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COSCIENZA E ATTENZIONE Psicologia Generale A

coscienza e attenzione

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COSCIENZA E ATTENZIONE

Psicologia Generale A

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Si può considerare la coscienza come il grado di consapevolezza degli stimoli esterni e interni. Sotto questa prospettiva è quindi fortemente legata all’attenzione

Essa è innanzitutto un processo (stream) variabile per intensità e qualità, e non un fenomeno “tutto o nulla”

Quindi, siamo sempre coscienti, ma a vari livelli, siamo più coscienti in alcuni momenti e meno in altri, ed esistono dei livelli di fisiologici e psicologici di alterazione degli stati di coscienza (sonno, veglia, veglia rilassata, meditazione, ipnosi, ecc.)

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Poiché l’attenzione è la porta di ingresso della coscienza, quest’ultima ha una natura selettiva

Ciò vuol dire che se in questo momento siete concentrati a leggere queste slide, non riuscirete contemporaneamente a percepire i rumori intorno, o ad ascoltare quello che dico o a fare attenzione alla posizione del vostro corpo ecc.

L’essere umano tende ad elaborare una quantitàtroppo alta di informazioni … non può quindi essere consapevole di tutto

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Consapevolezza percettiva e cognitiva:

È relativa al qui ed ora: siamo consapevoli di ciò che accade intorno a noi a diversi livelli (dalla veglia attiva al coma)

A livello sensoriale la coscienza emerge dopo 500ms (ad es., se mi pungo con un ago, solo dopo circa 500ms ho la percezione cosciente del dolore)

Controllo:

Possiamo controllare consapevolmente le nostre attività: iniziarle, monitorarle e terminarle, modificarle in funzione delle variazioni ambientali

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Autocoscienza e Metacognizione:

Non solo sappiamo molte cose, ma sappiamo di sapere e sappiamo di sapere di sapere …

diversi livelli di consapevolezza

livello 1: semplice;

livello 2: coscienza della coscienza;

livello 3: coscienza di metacoscienza ecc.

Questa capacità autoriflessiva si sviluppa già da bambini ed è importante per lo sviluppo dell’identitàe del concetto di “Sé”

Un passo importante avviene in questo senso nel momento in cui il bambino sviluppa una teoria della mente

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TEORIA DELLA MENTE:

“L’abilità cognitiva che permette ad un bambino (individuo) di rappresentarsi nella propria mente gli stati mentali altrui: pensieri, desideri, credenze, emozioni ecc.

Alcuni test permettono di capire se un/a bambino/a ha raggiunto questo stadio di comprensione, come il “test di Anne” o lo “Samrties Test”

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La coscienza si radica e si fonda su processi inconsci

La metafora dell’iceberg ce ne da un’idea …

I contenuti della coscienza costituiscono gli esiti funzionali dei processi inconsci: non siamo consapevoli dei processi sensoriali, motori o emotivi ma solo dei risultati finali di essi

Possiamo dunque distinguere fra inconscio cognitivo ed emotivo

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La coscienza concerne gli esiti di questi processi, cioè i contenuti delle conoscenze o delle emozioni

Relativamente alla conoscenze, distinguiamo fra conoscenza proposizionale e procedurale

Proposizionale = il che cosa, stabiliscono una relazione fra due o più idee, eventi ecc. (enciclopedica)

Procedurale = il come, concernono il modo in cui sono svolti i compiti e si basano sull’esercizio

La coscienza è più presente nel proposizionale ma non lo è del tutto nel procedurale, eccetto nel momento iniziale dell’apprendimento fino a quando con l’esercizio un’attività non diventa immediata e automatica (es., guidare)

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Esisto di conseguenza processi automatici e processi controllati …

Nel 1977 Schneider e Shiffrin ipotizzarono l’esistenza di processi che avvengono sotto il controllo conscio e di processi che invece non necessitano di alcun controllo.

processi automatici, avvengono al di fuori della consapevolezza e non richiedono l'impiego di risorse attentive.

processi controllati, richiedono l'impiego di risorse attentive, vengono messi in atto uno dopo l'altro secondo una modalità seriale e, a causa del costante controllo attentivo a cui sono sottoposti, hanno un tempo di esecuzione più lento.

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Ma cosa fa si che un processo sia messo in atto in maniera automatica oppure controllata?

