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Anno XXIII n. 4 - Luglio 2007 - Sped. a. p. - art. 2 - comma 20/c, Legge 662/96 - Filiale di Asti - Organo ufficiale del Centro Librario Sodalitium - Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel. +39.0161.839.335 - Fax +39.0161.839.334 - IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALLUFFICIO C.R.P. ASTI PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE LA RELATIVA TARIFFA N. 61 Numero Speciale per i cent’anni della “Pascendi” I cattolici Intransigenti Tassa Riscossa - Taxe Perçue. ASTI CPO

I cattolici Intransigenti - sodalitium.biz · nella nostra storia si trova spesso, se non ... Storia sociale della Chiesa(Vallardi, Milano, VII ... della filosofia e della teolo-

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Numero Specialeper i cent’anni della “Pascendi”

I cattolici Intransigenti

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EEddiittoorriiaalleeCari lettori, Sodalitium esce ormai dal

Natale del 1983. Quante riviste nasco-no e muoiono in pochi anni, specie

quando, come per noi, mancano crudel-mente i mezzi! Invece dopo tanti anni pos-siamo dire che Sodalitium dura ancora, an-che se non può vantare alcuna regolarità.Non è mai stato un quotidiano o un settima-nale, non è più, da tempo, un mensile o unbimestrale.

Questa peculiarità della nostra rivista(voluta o forzata, poco importa) le impedi-sce di rincorrere le continue novità; essa dàperò al bollettino la possibilità di approfon-dire dei temi che altrimenti la cronaca cicostringerebbe a lasciare da parte: bolletti-no di formazione, quindi, e non solo di in-formazione. Alcuni lettori ci rimproveranodi occuparci spesso di storia, benché si trat-ti di storia della Chiesa. Non capiscono chenella nostra storia si trova spesso, se nonsempre, la spiegazione del presente e l’an-nuncio del futuro.

Questo numero di Sodalitium è un nu-mero speciale, monotematico, che pertantopotrà appassionare gli uni ed annoiare glialtri. Ci scusiamo con i secondi, e li invitia-mo ad attendere, con pazienza, un prossi-

mo numero. Esso è dedicato, nel centena-rio dell’Enciclica contro il modernismo, Pa-scendi dominici gregis (8 settembre 1907),al movimento cattolico. Intendiamo cioèrendere omaggio a chi ci ha preceduto nellabattaglia (più con la penna che con la spa-da) contro quelli che Mons. Benigni (e SanPio X) chiamavano i “nemici interni edesterni” della Chiesa, ed in favore del Re-gno (anche sociale) di Cristo Re.

Recentemente, Antonio Socci ha ricor-dato che il compito della Chiesa è quello disantificare più che quello di civilizzare. Pos-siamo sottoscrivere, a condizione di non op-porre santificazione e civilizzazione. Il finedella Chiesa è, senza dubbio, eminentemen-te spirituale e sovrannaturale: la gloria diDio e la salvezza e santificazione delle ani-me. Ma questo fine, da un lato, sarà più fa-cilmente raggiunto dai più se la società tem-porale favorirà l’azione santificatrice dellaChiesa e, d’altra parte, l’evangelizzazioneda parte della Chiesa non può non portarealla nascita di una civiltà cristiana, di unaCristianità, che pur non essendo senza difet-ti quaggiù, si sforza però di riconoscere, atutti i livelli della società, la regalità di Cri-sto. “Vi fu un tempo – insegna Leone XIIInella sua enciclica Immortale Dei - in cui lafilosofia del Vangelo governava la società:allora la forza della sapienza cristiana e lospirito divino erano penetrati nelle leggi,

“Sodalitium” Periodico - n° 61 , Anno XXIII n. 4/ 2006

Editore Centro Librario Sodalitium

Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA TOTel.: 0161.839335 Fax: 0161.839334 - CCP 36390334

INTERNET: www.sodalitium.it - email: [email protected]

Direttore Responsabile don Francesco RicossaAutorizz. Tribunale di Ivrea n. 116 del 24-2-84

Stampa: - Ages Torino. Questo numero della rivista

è stato chiuso in redazione il 15/06/2007

Ai sensi della Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali, i da-ti forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti verranno trattatiin forma cartacea ed automatizzata e saranno utilizzati esclusi-vamento per invio del giornale oggetto di abbonamento o di al-tre nostre testate come copie saggio e non verranno comunicatea soggetti terzi. Il conferimento dei dati è facoltativo ed è possi-bile esercitare i diritti di cui all’articolo 13 facendone richiestaal responsabile trattamento dati: Centro Librario Sodalitium.

In copertina: galleria di ritratti dei principaliprotagonisti, ecclesiastici e laici, del movimentocattolico.

EEddiittoorriiaallee ppaagg.. 22PPrrooggrraammmmaa ddeell SSooddaalliittiiuumm PPiiaannuumm ((11991133)) ppaagg.. 66““FFeeddee ee RRaaggiioonnee”” ((pprriimmoo eeddiittoorriiaallee 11991199)) ppaagg.. 99AAllbbuumm ddii ffaammiigglliiaa ddeell mmoovviimmeennttoo ccaattttoolliiccoo iinn IIttaalliiaa ((11887700--11991144)) ppaagg.. 1199NNoovviittàà lliibbrraarriiaa ppaagg.. 3388VViittaa ddeellll’’IIssttiittuuttoo iinn iimmmmaaggiinnii...... ppaagg.. 3388

✍✍ SSoommmmaarriioo

nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, inogni ordine e settore dello Stato, quando lareligione fondata da Gesù Cristo, collocatastabilmente a livello di dignità che le com-peteva, ovunque prosperava, col favore deiPrincipi e sotto la legittima tutela dei magi-strati; quando sacerdozio e impero procede-vano concordi e li univa un fausto vincolo diamichevoli e scambievoli servigi. La societàtrasse da tale ordinamento frutti inimmagi-nabili, la memoria dei quali dura e durerà,consegnata ad innumerevoli monumentistorici, che nessuna mala arte di nemici puòcontraffare od oscurare”. “No, venerabilifratelli – scrive San Pio X in ‘Notre chargeapostolique’ – occorre ricordarlo energica-mente in questi tempi di anarchia sociale eintellettuale, in cui ciascuno si pone qualedottore e legislatore; non si edificherà la so-cietà diversamente da come Dio l’ha edifi-cata; non si edificherà la società se la Chiesanon ne pone le basi e non ne dirige i lavori;non si deve inventare la civiltà, né si devecostruire la nuova società tra le nuvole. Es-sa è esistita ed esiste; è la società cristiana, èla società cattolica. Non si tratta che di in-staurarla, ristabilirla incessantemente nellesue naturali e divine fondamenta contro i ri-nascenti attacchi della malsana utopia, dellarivolta e dell’empietà: Omnia instaurare inChristo”. Il capolavoro di Mons. Benigni, (ilfondatore del Sodalitium pianum), Storiasociale della Chiesa (Vallardi, Milano, VIIvoll., 1906-1933) illustra quest’influenza so-ciale della Chiesa dal suo nascere fino allafine del medioevo con delle pagine che ognimilitante cattolico dovrebbe aver letto.

Non possiamo, in queste poche pagine,soffermarci su quei tempi gloriosi che han-no visto l’albero della Chiesa crescere e ra-mificare fino al suo apogeo del XIII secolo,e neppure tratteggiare la lotta che la Chiesastessa intraprese dal XIV secolo in poi con-tro nemici sempre più agguerriti che, di-struggendo la società cristiana contavano econtano tuttora (coscientemente o no) diportare alla perdizione le anime. In questonumero ci limiteremo, in omaggio a SanPio X, a ricordare alcuni tra i suoi contem-poranei che difesero a viso aperto la verità.

Le brevi schede biografiche che don Ca-randino ha redatto per i nostri lettori – perinvogliarli ad approfondire il tema - sonoquindi limitate: quanto al tempo, a quel pe-riodo che copre, pressappoco, i pontificati

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di Pio IX, Leone XIII e S. Pio X; quanto alluogo, soprattutto a quel paese, l’Italia, chela divina Provvidenza ha voluto come sededel Vicario di Cristo e della sua Chiesa, eche però proprio in quel periodo ha subitoquell’attacco violento iniziato col cosiddet-to “risorgimento” italiano. Risorgimentoche fu invece anti-italiano perché anti-cat-tolico, e che ha iniziato quel processo discristianizzazione o apostasia del nostroPaese che dura e peggiora ancor oggi.

Per questo non solo di storia – più omeno polverosa – si tratta; perché la batta-glia di oggi altro non è che il proseguimen-to di quella di ieri.

Due generazioni di cattolici si strinsero adifesa della Chiesa in quei frangenti. Attor-no a Pio IX e Leone XIII, i cattolici cattolicifurono detti “intransigenti” in Italia, “ultra-montani” in Francia. “Cattolici cattolici”, di-co, perché essi erano solo ed unicamentecattolici: né cattolici liberali, né cattolici de-mocratici, né cattolici socialisti né cattolicinazionalisti. Quando le costituzioni o le le-gislazioni degli Stati si fecero laiche (ovveroatee di fatto), quando la breccia di porta Piae la presa di Roma distrussero l’ultimo Statoveramente cattolico che era anche quellocattolico per eccellenza, i cattolici si trovaro-no in una situazione inedita. La croce nontrionfava più, trionfava la massoneria, ed ilmilitante cattolico per il fatto stesso era con-

L’urna con il corpo di San Pio X venerata sull’altarepapale in S. Pietro in occasione della sua

canonizzazione (30 maggio 1954)

siderato un sovversivo dello Stato, e questonon solo in paesi infedeli o protestanti, maanche nei paesi che vantavano una bimille-naria tradizione cattolica, ed una popolazio-ne quasi interamente tale.

Bisogna dirlo e ricordarlo: chi riorganiz-zò il movimento cattolico, chi diede vitaall’azione cattolica, chi fondò e diffuse lastampa cattolica, le banche popolari e unamiriade di opere sociali, non furono i catto-lici liberali, non furono i cattolici democra-tici, non furono i cattolici moderati e transi-genti, ma i veri cattolici intransigenti, i cat-tolici del Sillabo, gli avversari risoluti dellarivoluzione: quelli cioè che oggi sono total-mente esclusi e messi al margine dal movi-mento che si dice (o si diceva) cattolico.

Due periodi, quindi, saranno esaminati.Il primo va pressappoco dal 1864, con lapubblicazione del Sillabo, ovvero “somma-rio dei principali errori dell’età nostra”, fi-no alla fine del pontificato di Leone XIII(1903). È l’epoca dell’intransigenza e della“Questione Romana”, della lotta dellaChiesa contro lo Stato liberale ben prestodominato dalla Massoneria. L’ultima pro-posizione condannata del Sillabo presenta –a contrario – il programma di questi cattoli-ci: “Il Romano pontefice NON può e NONdeve col progresso, col liberalismo e con lamoderna civiltà venire a patti e conciliazio-ne”. È questo il sunto del programma in-transigente. Il 17 settembre 1867, a Bolo-gna, nasce per opera di Mario Fani e Gio-vanni Acquaderni la “Società della Gioven-tù Cattolica Italiana” col motto “preghiera,azione, sacrificio”. La data della fondazionenon è casuale: è quella dell’anniversariodella battaglia di Castelfidardo, quando, nel1860, presso Loreto, le truppe papali siscontrarono con quelle italiane; fu unasconfitta, è vero, ma anche l’inizio di quella“crociata” che vide volontari cattolici delmondo intero (e, in primis, italiani) prende-re le armi per la Chiesa ed il Papa. Molti diloro (come lo stesso Fani, o nel 1870, Sac-chetti) saranno tra i protagonisti del primomovimento cattolico. È la Gioventù Cattoli-ca Italiana che, nel 1874, dopo la caduta diRoma, organizza a Venezia il primo Con-gresso Cattolico Italiano. Ben presto, sottola guida di Paganuzzi, si costituì una vera epropria Opera dei Congressi che dal 1874 al1904 fu l’anima del Cattolicesimo intransi-gente. Un cattolicesimo che non poteva

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contare, come quello della Restaurazione,sull’appoggio dei governi (almeno di alcu-ni), ma che sui cattolici della restaurazioneindeboliti dal fideismo “tradizionalista”aveva il vantaggio della riscoperta, volutada Leone XIII, della filosofia e della teolo-gia di San Tommaso d’Aquino. SempreLeone XIII additò il nemico: il Giudaismoe la Massoneria, e contro il nascente Socia-lismo e Comunismo (già condannati sul na-scere da Pio IX nel 1849) oppose – sempreal seguito di San Tommaso – i principi so-ciali cattolici. Nel Congresso di Milano del1897, Mons. Jacopo Scotton poté esporre,nella relazione dello stato dell’Opera, chein un solo anno erano stato fondati 1830nuovi Comitati Parrocchiali, 310 sezionigiovanili, 160 nuove casse rurali, 223 nuoveSocietà Operaie, 33 periodici e 16 circoliuniversitari: un vero “contro-stato” cattoli-co che non poteva non impensierire la mi-noranza massonica al governo. La rivolta diMilano, nel 1898, diede al Governo (inco-raggiato dai cattolici “liberali” e da quellitransigenti) il pretesto per coinvolgere nellarepressione anti-socialista anche il movi-mento cattolico. Ma la stagione dell’intran-sigenza cattolica non ebbe fine per manodella repressione giudiziaria e poliziesca,quanto per l’insorgere, nel seno stesso delmovimento, di una deviazione che applica-va nel campo sociale e politico la mentalitàche di lì a poco avrebbe cercato di distrug-gere la stessa ortodossia religiosa col Mo-dernismo. Il Modernismo – cloaca di tuttele eresie – voleva e vuole ancor oggi rifor-mare il cattolicesimo e la fede conciliandolicol il mondo e la filosofia moderna soggetti-vista: “il cattolicesimo odierno – dicevano –non potrà accordarsi con la vera scienza senon si trasforma in un cristianesimo adog-

