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Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
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in considerazione i soli bacini idrografici che interessano le zone del territorio comunale dì forte urbanizzazione e che
hanno manifestato, nei corso degli ultimi decenni, frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico:
� Bacino del Rio di Ospo;
� Bacino del Torrente Fugnan;
� Bacino del Torrente Santa Barbara-Farnei;
� Bacino del Torrente della Luna.
Estratto della Tav. 7.3 “Carta idrogeologica”
Per considerazioni maggiormente di dettaglio si faccia riferimento alla relazione geologica redatta ai fini del P.R.G.C.
Rischio idraulico e di intrusione marina
Nello studio geologico effettuato in sede di redazione della variante al P.R.G.C., è stata anche analizzata la situazione
geomorfologica dei corsi d'acqua del territorio evidenziando le situazioni di dissesto di origine naturale e antropica
(erosioni in alveo, sovralluvionamenti, presenza di scarichi fognari età).
Per i corsi d'acqua principali del territorio comunale è stata valutata la portata di massima piena riferita a tempi di
ritorno di 100 anni. I valori risultano mediamente inferiori rispetto a quanto stimato in occasione degli eventi di piena
verificatesi negli anni 1963 e 1977, che hanno provocato rispettivamente l'esondazione del Torrente Fugnan e del Rio
Ospo.
Per i corsi d'acqua minori, caratterizzati da lunghezze dell'asta principale di poche centinaia di metri e da portate
idriche nulle o di pochi litri al secondo, è stata rilevata la necessità di provvedere ad una costante manutenzione
dell'alveo (rimozione delle ramaglie e dei materiali sedimentati), per favorire il deflusso in occasione degli eventi
meteorici intensi ma di breve durata. In sede di "Norme per lo standard di acquisizioni in campo geologico-tecnico
idrogeologico geomeccanico e geotecnico. Prescrizioni in sede di pianificazione per il rilascio delle autorizzazioni e
concessioni edilizie e di progettazione esecutiva", art. 9, comma 3, e come risulta dagli elaborati grafici allegati, sono
stati ritenuti inedificabili tutte le linee d'impluvio e i tratti a cielo aperto dei corsi d'acqua, per una fascia di rispetto, dalla
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linea d'alveo, di ampiezza superiore a 10 m. Per quanto riguarda il fenomeno "acqua alta" nel centro storico di Muggia,
si rileva che il problema è stato ricondotto, in gran parte, alla incapacità della rete fognaria cittadina di smaltire le acque
meteoriche in occasione degli eventi di precipitazione di breve durata, ma di forte intensità. Gli interventi di
completamento della rete fognaria cittadina, attualmente in fase di ultimazione, hanno come obiettivo la risoluzione
delle problematiche evidenziate. Particolare attenzione è stata infatti rivolta al ripristino della rete nel centro storico di
Muggia, oggetto in passato di fenomeni di allagamento. È un fatto abbastanza raro, invece, che gli allagamenti
nell'area cittadina siano dovuti esclusivamente a fenomeni meteomarini. Infatti la concomitanza di un livello medio del
mare elevato per effetto della bassa pressione atmosferica, di venti meridionali sul bacino adriatico, della massima
elevazione della sessa adriatica fondamentale e dell'alta marea astronomica, ha come risultato un innalzamento
complessivo del livello marino che, nelle acque regionali costiere può raggiungere in casi eccezionali i 2 m ("acqua
alta"). Le situazioni meteorologiche che determinano l'acqua alta sono inoltre spesso accompagnate da un intenso
moto ondoso che aumenta la capacità di invasione marina costiera. Da questo punto di vista, l'orientamento geografico
del territorio comunale ed, in particolare, del centro storico fa sì che gran parte dell'energia posseduta dal moto ondosa
venga dissipata per effetto della circolazione marina prima di raggiungere la linea costiera muggesana.
Per la valutazione degli aspetti meteomarini sono stati considerate le registrazioni del mareografo di Trieste che, con
riferimento a "Rischio di intrusione marina sull'arco costiero regionale a seguito di acque alte eccezionali e loro
concomitanza con le piene fluviali - relazione presentata al Comitato Tecnico-scientifico per la Protezione Civile della
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia" risulta essere rappresentativo di tutto l'arco costiero regionale.
Considerando come livello di guardia per un rischio di intrusione marina lungo l'arco costiero regionale, l'elevazione di
un metro sopra il livello medio del mare, nei grafici vengono riportati, rispettivamente, i livelli orari del mare a Trieste
superiori ad 1 m, ed il valore medio dei livelli orari del mare superiori ad 1 m, nel periodo 1939-1991. Dalle registrazioni
al mareografo di Trieste (Molo Sartorio) si osserva che le maggiori elevazioni medie si sono avute nel 1969 e nel 1980
e che il livello più alto è stato raggiunto il 26 novembre 1969 con 2,0 m sopra il livello medio.
Dalla elaborazione dei valori estremi annuali con il metodo di Gumbel sono stati ottenuti i seguenti tempi di ritorno:
• livello superiore a 110 cm: 1,5 anni
• livello superiore a 150 cm: 30 anni
• livello superiore a 200 cm: 70 anni
In conclusione, è stato considerato che il tempo medio di ritorno per un'acqua alta eccezionale, che superi cioè il livello
medio del marea di 1,5 m lungo le coste regionali, sia dell'ordine di 50 anni.
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7.2.4 Caratteristiche dei suoli
All’interno del territorio comunale di Muggia è possibile rilevare le seguenti unità cartografiche (U.C.), cui corrispondono
specifici tipi di suolo (ERSA 2006):
Unità cartografica F3: Versanti antropizzati di Trieste e Muggia
� MUG1 - Suoli franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o
comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico;
� MUG2 - Suoli franchi, neutri; Eutri-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi o franco-limosi, con scheletro scarso,
neutri, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.
Unità cartografica F5: Versanti a bosco di Vignano
� MUG3 - Suoli franco-limosi, acidi; Dystri-Endoleptic Luvisols. Suoli franco-limosi, con scheletro scarso, acidi,
ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.
Unità cartografica F6: Versanti a bosco di Muggia
� MUG1 - Suoli franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o
comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico.
Unità cartografica F7: Fondivalle e zone di riporto
� MUG1 - Suoli Muggia franchi, sub alcalini; Calcari-Endoleptic Cambisols. Suoli franchi, con scheletro scarso o
comune, subalcalini, ben drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra 50 e 100 cm dal contatto lithico;
� NOG1 - Suoli franco-limosi; Calcari-Fluvic Cambisols; suoli franco-limosi o franchi, con scheletro assente o
scarso, alcalini, moderatamente ben drenati o piuttosto mal drenati. L’approfondimento radicale è limitato tra
50 e 100 cm dall’insufficiente disponibilità d’ossigeno.
Estratto della “Carta dei suoli del Friuli” [Fonte: ERSA 2012, modificato]
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7.2.5 Uso e consumo di suolo
Nella regione FVG, le trasformazioni dell’uso del suolo nei venti anni tra il 1980 e il 2000, le aree agricole sono state
quelle maggiormente urbanizzate: oltre 5.400 ettari di campi sono diventate superfici urbane pari ad una riduzione del
1,9% dello stock di aree agricole del 1980. Si tratta di trasformazioni irreversibili e artificiali. Anche 474 ettari di
superfici naturali sono diventate urbane, di cui oltre 247 erano boschi, e oltre 2.200 ettari naturali sono divenuti agricoli.
L’urbanizzazione rimane il fattore di pressione più forte verso l’agricoltura. Il tasso di crescita periodico dell’urbanizzato
in Friuli V.G. è stato pari a quasi il 9% (ONSC 2009).
Secondo lo studio di ISTIEE (2009), l’uso del suolo nel territorio di Muggia è caratterizzato da una quota consistente di
strutture artificiali, per un’estensione di 6,2 kmq, pari a quasi il 46% della superficie comunale. Tale quota è andata
aumentando nel corso degli anni; tuttavia la variazione maggiore si è verificata tra il 1950 e il 1970, mentre negli ultimi
decenni il trend sembra essersi stabilizzato. Il tessuto residenziale sembra essersi assestato su una quota di circa il
23% della superficie comunale. Tuttavia trattandosi molto spesso di aree residenziali discontinue e a relativamente
bassa densità, un aumento dell’edificato potrebbe svilupparsi in tali aree e quindi non andare a incidere sulla quota già
guadagnata dall’edificato residenziale.
Espansione urbana del comune di Muggia anni 1950-2000 [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]
Le superfici artificiali diverse dal residenziale si sono anch’esse sviluppate soprattutto nel periodo 1950 – 1970 e
tuttavia l’aumento di superfici è ancora in atto, seppure a un tasso più ridotto. Le componenti più importanti delle aree
artificiali sono costituite prevalentemente dagli utilizzi industriali e in misura minore da quelli commerciali. Tuttavia il
dato va riletto in maniera più critica, tenendo presente il cambio di destinazione d’uso di una vasta area sottoposta a
bonifica, ovvero quella del comprensorio Ex Aquila (area impianti, Noghere), sia verso attività commerciali di grandi
dimensioni, sia nuovamente verso attività industriali. Ciò considerato, unito inoltre allo sviluppo della media e grande
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distribuzione nell’area compresa tra le Noghere e il valico di Rabuiese, fa pesare maggiormente il settore commerciale
rispetto alla lettura ‘dall’alto’ dell’uso del suolo.
Evoluzione degli usi del suolo aggregati [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]
Evoluzione degli usi del suolo disaggregati [Fonte: ISTIEE 2009, elaborazione dati MOOLAND]
L’uso del suolo attuale
L’elaborazione della carta dell’uso del suolo in scala 1: 10000 (attività di foto interpretazione e sopralluoghi in campo)
effettuata in sede di redazione della variante al P.R.G.C., conferma l’analisi dello stato di fatto effettuato nel lavoro
sopracitato. Di seguito si riporta la suddivisione, per macro categorie, degli usi del suolo presenti all’interno del
territorio:
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43%
18%
37%
2%
Macrocategorie di uso del suolo
SUPERFICI ARTIFICIALI
SUPERFICI AGRICOLE ED
INCOLTI
SUPERFICI BOSCATE ED
AREE SEMINATURALI
ACQUE
Ripartizione percentuale delle macrocategorie di uso del suolo nel comune di Muggia (a sx) ed estratto della Tav. 6.1 (a dx) elaborata in sede del
nuovo PRGC
Come si può apprezzare dal grafico a torta sopra-riportato, buona parte del territorio comunale (43%) è occupato da
superfici artificiali, quali aree residenziali, aree industriali, reti viarie ecc.., per una superficie pari a ca. 6 kmq. Le aree
boscate e naturali occupano una superficie pari al 37% del territorio comunale, per una superficie pari a ca. 5 kmq. La
superficie agricola e gli incolti occupano solo il 18% del territorio comunale, per una superficie totale pari a 2.5 kmq. La
rimanente parte del territorio è occupato dal sistema delle acque, marine e dolci. Di seguito si riporta la suddivisione
per ciascun uso del suolo rilevato:
51%
27%
12%
4% 2% 4%
Superfici artificiali
AREE RESIDENZIALI
AREE INDUSTRIALI
RETI STRADALI
AREE VERDI URBANE
EXTRAGRICOLO
ALTRO
Ripartizione percentuale delle superfici artificiali (a sx) ed estratto della tavola 6.1 (a dx) elaborata in sede del nuovo PRGC
82%
9%
4% 2% 3%
Superfici boscate ed aree seminaturali
ZONE BOSCATE
AREE A VEGETAZIONE INEVOLUZIONE
LANDE E CESPUGLIETI
FASCE TAMPONE
ALTRO
Ripartizione percentuale delle superfici boscate e delle aree seminaturali (a sx) ed estratto della tavola 6.1 (a dx)
elaborata in sede del nuovo PRGC
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Cave
Si segnala la presenza di una singola area estrattiva attiva, la cava “ex Gorlato” della società Renice Cave
Muggesane S.r.l., sopra Sant’Andrea. La superficie di cava autorizzata è pari a 14185 mq, per un volume autorizzato di
248000 mc.
Localizzazione della cava “ex Gorlato”
Area estrattiva (sx) e ritrovamenti archeologici al suo interno (dx)
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7.3 Idrologia
Acque interne
Il sistema idrografico del territorio comunale è suddiviso nei seguenti bacini bacini:
BACINO DEL RIO OSPO
E' il più esteso corso d'acqua della zona con una lunghezza complessiva dell'asta principale di 9,5 km. Il tratto che
attraversa il territorio comunale ha una lunghezza di circa 2,9 km ed è caratterizzato dalla presenza di diverse opere di
regimazione, in particolare a monte della S.S. n.15. Il torrente si sviluppa in prevalenza su terreni alluvionali (alluvioni
ghiaioso-sabbiose e limoso-argillose) che favoriscono la formazione di una fitta vegetazione arboreo arbustiva. I
principali rii e torrenti del bacino sono:
Torrente del Diavolo;
Rio Ospo;
Torrente Menariolo;
Torrente Rabuiese.
