche, non vincolato dall’adesione ad associazioni od organizza-zioni di qualsiasi tipo

Presentazione

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Vi è stato una sorta di rigetto nei confronti di ”forti” azioni politico - formative rivolte ai giovani. Il passaggio alla vita adulta e professionale, così come l’edu-cazione alla democrazia ed alla partecipazione sociale, sono state così affidate alla famiglia ed alla scuola, da un lato e, dall’altro, ai soggetti “associativi” (partiti, associazioni, sindacati) operanti nella società civile.

Presentazione

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Ogni Amministrazione locale in questo ambito ha dovuto procedere “navigando a vista”, in quanto non era ben def in i to un quadro normativo determinato sia a livello nazionale che regionale, a parte i protocolli di intesa dell’ANCI su lavoro e su Informagiovani. Lo sviluppo di una progettualità è avvenuto più su basi di sensibilità, che per riferimenti normativi certi.

Presentazione

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Gli Enti locali hanno di fatto adempiuto ad un obbligo che in altri Paesi è delegato al governo centrale, dove la “questione giovanile” è considerata fra i compiti istituzionali fondamentali dello Stato, e dove gli Enti locali contribuiscono alla sua determinazione attraverso indicazioni e strumenti offerti dallo Stato.

Presentazione

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Cosa è stato prodotto

Le iniziative che dalla metà degli anni ’70 (grazie anche al nuovo quadro competenze che nel 1977 sono state delegate dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni) hanno cominciato a susseguirsi (il primo progetto Giovani è del Comune di Torino, nel ‘77), hanno prodotto: •  il “Centro di incontro per giovani”, •  l’Informagiovani, •  la Consulta o Forum giovanile. Più difficile è stata l’elaborazione di politiche nazionali per infanzia e giovani.

Presentazione

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La diffusione dei progetti giovani

Dopo l’esperienza di Torino a l t r i h a n n o s e g u i t o l’esempio ed hanno attivato, Progetti giovani. Per diversi a n n i s i è t r a t t a t o d i amministrazioni comunali, collocate prevalentemente nel Nord e di entità medio grande. Successivamente l’esempio è seguito anche da molte altre città e di dimensioni demografiche medie.

I primi 10 progetti giovani:

Torino, Bologna, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Livorno, Voghera, Ravenna, Perugia, Terni.

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La diffusione dei progetti giovani

ANNO ENTE CAMPIONE RISULTATI

1984 ANCI 267 Comuni con più di 30.000

abitanti

41%

1992 G.Abele M.Interni

1.038 Comuni con più di 10.000

abitanti

58%

1996 A.Aster 214 Comuni 43%

Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani

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La diffusione dei progetti giovani

Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani La loro distribuzione territoriale è a “macchia di leopardo”: vi è un miglioramento per l’Italia meridionale ed una situazione di stabilità per il Centro. Si evidenzia anche un aumento di investimento nei Comuni piccoli.

Gli interventi sono in aree molto problematiche sotto il profilo s o c i a l e , p e r c u i r i g u a r d a n o prevenzione (promozione di attività educative e informative sulle droghe) e n e l l ’ a p e r t u r a d i s t r u t t u r e d i animazione e di socializzazione

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I progetti: un tentativo di descrizione

I l Progetto giovani è stato essenz ia lmente un modo d i pensare, delle amministrazioni locali, alle iniziative rivolte ai giovani (spesso innovative), operando per obiettivi e centrando l’azione sul coordinamento e sull’ integrazione di tutte le risorse interne ed esterne alla pubblica ammin is t raz ione, soprat tu t to davanti a bisogni nuovi.

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I progetti: un tentativo di descrizione

Così , quas i ovunque, i l “Progetto” è stato pensato come strumento, e non fine. Le realtà in cui nascono rendono ardua l’identificazione di precise tipologie, in quanto si tratta di un’esperienza spesso creativa ed originale a forte carattere di localismo. I l P r o g e t t o v a l o r i z z a l ’ amministratore: infatti è in grado di progettare chi è in possesso degli strumenti e ha la cultura della previsione.