Il problema non ha ancora ottenuto una risposta univoca ma in linea generale si può affermare che, almeno nelle fasi iniziali, la gran parte dei processi che sottostanno i nostri comportamenti sono all'inizio controllati mentre in seguito, con l' esercizio e la pratica, possono diventare automatici

Un esempio spesso utilizzato per capire questo concetto èl’apprendimento nella guida …

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A esempio, per imparare a guidare l’auto abbiamo dovuto fare molta attenzione a tutti i procedimenti che, la prima volta, ci apparivano complessi

… sollevare il piede dal pedale dell'acceleratore; premere il pedale della frizione; spostare la leva del cambio dalla posizione in basso a sinistra alla posizione in alto a destra; sollevare lentamente il piede dal pedale della frizione; premere lentamente il pedale dell'acceleratore ecc. ecc.

Durante le prime fasi di apprendimento tutte queste attività sono rese possibili grazie al controllo attentivo e sono poche le risorse residue che possono essere impiegate in altri compiti (es., parlare con il passeggero accanto, ascoltare la radio ecc.)

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Una volta diventati guidatori esperti, tutte queste operazioni diventano automatiche e vengono compiute senza dover controllare ogni movimento.

Possiamo così guidare e fare altro (parlare con il passeggero, ascoltare la radio, pensare ad altro ecc.)

Cosa succede se sbadatamente ci perdiamo? In questo caso le risorse verrebbero nuovamente dedicate alla guida (per ritrovare la strada) e non riusciremmo ad avere ad esempio una conversazione con il passeggero

Questo avviene perché … nessun processo ècompletamente automatico. Ogni compito richiede sempre una certa quota di risorse attentive

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Per questo motivo, in caso di necessità o di fronte ad un imprevisto, qualsiasi attività automatica può essere ripresa sotto il controllo volontario, intenzionale e consapevole dell’attenzione e della coscienza

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Ma possiamo affermare che, essendo, ad es., esperti lettori, siamo in grado di leggere un libro e

sostenere contemporaneamente una conversazione?

Naturalmente NO!

E come mai siamo in grado di guidare e sostenere una conversazione contemporaneamente?

La risposta è legata alla comprensione dei processi di l’interferenza fra compiti, che può essere: STRUTTURALE o di RISORSE

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A. Se due compiti utilizzano lo stesso canale allora possono interferire l’uno con l’altro (STRUTTURALE)

Non possiamo vedere un film e conversare; masticare una gomma e contemporaneamente parlare ecc.

B. Quando le operazioni mentali sono impegnative, esse assorbono la maggiore quota di risorse, riducendo la quota residua (RISORSE) (metafora del Serbatoio; Kahneman, 1973).

Se stiamo imparando a guidare l’auto, impegneremo quasi tutte le risorse per questa attività; non riusciremmo a conversare contemporaneamente

Il compito che ci impegna maggiormente si definisce primario, l’altro secondario. Ecco perché con l’esercizio molti compiti, che diventano secondari, vengono svolti automaticamente …

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Definizione di attenzione

In ogni momento della nostra vita siamo bersagliati da una grande quantità di stimolazioni che attraverso i sistemi sensoriali raggiungono il nostro cervello.

La nostra abilità consiste nel saper dirigere le risorse psichiche a nostra disposizione in quel omento verso quegli aspetti che ci interessano

L’attenzione, quindi, è ciò che ci consente di concentrare e focalizzare le nostre risorse mentali su alcune informazioni piuttosto che su altre, definendo ciò di cui siamo consapevoli in un dato momento

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L’attenzione è automatica o controllata?

L’attenzione spaziale riguarda l’orientamento verso gli elementi verso cui prestare attenzione e si divide in volontaria e automatico

L’orientamento volontario è consapevole e completamente sotto il nostro controllo, possiamo muovere il corpo, la testa, lo sguardo in base al focus attentivo

L’orientamento automatico è fuori dal nostro controllo, e una volta “attivato” non possiamo interromperlo

Si parla di fuoco attentivo quando dirigiamo la nostra attenzione sull’oggetto. Esso è inversamente proporzionale all’efficacia dell’elaborazione dell’informazione (metafora “fascio di luce”)

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L’attenzione o sistema attentivo (sistema perché fatto di più componenti) opera quindi come un filtro

Cioè seleziona soltanto quegli stimoli ambientali che ci interessano in modo da impedire che un sovraccarico di informazione crei interferenza nel nostro sistema cognitivo

Questo filtro agisce con meccanismi top-down o bottom-up

… Meccanismi top-down. L’attenzione è guidata dagli

SCHEMI MENTALI del soggetto, in particolare dalle sue ASPETTATIVE (es., Un gioco di prestigio, filmato precedente)

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Altro esempio di meccanismi top-down è quello relativo al fenomeno della cecità al cambiamento (changeblindness).

