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Bosa 2012 16 a edizione monumentiaperti 27/28 ottobre 2012 guida ai monumenti COMUNE DI BOSA

Bosa MA 2012

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La guida ai siti di Bosa Monumenti Aperti 2012

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Bosa

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16a edizione

monumentiaperti

27/28 ottobre 2012

Codice ISBN 978-88-6469-177-0

guida ai monumenti

COMUNE DI BOSACOPIA OMAGGIO

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

Hanno contribuito alla realizzazionedella manifestazione

COORDINAMENTO DELLA RETE

M.I.U.R.

Patrimonio culturale

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Referenze fotografiche: Pierluigi Dessì / Confinivisivi

Le foto della Chiesa del Rosario e del Museo Stara, Chiesadi San Giovanni e Chiesa di Santa Maria Stella Maris sonostate fornite dall’Amministrazione Comunale

ItinerariITINERARIO ACorso Vittorio Emanuele IICattedrale dell’ImmacolataChiesa del RosarioMuseo Casa DeriuPinacoteca Melchiorre MelisPinacoteca AtzaPiazza Costituzione (Piazza Fontana)Chiesa Santa CroceSede Coro di BosaSocietà Operaia: sede

ITINERARIO BCastello MalaspinaChiesa di Regnos AltosRione Sa CostaChiesa del CarmeloConvento dei frati CarmelitaniBiblioteca e Archivio StoricoChiesa di San Giovanni

ITINERARIO CChiesa di Santa Maria Stella MarisChiesa di San Pietro ExtramurosLe Conce (museo)Convento dei CappucciniChiesa Santa Maria degli AngeliMuseo Etnografico “Stara”

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27 28 Ottobre 2012

BosaMonumenti Aperti

COMUNE DI BOSA

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Gruppo Localedi Coordinamento BosaComune di BosaPiero Franco CasulaSindaco

Angelina PiuAssessore alla Cultura

Rita Mozzo e Franca MasalaUfficio Cultura

Maria Grazia SechiUfficio Istruzione

Partecipano alla manifestazioneEnte LocaleScuoleAssociazioni culturaliGiovani volontariConfraternita S. Croce

Un particolare ringraziamento per la collaborazioneIstituto d’Istruzione Superiore G.A. PischeddaDirigente: Rosella Uda

Istituto ComprensivoDirigente: Maria Antonietta Piu

Agli alunni e ai DocentiUfficio Cultura del Comune di BosaAssociazione Culturale “La Foce”La città del Sole s.n.c.Cooperativa “L’Antico Tesoro”La Società del Mutuo SoccorsoLa Biblioteca - Angela CabulaL’Archivio Storico - Amalia SantonaI volontari I genitori degli alunni

La Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Provincie di Sas-sari e Nuoro Funzionario archeologa responsabile: Dott. G. GasperettiLaura BicconeAlessandro Vecciu

Il Parroco della ConcattedraleIl Parroco della Chiesa del CarmeloIl Parroco della Chiesa di Santa Maria di Stella Maris

Prof. Tiziana Sechi, docente di ingleseDott. Paola Casula e Dott. Anna Desogus, per le traduzioni

L’utilizzo delle immagini fotografiche relative alle chiese è stato gentilmente concesso dalla Diocesi Alghero-Bosa, Ufficio Beni Culturali

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3monumentiaperti

La sapienza è figlia dell’esperienza. Leonardo da Vinci

Parte quest’anno la terza edizione di Monumenti Aperti, manife-stazione apprezzata e coinvolgente, che ha lo scopo di far risco-prire i segni e le testimonianze del proprio passato, di promuo-vere nella popolazione la riscoperta e la riappropriazione delle tradizioni civili e religiose, rafforzare l’identità collettiva, il senso di appartenenza alla comunità e stimolare nelle giovani generazioni la conoscenza delle proprie origini.Un appuntamento importante per Bosa perché proprio quest’an-no celebra il IX centenario della fondazione del Castello Malaspina (1112-2012) emblema della città e della sua storia.Consapevoli che la conoscenza delle risorse culturali: artistiche, storiche ed etnoantropologiche, ambientali e paesaggistiche, sono presupposto essenziale per la loro salvaguardia, la manife-stazione offre occasione di crescita e arricchimento, a tutti coloro che spinti dalla curiosità e dall’interesse visiteranno il nostro vasto patrimonio.Bosa città di mare e di cultura, presenta una varietà di offerte che vanno dai monumenti sacri, ai monumenti civili (la Torre dell’isola rossa, chiusa per restauro), dall’affascinante borgo medievale, fedele all’impianto originario, a musei e pinacoteche, il fiume na-vigabile e l’ambiente costiero incontaminato che, unite alle varietà enogastronomiche di pregio e a prodotti artigianali unici richiama-no nel periodo estivo migliaia di turisti.Da amministratori ci siamo posti l’obiettivo di destagionalizzare l’offerta turistica e soprattutto promuovere un turismo culturale di qualità; le passate edizioni di Monumenti Aperti, ci hanno dato ragione e dimostrato che Turismo e Cultura sono un binomio vincente e possono dare un grosso contributo al miglioramento dell’economia locale.Il coinvolgimento di alunni e studenti, sempre più numerosi e mo-tivati, di cooperative e associazioni di volontariato, è fondamenta-le, come opportunità formativa ma anche di cittadinanza attiva e consapevole delle proprie risorse. La manifestazione rappresenta perciò, uno straordinario appuntamento di civile e comunitario impegno per la valorizzazione dei nostri beni che hanno bisogno di essere promossi, controllati e gestiti in modo che tali risorse permangano a lungo prodotto turistico e culturale insieme. Per tale motivo è stato inserito negli itinerari della manifestazione anche un bene immateriale “il Canto a Tragiu” che il Coro di Bosa coltiva e studio accuratamente e cerca di divulgare per impedire che un patrimonio così importante si perda nel tempo.

Piero Franco Casula Angelina Piu Sindaco di Bosa Assessore alla Cultura

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Il ComitatoScientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero

Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus

Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula

Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri

Consorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru

Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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Turismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da

spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico - artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’in-tero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultu-ra, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura stori-co - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali.

Luigi CrisponiAssessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

Anno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un mo-mento importante che va oltre la semplice manifestazio-

ne culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito.Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle po-tenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diven-ta protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa op-portunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la con-sapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio MiliaAssessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

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Informazioni utili

Punto di informazione Monumenti ApertiTeatro civico, piazza Gioberti

@

www.comune.bosa.or.itwww.bosaonline.comwww.monumentiaperti.comwww.sardegnagrandieventi.it

Monumenti Aperti, Cagliari MONUMENTI APERTI

@monumentiaperti

Orari monumentisabato: dalle ore 15.00 alle 19.00domenica dalle ore 9.30 alle13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Nelle chiese le visite verranno sospese durante le funzioni.

Nelle giornate di Monumenti Aperti sarà attivo il Trenino turistico (4.00 E la corsa) col seguente itinerario:partenza Corso Vittorio EmanueleChiesa del CarmeloChiesa di San GiovanniCastello MalaspinaConvento dei CappucciniChiesa di Santa Maria di Stella MarisLe ConceChiesa di San PietroCattedrale dell’Immacolata3 corse il sabato pomeriggio: ore 15.30/16.30/17.303 corse la domenica mattina: ore 10.00/ 11.00/12.003 corse la domenica pomeriggio: ore 15.30/ 16.30/17.30

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Eventi collaterali

Sabato 27 ottobrePiazza Gioberti, ore 15.00Inaugurazione della manifestazione con i canti dellatradizione bosana, a cura del Coro di Bosa e di Su Tragiu osincu

Domenica 28 ottobreTeatro Civico, piazza Gioberti, ore 19.30Chiusura della manifestazione e consegna attestati di partecipazione

Sabato e DomenicaIl Filet di BosaPresso il Teatro Comunale in piazza Gioberti e il PresidioTuristico in via Ultima CostaEsposizione e laboratorio attivo del ricamo bosanoa cura dell’Associazione La Foce

Museo Casa DeriuEsposizione di artigianato artisticoA cura della Società del sole

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Il Corso Vittorio Emanuele II è la più importante via della cit-tà di Bosa. Un tempo veniva chiamato Sa Piatta, nome che deriva dalla parola platha, che in tutta la Sardegna indicava la via principale. La sua pavimentazione è composta da ciottoli e lastroni in basalto allineati. Lungo i due lati si innalzano i suoi edifici prestigiosi, un tempo residenza della nobile borghesia cittadina con forme e stili diversi, alcuni dei quali del periodo cinque-seicentesco, altri del settecento, come il Palazzo Don Carlo che si trova di fronte alla piazza Costituzione. All’otto-cento risale il restauro di gran parte delle abitazioni del Corso da parte della nascente classe nobile-borghese che ingran-diva i propri spazi abitativi acquistando gli stabili confinanti trasformandoli in un unico palazzo. Prova di questi restauri sono il palazzo Uras-Chelo, oggi Casa Deriu, il palazzo Sar-genti-Randaccio, il palazzo Demuro-Spada, il palazzo Delitala e altri. Generalmente costruiti su tre livelli oltre al piano terra, la pianta presenta solitamente due stanze grandi che si affac-ciano sul corso Vittorio Emanuele, due centrali piccole, senza presa di luce, e altre due che si affacciano sulla via parallela. Le facciate, di impostazione neoclassica, presentano colori tenui, decorazioni in trachite e fregi che rappresentano stem-mi di nobili casate, ampi portali in legno e uno o due balconi su strada in ferro battuto. Gli interni presentano decorazioni e affreschi del pittore parmense E. Scherer. Verso Est sorge la Cattedrale dell’Immacolata e proseguendo verso piazza Costituzione, a metà circa del Corso, incontriamo la chiesa del Rosario dalla facciata in stile barocco, dove nel 1875 fu collocato il grande orologio della città.

