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Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015 111 in considerazione i soli bacini idrografici che interessano le zone del territorio comunale dì forte urbanizzazione e che hanno manifestato, nei corso degli ultimi decenni, frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico: Bacino del Rio di Ospo; Bacino del Torrente Fugnan; Bacino del Torrente Santa Barbara-Farnei; Bacino del Torrente della Luna. Estratto della Tav. 7.3 “Carta idrogeologica” Per considerazioni maggiormente di dettaglio si faccia riferimento alla relazione geologica redatta ai fini del P.R.G.C. Rischio idraulico e di intrusione marina Nello studio geologico effettuato in sede di redazione della variante al P.R.G.C., è stata anche analizzata la situazione geomorfologica dei corsi d'acqua del territorio evidenziando le situazioni di dissesto di origine naturale e antropica (erosioni in alveo, sovralluvionamenti, presenza di scarichi fognari età). Per i corsi d'acqua principali del territorio comunale è stata valutata la portata di massima piena riferita a tempi di ritorno di 100 anni. I valori risultano mediamente inferiori rispetto a quanto stimato in occasione degli eventi di piena verificatesi negli anni 1963 e 1977, che hanno provocato rispettivamente l'esondazione del Torrente Fugnan e del Rio Ospo. Per i corsi d'acqua minori, caratterizzati da lunghezze dell'asta principale di poche centinaia di metri e da portate idriche nulle o di pochi litri al secondo, è stata rilevata la necessità di provvedere ad una costante manutenzione dell'alveo (rimozione delle ramaglie e dei materiali sedimentati), per favorire il deflusso in occasione degli eventi meteorici intensi ma di breve durata. In sede di "Norme per lo standard di acquisizioni in campo geologico-tecnico idrogeologico geomeccanico e geotecnico. Prescrizioni in sede di pianificazione per il rilascio delle autorizzazioni e concessioni edilizie e di progettazione esecutiva", art. 9, comma 3, e come risulta dagli elaborati grafici allegati, sono stati ritenuti inedificabili tutte le linee d'impluvio e i tratti a cielo aperto dei corsi d'acqua, per una fascia di rispetto, dalla

Bacino del Rio di Ospo; Bacino del Torrente Fugnan;files.meetup.com/3883012/150605 Parere VAS parte2.pdfBacino del Torrente Fugnan; ... in gran parte, ... nelle acque regionali costiere

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in considerazione i soli bacini idrografici che interessano le zone del territorio comunale dì forte urbanizzazione e che

hanno manifestato, nei corso degli ultimi decenni, frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico:

� Bacino del Rio di Ospo;

� Bacino del Torrente Fugnan;

� Bacino del Torrente Santa Barbara-Farnei;

� Bacino del Torrente della Luna.

Estratto della Tav. 7.3 “Carta idrogeologica”

Per considerazioni maggiormente di dettaglio si faccia riferimento alla relazione geologica redatta ai fini del P.R.G.C.

Rischio idraulico e di intrusione marina

Nello studio geologico effettuato in sede di redazione della variante al P.R.G.C., è stata anche analizzata la situazione

geomorfologica dei corsi d'acqua del territorio evidenziando le situazioni di dissesto di origine naturale e antropica

(erosioni in alveo, sovralluvionamenti, presenza di scarichi fognari età).

Per i corsi d'acqua principali del territorio comunale è stata valutata la portata di massima piena riferita a tempi di

ritorno di 100 anni. I valori risultano mediamente inferiori rispetto a quanto stimato in occasione degli eventi di piena

verificatesi negli anni 1963 e 1977, che hanno provocato rispettivamente l'esondazione del Torrente Fugnan e del Rio

Ospo.

Per i corsi d'acqua minori, caratterizzati da lunghezze dell'asta principale di poche centinaia di metri e da portate

idriche nulle o di pochi litri al secondo, è stata rilevata la necessità di provvedere ad una costante manutenzione

dell'alveo (rimozione delle ramaglie e dei materiali sedimentati), per favorire il deflusso in occasione degli eventi

meteorici intensi ma di breve durata. In sede di "Norme per lo standard di acquisizioni in campo geologico-tecnico

idrogeologico geomeccanico e geotecnico. Prescrizioni in sede di pianificazione per il rilascio delle autorizzazioni e

concessioni edilizie e di progettazione esecutiva", art. 9, comma 3, e come risulta dagli elaborati grafici allegati, sono

stati ritenuti inedificabili tutte le linee d'impluvio e i tratti a cielo aperto dei corsi d'acqua, per una fascia di rispetto, dalla

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linea d'alveo, di ampiezza superiore a 10 m. Per quanto riguarda il fenomeno "acqua alta" nel centro storico di Muggia,

si rileva che il problema è stato ricondotto, in gran parte, alla incapacità della rete fognaria cittadina di smaltire le acque

meteoriche in occasione degli eventi di precipitazione di breve durata, ma di forte intensità. Gli interventi di

completamento della rete fognaria cittadina, attualmente in fase di ultimazione, hanno come obiettivo la risoluzione

delle problematiche evidenziate. Particolare attenzione è stata infatti rivolta al ripristino della rete nel centro storico di

Muggia, oggetto in passato di fenomeni di allagamento. È un fatto abbastanza raro, invece, che gli allagamenti

nell'area cittadina siano dovuti esclusivamente a fenomeni meteomarini. Infatti la concomitanza di un livello medio del

mare elevato per effetto della bassa pressione atmosferica, di venti meridionali sul bacino adriatico, della massima

elevazione della sessa adriatica fondamentale e dell'alta marea astronomica, ha come risultato un innalzamento

complessivo del livello marino che, nelle acque regionali costiere può raggiungere in casi eccezionali i 2 m ("acqua

alta"). Le situazioni meteorologiche che determinano l'acqua alta sono inoltre spesso accompagnate da un intenso

moto ondoso che aumenta la capacità di invasione marina costiera. Da questo punto di vista, l'orientamento geografico

del territorio comunale ed, in particolare, del centro storico fa sì che gran parte dell'energia posseduta dal moto ondosa

venga dissipata per effetto della circolazione marina prima di raggiungere la linea costiera muggesana.

Per la valutazione degli aspetti meteomarini sono stati considerate le registrazioni del mareografo di Trieste che, con

riferimento a "Rischio di intrusione marina sull'arco costiero regionale a seguito di acque alte eccezionali e loro

concomitanza con le piene fluviali - relazione presentata al Comitato Tecnico-scientifico per la Protezione Civile della

Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia" risulta essere rappresentativo di tutto l'arco costiero regionale.

Considerando come livello di guardia per un rischio di intrusione marina lungo l'arco costiero regionale, l'elevazione di

un metro sopra il livello medio del mare, nei grafici vengono riportati, rispettivamente, i livelli orari del mare a Trieste

superiori ad 1 m, ed il valore medio dei livelli orari del mare superiori ad 1 m, nel periodo 1939-1991. Dalle registrazioni

al mareografo di Trieste (Molo Sartorio) si osserva che le maggiori elevazioni medie si sono avute nel 1969 e nel 1980

e che il livello più alto è stato raggiunto il 26 novembre 1969 con 2,0 m sopra il livello medio.

Dalla elaborazione dei valori estremi annuali con il metodo di Gumbel sono stati ottenuti i seguenti tempi di ritorno:

• livello superiore a 110 cm: 1,5 anni

• livello superiore a 150 cm: 30 anni

• livello superiore a 200 cm: 70 anni

In conclusione, è stato considerato che il tempo medio di ritorno per un'acqua alta eccezionale, che superi cioè il livello

medio del marea di 1,5 m lungo le coste regionali, sia dell'ordine di 50 anni.

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7.2.4 Caratteristiche dei suoli

All’interno del territorio comunale di Muggia è possibile rilevare le seguenti unità cartografiche (U.C.), cui corrispondono

specifici tipi di suolo (ERSA 2006):

Unità cartografica F3: Versanti antropizzati di Trieste e Muggia

� MUG1 - Suoli franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o

comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico;

� MUG2 - Suoli franchi, neutri; Eutri-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi o franco-limosi, con scheletro scarso,

neutri, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.

Unità cartografica F5: Versanti a bosco di Vignano

� MUG3 - Suoli franco-limosi, acidi; Dystri-Endoleptic Luvisols. Suoli franco-limosi, con scheletro scarso, acidi,

ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.

Unità cartografica F6: Versanti a bosco di Muggia

� MUG1 - Suoli franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o

comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.

Unità cartografica F7: Fondivalle e zone di riporto

� MUG1 - Suoli Muggia franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o

comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico;

� NOG1 - Suoli franco-limosi; Calcari-Fluvic Cambisols; suoli franco-limosi o franchi, con scheletro assente o

scarso, alcalini, moderatamente ben drenati o piuttosto mal drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra

50 e 100 cm dall’insufficiente disponibilità d’ossigeno.

Estratto della “Carta dei suoli del Friuli” [Fonte: ERSA 2012, modificato]

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7.2.5 Uso e consumo di suolo

Nella regione FVG, le trasformazioni dell’uso del suolo nei venti anni tra il 1980 e il 2000, le aree agricole sono state

quelle maggiormente urbanizzate: oltre 5.400 ettari di campi sono diventate superfici urbane pari ad una riduzione del

1,9% dello stock di aree agricole del 1980. Si tratta di trasformazioni irreversibili e artificiali. Anche 474 ettari di

superfici naturali sono diventate urbane, di cui oltre 247 erano boschi, e oltre 2.200 ettari naturali sono divenuti agricoli.

L’urbanizzazione rimane il fattore di pressione più forte verso l’agricoltura. Il tasso di crescita periodico dell’urbanizzato

in Friuli V.G. è stato pari a quasi il 9% (ONSC 2009).

Secondo lo studio di ISTIEE (2009), l’uso del suolo nel territorio di Muggia è caratterizzato da una quota consistente di

strutture artificiali, per un’estensione di 6,2 kmq, pari a quasi il 46% della superficie comunale. Tale quota è andata

aumentando nel corso degli anni; tuttavia la variazione maggiore si è verificata tra il 1950 e il 1970, mentre negli ultimi

decenni il trend sembra essersi stabilizzato. Il tessuto residenziale sembra essersi assestato su una quota di circa il

23% della superficie comunale. Tuttavia trattandosi molto spesso di aree residenziali discontinue e a relativamente

bassa densità, un aumento dell’edificato potrebbe svilupparsi in tali aree e quindi non andare a incidere sulla quota già

guadagnata dall’edificato residenziale.

Espansione urbana del comune di Muggia anni 1950-2000 [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]

Le superfici artificiali diverse dal residenziale si sono anch’esse sviluppate soprattutto nel periodo 1950 – 1970 e

tuttavia l’aumento di superfici è ancora in atto, seppure a un tasso più ridotto. Le componenti più importanti delle aree

artificiali sono costituite prevalentemente dagli utilizzi industriali e in misura minore da quelli commerciali. Tuttavia il

dato va riletto in maniera più critica, tenendo presente il cambio di destinazione d’uso di una vasta area sottoposta a

bonifica, ovvero quella del comprensorio Ex Aquila (area impianti, Noghere), sia verso attività commerciali di grandi

dimensioni, sia nuovamente verso attività industriali. Ciò considerato, unito inoltre allo sviluppo della media e grande

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distribuzione nell’area compresa tra le Noghere e il valico di Rabuiese, fa pesare maggiormente il settore commerciale

rispetto alla lettura ‘dall’alto’ dell’uso del suolo.

Evoluzione degli usi del suolo aggregati [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]

Evoluzione degli usi del suolo disaggregati [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]

L’uso del suolo attuale

L’elaborazione della carta dell’uso del suolo in scala 1: 10000 (attività di foto interpretazione e sopralluoghi in campo)

effettuata in sede di redazione della variante al P.R.G.C., conferma l’analisi dello stato di fatto effettuato nel lavoro

sopracitato. Di seguito si riporta la suddivisione, per macro categorie, degli usi del suolo presenti all’interno del

territorio:

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43%

18%

37%

2%

Macrocategorie di uso del suolo

SUPERFICI ARTIFICIALI

SUPERFICI AGRICOLE ED

INCOLTI

SUPERFICI BOSCATE ED

AREE SEMINATURALI

ACQUE

Ripartizione percentuale delle macrocategorie di uso del suolo nel comune di Muggia (a sx) ed estratto della Tav. 6.1 (a dx) elaborata in sede del

nuovo PRGC

Come si può apprezzare dal grafico a torta sopra-riportato, buona parte del territorio comunale (43%) è occupato da

superfici artificiali, quali aree residenziali, aree industriali, reti viarie ecc.., per una superficie pari a ca. 6 kmq. Le aree

boscate e naturali occupano una superficie pari al 37% del territorio comunale, per una superficie pari a ca. 5 kmq. La

superficie agricola e gli incolti occupano solo il 18% del territorio comunale, per una superficie totale pari a 2.5 kmq. La

rimanente parte del territorio è occupato dal sistema delle acque, marine e dolci. Di seguito si riporta la suddivisione

per ciascun uso del suolo rilevato:

51%

27%

12%

4% 2% 4%

Superfici artificiali

AREE RESIDENZIALI

AREE INDUSTRIALI

RETI STRADALI

AREE VERDI URBANE

EXTRAGRICOLO

ALTRO

Ripartizione percentuale delle superfici artificiali (a sx) ed estratto della tavola 6.1 (a dx) elaborata in sede del nuovo PRGC

82%

9%

4% 2% 3%

Superfici boscate ed aree seminaturali

ZONE BOSCATE

AREE A VEGETAZIONE INEVOLUZIONE

LANDE E CESPUGLIETI

FASCE TAMPONE

ALTRO

Ripartizione percentuale delle superfici boscate e delle aree seminaturali (a sx) ed estratto della tavola 6.1 (a dx)

elaborata in sede del nuovo PRGC

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Cave

Si segnala la presenza di una singola area estrattiva attiva, la cava “ex Gorlato” della società Renice Cave

Muggesane S.r.l., sopra Sant’Andrea. La superficie di cava autorizzata è pari a 14185 mq, per un volume autorizzato di

248000 mc.

