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Facolt`a di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Laurea Triennale in Fisica Effetti relativistici negli spettri atomici: un approccio computazionale Relatore: Dott. Nicola Manini Francesco Brivio Matricola n 715099 A.A. 2008/2009 Codice PACS: 31.15.aj

Effetti relativistici negli spettri atomici: un approccio computazionalemateria.fisica.unimi.it/manini/theses/brivio.pdf · 2009. 12. 21. · Effetti relativistici negli spettri

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Facolta di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

Laurea Triennale in Fisica

Effetti relativistici negli spettriatomici: un approccio

computazionale

Relatore: Dott. Nicola Manini

Francesco Brivio

Matricola n◦ 715099

A.A. 2008/2009

Codice PACS: 31.15.aj

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ai miei genitori

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Effetti relativistici negli spettri

atomici: un approccio

computazionale

Francesco Brivio

Dipartimento di Fisica, Universita degli Studi di Milano,

Via Celoria 16, 20133 Milano, Italia

11 Dicembre 2009

Sommario

Calcoliamo numericamente gli autovalori di energia dell’equazione di

Dirac per un singolo elettrone per un qualsiasi potenziale centrale V (r).

Cio ci permette di valutare quantitativamente gli effetti relativistici nel

moto degli elettroni degli atomi. Il codice da noi sviluppato ottiene gli

autovalori ed autofunzioni di Dirac integrando un’equazione differenziale

ordinaria cui sono imposte opportune condizioni al contorno.

Relatore: Dr. Nicola Manini

5

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Indice

1 Introduzione 7

2 Teoria 9

2.1 L’equazione di Dirac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

2.2 Derivazione dell’equazione radiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

2.3 Derivazione dell’equazione da implementare numericamente . . . . 12

3 Implementazione numerica 14

3.1 L’algoritmo Shooting . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

4 Risultati 17

4.1 Potenziale Coulombiano a nucleo puntiforme . . . . . . . . . . . . 17

4.2 Potenziale Coulombiano a nucleo finito . . . . . . . . . . . . . . . 21

4.3 Effetti relativistici in presenza di screening . . . . . . . . . . . . . 22

5 Discussioni e Conclusioni 28

Bibliografia 29

6

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1 Introduzione

Per determinare lo spettro dei livelli elettronici in un atomo, normalmente, si

risolve un’equazione agli autovalori del tipo

H0ψ = E0ψ H0 =p

2

2m+ V (r) (1)

con un opportuno potenziale centrale V (r), che per atomi ad un elettrone e pari

al potenziale Coulombiano −Ze2

r. Risolvendo in coordinate polari [1] si separa la

parte angolare dalla parte radiale. Per la parte radiale si ottiene cosı l’equazione

di Schrodinger[−

~2

2m▽2 +

~2l(l + 1)

2mr2+ V (r)

]Rnl = ERnl (2)

in cui considero la massa del nucleo mn ≫ m (massa dell’elettrone) per cui la

massa ridotta µ ≃ m e la componente radiale dell’operatore Laplaciano ▽2 in

coordinate polari sferiche definito nel seguente modo

▽2 =1

r2

d

dr

(r2 d

dr

)=

2

r

d

dr+

d

dr2.

Risolvendo analiticamente l’equazione si ottengono i valori di energie per-

messe [1]

E0 = εn = −m(Ze2)2

2~2n2. (3)

Questo approccio e valido nel limite non relativistico in cui la velocita dell’elet-

trone e trascurabile rispetto a quella dalla luce c. Di fatto pero gli elettroni

negli atomi, nelle regioni vicino al nucleo, raggiungono velocita non lontane da c.

Risulta quindi necessario considerare le correzioni relativistiche all’Hamiltoniana

classica considerata nel problema di Schrodinger di equazione (1).

Gli effetti relativistici negli spettri atomici sono piccoli, ma crescono ra-

pidamente con il numero atomico Z, come Z4 [2]. Le correzioni allo spettro,

soprattutto per atomi pesanti (grande Z), non sono quindi trascurabili e diventa

importante prenderle in considerazione.

Un possibile modo di procedere per trattare il problema relativistico e di

utilizzare la teoria delle perturbazioni, considerando il termine relativistico del-

l’Hamiltoniana come una perturbazione al termine classico. L’Hamiltoniana da

considerare e dunque

H = H0 + Hrel , (4)

7

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dove H0 e l’Hamiltoniana classica (1) e Hrel contiene i termini della correzione

relativistica all’ordine piu basso (il secondo) in vc. Considerando (1) e utilizzando

la teoria delle perturbazioni l’autovalore di energia e

E = E0 + ∆E ∆E = 〈ψ|Hrel|ψ〉 (5)

dove E0 e l’autovalore dell’Hamiltoniana H0 (1) corrispondente all’autostato |ψ〉,

e ∆E e la correzione relativistica agli autovalori di energia classici.

Un modo alternativo e preferibile di procedere, che seguiremo in questo la-

voro di tesi, e di risolvere l’equazione di Dirac. Questa equazione, formulata da

Paul Dirac [3], rappresenta il moto dell’elettrone in maniera interamente relativis-

tica, e conduce all’equazione di Schrodinger nel limite di c→ ∞. Ci proponiamo

un approccio numerico all’equazione di Dirac, in modo da poter calcolare gli

spettri in presenza di un potenziale radiale qualunque.

Adottiamo il sistema di unita di misura atomico. In questo sistema tutte le

grandezze sono derivate ponendo

~ = 1 m = 1 e2 =q2e

4πε0= 1

dove m e la massa a riposo dell’elettrone, qe la carica, ε0 la permittivita del

vuoto e ~ la costante di Planck. In questo sistema di unita, le lunghezze vengono

misurate in raggi di Bohr a0, l’energia in unita di Hartree EHa e le velocita in

unita della velocita di Bohr vB:

a0 =~

2

me2= 0.52917720859 10−10 m

EHa =e2

a0

=me4

~2= 27.21138386 eV

vB =

√EHa

m=e2

~= 2.187691254 106 m/s.

