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Il più prestigioso mensile italiano di windsurf.
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Model Size Fin R·S·SFreestyle Wave 78 Ltd. V2 231 x 57 cms MFC FREEWAVE 23 CNC G-10 3.7-5.4Freestyle Wave 84 Ltd. V2 232 x 59 cms MFC FREEWAVE 25 CNC G-10 4.2-5.8Freestyle Wave 90 Ltd. V2 233 x 61 cms MFC FREEWAVE 27 CNC G-10 4.5-6.0Freestyle Wave 96 Ltd. V2 234 x 63 cms MFC FREEWAVE 28 CNC G-10 4.7-6.4Freestyle Wave 102 Ltd. V2 235 x 65 cms MFC FREEWAVE 29 CNC G-10 5.0-6.7Freestyle Wave 108 Ltd. V2 236 x 68 cms MFC FREEWAVE 31 CNC G-10 5.2-7.3Freestyle Wave 116 Ltd. V2 237 x 70 cms MFC FREEWAVE 33 CNC G-10 5.8-8.0
78LTS 84LTS 90LTS 96LTS 102LTS 108LTS 116LTS5.9 kgs 6.2 kgs 6.4 kgs 6.4 kgs 6.4 kgs 6.7 kgs 6.9 kgs
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ANNO XVIII - NUMERO 148LUGLIO 2012
DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]
REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]
ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]
GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]
IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected]
FOTOGRAFO SENIORRaffaello Bastiani • [email protected]
INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
testi: Amanda Beenen, Fabio Calò, Cesare Cantagalli, Alessandro Comerlati, Valentina Crugnola,Federico LaCroce, Alberto Menegatti, Matteo Iachino, Luigi Madedu, Raimondo Gasperini, AndrePaskowski, Mattia Pedrani, Simone Pierini, Gian Mario Pischedda, Francesco Prati, Andrea Rosati,Philip Soltysiak, Carlo Silvestro, Robby Swift, Nicolò Violati, Renato Vitale.
immagini: Alfonso Bresciani, Eric Belande, Emanuela Cauli, John Carter, Foto Fiore, Adele Frola,Manuel Graffenauer, Marion Neumair, Ingo Paskowski, Valerio Pedrani, Sebastian Schöffel, GianniSquitieri, Michael Sumereder, Dave White, Darrell Wong.
EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it
AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]
SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAPress-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l.20090 Segrate (MI)
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano
SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROJohnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milanotel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - [email protected] attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.
MODALITA’ DI PAGAMENTOBonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 MilanoBanca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199CAUSALE: abbonamento FUNBOARD - NOMINATIVO E INDIRIZZO
Funboard è una testata della società Johnsons Media
srl che pubblica anche i periodici
KiteMagazineStance (kite), Suptime (stand up
paddle), Surf Latino (surf), 6:00 AM (skateboard),
En3 snowboardmag, Snowmap (snowboard),
Soul rider (sci freeride) 4Skiers (sci freestyle freeride)
e gli annuari Surfing (windsurf, surf, kitesurf) e
Snowb (snowboard).
Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva
autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non
espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui,
nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di
riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso
essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati
dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista.
Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.
PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00
ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00
PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/novembre, dicembre/gennaio
ISSN 1124-0261registrazione Tribunale di Milano n.5 del14.01.1995 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234
STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)
>ECCETERA
Cover Story
Se da una parte ci sono i bad boys del windsurf, dall’altraci sono anche i good boys. John Skye fa sicuramenteparte di questa seconda categoria: fortissimo atleta eserio professionista. È entrato a far parte del team RRDcome rider, ora è anche responsabile dello sviluppo velee tavole wave. In questa copertina ci presenta i nuovimateriali 2013 RRD.
RIDER John Skye LOCATION Hookipa, Maui FOTO Darrell Wong/RRD
Inside
Dedichiamo questo numero a Jim Drake, il co-inventore del nostro amato sport, scomparso
poche settimane fa. Nelle prime pagine della rivista potrete leggere un breve articolo per
ricordarlo, ma qualunque articolo sarebbe riduttivo per rendere onore a Jim Drake, che
nell’arco della sua vita non si è mai fermato e ha continuato a sfornare idee innovative rivolte
alla crescita e diffusione del Windsurf, sospinto da un’unica e intramontabile passione. La stessa
passione che ritrovo qui a Marina di Grosseto, dove mi trovo in questo momento in cui sto
scrivendo queste rive, seduto in spiaggia ad aspettare il vento per il Campionato Italiano Slalom.
Mi guardo intorno e vedo Hofmann, Begalli e Rotelli parlare ad un tavolo sotto l’ombra, vicino a
loro Menegatti, Prati, Ferin, Iachino, Reuscher e Rosati che sistemano il materiale, misurano
pinne e cambiano stecche. E un po’ più in là ci sono tanti ragazzini, che sono arrivati da tutta
Italia per partecipare al Campionato Italiano Slalom Giovanile. Loro l’attrezzatura l’hanno già
montata e lasciata a cuocere in spiaggia da qualche parte sotto il sole, non hanno il metro in
mano ma giocano semplicemente come qualunque altro ragazzino della loro età. I loro nomi non
li conosco ancora tutti, e magari tra di loro ci sarà qualcuno che emergerà, sarà un talento, farà
parlare di sé. Ma quello che rappresentano ora è semplicemente il nostro futuro e guardando
loro non posso che sorridere e pensare a quella fantastica invenzione di Jim Drake, che ha
regalato a tutti noi una meravigliosa passione. La stessa passione che alimenta ogni pagina di
questa rivista, che ci fa stare in spiaggia a misurare una stecca oppure a stare seduti ad un
tavolino aspettando il vento. La passione che ci spinge a fare migliaia di chilometri per
raggiungere lo spot tanto sognato tutta la settimana oppure a raggiungere la sede
dell’ennesima gara; siamo tutti uniti semplicemente dalla stessa passione e voglia di uscire in
mare con il nostro windsurf, in qualunque modo, con qualunque tempo e in ogni giorno della
nostra vita.
Have fun!
Fabio Calò ITA-720
6
White Reef - Tel 0547.22756 - [email protected] - www.whitereef.it
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RIDER Andre Paskowski | LOCATION Dahab | FOTO Sebastian SchoeffelSommario
30 2013 I PRIMI ARRIVIDI Fabio CalòVi presentiamo le prime novità 2013 di tavole e vele, perlopiù wave e freestyle.Tutto quello che non trovate su questo numero verrà pubblicato sul prossimo.
72 LA VERA STORIA DI ANDRE PASKOWSKI DI Fabio Calò
Andre in questi ultimi anni ha fatto probabilmente una delle sue più grandi performance da grande campione. Dopo la diagnosi del cancro del 2010 sono seguite tante operazioni, chemioterapie e radioterapie. Ogni volta ci sono stati dei miglioramenti e successive ricadute. Andre non ha mai smesso di lottare e si è confrontato costantemente con la sua battaglia, adesso racconta per la prima volta le sue esperienze da cui possiamo imparare tantissimo.
40 ANGOLI MAST MOUNTDI F. LaCroce, N. Violati, R. VitaleSuggerimenti e considerazioni per ottimizzare l’utilizzo della vostra GoPro da parte di un team di atleti che lavorano molto sulla comunicazione.
48 JUMP SPECIALDI Robby SwiftManovre pazzesche e quasi impossibili, come il Push Loop Forward, sono gli ingredienti di questa terza e ultima puntata per imparare a saltare come si deve, il team JP ci fa vedere come si fa.
52 CAMPIONATO ITALIANO WAVEDI Fabio CalòDopo una lunga attesa finalmente è stato decretato il vincitore del Campionato Italaino Wave 2012 con un’entusiasmante gara in quel diCala Pischina, un tabellone ricco di partecipanti e tanto divertimento.
62 WINDSURF VERSO LʼIGNOTODI Philip SoltysiakPhill e Rossi sono andati alla scoperta dei tanti e ancora inesplorati spot del Kenya scoprendo un nuovo parco giochi adatto a qualunquetipo di livello.
26 ONDE E CURVE Valentina Crugnola ci presentaAmanda Beenen.
78 FAQLa sezione di Funboard dedicata a chi vuole surfare meglio e divertirsi di più.In questo numero:• Manovre da vento leggero e forte• Taka vs Flaka• Taka One Hand• Crash of the month
90 SPOT GUIDERaimondo Gasperini con il suo team ci porta alla riscoperta di uno spot ever green.
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Ecstasy, cibo per la mente!
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RIDER Brawzinho | LOCATION Hookipa, Maui | FOTO Berthuot Visuals
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IN MEMORIA DI JIM DRAKE
Nei giorni in cui stavamo andando in stampa con questo numero abbiamo
appreso una triste notizia. È scomparso all’età di 83 anni Jim Drake, il co-
inventore del Windsurf. Le nostre più sentite e sincere condoglianze vanno
alla famiglia Drake e alla Starboard. Questa notizia mi rattrista
profondamente, se Jim Drake non avesse inventato quel fantastico piedino
d’albero snodabile che permise la nascita del windsurf, la nostra vita
sarebbe stata profondamente
diversa, quella di tutti noi che
amiamo questo meraviglioso sport.
La passione per il windsurf, tutte le
incredibili esperienze che abbiamo
avuto grazie a questo sport, le
amicizie fatte, i viaggi, le persone
incontrate nel cammino, le sfide e
le sconfitte, la passione, nel mio
caso, che è poi diventata un vero
lavoro, tutto questo e tanto altro
forse ora non esisterebbe senza la
straordinaria invenzione di Jim
Drake. Vi lascio con il commento di
Svein Rasmussen. Grazie Jim…
“Jim Drake ha cambiato le vite di
milioni di persone, e continuerà a
farlo. Grazie al Windsurf la gente ha
potuto vivere il vento, le onde e
l’acqua in maniera del tutto nuova e prima sconosciuta. Questo sport ha
portato migliaia di persone a viaggiare per il globo, alla ricerca delle
condizioni perfette anche dall’altra parte del pianeta.
Il suo motto e spirito è sempre stato quello di condividere ed includere tutti
nell’ambiente del windsurf, specialmente donne e bambini. Jim e sua
moglie Sam hanno passato anni qui assieme a noi in Tailandia a realizzare
Fast news
15
nuovi design e nuove straregie per far espandere sempre di più il windsurf,
e far provare a quanta più gente possibile questa sensazione eccezionale. È
sempre stato un ottimista, ed ha sempre favorito ed incoraggiato la scelta
individuale alla standardizzazione imposta dallo status quo. La questione
del “One Design” olimpico contrapposto alla libera scelta del materiale con
cui competere è sempre stato un argomento ostico e conosciuto in tutto il
mondo. I suoi design, come il Formula 175, hanno elevato il mondo
competitivo del windsurf a nuovi livelli, vincendo più trofei nella storia dello
sport. Jim è stato anche uno dei primi ad introdurre e adattare degli shape
competitivi per il SUP, come il pluripremiato K15. Alcuni dei suoi ultimi
design sono in fase testing proprio ora ed il futuro delle tavole da Stand Up
Paddle potrebbe cambiare radicalmente proprio grazie alle sue idee
innovative e lungimiranti.
Aveva ancora tantissimo da offrire al nostro e ad altri sport e la sua
perdita ci ricorda quanto sia effettivamente importante ogni ora del tempo
che abbiamo a disposizione”.
Jim e i suoi prototipi.
DOMANI PLANO ANCHE IOOltre 50 partecipanti al “Domani Plano anch’io forse …. 2012” che anche
quest’anno l’ASD iParassiti.com ha organizzato per i propri associati in
collaborazione con SurfSegnana di Torbole. Il corso nasce con l’intento di
avvicinare al nostro nobile sport persone che non lo hanno mai provato. Gli
aspiranti planatori si sono radunati nello splendido contesto di SurfSegnana lo
scorso 16 e 17 giugno. Una volta divisi tra junior e senior i corsisti sono stati
coinvolti da una decina di istruttori in una intensissima 2 giorni: teoria, pratica
sono stati conditi con goliardia e divertimento. Oltre la metà degli iscritti erano
nati dopo l’anno 2000: questo è stato motivo di grande soddisfazione per il
direttivo dell’associazione sportiva che ha proprio nel reclutamento di giovani
leve la sua più importante missione. In perfetto Parassiti style alla fine di ogni
lezione aperitivi in spiaggia tra cocktail e gavettoni! Sabato sera un mega
barbecue in musica al Sesto Grado di Nago ha reso il weekend ancora più unico.
È previsto il vol.2 del corso nel mese di settembre, lo consigliamo vivamente
come primo contatto con il mondo del windsurf! Stay tuned on iParassiti.com.
INFO: SurfSegnana – Foci del Sarca – 38069 Torbole sul Garda (TN).
Tel. 0464-505963. Web: www.surfsegnana.it - e-mail: [email protected]
UNDERWAVE PRESENTA IL NUOVO TRAPEZIO: VACUUM IMPERIAL HARNESSEcco a voi il primo trapezio fatto su misura! Già in passato altre aziende
avevano cercato di creare trapezi con pezzi intercambiabili per adattarsi alle
vostre necessità. Il nuovo Vacuum Imperial ha sorpassato nettamente tale
tecnologia introducendo un prodotto che permette una totale
personalizzazione. Attraverso un sistema sottovuoto, brevettato Underwave
“Vacuum Custom Shape Technology”, lo “schienale” può assumere e mantenere
una determinata conformazione, in questo caso quella della vostra schiena,
adattandosi perfettamente al fisico. Cosa vuol dire questo? In primo luogo una
drastica diminuzione degli sforzi sulla schiena (è tutta questione di fisica!
Forza/superficie = pressione… aumentando la superficie di contatto diminuisce
la pressione) e un maggior confort in andatura. In poche parole molte ore di
windsurf in più! www.vacust.com; www.underwave.info
Fast news
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Rider: Matteo Todeschi.
FANATIC - GAASTRA: UN BINONIO INVINCIBILE AL VASCO RENNA PROFESSIONAL SURF CENTER DI TORBOLEAnche per il 2012 al Vasco Renna Professional Surf Center di Torbole potete trovare tutti gli
ultimi modelli delle tavole Fanatic e delle vele Gaastra. Dalla Hawk, la tavola Freeride per
eccellenza, alla Shark ideale per chi comincia a planare e gradisce una tavola che sa
perdonare i piccoli errori. Per coloro che desiderano invece qualcosa di più piccolo e
maneggevole sono disponibili le intramontabili Freewave 115, 105 e 95, che entrano
velocemente in planata e hanno un’ottima manovrabilità. Per i freestyler è disponibile lo Skate,
la tavola del Campione del Mondo Gollito Estredo. Per coloro infine che sono ai primi passi nel
mondo del Windsurf ideali sono i Viper in tre diverse dimensioni: 85, 80 e 70. Chiaramente
anche la migliore tavola senza un rig perfetto non può esprimere al meglio il proprio potenziale
ed è per questo che da Vasco le tavole Fanatic si combinano perfettamente con i rig Gaastra
che offrono ottime prestazioni, maneggevolezza e un look aggressivo. Così con le veloci Hawk si
combina perfettamente la stabilità e la velocità delle Cosmic, che rimpiazza la Swift ed è stata
completamente ridisegnata con un angolo di bugna ribassato ed una stecca che attraversa la
zona del boma. Sempre orientata sul Freerace, ma senza camber e quindi più maneggevole
rimane l’intramontabile e potente Matrix, ridisegnata con un baricentro relativamente basso e
un’outline compatta. Con caratteristiche prettamente più Freeride, si afferma la Cross, vela di
ultima generazione che non ha solo impressionato i test team e le riviste di tutto il mondo ma
anche tutti i surfisti. Veloce e scattante la Cross rappresenta la perfetta sintesi di vele wave e
race. Meno performanti ma più docili, maneggevoli, leggere e rivolte ad un pubblico intermedio
sono le Pilot che fondono il design della Poison, Manic e Cross. Per i più piccoli sono
sicuramente imbattibili le Foxx, le vele che ognuno di noi ha sempre sognato quando era
bambino. Per finire il Vasco Renna Professional Surf Center di Torbole offre SUP Fanatic di
diverse dimensioni anche Race che, nei momenti di attesa del vento, costituiscono un’ottima modo per fare attività aerobica di potenziamento del corpo e
miglioramento della postura da soli oppure nei corsi e nell’attività di SUP fitness proposta nel Centro di Vasco. Per Info : Vasco Renna Professional Surf Center –
Parco della Pavese, 9 – 38069 Torbole sul Garda (TN) – Tel. 0464/505993 - Fax 0464/ 506254 – E-mail: [email protected] - www.vascorenna.com.
Fast news
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OCCHIALI GX 10 SPORTXTREME: LI INDOSSI E REGISTRI QUELLO CHE VEDI!Sono finalmente arrivati i nuovi occhiali con videocamera integrata GX-10 SportXtreme: leggeri, dal design
ergonomico ed estremamente sportivo, sono la nuova proposta dedicata a coloro che vogliono condividere
le proprie emozioni, attraverso spettacolari immagini in alta definizione. Grazie ad una microcamera
integrata, che permette di riprendere in HD quello che gli occhi guardano, sono perfetti per essere utilizzati
durante numerose attività sportive quali: ciclismo, motociclismo, skate, parkour, ma anche sci e
snowboard. Studiati dallo staff di SportXtreme, divisione di SofTeam dedicata ai prodotti tecnologici pensati
per chi pratica sport, permettono di filmare in completa libertà, senza dover maneggiare la telecamera,
lasciando libere le mani durante le riprese. Un tasto posizionato sull’asta dell’occhiale permette di attivare
e disattivare il video con un semplice tocco; gli OverLook GX-10 di SportXtreme, sono ideali per tutti coloro
che non rinunciano a catturare momenti della propria quotidianità o imprese occasionali e vogliono
riproporre le loro avventure ai propri amici. Inoltre, grazie all'uscita dedicata i filmati si possono rivedere
collegando direttamente gli occhiali alla TV! Filmare tutto ciò che osservi durante una corsa in bicicletta o
un’evoluzione sulla tavola, non è mai stato così facile e ricco di dettagli! Tutte le informazioni su:
www.facebook.com/www.sportxtreme.it
Caratteristiche Tecniche
• Video: HD 720p (1280x720)
• Sensore: CMOS 3Mpx
• Angolo di ripresa: 63 gradi
• Colore Lenti: Grigio scuro, Trasparente,
Giallo e a Specchio
• Durata Batteria: 2 ore (a piena carica)
• Memoria incorporata: 4GB
• Dimensioni: 145x70x47mm (con custodia)
• Peso: 47gr.
Prezzo al pubblico: euro 159.00
RRD WETSUITS COLLECTION FALL/WINTER 2'12-2013Roberto Ricci ha deciso di vestire i suoi rider da
testa a piedi, e già da settembre gli appassionati
della factory grossetana potranno trovare nei
propri negozi di riferimento la collezione di
neoprene autunno-inverno firmata RRD. Roberto
Ricci entra nel neoprene e logicamente lo fa alla
sua maniera, proponendo una collezione con colori
e grafica accattivante e finitura nel minimo
dettaglio. www.robertoriccidesigns.com
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COPPA ITALIA MARINA JULIAUna vera e propria Carica
dei 101. A Marina Julia
(Monfalcone) erano 101 gli
iscritti alla seconda tappa di
Coppa Italia del windsurf
giovanile Techno 293 e Rs:X
Youth. La prima regata
nazionale dopo lo choc della
scelta Isaf di eliminare il
windsurf maschile dalle
prossime olimpiadi ha
risposto con grande
determinazione: atleti
(ancora) increduli, ma pronti
a dimostrare sul campo che
il windsurf è bello, anzi,
bellissimo. Sfatato il mito di
un Nord Est poco ventoso
(primo giorno bonaccia, ma
nel secondo Scirocco fino a
20 nodi), apprezzata la
grande ospitalità del
windsurfing Marina Julia - che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni in
logistica e gestione degli spazi, con una sede nuova di zecca e attrezzature ad
hoc per ospitare i cento windsurfisti presenti - la seconda tappa di Coppa Italia
ha mostrato l'evoluzione della specie, ovvero la crescita sportiva dei giovani e
giovanissimi atleti dei vari spot italiani, confermando la supremazia degli atleti
degli spot più ventosi, e quindi ben a proprio agio con lo Scirocco sostenuto.
I RISULTATI – Sabato di bonaccia, ha permesso di avviare le regate nel
pomeriggio: gli Rs:X hanno disputato due prove, i kids si sono divertiti in acqua,
la flotta Techno 293 ha avviato una prova, lasciando solo gli Under 15 a secco.
Domenica i valori in campo sono cambiati: lo scirocco ha messo a proprio agio
gli atleti più esperti e ringalluzzito i giovani entusiasti. Risultato: un totale di 22
prove contando tutte le categorie in regata, divertimento in acqua e anche a
terra. Partendo dagli Under 13, con due primi posti vince Giorgia Speciale
(Stamura), seguita dalla cagliaritana Enrica Schirru e da Benjamin Romeo. Terza
femmina la romana Aurora Baldi (Castelfusano), mentre gli esordienti sul podio
sono Andrea Sartori (Adriatico wind club), Valerio Fralleoni (Castelfusano) e
Federico Silvi (Adriatico wind club). Tra gli Under 15 il podio è tutto maschile:
Matteo Evangelisti (Civitavecchia) con due primi e un sesto batte, pur pari punti,
Antonio Cangemi (Lauria), terzo è Francesco Tomasello (Lauria). Il podio
femminile vede in alto Giulia Alagna (Marsala) seguita dalle gemelle Simona e
Laura Torchia (Albaria). Gli Under 17 vedono invece il dominio di Giuseppe Zerillo
(Albaria) con due primi, un secondo e lo scarto di un terzo. Pari punti ma
peggior scarto – e quindi secondo posto – per Mattia Onali (Cagliari), che chiude
con due primi e un secondo, ma scartando un orrido ottavo conquistato in
bonaccia nella prima regata finisce secondo. Marta Maggetti (Cagliari) è terza e
prima femmina: due secondi e un terzo i risultati validi, scartando un sesto. La
graduatoria femminile vede seconda Elena Vacca (Cagliari) e terza Micaela
Cerreti (Civitavecchia), rispettivamente settima e ottava nella classifica generale.
I piccoli Kids (CH3) in evidenza sono Tommaso Papitto (Castelfusano) con
quattro primi, seguito da Tommaso Masetti (Adriatico) e Andrea Guida di Ronza
(Castelfusano), mentre tra i CH4 vince Tommaso Antognoli (Castelfusano) che
precede Nicolò Renna (Torbole) di un punto, e Michele Ricci (Stamura). Tra le
femmine Matilde Bianconcini (Adriatico), Marta Bonetti (Marina Julia), Isotta Di
Domenico vanno sul podio. Discorso a parte per la classe Rs:X, dove l'annuncio
choc dell'Isaf ha ridimensionato velleità e umore a terra. Quando si scende in
acqua, però, grinta e voglia di vincere non mollano, tanto che Mattia Camboni
(tre primi e un secondo) certo non ha mollato la presa, seguito da Daniele
Benedetti (entrambi della Lni Civitavecchia) e a Silvio Catalano (Marsala). Tra le
femmine Veronica Fanciulli è prima e quinta assoluta (due quarti e due sesti).
LA RICETTA DEL SUCCESSO – Sta nell'ospitalità, l'organizzazione nel dettaglio,
le regate precise e gli spazi adeguati la ricetta del successo. Così il windsurfing
Marina Julia ha impostato l'organizzazione della seconda tappa di Coppa Italia,
lavorando per oltre un mese per mettere a regime la nuova logistica del
circolo, testata dai 101 iscritti (e 97 partenti) della regata. “Volevamo dare un
segnale forte – ha spiegato il direttore sportivo di Marina Julia, Ezio Ferin – in
questo momento in cui viene messo in discussione il windsurf olimpico
maschile volevamo dimostrare che le regate ben organizzate, tecnicamente
valide e ospitali possono fare la differenza. E 97 partecipanti, decisamente,
fanno la differenza”. In acqua l'organizzazione ha contato su tanti mezzi
appoggio, due barche comitato, gommoni a ogni boa. A terra due pasta party
hanno corroborato atleti e accompagnatori, skipper meeting e premiazioni
sono state degne di grandi eventi, come dimostrano le numerose foto circolate
su facebook davanti al grandissimo tabellone vincitori. Sabato sera, una grande
festa ha riunito tutti gli atleti, e ha compreso la premiazione relativa ai risultati
della stagione 2011.
Fast news
20
MATTEO IACHINO CAMPIONE EUROPEO SLALOMMatteo Iachino (F2/Challenger Sails) è il nuovo Campione Europeo IFCA
Slalom. La gara si è svolta a Roses in Spagna, località della Costa Brava, dal
22 al 27 maggio.
Complimenti Matteo, sei anche molto giovane e sei sulla vetta
d’Europa. Allenamento invernale o nuovi materiali?
Tutte e due... mi sono allenato molto in palestra e con attività aerobica
durante l’inverno, seguito dal preparatore Roberto Actis, inoltre, per la
prima volta, mi sono allenato per tutto l’inverno anche in windsurf a
Tenerife, e con i nuovi materiali ho fatto un ulteriore passo avanti,
arrivando a marzo già completamente trimmato.
Quando hai capito che potevi vincere il titolo Europeo?
Dopo il primo giorno ho visto che ne avevo la possibilità perchè con la 7.8
andavo molto forte in quella condizione e non c’era questa grande
differenza nella velocità con Arnon Dagan che aveva vinto la gara e ho
iniziato a crederci...
Il momento più difficile o impegnativo della gara?
Direi le batterie dell’ultimo giorno, durante le quali ci stavamo giocando
tutto, fino alla finale per un calo drastico del vento. Essendo tutti a pochi
punti di distanza, tutti e 4 eravamo potenziali vincitori
E quello più bello?
Quando ho realizzato di aver vinto e rientrato a riva mi hanno festeggiato
tutti!
L’avversario più duro e quello che ti ha sorpreso di più?
Il più duro sicuramente Arnon Dagan; quello che mi ha sorpreso di più, non
saprei, erano tutti forti per cui grosse sorprese non ce ne sono state...
forse la sorpresa è aver vinto e, con questi avversari, rende tutto più bello.
Condizioni e materiale usato... E con quale trim?
Il primo giorno abbiamo gareggiato con vento sui 22-24 nodi off shore con
la 7.8 piena e il 110 litri, il trim era una via di mezzo tra il controllo e il lift
del materiale in quanto essendo acqua quasi piatta avevo bisogno che la
tavola avesse lift per volare sul piccolo chop, mentre per continuare ad
andare forte anche nelle raffiche più sostenute avevo bisogno di
controllare al meglio la vela. Negli altri giorni, il vento era sui 14 nodi, con
la 8.7 e il 135 litri e in questo caso, ho optato per il lift del materiale con il
piedi arretrato e boma alto, per riuscire ad andare forte anche nei buchi di
vento.
Obiettivo stagionale, italiano e mondiale... Avendo già vinto l’Europeo!
Per quanto riguarda l’Italia vorrei fare bene nell’assoluto in quanto non
sono mai riuscito ad esprimermi bene per errori miei e sfortuna... Per il
mondiale vorrei continuare come ho iniziato finendo la stagione nei primi
20 di coppa del mondo che sarebbe un gran traguardo!
Oltre a te qual è l’altro talento emergente in Italia?
Ce ne sono tanti, c’è Malte dell’Isola d’Elba, Luigi Romano di Grosseto,
Bruno Martini del Garda, e Andrea Ferin che avendo smesso con la Rs:X si
potrà dedicare a tempo pieno allo slalom...
E nel PWA?
Anche nel pwa sono in tanti, c’è Pierre Mortefon, che va forte già da due
anni e ha la mia età, Macek Rutkowski, che ha solo 20 anni e anche lui sta
migliorando molto.
21
Il neo Campione Europeo Slalom Matteo Iachino impegnato a Oristano al OWC durantela seconda tappa del Italian Slalom Tour. © Luca Piana
MALTE REUSCHER È CAMPIONE ITALIANO FORMULACAMPIONATO NAZIONALE ASSOLUTO FORMULA WINDSURFING 2012
MEMORIAL DAVIDE BEVERINO 2012 - ISOLA D’ELBA (LI) - 13 - 16 GIUGNO 2012
L’atleta elbano Malte Reuscher è il nuovo campione italiano di Formula
Windsurfing 2012. Reuscher era uno dei favoriti alla vigilia, già l’anno passato
sfiorò il titolo arrivando secondo, ed ha saputo sfruttare al meglio il fattore
casalingo, conoscendo bene i venti dell’Elba, dove vive e si allena. Forse non è
un caso che anche il secondo posto sia andato ad un altro elbano Roberto
Bartolini. Terzo il forte atleta romano Andrea Beverino.
CLASSIFICHE PARZIALI (CLASSIFICHE COMPLETE SU www.aicw.it)
Categoria Leggeri
1° Luciano Treggiari - 2° Alessandro Giovini - 3° Frank Christopher
Categoria Grandmaster
1° Marco Begalli - 2° Luis Marchegger - 3° Giacomo Gaggiotti
Categoria Master
1° Roberto Bartolini - 2° Giuseppe Greco - 3° Giorgio Giorgi
Per la European Cup di Formula, la tappa se l’è aggiudicata il francese Yoann
Fleury, seguito dal neo campione italiano Malte Reuscher e l’altro francese
Valentin Brault. Nella Categoria Leggeri primo Luciano Reggiani. Per la
categoria Grandmaster Marco Begalli, categoria Master Roberto Bartolini.