Localizzazione della cava “ex Gorlato”

Area estrattiva (sx) e ritrovamenti archeologici al suo interno (dx)

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7.3 Idrologia

Acque interne

Il sistema idrografico del territorio comunale è suddiviso nei seguenti bacini bacini:

BACINO DEL RIO OSPO

E' il più esteso corso d'acqua della zona con una lunghezza complessiva dell'asta principale di 9,5 km. Il tratto che

attraversa il territorio comunale ha una lunghezza di circa 2,9 km ed è caratterizzato dalla presenza di diverse opere di

regimazione, in particolare a monte della S.S. n.15. Il torrente si sviluppa in prevalenza su terreni alluvionali (alluvioni

ghiaioso-sabbiose e limoso-argillose) che favoriscono la formazione di una fitta vegetazione arboreo arbustiva. I

principali rii e torrenti del bacino sono:

Torrente del Diavolo;

Rio Ospo;

Torrente Menariolo;

Torrente Rabuiese.

BACINO DEL TORRENTE SANTA BARBARA-FARNEI

Si tratta di una serie di corsi d'acqua con origine a NE dell'abitato di Santa Barbara. Nella parte alta il substrato litoide è

costituito da Flysch con prevalenza di strati marnosi, per cui l'alveo si presenta in forte erosione con scarpate di 5-10

m. i corsi d'acqua confluiscono quindi alla quota di circa 25 m s. l. m., in corrispondenza dei terreni alluvionali a matrice

ghiaioso-sabbiosa.

BACINO DEL TORRENTE FUGNAN

Ha origine in Slovenia ad O dell'abitato di Santa Barbara con una lunghezza complessiva dell'asta principale di quasi 3

km. La parte alta del corso d'acqua attraversa terreni flyschoidi e l'alveo presenta alcuni tratti in forte erosione. Il

torrente entra nel territorio comunale alla quota di 50 m s.l.m.m., mentre alla quota di 29 m si ha fa confluenza con il

Torrente del Bosco, un breve corso d'acqua che defluisce dalle alture di Crevatini (Slovenia).

BACINO DEL TORRENTE DELLA LUNA

Si tratta di due corsi d'acqua che hanno origine a N di Chiampore da alcune sorgenti perenni e che, attraversando il

tratto in Flysch prevalentemente marnoso con alveo in forte erosione, confluiscono a monte dell'abitato di San Rocco.

Nel tratto terminale il substrato è costituito da alluvioni ghiaioso-sabbiose. In questo tratto, fortemente urbanizzato, il

torrente è canalizzato a cielo aperto.

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Sistema idrografico superficiale principale del territorio comunale

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Nell’ambito dell’area presa in esame, a sinistra del rio Ospo, nella sua valle alluvionale, sono anche presenti alcuni

stagni di origine artificiale le cui depressioni sono state originate dalla coltivazione di una cava d’argilla ad uso delle

fornaci Valdadige che cessò la produzione nel dicembre 1973. In questi scavi abbandonati si sono sviluppati alcuni

stagni detti “laghetti delle Noghere”, la cui alimentazione è garantita dalla tracimazione dei corsi d’acqua vicini, in parte

da acque sotterranee ed in parte da apporti meteorici. Oltre agli stagni catastali sono presenti due stagni situati

nell’area dell’ex discarica della Gas Compressi.

Rio Ospo (sx) e Torrente Rabuiese (dx)

Stato di qualità delle acque superficiali interne

Il Decreto Legislativo 152/1999 e le successive modifiche ed integrazioni hanno introdotto un metodo codificato di

valutazione della qualità dei corsi d’acqua superficiali, basato sulla determinazione, con frequenza mensile nell’arco di

due anni, di parametri significativi denominati “macrodescrittori”, quali ossigeno disciolto, domanda biochimica di

ossigeno (BOD5), domanda chimica di ossigeno (COD), azoto ammoniacale e nitrico, fosforo totale, Escherichia coli.

Al valore del 75° percentile della serie dei 24 dati raccolti per ciascuno dei parametri viene attribuito un punteggio; la

somma dei diversi punteggi comporta l’assegnazione a quel corpo idrico di un determinato livello di inquinamento da

macrodescrittori (LIM). Tale valore viene confrontato con la classe corrispondente al valore medio dell’IBE (Indice

Biotico Esteso), misurato con frequenza trimestrale nello stesso periodo di due anni e nello stesso punto di

monitoraggio dei macrodescrittori. La determinazione è basata sull’esame della popolosità delle comunità dei

macroinvertebrati che vivono a livello del substrato di fondo. Questi risentono fortemente della mutevolezza delle

condizioni ambientali e ciò può portare a classificazioni improprie, dovute a situazioni naturali e non a fattori antropici.

Accade così che, pur in presenza di una buona qualità, indicata dai macrodescrittori, il valore dell’IBE sia peggiorativo

e diventi così dato condizionante per la definizione dello stato ecologico di alcuni dei corsi d’acqua, caratterizzati

spesso da alveo ampio, con vaste porzioni di esso all’asciutto per molti mesi dell’anno. Purtroppo tale situazione

sembra peggiorare di anno in anno a causa dei lunghi periodi di assenza di pioggia. Il peggiore tra i valori della classe

derivante dall’IBE e dal LIM attribuisce al corpo idrico, od al tratto cui le indagini analitiche si riferiscono, lo stato

ecologico, suddiviso in classi di qualità che vanno dal valore 1 (qualità elevata) al valore 5 (qualità pessima).

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In territorio comunale è presente una sola stazione di rilevamento (codice TS06), situata nella Valle delle Noghere,

prima della risalita del cuneo salino. La funzionalità fluviale valutata tramite indice IFF è mediocre. Le maggiori criticità

a carico della sponda destra sono imputabili alla presenza di colture regionali e a una scarsa ampiezza delle formazioni

funzionali perifluviali, a carico della riva sinistra fenomeni erosivi anche particolarmente consistenti, con scavo della

riva e affioramento di radici arboree. Nel complesso, il corso d’acqua è caratterizzato da disturbi di portata stagionale

anche intensi, una scarsa efficienza di esondazione e la presenza di elementi idromorfologici semplificati a causa

dell’intervento di raddrizzamento avvenuto ai primi del ‘900 del secolo scorso.

Lo stato ecologico valutato attraverso l’applicazione degli indici è sufficiente, penalizzato da un valore di RQE_IBMR

per le macrofite che suggerisce fenomeni di eutrofizzazione. Il corpo idrico in questione è soggetto a una blanda

pressione diffusa dovuta ad attività agricola, comunque non intensiva, a carico della sponda idrografica destra. Le

maggiori criticità sono legate inoltre alle naturali variazioni di portata che, nei periodi di magra estivi, inducono una

maggiore concentrazione di nutrienti e quindi eventuali fenomeni temporanei di eutrofizzazione. I parametri chimico-

fisico a supporto non individuano comunque concentrazioni critiche di nutrienti nel medio e lungo periodo. Nell’ambito

della formulazione di un giudizio esperto, nonostante si rilevino alcune criticità in termini di carichi di nutrienti e

idromorfologici, la valutazione complessiva dello stato ecologico del corpo idrico non è inferiore al buono.

In sintesi:

Infine, per quanto riguarda la qualità delle acque dei laghetti delle Noghere, non sono disponibili dati relativi allo stato

chimico delle acque anche se presumibilmente le problematiche connesse possono essere legate alle sostanze portate

in soluzione dal dilavamento meteorico, alle eventuali polveri sospese abbattute dalle precipitazioni e allo stato del rio

Ospo e del torrente Menariolo. Lo stato ecologico è sufficientemente descritto soprattutto per gli elementi biotici (De

Vecchi et al. 1992) e mostra elementi di qualità biologica che si discostano leggermente o poco più da quelli associati

ad un simile ecotipo ideale in situazioni non disturbate.

Pharmaceutical and Personal Care Products – PPCP

Recentemente si è posta l’attenzione su una nuova ‘famiglia’ di contaminanti ambientali che comprende i farmaci e i

prodotti per la cura personale. Questi articoli di largo consumo vengono introdotti nell’ambiente principalmente

attraverso le acque reflue urbane e includono farmaci per uso umano, farmaci ad uso veterinario, fragranze, cosmetici,

agenti diagnostici ecc.. Molti dei PPCP sono considerati dei distruttori del sistema endocrino e agiscono sulla

componente biologica a concentrazioni estremamente basse; gran parte dei depuratori attualmente in uso non è in

grado di incidere in modo sostanziale sul carico dei microinquinanti organici e i PPCP, specialmente quelli più

persistenti, non vengono minimamente degradati (Castiglioni, Bagnati, Fanelli et al., 2006). la zona orientale del golfo

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di Trieste risulti più contaminata da composti organici rispetto a quella più occidentale; in particolare i composti

policiclici aromatici raggiungono valori che variano dai 1.500 ai 6.000 µg kg -1 (valore SQA pari a 800 µg kg-1). Tra i

contaminanti inorganici, sicuramente il mercurio riveste una particolare rilevanza, mentre nichel e cromo, ambedue

rinvenuti a concentrazioni superiori agli SQA, potrebbero essere legati ad anomalie geochimiche locali.

Distribuzione aerale di arsenico rilevato nei sedimenti marini e in quelli lagunari [Fonte: ARPAV 2012]

Acque sotterranee

I corpi idrici sotterranei sono stati individuati a livello di Piano di Tutela Regionale delle Acque (PRTA) ed il

corrispondente perimetro è stato sovente sovrapposto all'estensione delle rispettive formazioni geologiche esistenti per

omogeneità di caratteristiche. Con riferimento al territorio comunale di Muggia nell'ambito del documento di PRTA,

attualmente in adozione, sono perimetrati due corpi idrici sotterranei, definiti Flysch triestino (cod. M29) e Alluvionale

triestino (cod. P25). Il primo copre la maggior parte del territorio comunale, mentre al secondo si ascrivono le aree di

pianura corrispondenti alle zone di prevalente riporto antropico della Valle delle Noghere.

Corpi idrici sotterranei nel comune di Muggia [Fonte: ARPAV 2012]

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Pur essendo presente quindi dell'"acqua sotterranea" (ai sensi della definizione della Direttiva 2000/60 CE), si tratta di

livelli sub-superficiali discontinui, o acqua di permeazione dei riporti, non utilizzati. Nel caso in questione i corpi idrici

non prevedono monitoraggio dello stato di qualità in quanto rientrano nella definizione di corpi "non significativi" ai

sensi del D.Lgs. 152/06 e non possono essere considerati "Acquiferi" ai sensi del D.Lgs. 30/09. Per quanto riguarda

l’area SIN (Sito di Interesse Nazionale) tra Trieste e Muggia, i risultati delle indagini di caratterizzazione condotte nel

Sito hanno evidenziato per i terreni contaminazioni dovute in larga misura ad idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici

(IPA) e metalli, mentre è limitata ad aree specifiche la presenza di diossine e furani, PCB, amianto, fitofarmaci e fenoli.

Specificatamente riguardo le acque sotterranee, si evidenzia una contaminazione arealmente diffusa da metalli,

seguono idrocarburi, composti organici aromatici, IPA (che si rinvengono con frequenza minore, per quanto su buona

parte del Sito ed in misura arealmente più limitata del tipo alifatici clorurati cancerogeni), fenoli e localmente diossine e

furani; in merito alla contaminazione da metalli nelle acque sotterranee è importante sottolineare come le

concentrazioni di ferro e manganese, generalmente al di sopra dei limiti di legge entro il sito ed in buona parte della

Provincia di Trieste, sono da ritenersi legate a valori di fondo naturale. Su ciò, il Dipartimento Provinciale di Trieste di

ARPA ha già elaborato un primo studio, di cui ha preso atto la Conferenza di Servizi Decisoria del 26 Luglio 2007. In

collaborazione con l’Ente Industriale di Zona (EZIT) il medesimo Dipartimento sta terminando le ulteriori analisi previste

dal Ministero al fine di integrare lo studio già presentato ed evidenziare come le concentrazioni dei due elementi non

siano attribuibili ad attività antropogeniche (www.arpa.fvg.it).

Acque marine

Le acque costiere regionali appartengono alla parte più settentrionale del bacino dell’Alto Adriatico e sono

caratterizzate da una limitata profondità dei fondali il cui valore massimo raggiunge i 25 m. Il Golfo di Trieste gioca un

ruolo importante nell’evoluzione delle caratteristiche idrologiche e delle correnti dell’intero bacino Alto Adriatico.