BACINO DEL TORRENTE SANTA BARBARA-FARNEI
Si tratta di una serie di corsi d'acqua con origine a NE dell'abitato di Santa Barbara. Nella parte alta il substrato litoide è
costituito da Flysch con prevalenza di strati marnosi, per cui l'alveo si presenta in forte erosione con scarpate di 5-10
m. i corsi d'acqua confluiscono quindi alla quota di circa 25 m s. l. m., in corrispondenza dei terreni alluvionali a matrice
ghiaioso-sabbiosa.
BACINO DEL TORRENTE FUGNAN
Ha origine in Slovenia ad O dell'abitato di Santa Barbara con una lunghezza complessiva dell'asta principale di quasi 3
km. La parte alta del corso d'acqua attraversa terreni flyschoidi e l'alveo presenta alcuni tratti in forte erosione. Il
torrente entra nel territorio comunale alla quota di 50 m s.l.m.m., mentre alla quota di 29 m si ha fa confluenza con il
Torrente del Bosco, un breve corso d'acqua che defluisce dalle alture di Crevatini (Slovenia).
BACINO DEL TORRENTE DELLA LUNA
Si tratta di due corsi d'acqua che hanno origine a N di Chiampore da alcune sorgenti perenni e che, attraversando il
tratto in Flysch prevalentemente marnoso con alveo in forte erosione, confluiscono a monte dell'abitato di San Rocco.
Nel tratto terminale il substrato è costituito da alluvioni ghiaioso-sabbiose. In questo tratto, fortemente urbanizzato, il
torrente è canalizzato a cielo aperto.
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Sistema idrografico superficiale principale del territorio comunale
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Nell’ambito dell’area presa in esame, a sinistra del rio Ospo, nella sua valle alluvionale, sono anche presenti alcuni
stagni di origine artificiale le cui depressioni sono state originate dalla coltivazione di una cava d’argilla ad uso delle
fornaci Valdadige che cessò la produzione nel dicembre 1973. In questi scavi abbandonati si sono sviluppati alcuni
stagni detti “laghetti delle Noghere”, la cui alimentazione è garantita dalla tracimazione dei corsi d’acqua vicini, in parte
da acque sotterranee ed in parte da apporti meteorici. Oltre agli stagni catastali sono presenti due stagni situati
nell’area dell’ex discarica della Gas Compressi.
Rio Ospo (sx) e Torrente Rabuiese (dx)
Stato di qualità delle acque superficiali interne
Il Decreto Legislativo 152/1999 e le successive modifiche ed integrazioni hanno introdotto un metodo codificato di
valutazione della qualità dei corsi d’acqua superficiali, basato sulla determinazione, con frequenza mensile nell’arco di
due anni, di parametri significativi denominati “macrodescrittori”, quali ossigeno disciolto, domanda biochimica di
ossigeno (BOD5), domanda chimica di ossigeno (COD), azoto ammoniacale e nitrico, fosforo totale, Escherichia coli.
Al valore del 75° percentile della serie dei 24 dati raccolti per ciascuno dei parametri viene attribuito un punteggio; la
somma dei diversi punteggi comporta l’assegnazione a quel corpo idrico di un determinato livello di inquinamento da
macrodescrittori (LIM). Tale valore viene confrontato con la classe corrispondente al valore medio dell’IBE (Indice
Biotico Esteso), misurato con frequenza trimestrale nello stesso periodo di due anni e nello stesso punto di
monitoraggio dei macrodescrittori. La determinazione è basata sull’esame della popolosità delle comunità dei
macroinvertebrati che vivono a livello del substrato di fondo. Questi risentono fortemente della mutevolezza delle
condizioni ambientali e ciò può portare a classificazioni improprie, dovute a situazioni naturali e non a fattori antropici.
Accade così che, pur in presenza di una buona qualità, indicata dai macrodescrittori, il valore dell’IBE sia peggiorativo
e diventi così dato condizionante per la definizione dello stato ecologico di alcuni dei corsi d’acqua, caratterizzati
spesso da alveo ampio, con vaste porzioni di esso all’asciutto per molti mesi dell’anno. Purtroppo tale situazione
sembra peggiorare di anno in anno a causa dei lunghi periodi di assenza di pioggia. Il peggiore tra i valori della classe
derivante dall’IBE e dal LIM attribuisce al corpo idrico, od al tratto cui le indagini analitiche si riferiscono, lo stato
ecologico, suddiviso in classi di qualità che vanno dal valore 1 (qualità elevata) al valore 5 (qualità pessima).
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In territorio comunale è presente una sola stazione di rilevamento (codice TS06), situata nella Valle delle Noghere,
prima della risalita del cuneo salino. La funzionalità fluviale valutata tramite indice IFF è mediocre. Le maggiori criticità
a carico della sponda destra sono imputabili alla presenza di colture regionali e a una scarsa ampiezza delle formazioni
funzionali perifluviali, a carico della riva sinistra fenomeni erosivi anche particolarmente consistenti, con scavo della
riva e affioramento di radici arboree. Nel complesso, il corso d’acqua è caratterizzato da disturbi di portata stagionale
anche intensi, una scarsa efficienza di esondazione e la presenza di elementi idromorfologici semplificati a causa
dell’intervento di raddrizzamento avvenuto ai primi del ‘900 del secolo scorso.
Lo stato ecologico valutato attraverso l’applicazione degli indici è sufficiente, penalizzato da un valore di RQE_IBMR
per le macrofite che suggerisce fenomeni di eutrofizzazione. Il corpo idrico in questione è soggetto a una blanda
pressione diffusa dovuta ad attività agricola, comunque non intensiva, a carico della sponda idrografica destra. Le
maggiori criticità sono legate inoltre alle naturali variazioni di portata che, nei periodi di magra estivi, inducono una
maggiore concentrazione di nutrienti e quindi eventuali fenomeni temporanei di eutrofizzazione. I parametri chimico-
fisico a supporto non individuano comunque concentrazioni critiche di nutrienti nel medio e lungo periodo. Nell’ambito
della formulazione di un giudizio esperto, nonostante si rilevino alcune criticità in termini di carichi di nutrienti e
idromorfologici, la valutazione complessiva dello stato ecologico del corpo idrico non è inferiore al buono.
In sintesi:
Infine, per quanto riguarda la qualità delle acque dei laghetti delle Noghere, non sono disponibili dati relativi allo stato
chimico delle acque anche se presumibilmente le problematiche connesse possono essere legate alle sostanze portate
in soluzione dal dilavamento meteorico, alle eventuali polveri sospese abbattute dalle precipitazioni e allo stato del rio
Ospo e del torrente Menariolo. Lo stato ecologico è sufficientemente descritto soprattutto per gli elementi biotici (De
Vecchi et al. 1992) e mostra elementi di qualità biologica che si discostano leggermente o poco più da quelli associati
ad un simile ecotipo ideale in situazioni non disturbate.
Pharmaceutical and Personal Care Products – PPCP
Recentemente si è posta l’attenzione su una nuova ‘famiglia’ di contaminanti ambientali che comprende i farmaci e i
prodotti per la cura personale. Questi articoli di largo consumo vengono introdotti nell’ambiente principalmente
attraverso le acque reflue urbane e includono farmaci per uso umano, farmaci ad uso veterinario, fragranze, cosmetici,
agenti diagnostici ecc.. Molti dei PPCP sono considerati dei distruttori del sistema endocrino e agiscono sulla
componente biologica a concentrazioni estremamente basse; gran parte dei depuratori attualmente in uso non è in
grado di incidere in modo sostanziale sul carico dei microinquinanti organici e i PPCP, specialmente quelli più
persistenti, non vengono minimamente degradati (Castiglioni, Bagnati, Fanelli et al., 2006). la zona orientale del golfo
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di Trieste risulti più contaminata da composti organici rispetto a quella più occidentale; in particolare i composti
policiclici aromatici raggiungono valori che variano dai 1.500 ai 6.000 µg kg -1 (valore SQA pari a 800 µg kg-1). Tra i
contaminanti inorganici, sicuramente il mercurio riveste una particolare rilevanza, mentre nichel e cromo, ambedue
rinvenuti a concentrazioni superiori agli SQA, potrebbero essere legati ad anomalie geochimiche locali.
Distribuzione aerale di arsenico rilevato nei sedimenti marini e in quelli lagunari [Fonte: ARPAV 2012]
Acque sotterranee
I corpi idrici sotterranei sono stati individuati a livello di Piano di Tutela Regionale delle Acque (PRTA) ed il
corrispondente perimetro è stato sovente sovrapposto all'estensione delle rispettive formazioni geologiche esistenti per
omogeneità di caratteristiche. Con riferimento al territorio comunale di Muggia nell'ambito del documento di PRTA,
attualmente in adozione, sono perimetrati due corpi idrici sotterranei, definiti Flysch triestino (cod. M29) e Alluvionale
triestino (cod. P25). Il primo copre la maggior parte del territorio comunale, mentre al secondo si ascrivono le aree di
pianura corrispondenti alle zone di prevalente riporto antropico della Valle delle Noghere.
Corpi idrici sotterranei nel comune di Muggia [Fonte: ARPAV 2012]
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Pur essendo presente quindi dell'"acqua sotterranea" (ai sensi della definizione della Direttiva 2000/60 CE), si tratta di
livelli sub-superficiali discontinui, o acqua di permeazione dei riporti, non utilizzati. Nel caso in questione i corpi idrici
non prevedono monitoraggio dello stato di qualità in quanto rientrano nella definizione di corpi "non significativi" ai
sensi del D.Lgs. 152/06 e non possono essere considerati "Acquiferi" ai sensi del D.Lgs. 30/09. Per quanto riguarda
l’area SIN (Sito di Interesse Nazionale) tra Trieste e Muggia, i risultati delle indagini di caratterizzazione condotte nel
Sito hanno evidenziato per i terreni contaminazioni dovute in larga misura ad idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici
(IPA) e metalli, mentre è limitata ad aree specifiche la presenza di diossine e furani, PCB, amianto, fitofarmaci e fenoli.
Specificatamente riguardo le acque sotterranee, si evidenzia una contaminazione arealmente diffusa da metalli,
seguono idrocarburi, composti organici aromatici, IPA (che si rinvengono con frequenza minore, per quanto su buona
parte del Sito ed in misura arealmente più limitata del tipo alifatici clorurati cancerogeni), fenoli e localmente diossine e
furani; in merito alla contaminazione da metalli nelle acque sotterranee è importante sottolineare come le
concentrazioni di ferro e manganese, generalmente al di sopra dei limiti di legge entro il sito ed in buona parte della
Provincia di Trieste, sono da ritenersi legate a valori di fondo naturale. Su ciò, il Dipartimento Provinciale di Trieste di
ARPA ha già elaborato un primo studio, di cui ha preso atto la Conferenza di Servizi Decisoria del 26 Luglio 2007. In
collaborazione con l’Ente Industriale di Zona (EZIT) il medesimo Dipartimento sta terminando le ulteriori analisi previste
dal Ministero al fine di integrare lo studio già presentato ed evidenziare come le concentrazioni dei due elementi non
siano attribuibili ad attività antropogeniche (www.arpa.fvg.it).
Acque marine
Le acque costiere regionali appartengono alla parte più settentrionale del bacino dell’Alto Adriatico e sono
caratterizzate da una limitata profondità dei fondali il cui valore massimo raggiunge i 25 m. Il Golfo di Trieste gioca un
ruolo importante nell’evoluzione delle caratteristiche idrologiche e delle correnti dell’intero bacino Alto Adriatico.
L’elevata latitudine, la limitata profondità e la presenza di cospicue masse continentali determinano un’esaltazione del
fenomeno di stratificazione termoalina per le masse d’acqua del Golfo di Trieste che rappresenta la parte più
settentrionale del mare Adriatico ed è caratterizzato da limitata profondità dei fondali, che al massimo raggiungono i 25
m. In estate la presenza di acqua dolce riversata dai fiumi e il riscaldamento superficiale causano una netta
stratificazione della colonna d’acqua. In superficie si trovano acque più calde e più diluite, mentre acque più dense e
fredde rimangono confinate in profondità da uno o più picnoclini: gli scambi tra gli strati sovrapposti sono praticamente
assenti. In inverno invece, a causa del minor irraggiamento termico, le acque sono completamente rimescolate e le
grandezze chimico – fisico - biologiche sono confrontabili lungo la colonna d’acqua. La circolazione delle masse
d’acqua in profondità avviene quasi sempre in senso antiorario con velocità molto basse (2-3 cm/s), mentre in
superficie le acque si muovono generalmente in senso orario. La velocità dello strato superficiale aumenta in presenza
di venti provenienti dal mare e diminuisce al prevalere delle brezze di terra. Ai fini della definizione dello stato di qualità
delle acque marino costiere regionali, si fa riferimento all'indice trofico TRIX, nella quale sono rappresentati i dati
relativi alla percentuale di saturazione di ossigeno disciolto (%D.O.), clorofilla a (Cha), fosforo totale (P), somma di
azoto ammoniacale, nitroso e nitrico (N); tali dati sono stati misurati, nel periodo 2001-2005, in punti collocati lungo 4
transetti perpendicolari alla fascia costiera regionale e posizionati a 500 m, 1000 m e 3000 m dalla linea di costa; tali
transetti sono promossi dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito della legge quadro sulla difesa del mare.
