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CORSI MONOTEMATICI DI ISTRUZIONE Indice 1. LA GESTIONE INTEGRATA DEL BAMBINO IPOACUSICO DALLA DIAGNOSI PRECOCE ALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA 2. COMPLICANZE ASCESSUALI DEL COLLO IN ETA' PEDIATRICA 3. DIAGNOSI E MANAGEMENT DEI DISTURBI DELLA VOCE IN ETA' PEDIATRICA. 4. LA CONSERVAZIONE DELL’UDITO NELLA CHIRURGIA DEL NEURINOMA DEL NERVO ACUSTICO 5. FONIATRIA E LOGOPEDIA IN AREA CRITICA NEONATALE E IN CONTINUITA’ ASSISTENZIALE 6. ACQUISITION OF SURGICAL SKILLS FOR ENDOSCOPIC EAR AND LATERAL SKULL BASE SURGERY: A STAGED TRAINING PROGRAM 7. APPROCCIO PRATICO ALLA DIAGNOSI E ALLA TERAPIA DELLA VPP 8. BED-SIDE EXAMINATION: BASI FISIOPATOLOGICHE ED APPLICAZIONI CLINICHE 9. STIMA DI SOGLIA MEDIANTE POTENZIALI EVOCATI UDITIVI DI STATO STAZIONARIO IN ETÀ PEDIATRICA 10. NEW TRENDS IN CHOLESTEATOMA SURGERY 11. OTOCHIRUGIA MICRO-ENDOSCOPICA 12. TECNICHE ANCILLARI NELLA GESTIONE DELLE PARALISI FACCIALI ACQUISITE 13. IL TRATTAMENTO DELLE MONOPLEGIE LARINGEE: DALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA PRECOCE ALLA LARINGOPLASTICA INIETTIVA 14. ANATOMIA CHIRURGICA DELLA GHIANDOLA TIROIDE 15. DACRIOCISTORINOSTOMIA ENDOSCOPICA: SUCCESSI ED INSUCCESSI. COME, QUANDO E PERCHÉ. 16. LE IPOACUSIE TRASMISSIVE E MISTE: QUALE SOLUZIONE? CHIRURGICA, IMPLANTOLOGICA, PROTESICA? 17. LO STRIDORE IN ETA' PEDIATRICA: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO 18. TONSILLITE LINGUALE: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO 19. APPROCCIO INTEGRATO ALLA STENOSI NASALE: DALLA SETTOPLASTICA COMPLESSA ALLA RINOPLASTICA FUNZIONALE. 20. ARTERIA CAROTIDE INTERNA E BULBO DELLA GIUGULARE NELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO E DELL'IMPIANTO COCLEARE: IDENTIFICAZIONE E TRATTAMENTO DEI PAZIENTI A RISCHIO 21. LA CHIRURGIA DI REVISIONE DELL’IMPIANTO COCLEARE 22. NUOVE PROPOSTE PER UNA DIAGNOSI PRECOCE E UN TRATTAMENTO CHIRURGICO RADICALE NEL CARCINOMA ORALE E OROFARINGEO 23. COMPLICANZE NELLA CHIRURGIA TIROIDEA “OPEN” 24. APPROCCI CHIRURGICI COMBINATI MULTIPORTALI AL BASICRANIO 25. PERCEZIONE E RIABILITAZIONE MUSICALE NEI PAZIENTI CON IMPIANTO COCLEARE 26. LA DISFAGIA NELLE PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE: CLINICA NON STRUMENTALE E STRUMENTALE NELLA PROSPETTIVA LOGOPEDICA-RIABILITATIVA 27. IL TRATTAMENTO MULTIDISCIPLINARE DELLE FASCITI NECROTIZZANTI DEL DISTRETTO CERVICO- FACCIALE

CORSI MONOTEMATICI DI ISTRUZIONE - SIO 2017 · ANATOMIA CHIRURGICA DELLA GHIANDOLA TIROIDE 15. DACRIOCISTORINOSTOMIA ENDOSCOPICA: SUCCESSI ED INSUCCESSI. COME, QUANDO E PERCHÉ

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CORSI MONOTEMATICI DI ISTRUZIONE Indice

1. LA GESTIONE INTEGRATA DEL BAMBINO IPOACUSICO DALLA DIAGNOSI PRECOCE ALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA

2. COMPLICANZE ASCESSUALI DEL COLLO IN ETA' PEDIATRICA

3. DIAGNOSI E MANAGEMENT DEI DISTURBI DELLA VOCE IN ETA' PEDIATRICA.

4. LA CONSERVAZIONE DELL’UDITO NELLA CHIRURGIA DEL NEURINOMA DEL NERVO ACUSTICO

5. FONIATRIA E LOGOPEDIA IN AREA CRITICA NEONATALE E IN CONTINUITA’ ASSISTENZIALE

6. ACQUISITION OF SURGICAL SKILLS FOR ENDOSCOPIC EAR AND LATERAL SKULL BASE SURGERY: A STAGED TRAINING PROGRAM

7. APPROCCIO PRATICO ALLA DIAGNOSI E ALLA TERAPIA DELLA VPP

8. BED-SIDE EXAMINATION: BASI FISIOPATOLOGICHE ED APPLICAZIONI CLINICHE

9. STIMA DI SOGLIA MEDIANTE POTENZIALI EVOCATI UDITIVI DI STATO STAZIONARIO IN ETÀ PEDIATRICA

10. NEW TRENDS IN CHOLESTEATOMA SURGERY

11. OTOCHIRUGIA MICRO-ENDOSCOPICA

12. TECNICHE ANCILLARI NELLA GESTIONE DELLE PARALISI FACCIALI ACQUISITE

13. IL TRATTAMENTO DELLE MONOPLEGIE LARINGEE: DALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA PRECOCE ALLA LARINGOPLASTICA INIETTIVA

14. ANATOMIA CHIRURGICA DELLA GHIANDOLA TIROIDE

15. DACRIOCISTORINOSTOMIA ENDOSCOPICA: SUCCESSI ED INSUCCESSI. COME, QUANDO E PERCHÉ.

16. LE IPOACUSIE TRASMISSIVE E MISTE: QUALE SOLUZIONE? CHIRURGICA, IMPLANTOLOGICA, PROTESICA?

17. LO STRIDORE IN ETA' PEDIATRICA: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO

18. TONSILLITE LINGUALE: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO

19. APPROCCIO INTEGRATO ALLA STENOSI NASALE: DALLA SETTOPLASTICA COMPLESSA ALLA RINOPLASTICA FUNZIONALE.

20. ARTERIA CAROTIDE INTERNA E BULBO DELLA GIUGULARE NELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO E DELL'IMPIANTO COCLEARE: IDENTIFICAZIONE E TRATTAMENTO DEI PAZIENTI A RISCHIO

21. LA CHIRURGIA DI REVISIONE DELL’IMPIANTO COCLEARE

22. NUOVE PROPOSTE PER UNA DIAGNOSI PRECOCE E UN TRATTAMENTO CHIRURGICO RADICALE NEL CARCINOMA ORALE E OROFARINGEO

23. COMPLICANZE NELLA CHIRURGIA TIROIDEA “OPEN”

24. APPROCCI CHIRURGICI COMBINATI MULTIPORTALI AL BASICRANIO

25. PERCEZIONE E RIABILITAZIONE MUSICALE NEI PAZIENTI CON IMPIANTO COCLEARE

26. LA DISFAGIA NELLE PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE: CLINICA NON STRUMENTALE E STRUMENTALE NELLA PROSPETTIVA LOGOPEDICA-RIABILITATIVA

27. IL TRATTAMENTO MULTIDISCIPLINARE DELLE FASCITI NECROTIZZANTI DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE

28. APPROCCIO STEP-BY-STEP AL PRELIEVO DI LEMBI MICROVASCOLARI

29. RIDUZIONE TONSILLARE INTRACAPSULARE MEDIANTE ALTA RADIOFREQUENZA: ALTERNATIVA O “NATURALE”, “OBBLIGATA” EVOLUZIONE DELLA TECNICA?

30. TUMORI MALIGNI PAROTIDEI SECONDARI. UNA PATOLOGIA IN CONTINUO INCREMENTO

31. L’USO DEL GRASSO NELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO

32. PALATE SURGERY MADE EASY

33. MANAGEMENT OF MIDDLE EAR CHOLESTEATOMA

34. CLINICAL CASES IN OTOLOGY: VERONA AND NASHVILLE EXPERIENCES

35. MANAGEMENT OF OSAS TREATMENT WITH NARVAL MANDIBULAR ADVANCEMENT DEVICES: A SIMPLE DEVICE FOR ENT

36. TEN USEFUL ADVICES FOR THE SKULL VIBRATION INDUCED NYSTAGMUS TEST IN CLINICAL PRACTICE

37. FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DEI DIVERSI TIPI DI PROTESI IMPIANTABILI

38. LA SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO NELL’ADULTO: FENOTIPI MORFOFUNZIONALI E RICADUTE TERAPEUTICHE

39. LA MIRINGOLASTICA: EVOLUZIONE DELLA TECNICA

40. APPROCCI ENDOSCOPICI MODULARI AL SENO MASCELLARE: DALL’ANTROSTOMIA MEDIA ALLA MAXILLECTOMIA RADICALE.

41. L’VIII EDIZIONE DEL TNM: IMPARIAMO A CONOSCERLO DAI CASI CLINICI

42. TUMORI DEL FORAME GIUGULARE. STRATEGIA TERAPEUTICA, PROCEDURE CHIRURGICHE SEMPLICI E COMPLESSE

43. ALGORITMO DELLA TERAPIA DELLA PARALISI FACCIALE, TECNICHE BASICHE E SPECIFICHE DELL’UNITÀ DI PARALISI FACCIALE DEL HOSPITAL GREGORIO MARAÑÓN, MADRID.

44. RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE CON LEMBO LIBERO DI FIBULA E CON METODICA CAD/CAM, PIANIFICAZIONE COMPUTERIZZATA ED IMPIANTI CUSTOMIZZATI.

45. LA TERAPIA MEDICA NELL'OSAS

46. GLI INNESTI NELLA RINOSETTOPLASTICA MODERNA

47. ASPETTI MEDICO-LEGALI DI OTOCHIRURGIA NELLE SORDITA’ MONOLATERALI

48. LA CHIRURGIA DELL’OTOSCLEROSI: PASSATO, PRESENTE E FUTURO.

49. NUOVE TECNICHE CHIRURGICHE PER L'APPROCCIO ALLE PATOLOGIE DEL SETTO NASALE

50. LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON IPOACUSIA MONOLATERALE

51. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE AL PAZIENTE ANZIANO CON TUMORE TESTA-COLLO: GRIGLIA DI VALUTAZIONE E TRATTAMENTO

52. ATTUALITÀ NELLA DIAGNOSI E NEL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELL'IPERPARATIROIDISMO PRIMITIVO

53. LA CHIRURGIA DELL’OTOSCLEROSI NEI CASI PARTICOLARI E DI REVISIONE

54. DIAGNOSE AND SURGICAL TREATMENT OF RHINOGENIC HEADACHE AND ACUTE RICURRENT SINUSITIES

55. COMPARATIVE RETROSPECTIVE ANALISYS OF THREE DIFFERENT SURGICAL TECNIQUE WITH AND WITHOUT BARBED SUTURE

1. LA GESTIONE INTEGRATA DEL BAMBINO IPOACUSICO DALLA DIAGNOSI PRECOCE ALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA

NOME PRIMO AUTORE: Antonio COGNOME PRIMO AUTORE: della Volpe SEDE: AORN Santobono-Pausilipon, Napoli NOME PRIMO COAUTORE: Antonietta COGNOME PRIMO COAUTORE: De Lucia SEDE: AORN Santobono-Pausilipon, Napoli NOME SECONDO COAUTORE: Valentina COGNOME SECONDO COAUTORE: Ippolito SEDE: AORN Santobono_Pausilipon, Napoli Il deficit uditivo permanente è il più comune difetto sensoriale dell’infanzia. Il fenomeno colpisce 1-3 neonati su mille e 4-5% dei neonati ricoverati in terapia intensiva neonatale. La sordità è, quindi, ritenuta una patologia frequente, molto più della fenilchetonuria e dell’ipotiroidismo, con conseguenze importanti sulla vita di relazione dei piccoli legate alla compromessa possibilità di riuscire a sviluppare una normale comunicazione verbale. Nel 20-30% dei casi si tratta di deficit uditivi di grado profondo, non correggibili con un’amplificazione acustica tradizionale ma che necessitano di impianto cocleare. Per questo motivo e sulla base delle linee guida internazionali della Joint Committee on Infant Hearing, USA 2007, si indica la necessità di avvio alla terapia protesico-riabilitativa in tutti i soggetti neonati affetti da ipoacusia entro i primi 6 mesi di vita e di diagnosi precoce entro i 3 mesi di vita. L’ipoacusia permanente dell’età pediatrica è una condizione ad altissimo rischio di disturbo comunicativo. La deprivazione sensoriale nei periodi di massima ricettività (periodi sensibili) compromette infatti sia la funzionalità del sistema uditivo che lo sviluppo corticale e cognitivo. Purtroppo la diagnosi, il trattamento, la riabilitazione e gli interventi educativi di questo difetto sensoriale sono ancor oggi frequentemente tardivi e inappropriati, e si traducono in compromissioni linguistiche, neuropsicologiche, educative e sociali che ostacolano il processo di piena autonomia e partecipazione del bambino ipoacusico. Le evoluzioni scientifiche, mediche e tecnologiche degli ultimi 15-20 anni hanno dimostrato che un’identificazione, una diagnosi e un intervento protesico e riabilitativo molto precoci sono procedure oggi realizzabili, efficaci ed anche economiche In tutti gli studi i tempi e l’appropriatezza di intervento/presa in carico si sono dimostrati dei fattori cruciali: prima si interviene in modo corretto, maggiore è la probabilità di evitare l’evoluzione in uno svantaggio comunicativo, linguistico, cognitivo e socio-emotivo legato alla sordità . Pertanto l’obiettivo del corso sarà quello di evidenziare l’approccio multidisciplinare al problema “sordità infantile”. Dalla diagnosi precoce alla terapia protesica tradizionale e chirurgica. Infine saranno presi in considerazione anche gli aspetti riabilitativi.

2. COMPLICANZE ASCESSUALI DEL COLLO IN ETA' PEDIATRICA

NOME PRIMO AUTORE: NICOLA COGNOME PRIMO AUTORE: MANSI SEDE: A.O.R.N. Santobono Pausilipon di Napoli NOME PRIMO COAUTORE: ALFONSO MARIA COGNOME PRIMO COAUTORE: VARRICCHIO SEDE: A.O.R.N. Santobono Pausilipon di Napoli NOME SECONDO COAUTORE: LUIGI COGNOME SECONDO COAUTORE: MALAFRONTE SEDE: A.O.R.N. Santobono Pausilipon di Napoli Le complicanze ascessuali del collo in età pediatrica costituiscono una evenienza non frequente ma sicuramente più complessa ed insidiosa rispetto all'adulto, in particolare per le difficoltà diagnostiche e terapeutiche nonchè per le gravi complicanze che talvolta conseguono. In questo corso monotematico andremo a discutere tre aspetti di questa patologia, in particolare parleremo degli ascessi e flemmoni cervicali legati a processi flogistici che interessano le linfoghiandole del collo (linfoadeniti), delle complicanze ascessuali di malformazioni del collo (cisti e fistole), ed infine delle complicanze ascessuali delle faringotonsilliti (peritonsillari, laterofaringee e retrofaringee). Verranno pertanto discussi i dati epidemiologici ed in particolare verrà evidenziato il netto incremento delle infezioni latero-retrofaringee come probabile conseguenza dell' aumeuntata virulenza o resistenza agli antibiotici degli agenti infettanti. Ampio risalto verrà dato all'approccio clinico-diagnostico che dovrà tener conto non solo delle differenze età specifiche del quadro clinico ma anche delle complicanze che si verificano soprattutto nel periodo neonatale e nella prima infanzia. Al riguardo diventa fondamentale per la diagnosi la prescrizione di esami ematologici e di una TC del collo con o senza mezzo di contrasto che sicuramente potrà orientarci sul comportamento terapeutico. Infine ampio spazio verrà dato all'approccio terapeutico che dovrà prevedere una terapia antibiotica mirata e tempestiva, nonchè un' attenta valutazione clinico-diagnostica che potrebbe immediatamente orientare verso una terapia chirurgica di drenaggio della raccolta ascessuale per evitare le improvvise e spesso subdole complicazioni respiratorie o infettive (mediastinite).

3. DIAGNOSI E MANAGEMENT DEI DISTURBI DELLA VOCE IN ETA' PEDIATRICA.

NOME PRIMO AUTORE: Vincenzo COGNOME PRIMO AUTORE: de Maio SEDE: U.O.C. ORL Ospedale Santobono Napoli NOME PRIMO COAUTORE: Andrea COGNOME PRIMO COAUTORE: Ricci Maccarini SEDE: U.O. ORL Ospedale M. Bufalini Cesena NOME SECONDO COAUTORE: Flavio COGNOME SECONDO COAUTORE: Pieri SEDE: U.O. ORL Ospedale M. Bufalini Cesena L'età pediatrica risulta essere particolarmente a rischio di disfonia ed i primi sintomi di alterazione della voce sono frequentemente sottovalutati per la presenza di patologie a carico delle alte vie respiratorie in grado di mascherare l'origine funzionale di un disturbo vocale ,allontanando il tempo della sua individuazione e della sua correzione. Si finisce spesso per dare più importanza alla qualità della comunicazione vocale ed ai suoi contenuti sottovalutando spesso la presenza di un brutto timbro vocale. Lo scopo di questo corso monotematico e di cercare di fare il punto sulle patologie vocali dell'infanzia partendo dall ' evoluzione anatomo-fisiologica dell'organo laringeo passando quindi all'inquadramento diagnostico clinico-strumentale sino ad arrivare alle indicazioni alla chirurgia, che in età infantile segue dei protocolli diversi rispetto all'età adulta.

4. LA CONSERVAZIONE DELL’UDITO NELLA CHIRURGIA DEL NEURINOMA DEL NERVO ACUSTICO

NOME PRIMO AUTORE: Roberto COGNOME PRIMO AUTORE: Pareschi SEDE: UO ORL Ospedale Civile di Legnano NOME PRIMO COAUTORE: Elisabetta COGNOME PRIMO COAUTORE: Zanoletti SEDE: Università di Padova Gli autori illustrano le tndicazioni e la tecniche chirurgiche della chirurgia del neurinoma del nervo acustico con preservazione dell’udito.