L’elevata latitudine, la limitata profondità e la presenza di cospicue masse continentali determinano un’esaltazione del

fenomeno di stratificazione termoalina per le masse d’acqua del Golfo di Trieste che rappresenta la parte più

settentrionale del mare Adriatico ed è caratterizzato da limitata profondità dei fondali, che al massimo raggiungono i 25

m. In estate la presenza di acqua dolce riversata dai fiumi e il riscaldamento superficiale causano una netta

stratificazione della colonna d’acqua. In superficie si trovano acque più calde e più diluite, mentre acque più dense e

fredde rimangono confinate in profondità da uno o più picnoclini: gli scambi tra gli strati sovrapposti sono praticamente

assenti. In inverno invece, a causa del minor irraggiamento termico, le acque sono completamente rimescolate e le

grandezze chimico – fisico - biologiche sono confrontabili lungo la colonna d’acqua. La circolazione delle masse

d’acqua in profondità avviene quasi sempre in senso antiorario con velocità molto basse (2-3 cm/s), mentre in

superficie le acque si muovono generalmente in senso orario. La velocità dello strato superficiale aumenta in presenza

di venti provenienti dal mare e diminuisce al prevalere delle brezze di terra. Ai fini della definizione dello stato di qualità

delle acque marino costiere regionali, si fa riferimento all'indice trofico TRIX, nella quale sono rappresentati i dati

relativi alla percentuale di saturazione di ossigeno disciolto (%D.O.), clorofilla a (Cha), fosforo totale (P), somma di

azoto ammoniacale, nitroso e nitrico (N); tali dati sono stati misurati, nel periodo 2001-2005, in punti collocati lungo 4

transetti perpendicolari alla fascia costiera regionale e posizionati a 500 m, 1000 m e 3000 m dalla linea di costa; tali

transetti sono promossi dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito della legge quadro sulla difesa del mare.

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Stazioni di campionamento qualità acque marine e qualità delle acque (2001-2005) [Fonte: www.arpa.fvg.it]

Come riportato dall’immagine precedente, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005 i valori dell'indice TRIX

descrivono la reale situazione delle acque superficiali marino costiere in classe buone ed elevata.

Acque di balneazione

Arpa fvg ha svolto i controlli sulle acque costiere del Friuli Venezia Giulia per la verifica dell'idoneità alla balneazione

fino al 2009 secondo la precedente normativa e a decorrere dall’anno 2010 secondo quanto previsto dalla nuova

normativa vigente in materia. Il 24 marzo 2006 è entrata in vigore la Direttiva 2006/7/CE del Parlamento europeo e del

Consiglio, del 15 febbraio 2006, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione, che abroga la Direttiva

76/160/CEE. Tale nuova Direttiva è stata recepita dall’Italia con D.Lgs 30 maggio 2008 n. 116 e resa applicabile dalla

emanazione del successivo Decreto Ministeriale Salute Ambiente del 30 marzo 2010 (G.U. del 24 maggio 2010 S.O.

97). L'intero arco costiero della regione si presenta stabilmente e quasi uniformemente balenabile; in particolare le

acque di balneazione di Muggia presentano uno stato definito “eccellente”, nel periodo compreso tra il 2007 ed il 2012.

Le aree balneabili di Muggia, tutte con qualità di acque definite “eccellenti”, sono: Camping Lazzaretto; Bagno

lazzaretto; Bagno P.ta Sottile; Bagno P.ta Olmi; Pontiletto dopo ex cantiere San Rocco; Bagno G.M.T.; bagno

Muggesano, Bagno di P.ta Sottile. Si riporta di seguito un’esempio di scheda valutativa relativa al bagno “Camping

Lazzeretto”:

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Scheda di qualità dell’acqua di balneazione relativa al “Bagno di P.ta Sottile” [Fonte: www.arpa.fvg.it]

Bagno di P.ta Sottile

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Mucillaggini

Nel Golfo di Trieste, così come nel resto dell’Adriatico, la presenza di macroaggregati mucillaginosi è stata osservata,

dal 1988 e in seguito negli anni, 1989, 1991, 1997, 2000, 2002 e 2004. Il fenomeno, noto fin dal 1729 era già stato

registrato con notevole frequenza nella seconda metà del ’800 e nella prima metà del ‘900 per poi scomparire fino alla

sua nuova comparsa nel 1988. Il fenomeno delle mucillagini è rappresentato dalla comparsa di particelle di sostanza

organica sospese nell’acqua che variano d’aspetto e di grandezza e che tendono a scurirsi mano a mano che

invecchiano. Si passa da una distribuzione a fiocchi, a filamenti fino ad arrivare ad aggregati più o meno estesi e

spessi. Le formazioni gelatinose di dimensioni maggiori possono avere effetti notevoli sugli ecosistemi e sulle attività

turistiche, di pesca e di maricoltura. Le mucillagini sono costituite per il 98–99 % da acqua, il restante è dato da

polisaccaridi costituiti da monomeri di zuccheri, con dominanza del galattosio, e proteine. I polisaccaridi sono sostanze

che possono essere prodotte (essudate o escrete) da un gran numero di organismi marini, ma i produttori principali

sono micro e macro-alghe e batteri, sia fotosintetizzanti (cianobatteri) sia eterotrofi, quelli cioè che utilizzano la

sostanza organica disciolta o particellata presente in mare. Il fenomeno appare complesso, poiché causato da più

fattori, alcuni dei quali sono legati a particolari situazioni meteo-climatiche. L'esame dei periodi in cui si sono verificati

gli eventi consente, in linea generale, d'identificare alcune situazioni favorevoli allo sviluppo degli aggregati gelatinosi,

quali le ingressioni di acque provenienti da sud ad elevata salinità, gli apporti fluviali consistenti nel periodo

immediatamente precedente l'evento mucillaginoso e la stratificazione della colonna d'acqua dovuta al riscaldamento

estivo.

Molluschicoltura

Le acque marine, marino costiere e lagunari della Regione Friuli Venezia Giulia presentano caratteristiche

particolarmente vocate alla vita dei molluschi eduli lamellibranchi di interesse alimentare. Le specie di maggior

interesse commerciale sono: il mitilo (Mytilus galloprovincialis), la vongola adriatica (Chamelea gallina), la vongola

verace (Tapes philippinarum) ed il fasolaro (Callista chione). Annualmente vengono raccolte circa 600 tonnellate di

vongole e 800 tonn. di fasolari dai banchi naturali marini, circa 600 tonn. di vongole veraci pescate e allevate in laguna

e circa 3.000 tonn di mitili allevati in mare nei parchi di coltura del litorale triestino. La protezione delle acque destinate

alla vita dei molluschi ed il controllo dei molluschi stessi destinati all’alimentazione umana rappresentano una attività di

eccellenza dell’ARPA del Friuli Venezia Giulia che conta sull’impegno di alcuni gruppi di specialisti distribuiti in modo

capillare nel territorio marino e lagunare (i biologi marini dell’Osservatorio Alto Adriatico, gli specialisti tecnici della

prevenzione dei Dipartimenti provinciali dell’ARPA di Trieste, Gorizia e Udine – Distretto di Latisana) ed un vero e

proprio centro di alta specializzazione per le analisi microbiologiche e tossicologiche costituito dal Polo Regionale per

la Molluschicoltura di Gorizia. Tutte le acque destinate alla raccolta dei banchi naturali e all’allevamento dei molluschi

sono definite “aree protette” ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (art. 87 acque destinate alla vita dei molluschi), attuativo della

direttiva quadro per l’azione comunitaria in materia di acque 2000/60/CE. Le aree individuate dall’immagine seguente

sono state classificate mediante la DGR 124/2010 “idonee per la raccolta e l’allevamento dei molluschi”, a seguito di un

periodo di monitoraggio intensivo delle caratteristiche di idoneità dei molluschi per l’alimentazione umana.

Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015

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Classificazione zone produzione molluschicoltura (particolare area di Muggia in fondo a dx) [Fonte: ARPA FVG].

L’area tra P.ta Sottile e Punta Ronco è classificata come zona A (“Zona da cui possono essere raccolti molluschi

bivalvi vivi (MBV) direttamente destinati al consumo umano”).

In base a recinti incontri della Commissione consultiva locale per la pesca e l’acquacoltura del Compartimento

marittimo di Trieste, è stato proposto un riassetto degli impianti esistenti e conseguentemente, il paesaggio delle

miticolture cambierà leggermente nei pressi di Punta Sottile ed in direzione della Slovenia; si avrà infatti una

riorganizzazione delle coltivazioni che però lasceranno sostanzialmente invariata la distribuzione, mentre verso

Muggia, si prevederà lo spostamento più al largo delle aree di produzione dei molluschi.

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128

7.4 Biodiversità ed aree tutelate

Ambiente terrestre e delle acque interne

In sede di analisi ai fini della redazione della nuova variante al PRGC., è stata elaborata la “Tav. 6.5 – Habitat naturali

e seminaturali”, la quale evidenzia i principali habitat (per estensione e valore ecologico) tramite attività di foto

interpretazione, sovrapposizione con la cartografia tematica esistente in ambito sovra-comunale (carta della Natura del

FVG e PTRP della costiera triestina su tutte), analisi della bibliografia esistente e sopralluoghi. Secondo la

denominazione utilizzata nella Carta della Natura del FVG, i principali habitat presenti all’interno del territorio comunale

sono:

Habitat Cod.(*) Descrizione

Prati aridi sub-mediterraneo-orientali PC4-

PC9

Trattasi di prati-pascoli a gravitazione illirica del piano collinare (200-500

m) che si sviluppano su terre rosse e talvolta su flysch o pascoli

secondari illirici del piano collinare e montano inferiore, che si sviluppano

su suoli carbonatici poco evoluti. Sono esclusivi del carso. Possono

essere colonizzati da vari arbusteti quali Prunus spinosa o Spartium

junceum. Sono state originati dall’azione dell’uomo e mantenuti

attraverso pascolamento; oggi sono in forte regressione a causa della

dinamica secondaria. All’interno del comune, l’habitat è localizzato tra

Punta Ronco e San Floriano, lungo il valico di Rabuiese, nell’area

attorno al Monte d’Oro ed in poche altre “tessere” all’interno del mosaico

territoriale di Muggia.

Querceti su suoli colluviali e terre

rosse del Carso

BL17 Trattasi di querceti a distribuzione illirica che si sviluppano sul piano

collinare su suoli da neutri ad acidi. Sono boschi limitati al Carso che si

sviluppano su accumuli di terre rosse o sui rilievi a flysch. Accanto alle

specie dominanti (Quercus petraea e Quercus cerris) sono frequenti

Ostria carpinifolia e Fraxinus ornus. L’habitat è localizzato nel Bosco

Vignano.

Ostrio-querceti del Carso BL18 Trattasi di boschi misti (Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia e

Fraxinus ornus) a distribuzione illirica che si sviluppano nel piano

collinare su calcari o flysch. Sono boschi zonali ampiamente diffusi

sull’altopiano carsico e sull’area triestina. La struttura è spesso variabile

e non mancano varie forme di ricostituzione del bosco su pascoli

abbandonati. L’habitat è presente su tutto il territorio comunale.

Boschi ripariali dominati da Salix alba BU5 Trattasi di boschi ripari a distribuzione europea che si sviluppano nel

piano basale e collinare su depositi alluvionali ghiaiosi e sabbiosi. La

vegetazione, ancora ripariale, assume una struttura boschiva

pluristratificata o multiflora nel sistema fluviale medio ed inferiore in cui la

stabilizzazione dei sedimenti ed una certa presenza di suolo favoriscono

la presenza di specie arboree quali Salix alba e Populus nigra. L’habitat

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è localizzato intorno ai laghetti delle Noghere.

Cespuglieti termofili GM2-

GM7-

GM8-

Sono arbusteti a gravitazione illirica del piano collinare (200-500) su

substrato calcareo. Queste cenosi rappresentano il più diffuso stadio di

incespugliamento della landa carsica.

Vegetazioni elofitiche d’acqua dolce

dominate da Phragmites australis

UC1 Trattasi di canneti diffusi in tutta Europa che si sviluppano dalla fascia

costiera al piano montano su suoli minerali, inondati e mediamente ricchi

di nutrienti. Domina nettamente Phragmites australis, che nelle situazioni

maggiormente evolute diventa l’unica specie presente. L’habitat è

localizzato principalmente lungo il corso del fiume Ospo.

Laghetti di media profondità con

prevalente vegetazione natante

radicante (rizofitica)

AF6 Trattasi di stagni e laghetti di media dimensione e profondità dalla

pianura al piano basso montano. Sono diffusi in tutta Europa e

caratterizzati da acque ferme, mediamente ricche di nutrienti. Sono

dominati da specie a foglie galleggianti, ma radicate sul fondo. Sono

inclusi i laghetti di cava in fase di rinaturalizzazione, quali i laghetti delle

Noghere nell’ambito comunale.

Boschetti nitrofili D6 Trattasi di vegetazioni arboree e arbustive dominate da Robinia

pseudacacia su suoli ad elevata eutrofia con notevole partecipazione di

specie ruderali ed avventizie.

Pinete d’impianto BC16 Il pino nero, specie montana legata a forte umidità atmosferica ed

introdotta in Carso a metà del 1800, costituisce ormai parte integrante di

tale paesaggio. Su versanti esposti a sud cresce frammisto ad elementi

propri della boscaglia carsica. A Muggia le principali pinete sono

localizzate tra Punta Ronco e Punta Sottile.