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Stazioni di campionamento qualità acque marine e qualità delle acque (2001-2005) [Fonte: www.arpa.fvg.it]
Come riportato dall’immagine precedente, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005 i valori dell'indice TRIX
descrivono la reale situazione delle acque superficiali marino costiere in classe buone ed elevata.
Acque di balneazione
Arpa fvg ha svolto i controlli sulle acque costiere del Friuli Venezia Giulia per la verifica dell'idoneità alla balneazione
fino al 2009 secondo la precedente normativa e a decorrere dall’anno 2010 secondo quanto previsto dalla nuova
normativa vigente in materia. Il 24 marzo 2006 è entrata in vigore la Direttiva 2006/7/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 15 febbraio 2006, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione, che abroga la Direttiva
76/160/CEE. Tale nuova Direttiva è stata recepita dall’Italia con D.Lgs 30 maggio 2008 n. 116 e resa applicabile dalla
emanazione del successivo Decreto Ministeriale Salute Ambiente del 30 marzo 2010 (G.U. del 24 maggio 2010 S.O.
97). L'intero arco costiero della regione si presenta stabilmente e quasi uniformemente balenabile; in particolare le
acque di balneazione di Muggia presentano uno stato definito “eccellente”, nel periodo compreso tra il 2007 ed il 2012.
Le aree balneabili di Muggia, tutte con qualità di acque definite “eccellenti”, sono: Camping Lazzaretto; Bagno
lazzaretto; Bagno P.ta Sottile; Bagno P.ta Olmi; Pontiletto dopo ex cantiere San Rocco; Bagno G.M.T.; bagno
Muggesano, Bagno di P.ta Sottile. Si riporta di seguito un’esempio di scheda valutativa relativa al bagno “Camping
Lazzeretto”:
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Scheda di qualità dell’acqua di balneazione relativa al “Bagno di P.ta Sottile” [Fonte: www.arpa.fvg.it]
Bagno di P.ta Sottile
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Mucillaggini
Nel Golfo di Trieste, così come nel resto dell’Adriatico, la presenza di macroaggregati mucillaginosi è stata osservata,
dal 1988 e in seguito negli anni, 1989, 1991, 1997, 2000, 2002 e 2004. Il fenomeno, noto fin dal 1729 era già stato
registrato con notevole frequenza nella seconda metà del ’800 e nella prima metà del ‘900 per poi scomparire fino alla
sua nuova comparsa nel 1988. Il fenomeno delle mucillagini è rappresentato dalla comparsa di particelle di sostanza
organica sospese nell’acqua che variano d’aspetto e di grandezza e che tendono a scurirsi mano a mano che
invecchiano. Si passa da una distribuzione a fiocchi, a filamenti fino ad arrivare ad aggregati più o meno estesi e
spessi. Le formazioni gelatinose di dimensioni maggiori possono avere effetti notevoli sugli ecosistemi e sulle attività
turistiche, di pesca e di maricoltura. Le mucillagini sono costituite per il 98–99 % da acqua, il restante è dato da
polisaccaridi costituiti da monomeri di zuccheri, con dominanza del galattosio, e proteine. I polisaccaridi sono sostanze
che possono essere prodotte (essudate o escrete) da un gran numero di organismi marini, ma i produttori principali
sono micro e macro-alghe e batteri, sia fotosintetizzanti (cianobatteri) sia eterotrofi, quelli cioè che utilizzano la
sostanza organica disciolta o particellata presente in mare. Il fenomeno appare complesso, poiché causato da più
fattori, alcuni dei quali sono legati a particolari situazioni meteo-climatiche. L'esame dei periodi in cui si sono verificati
gli eventi consente, in linea generale, d'identificare alcune situazioni favorevoli allo sviluppo degli aggregati gelatinosi,
quali le ingressioni di acque provenienti da sud ad elevata salinità, gli apporti fluviali consistenti nel periodo
immediatamente precedente l'evento mucillaginoso e la stratificazione della colonna d'acqua dovuta al riscaldamento
estivo.
Molluschicoltura
Le acque marine, marino costiere e lagunari della Regione Friuli Venezia Giulia presentano caratteristiche
particolarmente vocate alla vita dei molluschi eduli lamellibranchi di interesse alimentare. Le specie di maggior
interesse commerciale sono: il mitilo (Mytilus galloprovincialis), la vongola adriatica (Chamelea gallina), la vongola
verace (Tapes philippinarum) ed il fasolaro (Callista chione). Annualmente vengono raccolte circa 600 tonnellate di
vongole e 800 tonn. di fasolari dai banchi naturali marini, circa 600 tonn. di vongole veraci pescate e allevate in laguna
e circa 3.000 tonn di mitili allevati in mare nei parchi di coltura del litorale triestino. La protezione delle acque destinate
alla vita dei molluschi ed il controllo dei molluschi stessi destinati all’alimentazione umana rappresentano una attività di
eccellenza dell’ARPA del Friuli Venezia Giulia che conta sull’impegno di alcuni gruppi di specialisti distribuiti in modo
capillare nel territorio marino e lagunare (i biologi marini dell’Osservatorio Alto Adriatico, gli specialisti tecnici della
prevenzione dei Dipartimenti provinciali dell’ARPA di Trieste, Gorizia e Udine – Distretto di Latisana) ed un vero e
proprio centro di alta specializzazione per le analisi microbiologiche e tossicologiche costituito dal Polo Regionale per
la Molluschicoltura di Gorizia. Tutte le acque destinate alla raccolta dei banchi naturali e all’allevamento dei molluschi
sono definite “aree protette” ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (art. 87 acque destinate alla vita dei molluschi), attuativo della
direttiva quadro per l’azione comunitaria in materia di acque 2000/60/CE. Le aree individuate dall’immagine seguente
sono state classificate mediante la DGR 124/2010 “idonee per la raccolta e l’allevamento dei molluschi”, a seguito di un
periodo di monitoraggio intensivo delle caratteristiche di idoneità dei molluschi per l’alimentazione umana.
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
127
Classificazione zone produzione molluschicoltura (particolare area di Muggia in fondo a dx) [Fonte: ARPA FVG].
L’area tra P.ta Sottile e Punta Ronco è classificata come zona A (“Zona da cui possono essere raccolti molluschi
bivalvi vivi (MBV) direttamente destinati al consumo umano”).
In base a recinti incontri della Commissione consultiva locale per la pesca e l’acquacoltura del Compartimento
marittimo di Trieste, è stato proposto un riassetto degli impianti esistenti e conseguentemente, il paesaggio delle
miticolture cambierà leggermente nei pressi di Punta Sottile ed in direzione della Slovenia; si avrà infatti una
riorganizzazione delle coltivazioni che però lasceranno sostanzialmente invariata la distribuzione, mentre verso
Muggia, si prevederà lo spostamento più al largo delle aree di produzione dei molluschi.
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
128
7.4 Biodiversità ed aree tutelate
Ambiente terrestre e delle acque interne
In sede di analisi ai fini della redazione della nuova variante al PRGC., è stata elaborata la “Tav. 6.5 – Habitat naturali
e seminaturali”, la quale evidenzia i principali habitat (per estensione e valore ecologico) tramite attività di foto
interpretazione, sovrapposizione con la cartografia tematica esistente in ambito sovra-comunale (carta della Natura del
FVG e PTRP della costiera triestina su tutte), analisi della bibliografia esistente e sopralluoghi. Secondo la
denominazione utilizzata nella Carta della Natura del FVG, i principali habitat presenti all’interno del territorio comunale
sono:
Habitat Cod.(*) Descrizione
Prati aridi sub-mediterraneo-orientali PC4-
PC9
Trattasi di prati-pascoli a gravitazione illirica del piano collinare (200-500
m) che si sviluppano su terre rosse e talvolta su flysch o pascoli
secondari illirici del piano collinare e montano inferiore, che si sviluppano
su suoli carbonatici poco evoluti. Sono esclusivi del carso. Possono
essere colonizzati da vari arbusteti quali Prunus spinosa o Spartium
junceum. Sono state originati dall’azione dell’uomo e mantenuti
attraverso pascolamento; oggi sono in forte regressione a causa della
dinamica secondaria. All’interno del comune, l’habitat è localizzato tra
Punta Ronco e San Floriano, lungo il valico di Rabuiese, nell’area
attorno al Monte d’Oro ed in poche altre “tessere” all’interno del mosaico
territoriale di Muggia.
Querceti su suoli colluviali e terre
rosse del Carso
BL17 Trattasi di querceti a distribuzione illirica che si sviluppano sul piano
collinare su suoli da neutri ad acidi. Sono boschi limitati al Carso che si
sviluppano su accumuli di terre rosse o sui rilievi a flysch. Accanto alle
specie dominanti (Quercus petraea e Quercus cerris) sono frequenti
Ostria carpinifolia e Fraxinus ornus. L’habitat è localizzato nel Bosco
Vignano.
Ostrio-querceti del Carso BL18 Trattasi di boschi misti (Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia e
Fraxinus ornus) a distribuzione illirica che si sviluppano nel piano
collinare su calcari o flysch. Sono boschi zonali ampiamente diffusi
sull’altopiano carsico e sull’area triestina. La struttura è spesso variabile
e non mancano varie forme di ricostituzione del bosco su pascoli
abbandonati. L’habitat è presente su tutto il territorio comunale.
Boschi ripariali dominati da Salix alba BU5 Trattasi di boschi ripari a distribuzione europea che si sviluppano nel
piano basale e collinare su depositi alluvionali ghiaiosi e sabbiosi. La
vegetazione, ancora ripariale, assume una struttura boschiva
pluristratificata o multiflora nel sistema fluviale medio ed inferiore in cui la
stabilizzazione dei sedimenti ed una certa presenza di suolo favoriscono
la presenza di specie arboree quali Salix alba e Populus nigra. L’habitat
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
129
è localizzato intorno ai laghetti delle Noghere.
Cespuglieti termofili GM2-
GM7-
GM8-
Sono arbusteti a gravitazione illirica del piano collinare (200-500) su
substrato calcareo. Queste cenosi rappresentano il più diffuso stadio di
incespugliamento della landa carsica.
Vegetazioni elofitiche d’acqua dolce
dominate da Phragmites australis
UC1 Trattasi di canneti diffusi in tutta Europa che si sviluppano dalla fascia
costiera al piano montano su suoli minerali, inondati e mediamente ricchi
di nutrienti. Domina nettamente Phragmites australis, che nelle situazioni
maggiormente evolute diventa l’unica specie presente. L’habitat è
localizzato principalmente lungo il corso del fiume Ospo.
Laghetti di media profondità con
prevalente vegetazione natante
radicante (rizofitica)
AF6 Trattasi di stagni e laghetti di media dimensione e profondità dalla
pianura al piano basso montano. Sono diffusi in tutta Europa e
caratterizzati da acque ferme, mediamente ricche di nutrienti. Sono
dominati da specie a foglie galleggianti, ma radicate sul fondo. Sono
inclusi i laghetti di cava in fase di rinaturalizzazione, quali i laghetti delle
Noghere nell’ambito comunale.
Boschetti nitrofili D6 Trattasi di vegetazioni arboree e arbustive dominate da Robinia
pseudacacia su suoli ad elevata eutrofia con notevole partecipazione di
specie ruderali ed avventizie.
Pinete d’impianto BC16 Il pino nero, specie montana legata a forte umidità atmosferica ed
introdotta in Carso a metà del 1800, costituisce ormai parte integrante di
tale paesaggio. Su versanti esposti a sud cresce frammisto ad elementi
propri della boscaglia carsica. A Muggia le principali pinete sono
localizzate tra Punta Ronco e Punta Sottile.
Principali tipologie di habitat presenti all’interno del territorio comunale. (*) Codici Carta della Natura FVG
Estratto della Tav. 6.5 ( a sx) ed immagine (a dx) dell’habitat UC1 lungo il Rio Ospo (“Vegetazioni elofitiche d’acqua dolce dominate da
Phragmites australis”)
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
130
Spostando ora l’attenzione ad una scala superiore, si sottolinea la presenza, all’interno del territorio comunale, di
importanti ecosistemi, serbatoi importantissimi di biodiversità animale e vegetale caratterizzati in parte dagli habitat
sopracitati. Tra questi, degni di particolare menzione sono: gli ambienti umidi dei “Laghetti delle Noghere” (facente
parte dell’elenco dei biotopi della rete Bioitaly ed unica area protetta dell’intero territorio comunale), del Rio Ospo e dei
suoi affluenti; il bosco Vignano; il Monte d’Oro; la prateria semiruderale tra San Floriano e Punta Ronco; le aree
boscate ad ovest di Muggia. Si riporta di seguito una descrizione di queste aree relativamente alla flora ed alla fauna
presente.
