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anno 2013 n. 1 luglio Chernonews Figura 1: Bambini al centro Nadejda. Bilancio anno 2012 di Luciano Barbieri Durante l’assemblea ordinaria dell’Associa- zione, tenutasi lo scorso 3 giugno, è stato esaminato ed approvato il bilancio relativo all’anno 2012. Un anno particolarmente difficile per il no- stro territorio durante il quale le priorità ed i bisogni sono stati regolati dagli eventi si- smici che hanno portato profondi cambia- menti nella vita quotidiana di tanti di noi e vicini a noi. In questo contesto, dunque, anche il Comi- tato Progetto Chernobyl di Carpi Novi Solie- ra ha cercato di conciliare la propria “mis- sion” con la realtà dei territori in cui si muove e raccoglie adesioni e contributi. Per quanto riguarda la gestione finan- ziaria sono state registrate entrate per 22.666,83 e derivanti dalle iniziative di rac- colta fondi, erogazioni liberali, tesseramento e quota 5 x 1000 relativo agli anni dal 2007 al 2010. Le uscite sono state pari ad 21.724,57 e destinate per il 19% alla gestione del- l’Associazione nei suoi vari aspetti e per l’81% al finanziamento dei progetti di solidarietà. In particolare il “Progetto Rugiada” ha visto 30 bambini partecipare al pro- gramma di risanamento presso il Centro “Nadejda”, in Bielorussia, per un co- sto totale di 12.900,00 e mentre 4.896,73 e sono stati gli aiuti in varie forme alle realtà scolastiche di Novi e Rovereto colpite dal terremoto. Il saldo di gestione, attivo per 942,26 e, vuole essere segnale di una partico- lare attenzione nel rapporto tra le capacità di raccogliere fondi e la volontà di mantenere in essere le azioni concrete di solidarietà nei confronti, in primo luogo, dell’infanzia che sono, in definitiva, alla base del nostro esistere. Progetto Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera Viale Peruzzi, 22 c/o Fondazione Casa del Volontariato, 41012 Carpi T059-660-988, t: 059-660-988 www.progetto-chernobyl.it B [email protected] Pagina 1

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anno 2013 n. 1 luglio

Chernonews

Figura 1: Bambini al centroNadejda.

Bilancio anno 2012di Luciano Barbieri

Durante l’assemblea ordinaria dell’Associa-zione, tenutasi lo scorso 3 giugno, è statoesaminato ed approvato il bilancio relativoall’anno 2012.Un anno particolarmente difficile per il no-stro territorio durante il quale le priorità edi bisogni sono stati regolati dagli eventi si-smici che hanno portato profondi cambia-menti nella vita quotidiana di tanti di noi evicini a noi.In questo contesto, dunque, anche il Comi-tato Progetto Chernobyl di Carpi Novi Solie-ra ha cercato di conciliare la propria “mis-sion” con la realtà dei territori in cui simuove e raccoglie adesioni e contributi.Per quanto riguarda la gestione finan-ziaria sono state registrate entrate per22.666,83 e derivanti dalle iniziative di rac-

colta fondi, erogazioni liberali, tesseramento e quota 5 x 1000 relativo aglianni dal 2007 al 2010.Le uscite sono state pari ad 21.724,57e destinate per il 19% alla gestione del-l’Associazione nei suoi vari aspetti e per l’81% al finanziamento dei progettidi solidarietà.In particolare il “Progetto Rugiada” ha visto 30 bambini partecipare al pro-gramma di risanamento presso il Centro “Nadejda”, in Bielorussia, per un co-sto totale di 12.900,00 e mentre 4.896,73 e sono stati gli aiuti in varie formealle realtà scolastiche di Novi e Rovereto colpite dal terremoto.Il saldo di gestione, attivo per 942,26 e, vuole essere segnale di una partico-lare attenzione nel rapporto tra le capacità di raccogliere fondi e la volontàdi mantenere in essere le azioni concrete di solidarietà nei confronti, in primoluogo, dell’infanzia che sono, in definitiva, alla base del nostro esistere.