Principali tipologie di habitat presenti all’interno del territorio comunale. (*) Codici Carta della Natura FVG

Estratto della Tav. 6.5 ( a sx) ed immagine (a dx) dell’habitat UC1 lungo il Rio Ospo (“Vegetazioni elofitiche d’acqua dolce dominate da

Phragmites australis”)

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Spostando ora l’attenzione ad una scala superiore, si sottolinea la presenza, all’interno del territorio comunale, di

importanti ecosistemi, serbatoi importantissimi di biodiversità animale e vegetale caratterizzati in parte dagli habitat

sopracitati. Tra questi, degni di particolare menzione sono: gli ambienti umidi dei “Laghetti delle Noghere” (facente

parte dell’elenco dei biotopi della rete Bioitaly ed unica area protetta dell’intero territorio comunale), del Rio Ospo e dei

suoi affluenti; il bosco Vignano; il Monte d’Oro; la prateria semiruderale tra San Floriano e Punta Ronco; le aree

boscate ad ovest di Muggia. Si riporta di seguito una descrizione di queste aree relativamente alla flora ed alla fauna

presente.

I laghetti delle Noghere

I “Laghetti delle Noghere”, così come si presentano attualmente, sono l’interessante risultato di successivi adattamenti;

La principale componente arborea è data dal pioppo nero (Popolus nigra); ad esso si affianca il salice bianco (Salix

alba) che predilige i terreni umidi e facilmente allagabili, quali sono, appunto, quelli della valle delle Noghere. Meno

diffuso, ma ugualmente presente l'ontano nero (Alnus glutinosa) e l'olmo campestre (Ulmus minor), il cui fogliame fino

a tempi recenti era usato come foraggio per il bestiame. Sulle sponde, in posizione leggermente arretrata, permangono

ancora alcuni notevoli esemplari di frassino dalle foglie strette (Fraxinus angustifolia), tipica componente dei boschi

umidi planiziali a farnia (Quercus robur). La componente arbustiva è caratterizzata da sanguinella (Cornus sanguinea),

prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), la berretta del prete (Euonimus europaea) ed il rovo

(Rubus ulmifolius). Dove è maggiore il disturbo antropico, questa vegetazione si degrada in uno stadio prenemorale a

sambuco (Sambucus nigra) e robinia (Robinia pseudoacacia). Nelle zone più umide e paludose, a fine primavera è

facile incontrare una bella bulbosa erbacea a fiore bianco, chiamata comunememte campanellina (Leucojum

aestivum). Un po' più distanti dai "laghetti", su suoli che risentono maggiormente della stagione secca estiva, sono

comuni lo scardaccione (Dipsacus fullonum), il caglio delle paludi (Galium palustre), la lanciola (Plantago altissima), il

tarassaco (Taraxacum palustre), la consolida maggiore (Symphytum officinale) e la coda cavallina (Equisetum

arvense). In situazioni di degrado (non mancano infatti le discariche abusive) le specie tipiche si trovano frammiste a

quelle sinantropiche. I canneti (Phragmitetum australis) costituiscono sicuramente l'aspetto più evidente e caratteristico

della vegetazione palustre dei "laghetti". Presenti anche lungo il rio Ospo e in alcuni suoi affluenti - T. Menando e T.

Rabuiese - hanno come componente principale la cannuccia d'acqua (Phragmites australis), che si trova spesso

insieme all'equiseto massimo (Equisetum telmateja), al meliloto altissimo (Melilotus altissimus), alla canapa acquatica

(Eupatorium cannabinum) e al vilucchione (Cali-stegia sepium); queste ultime tre specie sono indicatrici di disturbo ed

eutrofizzazione.

La componente faunistica in questi ambienti acquatici, è mutevole e diversa a seconda delle stagioni. Nei laghetti e

sulle loro rive, d'inverno, sono di solito presenti alcuni esemplari di alzavole (Anas crecca), che ai primi di marzo

andranno a nidificare al Nord. Più raramente viene segnalata la presenza di qualche canapiglia (Anas strepera),

moretta (Aythya fuligula) e moriglione (Aythya ferina). Sulle rive dei laghetti è possibile scorgere alcuni trampolieri

appartenenti all'ordine dei ciconiformi, a dare la caccia a pesci e anfibi. La specie più comune è la garzetta (Egretta

garzetta); ben più grande e maestoso è l'airone cenerino (Ardea cinerea), che spesso sorvola le zone palustri in cerca

di qualche preda. Seppur molto raramente, e quindi puramente accidentali, sono stati avvistati anche altri ardeidi come

la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), l'airone rosso (Ardea purpurea), la nitticora (Nycticorax nycticorax) e l'airone

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bianco maggiore (Egretta alba). Anfibi tipicamente acquatici che popolano stagni e laghetti sono le rane verdi, presenti

nei biotopi umidi delle Noghere con due specie: la rana verde minore (Rana esculenta) e la più grossa rana verde

maggiore (Rana ridibunda). Sono inoltre presenti la rana agile (Rana dalmatina) e la rana verde maggiore (Rana

ridibunda). In primavera inoltrata ed in estate sono in piena attività i rettili tra cui alcune specie acquatiche che

frequentano le rive dei "laghetti". A questo gruppo faunistico fa parte la tartaruga palustre (Emys orbicularis), la biscia

dal collare (Natrix natrix) e la natrice tessellata (Natrix tessellata). Varie sono le segnalazioni del luccio (Esox lucius)

Attualmente è presente anche la piccola gambusia (Gambusia holbrooki), avvistata nel laghetto n° 59, che potrebbe

comunque diffondersi facilmente negli altri specchi d'acqua. Pur essendo di piccole dimensioni, anche questa specie

opera una forte predazione nei confronti di larve di insetti e degli anfibi urodeli. Oltre il lato settentrionale della zona dei

"laghetti" scorre il Rio Ospo: si tratta di un corso d'acqua di portata molto variabile, percorribile in mezzo all'alveo nei

periodi di magra. Sono presenti alcune specie di pesci quali l'alborella (Alburnus alburnus), il cavedano (Leuciscus

cephalus), la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), la scardola (Scardinius erythrophthalmus) e l'anguilla (Anguilla

anguilla).

Laghetti delle Noghere (sx) e punto di osservazione avifauna (dx)

Il bosco Vignano

La località “Vignano” occupa la parte più meridionale dell’attuale “Valle delle Noghere”; essa confina a sud con le

colline più settentrionali della penisola istriana. II particolare regime di proprietà e l’abbandono delle attività silvo-

pastorali hanno permesso la sopravvivenza migliori esempi di bosco evoluto acidofilo, tipico di suoli freschi ed umidi.

Tutto il versante settentrionale si affaccia sui laghetti ed è coperto da bosco a querce, il Seslerio-Quercetum petraeae,

che è dominato dalla presenza della rovere (Quercus petraea) e del cerro (Quercus cerris); è presente la farnia

(Quercus robur ), il castagno (Castanea sativa), specie quest’ultima tipicamente acidofila. Più a valle troviamo il carpino

orientale (Carpinus orientalis) o meno diffuso, il carpino bianco (Carpinus betulus); inoltre cresce il nocciolo (Corilus

avellana), insieme all'acero (Acer campestre) e al sorbo selvatico (Sorbus torminalis). In situazioni più favorevoli alle

specie termofile, come lungo la valle Torrente Menariolo, compaiono roverella (Quercus pubescens) e il carpino nero

(Ostrya carpinifolia). Nel sottobosco da segnalare la presenza del raro giglio martagone (Lilium martagon).

Il Bosco Vignano ospita poi una ricca avifauna, tra cui le specie più rappresentative sono lo sparviere (Accipiter nisus),

il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major), il cuculo (Cuculus canorus), il pettirosso

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(Erythacus rubecola) e inoltre varie specie di passeriformi appartenenti alle famiglie dei corvidi, silvidi, paridi, fringillidi,

ecc.. I mammiferi certamente sono i più difficili da osservare, sebbene la loro presenza sia spesso messa in evidenza

da tracce quali orme ed escrementi lasciati sul terreno, tra cui caprioli (Capreolus capreolus) o tasso (Meles meles) e

riccio europeo orientale (Erinaceus concolor). Quest'ultimo, oltre ad essere spesso vittima delle automobili, viene

anche predato dal gufo reale (Bubo bubo), che frequenta la Valle dell'Ospo, ma nidifica oltre il confine di stato. La parte

più bassa del bosco e quindi quella più vicina ai "laghetti" si presenta piuttosto umida: per questo motivo essa

rappresenta un importante sito di estivazione per alcune specie di anfibi con abitudini terricole come la salamandra

pezzata (Salamandra salamandra), il rospo comune (Bufo bufo), la raganella (Hyla arborea) e la rana agile (Rana

dalmatina). Data la copertura vegetale e quindi la scarsità di insolazione a livello del terreno, i rettili non frequentano

certo questo ambiente. Possiamo solo incontrare in estate qualche saettone (Elaphe longissima), un serpente di

abitudini discretamente igrofile.

Il Monte d’Oro

Il versante del Monte d'Oro che si affaccia sulla Valle del Rio Ospo e sui laghetti delle Noghere si presenta ricoperto da

una rada boscaglia termofila a carpino nero e roverella (Ostryo-Quercetum pubescentis) piuttosto discontinua, con

piante a portamento alto-arbustivo e solo raramente arboreo. Insieme alle querce, con netta predominanza di roverella

(Quercus pubescens), si trovano specie illiriche, quali carpino nero (Ostrya carpinifolia) e il frassino della manna

(Fraxinus ornus); insieme a queste l'acero (Acer campestre) e l'acero trilobo (Acer monspessulanum).

Prateria semiruderale tra San Floriano e Punta Ronco

Nel tratto non boscato che va da San Floriano fino a Punta Ronco prevalgono suoli a tessitura fine di tipo argilloso o

argilloso-limoso, che permettono lo sviluppo di un tipo particolare di vegetazione erbacea: si tratta di una prateria

semiruderale tipica di coltivi abbandonati ascrivibile all'associazione vegetale Brachypodio-Agropyretum intermedii La

sua origine post-colturale è testimoniata dal toponimo dell’area, ovvero “Ronco”, a testimonianza della vegetazione che

è stata eliminata per far posto a coltivazioni (vite principalmente). Complessivamente, l'habitat dell'area rientra in buona

parte nelle praterie semiaride della classe Festuco-Brometalia di cui all'Allegato I della direttiva 92/43/CEE (Direttiva

Habitat) che in caso di abbondante presenza di specie appartenenti alla famiglia delle Orchidaceae, come nel caso

dell'area di Punta Ronco, diventerebbe prioritario (WWF 1999, Merson 2003). La presenza inoltre di svariati nuclei di

riforestazione (in fase più o meno avanzata), ha l'effetto di creare su un'area relativamente ristretta una notevole

varietà di microambienti che permettono il mantenimento di un'elevata biodiversità floristica e faunistica sul territorio. La

prateria inoltre, oltre a rappresentare un’area di indubbio valore naturalistico, ha un’elevata valenza paesaggistica, in

quanto rappresenta un belvedere su tutta la costiera muggesana e triestina.

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Praterie tra San Floriano e Punta Ronco e ricolonizzazione da parte della componente arbustiva

Altre aree con valenza naturalistica

Oltre a queste aree, all’interno del territorio comunale sono presenti tutta una serie di aree boscate che interrompono la

matrice urbanizzata e coltivata di tutto il territorio comunale. Come ben evidenziato dalla relazione naturalistica della

variante generale n° 15 (Cassol 2001), le aree boscate di maggiore interesse naturalistico sono, oltre a quelle

precedentemente approfondite, il Bosco dell’Arciduca, il Bosco di Farnei, il Bosco Rio Ronchi, il Bosco della Luna ed il

Bosco di Piasò. La maggior parte di questi boschi sono dominati da Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia e Quercus

pubescens, che vanno a costituire l'associazione vegetale nota come Ostrio-Querceto a Carpino nero e Roverella

(Ostryo-Quercetum pubescentis). Nei versanti maggiormenti termofili è presente invece l'associazione vegetale

dell’ostrio- querceto a scotano. Nei versanti a mare tra Muggia ed il Lazzeretto troviamo invece boschi edificati da

rovere e cerro (Seslerio-Quercetum petraeae). Tutte queste aree boscate rappresentano “isole ecologiche” disperse

all’interno della matrice antropizzata, sempre più a rischio a causa dell’espasione urbana (cfr. § 3.3.2) e di sviluppo

turistico dell’area.

Ostrio-querceto a scotano nel bosco di Farnei

Importanti “contenitori” di biodiversità sono poi gli stessi coltivi abbandonati, che, in base all’epoca di abbandono

possono presentare cenosi più o meno evolute afferenti al Fraxino orni-Berberidenion, Pruno-Rubion, Cytision. Le

praterie aride e semiaride presenti sul territorio sono poi un habitat molto importante perché in forte regressione a

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causa del diffuso abbandono del pascolo su tutto il territorio europeo. Dal punto di vista strutturale sono qui riferiti

anche i primi stadi di incespugliamento, in cui persiste la maggior parte della flora dei pascoli magri.

