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6 ottobre 2012: una “Giornata”particolare “Woyzeck” di scena alla Raccolta Manzù “ [...] tale progetto risulta sotto molti versi compatibile con l'"eco-museo" del Lazio latino, prendendo a epicentro la Raccolta Manzù e il nucleo cittadino e territoriale di Ardea, passibile di offrire scorci di grande suggestione per ogni genere di sperimentazione legata all'avanguardia teatrale...l'indirizzo di politica culturale auspicato per la Raccolta dallo stesso Manzù, d'altronde, prevedeva di rendere il museo centro attivo e propositivo di una serie di iniziative volte alla crescita e al coinvolgimento del pubblico, in linea con i principi di condivisione e partecipazione dell'evento in programma. La figura del Woyzeck in quanto soldato protagonista di tragedia immane presenta inoltre numerose affinità con alcuni aspetti della ricerca umana oltre che artistica di Manzù, ad esempio in una metaforica identificazione del personaggio di Büchner con il Crocifisso, o meglio con il Partigiano appeso, identifi- cando Manzù il sacrificio di Cristo con quello dell'umanità travolta dal dramma della guerra, o per altro verso, mera- mente iconografico, con alcuni dei bozzetti teatrali realizzati per il balletto "L'Histoire du Soldat" di Stravinsky (Soldato, Ballerina etc.), o, ancora, nell'accostare un'opera come la "Grande Pietà" del 1943 della GNAM con la rappresentazione della "Pietà" dal vivo messa in atto alla stazione ferroviaria di Nettuno da CERCLE, in una prima edizione dello stesso progetto di installazione-performance e riproposta presso la Raccolta Manzù in occasione del prossimo 27 maggio 2012”. Così scrivevo qualche tempo fa nel dare notizia della prima installazione-performance ispirata al Woyzeck di G. Bϋ chner, ideata dal collettivo CERCLE e sviluppata in collaborazione con un gruppo di artisti in continua metamorfosi e dalla formazione estremamente dissimile - tra i quali Pino Genovese, Marina Sciarelli, Kyrahm e Julius Kaiser, Nicole Riefolo, Claudio D’Antoni, Théatre Francais International, Nonsolotangotrio, Paco Pennino - tenutasi al museo di Ardea la scorsa primavera, consistente in una serie di actions filmati e installazioni culminante nella ierofania di una Madre/Madonna emergente dai flutti di uno stupendo manto rosso drappeggiato dalla cima della testa fin sotto, anzi oltre, il parallelepipedo su cui era seduta, avendo ai piedi la figura del Cristo/Woyzeck morto, in un’iconografia classica, improntata al Compianto di Cristo di Sebastiano del Piombo. I visitatori, davanti all’evidenza del dramma rappresentato, sono rimasti impietriti, immobili come i Cardinali bronzei della Raccolta nella contemplazione del mistero doloroso, umano e divino al contempo. In occasione dell’Ottava Giornata del Contemporaneo, 6 ottobre 2012, il secondo studio su Woyzeck alla Raccolta Manzù è incominciato con la installazione-performance di Pino Genovese, nella quale appariva in videoproiezione una suggestiva “cavalcata” en plein air che dal mezzo di folti campi di granturco fende decisa per lussureggianti distese di vegetali, traversa segmenti di boscaglia trafitti da un sole occhieggiante, scavalca dune, sconfina sul mare; niente di più, né di meno, in apparenza, che un inno panico alla vita e alla natura, in primis; poi, anche, mediata da una importante serie di esperienze di living theatre, una testimonianza del profondo compenetrarsi dell’artista con il territorio d’appartenenza. Colpisce, per il contrasto vita-morte, il suo farsi teatralmente parte dell’opera, consis- tente nello srotolare con gesti liturgici un lenzuolo bianco per poi sdraiarvisi restando ai piedi della proiezione per quasi tutta la durata dell’evento. In nuce, si rappresenta così il trait d’union tra il “Compianto” del Woyzeck di primavera, il territorio, la vita, e, infine, la morte, protagonista di scena nella seconda parte della performance. Qui, una serie di personaggi si spogliano lentamente dei propri abiti contro un muro, per poi rivestirsi interamente di bianco, il colore del viaggio e, in estremo oriente, della stessa morte, e danno luogo, al calare delle tenebre, ad una serie di figurazioni drammatiche, mentre uno di loro recita brani del dramma. Di particolare effetto risultano allora le sequenze di una “veronica” improvvisata nel buio con l’ausilio di un drappo scarlatto, alla luce mutevole del riflettore, l’immobilismo di un panneggio che ricopre parzialmente le membra dell’ennesimo Woyzeck-Cristo- Partigiano, intravisto a luce radente, l’ambaradan di corde, fruste, flagelli, allegoria dell’umana sofferenza, con cui corpi umani vengono imbrigliati e trascinati al giogo di loro stessi fratelli. L’occhio registico, educato ad iconografie dell’arte classica, da Mantegna a Michelangelo a Caravaggio, propone immagini di altissimo impatto emotivo, in cui il dualismo classico-contemporaneo converge ad unum. La ruota gira in senso universale e universale è la tragedia dell’uno. Woyzeck, come Manzù, all’interno della Raccolta sono artefici, protagonisti, narratori e vittime della grandiosa parabola del tempo e della storia. Marcella Cossu (Direttrice Raccolta Manzù - Galleria Nazionale d’Arte Moderna)