Paolo Prodi, fratello di Romano e Gustavo Raffi,gran Maestro della Massoneria

matico, cioè in un protestantesimo latitudi-nario e liberale”. I cattolici quindi dovevanodifendere non solo più la Società temporalema quella spirituale stessa. L’Enciclica Pa-scendi (1907) ed il decreto Lamentabili sa-ranno il nuovo Sillabo, la nuova guida diquesti cattolici integralmente tali, e perciòsprezzantemente chiamati “integristi”. Icattolici integrali non devono però essereconsiderati, come alcuni hanno fatto, comecattolici in ritirata rispetto alla generazioneprecedente, che si disinteressano del regnoSociale di Cristo per limitarsi (limitarsi!) al-la difesa del Dogma. La smentita si trova digià nel programma del “Sodalitiumpianum” che il lettore troverà in questo nu-mero. Sono gli stessi uomini che lottarononell’epoca dell’intransigenza che difesero,nel nuovo secolo, l’integrità della fede: tro-veremo allora, fianco a fianco, esponentidei “vecchi” (Paganuzzi, Sacchetti, soprat-tutto gli Scotton) e dei “giovani” (Medola-go Albani, de Töth, Benigni), prima divisida una diversa sensibilità, ora però uniticontro il Modernismo. Quello religioso,certamente, ma anche quello sociale di donMurri (che nel celebre discorso di San Ma-rino unirà la difesa del Modernismo religio-so e quella della sua democrazia cristiana),che portò, nel 1904, alla soppressione, sottola presidenza del filo-murriano Grosoli,dell’Opera dei Congressi da parte di SanPio X. Il programma dell’ultimo Papa San-

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to, “restaurare tutto in Cristo”, era quellodei cattolici integrali, è ancora oggi il no-stro. Ad esso si oppose, nel 1919, il nascen-te Partito popolare degli eredi di Murri (nelfrattempo scomunicato e caduto nell’apo-stasia). Il partito di don Sturzo riunisce cat-tolici liberali e cattolici socialisti o democra-tici (le due anime che si ritroveranno nellaD.C. con De Gasperi e Dossetti) ma noncattolici cattolici, ovvero cattolici integrali eintransigenti (il tentativo di cattolicizzare ilP.P. con l’ala “destra” fallì negli anni ’20): il“dogma” dei popolari e dei democristianiera l’aconfessionalismo: il partito dei catto-lici non poteva essere e dirsi confessionale,ovvero cattolico! Il Fascismo ed il Concor-dato del 1929 spazzarono via – se così sipuò dire – sia i Popolari, sia il ricordo dellaQuestione Romana. Nel 1929 cessò anchele pubblicazioni la rivista che aveva tenutoalto le posizioni cattoliche integrali diMons. Benigni e don de Töth, Fede e ragio-ne, il cui programma è qui pubblicato. Il do-poguerra vede sul Soglio di Pietro un Pon-tefice, Pio XII, che canonizza in un certosenso il cattolicesimo integrale con la cano-nizzazione di San Pio X (1954), fortementevoluta malgrado l’obiezione, appunto, delsuo sostegno all’integrismo e al SodalitiumPianum (leggete la difesa dell’azione anti-modernista di San Pio X e del Sodalitiumda parte della Congregazione dei Riti, re-centemente ristampata dal nostro CentroLibrario); ma vede anche il movimento cat-tolico in mano a quella Democrazia Cristia-na condannata in don Murri e, in Francia,in Marc Sangnier e nel “Sillon”. Ad essadobbiamo, in Italia, il rifiuto dell’inserimen-to nella Costituzione del nome di Dio edell’indissolubilità del matrimonio (1948) el’accettazione della sovranità popolare; adessa l’alleanza coi laicisti con De Gasperi econ la Sinistra con Moro; ad essa dobbiamole leggi sul divorzio e sull’aborto, tutte fir-mate da presidenti, capi del governo e mini-stri democristiani, ed ai nostri giorni il pro-getto di legge sui DICO promosso da espo-nenti del “mondo cattolico” come Prodi eBindi... Il Vaticano II, con la dichiarazione“Dignitatis humanae personae”(1965), defi-nito dallo stesso Joseph Ratzinger una sortadi anti-Sillabo, accetta il principio della li-bertà di religione, di culto e di coscienzache nega radicalmente la regalità di Cristo.Nessuno stupore allora nel vedere, fatto

L’apostata don Romolo Murri, padre della“Democrazia Cristiana”

emblematico, un importante esponente delmondo cattolico, il Prof. Paolo Prodi, fratel-lo dell’attuale presidente del consiglio, elo-giare il ruolo della Setta in una relazione in-viata il 16 settembre 2006 (cf Hiram, rivistadel G.O.I., 4/2006) al convegno su “La que-stione laica nell’Italia di oggi” voluto dalGran Maestro del Grand’Oriente d’Italia,Gustavo Raffi, in occasione dellEquinoziodi settembre, e lo stesso Romano Prodi, ca-po del governo, rivendicare la laicità ed ap-provare l’assoluta separazione tra Stato eChiesa difesa a suo tempo dal presidenteKennedy (La Stampa, 11 e 13 maggio2007). Il tradimento dell’apostata Murri si èperfettamente compiuto in queste sue ulti-me conseguenze!

Questo numero di Sodalitium vuol rin-novare il programma di San Pio X: restau-rare tutto in Cristo.

Ai lettori cattolici della nostra rivistavogliamo ricordare il glorioso passato per-ché si impegnino, oggi, nel riprendere labandiera di Cristo Re, e non bandiere am-bigue che non ci appartengono.

Ai giovani di Azione Cattolica o dei co-siddetti movimenti sorti dopo il Concilio,queste pagine potrebbero essere un modoper riscoprire le proprie vere origini e ren-dersi conto del fatto che l’attuale movimen-to cattolico è passato al nemico.

Ai giovani che si credono in rivolta con-tro il mondo moderno, ma che seguonomaestri che in realtà vengono da quelleLogge massoniche che hanno fatto il mon-do moderno, forse perché della Chiesa edel cattolicesimo vedono solo contraffazio-ni e rovine, proponiamo queste pagine per-ché scoprano in quella cattolica la vera eunica Tradizione.

A noi, redattori di Sodalitium, la soddi-sfazione di aver reso omaggio a san Pio X ea quanti si sono battuti al suo fianco, perCristo Re, per la sua Chiesa e per la Cri-stianità, consci che non si tratta di battagliedi un polveroso passato, ma di una impresache ancora si combatte, oggi, con i nostripoveri mezzi, certamente, ma anche conl’aiuto di Dio. Noi non abbiamo cambiatobandiera! Exurge Domine, et judica causamtuam!

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PPRROOGGRRAAMMMMAA DDEELL SSOODDAALLIITTIIUUMM PPIIAANNUUMM

Pubblichiamo il programma del SodalitiumPianum, approvato ed incoraggiato dalla San-

ta Sede (Rescritti Autografi di S. S. Pio X, del 5luglio 1911 e dell’8 luglio 1912; Lettera della S.Congr. Concistoriale, del 25 febbr. 1913).

11.. —— Noi siamo Cattolici-Romani inte-grali. Come l’indica questa parola, il Catto-lico-Romano integrale accetta integralmen-te la dottrina, la disciplina, le direzioni del-la Santa Sede e tutte le loro legittime con-seguenze per l’individuo e per la società.Esso è «papalino», «clericale», antimoder-nista, antiliberale, antisettario. Egli è dun-que integralmente contro-rivoluzionario,perché è avversario non solamente dellaRivoluzione giacobina e del Radicalismosettario, ma ugualmente del liberalismo re-ligioso e sociale. Resta assolutamente inte-so che dicendo «Cattolico Romano integra-le», non s’intende affatto modificare inqualsiasi modo l’autentico e glorioso titolodi Cattolico-Romano. La parola «integra-le» significa soltanto «integralmente Catto-lico-Romano», cioè pienamente e semplice-mente Cattolico-Romano senza le aggiunteo restrizioni corrispondenti (anche al difuo-ri dell’intenzione di chi ne usa) tanto alleespressioni di «cattolico liberale», «cattoli-co sociale», e qualunque altra, quanto alfatto di chi tende a restringere in teoria odin pratica l’applicazione dei diritti dellaChiesa e dei doveri del cattolico nella vitareligiosa e sociale.

22.. —— Noi lottiamo per il principio e peril fatto dell’Autorità, della Tradizione,dell’Ordine religioso e sociale nel sensocattolico della parola e nelle sue deduzionilogiche.

33.. —— Noi consideriamo come piaghe nelcorpo umano della Chiesa lo spirito e il fat-to del liberalismo e del democratismo co-siddetti cattolici, come del Modernismo in-tellettuale e pratico, radicale o moderato,con le loro conseguenze.

44.. —— Nel caso pratico della disciplina cat-tolica, noi veneriamo e seguiamo i Vescovi,

DDooccuummeennttii

posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesadi Dio, sotto la direzione ed il controllo delVicario di Cristo, col quale noi vogliamo es-sere sempre, avanti e malgrado tutto.

55.. —— La natura della Chiesa cattolica c’in-segna, e la sua storia ci conferma, che la S.Sede è il centro vitale del cattolicismo: perciò stesso, da un certo punto di vista e spe-cialmente in alcune circostanze, il contegnomomentaneo della S. Sede è altresì la risul-tante della situazione religiosa e sociale. Cosìnoi comprendiamo pienamente come Romapossa talvolta tacere ed attendere, in vistadella situazione stessa, quale nel momento sipresenta. In tali casi noi ci guarderemo benedal prenderne pretesto per restare inattividavanti ai danni ed ai pericoli della situazio-ne. Dacché abbiamo compresa e sicuramentecontrollata, in ogni caso, la realtà delle cose,noi agiamo nel miglior modo possibile con-tro quei danni e pericoli, sempre e dovunquesecondo la volontà e il desiderio del Papa.

66.. —— Nella nostra osservazione ed azio-ne noi ci mettiamo soprattutto dal punto divista «cattolico», cioè universale, — sia neltempo, attraverso i differenti momenti sto-rici - sia nello spazio, attraverso tutti i pae-si. Noi sappiamo che nelle contingenze mo-mentanee e locali, c’è sempre, almeno nelfondo, la lotta secolare e cosmopolita fra ledue grandi forze organiche: da un lato,l’unica Chiesa di Dio, Cattolica-Romana,— dall’altro i suoi nemici interni ed esterni.Gli esterni (le sètte giudeo-massoniche ed iloro alleati diretti) sono nelle mani del Po-

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tere centrale della Sètta; gl’interni (moder-nisti, demoliberali, ecc.) gli servono d’istru-mento cosciente o incosciente per l’infiltra-zione e la decomposizione tra i cattolici.

77.. —— Noi combattiamo la Sètta interna edesterna, sempre e dovunque, sotto tutte leforme e con tutti i mezzi onesti ed opportuni.Nelle persone dei settari interni ed esterni edei loro complici noi combattiamo soltantola realizzazione concreta della Sètta, dellasua vita, della sua azione, dei suoi piani.Questo, intendiamo farlo senza alcun ranco-re verso i nostri fratelli traviati, come altresìsenza alcuna debolezza e senza alcun equi-voco, come un buon soldato tratta sul campodi battaglia quanti militano sotto lo stendar-do nemico, i loro ausiliari ed i loro complici.

88.. —— Noi siamo pienamente:contro ogni tentativo di diminuire, di ren-

dere secondarie, di dissimulare sistematica-mente le rivendicazioni papali per la Que-stione Romana, di ostacolare l’influenza so-ciale del Papato, di far dominare il laicismo;

per la rivendicazione instancabile dellaQuestione Romana secondo i diritti e le di-rezioni della S. Sede, e per uno sforzo con-tinuo affine di ricondurre, il più possibile,la vita sociale sotto l’influenza legittima ebenefica del Papato ed, in genere, dellaChiesa cattolica.

99.. —— contro l’interconfessionalismo, ilneutralismo e il minimismo religiosonell’organizzazione ed azione sociale,nell’insegnamento, come in ogni attivitàdell’individuo e della collettività, la qualedipende dalla vera morale, dunque dallavera religione, dunque dalla Chiesa;

per la confessionalità in tutti i casi pre-visti dal comma precedente; e se, in casi ec-cezionali e transitori, la S. Sede tollera del-le unioni interconfessionali, — per l’appli-cazione coscienziosa e controllata di taletolleranza eccezionale e per la sua durataed estensione le più possibilmente ristrette,secondo le intenzioni della S. Sede.