Elementi minori ma ecologicamente importanti in un territorio particolarmente antropizzato sono da ultimo la rete di

scoline e pozzi nelle campagne e le siepi. Le prime ospitano spesso insetti acquatici (eterotteri e coleotteri

principalmente molluschi gasteropodi e bivalvi (del genere Pisidium), oligocheti nonché crostacei isopodi. Vari sono

inoltre gli anfibi tra cui il tritone punteggiato , la rana verde minore e la rana agile. Le siepi sono formazioni per lo più

edificate da specie termofile quali la sanguinella (Cornus sanguinea), il prignolo (Prunus spinosa) ed il rovo (Prunus

spp.) afferenti all’ordine di riferimento dei Prunetalia e rappresentano aree rifugio e sosta per molte specie animali.

L’ambiente marino

Secondo gli studi effettuati da Falace (2000) e da Falace & Bressan (2000) relativi alle stazioni di Piastroni, Punta

Sottile e S.Bartolomeo, l'analisi floristica complessiva ha portato all'identificazione di 208 taxa, di cui 136 (65,4%)

Rhodophyceae, 38 (18,3%) Phaeophyceae e 34 (16,3%) Chlorophyecae. L'analisi mensile dello spettro floristico del

Golfo ha evidenziato un incremento della percentuale di Phaeophyceae nei mesi più freddi (marzo-aprile e dicembre-

febbraio), mentre la percentuale di Chlorophyceae sembra essere più alta nel periodo estivo, in particolare nel mese di

agosto. Si riportano di seguito alcune specie importanti a livello locale rinvenute nell’analisi (Merson 2003):

CHLOROPHYCEAE

Acetabularia acetabulum (Linnaeus) P.C.Silva

PHAEOPHYCEAEA

Cystoseira barbata (Stackhouse) C.Agardh var. barbata

Cystoseira compressa (Esper) Gerloff & Nizamuddin

Cystoseira schiffneri Hamel f. tenuiramosa (Ercegovic) Giaccone

RHODOPHYCEAE

Nemastoma dichotomum J.Agardh MONOCOTYLEDONES Cimodocea nodosa (Ucria) Asch.

Specie di importanza locale nelle stazioni di S.Bartolomeo, Punta Sottile e Piastroni [Fonte: Merson 2003]

Da segnalare la presenza, ormai rara, di praterie di fanerogame marine situate ai limiti della provincia di Trieste, tra cui

la zona di Punta Sottile (AA.VV. 1999).

L'analisi dei valori percentuali degli elementi fitogeografici calcolati per la flora del Golfo di Trieste, evidenzia la

prevalenza degli elementi Cosmopoliti ed Atlantici; l'esame dello spettro corologico, confrontato con i valori medi del

Mediterraneo, mette in evidenza la povertà dell'elemento endemico Mediterraneo, che ha nell'intero bacino il valore di

25,6%. Questa, assieme all'elevata percentuale di elementi Cosmopoliti, sono caratteristiche comuni al settore

biogeografico orientale del Mediterraneo (Merson 2003). Durante gli ultimi decenni, diversi Autori hanno segnalato nel

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Nord Adriatico profondi cambiamenti nella composizione e struttura dei popolamenti vegetali marini, come risultato di

azioni antropiche di diversa natura (Munda, 2000). Nel Golfo di Trieste gli stress ecologici subiti dall'ambiente negli

ultimi 30 anni ad opera di impatti di diversa natura, legati ad una gestione non sempre razionale della fascia costiera e,

più in generale, a variazioni climatiche, risultano particolarmente evidenti nella regressione quali-quantitativa della

vegetazione bentonica. Il monitoraggio condotto lungo il Golfo di Trieste ha infatti permesso di evidenziare un

decremento del numero di specie del 20% rispetto a quelle rilevate nelle stesse aree da Pignatti e Giaccone nel 1967

(Falace 2000). La ridotta estensione delle associazioni climaciche del Golfo nell’area muggesana è legata

presumibilmente al recente insediamento di vasconi per la pescicoltura, all'impianto di filiere per la mitilicoltura e ai

lavori (cominciati in concomitanza con la sperimentazione) di ricostruzione della strada litoranea e alla costruzione del

porto turistico, che hanno inciso prevalentemente sulla torbidità dell'acqua (Merson 2003).

Cystoseira e Cymodocea su substrato misto (sx) e colonizzazione algale (dx) [Foto Odorico R. in Merson 2003]

Si riporta di seguito un’estratto della carta delle biocenosi bentoniche relative all’area muggesana:

Carta delle biocenosi bentoniche dell’area muggesana [Fonte: nostra elaborazione da dati esistenti]

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Valore naturalistico e rete ecologica

In sede di redazione della variante al PRGC è stato predisposta la Tav. 6.6 “Valore naturalistico”, la quale associa a

ciascun uso del suolo un valore di naturalità, o Indice di Naturalità, normalizzato tra 0 e 1. Sulla base dei valori di

naturalità assegnati, sono state formate 5 classi di valore naturalistico, da bassa ad elevata. La ricerca di un indicatore

di naturalità del territorio prende spunto dal lavoro svolto su questo argomento dall’Osservatorio Città Sostenibili (OCS)

del Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di Torino nel 20014; I valori di naturalità possono

essere cambiati in virtù di differenti ipotesi ecologiche, pur mantenendo però la congruenza complessiva della matrice.

Di seguito di riporta la tabella di sintesi utilizzata nella valutazione dei singoli usi del suolo, riadattata, sulla base delle

considerazioni relative agli habitat di specie.

Categorie di biotopo Valore Territori modellati artificialmente basso Colture agricole non legnose

medio-basso Tare ed incolti

Verde urbano

Prati stabili ed agrarie legnose medio Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con spazi naturali importanti medio-alto Spazi aperti con/senza vegetazione

Lande erbose

alto Vegetazione arbustiva in evoluzione

Boschi

Zone umide

Valori naturalistici utilizzati per Muggia su base da OCS [Osservatorio Città Sostenibili]

Sulla base di questi ragionamenti, il territorio comunale risulta suddiviso in cinque tonalità di verde (dal chiaro allo

scuro), corrispondente a cinque classi di valore naturalistico, come riportato dalla seguente immagine:

1 2

Estratto della Tav. 6.6: aree a maggiore (1) e minore (2) grado di naturalità all’interno dei confini comunali

4 Osservatorio Città Sostenibili, “Indice del grado di naturalità del territorio.”, OCS Doc. 2/2002, Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di

Torino, 31 Gennaio 2002.

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Come si osserva dall’elaborato, le aree a maggior naturalità sono localizzate presso Punta Ronco, in connessione con

la darsella di San Bartolomeo, le aree attorno alla Frazione di Zindis e Muggia Vecchia, le aree intorno al bosco di

Piaso, Farnei e buona parte delle aree in prossimità del confine comunale est, in un continuum che parte dal bosco

Vignano a sud per risalire verso nord al Monte d’Oro. Le aree boscate e le zone umide concorrono a creare le aree a

maggior valore naturalistico. La continuità delle aree a maggior valore naturalistico nel confine sud ed est del comune

con le aree contermini slovene e del comune di San Dorligo della Valle/Dolina è ben visibile soprattutto lungo la

darsella di San Bartolomeo, tra Chiampore e Colombano, nel valico di Santa Barbara, Rabuiese, Vignano e Monte

d’Oro. Come mostrato nel riquadro più piccolo della tavola, queste aree naturalisticamente di valore, se

opportunamente tutelate e valorizzate, potrebbero costituire un importante collegamento ecologico con le aree già di

per se tutelate all’interno dei confini sloveni e della provincia di Trieste (Val Rosandra).

Sulla base di queste considerazioni e tramite la sovrapposizione dei tematismi dalla carta degli habitat e della

frammentazione territoriale, sarà delineata, in fase progettuale, la rete ecologica a scala comunale e sovra-comunale,

al fine di preservare e valorizzare le aree maggiormente importanti dal punto di vista della salvaguardia della

biodiversità ed il collegamento funzionale dei principali ecosistemi all’interno ed all’esterno dei confini comunali.

La rete ecologica

Rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si

tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat"

per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a

livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) istituite dagli Stati

Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS)

istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli". All’interno del territorio comunale non insistono aree SIC e ZPS.;

si segnala comunque la presenza di un sito oggetto di studi da parte della Società Italiana di Biologia Marina e

dell’Università di Trieste relativo ad un proposto sito Natura 2000 marino presso Punta Sottile.

2012 - Area proposta come Sito Natura 2000 dalla Società Italiana di Biologia Marina e dall’Università di Trieste (non ufficializzata) fonte: comunicazione della Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali - Servizio caccia, risorse ittiche e biodiversità

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138

Nell’area vasta sono presenti invece il SIC IT 3340006 “Carso Triestino e Goriziano” e la ZPS IT3341002 “Aree

carsiche della Venezia Giulia” (localizzati ad una distanza di circa 3 Km in linea d’aria), in parte ricadenti nel territorio

comunale di San Dorligo della Valle-Dolina e Trieste. All’interno del territorio sloveno, nell’area vasta, sono presenti il

SIC SI3000243 “Debeli Rtiè – klif” (a circa 2 km dal confine sud di Muggia), il SIC SI3000241 “Ankaran - Sv. Nikolaj” (a

circa 3.5 Km dal confine sud di Muggia), il SIC SI3000276 “Kras” ( a circa 3 Km dal confine est di Muggia) e la ZPS

SI5000023 “Kras”.

Aree SIC e ZPS nell’area nazionale

SI3000243SI3000241

SI5000023

SI3000276

IT3340006

IT3341002SI5000028

Aree SIC e ZPS nell’area nazionale ed oltre confine

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139

La necessità di tutela, salvaguardia e valorizzazione di aree “importanti” sotto il profilo naturalistico anche all’interno del

comune di Muggia, ha portato, in sede di analisi propedeutiche alla redazione del nuovo PRGC, alla redazione della

“Carta della rete ecologica” (Tav. 8.1), basata sulle considerazioni effettuate su habitat, uso del suolo e valore

naturalistico. Sono stati individuati i seguenti elementi della rete:

1. Aree nucleo (core areas): rappresentano gli ecosistemi più significativi, dotati di un’elevata naturalità;

costituiscono l’ossatura della rete.

2. Aree tampone (buffer zones): aree contigue alle aree nucleo, svolgono una funzione di protezione con una

sorta di “effetto filtro”.

3. Stepping stones: aree dotate di elevata naturalità ma isolate dalla matrice territoriale prevalente e di

superficie ridotta.

4. Corridoio ecologico primario (Rio Ospo): corridoio ecologico fluviale rappresentato dal Rio Ospo, di

fondamentale importanza per il movimento delle specie e per il mantenimento della funzionalità degli

ecosistemi da esso attraversati.

5. Corridoi ecologici primari: porzioni continue di territorio naturale o semi-naturale che connettono aree dotate

di elevata naturalità (aree nucleo, stepping stones). Il tematismo rappresenta una schematizzazione delle

principali connessioni fisiche e funzionali presenti all’interno del territorio comunale ed extracomunale.

6. Ambiti di potenziale completamento della rete ecologica: porzioni più o meno continue di territorio

naturale o semi-naturale che possono concorrere a potenziare il sistema della rete ecologica.

Di seguito si riporta un’ estratto della tavola:

Estratto della Tav. 8.1 “Rete ecologica” intorno all’area del bosco di Farnei

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7.5 Paesaggio extraurbano ed urbano

Come sottolineato dalla Convenzione Europea del Paesaggio del Consiglio d’Europa (CEP) (AA.VV. 2000), il

paesaggio svolge un’importante funzione di interesse generale in ambito culturale, ecologico, ambientale e sociale e

costituisce, a sua volta, un importante fattore di qualità della vita e del benessere individuale e collettivo. Nell’ambito di

politiche di azione e conservazione del paesaggio risulta necessario definire strategie per la partecipazione attiva alla

tutela ed alla gestione del paesaggio, tra cui:

riconoscere identità ed appartenenze al paesaggio

comprendere e recepire il valore del paesaggio

evidenziare le possibili alternative allo sfruttamento irreversibile del territorio

Conservare l’autenticità del paesaggio non significa mantenerlo intatto, poiché esso è di per sé qualcosa di dinamico,

capace di assimilare ed integrare nel tempo le modificazioni naturali ed antropiche. Quando le modifiche ad opera

dell’uomo sono troppo repentine o di forte impatto, si assiste però ad una distruzione di qualsiasi identità

paesaggistica, che porta ad una perdita dell’identità di territorio, a seguito di fenomeni quali l’urbanizzazione diffusa e

l’intensivizzazione delle pratiche agricole. Nel contempo si assiste da tempo all’abbandono delle pratiche zootecniche

ed agricole nelle aree di collina e montagna di tutta l’area mediterranea, in particolar modo Alpi ed Appennini. Ciò

comporta il ritorno spontaneo del bosco e di cespuglieti con conseguenze sensibili sulla qualità paesaggistica, sulla

sicurezza del territorio e sulla biodiversità (Sitzia et al. 2011). Le aree rurali assumono un’importanza multifunzionale

non solo sotto il profilo ecologico ma anche per le potenzialità collettive ed identificative delle popolazioni locali, e per la

loro funzione agricola ed ambientale. Questi elementi hanno messo in evidenza l’importanza di un ritorno verso

un’agricoltura agroecosistemica capace di dare nuova legittimazione all’attività agricola al di la della produzione di

alimenti: produzione di paesaggio, impiego, trattamento dei rifiuti, produzione energetica, e di servizi legati al turismo

ed al tempo libero. Anche la comunità europea si sta orientando in questo senso; l’Agenda 2000, la riforma della PAC

(Politica Agricola Comune), il Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013) mettono in evidenzia il cambio di rotta, l’importanza

di un’agricoltura integrata e la necessità di azioni volte allo sviluppo rurale e non solo dell’agricoltura.