I laghetti delle Noghere
I “Laghetti delle Noghere”, così come si presentano attualmente, sono l’interessante risultato di successivi adattamenti;
La principale componente arborea è data dal pioppo nero (Popolus nigra); ad esso si affianca il salice bianco (Salix
alba) che predilige i terreni umidi e facilmente allagabili, quali sono, appunto, quelli della valle delle Noghere. Meno
diffuso, ma ugualmente presente l'ontano nero (Alnus glutinosa) e l'olmo campestre (Ulmus minor), il cui fogliame fino
a tempi recenti era usato come foraggio per il bestiame. Sulle sponde, in posizione leggermente arretrata, permangono
ancora alcuni notevoli esemplari di frassino dalle foglie strette (Fraxinus angustifolia), tipica componente dei boschi
umidi planiziali a farnia (Quercus robur). La componente arbustiva è caratterizzata da sanguinella (Cornus sanguinea),
prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), la berretta del prete (Euonimus europaea) ed il rovo
(Rubus ulmifolius). Dove è maggiore il disturbo antropico, questa vegetazione si degrada in uno stadio prenemorale a
sambuco (Sambucus nigra) e robinia (Robinia pseudoacacia). Nelle zone più umide e paludose, a fine primavera è
facile incontrare una bella bulbosa erbacea a fiore bianco, chiamata comunememte campanellina (Leucojum
aestivum). Un po' più distanti dai "laghetti", su suoli che risentono maggiormente della stagione secca estiva, sono
comuni lo scardaccione (Dipsacus fullonum), il caglio delle paludi (Galium palustre), la lanciola (Plantago altissima), il
tarassaco (Taraxacum palustre), la consolida maggiore (Symphytum officinale) e la coda cavallina (Equisetum
arvense). In situazioni di degrado (non mancano infatti le discariche abusive) le specie tipiche si trovano frammiste a
quelle sinantropiche. I canneti (Phragmitetum australis) costituiscono sicuramente l'aspetto più evidente e caratteristico
della vegetazione palustre dei "laghetti". Presenti anche lungo il rio Ospo e in alcuni suoi affluenti - T. Menando e T.
Rabuiese - hanno come componente principale la cannuccia d'acqua (Phragmites australis), che si trova spesso
insieme all'equiseto massimo (Equisetum telmateja), al meliloto altissimo (Melilotus altissimus), alla canapa acquatica
(Eupatorium cannabinum) e al vilucchione (Cali-stegia sepium); queste ultime tre specie sono indicatrici di disturbo ed
eutrofizzazione.
La componente faunistica in questi ambienti acquatici, è mutevole e diversa a seconda delle stagioni. Nei laghetti e
sulle loro rive, d'inverno, sono di solito presenti alcuni esemplari di alzavole (Anas crecca), che ai primi di marzo
andranno a nidificare al Nord. Più raramente viene segnalata la presenza di qualche canapiglia (Anas strepera),
moretta (Aythya fuligula) e moriglione (Aythya ferina). Sulle rive dei laghetti è possibile scorgere alcuni trampolieri
appartenenti all'ordine dei ciconiformi, a dare la caccia a pesci e anfibi. La specie più comune è la garzetta (Egretta
garzetta); ben più grande e maestoso è l'airone cenerino (Ardea cinerea), che spesso sorvola le zone palustri in cerca
di qualche preda. Seppur molto raramente, e quindi puramente accidentali, sono stati avvistati anche altri ardeidi come
la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), l'airone rosso (Ardea purpurea), la nitticora (Nycticorax nycticorax) e l'airone
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131
bianco maggiore (Egretta alba). Anfibi tipicamente acquatici che popolano stagni e laghetti sono le rane verdi, presenti
nei biotopi umidi delle Noghere con due specie: la rana verde minore (Rana esculenta) e la più grossa rana verde
maggiore (Rana ridibunda). Sono inoltre presenti la rana agile (Rana dalmatina) e la rana verde maggiore (Rana
ridibunda). In primavera inoltrata ed in estate sono in piena attività i rettili tra cui alcune specie acquatiche che
frequentano le rive dei "laghetti". A questo gruppo faunistico fa parte la tartaruga palustre (Emys orbicularis), la biscia
dal collare (Natrix natrix) e la natrice tessellata (Natrix tessellata). Varie sono le segnalazioni del luccio (Esox lucius)
Attualmente è presente anche la piccola gambusia (Gambusia holbrooki), avvistata nel laghetto n° 59, che potrebbe
comunque diffondersi facilmente negli altri specchi d'acqua. Pur essendo di piccole dimensioni, anche questa specie
opera una forte predazione nei confronti di larve di insetti e degli anfibi urodeli. Oltre il lato settentrionale della zona dei
"laghetti" scorre il Rio Ospo: si tratta di un corso d'acqua di portata molto variabile, percorribile in mezzo all'alveo nei
periodi di magra. Sono presenti alcune specie di pesci quali l'alborella (Alburnus alburnus), il cavedano (Leuciscus
cephalus), la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), la scardola (Scardinius erythrophthalmus) e l'anguilla (Anguilla
anguilla).
Laghetti delle Noghere (sx) e punto di osservazione avifauna (dx)
Il bosco Vignano
La località “Vignano” occupa la parte più meridionale dell’attuale “Valle delle Noghere”; essa confina a sud con le
colline più settentrionali della penisola istriana. II particolare regime di proprietà e l’abbandono delle attività silvo-
pastorali hanno permesso la sopravvivenza migliori esempi di bosco evoluto acidofilo, tipico di suoli freschi ed umidi.
Tutto il versante settentrionale si affaccia sui laghetti ed è coperto da bosco a querce, il Seslerio-Quercetum petraeae,
che è dominato dalla presenza della rovere (Quercus petraea) e del cerro (Quercus cerris); è presente la farnia
(Quercus robur ), il castagno (Castanea sativa), specie quest’ultima tipicamente acidofila. Più a valle troviamo il carpino
orientale (Carpinus orientalis) o meno diffuso, il carpino bianco (Carpinus betulus); inoltre cresce il nocciolo (Corilus
avellana), insieme all'acero (Acer campestre) e al sorbo selvatico (Sorbus torminalis). In situazioni più favorevoli alle
specie termofile, come lungo la valle Torrente Menariolo, compaiono roverella (Quercus pubescens) e il carpino nero
(Ostrya carpinifolia). Nel sottobosco da segnalare la presenza del raro giglio martagone (Lilium martagon).
Il Bosco Vignano ospita poi una ricca avifauna, tra cui le specie più rappresentative sono lo sparviere (Accipiter nisus),
il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major), il cuculo (Cuculus canorus), il pettirosso
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132
(Erythacus rubecola) e inoltre varie specie di passeriformi appartenenti alle famiglie dei corvidi, silvidi, paridi, fringillidi,
ecc.. I mammiferi certamente sono i più difficili da osservare, sebbene la loro presenza sia spesso messa in evidenza
da tracce quali orme ed escrementi lasciati sul terreno, tra cui caprioli (Capreolus capreolus) o tasso (Meles meles) e
riccio europeo orientale (Erinaceus concolor). Quest'ultimo, oltre ad essere spesso vittima delle automobili, viene
anche predato dal gufo reale (Bubo bubo), che frequenta la Valle dell'Ospo, ma nidifica oltre il confine di stato. La parte
più bassa del bosco e quindi quella più vicina ai "laghetti" si presenta piuttosto umida: per questo motivo essa
rappresenta un importante sito di estivazione per alcune specie di anfibi con abitudini terricole come la salamandra
pezzata (Salamandra salamandra), il rospo comune (Bufo bufo), la raganella (Hyla arborea) e la rana agile (Rana
dalmatina). Data la copertura vegetale e quindi la scarsità di insolazione a livello del terreno, i rettili non frequentano
certo questo ambiente. Possiamo solo incontrare in estate qualche saettone (Elaphe longissima), un serpente di
abitudini discretamente igrofile.
Il Monte d’Oro
Il versante del Monte d'Oro che si affaccia sulla Valle del Rio Ospo e sui laghetti delle Noghere si presenta ricoperto da
una rada boscaglia termofila a carpino nero e roverella (Ostryo-Quercetum pubescentis) piuttosto discontinua, con
piante a portamento alto-arbustivo e solo raramente arboreo. Insieme alle querce, con netta predominanza di roverella
(Quercus pubescens), si trovano specie illiriche, quali carpino nero (Ostrya carpinifolia) e il frassino della manna
(Fraxinus ornus); insieme a queste l'acero (Acer campestre) e l'acero trilobo (Acer monspessulanum).
Prateria semiruderale tra San Floriano e Punta Ronco
Nel tratto non boscato che va da San Floriano fino a Punta Ronco prevalgono suoli a tessitura fine di tipo argilloso o
argilloso-limoso, che permettono lo sviluppo di un tipo particolare di vegetazione erbacea: si tratta di una prateria
semiruderale tipica di coltivi abbandonati ascrivibile all'associazione vegetale Brachypodio-Agropyretum intermedii La
sua origine post-colturale è testimoniata dal toponimo dell’area, ovvero “Ronco”, a testimonianza della vegetazione che
è stata eliminata per far posto a coltivazioni (vite principalmente). Complessivamente, l'habitat dell'area rientra in buona
parte nelle praterie semiaride della classe Festuco-Brometalia di cui all'Allegato I della direttiva 92/43/CEE (Direttiva
Habitat) che in caso di abbondante presenza di specie appartenenti alla famiglia delle Orchidaceae, come nel caso
dell'area di Punta Ronco, diventerebbe prioritario (WWF 1999, Merson 2003). La presenza inoltre di svariati nuclei di
riforestazione (in fase più o meno avanzata), ha l'effetto di creare su un'area relativamente ristretta una notevole
varietà di microambienti che permettono il mantenimento di un'elevata biodiversità floristica e faunistica sul territorio. La
prateria inoltre, oltre a rappresentare un’area di indubbio valore naturalistico, ha un’elevata valenza paesaggistica, in
quanto rappresenta un belvedere su tutta la costiera muggesana e triestina.
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
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Praterie tra San Floriano e Punta Ronco e ricolonizzazione da parte della componente arbustiva
Altre aree con valenza naturalistica
Oltre a queste aree, all’interno del territorio comunale sono presenti tutta una serie di aree boscate che interrompono la
matrice urbanizzata e coltivata di tutto il territorio comunale. Come ben evidenziato dalla relazione naturalistica della
variante generale n° 15 (Cassol 2001), le aree boscate di maggiore interesse naturalistico sono, oltre a quelle
precedentemente approfondite, il Bosco dell’Arciduca, il Bosco di Farnei, il Bosco Rio Ronchi, il Bosco della Luna ed il
Bosco di Piasò. La maggior parte di questi boschi sono dominati da Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia e Quercus
pubescens, che vanno a costituire l'associazione vegetale nota come Ostrio-Querceto a Carpino nero e Roverella
(Ostryo-Quercetum pubescentis). Nei versanti maggiormenti termofili è presente invece l'associazione vegetale
dell’ostrio- querceto a scotano. Nei versanti a mare tra Muggia ed il Lazzeretto troviamo invece boschi edificati da
rovere e cerro (Seslerio-Quercetum petraeae). Tutte queste aree boscate rappresentano “isole ecologiche” disperse
all’interno della matrice antropizzata, sempre più a rischio a causa dell’espasione urbana (cfr. § 3.3.2) e di sviluppo
turistico dell’area.
Ostrio-querceto a scotano nel bosco di Farnei
Importanti “contenitori” di biodiversità sono poi gli stessi coltivi abbandonati, che, in base all’epoca di abbandono
possono presentare cenosi più o meno evolute afferenti al Fraxino orni-Berberidenion, Pruno-Rubion, Cytision. Le
praterie aride e semiaride presenti sul territorio sono poi un habitat molto importante perché in forte regressione a
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
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causa del diffuso abbandono del pascolo su tutto il territorio europeo. Dal punto di vista strutturale sono qui riferiti
anche i primi stadi di incespugliamento, in cui persiste la maggior parte della flora dei pascoli magri.
Elementi minori ma ecologicamente importanti in un territorio particolarmente antropizzato sono da ultimo la rete di
scoline e pozzi nelle campagne e le siepi. Le prime ospitano spesso insetti acquatici (eterotteri e coleotteri
principalmente molluschi gasteropodi e bivalvi (del genere Pisidium), oligocheti nonché crostacei isopodi. Vari sono
inoltre gli anfibi tra cui il tritone punteggiato , la rana verde minore e la rana agile. Le siepi sono formazioni per lo più
edificate da specie termofile quali la sanguinella (Cornus sanguinea), il prignolo (Prunus spinosa) ed il rovo (Prunus
spp.) afferenti all’ordine di riferimento dei Prunetalia e rappresentano aree rifugio e sosta per molte specie animali.