1100.. —— contro il sindacalismo apertamenteo implicitamente «areligioso», neutro, amo-rale, che fatalmente conduce alla lotta anti-cristiana delle classi secondo la legge brutaledel più forte; contro il democratismo anchequando si chiama cristiano, ma sempre più omeno avvelenato da idee e fatti demagogici;contro il liberalismo, anche quando si chia-ma economico-sociale, che spinge col suo in-dividualismo alla disgregazione sociale;

Mons Umberto Benigni, fondatore del Sodalitium Pianum

per l’armonia cristiana delle classi fraloro, come fra l’individuo, la classe e la so-cietà intiera; per l’organizzazione corpora-tiva della società cristiana secondo i princi-pi e le tradizioni di giustizia e di carità so-ciale, insegnati e vissuti dalla Chiesa e dalmondo cattolico per molti secoli, e che per-ciò sono perfettamente adattabili ad ogniepoca e società veramente civili;

1111.. —— contro il nazionalismo pagano chefa riscontro al sindacalismo areligioso(quello considerando le nazioni, come que-sto le classi, quali collettività di cui ciascunapuò e deve fare amoralmente i propri inte-ressi al di fuori e contro quelli degli altri,secondo la legge brutale di cui abbiamoparlato); e, nello stesso tempo, contro l’an-timilitarismo ed il pacifismo utopista, sfrut-tati dalle Sètte allo scopo d’indebolire e ad-dormentare la società sotto l’incubo giu-deo-massonico;

per il patriottismo sano e morale, pa-triottismo cristiano di cui la storia dellaChiesa cattolica ci ha dato sempre splendidiesempi.

1122.. —— contro il feminismo che esagera esnatura i diritti e i doveri della donna, met-tendoli fuori della legge cristiana; contro lacoeducazione dei sessi; contro l’iniziazionesessuale della fanciullezza;

per il miglioramento delle condizionimateriali e morali della donna, della gio-ventù, della famiglia secondo la dottrina ela tradizione cattolica.

1133.. —— contro la dottrina ed il fatto pro-fondamente anticristiani della Separazionefra la Chiesa e lo Stato, come fra la religionee la civiltà, la scienza, la letteratura, l’arte;

per l’unione leale e cordiale tanto dellaciviltà, della scienza, della letteratura,dell’arte quanto dello Stato, con la religio-ne e perciò con la Chiesa.

1144.. —— contro l’insegnamento filosofico,dommatico e biblico «modernizzato», ilquale, anche quando non è prettamentemodernista, si rende per lo meno uguale adun insegnamento archeologico od anatomi-co, come se non si trattasse di una dottrinaimmortale e vivificatrice che tutto il clero,senza eccezione, deve imparare soprattuttoper il suo ministero sacerdotale;

per l’insegnamento ecclesiastico ispiratoe guidato dalla gloriosa tradizione dellaScolastica e dei Santi Dottori della Chiesa edei migliori teologi del tempo della Contro-

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riforma, con tutti i seri sussidii del metodoe della documentazione scientifica.

1155.. —— contro il falso misticismo a ten-denze individualistiche ed illuministe;

per la vita spirituale, intensa e profonda,secondo l’insegnamento dottrinale e prati-co dei Santi e degli autori mistici lodati dal-la Chiesa.

1166.. —— in genere, contro lo sfruttamentodel clero e dell’azione cattolica da parte diqualsiasi partito politico o sociale, ed, inispecie, contro l’esagerazione «sociale» chesi vuole inoculare al clero ed all’azione cat-tolica sotto pretesto di «uscire dalla sagre-stia» per non rientrarvi che troppo rara-mente, o di nascosto, od almeno con lo spi-rito assorbito dal resto;

per il mantenimento dell’azione eccle-siastica e rispettivamente della azione cat-tolica nel suo insieme sul terreno aperta-mente religioso, avanti tutto, e senza esage-razioni «sociali» o simili per il resto.

1177.. —— contro la mania o la debolezza ditanti cattolici, di voler apparire «coscienti edevoluti, veramente del loro tempo», e bona-rii di fronte al nemico brutale od ipocrita,ma sempre implacabile, pronti ad ostentareil loro tollerantismo, e ad arrossire, se non adir male, degli atti di giusto rigore compiutidalla Chiesa o per essa, — pronti ad un otti-mismo sistematico verso gli inganni degli av-versari, e riservando le loro diffidenze e du-rezze pei Cattolici-Romani integrali;

per un contegno giusto e conveniente,ma sempre franco, energico ed instancabiledi fronte al nemico, alle sue violenze allesue astuzie.

1188.. —— contro tutto quanto è opposto al-la dottrina, alla tradizione, alla disciplina, alsentimento del cattolicismo integralmenteromano;

per tutto quanto gli è conforme.

Lo stemma di PapaSan Pio X

FFEEDDEE EE RRAAGGIIOONNEE

Pubblichiamo l’editoriale del primo numero(dicembre 1919) del giornale “Fede e ragione”

di don De Töth nel quale è illustrato il suo pro-gramma cattolico-integrale. Per maggiori informa-zioni su don De Toth si può consultare l’articolo apag. 30 su questo stesso numero della rivista.

«...ephemeridum integre catholicarum»Pio X, breve al P. Chiaudano.

«integram servare Fidem»BENEDETTO XV encicl. “Ad beatissimi”.

Le parole dei due Sommi Pontefici, lequali abbiamo preso per divisa del

nostro periodico, ne indicano chiara-mente, ad un tempo, la natura e il fine.

LA NOSTRA RIVISTA SORGE PERDIFENDERE LA INTEGRITÀ DELLADOTTRINA CATTOLICA E CON LOSCOPO PRECISO CHE LA STESSADOTTRINA TORNI AD ESSERE E SIAFATTA LA NORMA SUPREMA DITUTTE LE MANIFESTAZIONI DELPENSIERO E DELLA VITA DEI CAT-TOLICI.

Nessuno infatti vorrà negarci che er-rori molteplici e deleterii non inquini-no, presso di moltissimi, la purezza del-la credenza cristiana e che la conse-guente attività dei cattolici, come sin-goli individui e come organizzati, tantonel campo economico-sociale quantonel campo politico, non sia improntataa principî, che sono emanazione direttadel liberalismo e del naturalismo.

Tale è, per recare un esempio, lateoria, oggi in voga, della separazionedella Fede da tutto quanto sa di azione- aconfessionalismo -, teoria per cagionedella quale l’attività dei cattolici è an-

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data lontanissima da quelle regole e daquelle norme, da cui solamente unaazione veramente cattolica toglie e ri-ceve la sua differenziazione da ogni al-tra e la sua vera fisionomia.

Nel quale fatto influirono pure mol-tissimo le circostanze del periodo lacri-mevole, dal quale siamo appena usciti.

La guerra, infatti, non fece che preci-pitare il male, che già era in cammino, eindebolire, pur troppo, sempre più,l’opera di resistenza dei cattolici; dallequali circostanze non si può dire come equanto seppero trarre profitto i nemicidella verità e della Fede per seminare,indisturbati, a piene mani, la zizzanianel campo del grande padre di famiglia.

La pretesa unione sacra, per rispettodella quale i cattolici si lasciarono an-dare a mettere in disparte ogni preoc-cupazione dei problemi religiosi, chesono e saranno pure sempre i problemifondamentali, supremi della vita uma-na, per non dare importanza, in tuttiquesti anni passati, che agli interessimateriali della patria, come e quantoservì alla penetrazione del male,dell’errore nel campo nostro!

È vero: tentativi per salvare alla so-cietà il patrimonio divino ad essa reca-to dal cristianesimo, e per difenderladal cadere nell’ultima apostasia, sonostati fatti e si fanno; ma la smania di op-porsi al male con armi dimezzate; la falsapersuasione che, per rendersi favorevoligli avversarii, convenga accettarne i prin-cipii, adattando la dottrina cattolica apiegamenti, i quali essa non sopporta, e adegli opportunismi, che finiscono quasisempre a sfigurarla e corromperla; - latendenza ad umanizzare, a naturalizzareil soprannaturale e la Fede, tutto questoè causa per cui gli sforzi dei cattolici ri-mangano sterili e senza frutto.

Non solo, ma vanno, indirettamentealmeno, a rafforzare il lavoro deleteriodegli avversarii, che dai cattolici stessisi vedono spianata la via alla penetra-zione delle loro massime erronee nelnostro campo.

Volendo, quindi, realmente, i catto-lici opporre un argine al male, che dila-ga, all’ondata, che ogni opera nostratenterebbe di sommergere nell’abisso,e salvare la Fede, quella Fede che sola

«Questo documento è di una impor-tanza capitale. La lettera e lo spirito sonoindubbiamente lodevoli: (...). Ma sopra-tutto è da rilevare che il Programma, cosìcom’è nella carta, risponde alle idee e agliintendimenti di Pio X, che voleva ricon-durre il mondo alla piena ristaurazionein Cristo, senza compromessi di sorta.»

S. Congregazione dei Riti “Disquisitio...” 29/06/1950

è lume certo e infallibile all’uomo indi-viduo e alla società per le sue ascensio-ni verso il vero ed il bene, occorre apri-re gli occhi, tornare sui proprii passi.

Occorre aprire gli occhi, vale a direcomprendere il dovere che tutti abbia-mo di pensare giusto, esattamente, diragionare la nostra azione, affine di eli-minare ed escludere qualunque erroredai principii della medesima.

Questo è il primo e il più fondamen-tale dei doveri di un cattolico. Bisognacomprendere la stoltezza, il delitto anzidi quel certo pragmatismo irragionevo-le, di cui si contenta una moltitudineinfinita de’ nostri, i quali vivono senzapensare, che non agiscono che per istin-to, per abitudine, in forza di un senti-mentalismo cieco puramente, senzauna luce intellettuale, che li diriga, inuna parola, senza intelletto, senza visio-ne di quello che occorre per essere cat-tolici, senza volontà.

A tale punto, infatti, oggi siamo arri-vati da trovare dei cattolici, i quali osa-no persino confondere siffatta loro de-menza addirittura con la Fede! Quasiche non sia proprio la Fede quella che,in nome della ragione, ci obbliga adavere come principii di azione di tuttele nostre azioni anzi, delle «convinzio-ni» ferme ed assolute, vale a dire unconoscimento certo, definitivo, ragiona-to delle sue verità «immutabili», e nongià delle semplici «opinioni» fluttuanti,relative, indecise ed incerte come ilpensiero degli uomini.

E questo non già per quello soltantoche ha riguardo alla verità rivelata, aldogma cioè proposto e insegnato dallaChiesa, ma anche per quello che ha ri-guardo e relazione al campo razionale efilosofico, e, per conseguenza, al politi-co e sociale.

Anche su questo terreno, anche perriguardo, vale a dire, di materie filoso-fiche, politiche e sociali, la Fede catto-lica, in perfetta armonia coi dati più ve-ri e più certi della ragione, della natu-ra, della scienza, proibisce ai «cattoli-ci» certe opinioni che non possono logi-camente con essa accordarsi.

E all’opposto, la medesima Fede ob-bliga noi cattolici a ritenere come vere; aprofessare interiormente ed esteriormen-

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te; a incorporare, per dir così, nella nostravita pubblica e privata; ad adottare comeprincipii di azione certe dottrine e certeben determinate convinzioni filosofi-che, storiche, politiche, sociali con essaunicamente compatibili.

Ma chi il crederebbe?... È proprioquesto che un numero infinito di catto-lici oggi non intende ed ignora, teorica-mente, e, peggio, praticamente, ed an-che - e questo è il colmo - positivamen-te rigetta per la pestifera infatuazionedi quel liberalismo, che anche in seno aicattolici è divenuto oramai la regola su-prema del credere, del pensare edell’operare, e che si riduce, in pratica,a mettere la ragione al di sopra dellaFede e l’individuo e la natura al posto eal luogo di Dio.

Tutti i mali, tutti i danni, per i qualipiange oggi la nostra società, sono do-vuti a questo capovolgimento, né vi sa-rà rimedio sino a che, riconoscendol’uomo l’ordine e il fine della sua crea-zione, non tornerà all’amore di quellaFede, che unica avrebbe salvata la suaragione dalle tenebre e dalla confusio-ne dell’errore, e al desiderio di quel so-prannaturale, senza di cui la vita umanarimane senza scopo ed ogni manifesta-zione della vita, sia nel campo del pen-siero e sia in quello dell’azione, privadel suo più vero e profondo principioanimatore e vivificatore.

Di quella guisa, infatti, che senza laluce superiore della Fede, il lume delpovero intelletto umano è condannatofatalmente, a oscurarsi, non altrimenti,tolto alla vita umana il suo fine sopran-naturale, pel quale unicamente fu crea-ta, essa necessariamente cade, si cor-rompe, si imbestia.

La storia tutta quanta è una provacontinua di questo fatto.

Per questo, desiderosi anche noi diportare il nostro modesto contributoall’opera di restaurazione spirituale emorale della nostra società, restaura-zione che non potrà effettuarsi sinchéin mezzo degli uomini, sì come inculca-no i due Sommi Pontefici in capo delpresente articolo nominati, non si ri-portino, in tutta la loro integrità, i prin-cipii della Fede, i principii cristiani, evolendo che il titolo significasse il più

vivamente possibile l’intento ed il fine,il nostro periodico fu chiamato ““FFeeddee eeRRaaggiioonnee””..

Nessuno però deve credere che lapreferenza e preminenza che noi diamoalla Fede sopra della Ragione ci abbiada rendere meno rispettosi mai dellaragione stessa e de’ suoi diritti.

Cattolici, noi sappiamo perfettamen-te tutto il rispetto che la Fede vuole siabbia verso la Ragione, al di cui esameessa non solo permette, ma comandasieno passati gli stessi veri sublimi, chene insegna, lieta, ben lieta che i motividella loro credibilità sieno dalla ragio-ne dichiarati e proclamati.