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I progetti: un tentativo di descrizione

APPROCCIO TIPOLOGIA PROGETTI

PRODOTTI RISULTATI ATTESI

giovani = soggetti deboli

Assistenzialistico servizi ed interventi i n t e r e s s a n t i e d adeguati

Giovani = fruitori

giovani = persone conflittuali

luoghi “protetti” per far esprimere ed agire il conflitto

“nuove” forme di autorganizzazione

Nuove modal i tà di confronto tra società e giovani

giovani = persone poco integrate socialmente

Intervento per sop-perire al minor peso socializzante di fami-glia, scuola e lavoro

creazione di spazi a forte caratterizzazi-one educativa e formativa

Possibilità di esprime-re modelli di comporta-mento diversi da quelli della società

Giovani = sog-getti desidero-si comunicare con gli adulti

R i c e r c a d i s p a z i comunicativi

Spazi per vivere esperienze e per sviluppare “nuove” modalità espressive

Sviluppo di analisi tra generazioni diverse

Le tipologie di Progetti Giovani

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In concreto i Progetti…

Ogni Progetto costituisce una storia a sé, anche sul versante delle iniziative concrete. Per praticità di descrizione si segue una divisione in settori che può apparire artificiosa: •  l’informazione, •  la socializzazione e la cultura, •  la formazione ed il lavoro, •  l’emarginazione ed il disagio.

In concreto i Progetti sono tante esperienze diverse…

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In concreto i Progetti…

Nella società odierna i giovani si t r o v a n o , p e r a s s u r d o , a s p e r i m e n t a r e d u e t i p i d i di ff icoltà: la mancanza di informazioni per scegliere e l’abbondanza di informazioni. In o g n i c a s o c i ò g e n e r a disorientamento e difficoltà nell’assunzione delle scelte. Per aumentare il possesso di informazioni adeguate e tarate sulle proprie esigenze si sono attivati i Centri di informazione per giovani (il primo a Torino nel 1982)

L’Informazione

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In concreto i Progetti…

C o n t e n u t i i n f o r m a t i v i erogati

Centr i general is t i : in formazioni su più set tor i d i in teresse giovanile

Centri specialistici: coprono un solo set tore in format ivo, in genere orientamento scolastico e inserimento lavorativo

Pubblico di riferimento

Centri generalisti: considerano destinatari tutti i giovani indistinta-mente

Centri specialistici: si rivolgono ad alcuni giovani in specif ico, ad esempio, le donne, i disoccupati, gli studenti.

Tipo di funzioni esercitate

Funzione di informazione pura

Funzione di consulenza, esercitata attraverso colloqui, su questioni di natura più complessa e delicata (ad esempio, problemi legali così come difficoltà sociali e personali) o su questioni rispetto alle quali la sola messa a disposizione di informazioni non risulta efficace (creazione di imprese).

L’Informazione: le tipologie di Centri Informativi

Ritorna

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In concreto i Progetti…

La socializzazione e la cultura

E ’ q u e s t o u n o d e i s e t t o r i magg io rmen te sv i l uppa t i e risponde a due considerazioni: •  i giovani dispongono di spazi ridotti per costruire esperienze di socializzazione “orizzontale” al di f u o r i d e l l a s c u o l a e d e l l e esperienze di tipo associativo •  s o n o s c a r s e e s o v e n t e inadeguate le azioni di supporto, valorizzazione e diffusione delle iniziative culturali che vedono i giovani direttamente protagonisti.

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In concreto i Progetti…

I servizi a porta aperta - Si rivolgono alla generalità dei giovani, centrati sull’offerta di specifiche iniziative quali corsi (di vario genere), incontri - dibattiti, opportunità di incontro…

I servizi a porta chiusa - Si rivolgono a giovani, singoli ma preferenzialmente in gruppo, che si rivolgono al Centro di servizi proponendo richieste particolari sia per interessi che per destinatari. In tal caso il Centro mette a disposizione locali, strumenti (es. il centro stampa, strumenti video e/o musicali, teatrali, sale-prova musicali) per una gestione dell’iniziativa che assume quasi i caratteri dell’autogestione seppure per tempi limitati.

I servizi a porta semiaperta

- Si rivolgono alla generalità dei giovani ma con criteri di accesso maggiormente definiti (es. gruppi classe al mattino, gruppi di adolescenti al pomeriggio, ad accesso libero o riservato ed alla sera ad accesso regolato come luogo di incontro e progettazione a gruppi informali).

La socializzazione e la cultura: gli spazi

I servizi presenti nei Centri di incontro o socializzazione

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In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto

Azioni di supporto sono: gli scambi giovanili: opportunità di scambio “alla pari” tra gruppi di giovani di città diverse, sia italiane c h e e s t e r e , f i n a l i z z a t i a l l a conoscenza reciproca ed al la c o n o s c e n z a d i u s i , c u l t u r e , esperienze giovanili di altri contesti culturali. turismo giovanile “alternativo”:si tratta di opportunità di viaggi in Italia e all’estero per lo studio della lingua o per l’apprendimento di particolari p r a t i c h e s p o r t i v e o p e r l a sperimentazione di esperienze professionali.