Ad oggi il Piano Paesaggistico della Regione Friuli Venezia Giulia è in fase di redazione; strumento di supporto per la

redazione del piano è “L'atlante fotografico degli ambiti paesaggistici”, il quale inserisce il territorio comunale all’interno

dell’ambito di paesaggio AP31 denominato “La costiera triestina e Muggia”. Tra i valori dell’ambito viene sottolineata

la leggibilità dei propri caratteri morfologici e litologici (in particolare i fenomeni carsici epigei). Vi si riscontra inoltre la

presenza diffusa di centri storici rilevanti sia per l’impianto urbano, sia per il patrimonio edilizio, nonché la permanenza

di opere di terrazzamento tradizionali sui versanti collinari costieri. Si segnala inoltre la presenza di aree ad elevata

naturalità e di pregio agricolo, anche se frammentate dalla matrice urbanizzata. Tra le criticità troviamo la scarsa

qualità degli insediamenti industriali e artigianali, e parimenti una bassa qualità dell’architettura e dell’edilizia più

recenti. Una scarsa attenzione poi è riservata al contesto paesaggistico (ad esempio viene sottolineata la prossimità di

aree produttive e commerciali e della relativa rete viaria ad aree ad elevato pregio ambientale e paesaggistico). Da

ultimo si sottolinea la presenza di urbanizzazione diffusa nell’area collinare tra Punta Ronco e Muggia, con effetti

negativi sul paesaggio agro-forestale dell’area.

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Sezione diagrammatica degli elementi caratterizzanti della costiera Muggesana [Fonte: “Atlante fotografico degli ambiti paesaggistici”]

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Si riportano di seguito una serie di immagine relative al territorio comunale suddivise per caratteri naturali, caratteri

agricoli e caratteri insediativi-strutturali:

Caratteri naturali

a) Vegetazione semi-naturale sopra Punta Ronco

b) Paesaggio forestale sopra Santa Barbara

Caratteri agricoli

a) Uliveti terrazzati sopra il Lazzaretto

b) Piccoli appezzamenti agricoli presso le Noghere

a) b)

b)a)

Caratteri insediativi ed infrastrutturali

a) Muggia

b) Strada per Lazzaretto

a) b)

Esempi di caratteri distintivi del territorio comunale

Caratteri insediativi ed infrastrutturali

� Due principali aree urbanizzate, ovvero Muggia (affacciata sulla baia omonima, al centro del territorio

comunale) ed Aquilinia (nella porzione nord-est del territorio). La prima, nel corso degli anni, si è espansa sia

lungo la costa, sia verso l’interno collinare, formando in molte situazioni un’unicuum residenziale con le varie

frazioni del territorio comunale, quali Chiampore, Zindis, Santa Barbara ed altre.

� L’area industriale e commerciale del comune si presenta come un’area compatta che parte dalla Valle di

Zaule fino alla foce del Rio di Ospo. In particolar modo si evidenzia l’adiacenza della stessa con l’abitato di

Aquilinia e con le aree maggiormente naturali dei laghetti delle Noghere, del bosco Vignano e del Monte

d’Oro;

� Il sistema viario, caratterizzato dal passaggio in direzione nord-sud nella parte orientale del comune dalla

direttrice SS15 Lacotisce-Rabuiese, che costituisce la diramazione a carreggiate separate ed a due corsie per

senso di marcia della strada statale n° 202 verso il confine sloveno ed il relativo sistema autostradale

(direttrice A1 Lubiana-Capodistria); la rete viaria provinciale è invece caratterizzate da sei arterie quali la SP

13 “di Caresana” (SP 12B - ponte torrente Rosandra - bivio di Baredi - Caresana - Crociata di Prebenico -

Noghere), la SP 14 “di Muggia” (Aquilinia - Muggia - San Rocco - Punta Ronco - Punta Sottile - Lazzaretto -

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confine di Stato di San Bartolomeo), la SP 15 “delle Noghere” (Rabuiese - Farnei - SP 14), la SP 16 “di Santa

Barbara e Girone di Santa Barbara” (Muggia SP 14 - confine di Stato di Santa Barbara), la SP 17 “di

Chiampore e Girone di Chiampore” (San Rocco SP 14 - Zindis - San Floriano - confine di Stato di

Chiampore), e la SP 25 “di Chiampore”.

� un’area estrattiva attiva in località Rabuiese (cava “ex Gorlato”);

� presenza, lungo la linea di costa, di diverse aree fortemente antropizzate, quali aree portuali, commerciali e

residenziali, parzialmente attenuate nell’area compresa tra porto San Rocco a Punta Sottile e da Punta Sottile

al valico di San Bartolomeo (eccezion fatta per l’area militare del Lazzeretto).

Territorio naturale e seminaturale

� I principali corsi d’acqua e canali tra cui il rio Almerigotti, il torrente Pisciolon, il rio Ospo. Lungo il Rio Ospo in

particolare si segnala la presenza di fasce tampone risalenti fino ai laghetti delle Noghere;

� Le aree boscate principali: il Monte d’Oro e il Bosco Vignano nella parte orientale, adiacenti al confine

comunale. Il Bosco di Farnei, di Piaso e di San Rocco nella parte centrale del territorio; i primi due in

particolare si inseriscono all’interno delle aree residenziali esistenti come “cunei” verdi. Il terzo si colloca

come un’isola all’interno della matrice urbanizzata. Infine il bosco di Punta Ronco e le aree attorno a Punta

Sottile nella porzione occidentale del territorio;

� Le lande ed i cespuglieti, distribuiti all’interno di tutto il territorio comunale come piccole tessere circondate da

matrice boschiva o coltivata. Nella maggior parte dei casi rappresentano fasi di evoluzione naturale di aree un

tempo coltivate o pascolate, che, in base allo stadio di avanzamento del bosco, possono presentare facies

differenti (date dal grado di evoluzione del bosco).

Territorio agricolo

� Gli uliveti, localizzati principalmente nella porzione collinare interna del comune. Trattasi di aree molto

frammentarie spesso in adiacenza ad aree urbanizzate;

� I vigneti, localizzati principalmente nella porzione sud del territorio. L’area maggiormente estesa è localizzata

nella Darsella di San Bartolomeo, in continuità con i vigneti dell’area slovena adiacente;

� Bassissima percentuale di aree a seminativo. Trattasi per lo più di appezzamenti ad uso familiare di

piccolissime dimensioni e frammentari all’interno del territorio comunale.

� le mitilicolture: l’attività mitilicola mentre presenta discutibili elementi di paesaggio per le strutture galleggianti,

dal punto di vista subacqueo contribuisce in maniera predominante sulle dinamiche di colonizzazione. Da

secoli è noto che qualsiasi manufatto immerso in mare in breve tempo si ricopre di organismi sessili, tale è la

concentrazione di animali allo stadio larvale e giovanile presenti nella colonna d'acqua.

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144

I tipici muretti in pietra arenaria, recenti e antichi, nel territorio comunale

In sede di elaborazione della variante al PRGC, è stato effettuato uno studio specifico sulla frammentazione del

paesaggio muggesano (Tav. 6.4): l’elaborato analizza gli elementi che concorrono alla frammentazione del paesaggio

periurbano e gli elementi di continuità territoriale. Tra gli elementi di frammentazione territoriale sono stati rilevate le reti

stradali principali, le aree industriali e commerciali, l’edificato consolidato/diffuso e le cave. La matrice agricola e

naturale del territorio è stata invece identificata come elemento di continuità ed integrità paesaggistica. La

sovrapposizione di questi elementi contrapposti ha permesso di rilevare alcuni “varchi”, ovvero aree di continuità di

territorio naturale e/o agricolo.

Estratto della Tav. 6.4: vengono indicati i principali elementi caratterizzanti l’elaborato

Le trasformazioni che interessano il paesaggio periurbano hanno spesso provocato considerevoli frammentazioni ed

alterazioni dei sistemi costruttivi storici e della tessitura territoriale passata. Tali caratteri strutturali spesso connotavano

anche percettivamente il paesaggio, rendendolo di particolare interesse estetico. Soprattutto nelle aree periurbane si

osserva una notevole perdita di qualità del paesaggio agrario, dovuta spesso alla mancanza di reti e di sistemi in grado

di mantenere riconoscibili la tessitura costruttiva e le diverse unità di paesaggio, con particolare interesse al paesaggio

agrario e naturale, connesse al paesaggio periurbano. L’elaborato evidenzia proprio la frammentazione del territorio

muggesano dovuta in primis all’urbanizzazione diffusa che si espande dal centro storico di Muggia verso sud,

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145

connettendosi senza soluzione di continuità con le maggiori frazioni dell’area (Porto San Rocco, Chiampore, Santa

Barbara), poste nelle aree collinari. Il profilo della costa poi regala lembi di territorio naturale solo nell’area compresa

tra Punta Ronchi e Punta Sottile. Elemento di forte impatto paesaggistico e di frammentazione territoriale è

rappresentato poi dall’area industriale (insieme alla autostrada A1 ed alla SS 15), la quale “spezza” in due netti

tronconi le aree agricole e naturali delle Noghere e del Bosco Vignano con quelle del Rabuiese e del Monte Castellier.

Si riportano infine le aree sottoposte a vincolo paesaggistico (ai sensi dell'art.136 D.Lgs 42/2004) del territorio

comunale:

Zone vincolate ai sensi dell'art.136 D.Lgs 42/2004 nel territorio comunale di Muggia [Fonte: webgis FVG]

7.6 Patrimonio archeologico e storico

Cenni storici 5

Sul colle (m. 172), chiamato Muggia Vecchia, ad occidente della odierna Muggia, vanno ricercate le prime tracce della

vita dell’abitato. Come è avvenuto per molti centri istriani, passati da castelliere preistorico a castellum romano e a

rocca feudale, è probabile che il primo insediamento di Muggia appartenga alla civiltà dei castellieri, largamente

documentati nella regione e negli immediati dintorni del territorio; ma la mancanza di scavi sistematici non permette più

ampie considerazioni. Solo dopo la fondazione della nuova colonia di Aquileia (181 a.C.) e la conquista romana

dell'Istria (178-177 a.C), la Venezia Giulia e con essa Muggia entrano nell'età storica. Lento e secolare fu in queste

terre il processo di assimilazione alla romanità, dovuto alla presenza e l'azione della colonia di Aquileia, e al prestigio

morale e la potenza anche materiale della chiesa aquileiese su tutta la regione giulia, fino all'alba del '400. Il primo

documento in cui appare il nome di Muggia nel Medioevo è il diploma del 931, con cui i re d'Italia Ugo e Lotario fecero

completa donazione del «castellum quod dicitur Mugla» al patriarca di Aquileia; da quel momento Muggia rimase

soggetta al dominio temporale dei patriarchi fino al 1420, quando ad esso si sostituì la sovranità della Serenissima; qui

5 La parte storica introduttiva è tratta da Cuscito (1971)

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146

nel 1256 si costituì il comune e il gastaldo del patriarca fu sostituito da un podestà eletto dal consiglio cittadino, mentre

il più antico codice degli Statuti risale alla prima metà del sec. XIV. Nel 1420, crollato il potere temporale dei patriarchi,

Muggia sottoscrisse l'atto di dedizione a Venezia, che s'impegnò a osservare gli Statuti e le consuetudini della Terra.

Da questo momento sul contestato confine della Rosandra si affrontano due potenze: l'Austria, signora della Contea

d'Istria (Istria interna), di Trieste e Duino, e Venezia, dominatrice del Marchesato istriano (Istria costiera). Per Muggia

cominciarono così anni di floridezza e prosperità, grazie al commercio del sale con la Carniola, anche se non

mancarono gravi vertenze con Trieste per i confini e per il possesso delle saline nella piana di Zaule, di cui Venezia si

dimostrava gelosissima.

Veduta di Muggia del sec. XVIII - dalle «Memorie» di P. Petronio (sx) ed estratto (nucleo storico di Muggia) della Carta Corografica del Litorale riconducibile alla prima metà dell’Ottocento (dx).