5. FONIATRIA E LOGOPEDIA IN AREA CRITICA NEONATALE E IN CONTINUITA’ ASSISTENZIALE

NOME PRIMO AUTORE: SARA COGNOME PRIMO AUTORE:PANIZZOLO SEDE: AORN DEI COLLI- AO MONALDI-NAPOLI NOME PRIMO COAUTORE:EUGENIO COGNOME PRIMO COAUTORE:TREMANTE SEDE: AORN DEI COLLI-AO MONALDI-NAPOLI La gestione clinica e integrata in area critica rivolta a neonati ad” alta complessità assistenziale” richiede necessariamente la presa in carico da parte di un TEAM multidisciplinare che includa non solo specialità mediche ed assistenziali ma anche professionisti della riabilitazione con elevate competenze. Grazie alla ricerca d’avanguardia, oggi si assiste ad un’ incremento della sopravvivenza di bambini prematuri o di basso peso , e di contro all’ aumento di evoluzioni cliniche che si configurano in deficit neuromotori , sensoriali e in difficoltà nell’area linguistica e comunicativo -relazionale. Il Foniatra e il Logopedista collaborano nell’equipe in regime di ricovero per l’inquadramento e la presa in cura di neonati che sin alla nascita presentano alterazioni anatomiche e funzionali della sfera ORL . Numerose evidenze scientifiche attestano come l’intervento precocissimo sulla abilitazione della sfera orale e alimentare dei neonati ricoverati e uno specifico couseling al genitore permette l’eliminazione del gavage , favorisce una alimentazione indipendente ed esclusiva per os ,abbrevia i tempi di degenza e mira a prevenire sequele secondarie legate a tale funzione ( es. disordini dell’alimentazione e dell’articolazione verbale). In fase di Continuità Assistenziale Foniatra e Logopedista collaborano nell’ambito della rete dello Screening Audiologico Neonatale Universale, nell’individuazione precoce (0-3 anni) di indici di rischio predittivi di patologie evolutive a carattere cognitivo, neuropsicologico e comunicativo/linguistico. L’individuazione precoce non solo di sequele neurologiche maggiori ma soprattutto dei disturbi di sviluppo “minori” mira alla definizione tempestiva del bisogno riabilitativo e all’ottimizzazione dell’efficacia dell’intervento logopedico. Viene riportata l’esperienza di collaborazione tra l’UOC di ORL e Chirurgia Maxillo-Facciale e la UOC di Neonatologia e TIN dell’AORN dei Colli - AO Monaldi - di Napoli, ed esposte le modalità d’intervento sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale. Il campo della neonatologia è terreno fertile per la figura del Foniatra e del Logopedista perché permette la realizzazione della presa in carico ( diagnosi e trattamento) nelle prime fasi evolutive superando l’ormai superato , ma ancora troppo consolidato, approccio basato sulla medicina d’attesa che nega una vera prevenzione secondaria e ostacola importantissimi obiettivi raggiungibili unicamente attraverso azioni di cura precocissime che mirano a lavorare sulla abilitazione prima ancora che sulla riabilitazione.

6. ACQUISITION OF SURGICAL SKILLS FOR ENDOSCOPIC EAR AND LATERAL SKULL BASE SURGERY: A STAGED TRAINING PROGRAM

NOME PRIMO AUTORE: Matteo COGNOME PRIMO AUTORE: Alicandri-Ciufelli SEDE: Policlinico di Modena NOME PRIMO COAUTORE: Domenico COGNOME PRIMO COAUTORE: Villari SEDE: Policlinico di Modena NOME SECONDO COAUTORE: Davide COGNOME SECONDO COAUTORE: Soloperto SEDE: Ospedale Borgo Trento Verona Endoscopic instrumentation, techniques and knowledge have improved during the last few years, and we believe that, in the future, endoscopic surgical techniques will gain increasing importance in otologic surgery. From our 9-year experience in endoscopic ear surgery, we believe that most of the spaces considered to be of difficult accessibility with the microscopic technique could be easily visualized by endoscope-assisted surgery or by exclusive endoscopic approaches, and we feel that new anatomical and surgical concepts should be introduced for this. .Already in 2007 Snyderman et al. published an article that suggested a training program for acquisition of surgical skills in endonasal skull base surgery (7). The authors standardized the training suggesting a modular incremental training program. Since endoscopic ear and lateral skull base surgery is a relatively “just born” technique, a training program has never been established yet. Aim of this paper would be to present a training program based on modular model of increased difficulties, in a similar way of what already done for endoscopic skull base surgery. The experience from 2007 to 2016 (9 years) at the University Hospital of Modena and at the University Hospital of Verona was reviewed and case series analysed for further considerations and to establish stages of training. The increasing experience of surgeons which had been dealt with that kind of surgery represented the main guide to establish the steps and the progression of training. Also the potential risk of damage of vascular structures or nerves represented a fundamental criteria for progression toward higher steps. The skills acquired by the authors before attempting to that kind of surgery (e.g. microscopic ear surgery or endoscopic nasal surgery) were considered to establish their necessity before starting each level in endoscopic ear and lateral skull base surgery. Timeline and subjects of publications dealing with endoscopic ear surgery by our team were also reviewed and compared to confirm the progression throughout the stages. The stages were thought and designed with the highest level of intrastage homogeneity of difficulty. In the period of time selected, more than 500 endoscopic ear surgeries were performed at our institutions. Progression toward new procedures was made following a coronal plane from lateral to medial direction. Based on a substantial expertize of present authors, a staged training program for acquisition of surgical skills for endoscopic middle ear and lateral skull base surgery is herein presented, strongly adhering on the same methods and principles used by Snyderman et al. As mentioned in the results subheadings, the training program described provides a progression in a coronal plane, and with a lateral to medial direction, reflecting the complexity and the presence of vital structures of lateral skull base. Level I of the training program presented includes office based explorations of EAC and tympanic membrane or tympanic tube placement. In fact, those basics procedures allow the surgeon to obtain the first impressions about depth of field, hand-eye coordination, magnification, and surgical

manoeuvring using the endoscope. The risks of severe complications in this kind of procedures are virtually absent. A former expertise in endoscopic nasal surgery can be very helpful at this stage, although not mandatory to acquire skills. This step can be attempted very early, from the beginning of residency, during normal office evaluations or follow-up in the outpatients clinics. Also endoscopic ear dewaxing can be a good exercise at this level. When enough confidence is obtained, the level II can be approached. In level II the surgeon can start using endoscope for more operative procedures, and also attempting the use of in inside the tympanic cleft, for example in combined microscopic/endoscopic approaches. (2). This can further improve manual skills, and also knowledge of instruments to operate inside middle ear. Moreover it allows surgeon to familiarize with angled optics, that can be used to explore sinus tympani, tensor fold area, protympanic spaces, looking for cholesteatoma residuals (8,9) during microscopic surgeries. Level II would also include miringoplasties or explorative tympanotomies, made by exclusive endoscopic approaches. In those operations actually there would be a potential risk of damage to the ossicular chain, and for this some experience must have been acquired in the level I. In level II it will be very important the bleeding management: in fact due to the EAC skin incision and flap elevation, the surgeon will acquire the ability in bleeding control, avoiding endoscopic tip dirtying. This is probably the most difficult skill to acquire in endoscopic ear and lateral skull base surgery, and in most cases it can discourage the surgeon in training. The bleeding control requires patience and good manual skill, but also knowledge in the positioning of the patient, cooperation with the anaesthesiologist in keeping blood pressure low, and an appropriate technique in raising the tympanomeatal flap, which could include also the use of hot blades. Those factors are considered fundamental for progressing toward the next levels. Level III would provide exclusive approaches to treat typical pathologies of middle ear (e.g. cholesteatoma), and more rare pathologies which could have risks of damage to the ossicular chain, the facial nerve or labyrinth. Although it is very likely that enough expertize is obtained by surgeon in training after level I and level II, an expertize in microscopic procedures is anyway advisable, because in case of problems during surgery or in particularly difficult procedures, a possible shift to the microscopic vision and bimanuality could be very helpful. Level III represents the final step for middle ear endoscopic surgery but similar considerations can be done with level IV, where lateral skull base procedures are attempted. As already documented in former articles (5), endoscopic approaches to lateral skull base would be less invasive compared to classic microscopic procedures. Anyway, also at this level the former experience in microscopic approaches can be very helpful in case of necessity, due to the fact that even more delicate structures should be manipulated (beside facial nerve, also labyrinth, jugular bulb, carotid artery), and due to the risks of a possible damage to it. In level V,where the surgeon reaches the IAC and CPA, he must be aware not only of the complex anatomy of CPA with all the posterior fossa vascularisation and cranial nerves. Actually it should be also advisable to have former experience with CSF leak management, and reconstruction procedures of lateral skull base to avoid post-operative complications related to it. Also a strong expertize in dissecting the vestibular schwannoma could be helpful, due to the fact that in exclusive endoscopic approaches it should be done by only one hand, as described in the endoscopic transcanal traspromontorial approach to IAC (15) Although the acquired skills suggested before attempting every level can be nowadays important, present authors didn’t considered them mandatories. This is due to the fact that the evolution of middle ear and lateral skull base is at present very difficult to predict, and will mostly depend on development of technologies (17), instrumentation (18-20) and consequent evolution and modification of the technique. It is not unlikely that future generations will start their expertise in this surgical field using directly and exclusively the endoscope, so for example the expertize in microsurgery could progressively become less necessary. Anyway at present the acquired skill mentioned would certainly increase proficiency and safety in performing some operations, and may also very likely shorten the progression time. Another very important point, as already underlined by Snyderman et al, (7) is that although learning occur mostly in the operating theatre, it is necessary that sufficient amount of time be spent in dissection laboratory. This should include both basic and advanced dissection courses, possibly

focused on endoscopic middle ear and lateral skull base surgery, which are starting nowadays to be organized all over the world in this very topic. In present authors’ mind, cooperation of otolaryngologists and neurosurgeons during the whole period of learning would be strongly advisable. Otolaryngologists would particularly benefit of the neurosurgeons cooperation when attempting endoscopic lateral skull base procedures (level IV and V). On the contrary, in the first level (from I to III) neurosurgeon would strongly benefit of the Otolaryngologist in understanding middle ear anatomy, landmarks and in the knowledge of middle ear surgery instrumentation. In our institution roughly 9 years were required to reach the IAC starting from basic procedures, and we would consider an adequate amount of time to do this. Faster training could be potentially less safe, in particularly for mastering lateral skull base approaches. Standardization and the adoption of a modular incremental training are expected to facilitate the improvement of Otolaryngologists and Neurosurgeons starting with endoscopic middle ear and lateral skull base surgery. Adherence to such a program during the growth phase may potentially decrease the rate of complications, making the training program safer.

7. APPROCCIO PRATICO ALLA DIAGNOSI E ALLA TERAPIA DELLA VPP

NOME PRIMO AUTORE: LEONARDO COGNOME PRIMO AUTORE: SCOTTO DI SANTILLO SEDE: S.S. VESTIBOLOGIA E RIABILITAZIONE VSTIBOLARE ASL3 GENOVESE NOME PRIMO COAUTORE: RUDI COGNOME PRIMO COAUTORE: PECCI SEDE: ISTITUTO AUDIOLOGIA AUOC FIRENZE La vertigine parossistica posizionale (VPP) è la sindrome vertiginosa periferica in assoluto più frequente nella pratica clinica otoneurologica ed è caratterizzata da vertigini a crisi, intense e brevi, parossistiche, scatenate da alcuni movimenti particolari del capo, sul piano verticale e/o orizzontale. Le crisi sono ripetitive e si raggruppano generalmente in un periodo limitato di tempo (fase attiva), ma con tendenza alle recidive dopo intervalli silenti di durata imprevedibile (fase inattiva). Essa ha, nelle sue forme più tipiche, alcune caratteristiche talmente peculiari che la rendono inconfondibile al medico, ancora in fase di anamnesi, ma spesso anche al paziente attento o divenuto esperto, perché non più alla prima esperienza di vertigini. Il meccanismo patogenetico alla base della VPP è quello della litiasi labirintica: detriti otoconiali distaccatisi dalla macula utricolare penetrano nel lume dei canali semicircolari o si depositano sulla cupula di questi rendendo i recettori ampollari abnormemente sensibili alla forza di gravità in seguito ai movimenti della testa. Grazie ai processi metabolici labirintici e ai movimenti della testa o del corpo che dislocano e disgregano gli ammassi otolitici, spesso la VPP va incontro a risoluzione spontanea. Se tale evenienza non si verifica, la terapia che si è dimostrata molto efficace è quella fisica, con esercizi domiciliari, ma soprattutto con manovre eseguite dal terapista al momento della diagnosi e ai successivi controlli. Queste tecniche sono definite “liberatorie” in quanto si prefiggono di liberare il canale dall’ingombro otoconiale e sono state messe a punto, in diversi momenti storici, per trattare la litiasi dei diversi canali. Le tecniche di terapia fisica hanno un elevato grado di successo liberando il paziente in tempi brevi dalla sintomatologia vertiginosa. Gli Autori di questo corso monotematico si prefiggono il compito di fare il punto sulle tecniche di manovre diagnostiche e terapeutiche privilegiandone l’aspetto pratico avvalendosi dell’ausilio di animazioni e video.

8. BED-SIDE EXAMINATION: BASI FISIOPATOLOGICHE ED APPLICAZIONI CLINICHE

NOME PRIMO AUTORE: VINCENZO COGNOME PRIMO AUTORE: MARCELLI SEDE: UOC Otorinolaringoiatria Ospedale San Giovanni Bosco - Napoli NOME PRIMO COAUTORE: GENNARO COGNOME PRIMO COAUTORE: RUSSO SEDE: UOC Otorinolaringoiatria AORN dei Colli, Ospedale Monaldi – Napoli Il corso è rivolto ai medici che vogliono approfondire i meccanismi di fisiopatologia applicati allo studio dell’apparato vestibolare. L’esame vestibolare bed-side è un esame clinico non strumentale che si deve eseguire in ambulatorio o a letto dell’ammalato con l’ausilio di un lettino e di un paio di occhiali di Frenzel. In tal modo l’esaminatore, avvalendosi della conoscenza della fisiopatologia vestibolare, è in grado di eseguire una fine diagnosi topografica della sede della lesione. La valutazione funzionale dell’apparato vestibolare deve tenere conto dell’anatomia (apparato vestibolare periferico e centrale) e della fisiologia di stimolazione (condizioni statiche e dinamiche) dello stesso. Durante il corso sarà approfondito lo studio (a) della via gravicettiva (canali semicircolari verticali ed organi otolotici) responsabile della statica oculare sul piano frontale, i test che ne permettono la valutazione e le più comuni alterazioni tra cui la ocular tilt reaction (b) e del riflesso vestibolo-ocuomotorio responsabile della stabilizzazione delle immagini sulla fovea in condizioni e dinamiche, nistagmo spontaneo-posizionale, head shaking test, il test di Halmagyi e la prova monotermica simultanea ghiacciata (c) valutazione clinica dei movimenti oculari di origine visiva (movimenti saccadici e smooth pursuit). La corretta esecuzione di tali test consente unita ad un’attenta anamnesi consente di porre diagnosi differenziale tra patologia periferica e centrale in pochi minuti.

9. STIMA DI SOGLIA MEDIANTE POTENZIALI EVOCATI UDITIVI DI STATO STAZIONARIO IN ETÀ PEDIATRICA

NOME PRIMO AUTORE: Claudia COGNOME PRIMO AUTORE: Aimoni SEDE: Az. Ospedaliero-Universitaria S.Anna, Ferrara NOME PRIMO COAUTORE: Andrea COGNOME PRIMO COAUTORE: Ciorba SEDE: Az. Ospedaliero-Universitaria S.Anna, Ferrara Effettuare una stima di soglia in età pediatrica è compito spesso difficile e complesso. I test di audiometria obiettiva rappresentano delle prove indispensabili per una diagnosi corretta e precisa, soprattutto in età pediatrica, sia che si parli di soglie di evocazione che di topodiagnosi. A tal proposito, i potenziali evocati uditivi del tronco (ABR) rappresentano ancora la tecnica più affidabile per la definizione di soglia, sebbene il ruolo dei potenziali evocati uditivi di stato stazionario (ASSR) sia stato rivalutato negli ultimi anni. Le ASSR (Auditory Steady State Responses) sono risposte cerebrali evocate da uno stimolo acustico continuo che hanno la caratteristica di essere presenti per tutta la durata della stimolazione. La risposta è un’onda periodica complessa che è in fase con la frequenza di modulazione dello stimolo. Le ASSR vengono registrate in presenza di uno stimolo presentato periodicamente e dimostrano come l’attività cerebrale si sincronizzi con tale stimolo o come lo stimolo evochi una risposta cerebrale. Lo stimolo usato per evocare le ASSR è un tono modulato sia in ampiezza (AM) che in frequenza (FM), compreso nell’intervallo standard delle frequenze audiometriche tra 250 Hz e 8000 Hz. Lo stimolo risultante è caratterizzato da specificità in frequenza ed è comparabile ad un tono puro. Le ASSR sono analizzate nel dominio di frequenza usando tecniche di analisi spettrale e vengono calcolate attraverso metodi statistici automatici e oggettivi che determinano la presenza di “risposte”. La stima di soglia è completata sulla base di una procedura di registrazione automatica e oggettiva, e la soglia per singole frequenze può essere usata per stimare l’audiogramma a toni puri. Con tale metodica è pertanto possibile effettuare una stima di soglia anche in bambini piccoli per frequenze medio-gravi (1 e 0,5 kHz). In questo corso monotematico gli Autori si pongono come obiettivo di aggiornare i partecipanti circa il ruolo dei potenziali evocati uditivi di stato stazionario (ASSR) nella diagnosi audiologica pediatrica, sia attraverso una revisione della letteratura che attraverso la presentazione della propria esperienza clinica.

10. NEW TRENDS IN CHOLESTEATOMA SURGERY NOME PRIMO AUTORE: Seiji COGNOME PRIMO AUTORE: Kakehata SEDE: Yamahata, japan NOME PRIMO COAUTORE: Livio COGNOME PRIMO COAUTORE: Presutti SEDE: Università Modena La recente evoluzione della tecnica endoscopica e la riscoperta di alcuni concetti anatomo-fisiologici dell’orecchio medio e interno ha consentito di sistematizzare la chirurgia del colesteatoma secondo criteri diversi da quelli del passato. In particolare la contrapposizione fra tecnica aperta e tecnica chiusa non trova piu motivo di esistere in quanto la scelta della tecnica è oggi in funzione della estensione della malattia e la possibilità di raggiungere la sede della malattia senza inutili demolizioni ossee ( es mastoidectomia) ha consentito da un lato una maggiore radicalità chirurgica soprattutto in sede tradizionalmente nascoste e, in secondo luogo, ha portato alla preservazione di strutture con conseguente migliore qualità della vita. Altri vantaggi sono la rapidità della chirurgia, la possibilità di effettuare gran parte di questa chirurgia in DH e, infine, la rapidità del training in quanto l’immagine del chirurgo è esattamente la stessa di chi osserva. Durante il corso verranno illustrati i principi, le tecniche chirurgiche, le indicazioni, i limiti e i risultati della scuola Italiana e della Scuola Giapponese.

11. OTOCHIRUGIA MICRO-ENDOSCOPICA NOME PRIMO AUTORE: ANDREA COGNOME PRIMO AUTORE: FRANZETTI SEDE: ASST NORD MILANO - OSPEDALE BASSINI NOME PRIMO COAUTORE: LIVIO COGNOME PRIMO COAUTORE: PRESUTTI SEDE: MODENA NOME SECONDO COAUTORE: ROBERTO COGNOME SECONDO COAUTORE: PARESCHI SEDE: LEGNANO Il corso si propone di presentare in modo multimediale l’approfondimento razionale ed in alcuni casi la rivisitazione dei tempi chirurgici dei principali interventi di otochirurgia dell’orecchio medio ed interno eseguiti in sinergia sia con tecnica microscopica sia con tecnica videoendoscopica con in fine di migliorare l’aspetto didattico, di illustrare le potenzialità delle due tecniche nel superare le difficoltà classiche di questa chirurgia e con lo scopo di rilanciare l’otochirurgia come bagaglio clinico importante per l’otorinolaringoiatria. Inoltre la consapevolezza che l’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi materiali richiede un costante aggiornamento professionale che deve essere svolto in modo scientifico ed in modo oggettivo e critico, questo corso si propone di approfondire nel congresso nazionale quest’aspetto sicuramente non in modo esaustivo ma almeno per puntualizzarne le reali potenzialità di sviluppo.