Si nota che vB e 2 ordini di grandezza piu piccola della velocita della luce. Intro-

ducendo la costante di struttura fine α, che misura l’importanza della correzione

relativistica al moto non relativistico degli elettroni,

α =vB

c= 0.007297353 =

1

137.035999679,

otteniamo c nel sistema di unita atomiche:

c =1

αvB = 137.035999679 .

8

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2 Teoria

2.1 L’equazione di Dirac

Consideriamo l’equazione di Dirac stazionaria per un singolo elettrone [4]

Hψ = Wψ (6)

con

H = c~α · ~p+ βmc2 + V (r)I . (7)

In queste equazioni ψ e un vettore a quattro componenti:

ψ =

ψ1

ψ2

ψ3

ψ4

=

(ψA

ψB

)

, ψA =

(ψ1

ψ2

)

, ψB =

(ψ3

ψ4

)

,

~α e β sono matrici 4×4:

~α =

(0 ~σ

~σ 0

)

, β =

(I 0

0 −I

)

,

il simbolo I indica l’identita 2×2 o 4×4 a seconda del contesto, il vettore ~σ

rappresenta le matrici di Pauli ~σ = (σx, σy, σz) e ~p rappresenta l’operatore impulso

(px, py, pz) = −i~▽ = −i~(

∂∂x, ∂

∂y, ∂

∂z

). Ora l’equazione (6) si scrive

c~α · ~p

(ψA

ψB

)=(W − βmc2 − V (r)I

)(ψA

ψB

). (8)

Sostituendo i vari termini, (8) puo essere riscritta formalmente in forma matriciale

c

((~σ · ~p) ψB

(~σ · ~p) ψA

)=

(W − V −mc2 0

0 W − V +mc2

)(ψA

ψB

). (9)

2.2 Derivazione dell’equazione radiale

Considerando un potenziale centrale V (r) e possibile separare la parte angolare

dalla parte radiale dell’equazione. Innanzitutto possiamo riscrivere [4]

~σ · ~p =1

r

~σ · ~x

r

(−i~r

∂r+ i~σ · ~L

), (10)

9

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e consideriamo

ψA = gχj3k

ψB = ifχj3−k

(11)

in cui f e g sono funzioni che dipendono solo da r, mentre χj3−k e χj3

k sono spinori

a due componenti che dipendono da (ϑ, ϕ). La scelta di considerare (11) e fatta

in modo tale che ψA e ψB abbiano lo stesso j e j3 e differiscano solamente per l

(che puo assumere i valori l = j ± 12

corrispondenti [4] a ±κ). Sostituendo (11) e

(10) in (9) otteniamo

c1

r

~σ · ~x

r

(−i~r

∂r+ i~σ · ~L

)(ifχj3

−k

gχj3k

)

=

=

(W − V −mc2 0

0 W − V +mc2

)(gχj3

k

ifχj3−k

)

. (12)

Definiamo ora un nuovo operatore

K = β(~σ · ~L+ ~) .

Si puo mostrare [4] che sia ψA sia ψB sono autostati dell’operatore K:

KψA,B = −~κψA,B (13)

con

κ =

{−l − 1 = −(j + 1

2) se j = l + 1

2

l = +(j + 12) se j = l − 1

2

. (14)

In questo modo possiamo determinare il comportamento dell’operatore ~σ · ~L sugli

stati ψA,B

~σ · ~L

(ψA

ψB

)= (βK − ~)

(ψA

ψB

)=

(K − ~ 0

0 −K − ~

)(ψA

ψB

)=

=

(~(−κ− 1)ψA

~(κ− 1)ψB

)(15)

e possiamo scrivere

c1

r

~σ · ~x

r

((−i~r ∂

∂r+ i(κ− 1)~)ifχj3

−k

(−i~r ∂∂r

+ i(−κ− 1)~)gχj3k

)

=

=

(W − V −mc2 0

0 W − V +mc2

)(gχj3

k

ifχj3−k

)

. (16)

10

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Ora l’operatore ~σ·~xr

agisce solamente sulla parte di momento angolare dello

stato. In dettaglio~σ · ~x

rχj3

k = −χj3−k , (17)

~σ · ~x

rχj3−k = −χj3

k (18)

cosı

c1

r

((i~r ∂

∂r− i(κ− 1)~)ifχj3

k

(i~r ∂∂r

+ i(κ + 1)~)gχj3−k

)

=

=

(W − V −mc2 0

0 W − V +mc2

)(gχj3

k

ifχj3−k

), (19)

che possiamo riscrivere

~c1

r

((−r ∂

∂r+ (κ− 1))f 0

0 (r ∂∂r

+ (κ+ 1))g

)(χj3

k

iχj3−k

)

=

=

((W − V −mc2)g 0

0 (W − V +mc2)f

)(χj3

k

iχj3−k

)

(20)

e cancellando da entrambe le parti i termini uguali

~c

(−∂f

∂r+ κ−1

rf

∂g∂r

+ κ+1rg

)=

((W − V −mc2)g

(W − V +mc2)f

). (21)

Questa equazione e l’equazione di Dirac radiale scritta in forma matriciale. E

possibile riscrivere (21) come un sistema di 2 equazioni differenziali di primo

ordine non omogenee e accoppiate [4]

g′κ = −κ + 1

rgκ +

(W − V +mc2)

c~fκ (22)

f ′κ =

κ− 1

rfκ −

(W − V −mc2)

c~gκ (23)

in cui fκ e gκ sono le due componenti radiali delle autofunzioni ψA,B, come mostra-

to in (11), e κ rappresenta il momento angolare relativistico che e legato a l e j

dalle seguenti relazioni [5]:

κ(κ + 1) = l(l + 1) (24)

j = |κ| −1

2= l +

1

2δ (25)

δ = −sgn(κ) = −|κ|

κ(26)

l = j −1

2δ = |κ| −

1

2(1 + δ) . (27)

11

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Dalla relazione (25) notiamo come κ = 0 sia un valore fisicamente non permesso

in quanto produrrebbe j < 0 che non ha significato fisico.