Tale fenomeno è stato recentemente studiato per almeno due motivi: in primo luogo dimostra in maniera molto convincente il ruolo svolto

dall'attenzione focalizzata sulla rilevazione e l'analisi delle varie parti che compongono una scena,

in secondo luogo è stato oggetto di interesse a causa della sorprendente chiarezza con cui si manifesta.

La cecità al cambiamento consiste nell'impossibilita di cogliere in maniera consapevole alcune macroscopiche variazioni di una scena nel caso in cui la variazione abbia luogo contemporaneamente ad altri elementi visivi di disturbo dinamici o ad altri elementi statici che “richiamano”la nostra attenzione

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Presentando due immagini in rapida successione separate da un breve intervallo, durante il quale non viene presentato nulla …

se la prima immagine rimane sullo schermo per un tempo di 500 ms, seguita da un vuoto-buio (blank) di 200 ms e poi una seconda immagine (con un particolare diverso dalla prima) per altri 500 ms, gli osservatori sono incapaci di rilevare la differenza tra la prima e la seconda immagine, se non dopo 1 o 2 minuti

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Meccanismi bottom-up. L’attenzione è guidata dalle CARATTERISTICHE DEGLI STIMOLI. Il sistema attentivosarebbe quindi configurato in modo da FOCALIZZARSI AUTOMATICAMENTE su particolari caratteristiche delle stimolazioni provenienti dall’ambiente (probabilmente perché essi hanno un valore adattivo per la nostra specie).

Vi rientrano le distinzioni fra SISTEMA PRE-ATTENTIVO e ATTENTIVO

I meccanismi bottom-up hanno delle implicazioni importanti nella vita di ogni giorno e l’hanno avuto per la sopravvivenza della specie

… Prima di continuare, bisogna precisare che entrambi i

meccanismi agiscono “contemporaneamente” per cui èdifficile portare un esempio in cui non siano individuabili entrambi

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* * * * * * ** * * * * * ** * * *

/ / / / / / / / / / / / / // / / // / \\ /// // / /// // / / / // / // /// / // / // //

Esempi di configurazioni con fenomeno del Pop-out per colore, orientamento e

forma

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L'elaborazione delle singole caratteristiche di una configurazione viene anche definita «pop-out». Con «pop-out» si intende quel fenomeno in base al quale le caratteristiche di una configurazione emergono spontaneamente e si impongono al nostro sistema visivo.

Un buon esempio è quello precedente dove la linea di demarcazione tra le lettere «T» rappresentate verticalmente e le lettere «T» inclinate si impone in maniera immediata all'osservatore, mentre il confine tra le lettere «T» verticali e le lettere «L» (anch’esse verticali) risulta molto più difficile da rilevare.

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Molti esperimenti hanno dimostrato che le caratteristiche elementari di uno stimolo come il colore, l’orientamento, vengono rilevate immediatamente. In questi casi possiamo definire l’elaborazione dello stimolo come pre-attentivo.

Questo avviene in maniera parallela (cioè la scena viene esaminata “in un solo colpo”)

Dato che questo tipo di rilevazione non richiede l'impiego elevato di risorse attentive, ne consegue che l’elaborazione avviene in maniera molto rapida e non risente del numero di distrattori presenti, cioè del numero di stimoli simili presenti nel campo percettivo.

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Se però ci venisse richiesto di individuare uno stimolo con più di una caratteristica (es., forma + colore), allora il colore e la forma dovrebbero essere combinati tra loro attraverso un processo di integrazione (conjunction) delle due caratteristiche, e questo richiederebbe l'intervento della attenzione focalizzata che funziona analizzando ogni singolo stimolo presente nel campo percettivo fino a combinare le due caratteristiche che lo definiscono.