L’ambiente marino
Secondo gli studi effettuati da Falace (2000) e da Falace & Bressan (2000) relativi alle stazioni di Piastroni, Punta
Sottile e S.Bartolomeo, l'analisi floristica complessiva ha portato all'identificazione di 208 taxa, di cui 136 (65,4%)
Rhodophyceae, 38 (18,3%) Phaeophyceae e 34 (16,3%) Chlorophyecae. L'analisi mensile dello spettro floristico del
Golfo ha evidenziato un incremento della percentuale di Phaeophyceae nei mesi più freddi (marzo-aprile e dicembre-
febbraio), mentre la percentuale di Chlorophyceae sembra essere più alta nel periodo estivo, in particolare nel mese di
agosto. Si riportano di seguito alcune specie importanti a livello locale rinvenute nell’analisi (Merson 2003):
CHLOROPHYCEAE
Acetabularia acetabulum (Linnaeus) P.C.Silva
PHAEOPHYCEAEA
Cystoseira barbata (Stackhouse) C.Agardh var. barbata
Cystoseira compressa (Esper) Gerloff & Nizamuddin
Cystoseira schiffneri Hamel f. tenuiramosa (Ercegovic) Giaccone
RHODOPHYCEAE
Nemastoma dichotomum J.Agardh MONOCOTYLEDONES Cimodocea nodosa (Ucria) Asch.
Specie di importanza locale nelle stazioni di S.Bartolomeo, Punta Sottile e Piastroni [Fonte: Merson 2003]
Da segnalare la presenza, ormai rara, di praterie di fanerogame marine situate ai limiti della provincia di Trieste, tra cui
la zona di Punta Sottile (AA.VV. 1999).
L'analisi dei valori percentuali degli elementi fitogeografici calcolati per la flora del Golfo di Trieste, evidenzia la
prevalenza degli elementi Cosmopoliti ed Atlantici; l'esame dello spettro corologico, confrontato con i valori medi del
Mediterraneo, mette in evidenza la povertà dell'elemento endemico Mediterraneo, che ha nell'intero bacino il valore di
25,6%. Questa, assieme all'elevata percentuale di elementi Cosmopoliti, sono caratteristiche comuni al settore
biogeografico orientale del Mediterraneo (Merson 2003). Durante gli ultimi decenni, diversi Autori hanno segnalato nel
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
135
Nord Adriatico profondi cambiamenti nella composizione e struttura dei popolamenti vegetali marini, come risultato di
azioni antropiche di diversa natura (Munda, 2000). Nel Golfo di Trieste gli stress ecologici subiti dall'ambiente negli
ultimi 30 anni ad opera di impatti di diversa natura, legati ad una gestione non sempre razionale della fascia costiera e,
più in generale, a variazioni climatiche, risultano particolarmente evidenti nella regressione quali-quantitativa della
vegetazione bentonica. Il monitoraggio condotto lungo il Golfo di Trieste ha infatti permesso di evidenziare un
decremento del numero di specie del 20% rispetto a quelle rilevate nelle stesse aree da Pignatti e Giaccone nel 1967
(Falace 2000). La ridotta estensione delle associazioni climaciche del Golfo nell’area muggesana è legata
presumibilmente al recente insediamento di vasconi per la pescicoltura, all'impianto di filiere per la mitilicoltura e ai
lavori (cominciati in concomitanza con la sperimentazione) di ricostruzione della strada litoranea e alla costruzione del
porto turistico, che hanno inciso prevalentemente sulla torbidità dell'acqua (Merson 2003).
Cystoseira e Cymodocea su substrato misto (sx) e colonizzazione algale (dx) [Foto Odorico R. in Merson 2003]
Si riporta di seguito un’estratto della carta delle biocenosi bentoniche relative all’area muggesana:
Carta delle biocenosi bentoniche dell’area muggesana [Fonte: nostra elaborazione da dati esistenti]
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Valore naturalistico e rete ecologica
In sede di redazione della variante al PRGC è stato predisposta la Tav. 6.6 “Valore naturalistico”, la quale associa a
ciascun uso del suolo un valore di naturalità, o Indice di Naturalità, normalizzato tra 0 e 1. Sulla base dei valori di
naturalità assegnati, sono state formate 5 classi di valore naturalistico, da bassa ad elevata. La ricerca di un indicatore
di naturalità del territorio prende spunto dal lavoro svolto su questo argomento dall’Osservatorio Città Sostenibili (OCS)
del Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di Torino nel 20014; I valori di naturalità possono
essere cambiati in virtù di differenti ipotesi ecologiche, pur mantenendo però la congruenza complessiva della matrice.
Di seguito di riporta la tabella di sintesi utilizzata nella valutazione dei singoli usi del suolo, riadattata, sulla base delle
considerazioni relative agli habitat di specie.
Categorie di biotopo Valore Territori modellati artificialmente basso Colture agricole non legnose
medio-basso Tare ed incolti
Verde urbano
Prati stabili ed agrarie legnose medio Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con spazi naturali importanti medio-alto Spazi aperti con/senza vegetazione
Lande erbose
alto Vegetazione arbustiva in evoluzione
Boschi
Zone umide
Valori naturalistici utilizzati per Muggia su base da OCS [Osservatorio Città Sostenibili]
Sulla base di questi ragionamenti, il territorio comunale risulta suddiviso in cinque tonalità di verde (dal chiaro allo
scuro), corrispondente a cinque classi di valore naturalistico, come riportato dalla seguente immagine:
1 2
Estratto della Tav. 6.6: aree a maggiore (1) e minore (2) grado di naturalità all’interno dei confini comunali
4 Osservatorio Città Sostenibili, “Indice del grado di naturalità del territorio.”, OCS Doc. 2/2002, Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di
Torino, 31 Gennaio 2002.
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Come si osserva dall’elaborato, le aree a maggior naturalità sono localizzate presso Punta Ronco, in connessione con
la darsella di San Bartolomeo, le aree attorno alla Frazione di Zindis e Muggia Vecchia, le aree intorno al bosco di
Piaso, Farnei e buona parte delle aree in prossimità del confine comunale est, in un continuum che parte dal bosco
Vignano a sud per risalire verso nord al Monte d’Oro. Le aree boscate e le zone umide concorrono a creare le aree a
maggior valore naturalistico. La continuità delle aree a maggior valore naturalistico nel confine sud ed est del comune
con le aree contermini slovene e del comune di San Dorligo della Valle/Dolina è ben visibile soprattutto lungo la
darsella di San Bartolomeo, tra Chiampore e Colombano, nel valico di Santa Barbara, Rabuiese, Vignano e Monte
d’Oro. Come mostrato nel riquadro più piccolo della tavola, queste aree naturalisticamente di valore, se
opportunamente tutelate e valorizzate, potrebbero costituire un importante collegamento ecologico con le aree già di
per se tutelate all’interno dei confini sloveni e della provincia di Trieste (Val Rosandra).
Sulla base di queste considerazioni e tramite la sovrapposizione dei tematismi dalla carta degli habitat e della
frammentazione territoriale, sarà delineata, in fase progettuale, la rete ecologica a scala comunale e sovra-comunale,
al fine di preservare e valorizzare le aree maggiormente importanti dal punto di vista della salvaguardia della
biodiversità ed il collegamento funzionale dei principali ecosistemi all’interno ed all’esterno dei confini comunali.
La rete ecologica
Rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si
tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat"
per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a
livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) istituite dagli Stati
Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS)
istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli". All’interno del territorio comunale non insistono aree SIC e ZPS.;
si segnala comunque la presenza di un sito oggetto di studi da parte della Società Italiana di Biologia Marina e
dell’Università di Trieste relativo ad un proposto sito Natura 2000 marino presso Punta Sottile.
2012 - Area proposta come Sito Natura 2000 dalla Società Italiana di Biologia Marina e dall’Università di Trieste (non ufficializzata) fonte: comunicazione della Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali - Servizio caccia, risorse ittiche e biodiversità
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
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Nell’area vasta sono presenti invece il SIC IT 3340006 “Carso Triestino e Goriziano” e la ZPS IT3341002 “Aree
carsiche della Venezia Giulia” (localizzati ad una distanza di circa 3 Km in linea d’aria), in parte ricadenti nel territorio
comunale di San Dorligo della Valle-Dolina e Trieste. All’interno del territorio sloveno, nell’area vasta, sono presenti il
SIC SI3000243 “Debeli Rtiè – klif” (a circa 2 km dal confine sud di Muggia), il SIC SI3000241 “Ankaran - Sv. Nikolaj” (a
circa 3.5 Km dal confine sud di Muggia), il SIC SI3000276 “Kras” ( a circa 3 Km dal confine est di Muggia) e la ZPS
SI5000023 “Kras”.
Aree SIC e ZPS nell’area nazionale
SI3000243SI3000241
SI5000023
SI3000276
IT3340006
IT3341002SI5000028
Aree SIC e ZPS nell’area nazionale ed oltre confine
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
139
La necessità di tutela, salvaguardia e valorizzazione di aree “importanti” sotto il profilo naturalistico anche all’interno del
comune di Muggia, ha portato, in sede di analisi propedeutiche alla redazione del nuovo PRGC, alla redazione della
“Carta della rete ecologica” (Tav. 8.1), basata sulle considerazioni effettuate su habitat, uso del suolo e valore
naturalistico. Sono stati individuati i seguenti elementi della rete:
1. Aree nucleo (core areas): rappresentano gli ecosistemi più significativi, dotati di un’elevata naturalità;
costituiscono l’ossatura della rete.
2. Aree tampone (buffer zones): aree contigue alle aree nucleo, svolgono una funzione di protezione con una
sorta di “effetto filtro”.
3. Stepping stones: aree dotate di elevata naturalità ma isolate dalla matrice territoriale prevalente e di
superficie ridotta.
4. Corridoio ecologico primario (Rio Ospo): corridoio ecologico fluviale rappresentato dal Rio Ospo, di
fondamentale importanza per il movimento delle specie e per il mantenimento della funzionalità degli
ecosistemi da esso attraversati.
5. Corridoi ecologici primari: porzioni continue di territorio naturale o semi-naturale che connettono aree dotate
di elevata naturalità (aree nucleo, stepping stones). Il tematismo rappresenta una schematizzazione delle
principali connessioni fisiche e funzionali presenti all’interno del territorio comunale ed extracomunale.
6. Ambiti di potenziale completamento della rete ecologica: porzioni più o meno continue di territorio
naturale o semi-naturale che possono concorrere a potenziare il sistema della rete ecologica.
Di seguito si riporta un’ estratto della tavola:
Estratto della Tav. 8.1 “Rete ecologica” intorno all’area del bosco di Farnei
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
140
7.5 Paesaggio extraurbano ed urbano
Come sottolineato dalla Convenzione Europea del Paesaggio del Consiglio d’Europa (CEP) (AA.VV. 2000), il
paesaggio svolge un’importante funzione di interesse generale in ambito culturale, ecologico, ambientale e sociale e
costituisce, a sua volta, un importante fattore di qualità della vita e del benessere individuale e collettivo. Nell’ambito di
politiche di azione e conservazione del paesaggio risulta necessario definire strategie per la partecipazione attiva alla
tutela ed alla gestione del paesaggio, tra cui:
riconoscere identità ed appartenenze al paesaggio
comprendere e recepire il valore del paesaggio
evidenziare le possibili alternative allo sfruttamento irreversibile del territorio
Conservare l’autenticità del paesaggio non significa mantenerlo intatto, poiché esso è di per sé qualcosa di dinamico,
capace di assimilare ed integrare nel tempo le modificazioni naturali ed antropiche. Quando le modifiche ad opera
dell’uomo sono troppo repentine o di forte impatto, si assiste però ad una distruzione di qualsiasi identità
paesaggistica, che porta ad una perdita dell’identità di territorio, a seguito di fenomeni quali l’urbanizzazione diffusa e
l’intensivizzazione delle pratiche agricole. Nel contempo si assiste da tempo all’abbandono delle pratiche zootecniche
ed agricole nelle aree di collina e montagna di tutta l’area mediterranea, in particolar modo Alpi ed Appennini. Ciò
comporta il ritorno spontaneo del bosco e di cespuglieti con conseguenze sensibili sulla qualità paesaggistica, sulla
sicurezza del territorio e sulla biodiversità (Sitzia et al. 2011). Le aree rurali assumono un’importanza multifunzionale
non solo sotto il profilo ecologico ma anche per le potenzialità collettive ed identificative delle popolazioni locali, e per la
loro funzione agricola ed ambientale. Questi elementi hanno messo in evidenza l’importanza di un ritorno verso
un’agricoltura agroecosistemica capace di dare nuova legittimazione all’attività agricola al di la della produzione di
alimenti: produzione di paesaggio, impiego, trattamento dei rifiuti, produzione energetica, e di servizi legati al turismo
ed al tempo libero. Anche la comunità europea si sta orientando in questo senso; l’Agenda 2000, la riforma della PAC
(Politica Agricola Comune), il Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013) mettono in evidenzia il cambio di rotta, l’importanza
di un’agricoltura integrata e la necessità di azioni volte allo sviluppo rurale e non solo dell’agricoltura.