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In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto

I l suppor to e la d i f fus ione del la produzione di cultura, si concretizzano in: •  organizzazione di concerti, rassegne teatrali, mostre, ecc.; •  organizzazione di iniziative a supporto dei giovani artisti (es. GAI, banche-dati, strumenti informativi quali video, riviste, volumi, ecc); l’utilizzo di radio e tv locali, la realizzazione di Ufficio stampa per iniziative di presentazione pubblica; •  organizzazione di iniziative di formazione, scambi tra giovani artisti •  predisposizione di strumentazione ed attrezzature a disposizione di gruppi e singoli per lo sviluppo delle capacità artistiche e culturali.

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In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura Promozione delle esperienze di tipo associativo presenti nel territorio e lo sviluppo di nuove forme associative, ha portato a: •  ricerche sulle tipologie di associazioni; •  alla costruzione di albi e banche-dati; •  alla messa a disposizione di sedi, strumenti, consulenza; •  al coinvolgimento in progetti operativi; •  alla predisposizione di percorsi formativi. Con le associazioni sportive si è sviluppato l’affidamento degli impianti, l’organizzazione di manifestazioni, lo sviluppo dello sport nella scuola e sul territorio…

Ritorna

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In concreto i Progetti…

La lotta alla disoccupazione ha portato a politiche di orientamento scolastico e professionale e a politiche d’inserimento nel mercato del lavoro in senso stretto.

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In concreto i Progetti…

Nel 1987, nel convegno promosso dall’ANCI su giovani e lavoro, è stata ufficializzata la nascita dei CILO (Centri di iniziativa locale per l’occupazione). Nel 1987 e nel 1989 sono stati sottoscritti due accordi tra Ministero, Regioni, ANCI, UPI, UNCEM per la promozione e costituzione dei CILO su scala regionale (i primi in Lazio e Piemonte, nel ’91).

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In concreto i Progetti…

Orientamento scolastico, universitario, professionale, occupazionale

Monitoraggio delle potenzialità economiche del territorio, funzioni di sportello informativo, colloqui individuali di sostegno, attività di orientamento per piccoli gruppi, gestione di strumenti informatici e diagnostici, giornate di studio, incontri con operatori del mondo economico e docenti universitari, esposizioni, ecc.

Formazione e la riqualifica-zione professionale

Corsi per giovani laureati e diplomati, per dipendenti in mobilità, in cassa integrazione,

in cerca di nuova occupazione.

Attività di Job ed Enterprise creation

Attività a supporto di chi ha interesse alla creazione di nuove imprese, per aiutare a comprendere il significato di impresa, gli aspetti amministrativi ed organizzativi, il

mercato, l’organizzazione del lavoro ecc.

Le attività, i servizi ed i progetti dei CILO

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In concreto i Progetti…

Con il “decreto Montecchi”, 469/97 p e r l a r i f o r m a d e i “ S e r v i z i all’impiego”, attraverso il concorso delle diverse istituzioni e dei vari attori sociali, si privilegia il ruolo regionale e provinciale e degli enti locali, per attivare iniziative per un sistema efficace ed efficiente e più rispondente alle esigenze dei disoccupati e delle imprese, proprio a livello locale. Da non trascurare poi l’importanza delle nuove leggi sull’imprenditoria giovanile, anche nell ’ambito di misure europee e di quelle del “Parco progetti”. Ritorna

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In concreto i Progetti…

L e c o n d i z i o n i d i emarginazione sociale e di disagio dei giovani sono state sin dall’avvio delle esperienze dei Progetti uno dei punti di riferimento: molti Progetti avevano ed hanno proprio tra gli obiettivi la prevenzione ed il recupero degli stati di emarginazione di disagio.

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Il coinvolgimento dei Servizi sociali ha permesso di dare vita a:

•  attività di tempo libero di tipo educativo e di recupero sociale,

• interventi con singoli o gruppi di adolescenti a rischio di devianza,

•  programmi di orientamento e formazione professionale,

•  strutture residenziali alternative al ricovero di istituto,

•  inserimenti guidati in associazioni sportive e culturali,

•  interventi di supporto all’attuazione della semilibertà,

•  interventi protetti in aziende, anche di giovani ex - detenuti

•  attività culturali, di animazione, formazione negli istituti di pena minorili.

In concreto i Progetti…

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In concreto i Progetti…

Nell’area della prevenzione i P r o g e t t i h a n n o e s p r e s s o orientamenti culturali e dato v i t a a p r a s s i o p e r a t i v e estremamente diversificate in quanto:

•  non esiste un orientamento condiviso sulla prevenzione,

•  le azioni sono strettamente correlate ai punti di vista (molteplici) relativi al disagio, alla devianza alla tossicodipendenza, alla prevenzione.