Naturalmente il tempo necessario a questo tipo di elaborazione attentivo-seriale risentirebbe del numero di distrattori presenti, e quindi il tempo aumenterebbe con l'aumentare del numero di stimoli di colore e forma diversi presenti nel campo percettivo

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Questa funzione di abbinamento delle caratteristiche svolta dall'attenzione focalizzata, oltre a richiedere piùtempo rispetto all’elaborazione pre-attentiva, è piùfacilmente soggetta ad errori.

Questo accade frequentemente quando le condizioni in cui si opera non sono ottimali a causa di variabili ambientali (cattiva visibilità, rumore, durata di

esposizione degli stimoli molto breve ecc.), variabili legate al nostro sistema di elaborazione (stanchezza,

scarsa motivazione, altri compiti da svolgere contemporaneamente ecc.).

Gli errori che hanno luogo nella fase di abbinamento delle diverse caratteristiche dello stimolo sono stati definiti congiunzioni illusorie (illusory conjunctions).

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Si può quindi concludere che per giungere a percepire un oggetto nella sua interezza, il nostro sistema percettivo deve passare attraverso due distinte fasi:

1. nella prima si ha l'identificazione delle qualità primarie di tutti gli oggetti presenti nel campo percettivo;

2. nella seconda ha luogo la loro integrazione.

A differenza della prima, questa seconda fase implica un'attività mentale di tipo seriale, dal momento che vengono analizzati prima gli elementi che si trovano in una data posizione spaziale, poi quelli di un'altra posizione e così via fino ad analizzare tutti gli stimoli in maniera sequenziale e non simultanea … l’operazione èchiaramente dispendiosa dal punto di vista cognitivo

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Non tutte le informazioni presenti nell'ambiente (o nella nostra mente) possono essere elaborate contemporaneamente.

Deve quindi essere messa in atto una selezione che privilegi alcune informazioni o alcune caratteristiche dell'informazione a scapito di altre.

Il meccanismo che rende possibile questo filtraggio èl’attenzione selettiva che permette appunto di selezionare le caratteristiche rilevanti dello stimolo (quelli che ci permettono di raggiungere un certo scopo, es., risolvere un compito) e ignorare le caratteristiche irrilevanti

Qual è il “destino” delle caratteristiche irrilevanti?

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3131ROSSOBLUVERDEROSSO

GIALLOROSSOVERDENERO

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Alcuni effetti possono aiutarci a rispondere a questa domanda, come gli effetti Stroop; Navon; Simon

Nell’effetto Stroop (1935), soggetti posti di fronte al nome di un colore con uno sfondo di colore differente hanno tempi di reazione più lenti. L’incongruenza degli stimoli rallenta i Tempi di Reazione (TdR)

ROSSOBLUVERDEROSSO

GIALLOROSSOVERDENERO

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Nell’effetto Navon (1977), vengono formate delle lettere scritte rispettando 4 combinazioni: 2 incongruenti (lettera S globale con H e lettera H globale con S) e 2 congruenti (lettera S globale con S e lettera H globale con H). Se al soggetto viene chiesto di porre attenzione alla lettera locale, la presenza di quella globale di tipo incongruente ne rallenta i TdR

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Nell’effetto Simon (1969), il soggetto deve premere un tasto sulla destra quando vede il quadrato e uno sulla sinistra quando vede il rettangolo. Se la posizione dello stimolo coincide con quella della risposta i TdR sono più brevi; quindi una caratteristica irrilevante come la forma influisce su un’altra, come la posizione spaziale

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PERCEZIONE SUBLIMINALE

Per percezione subliminale si intende la possibilità di recepire informazioni attraverso stimoli sensoriali che risultano al di sotto della soglia percettiva cosciente.

Si parla di percezione subliminale quando uno stimolo non avvertibile in maniera cosciente perché troppo debole, troppo confuso, o troppo rapido, viene comunque percepito

In una serie di studi venivano presentati alcuni stimoli –visivi o uditivi - che i soggetti dichiaravano di non riuscire a percepirli. Ciononostante in una fase successiva dell’esperimento, ai soggetti venivano fatte alcune domande di prova, e si capiva che i soggetti avevano effettivamente percepito questi stimoli.

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Classici sono gli esperimenti sul priming semantico.

In questi esperimenti i soggetti dovevano identificare una parola stimolo che veniva presentata brevemente (e poi mascherata da un altro pattern).