Ad oggi il Piano Paesaggistico della Regione Friuli Venezia Giulia è in fase di redazione; strumento di supporto per la
redazione del piano è “L'atlante fotografico degli ambiti paesaggistici”, il quale inserisce il territorio comunale all’interno
dell’ambito di paesaggio AP31 denominato “La costiera triestina e Muggia”. Tra i valori dell’ambito viene sottolineata
la leggibilità dei propri caratteri morfologici e litologici (in particolare i fenomeni carsici epigei). Vi si riscontra inoltre la
presenza diffusa di centri storici rilevanti sia per l’impianto urbano, sia per il patrimonio edilizio, nonché la permanenza
di opere di terrazzamento tradizionali sui versanti collinari costieri. Si segnala inoltre la presenza di aree ad elevata
naturalità e di pregio agricolo, anche se frammentate dalla matrice urbanizzata. Tra le criticità troviamo la scarsa
qualità degli insediamenti industriali e artigianali, e parimenti una bassa qualità dell’architettura e dell’edilizia più
recenti. Una scarsa attenzione poi è riservata al contesto paesaggistico (ad esempio viene sottolineata la prossimità di
aree produttive e commerciali e della relativa rete viaria ad aree ad elevato pregio ambientale e paesaggistico). Da
ultimo si sottolinea la presenza di urbanizzazione diffusa nell’area collinare tra Punta Ronco e Muggia, con effetti
negativi sul paesaggio agro-forestale dell’area.
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
141
Sezione diagrammatica degli elementi caratterizzanti della costiera Muggesana [Fonte: “Atlante fotografico degli ambiti paesaggistici”]
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
142
Si riportano di seguito una serie di immagine relative al territorio comunale suddivise per caratteri naturali, caratteri
agricoli e caratteri insediativi-strutturali:
Caratteri naturali
a) Vegetazione semi-naturale sopra Punta Ronco
b) Paesaggio forestale sopra Santa Barbara
Caratteri agricoli
a) Uliveti terrazzati sopra il Lazzaretto
b) Piccoli appezzamenti agricoli presso le Noghere
a) b)
b)a)
Caratteri insediativi ed infrastrutturali
a) Muggia
b) Strada per Lazzaretto
a) b)
Esempi di caratteri distintivi del territorio comunale
Caratteri insediativi ed infrastrutturali
� Due principali aree urbanizzate, ovvero Muggia (affacciata sulla baia omonima, al centro del territorio
comunale) ed Aquilinia (nella porzione nord-est del territorio). La prima, nel corso degli anni, si è espansa sia
lungo la costa, sia verso l’interno collinare, formando in molte situazioni un’unicuum residenziale con le varie
frazioni del territorio comunale, quali Chiampore, Zindis, Santa Barbara ed altre.
� L’area industriale e commerciale del comune si presenta come un’area compatta che parte dalla Valle di
Zaule fino alla foce del Rio di Ospo. In particolar modo si evidenzia l’adiacenza della stessa con l’abitato di
Aquilinia e con le aree maggiormente naturali dei laghetti delle Noghere, del bosco Vignano e del Monte
d’Oro;
� Il sistema viario, caratterizzato dal passaggio in direzione nord-sud nella parte orientale del comune dalla
direttrice SS15 Lacotisce-Rabuiese, che costituisce la diramazione a carreggiate separate ed a due corsie per
senso di marcia della strada statale n° 202 verso il confine sloveno ed il relativo sistema autostradale
(direttrice A1 Lubiana-Capodistria); la rete viaria provinciale è invece caratterizzate da sei arterie quali la SP
13 “di Caresana” (SP 12B - ponte torrente Rosandra - bivio di Baredi - Caresana - Crociata di Prebenico -
Noghere), la SP 14 “di Muggia” (Aquilinia - Muggia - San Rocco - Punta Ronco - Punta Sottile - Lazzaretto -
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
143
confine di Stato di San Bartolomeo), la SP 15 “delle Noghere” (Rabuiese - Farnei - SP 14), la SP 16 “di Santa
Barbara e Girone di Santa Barbara” (Muggia SP 14 - confine di Stato di Santa Barbara), la SP 17 “di
Chiampore e Girone di Chiampore” (San Rocco SP 14 - Zindis - San Floriano - confine di Stato di
Chiampore), e la SP 25 “di Chiampore”.
� un’area estrattiva attiva in località Rabuiese (cava “ex Gorlato”);
� presenza, lungo la linea di costa, di diverse aree fortemente antropizzate, quali aree portuali, commerciali e
residenziali, parzialmente attenuate nell’area compresa tra porto San Rocco a Punta Sottile e da Punta Sottile
al valico di San Bartolomeo (eccezion fatta per l’area militare del Lazzeretto).
Territorio naturale e seminaturale
� I principali corsi d’acqua e canali tra cui il rio Almerigotti, il torrente Pisciolon, il rio Ospo. Lungo il Rio Ospo in
particolare si segnala la presenza di fasce tampone risalenti fino ai laghetti delle Noghere;
� Le aree boscate principali: il Monte d’Oro e il Bosco Vignano nella parte orientale, adiacenti al confine
comunale. Il Bosco di Farnei, di Piaso e di San Rocco nella parte centrale del territorio; i primi due in
particolare si inseriscono all’interno delle aree residenziali esistenti come “cunei” verdi. Il terzo si colloca
come un’isola all’interno della matrice urbanizzata. Infine il bosco di Punta Ronco e le aree attorno a Punta
Sottile nella porzione occidentale del territorio;
� Le lande ed i cespuglieti, distribuiti all’interno di tutto il territorio comunale come piccole tessere circondate da
matrice boschiva o coltivata. Nella maggior parte dei casi rappresentano fasi di evoluzione naturale di aree un
tempo coltivate o pascolate, che, in base allo stadio di avanzamento del bosco, possono presentare facies
differenti (date dal grado di evoluzione del bosco).
Territorio agricolo
� Gli uliveti, localizzati principalmente nella porzione collinare interna del comune. Trattasi di aree molto
frammentarie spesso in adiacenza ad aree urbanizzate;
� I vigneti, localizzati principalmente nella porzione sud del territorio. L’area maggiormente estesa è localizzata
nella Darsella di San Bartolomeo, in continuità con i vigneti dell’area slovena adiacente;
� Bassissima percentuale di aree a seminativo. Trattasi per lo più di appezzamenti ad uso familiare di
piccolissime dimensioni e frammentari all’interno del territorio comunale.
� le mitilicolture: l’attività mitilicola mentre presenta discutibili elementi di paesaggio per le strutture galleggianti,
dal punto di vista subacqueo contribuisce in maniera predominante sulle dinamiche di colonizzazione. Da
secoli è noto che qualsiasi manufatto immerso in mare in breve tempo si ricopre di organismi sessili, tale è la
concentrazione di animali allo stadio larvale e giovanile presenti nella colonna d'acqua.
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
144
I tipici muretti in pietra arenaria, recenti e antichi, nel territorio comunale
In sede di elaborazione della variante al PRGC, è stato effettuato uno studio specifico sulla frammentazione del
paesaggio muggesano (Tav. 6.4): l’elaborato analizza gli elementi che concorrono alla frammentazione del paesaggio
periurbano e gli elementi di continuità territoriale. Tra gli elementi di frammentazione territoriale sono stati rilevate le reti
stradali principali, le aree industriali e commerciali, l’edificato consolidato/diffuso e le cave. La matrice agricola e
naturale del territorio è stata invece identificata come elemento di continuità ed integrità paesaggistica. La
sovrapposizione di questi elementi contrapposti ha permesso di rilevare alcuni “varchi”, ovvero aree di continuità di
territorio naturale e/o agricolo.
Estratto della Tav. 6.4: vengono indicati i principali elementi caratterizzanti l’elaborato
Le trasformazioni che interessano il paesaggio periurbano hanno spesso provocato considerevoli frammentazioni ed
alterazioni dei sistemi costruttivi storici e della tessitura territoriale passata. Tali caratteri strutturali spesso connotavano
anche percettivamente il paesaggio, rendendolo di particolare interesse estetico. Soprattutto nelle aree periurbane si
osserva una notevole perdita di qualità del paesaggio agrario, dovuta spesso alla mancanza di reti e di sistemi in grado
di mantenere riconoscibili la tessitura costruttiva e le diverse unità di paesaggio, con particolare interesse al paesaggio
agrario e naturale, connesse al paesaggio periurbano. L’elaborato evidenzia proprio la frammentazione del territorio
muggesano dovuta in primis all’urbanizzazione diffusa che si espande dal centro storico di Muggia verso sud,
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
145
connettendosi senza soluzione di continuità con le maggiori frazioni dell’area (Porto San Rocco, Chiampore, Santa
Barbara), poste nelle aree collinari. Il profilo della costa poi regala lembi di territorio naturale solo nell’area compresa
tra Punta Ronchi e Punta Sottile. Elemento di forte impatto paesaggistico e di frammentazione territoriale è
rappresentato poi dall’area industriale (insieme alla autostrada A1 ed alla SS 15), la quale “spezza” in due netti
tronconi le aree agricole e naturali delle Noghere e del Bosco Vignano con quelle del Rabuiese e del Monte Castellier.
Si riportano infine le aree sottoposte a vincolo paesaggistico (ai sensi dell'art.136 D.Lgs 42/2004) del territorio
comunale:
Zone vincolate ai sensi dell'art.136 D.Lgs 42/2004 nel territorio comunale di Muggia [Fonte: webgis FVG]
7.6 Patrimonio archeologico e storico
Cenni storici 5
Sul colle (m. 172), chiamato Muggia Vecchia, ad occidente della odierna Muggia, vanno ricercate le prime tracce della
vita dell’abitato. Come è avvenuto per molti centri istriani, passati da castelliere preistorico a castellum romano e a
rocca feudale, è probabile che il primo insediamento di Muggia appartenga alla civiltà dei castellieri, largamente
documentati nella regione e negli immediati dintorni del territorio; ma la mancanza di scavi sistematici non permette più
ampie considerazioni. Solo dopo la fondazione della nuova colonia di Aquileia (181 a.C.) e la conquista romana
dell'Istria (178-177 a.C), la Venezia Giulia e con essa Muggia entrano nell'età storica. Lento e secolare fu in queste
terre il processo di assimilazione alla romanità, dovuto alla presenza e l'azione della colonia di Aquileia, e al prestigio
morale e la potenza anche materiale della chiesa aquileiese su tutta la regione giulia, fino all'alba del '400. Il primo
documento in cui appare il nome di Muggia nel Medioevo è il diploma del 931, con cui i re d'Italia Ugo e Lotario fecero
completa donazione del «castellum quod dicitur Mugla» al patriarca di Aquileia; da quel momento Muggia rimase
soggetta al dominio temporale dei patriarchi fino al 1420, quando ad esso si sostituì la sovranità della Serenissima; qui
5 La parte storica introduttiva è tratta da Cuscito (1971)
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
146
nel 1256 si costituì il comune e il gastaldo del patriarca fu sostituito da un podestà eletto dal consiglio cittadino, mentre
il più antico codice degli Statuti risale alla prima metà del sec. XIV. Nel 1420, crollato il potere temporale dei patriarchi,
Muggia sottoscrisse l'atto di dedizione a Venezia, che s'impegnò a osservare gli Statuti e le consuetudini della Terra.
Da questo momento sul contestato confine della Rosandra si affrontano due potenze: l'Austria, signora della Contea
d'Istria (Istria interna), di Trieste e Duino, e Venezia, dominatrice del Marchesato istriano (Istria costiera). Per Muggia
cominciarono così anni di floridezza e prosperità, grazie al commercio del sale con la Carniola, anche se non
mancarono gravi vertenze con Trieste per i confini e per il possesso delle saline nella piana di Zaule, di cui Venezia si
dimostrava gelosissima.
Veduta di Muggia del sec. XVIII - dalle «Memorie» di P. Petronio (sx) ed estratto (nucleo storico di Muggia) della Carta Corografica del Litorale riconducibile alla prima metà dell’Ottocento (dx).
La creazione successiva del porto franco di Trieste per opera di Carlo VI, il progressivo tramonto della potenza veneta
e l'esclusivo favore rivolto da Venezia a Capodistria contribuirono al declino della vita muggesana. Caduta la
Repubblica di Venezia (1797), Muggia con l'Istria venne ceduta all'Austria, che, con l'intervallo napoleonico degli anni
1809-13, vi dominò fino al 1918, quando la provincia entrò a far parte del Regno d'Italia. In seguito al Memorandum di
Londra (1954), Muggia rimane l'ultimo lembo di terra istriana entro i confini nazionali. Durante la dominazione austriaca
Muggia dovette subire anche la soppressione delle saline; all'economia muggesana non restava ormai che la pesca e
l'agricoltura, essendo ridotti anche i traffici col retroterra. Allora andò sviluppandosi l'industria della pietra, cavata dalle
stratificazioni di arenaria (masegno) di cui è ricco il sottosuolo del territorio. Pur soffocata dall'evoluzione di Trieste,
Muggia riuscì ad inserirsi egregiamente nello sviluppo industriale: nel 1846-47 venne istituito il Collegio accademico dei
Cadetti (Squero dei Cadetti), dove vennero costruite diverse navi da guerra; nel 1858 fu aperto il Cantiere S. Rocco sul
posto dell'omonima chiesa, costruita nel 1630 in seguito a una grave pestilenza (la chiesa fu demolita e fu edificata
l'attuale nelle immediate vicinanze). Per Muggia tornarono tempi floridi e, a protezione dell'industria navale
muggesana, il governo austriaco munì la città di quattro fortezze: una sopra la collina prospiciente San Rocco, un'altra
a Zindis, una terza sulla collina di S. Michele e la quarta in località Ronchi. Ma sul finire del secolo gran parte dei lavori
vennero trasferiti al Cantiere S. Marco di Trieste ed a Monfalcone, provocando il declino industriale della cittadina, che
si distinse sempre per l'elevato livello delle sue maestranze. Fino alla prima guerra mondiale pochi edifici furono
costruiti fuori le mura. L'annessione all'Italia segna una effimera ripresa dell'attività industriale, che si riflette anche in
una moderata espansione edilizia. L'espansione più massiccia di Muggia, però, si ebbe solo nel secondo dopoguerra,
con la costruzione di interi quartieri.