12. TECNICHE ANCILLARI NELLA GESTIONE DELLE PARALISI FACCIALI ACQUISITE

NOME PRIMO AUTORE: Bernardo COGNOME PRIMO AUTORE: Bianchi SEDE: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma NOME PRIMO COAUTORE: Andrea COGNOME PRIMO COAUTORE: Ferri SEDE: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma NOME SECONDO COAUTORE: Silvano COGNOME SECONDO COAUTORE: Ferrari SEDE: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Introduzione. Il paziente affetto da paralisi facciale presenta problematiche estetiche e funzionali peculiari che inficiano severamente la qualità di vita personale e sociale e funzioni primarie come l’alimentazione, la fonazione, la protezione del bulbo oculare. Grazie alle metodiche di rianimazione facciale è oggi possibile garantire un buon recupero di questi pazienti, sia nell’ambito delle forme recenti mediante tecniche di cross-facial nerve grafting e cooptazione nervosa, sia nelle forme cronicizzate e congenite mediante tecniche di rianimazione facciale con trapianto neuromuscolare. Tuttavia, in particolare nelle forme monolaterali, l’ottenimento del risultato ideale non può prescindere da procedure ancillari che hanno lo scopo di ottimizzare il risultato della tecnica principale, andando ad intervenire su specifiche aree target, con lo scopo di migliorare soprattutto la simmetria tra i due emivolti del paziente. Tali aree sono tipicamente costituite dal complesso perioculare (palpebra superiore, palpebra inferiore), dalla fronte, dall’ala nasale, dalla regione del depressore del labbro (paralisi del ramo marginalis mandibulae) e dalla regione del collo (muscolo platisma). Materiali e metodi. Nel corso saranno presentate le principali tecniche ancillari utilizzate per l’ottimizzazione del trattamento dei pazienti affetti da paralisi monolaterale acquisita. In particolare saranno analizzate le metodiche di sospensione sopraccigliare, l’utilizzo del pesino palpebrale in platino, le tecniche di sospensione palpebrale inferiore, l’impiego della fascia lata per la sospensione dell’ala nasale, le procedure di miotomia platismatica nel trattamento degli spasmi, e le varie indicazioni e metodologie di trattamento con tossina botulinica. Discussione e conclusioni. Il trattamento delle paralisi facciali è un capitolo complesso, di cui le procedure ancillari costituiscono parte integrante ed indispensabile. La corretta conoscenza delle metodiche e delle varie indicazioni rappresenta un punto fondamentale per garantire un adeguato risultato estetico e funzionale per il paziente.

13. IL TRATTAMENTO DELLE MONOPLEGIE LARINGEE: DALLA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA PRECOCE ALLA LARINGOPLASTICA INIETTIVA

NOME PRIMO AUTORE: FRANCESCO COGNOME PRIMO AUTORE: MATTIOLI SEDE: Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria Policlinico Universitario di Modena NOME PRIMO COAUTORE: MARIA PIA COGNOME PRIMO COAUTORE: LUPPI SEDE: Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria (Ambulatorio di Foniatria e Terapia della Voce) Policlinico Universitario di Modena NOME SECONDO COAUTORE: CECILIA COGNOME SECONDO COAUTORE: BOTTI SEDE: Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria Policlinico Universitario di Modena La monoplegia laringea può essere determinata da una lesione del nervo vago o del nervo laringeo inferiore; l’eziologia della paralisi spazia dalla causa infettiva, iatrogena, metabolica, tossica, infettiva o neoplastica. La monoplegia laringea è una condizione clinica comunemente riscontrata in campo otorinolaringoiatrico e può determinare disfonia, disfagia e saltuariamente episodi di inalazione. Spesso la monoplegia si risolve senza necessità di trattamento medico o chirurgico ma in altri casi permane, determinando una notevole riduzione della qualità vocale e della qualità della vita del paziente. La nostra esperienza ventennale su più di 600 pazienti affetti da monoplegia laringea, e le numerose pubblicazioni su questo argomento, ci hanno portato a proporre questa tipologia di corso monotematico. L’obiettivo è quello di dimostrare come, una corretta e precoce ( entro e non oltre le 8 settimane dall’evento) riabilitazione logopedica, prevenga l’insorgenza di meccanismi di compenso fonatori errati e prevenga l’anchilosi dell’articolazione cricoaritenoidea, garantendo ottimi risultati funzionali e/o la ripresa della motilità della corda vocale paretica, evento che non accadrebbe se la rieducazione fosse iniziata in fase tardiva. Per tale motivo il corso avrà, come uno dei relatori, la figura fondamentale della logopedista. E’ pertanto di fondamentale importanza ridurre il più possibile il tempo tra l’evento paralisi e la presa in carico del paziente. Nei casi in cui i risultati vocali non siano soddisfacenti dopo rieducazione logopedica, con la presenza di un gap glottico residuo, si rende necessaria una laringoplastica iniettiva. La nostra esperienza prevede l’utilizzo di materiali riassorbibili come prima scelta e materiali non riassorbibili nei casi in cui la monoplegia residui da almeno 12 mesi. Nel corso pertanto, verranno mostrati i casi che sono stati candidati a laringoplastica iniettiva, le tecniche chirugiche, i materiali utilizzati ed i nostri risultati a lungo termine ( con un follow up minimo di 3 anni dalla procedura chirurgica) , unica casistica presente nella letteratura contemporanea. La finalità di questo corso è quella pertanto di poter offrire alla platea un valido e completo( sia logopedico che chirugico) percorso diagnostico terapeutico finalizzato a migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da monoplegia laringea.

14. ANATOMIA CHIRURGICA DELLA GHIANDOLA TIROIDE NOME PRIMO AUTORE: Antonio COGNOME PRIMO AUTORE: Mincione SEDE: UO ORL Ospedale Civile di Legnano NOME PRIMO COAUTORE: Lucio COGNOME PRIMO COAUTORE: Rizzi SEDE: UO ORL Ospedale Civile di Legnano NOME SECONDO COAUTORE: Carlos COGNOME SECONDO COAUTORE: Ramirez Calvo SEDE: Madrid L’Unità Operativa di ORL dell’Ospedale Civile di Legnano dal 2005 partecipa all’ambulatorio multidisciplinare Aziendale delle Tireopatie, svolgendo attività diagnostico-terapeutica delle malattie benigne e maligne della tiroide. Rappresenta un centro di riferimento regionale dal momento che vengono eseguiti all’incirca 110 interventi di tiroidectomia all’anno. Il Dr Mincione, referente dell’UO ORL dell’Ospedale di Legnano per lo stesso ambulatorio, dal 2002 ad oggi ha eseguito come primo operatore circa 340 interventi di tiroidectomia. La chirurgia della tiroide prevede per chi la pratica una perfetta conoscenza dell’anatomia della ghiandola per evitare gravi complicanze per lesione o asportazione di strutture anatomiche situate in prossimità o intimamente attaccate alla ghiandola da asportare. Obiettivo del corso è fornire ai partecipanti una dettagliata illustrazione dell’anatomia chirurgica della regione tiroidea, con particolare riferimento ai punti di repere più importanti, attraverso immagini e video di interventi.

15. DACRIOCISTORINOSTOMIA ENDOSCOPICA: SUCCESSI ED INSUCCESSI. COME, QUANDO E PERCHÉ.

NOME PRIMO AUTORE: Michele COGNOME PRIMO AUTORE: Barbara SEDE: Direttore Dipartimento Neurosensoriale e U.O.C. di ORL, Ospedale “Mons R. Dimiccoli” di Barletta. NOME PRIMO COAUTORE: Giuseppe COGNOME PRIMO COAUTORE: Campobasso SEDE: U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Ospedale “Mons R. Dimiccoli” di Barletta. NOME SECONDO COAUTORE: Alessandro COGNOME SECONDO COAUTORE: Maselli Del Giudice SEDE: U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Ospedale “Mons R. Dimiccoli” di Barletta. La Dacriocistorinostomia per via esterna tradizionale è un intervento chirurgico tuttora utilizzato. Tuttavia, questo approccio non è scevro da rischi intraoperatori (lesione del legamento palpebrale mediale, del muscolo orbicolare) o da inestetici esiti cicatriziali. Attualmente la Dacriocistorinostomia endoscopica rappresenta una valida procedura sia come tecnica di prima istanza, sia come opzione dopo fallimento degli approcci open. L’esame endoscopico risulta inoltre di fondamentale importanza nella gestione del paziente durante il follow up post chirurgico. La Dacriocistorinostomia endoscopica viene effettuata in caso di ostruzione al deflusso lacrimale posta a livello del sacco lacrimale o a valle rispetto a questo. L’inquadramento clinico avviene durante la visita oculistica. Come conferma diagnostica della sede dell’ostacolo al deflusso lacrimale vengono effettuati i lavaggi delle vie lacrimali, i test di Jones, il test della clearance della fluoresceina, il test gustativo e la dacriocistografia. Lo studio per imaging standard è rappresentato dalla TC del massiccio facciale ad alta risoluzione, con algoritmo per osso ed acquisizione morfologica nei piani assiale e coronale. DACRIO-TAC e RMN dovrebbero essere riservate a casi più complessi, come le forme posttraumatiche, postchirurgiche o nel sospetto di una patologia tumorale. Il rischio principale intra-operatorio è la lesione della lamina papiracea. Di estremo aiuto è la manovra di Stankievitz che consente di identificare la lamina papiracea mediante la digitopressione sull’orbita. Tra le principali cause di insuccesso ricordiamo un’osteotomia inadeguata, una inappropriata marsupializzazione del sacco, la stenosi cicatriziale della stomia, granulomi dell’ostio e presenza di turbinato medio paradosso. I NOSTRI RISULTATI: In totale, abbiamo valutato i risultati in un periodo di 14 anni, dal 2002 al 2016, di 181 pazienti sottoposti a dacriocistorinostomia endoscopica, di cui 100 femmine (55,2%) e 81 maschi con età media di 49 anni. Tutti i pazienti presentavano epifora persistente, molti anche dacrioflemmone recidivante, 35 pazienti erano stati precedentemente sottoposti a dacriocistorinostomia tradizionale per via esterna senza successo. Lo stent siliconico è stato rimosso dopo almeno 3 mesi. 167 pazienti (92%) hanno mantenuto la stomia pervia. In 14 pazienti (8%) si è avuta ripresa di malattia.

16. LE IPOACUSIE TRASMISSIVE E MISTE: QUALE SOLUZIONE? CHIRURGICA, IMPLANTOLOGICA, PROTESICA?

NOME PRIMO AUTORE: FRANCESCO COGNOME PRIMO AUTORE: PANU SEDE: AO BROTZU-CAGLIARI Il corso, partendo dalle nozioni di anatomo-fisiologia della trasmissione sonora, si propone di valutare le possibili opzioni ed il trattamento di scelta nei vari casi di ipoacusia trasmissiva, mista, mono o bilaterale, simmetrica o asimmetrica. Quale soluzione scegliere caso per caso? Quali opzioni offrire al paziente in base alle condizioni patologiche, al grado e tipo di ipoacusia? Dopo le necessarie premesse teoriche con la descrizione delle principali tecniche “ tradizionali” di ripristino della conduzione sonora e dei principali dispositivi impiantabili più utilizzati, verranno esposti i criteri di valutazione intraoperatoria, e le opzioni terapeutiche ; dalla soluzione chirurgica nel senso “tradizionale”, a quella chirurgico/implantologica o, infine, a quella audioprotesica. Ampio spazio sarà dedicato alla discussione interattiva di casi clinici veri o simulati.

17. LO STRIDORE IN ETA' PEDIATRICA: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO

NOME PRIMO AUTORE: SERGIO COGNOME PRIMO AUTORE: BOTTERO SEDE: OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU’ ROMA NOME PRIMO COAUTORE: MARILENA COGNOME PRIMO COAUTORE: TROZZI NOME SECONDO COAUTORE: MARIA LUISA COGNOME SECONDO COAUTORE: TROPIANO La formulazione di questo corso vuole proporre un iter diagnostico terapeutico del sintomo stridore e delle sue innumerevoli implicazioni etiopatologiche in età pediatrica con particolare riguardo alla fascia d’età 0-2 anni. Si riporta l’esperienza del gruppo di Chirurgia delle Vie Aeree dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma che ha all’attivo circa 1200 endoscopie diagnostiche e operative annue e oltre 60 interventi di chirurgia open dell’asse laringotracheale. Si discuteranno tutte le possibili cause di stridore e la loro diagnosi differenziale. La laringomalacia è la causa più frequente di stridore congenito nel neonato e rappresenta circa il 60% di tutte le anomalie congenite del distretto laringeo con una necessità di trattamento chirurgico che rimane inferiore al 15% dei casi. La paralisi delle corde vocali vere è la seconda causa (10%) più comune di stridore neonatale. La stenosi glotto-sottoglottica congenita è la terza causa più comune di anomalie congenite laringee nonché la più comune anomalia laringea che renda necessaria una tracheotomia nei bambini al di sotto di un anno di età. Una fallimentare canalizzazione del lume laringeo durante la decima settimana di gestazione è alla base della stenosi sottoglottica congenita che presenta perciò generalmente una natura cartilaginea, rendendo inefficaci trattamenti laser o incisioni e dilatazioni che a volte portano alla formazione di tessuto di granulazione peggiorativo con conseguente severe recidive della stenosi. La sintomatologia è caratterizzata prevalentemente da uno stridore bifasico, e tosse. Fra le cause con minore incidenza si annoverano le cisti laringee sacculari o duttali; il cleft laringeo, difetto congenito fissurativo della parete comune tra laringe e faringe/esofago che costituisce circa lo 0,5-1,5% di tutte le anomalie laringee congenite; i web laringei sono piuttosto rari (5% della malformazioni laringee congenite) e sono il risultato di una incompleta canalizzazione della laringe tra l’ottava e la decima settimana dello sviluppo embrionale. Si discuterà, pertanto, l’iter diagnostico fino alla necessità dell’esame endoscopico in veglia/sedazione, con uno particolare attenzione all’utilizzo ed alla proposizione di accertamenti funzionali quali prove di funzionalità respiratoria e polisonnografia, e la eventuale necessità dell’ integrazione radiologica (RMN,TC). Verranno altresì dettagliate le possibilità terapeutiche (endoscopiche vs open) per singola patologia in relazione al grado di compromissione delle vie aeree. Particolare riguardo sarà dato, in conclusione, alla proposizione di flow chart diagnostico/terapeutiche.

18. TONSILLITE LINGUALE: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO

NOME AUTORE: FILIPPO COGNOME AUTORE: MONTEVECCHI SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI, FORLI’ NOME PRIMO COAUTORE: CLAUDIO COGNOME PRIMO COAUTORE: VICINI SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI, FORLI’ In questo corso monotematico si parlerà di tonsillite linguale, una patologia sottostimata che affligge molte persone. Purtroppo a volte la sintomatologia è sfumata e sino a pochi anni fa era difficile eseguire una diagnosi precisa. Attualmente, con l’uso di strumenti endoscopici, è più semplice seguire il paziente nel decorso della malattia ed eseguire adeguati trattamenti che includono sia l’antibioticoterapia sia gli inibitori di pompa. Nel caso la patologia si cronicizzi il paziente deve essere sottoposto ad una asportazione della tonsilla linguale. Negli anni sono stati utilizzate vari strumenti per asportare la tonsilla linguale ma sempre con difficoltà perché tale sede risulta di difficile accesso con gli strumenti convenzionali ed il tessuto linfatico da rimuovere è abbondante. Negli ultimi tempi, grazie alla chirurgia robotica, tale sede è più semplice da trattare con una riduzione dei tempi chirurgici, della morbilità, dell’ospedalizzazione e soprattutto un miglioramento degli outcomes. Video che illustrano la diagnosi e il trattamento chirurgico aiuteranno a far capire ai discenti come effettuare un adeguato trattamento dei pazienti affetti da questa patologia.

19. APPROCCIO INTEGRATO ALLA STENOSI NASALE: DALLA SETTOPLASTICA COMPLESSA ALLA RINOPLASTICA FUNZIONALE.

DOMENICO MINGHETTI ORL RAVENNA PATRIZIA SCHIAVON CLINICA ORL- S.ORSOLA- MALPIGHI BOLOGNA MICHELA MANCINI CLINICA ORL- S.ORSOLA- MALPIGHI BOLOGNA La settoplastica tradizionale è efficace e sufficiente nella deviazione condro-vomeriana basale, anche importante. E’ esperienza comune, peraltro, come la settoplastica non sia efficace a correggere diverse situazioni anatomiche complesse: - la deviazione settale anteriore a vetrino d’orologio, la deviazione vicina al bordo superiore del setto, quindi alta e stenosante completamente la valvola nasale interna omolaterale; - la deviazione osteocartilaginea in toto, dal nasion, disassata rispetto alla spina nasale anteriore; - l’infossamento di un’emipiramide nasale; - il naso a sella; - la malposizione e/o deformità congenite delle crura laterali; - la punta cadente; - la patologia della valvola nasale interna, in particolare l’angolo setto- triangolari ridotto (per un setto esuberante -tension nose- o da esilità delle cartilagini triangolari); - l’ampiezza eccessiva del triangolo debole. Si tratta quindi di un’estrema varietà di alterazioni anatomiche e spesso morfologiche con assoluto riverbero sulla funzionalità. La maggior parte di queste anomalie sono correggibili con tecniche generalmente nate e utilizzate per la rinoplastica estetica ma aventi un rilevante peso funzionale: osteotomie, spreader graft mono o bilaterali, strut columellare, riposizionamento alare, e altre che saranno sviluppate nel corso monotematico. Lo scopo è pertanto quello di dimostrare e comprendere come l’applicazione di tecniche della rinoplastica possa sostanzialmente migliorare il risultato funzionale.

20. ARTERIA CAROTIDE INTERNA E BULBO DELLA GIUGULARE NELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO E DELL'IMPIANTO COCLEARE: IDENTIFICAZIONE E TRATTAMENTO DEI PAZIENTI A RISCHIO

NOME PRIMO AUTORE: FILIPPO COGNOME PRIMO AUTORE: DI LELLA SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA NOME PRIMO COAUTORE: VINCENZO COGNOME PRIMO COAUTORE: VINCENTI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA NOME SECONDO COAUTORE: ENRICO COGNOME SECONDO COAUTORE: PASANISI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA Le complicanze vascolari durante chirurgia dell’orecchio medio e dell'impianto cocleare sono eventi estremamente rari ma con esiti potenzialmente fatali. Il bulbo della vena giugulare (BG) e l’arteria carotide interna nel suo tratto intrapetroso (ACI) sono le strutture vascolari potenzialmente coinvolte durante manovre chirurgiche a livello della cassa timpanica, uno spazio tridimensionale complesso e di dimensioni ridotte. Numerose sono le anomalie anatomiche descritte a carico del BG (BG “alto” e/o deiscente, diverticoli del BG) e della ACI (ACI aberrante, deiscenza o lateralizzazione del canale carotico). In aggiunta alle possibili varianti anatomiche, che possono essere identificate prima o durante un intervento chirurgico, le situazioni che l’otochirurgo può dover affrontare includono l’insorgenza di problematiche vascolari impreviste in corso o immediatamente dopo un intervento chirurgico, oppure la necessità di eseguire la revisione di siti chirurgici sottoposti a chirurgia primaria con una lesione vascolare iatrogena. Scopo del Corso Monotematico è di riportare l'esperienza degli Autori nella diagnosi pre- e intraoperatoria e nella gestione di pazienti con potenziali complicanze vascolari in sede di chirurgia dell’orecchio medio mediante una revisione retrospettiva dei casi trattati negli ultimi 10 anni. I criteri di inclusione sono stati: riscontro 1) preoperatorio o 2) intraoperatorio di situazioni anatomiche a rischio (BG alto o deiscente; diverticolo del BG; ACI aberrante o deiscenza del canale carotico dell’ACI), 3) danno vascolare intraoperatorio a carico della ACI o del BG e 4) revisioni chirurgiche in esito di lesione vascolare iatrogena. La valutazione clinica mediante otomicroscopia e lo studio radiologico preoperatorio mediante TC rocche ad alta risoluzione consentono, in genere, di conoscere in anticipo situazioni a rischio di danno vascolare. Nei casi di otite media cronica (colestetatomatosa o purulenta semplice), la presenza di una deiscenza vascolare (del BG o dell’ACI) deve indirizzare verso tecniche conservative, limitando al massimo le manovre a carico dell’ipotimpano e del protimpano, eventualmente programmando in anticipo una stadiazione della procedura chirurgica. Anche nella chirurgia dell’impianto cocleare (primaria o di revisione), la presenza di anomalie anatomiche delle strutture neurovascolari e l’effettiva possibilità di accesso alla coclea (sia esso dalla finestra rotonda o dal giro basale) devono essere accuratamente valutate prima di ogni procedura chirurgica. La prevenzione di dei danni vascolari nella chirurgia otologica si basa su una solida conoscenza dell’anatomia e delle sue possibili varianti, su una accurata valutazione radiologica preoperatoria e sulla capacità del team chirurgico di adattare la tecnica chirurgica al singolo caso clinico.