6 ottobre 2012: una “Giornata”particolare“Woyzeck” di scena alla Raccolta Manzù

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6 ottobre 2012: una “Giornata”particolare “Woyzeck” di scena alla Raccolta Manzù

“ [...] tale progetto risulta sotto molti versi compatibile con l'"eco-museo" del Lazio latino, prendendo a epicentro la Raccolta Manzù e il nucleo cittadino e territoriale di Ardea, passibile di o�rire scorci di grande suggestione per ogni genere di sperimentazione legata all'avanguardia teatrale...l'indirizzo di politica culturale auspicato per la Raccolta dallo stesso Manzù, d'altronde, prevedeva di rendere il museo centro attivo e propositivo di una serie di iniziative volte alla crescita e al coinvolgimento del pubblico, in linea con i principi di condivisione e partecipazione dell'evento in programma. La �gura del Woyzeck in quanto soldato protagonista di tragedia immane presenta inoltre numerose a�nità con alcuni aspetti della ricerca umana oltre che artistica di Manzù, ad esempio in una metaforica identi�cazione del personaggio di Büchner con il Croci�sso, o meglio con il Partigiano appeso, identi�-cando Manzù il sacri�cio di Cristo con quello dell'umanità travolta dal dramma della guerra, o per altro verso, mera-mente iconogra�co, con alcuni dei bozzetti teatrali realizzati per il balletto "L'Histoire du Soldat" di Stravinsky (Soldato, Ballerina etc.), o, ancora, nell'accostare un'opera come la "Grande Pietà" del 1943 della GNAM con la rappresentazione della "Pietà" dal vivo messa in atto alla stazione ferroviaria di Nettuno da CERCLE, in una prima edizione dello stesso progetto di installazione-performance e riproposta presso la Raccolta Manzù in occasione del prossimo 27 maggio 2012”.

Così scrivevo qualche tempo fa nel dare notizia della prima installazione-performance ispirata al Woyzeck di G. Bϋchner, ideata dal collettivo CERCLE e sviluppata in collaborazione con un gruppo di artisti in continua metamorfosi e dalla formazione estremamente dissimile - tra i quali Pino Genovese, Marina Sciarelli, Kyrahm e Julius Kaiser, Nicole Riefolo, Claudio D’Antoni, Théatre Francais International, Nonsolotangotrio, Paco Pennino - tenutasi al museo di Ardea la scorsa primavera, consistente in una serie di actions �lmati e installazioni culminante nella ierofania di una Madre/Madonna emergente dai �utti di uno stupendo manto rosso drappeggiato dalla cima della testa �n sotto, anzi oltre, il parallelepipedo su cui era seduta, avendo ai piedi la �gura del Cristo/Woyzeck morto, in un’iconogra�a classica, improntata al Compianto di Cristo di Sebastiano del Piombo. I visitatori, davanti all’evidenza del dramma rappresentato, sono rimasti impietriti, immobili come i Cardinali bronzei della Raccolta nella contemplazione del mistero doloroso, umano e divino al contempo. In occasione dell’Ottava Giornata del Contemporaneo, 6 ottobre 2012, il secondo studio su Woyzeck alla Raccolta Manzù è incominciato con la installazione-performance di Pino Genovese, nella quale appariva in videoproiezione una suggestiva “cavalcata” en plein air che dal mezzo di folti campi di granturco fende decisa per lussureggianti distese di vegetali, traversa segmenti di boscaglia tra�tti da un sole occhieggiante, scavalca dune, scon�na sul mare; niente di più, né di meno, in apparenza, che un inno panico alla vita e alla natura, in primis; poi, anche, mediata da una importante serie di esperienze di living theatre, una testimonianza del profondo compenetrarsi dell’artista con il territorio d’appartenenza. Colpisce, per il contrasto vita-morte, il suo farsi teatralmente parte dell’opera, consis-tente nello srotolare con gesti liturgici un lenzuolo bianco per poi sdraiarvisi restando ai piedi della proiezione per quasi tutta la durata dell’evento.In nuce, si rappresenta così il trait d’union tra il “Compianto” del Woyzeck di primavera, il territorio, la vita, e, in�ne, la morte, protagonista di scena nella seconda parte della performance.Qui, una serie di personaggi si spogliano lentamente dei propri abiti contro un muro, per poi rivestirsi interamente di bianco, il colore del viaggio e, in estremo oriente, della stessa morte, e danno luogo, al calare delle tenebre, ad una serie di �gurazioni drammatiche, mentre uno di loro recita brani del dramma. Di particolare e�etto risultano allora le sequenze di una “veronica” improvvisata nel buio con l’ausilio di un drappo scarlatto, alla luce mutevole del ri�ettore, l’immobilismo di un panneggio che ricopre parzialmente le membra dell’ennesimo Woyzeck-Cristo-Partigiano, intravisto a luce radente, l’ambaradan di corde, fruste, �agelli, allegoria dell’umana so�erenza, con cui corpi umani vengono imbrigliati e trascinati al giogo di loro stessi fratelli. L’occhio registico, educato ad iconogra�e dell’arte classica, da Mantegna a Michelangelo a Caravaggio, propone immagini di altissimo impatto emotivo, in cui il dualismo classico-contemporaneo converge ad unum.La ruota gira in senso universale e universale è la tragedia dell’uno. Woyzeck, come Manzù, all’interno della Raccolta sono arte�ci, protagonisti, narratori e vittime della grandiosa parabola del tempo e della storia.

Marcella Cossu (Direttrice Raccolta Manzù - Galleria Nazionale d’Arte Moderna)