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Bergamo, Comin Ventura e la stampa L’avvio dell’attività tipo–editoriale a Bergamo [1] C ome già detto, Comino Ventura diede un indirizzo stabile alla tipografia ber- gamasca, iniziando ad esercitare la professione dapprima come collaboratore e poi subentrando al conterraneo Vincenzo. Il documento che attesta il passaggio di consegne fra Vincenzo da Sabbio e Comin Ventura è datato 14 agosto 1578. A pro- posito di questa attestazione, già Luigi Chiodi, nel 1973, lamentava che: “Il docu- mento è da tutti citato, ma non ho avuto la fortuna di trovarlo. All’Archivio di Stato esistono solo gli atti di Tommaso del q. Gio.Antonio Averara dal 1577 in avanti, ma senza il contratto in parola”. [2] Merelli trascrive solo parzialmente l’at- to, [3] desumendo il tutto da Ravelli. [4] L’atto esiste, [5] come segnalatomi da Ga- briele Medolago, che ringrazio; l’esatta indicazione del notaio estensore non è quella di ‘Gio. Antonio Averara’, bensì quella di ‘Gio. Antonio Della Fontana di Averara’. Il regesto già noto dell’atto così recita: “Nella città di Bergamo, nella vicinìa di Antescolis, presenti come testi Michele del fu Tomaso di Comenduno, servitore del- le provisioni, il conte Orlando del fu Orlando Guarinoni di Averara, Bartolomeo del fu maestro Silicio de Crespi abitante il Borgo Santo Leonardo e Gioan Pietro da S. Pellegrino secondo notaio, Vincenzo stampatore di Brescia, figlio del fu Lodovi- co di anni 38, vende a Comino, figlio di Venturino dei Venturetti di Sabbio, tutto ciò che possiede in Bergamo relativo all’arte della stampa, con tutti gli utensili e le cose e con l’usufrutto o beneficio della casa concessa al Sabbio dalla Magnifica Comunità di Bergamo, la quale casa è di diritto del nobiluomo Guidotto Benaglio, il valore di detti beni viene concordemente stimato in lire 550 imperiali”. [6] La lettura del documento risul- ta significativa in ordine a diverse riflessioni. Alcuni aspetti, del teno- re dell’atto, sono già stati resi noti, come l’inventario delle attrezzatu- re tipografiche oggetto della ces- sione, e l’entità del debito maturato verso Vincenzo Sabbio (550 lire), che Comino promise di [1] Lamberto Donati, La diffusione della Cultura: le tipografie. In «Storia di Brescia», Fondazione Treccani, Tipografia Morcelliana, Brescia, 1964, vol. ii, cap. iii, p. 500; segnala la presenza di una famiglia Presegno tra i tipografi operanti a Bergamo, di origine bresciana. Non si è trovata conferma alla notizia. Ugo Baroncelli, Editori e stampatori a Brescia nel Cinquecento. Cit., p. 104; cita un Comino Ventura da Presegno; Presegno è una località della provincia bresciana situata in una valle laterale nei pressi del Lago d’Idro. [2] Luigi Chiodi, Catalogo delle cinquecentine della Biblioteca Angelo Mai di Bergamo. Cit., p. xvii. [3] Natale Merelli, Le stampe popolari a Bergamo. Cit., p. 45. [4] Giuseppe Ravelli, Raccolta di schede manoscritte. Cit., segnatura R 63,7,351. [5] Archivio di Stato di Bergamo, notaio Giovanni Antonio fu Giovanni Fontana di Averara, atti 1576-84, not. 1567. [6] Gianni Barachetti - Carmen Palamini, La stampa a Bergamo nel Cinquecento. Cit., p. 24. CAPITOLO V 133 Firma del notaio sull’atto attestante il passaggio di proprietà dei beni di Vincenzo Sabbio a Comino Ventura

Bergamo, Comin Ventura e la stampa · cultura, ciò giustifica il fatto per il quale le sue edizioni sono rimarchevoli per la corre-zione dei testi e per il pregio dei materiali

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Bergamo,Comin Ventura e la stampa

L’avvio dell’attività tipo–editoriale a Bergamo [1]

Come già detto, Comino Ventura diede un indirizzo stabile alla tipografia ber-gamasca, iniziando ad esercitare la professione dapprima come collaboratore epoi subentrando al conterraneo Vincenzo. Il documento che attesta il passaggio diconsegne fra Vincenzo da Sabbio e Comin Ventura è datato 14 agosto 1578. A pro-posito di questa attestazione, già Luigi Chiodi, nel 1973, lamentava che: “Il docu-mento è da tutti citato, ma non ho avuto la fortuna di trovarlo. All’Archivio diStato esistono solo gli atti di Tommaso del q. Gio.Antonio Averara dal 1577 inavanti, ma senza il contratto in parola”. [2] Merelli trascrive solo parzialmente l’at-to, [3] desumendo il tutto da Ravelli. [4] L’atto esiste, [5] come segnalatomi da Ga-briele Medolago, che ringrazio; l’esatta indicazione del notaio estensore non èquella di ‘Gio. Antonio Averara’, bensì quella di ‘Gio. Antonio Della Fontana diAverara’.