21. LA CHIRURGIA DI REVISIONE DELL’IMPIANTO COCLEARE

NOME PRIMO AUTORE: MAURIZIO COGNOME PRIMO AUTORE: FALCIONI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA NOME PRIMO COAUTORE: FLAVIA COGNOME PRIMO COAUTORE: D'ORAZIO SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA NOME SECONDO COAUTORE: VINCENZO COGNOME SECONDO COAUTORE: VINCENTI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA E OTONEUROCHIRURGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA Negli ultimi anni la chirurgia dell’impianto cocleare si è andata progressivamente diffondendo, soprattutto a causa dell’allargamento delle indicazioni. Come conseguenza è anche aumentato il numero delle revisioni chirurgiche. La necessità di sottoporre il paziente ad una revisione può dipendere da problematiche tecniche del dispositivo (“failures”) o complicanze di tipo clinico.Nel primo caso solitamente l’espianto/reimpianto non presenta particolari difficoltà tecniche e l’unica accortezza consigliabile è quella di mantenere in coclea il cavo portaelettrodi sino all’ultimo momento prima del reimpianto.Il panorama di complicanze cliniche che possono necessitare di una revisione chirurgica è invece molto vasto, e spesso la revisione può risultare tecnicamente complessa e richiedere procedure particolari, quali la petrosectomia subtotale. Infatti si possono verificare casi di estrusione/migrazione del ricevitore-stimolatore, estrusione del cavo portaelettrodi, perforazione della membrana timpanica, colesteatoma iatrogeno/recidiva di colesteatoma, complicanze intracraniche, etc. Alcune di tali problematiche, in particolare il malposizionamento del cavo portaelettrodi, possono essere identificate nel breve termine, altre possono subentrare anche a distanza di anni. Alcune revisioni vanno affrontate come vere emergenze (complicanze intracraniche, estrusione del cavo portaelettrodi con conseguente rischio di ossificazione cocleare), altre possono essere programmate con più tranquillità. Dopo una breve introduzione il corso sarà focalizzato prevalentemente su una serie di casi clinici riguardanti la maggior parte delle problematiche cliniche sopraelencate. Ogni singolo caso sarà discusso in dettaglio con l’ausilio di immagini e filmati pre-, intra-, e post-operatori, con lo scopo di sottolineare eventuali errori alla base dell’insorgenza della complicanza e le soluzioni tecniche messe in atto per risolverla ed evitarne la recidiva.

22. NUOVE PROPOSTE PER UNA DIAGNOSI PRECOCE E UN TRATTAMENTO CHIRURGICO RADICALE NEL CARCINOMA ORALE E OROFARINGEO

NOME PRIMO AUTORE: Giancarlo COGNOME PRIMO AUTORE: Tirelli SEDE: Clinica Otorinolaringoiatrica, Dipartimento Testa Collo, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste NOME PRIMO COAUTORE: Francesca COGNOME PRIMO COAUTORE: Boscolo Nata SEDE: Clinica Otorinolaringoiatrica, Dipartimento Testa Collo, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste NOME SECONDO COAUTORE: Marco COGNOME SECONDO COAUTORE: Piovesana SEDE: Clinica Otorinolaringoiatrica, Dipartimento Testa Collo, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste L’asportazione radicale del tumore è da sempre l’obiettivo principale del chirurgo, ma attualmente non esistono linee guida universalmente riconosciute che definiscano a quanto condurre la resezione dal margine macroscopico della neoplasia per definirla radicale. Le nuove conoscenze del processo carcinogenetico ci indicano che il raggiungimento di margini liberi da neoplasia all’esame istopatologico non è sufficiente a garantire una reale radicalità oncologica. Secondo il fenomeno della “field cancerization” attorno al tumore esistono vaste aeree costituite da tessuto morfologicamente identico al tessuto sano ma già portatrici di alterazioni genetiche a potenziale evolutivo. La loro identificazione con la semplice visualizzazione diretta e la palpazione può essere difficile. L’introduzione di tecnologie ottiche come il Narrow Band Imaging (NBI) che esalta la vascolarizzazione di mucosa e sottomucosa, può costituire una risposta a questo problema. Nella nostra esperienza il suo utilizzo intraoperatorio ha permesso di ridurre il numero di margini superficiali positivi, e durante il follow-up ci ha permesso di identificare precocemente le recidive tumorali con resezioni più limitate e migliore qualità di vita. Parallelamente, la diffusione della filosofia della transoral laser microsurgery (TLM) anche al cavo orale e all’orofaringe oltre che alla laringe e all’ipofaringe appare di primaria importanza per dominare i margini profondi. La TLM è rivoluzionaria nella chirurgia ORL in quanto toglie importanza al concetto di “rimozione in monoblocco del T”. La TLM infatti contempla la possibilità di eseguire una peace meal resection laser per via transorale: il carcinoma macroscopicamente visibile può essere asportato in “monoblocco” o talvolta, se necessario, viene sezionato in più parti. Questo garantisce una più agevole asportazione della neoplasia ma soprattutto permette al chirurgo di valutare intra-operatoriamente la profondità di infiltrazione e quindi di dominare meglio il margine profondo. La radicalità viene quindi valutata mediante l’invio intraoperatorio dei margini (superficiali e profondi) che vengono meticolosamente orientati, colorati e presentati al patologo. L’intervento termina quando il cosiddetto margin mapping è completato e tutti i margini analizzati sono risultati negativi per infiltrazione tumorale. Con tale procedura non risulta necessario ottenere margini di una predeterminata ampiezza (es. 5mm), ma è sufficiente che il margine sia libero da cellule tumorali. Siamo ancora lontani da poter definire il trattamento chirurgico ideale per i carcinomi del cavo orale ma l’uso combinato della TLM e delle tecnologie ottiche potrebbe rappresentare ad oggi un passo avanti nel tentativo di avvicinarci alla radicalità oncologica.

23. COMPLICANZE NELLA CHIRURGIA TIROIDEA “OPEN” NOME PRIMO AUTORE: Paolo COGNOME PRIMO AUTORE: Pisani SEDE: SOC Otorinolaringoiatria – Ospedale “Cardinal Massaia”, Asti NOME PRIMO COAUTORE: Andrea COGNOME PRIMO COAUTORE: Colombo SEDE: SOC Otorinolaringoiatria – Ospedale “Cardinal Massaia”, Asti NOME SECONDO COAUTORE: Antonio COGNOME SECONDO COAUTORE: La Grotta SEDE: SOC Medicina A – Ospedale “Cardinal Massaia”, Asti La tiroidectomia è, oggi, uno degli interventi chirurgici tra i più eseguiti al mondo. Le complicanze della chirurgia tiroidea possono essere distinte in aspecifiche e specifiche. Le complicanze aspecifiche sono rappresentate da mortalità peri-operatoria, emorragie ed ematomi, cicatrizzazione anomala e infezioni. La mortalità peri-operatoria è oggi da considerarsi un evento pressoché eccezionale, valutabile, secondo la Letteratura recente, tra 0.03% e 0.2%. Gli eventi potenzialmente critici segnalati sono essenzialmente da ricondurre a complicanze di ordine generale o a ostruzione respiratoria acuta, per lo più secondaria ad una emorragia. La presenza di una cicatrizzazione anomala e di una infezione sono complicanze poco frequenti. Le complicanze specifiche sono rappresentate da complicanze a carico dei tronchi nervosi e complicanze metaboliche. Le lesioni nervose risultano principalmente a carico dei nervi laringei inferiori e superiori. Le lesioni nervose possono essere dovute ad un edema perineurale conseguente a reiterate manipolazioni del nervo, allo stiramento secondario ad eccessive trazioni sulla ghiandola, ad un traumatismo secondario alla legatura dell'arteria tiroidea inferiore, al danno termico da coagulazioni in stretta vicinanza del nervo così come da una sezione accidentale dello stesso. Per quanto una prevenzione del danno non possa essere assoluta, una attenta esposizione del nervo ed una precisa conoscenza del suo decorso e delle possibili varianti costituiscono la migliore arma in possesso del chirurgo per ridurre al minimo i rischi. Le complicanze metaboliche sono essenzialmente rappresentate da tirotossicosi e ipoparatiroidismo. La tirotossicosi è una condizione di ipertiroidismo acuto, determinata da un improvviso massivo rilascio in circolo di ormoni tiroidei. Attualmente rappresenta una complicanza certamente rara ma non eccezionale, che si può manifestare durante l’intervento o, più tipicamente, nell’immediato post-operatorio. L'ipoparatiroidismo è la complicanza più frequente nella chirurgia tiroidea. Una attenta dissezione della loggia tiroidea è fondamentale nel perseguimento della conservazione anatomo-funzionale del tessuto paratiroideo. In caso di asportazione accidentale di una paratiroide, da vari autori è invocato il ricorso all’autotrapianto paratiroideo.

24. APPROCCI CHIRURGICI COMBINATI MULTIPORTALI AL BASICRANIO

NOME PRIMO AUTORE: Stefano COGNOME PRIMO AUTORE: Sellari Franceschini SEDE: Università di Pisa NOME PRIMO COAUTORE: Iacopo COGNOME PRIMO COAUTORE: Dallan SEDE: Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana NOME SECONDO COAUTORE: Paolo COGNOME SECONDO COAUTORE: Castelnuovo SEDE: Università dell’Insubria Negli ultimi anni le tecniche endoscopiche endonasali hanno subito enormi progressi. Così, il naso e i seni paranasali non sono stati considerati più solo come una potenziale sede di varie patologie ma anche come un corridoio chirurgico naturale verso strutture anatomiche nascoste e più profonde. Inoltre è stata notevolmente migliorata la capacità di asportare e ricostruire difetti del basicranio, rendendo così le tecniche endoscopiche uno strumento prezioso per i chirurghi che affrontano questo genere di patologie. Data la continua espansione delle possibilità chirurgiche, è diventato sempre più indispensabile un miglioramento continuo delle conoscenze anatomiche. Nonostante ciò, esistono ancora alcune limitazioni all’approccio transnasale esclusivo. Infatti, limitando la nostra visione solo a questo tipo di approccio, riduciamo significativamente le nostre capacità di affrontare il virtualmente infinito scenario con il quale si può presentare ogni patologia del basicranio. Gli approcci transorali e transorbitari sono nuove vie di accesso al basicranio estremamente versatili e che possono essere integrate con gli approcci transnasali, dando luogo a quelli che possono essere chiamati “approcci chirurgici combinati multiportali al basicranio”.

25. PERCEZIONE E RIABILITAZIONE MUSICALE NEI PAZIENTI CON IMPIANTO COCLEARE

NOME PRIMO AUTORE: WALTER COGNOME PRIMO AUTORE: DI NARDO SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA NOME PRIMO COAUTORE: ROBERTA COGNOME PRIMO COAUTORE:ANZIVINO SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA NOME SECONDO COAUTORE:ANNA RITA COGNOME SECONDO COAUTORE: FETONI SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA Attualmente i pazienti con impianto cocleare dimostrano scarse capacità nella percezione della musica,anche dopo diversi anni di utilizzo del device.Il linguaggio musicale è costituito da alcuni elementi principali alla base di competenze musicali complesse,come il riconoscimento melodico e la percezione dell’assonanza tra due suoni.Secondo la letteratura,i pazienti che ascoltano la musica attraverso l’IC difficilmente ne riconoscono le caratteristiche spettrali e di armonicità,nonostante una buona percezione del ritmo e del tempo.Lo scarso apprezzamento della musica sarebbe da imputare al numero limitato di elettrodi disponibili,al mismatch tra le frequenze assegnate agli elettrodi ed il pitch effettivamente percepito,alle strategie di codifica dedicate prevalentemente al linguaggio ed alla mancanza di una corretta riabilitazione musicale.Pertanto,è stato messo a punto dal nostro gruppo di ricerca un originale supporto computerizzato,il Musical Traning Software(software Finale 2008™ ,Makemusic Inc.Eden Prairie,MN),strumento audio/visivo per la valutazione e per l’allenamento musicale in pazienti portatori di IC.La fase di valutazione dell’MTS comprende:un test di discriminazione frequenziale(Musical Pitch Discrimination test)in cui due note riprodotte al pianoforte devono essere definite uguali o diverse;un test di riconoscimento di brani popolari presentati dapprima in versione completa(melodia+orchestra+testo)e poi in versione solo melodica(Music test);un test di assonanza/dissonanza, in cui il paziente deve esprimere un giudizio di gradevolezza su due o più note presentate contemporaneamente (Harmony test).La fase di allenamento prevede una durata di 3-6 mesi con frequenza tri-settimanale su supporto informatico a domicilio.Il software da noi sviluppato ha permesso sia di valutare le competenze musicali nei bambini e nei pazienti adulti post- verbali con IC o con stimolazione bimodale(confrontando i risultati ottenuti con quelli di soggetti normoudenti),sia di effettuare un allenamento guidato sulle popolazioni adulta e pediatrica con IC.I dati raccolti hanno confermato le difficoltà nella percezione musicale con IC, in particolare nell’apprezzamento dell’armonicità. Dal confronto con le performance dei soggetti normoudenti,è stata rilevata una differenza statisticamente significativa solo nei pazienti con IC,mentre una differenza non significativa si riscontrava nei pazienti con stimolazione bimodale. Inoltre,i significativi miglioramenti ottenuti dai bambini e negli adulti con IC attraverso un training specifico confermano come sia possibile implementare le competenze musicali mediante software dedicati come quello da noi ideato,con reale beneficio anche nella percezione linguistica.

26. LA DISFAGIA NELLE PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE: CLINICA NON STRUMENTALE E STRUMENTALE NELLA PROSPETTIVA LOGOPEDICA-RIABILITATIVA

NOME PRIMO AUTORE: Bruno COGNOME PRIMO AUTORE: Fattori SEDE: Gruppo Italiano Studi Disfagia (GISD). U.O. Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria, Università di Pisa NOME PRIMO COAUTORE: Giovanni COGNOME PRIMO COAUTORE: Ruoppolo SEDE: Dipartimento Organi di Senso, Università “La Sapienza” Roma NOME SECONDO COAUTORE: Daniele COGNOME SECONDO COAUTORE: Farneti SEDE: Dipartimento Audiologia e Foniatria, Ospedale di Rimini I disturbi della deglutizione, con esito in disfagia, sono una caratteristica comune e frequente in pazienti affetti da malattie neurodegenerative come la Sclerosi Laterale Amiotrofica, Parkinson, Alzheimer e molte altre, rappresentando una causa importante di deterioramento dello stato nutrizionale e di idratazione, oltre ad esporre il paziente al rischio elevato di complicanze bronco-polmonari da aspirazione. Bisogna inoltre considerare le problematiche della sfera emotiva e sociale correlate con i problemi deglutitori. Un adeguato approccio diagnostico clinico-strumentale della disfagia rappresenta in questi pazienti un momento fondamentale nel percorso clinico-terapeutico. Occorre pertanto in primo luogo programmare delle indagini di screening per l’identificazione, il più precocemente possibile, di un quadro disfagico, a cui dovrà seguire la somministrazione di protocolli di valutazione non solo della percezione soggettiva del disturbo deglutitorio, ma anche dell’impatto di questo handicap in generale sulla qualità della vita. Segue la valutazione clinica non strumentale che viene spesso considerata il cardine nella gestione della disfagia in quanto definisce il problema ed indirizza verso i successivi esami strumentali. Essa si articola in uno studio accurato delle principali prassie linguo-bucco-facciali per identificare possibili deficit motori e sensitivi a carico delle varie strutture del cavo orale e faringe coinvolte nella deglutizione. L’iter diagnostico dovrà quindi avvalersi di esami strumentali quali la FEES e la Videofluoroscopia e di possibili indagini complementari, ma non per questo meno importanti, come la scintigrafia oro-faringo-esofagea e la manometria faringea ed esofagea ad alta risoluzione (HD). La conoscenza di questo percorso diagnostico clinico non strumentale e strumentale è di fondamentale importanza per un corretto inquadramento della patologia disfagica nel paziente con malattie neurodegenerative e rappresenta il supporto imprescindibile per un successivo adeguato percorso logopedico e nutrizionale.

27. IL TRATTAMENTO MULTIDISCIPLINARE DELLE FASCITI NECROTIZZANTI DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE

NOME AUTORE: Domenico COGNOME AUTORE: Petrone SEDE: Ospedale Di Venere, Bari NOME PRIMO COAUTORE: Cosimo COGNOME PRIMO COAUTORE: Russo SEDE: Ospedale Di Venere, Bari NOME SECONDO COAUTORE: Paolo NOME SECONDO COATORE: Petrone SEDE: Ospedale San Giacomo, Monopoli Ancora oggi le complicanze ascessuali delle flogosi del distretto cervico-facciale sono frequentemente presenti nella pratica clinica sia per la maggiore presenza di ceppi batterici resistenti sia per la difficoltà di diagnosticare tempestivamente una patologia potenzialmente fatale. Spesso infatti, i segni ed i sintomi il più spesso subdoli e insidiosi, sono capaci di modificare il quadro clinico e rendere difficile l’interpretazione diagnostica e quindi l’approccio terapeutico. La conoscenza di tali eventualità pone pertanto seri problemi, di diagnosi prima e di strategia terapeutica poi; momenti di fondamentale importanza nella gestione del paziente con tale patologia. Purtroppo molte volte questi aspetti vengono sottovalutati o addirittura non opportunamente riconosciuti e pertanto anche i mezzi diagnostici a disposizione possono non essere utilizzati in modo appropriato. Appare pertanto evidente che essendo una patologia complessa, necessita di un approccio diagnostico e terapeutico multidisciplinare. Molteplici sono infatti le figure professionali oltre l’otorinolaringoiatra ad essere coinvolte, e cioè il radiologo, l’internista, l’odontoiatra, il neurochirurgo, il chirurgo toracico, il rianimatore, il nutrizionista, lo specialista di terapia iperbarica ed il chirurgo plastico. L’esperienza maturata in oltre 20 anni in approcci multidisciplinari nel trattamento di un elevato numero di pazienti con tal genere di patologia ha consentito di elaborare un protocollo diagnostico e di trattamento delle flogosi complicate del distretto cervico-facciale Scopo del presente corso monotematico è condividere l’esperienza personale del proprio gruppo a quanti, giovani e meno giovani, volessero approfondire le conoscenze in quest’ambito.