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In concreto i Progetti…

Attivazione di proces-si di comunicazione

Creazione di luoghi / sportelli / centri di informazione (dentro e fuori la scuola, es. CIC e Centro di ascolto, consultorio) per accrescere opportunità per inserimento sociale; l’attivazione di percorsi informativi sul problema tossicodipendenza; l’attivazione di specifici studi e ricerche, attività di animazione espressiva sui temi della comunicazione verbale e non verbale

Attivazione di proces-si educativi

La creazione di una rete di centri di aggregazione, per adolescenti per far vivere esperienze di relazione significativa tra adolescenti e adulti educatori; le iniziative attivate in collaborazione con la scuola per l’avvio di percorsi didattici-educativi nel territorio (laboratori, centri); le iniziative finalizzate all’orientamento scolastico e professionale e quelle volte a proporre corsi/momenti di educazione alla salute; l’impegno volto alla promozione dell’associazionismo e della partecipazione (CCR).

Attivazione di proces-si di animazione

Avvio di “normali” attività di animazione volte a favorire l’espressione e la comunicazione tra giovani e adulti, e tra giovani ed istituzioni intorno ai temi del disagio sociale e giovanile; le attività di “animazione di strada”; le attività globalmente rivolte a favorire la partecipazione dei singoli e dei gruppi (informali e non) alla vita di comunità (quartiere), le situazioni di cambiamento (relazionale, lavorativo), lo sviluppo del senso di comunità per far sì che la stessa comunità possa massimizzare l’integrazione fra persone ed ambiente; le attività per un uso del tempo libero più significativo e costruttivo: feste, campeggi, centri estivi, sport;

Attivazione di inter-venti su soggett i / gruppi a rischio e su fattori di rischio

Attivazione di ricerche su giovani e disagio (per fotografare la quota di mondo giovanile già esposto ad alcool, droghe, delinquenza), a cui seguono percorsi operativi differenti quali l’attivazione di specifiche iniziative educative rivolte globalmente agli adolescenti, considerati in quanto tali soggetti a rischio; la messa in atto di interventi denominati “educativa territoriale” o “di strada” che permette l’aggancio, da parte di educatori, di soggetti in situazioni di disagio laddove normalmente vivono; interventi - centri di ascolto psicologico (counselling) per adolescenti in situazione di disagio. Ritorna

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La questione della rappresentanza giovanile

Nella maggior parte dei casi l’assessore a cui è stato affidato il compito di coordinare il Progetto è stato l’assessore ai servizi sociali, con il compito di svilup-pare anche la rappresentanza giovanile nel Comune. In realtà le Consulte o Forum delle associazioni (esperienze per lo più fallimentari), sono collocate prevalentemente nel nord, così come i Consigli Comunali dei Ragazzi (C.C.R.).

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La questione della rappresentanza giovanile

Le associazioni giovanili sono molto presenti nella gestione dei Progetti degli Enti locali rivolti a giovani e adolescenti. Sono coinvolte in modo esclusivo o compartecipato con operatori pubblici ed altre agenzie (in par t ico lare cooperat ive di animatori o educatori) nella quasi totalità delle iniziative previste nei Progetti.

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La questione della rappresentanza giovanile

Verso l ’En te l oca le , l e assoc iaz ion i g iovan i l i s v i l u p p a n o d u e t i p i d i atteggiamenti: autonomia (le associazioni storiche, es. ARCI , AGESCI , Az ione cattolica, ecc., che possono vedere il Progetto come un temibile “concorrente”, in un regime di “monopolio”) e dipendenza (associazioni più recenti, in genere circoscritte sia per tema che per area territoriale).

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Dai progetti giovani ai progetti adolescenti

Intorno alla metà degli anni ottanta si sono evidenziate critiche in ordine alla efficacia dei Progetti giovani rispetto alla loro capacità e notevole difficoltà di avvicinare anche gli adolescenti, comprendendone i bisogni ed offrendo interventi adeguati e specifici. Difficoltà che il CENSIS esprimeva in termini molto precisi di “rimozione culturale ed istituzionale dell’adolescenza”.

CENSIS, Adolescenti: condizioni di vita e qualità delle relazioni educative, Ministero dell'Interno, Roma 1985.

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Dai progetti giovani ai progetti adolescenti

Il volume “Progetto adolescenti. O r i e n t a m e n t i e p r o p o s t e metodologiche” edito dalla Direzione generale servizi civili del Ministero del l ’ In terno, def in isce “Progetto adolescenti un insieme di idee ed interventi, rivolto a tutti gli adolescenti, finalizzato ad obiettivi di promozione culturale, prevenzione e socializzazione degli adolescenti, organizzati secondo le coordinate di un progetto, realizzato attraverso la mobilitazione dei servizi e delle risorse presenti nel territorio, caratterizzato da una chiara e precisa intenzionalità pedagogica”.