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Puliamo il mondo 2013di Marco Camellini

Quest’anno Il Progetto Cher-nobyl aderirà all’iniziativa pro-mossa da Legambiente “Pulia-mo il Mondo” in collaborazionecon il locale circolo Legambien-te e le guardie ecologiche diLegambiente.

Il prossimo 28 settembre, inoccasione della XXI edizione diPuliamo il Mondo desideriamo in-vitarVi a prendere parte alla piùgrande iniziativa di volontariatoambientale, organizzata in Italiada Legambiente con la collabo-razione di ANCI e con i patrocinidi Ministero dell’Ambiente e del-la Tutela del Territorio e del Ma-re, Ministero dell’Istruzione, del-l’Università e della Ricerca e diUPI.

Il Progetto Chernobyl indivi-duerà un sito a Carpi e, in colla-borazione con volontari e alun-ni delle scuole medie inferiori ematerna, parteciperà all’even-to ripulendolo e facendo infor-mazione ambientale. Per ogniinformazione a riguardo, vi invi-tiamo a contattare il comitato alseguente indirizzo mail: [email protected]

Iniziative raccolta fon-di 2013

di Luciano Barbieri

Nella prima parte del 2013 sisono svolte le principali ed ormaiconsuete inizitive di raccolta fon-di del Comitato Progetto Cherno-byl di Carpi Novi Soliera: “La fe-sta di Carnevale”, “Una Primu-la per Chernobyl” e “Insieme perChernobyl”.

Anche quest’anno, nonostan-te tutte le difficoltà del momen-to che il nostro paese sta vi-vendo, abbiamo avuto una gran-de risposta dai cittadini dei trecomuni.

Complessivamente, al nettodelle varie spese sostenute, sonostati raccolti circa 8.000 e.

Figura 2: Un abitante nella zonamorta

Come avevamo indicato nelpresentarci al territorio questacifra è stata destinata per unametà al “Progetto Rugiada” chevedrà nel prossimo mese di Ago-sto 25 bambine e bambini ospi-ti del Centro Nadiejda e per l’al-tra metà ad interventi presso leScuole di Novi e Rovereto S.S. incollaborazione con l’Istituto com-

prensivo “R. Gasparini” di Novi diModena.

In quest’ultimo caso si trat-ta dell’acquisto di materiali di-dattici per un valore di 500 ee al finanziamento del Progetto“Vincere la paura del terremotoa scuola e a casa” per 3.500 e.

Quest’ultimo progetto vedràcoinvolti gli insegnanti, gli alunnied i genitori in un percorso rivol-to ad affrontare il disagio psico-logico che ha colpito tanti adultie bambini che hanno perso pun-ti di riferimento come la casa, lascuola o i luoghi di lavoro. So-no previsti incontri con psicolo-gi e sportelli di ascolto, momentidi formazione per indicare stra-tegie da adottare nei confrontidelle proprie paure e dei proprialunni e figli.

Ringraziamo, ancora una vol-ta, tutti coloro che con il pro-prio lavoro e contributo economi-co hanno permesso di concretiz-zare questi importanti interventidi solidarietà con chi, lontani o vi-cini a noi, ha la necessità di nonsentirsi abbandonato.

Prosegue il progetto risor-sa famiglia

di Francesco Malvezzi

I servizi sociali del Comunedi Carpi hanno ringraziato il co-mitato Chernobyl e le tre fami-glie volontarie che hanno aiutatouna famiglia carpigiana in diffi-coltà organizzativa per l’accessoai servizi scolastici.

Dovendo frequentare un cor-so di aggiornamento professio-nale, una mamma di Cibeno conscarse risorse familiari e paren-tali, si era trovata in difficoltà adaccompagnare e riprendere i figlia scuola.