“Sono ovviamente felice - commenta Reuscher - per il mio primo titolo italiano,
dopo averlo sfiorato già l’anno scorso. Ringrazio i miei sponsor tecnici in
particolare AL360 per l’ottimo materiale messomi a disposizione per la regata e
spero che sia solo il primo di altri successi nel corso di questa stagione, a
cominciare dal campionato nazionale Slalom che si terrà tra due settimane a
Marina di Grosseto”.
“Un campionato - commenta Carlo Cottafavi, presidente della AICW Associazione
Italiana Classi Windsurf - non molto fortunato per il vento che si è fatto un po’
desiderare, ma nelle 4 prove disputate, che hanno permesso la validità della
regata, lo spettacolo è stato intenso solo come uno sport come il windsurf sa
dare, emozioni sia per chi lo pratica sia per gli spettatori presenti. ringrazio i
main sponsor della manifestazione, Selin per l’Ambiente e la Noil”.
OPEN WATER CHALLENGEOristano - 1, 2 e 3 giugno
Con venti variabili tra i 10 e 20 nodi si sono svolte due prove di Slalom valevoli
per il campionato Italian Slalom Tour 2012, che hanno decretato vincitore della
tappa, Matteo Iachino (F2/Challenger Sails), in seconda posizione Marco Begalli
(Starboard/Loft Sails) e in terza Andrea Rosati (RRD/Gaastra).
Contemporaneamente alla gara è stato allestito sulla spiaggia di Torregrande
un Expo Village dove sono state esposte le attrezzature dei migliori brand.
Durante i momenti senza vento gli atleti e gli amatori del Windsurf non sono
restati con le mani in mano, e si sono dati battaglia in un match race a squadre
in cui l’unica regola… è non avere regole! Tra scorrettezze goliardiche varie, è
stato il campione d’Europa Iachino, in team con Romano, a spuntarla su Piana e
Spanu, tra risate e uno spirito cameratesco contagioso.
Un grazie va alla Provincia di Oristano, al Sistema Turistico Locale Eleonora
d’Arborea, con il suo Prodotto Mare, e al Comune di Oristano, per l’impegno e
l’opportunità di realizzare questo evento.
22
Andrea Ferin. © Alex Tocco
RED BULL STORM CHASE 2012Il primo luglio è iniziata la votazione on line per decretare i 50 rider che
avranno il diritto di essere poi selezionati tra i 10 partecipanti alla RedBull
Storm Chase 2012. Più di 100 i rider iscritti tra cui tanti italiani. Il forte rider
tedesco Klass Voget è coinvolto attivamente nell’organizzazione di questo
evento, dopo aver già partecipato nella edizione 2006, gli abbiamo fatto qualche
domanda.
La Red Bull Storm Chase è tornata. Quali sono le differenze principali
rispetto alle versioni precedenti?
La prima versione della Red Bull Storm Chase nel 2006 ha avuto un enorme
riscontro in termini mediatici, producendo un video adrenalinico di wavesailing
in condizioni di tempesta nell’Atlantico dell’Europa settentrionale. Questa volta,
si tramuterà in una vera e propria competizione, che avverrà in giro per il
globo. Verranno infatti inseguite e surfate 3 delle più violente tempeste mai
affrontate, ovunque sulla faccia della terra, per incoronare un solo rider
campione tra un pool totale di 10.
10 rider, come verranno scelti?
Come per l’edizione 2006, i partecipanti verranno votati online dalla comunità
windsurfistica internazionale! A fine giugno la nostra giuria d’esperti,
capitanata da Robby Naish in persona, sceglierà i 50 finalisti ritenuti all’altezza
della manifestazione, e in grado di gestire senza problemi le condizioni
assolutamente proibitive. Tutti possono votare i propri rider preferiti sul sito
per arrivare ai 50 finalisti, ma solo dal 2 luglio al 16 luglio.
Ti sei registrato anche tu per partecipare alla nuova edizione della Red
Bull Storm Chase?
Sfortunatamente no! Questa volta purtroppo ho degli impegni da rispettare
dietro alle quinte piuttosto che davanti agli obbiettivi delle telecamere…
Sarebbe per me un conflitto d’interessi se anche solo avessi proposto la mia
candidatura come rider. Sicuramente però parteciperò attivamente ad ogni
singola missione, per sfruttare e vivere in prima persona tutta l’eccitazione e
l’azione dei rider.
Se non farai windsurf, puoi spiegare quale sarà il tuo ruolo nella Red
Bull Storm Chase?
Io sono a capo del team di ricerca dei possibili spot in cui tenere la Storm
Chase. Mi occupo anche delle previsioni, della logistica, degli atleti, dei transfer
e del contest stesso, affiancato da esperti che consultiamo singolarmente per
ogni aspetto della manifestazione. L’head-judge del PWA, Duncan Coombs,
supervisiona lo svolgimento della competizione e il giudizio. Robby Naish
sceglierà i Top 50 rider per dalla votazione online ecc…
Quali sono i passi successivi?
La registrazione dei rider si è chiusa a fine giugno, e si passerà alla raccolta
dei voti online dal 2 luglio per due settimane. Verranno poi scelte sia le location
finali che i top 10 rider che gareggeranno nella nuova edizione della Storm
Chase. Dietro le quinte siamo nel periodo caldo della preparazione degli ultimi
dettagli, in modo che sia tutto pronto per i 4 mesi di waiting period che
avranno inizio dall’1 agosto.
Cosa si possono aspettare i rider da una competizione del genere?
La Storm Chase viene chiamata esclusivamente se i venti superano almeno i
100km/h. In tempeste del genere ci si aspetta onde gigantesche, con mare
attivo ed infuriato. Sicuramente ci saranno almeno una o due missioni anche al
freddo, giusto per rendere il tutto ancora più impegnativo, quindi i rider devono
sapere da subito che non sarà per niente facile e che corrono dei rischi reali.
Dall’altro canto, però, tutte le spese di viaggio verranno coperte da RedBull ed il
premio in palio è davvero notevole. Ovviamente non dimentichiamo il rispetto e
la fama che derivano da una manifestazione del genere, rinomata tra la
comunità windsurfistica come la più estrema mai esistita. Tutto con produzione
audio video di altissima qualità. Io personalmente non mi dimenticherò mai la
Storm Chase del 2006.
Come verrà gestita la sicurezza e i salvataggi?
Per minimizzare i rischi di conseguenze serie per i rider avremo sempre un
team di soccorso su jetski pronto per ogni evenienza, portando
immediatamente il rider in difficoltà a riva per ricevere le cure necessarie.
Avremo poi a disposizione anche una impact vest appositamente realizzata dal
nostro partner ION, che includerà anche un sistema di sicurezza con GPS con
un sistema di allarme internazionale. A seconda delle condizioni, poi, ai rider
potrebbe venire chiesto d’indossare anche il casco per evitare traumi e danni
permanenti.
Dalla tua esperienza trascorsa da atleta sia della Red Bull Storm Chase
che delle gare di PWA, hai qualche consiglio particolare per i
partecipanti?
Innanzitutto di fare il proprio meglio per promuoversi e farsi votare da quanta
più gente possibile per entrare nei 50 candidati finalisti! È un’opportunità
irripetibile, qualcosa che ricorderai e per cui verrai ricordato per tutta la vita,
che va ben oltre ai confini del nostro sport!
23© courtesy RedBull
© courtesy RedBull
24
INIZIAMO DA QUESTO MESE A OCCUPARCI DELLA REGATA DI SLALOM VERA E PROPRIA PUNTO PER PUNTO. L'INIZIODELLA COMPETIZIONE È LA PARTENZA QUINDI VEDIAMO DI CHE COSA SI TRATTA E COME AFFRONTARLA AL MEGLIO.
LA PARTENZA NELLO SLALOMSappiamo che lo slalom normalmente consiste in competizioni brevi, parliamo
dai 3 ai 5 minuti al massimo. Già partendo da questo presupposto possiamo
capire che la partenza è fondamentale e decreta il risultato della nostra prova
almeno al 40-50%. Più il livello dei rider che partecipano è simile tra di loro e
più la partenza è importante. Detto in parole povere se io vado veloce come te e
ho le tue stesse capacità in strambata sarà impossibile che tu mi batta se io
parto meglio e mi aggiudico subito un bel vantaggio. Gran parte della tattica
dello slalom è quindi proprio il posizionamento e l’accelerazione sulla linea di
partenza della batteria che stiamo affrontando. Partiamo dal presupposto di
avere una linea di partenza classica tra una barca con i giudici, sopravento, e
una boa sottovento, leggermente spostata in diagonale nella direzione della
prima boa da strambare che dovrebbe essere al lasco. A questo punto la
nostra partenza potrà avvenire in tre modi diversi:
1) La partenza in barca: essendo la barca sopravento sulla linea di partenza la
decisione di partire in barca mi spinge a portarmi sopravento a tutti i miei
avversari in modo da aggiudicarmi i primi metri d’acqua di fianco alla barca.
Questa posizione è buona perchè essendoci la barca ho un bel punto di
riferimento per riuscire a partire perfettamente quando il conto alla rovescia è
a zero. È altrettanto positiva perchè anche se non parto perfettamente con il
countdown a zero ma qualche secondo dopo, essendo il primo sopravento
nessuno mi coprirà il vento partendo meglio di me. Non mi interessa molto la
velocità dei miei avversari perchè comunque sia, che loro vadano più forte o
meno forte di me, io sono sopra di loro quindi avrò sempre il vento pulito e
facilità di spostamento visto che non ho nessuno a chiudermi sopravento. Vedo
anche l’azione degli avversari sottovento e posso muovermi di conseguenza,
specialmente prima dell’entrata nella prima strambata. Al contempo però sarò
anche più distante dalla boa da strambare rispetto a un rider che parte in boa
e per questo appena partito devo cercare di poggiare il più possibile addosso
agli avversari puntando la boa in modo da coprir loro il vento e superarli prima
della strambata.
2) La partenza in boa: al contrario di quella in barca, per partire in boa devo
spostarmi sottovento a tutti i miei avversari. È più rischiosa e più tecnica ma
sicuramente se si ha una buona velocità ci può portare a vincere la batteria più
Slalom technique
25
TESTO DI Matteo Iachino FOTO DI fotofiore/canon
facilmente. È fondamentale il timing con la partenza, perchè se allo zero non
sarò full power sul primo bordo è molto probabile che qualcuno sopravento a
me parta meglio e mi copra ammazzandomi già nei primi secondi di gara.
Diventa quindi fondamentale guardare chi mi sta intorno e che cosa fa e
cercare di rimanere sempre con vento pulito nella fase di accelerazione.
Rimane abbastanza semplice partire allo zero grazie alla boa che è un altro
ottimo punto di riferimento. Bisogna stare attenti a non finire troppo bassi
rispetto alla boa rischiando di non riuscire ad accelerare o addirittura non
riuscire a prendere la boa dovendo virare. Appena partito devo puntare secco
verso la prima boa di strambata e tirare al massimo cercando di non farmi
superare perchè in tal caso, appena sarò coperto da una persona, tutti gli altri
potranno superarmi facilmente e passerei da primo a ultimo in un attimo.
3) La partenza a metà della linea: è polivalente ma al contempo è la più
complicata. Non ho punti di riferimento come la barca e la boa quindi il timing
deve essere perfetto altrimenti rischio costantemente di partire anticipato e
farmi squalificare. Posso rischiare anche di rimanere chiuso tra un rider che da
sopravento mi poggia verso il basso e uno che da sottovento mi orza. Devo stare
attento a non farmi coprire da nessuno prima della partenza altrimenti non ci
saranno chance di arrivare bene alla prima strambata. Se io mi sposto più
verso la barca avrò più aspetti simili alla partenza in barca e viceversa in boa.
Ma come faccio a scegliere da dove partire?
Innanzitutto vediamo come è messa la prima boa da strambare dopo la
partenza. Se il primo bordo è tanto al lasco sicuramente sarà buono partire in
boa, perchè si sarà più vicini alla boa da strambare e non si sarà di poppa,
andatura che non mi permette di sviluppare moltissima accelerazione. Al
contrario se il primo bordo è stretto, magari un traverso, sarà meglio partire
in barca per poter andare al lasco e passare tutti i miei avversari che dovendo
stringere il vento saranno più lenti di me che invece lascio correre la tavola al
lasco e sono più veloce. Bisogna secondariamente vedere il livello dei miei
avversari. Non è mai buono partire sottovento a un rider che so essere molto
bravo nel timing e più veloce di me. In questo caso, partendo sottovento a lui,
quasi sicuramente mi sorpasserà dopo pochi secondi dalla partenza
coprendomi e facendomi superare da tutti gli altri. Bisogna sempre mettersi
sopravento all’avversario più bravo e veloce di me in modo che anche
superandomi non mi copra il vento. Bisogna vedere poi l’approccio dei miei
avversari alla partenza. A volte è talmente ottimale la partenza in boa rispetto a
quella in barca (o viceversa) che tutti i rider si ammassano partendo in quel
punto; quindi se me ne accorgo posso partire all’altra estremità o in un altro
punto in modo da essere da solo e sfruttare il fatto che gli altri si stanno
rallentando l’un con l’altro. Quindi cercate di scegliere un punto della linea con
poche persone e tanto spazio per voi.
Come si utilizzano i minuti di countdown prima della partenza?
Partendo dal presupposto che ci diano 3 minuti di countdown come avviene
sempre nelle competizioni italiane possiamo suddividere così il tempo in modo
che la partenza diventi quasi metodica.
Per i primi trenta secondi mi lancio in quel che sarà il primo bordo della regata
vedendo se la boa da strambare è tanto al lasco o no. Poi strambo e mi riporto
sulla linea della partenza dove controllo di aver preso bene il tempo con
l’orologio quando in barca partenza cambiano bandiera e sale quella che
significa che mancano 2 minuti allo start. A questo punto mi sparo un bel
bordo a velocità media dalla parte opposta a quella in cui dovrò partire
guardandomi intorno e posizionandomi come abbiamo detto prima. Quando
l’orologio mi dice che manca un minuto strambo e riparto in planata nella
direzione della partenza sempre a velocità media. A questo punto, quando
mancano quindici secondi alla partenza accelero al massimo controllando
l’orologio cercando di partire perfettamente allo zero a tutto gas. Non è facile
partire lanciati allo zero, vi consiglio tanto allenamento nel vostro home spot
con un orologio, due amici e una boa di partenza.
Good luck!
Esempio di partenza in barca di Matteo. © Eric Bellande/PWA Costa Brava 2012 Esempio di partenza in boa di Matteo. © Eric Bellande/PWA Costa Brava 2012
Onde e curve - Valentinaʼs Space
Amanda per favore raccontaci un po’ di te, prima di
entrare in contatto con il mondo del windsurf?
Veramente non ho avuto molto a che fare con il windsurf
fino ai 16/17 anni. Prima praticavo e gareggiavo in
kickboxing e Tae-kwon-do; sono sempre stata molto
sportiva. Ho anche avuto per molti anni una passione
esagerata per i cavalli, fino a quando ho avuto un brutto
incidente con il mio cavallo. In quel momento ho smesso
e ho iniziato a fare windsurf.
Come hai scoperto il windsurf?
Nel periodo in cui ho avuto l’incidente a cavallo mia
madre era in viaggio in Spagna. Quando ha saputo
dell’accaduto è tornata immediatamente ed abbiamo
deciso di andare in vacanza in Olanda, in un posto dove io
potevo portare anche il mio cavallo. Fu in quel momento
che conobbi dei ragazzi piuttosto invasati di windsurf ed
in particolar modo di freestyle. Così ho provato ed in
pochissimo tempo me ne sono innamorata!
Quando hai iniziato a fare wave?
Dopo aver a lungo frequentato i laghi, alcuni amici
decisero di portarmi con loro in un posto chiamato Wijk
an Zee, abbastanza radicale per il mio livello. Mi ricordo
di aver trascorso molto tempo frullata dallo shore break
e nuotando dietro il materiale… Era difficile, ma molto
eccitante! In seguito ho trascorso il mio “internato” a
Pozo Izquierdo. Lì mi sono divertita molto di più.
Comunque, lo spot in cui ho sicuramente imparato di più
è il Sud Africa.
Com’è una tipica stagione windsurfistica in Olanda?
Mmm, generalmente cerco di evitare queste stagioni. In
Olanda vuol dire muta 5/3, guanti, cappuccio e calzari.
Vento e onde sono generalmente molto belli, mentre
l’acqua è marrone ed il cielo grigio. Ha comunque il suo
fascino, ma, potendo, preferisco spostarmi in Africa od
alle Canarie.
Ho visto delle tue foto in evoluzioni durante
tempeste di vento. Non hai mai avuto paura a
eseguire rotazioni in tali bufere?
“Ogni storia di sport nasconde un’emozione speciale. Unica capace di accendere la fantasia, dominare la scena
e tratteggiare i contorni di esperienze destinate a rimanere per sempre scolpite nell’immaginario collettivo.
Declinare la parola sport alla voce donna ne impreziosisce i contenuti, li rende vividi ed attuali, fornisce la
visione più nobile del contesto.” (Giovanni Petrucci Presidente Coni)
IN ONORE DEI GIOCHI OLIMPICI DI LONDRA“L’èlite del nostro sport è donna. Noi prendiamo atto felici di questa sana rivoluzione. In nessun altro settore si è
realizzato un simile “sorpasso di qualità””. Candido Cannavò
Alessandra Sensini- Deborah Compagnoni- Giulia Conti- Giovanna Micol- Antonella del Core- Manuela di Centa-
Josefa Idem- Carolina Kostner- Annalisa Minetti- Federica Pellegrini- Flavia Pennetta- Francesca Piccinini-
Francesca Porcellato- Paola Protopapa- Giusy Versace- Valentina Vezzali (e molte altre Atlete).
HO SEMPRE GUARDATO CON AMMIRAZIONE RAGAZZE DI QUALSIASI LIVELLOCIMENTARSI COL WINDSURF E SOPRATTUTTO TRA LE ONDE. NON PERCHÉ UNARAGAZZA DEBBA ESSERE FORZATAMENTE PIÙ “DEBOLE” DI UN UOMO, MA FORSEPERCHÉ È AFFASCINANTE VEDERE FIGURE FEMMINILI CIMENTARSI IN QUALCOSA DIFISICO, TECNICO ED ESTREMO COME IL WAVE. ALCUNE IMMAGINI DELLA GIOVANEAMANDA BEENEN, CHE CONOSCERETE TRA POCO, ESPRIMONO SECONDO ME UNSENSO PURO DI LIBERTÀ. QUANDO NAVIGHI SEI LIBERO, SENTI IL VENTO FISCHIARENELLE ORECCHIE, SOFFIARE SUL VISO, RIEMPIRTI LʼANIMO DI GIOIA INDESCRIVIBILE.QUANDO NON ESCO IN MARE PER UN POʼ DI TEMPO CIÒ CHE PIÙ MI MANCA DELWAVE SONO SICURAMENTE LʼADRENALINA DI CONDIZIONI IMPEGNATIVE E LASENSAZIONE PROFONDA DI FELICITÀ CHE MI DÀ RIMANERE IN MARE PER ORE, TRALE ONDE, CON IL MIO WINDSURF ED OSSERVARE IL MONDO DAL MARE DI CUI PERQUALCHE ISTANTE FACCIO PARTE… AUGURO A TUTTI VOI DI TRASCORRERESPLENDIDE VACANZE E TROVARE LA GRINTA NECESSARIA PER PROVARE ARAGGIUNGERE I VOSTRI OBIETTIVI WINDSURFISTICI. A PRESTO!
26
Sicuramente sono convinta che saltare abbia molto a che
fare con il tuo stato mentale. Posso spesso essere
nervosa prima di lanciarmi per un nuovo salto o di
provarne uno appena sbagliato. Penso, inoltre, di dover
trascorrere molto più tempo allenandomi nei salti e per
questo sono frequentemente a Tenerife.
Cosa ci racconti della tua esperienza nelle
competizioni?
Quando lo scorso anno ho cominciato a seguire il Tour
PWA non avevo molta esperienza alle spalle ma solo una
competizione locale che, oltretutto, fu annullata per
cattive condizioni. Certamente i miei risultati non sono
stati così positivi e, soprattutto, ero stata nervosissima
durante tutto il periodo del Tour. Ma è stata, senza
dubbio, una splendida esperienza e mi ha fatto capire
quanto ancora io abbia da imparare, inoltre mi sono
state offerte molte opportunità che altrimenti non avrei
nemmeno sognato. Sono stata invitata a molti eventi e
questo farà si che io acquisti ancora più esperienza!
Pensi ancora che per una ragazza sia possibile
vivere come Pro?
Bene, io credo sia molto molto difficile. Al riguardo non
mi illudo minimamente. Spero solo di riuscire ancora per
un po’ a vivere di questo splendido sport. Quindi
certamente farò del mio meglio per raggiungere questo
obiettivo.
Qual è la difficoltà maggiore per raggiungere il
tuo livello?
Prima di tutto io sono stata l’ostacolo maggiore per me
stessa! Lo scorso anno mi sono ritrovata a scoprire di
essermi spinta talmente oltre da essere giunta al punto
di non provare nemmeno divertimento uscendo in mare!
Questo era davvero negativo! Così ho dovuto smettere di
essere tanto dura con me stessa. Solo quando mi sono
“fermata”, stando un po’ più calma e tenendo i piedi per
terra, ricominciando a divertirmi in acqua, ho davvero
iniziato a fare progressi ed a migliorare il mio livello!
Soprattutto in Africa ho fatto i progressi maggiori anche
perché mi allenavo con atleti davvero bravi! Ad ogni
modo ho appreso che si impara solo divertendosi e
avendo cura del proprio corpo. Ora mi sto facendo
seguire dal mio fisioterapista che si occupa del mio stato
mentale e fisico.
La destinazione più bella surfata?
Sud Africa senza dubbio! Il Sud Africa gode di una
vastissima varietà di spot, tutti abbastanza vicini a Cape
Town e Table View. Quindi con ogni vento e swell c’è
sempre uno spot che lavora! Può sempre essere che tra
qualche anno io possa cambiare idea… ma solo dopo aver
surfato ogni spot della mia lunghissima lista!
Consiglieresti il Sud Africa a principianti wave?
Beh, dipende davvero molto dal livello… però, se si ha
almeno un po’ di esperienza in Oceano e si desidera
molto imparare tra le onde… allora direi si! Prenotate tre
mesi in Sud Africa e divertitevi! Contattate qualcuno che
ci sia già stato (devo dire che per voi italiani non deve
essere difficile! Da novembre fino a marzo camminate
con le speedos e rubate onde senza vergogna alle
ragazze… sapete a cosa mi riferisco…).
Qualche consiglio a chi prova i primi Forward o
Back Loop? Come superare la paura?
Sicuramente è più facile dirlo che farlo… comunque, il
solo modo è buttarsi! Siate entusiasti e non timorosi,
cercate di coinvolgere un amico e provate a spronarvi!
Allontanare la paura lo si fa solo provando e riprovando!
Sono certa che una volta fatto vi domanderete di che
cosa avevate paura! (A meno che non abbiate la sfortuna
di “saggiare il boma con i denti…”).
Sei stata aiutata da qualche sponsor?
Certo, senza di loro non sarei mai andata da nessuna
parte. Ringrazio F2, che mi da fantastiche tavole e KaSail
che mi aiuta con vele, alberi, boma ed accessori! Poi ho
Roxy che mi veste benissimo! E VDLP.nl mi sta mettendo a
punto un sito web strepitoso!
Qualche sogno nel cassetto?
Ne ho molti… Mi piacerebbe visitare le Hawaii, l’Australia,
Tahiti, il Cile! Sicuramente mi piacerebbe ottenere anche
buoni risultati nelle gare! Mi piacerebbe fare un girl
windsurf film… Beh, uno ad uno li realizzerò tutti prima o
poi!
FAST INTERVIEWSurf o Windsurf: Windsurf ma anche surf
Freestyle o Wave: Wave!
Mure destra o sinistra: sinistra
Tavola e vela preferita: il mio F2 Rave 70 litri. È un
twinzer che rende la surfata molto facile!
Cibo preferito: italiano sicuro!
Musica preferita: Ben Howard, G. Love & Zeds dead. Ma
dipende molto dal mio umore
Libro preferito: hmm “Er komt een vrouw bij de doktor”
Dutch che mi ha fatto piangere molto
Film preferito: Hotel Rwanda, 500 giorni d’estate, 50
volte primo bacio, Windsurfing movie
Rider preferito: Anne-Marie Reichman, Dany Bruch
Wave spot preferito: Capepoint (SA), Elandsbay (SA),
Cabezo (Tenerife)
Movimento artistico preferito: Lichtenstein
Hobby preferito: Longboard skateboarding & Windsurf
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TESTO DI Valentina Crugnola | FOTO DI Manuel Grafenauer
Amanda in Sud Africa.
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VI PROPONIAMO QUALCHE ANTICIPAZIONE DEI NUOVI GIOCATTOLI DELLA PROSSIMA STAGIONE. INIZIAMO CON CHALLENGER SAILS, FANATIC, GOYA SAILS,QUATRO, STARBOARD E RRD. SUL NUMERO DI AGOSTO-SETTEMBRE CONTINUEREMO LA NOSTRA PRESENTAZIONE DEI MATERIALI 2013.
CHAMELEON: ”Il Camaleonte”. La Chameleon, allrounder per eccellenza, è la
tavola ideale per tutti gli amanti delle opzioni multiple. Tutte le caratteristiche
dell’intera collezione di tavole sono state riunite in questa linea, trovando un
perfetto equilibrio tra tutte le varie caratteristiche. Le 5 scasse permettono di
utilizzare la tavola con ben 4 setup di pinne: single, twin, thruster o perfino
quad. La Chameleon si adatta alla perfezione alle condizioni del giorno e dello
spot scelto, permettendoti semplicemente di cambiare l’impostazione delle
pinne, proprio come il bizzarro rettile riesce a cambiare colore a seconda
dell’ambiente che lo circonda. Le linee d’acqua sono state progettate e
realizzate per massimizzare il range d’utilizzo, con un rocker più dritto ed una
chiglia con biconcavo che termina in... Grazie allo shape, la coperta sembra più
piatta e larga, rendendo la tavola più accessibile anche ai rider meno esperti.
Le tavole sono estremamente leggere, indipendentemente dal numero di
scasse presenti, grazie alla costruzione tecnologicamente avanzata.
QUAD T.E. “TEAM EDITION”: La Quad T.E. (team edition) è semplicemente il
sogno di ogni pro rider. È realizzata interamente in full pvc / ultra light, con
coperta e rail interamente in carbon / kevlar, con la chiglia in '”S Glass”. Le
nuove scasse sono realizzate con fibra di vetro e grafite, unito al polistirolo per
essere idrorepellente, e carbonio omega per i rinforzi nelle aree di maggiore
sforzo. Tutte le tavole NoveNove sono realizzate con le tecnologie più avanzate,
in modo da realizzare delle tavole che rispondano pienamente alle richieste dei
puri wavesailor. La nuova linea di rocker permette uno spunto d’accelerazione
eccezionale, e una manovrabilità senza precedenti, grazie al tail kick a poppa e
la zona di piatto tra le strap e il piede d’albero. Il profilo è più arrotondato e
generoso a prua garantisce un miglior galleggiamento anche con vento
leggero. La poppa ultrasottile permette di uscire dai bottom turn a tutta la
velocità, entrando in maniera verticale sul lip. Il concavo a chiglia è stato
ricontrollato nella zona di prua, per garantire la massima area a prua per aver
maggiore sensibilità in condizioni estreme. Il range ampio garantisce il meglio
per una gran varietà di rider. Queste tavole sono le migliori della stagione 2011
– 2012, e sono pronte a stupire ancora il prossimo anno.
STYLE PRO: ”Pura Performance”. Il tallone d’Achille di quasi tutte le tavole
freestyle in commercio oggi è la scarsa resistenza agli impatti, specialmente
durante l’atterraggio delle manovre aeree d’ultima generazione. NoveNove ha
risolto questo problema riutilizzando la stessa costruzione delle nostre tavole
wave, con PVC e rinforzi di carbonio “omega” sulla chiglia, con un ulteriore
double sandwich sulla coperta per i punti di maggiore stress. Tutto questo,
senza intaccare minimamente il peso finale della tavola. Lo shape è stato
completamente rifatto, con un rocker più dritto a poppa per garantire una
maggiore accelerazione e velocità di punta rispetto ai modelli precedenti. La
nuovissima “spock tail” con rail più alti facilita ulteriormente le manovre pinna
in avanti e i trick slashati, mentre la prua arrotondata “Flaka nose” migliora la
resistenza e la performance in aria.