Corso

Vittorio Emanuele

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Vittorio Emanuele main streetThe Corso Vittorio Emanuele II is the most important street in the town of Bosa.Once it was called Sa Piatta, that in Sardinia means

The main street. Its paving is made up of lined basalt cob-blestones. Around the place, beautiful historical buildings stand out: once, they were luxury residences of the mid-dle class of the city. They were built in different styles and shapes from the sixteenth to the nineteenth century, such as the Palazzo Don Carlo in front of Piazza Costituzione. During the nineteenth century, a large part of these buildings were restored by the middle-noble class of the city, who needed to enlarge their residences, pulling down the small houses that were around the main street. The most interesting restored buildings of the Corso are: the house Uda-Chelo, the house Sargenti-Randaccio, the house Demuro-Spada, the house Delitala and more besides. These beautiful residences are usually four-storied, with two wide rooms that overlook the main street, two little rooms without windows, and other two or three rooms that overlook the parallel streets. Their neoclassic façades in trachyte have soft colours, where traceries and decorations represent the coats of arms of lo-cal noble families, with large wooden doorways and one or more balconies in wrought iron. Several beautiful works of the Italian painter Emilio Scherer often decorate inner rooms. Eastwards, you can see the Cathedral of Immacolata and, half way, the Church of Rosario, with its baroque façade, where since 1875 there is the big public clock of the town.

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Cattedrale

B. V. ImmacolataPiazza Duomo

La chiesa dedicata all’Immacolata Con-cezione è il duomo di Bosa, concattedrale della diocesi di Alghe-ro-Bosa. Le sue origini risalgono al XII secolo, ma l’edificio subì di-versi rimaneggiamenti nel corso del tempo, particolarmente nel XV secolo. L’edificio at-tuale, frutto dei restau-ri effettuati a partire dal 1803 dall’architetto bosano Salvatore Are e il capomastro sas-sarese Ramelli, venne consacrato nel 1809. L’apparato decorativo venne completato nel corso del XIX secolo. Il tempio è caratterizza-

to esternamente da due cupole, coperte di maioliche colorate, e dal tozzo campanile in trachite rossa, incompleto e recante scolpita la data 1683. La stessa roccia caratterizza anche altre parti dell’edificio, tra cui le decorazioni rococò della facciata e le lesene e cornici di gusto classico. L’interno è a navata unica, voltata a botte e suddivisa in campate da paraste e archi traver-si, con quattro cappelle per lato. La prima a destra è il cappel-lone del Sacro Cuore, molto sviluppato in lunghezza e organiz-zato come una piccola chiesa a sé, perpendicolare al duomo. L’arco di accesso al presbiterio è più stretto della navata e retto da due paraste. L’area presbiteriale, molto profonda, coperta da cupola ottagonale (progettata ai primi dell’Ottocento dall’archi-tetto Domenico Franco) e conclusa da un’abside semicircolare, è rialzata e separata dalla navata da una balaustra marmorea. Si accede al presbiterio tramite una gradinata centrale con alla base due leoni marmorei e due laterali. In marmo è anche l’alta-re maggiore seicentesco, coronato dalle statue dell’Immacolata e dei santi Emilio e Priamo, patroni di Bosa. Dietro l’altare sono disposti gli stalli intagliati del pregevole coro ligneo. Sull’ingres-so principale di contro al presbiterio, domina l’alta tribuna, che occupa tutta la larghezza della grande navata circa 11.50 metri, dove troneggia l’organo contenuto in una grandiosa cassa. Le pitture che decorano le pareti della cattedrale furono realizzate dall’artista parmense Emilio Scherer tra il 1877 e il 1878.

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B. V. Immacolata Cathedral The Bosa Cathedral is consecrated to Immaculate Conception and it’s one of the most important churches in Sardinia. It dates back to twelfth century

and it was modified during the fifteenth century. Lately, the church was restored from 1803 to 1809 by the Sardinian ar-chitects Are and Ramelli. The temple is characterized externally by two beautiful domes, covered with colored tiles, and a bell tower in red trachyte, incomplete, that dates back to 1683. The same ma-terial also characterizes other parts of the church, including the rococo decorations of the façade and the more classical pilasters and cornices. The interior has a single nave, with a barrel vault, and four side chapels. The first one on the right is the Chapel of the Sacred Heart, that is organized as a small church in itself, perpendicular to the cathedral. The entrance arch is narrower than the nave and supported by two pilas-ters. The presbytery area is covered by an octagonal dome (designed by the architect Domenico Franco in the first part of the nineteenth century) that ends in a semicircular apse, and it’s separated from the nave by a marble balustrade. You enter the sanctuary through a central terrace with two mag-nificent marble lions. In marble is also the altar of the seven-teenth century, crowned by statues of the Immaculate and of saints Emilio and Priamo, patrons of Bosa. Behind the altar are placed the fine wooden choir stalls. In front of the altar, a wide grandstand occupies the entire width of the nave, about 11,50 meters, where a great organ is con-tained in a grand cash. The paintings that decorate the walls of the cathedral were made by the artist Emilio Scherer be-tween 1877 and 1878.

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Cattedrale

I dipintiPiazza Duomo

Le pitture della chiesa sono quasi tutte ope-ra di Emilio Scherer, pittore parmense che operò tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Sicuramen-te le pitture più inte-ressanti stanno nella grande cupola e nel Presbiterio. Il dipin-to della cupola, che rappresenta la gloria del Paradiso, è un’o-pera di rara espres-sività e dinamismo. Sui quattro pennoni del presbiterio sono dipinti gli evangelisti: S. Matteo che con-versa con l’Angelo; S. Marco con il leone; S. Luca, sul cui sfon-

do giace il bue alato, tiene in mano la tavolozza, i pennelli e i colori e mostra in quadro la Madonna; dal pennone in cui è raffigurato S. Giovanni l’aquila spicca il volo quasi a ghermire il leone di S. Marco. Nel vano di 7 metri interposto tra i pennoni, entro cornici in stile barocco, sono collocati i due dipinti late-rali del presbiterio, di grande bellezza e varietà. Sul lato destro è rappresentata l’Annunciazione della Vergine, interessante per la calda luce che investe Maria e l’Angelo. Di fronte sopra il Soglio Vescovile, è raffigurata la visitazione della Madre di Gesù fra le donne, la quale si presenta a S. Elisabetta che la accoglie con le braccia aperte, mentre sulla soglia Giusep-pe e Gioacchino si danno un abbraccio ospitale. Nel catino dell’abside è raffigurata in visione stereoscopica una veduta di Bosa che si specchia nelle acque del Temo. Da un lato si trova il vecchio S. Emilio col dorato piviale, dall’altro S. Priamo con le armi, che chino in ginocchio, par invochi la Vergine in difesa dei fedeli. Sopra i santi patroni, in un aereo gruppo tra angeli che cantano e suonano appare dolcissima e piena di grazia la Madonna Immacolata sopra una corona di nuvole.

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Cathedral, the paintings Almost all paintings of this church belong to Emilio Scherer, a Parmesan painter who worked in the late nineteenth and early twentieth century. Surely, the

most interesting paintings are in the great dome and in its presbytery. The painting of the dome, representing the glory of Paradise, is a work of rare expressiveness and dynamism. The four paintings in the presbytery represent the Evangelists: St. Matthew talking to the Angel, St. Mark with the lion; St. Luke, whose background lies a winged ox, holding his pal-ette, brushes and colors, pointing at the picture of the Madonna; from the yard which depicts St. John, the eagle soars to almost snatch the lion of St. Mark.In the space of seven meters among the yards, within frames in baroque style, are located the two paintings of its chancel, of a great beauty and variety. On the right side is represented the Annunciation of the Virgin, interesting for the warm light that surrounds Mary and the Angel. In the face above the Bishop’s Throne, depicts the Visitation of the Mother of Jesus among women introduces herself to St. Elizabeth, who welcomes her with her open arms, while on the threshold, Joseph and Joachim are in a tender embrace. In the apse is represented a stereoscopic view of Bosa, which is mirrored in the waters of Temo river. On one side is the old St. Emilio with his gold cope, the other St. Priam with his arms who, bowed on his knees, invokes the Virgin in defense of Faithful. Above the saints, in a group of angels singing and playing, the sweet, graceful Immaculate Virgin appears in a crown of clouds.

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Chiesa del

RosarioCorso Vittorio Emanuele

Intitolata a N.S. del Santissimo Rosario, la chiesa è situata nel Corso Vittorio Emanuele. L’edifi-cio datato al XIX secolo, proba-bilmente si erge su un impianto precedente, che solo attente indagini potrebbero riportare alla luce. Il modello di riferimento seguito per l’edificazione della facciata è palesemente quello barocco della locale chiesa del Carmelo, ravvisabile nella ri-partizione in due ordini, qui più slanciato, di cui quello inferiore è caratterizzato da una compat-

ta superficie in trachite rossa interrotta al centro dall’elegante portale d’ingresso fiancheggiato da leggere paraste e sormon-tato da un timpano spezzato che racchiude l’immagine della Madonna. L’ordine superiore presenta invece una superficie intonacata scandita in tre specchi da quattro lesene. In quello mediano è collocato dal 1875 il grande orologio pubblico della città, bifacciale e dotato di moderne tecnologie; il tutto è co-ronato da un frontespizio, con alternante linee concave e con-vesse, sormontato da una slanciata struttura campanaria. Alla ricchezza della decorazione esterna corrisponde un sobrio in-terno, articolato in un piccolo vano rettangolare fiancheggiata da nicchie in semplice stucco. Sottoposta a recente restauro è possibile ammirarla nella nuova veste artistica.

Rosary ChurchDedicated to Our Lady of the Rosary, the church is located in Corso Vittorio Emanuele. The building dates back to the nineteenth century, and it proba-

bly stands on the foundations of a previous, more ancient church. The model for the baroque façade is clearly the local Church of Carmelo, but here divided into two more slender orders, the lower of which is characterized by a compact sur-face in trachyte, with an elegant portal with pilasters in the center, and surmounted by a light tympanum that contains the image of the Virgin. The upper order has a surface divided into three plastered mirrors, with four pilasters. Since 1875, here is located the big public clock of the city, with two sides and modern technologies. The church is crowned by a pedi-ment, with alternating concave and convex structures, with a slender bell on the top. The rich outside decorations are more simple inside the church, that is divided into a small rectangu-lar room lined with niches in plain plaster. Now, after its recent renovation, you can admire its new, beautiful look.