Il regesto già noto dell’atto così recita: “Nella città di Bergamo, nella vicinìa diAntescolis, presenti come testi Michele del fu Tomaso di Comenduno, servitore del-le provisioni, il conte Orlando del fu Orlando Guarinoni di Averara, Bartolomeodel fu maestro Silicio de Crespi abitante il Borgo Santo Leonardo e Gioan Pietro daS. Pellegrino secondo notaio, Vincenzo stampatore di Brescia, figlio del fu Lodovi-co di anni 38, vende a Comino, figlio di Venturino dei Venturetti di Sabbio, tuttociò che possiede in Bergamo relativo all’arte della stampa, con tutti gli utensili e lecose e con l’usufrutto o beneficio della casa concessa al Sabbio dalla Magnifica

Comunità di Bergamo, la qualecasa è di diritto del nobiluomoGuidotto Benaglio, il valore didetti beni viene concordementestimato in lire 550 imperiali”. [6]

La lettura del documento risul-ta significativa in ordine a diverseriflessioni. Alcuni aspetti, del teno-re dell’atto, sono già stati resi noti,come l’inventario delle attrezzatu-re tipografiche oggetto della ces-sione, e l’entità del debitomaturato verso Vincenzo Sabbio(550 lire), che Comino promise di

[1] Lamberto Donati, La diffusionedella Cultura: le tipografie. In «Storia diBrescia», Fondazione Treccani,Tipografia Morcelliana, Brescia, 1964,vol. ii, cap. iii, p. 500;segnala la presenza di una famigliaPresegno tra i tipografi operanti aBergamo, di origine bresciana. Non si ètrovata conferma alla notizia.Ugo Baroncelli, Editori e stampatori aBrescia nel Cinquecento. Cit., p. 104;cita un Comino Ventura da Presegno;Presegno è una località della provinciabresciana situata in una valle laterale neipressi del Lago d’Idro.

[2] Luigi Chiodi, Catalogo dellecinquecentine della Biblioteca Angelo Maidi Bergamo. Cit., p. xvii.

[3] Natale Merelli, Le stampe popolaria Bergamo. Cit., p. 45.

[4] Giuseppe Ravelli, Raccolta di schedemanoscritte. Cit., segnatura R 63,7,351.

[5] Archivio di Stato di Bergamo, notaioGiovanni Antonio fu Giovanni Fontanadi Averara, atti 1576-84, not. 1567.

[6] Gianni Barachetti - CarmenPalamini, La stampa a Bergamo nelCinquecento. Cit., p. 24.

CAPITOLO V

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Firma del notaio sull’atto attestante il passaggio diproprietà dei beni di Vincenzo Sabbio a Comino Ventura

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saldare in quattro anni avanzando, quali ga-ranzie della propria affidabilità innanzi alcreditore, sia la previsione degli utili futuridell’impresa, sia la riscossione della dotedella moglie. Tuttavia, al di là di questiaspetti, interessa qui puntare l’attenzione sudue elementi a nostro parere interessanti.Dapprima sul fatto che a differenza di quan-to sino ad oggi sostenuto dagli storici, quan-do Comino rilevò l’azienda del Sabbio eragià sposato con Cassandra “De Coloneis”,poiché il padre della stessa garantì la solvi-bilità del Ventura per l’acquisto della stam-peria con la dote destinata alla figlia, comesi legge nell’atto notarile ritrovato.

In secondo luogo, ci pare opportunosottolineare come questo documento del1578 costituisca un secondo importantetassello del dossier relativo alla storia dellatipografia bergamasca e non possa pertan-to essere compreso a pieno senza un riferi-mento al precedente giuridico che sanciva,nel 1576, l’ingresso dello stampatore bre-sciano Vincenzo in qualità di tipografo uffi-ciale della città di Bergamo. Inquell’occasione, come già illustrato a capi-tolo IV, la municipalità accordava a Vincen-zo una somma di denaro e la fruizionegratuita di un’abitazione. Comino Venturasubentrerà al ruolo del conterraneo, eredi-tandone i privilegi; l’atto in questione, in-fatti, specifica che l’oggetto della“compravendita” consiste in “de exercitio

artis imprimendi […] videlicet de omnibus utensilibus et rebus ipsi exercitio perti-nentibus […] et de beneficio sive usufructu domus”. A proposito di quest’ultimoaspetto del contratto è inserita un’interessante clausola che offre all’acquirente –Comino Ventura – garanzia della validità della cessione sul lungo periodo e quin-di della continuità della propria professione; una previsione assolutamente con-fermata dalla longevità dell’attività tipografica del Nostro. Il documento, infatti,specificando il nome del proprietario de iure dell’abitazione di cui il Ventura sa-rebbe divenuto usufruttuario al momento della stipula del contratto (ossia il “no-biluomo Guidotto Benaglio”), aggiunge che il beneficio della concessione gratuitadel domicilio avrebbe riguardato anche le future residenze che il Comune gli vor-rà accordare (“seu tum alterius domus consignande per ipsam magnificam comu-nitatem”). Questo dato risulta piuttosto interessante alla luce delladocumentazione reperita entro l’Archivio Storico del Comune di Bergamo. LeAzioni comunali relative a quel periodo, infatti, testimoniano un significativo avvi-cendarsi dei destinatari della “bulletta” che annualmente – come era consuetudi-ne nel mese di novembre – il Comune versava “pro domo impressoris” ai diversilocatori del Ventura: da Guidotto Benaglio, ad Alessandro Algarotti, a Giovan Bat-tista Mageni, a Bernardino di San Gallo, agli eredi del conte Trussardo Calepio.Tra questi nomi è opportuno sottolineare in particolare quello del Mageni, già at-testato in qualità di affittuario dello “stampador” Comino Ventura nell’estimo del1583, [7] e futuro socio d’opera dello stesso. Resta fermo il fatto che – nonostantela variegata rosa di locatari – la documentazione consultata permette di collocare

[7] Biblioteca Civica Angelo Mai,Bergamo, Archivio Storico Comunale,Estimi. S. 30, 577, “Estimi 1583”, c.73r.