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Distribuito da: ACME SRL - tel. FACTORY: 0574.870224 - tel. INFOLINE: 339.6414914 - www.99international.it - [email protected]
Chameleon (five boxes) - Quad+1 LT L W kg±6% FIN SAIL65 224 53 5.6 - 32/4770 225 54 5.7 - 35/4775 226 55 5.8 - 35/5080 227 56 5.9 - 37/5385 228 57.5 6.0 - 40/5690 229 58.5 6.1 - 40/5895 230 59.5 6.2 - 42/60100 231 60.5 6.3 - 45/62105 232 61.5 6.4 - 50/65
STYLE Pro - Freestyle LT L W kg FIN SAIL88 227 60 5.6 18 37/5794 228 62 5.7 18 40/60100 229 64 5.9 20 42/63108 230 66 6.2 22 45/65
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CHAMELEON TEAM EDITION QUAD STYLE PRO
Distribuito da: VELERIA CHALLENGER SAILS - tel. 071.6609557 - www.challengersails.com - [email protected]
THREE.G: Un grande lavoro è stato svolto in questi ultimi
sei mesi dalla grande famiglia Challenger Sails per
realizzare nuovo progetto di compact wave line a 3
stecche alla quale è stato dato il nome di THREE.G. La
rivoluzionaria Three.G è una vela wave compatta e super
leggera che si adatta bene sia al wave che al freestyle. Il
range di utilizzo è molto ampio ed è stato deciso di
disegnare e progettare misure inferiori con la potenzialità
e le caratteristiche di vele molto più grandi. L'utilizzo di
misure ridotte si traduce in una maggiore
maneggevolezza dell’intero rig. Il peso ridotto è dovuto al
fatto che la vela ha una stecca in meno, ma anche dal
profilo compatto che permette l'utilizzo di un albero più
corto. Tutte queste variabili permettono al rider un
minore dispendio energetico e di conseguenza, un
miglioramento della performance in acqua. A questo
punto la domanda nasce spontanea: “E in caso di
sovrainvelatura?”. La vela, se montata correttamente,
sventa benissimo, mantenendosi stabile nelle raffiche più
estreme, grazie alle seguenti particolarità tecniche:
1) S. Shape che garantisce la neutralità in manovra. 2) Tre
Tapes che partono dalla bugna stabilizzatrici del profilo. 3)
Mast Panel in dacron con sistema SELF ADJUSTING
PROFILE.
Per quanto riguarda il SELF ADJUSTING PROFILE del Mast
Panel, un'altra diavoleria di Claudio Badiali, non è altro
che una piccola piega verticale che si forma sul pannello
in dacron. Questo permette un aggiustamento (Self
Adjusting Profile) del profilo nella parte centrale della
vela, in pratica crea una maggiore o minore profondità del
profilo anteriore della vela (comunemente chiamato
“grasso”) a seconda delle esigenze del surfista o della
manovra che si sta effettuando. Tale dinamicità genera
una potenza bilanciata, che assieme all'S-shape
neutralizza ogni refolo in eccesso, ma al contempo, genera
una potenza incredibile che trasmessa alla tavola, le
permette una partenza fulminea. Ovviamente in una
disciplina come il wave, dove la potenza associata a una
spiccata attitudine della vela al
neutralizzarsi, utile soprattutto
nella surfata down the line,
crea un mix esplosivo!
Provare per credere. Ultima
sorpresa positiva,
l’incredibile velocità
espressa da questa vela
Wave/Freestyle vi
permetterà di chiudere
in piedi quei salti che
fino a ieri erano
impossibili!
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Programma Three.G 2013
Fortunato Longo con la nuova Three.G al Campionato Italiano Wave 2012 di Cala Pischina.© Emanuela Cauli
FREEWAVE: Lo shaper Sebastian Wenzel ha ulteriormente raffinato il nuovo range
di tavole, offrendo prodotti ideali per una surfata reattiva, con shape compatti
ora anche dotati di setup a tre pinne per offrire la massima performance in
wave! La perfetta miscela tra velocità e curve, slashata e slidata, per rendere
questi shape i più versatili dell’intero range. I rail sono molto arrotondati e con
una linea di tuck arretrata, la prua è arrotondata e perfettamente bilanciata
dalla linea di rocker progettata al CAD, garantendo un ingresso in planata
immediato, con il massimo controllo e maneggevolezza. Per il 2013 Fanatic mette
anche in commercio 3 nuove costruzioni. La versione in Custom Wood Sandwich
Light, ancora con il classico assetto single fin, che rimane il punto di riferimento
per la durata e puro divertimento all round wave. Dalla costruzione in Kevlar si
passa poi alla più leggera, rigida e resistente agli UV-resistant, Innegra Carbon
Light per le tavole Team Edition (TE). La grafica eccezionale e l’avanguardia
tecnologica di questo materiale è presente anche nei modelli Oxeon, che
presentano a loro volta costruzione in Innegra Carbon anche sulle coperte,
per ridurre al minimo il peso, aumentando la rigidezza e la resistenza agli
urti. Si parte dai 75 litri per poi passare a 85, 95, 105 e 115. Le misure più
piccole sono perfette per surfare con vento più forte, mentre quelle più
grosse sono più indicate per il vento leggero e i rider più pesanti, che
vogliono anche cimentarsi nel freestyle o nel freeride, planando a tutta
velocità, ma avendo comunque la possibilità di surfare anche piccole
onde. Le versioni TE e TeXtreme® sono completamente convertibili,
equipaggiate con 2 pinne slot box ed una Powerbox per regolarsi al
meglio ad ogni condizione, tutte firmate Maui Fin Company G10.
(Vengono forniti anche due tappi SlotBox per usare la tavola come
single fin). Le TeXtreme® sono equipaggiate con assetto single fin, anche
sulla misura più grande del 115. Tutte sono disponibili in Custom Wood
Sandwich light con pinna Powerbox single o anche con scassa US box
singlefin sul 75litri. Commento dello Shaper Fanatic Sebastian Wenzel:
“Queste sono le tavole più versatili, veloci e facili da far girare che abbia
mai realizzato… Abbiamo collezionato così tante vittorie nei test che ormai
il nostro scoop rocker realizzato a CAD è diventato una garanzia, assieme
alla combinazione tra piatto e V. Quest’anno abbiamo modificato
leggermente il posizionamento delle scasse e abbiamo aggiunto anche delle
scasse laterali per sfruttare l’assetto Thruster a tre pinne, potendo decidere se
fare wavesailing o concentrarsi sull’acqua piatta. La prua morbida e il kick in
ingresso facilitano la surfata e le curve, e la zona piatta tra le strap, assieme alla
poppa regolata per rilasciare l’acqua facilmente rendono queste tavole
facilissime da gestire sia in freeride, che in freestyle o perfino in waveriding è
quasi difficile da concepire quanto siano versatili!”.
Caratteristiche principali:
• Convertibile Tri Fin su modelli e misure TE/Textreme® per massima
performance in wave (single fin sul 115).
• Shape moderno, compatto ed arrotondato per facilitarne la maneggevolezza,
l’accelerazione e la facilità d’utilizzo.
• Punto di massima larghezza a centrotavola che poi termina con una pintail a 70°.
• Alto rocker d’ingresso, con una corta sezione piatta e tail kick ottimale per
garantire il massimo controllo e velocità.
Distribuito da: WHITE REEF - tel. 0547.22756 - www.fanatic.com
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Board Vol. Width Length Weight Technology FittingsFW 75 75 l 56 cm 235 cm TBA* CWS** Fanatic FreeWave 23 G10; US Box; Sailsize: 3.7 – 6.0 m²FW 85 85 l 58.5 cm 238 cm TBA* CWS** Fanatic FreeWave 25 G10; Power Box; Sailsize: 4.2 – 6.5 m²FW 95 95 l 61 cm 240 cm TBA* CWS** Fanatic FreeWave 27 G10; Power Box; Sailsize: 4.5 – 6.7 m²FW 105 105 l 63.5 cm 242 cm TBA* CWS** Fanatic FreeWave 29 G10; Power Box; Sailsize: 4.7 – 7.0 m²FW 115 115 l 66 cm 244 cm TBA* CWS** Fanatic FreeWave 29 G10; Power Box; Sailsize: 5.0 – 7.3 m²FW TE 75 75 l 56 cm 235 cm TBA* IC / LF TE*** MFC TF G10 2 × 11cm / 1 × 18 cm; 3 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 3.7 – 6.0 m²FW TE 85 85 l 58.5 cm 238 cm TBA* IC / LF TE*** MFC TF G10 2 × 11cm / 1 × 19 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 4.2 – 6.5 m²FW TE 95 95 l 61 cm 240 cm TBA* IC / LF TE*** MFC TF G10 2 × 12 cm / 1 × 19 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 4.5 – 6.7 m²FW TE 105 105 l 63.5 cm 242 cm TBA* IC / LF TE*** MFC TF G10 2 × 12 cm / 1 × 20 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 4.7 – 7.0 m²FW TE 115 115 l 66 cm 244 cm TBA* IC / LF TE*** Fanatic FreeWave 29 G10; Power Box; Sailsize: 5.0 – 7.3 m²FW TeXtreme® 85 85 l 58.5 cm 238 cm TBA* TXTR IC**** MFC TF G10 2 × 11cm / 1 × 19 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 4.2 – 6.5 m²FW TeXtreme® 95 95 l 61 cm 240 cm TBA* TXTR IC**** MFC TF G10 2 × 12 cm / 1 × 19 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm Sailsize: 4.5 – 6.7 m²FW TeXtreme® 105105 l 63.5 cm 242 cm TBA* TXTR IC**** MFC TF G10 2 × 12 cm / 1 × 20 cm; Power Box + 2 × SlotBox 13 cm; Sailsize: 4.7 – 7.0 m²*Please check www.fanatic.com for final weights! **Custom Wood Sandwich light ***Innegra Carbon Light TE ****TeXtreme® Innegra Carbon
FREEWAVE FREEWAVE TE
SKATE: La linea purosangue Skate Team Edition (TE) ha già dato prova della
sua validità facendo conquistare ben 4 titoli mondiali a Gollito Estredo,
collezionando anche numerose vittorie nei test delle varie riviste. Nate per
chiudere con facilità anche le manovre più pesanti di PWA, questi 3 shape
molto compatti sono ideali per le combinazioni e le manovre doppie e
triple, grazie all’ingresso immediato in planata e alta velocità di punta, che
ti permette di staccare ancora più alto. Per il 2013 i fogli di Kevlar sono
stati rimpiazzati dalla costruzione in Innegra, che risulta ancora più
leggera, rigida e resistente ai raggi UV rispetto ai vecchi 89, 99, 109. Il
concetto di lunghezza inversa produce una tavola estremamente compatta
e maneggevole, che è più corta sulla misura più grande, e presentano tutte
una chiglia Power V perfetta per le slashate. La prua arrotondata
ma abbastanza affilati sui rail garantisce un’ottima presa
anche nelle rotazioni pinna in avanti, mentre i rail più
sottili a centro tavola permettono di curvare e staccare
più facilmente, andando ancora più in alto nelle
rotazioni. Anche per il Freestyle di nuova generazione
è importante il comfort, e la poppa progettata al CAD
con doppio kick soddisfa pienamente questo
requisito, garantendo la forma e la presa perfetta
per tutti i top rider. In questo periodo Fanatic ha
anche rilanciato due delle misure preferite e anche
tra le più premiate, cioè il 100 ed il 110. Ora sono
anche disponibili in costruzione Biax Glass
Sandwich e sono leggermente più lunghe per
perdonare di più e garantire apprendimento più
veloce anche per i rider meno esperti. Sono quindi
le tavole ideali per i novizi del freestyle, l’utilizzo
come freeride o bump and jump, o su onda piccola.
Caratteristiche principali:
• Facilità d’utilizzo, grazie allo shape compatto e planante con prua
arrotondata che ammorbidisce gli atterraggi e consente di girare più
facilmente.
• Sezione centrale del rail più sottile per curvare facilmente.
• Forma della coperta ideale per il comfort della pianta del piede e presa
nelle manovre.
• Power V su tutta la lunghezza, con una chiglia con Slide Bottom per
chiudere ogni manovra con stile ed esplosività.
• Le versioni 100/110 BGS sono leggermente più lunghe con una coperta più
arrotondata per facilitare le manovre in carving.
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Board Vol. Width Length Weight Technology FittingsSkate 100 100 l 63.5 cm 235 cm TBA* BGS** Fanatic Skate 22 Prepreg; Power Box; Sailsize: 4.5 – 7.0 m²Skate 110 110 l 66.5 cm 237 cm TBA* BGS** Fanatic Skate 24 Prepreg; Power Box; Sailsize: 5.0 – 7.5 m²Skate TE 89 89 l 60.5 cm 229 cm TBA* IC / LF TE*** Fanatic Skate 20 Prepreg; Power Box; Sailsize: 4.0 – 6.6 m²Skate TE 99 99 l 63.5 cm 228 cm TBA* IC / LF TE*** Fanatic Skate 22 Prepreg; Power Box; Sailsize: 4.5 – 7.0 m²Skate TE 109 109 l 66.5 cm 227 cm TBA* IC / LF TE*** Fanatic Skate 24 Prepreg; Power Box; Sailsize: 5.0 – 7.5 m²*Please check www.fanatic.com for final weights! **Biax Glass Sandwich Light ***Innegra Carbon Light TE
SKATE SKATE TE
Quatro è sinonimo di tavole wave, innanzitutto. Se non bastasse il fatto che
la maggior parte dei pro utilizzi le tavole Quatro, che possano o meno
mostrare il marchio di produzione, allora guardat anchee la varietà di
scelte che vengono offerte nella linea. Al pubblico Quatro offre qualsiasi
tipo di shape e configurazione di pinne che sono state testate e raffinate
col tempo, realizzando tavole perfette per tutti i gusti, gli stili e gli spot che
la crew di Quatro ha incontrato e fatto crescere nel corso degli anni.
QUAD LS:Blue Metallic. Questa tavola nasce dall’evoluzione del pro model Quad
firmato Levi Siver. Giudicata a oggi la migliore tavola wave in commercio
sia da Windsurfing Usa che da Boardseeker Uk, la QUAD LS rappresenta
l’idea ed il sogno di Levi di avere una sola tavola wave che possa dare il
meglio in tutte le condizioni. Levi ha chiesto esplicitamente una tavola che
planasse velocemente, facendo curve strettissime e veloci, in grado di
gestire velocità pazzesche, sempre garantendo il massimo controllo e la
massima presa. Considerando la varietà delle condizioni in cui surfa, Levi
ha anche chiesto che la tavola risalisse facilmente, per potersi spostare
molto sul picco. La QUAD LS è il risultato dell’incredibile passione e talento
del rider statunitense, che punta sempre alla massima performance per
spingere il windsurf a nuovi livelli.
Versione 2013: nuovo shape, nuove grafiche, nuovi volumi e nuovi pad.
THRUSTER LS:Purple Metallic. Il nuovissimo THRUSTER LS prende tutti gli ingredienti
fondamentali del Quad Ls, mixandoli però con un approccio più imperniato
sulle alte velocità, volando down the line. Levi voleva una tavola che
generasse abbastanza portanza da potergli permettere di sorvolare in
aerial intere sezioni, generando grandi velocità scendendo l’onda per
staccare tutte le manovre andando è massiccio senza però rinunciare al
controllo e presa tipici della QUAD LS. Non bisogna però confondersi,
questa linea di tavole non è assolutamente realizzata solo per il waveriding
down the line, e infatti offre il meglio in qualsiasi tipo di condizione wave in
cui ci si possa imbattere in giro per il mondo, che è proprio dove finisce
Levi all’ordine del giorno!
BREAKING NEWS: la nuova costruzione delle tavole Quatro rifletterà
maggiormente quella delle tavole custom che vengono prodotte a Maui.
Saranno circa 300-400 gr. più leggere rispetto a quelle del 2012 e più
resistenti. La factory ha iniziato a importare il foam per il sandwich
direttamente dal Canada (lo stesso che usano per i custom). Fra l’altro
questa costruzione ottimizzerà anche l’assorbimento della resina, oltre a
minimizzare gli errori durante la lavorazione. Inoltre in questo modo
saranno in grado di gestire meglio il flex della tavola, grazie all’esperienza
acquisita nella costruzione dei custom.
Distribuito da: CITY SURF TIRRENIA - tel. 050.33021 - www.quatrointernational.com - [email protected]
QUAD LS Length Width Tail Lay Up Color Box Fin72 227 55,4 34,2 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 25078 227,2 56,6 35,1 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 30084 229,9 57,3 36,2 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 30090 232,1 58,6 37,1 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 35098 234,8 61,1 38,9 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 350110 237,2 63 39,5 Premium 8183 SUS/MT MFC QS 400
THRUSTER LS Length Width Tail Lay Up Color Box Fin74 229,3 55,6 34,2 Premium 8163 US/MT MFC Tri Fin 16 Center & 11 Side82 230,9 56,5 35,4 Premium 8163 US/MT MFC Tri Fin 17 Center & 11 Side92 235,7 58,6 35,5 Premium 8163 US/MT MFC Tri Fin 17 Center & 12 Side102 237,1 61,1 37,5 Premium 8163 US/MT MFC Tri Fin 18 Center & 12 Side
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QUAD LS THRUSTER LS
RRD SAILSMOVE: “Ultimate Freemove versatility” - Misure: 4.2 - 4.7 - 5.3 - 5.7 - 6.2 - 6.7 - 7.2
La RRD Move è una nuova linea di vele disegnata al 100% per rider freemove.
Visto il grande successo della vela Superstyle, in RRD hanno pensato di
sfruttarne il concetto per sviluppare una vela capace di esprimersi al meglio per
l’utilizzo con le tavole Fire Move e Freestyle Wave. La potenza ai bassi regimi è
stata incrementata e concentrata nella parte bassa della vela, garantendo una
sensazione di trazione compatta, pur mantenendo eccezionali doti di controllo in
ogni condizione. La RRD Move è una vela disegnata per garantire divertimento e
controllo sia che si voglia schizzare a tutta velocità su acqua piatta, sia che si
voglia sparare qualche manovra freestyle old school, fare bump and jump o
surfare qualche onda senza troppe complicazioni.
Modello BOMA ALBERO STECCHE
MOVE 4.2 155 377 5
MOVE 4.7 165 405 5
MOVE 5.3 174 415 5
MOVE 5.7 181 434 5
MOVE 6.2 192 448 5
MOVE 6.7 198 462 5
MOVE 7.2 205 468 5
RRD STYLE PRO: “Pure Freestyle Performance”
RRD Sails ha sviluppato da zero una vela completamente nuova disegnata
appositamente sulle esigenze dei freestyler che vogliono mettere a segno le
ultime manovre che si vedono in Coppa del Mondo. Per essere sicuro che questa
macchina da freestyle fosse disegnata secondo le ultime esigenze del freestyle, il
Team RRD è ripartito dalla base. 4 stecche, costruzione super leggera e un livello
di controllo nei passaggi sottovela mai visto prima! Il segreto di questa
macchina da freestyle è il sapiente mix fra controllo estremo e pop generoso.
Qualunque sia il livello di abilità di chi la utilizza, la RRD Style Pro è in grado di
spingerlo al livello successivo di performance.
Modello BOMA ALBERO STECCHE
STYLE PRO 4,2 145 391 4
STYLE PRO 4,7 162 409 4
STYLE PRO 5,2 173 425 4
STYLE PRO 5,7 178 440 4
RRD BOARDWAVE CULT: La linea Wave Cult è il cavallo di battaglia di RRD da ormai dieci anni,
e la nuova versione rappresenta la prossima generazione di tavole destinata a
mantenere il successo di questa linea. Per spiegarvi meglio le caratteristiche
tecniche di questa nuove tavole abbiamo pensato di fare qualche domanda a
John Skye, team rider RRD e responsabile dello sviluppo di queste tavole.
Ciao John, quali sono i miglioramenti più evidenti della nuova linea Wave
Cult versione V5?
Forse potrà pure suonare come una frase fatta, ma le tavole della nuova linea V5
planano prima, sono più veloci e girano meglio! Infatti queste tavole beneficiano
di una nuova outline più larga che ne ha migliorato la capacità di entrare in
planata, questo ha permesso di accentuare leggermente il rocker, cosa che ha
ulteriormente migliorato le caratteristiche di manovrabilità della tavola. Per
quanto riguarda la configurazione della carena, dopo aver testato a lungo
differenti opzioni, si è optato per la soluzione che permettesse di ottenere una
tavola super controllabile e capace di permettere al rider di spingere al massimo
senza perdere velocità in surfata. Complessivamente un grande passo in avanti.
Come è stato impostato il lavoro di sviluppo?
Alla base di questa evoluzione c’è stato un grosso lavoro di ricerca e sviluppo da
parte di tutto il team RRD. Per prima cosa io ho lavorato assieme allo shaper
Aurelio Verdi nel corso dell’anno per mettere a punto una tavola da poter
utilizzare in gara dalle caratteristiche abbastanza estreme, e capace di dare il
meglio in tutte le condizioni che si possono trovare in Coppa del Mondo. Da
questo concetto ne sono derivati diversi prototipi e sono stati portati in Sud
Distribuito da: RICCI INTERNATIONAL - tel 0564.455786 - www.robertoriccidesigns.com
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MOVE
STYLE PRO
Clicca su www.funboardmag.com / new RRD Style Pro
Africa per farli provare a tutto il team. Ormai è risaputo che Roberto ama
ritrovarsi con tutto il team in Sud Africa per poter avere il massimo numero di
feed back in tutte le condizioni e da parte di tutti i tipi di rider. All’inizio infatti le
tavole vengono provate solo da me, Jem Hall, Roberto Ricci e Andrea Rosati, ma
poi una volta che sono stati selezionati i modelli più interessanti, le tavole
vengono fatte provare a chiunque, dalle persone presenti in spiaggia, ai vari
negozianti provenienti da tutto il mondo che vengono a svernare in Sud Africa.
Una volta definito quale sia il design con le migliori caratteristiche, la tavola
viene avviata alla produzione.
Quali sono le caratteristiche salienti di questa nuova line V5?
Il punto di partenza dello sviluppo della nuova linea era quello di realizzare una
tavola più larga e con i bordi più sottili, caratteristica che aveva dimostrato di
essere vincente in altre linee della gamma RRD. Così abbiamo provato a mettere
a frutto la nostra esperienza anche nella linea Wave Cult ed il risultato è stato
esaltante. A questo punto abbiamo provato a stringere la poppa aggiungendo un
kink nella outline, caratteristiche che ne ha aumentato la trazione e la velocità di
punta. La facilità di entrata in planata delle tavole ci ha permesso di aumentare
un po’ il rocker, che in combinazione al rail molto sottile ha reso la tavola
ancora più maneggevole e radicale. Per completare il tutto abbiamo optato per
una carena caratterizzata da una V che corre per tutta la lunghezza della tavola
che garantisce grande velocità ed una bella sensazione di comfort, specie
quando devi superare il break oppure ti stai preparando a saltare.
Quali sono i soggetti per cui è stata sviluppata questa linea di tavole?
La Wave Cult è da sempre la linea di tavole sviluppata per rendere al meglio in
tutte le condizioni. La Wave Cult V5 rappresenta senza ombra di dubbio la miglior
evoluzione in questo senso. Queste tavole sono in grado di caricare pesante ad
Hookipa e destreggiarsi nelle condizioni di Pozo, così come di lavorare alla
grande in tutte le condizioni che si trovano fra questi due estremi. Queste tavole
sono davvero in grado di tirare fuori il massimo da ogni condizione. Inoltre la
larghezza generosa e la partenza anticipata le rendono particolarmente facili e
“forgiving” cioè capaci di perdonare gli errori di ogni rider, dalla prima surfata
all’esecuzione dell’ultima manovra sull’onda. Queste tavole rendono più facile
essere radicali.
Quali sensazioni danno in acqua queste tavole?
Quello che amo di queste tavole è la sensazione di controllo in ogni condizione,
grazie alla configurazione a V della carena fino a poppa. Personalmente ho
utilizzato queste tavole soprattutto nelle tipiche condizioni europee cross-on
shore, e amo saltare. La V da una grande sensazione di sicurezza al momento
dello stacco per saltare, e più sei invelato, più spingi nella poppa e più grip
ottieni dalla tavola. In surfata, il mix equilibrato fra larghezza, kink e rocker
rendono più facile mantenere velocità in uscita dal top turn, sia che si ami
spingere molto oppure no. Insomma, una vera chicca per l’utilizzo nelle nostre
condizioni europee.
WAVE CULT 75 LTD V5Volume: 75 - Size: 229 x 57
Fins: MFC TQ 16 2012 + 8 side - Fin Box: US + slot box side
WAVE CULT 83 LTD V5Volume: 83 - Size: 230 x 59
Fins: MFC TQ 16 2012 + 8 side - Fin box: US + slot box side
WAVE CULT 92 LTD V5Volume: 92 - Size: 231 x 61
Fins: MFC TQ 17 2012 + 8 side - Fin Box: US + slot box side
WAVE CULT 100 LTD V5Volume: 100 - Size: 233 x 62
Fins: MFC TQ 17 2012 + 8 side - Fin Box: US + slot box side
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Wave Cult 75 LTD Wave Cult 100 LTD
QUAD: I nuovi Quad sono le tavole wave per eccellenza della Starboard.
Generano la massima velocità e portanza, rendendo la surfata dinamica, fluida
e potente; nel 2013, poi, grazie ai nuovi shape innovativi, danno il meglio in
qualsiasi combinazione di vento e onda. Stabili e diretti da gestire, i Quad
producono la massima proiezione con bottom turn in appoggio sui rails,
facendo accelerare la tavola per colpire il lip con la massima violenza. Più il rail
morde, più la tavola curva stretta. Grazie all’eccezionale presa garantita dalle 4
pinne, queste tavole permettono di connettere curve multiple senza perdere
velocità, permettendo anche di rilasciare la poppa e far partire le pinne per
fare le ultime manovre aeree e slashate sul lip. Lo shape completamente nuovo
del 2013 offre nuovi livelli di spinta e potenza, coprendo un range di condizioni
molto più ampio, con una sensazione di vivacità e planata nel massimo
controllo. I Quad, assieme ai NuEvo e alle nuovissime Kode Wave, formano il
core del range di tavole wave Starboard. I Quad, rispetto agli altri modelli, sono
più indicati per le curve alla massima potenza e velocità, in appoggio sui rails
per generare la massima spinta. Queste tavole si nutrono dell’energia
dell’onda, volando down the line e pennellando curve su tutta la parete,
accelerando in maniera inverosimile. Producono la massima potenza con curve
sul piede anteriore e sui rails, essendo più adatte ai power-turn che ad un
approccio con curve più strette e morbide delle NuEvo. Questi Quad vengono
forniti con pads da 6mm, con un morbido bumper sotto i talloni per assorbire
gli impatti. I Quad sono le tavole più connesse e vicine all’onda, che generano la
massima portanza e potenza, trasmettendo dinamicità e velocità al rider. Ogni
accorgimento sui Quad è stato realizzato per trasformare ogni minima
pressione sul rail in esplosività e accelerazione in curva. Grazie al nuovo
monoconcavo, abbinato alla poppa quadrata, sono ora in grado di generare
potenza e velocità in quantità, in ogni condizione di vento e onda. Più leggero è
il vento, più risulta evidente quanto i Quad siano reattivi ed esplosivi. Anche con
onda piccola in condizioni onshore, i Quad hanno una capacità irraggiungibile
di generare potenza e proiezione in curva. In condizioni grosse con vento side
sideoff, poi, queste tavole vi permetteranno di volare letteralmente sull’acqua,
sfruttando al massimo la velocità, maneggevolezza e pura potenza che solo loro
sanno offrire. Grazie agli shape completamente rinnovati per il 2013, l’intero
range offre nuovi livelli di spinta, controllo e potenza in qualsiasi tipo di
condizione, con una sensazione di reattività e planata in pieno controllo. Nuove
pinne: in dotazione assieme ai Quad ci sono le nuove pinne Clear Blue Flex. Sono
molto più flessibili, permettendo alla tavola di scivolare con più facilità,
risultando più morbida e controllabile anche con onda choppata. Viene anche
fornita una serie di tappa-scasse per poter cambiare l’assetto da quad a twin
fin, a seconda dei gusti del rider. Costruzioni disponibili: Wood, Carbon
NUEVO: Le NuEvo sono tavole ispirate al puro stile surf da onda. Sono
assolutamente eccezionali con vento sideshore e sideon, con onde da mezzo
metro fino a 3 metri e mezzo. Il loro punto forte sono le curve strette, con
un’ottima capacità di passare da un rail all’altro, facendo top turn strettissimi. I
NuEvo poi funzionano molto bene anche con onde veramente grosse in
condizioni sideshore. Per quanto riguarda i salti e gli aerial, tutto risulta
facilitato dall’outline iper-compatto che riduce notevolmente il peso in rotazione
e la poppa più larga e voluminosa permette di sfruttare al meglio ogni rampa a
disposizione. Le NuEvo sono tavole puramente twin fin, comode e performanti in
ogni condizione, con una V molto avanzata e rails molto morbidi ed arrotondati
che assorbono il chop. I pads sono stati appositamente realizzati per garantire
il massimo comfort, utilizzando un doppio strato, con una densità interna più
morbida. Il setup twinfin garantisce un’ottima presa in curva, permettendo di
rilasciare le pinne in ogni momento si voglia. Il profilo inclinato delle pinne
rende la tavola ancora più reattiva, trasmettendo al rider la sensazione di
Distribuito da: PANDORA - tel: 0362.337568 - www.star-board.com
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Name Volume Length Width Tail Width Weight Weight Weight Sails Range (litres) (cm) (cm) (cm) (Carbon/Kg) (Wood/Kg) (Technora/Kg) (m2)
Prokids Quad 70 223 56,0 35,9 - - 6,0 2,3 - 4,7Quad 70 Carbon/Wood 70 223 56,0 35,9 5,9 6,2 - 2,3 - 4,7Quad 74 Carbon/Wood 74 227 57,5 36,8 6,2 6,5 - 3,0 - 5,0Quad 77 Carbon/Wood 77 228 58,0 36,6 6,3 6,5 - 3,5 - 5,5Quad 82 Carbon/Wood 82 229 58,5 37,3 6,4 6,6 - 4,0 - 6,0Fin: 2 x Natural Wave 110 + 2 x Natural Wave 130 + Plugs; Fin Box: 2 x Slot Box 10 + 2 x Slot, Box 13
Quad 87 Carbon/Wood 87 230 59,5 38,2 6,6 6,9 - 4,5 - 6,5Quad 92 Carbon/Wood 92 231 60,5 38,4 6,8 7,0 - 4,7 - 6,7Quad 100 Carbon/Wood 100 231 60,5 38,2 6,8 7,0 - 4,7 - 6,7Fin: 2 x Natural Wave 110 + 2 x Natural Wave 140 + Plugs; Fin Box: 2 x Slot Box 10 + 2 x Slot, Box 13
NuEvo 73 Wood/Carbon 73 221 55 35,7 5,7 6,0 - 3,0 - 5,0 Fin: 2xTwin Surf 145 Fin Box: 2xSlot Box 13NuEvo 80 Wood/Carbon 80 224 60 37 6,1 6,4 - 4,2 - 5,3 Fin: 2xTwin Surf 145 Fin Box: 2xSlot Box 13NuEvo 93 Wood/Carbon 93 227 59,5 38,6 6,7 7,0 - 4,7 - 6,0 Fin: 2xTwin Surf 165 Fin Box: 2xSlot Box 13
ProKids Flare 60 60 214 54,5 34,2 - - 5,2 2,0 - 4,7 Fin: Choco Starfish KiriStyle 16ProKids Flare 72 72 230 57,0 35,1 - - 5,6 2,5 - 5,5 Fin: Choco Starfish New Radical 17Flare 91 Carbon 91 228 59,0 39,4 6,1 - - 4,5 - 6,0 Fin: Choco Starfish New Radical 18Flare 101 Carbon 101 231 62,5 40,5 6,2 - - 5,0 - 6,8 Fin: Choco Starfish New Radical 20Flare 111 Carbon 111 235 66,0 42,2 6,7 - - 5,2 - 7,0 Fin: Choco Starfish New Radical 22Flare 116 Carbon 116 242 68,0 43,6 6,9 - - 5,5 - 7,3 Fin: Choco Starfish New Radical 22
usare un surf da onda! James Hooper, shaper e designer delle NuEvo:
“L’idea di base dietro alle NuEvo (prima conosciute come Chopper) è nata circa
4 anni fa. C’erano un po’ di possibilità che avrebbero potuto completare al
meglio il range moderno di tavole wave. Ho iniziato realizzando delle tavole più
lunghe, con poppe più larghe, e assetto twinfin più vicino ai rail. Queste
andavano già piuttosto bene ma mi sembrava che ci fosse ancora qualcosa che
mancava. Ho cominciato a considerare l’idea di eliminare l’extra lunghezza a
prua e a poppa, dando un nuovo shape alla tavola che avevo già realizzato. La
tavola che ho poi provato era veramente strana alla vista ma era davvero
eccezionale. Aveva ancora un sacco di portanza ma era molto più morbida e
maneggevole, e reattiva a ogni minima pressione col piede. Essendo convinto
che fosse valida, l’ho poi fatta provare a Ben Severne a Margaret River ed è
davvero rimasto sconvolto da quanto la tavola andasse bene! Ho quindi
sistemato ancora qualche piccolo dettaglio, diminuendo ulteriormente la
lunghezza. Queste tavole ormai andavo davvero bene. Abbiamo provate le tavole
ovunque da Gnaraloo a Geraldton ed anche in Indonesia. Le ho poi fatte provare
ad un po’ di top rider ed ho avuto un ottimo feedback. Grazie a queste
informazioni, ho poi fatto ulteriori piccole modifiche, facendo un sacco di
testing e di regolazioni. Dopo qualche centinaio di prototipi sono davvero
contento di vedere il prodotto finale frutto di questa evoluzione senza
precedenti. Ho realizzato le tavole NuEvo/Chopper dai 60 ai 120 litri, e sono stato
davvero fortunato ad esser circondato da gente così competente che mi
potesse dare dritte e spunti per migliorare ulteriormente. Non vedo l’ora di
rimetterci su le mani e vedere quale sarà il prossimo stadio delle NuEvo!”.