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Si è quindi rivolta ai servizisociali che hanno attivato la re-te “risorsa famiglia”, un proget-to che raccoglie le disponilibilitàdi volontari di varie associazioniper gestire piccole difficoltà fa-migliari come i compiti, i passag-gi a scuola o brevi periodi di ac-coglienza ad esempio quando igenitori sono a lavorare.

Il comitato progetto Cherno-byl ha dato la propria disponi-bilità ed ha organizzato un pooldi tre famiglie volontarie/autistiper accompagnare i bambini ascuola.

Figura 3: Monumento ai liquida-tori a Braghin

L’esperienza è stata valuta-ta molto positivamente da tuttele persone coinvolte, ha arricchi-to la rete di conoscenze dei vo-lontari ed è stata encomiata daiservizi sociali.

Il comitato progetto Cherno-byl fa parte delle associazioniche rispondono a “risorsa fami-glia” fin dalla nascita del pro-getto 8 anni fa ed ha parteci-pato a vari interventi e coinvol-to numerosi volontari. Per darela propria disponibilità o per ul-teriori informazioni, contattare ilComitato.

Il nostro viaggio in Bie-lorussia 17-22 aprile 2013

di Lorella Sassi, Alice Colli eRaul Colli

Per una famiglia come la no-stra, in cui tutti i componenti so-no impegnati in vario modo e datanti anni nell’Associazione Pro-getto Chenobyl Carpi Novi e So-liera, un viaggio in Bielorussia,dove maggiormente si concen-trano gli aiuti e gli sforzi dellanostra Associazione, è una tappaobbligata.

Per chiunque svolge attivitàdi volontariato vedere e capireche realmente gli sforzi profusiservono a qualche concreto risul-tato è una grande soddisfazionee di risultati la nostra Associazio-ne e Legambiente Solidarietà nehanno sicuramente avuti.

Più che un resoconto qua-si chilometrico del viaggio, que-sto pezzo vuole analizzare lecose fatte per obbiettivi; ob-biettivi che sono poi i cardinisui quali si basa l’attività dellanostra associazione: AMBIENTE,SALUTE, INFANZIA, ISTRUZIONE,SOLIDARIETA.

AMBIENTE: abbiamo parteci-pato ad una conferenza del dott.Vladimir Samsonov che ci ha rap-presentato, attraverso grafici enumeri a volte anche poco com-prensibili in quanto molto tecnici,l’andamento delle rilevazioni deiprincipali isotopi quali Iodio131,Cesio137, Stronzio90 da prima del-l’incidente nucleare a oggi. Ov-viamente il passare del tempoha fatto calare i livelli radioat-tivi portandoli in alcuni casi co-me nell’aria e nell’acqua ai livel-li precedenti quel tragico aprile1986, mentre nel terreno i livel-li di radiazione, in special modo

nelle zone più vicine alla centra-le, sono ancora elevatissimi por-tando alla contaminazione dellaquasi totalità degli alimenti pro-dotti dalla terra. Ora è facile im-maginare che in un paese econo-micamente basato sull’agricoltu-ra e l’allevamento i prodotti del-la terra siano la parte principaledell’alimentazione che, già di persé povera, diventa anche perico-losa ma, spesso (anzi direi nei vil-laggi di campagna sempre) nonc’è alternativa.

Figura 4: Un palazzo a Solnechnij

La zona morta è quel cerchiodi 30 km. intorno alla centrale diChernobyl dove non si può as-solutamente entrare, siamo ac-compagnati in questa visita daSergej che ci porta nelle rovinedel villaggio Solnechnij una vol-ta abitato da più di 1000 per-sone con scuole, ospedale, pale-stra. . . Abbandono, distruzione,paura sono le emozioni che tirestano da quella visione, comeRoberto racconta bene nell’arti-colo “una lepre fugge”. La co-sa che lascia maggiormente sgo-menti è intanto come si stabili-scono che 30 km sono sufficien-ti e perché non 20 o 50 mah. . .ma poi sufficienti per cosa. . . poi

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vedi gente, villaggi abitati da uo-mini, donne (molti anziani), bam-bini, intere famiglie vivere a ri-dosso di questa linea immagina-ria che divide il bene dal male.La disperazione li ha fatti tornareindietro, a vivere nelle loro vec-chie case consapevoli di andareinesorabilmente incontro alla be-stia, a quel demone che prestoo tardi li divorerà ma, il soprav-vivere oggi è più necessario delvivere domani.