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Dai progetti giovani ai progetti adolescenti

Dalla ricerca effettuata dal Gruppo Abele nel 1992 emerge che il 39 % dei Comuni contattati(prevalentemente nel nord) dichiarava di avere un Progetto adolescenti. La prevalenza dei Progetti riguarda:

•  l’ambito scolastico - formativo,

•  la promozione dell’aggregazione

•  la prevenzione del disagio.

Inferiori le percentuali relative ad altri settori (es. ricerche, sport, informazione, devianza, tutela della salute).

Nel complesso vi è un numero rilevante di Progetti articolati su diverse aree d’intervento.

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

DPR n. 309:

•  ar t . 104: stabi l isce le responsabilità e le funzioni che il sistema scolastico deve esercitare nel campo della “promozione e coordinamento, a livello nazionale, delle attività di educazione ed informazione”;

• art. 105: stabilisce le competenze a livello provinciale in ordine alle iniziative di educazione e di prevenzione nella Scuola;

• art. 106: istituisce i CIC, Centri di informazione e consulenza nelle scuole medie superiori.

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

• art. 107: istituisce Centri di formazione e di informazione nell’ambito delle Forze armate;

•  art. 108: indica le responsabilità delle Forze armate per azioni di prevenzione ed accertamenti sanitari;

•  art. 113: indica le responsabilità degli Enti locali per interventi di informazione e prevenzione;

• art. 114: attribuisce ad Enti locali l’attuazione di interventi di prevenzione dell’emarginazione e delle cause locali di disagio familiare e sociale che favoriscono il disadattamento dei giovani e la dispersione scolastica;

• art. 127: istituzione del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

Attraverso il Fondo nazionale sono state investite molte risorse, solo in parte dedicate in senso stretto alla prevenzione, in quanto su questo Fondo vengono finanziati anche progetti di reinserimento sociale, di recupero strutture a fini terapeutico - sociali (es. comunità).

Nel periodo 1990 – 1995 (sino al momento del trasferimento delle competenze e di parte fondi alle Regioni) furono circa mille i miliardi distribuiti dei quali circa la metà erogati ad enti locali, in molti casi per progetti di prevenzione (tra cui i POLO, attivati in 70 città dagli Enaip)

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Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

Le due tendenze emerse negli anni:

•  il progressivo aumento delle risorse finanziarie per gli Enti locali, triplicate nel corso di sei anni;

•  la centralità del nord Italia (metà delle risorse) ed, in esso, delle grandi aree metropolitane.

Con il trasferimento alle Regioni delle competenze connesse al Fondo per la lotta alla droga, dal 1997 al 1999 sono messi a disposizione delle Regioni altri 500 miliardi (su 800), con cui si finanziano progetti che nel 41 % de i cas i r iguardano la p r e v e n z i o n e p r i m a r i a d e l l e dipendenze Ritorna

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La legge del 19 luglio 1991, n. 216 “Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose”, nasce per dare attuazione a tutte le misure previste dal nuovo Codice di procedura penale minorile del 1988. La legge apre spazi per la prevenzione primaria, infatti prevede:

•  l’attività di comunità di accoglienza dei minori temporaneamente allontanati dall’ambito familiare;

•  l’attuazione di interventi a sostegno delle famiglie in particolare per l’assolvimento degli obblighi scolastici;

•  l’attività di centri di incontro e di iniziativa di presenza sociale nei quartieri a rischio (anche nelle scuole in orari extra didattici e nel periodo estivo).

Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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La legge 216 è stata integrata dalla L. 465/94 che nel prorogare il Fondo, esplicita che le considerazioni maggiori riguardano iniziative che:

- prendano in esame contesti molto degradati;

- risolvano problematiche urgenti;

- realizzino progetti tali da incidere realmente nelle situazioni considerate;

- attuino interventi polifunzionali anche attraverso il lavoro integrato di professionalità e organismi diversi (LAVORO DI RETE);

- contengano precise indicazioni su tempi, modalità di realizzazione e fattibilità dei progetti.

Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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L’ a m m o n t a r e c o m p l e s s i v o d e i finanziamenti erogati con la L. n. 216/91 è pari a quasi 250 miliardi in sei anni.

La parte più consistente dei fondi sono stati stanziati a favore di enti pubblici t e r r i t o r i a l i , p i u t t o s t o c h e a d associazioni e cooperative.

Nella distribuzione per macro aree regionali della ripartizione dei fondi, a d i f f e r e n z a d e l D P R 3 0 9 , è maggiormente favorita l’area sud – isole. Infatti all’area sud/isole nel 1995 va una dotazione pari al 76 % del totale e, nel 1996, il 79 % del totale a disposizione.

Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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Confronto tra punti di forza e debolezza della 309 e 216

Ritorna

Punti di forza Punti di debolezza Incentivo negli Enti locali per la messa a punto e l’avvio di Progetti di prevenzione rivolti agli adolescenti

L a p r e o c c u p a n t e p r o s p e t t i v a “ c r i s i o l o g i c a ” f i n i s c e p e r categorizzare ed etichettare i giovani e gli adolescenti come soggetti a rischio e non come i destinatari di investimenti in vista delle prospettive future della nostra società.

Unica possibilità, per l’Ente locale, di dare continuità ad esperienze avviate autonomamente da tempo o l’unica possibilità di avviare iniziative verso gli adolescenti.

Hanno generato, grazie a nuove e maggiori risorse, attenzioni e sensibilità

Forte centralizzazione della gestione presso i Ministeri che ha avuto due effetti: 1. rendere molto complesse le sinergie tra i progetti approvati 2. rendere quasi impossibile il compito di raccordo territoriale tra esperienze della stessa regione i

Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione

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Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali L'Italia è uno dei pochi Paesi della U.E. in cui: •  non è ancora stata definita una politica giovanile a livello centrale; •  non c'è un'istituzione centrale di coordinamento-indirizzo delle politiche giovanili; •  non c’è una rappresentanza giovanile nazionale ed europea; •  non c’è nessun Ministro per i giovani (ma un Dipartimento); •  le competenze in materia sono sempre state distribuite tra diversi Ministeri (del lavoro e della previdenza sociale, della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecno log ica , deg l i a f fa r i es te r i , dell’Interno).

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Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali

Così in Italia si sono attivati interventi con caratteristiche es t remamente f raz ionate , sv i l uppa t i a “macchia d i leopardo”, legate spesso solo a l l a s e n s i b i l i t à e a l l a disponibilità delle varie figure politiche che hanno spinto ad operare in questo settore. In questo contesto di difficoltà, molto di quello che si è riusciti a fare, anche a livello nazionale, lo si deve al Piemonte.

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Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali La carenza di un quadro di riferimento nazionale nonostante che:

il 1985 fosse l’Anno internazionale dei giovani (con la proposta di legge del Comitato Italiano per un Ministero od un Dipartimento);

le due proposte di legge de l la Commissione parlamentare d’inchiesta istituita dal 1988 al 1991 (per Consigli per la gioventù e Dipartimento);

il 14 giugno 1992: risoluzione ad agire della Commissione della C.E.;

la proposta del Ministro Turco del 1997 per una legge quadro sulle politiche giovanili con un’Agenzia nazionale giovani ed un Piano triennale.

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Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali

Lettura mondo giovanile

Finalità azione politico tecnica

Logica progettuale

Aspetti di peculiarità

Nodi critici

Cittadinanza risorsa per il cambiamento

Negoz iaz ione de i con f l i t t i e degli interessi Comunicazione intergeneraziona-le (patto per il futuro) Sviluppo poten-zialità (es. nel settore artistico e culturale)

C o n n e s s i o n e strategie A c c o r d i d i programma Riconoscimento differenze Ruolo promozio-nale Enti locali Progettualità di comunità

A v v e n t o normat ive di riforma P. A. L o g i c h e d i par tne rsh ip territoriale Ruolo terzo settore

Aumento di g i o v a n i stranieri Necessità di riconosce-re l a d i m e n -sione di ge-n e r e F a m i g l i a lunga Riconosci-mento politico?

PROSPETTIVE DI POLITICHE GIOVANILI PER IL 2000

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Le politiche delle Regioni

Le iniziative regionali colmano la lacuna istituzionale. Il fatto che siano solo sette su venti le Regioni che hanno ordinato la materia appare essere un ul ter iore motivo di rafforzamento delle disuguaglianze territoriali (nord/sud soprattutto) peraltro già forti sul piano delle d ispon ib i l i tà economiche, de l consolidamento di una cultura e di una prassi nel campo dei servizi sociali. -Veneto: L. n. 29 del 28 giugno 1988

-Campania: L. n. 14 del 25 agosto 1989, -Valle d’Aosta: L. n. 11 del 17 marzo 1992, -Piemonte: L. n. 16 del 13 febbraio 1995, -Umbria: L. n. 27 del 1995, -Emilia – Romagna: L. n. 21 del 1 luglio 1996, -Marche: L. n. 2 del 9 gennaio 1997 a modifica della L. n. 46 del 12 aprile 1995.

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Le politiche delle Regioni

La Regione Piemonte è stata all’avanguardia nell’attivare interventi finalizzati ai minori, infatti:

1989: istituzione del Consiglio regionale dei minori (L.r.55/89) che ha svolto una funzione promozionale nei confronti degli enti locali, della scuola e dell’associazionismo rispetto alle esigenze ed ai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il C.R.M. (dal ’93 al ’98) ha utilizzato la forma del concorso a premi per incentivare, riconoscere e valorizzare alcune esperienze pilota in regione.