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

Una pagina del «De vita etrebus gestis sanctorumbergomatum commentarii»stampato dal Ventura nel 1584con un armonioso caratteretondo

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con una certa continuità la bottega di Co-mino entro i confini della vicinìa di SanCassiano, [8] eccezion fatta per l’anno 1586in cui lo stampatore è censito tra i “mer-canti novi” aventi bottega nella vicinìa diSan Michele dell’Arco, a seguito dell’acqui-sto in data 11 novembre 1585 – di cui si di-rà – da parte del Ventura dell’attività dellibraio Pigozzi, sita in Piazza Vecchia. [9]

Nell’introduzione alla pubblicazionedel «Museum epistolarum noncupatorio-rum» edita nel 1603, Comino affermavache il proprio arrivo a Bergamo era suc-cessivo ad una serie di peregrinazioni indiverse località, anche fuori dai confini d’I-talia. Ennio Sandal ha reperito presso l’Ar-chivio di Stato di Venezia un atto relativoad un contratto di lavoro stipulato il 20 ot-tobre 1566 da Comino e da altri compagnicon il libraio Bartolomeo Gabbiano, peruna trasferta di lavoro a Lione di un perio-do minimo di tre anni: in Francia, quindi,Ventura ha lavorato ed è possibile, anziprobabile, che il Comino sia emigrato an-che in altri paesi europei come Olanda,Germania, Spagna. Infatti Gianluigi Radici,nel volume «Ingegneria ed industria in ter-ra bergamasca» del 1952, accenna al fattoche il Nostro avrebbe avuto un’esperienzadi lavoro anche in Germania: non si sonotuttavia ancora trovati documenti che atte-stino questa ipotesi. [10]

“Giacomino, figlio di Ventura (o Ventu-rino) Venturetti, era originario di Sabbio dov’era nato intorno al 1550. […] Certa-mente intorno al 1572 il Ventura era rientrato in Italia [dopo la sua esperienza aLione], dove si sposava e l’anno successivo gli nasceva il primogenito Valerio [Vale-rio in realtà nacque nel 1586]. Ignoti rimangono ancora tempi e modalità dei rap-porti che lo legarono a Vincenzo da Sabbio, ma sappiamo [è solamente un’ipotesi]che lo accompagnava nella trasferta di Bergamo, dove lavorava alle sue dipen-denze.” [11]

Infatti, accanto all’ipotesi formulata da Barachetti, secondo il quale i Nicolinida Sabbio, tipografi già attivi sia a Venezia che a Brescia, cercarono un’ulteriore zo-na di espansione a Bergamo [12] ma, accertato che le previsioni non corrispondeva-no alla realtà, abbandonarono la fallimentare impresa, si ritiene altrettantoplausibile formulare l’ipotesi secondo la quale il Sabbio abbia voluto introdurre ilconterraneo Comino Ventura a Bergamo allorché il Magnifico Consiglio gli avevaconferito incarico di avviare una stamperia. Dopo le precedenti esperienze, il Con-siglio certamente preferiva contare su aziende affermate, piuttosto che avviare rap-porti di lavoro con sconosciuti.

Con molta probabilità, dunque, Comino, venuto a Bergamo al seguito di Vin-cenzo da Sabbio, che nel febbraio del 1577, come già detto, era stato incaricatodal Comune di Bergamo di avviare l’attività tipografica in città, iniziò con lo stes-so tale impresa, nella vicinìa di San Cassiano in un fondaco preso in affitto dal no-biluomo Guidotto Benaglio. [13]

[8] Ibidem.

[9] Archivio di Stato di Bergamo,Notarile, notaio Giuseppe Rota Piancafu Manfredo, Busta 2171.

[10] Ennio Sandal, Il mestiere de lestamperie de i libri. Cit., p. 44;Aa.Vv., Ingegneria e industria in terrabergamasca. IIAG, Bergamo, 1952, p.135.

[11] Ennio Sandal, Il mestier de lestamperie de i libri. Cit. p. 69.

[12] Barachetti-Palamini, La stampaa Bergamo nel ’500. In «Bergomum»,cit., pp. 22-23;[13] Ivi, p. 24;Ennio Sandal, Il mestier delle stamperiede i libri. Cit., p. 68.

BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Una pagina del «De vita etrebus gestis sanctorumbergomatum commentarii»stampato dal Ventura nel 1584con un armonioso caratterecorsivo

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Comino ebbe diversi figli dalla moglieCassandra. Ventura Ventura, nato il 23 apri-le 1583, battezzato presso la parrocchia diS. Cassiano ebbe come padrino Gio.Anto-nio Guarnerio, canonico della cattedrale ecome madrina Maria, moglie di Gio.BattaMageni, che diventerà socio nell’attività delVentura nel 1587. Valerio, nato il 23 aprile1586, come desunto dai registri battesimalidi S. Cassiano, ebbe come padrino Bernar-dino Albano, cancelliere della MagnificaComunità e come madrina la signora FiorePisente, moglie di Antonio. Massimo, natoil 4 aprile 1589. Vittoria, nata l’8 aprile1591. Prudenzia, nata il 3 novembre 1596.Romualdo, nato il 12 febbraio 1600.

Di seguito si riportano alcuni dei giudi-zi espressi su Comin Ventura da quanti sisono occupati dello sviluppo dell’arte tipo-grafica a Bergamo e in Italia. “A cavallo trail Cinquecento e il Seicento risulta attiva aBergamo una sola tipografia, quella del fa-moso Comin Ventura, che per diversi annirimarrà lo stampatore più erudito e piùabile della nostra città, dai torchi del qualevidero la luce opere di profondo impegnoculturale e raffinata abilità tecnica.” [14]

“Comino Ventura non era soltanto unostampatore, ma anche un uomo di sceltacultura, ciò giustifica il fatto per il quale lesue edizioni sono rimarchevoli per la corre-

zione dei testi e per il pregio dei materiali impiegati e dei caratteri. Stampò il librodel poeta Ercole Tasso sulle «Imprese», ossia sugli stemmi che il libro insegna appun-

[14] Gianni Barachetti, I prìncipi deltorchio. In «L’Eco di Bergamo», 15gennaio 1993, p. 7.