Costruzioni disponibili: Wood, Carbon.
FLARE: I Flare sono le tavole Starboard puramente dedicate al freestyle.
Accelerano in maniera impressionante, dando una sensazione di compattezza
sia nella manovre slashate che in quelle aeree, staccando e curvando senza il
minimo sforzo, reagendo all’istante ad ogni minimo stimolo del rider. Sono
molto leggere ma comunque estremamente resistenti. Lo shape è bilanciato al
millimetro e il loro carattere aggressivo spinge il rider ad andare sempre più
alto e sempre più cattivo, per chiudere tutti gli ultimi tricks e combinazioni con
la massima aggressività e fluidità, avendo anche la consapevolezza che la
tavola li aiuti a completare le manovre anche quando non sono perfette. Il
range poi offre varie misure garantendo la scelta perfetta per i rider di
qualsiasi dimensione, età e spot d’utilizzo: Flare 91,101,111,116
I nuovi shape iper-compatti aumentano notevolmente il controllo, la risposta
immediata e la velocità in rotazione. È più aggressiva che mai, veloce e
planante. La nuova poppa, ancora più larga e voluminosa funziona da perno,
permettendo al rider di unire in combinazione qualsiasi manovra gli venga in
mente, chiudendoli perfettamente. Le nuove scasse leggerissime Slot Box e la
finitura senza vernice sul carbonio nudo riducono il peso drasticamente,
rendendo i nuovi modelli sviluppati da Taty Frans e Kiri Thode più leggeri e
reattivi che mai. Le nuove 91,101 e 111 riprendono lo shape di chiglia delle
velocissime tavole slalom iSonic, offrendo uno spunto ed una velocità di punta
da urlo. Sopra a questo telaio da macchina da corsa, è stato appositamente
sviluppato uno shape freestyle purosangue, che offre ai nuovi Flare un controllo
senza precedenti, permettendo di ruotare alla massima velocità, senza la
minima fatica. La distribuzione del volume è uniforme e bilanciata su tutta la
lunghezza, con una extra aggiunta a poppa in modo che la tavola faciliti e
perdoni anche gli errori del rider, senza ingavonarsi anche nell’acqua più
choppata. I rail sono completamente squadrati a poppa, per permettere alla
tavola di staccare e di rilasciare l’acqua senza la minima turbolenza. Con ogni
pompata, la tavola accelera immediatamente e in maniera pulita. Per renderle
poi il più leggere possibile, su tutti gli shape è stata usata la leggerissima
scassa SlotBox di 70grammi di peso, combinando il tutto con una finitura con
carbonio a vista. I modelli 91,101 e 111 sono shape completamente nuovi. Questi
tre modelli presentano un nuovo profilo iper-compatto, poppe maggiorate e rail
più squadrati a poppa. Costruzioni disponibili: Flare 91,101,111,116 in Carbon;
Flare ProKids 60 e 72 in Technora.
39
QUAD
NuEVO
FLARE
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cattura ogni singola emozione
goGoal FUNPermette riprese a 60/50fps per realizzare video in HD“slow-motion”. Video in qualità Full HD 1080p oppurefoto a 8 MPx con obiettivo grandangolare 170 gradi.Display anteprima per il posizionamento e la ricerca del-l’inquadratura. Telecomando in radiofrequenza utilis-simo per lo “Start e Stop” della registrazione, rendendosemplice girare brevi clip. Con goGoal FUN potrete ri-vedere le vostre performance, la soluzione ideale percondividere video e immagini con gli amici attraversoi più famosi social network (YouTube™, FaceBook™, ecc.)Utilizzabile in altri sport con gli accessori dedicati.
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10-13 maggio 2012
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NICOLO’ VIOLATIHo avuto la fortuna di vedere l’evolversi della fotografia sportiva applicata
al nostro bellissimo sport, a tu per tu con i migliori fotografi e atleti nel
corso degli ultimi venti anni. Sicuramente la parte più bella e artistica per
un fotografo di windsurf è lo scatto in acqua! Ricordo ancora le vecchie
custodie in vetroresina e alluminio custom-made a Hookipa... serviva un
grande allenamento per tenerle in acqua con le onde e la corrente, i
fotografi erano sempre alla ricerca di materiali e invenzioni per
migliorarsi. Gianni Squitieri era il nostro fotografo portabandiera e
sicuramente negli anni 90 uno dei top water photographer di windsurf a
livello mondiale. Quando scattava con Cesare (Cantagalli) poi l’affiatamento
era perfetto e la copertina di Wind Mag sempre la sua! Queste custodie
impermeabili si attaccavano anche sull’albero della tavola e si scattavano
foto con un radiocomando del tipo da aeromodellismo, era sempre una
sorpresa andare a vedere le diapositive sviluppate al laboratorio!
Oggi tutto è cambiato, il digitale ha preso il sopravvento, tutto è immediato,
la foto è pronta appena scattata (ecco perchè in fondo anche i social
network hanno successo) e si può regolare subito il tiro... luce... messa a
fuoco... inquadratura... Pesi, dimensioni e costi si sono ridotti a tal punto
che oggi è possibile con poche centinaia di euro acquistare un kit per fare
foto sportive dall’acqua e dal windsurf in modalità autoscatto in pochi
minuti. Ecco a voi qualche mia azione, il fotografo ovviamente è Niccolò
Violati!
FEDE LACROCENel nostro sport, come in tanti altri, l’aspetto mediatico ricopre da sempre
un importante ruolo, a volte addirittura più significativo di quello
agonistico.
Ogni anno, infatti, le aziende investono tempo, denaro ed energie nella
produzione di materiale fotografico e video per pubblicizzare i propri
prodotti e cercano, negli atleti che sponsorizzano, persone in grado di
promuovere i loro marchi, oltre che con il loro talento, attraverso i più
disparati mezzi di comunicazione.
È così che la ricerca di scatti fotografici e riprese video in grado ogni volta
di catturare al meglio l’azione e i suoi protagonisti, che siano il rider,
l’attrezzatura o il contesto circostante, ha un ruolo chiave per ogni brand e
rider che voglia costruire con credibilità la propria immagine.
Allo stesso tempo, però, la fotografia e i video non sono solo uno strumento
di marketing, ma anche un mezzo di comunicazione e condivisione di
momenti e delle emozioni, uno stimolo all’immaginazione dello spettatore
che inevitabilmente si sente trasportato dentro a ciò che sta guardando.
Vuoi per egocentrismo e manie di protagonismo, vuoi per desiderio di
condivisione delle emozioni e sensazioni che provo ogni volta che vado in
acqua, ho sempre avuto una discreta propensione al lato mediatico dello
sport, a tal punto da ricercare, quasi con una certa ossessione, occasioni
per farmi immortalare. Ora che il windsurf per me non è più una
professione, ma è tornato a essere solo ed esclusivamente una grande
LA TECNOLOGIA È SEMPRE PIÙ ALLA PORTATA DI TUTTI. UN CHIARO ESEMPIO NE È LA PICCOLA E MERAVIGLIOSA TELECAMERA GO PRO, CHEHA RIVOLUZIONATO IL MONDO DEI VIDEO E HA APERTO LE PORTE AI TANTI RIDER CHE SI AUTOPRODUCONO I LORO VIDEO E FOTO.
IL TEAM 99 CI SPIEGA MEGLIO COME OTTENERE DEGLI OTTIMI RISULTATI E COME OTTIMIZZARE AL MEGLIO L’UTILIZZO DI QUESTO OGGETTO.E SE NON LO AVETE ANCORA FATTO… CORRETE A COMPRARE LA VOSTRA NUOVA GO PRO HD HERO 2!
Photo tecnique
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TESTO DI Cesare Cantagalli, Federico LaCroce, Nicolò Violati, Renato Vitale | FOTO DI Nicolò Violati
Fede LaCroce a Oahu (Hawaii) durante il photoshooting NoveNove.
Nicolò Violati in Sudafrica a Yzerfontein.
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passione, il tempo e le opportunità per produrre materiale foto/video si sono
drasticamente ridotte, per fortuna, però, negli ultimi anni la tecnologia ha fatto
passi da gigante e oggi ciò che una volta era possibile fare solo con fotografi
specializzati e attrezzature molto costose, è praticamente alla portata di tutti.
Con questo non voglio dire che i fotografi hanno perso il loro lavoro, anzi, la
loro esperienza e le loro capacità fanno sempre la differenza, ma con un
oggetto come la GoPro, che potrebbe essere facilmente scambiato per uno dei
giochi di mia figlia, oggi chiunque può letteralmente diventare protagonista
dell’azione. Questa scatolina, rivoluzionaria e forse anche un po’ magica, è in
grado di scattare foto e girare video in automatico di altissima qualità e in ogni
contesto.
Basta, quindi, munirsi di qualche accessorio (consiglio vivamente il Flymount,
Renato Vitale.
Immagini di repertorio: Cesare Cantagalli. © Gianni Squitieri
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www.flymount.com), e un po’ di creatività, per inventarsi angoli
diversi da cui inquadrare la propria azione. Che sia dall’albero, dal
boma, dalla tavola o in POV (point of view, ovvero dalla testa) è un
attimo avere una bella foto o un bel video. Si pensi al classico
scatto con il mast mount, è sufficiente una normalissima planata
per avere una foto da pagina pubblicitaria! Se volete poi arricchire
l’immagine con qualcosa di più radicale, è il momento di passare
al livello successivo e di concentrarsi sul gesto atletico, in questo
Renato è un vero maestro e vi svelerà ogni segreto.
CESARE CANTAGALLIHo pensato di allegare qualche vecchia foto di archivio per dare
testimonianza dell’evoluzione tecnologica che grazie alle
moderne nuove camere digitali, e aziende come GoPro (la più
utilizzata e venduta a livello amatoriale e professionale) sono
riusciti a sviluppare camere di dimensioni così minime da
eliminare totalmente ogni tipo di ingombro e peso, rendendosi
totalmente ininfluenti e limitanti alla performance. La differenza
sta proprio nelle dimensioni e nella praticità di utilizzo, oltre al
ridotto costo se pensiamo che solo uno scafandro per una
macchina fotografica di tipo reflex o telecamera, costa intorno
ai 2000/2500 Euro + macchina + tutta l’ingegneria per tenerlo in
piedi. Con una manciata di centinaia di euro puoi oggi
privilegiarti di auto-riprenderti e fotografarti in totale libertà.
Oltre a diventare un oggetto di ripresa video/fotografica
utilizzato a livello professionale e amatoriale, la GoPro può
rendersi estremamente utile per migliorare il nostro stile… e di
questo ce ne parlerà Renato Vitale.
La GoPro è anche un utile strumentoper migliorare l’impostazione dellapropria surfata.
Immagini di repertorio: Cesare Cantagalli.© radiomount_ Alfonso Bresciani
Federico LaCroce in Bottom.
RENATO VITALEL’utilità della GoPro è quindi, a parte la facilità di organizzare e produrre video
e photoshooting per riviste, sponsor e media, quella altamente didattica per
migliorare le proprie prestazioni, rivedendosi, frame dopo frame, dalle
angolazioni più disparate e originali, nei nostri movimenti sulla tavola, tra le
onde, con quel boma tra le mani. Oltre che del nostro naturale egocentrismo,
dobbiamo munirci di un grande senso di autocritica tecnica ed umiltà, senza
delle quali è impossibile migliorarsi. Entrando nello specifico vi elenco una
serie di punti da osservare con occhio critico/tecnico/didattico per ottimizzare
le nostre performance di waveriding, utilizzando una GoPro montata sulla tasca
d’albero (precisamente vicino alla penultima stecca) dal lato della surfata e
non dei salti:
1- La posizione del nostro corpo è la cosa più importante, come muoviamo e
spostiamo le mani sul boma dal bottom turn al cut back.
2- Come anticipiamo o ritardiamo la rotazione delle spalle con la testa (ci
vorrebbe un articolo a parte su questo punto) sul cut back, elemento decisivo
per radicalizzare e stilizzare le nostre surfate.
3- Il “gioco di gambe”, piegamento e distensione, la base tecnica/dinamica di
qualsiasi sport, dall’atletica al surf, dal golf alle bocce…!
4- La traiettoria e il raggio delle curve sul bottom turn, se effettuiamo una sola
curva, decisa, o varie, piccole, timide curvette.
5- L’effettivo utilizzo dei pesi, front e backfoot e in quali momenti della surfata.
6- I bordi, li infiliamo in curva dalla poppa fino quasi alla prua o utilizziamo solo
la parte posteriore dalle strap alle pinette.
7- Verticalità e timing, “waveriding masterpieces”.
8- Fluidità dell’intera surfata.
Riguardandovi sullo schermo noterete con piacere delle similitudini tecniche e
stilistiche con i vostri miti windsurfistici da imitare, e sarete orripilati dalle
espressioni del vostro viso impegnato in action e da movimenti orrendi durante
la vostra session. È qui che l’umiltà ed il senso autocritico devono uscire fuori
per correggersi e migliorarsi, video dopo video, uscita dopo uscita.
Un consiglio: iniziate dall’impugnatura delle mani, bisogna lavorare su quel
boma per muovere quella tavola sotto i piedi, ogni spostamento delle mani sul
boma cambia i pesi e facilita, velocizza o rallenta le nostre curve.
E con le riprese effettuate dalla penna dell’albero tutti questi elementi saranno
facilmente riscontrabili (escluso le vostre facce, si vede solo la testa da sopra
ed eventuali calvizie, ma non disperate, ne soffrono in tanti, Naish, Polakow,
McKercher, Pritchard…). Esistono parecchi programmi per estrapolare singoli
frame dai video, sicuramente la qualità non sarà ottimale per poi utilizzarle per
i media, ma ottima per taggarsi e fare i galletti sui tanto amati social network…
egocentrici noi? Ma va...
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Didattica
AIR CHACHOQuesto è un trick davvero difficile. Riesco ad
avere una buona media mure a destra ma resta
pur sempre una delle poche manovre che non
riesco a chiudere anche sulle altre mure, e da
qui si intuisce quanto sia difficile e spaventosa. È
davvero una sensazione strana e precaria, in
quanto devi iniziare la rotazione come un
normale Forward Loop, poi mollare la mano
anteriore e passare sotto la bugna, andando a
girare la vela in aria come una Duck Jybe.
Sembra quasi paradossale come rotazione, però
ROBBY SWIFT, CON LA COLLABORAZIONE DEL TEAM JP E DI AXEL REESE (REMEDIA.DE), CI HA AIUTATO NEGLI SCORSI NUMERIA RIPASSARE LE DIVERSE TIPOLOGIE DI SALTO; ORA È IL TURNO DELLE EVOLUZIONI PIÙ PAZZE! LEGGETE CON ATTENZIONEQUESTI IMPORTANTI CONSIGLI E APPENA POTETE CORRETE IN ACQUA PER METTERLI IN PRATICA.
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TESTO DI Robby Swift | FOTO DI Darrell Wong | THANKS TO remedia
la prima volta che l’ho provata mure a destra
l’ho quasi chiusa immediatamente, quindi, per
qualche ragione, funziona ed è abbastanza
naturale… Forse dovrei mettermi a provarle
anche mure a sinistra. Adesso che ci penso,
magari mi sono auto-persuaso con questa
introduzione :-)
STEP BY STEPPIC 1: Scegli lo stesso tipo di rampa che vorresti
se dovessi staccare un normale Forward. Lasca
leggermente e arretra la mano posteriore verso
bugna.
PIC 2: Cazza la bugna con la mano posteriore,
piegando le gambe e girando la testa verso
poppa, proprio come per un Forward.
PIC 3: Ora comincia la parte problematica! Molla
la mano anteriore e vai a prendere la bugna,
facendola passare sopra a quella posteriore,
restando sulle stesse mure iniziali. Una volta
presa la bugna con la mano anteriore, molla
quella posteriore ed infilati al di sotto della bugna.
PIC 4: Rimetti la vecchia mano posteriore (che
ora è diventata quella anteriore) sul boma,
cercando di arrivare almeno all’altezza delle
cimette del trapezio, appena più indietro della
normale presa in andatura, e poi stringi con
forza.
PIC 5: Una volta che anche la mano posteriore è
nuovamente sul boma sei ora in una posizione
abbastanza favorevole. La rotazione prosegue in
maniera abbastanza naturale, devi solo
ricordarti di guardare oltre la spalla posteriore
per andare a scorgere il punto d’atterraggio.
PIC 6: A questo punto devi prepararti a passare
velocemente sotto la bugna, e il vento, per un
secondo, verrà dalla parte opposta della vela. È
una posizione davvero strana, ma se hai
abbastanza spazio continuerai a ruotare senza
far niente.
PIC 7: Lo sguardo ora si rivolge al punto in cui
andrai ad atterrare. Cerca di atterrare di poppa,
in modo da attutire l’impatto, proprio come un
Forward Loop, in cui però la vela gira
bruscamente all’ultimo secondo.
PIC 8: Il vento ora sta per riempire nuovamente
la vela dalla parte giusta. Devi aprire
leggermente la bugna in modo che la vela possa
riacquistare potenza, preferibilmente prima
d’impattare l’acqua.
PIC 9: La vela si sta riempiendo nuovamente ed
appena toccherai l’acqua, ti strattonerà con
violenza, quindi devi essere pronto a
contrastarla. È per questo motivo che conviene
tenere le mani più arretrate rispetto alla
normale andatura, in quanto se fossero troppo
avanzate, la vela verrebbe strappata dalla mani
molto più facilmente.
PIC 10: Ho impattato l’acqua ed a volte
l’atterraggio può fare un po’ male alla schiena, in
quanto la vela tira veramente in maniera
notevole. Ti devi preparare all’impatto ed essere
pronto a contrastarla.
PIC 11-12: Adesso assumo nuovamente il
controllo della vela bugna in avanti. È piuttosto
difficile chiuderle perfettamente e quindi aiuta
saper ripartire velocemente dall’acqua bugna in
avanti, fortunatamente per questo non serve
tutta la parte precedente.
PIC 13: La vela a questo punto mi tira fuori
dall’acqua e posso rigirarla sulle mure corrette.
PIC 14: Giro la vela.
PIC 15-16: Ripartendo penso tra me e me: “È
andata meglio di quanto sperassi, magari dovrei
farle più spesso!”.
CRAZY PETEQuesta è una manovra che pochi riescono a
chiudere bene. La rotazione di per sé non è difficile,
ma l’atterraggio bugna in avanti è piuttosto tecnico.
È un trick che però vale la pena chiudere, anche
perchè nel bel mezzo della rotazione si prova una
sensazione di assenza di gravità che è davvero bella.
PIC 1: Kauli stacca da una rampa bella ripida, come
se volesse fare un Push Loop o un Back Loop.
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PUSHLOOP FORWARDQuesto è in assoluto il mio trick preferito. Non mi
basta mai. E non si possono neanche fare tutti i
giorni. Serve infatti vento a palla e anche rampe
ripide. Ne ho chiuso qualcuno con la 4.7 ma
veramente sovrainvelato ed ho visto anche Philip
Koster chiuderli con la 5.0 ma anche lui
sovrainvelato all’inverosimile. Le mie misure
preferite per chiuderli però sono dalla 4.5 in giù. Il
top è con la 3.6 in esplosione.
PIC 1: Come si nota dalle ochette dietro l’onda, il
vento non manca assolutamente. Kauli sta usando la
4.2 ed ha puntato una grossa onda a tutta velocità e
in piena potenza.
PIC 2: Qui comincia a salire in cielo, andando quasi
completamente verticale. Tiene le gambe piegate, in
modo che anche la chiglia della tavola crei portanza
e lo faccia salire ancora di più. Il suo corpo è tutto
raggruppato, pronto per innescare una rotazione
molto veloce.
PIC 3: Mentre inizia già a ruotare, si percepisce la
sua velocità e come sia ancora in fase ascendente.
PIC 4: Butta la testa verso poppa per innescare la
rotazione di un Pushloop da manuale. Non conviene
girarla lateralmente in quanto la rotazione
risultante sarà più difficile da controllare e quasi
impossibile da abbinare al Forward. Questo punto è
fondamentale.
PIC 5: Da questa foto si nota bene quanto la
rotazione sia verticale. L’albero gli passa proprio
sotto, non di fianco.
PIC 6: Kauli si ritrova ora sopra a tutto il suo
materiale, con le gambe piegate e lo sguardo rivolto
verso l’acqua.
PIC 7: A questo punto ha già quasi ultimato la
rotazione in Pushloop. Il vento ora sta già gonfiando
PIC 2: Come si vede dalla foto, il brasiliano
rannicchia le gambe e piega le braccia. Cerca di
restare il più vicino possibile alla vela, in modo da
controllarne al meglio la potenza e salire il più
possibile.
PIC 3: Qui continua a salire, e comincia ad
accennare la rotazione, ma non fa niente con la
vela fino alla prossima foto, sta solamente
guardando leggermente oltre la spalla anteriore.
PIC 4: Kauli ora comincia a spingere la vela in
rotazione, guardando verso poppa oltre la sua
spalla anteriore. La tavola però è ancora dritta,
lasciandosi le gambe dietro come per la rotazione
di un Push Loop Table Top.
PIC 5: La vela ha già compiuto la rotazione ed ora
molla la mano posteriore per farla girare in aria,
mentre tiene d’occhio il punto d’atterraggio.
Foto 6: In questo istante Kauli vola leggero come
una piuma, mentre cerca di girare le mani andando
a prendere la vela sulle nuove mure.
PIC 7: Ora la mano anteriore è nel posto giusto
sulle nuove mure, e sta cercando di fare lo stesso
anche con la mano posteriore.
PIC 8: È proprio in questo punto che la manovra
diventa piuttosto complessa. Bisogna cazzare la
vela con la mano posteriore in modo da
riacquistare potenza per ammorbidire l’atterraggio,
ma non troppa, altrimenti ti sbilanci troppo verso
prua e non atterrerai correttamente.
PIC 9: Qui si nota come Kauli durante la fase
discendente riacquisti potenza nella vela. Deve
spostare il peso da una parte all’altra, in quanto a
questo punto cadrebbe in acqua proprio in mezzo a
tavola e vela. Ha quindi bisogno di rannicchiare le
gambe per tirarsi la tavola sotto il sedere e
atterrare correttamente, controllando la potenza
della vela.
PIC 10: La tavola gli è quasi tornata sotto, e sta
tornando in posizione normale al rientro, coi piedi
girarti.
PIC 11: A questo punto si ritrova praticamente in
posizione normale al rientro, ma con i piedi girati al
contrario.
PIC 12: Proprio come l’Air Chacho, devi ripartire
bugna in avanti.
PIC 13: Ora rigira la vela dalle mure giuste e riparti.
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la vela al contrario. Questa fase è cruciale perchè è
proprio così che la rotazione viene fermata ed è
possibile gestire la combinazione. Se così non fosse,
non riuscirai mai a invertire la rotazione innescando
il Forward.
PIC 8: Kauli ha fermato la rotazione in Pushloop e si
prepara ora ad innescare il Forward. Sposta
progressivamente il peso verso poppa in modo da
poter tirare la bugna per ruotare il Forward. A
questo punto non devi far altro che aspettare che il
vento riempia la vela abbastanza per farti invertire
la rotazione. Se anche dovessi tirare ora con tutta la
forza che hai, non accadrebbe nulla.
PIC 9: A questo punto ci si ritrova nella stessa
identica posizione di un normale Forward esitato. Il
vento viene dalla parte giusta della vela ma non ha
ancora generato abbastanza potenza per iniziare.
Devi aspettare ancora un po’.
PIC 10: Una volta che senti la potenza crescere nella
mano posteriore, puoi finalmente cominciare a
tirare. Le gambe ora sono abbastanza distese, ma
verranno subito rannicchiate per innescare il
Forward. La mano posteriore è già arretrata
parecchio verso bugna. Questo dettaglio è
fondamentale, in quanto permette di sfruttare al
massimo tutta la potenza disponibile.
PIC 11: Ora devi tirare con tutta la tua forza, girando
lo sguardo verso poppa, guardando oltre la spalla
posteriore. Devi crederci e buttarti a testa bassa,
altrimenti non girerai. Inizialmente sarà ancora più
difficile, ma poco a poco ti abituerai a gestire al
meglio la potenza nella vela. Rannicchia poi le
gambe per girare quanto più velocemente possibile.
Sebbene sia ancora abbastanza alto, perdi quota
molto velocemente, quindi la rotazione dev’esser
molto repentina.
PIC 12: A questo punto continua a tirare con tutta la
tua forza, tenendo sempre le gambe piegate. Si nota
come la rotazione sia molto più laterale e non
verticale, cosa che avviene quasi automaticamente.
Ciò è positivo, in quanto risulta più gestibile e
controllabile, senza correre rischi di cadere sopra
all’attrezzatura. Ora devi solo sperare di essere
andato abbastanza alto da poter completare anche
la rotazione del Forward!
PIC 13: Continua a girare, mentre prendi sempre più
velocità. Non c’è scampo. L’atterraggio di schiena
sarà piuttosto duro. Anzi, molto duro. Io infatti
spesso preferisco mettermi un trapezio con impact
vest o una muta in più quando faccio questo trick,
perchè si prendono delle sberle non indifferenti! In
ogni caso, la sensazione che provi nel chiudere
questa combinazione è così eccezionale che un po’
di dolore passa immediatamente in secondo piano!