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La Pinacoteca Civica dedicata ad Antonio Atza, uno dei più grandi protagonisti dell’arte vi-siva sarda della seconda metà del Novecento, è situata nel Corso Vittorio Emanuele, di fronte al Museo Casa Deriu. Antonio Atza, nativo di Baula-du, fu legatissimo alla città di Bosa di cui era profondamente innamorato, dove visse la sua infanzia, adolescenza e giovinezza fino all’età di ventinove anni. Nel 2001, all’età di 76 anni, fece dono al Comune di Bosa delle sue opere attraverso le quali è possibile ripercorrere tutto il suo cammino artistico, dalle primissime opere realiste a quelle astrat-te e materiche come le Sabbie e i Blues, dalle “gabbie” di fili di plastica fino ai paesaggi surrealisti più recenti. Una sala a parte, chiamata Sala dell’affezione, è invece dedicata alle opere di vari artisti che costituivano la sua collezione privata. È possibile così ammirare le opere di Stanis Dessy, Giovanni Thermes, Giovan-ni Pisano, Scanavino, Corriga, M. Manca e altri. Bellissimo tra questi il ciclo I segni dello Zodiaco, ognuno dei quali porta firme importanti: oltre allo stesso Atza, quelle di Luca Crippa, Silvano Cirardello, Ada Zanon, Massimo Radicioni, Ernesto Treccani, Renzo Sommaruga, Markus Vallazza, Eugenio Tomiolo, Lodo-vico Mosconi, Renzo Margonari, Abacuc.

Antonio Atza GalleryThis picture gallery is dedicated to Antonio Atza, one of the greatest exponents of Sardinian visual art during the second half of the twentieth century. The gallery is

located in Corso Vittorio Emanuele, in front of the Museo Casa Deriu. Antonio Atza, a native of Bauladu, a little town in the cent-er of the island, was devoted to the town of Bosa, where he spent his childhood, adolescence and youth, up to the age of 29. In 2001, aged 76, he donated to the town some of his works, that show all aspects of his artistic experiences, from early realist works to the more abstract and material ones, such as Sands and the Blues, and from the cages of plastic threads to the most recent surrealist landscapes. A separate room, called the Hall of affection, is dedicated to the works of several artists of his private collection. Here, you can admire some beautiful pictures of Stanis Dessy, John Thermes, John Pisano, Scanavino, Corriga, M. Manca and many others. Among these works there is the beautiful cycle of The signs of the Zodiac, created by important modern artists, such as Luca Crippa, Silvano Cirardello, Ada Zanon, Massimo Radicioni, Ernesto Treccani, Renzo Sommaruga, Markus Vallazza, Eugenio Tomiolo, Ludovico Mosconi Renzo Margonari and Abacuc.

Pinacoteca

Antonio AtzaCorso Vittorio Emanuele

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Museo

Casa DeriuCorso Vittorio Emanuele, 59

Il palazzo Uras-Chelo, noto come Casa Deriu dal nome degli ultimi proprietari, è ubicato nel Corso Vittorio Emanuele, il sa-lotto buono della città di Bosa, luogo storicamente deputato al commercio e al passeggio, e per molto tempo dimora della borghesia locale. L’edificio, come attesta la data incisa ac-canto al portone d’ingresso, subì un consistente restauro nel 1838. Nell’occasione furono incorporate abitazioni più picco-le come si deduce dai dislivelli presenti tra le varie stanze del primo e del terzo piano. Il piano centrale, piano nobile, appare invece livellato nei solai, abbellito da decorazioni e ornamenti rappresentativi dello status economico-sociale dei proprieta-ri. Originariamente proprietà della famiglia Uras, appartenente alla piccola nobiltà rurale cittadina, il palazzo passò per via femminile, alla fine dell’Ottocento, al Cav. Zedda Athene, e infine, ancora per via femminile ai Deriu, ultimi proprietari da cui la casa-museo prende il nome. L’ingresso è abbellito dalla presenza di tre archi in trachite secondo la tipologia diffusa nelle abitazioni bosane: il primo, a sinistra per chi entra, costi-tuiva l’accesso ai magazzini e alle dispense; quello centrale, più piccolo rispetto agli altri, era una sottolineatura del vano scala; l’ultimo introduceva alle scale, anch’esse di trachite. La pianta dei piani di abitazione è la stessa per tutti: due camere di dimensioni maggiori che si affacciano sul corso, altre due stanze interne senza finestre, adibite a disimpegno o servi-zio, e due che si affacciano sulla piazza Modoleddu a nord. Attualmente l’edificio ospita esposizioni temporanee d’arte e di artigianato e all’ultimo piano la collezione permanente di Melkiorre Melis, artista bosano del novecento.

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Casa Deriu MuseumThe palace Chelo-Uras, known as Casa Deriu, the name of the last owners, is located in Corso Vittorio Emanuele, the elegant salotto of Bosa, a place his-

torically devoted to trade and walking and, for a long time, home of the local bourgeoisie. The building, as you can see on the date engraved next to the entrance door, had a sig-nificant renovation in 1838. On the occasion, smaller dwell-ings were englobed, as deduced from the gradients that exist between the various rooms of the first and third floor. The middle floor, the piano nobile,, appears leveled in the floors, adorned with decorations and ornaments representing the socio-economic status of the owners. Originally, it was owned by the family Uras, who belonged to the small rural town no-bility. Later, the building passed to Zedda Athene at the end of the nineteenth century and finally to Deriu, the last owners. The entrance is adorned by three arches in trachyte, a mate-rial very common in Bosa: the first entrance on the left was the entrance to the warehouses and storerooms, the central one, smaller than the others, was an entrance to the stairwell, the last one introduced to the stairs, also in trachyte. The plan of the house is the same for every floor: two larger rooms overlook the Corso, two other internal rooms are without win-dows, used as disengagement or service, and two rooms overlooking the square Modoleddu in the north. The building currently gets temporary exhibitions of art and craft. On the top floor you can see the permanent collection of Melkiorre Melis, a local artist of the twentieth century.

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Il terzo piano del museo Casa Deriu ospita l’e-sposizione permanente dedicata all’artista bo-sano Melkiorre Melis, donata dagli eredi al Comune di Bosa nel 1989. Melkiorre Melis fu uno dei più impor-tanti esponenti dell’arte

e della comunicazione, in ambito nazionale, del periodo fasci-sta. Attraverso questa collezione si ha una conoscenza della produzione del più importante ed eclettico pittore bosano, che comprende, oltre ai quadri, anche manufatti di varia ispirazione. Sono numerose le opere esposte, in quanto l’artista si è dedica-to anche alla creazione di mobili, oggetti e ceramiche. La visita alla pinacoteca consente di ammirare i grandi lavori compresi gli studi per ceramiche a muro e le realizzazioni artistiche risalenti agli anni 1934-1941 in cui egli diresse a Tripoli la Scuola Artigiana di Ceramica Libica, che rappresentò il centro culturale dell’Italia nella colonia. La pinacoteca conserva anche fotografie, let-tere e copertine di giornali di cui curò l’aspetto artistico. Si possono apprezzare anche alcune delle sue realizzazioni gra-fiche, come i poster per i concorsi ippici di Roma e Chilivani e le Proposte per l’artigianato sardo. Negli ultimi anni della sua vita l’artista si dedicò esclusivamente alla pittura e nelle sale sono esposti alcuni quadri che rappresentano la Sardegna e la Bosa della sua infanzia.

Melkiorre Melis GalleryThe third floor of the Museo Casa Deriu houses the permanent exhibition of local artist Melkiorre Melis, do-nated by his heirs to the town of Bosa in 1989.

Melkiorre Melis was one of the most important Italian exponents of art and communication during the fascist period. Through his collection we have a survey of the production of the most impor-tant and eclectic artist of Bosa, which includes, in addition to paintings, a lot of original works. Visiting the gallery, you can ad-mire his great works, including studies for ceramic walls and other artistic works that date back to the years from 1934 to 1941, when he went to Tripoli to supervise the Libyan Artisan School of Ceramics, which was considered the Italian cultural center in the colony. The gallery also contains photos, letters and covers of magazines that he made. Here, you can appreciate some of his graphic works, such as posters for the equestrian competitions in Rome and Sardinia, and ideas for handicraft. In the last years of his life, he dedicated himself exclusively to paint-ing, and some paintings are exhibited in rooms that represent Bosa and the Sardinia of his childhood.

Pinacoteca

Melkiorre MelisCorso Vittorio Emanuele, 59

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Ubicata nell’omonima via, la chiesa risale al 1580. L’interno si presenta con una navata rettan-golare absidata con cinque cap-pelle tre sul lato destro rispetto all’ingresso e due su quello sini-stro. La volta a botte dell’aula è sorretta da semplici sottarchi impostati su pilastri con capitelli in stucco. L’illuminazione interna è assicurata da una serie di am-pie finestre che si aprono sul muro sopraelevato della navata, al di sopra della trabeazione e nel presbiterio. Quest’ultimo nel raccordo della copertura a cupola, rivela soluzioni tecniche che confermerebbero una ristrutturazione dell’edificio di matrice ba-rocca alla fine del XVII secolo. Ciò si deduce anche dalla facciata, caratterizzata dal bel portale, con timpano curvilineo aggettante, sormontato da una finestra rettangolare. L’apparato decorativo della chiesa è stato eseguito alla fine del XIX secolo ad opera di Emilio Scherer. Nella cupola è rappresentata innalzata da angeli e putti verso la colomba dello Spirito Santo; mentre nell’interno dell’abside sono dipinte la Veronica a destra e S.Elena a sinistra; nel catino è raffigurata la resurrezione di Cristo. Di grande sugge-stione sono le statue raffiguranti Gesù nell’orto, la flagellazione, la coronazione di spine, il Cristo portacroce e la Madonna Addo-lorata, che in occasione dei riti della Settimana Santa vengono portate in processione.

Santa Croce ChurchSituated in the street that takes its name, the church traced back to 1580. Inside shows an apse rectan-gular nave with five chapels: three of these on the

right side of the entrance and two on the left side. Barrel vault of the room is supported by simple soffits leaning on piles with stucco capitals. Internal lighting is provided by a series of large windows on the nave wall, above the trabeation and the presbytery. Where the presbytery is connected to the dome, it shows technical solutions that back up to have been ba-roque renovations of the building at the end of the XVII cen-tury. You can notice it by looking the front, characterized by the fine portal with a curvilinear prominent tympanum, sur-mounted by a rectangular window. The decorative setting of the church was realized at the end of the XIX century, by Emilio Scherer. The dome represents the, holded by the An-gels and little angels toward the Holy Spirit Dove; moreover in the internal part of the apse are painted two figures, Veronica on the right and St. Elena on the left; in the basin is shown Christ Resurrection. Very charming are the statues represent-ing Jesus in the Garden, the Flagellation, the Crown of Thorns, the Christ carrying the Cross and Our Lady of Sorrows, all carried in procession on the occasion of the Holy Week.