2.3 Derivazione dell’equazione da implementare numeri-

camente

Definiamo ora E = W − mc2 in modo che E non contenga l’energia della massa

a riposo dell’elettrone, e introduciamo la massa relativistica

M = m+1

2c2(E − V ) (28)

che e di fatto una funzione della posizione e dell’autovalore incognito E. Con

queste sostituzioni le equazioni (22) e (23) diventano

g′κ = −κ + 1

rgκ + 2Mcfκ (29)

f ′κ =

κ− 1

rfκ +

1

c(V −E)gκ . (30)

Introduciamo ora una nuova funzione φκ definita nel modo seguente

φκ =1

2Mg′κ (31)

e dalla (29) otteniamo [4]

fκ =g′κ

2Mc+κ+ 1

r

2Mc=φκ

c+κ+ 1

c

2Mr. (32)

Considerando la derivata della funzione (28) M(r)

M ′ = −V ′

2c2(33)

e derivando l’equazione (32), otteniamo

f ′κ =

φ′κ

c+κ+ 1

c

(g′κ

2Mr−

1

r2

2M−gκ

2r

−V ′

2M2c2

)=

=φ′

κ

c+κ+ 1

crφκ +

κ+ 1

2M2crgκV ′

2c2−

κ+ 1

2Mcr2gκ . (34)

Confrontando (34) con (30) e (32) moltiplicando tutto per c ottengo

φ′κ +

κ+ 1

rφκ +

κ+ 1

2M2rgκV ′

2c2−κ+ 1

2Mr2gκ =

κ− 1

r

(φκ +

κ + 1

2Mrgκ

)+ (V − E)gκ ,

(35)

12

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da cui

φ′κ(r) = −

2

rφκ(r) +

[(κ+ 1) + κ2 − 1

2M(r)r2−

κ+ 1

4M2(r)c2rV ′(r) + V (r) −E

]gκ . (36)

Ricordando la definizione di φκ (31) e facile ottenere

φ′κ =

g′′κ2M

−g′κM

2M2(37)

e sostituendo (37) nell’equazione (36) ottengo

g′′κ2M

−g′κM

2M2= −

2

rφκ(r) +

[(κ+ 1) + κ2 − 1

2M(r)r2−

κ + 1

4M2(r)c2rV ′(r) + V (r) −E

]gκ

(38)

da cui

g′′κ = −

(2

r−M ′

M

)g′κ +

[κ(κ+ 1)

2Mr2−

κ+ 1

4M2c2rV ′ + V − E

]2Mgκ . (39)

Sostituendo l’espressione esplicita (33) di M ′ ricavo un’equazione per la

funzione incognita gk

g′′κ = −

(2

r+

V ′

2Mc2

)g′κ +

[(V − E) +

κ(κ+ 1)

2Mr2−

κ+ 1

4M2c2rV ′

]2Mgκ . (40)

Ora se suppongo di studiare il caso non relativistico, cioe considero il limite

per c→ +∞ ottengo l’equazione

g′′k +2

rg′k −

[(V −E) +

κ(κ+ 1)

2mr2

]2mgk = 0 (41)

che e precisamente l’equazione radiale di Schrodinger (2) a patto di porre κ(κ +

1) = l(l + 1), come previsto da Eq. (24). l rappresenta il momento angolare

orbitale.

Nel caso non relativistico allora, gκ → Rnl, mentre fκ → 0. Possiamo quin-

di identificare gκ con la componente “grande” delle autofunzioni dell’equazione

di Dirac, mentre fκ con quella “piccola”. Nella trattazione finora svolta siamo

passati dal dover risolvere un sistema di due equazioni differenziali accoppiate

di primo ordine (22) e (23) per fκ e gκ, ad un’equazione differenziale di secondo

ordine (40) per gκ. Se si vuole trovare l’espressione di fκ, una volta trovata la

soluzione gκ(r) di (40) la si sostituisce in Eq. (30) e si risolve l’equazione dif-

ferenziale. Una volta calcolate le funzioni gκ e fκ possiamo ottenere la densita di

probabilita radiale ρ(r) = r2(|fκ|2 + |gκ|

2).

13

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3 Implementazione numerica

Ci proponiamo di risolvere numericamente l’equazione differenziale (40) fissate

opportune condizioni al contorno. Per studiare le condizioni al contorno considero

l’andamento dell’autofunzione gκ e della sua derivata [2].

Nell’origine abbiamo

gκ(r) ∼ rlwκ(r) (42)

g′κ ∼ lrl−1wκ + rlw′κ . (43)

I valori di gκ e della sua derivata prima, nell’origine r1 = 0 dipendono quindi dal

momento angolare l

gκ(0) =

{0 se l 6= 0

wκ(0) se l = 0(44)

e

g′κ(0) =

w′κ(0) se l = 0

wκ(0) se l = 1

0 se l 6= 0, 1

(45)

mentre all’infinito gκ → 0. Chiamando

A =(2

r+

V ′

2Mc2

)e B = 2M

[(V −E) +

κ(κ + 1)

2Mr2−

κ+ 1

4M2c2rV ′]

,

l’equazione (40) si scrive

g′′κ = −Ag′κ +Bgκ . (46)

Risolviamo l’equazione (46) mappandola su un problema di prim’ordine nel doppio

delle variabili. Chiamando y(0) = gκ e y(1) = g′κ, (46) puo essere scritta nella

forma equivalente:

y′(0) = y(1)

y′(1) = −Ay(1) +By(0)

y′(2) = 0

(47)

dove ho un sistema di 3 equazioni perche fissate le condizioni al contorno (46) e

risolvibile solo per certi valori di energia incogniti. Scrivo E come terza compo-

nente della funzione vettoriale y (y(2) = E) per cui la terza equazione del sistema

ci dice che l’energia E e costante. In effetti il sistema ha 3 incognite: le funzioni

y(0) e y(1) e l’autovalore di energia E ed e risolvibile univocamente introducendo

una terza equazione.