Staremo quindi noi sempre attentissi-mi che l’elemento razionale, in tutte lediverse questioni, che imprenderemo astudiare ed esaminare, integri e compia,se così possiamo esprimerci, l’elementosuperiore e l’affermazione della fede,così che, la luce dell’una proiettantosisull’altra, si riveli il nesso magnifico chela ragione unisce alla Fede, la natura alsoprannaturale, l’uomo a Dio, e, per al-tra parte, si manifesti la stoltezza sacri-lega di coloro che l’uno dall’altro questimedesimi oggetti tendono a distinguere,non meno nell’ordine teoretico, o dellacredenza puramente, che nell’ordinepratico, quasi che l’azione e la vita pos-sano essere indipendentemente da unpensiero e da una idea, o non piuttostoabbiano da essere l’incarnazione e l’at-tuazione di un pensiero e di una idea.

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Illustrato e spiegato il titolo del nostroperiodico, scendendo a concretizzare ilprogramma che, per esso ed in esso, in-tendiamo svolgere, in relazione allo sco-po generale fin qui dichiarato diciamo:

Noi siamo, in primo luogo, puramenteed integralmente cattolici in questo sen-so che noi riconosciamo il pieno dirittodella dottrina, della disciplina e delle di-rettive della Chiesa non solo sull’indivi-duo e nelle questioni strettamente religio-se, ma sulla società ancora, ed al riguardopure di qualunque quistione mista, o siatale che anche indirettamente tocchi laFede e la morale.

In seguito di che, è chiaro, noi lotte-remo per il principio di autorità, dellatradizione e dell’ordine religioso-socia-le nel senso cattolico di queste parole enelle sue deduzioni logiche sotto la gui-da suprema della Sede Apostolica equella subordinata dei Vescovi, postidallo Spirito a reggere la Chiesa di Dio.

Saremo, per conseguenza, avversariidichiarati ed irreconciliabili, tanto sulterreno religioso, quanto sul terrenopolitico-sociale, di ogni forma di libera-lismo, come quello che nega di ricono-scere i sovrani diritti di Dio, del Cristoe della Chiesa sulla vita degli individuie della società, da una parte, e, dall’al-tra, si rifiuta di rigettare il principio ri-voluzionario e massonico del dirittopubblico dell’ateismo, di cui, secondola parola dell’Eminentissimo CardinaleAndrieu, arcivescovo di Bordeaux, è «ilcomplice ed il fedelissimo alleato».

Con l’aiuto di Dio, sarà messa al nu-do, in questa rivista, tutta la falsità del-le massime e tutta la ipocrisia degliequivoci del liberalismo. Per esempio,quanto a massime - Bisogna accettare ifatti compiuti - Non bisogna opporsi allaopinione - Mettersi a rivendicare diretta-mente ed esplicitamente i diritti di Dio èopera vana, tempo perso - Tutte le opinio-ni sincere sono rispettabili - Bisogna evita-re studiosamente tutto quello che può esse-re causa di divisione - etc., etc.

Esempi di parole equivoche: - Evolu-zione necessaria - Democrazia - Libertà dicoscienza - Sovranità ed impero dellapubblica opinione - e via dicendo.

Nella nostra osservazione poi, nellanostra critica non meno che nella no-

Il primo numerodi “Fede e Ragio-ne” del dicembre

1919 (archivioGiantulli-Vannoni,

Verrua Savoia)

stra azione noi giudicheremo e ci sfor-zeremo di giudicare sempre partendoda un punto «cattolico», vale a dire daun punto «universale» sia nel tempo esia nello spazio.

Bisogna infatti ricordare come sottole diverse contingenze momentanee elocali, vi è sempre, almeno nel fondo, lalotta secolare e cosmopolita fra le duegrandi forze, che si dividono il mondo, lacittà di Dio, o sia la Chiesa, cattolica, apo-stolica, romana da un lato, e, dall’altro,l’insieme de’ suoi avversarii sia esterni,vale a dire quelli che si dichiarano leal-mente e francamente anticattolici e anti-religiosi, e sia interni, ovvero i falsi amicidella Chiesa e della religione.

I nemici esterni - giudaismo, masso-neria, socialismo e sette affini formantiin contrapposizione alla città di Dio lacittà del mondo - sono in mano del pote-re centrale avverso alla Chiesa - quellidell’interno, all’opposto - modernisti, de-mocratici, liberali etc. - servono a queiprimi di strumento più o meno coscien-te di infiltrazione, di penetrazione e didecomposizione nel campo nostro.

È chiaro: noi combatteremo la settaed i suoi complici ed alleati interni edesterni sempre, dappertutto e con tuttele forze, smascherandone gli scopi e gliintenti.

Vi sono dei cattolici che quando sen-tono parlare di massoneria crollano lespalle e ridono come di una puerilità.Non pensano costoro che la setta masso-nica è la incarnazione dell’anticattolici-smo e dell’antichiesa e il suo potere siestende, con nefasta influenza, per tuttoil mondo e in tutti i rami della società.

Non lo si crede, ma è vero: la settamassonica ha dappertutto i suoi tenta-coli ed i suoi emissari, coscienti ed in-coscienti non importa, che la servonocon fedeltà e zelo, che le fanno da pon-te e da strada per introdursi anche do-ve non si sognerebbe mai, vogliam direfin nel santuario.

Disponendo dell’oro giudaico, la set-ta si prepara adesso a battaglie decisi-ve contro la Chiesa, dappertutto, maqui in Italia specialmente: per questo ilnostro periodico non si stancherà dilanciare il suo grido di allarme e diraccolta.

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E convien sperare che da quantiamano sinceramente la religione e laChiesa, esso sarà raccolto ed ascoltato.

Continuando, noi lotteremo aperta-mente, instancabilmente per la soluzionedella quistione romana, considerata siacome quistione religiosa e sia come qui-stione politica; per la rivendicazione deidiritti anche civili del Sommo Pontificatoe contro qualsiasi tentativo, da qualunqueparte esso possa venire, di diminuire e an-che solo di dissimulare questi medesimidiritti, i più sacri di tutti al cuore d’ognifedele, d’ogni vero cattolico, come quelliche implicano la libertà stessa dell’eserci-zio del supremo magistero e ministero delPontificato Romano nel mondo.

È ben tempo finalmente che al Papa,al Vicario di Cristo, al Maestro della Ve-rità, al Custode della morale e al Vindi-ce della giustizia sulla terra sia restitui-ta, di fatto e non a parole solamente, tut-ta la sua libertà. Egli non deve subirecoartazioni nel suo ministero: Egli deveanche esteriormente apparire, quale è,il re, il principe della umanità cristiana.

Alla difesa poi dei diritti del Pontifi-cato Romano noi uniremo il lavoro con-tro ogni sforzo settario vòlto a diminui-re l’influenza politica-sociale del Papa-to e in genere della Chiesa sulla societàe negli stati.

Noi faremo perciò guerra senzaquartiere al laicismo in tutte le sue for-me e, prima di tutto, al laicismo intellet-tuale o dottrinario, quel sistema che sisforza di ignorare Dio e di escludereDio dal mondo per preterizione, pelpretesto cioè che la ragione pura nonsolo non può arrivare a conoscere Dio,ma nè pure a sapere se un Dio esista.

Noi ci studieremo, all’opposto, di di-mostrare che non soltanto la ragione ar-riva benissimo alla dimostrazionedell’esistenza di un Dio reale, personale,creatore di tutte le cose e fine ultimodell’universo, l’uomo compreso, ma chequesto principio, verità ad un tempo diragione e di Fede, è la chiave vera ditutti i problemi che agitano la umanità.

Ne piace ripetere la parola magnifi-ca di un forte apologista vivente fran-cese: «Dieu! voila l’unique réponse à tou-tes les questions vitales de l’heure».

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Se di questa verità i cattolici riuscis-sero finalmente a persuadersi, dell’as-soluta necessità cioè di riportare ognicosa a Dio, quanto sperpero di meno diforze! quante vittorie di più!

È il concetto, la stima del sopranna-turale, infatti, come pur dianzi diceva-mo, quello che maggiormente fa oggi di-fetto ai cattolici e ai cristiani, se nonteoricamente, praticamente almeno, equesto difetto di soprannaturale, questodifetto di Dio è quello che la loro azionerende esangue e sterile, abbassandola allivello di qualunque attività umana,mentre i cattolici, secondo la robustafrase dell’immortale e santo Pio X, devo-no formare in questo mondo l’esercito, ilpartito di Dio: «partes faventium Deo».

I principii e le dottrine sviluppando-si e attuandosi necessariamentenell’azione, è chiaro che subito dopo illascismo dottrinale, noi dovremo racco-gliere i nostri sforzi contro il laicismomorale, dimostrando che non ci è nè po-trà aversi mai alcuna morale e nessunavirtù, autorità, libertà, in una parola,nessuna vera vita morale tanto nell’in-dividuo quanto nella società senza il ri-conoscimento, il rispetto, il timore,l’amore di un Dio reale, creatore e ulti-mo fine di tutte le cose, e senza l’osser-vanza intera ed assoluta della legge di-vina, vale a dire del Decalogo, unicalegge di moralità, quale venne perfezio-nato dal Vangelo e promulgato dallaChiesa.

Togliete il Decalogo, e nessuna dot-trina morale sarà più possibile; ora,senza di una dottrina morale non vi hanè può aversi alcuna pratica morale lo-gica, sia generale, sia abituale. Tolto ilDecalogo e tolto Dio la pratica moralesarà una cosa di eccezione, o, meglio,una morale illogica ed illusoria; il chedeve finire necessariamente alla nega-zione di ogni morale tanto negli indivi-dui quanto nella società.

Dimostrato il sacrilegio del laicismointellettuale o dottrinario e la contrad-dizione, l’assurdo del laicismo morale,della così detta morale laica, scendendoalle diverse manifestazioni della vita eai diversi organamenti della società, sa-

rà da pigliarsi, in primo luogo, di mira illaicismo scolastico, o sia la scuola laica,propugnando contro il monopolio scola-stico dello stato il principio della libertàdella scuola e dell’insegnamento, che èil più sacro dei diritti della coscienza edel pensiero di una nazione cristiana.

Bisogna insistere e fare comprendereinfatti che, pure ammettendo il dirittoallo stato cristiano di vigilare la scuola eil dovere di non permettere che qua e làsorgano e pullulino scuole a piacere sen-za che chi le fonda e le dirige e vi inse-gna abbia responsabilità di sorta versolo stato medesimo, il quale, oltre l’obbli-go di non essere ateo ed asino, ha purel’obbligo preciso presso le nazioni cri-stiane di essere cristiano esso pure, allostato per sè non incombe veruna funzio-ne educativa: che il compito della edu-cazione è tutto proprio dei genitori deglieducandi, i quali sono in diritto di pre-tendere che la educazione, che i loro fi-gli riceveranno nella scuola, corrispondaai loro sentimenti, alle loro convinzionireligiose, alle loro tradizioni ed aspira-zioni; hanno il diritto di volere che la co-scienza e la morale delle loro creaturevenga tutelata e rafforzata dallo inse-gnamento, che sarà loro impartito; il chetutto presso di cristiani non potrà essereottenuto che per mezzo della scuola cri-stiana confessionale.

Dal laicismo scolastico la lotta quin-di si estenderà a quello che ne piace dichiamare laicismo di stato, che è la piùmostruosa non solo delle pazzie, ma del-le ingiustizie e delle tirannie, e il sacri-legio più orrendo, di cui siasi macchiatae resa colpevole la nostra società.

Il laicismo di stato, infatti, camuffatosotto le forme della separazione dellostato dalla Chiesa, della così detta neu-tralità dello stato in faccia dei proble-mi religiosi e della religione, altro nonè che la proclamazione ufficialedell’ateismo, la negazione solenne, pub-blica e sociale non di questa o quelladata forma religiosa solamente, ma ad-dirittura della Divinità, la negazionepura e semplice di Dio, contro di cui ildio-stato alza i suoi altari.

Vi sono dei cattolici, i quali, nellateoria della separazione dello stato dal-

la Chiesa non vedono alcun male, ve-run pericolo, anzi, facendo eco alla ipo-crisia liberale, dicono che la Chiesanon potrebbe che guadagnarne; ma co-storo si illudono.

Quando, pure commettendo il graveerrore di separarsi dalla Chiesa, lo sta-to si ricordasse del dovere che il dirittonaturale, non soppresso, ma elevatoper mezzo della istituzione soprannatu-rale della Chiesa, ad esso impone di ri-conoscere Dio e di onorarlo e di farloonorare dai suoi sudditi, la massimadella separazione dello stato dallaChiesa potrebbe ancora passare. Nelsenso però secondo cui essa è intesaniente altro significa che negazionenon solo della Chiesa, ma di ogni reli-gione e di ogni culto, anche naturale;vuol dire rifiuto da parte dello stato diriconoscere Dio, vuol dire ateismo.

E allo stesso punto torna e unisce ilconcetto di stato neutro, tanto caro al li-beralismo, che cerca con questo mezzo,difendersi dalla taccia di ateismo.

È chiaro ed evidente infatti che lostato, dichiarandosi ateo ed areligioso,perciò stesso, cessa di essere neutro.Tanto è vero che un massone di altogrado, definendo in che consiste il laici-smo integrale di stato, diceva: «Il laici-smo integrale di stato è l’applicazione pu-ra e semplice del libero pensiero alla vitacollettiva della società».