PIC 14: Atterrato! Che spettacolo. Chiudere un Push
Forward mi da veramente una sensazione di
conquista. Solo in windsurf è possibile abbinare due
rotazioni completamente opposte, andando prima
completamente all’indietro e poi completamente in
avanti, tutto in un unico salto. Il riuscire a provare
questo tipo di rotazione ti fa sentire speciale, in
quanto sai che ben pochi rider al mondo possono
dire di averla condivisa con te.
PIC 15: È ora di ripartire. L’atterraggio di schiena è
stato abbastanza duro, la testa e il collo sono
ancora doloranti ma si muovono freneticamente
verso la spiaggia per controllare che qualcuno dei
tuoi amichetti ti abbia visto!
Da paura!!!
50
Ita events
Gian Mario Pischedda, local di Cala Pischina e organizzatore del NSWC 2012.© Emanuela Cauli
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INTERVISTA DI Fabio Calò TESTO DI Andrea Rosati FOTO DI Emanuela Cauli, Adele Frola
NSWC 2012 - CAMPIONATO ITALIANO WAVE 2012 AICW/WINDSURF NATION.DOPO UN LUNGO PERIODO DI STAND-BY, IL TANTO ATTESO MAESTRALE È ARRIVATO SULLE COSTE DELLA NORTH SHORE SARDA PORTANDO CON SÉ LE MAGICHE ONDE CHETUTTI SI ASPETTAVANO. DUE GIORNI DI MAREGGIATA PER DECRETARE IL CAMPIONATO ITALIANO WAVE 2012. ALL’EVENTO I 24 TOP RIDER NAZIONALI DELLA DISCIPLINAACROBATICA PROVENIENTI DA OGNI REGIONE D’ITALIA SI SONO DATI BATTAGLIA NELL’ANFITEATRO NATURALE DI CALA PISCHINA A COLPI DI AERIAL OFF THE LIP, FORWARDLOOP ED ALTRE MANOVRE STELLARI. DETENTORE DEL TITOLO, IL PLURI-TITOLATO ANDREA ROSATI, DI CASTEL GANDOLFO, CHE QUESTA VOLTA SE LA DOVEVA VEDERE CONUNA NUTRITISSIMA SCHIERA DI GIOVANI SURFISTI DESIDEROSI DI VITTORIA, NONCHÉ COL GRANDE LOCAL E MAGICO ORGANIZZATORE DELL’EVENTO GIAN MARIOPISCHEDDA. ALLA FINE NE È USCITO VINCITORE ANCORA LUI, ANDREA ROSATI, CHE COSÌ SI VEDE ASSEGNARE IL 4° TITOLO ITALIANO DI CATEGORIA WAVE.
Lo spot!© Adele Frola
Le regole di Cala Pischina.© Emanuela Cauli
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IL N.S.W.C (North Sardinia Wave Contest)
organizzato dallo Yacht Club Olbia, insieme al
local Gian Mario Pischedda, è stato un evento top
level in tutti i sensi. Team di giudici (Windsurf
Nation) super professionali, moto d’acqua pronta
a riprendere i rider finiti a rocce, speaker
d’eccezione Luca Gentili e Andrea Polloni, il tutto
condito dal gotha del wave italiano e da
condizioni molto impegnative e difficilissime.
Cala Pischina è famosa per i suoi scogli
affioranti tra le onde e l’assenza totale di
spiaggia nei punti critici dove i surfisti si
esibiscono. Diversi i casi di rotture e di visite alle
rocce sarde che hanno selezionato le varie heat.
Ottimo il nuovo sistema di punteggio, molto
simile alle gare del surf mondiale, che ha
premiato gli atleti più stilosi e più spettacolari,
dove venivano contate, ai fini del punteggio della
performance degli atleti, due onde ed un salto,
quindi era necessario giocare il tutto sulla
radicalità e sulla qualità, lasciando da parte la
quantità.
Il report della gara lo avete già potuto leggere su
funboardmag.com e sul sito della aicw. In questa
sede invece vogliamo presentarvi Gian Mario
Pischedda, atleta e organizzatore, che ci
racconta la gara dal suo punto di vista e ci darà
qualche utile consiglio su come organizzare al
meglio un Campionato Italiano.
Andrea Franchini, uno dei rider più in forma.© Adele Frola
Andrea Rosati, Campione Italiano Wave 2012.© Adele Frola
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Gian Mario, ti aspettavi un tabellone da 24
atleti?
Sinceramente no, pensavo di raggiungere un
massimo di 15 iscritti ed invece è stato un
successone con 24 rider pronti a darsi battaglia
nelle splendide acque del Nord Sardegna.
Quali sono i vantaggi e svantaggi delle gare a
chiamata?
Per me in Italia l’unico modo per fare gare wave è
sicuramente quello a chiamata con un periodo
d’attesa di almeno 2 mesi. Purtroppo non viviamo
né in Sud Africa, né alle Canarie, perciò è molto
improbabile che faccia vento e onda proprio il
giorno in cui si è deciso già da tempo di fare la
gara.
Ci puoi raccontare cosa hai dovuto fare per
organizzare il Campionato Italiano Wave in
modo da aiutare chiunque altro si voglia
cimentare in questa impresa?
Organizzare una tappa del Campionato Italiano
Wave non è tanto difficile, ma nemmeno
semplicissimo.
1) Per prima cosa ci si deve accordare con
Windsurf Nation che è stata incaricata dalla A.I.C.W.
(ASSOCIAZIONE ITALIANA CLASSI WINDSURF) per
seguire le discipline wave e freestyle;
2) Scelta del periodo di gara e dello spot che nel
mio caso è stato dal 01/05/2012 al 24/06/2012, con
Il vostro capo-redattore centra il suo migliorrisultato di carriera, II classificato.© Adele Frola
Raimondo Gasperini, III classificato. Intramontabile.© Emanuela Cauli
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tre diversi campi di regata per avere la possibilità
di spostarci in base alle condizioni;
3) Cercare gli sponsor per sostenere la
manifestazione;
4) Ricerca di una moto d’acqua per l’assistenza a
mare;
5) Ambulanza per l’assistenza a terra;
6) Autorizzazioni da parte della capitaneria per lo
svolgimento della regata;
7) Scelta degli alloggi convenzionati per atleti,
giudici e fotografi;
8) Ricerca di un ristorante adatto alla cena sociale
e di un bar per la premiazione;
9) Scelta della perturbazione giusta per chiamare
la gara.
Quali sono state le difficoltà maggiori?
La più grossa difficoltà è certamente quella di
trovare gli sponsor che credono nel windsurf
soprattutto in questo periodo di crisi. Ho provato
a bussare alla porta sia del Comune che della
Regione, ma non c’è stato niente da fare. La cosa
migliore sarebbe che ogni ditta del settore desse
un contributo per sostenere le regate. Per
esempio, se case costruttrici italiane come RRD,
DROPS, CHALLENGER SAILS, POINT SEVEN,
NOVENOVE, MAVERX, AL360, TECNOLIMITS e
importatori dei marchi JP, NEIL PRYDE, GOYA,
QUATRO, FANATIC, NORTH SAILS, TABOU, GAASTRA,
STARBOARD, SEVERNE dessero anche solo 300,00
euro a testa, si raggiungerebbe la stratosferica
cifra di 4800,00 euro che servirebbe tra l’altro
anche come rimborso spese per gli atleti.
Purtroppo in Italia c’è il problema che ormai tutti
sono promoter, ma atleti reali, che partecipano
alle gare, sono troppo pochi e la colpa è delle
case costruttrici che dovrebbero imporre ai
presunti promoter di partecipare alle regate.
E quali sono state le soddisfazioni?
La soddisfazione più grande è stata quella di
vedere finalmente un bel tabellone con 24 atleti,
molti giovani tra cui Francesco Cappuzzo di soli
15 anni e meno giovani come Maurizio Segarich
che, a 58 anni suonati, non ha di certo sfigurato
dimostrando ottime doti sia in surfata che nei
salti e facendo sentire giovane anche uno come
me! (41 anni…). Un’altra grande soddisfazione è
stata anche quella di aver organizzato una gara
finalmente priva di contestazioni e polemiche
dove, come dice Piro, un sano agonismo ha
prevalso su tutto.
Il fortissimo freestyler Japo Testa si è cimentatoanche nel wave dimostrando una buona
confidenza con le onde. Un esempio da seguire!© Emanuela Cauli
Francesco Cappuzzo, IV posto per il quindicenne siciliano.© Emanuela Cauli
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Come è andata la gara in generale?
Dal punto di vista delle condizioni siamo stati
sfortunati perché, malgrado le previsioni
promettessero bene, il primo giorno l’onda è
entrata nel tardo pomeriggio non consentendoci
di finire il primo tabellone, anche se l’ultima heat
l’abbiamo terminata alle 21:15. Il giorno dopo,
abbiamo concluso il single con la vittoria di
Rosati su Calò in finale.
Purtroppo, a causa del calo del vento, ma
soprattutto dell’onda, sebbene le previsioni
dessero 3 metri, non siamo riusciti a finire la
double elimination. Un vero peccato per chi come
me voleva rifarsi.
E la tua prestazione?
La mia gara ha subito un brusco stop quando
nella heat si è presentato un certo Calogero che
a suon di Forward esitati e surfate da paura mi
ha rotto il culo. Lo conosci?
Abbiamo visto tanti volti nuovi e giovani,
anche alcuni slalomari reduci dal Open Water
Challenge di Oristano, conclusosi giusto il
giorno prima. Cosa ne pensi di questo
ritorno di interesse verso le gare?
È vero, tanti giovani, molti volti nuovi e
soprattutto gli slalomari che hanno dimostrato
di cavarsela egregiamente anche tra le onde
(Matteo Iachino e Andrea Ferin).
Abbiamo visto però pochi rider sardi
presenti alla gara, come mai?
Non sono d’accordo perché c’erano ben 8 atleti
sardi: Pischedda, Loppa, Barbieri, Segarich,
Barone, Gentilini, Paganini, Giorgi. Una tiratina
d’orecchie la darei però a rider di livello come
Matteo Spanu, Manuel Argiolas e Andrea Mariotti
che, pur avendo la gara a pochi chilometri da
casa, non ci hanno deliziato con le loro surfate.
Un vero peccato.
Vuoi ringraziare qualcuno?
Vorrei ringraziare gli sponsor: AUDIZENTRUM
COSTA SMERALDA, SARDATRANSPORT, ARBEKE,
CHALLENGER SAILS, DROPS, AL360, BEONE LOUNGE
BAR, RASENTI MATERIALI EDILI, CENTRO MUSICA,
I.EMME di Mereu Luigi, GLOBAL SERVICE di Tedde e
Lai, WHITE REEF, WINDPIRUS.
Un grazie particolare va ad Antonio Cappuzzo per
l’assistenza con la moto d’acqua, a Marco Piro e
Giuseppe Rasenti per l’ottimo buffet offerto
durante la premiazione al BE ONE, a Luca
Gentilini per aver condotto con arte magistrale le
fasi della premiazione. Per ultimo, vorrei
ringraziare ed elogiare i giudici Mirco Braghieri,
Gigi Colombo, Mario Bellini, Stefano Pisciottu e
Andrea Polloni per l’ottimo lavoro svolto.
Prossimi progetti?
Maggio-giugno NSWC 2013 Campionato Italiano…
LA CLASSIFICA DEL CAMPIONATO ITALIANO WAVE 2012AICW/WINDSURF NATION1. Rosati Andrea RRD, GAASTRA
2. Calò Fabio STARBOARD, NEIL PRYDE, MAVERX, AL360
3. Gasperini Raimondo STARBOARD, SEVERNE, AL360
4. Cappuzzo Francesco RRD, AL360
5. Infantino Federico QUATRO, GOYA SAILS, MAVERX, AL360
5. Ferin Andrea RRD, CHALLENGER, AL360
5. Franchini Andrea FANATIC, NORTH SAILS, MAVERX, AL360
5. Iachino Matteo F2, CHALLENGER, AL360
9. Testa Jacopo RRD
9. Pischedda Gian Mario CHALLENGER, AL360
9. Longo Fortunato RRD, CHALLENGER
9. Giorgi Giorgio CHALLENGER
9. Paganini Fabio
9. Serra Gabriele
9. Barone Giorgio
9. Lopa Marco
17. Caratelli Marco
17. Revel Gian Marco
17. Poli Manuel
17. Segarich Maurizio JP
17. Barbieri Giacomo RRD
17. Gentilini Luca JP
17. Beozzi Fabio RRD
LA GIURIAUfficiali di Regata FIV: Braghieri Mirko,
Bellani Mario, Polloni Andrea, Pisciottu Stefano
Giudici FW-AICW: Colombo Pier Luigi
Matteo Iachino, Campione Europeo IFCASlalom 2012. Anche lui ha gareggiato alCampionato Italiano Wave.© Emanuela Cauli
Andrea Ferin, atleta di Coppa del Mondo Slaloma suo agio con le onde di Cala Pischina.
© Emanuela Cauli
Federico Infantino, autore insieme a GabrieleSerra di un’entusiasmante heat al tramonto.© Emanuela Cauli
© Emanuela Cauli
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Ita events
Alberto Menegatti, 18 lati in 1:05:50. Sarà ilsuo il record da battere da ora in poi!
Alessandro Comerlatidetentore del record dellaOne Hour dal 1991...battuto quest’anno daAlberto Menegatti.
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TESTO DI Francesco Prati | FOTO DI fotofiore/canon
ALBERTO MENEGATTI BATTE LO STORICO RECORD DI ALESSANDROCOMERLATI. DOPO LUNGHI ANNI DI ATTESA E DI EDIZIONI NONREGOLARI, SI È PORTATA A TERMINE LA FAMOSA ONE HOUR SULLAGO DI GARDA ORGANIZZATA DAL CIRCOLO SURF TORBOLE.UN’ORA DI VELOCITÀ E STRAMBATE ATTORNO A DUE BOE POSTESUI LATI OPPOSTI DEL LAGO, SPONDA VERONESE E BRESCIANA.
Il forte atleta toscano della Compagnia della Vela Grosseto,Gigi Romano, a tutta velocità verso la boa della sponda veronese.
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Alberto Menegatti al 16° lato! Batte il record e riesce a farealtri due lati prima dello scadere dell’ora di gara.
Matteo Iachino, III classificato,inseguito da Marco Begalli.
II classificato, Patrick Diethelm.
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Con 69 partecipanti ha preso il via la prestigiosa
regata sabato 9 giugno con un vento che dopo un
inizio in sordina si è fatto sentire da metà gara
in poi. Solo una prova secca il sabato dove tutti
gli atleti (professionisti e non) si sono dati
battaglia fino all’ultimo secondo. Per molti si
potrebbe classificare come la maratona del
windsurf, una vera e propria fatica riuscire a
terminarla, causa il vento rafficato del Garda, il
chop e il percorso che costringeva a una
strettissima bolina mure a sinistra, e un gran
lasco mure a destra. Purtroppo molti atleti
hanno dovuto effettuare almeno due virate per
poter risalire e poter superare con una
strambata la boa posizionata sotto il Ponale.
Il local Alberto Menegatti, dopo la partenza di
massa a coniglio, è subito scappato in fuga,
inseguito da Patrik Diethelm che ha dovuto
confrontarsi con i giovani italiani Malte Reuscher
e Matteo Iachino, il quale dopo aver girato quasi
tutta l’ora in quarta posizione è riuscito a
sorpassare Malte e chiudere sul podio dietro a
Menegatti e Diethelm. Alberto Menegatti
compiendo 18 lati nell’ora a disposizione batte il
vecchio record di Alessandro Comerlati, che era
imbattuto sin dall’edizione del 1991, 16 lati in
1h04'35", e si aggiudica i 2000 euro di
montepremi.
Sentiamo cosa hanno da dirci i due protagonisti,
uno del presente e uno del passato:
Ciao Alberto, complimenti per aver vinto la
One Hour e aver battuto il record di
Alessandro. Raccontaci come è andata?
C’è da dire che la One Hour è sempre una gara
molto fisica, andare per un ora ininterrotta
dando sempre il 100% ti porta a vedere i tuoi
limiti. Fin dall'inizio mi sono portato al comando,
riuscendo piano piano a prendere sempre più
vantaggio... Pochi bordi dopo la partenza però il
vento è girato leggermente con la boa mure a
sinistra di bolina “stretta”, portando sempre con
se la paura di non riuscire a prendere la boa e il
rischio di perdere il primo posto ad ogni
momento. Sono riuscito comunque lottando a
mantenere la prima posizione e ad allungare nel
finale sugli inseguitori, ben memore anche del
record di Comerlati rimasto per tutta la gara nel
mio mirino, portandomi sempre a spingere il più
possibile senza mai cedere un momento...
Ciao Alessandro, abbiamo visto che eri
presente al Circolo Surf Torbole durante il
weekend della One Hour per tener d’occhio il
tuo vecchio record. Come hai vissuto questi
due giorni e cosa ci dici riguardo al nuovo
record di Menegatti e alla nuova era del
windsurf? Era veramente giusto il percorso?
Voci di corridoio dicono di no…
È stato interessante essere partecipe anche solo
come spettatore, mi sono divertito anche perché
ero sulla strada che guardavo la regata e i vari
passaggi per vedere un ennesimo tentativo di
battere il mio record, che risaliva a 21 anni fa. La
nuova era del windsurf? Sicuramente sono
cambiate moltissime cose, specialmente con il
vento leggero, potremmo paragonare i
cambiamenti che ci sono stati nella attrezzatura
da windsurf negli ultimi 20 anni come i
cambiamenti che ci sono stati nella F1 negli
ultimi 20 anni... E se era veramente corretto il
posizionamento del percorso…? L'unica cosa che
mi lascia un po’ perplesso è che nessuno sa dire
niente di preciso, ne di quanto era più corto il
percorso! Scherzo! So che girava la voce che il
percorso era più corto probabilmente di soli 100
metri che però moltiplicati per 16 sono 1600
metri, come fare la maratona di 42 km in 39 km.
È difficile ricordarsi la giusta distanza delle boe
da riva dopo tutti questi anni, visto anche che
per alcuni anni la One Hour era sparita e quasi
dimenticata. L'unico che può sapere la misura
esatta delle boe dalle sponde è il mitico Lino
Bonora con la sua corda, e comunque anche
guardando i vecchi filmati si capisce a occhio
nudo che il percorso era tutto più sottovento e la
boa era più vicina alla Conca. La mia non è una
polemica e capisco che con le correnti e la
profondità del lago poteva essere un problema
per l’organizzazione!
Alby? Grande Alby! Probabilmente se ci fossi
stato 20 anni fa mi avresti battuto lo stesso! Che
Expandpouf sia con te!!! Senza levare nulla ad
Alberto, che lo considero senza ombra di dubbio
uno dei 5 atleti più veloci al mondo con vento
medio leggero e che tra qualche anno se cambia
un po’ la testa e si allena di più con il vento forte
e sulle strambate e partenze, senza perdere
troppo tempo in spiaggia a cambiar stecche,
diventerà probabilmente il primo atleta italiano a
vincere un PWA!
Il life style del CST.
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UNA SERATA AL CSTDopo l’entusiasmante e altrettanto faticosa
prova portata a termine sabato pomeriggio il
Circolo Surf Torbole, sede dell’evento, si è
trasformato per accogliere la ricca serata di
intrattenimenti che prevedeva l’esposizione
delle nuove vele 2013 RRD, la cena di gala, la
sfilata per la presentazione ufficiale in
anteprima mondiale delle nuove mute della
collezione RRD e il primo beach party della
stagione. Una serata piena di appuntamenti e
con tanto divertimento che ha reso ancora di
più memorabile questa edizione. Peccato per
quelli che all’ultimo hanno deciso di non
partecipare alla competizione “spaventati” dalle
previsioni del tempo non certo favorevoli.
Nonostante questo il sole ha comunque fatto
breccia fra le nuvole sia nella giornata di
sabato che domenica garantendo lo
svolgimento regolare della gara con la famosa
Ora, il vento termico da sud del Garda.
Domenica è stato deciso di non gareggiare in
segno di rispetto per il grave lutto familiare che
ha colpito all’improvviso il giudice di regata
Claudio Alessandrello a cui la redazione di
Funboard porge le più sentite condoglianze.
Arrivederci al prossimo anno.
Malte Reuscher (IV classificato) eAndrea Rosati (V classificato)lottano fino all’ultimo metro.
Il nostro super collaboratore Francesco Prati.Andrea Ferin.
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NAME & SURNAME SAIL NR F/M CAT CIRCOLO SPONSOR N.LATI TEMPO1 MENEGATTI ALBERTO ITA 4 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE STARBOARD, GAASTRA 18 1:05:502 DIETHELM PATRIK SUI 20 M OPEN SILVAPLANA PATRIK BOARD, LOFT SAILS, NETSURFING SPORT 18 1:07:333 IACHINO MATTEO ITA 140 M OPEN LNI ALBISOLA F2, CHALLENGER 17 1:00:184 REUSCHER MALTE ITA 7777 M OPEN CIRCOLO VELICO NAREGNO RRD, POINT 7 17 1:00:535 ROSATI ANDREA ITA 0 M OPEN FREGENE VELA SURF RRD, GAASTRA 17 1:01:136 FAUSTER THOMAS ITA 106 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE NORTH SAILS, STARBOARD 17 1:03:127 BEGALLI MARCO ITA 415 M OPEN WINDSURF CLUB CAGLIARI STARBOARD, LOFT SAILS 17 1:03:278 PRATI FRANCESCO ITA 10 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE RRD, POINT 7 17 1:03:369 FERIN ANDREA ITA 1111 M OPEN AVW MARINA JULIA RRD, CHALLENGER 17 1:03:4910 VALENTI STEFANO ITA 604 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE STARBOARD, NORTH SAILS 16 1:05:2311 MARTINI BRUNO ITA 160 M JUNIOR CIRCOLO SURF TORBOLE RRD 16 1:10:1812 COLOMBO ELIA SUI 63 M JUNIOR CVLL - 15 1:00:3213 JAGGI KARIN SUI 14 F OPEN SWISS SAILING - 15 1:01:2814 ACTIS ROBERTO ITA 22 M OPEN CN ANDORA RRD 15 1:02:3315 ORSATTI JAN SUI 27 M JUNIOR CVLL - 15 1:02:4016 RIGHI ROLANDO ITA 171 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE - 14 1:04:3017 GABRIELLINI DAVID ITA 162 M OPEN ASD WINDSURF LIVORNO - 14 1:05:0618 PATUELLI SEBASTIAN ITA 848 M OPEN LNI ALBISOLA - 14 1:08:2819 VERHAGEN SEBASTIAAN ITA 997 M JUNIOR CIRCOLO SURF TORBOLE RRD 14 1:09:2020 BRONZETTI ARMANDO ITA 186 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE RRD 13 1:00:0421 SETTELE CHRIS GER 17 M OPEN ASC - 13 1:00:2122 BRUNETTI MAX ITA 95 M OPEN LNI ALBISOLA RRD 13 1:02:0723 COLOMBI MASSIMO ITA 56 M OPEN CIRCOLO VELICO CAPOLIVERI - 13 1:04:0124 FOGLI EDWARD ITA 101 M JUNIOR CDV GROSSETO - 13 1:05:2925 PURWITZER MARKUS AUT 73 M OPEN SCSW - 12 1:03:3826 CALÒ FABIO ITA 720 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE AL360 12 1:05:0127 FERRAZZI NOELIO ITA 180 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE - 12 1:05:0928 WENTER ROLAND ITA 94 M JUNIOR CIRCOLO SURF TORBOLE - 12 1:05:2029 BORDONI MARCO SUI 140 M JUNIOR CVLL - 12 1:06:5030 TAGNIN ENRICO ITA 104 M OPEN CIRCOLO SURF TORBOLE - 12 1:10:02
Per vedere la classifica completa, visita il sito www.circolosurftorbole.it
ONE HOUR CLASSIC - 8-9-10 GIUGNO 2012
Sotto il Ponale leraffiche di ventodurante la garasono diventatemolto forti!
I giovanissimi partecipanti allaOne Hour Classic, il nostro futuro.
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MR. TRICKTIONARY, MICHAEL ROSSMEIER (ROSSI) E IL PRO FREESTYLER CANADESE PHIL SOLTYSIAK SONO PARTITI PER UNA MISSIONE D’ESPLORAZIONE DELLEREMOTE E SCONOSCIUTE COSTE DEL KENYA. LAMBITE DALLE ACQUE CALDE DELL’OCEANO INDIANO, ALCUNE DELLE SPIAGGE PIÙ BELLE DEL MONDO VENGONOACCAREZZATE OGNI GIORNO DA UN ALISEO COSTANTE E CALDO, IL KASKAZI. QUESTI DUE STAVANO PER TROVARE QUALCOSA DI CUI BEN POCHI ERANO ACONOSCENZA. TENENDOSI ALLA GIUSTA DISTANZA DALLE RINOMATE DESTINAZIONI TURISTICHE COME MOMBASA E MALINDI, SI SONO MESSI IN STRADA PERPARTIRE ALLA RICERCA DI SPIAGGE SELVAGGE ED ISOLATE, TRASCINANDOSI LE LORO PESANTI SACCHE A GALU, DIANI, WATAMU E CHE SHALE, TROVANDOSIPROPRIO NEL MEZZO DELLA VARIOPINTA CULTURA COSTIERA GRAZIE ALLA LORO PASSIONE PER L’ACQUA ED IL VENTO.
Endless summer
Switch Chachoo sincronizzata by Rossi&Phil a Diani Beach.
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TESTO DI Philip Soltysiak | RIDER Philip Soltysiak, Michael Rossmeier | FOTO DI Marion Neumair
10 DICEMBRE 2011, TARIFA, SPAGNAPhil: “Sono qui a Tarifa assieme a Rossi, e l’unica
cosa che ha in mente di fare è lavorare sul suo
tricktionary. Sinceramente, è veramente uno
stakanovista. Non riesco nemmeno a farlo staccare
dal computer per surfare un’ora qui vicino,
figuriamoci per parlare di questo viaggio
nell’ignoto…”
Rossi: “Phil è un pazzo. Mi ha detto che un po’ di
tempo fa un ragazzo in aereo gli ha riferito che in
Albania d’inverno c’è sempre vento. Mi ha proposto
di andare a farci un salto per controllare, ma farà
freddissimo. Sta facendo un po’ il bambino viziato,
obbligandomi ad andare a surfare al freddo,
probabilmente solo per testare per bene le sue
nuove mute Camaro. Per me non va assolutamente.
Si sta dimenticando che io sono uno dei freestyler
più vecchi, quindi non ho più voglia di dormire in
giro nelle sacche. Ho bisogno di un minimo comfort,
di un letto caldo ed un tetto sopra la testa, al caldo,
con spiagge bianche e vento forte. Ho fatto quindi
un po’ di ricerca ed ho trovato un sacco di
materiale interessante sul Kenya. C’è inoltre un
aliseo nordorientale che spazza la zona per bene, il
Kaskazi, ed il periodo migliore è proprio a gennaio,
il momento più freddo in Europa. Gli ho fatto vedere
una foto dal satellite della zona e in quella zona
c’era una linea lunghissima di spiaggia bianca,
acqua bassa di colore turchese, limitata da un reef
che la separa dal blu profondo del caldo Oceano
Indiano. Sinceramente, non so voi, ma a me questo
spot piace già un sacco!”.
4 GENNAIO 2012, AEROPORTO INTERNAZIONALE DIMOMBASA, KENYAPhil: “Rossi non ci ha messo tanto a convincermi,
eccoci qua. Kenya! Come prevedibile, Rossi aveva
già organizzato tutto e c’era un tipo ad aspettarci
per portarci dall’aeroporto agli spot, mentre ci
guardava incredulo vedendo la dimensione delle 4
sacche che ci siamo portati dietro. Dopo essersi
velocemente ripreso dallo shock, il driver ci ha
insegnato le nostre prime parole in Swahili: Hakuna
Matata, che significa “Vai tranquillo!”. È davvero una
frase bella e significativa e, secondo me, ogni
tassista e guidatore della zona dovrebbe seguirla
un po’ di più…”.
Un guerriero Masai al controllo della spiaggia.
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4 GENNAIO 2012, TRAGHETTO DI LIKONI, SUDMOMBASARossi: “Non riesco a credere che questo sia l’unico
modo per arrivare alle strade della zona
meridionale di Mombasa. Tutte le macchine si sono
imbottigliate e molte si sono prese dentro per
salire sul ferry per prime, alcune quasi non hanno
più il paraurti! È come se qualcuno avesse aperto le
chiuse di una diga ed un’ondata di gente s’è
avventata sul traghetto per quei miseri 500 metri di
traversata. Ovviamente siamo gli unici due bianchi
sulla barca, e quindi ci dovremo abituare a venir
guardati come turisti sprovveduti per le prossime 3
settimane.”
Phil: “Ho chiesto al nostro driver, Jack, come mai
non ci fosse un ponte per passare da una parte
all’altra. Ci ha spiegato che il porto di Mombasa è
uno dei più grandi dell’Africa, quindi un ponte o un
tunnel che potesse permettere il passaggio delle
enormi navi cargo che vanno in Oceano aperto
sarebbe costato decisamente troppo per il governo.
Ci ha spiegato che eravamo stati davvero fortunati
ad attraversare velocemente, che a volte ci si può
anche impiegare ore intere per questi 500 metri.”
4 GENNAIO 2012, DIANI BEACHRossi: “Il piccolo cottage che abbiamo affittato era
molto più lontano del previsto dalla spiaggia.