Normalmente le condizioni al contorno andrebbero applicate in r1 = 0 e

r2 = ∞. Dovendo pero risolvere il problema in uno spazio finito, e volendo evitare

14

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eventuali singolarita nell’origine, di fatto integriamo l’equazione tra r1 ≃ 10−12

a0 e r2 ≃ 50 a0.

3.1 L’algoritmo Shooting

Un generico problema con condizioni al contorno si presenta in questa forma:

cercare la soluzione di un sistema di N equazioni differenziali del primo ordine

che soddisfano n1 condizioni nel punto iniziale x1 e n2 nel punto finale x2. Le

equazioni sono:

dy(i)(x)

dx= g(i)(x, y(0), y(1), ..., y(N−1)) i = 0, 1, ..., N − 1 . (48)

Nel punto iniziale x1 la soluzione deve soddisfare le condizioni:

B1j(x1, y(0), y(1), ..., y(N−1)) = 0 j = 0, ..., n1 − 1 (49)

mentre nel punto finale x2 :

B2k(x2, y(0), y(1), ..., y(N−1)) = 0 k = 0, ..., n2 − 1 . (50)

Per risolvere (48) con un algoritmo di integrazione esplicita 1-dimensionale, ho

bisogno di fissare nel punto iniziale x1 N valori iniziali per le y(i), le quali sono

pero soggette solo a n1 condizioni (49). Ci sono quindi n2 = N −n1 valori iniziali

che possono essere assegnati “liberamente”. Possiamo immaginare [6] che questi

parametri liberi siano le componenti di un vettore V appartenente ad uno spazio

vettoriale di dimensione n2. Assegnando “arbitrariamente” le componenti del

vettore V e applicando le n1 condizioni al contorno fissate, possiamo generare

una particolare y(x1). In altre parole (49) la scrivo come

y(i)(x1) = y(i)(x1, V0, V1, ..., Vn2−1) . (51)

Per un fissato vettore V, siamo di fronte ad un problema di Cauchy con tutte

le N condizioni iniziali specificate che, integrato numericamente ad esempio con

un algoritmo del tipo Runge-Kutta [7], ci permette di ottenere cosı la soluzione

y(x2). Definiamo, nel punto x2, un vettore discrepanza F di dimensione n2 che

indica quanto la soluzione trovata y(x2) differisce rispetto alle n2 condizioni (50)

al punto finale x2. La scelta corretta delle componenti di V, che soddisfano le

condizioni al contorno in x2, sara quella che annulla il vettore F. A questo scopo

utilizziamo il metodo di Newton modificato per renderlo globalmente convergente.

Nel nostro specifico problema (N = 3) fornisce n1 = 2 condizioni nell’origine

x1 = 0 (equazioni (44) e (45)) e n2 = 1 condizioni all’infinito (y(0)(x2) = 0), che

15

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Figura 1: Schema del funzionamento dell’algoritmo shooting: fissate le

condizioni al contorno in x1 e partendo da un valore arbitrario per il vettore

V, integriamo numericamente le equazioni (48) dal punto iniziale x1 al

punto finale x2. In generale la soluzione y(x2) non soddisfa le condizioni

al contorno nel punto finale x2, ma con successivi aggiustamenti del valore

del vettore V e successive integrazioni, e possibile imporre la condizione

in x2 (cioe annullare il vettore discrepanza F), determinando cosı il valore

corretto di V.

implementiamo come un punto x2 “molto lontano” da 0 se confrontato con le

dimensioni caratteristiche del problema considerato (il raggio di Bohr). Questi

tre vincoli consentono di determinare l’autovalore E.

A questo punto per applicare l’algoritmo shooting bisogna generare il vettore

V: nel nostro caso esso ha dimensione 1 (n2 = N − n1 = 1) e contiene un’ipotesi

per l’autovalore di energia da trovare (cioe il valore iniziale della funzione costante

y(2)(x)). Sapendo che gli autovalori relativistici non sono lontani da quelli non

relativistici, come primo guess di autovalore di E inserisco un valore dato dalla

formula (3). Ci aspettiamo che dopo alcune iterazioni di Newton, l’algoritmo

restituisca il valore esatto dell’autovalore. In seguito, variando la condizione

iniziale per E, otteniamo l’intero spettro discreto dell’energia.

16

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Gli algoritmi utilizzati per risolvere le equazioni differenziali e per risolvere

il sistema lineare sono quelli proposti in Ref. [6]. In particolare abbiamo usato il

metodo di Runge-Kutta di ordine cinque con controllo automatico del passo di

integrazione e il metodo di Newton per la risoluzione dell’equazione (50) associata

al problema agli autovalori con condizioni al contorno.

4 Risultati

4.1 Potenziale Coulombiano a nucleo puntiforme

Effettuiamo ora una prima verifica dell’algoritmo. Consideriamo il caso piu sem-

plice di potenziale V (r): quello Coulombiano prodotto da una carica puntiforme

V (r) = −Ze2

r(52)

e poniamo inizialmente Z = 1: l’atomo di idrogeno.

Dalla Tabella 1 si puo notare come i valori delle energie per n da 1 a 5

si discostano da quello non relativistico (3) per una frazione dell’ordine 10−4 ÷

10−5 dell’autovalore. Dalla tabella si puo notare come gli autovalori di energia

risultino degeneri per l = j ± 12

a dato n e j. Questa e la ben nota degenerazione

“accidentale” caratteristica del potenziale Coulombiano. Otteniamo inoltre gli

splitting attesi di spin orbita, ad esempio tra gli stati 2P3/2 e 2P1/2. Con i valori

di energia riportati in Tabella 1, si puo verificare che lo splitting tra i due stati

considerati risulta E|2,1,3/2 〉−E|2,1,1/2 〉 = 0.000045284 eV = 45.284 µeV in accordo

da quanto ottenuto con la formula relativistica all’ordine α2 [2]:

E = E0 + ∆E = −mZ2e4

2~2n2

[1 +

Z2

n

(2

2j + 1−

3

4n

)α2

]. (53)

Figura 2 mostra lo spettro per n = 5 fissato. Sono visibili la degenerazione

rispetto l e lo splitting rispetto a j in accordo con l’equazione (53).