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

Frontespizio de «OrdiniStatuiti per la Università»,dove appare per la prima voltala marca del Ventura

Xilografia tratta da «Ilsommario historico»,pubblicato da Comin Venturanel 1601, riprodotta indimensioni reali

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to ad ideare opportunamente: è una delletante opere uscite nel Seicento intese in so-stanza a piaggiare i potenti, ricavandonein cambio vantaggi per gli autori e, anche epiù chiaramente, i mezzi di vita.” [15]

Questo invece il giudizio di DonatoCalvi: “Quanto durerà il mondo, tantoperpetueranno le glorie di CominoVentura, stampatore della nostra città, cheavendo per migliaia di libri fatto gemere itorchi, fu cagione che migliaia di lingue locelebrassero per la fenice degli stampatori.L’intelligenza che accompagnò Comino, lorese e renderà eternamente illustre, equanto era picciolo di corpo, tanto erad’animo maggiore e, nella letteratura aimassimi s’uguagliava. Fu peritissimo dellatino, greco e ebreo idioma, ne’ qualiegualmente e correttamente moderava lestampe che nel connaturale, onde moltidegl’impressori delle città vicine accaden-doli dover in ebraico linguaggio materiaimprimere, facevano al Ventura ricorsoche non solo era di caratteri provvisto, mad’intelligenza per tenerne gli errori lonta-ni. […] Terminò la vita Comino alli 7 ge-naro 1617. Ebbe in San Cassiano suaparochia la sepoltura, la cui morte deplo-rando uno de’ classici virtuosi di Veneziain scrivere a Valerio disse: È dunque mortoquel Comino che a tanti coi suoi degni ca-ratteri diede la vita. Saranno eterni i pian-ti delli idiomi più celebri, che dal Venturamaneggiati riscontravano quegli applausi,che hor indarno anderanno de’ torchi mendicando. Fortuna sia che a un Ventu-ra novello Ventura succeda”. [16]

Pur prescindendo dall’ampollosità della prosa, possiamo concordare con ilgiudizio del Calvi ed aggiungere che Bergamo non ebbe più un tipografo di valo-re come Comin Ventura. Anche Pierantonio Serassi traccia un ritratto agiograficodel Ventura: “Merita il nostro Comin Ventura d’essere annoverato senza contrastotra i più illustri e benemeriti stampatori, ch’abbia in qualunque tempo avuto l’Ita-lia, non solo per la bellezza de’ caratteri, con cui fece le sue eleganti e nitidissimeedizioni; ma ancora per la scelta delle opere, ch’ei prese a pubblicare, ove mostrònon meno varietà di dottrina, che finezza di giudizio. Pregiatissima trall’altre è la«Somma» di S. Tommaso da lui stampata in diversi bei volumi in ottavo grande:così la storia dell’Indie scritta latinamente dal P. Maffei. Bella è ancora l’edizionedelle «Lettere Famigliari» del Tasso in due volumi in quarto: ‘Il Tasso peraltro nonse ne mostrava troppo contento, e perciò vi andò facendo di mano in mano dellegiunte, e delle correzioni, che poi spedì a Bergamo al Licino ricopiate in due fo-gli, con desiderio, che quivi si ristampasse per la terza volta, ma in una forma an-che più bella e magnifica della prima, piacendogli infinitamente il carattere delnostro accurato stampatore Ventura’. Ma sopra tutto d’una bellezza e nitidezzasingolare è la stampa delle Rime del P. D. Angelo Grillo, impresse parimenti in duevolumi in quarto”. [17]

[15] Giuseppe Maria Pugno, Trattatodi cultura generale nel campo dellastampa. Lo sviluppo della tipografia nelSeicento. SEI, Torino, 1968, vol. iv, p.48.

[16] Donato Calvi, La scena lettarariadegli scrittori bergamaschi. Cit., pp. 109-110.

BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Frontespizio della«Grammatica» del Cologno,con una marca del Ventura.Questa è la prima di una seriedi pubblicazioni di Cominodedicate alla scuola

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Nonostante i giudizi e le numerose atte-stazioni di merito, la figura di Comino restatuttavia piuttosto sconosciuta: non sonostati infatti compiutamente delineati i rap-porti da lui intessuti con le istituzioni citta-dine che, secondo alcuni, gli concessero lacittadinanza onoraria. [18] È comunque cer-to che nella comunità bergamasca il Ventu-ra abbia senz’altro goduto di una posizioneprivilegiata, se si considera che le istituzio-ni cittadine lo difesero a spada tratta dal-l’accusa di commercio di libri proibiti eforse anche della loro stampa, mossagli daltribunale della Repubblica di Venezia, co-me attestato nel Libro delle Azioni del 1591alla data del 23 maggio.

E tutto questo nonostante il Ventura fos-se ancora insolvente nei riguardi della fa-miglia del Pigozzi dal quale avevacomprato negozio ed attività senza pagarli.“Dal novembre 1585 il Ventura esercita ilmestiere di libraio in piazza; ci sono statidei malintesi sul valore della merce, cosic-ché si è ricorsi al terzo perito, [dopo FeliceOlmo, che aveva fornito garanzie all’attodel passaggio] che viene individuato inTranquillo Lancillotti, bibliopola brescia-no, ma Comin Ventura divenuto ormaioperatore di fiducia della pubblica ammi-nistrazione, non mostra alcuna preoccu-pazione di saldare i suoi debiti”. [19]

Comin Ventura, presumibilmente perampliare la propria attività, cercò dei soci e fece partecipi della nuova azienda Fe-lice Olmo – lo stesso che poi garantì per Comino nella causa Pigozzi – e BattistaMageni, la cui moglie fu madrina del primo figlio di Comin Ventura nel 1583. Lasocietà ebbe inizio nel 1587 e terminò nel settembre del 1588; da questa collabo-razione uscirono alle stampe 33 edizioni. Grazie al reperimento, presso l’Archiviodi Stato di Bergamo dei contratti di società di Comino dapprima con CristoforoCorbelli e Felice Olmo e poi con Corbelli, Mageni ed Olmo, è stato possibile sta-bilire con certezza la data di avvio dell’attività di Comino con le due società: 28aprile 1587, la prima; 2 maggio 1587, la seconda.