Figura 5: Il segnale di divieto aiconfini della zona chiusa

SALUTE: la salute delle perso-ne è devastata immediatamen-te dalle dirette conseguenza diquelle maledette radiazioni chepoi con tempo, in modo più sub-dolo, continuano ad insinuarsi al-l’interno del corpo cambiandolo,modificandolo, facendolo pianopiano morire. In questi ultimi an-ni nuove patologie sono state at-tribuite al modificarsi dell’effet-to delle radiazioni sul corpo uma-no, non più solo malattie onco-logiche ma alta mortalità in per-sone tra i 40 ed i 50 anni (ado-lescenti nel momento del disa-stro) per cause legate a problemicardiovascolari.

E noi cosa abbiamo fatto:

Intanto bisogna ricordare ilprimo grande progetto che lanostra Associazione ha portatoavanti ossia l’ambulatorio mobileattrezzato per lo screening tiroi-deo che ha consentito a miglia-ia di persone di effettuare unaprima diagnosi e poi l’interven-to diretto all’ospedale di Gomelcon la realizzazione di una saladi terapia intensiva nel repartopediatrico.

Accompagnati nella visita al-l’ospedale dal primario del repar-to Dott. Yuri (come per Sergej lochiamiamo solo per nome perchéè così che si chiamano gli amicied è così che gli anni hanno fat-to diventare tra di loro personecome Tamara, Nadia, Yuri, Lud-milla e gli altri medici del repar-to con alcuni di noi ed in specialmodo Roberto Rebecchi che hadedicato e dedica tanto tempo etante energie a questa causa) cisiamo subito resi conto dello sta-to in cui è la sanità in Bielorus-sia. L’ospedale di Gomel è l’unicastruttura attrezzata nel raggio di300 km (e non sono 300 km del-le nostre autostrade) e all’inter-no dell’affollato reparto di pedia-tria, la “nostra stanza” è quellacon le attrezzature più all’avan-guardia e dove i piccoli ospiti ri-cevono le migliori terapie. Anco-ra oggi dopo anni da questo in-tervento d’aiuto si legge la grati-tudine negli occhi dei medici, de-gli amici che tutti i giorni cercanocon il loro personale impegno disopperire al mancanza di mezzie strutture.

L’aiuto non necessariamentedeve essere grande, al centroper disabili di Braghin di cui Ser-gej è responsabile come capo deiservizi sociali della provincia, conil nostro aiuto economico sonostate fatte piccole manutenzioni

e la costruzione di un bagno (pro-babilmente l’unico così attrezza-to di tutto il paese). Poca cosa ve-ro ma indispensabile per facilita-re gli operatori a lavorare in mo-do decoroso aiutandoli così nelladifficile opera di recupero di per-sone (bambini, adolescenti, adul-ti) a volte gravemente malati maspesso anche solo abbandona-ti, soli a combattere quotidiana-mente con il loro futuro. Il centro,una piccola costruzione di 3 stan-ze in mezzo ad uno dei villaggipiù colpiti, è l’unico punto di ri-ferimento per le disabilità di tut-ta la provincia; un piccolo grandeaiuto.