Chiesa di

Santa CroceVia Santa Croce

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La Piazza Costitu-zione, chiamata ini-zialmente della Mad-dalena e, in seguito, Piazza Umberto I, dal nome del re savoiar-do, è circondata da belle abitazioni come il Palazzo con porti-cato dei Delitala. Fu costruita nel 1877 nel luogo dove un tem-po sorgeva la chie-sa della Maddalena, abbattuta nel 1872 per seguire il proget-to di riassetto urba-

no dell’ingegner Cadolini (Piano d’ornato) che prevedeva la risistemazione del Corso Vittorio Emanule. La Piazza venne edificata in occasione della costruzione del primo acquedotto pubblico di Bosa. Tra il 1881 e il 1882 venne edificato il fon-tanone con base in trachite rossa a tre livelli su cui si erige la fontana marmorea a quattro alzate con, nella sommità, un mazzo di rose con foro centrale per lo zampillo dell’acqua.

Costituzione Square or Fontana SquareThe Constitution Square, originally called Piazza della Maddalena, and later Piazza Umberto I, the Savoy king, is surrounded by several beautiful resi-

dences, like the palace with colonnade of Delitala. It was built in 1877 on the place where once stood the church of the Maddalena, that wasdemolished in 1872 to comply with town planning scheme of engineer Cadolini, in order to provide for the redevelopment of Corso Vittorio Emanuele. The square was built during the construction of the first pub-lic aqueduct of Bosa. The fountain was built between 1881 and 1882: it has a tra-chytic base on three levels, on which stands the marble foun-tain with four risers and, on the top, a bouquet of roses with a central hole for the jets of the fountain.

Piazza

Costituzione o Piazza Fontana

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Il canto a tragiuCanto a più voci di tradizione orale di BosaLaboratorio via Santa Croce

A Bosa, come in altre poche comunità della Sardegna, si è tramandato oralmente un modo di cantare a più voci denomi-nato cantu a tragiu. Non esiste documentazione scientifica in proposito, per cui non è possibile stabilire la data certa della sua origine. La storia della musica religiosa e dell’istituzione confraternale post tridentina lo fa risalire al XVI secolo, dopo il concilio di Trento, quando tramite i monaci francescani, ge-suiti ed altri, fu importata la pratica del falsobordone (semplice armonizzazione a tre o quattro voci di una data linea di canto, molto breve, corrispondente di solito a un versetto di un sal-mo). Non si esclude comunque che tale pratica si sia innestata su un preesistente modo di fare coralità (Macchiarella 2012). Il canto a tragiu è una pratica polifonica basata su quattro voci maschili: bassu (la voce più grave), contra, tenore e cuntraltu. Normalmente ciascuna parte è affidata ad un solista ma, du-rante i riti della Settimana Santa, è uso cantare con più persone per parte. Il canto viene introdotto da una intonazione de su bassu o de su tenore, sa pesada, alla quale segue l’ingresso in sequenza delle altre voci, che dichiarano il primo accordo al quale segue una successione di altri accordi con un movimen-to delle parti, costantemente per moto parallelo. I canti si strut-turano su tracciati memorizzati dai cantori che ri-costruiscono il canto ad ogni esecuzione. Nel cantare a tragiu si stratifica una molteplicità di significati, dal piacere di cantare/stare insieme, al ribadire l’appartenenza ad una comunità, alla sua storia, al sentirsi portatori di una “tradizione” (Milleddu 2011). Il reper-torio tramandato è composto in gran parte da canti profani: Istudiantina, Massaggina, Vocione, Ottava trista, Bosa resusci-tada, Gibildrì gibildrò, Una muraglia rutta, Tittia. Il canto sacro presenta i due importanti canti processionali della Settimana Santa, Miserere e Stabat Mater, Christos e il Deus ti salvet Maria.I mutamenti socio-economici del secondo dopoguerra, il processo di globalizzazione e l’avvento di molte altre musiche ha relegato in secondo piano il canto di tradizione corale e, no-nostante i cantori siano ancora abbastanza numerosi, se non si creano le occasioni per tenerlo vivo e tramandarlo, si corre il rischio di perdere un importante bene culturale immateriale della nostra cittadina. Il problema è da anni al centro dell’attenzione delle Associa-zioni Culturali Su tragiu osincu e soprattutto il Coro di Bosa che partecipando nel corso dell’anno a manifestazioni civili e religiose tengono vivo il valore della tradizione. La loro sede è aperta a cantori appassionati, studiosi e cultori ma anche a giovani desiderosi di apprendere e a turisti curiosi di conoscere una fra le tante ricchezze della città di Bosa. Lo scopo è quel-lo di ri-creare contesti nuovi, ripristinare la funzione del canto come momento di aggregazione e dialogo con la comunità per trasmetterlo e tramandarlo nel tempo e facendolo apprezzare come bene culturale da salvaguardare e proteggere.

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La Società Operaia fu costituita a Bosa il 7 aprile 1867, per interessamento del Cav. Gavino Nino, massone, ex deputato, consigliere comunale della città e direttore del Regio Ginnasio. I dodici soci fondatori disponevano di uno statuto provvisorio che venne definitivamente approvato dalla Assemblea Gene-rale e stampato a Genova in 400 copie nel 1868. Nata con lo scopo di fornire sostegno ai soci disoccupati o malati, alle vedove e agli orfani, garantiva un sussidio di vecchiaia ed ero-gava mutui in caso di bisogno. A partire dal 1882 si occupò anche di istruzione, il maestro Manca prestò la sua opera gratis per un intero anno, mentre nel 1903 la società si fece portavo-ce per la costituzione della scuola dell’agricoltura, così come aveva disposto con atti testamentari il Cav. Giovanni Antonio Pischedda socio ed ex Sindaco della città.Attualmente i soci sono 165 e la sua funzione sociale e culturale non si è esaurita. Interessante dal punto di vista storico e artisti-co il suo patrimonio: la sede della società dispone di un archivio dove vengono custoditi tutti i documenti storici, una bellissima cassaforte del XIX secolo con evidenti simboli massonici, una campana da tavolo con la raffigurazione delle guerre mondiali, ma l’attrazione culturale maggiore è costituita dalle opere del pittore parmense Emilio Scherer fatto arrivare a Bosa dall’allora vescovo Cano. Otto dipinti incorniciano le pareti della sala, di cui due di grandi dimensioni, rappresentanti rispettivamente il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena datato 1896, e Roma capitale d’Italia; il ritratto di Giuseppe Garibaldi e del primo pre-sidente della società nonché 4 putti che identificano la pace, la giustizia, l’istruzione e il lavoro (1889) che sono sempre stati i principi fondanti della S.O.M.S.

Sede

Società OperaiaVia Efisio Cugia, 10

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Headquarters Società Operaia The Company was established in Bosa in April 1867, according to the interests of the noble Gavino Nino, a Freemason, a former deputy, and city coun-

cilor and director of the Regio Ginnasio, the Royal Academy. The twelve founders possessed a provisional statute that was finally approved by the General Assembly in 1868 and printed in 400 copies in Genoa. The Company was founded with the aim of providing support to unemployed or sick members and to widows and orphans: it guaranteed a benefit in case of need. Since 1882, the Company was also engaged in educa-tion: noble Manca lent his work for free for an entire year, and in 1903 the Company pressed for the establishment of the first local school of agriculture, according to the will of noble Giovanni Antonio Pischedda, member and former mayor of the city. Currently, the Company has 165 members and its social and cultural function has not been exhausted. The building is interesting from a historical point of view: the head-quarters of the Company has a store where it keeps all its historical documents, such as a great safe of the nineteenth century with Masonic symbols and a bell with the representa-tion of the two World Wars. The greatest cultural attractions are the works of the painter Emilio Parma Scherer, given by Cano, the former Bishop of Bosa. Eight paintings adorn the walls of the hall: two large ones, representing the King Vittorio Emanuele III and Queen Elena, dated 1896; Rome the capital of Italy; the portrait of Giuseppe Garibaldi; the first President of the company; four cherubs identifying peace, justice, edu-cation and work (dated 1889) that have always been the founding principles of the Company.

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Tra i tesori della città di Bosa spiccano le opere di Emilio Scherer presso la Società Operaia co-stituita nel 1867 per cui l’artista realizzò nel 1897 due grandi tele: L’Allego-ria dell’Italia Unita e il Ri-tratto di Vittorio Emanue-le II con la Regina. Emilio Scherer nacque a Parma nel 1845 e morì a Bosa nel 1924. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, trascorse un periodo di formazio-ne a Napoli. Arrivò in Sardegna tra il 1873 e il 1875 e ottene a Cuglieri l’incarico di realizzare dei quadri per la Basilica. Nel 1876 dipinse le tempere murali, commissionategli

dal vescovo Eugenio Cano, della chiesa di S. Croce e della Cattedrale di Bosa nella quale la parte più notevole è la deco-razione della conca del catino absidale, in cui è rappresentata la classica veduta di Bosa coi Santi patroni Emilio e Priamo. Tra il 1789 e il 1887, soggiornò a Tunisi per lunghi periodi e al suo ritorno a Bosa gli vennero affidate varie opere per la Basi-lica di Cuglieri, per la chiesa di Tresnuraghes, per la chiesa di Bosa Marina, quella di Sant’Antonio Abate e completò le de-corazioni della Cattedrale di Bosa. Grazie alla sua permanen-za in Africa e ai suoi lavori, l’artista iniziò a godere di grande considerazione presso la popolazione bosana che gli affidò la decorazione di numerosi palazzi del centro storico come il palazzo Sechi nel 1904. Il soggetto trattato è spesso la stessa Bosa, con i suoi scorci pittoreschi e i suoi monumenti, ma anche varie città dell’Italia e dell’Europa e personaggi storici come Garibaldi e Mazzini. In età più avanzata iniziò anche una carriera di ritrattista per numerosi notabili bosani. Alla Società Operaia sono anche conservate quattro tempere su cartone raffiguranti dei puttini alati che reggono i simboli del lavoro, della giustizia, della pace e dell’istruzione.