Alla luce di quanto già anticipato, non stupisce l’ingresso del Mageni nella se-conda società, e per le cognizioni dello stesso, “professor artium liberalium” e peril rapporto, quasi familiare, che dovette legarlo al Ventura: Comino abitava pressoil Mageni e ne elesse la moglie a madrina in occasione del battesimo del figlioVentura. Ciò nonostante le insolvenze del fittavolo Comino dovettero progressiva-mente logorare il tenore dei rapporti tra i due soci se, il 12 novembre 1597, la mo-glie di Comino, Cassandra Colonei, prestò giuramento davanti al notaio Goisis,presso la propria abitazione, in vicinìa di San Cassiano, al fine di garantire con lapropria dote il pagamento del debito maturato dal marito. La soluzione dello stes-so verso il Mageni avrebbe permesso il rilascio degli utensili sequestrati al moro-so Ventura. Si trova traccia della soluzione della controversia anche nel registrodelle Azioni del Comune di Bergamo, alla data 15 novembre 1597. [20] A seguito diquest’episodio, il rapporto di locazione con il Mageni si ruppe definitivamente.

[17] Pierantonio Serassi, La vita diTorquato Tasso. Pagliarini, Roma, 1785,p. 405, nota 6.

[18] Luigi Chiodi, Le cinquecentinedella Biblioteca Civica A. Mai diBergamo. Cit., p. 18;Ascarelli - Menato, La tipografia del’500 in Italia. Cit., pp. 165-66;Barachetti-Palamini, La stampa aBergamo nel ’500. In «Bergomum», cit.,p. 35.

[19] Maria Mencaroni Zoppetti -Laura Bruni Colombi, Una bellapiazza salizada. In «Quaderni BibliotecaCivica», Arti grafiche Mariani e Monti,Bergamo, 1995, p. 114.

[20] Biblioteca Civica Angelo Mai diBergamo, Archivio Storico Comunale,Azioni. S. 4, 46, c. 172r

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

Frontespizio del «De vita etrebus gestis» con una delleversioni della marca delVentura

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La produzione

Il 14 agosto del 1578 ebbe inizio l’attivi-tà tipografica a Bergamo di Comin Venturache, per qualità e numero delle operestampate, si collocherà al vertice del com-parto tipografico del Cinquecento. L’indi-rizzo tipografico di Comino può aiutare adare l’immagine della società bergamascadel tempo quanto ad interessi culturali,poiché accanto a libri di carattere popolaree sacro che potevano offrire il vantaggioeconomico della produzione su vasta scala,dette alle stampe anche volumi di medici-na, di cronaca di avvenimenti riguardantialtre nazioni, di educazione morale, di cul-tura letteraria, di agiografia, di educazionescolastica, di poesia e di filosofia ed unadelle più importanti raccolte di lettere dedi-catorie consistente in 32 volumetti.

“Il Ventura stampò tra il 1578 ed il1617 almeno trecento edizioni [in realtàcirca il doppio, oltre 600] stabilendo unmonopolio cittadino che il comune vollerafforzare con il proprio privilegio. Tipo-grafo, umanista, volle riprendere la tradi-zione di Aldo, di corredare le edizioni conproprie prefazioni e dediche; stampò unagrammatica in caratteri ebraici [ed un li-bro agiografico in spagnolo adoperandocaratteri speciali] e cimentò la sua abilità in preziosità librarie quali i volumi dipiccolissimo formato, ricercati soprattutto dal mercato milanese.” [21]

[21] Tiziana Pesenti, Stampatori eletterati nell’industria editoriale a Veneziae in terraferma. In «Storia della culturaveneta», Neri e Pozza, Vicenza, 1983,pp. 111-112.

BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Frontespizio de «Specchio diGuerra» con una marca delVentura

Xilografia tratta da «Ilsommario historico»,pubblicato da Comin Venturanel 1601, riprodotta indimensioni reali

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“[…] altre dinastie sono longeve. A Bergamo a PietroVentura succeduto al più noto fratello Comino [in realtàsuccedette al fratello Valerio succeduto nel 1617 al padreComino] si unì il genero Marc’Antonio Rossi [in realtà ilRossi sposò la figlia di Valerio]”. [22]

Riteniamo che poche aziende in Italia possano vanta-re un’anzianità aziendale quale quella dei Ventura e suc-cessori, ossia i Rossi: Stampatori camerali in regime dimonopolio sino al 1720; dopo tale data, mantenendo ilprivilegio camerale sino al 1788 con pochi concorrenti edal 1788 al 1798 con altri operatori, chiudendo questociclo di imprenditori tipografici di quasi due secoli nel1798.

Della produzione tipografica di Comin Ventura aBergamo si sono occupati in quest’ordine DonatoCalvi, il conte Gio.Battista Gallizioli, con i dati fornitinella rubrica manoscritta relativa ai volumi presentinella propria biblioteca, [23] il bibliotecario GiuseppeRavelli, con i suoi appunti, il conte Carlo Lochis con ilsuo «Catalogo illustrato» e, più vicino a noi, Natale Me-relli, con la già citata tesi di laurea del 1961. [24] Altrihanno trattato l’argomento in modo parziale, facendocomunque sempre riferimento, per il catalogo delleopere, alla suddetta tesi.