Anche quando i soggetti non riuscivano ad identificare correttamente la parola-stimolo, riportavano comunque parole semanticamente correlate ad essa, a testimonianza del fatto che una qualche informazione, se pur non in maniera conscia, era comunque stata rilevata

Interessante è anche un esperimento di Murphy e Zajonc(1993), in cui i soggetti devono valutare alcuni ideogrammi cinesi. La presentazione degli ideogrammi viene fatta precedere da stimoli subliminali di volti (allegro o arrabbiato) e da stimoli neutri

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Condizione 1gradimento ideogramma = 3,4

Condizione 2gradimento ideogramma = 3,1

Condizione 3gradimento ideogramma = 2,7

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La percezione subliminale non va confusa con la influenza subliminale

L’idea della influenza subliminale per manipolare il pensiero e il comportamento delle persone si diffuse velocemente dagli anni 50’ in poi (es., esperimento di Vicary)

Gli psicologi si dimostrarono subito alquanto scettici riguardo al potere della persuasione subliminale. Le ricerche confermavano soltanto l’esistenza della percezione subliminale (utilizzando stimoli semplici, che non consistevano in direttive, comandi o suggestioni).

Furono tentate diverse replicazioni dell’esperimento di Vicary, ma nessuna riportò risultati incoraggianti.

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Sono molti gli esperimenti simili condotti per confutare l’ipotesi di una influenza subliminale

In definitiva, esiste una percezione e non una persuasione subliminale.

La stessa percezione subliminale avviene solo in certe condizioni di laboratorio e dipende da: soglia percettiva individuale, ambiente controllato e privo di ulteriori forme di stimolazione, buona illuminazione ecc.

Condizioni che difficilmente abbiamo nella vita quotidiana, dove ci sono interferenze e sovrapposizione con altri stimoli

Sono sicuramente più efficaci gli effetti sopra-liminali, che fanno uso delle tecniche persuasive come l’influenza sociale, la fonte del messaggio ecc.

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SONNO E SOGNI

Il sonno si caratterizza per la ridotta reattività agli stimoli ambientali e per il ridotto stato di coscienza

Sorge spontaneamente e si autolimita nel tempo. Èreversibile e si caratterizza per l’alternanza sonno-veglia

Le conoscenze attuali sul sonno le dobbiamo alle registrazioni con strumenti come EEG, EOG, ECG (elettroencefalogramma, elettrooculogramma, elettrocardiogramma)

Grazie a questi studi sono stati individuati circa 6 differenti livelli dell’attività cerebrale

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Onde Beta: Onde Beta: rapide e rapide e desincronizzatedesincronizzate

Onde alfa:Onde alfa:Lente e regolariLente e regolari

Onde Onde ThetaTheta::Bassa frequenza Bassa frequenza ampiezza alta. Con ampiezza alta. Con fusi del sonno e fusi del sonno e complessi Kcomplessi K

Onde Delta: Onde Delta: bassa frequenza bassa frequenza ampiezza altaampiezza alta

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Il sonno della fase 4 viene definito sonno profondo. In effetti è più difficile svegliare una persona in questa fase. E si possono verificare fenomeni di sonnambulismo, enuresi notturna, tremori ecc.

Gli stadi vengono compiuti in sequenza da un dormiente in 90 minuti circa. Successivamente si “riparte” dallo stadio 1 con un altro ciclo

In una notte vengono effettuati in media 4-6 cicli, e quando si “ritorna” allo stadio 1 si ha il così detto sonno REM (rapid eye movements) contrapposto al NREM (non-REM)

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Il sonno NREM si definisce ortodosso. L’attivitàcerebrale è lenta, come il battito del cuore e la respirazione. Se in fase REM un soggetto viene svegliato, nel 25% dei casi riporta sogni sotto forma di pensieri

Il sonno REM si definisce paradosso, e corrisponde al momento in cui un soggetto sogna e i suoi sogni, nell’80% dei casi, sono sotto forma di immagini e scene con caratteristiche di illogicità, vividi, bizzarri ed emotivamente coinvolgenti

Il REM è paradosso perché le onde celebrali prodotte sono simili a quelle dello stato di veglia, e l’attività cerebrale è molto simile alla veglia. Il corpo, invece, è immobile (senza tono).