Emilio Scherer

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Emilio SchererBetween the art treasures of Bosa stand out Emilio Scherer’s paintings, located at the Working Association site, Società operaia, set up in 1867 and

for which the author painted two big canvas: The Allegory of United Italy and The portrait of Vittorio Emanuele II and the Queen. Emilio Scherer was born in Parma in 1845 and he died in Bosa in 1924.After his studies at the Academy of Art, he experienced a training in Naples for a lapse. He arrived in Sardinia between 1873 and 1875 and was asked to paint some pictures for the Basilica of Cuglieri. In 1876 painted wall temperas, commis-sioned from Eugenio Cano, the bishop of Santa Croce Church and the Cathedral of Bosa, where the most remarkable part is the decoration of the apsel basin.It shows the classical view of Bosa and the patron saints Emilio and Priamo.Between 1879 and 1887 lived in Tunis and, when he came back to Bosa, several works were commissionated to him, like the Basilica of Cuglieri, the Church of Tresnuraghes, other paintings for the Church situated in Bosa Marina and for the Curch of Sant’Antonio Abate; moreover, he completed the Cathedral decorations. Thanks to his stay in Africa and to his paintings, Scherer gained people’s respect, and the citizens entrusted him the task of decorating several buildings in the old town centre, like the house of Sechi family, Casa Sechi, that he painted in 1904. The core subject is essentially the town of Bosa, with its picturesque landscapes and its monu-ments, but he also depicted others European or Italian cities and several historical figures, like Garibaldi and Mazzini. In advanced age he worked as a portraitist too, for many well-known citizens. In the Working association site there are four temperas painted on carton, portraying some little angels holding in their hands the symbols of the work, of the justice, of the peace and the symbol of the education.

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Nel 1606 i Carmelitani che giunsero a Bosa nella seconda metà del secolo XVI, ottennero dal Vescovo Manca il trasferimento dalla chiesa di S. Antonio a quella di S. Maria del Soccorso che a sua volta nella seconda metà del Settecento fu demolita perchè bi-sognosa di grandi re-stauri, per costruirne una nuova più grande e dedicarla alla Ma-donna del Carmelo. L’edificio fu compiuto nel 1779, come atte-sta una lastra murata sopra il portale del pro-spetto, ma fu consa-

crato solo nel 1810. La movimentata facciata è ripartita da sei lesene piatte in trachite rossa che presentano curiosi capitelli che danno origine a cinque specchi. Le lesene sono interrot-te da una robusta trabeazione, ugualmente in trachite rossa, che divide il prospetto in due ordini. Il secondo ordine è diviso in tre specchi da tre lesene. Il portale centinato, sormontato dallo stemma del Carmelo è situato entro una cornice posta sotto un armonico cappello barocco. L’interno della chiesa appare semplice, un’unica navata con quattro cappelle per lato e tutte le volte a botte. Nel Presbiterio, separato da una ricca balaustra e sormontato da una cupola semisferica, do-mina un bellissimo altare rococò di marmi policromi, datato 1791. La sontuosità dell’altare contrasta con la semplicità dell’architettura dell’aula, così come il pulpito ligneo barocco decorato in oro zecchino e lo splendore delle ancone lignee delle cappelle di sinistra, tutte policrome e di fattura tardo-barocca. Una delle cose che colpisce per la sua finezza è sicuramente la bellissima bussola in stile barocchetto. L’orga-no posto sopra la tribuna presso la ringhiera in ferro battuto, è del 1780 e si può considerare tra i più interessanti organi antichi della Sardegna.

Chiesa del

CarmeloPiazza Carmine

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Carmelo ChurchIn 1606 the Carmelite Friars went to Bosa in the mid-sixteenth century got the relocation by the Bishop Manca, from Saint Antonio Church to Lady

of Perpetual Help Churh, demolished in the mid-eighteenth century because of in need of restorating, in order to build a newer and bigger one for the Virgin of Carmelite. The building was completed in 1779, as a wall slab shows, placed in the portal of the front, but it was consecrated not before 1810. The lively front is divided into six flat red trachyte pilasters, representing strange capitals originating five mirrors. The pi-lasters are interrupted by a strong red trachyte oak-beamed, that shares the view in two rows. The second row three pilas-ters separate three mirrors. The centring portal, surmounted by Carmelite badge, is inside a frame placed under a har-monic baroque heraldry. The interior part of the Church is simple, only one nave with four chapels per side, and all tun-nel vault.The presbytery, split up with a reach balustrade and sur-mounted by a semi-spherical dome, overlooks a wonderful rococo altar, made in polychrome marbles, traced back to 1791. The sumptuousness of the altar contrasts with the sim-plicity of the building style, as well as the baroque wooden pulpit decorated in fine gold and the glory of the wooden al-tarpieces of the left chapels, polychromes and from the old-age baroque output. One of the thing that stands out for its refinement is the amazing atrium in baroque style. The organ placed in the apse nearby the wrought iron rail traced back 1780 and it can be considered one of the most interesting ancient organ in Sardinia.

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Carmelitani, provenienti nell’Isola dal-la Catalogna nel 1509, giunsero a Bosa nel 1556 e si stabilirono pres-so il convento attiguo alla chiesa di S. Antonio del Ponte, per svolgere la loro attività di evangelizzazione da un lato e di assistenza dall’altro. Il luogo diventato malsano a causa delle nu-merose inondazioni del fiume Temo, fu abbandonato e nel 1606 si trasfe-rirono in altro sito vicino alla Chiesa di S. Maria del Soccorso, presso la Por-ta di San Giovanni e contemporane-amente iniziò sempre nelle vicinanze, la costruzione del nuovo monastero.

Nella seconda metà del settecento iniziarò anche l’edificazione di una nuova e più grande Chiesa per dedicarla alla Madonna del Carmelo. Una lastra murata, posta sopra il portale del prospetto, attesta che nel 1779 venne fondata la Chiesa del Carmine. A fine ottocento, in seguito ai provvedimenti inerenti la legislazione eversiva dell’asse ecclesiastico, l’attività dei padri Carmelitani in città si concluse, la Chiesa fu espropriata dallo Stato e assegna-ta al Fondo per il Culto. I locali del Convento furono invece dati al Comune, che vi istituì le aule scolastiche delle Elementari e del Ginnasio e poi divenne sede del Municipio cittadino fino a quan-do non si rese necessaria la chiusura per problemi strutturali e il successivo restauro.

Carmelite FriaryCarmelites, coming from Catalonia in 1509, arrived in Bosa in 1556 and settled in the Friary near the Saint Antony Church of the bridge, in order to perform both

their evangelization and assistance work. The place, became insalubrious because of the several Temo spates, was aban-doned and in 1606 moved to another site near Lady of Perpetual Help Church, nearby Porta San Giovanni and, at the same time, it began the building of the new Friary in the area. A newer and bigger church building also began in the second mid-eighteenth century, dedicated to the Virgin of the Carmelite. A wall slab, placed under the portal of the front, certifies that Carmelite Church (Chiesa del Carmine) was built in 1779. The work of Carmelite friars in the town finished at the end of the nineteenth-century, due to the measures about subversive ecclesiastical low; the Church was expropriated by the State and assigned to the House of God. The rooms of the Friary were given to the town hall who established the Primary School and the Grammar School, then became the site of the Town Hall, until its closing for structural damages and subsequent renovations.

Convento del

CarmeloPiazza Carmine

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La Biblioteca Co-munale, fondata nel 1857, conserva un patrimonio libra-rio di oltre 24.000 volumi, di cui 5.000 appartengono al fondo antico, in gran parte prove-niente dall’ex Convento dei Cappuccini, 29 sono i manoscritti del ‘500, ‘600, ‘700 e ‘800. La maggior parte delle edizioni, essenzialmente opere di diritto canonico, sono in latino, ita-liano e spagnolo, delle quali una è il Dictionarium latino del bergamasco Ambrogio Calepino del 1581 e un’altra è la tra-duzione in castigliano dall’italiano delle Costituzioni dei frati minori Cappuccini, stampata a Madrid nel 1644. Un patri-monio d’inestimabile valore, al punto che la Regione ha ac-colto la richiesta per inserire la nostra biblioteca nel Polo del Sistema Bibliotecario Nazionale. Dopo vari trasferimenti, atti a garantire la tutela e la conservazione dei testi, il patrimonio librario ha trovato ora, la giusta sistemazione nel primo piano dell’ex Convento dei Carmelitani. Nella stessa sede è situato l’Archivio Storico, con i suoi documenti che custodiscono la memoria storica della comunità. Anche il Centro di Documen-tazione delle sette Città Regie, di prossima apertura avrà la sua sede nel Convento.

Library and Historical ArchiveThe Council Library, built in 1857, stores a book her-itage of over 24.000 volumes, whose 5.000 are property of the Capuchin Friary, 29 are manuscripts

of the sixteenth, seventeenth, eighteenth and nineteenth cen-turies. Most of the editions, essentially about canonic low themes, are written in Latin, Italian and Spanish languages, one of these is the Latin Dictionarium of Ambrogio Calepino from Bergamo, written in 1581, and another edition is the Castilian translation of the Italian Costituzioni dei frati minori Cappuccini (Constitution of the minor Capuchin friars), printed in Madrid in 1644. A real preciousness heritage, insomuch as the Region approved the request of bringing it into the Nacional Library System. After several transferts to guard and preserve the books, the book heritage found a right place on the first floor in the ex Carmelite Friary. In the same site there is the Historic Archive, within its documents keeping community’s folk memory. The Centre of Documentation of the seven Kingdom Cities (Centro di Documentazione delle sette Città Regie), opening next, will have its site in the Carmelite Friary too.

Biblioteca e Archivio StoricoPresso Ex Convento del Carmelo

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Chiesa di San GiovanniVia G. Marconi, prosecuzione da Piazza del Carmine

La chiesa di San Giovanni attigua al cimitero monumentale, fu la prima parrocchia del nuovo insediamen-to della città di Bosa. Fu edificata per volere di due nobili, probabil-mente nel 1122 e fu anche l’ultima dimora di molti suoi abitanti. Infatti la pavimentazione, costituita da 62 lastre di calcare, corrispondono ad altrettante tombe. L’esame della struttura fa supporre che sia stata edificata in diversi momenti. La pri-ma semplice costruzione era costi-tuita da una navata centrale e forse

un presbiterio. Nel XIV secolo una mano poco esperta affrescò le pareti con figure andate poi parzialmente perdute. È visibile una scena sbiadita composta da due figure umane, di cui una in piedi con in mano uno scettro destinato all’altra figura in ginoc-chio; alla base uno stemma con simboli lenticolari. Dello stesso periodo è la facciata a capanna con un portale ad arco acuto modanato ed un coronamento ad archetti pensili ogivali. In un secondo momento fu ampliata, furono elevate cinque arcate poggianti su brevi pilastri con capitelli diseguali con un accenno di cappelle tra i contrafforti incassati nelle pareti laterali. Al XVIII secolo risale la costruzione dell’ultima campata del presbiterio rettangolare, sopraelevato rispetto alla navata e caratterizzato da una volta a botte spezzata e la sacristia.