Per questo, volendo i cattolici esserefedeli e coerenti ai loro principii, nondevono domandare nè contentarsi didomandare, accettando, implicitamen-te almeno, il principio della neutralitàdello stato e anche quello della separa-zione dello stato dalla Chiesa, che lostato rispetti la libertà della Chiesa; maessi devono pretendere e devono sfor-zarsi di fare in guisa che lo stato ricono-sca la Chiesa, e la riconosca non comeuna istituzione qualsiasi, ma come unaistituzione divina, ad esso superiore, co-me la religione unica vera, innanzi allaquale esso ancora deve inchinarsi edobbedire.

Occorre che i cattolici facciano in-tendere alle masse che lo stato non può,non ha il diritto di essere laico o sia are-ligioso, alla stessa guisa che non può,non deve essere amorale, afamigliare od

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apatriotta che, all’opposto, in mezzo dinazioni cristiane, per le quali il cristia-nesimo costituisce e rappresenta nonsolo l’unità del pensiero sui problemisupremi della vita, ma anche della mo-rale, esso ha imprescindibile dovere diessere cristiano, o sia inspirato aglistessi principii dei suoi governati.

Il liberalismo, all’opposto, quel libe-ralismo, che fa così ombra e velo allamente di tanti cattolici, vuole e nonpuò non volere tutto il contrario.

Il liberalismo è perfettamente logicoquando si rifiuta di tollerare una dottri-na che tende a restringere la libertàumana in nome e in diritto di un princi-pio superiore alla stesso libertà, qualeè la dottrina cattolica.

Solo il cattolicismo infatti afferma edosa affermare che la legge umana deverestringere la libertà pubblica in nomedella legge morale, che è, in fondo, lalegge di Dio. E questa è la ragione percui il liberalismo non può tollerare ilcattolicismo, o, meglio, la concretizzazio-ne del cattolicismo, la Chiesa: si trattadi una impossibilità metafisica. Non vo-lendo però avere l’aria di negare roton-damente Iddio e la sua legge, il liberali-smo ostenta i beni che alla società e allastessa religione provengono dalla sepa-razione della Chiesa, o sia della religio-ne, dallo stato; separazione che, metten-do, in pratica, la Religione e la Chiesaalla discrezione dello stato, porge a que-sto il destro di opprimerla e di persegui-tarlo in mille guise fino ad escluderladel tutto dalla vita dei popoli.

Per questo i cattolici non devono do-mandare la libertà del cattolicismo innome del principio generico della liber-tà per tutto e per tutti; ma devono dimo-strare - e lo dimostreremo - che libertànon può darsi se lo stato non rispetta enon fa rispettare le dottrine e le istitu-zioni necessarie alla società e non re-stringe la libertà delle dottrine con-trarie.

Di quella guisa che la libertà pa-triottica restringe necessariamente lalibertà antipatriottica, così la libertàmorale e religiosa deve restringere lalibertà antimorale e antireligiosa.

È tempo che i cattolici, che i vericattolici, che vogliono salva la società e

l’Italia, si mettano e si riuniscano tuttid’accordo su questo terreno solido echiaro del buon senso e cessino di esse-re gli alleati di quel liberalismo politi-co-religioso, che mentre li sfrutta, ridedella loro dabbennaggine e debolezza.

Secondariamente i cattolici devonodimostrare che lo stato è tenuto di pra-ticare, di professare, di proteggere lavera religione; cosa questa che può es-sere fatta senza intaccare nessuna li-bertà, individuale o sociale, degna diquesto nome.

Da ultimo bisogna far vedere che lostato non può essere laico senza diveni-re il peggiore dei tiranni e legittimareogni più triste rivolta.

Ecco quello che i cattolici devono di-re, ripetere, gridare alto del continuo,senza paura, quello che noi, in questarivista, diremo e grideremo, comechè lostudio delle relazioni tra Chiesa e statosarà uno dei più seguiti da noi, affinedi risuscitare il concetto, troppo dimen-ticato, che la Chiesa è sopra dello statoe da essa lo stato deve pigliare le nor-me morali per un felice governo dellanazione e della società.

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Il laicismo di stato però - bisogna ri-cordarlo - più che un principio, èanch’esso la conseguenza di un altroprincipio fatalissimo, quello del laici-smo democratico.

Vuole sapersi quale è il fondo delterribile equivoco contenuto nella ma-gica parola democrazia?

Eccolo qui.Verità essenziale di buon senso, di

ragione e di fede così nell’ordine socia-le come nell’ordine politico è che la vo-lontà e la legge di Dio (Decalogo e Van-gelo promulgati dalla Chiesa) sono aldisopra della volontà tanto particolarequanto generale degli uomini. La leggenon può quindi essere, come oggi sipretende, l’espressione della volontà ge-nerale; bisogna all’opposto, che, peravere forza di obbligatorietà, essa siaconforme alla legge di Dio.

Al contrario, principio essenziale econcetto sostanziale della democraziamoderna si è che la volontà popolare, osia la volontà del numero (fino a ieri cor-po elettorale o nazione, domani, forse,proletariato universale) è quella checostituisce e da cui dipende tanto il di-ritto quanto la legge.

Sembra incredibile, ma è vero!Nonostante l’esplicita condanna che ilSillabo fa di questa teoria (Proposiz.60a), non mancano dei cattolici che, inparte almeno, anche oggi la sostengo-no, ostinati a non vedere nella demo-crazia che una forma di governo, e nongià una dottrina filosofica e sociale equindi religiosa, o, meglio, areligiosa, eperò di necessità assoluta, antireligiosa.

Il democratismo moderno è una dot-trina la quale, nel seno e nella intenzio-ne degli avversari del Cristo e dellaChiesa, deve sostituire, nel diritto pub-blico, la legge eterna, la legge morale,la legge di Dio, la volontà di Dio con lavolontà generale, vale a dire con la vo-lontà dell’uomo e del numero. Così fat-ta democrazia però nata dall’egocentri-smo liberale della Riforma, è dunqueincurabilmente laica.

Per questo nessun cattolico nè uomodi buon senso può dirsi democratico senzaavere prima dimostrato in qual modo eglicristianizza la sua democrazia Pur troppoperò non si è trovato ancora chi lo sapes-

Frontespizio del supplemento di F& R al n° 31 del 27 marzo 1921 (archivio Giantulli-Vannoni,

Verrua Savoia)

se fare, e, si può tentare di essere, i pro-feti, nè pure in seguito si troverà.

Che dire dunque di coloro - parlia-mo del nostro campo - che vanno incul-cando massime come questa: - Voi sieteliberi di tenere qualunque opinione politi-ca vi piace.

Potrebbe questa libertà essere per-messa quando tutte le opinioni politi-che fossero ugualmente oneste, nel sen-so filosofico del termine ed ugualmentecompatibili con la dottrina politica delcattolicismo.

Accade invece tutto il contrario.Ci si saprebbe dire, poi, di grazia

quanti sono i cattolici che conoscanol’essenziale almeno della dottrina politi-ca del cattolicismo e che si preoccupanodi conformarvi le loro opinioni?... Pur-troppo queste - il più delle volte non so-no che il risultato di ignoranza, di di-menticanza, di errori: democratismo, li-beralismo, socialismo e semisocialismo,positivismo agnostico, ecco le dottrine, iprincipii, da cui si originano le opinionipolitiche di tanti e tanti cattolici.

Ma siffatte teorie come possono an-dare d’accordo con il dottrinale cattoli-co?

Equivoco non meno disastroso è diree sostenere, come si sente:

- La Chiesa è e deve essere al di fuori eal disopra di tutti i partiti -.

Ancora: ciò sarebbe e potrebbe esse-re vero nel caso che tutti i partiti fosse-ro ugualmente onesti, sempre nel signi-ficato filosofico del termine, ed ugual-mente rispettosi del diritto naturale edel diritto cristiano.

In fatto e in pratica, anche qui, anzispecialmente qui, è tutto l’opposto.

Nel fatto, nella realtà, qui da noi, inItalia come altrove, non esistono dei par-titi; non vi sono, invece, che delle dottri-ne, che due dottrine anzi solamente: ladottrina cattolica (1) e la sua contraria lai-ca; la dottrina dei diritti di Dio e quelladei diritti dell’uomo: la dottrina dellaChiesa e quella dell’anti-chiesa, chiamisiessa dottrina massonica o socialista oanarchica, non importa; la dottrinadell’89 e la dottrina del Vangelo, di Cristo,di Dio.

Quale conciliazione fra si oppostedottrine può immaginarsi?...

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Certamente nessuna!Per questo i cattolici, mettendo in

disparte tutto quello che concorre a di-minuire o ad asservire la dottrina catto-lica al principio del mondo, devono rac-cogliersi a fare si che quella trionfi eche il «partito di Dio», il partito dellavera democrazia, intesa nel senso dellaChiesa, si formi.

A questo nobilissimo scopo, sulla ba-se dei diversi punti accennati, lavoreràil nostro periodico.

Nè meno esso si affaticherà contro illaicismo sociale o socialismo per l’armo-nia cristiana delle diverse classi socialifra di loro, secondo i principii e le tradi-zioni di giustizia e di carità insegnati evissuti dalla Chiesa, e contro quegli altriprodotti dello spirito laico che sonol’aconfessionalismo e l’interconfessionali-smo, affinchè all’azione cattolica sia in-tegralmente conservata di fatto, da pertutto, in tutto e sempre la sua purezza.

La lotta contro il laicismo sociale èmolteplice, e a noi piace svilupparlanei seguenti punti:

1° «Bisogna combattere l’errore per-fido del socialismo, errore nato dal de-mocratismo laico, dottrina essenzial-mente massonica nella sua origine eterminante, nelle sue conclusioni, allarivoluzione e al bolscevismo:

2° Bisogna combattere il semi-socia-lismo e modernismo sociale, professati,purtroppo!, da un numero non indiffe-rente di cattolici ignoranti, ciechi edostinati;

3° Bisogna inculcare con ogni forza estudio il rispetto del settimo comanda-mento della legge di Dio, fondamentodella società;

- il diritto assoluto ed immobile del-la proprietà personale, corporativa, na-zionale, cercando, sì riguardo di questi,come di tanti altri punti affini, di pene-trarci degli insegnamenti pontificii, so-pratutto di quelli contenuti nei docu-menti immortali di Leone XIII e nellalettera «Apostolici muneris», che tutti liriassume, del santo Pio X. -

4° Bisogna che i cattolici, facendoeco ai due Pontefici or nominati, affer-mino altamente in faccia ai nemici del-la società, massoni e socialisti, i se-

guenti fatti immobili, fissati dalla natu-ra, voluti da Dio, autore degli individuie della società:

a) l’ineguaglianza del benessere ma-teriale degli individui; - b) la distinzio-ne delle diverse classi sociali; - c) il di-ritto assoluto all’eredità familiare inte-grale; - d) il rispetto delle leggi econo-miche naturali, oltraggiosamente disco-nosciute dal socialismo non meno chedallo stato moderno ateo e miscreden-te; - e) la distinzione netta e adeguatafra i doveri di stretta giustizia e quellidi carità per parte - dei padroni e deglioperai; - f) l’obbligo, il dovere imprete-ribile per parte degli operai di rispetta-re, semprechè onesto e onestamente re-tribuito, il contratto di lavoro.

5° Bisogna denunciare, in nome del-la dottrina cattolica il delitto, la pazzia,l’empietà dei sogni di coalizione econo-mica e sociale e qualunque forma di or-ganizzazione professionale terminanteal socialismo, ed ogni sindacalismo neu-tro od amorale, come quello che fatal-mente conduce alla lotta anticristianadelle classi fra loro.

Come poi si è accennato, uguale bat-taglia la nostra rivista impegnerà con-tro l’aconfessionalismo e l’interconfessio-nalismo, venuti oggi tanto di moda nelcampo dell’azione cattolica e che con-ducono inevitabilmente al laicismo pu-ro e semplice.

Il distintivo dell’azione dei cattolici,in ogni branca di attività, deve essere ilprincipio cattolico, deve essere Dio.

Orbene, tacere Dio, ignorare Dio, fa-re a meno di Dio non è già solo, per noicattolici, usando il termine scolasticouna negazione, una semplice lacuna, maè una privazione, vale a dire l’assenza,la mancanza di una Realtà necessaria,e, nella specie, dell’unica Realtà, senzadella quale non resta che il nulla allalettera, in ogni ordine e in ogni cosa.

È qui che appare e si mostra tutta laempietà e tutto il danno e pericolo dellafilosofia agnostica, o sia della filosofia lai-ca, che è tutt’uno; - è qui che si palesa tut-ta la nocività del liberalismo, anche diquello camuffato di veste cattolica, cheaccetta ed acconsente di tacere Dio, diignorarlo, di nasconderlo, nei suoi altiso-nanti programmi di vita politica e sociale.

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Tacere Dio - bisogna ricordarlo - ènegare Dio, e l’azione a base, a formalaica sotto pretesto di eliminare e dievitare quello che può essere causa didivisione - chiesa, religione, Dio - fini-sce ad eliminare e negare Dio.

Quale empietà di questa più sacrile-ga e mostruosa?... Che Dio non divide,ma al contrario, è l’unico legame eanello di congiunzione degli spiriti edelle anime, l’unico vincolo sociale.

Fare quindi parte di un’opera qual-siasi, sociale, patriottica, politica, eco-nomica a base laica o senza Dio, in cui idiritti di Dio non sieno chiaramenteespressi ed affermati, per un cattolico ènè più nè meno, una apostasia.

Ed è, nel medesimo tempo, unasciocchezza.