28. APPROCCIO STEP-BY-STEP AL PRELIEVO DI LEMBI MICROVASCOLARI

NOME PRIMO AUTORE: Raul COGNOME PRIMO AUTORE: Pellini SEDE: U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Istituto Tumori Regina Elena IFO, Roma NOME PRIMO COAUTORE: Gabriele COGNOME PRIMO COAUTORE: Molteni SEDE: U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Le tecniche microchirurgiche e lo sviluppo delle conoscenze anatomiche e fisiologiche dei lembi liberi hanno permesso negli ultimi 30 anni uno sviluppo importante della chirurgia oncologica maggiore nel distretto cervico-facciale, soprattutto nei casi di recupero chirurgico dopo radioterapia, attualmente in drastico aumento in Europa e Nord America. Sebbene le indicazioni alla ricostruzione microvascolare siano in costante aumento e le controindicazioni legate a copatologie del paziente in netto calo, il know-how chirurgico in tale campo è ancora limitato a pochi centri di riferimento. La curva di apprendimento è lenta e richiede nozioni sia di microchirurgia sia di anatomia regionale di distretti non familiari al chirurgo cervico-facciale. Per tale motivo, la formazione di un chirurgo ricostruttore è lunga e dispendiosa, rischiando di scoraggiare i giovani chirurghi che vogliano approcciarsi alla materia. I libri di testo e i corsi di dissezione disponibili per il prelievo di lembi liberi sono numerosi ma non molti analizzano e propongono l’argomento con una metodica step-by-step che consenta di apprendere più agevolmente i singoli passaggi chirurgici. L’obiettivo di questo corso monotematico è quello di illustrare nel dettaglio e in maniera semplice e diretta i passaggi tecnici per il prelievo dei principali lembi liberi per le ricostruzioni cervico-facciali, ovvero il lembo di avambraccio radiale, anterolaterale di coscia (ALT) e di fibula. Il corso utilizzerà disegni, immagini di prelievi su pazienti e video esplicativi, tutti supporti finalizzati a rendere l’argomento il più chiaro e semplice possibile, consentendo ai partecipanti di comprendere la procedura. Verranno anche esposti e sottolineati i possibili errori e le difficoltà tecniche che si possono incontrare durante le manovre chirurgiche. Gli autori promuoveranno l’interattività e la partecipazione dei colleghi durante la durata del corso.

29. RIDUZIONE TONSILLARE INTRACAPSULARE MEDIANTE ALTA RADIOFREQUENZA: ALTERNATIVA O “NATURALE”, “OBBLIGATA” EVOLUZIONE DELLA TECNICA?

NOME AUTORE: ENZO COGNOME COAUTORE: CALABRESE SEDE: RAGUSA NOME PRIMO COAUTORE: ATTILIO COGNOME PRIMO COAUTORE: DENARO SEDE: CATANIA NOME SECONDO COAUTORE: ANTONIO COGNOME SECONDO COAUTORE: PALMA SEDE: RAGUSA La tonsillectomia a freddo nei bambini è un intervento che, specie nelle frequentissime ipertrofie tonsillari ostruttive, non è, necessariamente, l’unica strada chirurgica, in quanto, a fronte di una evidente mutilazione di un organo linfatico, non sono presenti episodi di tonsilliti follicolari febbrili recidivanti o focalità tali da giustificarne, nel pensiero scientifico comune, l’eliminazione. L’introduzione delle linee guide ministeriali su “Appropriatezza e sicurezza degli interventi di tonsillectomia e/o adenoidectomia” raccomanda la dissezione a freddo come procedura più appropriata e sicura. Nello stesso documento, tuttavia, si afferma che le tecniche intracapsulari comportano una minore morbosità postoperatoria in termini di dolore, minor consumo di antiemetici, ripresa delle normali attività e dell’alimentazione. L’unico dubbio si basa sulla possibilità di ricrescita. Presso la nostra Unità Operativa, già dal 2006 ci siamo proposti di studiare un approccio più sicuro alla tonsilla utilizzando l’alta radiofrequenza e impostando uno studio controllato e standardizzato. Ci siamo posti principalmente queste domande: 1-La metodica è applicabile in sicurezza? 2-La morbilità intra-postoperatoria è migliore rispetto alle tecniche tradizionali? 3-La tecnica è reversibile o comporta alterazioni anatomiche tali da pregiudicare successivi interventi? 4-L’ipertrofia tonsillare tende a recidivare? 5-La compliance del paziente è migliore? La nostra casistica, ad oggi si basa sul trattamento e monitoraggio di 160 pazienti di età compresa tra i 4 e i 43 anni con una età media di 6 anni di cui 6 trattati con tecnica monopolare e 154 con tecnica bipolare. Con i risultati finora ottenuti possiamo con il nostro studio affermare: 1-La metodica è applicabile in sicurezza se si rispettano tutte le procedure di selezione del paziente, di preparazione all’intervento e di applicazione corretta della tecnica. 2- tutto il decorso intra e post-operatorio presenta minore rischio di emorragia e minore morbilità. 3- I riscontri obiettivi non sembrano indicare alterazioni sostanziali dell’anatomia delle logge tonsillari. , 4- Ad oggi, non abbiamo riscontrato casi di ricrescita tonsillare. 5 - La compliance del paziente è migliore in base al riscontro dato dalle interviste ai genitori e al paziente stesso. Scopo di questo corso è quello di diffondere, con il conforto della nostra esperienza, il convincimento scientifico che la tecnica da noi proposta, piuttosto che una alternativa alla tradizionale, possa essere considerata, nell’immediato futuro, l’evoluzione di una chirurgia che,

ancora oggi, presenta, a fronte di una comune “sensazione di banalità” presso l’utenza, un rischio troppo elevato di morbilità e, talvolta, di mortalità per complicanze emorragiche. Infine, come anticipazione della nostra recentissima esperienza, è molto probabile che una siffatta metodica chirurgica possa trovare indicazione non solo per le problematiche tonsillari di carattere ostruttivo ma anche per tutte le restanti patologie tonsillari di flogosi cronica più o meno recidivante da trattare chirurgicamente.

30. TUMORI MALIGNI PAROTIDEI SECONDARI. UNA PATOLOGIA IN CONTINUO INCREMENTO

NOME PRIMO AUTORE: Adelchi COGNOME PRIMO AUTORE: Croce SEDE: Università G. d’Annunzio,CHIETI – Clinica ORL, Ospedale SS Annunziata NOME PRIMO COAUTORE: Giorgia COGNOME PRIMO COAUTORE: Ciammetti SEDE: Università G. d’Annunzio,CHIETI – Clinica ORL, Ospedale SS Annunziata NOME SECONDO COAUTORE: Elena COGNOME SECONDO COAUTORE: Festa Kotelnikova SEDE: Università G. d’Annunzio,CHIETI – Clinica ORL, Ospedale SS Annunziata L’incidenza annuale media nel mondo delle neoplasie delle ghiandole salivari è di circa 0,05-2 casi su 100000 abitanti. Questi tumori interessano in prevalenza il sesso maschile dopo i 40 anni; nell’80% circa dei casi insorgono nella ghiandola parotide, nel 70-80% sotto forma di istotipi benigni. Negli ultimi decenni è però evidente un aumento delle neoplasie maligne secondarie che interessano la parotide sotto forma di metastasi linfonodali intra- e perighiandolari o, molto più raramente, come metastasi ematiche. La parotide può essere inoltre infiltrata direttamente da neoplasie cutanee a partenza dalla cute soprastante, dalla cute delle aree limitrofe e dalle neoplasie dell’orecchio esterno. Questo aumento della patologia neoplastica maligna parotidea secondaria è dovuto al netto prolungarsi della vita media che determina una maggiore incidenza, nella popolazione anziana, delle neoplasie cutanee cervico-facciali, patologia tipica dell’età avanzata. Il trattamento terapeutico dei tumori parotidei secondari crea particolari problemi collegati all’età mediamente molto avanzata dei pazienti; alle loro condizioni generali spesso non ottimali; alla necessità di dover sacrificare a volte qualche ramo del nervo facciale direttamente infiltrato; al dover associare spesso alla parotidectomia totale uno svuotamento omolaterale del collo curativo o profilattico; alla necessità di prevedere ed allestire un lembo miocutaneo o fasciocutaneo, peduncolato o libero, per riparare la perdita di sostanza tegumentaria sede del T primitivo periparotideo o metastatico linfonodale esteso alla cute sovrastante. La casistica fa riferimento agli ultimi 10 anni (2007-2016) e comprende 34 pazienti affetti da neoplasie maligne secondarie, 21 maschi, 13 femmine, di età compresa tra i 53 ed i 93 anni (media 79), 25 (66%) di questi ultraottantenni, affetti da diversi istotipi, in prevalenza carcinomi squamocellulari (26-76%) metastatici per via linfatica o infiltranti direttamente la ghiandola. Non abbiamo mai osservato metastasi parotidee ematogene. I pazienti sono stati tutti sottoposti a trattamento chirurgico, irradiati nel post-operatorio in 8 casi, trattati con Interferone (melanomi) in 2 casi. Le sopravvivenze sono state influenzate negativamente dall’età avanzata dei pazienti deceduti in 12 casi, per altri motivi, liberi da malattia. Alla luce della nostra esperienza ci sembra di poter affermare che quella parotidea secondaria è una patologia tumorale in continuo incremento, tipica dell’età avanzata, da trattare chirurgicamente quando non c’è spazio, come spesso accade, per altri tipi di terapia.

31. L’USO DEL GRASSO NELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO

NOME PRIMO AUTORE: GIUSEPPE COGNOME PRIMO AUTORE: MALAFRONTE SEDE: A.O. di Rilievo Nazionale e Alta Specilità “S.G. MOSCATI” Avellino Il tessuto adiposo rappresenta la più grande riserva di cellule staminali mesenchimali nel corpo umano inoltre gli adipociti producono sostanze che promuovono processi di guarigioni e rivascolarizzazione. Nonostante queste straordinarie proprietà il suo utilizzo nella chirurgia dell’orecchio medio è ancora estremamente limitato.La scarsa diffusione dell’uso del grasso è legata alle sue limitate indicazioni. Secondo la letteratura la miringoplastica con grasso è indicata in perforazioni piccole e centrali, in assenza di placche calcifiche sul bordo della perforazione, con catena ossiculare integra, assenza di otorrea, di colesteatoma o tasche di retrazione. Dal 2007 abbiamo iniziato uno studio sulla possibilità di ampliare le indicazioni all’utilizzo del grasso nella chirurgia dell’orecchio medio. I dati della ricerca sono entusiasmanti: le ampie dimensioni della perforazione, la presenza di placche calcifiche sul bordo della perforazione, le perforazioni marginali, il danno della catena ossiculare non risultano essere delle controindicazioni all’utilizzo del grasso nella miringoplastica. L’uso del grasso semplifica molto anche l’esecuzione della timpanoplastica di tipo III. Inoltre il grasso risulta essere utile anche nella chirurgia della staffa sia per chiudere in modo semplice e rapido le perforazioni che possono crearsi durante la formazione del lembo timpanomeatale sia per sigillare il foro platinare. L’ampliamento delle indicazioni certamente incrementerà la diffusione dell’uso del grasso nella chirurgia dell’orecchio medio perché notevoli sono i vantaggi che il suo utilizzo offre: accesso transcanalare , anestesia locale, riduzione del tempo operatorio (15 mm per la miringoplastica e 30 mm per la timpanoplastica tipo III), riduzione del ricovero(il paziente può essere dimesso poche ore dopo l’intervento),riduzione delle liste di attesa ma soprattutto notevole riduzione del tempo di apprendimento della tecnica. In base alla corrente letteratura il training per eseguire una corretta miringoplastica con fascia è di circa 3 anni. Il training per eseguire una corretta miringoplastica con il grasso non supera un mese.

32. PALATE SURGERY MADE EASY NOME PRIMO AUTORE: CLAUDIO COGNOME PRIMO AUTORE: VICINI SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI, FORLI’ NOME PRIMO COAUTORE: FILIPPO COGNOME PRIMO COAUTORE: MONTEVECCHI SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI, FORLI’ In questo corso monotematico gli autori descriveranno le principali differenze tecniche tra le varie faringoplastiche sino ad arrivare ad elencare i vantaggi in termini di riduzione di tempo, facilità nell’esecuzione e miglioramento degli outcomes utilizzando la faringoplastica barbed. Questa innovativa tecnica, utilizzando suture autobloccanti con un doppio ago alle estremità, permette di creare dei vettori di forza laterali, anteriori e superiori a livello palatale senza la necessità di eseguire nodi o lembi muscolari particolarmente complessi ed invasivi. Uno studio multicentrico internazionale recentemente eseguito verrà illustrato con i risultati ottenuti. I risultati preliminari sono molto incoraggianti e tale tecnica è ormai utilizzata in molti centri di rifermento nel trattamento delle apnee notturne a livello internazionale.

33. MANAGEMENT OF MIDDLE EAR CHOLESTEATOMA NOME PRIMO AUTORE: Daniele COGNOME PRIMO AUTORE:Bernardeschi SEDE: Parigi NOME PRIMO COAUTORE:Olivier COGNOME PRIMO COAUTORE:Sterkers SEDE:Parigi In questo corso monomatico di istruzione, gli autori dettagliano i principi della presa in carico del colesteatoma dell’orecchio medio. Dopo una breve introduzione sulla definizione, classificazione ed eziopatogenesi del colesteatoma, verranno illustrati i principi che guidano la scelta della tecnica chirurgica. Secondo gli autori, l’eterno dibattito tecnica chiusa vs tecnica aperta deve essere superato dal concetto della tecnica adattata all’estensione ed alla localizzazione del colesteatoma. Sulla base soprattutto quest’ultimo concetto, tre tecniche chirurgiche verranno illustati con video i casi clinici. Per i colesteatomi limitati all’epitimpano e/o al mesotimpano l’atticotomia transcanalare microscopica ed endoscopia verrà dettagliata con un’esposizione dei risultati ottenuti con questa tecnica chirurgica. Per i colesteatomi piu’ estesi verso la mastoide, verra’discussa la mastoidectomia chiusa e/o aperta sempre associata ad obliterazione mastoidea ed epitimpanica. Una disserzione sui materali disponibili per l’obliterazione e una discussione sui risultati ottenuti da queste tecniche di obliterazione e sulle modalità del follow-up dopo intervento di obliterazione concluderà il corso monotematico.

34. CLINICAL CASES IN OTOLOGY: VERONA AND NASHVILLE EXPERIENCES

NOME PRIMO AUTORE: DANIELE COGNOME PRIMO AUTORE: MARCHIONI SEDE: AOUI VERONA BORGO TRENTO NOME PRIMO COAUTORE: ALEJANDRO COGNOME PRIMO COAUTORE: RIVAS SEDE: VANDERBILT UNIVERSITY, NASHVILLE (TN) La chirurgia otologica rappresenta tuttora una sfida per il chirurgo. Nonostante i notevoli progressi in campo scientifico, sia nel miglioramento delle conoscenze anatomiche e fisiopatologiche, sia attraverso la disponibilità di nuove tecnologie, esistono ancora molti punti controversi nel trattamento chirurgico delle patologie dell’orecchio. Risulta ancora difficile una standardizzazione completa delle diverse tecniche, dei materiali utilizzati per la ricostruzione e della valutazione dei risultati a lungo termine. La condivisione delle esperienze cliniche maturate in diversi centri rappresenta un momento fondamentale sia per l’apprendimento di nuove strategie chirurgiche sia per tentare di uniformare l’algoritmo diagnostico-decisionale, ottimizzare i risultati e migliorare gli outcomes per il paziente. A tale scopo viene presentata l’esperienza quotidiana della Clinica ORL dell’Università degli Studi di Verona nel trattamento delle patologie dell’orecchio medio, insieme con l’esperienza dell’Università di Nashville, attraverso l’esposizione di casi clinici diversi e complessi e un confronto diretto che metta in risalto diversi aspetti e peculiarità delle attuali tendenze in otologia.

35. MANAGEMENT OF OSAS TREATMENT WITH NARVAL MANDIBULAR ADVANCEMENT DEVICES: A SIMPLE DEVICE FOR ENT

NOME PRIMO AUTORE: BRUNO COGNOME PRIMO AUTORE: NAVAILLES SEDE: CENTRE HOSPITALIER DE VALENCE - France NOME PRIMO COAUTORE: FLAVIO COGNOME PRIMO COAUTORE: PEROTTINO SEDE: CENTRE HOSPITALIER DE BRIANCON - France Oral appliances are used to treat OSAS for 40 years with good results on symptoms and polygraphic data. Nowadays Narval MAD is accepted to treat OSAS even for severe patients (IAH>30) with good results in more than 60% of patients. Different types have been developed but only customised two pieces MAD are now useful. Patients eligibility and contra indications are explained , and assessment as well . We present the way MAD work, the dental imprint and splints manufacturing. The up to date results of the "Orcades study" are presented (369 patients mild to severe OSAS). This aimed to prospectively determine the long-term efficacy and tolerability of custom-made Narval™ MAD for obstructive sleep apnoea–hypopnoea syndrome patients. The first fitting and titration to improve result and minimize side effects are described . Long term follow up is necessary and has to be organized to avoid lack of efficacy and dental displacement. The prospectives of the future with Intra Oral Scanner (IOS) to increase the accuracy of the imprints and data storage is shown and explained. Conclusion : actually main treatment behind CPAP in treatment of OSAS in France and Italy but ENT should know and learn to manage this oral appliance witch is effective even in mild and severe OSAS patients. This MAD is simple to manage and do not need a dental office.

36. TEN USEFUL ADVICES FOR THE SKULL VIBRATION INDUCED NYSTAGMUS TEST IN CLINICAL PRACTICE

G. DUMAS1,2; F.PEROTTINO3; S.SCHMERBER1,4 (CHU GRENOBLE FRANCE; CHR BRIANÇON FRANCE) 1. DEPARTMENT OF OTO-RHINO-LARYNGOLOGY, HEAD AND NECK SURGERY, UNIVERSITY HOSPITAL, GRENOBLE, FRANCE 2. EA 3450 DEVAH, DEVELOPMENT, ADAPTATION AND DISADVANTAGE, FACULTY OF MEDICINE AND UFR STAPS, UNIVERSITY OF LORRAINE, VILLERS-LÈS-NANCY, FRANCE 3. SERVICE ORL CHRB BRIANÇON ,FRANCE 4. INSERM UMR 2015, GRENOBLE, FRANCE Introduction A 100 Hz bone conducted vibration (BCV) applied to either mastoid induces instantaneously a predominantly horizontal nystagmus, with quick phases beating away from the affected side in patients with a unilateral vestibular loss (UVL). The same stimulus in healthy asymptomatic subjects has little or no effect. This is skull vibration induced nystagmus (SVIN) and it is a useful, simple, non-invasive, robust indicator of asymmetry of vestibular function and the side of the vestibular loss. The nystagmus is precisely stimulus-locked: it starts with stimulation onset and stops at stimulation offset, with no post-stimulation reversal. It is sustained during long stimulus durations; it is reproducible; it beats in the same direction irrespective of which mastoid is stimulated; it shows little or no habituation; it is permanent – even well compensated UVL patients show SVIN. A SVIN is observed under Frenzel-goggles or videonystagmoscopy and recorded under videonystagmography in absence of visual-fixation and strong sedative drugs. Stimulus frequency, location, and intensity modify the results and a large variability in skull morphology between people can modify the stimulus. SVIN to 100 Hz mastoid stimulation is a robust response. We describe the optimum method of stimulation on the basis of the literature data and testing more than 18,500 patients. Recent neural evidence clarifies which vestibular receptors are stimulated, how they cause the nystagmus, why the same vibration in patients with semicircular canal dehiscence (SCD) cause a nystagmus beating towards the affected ear. This review focuses on the optimal parameters of the stimulus and response of UVL and SCD patients, but also shows how other vestibular dysfunctions affect SVIN. We suggest that the presence of SVIN is a useful indicator of the symmetry of vestibular function between the two ears, but in order to identify which is the affected ear, other information and careful clinical judgement is needed. Technique The examination is performed in a sufficiently relaxed seated subject; no ocular fixation to avoid inhibiting VIN is mandatory. As for any videonystagmographic examination, the patient can be asked to perform a mental arithmetic task to increase the sensitivity of the test. The test results are not modified by head position if, for any reason, the subject must be examined in the prone position or with the neck flexed. Influence of sedative treatment All psychoactive drugs (neuroleptics, anxiolytics, barbiturates) and antihistamines must be avoided, as they have a vestibuloplegic effect on the vestibulo-ocular reflex (VOR) and, whenever possible, must be stopped 2 to 8 days before the examination according to their pharmacological half-life. Antiepileptics such as carbamazepine and clonazepam induce global and bilateral reduction of the responses. Hydantoins and alcohol usually have a disinhibitory effect and increase vibration-induced nystagmus. Treatments with long half-life antivertigo drugs such as flunarizine must also be stopped, as they inhibit vestibular responses and must be stopped 2 to 3 weeks before the examination. In contrast, as for the caloric test, acetyl-L-leucine has no effect on the results [2]. VIN disappears under general anaesthesia and cannot be studied intraoperatively.