La creazione successiva del porto franco di Trieste per opera di Carlo VI, il progressivo tramonto della potenza veneta

e l'esclusivo favore rivolto da Venezia a Capodistria contribuirono al declino della vita muggesana. Caduta la

Repubblica di Venezia (1797), Muggia con l'Istria venne ceduta all'Austria, che, con l'intervallo napoleonico degli anni

1809-13, vi dominò fino al 1918, quando la provincia entrò a far parte del Regno d'Italia. In seguito al Memorandum di

Londra (1954), Muggia rimane l'ultimo lembo di terra istriana entro i confini nazionali. Durante la dominazione austriaca

Muggia dovette subire anche la soppressione delle saline; all'economia muggesana non restava ormai che la pesca e

l'agricoltura, essendo ridotti anche i traffici col retroterra. Allora andò sviluppandosi l'industria della pietra, cavata dalle

stratificazioni di arenaria (masegno) di cui è ricco il sottosuolo del territorio. Pur soffocata dall'evoluzione di Trieste,

Muggia riuscì ad inserirsi egregiamente nello sviluppo industriale: nel 1846-47 venne istituito il Collegio accademico dei

Cadetti (Squero dei Cadetti), dove vennero costruite diverse navi da guerra; nel 1858 fu aperto il Cantiere S. Rocco sul

posto dell'omonima chiesa, costruita nel 1630 in seguito a una grave pestilenza (la chiesa fu demolita e fu edificata

l'attuale nelle immediate vicinanze). Per Muggia tornarono tempi floridi e, a protezione dell'industria navale

muggesana, il governo austriaco munì la città di quattro fortezze: una sopra la collina prospiciente San Rocco, un'altra

a Zindis, una terza sulla collina di S. Michele e la quarta in località Ronchi. Ma sul finire del secolo gran parte dei lavori

vennero trasferiti al Cantiere S. Marco di Trieste ed a Monfalcone, provocando il declino industriale della cittadina, che

si distinse sempre per l'elevato livello delle sue maestranze. Fino alla prima guerra mondiale pochi edifici furono

costruiti fuori le mura. L'annessione all'Italia segna una effimera ripresa dell'attività industriale, che si riflette anche in

una moderata espansione edilizia. L'espansione più massiccia di Muggia, però, si ebbe solo nel secondo dopoguerra,

con la costruzione di interi quartieri.

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147

Patrimonio archeologico

La recente pubblicazione di Auriemma & Karinja (2008), rileva la presenza di 25 unità topografiche (COD_UT),

corrispondenti a 33 evidenze archeologiche (COD_EA), come riportato nella tabella di dettaglio:

COD_EA COD_UT Tipologia Denominazione

16_B 16 Villa e banchina Insediamento di Stramare

16_A 16 Area di affioramento di materiale

archeologico

Insediamento di Stramare

17_A 17 Molo Molo di Punta Sottile Nord

18_A 18 molo Molo di Punta Sottile Sud-Ovest

29_A 29 Area di affioramento di materiale

archeologico

Insediamento di Punta Sottile Sud-Ovest

30_A 30 Necropoli Necropoli di Lazzaretto

31_A 31 Resti di incerta interpretazione Resti sommersi di Punta Ronco

32_A 32 Area di affioramento di materiale

archeologico

Affioramento di Punta Ronco

33_A 33 Strada Carraia di Punta Ronco

36_A 36 Insediamento abitativo Insediamento abitativo di Teglada

90_A 90 Impianto produttivo; insediamento

abitativo

Insediamento abitativo di Farnei

91_B 91 Resti di incerta interpretazione Villa di Mazzarei

91_A 91 Villa Villa di Mazzarei

92_B 92 Materiale sporadico Castelliere di Muggia vecchia

92_A 92 Castelliere Castelliere di Muggia vecchia

92_C 92 Insediamento Castelliere di Muggia vecchia

93_A 93 porto Porto di Muggia

107_A 107 Area di affioramento di materiale

archeologico

Affiormanento di Rio Ospo

108_A 108 Strutture di incerta interpretazione Strutture nell'alveo di Rio Ospo

109_A 109 Area di affioramento di materiale

archeologico

Affioramento di Rio Ospo

110_C 110 Santuario Castelliere di Elleri

110_A 110 Castelliere Castelliere di Elleri

110_B 110 Castelliere Castelliere di Elleri

111_A 111 Area di affioramento di materiale

archeologico

Affioramento dei laghetti di Noghere

112_A 112 Resti di incerta interpretazione Materiale sporadico di Rione Fonderia

113_A 113 porto ipotetico Porto di San Clemente

114_A 114 Porto ipotetico Presunto approdo di San Rocco

148_A 148 Necropoli Necropoli di Santa Barbara

149_A 149 Molo Molo peschiera di Muggia

216_A 216 Area di affioramento di materiale

archeologico

Resti archeologici di Monte San Michele

216_C 216 Necropoli Resti archeologici di Monte San Michele

216_B 216 Insediamento Resti archeologici di Monte San Michele

217_A 217 Area di affioramento di materiale

archeologico

Affioramento di Punta Ronco

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148

La localizzazione delle stesse è riportata nella seguente carta:

Evidenze archeologiche ed unità topografiche a Muggia (Fonte: Auriemma & Karinja 2008, modificato)

Sono state individuate 3 complessi archeologici, costituiti dall’associazione di più unità topografiche:

� complesso di Punta Ronco;

� Complesso di Punta Sottile;

� Complesso di San Bartolomeo.

In sintesi, all’interno del teritorio comunale, le tipologie di evidenze archelogiche sono così raggruppabili:

Tipologia N° evidenze archeologiche

Area di affioramento di materiale archeologico 8

Castelliere 3

Impianto produttivo; insediamento abitativo 1

Insediamento 2

Insediamento abitativo 1

Materiale sporadico 1

Molo 3

Necropoli 3

porto 1

porto ipotetico 2

Resti di incerta interpretazione 3

Santuario 1

Strada 1

Strutture di incerta interpretazione 1

Villa 1

Villa e banchina 1

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149

Molo di Punta Sottile – UT17 (a sx) ed affioramento di Rio Ospo – UT 107 (a dx)

Principali valenze storico-culturali

Della parte vecchia dell’attuale Muggia, si ricordano:

Il Mandracchio, ovvero la piccola darsena;

Piazzetta Guglielmo Marconi;

il Duomo gotico (risalente al sec. XV);

la “Chiesa di s. Giovanni e Paolo”;

il Palazzo dei Rettori, d’origine quattrocentesca, oggi sede municipale;

il castello di Muggia, nella calle omonima, risalente al XIV sec (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39

“Norme in materia di tutela delle cose di interesse artistico e storico”);

le mura cinquecentesche (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39 “Norme in materia di tutela delle cose di

interesse artistico e storico”).

La Chiesa di Santa Maria Assunta e il Duomo di Muggia

Nei dintorni del centro storico degna di nota è la chiesa di San Francesco (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39

“Norme in materia di tutela delle cose di interesse artistico e storico”), di origine quattrocentesca (unico esempio di

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150

architettura francescana di tal epoca nel territorio di Trieste), dotata di facciata a capanna, muratura a vista, portale

sormontato da un arco a sesto acuto e da un occhio di modesta dimensione. Infine si segnalano le vestigia di

fortificazioni veneziane che sorgono tra Muggia e Lazzaretto di San Bartolomeo (Forte Olmi, etc.).

Tra gli elementi più recenti caratterizzati da una forte valenza storico-culturale, si riportano:

Monumento ai caduti della Resistenza, nella parte alta di Santa Barbara (un monumento realizzato nel 1974

e che ricorda i nomi di 27 abitanti del borgo che morirono nell’atto di resistere alle truppe nazifasciste tra il

1942 e 1945);

Lavatoio di Santa Barbara (Edificato durante il Novecento e sistemato negli anni ‘70, quello di Santa Barbara

usufruisce dell’acqua della cisterna adiacente).

Lavatoio di Santa Barbara (sx) e Monumento ai caduti della Resistenza (dx)

Si riporta infine l’elenco delle fortificazioni localizzate nel promontorio muggesano, tratto dallo studio di Veronese

(1974), cui si rimanda per ulteriori approfondimenti:

Forte Olmi: fortilizio maggiore costruito tra il 1858 ed il 1864 sopra la punta omonima, ne rimane parte

cospicua, circondata da una distesa di ginestre;

Batteria n. 1: sopra San Rocco (strada della Fortezza): ne rimane parte dell’edificio principale inserito tra

abitazioni moderne;

Batteria n. 2: a Zindis: ne rimane, con rifacimenti, l’edificio principale (adibito a ristorante);

Batteria fortificata di San Michele: costruita a metà ottocento in vetta al colel omonimo che ospita la necropoli

altp-mediovale, sopra i resti dell’omonima e coeva chiesetta ed eremo; il fortilizio si trova a cavallo dell’attuale

confine italo-sloveno e ne rimangono parti murarie notevoli.

Suddivisione del territorio comunale in Unità di Paesaggio

A seguito dell'esame della documentazione soprariportata e di sopralluoghi sul campo, in sede di redazione del nuovo

PRGC, è stata formulata la suddivisione per paesaggio del territorio comunale di Muggia per componenti naturali,

antropiche e culturali, sintetizzate in un unico schema generale. In tal modo sono state individuate dodici Unità di

paesaggio e sono state formulate per ogni Unità una scheda sintetica che riporta anche una valutazione sugli elementi

prevalenti di valore e di disturbo paesaggistico. Di seguito si riporta lo schema generale con le varie componenti

caratterizzanti ciascuna unità (per approfondimenti si faccia riferimento all’Elaborato di piano 06d – UdP).

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UdP all’interno del territorio comunale [Fonte: Elaborato di piano 06d – UdP]

Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015

SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA

UNITA' DI PAESAGGIO

e codice

PUNTA

OLM

I - PUNTA

SOTTILE

DARSE

LLA -

LAZZARET

TO -

CHIAMPO

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BOSC

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LA LUNA - ZINDIS -

FONTA

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RIALE,

ARTIGIANALE

, COMMER

CIALE

VIGNANO - MONTE

D’ORO -

LAGHET

TI

ZAULE

- AQUILINIA

01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12

ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio

componenti naturali

Forma del rilievo

- rilievo fortemente acclive X X X X X

- rilievo mediamente acclive X X X X X X X

- rilievo ondulato, poco acclive X X X X X X X X X

- assenza di rilievo X X X X X

Idrografia

- corsi d'acqua incisi in valli strette X X X X X X

- corsi con acqua superficiale in valli larghe V V

- specchi d'acqua artificiali V

- assente in superficie X X X X

Copertura vegetale

- boschi di latifoglie V V V X V V

- pinete d'impianto X V

- macchie e popolamenti arbustivi termofili V X V X V X

- prati aridi V V V V

- vegetazione dei luoghi umidi X V V

- vegetazione invasiva (robinia, ecc..) X X X X X X D

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SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA (segue) 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12

(segue) ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio

componenti antropiche

Colture ed elementi del paesaggio rurale

- colture orticole, seminativi, frutteti X X X X X X V X

- oliveti V V V V V V V

- vigneti V V V V V V V

- incolti e coltivi in abbandono D D D D D X

- siepi e formazioni lineari V V V X V

- gruppi arborei ed alberi isolati V V V V V V V

- terrazzamenti e manufatti minori V V V V V V V V

Tipologie insediative

- attorno ad un centro X X V X X X

- lineare X X X X X

- sparsa X X X X X X X

- in piano X X X X X

- su versante D X X D D X X X X X

- sul crinale X X X X X

Tipologie edilizie e funzionali

- storica o tradizionale conservata V V

- storica o tradizionale trasformata X X X X X

- in abbandono D D X D

- mono-bifamiliari su lotto singolo X X X X X X X

- plurifamiliari a schiera D X X X X X X X

- plurifamiliari a torre D X X X X

- plurifamiliari in linea o a blocco D D D

- servizi alla residenza, sport X X D

- strutture commerciali X X X

- industria, artigianato, portualità, cantieristica X X D

- ricettività: alberghi, ristoranti, campeggi, bagni, . X X X X

- diporto, rimessaggio X X X X

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SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA (segue) 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12

segue) ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio

(segue) componenti antropiche

Emergenze, riferimenti visivi

- chiese V X V V

- edifici storici V V V V X

- siti preistorici, archeologici, paleontologici, ... V V V V V V

- emergenze contemporanee X X

Reti

- grande viabilità, tratti ferroviari X X

- principale carrabile X X X X X X X X X X X

- secondaria carrabile X X X X X X X X X

- reti minori (sentieri, ciclabili, pedonali,...) V V V X V V V V V V V X

- reti energetiche aeree, ripetitori D D D D D

componenti culturali e simboliche

Vedute a mare

- verso Porto e zona industriali X X X X X X X D X D

- verso il mare aperto V V

- verso Punta grossa e la Slovenia V V

- mitilicoltura X X

Tutele di Legge - vincoli paesaggistici e monumentali V V V X V X X V V V V

- vincoli idrogeologici e ambientali X X X X X X X X X X X

Cultura, storia, scienza

- luoghi della storia V V V V X

- luoghi della cultura e dell'arte V

- luoghi di interesse scientifico X V V

Località nella memoria collettiva, fruizione di luoghi, aspettative

- identità tradizionale dei luoghi conservata V V V X V X X

- identità dei luoghi trasformata o assente X D D X X X X

- luoghi della frequentazione, itinerari V V X X V X V V

- presenza di verde ornamentale e urbano X X X X X X

- luoghi oggetto di aspettative X X X X

Legenda : gli elementi che compongono le singole Unità di paesaggio sono segnati con: V , se considerati elementi di valore paesaggistico D , se considerati elementi di compromissione del paesaggio (c.d. detrattori) X , se presenti ma senza particolari valutazioni

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155

7.7 Agricoltura

Caratteri generali del comparto agro-forestale triestino6

Le peculiari caratteristiche pedomorfologiche della superficie agraria e forestale della provincia di Trieste hanno originato

una serie di vincoli tali da configurare le attività agricole, sotto l'aspetto meramente economico, come attività marginali.