D.C.R. 308/91: normativa inerente la Consulta giovanile e l’istituzione dell’albo delle associazioni giovanili.

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Le politiche delle Regioni

1995: approvazione della L.R. n. 16 “Coordinamento e sostegno delle attività a favore dei giovani”, con cui la Regione ha:

•  a d o t t a t o l a “ C a r t a p e r l a partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale”, (approvata il 7/11/’90 dalla Sottocommissione della Gioventù del Consiglio d’Europa), armonizzando e coordinando gli interventi con gli obiettivi da essa indicati;

•  promosso l’adozione e la relativa attuazione da parte degli Enti locali della Carta;

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Le politiche delle Regioni

•  si è impegnata ad elaborare un Piano annuale degli interventi per i giovani, indicando gli indirizzi e gli obiettivi dell’azione regionale, i progetti obiettivo ed i progetti pilota e definendo i criteri per l’erogazione dei contributi;

•  ha istituito l ’Osservatorio permanente sulla condizione dei giovani e la Consulta regionale dei giovani.

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Finalità L.R 16/95: favorire la realizzazione d i i n i z i a t i v e d i E . E . L . L . e d Associazionismo giovanile, coordinando gli interventi diretti o indiretti nei campi economico, sociale, culturale.

Settori:

•  inserimento sociale e partecipazione

• d isag io g iovan i l e ( i n t e r ven t i d i prevenzione primaria)

• mobilità giovanile con scambi fra Paesi europei

• s v i l u p p o d e l l a c o o p e r a z i o n e , dell’aggregazione, dell’associazionismo nazionale e internazionale

• informazione e consulenza per i giovani

Le politiche delle Regioni

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La legge 285/97

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La legge 285/97

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La legge 285/97

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La legge 285/97

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Interessante novità della 285 è il “Piano d’Azione” del Governo verso l’adolescenza. Il Piano 2000.2001 afferma le linee guida: •  Compito dello Stato e delle sue articolazioni è promuovere il protagonismo degli adolescenti; •  tutelare gli adolescenti; •  sostenere gli adolescenti che fanno fatica.

La legge 285/97

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La legge i s t i t u i sce i l Fondo n a z i o n a l e p e r l ’ i n f a n z i a e l’adolescenza, che viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano ed una quota pari al 30% é riservata ai Comuni di Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabr ia, Catania, Palermo e Cagliari. Per il finanziamento del Fondo é autorizzata la spesa di lire 117 miliardi per il 1997 e di lire 312 miliardi a decorrere dall’anno 1998.

La legge 285/97

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I numeri essenziali della legge sono: •  circa 3.000 progetti presentati e finanziati nel primo triennio; •  un totale fra i 9.000 e i 10.000 interventi attivati e realizzati; •  una stima fra il milione e 200 e il milione e mezzo di bambini e adolescenti direttamente coinvolti in modo rilevante; •  60% degli ambiti riguarda destinatari tra i 12 e i 14 anni; •  l’età più “trascurata” è quella tra i 14 e i 17 anni (10% dei progetti); •  l’orizzonte di normalità riguarda l’82% dei progetti.

La legge 285/97

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La legge 285/97

Associazionismo e partecipazione (art. 6 e 7 della Legge 285/97) attraverso quattro tipologie di intervento

Attività Iniziative e azioni Promozione di forme associative Iniziative di aggregazione, creazione

di forum, gruppi di riflessione sui diritti civili, su tematiche ecologiche

Forme di conoscenza del territorio sia architettonico, paesaggistico, che storico-antropologico

Azioni di mappatura, esplorazione, gioco, avventura, unità didattiche o conferenze

Forme di progettazione partecipata Recupero o riqualificazione di aree u r b a n e , a r e e v e r d i , s p a z i condominiali, cortili scolastici, percorsi sicuri casa-scuola e percorsi ciclo-pedonali

Partecipazione per il governo della città

Consigli comunali dei ragazzi o Commissioni consiliari

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La legge 285/97

Lotta al disagio di infanzia e adolescenza (600 progetti e 847 interventi).

Attività Destinatari Aggregazione , animazione ed educazione

Soggetti con disagio esplicito, comportamento deviante o che possono essere definiti “a rischio” di devianza

Interventi d’ascolto e sostegno, anche con supporti specialistici

Preadolescenti fragili o in difficoltà e interventi di prevenzione e cura del disagio psicologico

Assistenza domiciliare nei confronti, l a v o r o d i s t r a d a , e d u c a t i v a territoriale

Minori a rischio di devianza

Interventi “misti” orientati alla lotta al disagio e alla devianza

Trasversali al le macrotipologie identificate

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Che altro?…

E’ arduo contabilizzare tutte le risorse e gli interventi destinate alle politiche per infanzia, adolescenza e giovani.