Figura 6: Sala di terapia intensivaall’ospedale di Gomel

INFANZIA/ISTRUZIONE: primadi parlare del centro Nadiejda edel progetto “Rugiada”, nel viag-gio abbiamo visitato la scuola Vi-nishevno dove la nostra asso-ciazione e Legambiente hannocontribuito alla realizzazione didue serre bio per la coltivazio-ne di ortaggi non contaminati dautilizzare poi nella mensa sco-lastica. Siamo stati ricevuti congrande calore ed ospitalità, innostro onore avevano prepara-to una piccola rappresentazionecantata e ballata dai ragazzi ol-tre ad un ricco pranzo con tantespecialità. La scuola di un villag-gio di campagna si sostiene gra-zie agli aiuti che riceve, graziea questi aiuti, ci dice la direttri-

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ce, sono riusciti a garantire il pa-sto a tutti i bambini; per il gover-no ne avevano diritto solo quelliprovenienti dai villaggi contami-nati. In questa occasione anchesolo aver mantenuto una prece-dente promessa di portare le re-tine per i canestri della palestra èstato apprezzato come un gestodi amicizia e la riprova del fattoche “non vi siete dimenticati dinoi”.

Figura 7: L’ingresso al centroNadejda

Il centro Nadejda (Speranza)e il progetto Rugiada. Negli ulti-mi anni e dopo che Legambien-te Solidarietà e la nostra associa-zione che ne fa parte, hanno de-ciso di non accogliere più i bam-bini in Italia per il periodo di ri-sanamento, si è deciso di procu-rare i fondi affinché questo perio-do fosse possibile farlo trascorre-re ai bambini nella loro terra, ov-viamente in una zona non con-taminata. Abbiamo sempre sen-tito parlare di questo centro, del-le sue attrezzature e della suaorganizzazione ma vedere perso-nalmente come in questo caso larealtà superi l’immaginazione èstata una piacevole sorpresa.

Il centro ecosostenibile, sitrova tra i boschi di Vileijka, vi-cino a Minsk. In un pomeriggiodi incontri, attraverso alcune re-lazioni del direttore e dei diri-genti del centro abbiamo cono-sciuto la storia, fin dalla costru-

zione/ristrutturazione delle pri-ma strutture fino alla nuova rea-lizzazione del centro medico. Nelcentro sono presenti oltre ovvia-mente alle case dove alloggia-no i bambini, la palazzina men-sa, la palestra, il teatro copertoed un anfiteatro scoperto, le au-le scolastiche, e tanto spazio al-l’aperto per le attività sportive.Parlando con le operatrici ed i re-sponsabili del centro si capisceche al centro di tutte queste at-tività ci sono i bambini. Bambi-ni aiutati psicologicamente, aiu-tati sanitariamente e socialmen-te, aiutati ad inserirsi in un grup-po, aiutati nel recupero scolasti-co, aiutati ed educati ad affronta-re un difficile domani. Tutti que-sti aiuti arrivano da mani esper-te, da professionisti specializzatinell’infanzia.

Naturalmente per noi che ve-niamo dall’accoglienza, non po-ter più avere la possibilità di tra-smettere il nostro calore di fami-glia ai piccoli bimbi che veniva-no ospiti nelle nostre case, ci ècostato tanto e anche oggi do-po diversi anni a volte provia-mo un po’ di nostalgia ma, comeabbiamo avuto modo di dire an-che personalmente allo staff delcentro Nadiejda, dopo aver vistocome sono trattati i bambini, lanostalgia si deve trasformare incertezza di aver fatto la giustascelta.

SOLIDARIETÀ: è solo attraver-so la solidarietà economica inter-nazionale ed i progetti grandi opiccoli che siano ad essa lega-ti, come quelli che l’associazio-ne Progetto Chernobyl di CarpiNovi e Soliera insieme a Legam-biente Solidarietà portano avan-ti da tanti anni che, strutture im-portanti come il centro Nadejdao l’ospedale di Gomel ma anche

piccole come il centro disabili diBraghin o le tante scuole comequella di Vinishevno riescono asopravvivere e a dare un futu-ro ai bambini. Come uno statosi possa permettere di non ave-re a cuore il proprio futuro basa-to sui propri bambini di oggi chesaranno gli uomini di domani, èinspiegabile ma non accade soloin Bielorussia.