Dovevamo pranzare e poi camminare col materiale
per circa 1 km. Ogni volta che arrivava il menù, Phil
guardava esclusivamente i piatti locali africani
tradizionali, ed io seguivo a ruota. Ordinavamo
quasi sempre una porzione per piatto: Ugali
(polenta bianca di mais), Sukuma Wiki (una specie
di cavolo bollito), Chapati (piadina dell’est africa) e
spezzatino. La preparazione del cibo era sempre
lunghissima ed il cameriere impiegava almeno 5
minuti per riuscire a disporre tutti i piatti a tavola,
ma quando poi si poteva finalmente mangiare, tutto
era delizioso.”
Phil: “Per arrivare in spiaggia dovevamo seguire
uno stretto sentiero nella foresta, attraversare poi
la strada principale a Diani e percorrere una
strada sterrata verso la spiaggia, passando davanti
al famoso bar i Quaranta Ladroni. Una volta passata
la taverna, però, tutta la fatica per arrivare in
spiaggia svaniva a quella visione. La sabbia era così
bianca che sembrava neve, con un’acqua
assolutamente cristallina e di un colore che
sembrava finto, con una brezza calda che spirava
costante mure a sinistra. Ho guardato Rossi ed
aveva un sorriso enorme stampato in faccia, e non
eravamo nemmeno entrati in acqua una volta!”
8 GENNAIO 2012, DIANI BEACHPhil: “È già il quinto giorno di fila che entriamo in
acqua e finora ho usato solamente la mia 5.4
Revolution e Flare 101. Le condizioni sono perfette
per il freestyle ed avrei potuto portarmi solo quelle.
Con la bassa marea, l’acqua diventa piattissima,
mentre choppa un po’ con l’alta marea. Il reef è a
circa 500 metri da riva. Ci sono delle piccole onde
che rompono sull’acqua bassa, ma sono perfette
per fare un po’ di shaka in cielo, ponch, loop ed
airflaka.”
Rossi: “Fortunatamente abbiamo incontrato Craig di
H20 Extreme qualche giorno fa, altrimenti avremmo
dovuto ancora portare tutto il materiale a mano
fino in spiaggia, ogni giorno. La nostra padrona di
casa poi ci ha detto che camminare nella foresta
non è proprio sicuro e mi sono un po’ spaventato
quando ha deciso di farci scortare da una guardia
armata di arco e frecce. Abbiamo dovuto rallentare
Un divertente ghepardo.LoOK, Rossi&Phil al Safari.
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in modo che la guardia potesse starci dietro. Craig
poi ci ha permesso di mettere il materiale armato
in un piccolo box nel suo centro di sport acquatici.
Ha 3 centri H20 Extreme: 2 a Diani e uno alla
spiaggia di Galu. Ci saremmo quindi spostati a Galu
l’indomani, mentre cominciava ad entrare la bassa
marea primaverile, e l’acqua diventava troppo
bassa qua a Diani.”
8 GENNAIO 2012, RISTORANTE AFRICAN POT Rossi: “Abbiamo festeggiato i nostri primi 5 giorni
in acqua uscendo una sera all’African Pot, un
ristorante locale in cui servono esclusivamente
piatti locali nella maniera tradizionale africana:
all’interno dei vasi di ceramica in cui sono stati
cucinati. Phil era in estasi assoluta, e ogni volta che
apriva il coperchio del vaso sembrava un bambino
il giorno di Natale.”
10 GENNAIO 2012, GALU BEACHPhil: “ In questo posto possiamo lasciare tutto il
nostro materiale al centro H20 proprio di fronte a
degli appartamenti chiamati Kenyaway. C’è una
bella zona d’erba ed alcune palme, ideale per
lasciare il materiale armato al riparo dal sole
cocente. Dal nostro cottage possiamo prendere o
un taxi, o un tuk tuk, o un matatu. I taxi e i tuktuk li
avevo già visti ma non avevo mai visto niente di
simile a un matatu. Sono praticamente la versione
locale dei mezzi pubblici, e sono dei piccoli e vecchi
furgoni pieni all’inverosimile di gente. Sono
verniciati con colori sgargianti e luci al neon, con
12 posti a sedere più il guidatore. Sicuramente
stiamo spendendo di più a girare sui matatu a 50
KSH a persona, ma è meglio così perchè mi sento
ancora in colpa per quella volta che siamo entrati
con i boxer fradici ed abbiamo bagnato tutti i
sedili… probabilmente ci odiano ancora per
quell’episodio…”
Rossi: “Galu Beach è il posto perfetto dove andare
quando la marea primaverile diventa troppo bassa.
L’acqua si ritira quasi completamente e con la
bassa marea lo spot diventa perfettamente piatto.
Con la marea più alta si può anche surfare sul reef
a qualche centinaio di metri di distanza. Non so se
sto impazzendo ma mi sembra che i colori qui
siano ancora più accesi ed incredibili che a Diani. Il
vento comunque soffia con la stessa intensità, e ho
usato solo la 5.2 per tutta la durata del viaggio. Mi
piace che la spiaggia qui sia più tranquilla, e non ci
sono così tanti ragazzini che insistono per venderti i
loro braccialetti e collanine.”
Phil: “ In qualche modo i ragazzini in spiaggia
riuscivano sempre a trovarmi. Me ne stavo seduto
tranquillo a guardare Rossi in acqua, quando ho
deciso di aiutare un po’ questi bambini, come
potevo. Hanno la strategia di vendita peggiore che
abbia mai visto su una spiaggia, a metà tra vendita
e carità. Un ragazzino è arrivato a mani vuote,
chiedendomi se volessi comprare una delle sue
collanine. Cominciano sempre parlando del colore
diverso della pelle, e poi finiscono col dire che
siamo tutti fratelli perchè abbiamo il sangue rosso,
e poi ti viene offerto lo stesso identico braccialetto
che il suo amico ti aveva appena offerto 3 minuti
prima, e appena rifiuti cominciano a frignare e a
mendicare, lamentandosi della fame, dei mal di
testa e della povertà della loro famiglia. Sono
veramente dei professionisti a farti venire i sensi di
colpa. Gli ho spiegato che hanno assolutamente
bisogno di cominciare a vendere prodotti diversi, e
cercare di venderli, non di impietosire la gente a
I coccodrilli sono ovunque! Ippopotami vicini al Kiboko Camp (Kiboko= ippopotamo in Swaheli).
Bufali.
Elefanti sulla strada.
Spot stupendo, acqua limpida evento! Rossi cruising no hand.
Shaka by Phil a Watamu.
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dargli gli spiccioli ma a comprare il loro prodotto.
Gli ho spiegato più volte che se volessero vendere
qualcosa, al momento in cui un possibile cliente
dice no, devono andare da qualcun altro e non
continuare ad insistere. Tutti mi guardavano con
entusiasmo e sorridevano, mostrando di aver
capito i miei suggerimenti, pronti a cambiare.
Quando poi ho finito di parlare e mi sono alzato non
mi hanno nemmeno lasciato andar via senza
ricominciare a mendicare e chiedermi con
insistenza di comprare qualcosa… come se non
avessi neanche aperto bocca. Non ci credevo!”
14 GENNAIO 2012, IN STRADA VERSO LA ZONA A NORDDI MOMBASAPhil: “Fortunatamente abbiamo fatto amicizia con
dei windsurfisti locali, tra cui Morris da Malindi che
è arrivato per darci un passaggio verso Watamu, la
nostra prossima destinazione. È arrivato con una
jeep senza tetto, in cui a stento siamo riusciti a
mettere i nostri zaini, dovendo caricare tutte le
nostre sacche e valigie sul tetto. Durante il tragitto
alcuni turisti sono scesi di corsa dal loro autobus
per fare una foto alla nostra Jeep… era una visione
davvero strana.”
Rossi: “Qui le strade sono davvero pessime. Bisogna
continuare a sterzare da una parte all’altra per
evitare buche gigantesche, ciclisti, gente che spinge
carretti stracolmi, e i matatu impazziti. Più a nord
le strade migliorano un po’ e si vedono campi di
ananas a perdita d’occhio. Gli ananas che ho
mangiato qua in Kenya sono assolutamente i
migliori che abbia mai assaggiato.”
TURTLE BAY, 15 GENNAIO 2012 Phil: “Turtle Bay Beach Club sarà il nostro nuovo
campo base per i prossimi 4 giorni a Watamu. È un
resort che ha anche un centro di sport acquatici ed
il più grande deposito di materiale da windsurf che
abbia visto finora, o almeno così sembrava, in
quanto da vicino tutti i 10-15 rig preparati avevano
almeno una decina d’anni. Sicuramente se
qualcuno investisse un po’ di soldi in questo centro
farebbe un buon affare, in quanto questi 4 giorni
sono stati davvero perfetti.”
Rossi: “La partenza al Turtle Bay Beach Club è
piuttosto interessante. Ci sono degli enormi testoni
di coralli proprio sotto il pelo dell’acqua e noi
surfavamo proprio sopra uno dei più grossi che
abbia mai visto, permettendoci di farci sopra dei
trick, in due, ai due estremi. Guardando in ogni
direzione se ne scorgono un’infinità, e tutto diventa
un po’ inquietante. Mi sono davvero divertito a
surfare con l’acqua bassa, in quanto era
piattissima e cristallina, e mi ricordava Bonaire, ma
qui c’era vento tutti i giorni.” Phil: “Le tartarughe
marine qui saltano fuori dal nulla, e qualche volta
non sono stato attento e mi hanno perfino
spaventato. Probabilmente ce ne sono così tante
perchè lì vicino c’è il Watamu National Marine Park,
che, a detta loro, vanta la seconda più grande
varietà di vita marina al mondo, seconda solo alla
Grande Barriera Corallina.”
LA STRADA VERSO CHE SHALE, 18 GENNAIO 2012 Rossi: “Andando verso Che Shale ci siamo beccati
un driver molto colto ed esperto della zona, che ci
ha spiegato un sacco di cose sul turismo di massa
sulla costa del Kenya ed i cambiamenti derivati. Ci
ha anche spiegato che circa 28 delle 40 tribù totali
del Kenya vivono lungo la costa e convivono
pacificamente. Ci ha anche detto infatti che le
Local suona una conchigliaal centro Che Shale.
La Beachbanda al Che Shale.Nessuna porta e finistra, tutto in legno!
Rossi compra un po’ di frutta e verdura. Da sinistra: Rossi, Lenanan (Masai), Phil.
67
tensioni post elezioni del 2008 erano dovute ad
alcune problematiche di tribù vicine, ma più
nell’entroterra. Ha poi precisato che il famoso
rapimento del 2011 è stato fatto da somali, proprio
vicino al confine tra Somalia e Kenya-Somalia. Per
questo molti governi non consigliano di viaggiare
verso il nord del paese.” Phil: “La strada per
arrivare a Che Shale ci offre una piccola anteprima
su come saranno le capanne. Nulla è realizzato in
cemento. La strada non è asfaltata, né sterrata, né
battuta, né di ghiaia, né d’erba… è di sabbia… ma è
cosparsa con segatura e pezzi di corteccia di
palma, in modo da renderla transitabile anche per i
veicoli non 4x4. Molto ecologica.”
CHE SHALE, 20 GENNAIO 2012Rossi: “Questo è già il nostro terzo giorno in acqua
a Che Shale, e ogni giorno ci siamo trovati delle
nuove condizioni d’acqua nella baia. In questo spot
c’è veramente una grande varietà di condizioni da
scegliere. Proprio davanti a Che Shale il vento è
onshore e leggermente mure a destra. L’acqua è
blu e profonda e l’aliseo crea dei choppi che nel
pomeriggio lo rendono un ottimo spot per il
bump’n’jump. Sulla destra invece l’acqua è più
bassa e molto più piatta. Si può perfino surfare tra
le piccole barche da pesca locali ancorate nella
baia. Più si va verso destra più si punta verso il
reef, che varia molto in profondità, e sembra
funzionare con qualsiasi marea. La mia session
preferita è stata proprio qui al reef, quando io e
Phil abbiamo cercato di sincronizzare le nostre
shaka e forward staccando dalla stessa onda. Non
siamo riusciti a sincronizzarle bene quanto le
nostre chachoo switch ma almeno ci siamo divertiti
a provarci.” Phil: “Mi piace molto l’atmosfera che
c’è a Che Shale. Ogni cosa è costruita col legno
locale. Le capanne, chiamate Bandas, non hanno
neppure le porte in modo che l’aria rinfreschi
sempre la stanza. Qui il vento aumenta solo durante
il tardo pomeriggio, quindi abbiamo avuto più
tempo per rilassarci, e fortunatamente nessuno in
spiaggia cercava di venderci niente. Il cibo al
ristorante di Che Shale era qualcosa di eccezionale.
Ho perfino chiesto allo chef se potesse insegnarmi
come preparare un piatto locale, così un
pomeriggio ci siamo messi a cucinare dei
gamberetti Swahili con dell’insalata Kachimburi.
Vanessa, la madre del proprietario Justin, ci ha
spiegato tutti i vari utilizzi delle palme da cocco, tra
cui il vino di palma (i cui profitti sono devoluti a una
scuola locale), il cuore della palma usato per
costruire le capanne e i ristoranti, la segatura per
mantenere le strade, poi olio di cocco per massaggi
e la rinomata acqua di cocco, tra cui anche il latte e
la polpa da usare come condimento o da mangiare
da soli. Non avrei mai pensato che un albero
potesse offrire così tante risorse.”
LASCIANDO CHE SHALE, 22 GENNAIO 2012Rossi: “Stento a credere di aver fatto 15 uscite su
18 giorni, e tutti con lo stesso identico materiale. La
consistenza del vento qui è davvero eccezionale. La
prossima volta che vengo porto solamente la mia
5.2 ed il Rodeo 90, punto!”
Phil: “Stiamo puntando verso il parco nazionale di
Tsavo East per concludere il nostro viaggio con un
bel safari. Siamo già stati messi in guardia che ci
possono essere alcuni animali pericolosi come
ippopotami e rinoceronti, quindi ci è venuta la
brillante idea di cercare di fare una foto con loro
sullo sfondo mentre surfiamo in una palude...”.
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KIBOKO CAMP, 24 GENNAIO 2012Phil: “Stiamo facendo una passeggiata mattutina
accompagnati da un Masai per andare a vedere
degli ippopotami in riva al fiume. I Masai sono
alcune delle tribù più conosciute del Kenya e sono
anche quelli più utilizzati come guide per la loro
profonda conoscenza del posto. Indossano le loro
tipiche tuniche rosse e giganteschi dilatatori
bianchi nei lobi delle orecchie. Superiamo
velocemente alcuni coccodrilli e facciamo una
piccola pausa. Mi complimento col Masai per le sue
calzature e lui, con un sorriso enorme, se le toglie e
mi dice che sono le Timberland del Masai, ciabatte
con la suola di copertone di un camion!”
Rossi: “Gli animali che abbiamo visto gli ultimi 2
giorni erano assolutamente affascinanti. Abbiamo
visto praticamente di tutto, elefanti, leoni, zebre,
giraffe, ghepardi, gazzelle, bufali e babbuini, e molti
di questi erano a pochi metri dal nostro van. Ho
perfino visto un babbuino fare un salto mortale in
avanti scendendo da un albero, allora volevo
adottarlo e insegnargli a fare windsurf. Sarebbe
diventato bravissimo!”.
Dopo il safari, Phil è volato a casa come da piani,
mentre Rossi si è trovato così a suo agio che ha
allungato la permanenza di altre 3 settimane. Come
dargli torto dopo aver fatto windsurf in 4 diversi
spot, tutti da sogno, aver gustato l’ottima cucina
locale ed aver assaporato la cultura del Kenya? La
consistenza del vento, mischiata alla varietà di
attività disponibili, permette ad un rider di portare
una sola tavola ed una sola vela, girando su e giù
per la costa a provare i cibi locali, andando in
esplorazione nella natura, andando a vedere gli
animali, e soprattutto godendosela a palla facendo
windsurf in alcuni dei posti più belli e caldi al
mondo!
INFORMAZIONI UTILI:Moneta locale: Scellino Kenyano (KSH)
Rata di cambio: 1euro=110KSH
Rata di cambio: $1US=82KSH
Ora: UTC+3
Come arrivarci: volare su Mombasa diretti
dall’Europa o passando da Nairobi.
Clima: tropicale, in boardshorts tutto l’anno.
Stagione delle piogge: da marzo a giugno e da
ottobre a dicembre.
Stagione dell’Aliseo: dicembre-febbraio (NE Kaskazi),
giugno-settembre (SE Kuzi).
Lingue parlate: inglese e swahili.
Ecco qualche parola:
Jambo: Ciao
Asante: Grazie
Hakuna matata: Vai tranquillo!
Pole Pole: Piano Piano
POSTI DOVE STARE E FARE WINDSURF• H20 Extreme - www.h20-extreme.com - Diani e Galu
Beach - Noleggio materiale, deposito e lezioni, con
varie possibilità di alloggio.
• Turtle Bay Beach Club - www.turtlebay.co.ke/ -
Watamu - Resort con noleggio materiale, deposito e
lezioni.
• Che Shale - www.cheshale.com - A nord di Malindi
- Boutique resort con noleggio materiale.
• Kiboko Camp - www.kibokocamp.com - Safari camp.
• Southern Sky Safaris - www.southernskysafaris.com
- organizzatori di Safari.
Vista dal Voy Lodge. Outlook pazzesco.
Jump session in condizioni di vento leggero al Che Shale reef.
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TWINSERQUAD
FREESTYLEWAVE
SINGLETHRUSTER
Oberalp AG/SpA, Via Waltraud Gebert Deeg 4, 39100 Bolzano, Tel. 0039-0471-242874, Email: [email protected], www.oberalp.it
70
Andre in questi ultimi anni si è dovuto confrontare con gravi problemi di salute e
nonostante questo ha continuato a portare avanti i suoi progetti video come
Four Dimensions e Minds Wide Open, facendo sempre parlare di sé per il suo
lavoro e non per la sua malattia. Dopo la diagnosi del cancro del 2010, pochi
giorni dopo la tappa PWA Freestyle di Podersdorf, sono seguite tante operazioni,
chemioterapie e radioterapie. Ogni volta ci sono stati dei miglioramenti e
successive ricadute. Andre non ha mai smesso di lottare e si è confrontato
costantemente con la sua battaglia, adesso racconta per la prima volta le sue
esperienze da cui possiamo imparare molte cose.
Ciao Andre, benvenuto al Lago di Garda! Per quale motivo sei qui in zona?
Ciao Fabio, grazie. Io sono venuto qui in vacanza assieme ai miei genitori, che è
ormai da 15 anni che vengono qui in zona per fare giri in bicicletta e godersi
l’atmosfera. È da un paio d’anni che ho ripreso a fare vacanze con loro, e poi, già
che ero qui, ho saputo che c’era il meeting degli importatori della Ion, North e
Fanatic, proprio in quegli stessi giorni! Timing perfetto.
Minds Wide Open è uscito da qualche mese e sta riscuotendo un gran
successo. Ora ti sei nuovamente buttato in un altro progetto video ancora
più ambizioso. Perché sei così motivato dopo questo ultimo periodo in cui
hai avuto i problemi seri che tutto il mondo windsurfistico conosce?
Non lo so. È una bella domanda. Io in origine ero un atleta, e quindi ho sempre
approcciato lo sport in maniera professionale e competitiva. Penso che uno
degli aspetti principali della motivazione sia il feedback positivo che arriva anche
dal pubblico, che si rende conto delle tue capacità e ti motiva a migliorare
sempre più. Penso quindi che questo sia uno degli aspetti che mi fa andare
avanti, cioè ottenere il rispetto per il lavoro che faccio. Io ne ho bisogno. Ho
bisogno di fare dei video e dei progetti che inspirino la gente a partecipare
attivamente al nostro sport, e a spingerli al livello successivo nel loro riding. Io,
dall’altra parte, resto motivato anche quando si verificano contrattempi o
problemi nel viaggiare in tutti i vari spot, spendendo parecchia energia per
coordinare tutto al meglio. Il mio problema principale è però che io sono un
perfezionista assoluto. Voglio ed esigo che ogni minimo dettaglio sia
impeccabile, e finisco sempre per mettere il mio lavoro e passione davanti alle
mie necessità fisiche e naturali, imponendomi di andare avanti anche a ritmi
insostenibili. Il risvolto della medaglia è quindi che a volte finisco,
inconsapevolmente, a spendere più energia di quanto dovrei, proprio perché
sono così motivato a fare tutto al meglio.
Come sei riuscito a superare tutte le tue operazioni in maniera così
positiva e brillante?
Penso che questa domanda si ricolleghi alla precedente. Anche qui è una
questione di motivazione. Dopo svariati anni di gare, riprese e viaggi ho avuto la
fortuna di vedere un’infinità di posti bellissimi in giro per il mondo. Alla fine,
però, sebbene fossi in posti eccezionali, stavo un po’ cominciando a stancarmi,
non riuscendo più a godere appieno della situazione. Sono stato alla Hawaii, in
Sud Africa, Brasile, Venezuela… tutti posti bellissimi. Ci ero però già andato così
tante volte e per così tanto tempo che poi mi sono stancato troppo e mi sono
ammalato di cancro. Quando poi ero rinchiuso in ospedale, ovviamente non
potevo più andare in quegli stessi posti e allora mi sono reso conto
immediatamente di quanta voglia e bisogno avessi di rivedere quegli stessi posti
che ormai davo per scontati. Io volevo ritornare in Brasile, volevo ritornare al
Lago di Garda… questa è diventata la mia motivazione. Poter tornare a fare
quello che prima davo per scontato, perché faceva parte della mia routine
quotidiana. Da un’operazione all’altra, quindi, ho cercato di restare positivo e di
allenarmi fisicamente e mentalmente per essere nella migliore condizione
possibile. I dottori non sanno ancora come abbia fatto il mio corpo a reagire in
maniera così positiva. Ho avuto due interventi molto delicati allo stomaco, tre ai
polmoni, e mi hanno dovuto asportare il 30% del mio polmone sinistro. Mi hanno
anche fatto la radioterapia al cervello e ho superato 3 sessioni di chemio
davvero pesanti. Tutto questo è incredibile. Anche per me. Dopo ogni operazione,
però, un passo alla volta, mi sono rimesso in piedi, allenandomi come potevo,
nuotando, facendo lunghe camminate… tutto solo per poter prendere
nuovamente un aereo e andare ancora in giro per il mondo, per il windsurf, per
i video, ecc. Ed è anche per questa ragione che anche come aspetto, a parte la
mancanza di capelli, sembro ancora abbastanza in salute e posso perfino
andare in acqua a fare windsurf. Io ne sono davvero orgoglioso. Anche la gente
se ne rende conto e apprezza i miei sforzi, dicendomi che non solo faccio video e
windsurf ad alti livelli, ma li faccio avendo superato delle difficoltà non
indifferenti. La gente a volte mi chiede perfino come riesca a reagire in maniera
così positiva a un problema del genere, e mi fa davvero piacere che possa anche
minimamente motivare persone che hanno problemi a restare positivi e a
guardare avanti. Io stesso potrei essere chiuso in casa a piangermi addosso
giorno e notte, chiedendomi perché mi sia dovuta capitare una cosa del genere…
ma quando ci sei dentro questa mentalità non ti aiuta. La possibilità che un
giorno la situazione peggiori e io muoia di cancro è purtroppo una realtà, quindi
non posso permettermi di starmene chiuso in casa a sprecare il tempo che mi
HO INCONTRATO ANDRE PASKOWSKI A NAVENE SUL LAGO DI GARDA DURANTE IL MEETING BOARDS&MORE CHE SI È SVOLTO DAL 16 AL 22 GIUGNO.L’INTERVISTA CHE VI PROPONGO È UN’IMPORTANTE RIFLESSIONE DI ANDRE SULLA SUA SALUTE, I SUOI PROGETTI, LA SUA VISIONE DEL WINDSURF CON UNA
RIFLESSIONE SULL’ATTUALE SITUAZIONE DEL MERCATO. È UN TESTO NUDO E CRUDO, DA FAR VENIRE LA PELLE D’OCA, DA LEGGERE TUTTO D’UN FIATO.NON CI SONO CENSURE ED È QUELLO CHE ANDRE HA DECISO DI COMUNICARE, E NOI CONDIVIDIAMO IN PIENO IL SUO PENSIERO.
People
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INTERVISTA DI Fabio Calò | FOTO DI Michael Sumereder, Sebastian Schöffel, Manuel Graffenauer
Andre durante il recente photoshootingFanatic/North 2013 a Dahab.
72
rimane. Qualcuno mi ha consigliato di mollare tutto, specialmente il windsurf,
per riposarmi e sconfiggere definitivamente il cancro. Io non la vedo così. Voglio
rivedere tutti i miei amici e i posti in cui sono stato bene, proprio per essere
sicuro di non perdermi niente. Forse però per un certo punto di vista mi
farebbe bene staccare un po’ e riposarmi. La mia testa è piena di pensieri. La
gente non si rende conto di quante cose abbia visto io in questo anno e mezzo. Io
stesso non me ne rendo completamente conto. Gli ospedali… è pazzesco. In
qualche modo, però, riesco comunque ad andare avanti ed a guardare al
domani. A volte però, semplicemente sono stanco. Stanco di vivere questa
malattia. Dopo alcune operazioni pesanti, in cui mi hanno tagliato del tessuto
muscolare per arrivare al cancro, e te ne stai sdraiato in casa, senza poter
camminare, senza poterti nemmeno girare nel letto perché ogni minimo sforzo
ti fa malissimo, per settimane alla volta, ti chiedi semplicemente perché ti sia
capitata una cosa del genere e non abbia semplicemente fatto un incidente e…
capisci… ? Poi però vedo il vento fuori dalla finestra, ti viene voglia di andare in
acqua, di filmare i tuoi amici fare manovre spettacolari e di fare un nuovo video
sul nuovo Mac che mi deve arrivare. Improvvisamente quasi ti vergogni di aver
pensato a una cosa del genere e il tuo unico pensiero è andare avanti.
Purtroppo tanta gente rinuncia e si abbatte subito… e il cancro ha la meglio.
Quale sarà lo step successivo?
In questo momento mi sono ripreso completamente dall’ultima sessione di
chemio di 3 settimane fa. In questo momento sono completamente guarito, cioè
non c’è nessun indicatore né cellula nel mio corpo che sia cancerogena. Questo
è il miglior risultato che si possa ottenere da una chemio, ma, ciò non significa
che il cancro sia stato sconfitto definitivamente e non possa purtroppo
riemergere. Può essere che mi sia rimesso definitivamente, ma può anche
significare che tra 3 mesi i miei livelli siano ancora fuori dalla norma e sia
ancora malato. I dottori non possono saperlo, e nemmeno io.
Io ho già passato 3 volte la cosiddetta “Total remission”, cioè momentanea
guarigione totale, e dopo 3 mesi, ogni volta, il cancro è ritornato.
Sono positivo ma non euforico. Per ora è andato tutto bene, ma non penso sia
finita qui. E sinceramente non ci voglio pensare. Un giorno alla volta.
Ti sei sempre dimostrato importante per i tuoi sponsor Ion, North e
Fanatic. Quali pensi siano i tuoi punti di forza?
Spero di esser importante per loro! Bhè, da quando ho iniziato a fare gare fino
ad ora che sono più impegnato a fare un po’ il manager di Gollito e mi concentro
sui video, ho sempre avuto lo stesso approccio, cioè trovare un modo per
valorizzare e rappresentare al meglio i miei sponsor. Penso che molti rider non
si pongano queste domande, e dovrebbero. Io ormai sono con North da 15 anni,
adesso ne ho 30 e ho avuto il primo contratto con loro a 15! Sono sempre stato
con loro. È una grande responsabilità e impegno, e da sempre mi chiedo, in
onestà, se penso che stia facendo o no un buon lavoro. Perché qualcuno
dovrebbe supportarmi se non soddisfo le loro richieste? Sono importante per
loro quanto loro per me, o posso migliorare in qualche modo? Inizialmente ero
concentrato completamente sul gareggiare meglio che potessi e allenarmi con
costanza, poi mi sono concentrato maggiormente sul rapporto con le riviste, per
fare report, spiegazioni e altre idee. Più di recente poi mi sono concentrato sulla
produzione materiale audiovisivo, cercando d’investire per implementare nuove
idee e riuscire a raggiungere nuovi livelli di qualità, per proporre anche lo sport
al grande pubblico sotto una luce differente. Questa è l’evoluzione che ha creato
l’Andre Paskowski che oggi ti parla. Ormai non faccio più windsurf ad alti livelli,
come facevo due anni fa, e francamente è anche strano che riesca ancora
perfino semplicemente a planare. Riesco ancora a fare qualche trick, ma nulla a
livello dei primi 3 di coppa del mondo. Sono stato 2 volte campione europeo, 3
volte vicecampione e nei top 10 PWA per 7-8 anni di fila, quindi ho dato prova di
essere un buon atleta, e ora anche coi miei nuovi film si capisce la mia passione
e dedizione per l’eccellenza. Penso che la gente se ne renda conto e ogni volta
che vado in qualche spiaggia o in qualche scuola di windsurf, la gente capisce
che sono molto aperto e tranquillo e quindi possono chiedermi qualsiasi cosa gli
passi per la testa. Penso che questo sia il tuo vero asset per una compagnia, il
fatto di essere visto come un punto di riferimento o come qualcuno a cui si
possa chiedere per migliorare o venire ispirati. Io non sono solo il rider che fa le
ultime manovre in acqua, sono anche quello che si muove per promuoversi e
parlare con le riviste, che si sposta per fare progetti video, coinvolgendo anche
altri rider e condividendo la mia esperienza con chiunque ne sia interessato.