San Giovanni Battista Church The Gothic Catalan style San Giovanni Battista Church, adjoining the Monumental Gravy, was the first parish of Bosa new settlement. It was built for want of two noble-

men, probably in 1122, and it housed lots of its inhabitants. The pavement is made up of sixty two limestones with the same num-bers of tombs. The structure analysis suggests that the Church was built in different times. The first simple building was com-posed by a nave and may be a presbytery. In XIV century, a very little skillful person frescoed the walls with figures which then par-tially disappeared. A faded scene, made up of two human figures one of them standing living a scepter to the other figure kneeling down; at its base there is a crest with lenticular symbols. To the same period belongs the gabled façade with a molded lancet portal and a ogival arches crowning. In a second period it was enlarged, five arcades rested upon short pillars with different cap-itals and a hint of chapels among side walls butresses. The rec-tangular presbytery last bay building dates back to the XVIII cen-tury, overbuilded upon the nave and characterized by a broken barrel vault and the vestry.

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Il museo etno-grafico situato in viale Repubbli-ca, nasce dalla passione del suo fondatore, Luigi Stara. Da oltre 40 anni ricerca, rac-coglie e restaura tutto ciò che rac-conta la vita e la gente del passato. Il materiale raccolto, oltre 4000 oggetti, è organizzato in 30 box e vetrine a tema, su una superficie di circa 300 metri quadri. La maggior parte delle sezioni parla di arti e mestieri e tra questi il più documentato è quello del contadino, ma c’è anche una ricca sezione dedicata alla casa e alla vita domestica. Ogni sezione si può leggere come un capitolo di un libro suggestivo, fascinoso e anche un po’ no-stalgico. Si tratta di utensili di uso domestico e strumenti di lavoro legati alla vita quotidiana degli abitanti di Bosa e della Planargia, risalenti all’Ottocento e al Novecento. Sono rap-presentati oggetti relativi alle attività agro-pastorali, marinare, artigianali, nonché arredi domestici e religiosi che illustrano i vari aspetti della cultura locale. Il museo Stara, ha raccolto un gran numero di oggetti destinati all’oblio e si è fatto carico di trasformarli in memoria, con lo scopo di consegnarla soprat-tutto ai giovani.

Stara ethnographic museumThe ethnographic museum grow out of the passion of its founder, Luigi Stara. After over 40 years re-searches, it collects and renovates all concerning

the lifestyle and the people of the past. All the collected mate-rial, more than 4000 objects, is organized in 30 boxes and windows, on theme, along a 300 sqare metres space. Most of the sections concern arts and crafts and, among these ones, the most grounded is the farmer; there is also a big sec-tion about the home and the home life. Each section can be read as a chapter of an evocative book, fascinating and a little nostalgic. They are home tools and work tools, related to daily life of Bosa and Planargia citizens, coming from the nine-teenth and twentieth centuries. There are objects related to shepherd activity, fishing, hand-craft activity and there are home and religious furniture, representing the local cultural style. Stara Museum collected several objects, otherwise for-gotten, working at making them memorable, above all with the aim of handing down to the young generation.

Museo etnografico StaraViale Repubblica, 10

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Il centro storico di Bosa ha mantenuto inalterato il suo aspetto nel corso dei secoli. Per tipologia edilizia si distinguono tre fasi di sviluppo, che hanno dato origine a tre quartieri con diffe-renti peculiarità architettoniche: il borgo medievale Sa Costa, parte antica che si fa risalire al XIII secolo, la città libera Corte Intro e l’insediamento ottocentesco Sa Piatta dove i cittadini amavano incontrarsi. In una tempera del 1600 la città ap-pare ormai completa e saldata al castello da una poderosa cinta muraria, che proteggeva l’abitato sino al fiume. Il borgo di Sa Costa è quella che, iniziando dal castello, si estende fino a via del Carmine. È costituito da quattro vie principali che seguono le curve altimetriche del colle e da più viottoli acciottolati, con scalinate in trachite che ne interrompono il percorso orizzontale.È delimitato da due lunghe scalinate chiamate S’Iscala Longa a ovest in prossimità di Piazza Carmine e S’Iscala e sa Rosa ad est a cui si accede da Piazza Episcopio. Gli edifici variopin-ti, presentano due affacci uno a monte e l’altro a valle e sono caratterizzati da un ambiente per piano, da portali in trachite rosa recanti spesso numerosi motivi simbolici e fregi.Nella parte bassa della città, quasi in “linea” con il fiume vi è l’area urbana definita Corte Intro, caratterizzata da slarghi a corte dove un tempo si praticava il commercio. Qui gli edifici sono più alti e alcuni continuano a mantenere un ambiente per piano, i portali sono in genere arcuati e il tetto è a capan-na. Vari vicoli conducono infine al Corso Vittorio Emanuele, luogo di grande vitalità.

Quartiere

Sa Costa

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Sa Costa DistrictThe historic centre of Bosa kept his features un-changed over the centuries. Depending on building trade you can discern three

developing phases, that originated three quarters with dif-ferent architectural features: the medieval suburb called Sa Costa, old part of the town dated back to XIII century; the free town called Corte Intro and the nineteenth century set-tlement Sa Piatta, where citizens used to meet. In a tempera of the seventeenth-century, the town looks finalized, linked to the castle by a mighty surrounding wall, that kept the built-up area safe. The suburb Sa Costa runs from the Castle to Via Carmine. Made up of four main streets, along the altimetric bends of the hill and the cobblestones tracks, crossed by tachyte staircases. The main path is delimited by two long staicases called S’iscala Longa on the west side, near Piazza Carmine, and S’Iscala e sa Rosa on the other side, accesible from Piazza Episcopio.The multicoloured buildings have two view point, one over-looks the hill and the other has the valley view, both are char-acterized by a room for each floor, with pink trachyte portals, carved into pattern and friezes. In the lower part of the town, almost aligned to the river, there is the suburb called Corte Intro, characterized by road widening, where trade took place once. Here, the buildings are quite tall and some of these still have a room per floor, the portals are generally arched and have the ceiling as a hut. Several tracks take to the Corso Vittorio Emanuele, place fully alive.

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Situato sul colle di Serravalle, è una delle fortificazioni medie-vali più conosciute dell’isola che subì, nel tempo, modifiche ed ampliamenti dettati da esigenze di difesa e protezione de-gli abitanti in caso di bisogno. L’impianto più antico è attribu-ito ai marchesi Malaspina, del ramo dello Spino Secco, origi-nari della Lunigiana, giunti nel XII secolo in Sardegna con una flotta per difendere le coste dalle incursioni arabe. La storia di Marcusa de Gunale, moglie di Costantino Giudice di Torres, originaria di Bosa Manna, e del figlio Gonario, nato nel 1110, parla del momento in cui la Bosa Vetus cominciò a coesistere con quella nuova sotto la protezione del castello.Sotto i Malaspina la nuova Bosa ebbe un’organizzazione si-gnorile di tipo pisano con un vero statuto o Breve. Alla fine del XIII secolo risalgono già i primi restauri e la rea-lizzazione di alcune torri di forma quadrangolare, tra le quali spicca il mastio costruito nei primi anni del trecento dall’Arch. Giovanni Capula, lo stesso che progettò le torri dell’Elefante e di San Pancrazio di Cagliari. Interamente in trachite color ocra, sulla parete esterna, rivolta a nord, presenta due stemmi araldici, uno dei quali ricondu-cibile agli Aragonesi. A ridosso del mastio sono visibili i rude-ri che componevano la zona abitativa, costituita da cantine, magazzini, cucine, stalle e ambienti residenziali e di servizio. Nei primi anni del XIV secolo il Castello venne ceduto in pe-gno e poi venduto al Giudicato di Arborea e diventò residenza giudicale, insieme a quella di Oristano.In epoca regia, fu affidato ad alcuni feudatari e lentamente abbandonato dagli spagnoli nel XVII secolo, allorché divenne dimora dei più indigenti. Nell’ottocento fu in parte smantellato della trachite, per costruire molte abitazioni cittadine. Dell’im-ponente complesso rimangono: la cinta muraria, le torri e i ruderi della zona abitativa.

Il Castello

Malaspina

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Malaspina CastlePlaced on Serravalle hill it is one of the best known medieval fortresses of the Island. It was modified and enlarged to let the inhabitants protect in case of

need. The most ancient part perhaps belongs to the Mar-quises Malaspina, of the Dried Thorn family, coming from Lunigiana, arrived in the XII century in Sardinia with fleet in order to defend coasts from arabian surprise attacks. The story of Marcusa de Gunale, wife of Costantino, Judge of Torres, coming from Bosa Manna, and of their son Gonario, born in 1110, tells about the time when Bosa Vetus started to coexist with the new one under the castle shelter. Under the Malaspina family control the new Bosa was managed by pisan signeurages with a real constitution or Breve. The first renovations works and the building of some squared towers date back to the end of the XIII century. Among them the mastio (a tall tower), built in the first years of the XIV century by the architect Giovanni Capula, shows up. He designed the Elephant and San Pancrazio towers in Cagliari.Totally by ochre trachyte, on the external north-facing wall, it has two coats of arm, one of them ascribable to the Aragons. Close to the mastio we can see the ruins of the housing unit composed of cellars, warehouses, kitchens, stables and the housing and the service areas.During the first years of the XIV century the castle was pledged and then sold to the Giudicato of Arborea and it became a judge residence, together with the Oristano one. During the royal time it was trusted to some feudatories and slowly abandoned from the Spanish in the XVII century, when it became house for the poorest people. In ‘800s trachyte was partially broken up to build a lot of urban houses. Today we can see the walls, the towers and the ruins of the housing area.