Ad oggi, nonostante la ricerca dei dati relativi allaproduzione del nostro tipografo sia ancora in corso, èpossibile apportare sostanziali modifiche al catalogo fi-nora noto delle edizioni di Comin Ventura. Nel sec. XVI

dette alle stampe oltre 315 edizioni e oltre 330 nel sec. XVII, opere tutte collazio-nate da chi scrive e non desunte da segnalazioni o testimonianze di studiosi o bi-bliofili. Non è certamente irrealistico pensare che qualche opera del Nostro siaandata persa. Applicando la percentuale del 10-25%, che Hirsch [25] ipotizza per lastima delle cinquecentine perse, la produzione attribuibile al Ventura potrebbe es-

[22] Francesco Barberi, Accademie ebiblioteche d’Italia. Palombi, Roma,1984, p. 224.[23] Biblioteca Civica A. Mai diBergamo, segnatura MMB 104.[24] Conte Giaovanni BattistaGallizioli, Dell’origine della stampa edegli stampatori a Bergamo. Cit.;Donato Calvi, La scena letteraria degliscrittori bergamaschi. cit.;Barnaba Vaerini, Gli scrittori diBergamo. Cit.;Luigi Pelandi, La stampa e glistampatori a Bergamo. In «La Rivista diBergamo», cit., pp. 2001-2009;Luigi Pelandi, La stampa e glistampatori a Bergamo. In «La Rivista diBergamo», cit., pp. 1338-1344;Adriana Colombo, La stampa aBergamo nel 1500-1600. Cit.;Natale Merelli, Le stampe popolari aBergamo. Cit.;

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

Xilografia tratta da «Ilsommario historico»,pubblicato da Comin Venturanel 1601, riprodotta indimensioni reali

Questo è il primo raccontodella cronaca di un fattocapitato qualche giorno primain Bergamo. Da tutti gli storicibergamaschi è consideratoprecursore del giornalismomoderno

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sere compresa tra le 700 e le 750 edizioni,con una produzione di circa 17 edizioniper anno, produzione per altro concentrataprevalentemente nel periodo 1578-1617.Questi dati permettono di modificare leipotesi circa il numero di stampe prodotteda Comino e di inserire il Ventura tra i piùimportanti tipo–editori d’Italia. AmedeoQuondam considerando i tipografi Giolito,giudicati tra i più importanti stampatori delCinquecento, stima che in settant’anni, dal1536 al 1606, abbiano dato alle stampe ol-tre 1019 opere con una media di 14 volumie mezzo all’anno: la produzione del Ventu-ra supera queste percentuali e pertanto an-che Comino meriterebbe di esserecollocato tra i più importanti tipografi delperiodo.

Lo stesso Quondam, riunendo i dati dello«Short Title» e di Gedeon Borsa, «Clavis typo-grapharum», stila una tabella ove segnalaBergamo con una produzione editoriale di51 opere (sono oltre 300), dimenticandoinoltre le quattro edizioni del Gallo. [26]

La Biblioteca Civica A. Mai di Bergamopossiede ad oggi il corpus più completodelle opere edite da Comin Ventura e daifigli Valerio e Pietro che gli subentrarono;qui sono depositate le opere già segnalatenel volume di Chiodi ed in quello di Bara-chetti, i microfilm, i CD e le fotocopie delleedizioni presenti in altre biblioteche d’Italiae di paesi esteri. Esiste pure il fondo dellexilografie usate da Comino, raccolte dalconte Lochis e depositate nella stessa Biblioteca alla segnatura 2 R15.

Il Ventura, da Bergamo, ampliò i propri contatti, probabilmente attraverso gliamici di Sabbio Valchiese, con diversi altri editori:– Giuseppe Pigozzi, per il quale stampò gli «Statuti della Valle di Scalve» (1589) e

la prima edizione della «Farmacopea» (1581), appropriandosi inoltre del nego-zio dello stesso, sito nella centralissima attuale Piazza Vecchia pagandolo condelle promesse rimaste tali;

– il senese Francesco De Franceschi, per il quale stampò il «Trattato giuridico» delSimoncelli (1584), quello del Serafini (1596), il trattato del Bongo e quello delVilagut (1585) – in realtà il De Franceschi, pur essendo di origine senese, vive-va a Venezia ove esercitava l’attività di tipografo e di libraio;

– un altro senese, Giovanni Battista Ciotti, per conto del quale stampò il «Trattatodella mano» del Piccioli (1587);

– Vincenzo Greco di Vicenza, per il quale stampò una «Raccolta di scritture»(1594);

– Agostino Tradati di Milano, per il quale stampò il «Canone della Messa» del Biel(1593);

– Santo Milani, per il quale stampò il «Trattato dello scandalo» di Luis De Granada(1593) e il «Combattimento spirituale» dello Scupoli (1593), splendidamente il-lustrato;

Alessandra Meleri, Indagine suitipografi bergamaschi e sulla tipografia aBergamo dalle origini alla fine delCinquecento. Cit.;Luigi Chiodi, Le cinquecentine dellaBiblioteca Civica A. Mai di Bergamo.Cit.;Barachetti - Palamini, La stampa aBergamo nel ’500. In «Bergomum», cit.;Ennio Sandal, Venezia e la terraferma.La cultura. Cit.;Daria Orlandi, Comin Ventura,stampatore a Bergamo tra il 1578 ed il1617. Cit.;Mirko Mercanti, Bibliografia delleedizioni stampate a Bergamo dallafamiglia Ventura. Cit.;Ennio Sandal, Il mestier de le stamperiede i libri. Cit.[25] Rudolf Hirsch, Printing, sellingand reading. 1450-1550. GutenbergJahrbuch, Wiesbaden, 1974, p. 11.[26] Amedeo Quondam, La letteraturain tipografia. In «Letteratura italiana,produzione e consumo», Einaudi,Torino, 1983, p. 580.

BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Frontespizio de «Apologeticodella caccia», edito a Bergamoda Valerio Ventura nel 1626

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– Pietro Martire Locarno di Milano: «Specchio di guerra» (1595) del Panigarola;– Gerolamo Turati di Crema: «Statuti di Crema» (1596);– Tommaso Bozzola di Brescia: «Azpilcueta Consiliorum sive…» (1591);– Antonio degli Antoni di Milano, conterraneo, amico, cliente ed editore per il

quale Comino stampò oltre 20 titoli, tra i quali gli «Statuti di Milano» e l’opera inlingua spagnola «La vita di Lazarillo de Tormes».

Ennio Sandal, a proposito di Antonio degli Antoni così siesprime: “Chi realmente a Milano esercitò il mestiere editorialein maniera esclusiva, erede delle esperienze dei Da Legnano edi Nicolò Gorgonzola, fu Giovanni Antonio degli Antoni(1554-1599); dotato della caratteristica mentalità dell’impren-ditore nonché della spregiudicatezza indispensabile per tale la-voro, si preoccupò soprattutto della convenienza economica edella tempestività nelle consegne, giovandosi a tal fine non so-lamente di tipografi residenti a Milano, come i Da Ponte e i Me-da, o a Pavia, come il Viani, ma pure di altri attivi al di fuoridel territorio del ducato: a Bergamo lavorò frequentemente perlui Comin Ventura, a Brescia si avvalse di Ludovico Sabbio e aVenezia di Alessandro Gardane.” [27]

Numerosi contatti del Ventura con i vari editori di localitàlontane e fuori dell’area veneta sono senz’altro da porsi in rela-zione, come scrive Pelandi, a: “[…] la fama dei suoi tipi elegan-ti, l’accuratezza della composizione tipografica, la conoscenzaperfetta del greco, del latino, e dell’ebraico, col possesso dei re-lativi caratteri, e forse la modestia dei prezzi”. [28]

A questo proposito possiamo tuttavia commentare che se itipi eleganti erano una caratteristica, seppure non regolare, diComino, l’accuratezza della composizione tipografica non eracerto una costante; era tuttavia assodata la conoscenza dellelingue greca, latina, francese, italiana e forse spagnola; certeerano le migliori condizioni economiche rispetto alla concor-

[27] Ennio Sandal, I centri editoriali inLombardia. In «La stampa in Italia nelCinquecento», cit. vol. i, p. 300.

[28] Luigi Pelandi, La stampa e glistampatori a Bergamo. In «La Rivista diBergamo», cit., pp. 2001-2009.

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

Xilografia sul frontespizio di«Historia quadripartita» diCelestino Colleoni, stampatada Valerio Ventura, 1617-18

Frontespizio de «Il trionfo dell’amicitia», edito aBergamo da Pietro Ventura nel 1629

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renza che permettevano al Ventura di avere il mi-glior rapporto prezzo–qualità. Il Ventura, contraria-mente a quanto si pensava, non solo pubblicòopere scolastiche, quali la «Grammatica» del Colo-gno (tre ristampe), o la grammatica del Vecchi, (dueristampe), ma anche opere più impegnative come lagrammatica ebraica del Franchi, giudicata a suotempo una delle migliori grammatiche ebraiche incircolazione.

Nel campo teatrale pubblicò «La Semiramis bosca-reccia» del Manfredi, il «Re Torrismondo» di TorquatoTasso, il «Tancredi» dell’Asinari, la «Mirtilla» della An-dreini, la «Trappolaria» del Della Porta, «Cianippo» diMichele Agostino; e molti titoli ebbero pure delle ri-stampe.

La critica ha spesso imputato a Comino un’assen-za di progettualità nello stampare le proprie edizioni;evidentemente, nell’avanzare tali critiche, si dimenti-ca che la città non offriva molte opportunità: Milano,Pavia, Bologna e Padova erano centri di effervescen-za intellettuale oltre che sedi universitarie: il Venturanon poteva certo competere con quei mercati. Tutta-via, ora che si ha, con minor grado di approssimazio-ne, un’idea del catalogo editoriale di Comino, non sipuò certamente concordare con tali affermazioni. Lapubblicazione della «Summa» di S. Agostino, della«Grammatica» del Franchi, dell’opera «Lo specchio diGuerra» del Panigarola, la stampa dei numerosi volu-mi di piccole dimensioni (‘Enchiridion’) e la stampadei 32 volumi di lettere dedicatorie collocano infatti ilVentura, anche in relazione alla qualità delle proprie opere, all’apice della scala di

merito dei tipo–editori del Cin-quecento; ciò a maggior ragionese si pensa quale fosse il territo-rio nel quale il Nostro si trovò adoperare. Oltre ad utilizzare 18marche di editori che gli commis-sionarono la stampa delle loroedizioni, Comino, come quasitutti i tipografi del tempo, carat-terizzò la propria produzionecon una marca editoriale rappre-sentante la fortuna che camminasulle onde con una bandiera cheviene agitata dal vento: è eviden-te il tentativo di associare il nomeVentura con la rappresentazionedella dea Fortuna. L’emblemausa un’immagine che esprime al-legoricamente una verità comu-nemente conosciuta.

BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Frontespizio de «Ordo DiviniOfficii recitandi», edito aBergamo da Pietro Ventura nel1629

Frontespizio recante testimonianza del passaggio daiVentura ai Rossi

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Comino ed i suoi eredi

Nel 1617, alla morte del fondatore Comino, Valerio subentrò al padre nellaconduzione dell’azienda. Morì nel 1626 dopo aver dato alle stampe 68 edizioni dicontenuto diverso e di autori vari.