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147
Patrimonio archeologico
La recente pubblicazione di Auriemma & Karinja (2008), rileva la presenza di 25 unità topografiche (COD_UT),
corrispondenti a 33 evidenze archeologiche (COD_EA), come riportato nella tabella di dettaglio:
COD_EA COD_UT Tipologia Denominazione
16_B 16 Villa e banchina Insediamento di Stramare
16_A 16 Area di affioramento di materiale
archeologico
Insediamento di Stramare
17_A 17 Molo Molo di Punta Sottile Nord
18_A 18 molo Molo di Punta Sottile Sud-Ovest
29_A 29 Area di affioramento di materiale
archeologico
Insediamento di Punta Sottile Sud-Ovest
30_A 30 Necropoli Necropoli di Lazzaretto
31_A 31 Resti di incerta interpretazione Resti sommersi di Punta Ronco
32_A 32 Area di affioramento di materiale
archeologico
Affioramento di Punta Ronco
33_A 33 Strada Carraia di Punta Ronco
36_A 36 Insediamento abitativo Insediamento abitativo di Teglada
90_A 90 Impianto produttivo; insediamento
abitativo
Insediamento abitativo di Farnei
91_B 91 Resti di incerta interpretazione Villa di Mazzarei
91_A 91 Villa Villa di Mazzarei
92_B 92 Materiale sporadico Castelliere di Muggia vecchia
92_A 92 Castelliere Castelliere di Muggia vecchia
92_C 92 Insediamento Castelliere di Muggia vecchia
93_A 93 porto Porto di Muggia
107_A 107 Area di affioramento di materiale
archeologico
Affiormanento di Rio Ospo
108_A 108 Strutture di incerta interpretazione Strutture nell'alveo di Rio Ospo
109_A 109 Area di affioramento di materiale
archeologico
Affioramento di Rio Ospo
110_C 110 Santuario Castelliere di Elleri
110_A 110 Castelliere Castelliere di Elleri
110_B 110 Castelliere Castelliere di Elleri
111_A 111 Area di affioramento di materiale
archeologico
Affioramento dei laghetti di Noghere
112_A 112 Resti di incerta interpretazione Materiale sporadico di Rione Fonderia
113_A 113 porto ipotetico Porto di San Clemente
114_A 114 Porto ipotetico Presunto approdo di San Rocco
148_A 148 Necropoli Necropoli di Santa Barbara
149_A 149 Molo Molo peschiera di Muggia
216_A 216 Area di affioramento di materiale
archeologico
Resti archeologici di Monte San Michele
216_C 216 Necropoli Resti archeologici di Monte San Michele
216_B 216 Insediamento Resti archeologici di Monte San Michele
217_A 217 Area di affioramento di materiale
archeologico
Affioramento di Punta Ronco
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148
La localizzazione delle stesse è riportata nella seguente carta:
Evidenze archeologiche ed unità topografiche a Muggia (Fonte: Auriemma & Karinja 2008, modificato)
Sono state individuate 3 complessi archeologici, costituiti dall’associazione di più unità topografiche:
� complesso di Punta Ronco;
� Complesso di Punta Sottile;
� Complesso di San Bartolomeo.
In sintesi, all’interno del teritorio comunale, le tipologie di evidenze archelogiche sono così raggruppabili:
Tipologia N° evidenze archeologiche
Area di affioramento di materiale archeologico 8
Castelliere 3
Impianto produttivo; insediamento abitativo 1
Insediamento 2
Insediamento abitativo 1
Materiale sporadico 1
Molo 3
Necropoli 3
porto 1
porto ipotetico 2
Resti di incerta interpretazione 3
Santuario 1
Strada 1
Strutture di incerta interpretazione 1
Villa 1
Villa e banchina 1
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Molo di Punta Sottile – UT17 (a sx) ed affioramento di Rio Ospo – UT 107 (a dx)
Principali valenze storico-culturali
Della parte vecchia dell’attuale Muggia, si ricordano:
Il Mandracchio, ovvero la piccola darsena;
Piazzetta Guglielmo Marconi;
il Duomo gotico (risalente al sec. XV);
la “Chiesa di s. Giovanni e Paolo”;
il Palazzo dei Rettori, d’origine quattrocentesca, oggi sede municipale;
il castello di Muggia, nella calle omonima, risalente al XIV sec (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39
“Norme in materia di tutela delle cose di interesse artistico e storico”);
le mura cinquecentesche (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39 “Norme in materia di tutela delle cose di
interesse artistico e storico”).
La Chiesa di Santa Maria Assunta e il Duomo di Muggia
Nei dintorni del centro storico degna di nota è la chiesa di San Francesco (sottoposto a vincolo ai sensi della 1089/39
“Norme in materia di tutela delle cose di interesse artistico e storico”), di origine quattrocentesca (unico esempio di
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
150
architettura francescana di tal epoca nel territorio di Trieste), dotata di facciata a capanna, muratura a vista, portale
sormontato da un arco a sesto acuto e da un occhio di modesta dimensione. Infine si segnalano le vestigia di
fortificazioni veneziane che sorgono tra Muggia e Lazzaretto di San Bartolomeo (Forte Olmi, etc.).
Tra gli elementi più recenti caratterizzati da una forte valenza storico-culturale, si riportano:
Monumento ai caduti della Resistenza, nella parte alta di Santa Barbara (un monumento realizzato nel 1974
e che ricorda i nomi di 27 abitanti del borgo che morirono nell’atto di resistere alle truppe nazifasciste tra il
1942 e 1945);
Lavatoio di Santa Barbara (Edificato durante il Novecento e sistemato negli anni ‘70, quello di Santa Barbara
usufruisce dell’acqua della cisterna adiacente).
Lavatoio di Santa Barbara (sx) e Monumento ai caduti della Resistenza (dx)
Si riporta infine l’elenco delle fortificazioni localizzate nel promontorio muggesano, tratto dallo studio di Veronese
(1974), cui si rimanda per ulteriori approfondimenti:
Forte Olmi: fortilizio maggiore costruito tra il 1858 ed il 1864 sopra la punta omonima, ne rimane parte
cospicua, circondata da una distesa di ginestre;
Batteria n. 1: sopra San Rocco (strada della Fortezza): ne rimane parte dell’edificio principale inserito tra
abitazioni moderne;
Batteria n. 2: a Zindis: ne rimane, con rifacimenti, l’edificio principale (adibito a ristorante);
Batteria fortificata di San Michele: costruita a metà ottocento in vetta al colel omonimo che ospita la necropoli
altp-mediovale, sopra i resti dell’omonima e coeva chiesetta ed eremo; il fortilizio si trova a cavallo dell’attuale
confine italo-sloveno e ne rimangono parti murarie notevoli.
Suddivisione del territorio comunale in Unità di Paesaggio
A seguito dell'esame della documentazione soprariportata e di sopralluoghi sul campo, in sede di redazione del nuovo
PRGC, è stata formulata la suddivisione per paesaggio del territorio comunale di Muggia per componenti naturali,
antropiche e culturali, sintetizzate in un unico schema generale. In tal modo sono state individuate dodici Unità di
paesaggio e sono state formulate per ogni Unità una scheda sintetica che riporta anche una valutazione sugli elementi
prevalenti di valore e di disturbo paesaggistico. Di seguito si riporta lo schema generale con le varie componenti
caratterizzanti ciascuna unità (per approfondimenti si faccia riferimento all’Elaborato di piano 06d – UdP).
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UdP all’interno del territorio comunale [Fonte: Elaborato di piano 06d – UdP]
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SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA
UNITA' DI PAESAGGIO
e codice
PUNTA
OLM
I - PUNTA
SOTTILE
DARSE
LLA -
LAZZARET
TO -
CHIAMPO
RE
BOSC
O DEL
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ZAULE
- AQUILINIA
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12
ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio
componenti naturali
Forma del rilievo
- rilievo fortemente acclive X X X X X
- rilievo mediamente acclive X X X X X X X
- rilievo ondulato, poco acclive X X X X X X X X X
- assenza di rilievo X X X X X
Idrografia
- corsi d'acqua incisi in valli strette X X X X X X
- corsi con acqua superficiale in valli larghe V V
- specchi d'acqua artificiali V
- assente in superficie X X X X
Copertura vegetale
- boschi di latifoglie V V V X V V
- pinete d'impianto X V
- macchie e popolamenti arbustivi termofili V X V X V X
- prati aridi V V V V
- vegetazione dei luoghi umidi X V V
- vegetazione invasiva (robinia, ecc..) X X X X X X D
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SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA (segue) 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12
(segue) ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio
componenti antropiche
Colture ed elementi del paesaggio rurale
- colture orticole, seminativi, frutteti X X X X X X V X
- oliveti V V V V V V V
- vigneti V V V V V V V
- incolti e coltivi in abbandono D D D D D X
- siepi e formazioni lineari V V V X V
- gruppi arborei ed alberi isolati V V V V V V V
- terrazzamenti e manufatti minori V V V V V V V V
Tipologie insediative
- attorno ad un centro X X V X X X
- lineare X X X X X
- sparsa X X X X X X X
- in piano X X X X X
- su versante D X X D D X X X X X
- sul crinale X X X X X
Tipologie edilizie e funzionali
- storica o tradizionale conservata V V
- storica o tradizionale trasformata X X X X X
- in abbandono D D X D
- mono-bifamiliari su lotto singolo X X X X X X X
- plurifamiliari a schiera D X X X X X X X
- plurifamiliari a torre D X X X X
- plurifamiliari in linea o a blocco D D D
- servizi alla residenza, sport X X D
- strutture commerciali X X X
- industria, artigianato, portualità, cantieristica X X D
- ricettività: alberghi, ristoranti, campeggi, bagni, . X X X X
- diporto, rimessaggio X X X X
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SCHEMA GENERALE DELLE UNITA' DI PAESAGGIO DI MUGGIA (segue) 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12
segue) ANALISI per componenti PREVALENTI e CARATTERIZZANTI del paesaggio
(segue) componenti antropiche
Emergenze, riferimenti visivi
- chiese V X V V
- edifici storici V V V V X
- siti preistorici, archeologici, paleontologici, ... V V V V V V
- emergenze contemporanee X X
Reti
- grande viabilità, tratti ferroviari X X
- principale carrabile X X X X X X X X X X X
- secondaria carrabile X X X X X X X X X
- reti minori (sentieri, ciclabili, pedonali,...) V V V X V V V V V V V X
- reti energetiche aeree, ripetitori D D D D D
componenti culturali e simboliche
Vedute a mare
- verso Porto e zona industriali X X X X X X X D X D
- verso il mare aperto V V
- verso Punta grossa e la Slovenia V V
- mitilicoltura X X
Tutele di Legge - vincoli paesaggistici e monumentali V V V X V X X V V V V
- vincoli idrogeologici e ambientali X X X X X X X X X X X
Cultura, storia, scienza
- luoghi della storia V V V V X
- luoghi della cultura e dell'arte V
- luoghi di interesse scientifico X V V
Località nella memoria collettiva, fruizione di luoghi, aspettative
- identità tradizionale dei luoghi conservata V V V X V X X
- identità dei luoghi trasformata o assente X D D X X X X
- luoghi della frequentazione, itinerari V V X X V X V V
- presenza di verde ornamentale e urbano X X X X X X
- luoghi oggetto di aspettative X X X X
Legenda : gli elementi che compongono le singole Unità di paesaggio sono segnati con: V , se considerati elementi di valore paesaggistico D , se considerati elementi di compromissione del paesaggio (c.d. detrattori) X , se presenti ma senza particolari valutazioni
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155
7.7 Agricoltura
Caratteri generali del comparto agro-forestale triestino6
Le peculiari caratteristiche pedomorfologiche della superficie agraria e forestale della provincia di Trieste hanno originato
una serie di vincoli tali da configurare le attività agricole, sotto l'aspetto meramente economico, come attività marginali.