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Nel cortile del Castello, denominato piazza d’armi, sorge la chiesetta di Regnos Altos, la cui cronologia è tutt’oggi forte-mente discussa. L’edificio era in origine dedicato a Sant’Andrea e cambiò ti-tolazione nel 1847, anno in cui, tra i ruderi del castello, fu rin-venuta una piccola statuina lignea della Vergine chiamata de Sos Regnos Altos, con il duplice riferimento al luogo elevato del suo ritrovamento, il colle di Serravalle, e all’alto dei Cieli. L’attuale chiesa è il risultato di più fasi costruttive avvenute durante la signoria dei Malaspina, degli Arborea e di epoca spagnola. È costituita da un’aula rettangolare con abside semicircolare e due ingressi: uno in facciata e l’altro sul lato nord-est. Nel 1973, durante i lavori di restauro, furono rin-venuti degli affreschi rivelatisi di straordinaria importanza per iconografia e stile.Partendo in senso orario, in alto osserviamo: l’Adorazione dei Re Magi, l’Ultima Cena, alcuni dottori della Chiesa e i quat-tro Evangelisti. In basso: la Maddalena penitente e una teoria di Sante e Santi; nella parete di fronte all’abside, in alto: San Martino che dà il mantello al povero, in basso San Costantino e Sant’Elena, con gli strumenti della passione di Cristo, San Cristoforo, San Giorgio che uccide il drago, l’Arcangelo Mi-chele e la Donna Celeste; nella parete destra, in alto, alcuni frati francescani, e in basso la leggenda dei tre Vivi e dei tre Morti, unica rappresentazione dell’isola, e il Martirio di San Lo-renzo. L’opera, datata 1340-1345, fu commissionata da Gio-vanni d’Arborea, fratello di Mariano IV. Gli autori restano ano-nimi ma per i temi trattati è evidente l’influsso dei francescani.

Chiesa di

Regnos AltosPresso il Castello di Malaspina

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Regnos Altos ChurchThe little church of Regnos Altos is located in the courtyard of the Castle, called Piazza d’Armi, which chronology is still under discussion. The building

was originally named after Saint Andrea but in 1847 changed its title, when a small wooden statues of the Vergin of Regnos Altos (High Kingdom) was discovered between the castle ru-ins; that name refers both to the Serravalle hill and to the High Heaven. The current church became from several revision phases, occurred under Malaspina lordship, Arborea and Spanish lordship. It’s made up of a rectangular room with a semicircular apse and two entrances: one in the front and the other in the north-east part.In 1973, during restoration works, fresco paintings were discovered, considered very important for iconography and style. By observing the frescoes clockwise, you can see: The Magi Adoration, The Last Supper, some Church figures and the Four Evangelists. In the bottom: Penitent Maddalena, a Saint’ theory; on the wall in front of the apse, aloft: Saint Martin giving the mantle to the poor; in the low part Saint Constantine and Sain Helen with the tools of Christ’ Passion; Saint Cristopher, San George killing the dragon, Archangel Michael and Heavenly Women; on the right wall some Franciscan Friars in the up and the legend of three Living and Dead People in the lower part, the only representation of the island and, finally, Saint Lawrence Martyrdom. The painting, back from 1340-1345, was commissionated from Giovanni from Arborea, Mariano IV brother. The authors are still anoni-mous but it’s clear there’s a franciscan influence.

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Da una lettera indirizzata al Capitolo della Cattedrale da parte del Vescovo Manca de Cedrelles, sappiamo che i Frati piantarono la croce e posero la prima pietra del convento e della chiesa annessa di S. Maria degli Angeli l’8 dicembre 1608.I Cappuccini svolsero nel territorio la loro attività religiosa e so-ciale fino al 1867, cioè per oltre 250 anni, fino a quando furo-no costretti ad andar via perché il convento e la chiesa vennero espropriate dallo Stato. Tutto il complesso architettonico è stato restaurato e diverrà sede del costituendo Museo Archeologico di Bosa e della Planargia. Anche la chiesa ha subito modifiche alcune delle quali immotivate. La facciata della chiesa è divisa in due ordini da un timpano modanato. All’interno il tempio si presenta ad un’unica navata coperta a botte e sul lato destro si aprono tre cappelle coperte a crociera. Il presbiterio è stato rim-picciolito, rendendo più difficile le celebrazioni liturgiche, mentre il pavimento dell’aula è stato elevato all’altezza di quello delle cappelle, alterandone gli spazi non più conformi allo stile di una chiesa antica. Il piccolo presbiterio si prolunga in un ampio coro ad abside ed è illuminato da un finestrone di tipo rinascimentale. Il portone è classicheggiante come anche la cornice che corre lungo la navata e nel coro. Lo stile della chiesa è una fusione tra il gotico-catalano e il manierismo severo importato nell’Isola intorno all’ultimo quarto del XVI secolo. Un tempo situata nella nicchia dell’altare maggiore, si poteva ammirare, la statua di no-tevole pregio della Madonna degli Angeli con in braccio il Bam-bino Gesù che sostiene il globo con la croce infissa. In seguito ai lavori di restauro del 1982 essa fu trasferita nell’episcopio di Bosa mentre il battistero ligneo di notevole pregio si trova nella sala capitolare in cattedrale.

Chiesa

Santa Maria degli Angelie Complesso dei Cappuccini Via Garibaldi

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Santa Maria degli Angeli Churchand Capuchin complex

Thanks to the Bishop Manca de Cedrelles’ letter, addressed to the Cathedral Section, it’s possible now to know that the Friars dug the cross and they

also dug the first stone of the Friary and the near church of the Virgin of the Angels, on December 8th, 1608.The Capuchin friars developed their religious and social activ-ity up to 1867, during over 250 years, that is until they had to leave because of their Friary and Church were expropiriated by the State. The whole building complex was restructured and it will become the forthcoming site of the Archeological Museum of Bosa and Planargia. The Church too was reno-vated, many times without a real justification.The front of the Church is divided in two rows, by a molded tympanum. In the internal part the temple has one nave with tunnel vault and on the right side there are three chapels, with cross vault. The presbytery was reduced, making the liturgical celebrations more difficult; the floor of the room was raised up to the floor of the chapels, modifying the space insomuch as doesn’t look like a church ancient style. The small presbytery extends in a large apse chancel, brightened by a big win-dow in a Renaissance style. The main entrance is classical, as well as the frame that runs out the nave and the chan-cel. The style of the Church blends Catalan-Gothic and the strict Mannerism imported in Sardinia in the last quarter of the sixteenth-century. Once situated in the niche of the high altar, you could see the valuable statue of the Holy Vergin of the Angels taking the Christ Child in Her arms’ (Madonna degli Angeli con in braccio il Bambino Gesù), who keeps the world with the cross engraved. After renovating works in 1982, the statue was moved to the Bishop Palace of Bosa and the valuable wooden baptistery nowadays is in the Cathedral chapter house.

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Giungendo in città, a sinistra del ponte a tre arcate in trachite ros-sa, colpisce una lunga fila di strutture modulari che si specchia nelle acque del fiume Temo. Sono le antiche , una serie di edifici a fronte continuo che risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Pre-sentano tetto a doppio spiovente e grandi finestre. Le costruzioni furono realizzate a ridosso del fiume che garantiva l’approvvigio-namento di acqua salmastra, utile nella lavorazione delle pelli, ma anche sufficientemente lontane per evitare gli sgradevoli effluvi derivanti dai processi lavorativi. Sono un esempio di architettura proto-industriale, testimonianza di una tradizione antichissima e continuativa, che probabilmente affonda le sue radici nel neolitico. Alla semplicità dell’esterno corrispondeva l’organizzazione funzio-nale degli interni: due piani con soffitti in legno, collegati da scale e completati con macchine e arnesi per la lavorazione del pellame. Generalmente il piano superiore era riservato alle fasi di finitura di due particolari prodotti: la suola e la vacchetta - richiesti soprattut-to a Cagliari dai legatori di libri. L’attività conciaria a Bosa fu fiorente per tutto l’Ottocento, con sistemi di produzione all’avanguardia, con esportazioni non solo in Italia ma anche all’estero e particolar-mente in Francia. La tradizione risalirebbe almeno ai tempi dei Ro-mani (alcuni scavi risalenti a quell’epoca hanno riportato alla luce, in località , alcune vasche) e sarebbe perdurata fino alla metà del Novecento quando l’ultima conceria chiuse definitivamente i bat-tenti. Nel 1989 sono state dichiarate Monumento Nazionale con Decreto del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali. In occasione della prima edizione di a Bosa, l’Amministrazione comunale aprirà il Museo delle Conce, che è stato realizzato in una delle antiche Conce restaurata per questo scopo.

Le ConceQuartiere e MuseoVia delle Conce

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Le Conce, Disctrict and MuseumOnce you arrive in the town, on the left of the three-arches red trachyte bridge, the attention could be drawn to a long row of shaped building that are mir-

rored on the water of Temo river.They are the ancient Tanneries, Conce, a series of building traced back to the first mid-nineteenth century. They have a ridge roof and big windows. The tanneries were built close to the river, in order to lay in supplies of brackish water, use-ful during leather processing, but also far enough to avoiding bad smells resulting from work processing.The buildings are a typical example of the early-industrial architecture, mark of the ancient and long use, probably Neolithical. The simplicity of the external front corresponds to internal workable organization: two floors with wooden ceil-ing, linked by steps and provided with tools and machinery for leather processing. The first floor was generally designed to the finish work of two products: the sole and the cowhide, required from the bookbinders of Cagliari.The tanning activity prospered in Bosa during the whole nine-teenth century, with production systems on the cutting edge, exporting not only to Italy but also abroad, especially to France. The use traced back to Roman age (thanks to the dig that dis-closed some basins in S’Abba Druche site) and took place until the last years of the twentieth century, when the last tannery closed. In 1989 were declared National Monuments, with a Decree of the Minister of Cultural and Environmental Heritage. On the occasion of the first edition of Open Monuments in Bosa, the Local Administration will open the Tanneries Museum, just realized in one of these renovated tanneries.