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Il sonno può essere polifasico, cioè si dorme più volte al giorno come per i neonati e i bambini molto piccoli, monofasico, cioè si dorme una volta al giorno come per la maggior parte degli adulti, e bifasico cioè si dorme 2 volte al giorno come per alcune persone con abitudini tipiche di paesi “meridionali”

Vi sono brevi dormitori (6,5 ore) e lunghi dormitori (8,5 ore)

Vi sono GUFI che si svegliano e si addormentano tardi, e ALLODOLE che si svegliano e si addormentano presto. I primi sono attivi mentalmente nella seconda parte della giornata, viceversa per i secondi.

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TEORIE SUL SONNO

L’addormentarsi potrebbe essere regolato da condizioni interne (stanchezza, temperatura corporea) ma anche esterne (ambientali) come luce-buio

Esistono, quindi, 2 teorie sulla funzione del sonno: una definita ristorativa e una definita circadiana.

La prima sostiene che dormiamo per “recuperare le forze” mentali e fisiche (attività): una sorta di riparatore. È quindi legato alle attività eseguite durante la veglia

La seconda sostiene che seguiamo il ritmo luce-buio e altri indicatori (es., abbassamento della temperatura corporea). Per cui il sonno si presenterebbe spontaneamente a seguito di questi indicatori

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La teoria ristorativa non convince, però, diversi studiosi che hanno provato a confrontare l’attività quotidiana di alcuni mammiferi con le ore di sonno medie

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Gli esperimenti sulla privazione del sonno vanno invece a vantaggio dell’ipotesi circadiana.

Anche dopo 200 ore di privazione di sonno, i soggetti sottoposti all’esperimento presentano prestazioni mentali e cognitive normali e processi fisiologici preservati.

Quello che si è notato in questi esperimenti è che i soggetti, durante la privazione, presentano microsonni(sonni brevi di qualche secondo, simili a una perdita di coscienza, in cui il soggetto non reagisce a stimolazioni esterne). Al termine dell’esperimento il soggetto ha un recupero graduale soprattutto dello stadio 4

Questo cosa ci dimostra?

È possibile che noi dormiamo più del necessario: eccediamo come per altri bisogni (primari e secondari), come ad esempio il cibo

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La teoria circadiana, di particolare interesse per la cronobiologia che distingue in circadiani, infradiani e ultradiani sostiene che il sonno è regolato da agenti esterni (Zeitgebers) ma anche da un orologio interno

Gli agenti esterni possono essere la luce del sole, il buio, la temperatura

Si è visto nelle condizioni di free-running che l’orologio circadiano è in grado di regolare i ritmi (sonno-veglia, temperatura corporea); ma questi si allungano a 25 ore

Oltre le due settimane di free-running si verifica una desincronizzazione interna: temperatura costante vs oscillazioni sonno-veglia

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IPNOSI

L'ipnosi è stata oggetto di notevole scetticismo sin da quando ha ricevuto l'attenzione del mondo scientifico nel diciannovesimo secolo, in parte perché fu screditata da ciarlatani che l'utilizzarono in spettacoli pubblici, ricorrendo a numerosi trucchi (ad esempio, infiltrando dei complici tra gli spettatori).

Sebbene molti ricercatori abbiano raggiunto un minimo di consenso sulle caratteristiche degli stati ipnotici (Kirsch e Lynn, 1995), numerosi studiosi sono tuttora convinti che l'ipnosi rispecchi solo il desiderio dei soggetti di produrre comportamenti che ritengono graditi all'ipnotizzatore o al ricercatore.

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… a sfavore

Le ricerche svolte per molti decenni hanno dimostrato che la pressione sociale può indurre le persone a esibire certi comportamenti peculiari anche in uno stato normale di coscienza (influenza sociale)

Diversi ricercatori hanno prodotto prove secondo cui i soggetti ipnotizzati svolgerebbero semplicemente il ruolo che ritengono ci si aspetti da loro (Murrey e altri, 1992; Spanos e altri, 1992; Spanos e altri, 1996).

Altri sostengono che alcuni aspetti della suggestione ipnotica non peculiari dell'ipnosi (ad esempio, quelli presenti nella visualizzazione di immagini), forniscano una spiegazione degli effetti ipnotici. In situazioni sperimentali i soggetti a cui è stato detto di utilizzare immagini vivide possono fare le stesse cose dei soggetti ipnotizzati

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… a favore Anche la presenza di schemi EEG particolari nei soggetti

ipnotizzati conferma che l'ipnosi è uno stato di coscienza alterato.