Numerose sono le cause che spiegano questa situazione del settore primario ed il suo rapido e continuo regresso:
l'elevato disordine fondiario (polverizzazione e frammentazione aziendale), la limitata produttività di larga parte dei suoli,
la mancanza totale o quasi, di acqua irrigua, la costante diminuzione della forza-lavoro a favore dei settori extragricoli, le
carenze della viabilità rurale interpoderale. La stessa espansione degli insediamenti abitativi e di quelli produttivi
extragricoli, ha determinato un arretramento delle attività agricole su terreni poco fertili. Tutto ciò deriva, anche, da una
concezione dell'agricoltura come attività svolta su superfici residuali, destinate all'uso agricolo, soltanto se non
interessate da insediamenti produttivi di tipo extragricolo o da insediamenti residenziali.
Composizione del Valore Aggiunto per settore (2006) [Fonte: Infocamere 2008]
Nonostante queste tendenze complessivamente negative, non si possono ignorare, nel contesto di una globale
situazione di declino demografico ed economico del comprensorio giuliano, alcuni segmenti carichi di potenzialità
evolutive che, anche nell'agricoltura locale, presentano significativi segnali di dinamismo imprenditoriale. Si fa
riferimento, da una parte, agli ordinamenti produttivi specializzati in orticoltura, floricoltura e nel settore vitivinicolo ed in
quello olivicolo (ordinamenti che permettono ancora il raggiungimento di margini reddituali comparabili con quanto
offerto dalle attività extragricole e che godono di ampie prospettive di sviluppo) e dall'altra al ruolo che da sempre
6 Estratti da: AA.VV. 2000
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156
l'agricoltura triestina svolge nella tutela e nella valorizzazione delle risorse naturali, aspetto questo di fondamentale
importanza. Attualmente il settore olivicolo triestino è stata insignito del marchio di qualità DOP (DOP Tergeste) e quello
vitivinicolo, della denominazione DOC “Carso”, che interessa una grande varietà di vini bianchi e rossi della zona, i più
importanti dei quali sono la Malvasia istriana, il Terrano e la Vitovska.
Come riportato dal grafico seguente, il numero di aziende agricole operanti nel territorio triestino si è ridotto
progressivamente tra gli anni ‘80 e 2000; in controtendenza risulta invece la superficie media delle aziende. I dati del
censimento ISTAT del 2010 infine riportano un numero di aziende pari a 560.
1982 1990 2000
Azienda 2208 1716 580
SAU 3707.5 2908.43 2199.32
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
4000
Nu
me
ro A
zie
nd
e
Trend del numero di aziende e della SAU tra il 1982 ed il 2000 (a sx) e trend della superficie media aziendale (a dx) in provincia di
Trieste(Fonte: rielaborazione dati ISTAT)
Per quanto riguarda l’attività agrituristica, essa si è sviluppata, all'interno delle disposizioni normative regionali (da
ultimo la LR 25/96 e relativo regolamento) secondo una fisionomia specifica. In particolare, rispetto a quanto rilevabile
nelle aree friulane, il Carso presenta una situazione meno diversificata, legata quasi esclusivamente alla vendita di
prodotti propri ed alla ristorazione. Il motivo di tale caratteristica è da ricercare nelle sue stesse origini: l'azienda
agrituristica carsica nasce quasi sempre dall'evoluzione e dalla crescita dell'osmiza, a cui è accordata la possibilità, solo
in certi periodi dell'anno, di organizzare un'attività di ristorazione basata unicamente sulla somministrazione del proprio
vino sfuso e di cibi freddi. Anche questo tipo di attività integrativa dei redditi agricoli potrà, però, nel prossimo futuro
vedere fortemente ridiscusso il proprio ruolo e la proprio esistenza in seguito all'applicazione di norme igienico-sanitarie.
Per quanto attiene al patrimonio forestale occorre ricordare come questo, per tipologia produttiva e limitatezza, non è
tale da dar vita ad una filiera del legno e pertanto tale risorsa assume il carattere di componente di un più generale agro-
ecosistema ambientale in grado di fornire servizi pubblici di tipo ambientale e ricreativo. La presenza nell’area di aree
boscate viene influenzata dagli interventi dell’Ispettorato Provinciale delle foreste in merito alla gestione del patrimonio
forestale, anche nell’ambito del processo di sostituzione di pinete con piante autoctone.
L’attività zootecnica, ormai in fase di progressivo abbandono, è stata recentemente rivalutata con finalità ambientali,
prospettando l’introduzione di ovini (pecora Carsolina) in aree di landa carsica al fine di conservare tale habitat,
impedendo il rimboschimento incontrollato. Tale erbivoro presente nelle zone carsiche interne potrebbe venir introdotto
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
157
in alcuni appezzamenti a landa, presenti soprattutto, nel comune di Duino-Aurisina, anche limitatamente ad alcuni
periodi dell’anno.
L’agricoltura muggesana
L'azienda agricola tipica del Muggesano sia sostanzialmente un azienda condotta direttamente dal coltivatore (che è
anche imprenditore - capitalista), su terreni principalmente di proprietà, coadiuvato da familiari ed affini, in una forma di
gestione aziendale perlopiù a tempo parziale. Nel Comune di Muggia, si è inoltre concretizzata un'ulteriore tendenza,
che peraltro può dirsi abbastanza generalizzata in tutto il territorio nazionale, sebbene in forma più ridotta: la maggior
parte delle aziende agricole situate nel territorio comunale ha una superficie aziendale totale inferiore ai due ettari, e
tale valore si è incrementato dagli anni ’70 ad oggi.
0
5
10
15
20
25
30
Muggia
San Dorligo della Valle -
Dolina
Trieste
Numero di aziende per classe di superficie coltivata nel comune di Muggia e nei comuni limitrofi (Fonte: nostra rielaborazione di dati
ISTAT 2010)
Ciò delinea una tendenza sempre maggiore alla frammentazione fondiaria, il che si pone senz'altro in contrasto con la
volontà, perseguita già a livello nazionale, di attuare un'agricoltura moderna, intensiva, adeguatamente meccanizzata e
sufficientemente remunerativa per il coltivatore. Bisogna tuttavia ricordare che l'aumento della frammentazione fondiaria
è avvenuto specialmente a causa della fortissima riduzione negli ultimi decenni della superficie agricola complessiva del
Comune (al netto di altri terreni e del patrimonio boschivo), riduzione causata chiaramente da un incremento
dell'urbanizzazione nel Comune (si veda il cap. 3.3.2), ma anche da una progressiva e massiccia uscita di occupati dal
settore primario, settore ormai considerato del tutto marginale in termini occupazionali.
L’area muggesana, d’altrocanto, si caratterizza per buoni livelli qualitativi delle produzioni agricole: se è vero che in
generale l’apporto in termini di valore aggiunto di questo comparto viene considerato residuale, è tuttavia da sottolineare
come le produzioni insediate sul territorio siano caratterizzate da pregio e possibilità di competere qualitativamente con
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
158
altre più note zone di produzione nazionali. Il V Censimento dell’Agricoltura registra 99 aziende agricole nel territorio di
Muggia, di cui 84 dedite alla vendita totale o parziale dei propri prodotti (AA.VV. 2004). Ricordiamo in questa sede le
produzioni dell’olio, ormai riconosciuto di ottimo livello su scala nazionale, e il comparto vitivinicolo, in forte espansione
soprattutto per quanto riguarda le produzioni di qualità (ISTIEE 2009). L'olivicoltura di tutto il territorio muggesano sta
sicuramente vivendo un momento attuale caratterizzato da una sempre più consistente espansione in termini di superfici
olivate (dove ciò sia geograficamente e pedologicamente possibile), ma soprattutto in termini di aumento del numero di
piante coltivate in modo razionale e produttivo, sia intensificando gli impianti produttivi già esistenti sia investendo in
nuove piantagioni di olivi mediante riconversioni di terreni adibiti precedentemente ad altre tipiche coltivazioni arboree
che negli ultimi tempi, sul suolo muggesano, stanno decisamente segnando il passo (una fra queste e senza dubbio la
coltura vitivinicola). Nuovi incrementi colturali olivicoli si stanno susseguendo ogni anno in varie zone del territorio del
Comune (significativi in merito sono i recenti impianti in località Pisciolon e sul versante del Monte d'Oro in località
Noghere), a testimonianza che pure i locali agricoltori individuano attualmente nell'olivo una coltivazione agricola ad
elevato valore aggiunto, in grado di fornire un reddito ben superiore a quello ritraibile dalle altre, le quali inoltre spesso
necessitano di cure e lavorazioni periodiche maggiori di quanto richiesto dall'olivo stesso; tanto più che pure l'alto
standard qualitativo dell'olio extra vergine del luogo sembra essere una garanzia di facile commercializzazione del
prodotto sui mercati zonali, seppur questa venga tuttora attuata in maniera a dir poco artigianale in forma di produzione
sfusa, e quindi sprovvista di quelle particolari caratteristiche di appeal che rendono esteticamente migliore un prodotto di
già elevate peculiarità di tipo qualitativo (Colombo 2003).
I dati del censimento ISTAT 2010 riportano una fotografia dello stato di fatto del territorio agricolo muggesano:
Ripartizione percentuale dei seminativi, delle colture legnose agrarie e di altre colture all’interno del comune (Fonte: rielaborazione dati ISTAT 2010)
Piano Regolatore Generale Comunale Rapporto ambientale Comune di Muggia (TS) 2015
159
La superficie agricola utilizzata (SAU – dato ISTAT 2010) del comune è di ca. 45.86 ha, di cui 4.11 ha di seminativi, 33.5
ha di legnose agrarie e il rimante suddiviso in prati/pascoli (ca. 7 ha), boschi coltivati (ca 16 ha), orti familiari ed altro.
Il paesaggio rurale muggesano
L’importanza dell’agricoltura muggesana anche dal punto di vista paesaggistico è evidenziato negli elaborati di analisi
del nuovo PRGC (Tav. 6.2 e Elab. 06d – UdP) all’interno dei quali viene evidenziata la particolare valenza paesaggistica
dell’agricoltura muggesana, con particolare riferimento alle superfici a vite, oliveto (in particolare quelle su pastini) ed ai
prati-pascoli residui.
Paesaggio rurale e “pastini” recuperati nell’area intorno a Darsella San Bartolomeo
Giovane impianto di olivo (a sx) e ricolonizzazione boschiva di terrazzamenti abbandonati (a dx)
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160
7.8 Industria e commercio
Come già sottolineato nel capitolo precedente, gran parte dell’attività produttiva del territorio comunale è rappresentato
dal settore secondario e terziario, come ben esplicitato nella seguente tabella:
Valore aggiunto per i comuni della Provincia di Trieste (anno 2003, miliardi di €) [Fonte: Servizio Statistico Regione FVG su elaborazione Istituto Tagliacarne, modificato]
I confini amministrativi e la morfologia del terreno comprimono fortemente l’area di competenza del Comune di Muggia a
ridosso della linea costiera; il modello insediativo forzatamente lineare provoca dei fenomeni di accumulazione delle
location industriali e commerciali di maggiore rilievo. Si può notare la concentrazione delle attività industriali nell’area
orientale del Comune, in prossimità della zona delle Noghere e a ridosso del confine con il Comune di San Dorligo, a
evidenziare un’area ‘vocata’ o pianificata allo sviluppo del comparto industriale comunale e provinciale allo stesso
tempo. Similmente a quanto avvenuto in contesti urbani di dimensioni più importanti, le attività commerciali di vicinato
tendono a concentrarsi nell’area centrale della cittadina di Muggia, distribuendosi inoltre secondo uno schema radiale
verso gli altri nuclei legati al centro principale. Similmente gli stalli del mercato comunale presentano una collocazione
prevalentemente centrale, così come i pochi sportelli bancari esistenti. La media distribuzione è presente sia nei nuclei e
nelle aree abitate sia al di fuori delle aree urbanizzate, condividendo spesso la collocazione geografica con la grande
distribuzione organizzata, in prossimità delle aree occupate da attività di carattere industriale. Fuori dalle aree
prettamente urbanizzate si collocano pertanto quelle attività di per sé consumatrici di spazio, la cui localizzazione può
risultare penalizzante per la residenzialità e la vita urbana di realtà di piccole dimensioni.
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Localizzazione delle principali attività secondarie e terziarie (anno 2007) [Fonte: ISTIEE 2009]
Il settore industriale sta attraversando un periodo di incertezza e ristrutturazione in tutta la Regione; la situazione
muggesana, così come fotografata dagli ultimi due Censimenti dell’Industria e dei Servizi, e nell’archivio ASIA, si
presenta conforme all’andamento provinciale.
Settore industriale e manifatturiero [Fonte: AA.VV 2000, modificato]
Sul territorio del Comune di Muggia, concentrate nella valle di Zaule e delle Noghere, sono dislocate attualmente 111
delle 619 imprese insediate nel comprensorio dell’Ente Zona Industriale di Trieste, che vanno ad occupare una
superficie stimata di 496.862mq (di cui 155.384 mq di superficie coperta) ed interessano globalmente 1.214 dipendenti. I
settori che vantano il maggior numero di aziende sono l’edilizia, l’alimentare, il settore automobilistico, la fornitura e
lavorazione del legno e la meccanica (ISTIEE 2009). In generale, la varietà delle tipologie produttive è ampia, la