Figura 8: Cortile della scuola diVinishevno

A questo diario di viaggio credosi debba aggiungere come no-ta estremamente positiva il cli-ma di cordialità che si è venu-to a creare tra i componenti del-la delegazione, alcuni dei qualimai conosciuti ed altri conosciu-ti solo superficialmente; cordiali-tà ed amicizia che ci hanno con-sentito di vivere tantissimi mo-menti belli e gioiosi, da ricorda-re nel nostro personale “diario diviaggio”. Tutti i nostri gesti, an-che i più piccoli, devono lasciarciqualcosa; quelli legati alla solida-rietà lasciano dentro di noi tanto,per le persone che incontri, per lestorie che incroci, per l’aiuto chedai.

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Un appello dalla reda-zione

La redazione del Chernonewschiede ai lettori che ricevonoquesto notiziario per posta di co-

municare un loro indirizzo e-mailper una spedizione per postaelettronica.

Per il comitato Chernobyl sitratta di un risparmio economicoe di un alleggerimento del lavoro

di imbusto e spedizione.I lettori possono chiedere la

spedizione del Chernonews informato elettronico a: [email protected].

Figura 9: Il centro disabili di Braghin

Chernobyl 27 anni do-po. . . “una lepre fugge”

di Roberto Rebecchi

Ennesimo viaggio in Bielorus-sia e, ancora una volta, a con-tatto con il silenzio assordantedella contaminazione radioattivarilasciata e poi ricaduta sui ter-ritori di quel paese nell’oramailontano e dimenticato 26 aprile1986 quando il quarto reattore

dell centrale nucleare di Cherno-byl vomitò dallo squarcio apertodall’esplosione il suo veleno nelcielo ed il vento lo trasportò inogni angolo del pianeta.

Oggi ho ritrovato ancora unavolta Sergej al quale mi lega unaprofonda e duratura amicizia daquando, quindici anni fa Diretto-re della scuola del piccolo villag-gio di Malojin, ci siamo incontra-ti per la prima volta e, da allora,ci ritroviamo almeno una volta

l’anno.

Da alcuni anni Sergej ha la-sciato il suo incarico di Diretto-re della scuola per assumere ladirezione dei Servizi Sociali del-la Provincia di Braghin, un’impre-sa enorme poiché i problemi so-no tanti e le risorse del tutto in-sufficienti; ma di questo non si la-menta. . . <a che servirebbe!>.Poi, contestare l’autorità costitui-ta significa, nel migliore dei casi,perdere il lavoro.

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Così, giorno dopo giorno, cer-ca di rispondere alle necessitàed ai bisogni delle tante perso-ne dimenticate, lasciate sole adaffrontare condizioni di vita diffi-cili e la contaminazione che è di-venuta in questi luoghi qualcosada dimenticare, da sfuggire e, senon ti è possibile nei fatti, alloralo fai negandola a te stesso can-cellandola dai tuoi pensieri. Finoa che, però, la malattia o la mor-te ti porta via un tuo caro o la tuastessa vita.

Dai villaggi intorno a Braghinse ne sono andati in tanti . Sonorimasti i vecchi e le famiglie piùdisgraziate, quelle che non han-no potuto permettersi di lasciarequesti luoghi contaminati da Ce-sio, Stronzio e ora, attraverso iprocessi di abbattimento dei ra-dionuclidi, anche da Americio241

che, come non bastasse, è anchevelenoso chimicamente.

Ancora una volta visitiamo,io e le persone che partecipa-no a questo viaggio nei luoghicontaminati della Bielorussia, unvillaggio abbandonato all’internodella zona d’esclusione dei 30km: la “ZONA MORTA!”.

Figura 10: Cartello di pericolo:radioattività

Percorriamo una lunga stra-da, dritta, nel mezzo di un bo-sco di abeti e betulle. Rovi e siepila stanno lentamente inghiotten-do , oramai piena di buche, co-stringendo Andrej, uno dei tantiautisti che accompagnano le tan-te delegazioni di volontari e fa-miglie in giro per i villaggi del-la Bielorussia, a zigzagare con-tinuamente e noi a sobbalzaresui sedili di un mezzo senza piùammortizzatori.