La ragione - almeno così si dice - percui tanti cattolici si ostinano a metterein sordina, nella loro azione pubblica,sociale o politica, i diritti di Dio, dellareligione, della Chiesa, è per poter pene-trare meglio nel campo degli avversarii.

Ma questa, diciamo all’opposto noi,è una illusione e niente altro.

Chè il solo, unico strumento di pene-trazione posseduto dal cattolicismo perconvertire gli increduli è, per l’appunto,da una parte, codesta base naturale e ra-zionale della nostra dottrina, la qualecostituisce la così detta teologia naturale,e, dall’altra, o sia nei nostri avversarii,codesto germe innato di religione, chetrovasi nella mente e nella coscienzad’ogni umana creatura, codesto lume ilquale, secondo la parola del Vangelo «il-lumina ogni uomo che viene in questomondo», codesto istinto che tutte lecreature porta e solleva a Dio «testimo-nianza, come diceva Tertulliano, diun’anima naturalmente cristiana».

Or bene, il laicismo, l’aconfessionali-smo e l’interconfessionalismo eliminan-do, in una forma più o meno esplicita,Dio e la sua Fede e la Chiesa dalla base edal fondamento di ogni azione possibilefra cattolici e acattolici o non credenti,sopprime appunto in noi l’istrumento del-la penetrazione attiva; negli avversariil’organismo passivo della penetrabilità.

Qui è però - bisogna ricordarselo elo ripetiamo apposta - tutto il piano in-fernale del laicismo; qui è pure tutta la

lamentevole illusione del liberalismo«complice e alleato fedelissimodell’ateismo».

In luogo infatti di penetrare nelcampo avversario sono, e fatalmente, iliberali pretesi cattolici che restano pe-netrati, trasportando in sè medesimitutto il veleno degli errori e dei princi-pii dei loro nemici.

Il laicismo infatti è niente altro cheil liberalismo franco, logico, cinico. E illiberalismo cattolico, quel liberalismoche, per paura, per debolezza, sconosceil soprannaturale, sopprime nella suaazione ogni carattere di confessionali-tà, si apparta da Dio, è un laicismo in-coerente, illogico, bugiardo.

Il liberalismo cattolico, che via viadiventa aconfessionalismo, interconfes-sionalismo, sindacalismo neutro, mo-dernismo sociale e talora anche semi-socialismo e falso democratismo, è l’in-verso del pragmatismo. Il pragmatismoè l’errore di coloro che dicono: - io nonso nè posso sapere se vi è un Dio, unaverità assoluta, una legge divina, cheva rispettata; ma bisogna agire come seDio esistesse; - il cattolico liberale,all’opposto, confessa che vi è Dio, manella pratica, nel diritto pubblico, nellavita accetta e consente di operare comese Dio non esistesse.

Questa è l’estrema conseguenza, cui,purtroppo, da non pochi cattolici si ar-riva e che fa che l’azione cattolica inniente si distingua da quella dei loroavversarii e dai nemici di Dio, anzi aquesta concorra disgraziatamente a fa-re da sgabello e da sostegno.

Come niente, infatti, i nostri avver-sarii temono più delle nostre afferma-zioni nette e recise, così di niente piùgongolano che di quella debolezza percui, nascondendo il nostro carattere, cirendiamo loro mancipii e schiavi, ab-bassando in noi la santità dei principiie della dottrina divina che professiamo.

Sono queste le quistioni più gravi eprincipali, sulle quali noi porteremo lanostra considerazione e il nostro studioin questa rivista: ci occuperemo peròancora del patriottismo e del femmini-smo. Come contro quel nazionalismopagano, cui oggi il concetto di patria è

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riunito, e che fa ottimo riscontro al sin-dacalismo areligioso, considerandoquello le nazioni sotto il rispetto mede-simo con cui questo considera le classisociali, ossia come collettività ciascunadelle quali può, anzi deve tutelare epropugnare i proprii interessi all’infuo-ri e magari contro gli interessi degli al-tri, noi difenderemo il vero concetto eamore di patria, così contro quel fem-minismo, che tende a snaturare la don-na, portandola in campi di azione e dilotta non suoi, noi illustreremo l’azionedella donna sia in relazione alla vita difamiglia e sia della società.

La critica bibliografica, fatta concriteri di massima severità ed imparzia-lità, e note varie di scienza, a serviziocosì del clero come degli associati laici,completeranno il lavoro del nostro pe-riodico.

Ed ecco esposto il nostro programma.L’abbiamo voluto dichiarare estesa-

mente, punto per punto, perchè nostraintenzione non è già solo di svolgere unprogramma puramente teorico o filoso-fico, ma, come i lettori avranno inteso,un vero programma di azione.

FFeeddee ee RRaaggiioonnee sorge non solamenteper ricordare e riaffermare quello che,sui diversi punti accennati, insegna eimpone il dottrinale cattolico, la dottri-na della Chiesa, ma per essere ancoraun centro di raccolta di quanti cattolici,preti e laici, intendono di unirsi a noiper opporre una azione franca e corag-giosa alla invadenza dei principi nefa-sti del liberalismo, del naturalismo dellaicismo, che minacciano di travolgereogni nostra attività.

Noi speriamo che il nostro appellotroverà largo consenso e corrisponden-za in mezzo ai nostri fratelli cattolici,che sentono, come noi, la gravezzadell’ora, che volge, e anelano a quellarestaurazione cristiana che unica potràdare alla società nostra la sua pace.

All’opera dunque!Lanciando il primo numero della ri-

vista “Comunismo” organo del sociali-smo leninista od anarchista d’Italia, ildirettore di essa, poteva vantarsi che imezzi per iniziare la sua pubblicazionegli fossero stati forniti dai compagnidel governo dei “Soviet” russi.

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pa il 16 giugno1846 con il nome di PPiioo IIXX.Pio IX regnò durante il travagliato periododella rivoluzione italiana, ispirata dalla Mas-soneria internazionale, che con l’occupazio-ne di Roma mise fine al potere temporaledei Papi e instaurò uno Stato fortemente an-ticlericale. Nella sua prima enciclica Qui plu-ribus (9/11/1846) Pio IX ribadì le condannefatte dai suoi predecessori agli erroridell’epoca (naturalismo, razionalismo, ecc.)e alle sette segrete. Furono proprio questi ri-petuti pronunciamenti pontifici ad animarel’azione dei cattolici. Il dilagare degli erroridel liberalismo spinse Pio IX a promulgarel’8/12/1864 l’enc. Quanta cura, a cui era unitoun elenco di 80 proposizioni già condannate(Syllabus). Le costituzioni dogmatiche delconcilio Vaticano, Dei Filus del 24/4/1870 ePastor aeternus del 18/7/1870, riaffermaronole verità relative alla Fede cattolica e allaChiesa di Cristo. Dopo la Breccia di PortaPia, con l’enc. Respicientes ea omnia(1/11/1870) protestò contro la presa di Romae considerò la Sede Apostolica prigioniera difatto. Con l’enc. Ubi nos (1871) condannò la“legge delle Guarentigie” proposta dal go-verno italiano: si aprì così la “Questione Ro-mana”, che determinò lo scontro tra i tempo-ralisti intransigenti e i conciliaristi, legati in-vece al cattolicesimo liberale. Pio IX con unBreve del 2/5/1868 (Dum filii Belial) appro-vò la “Società della Gioventù Cattolica ita-liana”, antesignana delle organizzazioni delmovimento cattolico e a più riprese benedì eincoraggiò l’Opera dei Congressi. Rivolgen-dosi alla GCI, il 29/1/1877 Pio IX emanò il“non expedit”, cioè il divieto a tutti i cattoliciitaliani di partecipare alle elezioni politiche.Morì il 7 febbraio 1878, al termine del più

AAllbbuumm ddii ffaammiigglliiaa ddeellmmoovviimmeennttoo ccaattttoolliiccoo iinn IIttaalliiaa

((11887700--11991144))

Presentiamo ai lettori l’album di famigliadel movimento cattolico in Italia, con iprofili biografici e le fotografie dei suoi

principali protagonisti. Attraverso di essi, nelcentenario della Pascendi, intendiamo rendereun doveroso omaggio a tutti i cattolici che inItalia e nel mondo difesero con zelo la Fede e idiritti della Chiesa. Per la compilazione delleschede le fonti principali sono state: le vocidell’Enciclopedia Cattolica; Émile Poulat, Inté-grisme et catholicisme intégral (Casterman,1969); Marco Invernizzi, I cattolici control’unità d’Italia? (Piemme, 2002).

II PPaappii

I cattolici intransigenti (durante i ponti-ficati di Pio IX e di Leone XIII), e integrali(sotto san Pio X) si caratterizzarono perl’adesione completa al magistero e alle di-rettive dei Papi. L’impegno fu duplice: ladifesa dell’ortodossia cattolica e la realizza-zione di tutta una serie di opere (quotidia-ni, riviste, scuole, circoli universitari, co-operative, casse rurali, società di mutuosoccorso, ecc.) capaci di salvaguardare lavita cristiana dei cattolici in una società or-mai scristianizzata. Il movimento cattolicofu quindi uno dei frutti dell’insegnamento edel governo dei tre Papi che si succedetterosul Trono di Pietro in quegli anni.

Il trittico dei Papi dell’epoca inizia conGiovanni Maria Mastai Ferretti, che nacquea Senigallia il 13 maggio 1792 e fu eletto Pa-

L’affermazione potrà contenere del-la esagerazione; tutti sanno però lo zelocol quale i nemici della verità, i sociali-sti in ispecie, sostengono la loro stampaper la divulgazione della loro idea.

Ai cattolici incombe altrettanto, e,sia detto anche una volta, noi speriamoche tutti coloro ai quali arriverà il pre-sente fascicolo, con la propria adesio-ne, ci invieranno quella di qualche ami-co, così che dentro il più breve periododi tempo sia raggiunto quel numero diassociati che serva a sostenere le spese

del periodico e a mandare avanti l’ope-ra di propaganda e di azione di cui essodeve essere l’organo ed il portavoce.

LA DIREZIONE.

1) Per dottrina della Chiesa noi intendiamo ladottrina dei Vangeli, quale venne dichiarata dal-la Chiesa nei suoi Concilii e dai Pontefici Romaninei loro molteplici documenti; quale si vede spie-gata e commentata nelle opere dei Padri e deiDottori ecclesiastici, sopra tutto di San Tommasod’Aquino.

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clero: dopo i primi focolai di modernismopresenti nei seminari, promulgò l’enc. Ae-terni Patris (4/8/1879), che indicava in sanTommaso il maestro della filosofia e dellateologia cattolica. Seguì l’enc. Provvidentis-simus Deus (18/11/1893), per prendere posi-zione contro l’esegesi moderna. Inoltre indata 14/12/1887 il Sant’Uffizio emanò il de-creto Post obitum che condannò 40 proposi-zioni dell’abate Antonio Rosmini-Serbati, ilcui pensiero trovò terreno fertile nelle filedel clero liberale e conciliarista. Ma gli attidi magistero di Leone XIII più importantiper le sorti del movimento cattolico furonola Rerum Novarum (15/5/1891) e l’enc. Gra-ves de Communi (18/1/1901). La Rerum No-varum “sulla condizione degli operai” costi-tuì, a giudizio di Pio XI, “la Magna chartasulla quale deve posare tutta l’attività cristia-na del campo sociale”. Fu la risposta cattoli-ca ai mali arrecati dalla rivoluzione indu-striale e ai pericoli della propaganda sociali-sta presso le classi operaie. Leone XIII ma-nifestò il giudizio della Chiesa sul diritto diproprietà privata, sul rapporto tra datori dilavoro e lavoratori, sui limiti dell’interventostatale nella società. Indicò come la soluzio-ne dei conflitti sociali dovesse venire da or-ganizzazioni professionali libere e cristiane,su modello delle corporazioni medioevali(da non confondere con quelle stataliste vo-lute poi dal Fascismo). Il movimento catto-lico si fece carico di attuare il programmapontificio e organizzò la serie di iniziativesociali di cui si è già parlato. Due anni dopo,con la Graves de Communi, la “cartadell’azione dei cattolici” (san Pio X), LeoneXIII ritornò sulla questione sociale esull’azione che dovevano svolgere i cattolici.Condannò il “socialismo cristiano” e accet-tò il termine di “democrazia cristiana”, maunicamente in ambito sociale e non politico:“non sia poi lecito di dare un senso politicoalla democrazia cristiana … non deve signi-ficare se non una benefica azione cristiana afavore del popolo”. Ricordò come la Chiesafosse indifferente alle diverse forme di go-verno e che per “democrazia cristiana” sidovesse intendere un’azione popolare cri-stiana, basata sul diritto naturale e sui pre-cetti del Vangelo. Quest’azione della Chiesafra il popolo non si doveva confondere conchi voleva fare della “democrazia cristiana”una fazione politica considerando la demo-crazia come unica forma di governo legitti-

lungo pontificato della storia dopo quello disan Pietro. Le generazioni di cattolici che siformarono col suo magistero non potevanoavere dubbi: il nemico da combattere era lanuova religione laica professata dagli Statinati dalle rivoluzioni.