Confrontiamo ora i risultati ottenuti con il nostro metodo con quelli reperibili

in letteratura scientifica [8]. Gli autovalori disponibili sono ottenuti per l = 0,

κ = −1, j = 1/2 e per valori di n da 1 a 22. Come mostra Tabella 2 otteniamo

dei buoni risultati e la discrepanza massima tra l’energia calcolata e quella di

riferimento risulta ∼ 10−12EHa.

17

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n l j κ E [eV] E0 [eV] ∆E/E0

1 0 0.5 -1 -13.605872851050 -13.605691715850 -3.62 10−4

2 0 0.5 -1 -3.4014795337880 -3.4014229289620 -4.53 10−4

2 1 0.5 1 -3.4014795337880 -3.4014229289620 -4.53 10−4

2 1 1.5 -2 -3.4014342496860 -3.4014229289620 -9.06 10−5

3 0 0.5 -1 -1.5117636500900 -1.5117435239830 -3.62 10−4

3 1 0.5 1 -1.5117636500900 -1.5117435239830 -3.62 10−4

3 1 1.5 -2 -1.5117502325640 -1.5117435239830 -1.21 10−4

3 2 1.5 2 -1.5117502325640 -1.5117435239830 -1.21 10−4

3 2 2.5 -3 -1.5117457601670 -1.5117435239830 -4.03 10−5

4 0 0.5 -1 -0.8503649304807 -0.8503557322406 -2.94 10−4

4 1 0.5 1 -0.8503649304807 -0.8503557322406 -2.94 10−4

4 1 1.5 -2 -0.8503592699680 -0.8503557322406 -1.13 10−4

4 2 1.5 2 -0.8503592699680 -0.8503557322406 -1.13 10−4

4 2 2.5 -3 -0.8503573831737 -0.8503557322406 -5.28 10−5

4 3 2.5 3 -0.8503573831737 -0.8503557322406 -5.28 10−5

4 3 3.5 -4 -0.8503564397823 -0.8503557322406 -2.26 10−5

5 0 0.5 -1 -0.5442325954867 -0.5442276686340 -2.46 10−4

5 1 0.5 1 -0.5442325954867 -0.5442276686340 -2.46 10−4

5 1 1.5 -2 -0.5442296973077 -0.5442276686340 -1.01 10−4

5 2 1.5 2 -0.5442296973077 -0.5442276686340 -1.01 10−4

5 2 2.5 -3 -0.5442287312689 -0.5442276686340 -5.31 10−5

5 3 2.5 3 -0.5442287312689 -0.5442276686340 -5.31 10−5

5 3 3.5 -4 -0.5442282482522 -0.5442276686340 -2.90 10−5

5 4 3.5 4 -0.5442282482522 -0.5442276686340 -2.90 10−5

5 4 4.5 -5 -0.5442279584429 -0.5442276686340 -1.45 10−5

Tabella 1: V (r) = −1/r : Gli autovalori calcolati con il metodo numeri-

co discusso nel testo confrontati con gli autovalori non relativistici E0 di

Eq. (3). L’ultima colonna riporta la differenza relativa tra il valore numerico

relativistico e quello relativo non relativistico.

18

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n E [EHa] Eref [EHa] E − Eref [EHa]

1 -0.500006656596500 -0.50000665659536 -1.14 10−12

2 -0.125002080189200 -0.12500208018901 -1.94 10−13

3 -0.055556295176420 -0.05555629517767 1.25 10−12

4 -0.031250338029120 -0.03125033803008 9.57 10−13

5 -0.020000181058520 -0.02000018105900 4.84 10−13

6 -0.013888996749740 -0.01388899675294 3.20 10−12

7 -0.010204150942830 -0.01020415094536 2.53 10−12

8 -0.007812547128859 -0.00781254713001 1.16 10−12

9 -0.006172872986719 -0.00617287298519 -1.53 10−12

10 -0.005000024629192 -0.00500002462650 -2.69 10−12

11 -0.004132250045623 -0.00413225004740 1.78 10−12

12 -0.003472236667825 -0.00347223666540 -2.42 10−12

13 -0.002958591301777 -0.00295859129983 -1.95 10−12

14 -0.002551029591735 -0.00255102959272 9.88 10−13

15 -0.002222229716981 -0.00222222971570 -1.28 10−12

16 -0.001953131195804 -0.00195313119548 -3.26 10−13

17 -0.001730108986653 -0.00173010899016 3.51 10−12

18 -0.001543214251831 -0.00154321425362 1.78 10−12

19 -0.001385045279934 -0.00138504528149 1.56 10−12

20 -0.001250003203452 -0.00125000320622 2.77 10−12

21 -0.001133789620469 -0.00113378962124 7.66 10−13

22 -0.001033060266565 -0.00103306026722 6.53 10−13

Tabella 2: Per i primi 22 stati S (cioe l = 0, j = 1/2, κ = −1), si elenca

l’energia calcolata numericamente nel presente lavoro ed il valore Eref di

energia riportato in letteratura scientifica [8]. L’ultima colonna riporta la

discrepanza, che e compatibile con l’errore numerico del presente calcolo.

19

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Figura 2: Autovalori di energia calcolati con potenziale Coulombiano

V = −1/r per n = 5. I dati relativi sono riportati in Tabella 1. Gli split-

ting rispetto a j e la degenerazione rispetto a l in accordo con l’equazione

relativistica all’ordine α2: Eq. (53).