Se non fosse per i segnali,consueti in questi luoghi, coi sim-boli della radioattività e di divie-to di accesso, sembrerebbe diessere immersi in uno stupendopaesaggio naturalistico.

Il silenzio dell’esterno è en-trato anche all’interno del pulmi-no; pare tutto così irreale.

Ognuno di noi cerca un se-gno, qualcosa oltre ai segnalidi contaminazione. Qualcosa chepossa davvero dare concretez-za a ciò che vediamo e che,allo stesso tempo, non riuscia-mo a cogliere. Verrebbe vogliadi urlare e chiedi a te stes-so come sia possibile tutto que-sto silenzio e ti entra dentro edevi fare uno sforzo incredibileper non farti trascinare in quelladisperazione. . .

Sentiamo una voce, rifuggia-mo, siamo salvati da questo pre-cipizio dalle parole di Sergej:<Qui c’era un punto di decon-taminazione dove erano lava-ti e decontaminati i mezzi chefacevano la spola dai villaggiall’interno della zona morta aipunti raccolta per evacuare gliabitanti. . . >

Poi il pulmino si ferma e solouna volta scesi riusciamo a scor-gere tra gli alberi gli edifici in mu-ratura che una volta costituivanoil villaggio di Solnechnij che, tra-

dotto, significa “soleggiato”. Vivivevano un migliaio di abitanti,continua Sergej, mentre ci indi-ca l’Ospedale, la Scuola e le varieabitazioni, tutto è abbandonato.

Figura 11: Quel che resta dellascuola di Solnechnij

Mentre camminiamo, lenta-mente, per quelle che una vol-ta sono state le vie di Solnech-nij, continua il racconto di Sergejcon la sua esperienza di liquida-tore, quando il suo compito eradi allontanare per primi i bambi-ni e poi le famiglie, informandoledell’accaduto ma con la promes-sa che presto sarebbero potutirientrare nelle loro abitazioni, nelloro villaggio.

Le raccomandazioni fatte inprecedenza ai miei compagni diviaggio: <cerchiamo di cammi-nare sull’asfalto evitando campie terreno erboso> si sono reseinutili perché quanto rimasto del-le strade è stato invaso da rovi,siepi, erba e gli alberi cresconoperfino sulle terrazze e sui tetti,facendosi largo tra pavimenti etegole. . .

Ora ognuno prende strade di-verse, chi entra in quello che eral’Ospedale, chi nella Scuola, al-ri ancora nelle abitazioni. Qua-si con morbosità cerchiamo qual-cosa che ci possa fare tornare aprima di quel 26 aprile 1986, unoggetto che possa farci compie-re un salto all’indietro, una sortadi macchina del tempo. . . chiu-

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di gli occhi e puoi sentire le vo-ci degli infermieri e dei medici,quella suadente delle insegnantie poi la campanella e le urla fe-stose delle bambine e dei bam-bini che corrono nel cortile dellascuola mentre una signora anzia-na passa, sulla strada a fianco, liguarda e sorride. . .

Di nuovo, invece, il silenzio:

Chernobyl, il crollo dell’imperosovietico e, intorno a noi, abban-dono e rovine, nessun oggetto,nulla perchè quello che non èstato ditrutto dal tempo è statoportato via fuori dalla “zona mor-ta” e, così, oggetti contaminatisono oggi nelle case di Braghin,Gomel, Minsk o in chissà quali al-tri villaggi Bielorussi quasi a si-

gnificare che ogni cittadino del-la nazione debba condividerne ilpeso, da buon fratello!

Usciamo, qualcuno urla:“Guarda là! Una lepre.”. Fug-ge e pare domandarsi chi sianoquesti esseri strani, mai visti: siperché qui, la fine del mondo,almeno per la specie umana, ègià arrivata!

Figura 12: Bambini che giocano al centro Nadejda

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