Quali pensi siano i problemi principali del mercato del windsurf negli
ultimi due o tre anni?
Questa è la vera problematica che molta gente, specialmente rider, stenta a
capire. Il mercato è rallentato molto in questi ultimi anni però credo che
comunque il windsurf non perderà mai il suo fascino e la sua immagine,
indipendentemente da quanto diventi grave la situazione. Il windsurf è uno sport
così eccezionale che trascende la realtà commerciale. Sei in acqua, a sfruttare
l’energia del vento, passando ore in spiagge nuove, dove incontri gente nuova,
con culture e prospettive completamente diverse dalla tua. Vedi un’enorme
varietà, che non puoi vivere altrimenti. Il windsurf quindi, per questa ragione,
non morirà mai. Esisterà sempre, proprio perché l’idea alla base è
assolutamente inattaccabile. Penso però che, proprio perché questa idea sia
così forte, vengano fatti numerosi e grossolani errori, sia da parte dei rider che
soprattutto da parte delle aziende. Sembra quasi che nessuno s’impegni
veramente e nessuno sfrutti appieno il proprio potenziale. Ora la situazione è
migliorata grazie ad Internet ed è quindi più facile lavorare sugli aspetti
promozionali e di comunicazione ma comunque sembra si accontentino di fare il
minimo. Prendiamo per esempio Ricardo Campello. Ricardo è una superstar del
windsurf. Ha un talento assolutamente eccezionale e come lui tanti altri. Il suo
potenziale, le sue manovre… dovrebbe essere quasi sul notiziario delle 20:00.
Dovrebbe essere su ogni canale sportivo… ma non lo è. Penso che il problema, in
piccola parte, sia anche dovuto al fatto che lui non prova, per quanto difficile, ad
esserci dove dovrebbe essere di diritto! Se dovesse concentrarsi sul conoscere
la gente giusta al momento giusto con la stessa passione e motivazione con cui
arriva a chiudere doppi in planata e pushloop forward, potrebbe esser su
Eurosport in questo momento. Stessa cosa per Gollito. Molti Campioni del Mondo
sudamericani sembra si accontentino del titolo e non lavorano per ottenere il
resto. È difficile, si sa. Ma devi essere tu il primo a fare un passo per iniziare a
fare cambiare le cose. Gollito, Ricardo, Brawzinho, Kauli… tutto quello che fanno i
ragazzi di coppa del mondo è eccezionale. Sono manovre estreme ai massimi
livelli, in uno degli sport più complessi e spettacolari al mondo… e dovrebbe
essere visto e rispettato come tale! Ma non lo è… ed è un errore globalizzato. Ma
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lo può ancora diventare. Io credo nella mia strategia di realizzare progetti video
di altissima qualità, che peraltro costa sempre meno e continua a migliorare.
Internet diventa più veloce, le macchine fotografiche e i computer migliorano in
prestazione e calano nei prezzi. È perfetto. Penso veramente che questi video in
HD siano il mezzo comunicativo per eccellenza per mostrare ai giovani e al
pubblico in generale il vero potenziale e appeal del windsurf. Stesso discorso
anche per le riviste! Se guardo una rivista di surf da onda ed una rivista di
windsurf, la differenza è palese ed abissale. Il problema delle riviste di windsurf
è che dipendono strettamente dai marchi che gestiscono il mercato. Sono i
marchi che impongono quali storie, quali foto e quale contenuto divulgare.
Alcune riviste finiscono per non essere altro che delle brochure pubblicitarie dei
marchi principali. Per il surf da onda, invece, ci sono già compagnie come Nixon,
RedBull, DC ecc. che pagano soldoni per fare pubblicità e quindi le riviste
possono effettivamente pubblicare il contenuto che loro reputano interessante,
accentuando la creatività e rendendo la comunicazione più efficace.
Se guardo una rivista di windsurf, spulcio qua e là per leggere una storia tra le
pubblicità e una volta letta, non la riguardo più. Per il surf da onda, invece, mi
sembra di averla già riletta 10 volte, perché le storie sono molto meno filtrate e
meno impostate. A volte tutto è idilliaco, ma a volte capita anche di leggere che
le condizioni abbiano fatto schifo, che una tavola sia da buttare o che un atleta si
Emozioni sudafricane.© Manuel Graffenauer
© Michael Sumereder
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sia comportato da testa calda. È tutto molto più vero e diretto.
Un ragazzino si rompe le palle a leggere sempre ogni marchio che cerca di
vendere le solite quattro minchiate… la nostra tavola è perfetta, la nostra vela è
bellissima… Il pubblico vuole storie più vere, vive e crude. Gollito, raccontami
l’altra sera cosa hai fatto alla festa per farti rovesciare in testa il drink da quella
ragazza, se poi sei andato via con la sua amica… roba così. Vita reale. È questo
che la gente giovane vuole. Ed è proprio questo che il surf, lo skate ed il
motocross offrono. Leggere delle risse tra ragazzini e guardie della security
perché stavano skateando i loro scalini e gli hanno spruzzato lo spray al
peperoncino.La situazione commerciale di fondo è così differente che assicura
una maggiore libertà di movimento e perfino di errore, che però viene percepito
in maniera meno negativa se non positiva! Da una parte il rider sente meno la
pressione di essere sempre corretto ed impeccabile perché se così non fosse
verrebbe subito eliminato. Se io dovessi scrivere un post su facebook o twitter o
dire che la tavola quel giorno mi ha fatto schifo, il giorno dopo mi arriva una
mail di terminazione immediata del contratto. Nel surf da onda, invece, marchi
come la RedBull reagiscono diversamente ad atteggiamenti che possono essere
recepiti come poco professionali. “Ah ti sei ubriacato prima delle semifinali ieri
sera? Bhè ma quante vodka RedBull hai bevuto?”… È propria una concezione
diversa. È tutto più crudo e vero. Penso che le compagnie dovrebbero
concentrarsi sul promuovere molto di più le immagini che ritraggono i fatti,
rispetto alle parole. Dovrebbero creare dei personaggi, rendere i propri atleti
delle star piuttosto che cercare sempre di vendere disperatamente le loro 500-
1000 tavole all’anno… Il materiale è fondamentale, ma a mio avviso bisogna
concentrarsi molto di più sul valorizzare e esaltare le capacità del rider, la sua
personalità, facendo brillare il prodotto della sua luce riflessa. 10-15 anni fa mi
ricordo che stavo andando alla mia prima gara di coppa del mondo a Sylt ed ho
visto tutte le ragazzine urlare come pazze alla visione delle stelle del windsurf
del tempo. Erano dei personaggi. La gente in spiaggia non vedeva l’ora di essere
parte di questo movimento e di sentirsi coinvolta in prima persona. Tutta questa
notorietà e fama era alla base delle vendite dello sport, perché è l’immagine che
vende. Ora invece è l’esatto contrario. I rider sono manipolati dalle aziende, sono
dei fantocci senza personalità perché i marchi esigono che sia così! Non posso
fumare, non posso bere, non posso aver atteggiamenti normali e devono
sempre essere seri e professionali. Questo aspetto è positivo in un meeting col
boss, ma agli eventi, alle gare, nella vita normale, questo atteggiamento finisce
per creare disinteresse, danneggiando l’immagine più di quanto lo faccia una
rissa per una decisione sbagliata di un giudice. Ci concentriamo troppo sul
proporre modelli troppo standardizzati, professionali e spersonalizzati,
uniformando troppo l’immagine dello sport. Questo è il problema che io sto
cercando di risolvere, proponendo video diversi. Il mio nuovo progetto con
Gollito ha l’unico scopo di fare conoscere al mondo il vero Gollito. Non solo il
Gollito che usa Fanatic e sa fare le doppie Burner. Sono sicuro che sarà un
successo, perché sarà completamente diverso. Io voglio fare del mio meglio,
spendere tutti i soldi che ho per realizzare questo progetto, sperando di vendere
abbastanza DVD per arrivare in pari, ma cambiare l’intera concezione del mondo
windsurfistico, dalle aziende, al pubblico, ai rider… Io voglio che la gente, quando
sente il mio nome, pensi subito ad una persona seria e innovativa che ha
rischiato tutto per proporre progetti video rivoluzionari e voglio che si divertano
a guardarlo e non riescano a non prendere la macchina per andare a vedere lo
spot nel video e provare le stesse identiche manovre. Voglio che la gente
rimanga esterrefatta quando capisce che Gollito è diventato una stella dello
sport partendo dal nulla, senza nemmeno avere il proprio materiale e a
malapena un tetto sotto cui dormire. Bisogna esporre i personaggi per
coinvolgere il pubblico. Se la gente la pensa così alla fine del film, allora io ho
centrato perfettamente il mio obiettivo. Questo è la mia filosofia adesso.
Conoscere e studiare come persone normali sono diventate eccezionali per aver
vinto ogni avversità. Leggendo il libro di Lance Armstrong, che aveva il mio
stesso cancro, non puoi non rimanerne shockato e profondamente ispirato.
Come fa una persona col cancro, il Cancro, a vincere il tour de France per 7
volte consecutive?! Sarebbe un’impresa già per una persona in salute, ma così è
davvero eccezionale. Gli ignoranti e le malelingue dicono che sia stato il doping…
ma sono gli stessi ignoranti che non hanno la minima idea di cosa si provi a fare
una chemio. Il tuo corpo se lo ricorda per tutta la vita. E lui, parte e vince 7 volte
il Tour de France. Questo tipo è come un supereroe. È invulnerabile… proprio
perché è riuscito a reagire così nel momento di massima vulnerabilità! Anch’io
vorrei essere così. Non solo un esempio che ti ispiri a prenderti un giorno alla
volta, ma anche per esempio a farsi controllare dal medico. Più di una persona
mi ha scritto delle mail in cui, dopo aver letto alcune mie interviste si sono
insospettiti ed hanno scoperto di essere malati a loro volta! Se così non fosse
stato, avrebbe potuto essere troppo tardi! Per me è questa è la vera
motivazione. So benissimo di non poter vivere né ovviamente arricchirmi col
windsurf e la vendita di DVD. Se volessi diventare ricco dovrei puntare magari
sul kite, sul surf o perfino sul tennis o sul golf… forse. Ma io voglio che il film sia
perfetto, sotto ogni aspetto, e sia di windsurf. Ora stiamo filmando per questo
film che uscirà in Internet sulla vita di Gollito. Normalmente ci vogliono 2 o 3
giorni di editing per un progetto del genere. Io ho deciso che ne utilizzeremo 40.
40 giorni di editing per avere le migliori manovre, con la migliore qualità e la
migliore storia che si possa fare. Questo è il mio obiettivo. È un po’ eccessivo e
fuori dai canoni, ma io voglio che sia così. E così sarà fatto.
Cosa ci puoi dire ancora del nuovo video con Gollito?
Gollito è uno dei miei amici più stretti… ormai è quasi un fratello per me, ed è
dalla prima volta che ci siamo incontrati ad El Yaque che abbiamo avuto una
sorta di feeling. Abbiamo i nostri problemi, ma ci capiamo. Penso che la gente
non abbia la minima idea di come sia il vero Gollito. Hanno solo visto il Gollito
che fa manovre in gara, che a volte si atteggia e fa il pagliaccio alla feste, ma
non hanno idea di quanto lavoro e dedizione ci sia dietro ogni sua manovra.
Voglio che il mondo intero veda le reali capacità di Gollito e che resti a bocca
aperta. E così sarà. Questo ragazzo è fuori dal comune. Secondo, la sua storia è
assolutamente pazzesca. Non posso raccontarvi tutto altrimenti poi non
guardate più il film. Posso però dirvi che Gollito non ha avuto una vita proprio
rose e fiori. Nonostante tutto, però, ora ha 4 titoli mondiali in freestyle. È una
cosa assolutamente eccezionale. Punto. Sono inoltre convinto che quest’anno si
riprenderà il titolo. Quando Steven ha vinto lo scorso anno, sapevo già che non
avrebbe lasciato che ciò si ripetesse. Sono assolutamente convinto, a meno
d’infortuni seri o altri imprevisti compromettenti, che non ci sarà storia per
nessuno. Questa persona ha bisogno di un film di quel tipo. Merita al 100% un
film di quel tipo. Si può guardare in qualsiasi altro sport, come per Shawn White
nello snowboard, il migliore in assoluto merita e deve assolutamente avere
almeno un video memorabile che si fissi indelebilmente nella mente della gente.
Sembra che nel windsurf sia piuttosto difficile ottenere questo obiettivo a causa
della situazione economica ma lui riesce a combinare un talento mostruoso con
uno stile spettacolare, tutto mischiato ad una follia geniale. Non si può fare
altrimenti. È un obbligo morale verso Gollito e verso lo sport realizzare un
omaggio in alta definizione che mostri al mondo quanto sia speciale. Se guardi
qualsiasi video di Gollito, anche le manovre più innovative, quelle che magari non
ha mai visto prima, non sono mai forzate o sbavate. Sono perfette e radicali. Ha
semplicemente il perfetto equilibrio tra i 3 fattori sopra citati: talento, stile e
creatività. È come se fosse un tutt’uno con gli elementi, col suo materiale, con le
condizioni. È un vero spettacolo della natura. Il film che realizzeremo si intitola
“RAW”, derivato da Raw Talent, cioè un talento puro e crudo. Gollito stesso non
ha idea delle sue capacità. Non sa quanto sia spaventoso guardarlo. Ed è un
bene che non lo sappia, e non ci pensa nemmeno! Io un giorno in Brasile, ero in
spiaggia a guardarlo e gli ho detto di provare un forward into ponch. Primo
tentativo, chiuso perfetto. Non ci pensa nemmeno. Tu t’inventi una combinazione,
lui la prova e la fa. Non gli era mai nemmeno venuto in mente di provarla, io gli
ho dato l’idea, lui l’ha fatta al primo bordo. Poi gli ho detto di provare forward
into shaka… stessa cosa. Primo tentativo, chiuso. Poi gli ho detto se poteva farne
ancora ed esagerare, ed ecco che ha fatto forward into shaka into flaka… Lui non
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Andre a Gollito al photoshooting Fanatic/North 2013. © Sebastian Schöffel / Fanatic
Andre in Aerial a Sunset, Sud Africa. © Ingo Paskowski
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si rende neanche conto delle sue potenzialità. Io sono tedesco, europeo, e da
sempre, prima di una gara, mi facevo una lista mentale delle manovre che
sapevo fare, di quello che facevo con scioltezza e di quello su cui rischiavo e
avevo più bisogno di allenarmi, anche in base alle condizioni. Lui è diverso. Per
lui è tutto naturale e spontaneo. Ed è anche per questo che adoro filmarlo. Ogni
volta rimango estasiato e mi diverto anche un sacco. Quando poi rivedo i video
semplicemente non riesco a capire come Gollito riesca a fare quello che fa. E
non parlo semplicemente di capire i movimenti del trick, ma il trick stesso
sembra andare contro le leggi naturali.
La prossima domanda è molto seria. Secondo te c’è un qualche
collegamento tra la tua malattia ed il tuo passato?
Questa è una domanda molto delicata per me, specialmente in questo periodo. È
un argomento molto importante e va affrontato con tranquillità. Io posso
consigliare a chiunque abbia seri problemi di salute di porsi questa stessa
domanda. C’è qualcosa nel mio passato, nelle mie abitudini, che può avermi
portato a questo risultato? Se dovesse essere così, allora potrebbe darsi che sia
una delle cause scatenanti della tua malattia. Io, per esempio, ho iniziato i
trattamenti con le chemio. Ero convinto che ci fossero buone possibilità che la
medicina facesse completamente effetto e mi facesse guarire completamente.
Quando non è stato così, ho cominciato a chiedermi se non ci fosse qualcosa
che sbagliavo io, nel mio modo di vivere, che aveva impedito al trattamento di
dare i risultati sperati. Leggendo questa intervista molta gente rimarrà colpita
positivamente, ma sicuramente altrettanta se non di più troverà che questo mio
atteggiamento è controproducente e io semplicemente sfrutto e spingo troppo il
mio corpo oltre le sue effettive possibilità. Io cerco di fare quanto più possibile,
incastrando e gestendo ogni cosa, tenendo ritmi serrati per vivere la mia vita
fino in fondo. Per fare questo, però, ho sfruttato tantissima energia e nervi e ho
sempre preteso di più, sia da me stesso che dagli altri. Mi sono consumato poco
a poco ma inesorabilmente. Io non riesco a dire di no. Qualsiasi opportunità o
favore o richiesta io la soddisfo, anche se per un piccolo favore dovessi
sopportare un grande stress. Non mi sono mai detto: “Andre, stai spingendo
troppo, dovresti rilassarti un po’ e lasciar perdere.” No. Io mi sono sempre detto
che in qualche modo avrei potuto fare tutto e questo atteggiamento potrebbe
essersi rivelato decisivo, sia prima che mi ammalassi, che soprattutto adesso!
Devo impormi quindi di cambiare passo, di rilassarmi e prendere le cose più
tranquillamente e con serenità, imparando anche a dire di no quando va troppo
contro i miei bisogni fisici e mentali di essere umano. Un esempio veloce e
stupido sarebbe se tu Fabio mi chiedessi di fare l’intervista prima del Peler a
Malcesine alle 5 di mattina. Io mi dovrei forzare a dirti: “No, ho bisogno di
riposare, la facciamo alle 11”. Devo quindi forzarmi ad essere più “egoista”,
mettendo me e la mia salute sopra ogni cosa, in modo da poter avere un
equilibrio e poter fare tutto ma in maniera meno nociva e stressante. Io sono
debole. E devo forzarmi a ragionare e reagire considerando la mia debolezza.
L’altro aspetto del mio passato è la mia famiglia. C’è forse una connessione più
profonda con la mia famiglia? Io rivedo tantissimi miei atteggiamenti in mio
padre. Mio padre esige la perfezione assoluta, ed anche lui è sempre stressato
ed iperattivo, in modo da fare il meglio per me, per mia madre e per la sua
compagnia. Anche lui come me, o io come lui, ha questo approccio, che però a
questo punto mi sembra sbagliato. È il tipico approccio tedesco, basato sul
lavoro senza confini, sulla perfezione estenuante in modo da ottenere sempre il
miglior risultato possibile. Dal punto di vista lavorativo sicuramente è positivo,
ma il corpo umano semplicemente non è fatto per ragionare così. A lungo
andare non riesce a sopportare questi regimi e ritmi e finisce per indebolirsi,
fino ad arrivare a conseguenze tragiche. Io, adesso, sto quindi cercando di
educare mio padre a cambiare approccio, forzandolo a prendere le cose con più
calma, ritagliandoci dei momenti per mangiare tutti insieme a tavola ogni giorno
per un’ora. Tutte quelle piccole cose che non avevamo mai fatto perché io
mangiavo davanti al computer, mentre scrivevo le mail, mentre lui mangiava al
lavoro. Adesso invece alle 7 di sera stacchiamo, ci prendiamo la nostra pausa
forzata e ci imponiamo di rilassarci, e non può essere altrimenti. La domanda
che bisogna porsi, soprattutto, è se effettivamente questo approccio poi ti rende
felice. Io non lo sono. E solo adesso ci sto lavorando perché ho capito quanto sia
effettivamente importante e impossibile da trascurare! Mi impongo di dire no,
mi impongo di rallentare i ritmi, mi impongo di non partire a testa bassa con un
altro progetto dvd, ma di prendermi un impegno meno gravoso rilasciando RAW
in Internet. Ho esagerato. Ho esagerato in maniera spropositata. E sono convinto
che sia purtroppo per questo che il mio corpo semplicemente non ha retto.
Gara PWA, lavoro, gara EFPT, trasferta per manifestazione, trasferta per gara di
PWA, fare da balia ai tre brasiliani scarrozzandoli in giro per l’efpt, realizzare il
DVD Four Dimensions, occuparmi della distribuzione del dvd nel mondo… Tutto
insieme per ogni giorno per 6-7 mesi di fila. Ho dormito pochissimo e, quando mi
addormentavo, sognavo che cosa potevo fare per migliorare il DVD assieme a
Peter e Sebastian, dove riprendere, incubi che fallissimo.
E poi mi sono ammalato. Quindi ci deve necessariamente essere una
connessione. Ho esagerato e ne pago le conseguenze. Capito?
Fabio: “Adesso ho capito, grazie”.
Pasko: “Ok, andiamo a fare un po’ di SUP?”.
Faq Sommario
DI Gigi Madeddu
Il forte local di Sa Barra ci spiega alcune cose fondamentali da sapere
per tutti quelli che stanno pensando di approcciarsi al freestyle e
vogliono farlo nel modo giusto, senza perdite di tempo e in sicurezza.
DIDATTICA PAG. 80
DI Mattia Pedrani
Il freestyle che si mescola nel wave e viceversa, la nuova generazione di
waver ha nel repertorio molte manovre “da acqua piatta” e il risultato
esplosivo è sotto gli occhi di tutti noi.
FREESTYLE VS WAVE PAG. 82
DI Carlo Silvestro
Se non vi sono bastate la Taka e la doppia Taka degli scorsi numeri del
nostro nuovo collaboratore siciliano, ora è il turno della variante one
hand!!
FREESTYLE WAVE PAG. 86
DI Ricardo Campello
Anche a colui che ha sempre alzato di un gradino il livello del nostro
sport può capitare di perdere il controllo in volo.
CRASH OF THE MONTH PAG. 88
78
Distributore Italiano: Pandora srl - [email protected]
TESTO DI Gigi Madeddu | FOTO DI Emanuela Cauli Faq Didattica
Ottimizzare un’uscita, significa cercare di trarre il maggior profitto tra
apprendimento e divertimento per far si che cresca il nostro livello sia tecnico
che di felicità. A seconda della condizioni ci sono delle manovre più o meno
semplici da fare o provare per divertirci il più possibile. Molte volte si prendono
una marea di bastonate e non si arriva a nessun risultato concreto. Un’uscita
in windsurf, per un freestyler, si può dividere in tre condizioni differenti, eccole:
1) vento leggero con vele da 5.7/6.0, sui 12 nodi
2) vento medio con vele da 4.5 a 5.3, dai 15 ai 25 nodi
3) vento forte con vele dalla 4.2 in giù, 25 o più nodi.
VENTO LEGGERO. Si plana al limite, la vela pesa e solitamente è poco
maneggevole: è la condizione odiata da tutti i freestyler. Tuttavia questa è la
tipica situazione dove una persona che sta imparando le prime manovre viene
facilitata dalle basse velocità. Spock, grubby e flaka si possono provare senza
paura e senza gravi conseguenze. Durante la manovra tutto si svolge a velocità
moderata e si riesce a capire realmente la tecnica di ogni manovra. Per una
persona che sta imparando, consiglio di provare le manovre con i piedi in
normal stance. Così facendo non perderà continuamente la planata. Imparate a
pompare e fare le manovre davvero al limite della planata. Migliorate le vostre
move, rendetele stilose e cercate di aggiungere delle varianti. Così facendo
affinerete la tecnica e planerete con vento leggerissimo.
VENTO MEDIO. Con questo tipo di vento tutti i rider si esprimono al meglio.
La paura di fare manovre è ridotta, le vele sono ideali come misure in rapporto
al vento. Con questa condizione, a partire dalla vulkan fino ad arrivare alle kono
move, tutto è possibile ed il quoziente di divertimento si alza vertiginosamente.
Si entra in acqua con vele dalla 4.5 alla 5.3, che sono le preferite da tutti i
windsurfisti del globo. Il numero di manovre tentate sale esponenzialmente, il
tempo dell’uscita aumenta perché la fatica è senz’altro più gestibile. La
propulsione del vento è buona ma non è mai troppo alta da mettere in difficoltà
i rider meno esperti. Per i più forti invece, l’esecuzione di manovre diventa
quasi uno spasso, con la possibilità di variare e affinare il più possibile il
proprio repertorio.
VENTO FORTE. È la condizione amata e odiata da tutti i rider.
Fondamentale è la forma fisica e il coraggio. Reggere l’urto dei crash è davvero
tosto e ci vuole una buona dose di grinta. Anzitutto se decidete di entrare in
acqua e provare le manovre dovrete “aggredire la condizione”. Se non sarete
aggressivi il vento vi mangerà e nel giro di un’ora perderete forza e lucidità.
Questa è una delle mie condizioni preferite, si può provare di tutto e si
estremizza quello che si sa già fare. Le manovre si fanno più di potenza che di
tecnica esaltando le qualità di ogni rider. Lo speedloop diventerà facilmente un
forward, la flaka un air flaka, e così avanti per tutte le altre move. Per chi deve
imparare è fondamentale cercare di provare tutto nel momento ideale,
sfruttando se necessario i buchi di raffica o i momenti di minore intensità.
Manovre come grubby, spock, e-slide, chachoo switch diventeranno di difficoltà
estrema. Se la tavola è fuori controllo meglio rallentare e aspettare un
momento migliore.
Detto tutto questo, cercate di focalizzare le condizione e di provare le manovre
a seconda del vento, rischiate ma sempre in sicurezza. Migliorate stile e
tecnica, caratteristiche fondamentali dei freestyler.
Ma comunque non mollate mai. Pompate con il venticello e stringete i denti con
il ventone! Divertitevi e sfruttate ogni giornata per migliorare!
Spock in condizioni di vento leggero. Kono, manovra da vento più forte.
80
GIGI MADEDDU CI DÀ DEI CONSIGLI SU QUALE TIPO DI MANOVRA ESEGUIRE IN BASE ALLE CONDIZIONI
E ALLʼINTENSITÀ DEL VENTO.
M A S T S
D I R E C T O R I N I C O L A S PA D E AS TA R R I N G I M A V E R X E V O D S 1 0 0
P H O T O G R A P H Y I S A B R I N A G R A J A L E SS P O T I C A R TA G E N A D E I N D I A S , C O L O M B I A
P R O D U C E R I R E G L A S S S . P. A .C O N TA C T I W W W . M A V E R X . I T
I S P R O U D T O P R E S E N T:
EASYRIDER
M A D E I N I T A L Y
Faq Wave vs Freestyle
82
IL WAVE ISPIRA IL FREESTYLE CHE POI RIVITALIZZA IL WAVE - PART 2, OVVERO:
DA TAKA A FLAKA AD AIR TAKA.
1) TAKA – WAVE RIDING “PIONIERISTICO”
La storia inizia alla fine degli anni ‘90 con un waver giapponese trapiantato a
Maui, Taka Kamaguchi (ancora oggi in attività anche se più focalizzato sul SUP):
da un cut-back finito in spinout ebbe l’idea di questa difficile manovra del wave
riding, in cui si finisce per compiere una rotazione completa di 360° nel vento,
partendo da una slashata della tavola.
Descrizione della TAKA by Mattia Pedrani
Come per la chiusura del Goiter, anche la buona riuscita di una Taka e
specialmente della sua variante più radicale, l’AirTaka, dipende per un buon
80% dal mix tra scelta dell’onda adatta e timing impeccabile. Appena parti
sull’onda buttati in down the line per arrivare alla massima velocità e comincia
a individuare una sezione in cui il lip sta per rompere, tubando, in modo che al
momento dell’impatto la tavola venga spinta verso la base dell’onda. A seconda
della parete e del comportamento del lip si può decidere se andare più verticali
e fare una Taka slashando, colpendo proprio il lip vicino a dove ha appena rotto,
oppure se proiettare maggiormente down the line e optare per una Air Taka,
proprio nella sezione che sta per chiudere. Come precedentemente detto nella
prima parte quando parlavo del Goiter, anche in questo caso è fondamentale
spingere sulla tavola al momento d’impatto col lip, in modo da venir proiettati in
avanti e poter chiudere la manovra davanti all’onda. Ovviamente, la Taka è
chiusa solamente se davanti all’onda, altrimenti è una specie di upwind
360°/flaka dietro l’onda. Appena senti la spinta del lip sotto la tavola, butta il
corpo sottovento e in avanti, infilando l’albero nel vento col braccio anteriore e
ruotando testa e spalle sopravento. Scalcia la tavola sottovento e infila la vela
nel vento col braccio posteriore, senza però spingere sulla bugna e sperando
che l’onda ti imprima abbastanza proiezione in avanti per completare la
rotazione correttamente, davanti o sopra il lip. Appena la tavola completa la
prima parte della rotazione aerea o in spinnata, tieni il peso in avanti, scarica il
tuo peso sul boma per alleggerire la poppa e lasciarla girare liberamente. Non
spingere assolutamente sul braccio posteriore o finirai col fermare la rotazione,
facendo andare l’albero a poppa. Quando la tavola supera i 180°, apri
leggermente la vela col braccio di bugna, gestendo la potenza con quello
anteriore e continuando a infilare la vela nel vento, in modo da aver abbastanza
potenza per completare correttamente l’intera rotazione in slashata. Ricorda
che è imperativo riuscire a chiudere il trick ancora nel lip! La condizione ideale
per imparare è con il vento sideshore, in quanto più il vento è da terra, più
tende a spingerti dietro l’onda, specialmente durante la fase finale
d’atterraggio. Fin dalla sua nascita la Taka fu giudicata da tutti i top rider una
manovra difficilissima e perciò quasi mai eseguita in gara, e se per i Pro era
difficilissima figuratevi per gli altri…
TESTO DI Mattia Pedrani | FOTO DI Valerio Pedrani | RIDER M. Pedrani | LOCATION Malcesine, Lago di Garda; Carrò, Francia
Freestyler e waver dalle indiscusse capacità tecniche, i suoi video lo dimostrano chiaramente.