Altre prove convincenti provengono dagli studi nei quali i soggetti ipnotizzati sono riusciti a sopportare dolorose procedure mediche, tra cui interventi chirurgici, senza anestesia.

Sebbene taluni scettici abbiano sostenuto che questi pazienti «fingano», è difficile immaginare che qualcuno si sottoponga a un'operazione senza anestesia solo per compiacere il ricercatore (Bowers, 1976).

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Come funziona l’ipnosi?

L’ipnosi è un procedimento attraverso il quale un operatore (es., ipnotista) fa sì che un soggetto (es., il paziente) esperisca significativi cambiamenti nella propria percezione, nei pensieri o nei comportamenti.

L’ipnotizzatore utilizza delle induzioni, che conducono a modificazioni dello stato di coscienza del soggetto

Fasi in una trance ipnotica

Induzione

Intervento

“Risveglio”

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Induzione

Un tempo si faceva riferimento a comandi autoritari o a all’uso di strumenti (es., il pendolo)

Oggi le tecniche per indurre un induzione sfruttano soprattutto l’immaginazione

Es., tenendo lo sguardo fisso in un punto mentre si ascolta l’ipnotizzatore contare da 1 a 10, o immaginare di scendere o salire degli scalini, o creare una “confusione”mentale

L’uso appropriato di un linguaggio ipnotico può indurre in una persona uno stato di trance. Oppure inserisce frasi o parole ricorrenti, immagini o metafore, spostando progressivamente l’attenzione su alcune parti del corpo o che inducono il rilassamento

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Intervento

Una volta in trance si possono indurre specifiche risposte (fenomeni) nel cliente:

1) allucinazioni (visive, uditive, cenestesiche);

2) reazioni ideomotorie (es., immaginare di avere un palloncino sulla mano … la risposta è il sollevarsi del braccio);

3) regressione d’età (con comportamenti tipici dell’età di regressione);

4) gestione del dolore (analgesia o anestesia);

5) recupero di ricordi rimossi o amnesie

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Il cliente può essere risvegliato progressivamente ad es., contando da 10 a 1, ripercorrendo a ritroso il percorso dell’induzione ecc.

Solo il 5-10% dei soggetti non è ipnotizzabile. Mentre il 15% è altamente ipnotizzabile.

Questa condizione dipende dalla capacità di a) dissociazione (come vivere una situazione non in prima

persona);

b) alta immaginazione (con particolari molto ricchi e capacità di concentrarsi sulle proprie sensazioni e immagini da sentirli come reali);

d) predisposizione all’ipnosi (soprattutto nei confronti dell’ipnotista e della relazione con esso)

L’ipnosi può essere utilizzato anche per trattare problematica che di solito vengono trattate con la psicoterapia

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Come possiamo quindi definire l’ipnosi? … una forma di stato alterato della coscienza Prende nome da Hypnos, il dio greco del sonno,

per la somiglianza superficiale tra lo stato ipnotico e il sonno.

È caratterizzata da un profondo rilassamento e dalla suggestionabilità (la propensione a seguire i suggerimenti dell'ipnotizzatore).

È probabile che nel soggetto ipnotizzato si verifichino diversi cambiamenti nella coscienza -ad esempio, un senso alterato del tempo, del Sé, della volizione (il controllo volontario sulle azioni o sui movimenti dei muscoli) - e nella percezione del mondo esterno.

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Ad es., se l'ipnotizzatore dirige il braccio del soggetto in modo che volteggi nell'aria, l'individuo può avere la sensazione di non aver mosso lui il braccio, ma che esso venga spinto da palloncini (Bowers, 1976).

L'ipnosi può produrre tutta una gamma di effetti inconsueti ma che hanno un valore di ratifica della trance o possono avere funzioni terapeutiche

In conseguenza di suggestioni ipnotiche, gli individui possono andar soggetti ad amnesia o al suo opposto, l'ipermnesia (ricordo di cose dimenticate).

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L'ipnotizzatore può indurre la regressione (nel corso della quale il soggetto rivive un episodio accadutogli molto tempo prima o parla una lingua che non rammenta coscientemente, ma che si parlava nella sua famiglia quando era molto piccolo) (Nash, 1988).