I titoli più significativi della produzione di Valerio, per altro caratterizzata danon eccelsa qualità tipografica e da uno stile compositivo mediocre, furono: leopere di Celestino Colleoni, l’«Historia quadripartita» e le notizie sui santuari ma-riani di Ardesio, Caravaggio e Stezzano, l’«Apologetico della caccia» del Corsini, la«Sacra Historia» del Muzio, la «Regola del Consorzio di S. Giovanni», quella dell’O-spedale San Marco ed ovviamente le parti e terminazioni della Serenissima Re-pubblica Veneta, essendo Valerio Stampatore Camerale.

“Infatti nell’officina paterna Valerio riprende a lavorare con maggior lena e se,per amor di verità occorre dire subito che egli non raggiunge certamente le vettedel padre lascia però una buona impronta nella cinquantina di volumi da luistampati. Le difficoltà economiche, che travagliano in quegli anni tutto il nostroterritorio, non tardano a riflettersi nel mondo dell’editoria e le imprese non anco-ra consolidate, come quella bergamasca, l’avvertono abbastanza pesantemente.Come aveva già fatto il padre, Valerio stampa quasi esclusivamente libri di interes-se bergamasco come gli studi di Andrea Pasta […]. Valerio muore nel 1626.” [29]

Non si è potuto ancora chiarire perché alla morte di Comino succedette il se-condogenito Valerio anziché, secondo tradizione, il primogenito Ventura Ventura.Ciò che è certo, è il fatto che Valerio collaborava con il padre Comino nell’attivitàtipografica già dal 1612: infatti nei registri battesimali di S. Cassiano, in data 12 no-vembre 1612, laddove si registra la nascita di Prudenzia Ventura, figlia di Valerio edi Elisabetta Tiraboschi, il padre è qualificato come “stampatore” ed a Bergamo aquel tempo era possibile esercitare solamente presso la ditta di Comino Ventura.

Alla morte del fratello Valerio, nel 1626, succedette Pietro Ventura, che gli so-pravviverà solamente quattro anni, morendo nel 1630.

L’attività tipografica di Pietro è ancor più inconsistente di quella del fratelloche l’ha preceduto: sono state censite 22 edizioni in quattro anni di attività.

“[…] e l’officina passa nelle mani del fratello Pietro poco portato per l’arte tipo-grafica e probabilmente poco incline alla conduzione degli affari. Seguendo le or-me della famiglia, anche Pietro si interessa particolarmente degli avvenimentibergamaschi. Continua ad usare la marca della fortuna e le stesse bordure xilo-grafiche e tipografiche eleganti che avevano caratterizzato le pubblicazioni di Co-min Ventura. Di lui si conosce una produzione di una decina di opere, di noneccelso livello tecnico, che però riflettono la moda secentesca della dedica a unpersonaggio potente: quasi una raccomandazione per il buon esito economicodell’impresa.” [30] Lo aveva già fatto il padre in precedenza, pubblicando letterededicatorie sia sue che di altri.

A Pietro subentrerà, sposando una figlia di Valerio, Marc’Antonio Rossi, tipo-grafo che rinverdirà i passati successi di Comino e manterrà per sé e la propria di-scendenza l’esclusiva della stampa a Bergamo sino al 1720.

Muore la stirpe dei Ventura; nasce da queste radici la stirpe dei Rossi.

[29] Gianni Barachetti, I prìncipi deltorchio. In «L’Eco di Bergamo», cit., p. 7.

[30] Ibidem.

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APPUNTI PER UNA STORIA DELLA STAMPA A BERGAMO

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BERGAMO, COMIN VENTURA E LA STAMPA

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Cronologia degli stampatori a Bergamo(le date si riferiscono al periodo di attività dello stampatore)

I riquadri racchiudono il nome delle ditte cui è documentato l’inizio e/o il prosieguo dell’attività sia per succes-sione che per subentro.

Ignazio Duci 1797-1804Luigi Sonzogni 1804-1835

Anna Poloni, moglie di Luigi Sonzoni 1835-1844Domenico Salvi 1844-1873Gaffuri & Gatti 1873-1882

Fratelli Cattaneo successori a Gaffuri & Gatti 1882-1893Istituto Italiano d’Arti Grafiche 1893-continua

Bolis 1833-2004

Vincenzo Nicolini da Sabbio 1576-1578Comin Ventura 1578-1617Valerio Ventura 1617-1626Pietro Ventura 1626-1630

Marc’Antonio Rossi, 1630-1656Alessandro e Girolamo Rossi 1656-1688

Alessandro e Marc’Antonio Rossi junior 1688-1713Marc’Antonio junior e Anton Maria Rossi 1713-1723

Anton Maria Rossi, 1723-1767Pompeo Savioli 1767-1797Paolo Crescini 1798-1822

Rizzardo Crescini 1822-1824Giuseppe & Paolo Crescini 1824-1839

Giuseppe Crescini 1839-1851Rizzardo & Emilia Crescini 1851-1860

Rizzardo Crescini, 1860-1871Carlo Colombo 1871-1884

Fagnani & Galeazzi 1884-1898Termina dopo 322 anni l’attività tipografica

Vincenzo Antoine 1777-1804Giacomo Antoine 1804-1842dal 1812 solo come libraio

Michele Gallo de’ Galli 1555-1569

Pietro Lancellotti (Jacopo Migliorini) 1741-1781Lodovico Gavazzoli 1762-1768

Giovanni Santini 1720-1757Francesco Locatelli 1757-1796

Giambattista Locatelli 1796-1800

Alessandro Natali 1798-1829Alessandro Defendente Pietro Natali 1829-1848

Teresa Valania 1848-1893Maggioni 1893-1895

Maggioni e Defendente Secomandi 1895-?Secomandi Defendente ?-1933Gino Secomandi 1933-1939

Gerardo Secomandi 1939-1974Gabriele Secomandi 1974-2003

Giovanni e Prospero Mazzoleni 1816-1825Prospero Mazzoleni 1825-1836

Fratelli Zenoni 1836-1854Vittore Pagnoncelli 1854-1892