Patient’s age The test can be performed in adults and children, as soon as the child is able to understand the examination which must be presented as a game. After demonstrating its harmless nature by placing the vibrator first on the shoulder or the forearm before placing it on the mastoid process, the examination is started at a low frequency of 30 Hz, which is more easily accepted, but less effective in terms of clinical information, than stimulation at 100 Hz, which will be used subsequently. Precautions Although no studies have yet been published on this topic (but no major side effects were reported in the doctorate thesis by G. Dumas based on a series of 18,500 patients), it is recommended to perform this test cautiously in certain situations (recently operated (otosclerosis, retinal detachment, history of recent cerebral haematoma, poorly controlled anticoagulant therapy). Practical conditions of the examination (Table 1) Eye movements can be visualized either under Frenzel goggles or, preferably, under videonystagmoscopy. The subject must not have any makeup when videonystagmography is performed or planned and must maintain a steady midline gaze by looking straight ahead with the eyes open and must avoid blinking. All ocular fixation must be prevented by placing a mask on the not studied eye to avoid VOR inhibition. As subjects tend to close their eyes at the beginning of the test, they must be frequently reminded to keep them open. Stimulation criteria (Fig. 1): the examiner performs stimulation either by standing in front of or behind the patient, firmly holding the vibrator (VVIB 3F or VVIB 100 Hz Synapsys, France or ISV 1 or IP 500 Amplifon, France or VVSED 500 Euroclinic, Italy or NC 70209 from North Coast Medical, USA). The vibrator should preferably have a cylindrical contact tip and must be applied perpendicularly to the mastoid process or the vertex surface. On the mastoid process, the vibrator is applied posteriorly to the auricle, level to the external acoustic meatus (EAM) (Fig. 1). Stimulations on the tip of the mastoid process must be avoided, as they can induce proprioceptive afferents activations from the trapezius and sternocleidomastoid muscles. A cylindrical contact surface, 2 cm in diameter, padded by a layer of felt or rubber, should be used to ensure good comfort and sufficient efficacy. A pressure of about 10 Newton or 1 kg is applied; the examiner uses the other hand to maintain the patient’s head in the correct position (Fig. 1B). When posturographic analysis is also performed, a portable self-retaining vibrator should be attached to the patient’s skull by a rubber band rather than being held by the examiner’s hand to avoid manually applied lateral pressure forces of about 10 Newton that can modify parameter X during the posturographic recording [3]. The vibrator designed by M. Magnusson (Lund, Sweden) delivering a stimulation frequency of 85 Hz or the Vibrasens 80 Hz system (Techno Concept, France) are recommended in this situation. - The investigation requires a total of three stimulation sequences of 5 to 10 seconds duration. - Stimulation frequency: a frequency of 100 Hz is very effective to stimulate all of the labyrinthine structures [4, 5]. A frequency of 60 Hz is also efficient, while a frequency of 30 Hz, which delivers less energy (95 dB SPL at 30 Hz, 101 dB SPL at 100 Hz, 100 dB SPL at 60 Hz) may be useful to evaluate the deafferentation severity, for example during chemical labyrinthectomy [6, 7]. - The vibration-induced nystagmus test is recorded by VNG after classical calibration and can be concomitantly observed on a monitor (sync-BNC cable). The VNG system (Synapsys, France) allows recording in the “nystagmus-specific” zone for which the software has been landmarked according to the various routine protocols used (Fig. 2 and 3). HST-SVINT protocol (30-60-100 Hz). SVINT 100 Hz right mastoid (RM)-left mastoid (LM); 60 Hz (RM-LM); 30 Hz (RM-LM) protocol. Vertex protocol (100-60-30 Hz). 100 Hz protocol (RM-LM-Vertex). Other personalized protocols can also be performed. Direct or deferred analysis can be based on examination of the direct recording or, preferably, analysis of the VIN SPV (Fig. 2 and 3). - Procedure: When SVINT is performed in the context of other first-line tests to complete vestibular multifrequency analysis, the following sequence can be recommended: SVINT-HST-HIT (or VHIT), bearing in mind that if a test must be performed after the HST, a 2-minute interval is recommended to avoid interference by a possible HST second phase nystagmus reversal. - VIN validity criteria (Table 1): the induced nystagmus starts with stimulation, stops with its withdrawal and does not present any secondary reversal. It is sustained, reproducible and beats in

the same direction either after left and/or right mastoid process stimulation, is often less intense or absent after vertex stimulation (except in case of superior semicircular canal dehiscence [SSCD]). Nystagmus is usually absent or discordant in subjects with no vestibular disorders: in 10% of cases, false-positive nystagmus is observed at 60 Hz with right-beating nystagmus on the right mastoid and left-beating nystagmus on the left mastoid (inconsistent directions). A VIN slow phase velocity SPV greater than 2°/s is also required to validate the test. Acceptability of the test The good acceptability of the test has been validated in more than 18,500 subjects [7]. Some patients with recent acute peripheral vestibular disorder (APVD) describe lateropulsion sensations, while other subjects with SSCD associated with intense VIN can report nausea when the test is repeated. These mild manifestations usually do not prevent continuation of the examination. One subject reported transient tinnitus. Examination report A typical examination report is presented in Table 2. Discussion The SVINT is easy to perform, inexpensive, noninvasive, and, like the HST and HIT for the lateral semicircular canal (Halmagyi test), constitutes a first-line test to rapidly detect vestibular asymmetry. In total unilateral vestibular loss (TUVL), VIN was obtained in 98% of patients [8] and was constantly of the lesional type with nystagmus always beating toward the healthy side regardless of the stimulation frequency or the skull site stimulated (100% laterality correlation) (Fig. 3). This test is not influenced by vestibular compensation and VIN is observed in patients with very longstanding TUVL operated by neurotomy or via a translabyrinthine approach for vestibular schwannoma (more than 20 years previously) or with a history of neglected petrous temporal bone fracture with absent or compensated balance disorders [3, 9]. In partial unilateral vestibular loss (PUVL), VIN was obtained in 75% of cases. The VIN direction observed in patients with non-fistulous non-malformative lesions was of the lesional type with nystagmus beating toward the healthy side in 91% of cases [6]. In the context of screening for neuroma, Ménière’s disease, vestibular neuritis with sudden loss of vestibular function or acute peripheral vestibular disorder (APVD) (Fig. 3A and B), VIN was observed in 60%, 77% and 91% of cases, respectively [6]. The SVINT is useful to confirm the efficacy of chemical labyrinthectomy and can be used to identify responding patients (Fig. 3C). This global vestibular test (mainly investigating the utricle and canal system at 100 Hz) [5, 10] is robust, but moderately sensitive, explaining a positivity score in PUVL slightly different from that observed in other peripheral tests more specifically targeted to the otolith system (VEMP) or horizontal semicircular canal (caloric test) [1, 7]. The SVINT acts as a vestibular Weber test. It is useful in the detection of SSCD in case of conductive hearing loss associated with an intact eardrum, particularly in countries with limited access to CT scan or in which this radiological examination remains expensive, in order to avoid useless operations (otosclerosis not confirmed during middle ear surgery). In case of SSCD, the SVINT shows a very characteristic nystagmus beating toward the lesion side related to bone conduction facilitation [11]. In 30% of cases of SSCD, it can show a primarily, usually up-beating, vertical component [11]. In all other peripheral non-malformative and non-fistulous diseases, it shows a VIN beating toward the healthy side except in 20% of cases of Ménière’s diseases (irritative nystagmus), 10% of APVD (vestibular neuritis), 8% of preoperative vestibular schwannomas [1, 6]. Mastoid stimulation has been demonstrated to be significantly more effective than vertex and trapezius muscles stimulations in non-fistulous and non-malformative unilateral peripheral vestibular disorders [8]. In contrast, vertex stimulation is usually more effective in SSCD, dilatation of the vestibular aqueduct or other inner ear abnormalities associated with a third labyrinthine window [11]. Vertex stimulation can be replaced by Fz stimulation (10-20 system) [5]. Higher frequency stimulation up to 500 Hz can also be used, but then only concerns otolithic structures [5, 10].

The test has been proposed for medicolegal purposes in occupational medicine centres in Italy, due to the absence of influence of vestibular compensation mechanisms on the VIN. This test can therefore detect neglected or compensated long-lasting peripheral unilateral vestibular lesions [6, 9]. One of the main SVINT advantages is to allow vestibular multifrequency analysis (Fig. 4) [12]; it constitutes a very useful complement for investigation of bilateral vestibular areflexia detected by the caloric test and the sinusoidal rotatory test. Therefore it evaluates the high vestibular frequencies and detects residual responses in vestibules functioning as high-pass band vestibular system (false bilateral areflexia) [6]. When bilateral areflexia is observed at low vestibular frequencies (caloric or sinusoidal rotatory test) and when the SVINT shows a VIN at high frequencies, the prognosis of recovery of instability after rehabilitation appears to be more favourable. Conclusion: the SVINT is a rapid and inexpensive test, performed as a bedside examination test, which uses high frequency skull vibrations of 100 Hz. This minimally invasive test can reveal with the VIN vestibular asymmetry. Mastoid process stimulations are more effective in common vestibular lesions, but in SSCD, vertex stimulations give better results. This test usually reveals a lesional VIN beating toward the healthy side in the more common peripheral diseases, except in SSCD and a few cases of Meniere’s disease, where it reveals irritative nystagmus beating toward the lesion side. It is not influenced by vestibular compensation mechanisms. The 10 main points are summarized as follows: The SVINT is useful for the assessment of inner ear diseases when there are external (EAM malformations or infections) or middle ear (perforated eardrum) lesions, as the water caloric test is impossible and in the elderly in whom HST and HIT must be avoided due to the risks associated with vascular disease and osteoarthritis. In routine practice, the SVINT constitutes a complement to these other 3 tests for multifrequency analysis of the vestibule. This examination is well tolerated and no significant adverse effects have been reported to date. It can be performed in children when it is presented as a game or when the child is old enough to understand the examination. THE DUMAS TEST -SVINT-(Skull Vibration Induced Nystagmus Test) Take Home Message in 10 points What can be asserted from a series of 18500 patients 1. Bedside examination Test.-->Vestibular Weber Test 2. Optimal stimulus frequency is 100 Hz on mastoid process. SVINT is positive when VIN beats toward the same direction after each mastoid and Vertex stim. 3. No adverse effects - Interesting Cost/efficiency rate: selection of patients 4. NEURITIS /SCHWANNOMAS/ FOLLOW UP in CHEMICAL LABYRINTHECTOMIES/VESTIBULAR DEAFFERENTATIONS : SVINT Induces a Nystagmus (VIN) beating toward the intact side in ¾ of patients 5. MEDICO LEGAL INTEREST: VIN is repeatable and persistent in time beating toward the intact side in all (even long standing) total unilateral vestibular Lesions (TUVL) 6. IN LABYRINTHINE MALFORMATIONS (anterior Canal Dehiscences) SVINT Induces a VIN beating toward the lesion side. [only in this kind of malformation related to bone conduction facilitation toward the lesion side (third window)]. 7. Higher responses are obtained on Vertex in case of anterior canal dehiscence (most often up-beating VIN). 8. In MENIERE’S DISEASE: vibration Induces frequently a VIN of variable direction following stimulus frequency (30/60/ 100/ Hz) 9. OCCUPATIONAL MEDECINE : VIN is not modified by Vestibular compensation mechanisms 10. SVINT complements other bedside vestibular tests in the vestibular multifrequency evaluation (High frequencies) as a first line examination test.

37. FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DEI DIVERSI TIPI DI PROTESI IMPIANTABILI

NOME PRIMO AUTORE: Maurizio COGNOME PRIMO AUTORE: Barbara SEDE: Clinica ORL, Medicina e Psicologia, Sapienza Roma NOME PRIMO COAUTORE: Simonetta COGNOME PRIMO COAUTORE: Monini SEDE: Clinica ORL, Medicina e Psicologia, Sapienza Roma NOME SECONDO COAUTORE: Francesca COGNOME SECONDO COAUTORE: Atturo SEDE: Clinica ORL, Medicina e Psicologia, Sapienza Roma Dal 2005, presso la Clinica ORL dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Andrea, si è avviato un Programma di riabilitazione Uditiva con dispositivi impiantabili in tutte le situazioni comportanti un d di it uditivo. L'esperienza ha riguardato tutte le tipologie di dispositivo attualmente disponibili, pur se con un peso numerico differente, sulla base della disponibilità e della fisiologica "longevità" del dispositivo stesso. Tra i dispositivi per via ossea (BCI) quelli percutanei hanno rappresentato la componente più numerosa, anche se per gli ultimi impianti si è previlegiato l'uso dei BCI transcutanei, sia attivi (Bonebridge) che passivi (BAHA Attract). La valutazione a distanza ha permesso di mettere in evidenza soprattutto la percentuale di complicanze nei BCI percutanei, così come eventuali differenze di performance tra questi ed i modelli transcutanei, anche rispetto alla previsione preoperatoria ottenuta con test dell'archetto personalizzato. Un gruppo consistente di dispositivi impiantabili è stato rappresentato dalle riabilitazioni di forme severe di ipoacusia mista (via ossea > di 45 dB ed entro il 65 dB sui 4 kHz) mediante impianto attivo di orecchio medio sulla finestra rotonda. Si sono potuti mettere in evidenza i risvolti chirurgici, quelli di alcune complicanze e soprattutto il pregio di una idonea stimolazione dell'or chip interni attraverso questa modalità alternativa. Un settore, poi, al quale si è rivolta una particolare attenzione è stato poi quello della riabilitazione delle ipoacusie neurosensoriali, che è stato strettamente messo in confronto con le performances con protesi acustiche tradizionali. L'ultradecennale esperienza con il dispositivo completamente impiantabile Esteem ne ha permesso di rilevare l'estrema efficacia che giustifica sia l'aspetto economico che quello di una chirurgia molto complessa di applicazione. Accanto al marcato miglioramento osservato nella maggior parte degli impiantati Esteem, si sono anche messi in luce alcuni aspetti legati al loro uso continuo e ripetuto (sostituzione della batteria, deterioramento della soglia uditiva). Per quanto riguarda poi in assoluto il grado di soddisfazione da parte dei soggetti impiantati globalmente considerati, si è rilevato un incremento elevato della qualità di vita che sembrerebbe non legato comunque alla invisibilità del dispositivo utilizzato.

38. LA SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO NELL’ADULTO: FENOTIPI MORFOFUNZIONALI E RICADUTE TERAPEUTICHE

NOME AUTORE: Giovanni COGNOME AUTORE: Sorrenti SEDE: Clinica ORL, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna NOME PRIMO COAUTORE: Irene COGNOME PRIMO COAUTORE: Pelligra SEDE: Clinica ORL, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna NOME SECONDO COAUTORE: Ottavio COGNOME SECONDO AUTORE: Piccin SEDE: Clinica ORL, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) è una condizione tipicamente multifattoriale al cui determinismo concorrono, in misura diversa in ciascun paziente, fattori anatomo-funzionali (morfologia e collassabilità della via aerea) e fattori non-anatomici (inadeguata risposta dei muscoli dilatatori della faringe, bassa soglia di arousal ed elevato loop gain). Le modalità con cui tali fattori interagiscono tra loro determinano la presenza ed il grado di severità dell’OSAS e spiegano perché pazienti con analoghe caratteristiche anatomiche presentino alcuni un disturbo respiratorio nel sonno ed altri no. Tale presupposto ha aperto la strada al tentativo di fenotipizzazione dei pazienti con OSAS ed è alla base del concetto, sempre più chiaramente espresso nella letteratura recente, di “tailored therapy" ovvero di personalizzazione della terapia sulla base del meccanismo patogenetico prevalente nel singolo paziente. Se da un lato, la possibilità di definire il ruolo dei fattori cosiddetti non-anatomici è, allo stato attuale, di difficile praticabilità; dall’altro, un approccio metodologico basato su un work-up diagnostico il più articolato e preciso possibile può consentire l’identificazione di differenti “tipi di ostruzione”, o fenotipi morfo-funzionali, la cui descrizione è sicuramente di grande utilità per il clinico nella selezione di un trattamento paziente-specifico. Indagine cardine di tale processo è la sleep endoscopy che, pur con i noti limiti relativi all’azione dei farmaci, alla riproducibilità del sonno fisiologico e alla soggettività dell’interpretazione dei rilievi, rappresenta oggi la più avanzata e affidabile metodica di diagnosi per la valutazione del paziente OSAS candidato a terapia non-CPAP; specie quando la sleep endoscopy venga eseguita, come nella nostra esperienza, secondo un setting avanzato (advanced-sleep endoscopy). Scopo del corso è quello di fornire gli elementi per un corretto inquadramento diagnostico del paziente con OSAS, enfatizzando gli aspetti di maggior rilievo ai fini della fenotipizzazione del paziente stesso e della congrua selezione dell’opzione terapeutica; illustrare il razionale, le modalità operative ed i vantaggi dell’advanced sleep endoscopy; proporre una classificazione fenotipica dei pazienti con OSAS ed un algoritmo decisionale terapeutico, risultato dell’esperienza maturata dal nostro gruppo nell’arco di due decenni.

39. LA MIRINGOLASTICA: EVOLUZIONE DELLA TECNICA NOME PRIMO AUTORE: Giulio COGNOME PRIMO AUTORE: Sequino SEDE: AORN Cardarelli Napoli NOME PRIMO COAUTORE: Filippo COGNOME PRIMO COAUTORE: Ricciardiello SEDE: AORN Cardarelli Napoli NOME SECONDO COAUTORE: Ciro COGNOME SECONDO COAUTORE: Porcaro SEDE: AORN Ospedale dei Colli Napoli “……..Myringoplasty is used here to refer to closure of an ear-drum perforation without any other work in tympanic cavity or mastoid process……” Così Tos nel 1991 definisce l’intervento di miringoplastica (MPL), evidenziando come la MPL sia indicata nei casi di perforazione timpanica in assenza di lesioni infiammatorie evolutive Una neomembrana anatomicamente e funzionalmente integra rappresenta un pre-requisito essenziale per il recupero della funzione uditiva e per l’eliminazione e la prevenzione della patologia otitica. Vengono discusse con video e presentazioni le diverse tecniche di MPL, soffermandosi sulle tecniche under-lay ed over lay, considerandone vantaggi e svantaggi. Gli autori si soffermano su indicazione e diagnosi pre-operatoria, affrontando il problema della necessità o meno della TAC. Gli autori valutano le complicanze e la gestione delle stesse, riportando una casistica personale. Il risultato favorevole di un intervento di MPL si basa su: • Chiusura della perforazione con ripristino di un buon microambiente timpanico • Assenza complicanze • Miglioramento o conservazione dell’udito pre-operatorio Vengono discussi i principali fattori prognostici per un intervento di MPL, soffermandosi su ruolo della tuba, eta’ del paziente, dry ear, sede e dimensioni della perforazione.