Il 20/2/1878, il conclave si concluse conl’elezione papale del card. Gioacchino Pec-ci, nato il 2/3/1810 a Carpineto Romano,che scelse il nome di LLeeoonnee XXIIIIII. Con la suaprima enciclica, Inscrutabili Dei consilio(21/4/1878), ribadì le proteste per la spoglia-zione della Chiesa e il rifiuto della leggedelle Guarentigie, e durante tutto il pontifi-cato tenne fermo il “non expedit” piano(enc. Etsi nos del 15/2/1882). Il magistero diLeone XIII contro gli errori moderni e laMassoneria fu monumentale, con la Diutur-num illud (29/6/1881) su socialismo, comu-nismo e nichilismo; l’Humanum Genus(20/4/1884), sulla Massoneria; l’ImmortaleDei (1/11/1885), sulla costituzione cristianadegli Stati; la Libertas praestantisimum(20/6/1888), sul concetto di libertà; la letteraai Vescovi italiani Inimica Vis (8/12/1892),ancora sulla setta massonica. Per l’organiz-zazione del movimento cattolico, LeoneXIII ribadì l’approvazione all’Opera deiCongressi. Vigilò inoltre sull’ortodossia del

Papa Pio IX

ma. I democratici cristiani di don RomoloMurri interpretarono le parole di LeoneXIII come un incoraggiamento, facendo di-re al Papa il contrario di quello che avevadetto. All’interno della dirigenza dell’Operadei Congressi i dissidi si stavamo accentuan-do, e la crescita dei murriani fu un elementodi destabilizzazione che risultò fataleall’Opera stessa.

Leone XIII morì il 20/7/1903 e gli succe-dette PPiioo XX. Giuseppe Sarto nacque a Ri-ese, nella Marca trevigiana, il 2/6/1835 e fueletto Papa il 4/8/1903. Se il magistero diPio IX e di Leone XIII fu proteso a difen-dere la società dalla diffusione dei principierronei, san Pio X dovette affrontare il ne-mico che ormai era penetrato nella Chiesastessa. Infatti, in poco più di un secolo, glierrori usciti dai circoli illuministi e dalle log-ge si erano prima diffusi tra le élites della so-cietà, quindi avevano abbattuto gli Stati cat-tolici e instaurato gli Stati laici anticristiani,e infine si erano insinuati “nelle viscere stes-se della Chiesa” (Pascendi). L’insegnamentodi san Pio X fu quindi impegnato principal-mente a denunciare e combattere il nemicointerno alla Chiesa, il Modernismo. Nellaprima enciclica, E Supremi (4/10/1903), ri-cordò i mali dell’epoca e indicò la soluzionenelle parole paoline che scelse come divisadel suo pontificato: “Instaurare omnia inChristo”. La componente intransigente delmovimento cattolico accolse con entusia-smo il programma di san Pio X. Ma la con-stante crescita dei democratici cristiani diMurri all’interno dell’Opera dei Congressi ele incomprensioni ormai insanabili tra i ver-tici dell’organizzazione spinsero il Papa adecretare lo scioglimento dell’Opera(6/7/1904), conservandone unicamente lasezione economica-sociale. L’11/6/1905, con

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l’enciclica Il fermo proposito, san Pio X vol-le dare ai cattolici delle precise consegneper riorganizzare l’“azione cattolica” nellasocietà in piena fedeltà alla Chiesa. DonRomolo Murri e i suoi seguaci contestaronoaspramente il programma papale: il padredel democratismo cristiano italiano fu allorasospeso a divinis e poi scomunicato. Il pen-siero di san Pio X si manifestò nuovamentenella lettera Notre charge apostolique(5/8/1910), con la quale condannò il moder-nismo sociale del “Sillon” di Marc Sangnier.Parlando dei democristiani francesi il Papascrisse:“il Sillon non soddisfa la Chiesa néper la sua azione, né per la sua dottrina”. Findal 1907 san Pio X condannò con una seriedi documenti l’aspetto più grave del malepenetrato nella Chiesa, il modernismo dot-trinale. Dapprima fu emanato il decreto La-mentabili (3/7/1907), poi l’enciclica PascendiDominici Gregis (8/9/1907), il Motu proprioPraestantia scripturae (18/11/1907) e il Motuproprio Sacrum antistitum (1/9/1910), con ilquale fu introdotto il giuramento antimo-dernista, che Paolo VI abolì dopo il Vatica-no II. In questo ultimo documento san PioX, a proposito dei modernisti, scrisse che:

Papa Leone XIII

Papa San Pio X, grande avversario dei modernisti eprotettore dei cattolici integrali

“non dobbiamo più combattere, come untempo, con dei sofisti che avanzano coperticon la pelle di agnello, ma con dei nemici di-chiarati e crudeli, nneemmiiccii iinntteerrnnii cchhee,, aavveenn--ddoo ffaattttoo uunn ppaattttoo ccoonn ii ppeeggggiioorrii nneemmiiccii ddeell--llaa CChhiieessaa,, ricercano la distruzione della Fe-de. Noi parliamo di questi uomini che, ognigiorno, si elevano con audacia contro la sag-gezza che ci viene dall’alto: si arrogano il di-ritto di riformarla, come se fosse corrotta;pretendono di rinnovarla, come se il tempol’avesse resa superata; vogliono aumentarnelo sviluppo e adattarlo ai capricci, ai pro-gressi e alle comodità del mondo, come sefosse opposta non alla superficialità di qual-cuno ma al bene stesso della società”. I cat-tolici integrali compresero la lucida analisidi san Pio X e si organizzarono contro i “ne-mici interni ed esterni” della Chiesa: “gliesterni (le sètte giudeo-massoniche ed i loroalleati diretti) sono nelle mani del Poterecentrale della Sètta; gl’interni (modernisti,demoliberali, ecc.) gli servono d’istrumentocosciente o incosciente per l’infiltrazione e ladecomposizione tra i cattolici” (dal pro-gramma del Sodalitium Pianum).

II CCaarrddiinnaallii

In questo paragrafo dovremmo indicare inomi dei numerosi cardinali che servironofedelmente la Chiesa nel periodo che stiamoesaminando, ad iniziare dal ccaarrdd.. GGiiaaccoommooAAnnttoonneellllii (1806-1876), Segretario di Stato efigura preponderante del regno di Pio IX. Cilimitiamo semplicemente ai cardinali indica-ti da due documenti relativi al pontificato disan Pio X. In una nota confidenziale del1913, redatta in previsione del futuro concla-ve che sarebbe seguito alla morte di san PioX (e che si tenne poi nell’estate del 1914),mons. Benigni indicava i nomi dei cardinaliche riteneva più vicini all’azione anti-moder-nista del Papa di Riese. Fra questi vi eranodue cardinali che ricevettero il galero daLeone XIII, e che rappresentavano quindi lacontinuità tra i due pontificati: Vives y Tutoe Gennari. Spiccavano inoltre i nomi di cin-que cardinali creati dallo stesso Pio X nelconcistoro del 27 novembre 1911: De Lai (dicui parleremo in seguito), Dubillard, Nagl,Pompilj, Van Rossum.

Il ccaarrdd.. JJoosséé CCaallaassaannzz VViivveess yy TTuuttoo(1854-1913), cappuccino, nacque a Llevane-ras (diocesi di Barcellona) il 25 febbraio

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1854 ed entrò presso i Cappuccini dellaprovincia di Guatemala (1869); a causa del-la rivoluzione, fu esiliato, e dovette comple-tare gli studi a Santa Clara (California). In-viato in Francia, vi fu ordinato sacerdotenel 1887. Chiamato a Roma da Leone XIII,cui era fedelissimo, divenne consultore delS. Uffizio (1887) e cardinale (1899). Nel1908 fu nominato da Papa Sarto Prefettodella Congregazione dei religiosi. Confes-sore di san Pio X, gli si attribuisce la partemorale dell’enciclica Pascendi. Il ccaarrdd.. CCaa--ssiimmiirroo GGeennnnaarrii, (1839-1914) di Maratea,fondò nel 1876 la rivista Il monitore eccle-siastico. Vescovo di Conversano (1881),consultore del S. Uffizio (1895), fu creatocardinale nel concistoro del 15 aprile 1901.Nel 1908 san Pio X lo volle Prefetto della S.C. del Concilio. Autore di numerosi scrittidi carattere canonico, liturgico e morale, ilcardinal Gennari promosse con San Pio Xla codificazione del diritto canonico e il de-creto sulla comunione dei bambini. Il ccaarrdd..FFrraannççooiiss--VViirrggiillee DDuubbiillllaarrdd (1845-1914), diSoye, nella Franca Contea, fu nominato dasan Pio X nel 1907 arcivescovo di Cham-bery, in Savoia e in seguito direttore gene-rale della Lega Pro Pontifice et Ecclesia. Ilccaarrdd.. FFrraannzz XXaavviieerr NNaaggll (1855-1913), vien-nese, nel 1911 ricevette dal Papa l’incaricodi arcivescovo di Vienna; fu anche consi-gliere dell’Imperatore Francesco Giuseppe.Il ccaarrdd.. BBaassiilliioo PPoommppiilljj (1858-1931), diSpoleto, fu prima Vicario generale di Ro-ma e poi membro del Sant’Uffizio. Il ccaarrdd..WWiilllleemm VVaann RRoossssuumm (1854-1932), redento-rista olandese, fu voluto da san Pio X a ca-po della pontificia Commissione Biblica e

Il Cardinal José Ca-lasanz Vives y Tuto(sopra) e il CardinalWillem Van Rossum

(a fianco)

poi nominato da Benedetto XV Prefettodella S. Congregazione di PropagandaFide.

Il Padre Antonelli, postulatore dellacausa di canonizzazione di san Pio X, nellaDisquisitio, tra i cardinali più vicini al Soda-lium Pianum, oltre ai già citati Vives y Tutoe Van Rossum, segnalò anche Gotti e Se-vin. Il card. GGiirroollaammoo MMaarriiaa GGoottttii (1834-1916), nato a Genova e battezzato col no-me di Antonio, ricevette quello di fra Ge-rolamo Maria dell’Immacolata entrandonelle fila dei carmelitani scalzi (1850). Teo-logo del suo Ordine al Concilio Vaticano I,fu Maestro generale dei carmelitani. Prefet-to della S. C. di Propaganda Fidei, fu un al-tro elemento di congiunzione tra LeoneXIII (che lo volle cardinale nel 1895) e ilpontificato di san Pio X. Il card. HHeeccttoorr--IIrréénnééee SSéévviinn (1852-1916), di Belley, fu no-minato da san Pio X nel 1912 arcivescovodi Lione e creato cardinale nel concistorodel 25 maggio 1914 (il suo nome non com-pare nella lista di mons. Benigni, poiché furedatta prima di quel concistoro). Il padreAntonelli, nelle carte processuali, indicòanche i nomi di due cardinali che possonoessere considerati tra i più rappresentatividi questo paragrafo dedicato al Sacro Col-legio: il card. De Lai (già citato da mons.Benigni) e il card. Boggiani.

Il card. GGaaeettaannoo DDee LLaaii nacque a Malo,nel vicentino, il 26 luglio 1853. Dopo gli stu-di seguiti al Seminario Romano, fu ordinatosacerdote il 16 aprile 1876. Fu dapprimachiamato a lavorare alla S. Congregazionedel Concilio; pochi mesi dopo l’elezione alSoglio (1903) san Pio X lo nominò primapro-segretario e poi Prefetto della stessa

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Congregazione Concistoriale e nel concisto-ro del 16 dicembre 1903 lo creò cardinalediacono. Il card. De Lai rimase Prefetto del-la S. Congregazione del Concilio sino al1928, al servizio quindi di tre pontefici: sanPio X, Benedetto XV e Pio XI. Fu anchemembro della commissione per la stesuradel Codice di Diritto Canonico. Ricevette laconsacrazione episcopale dalle mani del Pa-pa il 17 dicembre 1911, nella Cappella Sisti-na. Morì il 24 ottobre 1928 all’età di 75 annie fu sepolto al Verano. Nel 1929 il corpo futraslato nella città natale di Malo e inumatonell’antica pieve di Santa Libera. Fu l’uomoforte del pontificato di san Pio X, che seguìcon convinzione e dedizione nel combatti-mento contro l’eresia modernista e i suoifiancheggiatori liberali. In questo senso, alcard. De Lai non sfuggì il prezioso lavoroche i cattolici integrali svolgevano a serviziodella S. Sede: vediamo insieme qualcheesempio. Scrivendo a mons. Andrea Scot-ton, preso di mira dai liberali per i suoi scrit-ti, il card. De Lai precisava che “anche lo ze-lo ha i suoi difetti: ma senza approvarli, nonsi può sopprimere o non riconoscere il meritodello zelo e dell’azione laboriosa per la difesavigilante della verità e della giustizia. Siatedunque tranquillo e continuate il vostro cam-mino con forza e coraggio” (Disquisitio, let-tera del card. De Lai a mons. Andrea Scot-ton del 12/3/1911). Il card. Ferrari, arcivesco-vo di Milano, che si distinse per l’accondi-scendenza nei confronti dei modernisti (lasua azione fu premiata post-mortem nel1987, quando fu “beatificato” da GiovanniPaolo II), col card. Maffi guidava la stampacattolica liberale (il cd. trust della “stampa di

I Cardinali Girolamo Maria Gotti (a sinistra) e Hector-Irénée Sévin (a destra)

Il Cardinal Gaetano De Lai

penetrazione”). I tentativi di Ferrari di cen-surare i giornali anti-modernisti si infranseronella risolutezza del card. De Lai, che lo am-monì con queste parole: “è sempre meglioeccedere un po’ nel combattere il male, chetacere e lasciarlo aumentare” (Disquisitio,lettera del card. De Lai al card. Ferrari del9/1/1911). De Lai si prodigò in particolareper il Sodalitium Pianum (SP), l’espressionepiù incisiva dell’opera di mons. Benigni.Grazie al card. De Lai, il SP ottenne tre“Brevi” di san Pio X, segno tangibiledell’approvazione del Papa per il lavoro diBenigni. Dopo la morte del Pontefice, ilcambiamento di circostanze risultò fatale alSP, sino allo scioglimento deciso da mons.Benigni (22/8/1914). De Lai non abbandonòl’amico di tante battaglie, e nell’agosto 1915favorì la ricostituzione del SP prima delloscioglimento definitivo e scrisse: “nutro fidu-cia che questa associazione così ristabilitanon mancherà di essere benedetta dal Signo-re, avendo come fine la sua gloria” (Disquisi-tio, lettera del card. De Lai a mons. Benignidel 5/8/1915). Possiamo affermare che sinoad oggi gli storici cattolici non hanno saputo(o voluto?) tratteggiare nel modo adeguatoil ruolo che ebbe il card. De Lai durante ilpontificato di san Pio X, ruolo più incisivorispetto a quello avuto dal pur fedele card.Raffaele MMeerrrryy ddeell VVaall (1865-1930), Segre-tario di Stato di Papa Sarto.