E inoltre possibile verificare che il contributo relativistico ∆E = E−E0 allo

spettro cresce in ottima approssimazione come Z4. Figura 3 mostra il contributo

∆E per il primo livello energetico n = 1, l = 0, j = 1/2 fittato con un andamento

Z4. Come si puo notare abbiamo una buona correlazione tra i valori di ∆E

calcolati e l’andamento Z4 previsto dalla teoria delle perturbazioni al secondo

ordine in α. Lo scostamento dell’ultimo punto dall’equazione (53) e dovuto alle

correzioni di ordine superiore ad α2 che vengono prese in considerazione nella

teoria di Dirac.

20

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1 10 100Z

10-5

10-4

10-3

10-2

10-1

100

101

102

103

104

∆E [

EH

a]

Figura 3: Andamento del contributo relativistico ∆E (cerchi) allo sta-

to |nlj 〉 = |1, 0, 1/2 〉. La curva continua rappresenta il risultato dell’e-

quazione relativistica al second’ordine (53). Come si puo notare c’e una

buona correlazione tra i valori calcolati e l’andamento Z4.

4.2 Potenziale Coulombiano a nucleo finito

Consideriamo il potenziale Coulombiano derivante da una distribuzione di carica

nucleare finita. Il potenziale prodotto da una distribuzione sferica di carica di

estensione finita puo essere espresso come

V (r) = −Zeff(r)

r(54)

Zeff(r) = Z1r + Z2r2 + Z3r

3 + ... (55)

Esistono differenti modelli per Zeff(r) reperibili in letteratura. Noi consideriamo

[9]

V (r) =

{− 3Z

2rN

(1 − r2

3r2

N

)se 0 ≤ r ≤ rN

−Zr

se r > rN

(56)

in cui Z1 = 3Z2rN

, Z3 = − Z2r3

N

e tutti gli altri coefficenti Zi sono nulli, che descrive

una distribuzione uniforme di raggio rN . I coefficenti Zi sono fissati richiedendo

21

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0,0 2,5×10-5

5,0×10-5

r [a0]

-140000

-120000

-100000

-80000

-60000

-40000

-20000

0

v(r)

[E

Ha]

rN

Figura 4: Confronto tra il potenziale con nucleo puntiforme −Ze2

r (curva

sottile) e il potenziale (56) calcolato per una distribuzione sferica uniforme

di carica di raggio rN (curva spessa). Per r > rN (linea sottile verticale)

i due potenziali coincidono, mentre per r < rN il nucleo finito prevede un

potenziale parabolico.

che V (r) sia continuo con derivata continua in r = rN . Per rN assumo la taglia

del nucleo d’idrogeno (protone) rN = 1.6569 10−5a0 [10]. Figura 4 mostra che

nell’origine questo potenziale raggiunge parabolicamente un valore finito.

La Tabella 3 mostra che il nucleo finito induce una rottura della degenera-

zione rispetto a l. Questo effetto di fatto molto piccolo contribuisce, insieme ad

altri termini piu rilevanti, al Lamb Shift [2].

4.3 Effetti relativistici in presenza di screening

Considero ora un potenziale di tipo Coulombiano che tenga conto dell’attrazione

del nucleo e allo stesso tempo della repulsione degli altri elettroni. Un potenziale

di questo tipo si puo scrivere come (54) in cui

Zeff(r) =Z + r2[α1r + α2r

2 + ...+ αnrn + α0(q + 1)(e

rβ0 − 1)]

1 + r2[β1r + β2r2 + ... + βnrn + α0(er

β0 − 1)](57)

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n l j κ E [eV]

1 0 0.5 -1 -13.60587284806

2 0 0.5 -1 -3.401479533414

2 1 0.5 1 -3.401479533788

2 1 1.5 -2 -3.401434249686

3 0 0.5 -1 -1.511763649979

3 1 0.5 1 -1.511763650090

3 1 1.5 -2 -1.511750232564

3 2 1.5 2 -1.511750232564

3 2 2.5 -3 -1.511745760167

Tabella 3: In evidenza la rottura di degenerazione rispetto a l causata

dal nucleo finito. Per gli stati 3P3/2 e 3D3/2 lo splitting risulta minore di

10−12 eV e non e quindi evidenziato in tabella.

invece di (55) e dove il numero atomico Z rappresenta la carica nucleare, q la

carica dello ione e i coefficenti αi e βi permettono di interpolare un potenziale

reale. Il termine r2, posto prima delle parentesi quadre, garantisce che il primo

termine correttivo V1(r) al potenziale Coulombiano abbia, per r piccolo, l’an-

damento di r2 , come ci si aspetta da una distribuzione di carica sviluppabile

in serie di potenze in r = 0 e che tenda ad una costante finita nell’origine. In

particolare il termine β0 caratterizza la distanza, in unita di raggi di Bohr, alla

quale la correzione dovuta all’esponenziale risulta significativa. In effetti questa

funzione in un intorno di zero e per distanze molto grandi dall’origine si riduce ai

potenziali Coulombiani −Zr

e − q+1r

rispettivamente. Possiamo cosı imporre che

la soluzione che stiamo cercando soddisfi le medesime condizioni al contorno delle

autofunzioni di un atomo idrogenoide.

Figura 5 mostra l’andamento della carica effettiva definita in Eq. (57) con

α0 = 0.2, β0 = 2.5 e tutti gli altri coefficenti αi e βi nulli e considerando q = 0

e Z = 10. Questi parametri rappresentano una possibile interpolazione del

potenziale dell’atomo di Ne.

Le correzioni relativistiche ad ordine α2, indicate in Eq. (4) si possono

concettualmente dividere in 2 termini:

Hrel = Hs−o −p4

8µ3c2(58)

dove Hs−o tiene conto dell’accoppiamento spin-orbita dell’elettrone e il secondo

termine e la correzione relativistica all’energia cinetica della particella.