40. APPROCCI ENDOSCOPICI MODULARI AL SENO MASCELLARE: DALL’ANTROSTOMIA MEDIA ALLA MAXILLECTOMIA RADICALE.

NOME PRIMO AUTORE: MARIO COGNOME PRIMO AUTORE: TURRI-ZANONI SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, ASST SETTE LAGHI, OSPEDALE DI CIRCOLO E FONDAZIONE MACCHI, UNIVERSITÀ DELL’INSUBRIA, VARESE NOME PRIMO COAUTORE: APOSTOLOS COGNOME PRIMO COAUTORE: KARLIGKIOTIS SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, ASST SETTE LAGHI, OSPEDALE DI CIRCOLO E FONDAZIONE MACCHI, UNIVERSITÀ DELL’INSUBRIA, VARESE NOME SECONDO COAUTORE: ALBERTO COGNOME SECONDO COAUTORE: SCHREIBER SEDE: U.O. OTORINOLARINGOIATRIA, ASST SPEDALI CIVILI DI BRESCIA; UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA; BRESCIA Il seno mascellare è il seno paranasale più frequentemente trattato chirurgicamente e spesso richiede un approccio multidisciplinare integrato fra otorinolaringoiatra, chirurgo maxillo-facciale ed odontoiatra. Gli approcci chirurgici tradizionali (e.g. Caldwell-Luc, Sturmann-Canfield, Denker, maxillectomia radicale) sono stati implementati negli ultimi anni grazie all’introduzione delle tecniche endoscopiche endonasali mini-invasive che consentono di approcciare il seno mascellare in modo sicuro ed efficace riducendo al tempo stesso la morbilità per il paziente. Complessivamente, ogni tecnica chirurgica presenta indicazioni, controindicazioni, rischi e complicanze specifiche che devono essere valutate attentamente nel pre-operatorio in modo da adottare l’approccio più adeguato per ogni singolo caso. La strategia terapeutica delle neoformazioni benigne e maligne del seno mascellare deve essere infatti studiata in base alle caratteristiche cliniche, radiologiche ed istologiche della lesione da trattare e modellata su misura in base alle condizioni generali del paziente. Lo scopo di questo corso monotematico è quello di fornire gli strumenti necessari per un inquadramento diagnostico corretto delle neoformazioni del seno mascellare e per una pianificazione adeguata del loro trattamento chirurgico. Verrà inizialmente presentato uno studio anatomico-radiologico approfondito che classificherà gli approcci al seno mascellare in base all’area di esposizione chirurgica ottenuta. Espandendo progressivamente l’approccio chirurgico endoscopico endonasale dall’antrostomia media, all’asportazione del turbinato inferiore, alla sezione del dotto naso-lacrimale, e all’asportazione dell’incisura piriforme e della parete anteriore del seno mascellare, aumenta non solo l’area di esposizione chirurgica ma anche la morbilità per il paziente. Verranno inoltre presentate note di tecnica chirurgica sulle maxillectomie radicali mediante midfacial degloving endoscopico-assistito e mediante approcci transfacciali. Il seno mascellare verrà analizzato non solo come sede di patologia ma anche come corridoio chirurgico per approcciare sedi anatomiche critiche come la fossa pterigo-palatina, la fossa infratemporale e gli spazi parafaringei superiori (approcci trans-mascellari). Verrà infine presentata un’esperienza clinica su 1378 pazienti nella quale sono analizzate indicazioni, controindicazioni e tasso di complicanze degli approcci modulari al seno mascellare. Le novità in campo diagnostico e chirurgico così come le questioni ancora aperte nel trattamento delle patologie del seno mascellare verranno discusse.

41. L’VIII EDIZIONE DEL TNM: IMPARIAMO A CONOSCERLO DAI CASI CLINICI

NOME PRIMO AUTORE: GIOVANNI COGNOME PRIMO AUTORE: SUCCO SEDE: SCDU CHIRURGIA ONCOLOGICA CERVICO-CEFALICA – IRCCS FPO CANDIOLO - TORINO NOME PRIMO COAUTORE: ERIKA COGNOME PRIMO COAUTORE: CROSETTI SEDE: SCDU CHIRURGIA ONCOLOGICA CERVICO-CEFALICA – IRCCS FPO CANDIOLO - TORINO La classificazione TNM per lo staging delle neoplasie rappresenta un metodo semplice, efficace e facilmente comprensibile per descrivere l’estensione di una neoplasia. Fin dalla sua prima stesura si è sempre cercato di mantenere un giusto equilibrio fra semplicità, facilità di consultazione e comprensibilità. Le numerose revisioni che si sono succedute nel corso degli anni, dal 1977 al 2010, hanno comportato un miglioramento nella qualità e precisione della definizione delle categorie classificative. A dicembre 2016 è stata pubblicata l’VIII edizione del TNM che ha introdotto numerose novità, in particolare nella stadiazione delle neoplasie maligne del distretto cervico-cefalico (inclusione di fattori non anatomici nello staging, spessore del tumore per il carcinoma del cavo orale, estensione extranodale per le metastasi del collo, età superiore ai 55 anni, estensione extratiroidea microscopica, staging linfonodale per il carcinoma tiroideo), con l’obiettivo di sviluppare nonogrammi predittivi dinamici personalizzati. Questo corso si propone unicamente, partendo dall’esposizione di casi clinici paradigmatici ed evitando qualsiasi forma di giudizio di merito, di evidenziare le differenze e le modifiche introdotte rispetto alla VII edizione del TNM, con l’obiettivo di familiarizzare con quest’ultima edizione, che indubbiamente rappresenterà il nostro nuovo strumento di lavoro nei prossimi anni ed a cui si dovranno inevitabilmente adattare le linee guida future.

42. TUMORI DEL FORAME GIUGULARE. STRATEGIA TERAPEUTICA, PROCEDURE CHIRURGICHE SEMPLICI E COMPLESSE

NOME PRIMO AUTORE: ELISABETTA COGNOME PRIMO AUTORE: ZANOLETTI SEDE: OTORINOLARINGOIATRIA, OSPEDALE-UNIVERSITÀ, PADOVA NOME PRIMO COAUTORE: ANTONIO COGNOME PRIMO COAUTORE: MAZZONI SEDE: OTORINOLARINGOIATRIA, OSPEDALE-UNIVERSITÀ, PADOVA NOME SECONDO COAUTORE: ALESSANDRO COGNOME SECONDO COAUTORE: MARTINI SEDE: OTORINOLARINGOIATRIA, OSPEDALE-UNIVERSITÀ ,PADOVA Il forame giugulare con le sue lesioni primarie e secondarie ha un ruolo centrale nella storia della chirurgia della base del cranio. Lo caratterizzano l’anatomia complessa, la comunicazione con l’endocranio ed il collo, le molteplici istologie dei tumori (tra le principali, paraganglioma, schwannoma, meningioma, cordoma, chondrosarcoma) . La chirurgia è fatta di interventi convenzionali “semplici” (Infratemporale A, POTS) cosi definiti perché con tecnica ed indicazioni standardizzate ed interventi “complessi” perché l’estensione del tumore, l’istologia, le sottosedi di coinvolgimento non si configurano nei limiti della chirurgia convenzionale. Nel corso, dopo una rassegna e descrizione delle principali procedure chirurgiche, si discuteranno le strategie di trattamento delle varie classi ed istologie di tumore, ove , in alcuni casi, anche l’osservazione ha oggi assunto il ruolo di una opzione terapeutica, integrata in un discorso più ampio e che verrà dibattuto. Vari casi di interventi semplici, poi complessi verranno presentati per evidenziare i principi che guidano scelta ed esecuzione delle procedure. Tali principi nelle lesioni complesse si riveleranno essere gli stessi della chirurgia convenzionale, con un ruolo oncologico adeguato, ma con adattamenti alle differenti condizioni patologiche, di anatomia e fisiopatologia dei nervi misti. Il corso integrerà l’esposizione del razionale della strategia di trattamento dei tumori del forame giugulare con disegni, foto chirurgiche e video della esperienza personale al riguardo.

43. ALGORITMO DELLA TERAPIA DELLA PARALISI FACCIALE, TECNICHE BASICHE E SPECIFICHE DELL’UNITÀ DI PARALISI FACCIALE DEL HOSPITAL GREGORIO MARAÑÓN, MADRID.

NOME AUTORE: Carlos COGNOME AUTORE: Martin Oviedo SEDE: OSPEDALE GREGORIO MARAÑON MADRID NOME PRIMO COAUTORE: Manuel COGNOME PRIMO COAUTORE: Tucciarone SEDE: OSPEDALE GREGORIO MARAÑON MADRID NOME SECONDO COAUTORE: Raimundo COGNOME SECONDO COAUTORE: Gomez-Blasi SEDE: OSPEDALE GREGORIO MARAÑON MADRID Introduzione: Nell’ambito otorinolaringoiatrico esistono diverse patologie che interessano il nervo facciale. Anche se l’ideale sarebbe risolverle, restituendo una funzionalità completa, molte volte non abbiamo questa possibilità soprattutto quando la propia patologia colpisce direttamente il nervo e quando la stessa cura della patologia compromette in maniera più o meno intensa la sua funzionalità. In generale, è importante conoscere quali sono le priorità e le diverse possibilità terapeutiche dal momento che la paralisi facciale genera un importante disagio fisico e psicologico. Materiali e metodi: Presentiamo l’algoritmo di gestione di questi pazienti nella nostra unità di paralisi facciale con più di 15 anni di esperienza. Presenteremo le indicazioni e i dettagli delle principali tecniche utilizzate attraverso alcuni casi clinici. Risultati: Presentiamo il risultato del trattamento di più di 120 pazienti con diversi tipi di tecniche di rianimazione oculare, più di 50 pazienti con tecniche di riparazione del nervo facciale e più di 60 pazienti con tecniche di rianimazione statica e dinamica dei territori facciali. Conclusioni: Dal momento che ci occupiamo di patologie che coinvolgono il nervo facciale, e considerando l’importanza che queste ricoprono, dobbiamo conoscere e dirigere la terapia per minimizzare l’impatto sui nostri pazienti al massimo delle nostre possibilità.

44. RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE CON LEMBO LIBERO DI FIBULA E CON METODICA CAD/CAM, PIANIFICAZIONE COMPUTERIZZATA ED IMPIANTI CUSTOMIZZATI.

DELL’AVERSANA ORABONA G,1 BAJ A,2 SESENNA E,3 FERRI A,3 RAMIERI G,4 GESSAROLI M,5 CAMPOBASSI M,5 VALENTINI V,6 CASSONI A,6 CALIFANO L,1 MASSERELLI O,7 DE RIU G,7 COCCHI R,8 COPELLI C,8 TEWFIK K,8 TARTARO G,9 RONCHI P,10 BOLZONI AR,2 VARAZZANI A,3 ZAVATTERO E,4 DELLA MONACA M,6 TARABBIA F,1 GIANNÌ AB.2 1U.O.C. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI FEDERICO II DI NAPOLI,2U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE ED ODONTOSTOMATOLOGIA IRCCS CA’ GRANDA OSPEDALE POLICLINICO DI MILANO, 3U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE OSPEDALE UNIVERSITARIO DI PARMA, 4U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE OSPEDALE LE MOLINETTE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, 5U.O. DI CHIURGIA MAXILLO FACCIALE OSPEDALE M. BUFALINI DI CESENA, 6U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA, 7U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE OSPEDALE DI SASSARI, 8U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE IRCCS CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA DI SAN GIOVANNI ROTONDO, 9U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE AOU SECONDA UNIVERSITÀ DI NAPOLI, 10U.O. DI CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE OSPEDALE SANT’ANNA DI COMO INTRODUZIONE In molti casi di ricostruzione della cavità orale è necessario effettuare una resezione mandibolare. La ricostruzione del contorno della mandibola, il rapporto occlusale e la posizione del condilo sono essenziali per ottenere risultati soddisfacenti. In questo momento, è accettato a livello globale che i migliori risultati ricostruttivi, sia estetici che funzionali, possono essere ottenuti con il sistema CAD/CAM. METODI Attraverso l’utilizzo di un software specifico, ProPlan CMF (DePuy Synthes), è possibile pianificare la resezione ossea da effettuare a livello mandibolare e la ricostruzione con lembo libero di fibula, vengono così prodotte delle guide osteotomiche di taglio. Inoltre si può progettare e produrre anche una placca da ricostruzione specifica per paziente. Ciò consente la perfetta ricostruzione del segmento osseo asportato, la riduzione dei tempi chirurgici, in termini di modellazione ed insetting del lembo. RISULTATI Con l’utilizzo della metodica CAD/CAM si ottengono migliori risultati estetici e funzionali. La chirurgia assistita da computer aiuta il chirurgo ad una perfetta ricostruzione. La curva di apprendimento per l’utilizzo del software è rapida e si ha una riduzione sensibile della percentuale di complicanze. Inoltre la familiarità con il sistema consente buoni risultati anche per la patologia maligna. CONCLUSIONE La pianificazione virtuale è la soluzione migliore per la ricostruzione mandibolare, soprattutto in quelle complesse. Una buona valutazione pre-chirurgica e un’accurata pianificazione virtuale consentono l'uso di questo sistema, affidabile ed efficace, in ogni situazione, anche nelle patologie maligne. Il costo del sistema è ben compensato dal risparmio di tempo.

45. LA TERAPIA MEDICA NELL'OSAS NOME PRIMO AUTORE: RICCARDO COGNOME PRIMO AUTORE: GOBBI SEDE: DIPARTIMENTO TESTA-COLLO, UOC OTORINOLARINGOIATRIA, OSP. MORGAGNI-PIERANTONI, AUSL ROMAGNA, FORLI' NOME PRIMO COAUTORE: FRANCESCO MARIA COGNOME PRIMO COAUTORE: PASSALI SEDE: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA 'TOR VERGATA' NOME SECONDO COAUTORE: SUSANNA COGNOME SECONDO COAUTORE: FORTUNATO SEDE: U.O OTORINOLARINGOIATRIA, AUDIO LOGICA E FONIATRIA, OSPEDALE CISANELLO, PISA NOME TERZO COAUTORE: PAOLA COGNOME COAUTORE: DI MAURO SEDE: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA I pazienti affetti da OSAS possono essere trattati con diverse metodiche: in particolare con la ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree (CPAP) oppure tramite un oral appliance (mandibular advancement device MAD) o la terapia posizionale, mentre solo di rado possono essere trattati chirurgicamente. Il trattamento delle OSAS negli adulti è una sfida dal momento che l’adesione ai trattamenti non chirurgici come i dispositivi CPAP e MAD a 4-5 anni è del 56-68%. Ai pazienti che non accettano ulteriormente i dispositivi conservativi può esser offerta la chirurgia. La chirurgia multilivello non può essere raccomandata come un sostituto per CPAP, ma come una procedura di salvataggio per i pazienti OSA nei quali la CPAP e le altre terapie conservative hanno fallito. Il successo chirurgico per l'OSA è spesso imprevedibile e comunque meno efficace della ventiloterapia. Il successo della chirurgia dipende dalla selezione appropriata del paziente, per il tipo di procedura chirurgica proposta e dall'esperienza del chirurgo. E’ sulla base di questi concetti fondamentali che nel corso degli ultimi decenni la terapia del paziente affetto da OSAS si è sempre più spinta in un approccio interdisciplinare e combinato per quanto riguarda le terapie non ventilatorie ( chirurgia ORL, avanzatori mandibolari, terapia posizionale ) utilizzate in maniera isolata o combinata dopo una precisa selezione delle caratteristiche del singolo paziente. Lo studio dei meccanismi fisiopatologici che possono essere causa dell’OSA ha portato ad evidenziare 4 tratti fisiologici principali. Ognuno di questi fattori può svilupparsi in maniera diversa in ogni paziente ed essere presente o meno in combinazione a uno a più degli altri. In questo corso illustreremo i possibili approcci terapeutici ad ogni specifico tratto fisiopatologico, la terapia medica sistemica e le ultime novità in ambito di terapia medica dell'OSAS.

46. GLI INNESTI NELLA RINOSETTOPLASTICA MODERNA NOME PRIMO AUTORE: STELIO ANTONIO COGNOME PRIMO AUTORE: MOCELLA SEDE: VERONA - AULSS N.9 REGIONE VENETO NOME PRIMO COAUTORE: ARMANDO COGNOME PRIMO COAUTORE: BOCCIERI SEDE: ROMA - CASA DI CURA NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE La rinosettoplastica nasce come intervento modellante della piramide nasale con l’obiettivo di rendere diversa l’armonia morfostrutturale dello scheletro osteocartilagineo ottenendo un risultato migliorativo ,sia sul piano estetico che funzionale. Talora ,anche se non intenzionalmente, vengono attuate dai chirurghi asportazioni o variazioni anatomiche di strutture nasali inadeguate o non rapportate alla integrità anatomo-funzionale , con conseguenze più o meno importanti sia sul piano estetico che fisiologico. Le classiche configurazioni post-operatorie di nasi con un cosiddetto “ aspetto chirurgico” si vedono apparire in via definitiva non sempre in un immediato post-operatorio ma a distanza anche di mesi, rendendo Il risultato non apprezzabile sia dal soggetto operato che dall’operatore stesso. Le evenienze di un dorso eccessivamente resecato, una retrazione alare, un collasso valvolare , un collasso della volta cartilaginea o ossea, la perdita di supporto e di proiezione , la presenza di irregolarità del dorso stesso o di un gibbo neoformato per neoformazione cicatriziale o il classico aspetto di “becco di pappagallo” o aumento nella regione della “sovratip”, sono aspetti cui i rinochirurghi della piramide nasale si trovano ad affrontare e per risolvere tali situazioni cliniche sempre più frequenti si deve porre riparo mediante interventi di revisione talora complessi . Nell’obiettivo di correggere tali situazioni , che possono avere gravità variabile , ma che vengono sempre percepite dal soggetto come una grave lesione , il paziente malvolentieri si sottopone ad una nuova procedura chirurgica che deve essere attuata in modo molto scrupoloso dall’operatore rendendo consapevole il paziente delle difficoltà cui si potrà andare incontro e delle possibili opzioni chirurgiche da utilizzare . Per ottimizzare i risultati nella moderna rinosettoplastica in particolare secondaria possono essere utilizzati vari tipi di innesti prelevati dallo stesso soggetto, sia nel sito nasale che altrove o materiali biocompatibili omologhi od eterologhi, che offrono una maggiore garanzia del risultato che si vuole ottenere in particolare nella delicata fase di cicatrizzazione. Gli Autori dettagliano le varie opzioni di utilizzo degli innesti nella loro importante esperienza e discutono i risultati sia sul piano estetico che strutturale e fisiologico , con una disamina delle effettive indicazioni e della predittività del risultato non trascurando le metodiche di imaging che possono suffragare l’utilizzo degli innesti stessi sia preoperatorie che postoperatorie per validare il risultato ottenuto.