Numerose sono le cause che spiegano questa situazione del settore primario ed il suo rapido e continuo regresso:

l'elevato disordine fondiario (polverizzazione e frammentazione aziendale), la limitata produttività di larga parte dei suoli,

la mancanza totale o quasi, di acqua irrigua, la costante diminuzione della forza-lavoro a favore dei settori extragricoli, le

carenze della viabilità rurale interpoderale. La stessa espansione degli insediamenti abitativi e di quelli produttivi

extragricoli, ha determinato un arretramento delle attività agricole su terreni poco fertili. Tutto ciò deriva, anche, da una

concezione dell'agricoltura come attività svolta su superfici residuali, destinate all'uso agricolo, soltanto se non

interessate da insediamenti produttivi di tipo extragricolo o da insediamenti residenziali.

Composizione del Valore Aggiunto per settore (2006) [Fonte: Infocamere 2008]

Nonostante queste tendenze complessivamente negative, non si possono ignorare, nel contesto di una globale

situazione di declino demografico ed economico del comprensorio giuliano, alcuni segmenti carichi di potenzialità

evolutive che, anche nell'agricoltura locale, presentano significativi segnali di dinamismo imprenditoriale. Si fa

riferimento, da una parte, agli ordinamenti produttivi specializzati in orticoltura, floricoltura e nel settore vitivinicolo ed in

quello olivicolo (ordinamenti che permettono ancora il raggiungimento di margini reddituali comparabili con quanto

offerto dalle attività extragricole e che godono di ampie prospettive di sviluppo) e dall'altra al ruolo che da sempre

6 Estratti da: AA.VV. 2000

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156

l'agricoltura triestina svolge nella tutela e nella valorizzazione delle risorse naturali, aspetto questo di fondamentale

importanza. Attualmente il settore olivicolo triestino è stata insignito del marchio di qualità DOP (DOP Tergeste) e quello

vitivinicolo, della denominazione DOC “Carso”, che interessa una grande varietà di vini bianchi e rossi della zona, i più

importanti dei quali sono la Malvasia istriana, il Terrano e la Vitovska.

Come riportato dal grafico seguente, il numero di aziende agricole operanti nel territorio triestino si è ridotto

progressivamente tra gli anni ‘80 e 2000; in controtendenza risulta invece la superficie media delle aziende. I dati del

censimento ISTAT del 2010 infine riportano un numero di aziende pari a 560.

1982 1990 2000

Azienda 2208 1716 580

SAU 3707.5 2908.43 2199.32

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

Nu

me

ro A

zie

nd

e

Trend del numero di aziende e della SAU tra il 1982 ed il 2000 (a sx) e trend della superficie media aziendale (a dx) in provincia di

Trieste(Fonte: rielaborazione dati ISTAT)

Per quanto riguarda l’attività agrituristica, essa si è sviluppata, all'interno delle disposizioni normative regionali (da

ultimo la LR 25/96 e relativo regolamento) secondo una fisionomia specifica. In particolare, rispetto a quanto rilevabile

nelle aree friulane, il Carso presenta una situazione meno diversificata, legata quasi esclusivamente alla vendita di

prodotti propri ed alla ristorazione. Il motivo di tale caratteristica è da ricercare nelle sue stesse origini: l'azienda

agrituristica carsica nasce quasi sempre dall'evoluzione e dalla crescita dell'osmiza, a cui è accordata la possibilità, solo

in certi periodi dell'anno, di organizzare un'attività di ristorazione basata unicamente sulla somministrazione del proprio

vino sfuso e di cibi freddi. Anche questo tipo di attività integrativa dei redditi agricoli potrà, però, nel prossimo futuro

vedere fortemente ridiscusso il proprio ruolo e la proprio esistenza in seguito all'applicazione di norme igienico-sanitarie.

Per quanto attiene al patrimonio forestale occorre ricordare come questo, per tipologia produttiva e limitatezza, non è

tale da dar vita ad una filiera del legno e pertanto tale risorsa assume il carattere di componente di un più generale agro-

ecosistema ambientale in grado di fornire servizi pubblici di tipo ambientale e ricreativo. La presenza nell’area di aree

boscate viene influenzata dagli interventi dell’Ispettorato Provinciale delle foreste in merito alla gestione del patrimonio

forestale, anche nell’ambito del processo di sostituzione di pinete con piante autoctone.

L’attività zootecnica, ormai in fase di progressivo abbandono, è stata recentemente rivalutata con finalità ambientali,

prospettando l’introduzione di ovini (pecora Carsolina) in aree di landa carsica al fine di conservare tale habitat,

impedendo il rimboschimento incontrollato. Tale erbivoro presente nelle zone carsiche interne potrebbe venir introdotto

Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015

157

in alcuni appezzamenti a landa, presenti soprattutto, nel comune di Duino-Aurisina, anche limitatamente ad alcuni

periodi dell’anno.

L’agricoltura muggesana

L'azienda agricola tipica del Muggesano sia sostanzialmente un azienda condotta direttamente dal coltivatore (che è

anche imprenditore - capitalista), su terreni principalmente di proprietà, coadiuvato da familiari ed affini, in una forma di

gestione aziendale perlopiù a tempo parziale. Nel Comune di Muggia, si è inoltre concretizzata un'ulteriore tendenza,

che peraltro può dirsi abbastanza generalizzata in tutto il territorio nazionale, sebbene in forma più ridotta: la maggior

parte delle aziende agricole situate nel territorio comunale ha una superficie aziendale totale inferiore ai due ettari, e

tale valore si è incrementato dagli anni ’70 ad oggi.

0

5

10

15

20

25

30

Muggia

San Dorligo della Valle -

Dolina

Trieste

Numero di aziende per classe di superficie coltivata nel comune di Muggia e nei comuni limitrofi (Fonte: nostra rielaborazione di dati

ISTAT 2010)

Ciò delinea una tendenza sempre maggiore alla frammentazione fondiaria, il che si pone senz'altro in contrasto con la

volontà, perseguita già a livello nazionale, di attuare un'agricoltura moderna, intensiva, adeguatamente meccanizzata e

sufficientemente remunerativa per il coltivatore. Bisogna tuttavia ricordare che l'aumento della frammentazione fondiaria

è avvenuto specialmente a causa della fortissima riduzione negli ultimi decenni della superficie agricola complessiva del

Comune (al netto di altri terreni e del patrimonio boschivo), riduzione causata chiaramente da un incremento

dell'urbanizzazione nel Comune (si veda il cap. 3.3.2), ma anche da una progressiva e massiccia uscita di occupati dal

settore primario, settore ormai considerato del tutto marginale in termini occupazionali.

L’area muggesana, d’altrocanto, si caratterizza per buoni livelli qualitativi delle produzioni agricole: se è vero che in

generale l’apporto in termini di valore aggiunto di questo comparto viene considerato residuale, è tuttavia da sottolineare

come le produzioni insediate sul territorio siano caratterizzate da pregio e possibilità di competere qualitativamente con

Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015

158

altre più note zone di produzione nazionali. Il V Censimento dell’Agricoltura registra 99 aziende agricole nel territorio di

Muggia, di cui 84 dedite alla vendita totale o parziale dei propri prodotti (AA.VV. 2004). Ricordiamo in questa sede le

produzioni dell’olio, ormai riconosciuto di ottimo livello su scala nazionale, e il comparto vitivinicolo, in forte espansione

soprattutto per quanto riguarda le produzioni di qualità (ISTIEE 2009). L'olivicoltura di tutto il territorio muggesano sta

sicuramente vivendo un momento attuale caratterizzato da una sempre più consistente espansione in termini di superfici

olivate (dove ciò sia geograficamente e pedologicamente possibile), ma soprattutto in termini di aumento del numero di

piante coltivate in modo razionale e produttivo, sia intensificando gli impianti produttivi già esistenti sia investendo in

nuove piantagioni di olivi mediante riconversioni di terreni adibiti precedentemente ad altre tipiche coltivazioni arboree

che negli ultimi tempi, sul suolo muggesano, stanno decisamente segnando il passo (una fra queste e senza dubbio la

coltura vitivinicola). Nuovi incrementi colturali olivicoli si stanno susseguendo ogni anno in varie zone del territorio del

Comune (significativi in merito sono i recenti impianti in località Pisciolon e sul versante del Monte d'Oro in località

Noghere), a testimonianza che pure i locali agricoltori individuano attualmente nell'olivo una coltivazione agricola ad

elevato valore aggiunto, in grado di fornire un reddito ben superiore a quello ritraibile dalle altre, le quali inoltre spesso

necessitano di cure e lavorazioni periodiche maggiori di quanto richiesto dall'olivo stesso; tanto più che pure l'alto

standard qualitativo dell'olio extra vergine del luogo sembra essere una garanzia di facile commercializzazione del

prodotto sui mercati zonali, seppur questa venga tuttora attuata in maniera a dir poco artigianale in forma di produzione

sfusa, e quindi sprovvista di quelle particolari caratteristiche di appeal che rendono esteticamente migliore un prodotto di

già elevate peculiarità di tipo qualitativo (Colombo 2003).

I dati del censimento ISTAT 2010 riportano una fotografia dello stato di fatto del territorio agricolo muggesano:

Ripartizione percentuale dei seminativi, delle colture legnose agrarie e di altre colture all’interno del comune (Fonte: rielaborazione dati ISTAT 2010)

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159

La superficie agricola utilizzata (SAU – dato ISTAT 2010) del comune è di ca. 45.86 ha, di cui 4.11 ha di seminativi, 33.5

ha di legnose agrarie e il rimante suddiviso in prati/pascoli (ca. 7 ha), boschi coltivati (ca 16 ha), orti familiari ed altro.

Il paesaggio rurale muggesano

L’importanza dell’agricoltura muggesana anche dal punto di vista paesaggistico è evidenziato negli elaborati di analisi

del nuovo PRGC (Tav. 6.2 e Elab. 06d – UdP) all’interno dei quali viene evidenziata la particolare valenza paesaggistica

dell’agricoltura muggesana, con particolare riferimento alle superfici a vite, oliveto (in particolare quelle su pastini) ed ai

prati-pascoli residui.

Paesaggio rurale e “pastini” recuperati nell’area intorno a Darsella San Bartolomeo

Giovane impianto di olivo (a sx) e ricolonizzazione boschiva di terrazzamenti abbandonati (a dx)

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160

7.8 Industria e commercio

Come già sottolineato nel capitolo precedente, gran parte dell’attività produttiva del territorio comunale è rappresentato

dal settore secondario e terziario, come ben esplicitato nella seguente tabella:

Valore aggiunto per i comuni della Provincia di Trieste (anno 2003, miliardi di €) [Fonte: Servizio Statistico Regione FVG su elaborazione Istituto Tagliacarne, modificato]

I confini amministrativi e la morfologia del terreno comprimono fortemente l’area di competenza del Comune di Muggia a

ridosso della linea costiera; il modello insediativo forzatamente lineare provoca dei fenomeni di accumulazione delle

location industriali e commerciali di maggiore rilievo. Si può notare la concentrazione delle attività industriali nell’area

orientale del Comune, in prossimità della zona delle Noghere e a ridosso del confine con il Comune di San Dorligo, a

evidenziare un’area ‘vocata’ o pianificata allo sviluppo del comparto industriale comunale e provinciale allo stesso

tempo. Similmente a quanto avvenuto in contesti urbani di dimensioni più importanti, le attività commerciali di vicinato

tendono a concentrarsi nell’area centrale della cittadina di Muggia, distribuendosi inoltre secondo uno schema radiale

verso gli altri nuclei legati al centro principale. Similmente gli stalli del mercato comunale presentano una collocazione

prevalentemente centrale, così come i pochi sportelli bancari esistenti. La media distribuzione è presente sia nei nuclei e

nelle aree abitate sia al di fuori delle aree urbanizzate, condividendo spesso la collocazione geografica con la grande

distribuzione organizzata, in prossimità delle aree occupate da attività di carattere industriale. Fuori dalle aree

prettamente urbanizzate si collocano pertanto quelle attività di per sé consumatrici di spazio, la cui localizzazione può

risultare penalizzante per la residenzialità e la vita urbana di realtà di piccole dimensioni.

Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015

161

Localizzazione delle principali attività secondarie e terziarie (anno 2007) [Fonte: ISTIEE 2009]

Il settore industriale sta attraversando un periodo di incertezza e ristrutturazione in tutta la Regione; la situazione

muggesana, così come fotografata dagli ultimi due Censimenti dell’Industria e dei Servizi, e nell’archivio ASIA, si

presenta conforme all’andamento provinciale.

Settore industriale e manifatturiero [Fonte: AA.VV 2000, modificato]

Sul territorio del Comune di Muggia, concentrate nella valle di Zaule e delle Noghere, sono dislocate attualmente 111

delle 619 imprese insediate nel comprensorio dell’Ente Zona Industriale di Trieste, che vanno ad occupare una

superficie stimata di 496.862mq (di cui 155.384 mq di superficie coperta) ed interessano globalmente 1.214 dipendenti. I

settori che vantano il maggior numero di aziende sono l’edilizia, l’alimentare, il settore automobilistico, la fornitura e

lavorazione del legno e la meccanica (ISTIEE 2009). In generale, la varietà delle tipologie produttive è ampia, la