23

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0 1 2 3 4 5 6 7 8r [a

0]

0

2

4

6

8

10Z

eff(r

)

Figura 5: La carica effettiva Zeff(r) definita dall’equazione (57) “vista” ad

una distanza r dal nucleo per un Atomo di Ne (Z = 10). Si puo notare che

vicino al nucleo (r → 0) l’elettrone non risente della presenza degli elettroni

piu esterni e Zeff(r) → Z, mentre lontano dal nucleo ed entro pochi raggi di

Bohr Zeff(r) → 1 e l’elettrone “sente” il potenziale −1/r tipico dell’atomo

di idrogeno.

Nello spettro dell’Hamiltoniana H e possibile notare uno splitting di energia

tra i livelli j a fissato n e l. Questo e dovuto essenzialmente al termine spin-orbita

dell’Hamiltoniana relativistica. Infatti possiamo scrivere [2]

Hs−o = ξ~S · ~L

~2(59)

dove il parametro ξ di energia di spin-orbita nel caso di potenziale Coulombiano

(52) e

ξ = Z4α2EHa1

n3l(l + 1)(2l + 1)(60)

e l’autovalore dell’operatore ~S · ~L:

⟨l, s, j,mj|

~S · ~L

~2|l, s, j′, m′

j

⟩=j(j + 1) − s(s+ 1) − l(l + 1)

2δjj′δmjm′

j. (61)

Andando quindi a calcolare lo splitting di energia per j = l ± 12

si puo calco-

lare il parametro ξ e studiarne l’andamento rispetto a Z nel caso del potenziale

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stato n l n3l(l + 1)(2l + 1) Zeff,s−o Ne

2p 2 1 48 10.1177

3p 3 1 162 10.7100

4p 4 1 384 10.6909

5p 5 1 750 7.2277

3d 3 2 810 10.7911

4d 4 2 1920 11.1553

5d 5 2 3750 7.0372

Tabella 4: Importanza del termine n3l(l + 1)(2l + 1) che compare in

Eq. (60). A parita di numero atomico Z, ξ risulta maggiore negli stati

p rispetto agli stati d. Questo significa che gli effetti di spin orbita sono

maggiori negli stati piu vicini al nucleo, dove la velocita dell’elettrone si

avvicina maggiormente a c. La quinta colonna rappresenta il valore di

Zeff,s−o calcolato a partire dall’equazione (62) per l’atomo di Ne.

Coulombiano −Ze2

r(qui ci aspettiamo ξ ∝ Z4) e nel caso del potenziale efficace

Veff di equazioni (54) e (57).

Figura 6 mostra l’andamento di ξ ∝ Z4 aspettato nel caso di potenziale

Coulombiano.

Per un potenziale qualunque V (r), se si pretende di applicare Eq. (60) con

un valore efficace della carica nucleare Zeff,s−o appropriato per ciascun orbitale, e

possibile calcolare Zeff,s−o in termini dello splitting osservato tra gli stati j = l± 12,

per ciascun n:

Zeff,s−o =

((E(l+ 1

2) −E(l− 1

2))

2n3l(l + 1)

α2EHa

) 1

4

(62)

in cui Zeff,s−o e utilizzato al posto di Z in Eq. (60) nel caso sull’elettrone agisca un

potenziale efficace non Coulombiano, ad esempio quello definito dalle equazioni

(54) e (57). Si nota, inoltre, che ξ (60) dipende anche da n3l(l + 1)(2l + 1)

e come si vede in Tabella 4 questo fattore determina l’importanza del termine

ξ per i diversi stati |n, l〉. Diversamente da quanto ci si aspetta, per alcuni

livelli otteniamo Zeff,s−o > Z. Questo e probabilmente dovuto all’utilizzo di una

parametrizzazione (57) del potenziale efficace eccessivamente semplificata.

Figura 7 mostra l’andamento del parametro ξ in funzione del numero atomico

Z nel caso di potenziale efficace di equazioni (54) e (57). Si puo notare che, in

particolare per gli orbitali 2p e 3p maggiormente concentrati vicino al nucleo

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1 10 100Z

10-8

10-7

10-6

10-5

10-4

10-3

10-2

10-1

100

101

102

ξ(Ζ) 2p

3p3d4p4d4f5p5d5f5g

Figura 6: Andamento del parametro calcolato di spin orbita ξ (punti)

in funzione del numero atomico Z per gli stati 2p, 3p, 3d, 4p, 4d, 4f , 5p,

5d, 5f e 5g nel caso di potenziale Coulombiano (52). Le curve continue o

tratteggiate rappresentano il risultato dell’espressione (60). Come si nota

c’e un ottimo accordo tra i valori calcolati e l’andamento della formula

perturbativa di ordine α2. In particolare per Z = 1, il nostro metodo di

calcolo ci conduce a ξ2p = 0.030009 meV, in buon accordo con la predizione

di Eq. (60) ξ2p,Eq. = 0.030188 meV (∆ ≃ 0.179 µeV).

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1 10 100Z

10-6

10-4

10-2

100

102

ξ(Ζ)

2p3p3d4p4d5p5d

Figura 7: Andamento del parametro di spin orbita ξ (punti) in funzione

del numero atomico Z per gli stati 2p, 3p, 3d, 4p, 4d, 5p e 5d nel caso di

potenziale efficace definito dalle equazioni (54) e (57).

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(bassi valori di r), l’andamento e simile a quello di Figura 6. Infatti per r → 0

si puo notare dall’equazione (57) e dalla Figura 5 che Zeff(r) → Z e quindi i due

potenziali sono simili e cosı i loro spettri.

5 Discussioni e Conclusioni

Nel presente lavoro di tesi abbiamo implementato un programma di calcolo rela-

tivamente semplice per risolvere numericamente l’equazione di Dirac radiale per

un singolo elettrone in moto in un potenziale centrale V (r) qualunque. Abbia-

mo testato il codice sul caso ben noto del potenziale Coulombiano prodotto da

un nucleo puntiforme (52). Abbiamo poi considerato una distribuzione di carica

nucleare finita (56), nonche una semplice forma di potenziale efficace per il Ne,

Eq. (54) e (57). Abbiamo potuto osservare gli spettri nei diversi casi, individuan-

do vari effetti interessanti negli spettri, soffermandoci in particolare sugli effetti

relativistici.