47. ASPETTI MEDICO-LEGALI DI OTOCHIRURGIA NELLE SORDITA’ MONOLATERALI

NOME AUTORE: Giuseppe COGNOME AUTORE: Romano SEDE: U.O.C di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, Ospedale di Matera Introduzione Nella chirurgia dell’orecchio la rivalsa dei pazienti è sicuramente aumentata rispetto agli anni passati per l’importanza che l’organo uditivo ha nella vita di relazione basata fondamentalmente sulla comunicazione (smatphone e social network) ma anche perché sono aumentate le aspettative circa il completo risultato funzionale. Attese alimentate anche dai risultati sempre più ottimistici riportati dalle varie casistiche, dalle informazioni non sempre corrette dei mass media e da una pubblicità propagandistica, anche medica, non sempre veritiera. Motivo per cui negli anni, i pazienti sono diventati sempre più esigenti e, mentre già mal si rassegnano di fronte al mancato raggiungimento degli obiettivi prioritari che si prefiggono, molto spesso, di fronte ad eventuali patologie iatrogene, manifestano una coscienza rivendicativa. Quindi il rischio di contenzioso è certamente alto, anche da parte di pazienti correttamente informati. Metodi I metodi utilizzati fanno riferimento ai dati della Letteratura Scientifica e Forense e alla Quaderno di Aggiornamento AOOI 2016 “La medicina difensiva nelle discipline otorinolaringoiatriche: valutazione dei protocolli diagnostici e terapeutici nei casi complessi” (alla cui stesura il sottoscritto ha partecipato come autore di un capitolo). Contenuto Tratterò della chirurgia otologica, in particolare nella condizione di unico orecchio udente, per valutare gli orientamenti comportamentali e organizzativi al fine di ridurre il contenzioso medico-legale della responsabilità professionale dell’otochirurgo. Conclusioni Dall’analisi dei dati bibliografici, l’opzione chirurgica nel paziente con unico orecchio udente è in funzione della “pericolosità” della patologia e del rischio di compromissione uditiva. Operare secondo “scienza e coscienza”, instaurare un rapporto di fiducia medico-paziente e seguire il paziente con attenzione in tutte le fasi del suo percorso, ci pone comunque al riparo da spiacevoli contenziosi medico-legali e riduce il rischio clinico. Parole chiave: aspetti medico-legali, otochirugia, sordità monolaterale.

48. LA CHIRURGIA DELL’OTOSCLEROSI: PASSATO, PRESENTE E FUTURO.

NOME PRIMO AUTORE: Walter COGNOME PRIMO AUTORE: Livi SEDE: Siena NOME PRIMO COAUTORE: Ludovica COGNOME PRIMO COAUTORE: Livi SEDE: Siena Obiettivi: La chirurgia dell’otosclerosi ha subito nel corso degli ultimi 30 anni una profonda evoluzione: dalla stapedectomia totale si è passati alla stapedotomia. La semplificazione dell’intervento e la tecnologia hanno portato ad un’abbreviazione dei tempi chirurgici e ad una percentuale sempre più bassa di danni cocleari e di complicanze. Le prospettive future permetteranno probabilmente l’introduzione della robotica anche nella chirurgia dell’otosclerosi. Materiali e metodi: Dal 1987 presso il nostro Centro eseguiamo la Stapedectomia con inversione dei tempi chirurgici come procedura di elezione nel 95% dei casi. Dal 1987 ad oggi, abbiamo eseguito 2538 interventi, 1726 F e 812 M. I risultati funzionali a medio termine (3 anni dall’intervento) dei 2168 pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi, in base al gap V.O./V.A.: Gap V.O./V.A. < 10 dB, Gap V.O./V.A. ≤ 15-20 dB, Gap V.O./V.A. > 25 dB, Gap V.O./V.A. invariato e Gap V.O./V.A. peggiorato. Alle tre frequenze principali (0,5 - 1 - 2 kHz) la stragrande maggioranza dei pazienti presenta un gap < 10 dB (58,3% a 500 Hz., 68,8% a 1000 Hz., 72,2% a 2000 Hz); al contrario i pazienti con gap peggiorato sono solo 2,5% (500 Hz.), 6,4% (1000 Hz.) e 0,9% (2000 Hz.). Risultati: Analizzando i risultati, si evince come il gap tra via aerea e via ossea si è quasi completamente chiuso per le frequenze oltre i 1000 Hz. Nei successivi controlli (dopo il terzo anno) sono stati riscontrati valori analoghi a quelli riportati. Conclusioni: Grazie all’integrità dell’articolazione incudo-stapediale, la stapedotomia con inversione dei tempi, rispetto alla stapedotomia classica, garantisce minor incidenza di fratture della platina, più facile misurazione della distanza platina-apofisi lunga dell’incudine, applicazione della protesi semplificata, riduzione dei traumi sul labirinto dimostrata da minor incidenza di vertigini post-operatorie e minor incidenza di danni cocleari alle basse frequenze. Inoltre tale tecnica garantisce un ottimo recupero della funzione uditiva, riducendo nella maggior parte dei casi il gap via aerea - via ossea. In futuro dovremo confrontarci con nuove sfide e con un training specifico per il possibile avvento di nuove tecnologie.

49. NUOVE TECNICHE CHIRURGICHE PER L'APPROCCIO ALLE PATOLOGIE DEL SETTO NASALE

NOME PRIMO AUTORE: Michele COGNOME PRIMO AUTORE: Cassano SEDE: Università degli Studi di Foggia NOME PRIMO COAUTORE: Nicola COGNOME PRIMO COAUTORE: Bianco SEDE: Casa di Cura Santa Rita - Atripalda (AV) La chirurgia del setto nasle rappresenta uno degli interventi più diffusi nell'ambito Otorinolaringoiatrico. Tuttavia negli ultimi anni sono state proposte nuove tecniche di approccio che, sfruttando anche le novità tecnologiche emerse in rinologia con l'uso delle ottiche rigide, hanno consentito di migliorare nettamente i risultati degli interventi. Il riferimento è innanzitutto alla settoplastica endoscopica, che per anni, agli arbori dell'endoscopia , è stata considerata una tecnica inutile in quanto gravata da un dispendio maggiore di tempo , ma che adesso si è visto essere, in mani esperte, anche più breve della tecnica tradizionale con vantaggi indubbi di precisione sulle deviazioni posteriori e sulla conservazione di quote sempre maggiori di cartilagine. Oltre alla semplice settoplastica anche la riparazione delle perforazioni settali hano raggiunto risultati eccezionali grazie proprio alla maggiore precisione nella collocazione degli innesti e nel confezionamento dei lembi. Novità sono emerse anche nel trattamento delle deviazioni alte del setto nasale, specie quando alla chirurgia settale si associa un trattamento estetico della piramide nasale, con l'uso sempre più diffuso degli spreader grafts. Infine è importante parlare delle chirurgie di revisione dove l'approccio al setto diventa particolarmente difficoltoso e richiede tecniche di approccio conservative e di massima precisione.

50. LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON IPOACUSIA MONOLATERALE

NOME PRIMO AUTORE: Cosimo COGNOME PRIMO AUTORE: de Filippis SEDE: Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Audiologia, Università di Padova, Padova, Italia NOME PRIMO COAUTORE: Andrea COGNOME PRIMO COAUTORE: Lovato SEDE: Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Audiologia, Università di Padova, Padova, Italia NOME SECONDO COAUTORE: Giulio COGNOME SECONDO COAUTORE: Dehesh SEDE: Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Audiologia, Università di Padova, Padova, Italia L’ipoacusia monolaterale viene comunemente definita come una soglia media di conduzione per via aerea di 20 dB, in assenza di un gap significativo tra via aerea ed ossea e con una soglia uditiva nell’orecchio normo-udente di almeno 15 dB. Tradizionalmente si pensava che l’ipoacusia monolaterale non creasse difficoltà allo sviluppo, ma molti studi hanno dimostrato come questa patologia impatta negativamente creando problemi a livello scolastico, sociale e comportamentale. La prevalenza dell’ipoacusia monolaterale considerando una popolazione pediatrica in età scolastica può variare tra 30 e 56 casi ogni 1000 bambini. I tassi di incidenza riportati sono di 0.83-2.7 casi ogni 1000 nati. Nonostante la prevalenza di questa patologia, non sono presenti linee guida accettate per la gestione dell’ipoacusia monolaterale, né per il paziente pediatrico né per l’adulto. L’eziologia dell’ipoacusia monolaterale non viene riconosciuta nella maggior parte dei casi; le cause possono essere genetiche, traumi cranici, infezioni virali (come morbillo o rosolia), meningite o la sindrome alcolica fetale. Nonostante non venga richiesto una esame radiologico dell’osso temporale in tutti i casi, in circa il 30% dei pazienti vengono riscontrate anomalie strutturali come l’acquedotto vestibolare allargato o la displasia di Mondini. Nonostante le conoscenze sull’ipoacusia monolaterale si siano ampliate molto, i pazienti con questa patologia spesso non sono stati considerati per un trattamento a causa di alcune convinzioni errate come “un orecchio è sufficiente”, o “non sappiamo abbastanza riguardo questo problema”. L’obiettivo di questo corso monotematico è quello di presentare un’ampia revisione della letteratura sulla gestione attuale del paziente con ipoacusia monolaterale. In particolare verranno approfonditi tre aspetti: 1) gli effetti negativi dell’ipoacusia monolaterale su 6 domini dello sviluppo del bambino (localizzazione dei suoni, riconoscimento verbale, risultati scolastici, competenza verbale e linguistica, sviluppo comportamentale e funzioni cognitive); 2) le metodiche fisiologiche e comportamentali utilizzate nella valutazione dell’ipoacusia monolaterale; 3) le opzioni terapeutiche che comprendono le protesi acustiche convenzionali, le protesi CROS, le protesi impiantabili a conduzione ossea, l’impianto cocleare e i sistemi FM.

51. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE AL PAZIENTE ANZIANO CON TUMORE TESTA-COLLO: GRIGLIA DI VALUTAZIONE E TRATTAMENTO

NOME PRIMO AUTORE: Stefano COGNOME PRIMO AUTORE: Righini SEDE: UOC Chirurgia Cervico Facciale - Ospedale San Giuseppe, MILANO NOME PRIMO COAUTORE: Paolo COGNOME PRIMO COAUTORE: Bossi SEDE: Istituto Nazionale dei Tumori, MILANO NOME SECONDO COAUTORE: Nicola COGNOME SECONDO COAUTORE: Luca SEDE: UOC Chirurgia Cervico Facciale - Ospedale San Giuseppe, MILANO Il miglioramento delle condizioni socio-economiche e sanitarie ha determinato nel corso degli anni un progressivo aumento dell’età media tanto che, ad oggi, l’aspettativa di vita per un nuovo nato in Italia, supera abbondantemente gli 80 anni. Ci si ritrova, dunque, dinanzi ad una società che invecchia in maniera costante, con 1 persona su 5 oltre i 65 anni e 1 su 12 oltre gli 80. Nel paziente molto anziano il trattamento della patologia oncologica testa e collo, già difficile per la complessità del distretto, rappresenta una sfida estrema, dovendo tenere conto non soltanto della malattia in sè, quanto dell'intero carico delle frequenti comorbità e del deterioramento organico legati oltre che all'età all’abuso di alcool e fumo. Per questi fattori non di rado il paziente si ritrova ad affrontare tale situazione in una condizione di isolamento sociale, con la conseguente trascuratezza della propria persona, facendo riemergere anche in una società evoluta come quella del nostro paese, tumori avanzati che negli ultimi anni erano in decremento. L'approccio diagnostico e terapeutico a tali pazienti non può quindi prescindere, e deve necessariamente prevedere, la partecipazione attiva di un team multidisciplinare, medico e non, che accompagni il malato durante tutto il percorso del trattamento ed il processo riabilitativo. Proprio per sistematizzare questo complesso approccio viene proposta la costruzione di una griglia di trattamento utile a chirurghi otorinolaringoiatri, radioterapisti, medici oncologi e geriatri nella gestione multidisciplinare dei pazienti anziani con una neoplasia della testa e del collo. Lo strumento indica così la miglior scelta terapeutica sulla base delle sottoclassi di pazienti che verranno individuate attraverso l’utilizzo di appropriati strumenti di selezione. Attraverso la griglia l’equipe multispecialistica adatta il trattamento sulla base delle condizioni cliniche del paziente considerando il fattore età non semplicemente un dato anagrafico, ma specchio di una realtà molto più complessa.

52. ATTUALITÀ NELLA DIAGNOSI E NEL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELL'IPERPARATIROIDISMO PRIMITIVO

NOME PRIMO AUTORE: Maria Gabriella COGNOME PRIMO AUTORE: Rugiu SEDE: SOC ORL, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine NOME PRIMO COAUTORE: Marco COGNOME PRIMO COAUTORE: Piemonte SEDE: SOC ORL, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine NOME SECONDO COAUTORE: Marco COGNOME SECONDO COAUTORE: Renso SEDE: SOC Medicina Nucleare, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine L’iperparatiroidismo primitivo (PHPT), caratterizzato da una iperproduzione autonoma di paratormone (PTH) con conseguente ipercalcemia, rappresenta il terzo disturbo endocrino più frequente nella popolazione generale, con un’incidenza che raggiunge il 3-4 per mille nel sesso femminile. Nell’80-85% dei casi è causato da un singolo adenoma paratiroideo, e per lo più si presenta in forma asintomatica, cioè priva dei segni e sintomi tipici dell’eccesso di PTH o dell’ipercalcemia. Tuttavia il quadro clinico è spesso mal definito con presenza di sintomatologia sfumata, che può evolvere nel tempo in un quadro conclamato, caratterizzato da nefrolitiasi o riduzione della massa ossea. La chirurgia rappresenta l’unico trattamento definitivo di questa patologia, con un controllo del PHPT dopo chirurgia che si assesta intorno al 95-98%, e un’incidenza di complicanze estremamente bassa, se eseguita da chirurghi esperti. Pertanto, sebbene spetti all’endocrinologo il compito di diagnosticare il PHPT e il processo morboso che lo determina, mediante le indagini sierologiche e strumentali più appropriate, e di definirne l’iter terapeutico, il chirurgo non può prescindere dalle conoscenze necessarie a caratterizzare al meglio il quadro clinico, per stabilire di volta in volta la strategia chirurgica più adeguata. Nel corso dell’ultimo decennio, si sono verificati significativi cambiamenti nell’ambito dell’inquadramento clinico, della diagnosi e del trattamento del PHPT, come ben evidenziato dai Proceeding del Fourth International Workshop on the Management of Asymptomatic Primary Hyperparathyroidism del 2013, e dalla recentissima pubblicazione delle Linee Guida dell’American Association of Endocrine Surgeons. Scopo di questo corso è illustrare, attraverso l’analisi della più recente letteratura e dell’esperienza personale, i più significativi avanzamenti verificatisi nel campo della diagnosi e del trattamento del PHPT, sottolineando gli aspetti che più strettamente interessano il chirurgo, pur senza trascurare un inquadramento generale di questa patologia. In particolare verranno descritti i progressi nelle tecniche di localizzazione della patologia paratiroidea, grazie all’impiego di tecniche scintigrafiche con doppio tracciante, integrate con macchina ibrida SPECT-TC, e della PET-TC con i nuovi traccianti specifici attualmente disponibili. Inoltre verranno descritte le attuali tecniche chirurgiche, che grazie all’aumento della sensibilità e specificità delle tecniche di localizzazione, abbinate all’utilizzo routinario del dosaggio intraoperatorio del PTH, sono sempre più mirate e localizzate (chirurgia miniinvasiva), con un conseguente aumento dei successi terapeutici, e una riduzione al minimo del rischio di complicanze.

53. LA CHIRURGIA DELL’OTOSCLEROSI NEI CASI PARTICOLARI E DI REVISIONE

NOME PRIMO AUTORE: Maurizio COGNOME PRIMO AUTORE: Amadori SEDE: UOC Otorinolaringoiatria, Ospedale Civile di Mirano (VE) Nel corso monotematico verranno descritti lo stato dell’arte della chirurgia dell’otosclerosi, focalizzando l’attenzione sulle difficoltà intraoperatorie che possono accadere, dalla conformazione anatomica inusuale, alle complicanze intraoperatorie (con la loro gestione), alle evidenze chirurgiche nei casi di revisione. Verranno discusse le opzioni terapeutiche così come i ritrovati tecnici disponibili sul mercato per la cofochirurgia, con un excursus sulle novità protesiche e le loro indicazioni.

54. DIAGNOSE AND SURGICAL TREATMENT OF RHINOGENIC HEADACHE AND ACUTE RICURRENT SINUSITIES

NOME AUTORE: MARZETTI A. NOME COAUTORE: PASSALI F. M.

Headache is a very common symptom that affects at least 80% of the population, and unfortunately has a great range of etiological factors. The rhinogenic origin, in the absence of inflammatory sinonasal disease, is an important source for headache that has received attention in both othorhinolaryngology and neurology specialists. Therefore, due to their similar location, primary headaches such as migraine, cluster and tension-­­type headache are often confused with Rhinogenic Headache (RH).

Before treating patients, it is important to differentiate true RH from migraine, cluster and headache due to inflammatory sinonasal diseases. The stimulation of the nasal septum and middle turbinate, both innervated by anterior ethmoidal nerve, caused pain in the medial canthus area of the supraorbital region. The effectiveness of Endoscopic Sinus Surgery (ESS) in the treatment of Rhinogenic Headache has been described by several authors in the last 20 years. the use of ESS remains subject of debate because of difficulty of identifying patients with RH.

The diagnosis of rhinogenic headache is made by exclusion which requires a high index of suspicion, anterior rhinoscopy and diagnosis must be confirmed by the Lidocaine Test; the Computerized Tomography findings plays a very important role in the diagnosis of RH and allows to recognize the anatomical variations and contact points involved in the genesis of headache. The surgical treatment should be personalized for every patient considering the several diagnosed anatomical variations.

The aim of this course is to give a guidance on the selection of patients potentially suffering from rhinogenic headache or acute ricurrent sinusitis and propose minimally invasive surgical options for their treatment

55. COMPARATIVE RETROSPECTIVE ANALISYS OF THREE DIFFERENT SURGICAL TECNIQUE WITH AND WITHOUT BARBED SUTURE

NOME AUTORE: F. SALAMANCA NOME COAUTORE: A. MARZETTI The purpose of this retrospective study is to compare the results obtained on three groups of patients treated with three different surgical techniques of palate-­­pharyngeal surgery. All patients were suffering with either severe or moderate OSAHS and CPAP was alreay excluded fron the therapuetical strategy for differt reasons. In the context of each group the results are even compared in patients with same OSAHS parameters in which the only variable was the use or not of the barbed sutures. All patients underwent preoperative sleep endoscopy to determine the the surgical procedure to be applied. The pattern of the collapse observed was either circular, antero-­­posterior or lateral, without hypopharyng and epiglottis involvement. The different patterns determined the surgical choices. In the first group 22 patients treated with exclusive anterior palatoplasty were included; the AHI was between 18 and 27, minimal oxygen desaturation (Nadir) between 86% and 91%, ESS> 12. In the second group we included 18 patients treated with esclusive lateral pharyngoplasty. OSAHS parameters were AHI between 26 and 38, minimal oxygen desaturation (Nadir) between 84% and 89%, ESS> 12. The third gorup included 14 patients where the treatment of choice was the association of the two operations above. OSAHS parameters were AHI between 28 and 42, minimal oxygen desaturation (Nadir) between 86% and 91%, ESS> 12. In the 50% of the patients of each group a vycril suture was classically used; in the left patients a Barbed Suture was chosen. To compare the differences between this two subgroup the evaluation parameter chosen where the pain visual scale recorded over ten days, the healing time and the time restauration for a normal feeding. The aim of this course is to propose a comparison between surgical techniques and give an orientation to the selection of the best surgical option based on a detailed study of each clinical case.