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A circa due chilometri dal centro abitato, nella lussureggiante campagna bosana, venne edificata, nel sito della Bosa Vetus, la Cattedrale di San Pietro, uno degli esempi più significativi di architettura romanica in Sardegna. Il luogo di culto sorse sugli antichi ruderi del Municipium romano, come testimoniano le numerose lapidi con iscrizioni che, sino al XIX secolo, erano inserite nella vecchia pavimentazione della chiesa.L’attuale edificio ha forma basilicale con navata centrale, caratterizzata da una volta a capriate lignee e due navatelle laterali più strette, con volta a crociera. Il tempio è frutto di un lungo processo costruttivo svoltosi in tre fasi: al periodo 1062-1073 risale il corpo centrale di gusto romanico-lombar-do; nel XII secolo furono erette l’abside, la torre campanaria e le quattro campate verso sud-ovest. Alla fine del 1200 i monaci Cistercensi ampliarono l’edificio con le quattro cam-pate a nord-ovest e con l’attuale facciata, che tradisce uno stile gotico ma che mantiene vari aspetti dello stile romanico, visibili nel ciborio e negli archetti intrecciati che decorano la facciata.Singolare l’architrave in calcare (contrariamente al resto della facciata in trachite rossa), nel quale sono raffigurati partendo da sinistra: San Paolo, San Costantino, la Madonna con il Bambino e San Pietro. Allo scarico degli archi sono visibi-li, ormai consunti dal tempo, dei doccioni che rappresenta-no i motivi del tetramorfo. All’interno della chiesa, sul pilone dell’acquasantiera, vi è un’iscrizione in marmo che attesta la titolazione del tempio a San Pietro, voluta dal primo vescovo della diocesi di Bosa Costantino De Castra.

Chiesa di

San Pietro ExtramurosA circa due chilometri dal centro abitato

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San Pietro Extramuros ChurchAt about two kilometres far from the town, in the amazing countryside of Bosa, in Bosa Vetus, was built the temple dedicated to Saint Peter, one of the

most important example of Romanic achitecture in Sardinia. The temple rose on the ancient ruins of Romanic Municipium, as the several inscriptions on the headstones witness, head-stones that were part of the flooring of the Church until the twentieth century. The current church is in the shape of a ba-silica with a central nave, characterized by a truss wooden vault and two little lateral naves with cross vault.The temple is the result of a long building process, consisting of three phases: the romanic-longobardic central body traces back to the years 1062 - 1073; in the thirteenth century were added the apse, the tower and four spans at south-west. Later, during the thirteenth century, the Cistercian Monks en-larged the church by adding four spans at north-west and the current front, that has Gothic style even if kept romanic de-tails, like the small temple and the little stranded arches deco-rating the front. It is unique the architrave made of limestone (contrasting with the rest of the red trachyte front), where there are the following figures: Saint Paul, St. Constantine, The Vergin with the Christ Child, St. Peter. In the lower part of the arch it’s possible to see some worn gargoyles, represent-ing tetramorph shapes. In the internal part of the church, on the pilaster of the stoop, there is a marble inscription attesting the dedication of the temple to St. Peter, required from the first bishop of Bosa diocese, Costantino De Castra.

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La chiesa fu edificata nel 1686, in seguito al ritrova-mento, in riva al mare, del-la statua di una Madonna che fu portata nella chie-setta di San Paolo eremita che sorgeva sopra uno scoglio vicino alla foce del fiume Temo. L’allora Vescovo Sotgia pensò di dare dimora più degna alla Madonna venuta dal

mare e fece costruire un nuovo edificio dedicandolo a S. Ma-ria Stella Maris. La chiesa è formata da una navata centrale con sette cappelle laterali. Le linee architettoniche della nava-ta seguono le tendenze rinascimentali, mentre la cupola che sovrasta il presbiterio è in stile barocco così come l’altare.La grande statua policroma della Madonna ha movenze se-centesche, la parte anteriore di legno massiccio e la posterio-re in tela cerata, fa pensare alla polena di una nave. Alle pareti del presbiterio sono appese due grandi tele che raffigurano la Visita di S. Antonio Abate a S. Paolo eremita nel deserto e la Pesca miracolosa nel mar di Galilea opere di Emilio Scherer.

S. Maria Stella Maris ChurchThe Church was edified in 1686, after the finding, on the seashore, of a Madonna statue then brought to the little San Paolo hermit Church that rose up on a

rock near the river Temo mouth. The Bishop Sotgia thought to give the Madonna arrived from the sea a worthier place to stay and ordered to construct a new building dedicated to Saint Maria Stella Maris. The Church is composed of a nave with seven side-chapels. The nave architectural lines are Re-naissance style otherwise the dome upon the presbitery and the altar are baroque style. The big polychrome Madonna statue has VII century features. The front made of hardwood and the back made of oilcloth reminds us of a figurehead of a ship. Two large paintings representing the “Visit of Saint Anto-nio Abate to Saint Paul hermit in the desert” and the “Miracu-lous Draught of Fishes in Galilee Sea” from Emilio Scherer.

Chiesa di

S. Maria Stella Maris, Bosa MarinaVia Colombo

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Referenze fotografiche: Pierluigi Dessì / Confinivisivi

Le foto della Chiesa del Rosario e del Museo Stara, Chiesadi San Giovanni e Chiesa di Santa Maria Stella Maris sonostate fornite dall’Amministrazione Comunale

ItinerariITINERARIO ACorso Vittorio Emanuele IICattedrale dell’ImmacolataChiesa del RosarioMuseo Casa DeriuPinacoteca Melchiorre MelisPinacoteca AtzaPiazza Costituzione (Piazza Fontana)Chiesa Santa CroceSede Coro di BosaSocietà Operaia: sede

ITINERARIO BCastello MalaspinaChiesa di Regnos AltosRione Sa CostaChiesa del CarmeloConvento dei frati CarmelitaniBiblioteca e Archivio StoricoChiesa di San Giovanni

ITINERARIO CChiesa di Santa Maria Stella MarisChiesa di San Pietro ExtramurosLe Conce (museo)Convento dei CappucciniChiesa Santa Maria degli AngeliMuseo Etnografico “Stara”

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La Torre del porto di Bosa, detta anche dell’Isola Ros-sa, fu edificata probabil-mente nella metà del XVI secolo, ed è citata per la prima volta nel 1572 (Re-lazione Camos) e già re-staurata nel 1579. Sopra l’ingresso è tuttora visibile l’arma, quattro pali verti-cali, appartenente ai Villamarì, signori della città fino al 1556. Considerata una delle più grandi in Sardegna,veniva utilizzata per la difesa pesante ed era presidiata da un Alcaide, (Antonio Ruyz è il primo alcaide documentato della torre bosana), un artigliere e sei soldati. Oltre che come difesa contro i bar-bareschi, assolse funzioni di prigione, doganali, sanitarie e di guardia del porto. L’interno, a cui si accedeva tramite una scala di legno, era tramezzato per ricavarne le camere ed era provvisto di grande camino. Presenta tuttora numerosi ele-menti decorativi catalano-aragonesi in trachite rossa e la volta a cupola con grandi nervature e pilastro centrale. La torre è in stretto collegamento visivo con la Torre di Columbargia a sud e la Torre Argentina a Nord. Nel periodo estivo la Torre Arago-nese viene utilizzata per l’allestimento di mostre.

Attualmente chiusa per restauro, si può ammirare solo esternamente.

Aragonese towerThe tower of the port of Bosa, also called Isola Rossa (Red Island), was probably built in the mid-sixteenth century; mentioned for the first time in 1572 (Camos

Report) and renovated in 1579.On the entrance it’s possible to see the weapon, made up of four vertical pales, belonging to Villamarì Family, lords of the town until 1556. Considered to be one of the biggest in Sardinia, the tower was used as a defensive building and it was garrisoned by an Alcalde (Antonio Ruiz was the first of the tower of Bosa, depending on the documents) with six soldiers and an artilleryman. Apart from being a defence against the barbarians, it also worked as a prison, a custom, a hospital and as a guard of the port. The internal part, reached by a wooden staicase, was partition off, in order to have space enough for some rooms; there was a big fireplace too. There are many Catalan-Aragoneses decorative elements in red trachyte and the dome has big ribs and a central pilaster. The tower is optically connected to the tower of Columbargia and the Aragon Tower on the north. At summer the Aragon tower serves as a site for art-exhibitions. At the moment is closed for renovations, so that you can see it from the outside.

Torre

AragoneseMuraglione Caduti di Cefalonia

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monumentiaperti.com

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Bosa

2 0 1 2

16a edizione

monumentiaperti

27/28 ottobre 2012

Codice ISBN 978-88-6469-177-0

guida ai monumenti

COMUNE DI BOSACOPIA OMAGGIO

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

Hanno contribuito alla realizzazionedella manifestazione

COORDINAMENTO DELLA RETE

M.I.U.R.

Patrimonio culturale

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Gusta la cittàDurante la manifestazione saranno aperti:

Ristorante Borgo S. IgnazioVia Sant’Ignazio, 0785.374129Ristorante Le ConceVie dei Conciari lato fiumeRistorante Il gambero RossoVia Nazionale, 0785.374150Ristorante Verde FiumeVia Lungo Temo 51, 0785.373482Ristorante-pizzeria CheloCorso V. Emanuele, 334.3546782 Ristorante Corso 82Corso v. Emanuele, 0785.373368Ristorante Sa CariasaVia Gioberti, 331.2895025Ristorante-pizzeria BarracudaViale Repubblica, 0785.373719; 347.0330855Ristorante-pizzeria La Pulce Rossa Via Lungo Temo Amendola 1, 0785.375657Ristorante-pizzeria La MargheritaVia Parpaglia, 0785.373723Ristorante-pizzeria Perry ClanViale Alghero, 0785.373074Ristorante-pizzeria Sas CovasLoc sas Covas, 0785.372033Ristorante-pizzeria Da MuàViale Alghero, 0785.373009Ristorante-pizzeria Costa Azzurra,Via Isabella di Villamarì, 0785.374016Ristorante Al GaleoneViale Mediterraneo, Bosa MarinaRistorante CheloViale Mediterraneo, Bosa MarinaRistorante Le ColonieViale Mediterraneo, Bosa MarinaTrattoria Sa NassaPiazza Duomo 2, 0785.373024Vineria MangiaimbutoPiazza Modoleddu, 0785.373736Locanda Il MelogranoLocalità Tiria, 0785.373196Hotel ristorante da Mannu, da Giancarlo e RitaViale Alghero, 0785.375307Hotel ristorante RoyalViale Alghero 27, 0785.373574Hotel ristorante Stella MarisVia Colombo, Bosa MarinaHotel ristorante Al GabbianoViale Mediterraneo, Bosa Marina, 0785.374123Hotel ristorante MalaspinaVia Genova 19 Bosa Marina, 0785.374132Hotel ristorante MiramareVia Colombo 2, 0785.373400Hotel ristorante Sa PischeddaVia Nazionale, 0785.372000