Rispetto alle risorse la tabella fornisce una stima valida per le tre maggiori leggi nazionali che hanno destinato risorse in materia in questi ultimi dieci anni

LEGGI RISORSE (in miliardi) D.P.R 309/90 1.800 circa

Legge 216/91 250 circa

Legge 285/97 1.053 circa

Totale 3.103 circa

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Che altro?… Rispetto agli interventi, sembra che la “via italiana” italiana alle politiche in materia di adolescenza e giovani, sia la frammentazione. Si riportano i principali interventi e le leggi più significative che delineano questo quadro:

•  Legge 331/00 “Nuove norme per l’istituzione del servizio militare professionale”

•  Legge 64/01: istituzione del servizio civile femminile

•  Legge 230/98: Nuove norme in materia di obiezione di coscienza

•  D.P.R. 249/98: " Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria"

•  Circolare 133/96 Ministero Pubblica Istruzione: “Apertura della scuola alle domande di tipo educativo e culturale provenienti dal territorio”

•  Legge 236/93: agevolazioni all’imprenditoria giovanile

•  Parità e riforma cicli scolastici e università

•  I programmi europei

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Nella scuola Il programma IG Students è rivolto a s t u d e n t i d e l p e n u l t i m o a n n o e universitari; consiste nella realizzazione e gestione di imprese “in laboratorio”. Arrivato alla IV edizione, ha visto tra il ’98 e ed il 2001, la partecipazione di:

64.000 studenti,

3.000 tutor e docenti di collegamento

3.000 imprese in laboratorio.

E’ un risultato importante se si pensa che il rapporto “Investment in education” dell’OCSE dice che meno dell’1% degli studenti italiani tra i 15 ed i 19 anni anni è coinvolto in una qualche forma di occupazione, contro una media del 15,1%.

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Nella scuola

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Nella scuola CIRCOLARE 133/96 MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE “APERTURA DELLA SCUOLA ALLE DOMANDE DI TIPO EDUCATIVO E CULTURALE PROVENIENTI DAL TERRITORIO” Per le associazioni giovanili (studentesche e non) si aprono nuovi spazi: infatti questa circolare permette di entrare nelle scuole in orario non scolastico per “starci”. Si tratta di uno strumento giuridico che incentiva il processo di valorizzazione del ruolo delle scuole come centri di vita culturale e sociale aperti al territorio, volte a creare le condizioni più idonee per favorire la qualità dei processi educativi.

La direttiva offre una risposta alla domanda degli studenti di un loro più incisivo protagonismo nella vita scolastica, in coerenza con le finalità istituzionali della scuola e nel rispetto degli specifici ruoli di ciascuna delle componenti. Le singole scuole possono accedere a fonti di finanziamento, nell’ambito della propria autonomia, per promuovere iniziative complementari e integrative dell’iter formativo degli allievi, per creare occasioni e spazi di incontro da riservare loro, per favorire l’apertura della scuola alle domande di tipo educativo e culturale provenienti dal territorio, in coerenza con le finalità formative istituzionali. Ritorna

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Nella scuola

D.P.R. 249/98: "STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA" Lo Statuto ridefinisce la scuola prioritariamente come "luogo di formazione e di educazione mediante lo studio", riconducendo a questa funzione essenziale tutti gli altri obiettivi e valori propri della comunità scolastica: la crescita della persona, lo sviluppo dell'autonomia individuale, il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali.

Ispirandosi alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia (0-18 anni nel linguaggio giuridico internazionale), lo Statuto individua i principi di un corretto rapporto fra studenti e docenti, basato sulla pari dignità e sulla distinzione di ruoli, sul rispetto reciproco e sulla cooperazione volta alla realizzazione delle finalità della scuola. Ritorn

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I programmi europei

Ritorna

L’U.E. ha costituito il “Forum dei Giovani”, formato dai rappresentanti dei Consigli Giovanili dei singoli Stati.

Il Congresso Europeo delle autorità locali e regionali ha adottato nel 1991 la “Carta per la partecipazione dei giovani alla vita delle città e delle regioni” che prevede 4 diversi tipi di interventi :

Ø creazione di centri di informazione e banche dati per i giovani;

Ø rappresentanza di giovani all’interno di istituzioni locali e regionali;

Ø creazione di strutture di cogestione di progetti;

Ø creazione di strutture di consultazione.

I programmi inerenti i giovani sono: Socrates, Comenius, Erasmus, Lingua e Gioventù (che prevede scambi in Europa e Servizio di volontariato Europeo)

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Bibliografia

BIBLIOGRAFIA

www.vedogiovane.it

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