I soggetti ipnotizzati spesso manifestano l'analgesia ipnotica, un'assenza di dolore malgrado una stimolazione dolorosa.

Se, ad esempio, viene detto loro che sentiranno il profumo di un bel fiore, sorrideranno placidamente, anziché allontanare di scatto la testa, quando viene loro messa sotto il naso una bottiglia di ammoniaca.

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Esempio di esperimento sull'analgesia ipnotica

Nello schema più semplice, il soggetto mette la mano e l'avambraccio in un recipiente contenente acqua ghiacciata e classifica l'intensità del dolore provato in una scala da 0 (nessun dolore) a 10 (un dolore così forte da desiderare di togliere la mano).

Nel normale stato di veglia, un individuo di solito raggiunge il livello 10 in meno di un minuto.

Quando i soggetti vengono suggestionati in modo da indurre l'analgesia ipnotica, spesso riferiscono di non provare dolore, e in effetti tengono il braccio nell'acqua per un tempo indefinito.

Ma quando si chiede di classificare il dolore (scrivendo con l'altra mano, tenuta in modo da non essere visibile al soggetto) utilizzando la stessa scala da 0 a 10, i soggetti riferiscono di provare un dolore sempre più forte

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L'ipnosi ha effetti terapeutici chiari e ben documentati (Kirsch e altri, 1995).

Alcuni soggetti ipnotizzati hanno subito un intervento chirurgico senza anestesia e senza mostrare segni di dolore conscio.

L'ipnosi può in effetti essere utile nel ridurre al minimo l'esperienza del dolore in molte situazioni, dall'estrazione di un dente al trattamento delle verruche al trattamento degli ustionati gravi (Mulligan, 1996; Patterson e Ptacek, 1997).

Spesso, nel trattamento del dolore (ad esempio di malati terminali) – nell’evitare l’accanimento terapeutico – viene usata l’ipnosi in sostituzione di terapie farmacologiche

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I fautori dell'ipnosi sostengono la tesi, che altri ritengono discutibile, secondo cui l'ipnosi consentirebbe di ricordare cose dimenticate.

Verso la fine degli anni Settanta negli Stati Uniti furono rapiti, sotto la minaccia di un'arma da fuoco, i bambini di uno scuolabus insieme con l'autista.

In seguito, sotto ipnosi, l'autista rivisse l'esperienza dall'inizio alla fine e fu in grado di ricordare il numero di targa della macchina dei rapitori con chiarezza sufficiente a consentirne l'arresto.

È possibile un tale effetto di ipermnesia?

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La polizia ha utilizzato l'ipnosi per risolvere diversi altri casi (Geiselman e altri, 1985).

Diversi studiosi hanno dimostrato l'esistenza di ricordi impliciti ed espliciti di avvenimenti che si verificano durante l'anestesia

Ad esempio in ricerche in cui i soggetti riconoscevano liste di parole che erano state loro mostrate durante un intervento chirurgico, quando erano completamente privi di coscienza (Bonebakker, 1996; Cork, 1996).

Ciò vuol dire che sotto ipnosi possono esse fatti riaffiorare ricordi (come quello sotto anestesia) perché si “ricrea” uno stato di coscienza molto simile (memoria contestuale)

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Nonostante le evidenze incoraggianti relativi all’ipnosi, c’è ancora diffidenza nel suo utilizzo soprattutto in campo giuridico o medico

Ad esempio, nel caso di testimonianze, uno dei principali problemi è quello della suggestionabilitàsotto ipnosi, per cui è probabile che i soggetti raccontino più di quanto sanno effettivamente (Wagstaff, 1984).

Un particolare tono di voce o una domanda tendenziosa può indurre un testimone ipnotizzato a credere di ricordare cose non vere (occorre aggiungere che ciò vale, in misura minore, anche per soggetti non ipnotizzati)

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Inoltre, soggetti poco motivati o interessati non presentano alterazioni tipiche dell’ipnosi

… A questo punto, forse la conclusione più sicura è

che l'ipnosi è uno stato di coscienza alterato, almeno in soggetti altamente ipnotizzabili, ma alcuni o molti dei fenomèni prodotti in questo stato possono essere prodotti in altre situazioni, ad esempio tramite l'uso di tecniche di visualizzazione o rilassamento, o per effetto della pressione sociale.