L’equazione di Dirac radiale deve essere risolta imponendo le condizioni

al contorno nell’intervallo [r1, r2) = [0,∞). Dovendo pero risolvere numerica-

mente il problema, e stato necessario integrare l’equazione in uno spazio finito ed

evitare possibili singolarita nell’origine. Di fatto abbiamo integrato l’equazione

tra r1 ∼ 10−12 a0 e r2 ∼ 50 a0. Per gli atomi piu pesanti, al crescere di Z, e

risultato necessario ridurre i valori sia di r1 che di r2: di fatto, per Z grandi,

le funzioni d’onda si concentrano vicino all’origine e vanno rapidamente a zero

entro pochi raggi di Bohr. risulta quindi importante integrare in modo raffinato

nelle zone vicino all’origine, andando a ridurre il passo di integrazione, ove neces-

sario. Abbiamo notato che, per determinare in maniera efficace gli autovalori, le

condizioni al contorno sull’autofunzione gκ contano relativamente poco. In par-

ticolare, nel punto x2 in cui abbiamo imposto che la funzione gκ si annulli, in

realta, per quanto concerne il calcolo degli autovalori, avremmo potuto supporre

semplicemente che gκ(x2) abbia un valore finito.

Il metodo di calcolo utilizzato si e dimostrato soprendentemente efficace.

Abbiamo riscontrato una buona compatibilita tra i risultati da noi ottenuti e

quelli reperibili in letteratura scientifica.

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Riferimenti bibliografici

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[2] N. Manini, Introduction to the Physics of Matter (Cusl, Milano, 2008).

[3] P. A. Dirac, Proc. R. Soc. London A 117, 610-624 (1928).

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construction (Bachelor Thesis, Charles University in Prague, 2007),

http://ondrej.certik.cz/site_media/cookbook/thesis.ps

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[6] W. H. Press, S. A. Teukolsky, W. T. Vetterling and B. P. Flannery, Nu-

merical Recipies in C++. The Art of Scientific Computing. Second Edition

(Cambridge University Press, 2002).

[7] G. Naldi, L. Pareschi e G. Russo, Introduzione al Calcolo Scientifico, metodi

e applicazioni con Matlab (McGraw-Hill, Milano, 2003).

[8] M. I. Bhatti and W. F. Perger, J. Phys. B: At. Mol. Opt. Phys. 39, 553-558

(2006).

[9] I. P. Grant, J. Phys. B: At. Mol. Opt. Phys. 42, 1-8 (2009).

[10] Fundamental Physical Constant from NIST:

http://physics.nist.gov/cuu/Constants/index.html

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Ringraziamenti

Non avrei mai creduto che ce l’avrei fatta. Se oggi sono qui, felice per aver

raggiunto questa tappa importante della mia vita, certamente devo ringraziare

tutti coloro che mi hanno sostenuto e aiutato. Innanzitutto un doveroso grazie

a Nicola Manini per la sua pazienza e disponibilita in questi tre mesi di lavoro,

che mi hanno aiutato ad amare ancora di piu questa scienza: la Fisica. Un grazie

al professor Favale che ha provato a spiegarmela ai tempi del Liceo e che mi ha

trasmesso la sua grande passione per i ragazzi e per l’insegnamento.

Un grazie alle persone con le quali ho condiviso questi tre anni di studio

e grazie alle quali sono riuscito a passare anche qualche esame: a J. e al Sanze

per la loro infinita disponibilita a spiegarmi le cose, a Marta ed Emy per la loro

capacita di sorridere sempre e comunque, a Giulia, Alessio, Anna e Paolo.

Un grazie speciale e per la mia meravigliosa famiglia: a mio papa e a mia

mamma, genitori stupendi, a Marta, Annalisa e Gabriele. A nonna Diletta, a

Davide, a Giada e alla piccola Rebecca, bella come il sole! Questo grazie e per

dirvi (anche se lo faccio raramente) che vi voglio proprio un sacco di bene.

Un grazie va agli Amici del Sidamo ed in modo particolare al meraviglioso

gruppo di “Cernusco on the River”, veri compagni di viaggio, perche mi aiutano

a crescere nel servizio e nel “faticare di brutto” per i ragazzi e per i poveri. E un

grazie agli amici di Abobo che porto sempre nel cuore e a tutti gli amici volontari,

che mi richiamano ad essere una persona semplice e a mettere al centro della mia

vita cio che conta davvero: “Amare, distribuire speranza, fiducia e gioia”.

Un grazie particolare a Don Giuliano e a Don Fiorenzo, preziose guide nel

cammino per arrivare al Signore.

Un ringraziamento particolare ai miei Amici, quelli con la “A” maiuscola

con i quali condivido sogni e ideali e vorrei continuare a farlo. Grazie alla Manu

sempre umile e silenziosa, alla Ceci per il suo grande desiderio di voler bene, alla

Pannalis per la sua enorme attenzione agli altri, all’Ari per la sua folle pazzia e il

suo amore per i giovani, a Joel per il suo entusiasmo travolgente nel fare le cose,

a Paolo per l’allegria con la quale sa vivere ogni giorno, alla Rossi per il desiderio

di condividere la sua voglia di servire, al Giova per il suo coraggio di amare in

modo radicale e fino in fondo. Grazie perche siete persone cosı speciali per la mia

vita.

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Un grazie ad Anna per l’enorme amore che mette in tutto cio che fa, per la

sua capacita di amarmi per quello che sono, per avermi insegnato a sognare e per

il suo desiderio di volare, e volare alto, nella vita.

“Vivi la vita, sogna il tuo sogno, chiamalo Amore”

...un ringraziamento al Signore perche ha messo proprio voi sul mio cammino

e perche mi permette di sognare in grande...

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