Campione Italiano Freestyle 2008 e appassionato di Rap, le sue canzoni fanno da colonna sonora
ai sui cliccatissimi video. Trasferitosi al Lago di Garda ormai da alcuni anni è un assiduo
frequentatore di Malcesine e del Pier, anche quando le temperature sarebbero più appropriate
ad uscite sulla neve con lo snowboard. I suoi sponsor sono: Starboard, Simmer Sails, AL360,
Scorpion Bay, PierWindsurf, Windcatcher, Circolo Surf Torbole, Residence VerdeBlu.
MATTIA PEDRANI I-00
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2) FLAKA - FREESTYLE
Correva l’ormai lontano anno 2002 (dieci anni sono volati e dalla Flaka siamo
alla doppia Burner…), sulle ali del successo della Red Bull-King Of the Lake il
freestyle esplodeva nel windsurf e nuovi talenti come Campello, Kauli e
Guadagnino sconvolgevano la scena con manovre innovative. Il 2001 era stato
l’anno della Grubby, nel 2002 fu la volta della Flaka. La manovra fu inventata
quasi in contemporanea da Web Pedrick, atleta AHD-North del Gorge, che la
battezzò Swayze in onore del suo attore preferito, e dal francese Bieuzy Mauffret
che la chiamò Bercy Noel. Contemporaneamente anche il futuro 3x Campione
del Mondo, Ricardo Campello, le chiudeva già da un pezzo, chiamando il trick
FLAKA, cioè FLAt (water) taKA cioè Taka in acqua piatta. Sembrando il nome più
logico e funzionale, tutto il mondo adottò immediatamente questa variante, ma
tutti si dimenticarono del significato del nome, voi invece tenetelo bene a
mente… Nel 2002 alla King non erano più di 5 o 6 gli atleti Flakadotati, vinse
Sifferlen contro Nik Baker e entrambi la sfoderarono ripetutamente, ma fu Colin
a guadagnare la finale chiudendone perfino una in versione diablo! PS: quella fu,
purtroppo, l’ultima edizione della King. La Flaka oggi rappresenta uno dei trick
basilari del repertorio di ogni freestyler. Per rendere il passaggio al wave
ancora meno traumatico è opportuno spingersi ancora oltre il limite, puntando
sull’Air Flaka. Comincia il trick a tutta velocità al traverso, cazzando sul braccio
posteriore per fare un piccolo e veloce bottom turn che ti permetta di staccare
dal dorso di un choppino, per poi proiettarti sopravento. Una volta che la tavola
sta per staccare, gira testa e spalle sopravento, infilando l’albero verso prua e
nel vento con il braccio anteriore, senza però spingere col braccio posteriore.
Scalcia la tavola sottovento, rannicchiando quella posteriore e lasciando quella
anteriore stesa, in modo che la prua tocchi l’acqua per prima e faccia da perno
per innescare la rotazione. Questa fase è del tutto analoga alla rotazione sul lip,
dopo aver fatto esplodere le pinne sul lip e la tavola ora slasha liberamente,
pinne in avanti. Non resta che appoggiarsi nel boma e continuare a girare
spalle e fianchi nel vento, tenendo il corpo vicino al boma e girando la testa nel
senso di rotazione, aspettando che la tavola completi la rotazione completa di
360°, finendo come una normale backwind jibe e il gioco è fatto!
3) TAKA & AIR TAKA – WAVE RIDING “MODERNO”
Nell’estate del 2001 divenni amico di Graham Ezzy, bambino prodigio che surfava
a Ho’okipa col casco Gath sotto lo sguardo attento di suo padre Dave. Forse non
tutti lo sanno ma all’inizio Graham era patito anche di freestyle e mentre navigavo
mi pedinava cercando di assorbire tutti i miei trick; devo dire che imparava con
una velocità esagerata, e presto Grubby e Flaka non ebbero più segreti per lui. Poi
ci siamo persi di vista, e non ricordo più quando (2006?) vidi un suo filmato su C7
con una bella Taka; rimasi a bocca aperta, Graham era diventato veramente forte,
ma poi mi dissi: “Aspetta un momento, ma questa è solo una flaka sul lip!”. Era
fatta, era scattato il “click” della motivazione: rispetto ai waver “pionieri” noi
avevamo un grande vantaggio, potevamo provare migliaia di Flaka sui nostri
laghetti sparsi in tutto il mondo, per poi proiettarle sulle onde dei nostri spot
preferiti, e meglio ancora se con vento side-on o on! Infatti la Taka è sicuramente
più facile in condizioni side-on perché il vento ti spinge verso la base dell’onda
anziché dietro l’onda (mentre, per assurdo, la condizione ideale per la surfata,
cioè side-off, è la più difficile per la Taka perché il vento ti spinge dietro l’onda). Io
iniziai a chiudere le prime Taka e Air Taka nel 2007, in primavera a Maui e in
agosto a Moulay: vedere per credere, sono nel mio video “Rated M° for mature”
su YouTube, mentre nel 2008 la rivista SURF tedesca (la principale rivista europea
di windsurf) ha pubblicato una mia sequenza a doppia pagina di una Air Taka a La
Coudou e nell’articolo si citava una frase di Kauli che diceva più o meno: “Per
diventare campione del mondo wave devi essere campione del mondo freestyle”.
Capito? Casualmente, nel 2009 Graham vinse la Supersession PWA a Ponta Preta
proprio con una Taka, poi a Pozo ci furono raffiche di Taka fuori e dentro il PWA
(ricordate, meglio in on-shore che in off-shore!), poi arrivò Browzinho, e siamo ai
giorni nostri. Per noi freestyler la Taka non è così terribile ma quasi “banale”, i
pionieri invece per provare 10 Taka avevano bisogno di 10 onde da sacrificare,
prendendosi 10 frullate che a Ho’okipa potevano significare 10 escursioni gratuite
a Rock Garden: come biasimarli se non smaniavano per imparare questa
manovra? Questo vale per tutti ma non per i talenti (sovra)naturali come Levi
Siver: sfogliando una rivista francese del 2000 ho trovato una sua sequenza in cui
provava una Air Taka, nel 2000, 2 anni prima della Flaka! Noi chiudiamo questa
manovra sulle onde perché abbiamo alle spalle 10.000 Flaka al lago, lui la provava
quando la Flaka non esisteva ancora: pura classe al limite della follia… E non era
l’unico esempio: erano gli anni in cui Levi e suo fratello Luke (che forse aveva
ancora più classe ma era ancora più sballato di lui) mentre surfavano Ho’okipa
facevano un Willy Skipper e cercavano di surfare l’onda pinna in avanti! So che è
difficile da credere ma l’ho visto con i miei occhi; naturalmente non ci sono mai
riusciti, ma solo il fatto di averci pensato li mette su di un altro pianeta. Tra l’altro,
il mio numero velico nasce proprio dai fratelli Siver: Levi è USA-0 e Luke era USA-
00; quando in quegli anni mi iscrissi all’AICW per la prima volta volevo il numero
di Levi ma l’aveva già preso Andrea Rosati, così “ripiegai” sul mitico I-00. Sempre
in quegli anni (circa 2001-2002) Levi, Luke e Jason Stone (suo fratello Josh aveva
inventato la Spock e lui fu il papà dello Spock One Hand) si costruirono a Sprecks
un “windsurf-park”: usando alberi rotti crearono degli slide come negli snow
park. E tutti voi tantissimi che chiudete senza problemi la Flaka, cosa aspettate?
La prima Taka è solo a poche frullate da voi!
Faq Wave-Freestyle
Ecco una simpatica variante per stupire i vostri amici che cominciano a
chiudere qualche Taka normale.
FOTO 1-2. Con il vento side-off, al massimo della velocità, cerco il punto
che sta per frangere di un’onda non troppo grossa. Faccio un bottom largo,
in modo da non perdere troppa velocità e, una volta sul lip, pronto per il
cut back, si parte!!! Spingo con il piede posteriore con tutta la potenza
possibile e con quello anteriore comincio già a tirare la tavola sopravento.
FOTO 3. La vela è a filo con il vento ed è il momento giusto per inserirla
in avanti. Anticipo la rotazione del materiale, spingendo con i piedi il più
possibile e inserendo la vela nella direzione del vento in anticipo rispetto a
quanto farei in una Taka normale.
FOTO 4. Tengo il braccio posteriore molto arretrato e faccio pressione
sulla tavola con i talloni. Questo permette alla pinna di perdere aderenza.
FOTO 5. Quando la tavola fa perno con la prua sull’acqua, devo staccare
la mano anteriore dal boma e faccio scendere ancora la vela verso la
direzione del vento.
FOTO 6-7. In questa fase la pressione dei piedi è uniforme e mi posso
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NEGLI ULTIMI DUE NUMERI VI ABBIAMO PRESENTATO UN NOSTRO NUOVO
COLLABORATORE, CARLO SILVESTRO, GIOVANE RAGAZZO CATANESE, CHE
CI HA SPIEGATO COME ESEGUIRE LA TAKA E LA DOPPIA TAKA. MANCAVA
ANCORA UNA VARIANTE, QUELLA AD UNA MANO, CHE ORA VI PRESENTO.
TESTO DI Carlo Silvestro | FOTO DI Dave White | LOCATION Jericoacoara, Brasile
concentrare a far scivolare la tavola pinna avanti per scaricare un po’ di
potenza della vela. Questo è il momento della massima estensione del corpo.
FOTO 8. Mi preparo a completare l’altra metà della rotazione. La
pressione dei piedi torna sulle punte e la tavola continua a ruotare. Di
conseguenza la vela si avvicina verso di me.
FOTO 9. Tengo la mano di bugna sul terminale fino alla fine della rotazione.
FOTO 10-11. Con la mano anteriore riprendo il boma e mi preparo a
ricevere il contraccolpo della vela, dopo che ha ripreso potenza.
FOTO 12. Nel momento in cui la vela mi strattona, comincio ad
assecondare il suo movimento ammortizzando con il braccio posteriore e
tirando il braccio anteriore verso di me, ma senza esagerare perché,
scaricando tutta la potenza, perderei l’onda.
TIPS
È molto importante mettere la mano posteriore sul terminale per inserire
bene la vela nel vento durante la prima rotazione.
La cosa fondamentale, però, se vuoi chiudere questa manovra, oltre a
provare e rileggere i miei consigli, è credere il più possibile in te stesso e
nelle tue capacità.
Carlo Silvestro forte rider siciliano si dedica con passione al suo centro surf “La Tartaruga,
l’Università del windsurf” nello splendido golfo di Catania. Da anni trascorre l’inverno nella
suggestiva location di Jericoacoara, dove si allena e organizza indimenticabili camp. Atletico e
preparato è sempre alla ricerca del vento e dell’onda perfetta da surfare.
I suoi sponsor sono: Oberalp per le tavole JP, NeilPryde, Rip Curl, “latartaruga” surf school,
Lovefruit e DNAshock.
CARLO SILVESTRO
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F@#K Crash of the month
A volte è meglio mollare l’attrezzatura per evitare spiacevoli atterraggi. Bisogna
però sempre ricordarsi di controllare bene chi abbiamo sottovento, si
potrebbero creare delle situazioni rischiose! Generalmente i professionisti
sanno sempre quello che fanno e se decidono di “mollare” hanno i loro validi
motivi e si sono accertati ancora prima di saltare chi e cosa hanno intorno.
Mi piace ricordare questo esempio riferito ad un altro sport. Quando correvo in
pista da motocross cercando di imparare lo sport, ero quasi sempre
spaventato dagli altri, da quelli più bravi di me, che oltre a sverniciarmi sul
dritto e in curva, quando io facevo un saltino da 5 metri loro ne saltavano 30 e
3 metri sopra di me. Mi hanno sempre assicurato però che bastava che io
tenessi la mia traiettoria dritta, evitando di modificarla, e sarebbero stati poi i
piloti più esperti ad evitarmi. Bisogna avere molta fiducia, ma devo dire che
sotto questo punto di vista mi è andata sempre bene. Nel windsurf più o meno
è la stessa cosa. Nei posti affollati se un “pro” decide che è meglio mollare
l’attrezzatura durante una manovra, è sicuro di non mettere in pericolo
nessun’altra persona. Una delle classiche situazione dei “lascini” è quando si
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TESTO DI Fabio Calò | FOTO DI Darrell Wong | RIDER Ricardo Campello | LOCATION Maui, Hawaii | THANKS TO remedia.de
tenta di provare un Double Forward, quando ci si accorge dopo la prima
rotazione che forse sarebbe meglio mollare tutto e cadere in acqua.
Nella sequenza in oggetto, vediamo come Ricardo appena ha staccato dall’onda
chiude con energia la vela proiettando il rig in alto ed in avanti con il chiaro
intento di andare in doppio. Dopo la prima rotazione si accorge di non essere
posizionato alla perfezione e che molto probabilmente andrà nella seconda
rotazione troppo verticale. Decide quindi di lasciare la sua attrezzatura e di
farsi un bel tuffo da 4 metri (che è anche divertente), in compenso la sua
attrezzatura, grazie all’impulso violento dopo lo stacco, completa quasi le due
rotazioni e soprattutto a debita distanza da qualunque altro rider!
Se vi dovesse capitare una situazione simile, anche provando un semplice High
Jump, assicuratevi prima e durante la manovra di non avere nessuno nelle
vicinanze, e se proprio avete un dubbio, togliete i piedi dalle strap ma tenete il
boma, nella maggior parte dei casi non vi farete nulla e la vostra attrezzatura
cadrà vicino a voi.
Have fun!
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RAIMONDO GASPERINI È TORNATO A SAL, CABO VERDE,
CON LA SUA FAMIGLIA E IN COMPAGNIA DI BUONI AMICI,
INSIEME A FRANCESCO MASSA, CI DANNO ALCUNI UTILI
CONSIGLI SU QUESTO SPOT EVER GREEN.
Era da un po’ che non tornavo a Cabo Verde a Sal. La cosa che mi ricordavo è
che l’isola mi colpì per il suo fascino selvaggio e i suoi luoghi incantevoli, per la
sua semplicità e per le condizioni che vi avevo trovato. Concentrati in pochi
chilometri di distanza ci sono ottimi spot che offrono caratteristiche adatte a
tutti, dai principianti fino ai professionisti di coppa del mondo! Per raggiungere
Sal mi sono organizzato con Sun&Fun, ho volato con la Neos da Roma-Fiumicino
e insieme a me c’erano la mia compagna Marianovella, mio figlio Giulio, il
giovane talento (best rookie XRay 2011) Giovanni Passani e Mauro Vinci, sardo
radicale doc! (Per l’attrezzatura ho pagato 150 euro… a sacca). Durante il volo,
io e i miei compagni eccitati dalle buone previsioni abbiamo fatto il piano
d’attacco per sfruttare al meglio i 15 giorni del nostro soggiorno! Arrivati a Sal
di notte, crolliamo dal sonno, nelle rispettive camere del Vila Do Farol. Il giorno
seguente ci alziamo riposati e operativi. Le camere del Bravo Club, dove
abbiamo alloggiato, oltre ad essere confortevoli, sono dotate di aria
condizionata per rinfrescarle nelle giornate più torride. Durante il nostro
soggiorno abbiamo passato due settimane all’insegna del windsurf, del surf da
onda, del sole e tante escursioni in diversi spot. Oltre a surfare nelle decine di
spot di Sal il mio obiettivo era quello di tornare a cavalcare i muri di Punta
Preta e ci sono riuscito. Scendere quelle montagne di acqua ti da una
sensazione unica e ineguagliabile. Devi avere sangue freddo, timing,
preparazione ed un gran fiato. È vietato sbagliare, altrimenti il prezzo da pagare
è molto caro! Ho surfato in una giornata con vento leggero, nessuno riusciva ad
uscire con il windsurf, ma io non mi sono tirato indietro e sono entrato, in
compagnia di un pugno di surfisti da onda. Cosa potevo volere di più dalla vita?
In uno Spot così bisogna sempre tornare!
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La perfezione delle onde di Punta Preta, Raimondo in bottotm turn fullpower usa tutta la potenza dell’onda per surfare down the line.
TESTO DI Raimondo Gasperini | FOTO DI XRay team
INFO WINDSURF
Il vento predominante a Sal è il Nord Est. Praticamente presente tutto l’anno e
non raggiunge mai intensità elevatissime. Le metrature ideali sono 5.5, 5.2, 4.7.
Da dicembre a fine aprile la percentuale di uscite si aggira intorno al 75% con
punte anche maggiori. Essendo un’isola, gli spot sono numerosi e la macchina
è indispensabile per girarli tutti. Fortunatamente le distanze tra le varie spiagge
sono brevi ed è possibile visitarle tutte in poche decine di minuti. Si surfa con
muta shorty, consigliatissimi per il fondale spesso roccioso sono i calzari.
Affitto windsurf: per chi viene sprovvisto del proprio materiale vi consiglio di
andare al centro di Josh Angulo a Santa Maria, dotato anche di bar, shop e
rimessaggio: [email protected].
SISTEMAZIONE E SVAGO
Durante il nostro soggiorno a Capo Verde abbiamo scelto la sistemazione Vila
do Farol, Bravo Club e ci siamo trovati molto bene. La nostra camera era
davanti alla spiaggia, vicino alla Base Nautica che tuttavia non offre possibilità
di affitto windsurf, ma solo di surf da onda. È ben gestita dalle grandi local star
Mitu Monteiro e Joe. Durante tutto il giorno nei bar e nei punti ristoro si poteva
consumare cibo e bibite a volontà, colazioni, pranzi e cene (cucina italiana), che
ci hanno deliziato con ogni prelibatezza. Tutti noi sappiamo cosa significa una
bella colazione prima di un’intensa giornata di windsurf e una bella cena dopo
aver planato tutto il giorno. Bene qui si vive di windsurf e basta. Puoi
dimenticarti di fare la spesa, cucinare e lavare i piatti. Poi durante le pause
windsurf l’animazione cerca di coinvolgerti in ogni tipo di attività e torneo,
senza essere invadenti. Per chi non riesce a fare a meno di internet, c’è anche
una zona wi fi. Inoltre i più pigri, che non vogliono andare in giro alla scoperta
di altri spot, possono “accontentarsi” di uscire davanti al Bravo Club, dove si
possono trovare sia condizioni per il freestyle che per il wave. Se andate
sottovento fino allo spot Punta do Sino, uno dei miei preferiti, troverete onda
divertente mure a sinistra. Nei giorni di acqua piatta si può fare anche freeride
e con dei lunghi bordi di bolina raggiungere Santa Maria. Gli alisei soffiano
bene nel periodo tra novembre e marzo. Per chi come noi era alla ricerca dello
91Il famoso world class spot Punta Preta.
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spot giusto la soluzione migliore è stata l’affitto giornaliero di un 4x4 con
autista che ci portava e riveniva a prenderci dove volevamo con la nostra
attrezzatura al seguito. Da non perdere assolutamente l’escursione con l’amico
di Tribal Surf, Libero Cozzolino, padre e allenatore di Airton (Campione Mondiale
di Kite) e insegnante di surf e windsurf di origini padovane che da molti anni
divide il suo tempo tra Sal e la Sardegna, a seconda di dove tira il vento (per
info www.tribalsurf.it). Tutte le sere sono passate allegramente in compagnia,
gustandoci sia gli intrattenimenti offerti dal villaggio che qualche serata in giro
per il paese di Santa Maria, dove vi sono ottimi locali: dai semplici bar
frequentati dai local fino a quelli adatti ad un pubblico più turistico, mentre per
i nottambuli discoteche aperte fino all’alba. Se non amate la vita di villaggio e
volete una sistemazione diversa, la seconda soluzione che vi consiglio è
Surfactivity Guest House: si trova a Santa Maria nella zona Tanquinho Norte, 300
metri a nord sulla strada delle scuole di surf, ed è il luogo dove vivere la tua
vacanza in armonia con il paesaggio, i colori e i profumi di Capo Verde. Un
contesto di pace e tranquillità, unito ad attività sportive in stretto contatto con
la natura. Qui troverete il simpatico e loquace Francesco Massa che ti
accoglierà con un’assistenza e competenza in ogni momento del tuo soggiorno.
([email protected], oppure puoi telefonare al numero 00238 9926282).
INFO
Per una vacanza tutta organizzata vi consiglio Sun and Fun
(www.vacanzewindsurf.it).
VOLI: per Sal partono dall’Italia generalmente da Milano Malpensa, Bergamo,
Verona, Roma Fiumicino. Gli orari e i giorni possono subire variazioni in base ai
periodi. I voli si possono prenotare nelle agenzie o trovare facilmente su
internet come last minute a prezzi convenienti: consigliamo di informarsi per i
voli Neos e Caboverde Time, oppure rivolgersi alla compagnia di bandiera
portoghese TAP. Non sono richiesti vaccini.
PASSAPORTO E VISTI: per entrare a Capo Verde è necessario il passaporto. Il
visto, se non è stato fatto dall’agenzia, può essere fatto direttamente allo
sbarco all’ufficio visti dell’aeroporto.
Le divertenti onde di Punta Leme.
Il rookie Giovanni Passaniin e-slide one hand.
Il forte sardo Mauro Vinci.
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TRASPORTO ATTREZZATURE: i prezzi variano in base alle compagnie aeree. Le
cifre si aggirano intorno ai 300 euro A/R per il windsurf, ai 150 euro per i surf
da onda e per i kitesurf. Il trasporto windsurf è molto costoso, per chi
soggiorna una sola settimana è consigliabile l’affitto.
AFFITTO ATTREZZATURE SURF, KITE e WINDSURF: in loco esistono diverse scuole di
affitto attrezzatura, tra queste il centro Josh Angulo col quale la nostra Guest
House collabora da anni, che si trova a 300 mt. dalla Guest house stessa.
TRASPORTO AMICI A 4 ZAMPE: la spesa si aggira intorno ai 5 euro/kg più il peso
della gabbia.
FUSO ORARIO: 2 ore indietro con ora solare, 3 ore indietro con ora legale.
TRASPORTI: esistono vari mezzi pubblici: Aluguer (piccoli pulmini a 9 posti al
costo di 100 escudos a tragitto), taxi, o per chi preferisce numerosi rent-a-car
per affitto auto, motorini e quad.
MONETA: 1 Euro = 110.2650 Escudo del Capo Verde, 1 Escudo del Capo Verde =
0.0091 Euro
CABO VERDE SPOT GUIDE
Di Raimondo Gasperini, in collaborazione con il local Francesco Massa.
L’isola di Sal è una della mete internazionali del windsurf, surf da onda e
kitesurf. E da parecchi anni è scelta come tappa quasi obbligatoria da sportivi
di buon livello grazie alla qualità delle sue onde e non è strano ritrovarsi a
surfare a pochi metri con campioni del calibro di Josh Angulo, Kauli Seadi, Kai
Katchadourian e tanti “pro” di coppa del mondo.
Soprattutto quando le previsioni a medio periodo danno le “bombe” da
nordovest, Santa Maria si riempie di molti “pro” disposti ad arrivare dall’altra
parte del globo pur di surfare i “muri” della costa ovest.
Vediamo di fare una bella mappatura dei posti più conosciuti (chiaramente
alcuni resteranno top secret, ce li teniamo stretti e non ne divulghiamo
l'ubicazione per non rovinare uno degli aspetti più affascinanti del nostro sport,
cioè la ricerca e la scoperta di qualcosa di incontaminato e non ancora
frequentato).
Partendo dalla costa est, troviamo la famosa Shark Bay. Frequentatissima dai
kiter la baia offre comunque ottime condizioni per il windsurf: è il posto ideale
per saltare mura a sinistra. Spiaggia piuttosto lunga, vento side con il nord,
side on con il normale nord-est, onda europea da piccola (circa 1 metro) a
media (anche tre 3/4 metri). Mediamente facile a seconda della marea.
Possibili nelle giornate top anche 6/7 bottom pieni e discretamente veloci. Nelle
giornate con vento da 5,3 a scendere si salta come disperati (Pozo style) ma
attenzione, in base alla marea, alle rocce di fronte al parcheggio.
Frequentata dai surfisti che affittano nelle varie scuole di surf di Santa Maria
Punta Leme solitamente offre una condizione “choppata”, ma spesso durante
l'inverno è buono per surfare e saltare, specie con le mareggiate da sud.
Frange Power Point una barra super veloce da surfare down the line da
intervallare con aerial da paura.
Punta Sino, ottimo spot per saltare mure a dritta.
Rife, lo spot ideale per gli aerial.
Ponta Sino, invece è uno dei preferiti di Raimondo. Di fronte all’hotel Farol
(sede della scuola di due Cabo Verde star: Mitu e Joe) qualche anno fa un
vascello di discrete dimensioni naufragò a causa del comandante ubriaco. Ma
le onde l’hanno “cancellata” nel giro di qualche anno. Buono per saltare mure a
dritta e surfare, qualche volta riesce a diventare anche “mitica” con barre che
si srotolano per alcune centinaia di metri. Durante l’estate è ottimo per il surf
da onda e imperdibile per il diving (mettete la testa sotto a 100 metri da riva e
vedrete il mitico Tres Grotas con una varietà ittica da fare invidia all’acquario di
Genova). Ottimo anche con le mega mareggiate da nord-ovest per il surf da
onda quando la regina Punta Preta è troppo grossa!
Punta Preta è uno dei “top spot” in the world. È conosciuta in tutto il pianeta
per le onde giganti, per la difficoltà nel surfarle, spesso si esce con rig distrutto
dallo shore break “assassino”. Lavora da medio a grande, quando è piccolo
(circa 2 metri) l’onda è troppo vicina agli scogli. Funziona al meglio con il nord
e con il nord-est. Basta guardare qualche foto o qualche video per capire
perché prendono l'aereo addirittura dalle Hawaii per surfare qui.
Algodero, la “destra” di Punta Preta, quasi impossibile a meno che non vi
chiamiate Josh Angulo. La potenza è la sua caratteristica principale. “In
occasione di una mareggiata – spiega Francesco Massa – ho visto il cadavere
di una balenottera di 9 metri trascinata a 150 metri nell’interno della spiaggia”.
Più a nord troviamo il Classic, Caletta Funda e Caletigna, tutti spot buoni per
surfare e propedeutici per imparare i primi bottom turn. Ma occhio alla parte
finale, vi attende un bel “bowl” con mega aerial per evitare il peggio.
Ancora più a nord, sempre nella baia di Murdeira di fronte all’omonimo
villaggio troviamo Rife e Kanua, tra i preferiti di Francesco. Si surfa, si
“aerialeggia” in calma e rilassatezza (non sempre) con barre da 2 a 5 metri.
Occhio a non scadere sottovento, vi attende un fondale ostico, ideale per
“disintegrarvi” i piedi!
Monte Leao. Ottimo per il surf da onda, qualche volta (ma devi capitare lì al
momento giusto) anche per il windsurf . Onda veloce e tubante, girato il monte
inizia il paradiso. Partendo da sinistra, Secret (aka “Little Hookipa”) è lo spot tra i
più apprezzati: onde quasi sempre buone, poco e ben frequentato solo da surfisti
cool. Non ci sono case, alberghi. Non escono kite, non c’è smog. Solo tu e le onde.
Nella baia a destra poi troviamo il mito Ali Baba! Così chiamata dal francese
che la scoprì negli anni 90 per via dei 40 bottom full speed che alcune giornate
è in grado di offrire, è lo spot preferito da Kauli Seadi. Un surfista di nome
Rastovich (pro surfer e regista) venne qui un paio di anni addietro per girare
un video: doveva stare 4 giorni, si fermò tre mesi. Qui si surfa down the line e
devi essere bravo altrimenti il rischio è dietro l’angolo. “Due anni fa ho visto un
tipo prendere delle belle bombe stile Jaws – racconta ancora Francesco - e mi
sono detto: però, surfano benino questi turisti europei sulle onde grandi,
tranquilli e senza rischi inutili”. Beh il turista era Josh Angulo che a Sylt la
settimana prima aveva vinto il suo secondo titolo mondiale wave e tornato a
terra mi ha detto che se l’era un po’ fatta sotto. Da qualche parte su Youtube
trovate un video di Kai Katchadourian con, un bel 90 secondi di bottom full
speed. Dopo Ali Baba abbiamo Coral Joule, “bello e bastardo”. Chiedete a
Florian Young le caratteristiche del fondale, vi manderà a quel paese in un
secondo. Infine più a nord c’è Palmera, vicino al porto. Sulla sinistra onda
veloce e tubante per il surf, ma attenzione alle rocce taglienti. Un consiglio,
portatevi le scarpette, tra ricci e rocce non c’è scampo, e guantini “mezze dita”,
i calli sono assicurati.
94Secret (aka “Little Hookipa”) uno tragli spot più apprezzati dell’isola,anche sede alternativa a Punta Pretadelle recenti tappe del PWA.
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RIDER Iballa Moreno | LOCATION Hookipa, Maui | FOTO John CarterNext Ride
ESCLUSIVO: Tomas Persson, Chief
Designer di Simmer Style ci
racconterà la storia di uno dei
marchi di vele più famosi al mondo,
svelandoci anche particolari
interessanti sulle nuove vele.
NOVITA’ 2013: Continuiamo la
presentazione dei giocattoli della
prossima stagione, tavole e vele, con
schede tecniche, misure e foto per
un’utile guida ai nostri prossimi
acquisti.
Andremo a casa di Victor Fernandez e
scopriremo i motivi del suo successo.
E come sempre, tanti altri articoli
esclusivi, approfondimenti, didattica,
la rubrica per le ragazze Onde e
Curve, i gossip più hot da Maui e
tanto altro ancora...