Terminiamo la sezione “cardinalizia”con il card. TToommmmaassoo PPiioo BBooggggiiaannii, chenacque il 19 gennaio 1863 a Bosco Maren-go (Alessandria), il paese natale di san PioV. Boggiani fu molto affezionato alla figura

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del suo illustre concittadino, di cui seguì leorme entrando nel convento domenicanodi Bosco. I nomi dei santi patroni che scelseal momento di consacrarsi nell’Ordine deifrati predicatori, esprimono il suo ardenteamore per l’ortodossia cattolica: san Tom-maso d’Aquino, il grande teologo, e san PioV, il grande inquisitore e Papa tridentino.Dopo aver seguito gli studi nei conventi do-menicani di Chieri (Torino), e di Graz, nel-la Stiria, ricevette diversi incarichi: missio-nario a Costantinopoli, superiore dei dome-nicani a Ragusa, professore alla facoltà diFilosofia a Graz, parroco a S. Maria di Ca-stello a Genova e poi professore al semina-rio diocesano della città ligure. San Pio Xlo nominò Visitatore apostolico in ben ven-titrè diocesi del Nord Italia, tra cui Milano,Bologna e Verona, col mandato di debella-re i focolai di modernismo. Risultò partico-larmente gravosa la visita inquisitoriale allediocesi romagnole, dove si erano insinuatimolti seguaci delle nuove dottrine. In quel-la circostanza l’azione di Boggiani fu inparte vanificata da un altro cardinale, Do-menico Svampa (1851-1907), arcivescovo diBologna e già vescovo di Forlì, che mostròun’ostinata quanto insensata indulgenzaper quei preti che avevano abbracciato leidee moderniste. Nel 1908 padre Boggianifu eletto da san Pio X vescovo di Adria(dove fu accolto a sassate) e chiamato poialla S. C. Concistoriale. Benedetto XV locreò cardinale il 4 dicembre 1916. Nel 1919fu promosso arcivescovo di Genova, ma ilcard. Boggiani darà le dimissioni due annidopo la nomina, a causa di un forte contra-sto con i vertici del Partito Popolare, che sidimostrarono così non solo aconfessionalima anche anticlericali. Il partito di donSturzo non perdonò a Boggiani la letterapastorale del 1920, L’azione Cattolica e ilPartito Popolare Italiano, nella quale il car-dinale denunciò gli errori e le omissioni ri-scontrate nel programma del PPI, proibì aifedeli di prendere parte attiva alla vita delpartito e vietò alle associazioni cattoliche diconcedere locali per le riunioni. I cattoliciintegrali non mancarono di sostenere ilcard. Boggiani: mons. Benigni pubblicò undossier sulla dirigenza genovese del partitodi don Sturzo e don de Töth, nel 50° anni-versario della professione religiosa di fràTommaso Pio, scrisse, in riferimento al bur-rascoso biennio ligure, che “pochi vescovi

Il CardinalTommaso Pio

Boggiani

lasciarono in si breve tempo mole più gran-de di documenti di sapienza e esperienza”(Fede e Ragione del 22-29/9/1929). Nel 1927Pio XI lo scelse come legato papale al Con-gresso eucaristico di Bologna e nel 1935 lonominò Cancelliere di S. Romana Chiesa,carica che mantenne fino alla morte, chesopraggiunse a Roma il 26 febbraio 1942. Ilsuo corpo riposa nella chiesa parrocchialedi Bosco Marengo, cittadina dove il Bog-giani volle edificare un monumento in ono-re di san Pio V, inaugurato nel 1936.

II VVeessccoovvii

L’elenco dei Vescovi che meriterebberodi comparire nel nostro “album di famiglia”è decisamente impossibile da fare. Adesempio, si dovrebbero indicare tutti i pre-lati che, dopo l’unità d’Italia, subirono levessazioni del governo anticlericale, colpiticon il carcere o l’esilio (come molti Vescovidelle diocesi dell’ex regno borbonico omons. Fransoni, arcivescovo di Torino, chemorì esule a Lione) o impossibilitati aprendere il possesso delle sedi episcopali.Oppure i tanti Vescovi che, durante la re-pressione del 1898, subirono le angheriedello Stato e lo scioglimento di numeroseorganizzazioni cattoliche presenti nelle lorodiocesi. Come per i cardinali, ci limitiamoai nomi di alcuni prelati legati all’azioneanti-modernista del Sodalitium Pianum du-rante il pontificato di san Pio X e indicatida Padre Antonelli nella Disquisitio.

Ci riferiamo ai seguenti Vescovi: mmoonnss..AAllffoonnssoo AArrcchhii (1864-1938), nato a Faenza,consacrato nel 1901 (Comacchio), vescovodi Como dal 1905 sino al 1925, e poi Arcive-scovo di Cesena dal 1927 alla morte; mmoonnss..GGiioovvaannnnii VVoollppii (1860-1931), vescovo diArezzo dal 1904 al 1919; mmoonnss.. JJaaccqquueess MMoo--nnaassttèèss (1856-1915), vescovo di Digione dal1911 al 1915; mmoonnss.. AArrmmaanndd SSaabbaaddeell (1850-1914) cappuccino col nome di Pio da Lango-gne, vescovo titolare di Corinto (1911), dot-to consultore di diverse Congregazioni dellaCuria romana; mmoonnss.. CCaarroonn, arcivescovoemerito di Genova; mmoonnss.. AAnnddrréé GGiillbbeerrtt(1849-1914) vescovo di Mans (1894-1898),quindi consulente alla Concistoriale.

A causa della sua santità, merita unanota particolare il già citato Mons. Volpi,, alquale il sac. Angelo Tafi ha dedicato unaimponente biografia (Il servo di Dio Mons.

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Giovanni Volpi, Arezzo, 1981). Di lui scris-se don Orione: “Mons. Volpi avrà dallabontà del Signore non solo la corona deiConfessori, ma anche quella dei Martiri”.La sua vita può dividersi in tre periodi:dapprima a Lucca, dalla nascita fino al1904; poi ad Arezzo, dal 1905 al 1919; infi-ne a Roma, dal 1919 al 1931, data della suamorte. Nel primo periodo si distinse il Vol-pi, ordinato nel 1882, per la fervente vitaspirituale e come confessore di Santa Gem-ma Galgani e della Beata Elena Guerra,ma anche come benefico fondatore dellascuola serale gratuita Matteo Civitali postasotto la direzione del Conte Cesare Sardi.Nel 1897, Leone XIII lo volle Vescovo au-siliare di Lucca (l’arcivescovo era infermo):per Leone XIII Mons. Volpi era uno deipiù santi Vescovi italiani, tanto caro al no-stro cuore”, anzi, senz’altro “il Vostro Santodi Lucca”. Fu iscritto alla Lega antimasso-nica (1899) e all’Opera dei Congressi(1878), nella quale sostenne la linea di Pa-ganuzzi, al punto di consigliare San Pio Xdi sciogliere, come infatti avvenne, l’Operaormai infettata – tramite Grosoli – dai de-mocristiani di don Murri. San Pio X lo no-minò Vescovo d’Arezzo, e tra tutti i Vesco-vi d’Italia si mostrò il più fedele nel metterein pratica le direttive anti-moderniste e an-ti-murriane del Pontefice purgando la dio-cesi ed il seminario dal clero immorale omodernista. Il 1914 segnò l’inizio delle suepene, con la morte di San Pio X e lo scop-pio della guerra. Fedele alle direttive di Be-

Mons. Giovanni Volpi, vescovo di Arezzo

nedetto XV contro “l’inutile strage”e leesaltazioni patriottarde, fu accusato dallalocale massoneria di essere “austriacante”(conosceva dai tempi di Lucca l’Imperatri-ce Zita). Dopo la guerra accolse in diocesiil sacerdote del Sodalitium, don GiovanniBoccardo (1877-1956), già direttore dellaLiguria del Popolo, e gli affidò la direzionespirituale del seminario. Un sacerdote are-tino, divenuto vescovo di Terni e poi poten-te a Roma, Mons. Moretti, lo diffamò pres-so il nuovo Papa, che nominò VisitatoreApostolico l’abate Lolli (1917). Furonomossi a Mons. Volpi 13 capi d’accusa (ilsettimo era: “lotta cieca al liberalismo ed almodernismo”); risulta che tra i delatori vi

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furono molti preti immorali che il Vescovoaveva cercato di correggere. Nel 1919Mons. Volpi, senza dare le dimissioni, fudestituito dalla diocesi. Passò il resto dellavita a Roma, nel silenzio e nella preghiera,lieto di fare la volontà di Dio e del Papa.Nel 1941 è stato aperto il processo di cano-nizzazione, di cui sono postulatori i Padridomenicani. Confinante con la diocesid’Arezzo è quella di Fiesole, dove neglistessi anni del Volpi gli fu amico il VescovoMMoonnss.. GGiioovvaannnnii FFoossssàà.. Veneto (nato aGambellara nel 1853), fu eletto Vescovo diFiesole da San Pio X nel 1909. Dal 1919 al1929 difese da ogni attacco e poi ospitò indiocesi, con grande coraggio, la rivista Fedee Ragione di don Paolo de Töth, condivi-dendone pienamente la linea. Il coraggiosopresule morì il 17 dicembre 1932.

II ssaacceerrddoottii

Quasi tutti i sacerdoti che si distinseronelle file del movimento cattolico furonoanche valenti giornalisti, poiché per difen-dere la Santa Chiesa usarono la penna conla stessa veemenza con cui gli Zuavi ponti-fici avevano utilizzato le armi. Ne abbiamoscelti alcuni: don Margotti, don Albertario,Mons. Balan, i fratelli Scotton, Mons. Beni-gni, don Cavallanti, don de Töth.

DDoonn GGiiaaccoommoo MMaarrggoottttii nacque a Sanre-mo nel 1823. Durante i moti del 1847 fondòcol vescovo di Ivrea, mons. Luigi Moreno,col teol. Guglielmo Audisio (più moderatodel Margotti) e col marchese Gustavo Bensodi Cavour, fratello di Camillo, L’Armoniadella Religione con la Civiltà, che difendevala natura cattolica dello Stato e denunciavagli errori liberali avversando quel giurisdi-zionalismo laicista e antipapale tipico del go-verno piemontese in quegli anni. Gli articolidella rivista provocarono le ire delle sette se-grete e don Giacomo fu aggredito e feritogravemente. Margotti fu anche arrestato pervilipendio alle istituzioni. Nel 1859, Cavour,suo nemico ma che aveva grande ammira-zione per Margotti, soppresse il giornale.Don Giacomo ne riprese in seguito la pub-blicazione sino al dicembre del 1863 quando,su consiglio di Pio IX, lasciò L’Armonia e sitrasferì a Firenze. Qui fondò L’Unità cattoli-ca, che diresse col vigore di sempre, sostitui-to poi da don de Töth e in seguito da donCavallanti. Dopo il 20 settembre 1870, il

II ssaacc

eerrdd

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IInnttrr

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ttii

Don DavideAlbertario diret-

tore dell’Osserva-tore Cattolico a

Milano

I fratelli Scotton,editori de

La Riscossa

Don GiacomoMargotti, diretto-re dell’Armonia

a Torino edell’Unità Cattolica

giornale uscì listato a lutto sino alla firmadel Concordato nel 1929. Margotti, che fu ilpadre della famosa espressione “nè eletti, néelettori” (il non expedit di Pio IX), scrisseanche una poderosa opera in sei volumi,Memorie per la storia dei nostri tempi, che isettari fecero poi sparire dalle biblioteche.Morì a Torino nel 1887.

DDoonn DDaavviiddee AAllbbeerrttaarriioo (1846-1902) fuun’altra grandissima figura di sacerdote e discrittore. Nativo di Filighera (Pavia), se-condo l’Enciclopedia Cattolica “fu per untrentennio, dopo il ’70, il giornalista più bril-lante ed efficace a servizio della causa catto-lica in Italia”. Dopo la laurea in teologiaconseguita all’Università Gregoriana diRoma, nel 1869 fu ordinato sacerdote a Mi-lano e iniziò subito a collaborare al quoti-diano l’Osservatore Cattolico, fondato nel1864 da mons. Marinoni e da don Vittadini.Dalle colonne del giornale, che diresse apartire dal 1873, condusse numerose batta-glie sia contro il liberalismo dello Stato, checontro le tesi rosminiane e le posizioni con-ciliatoriste del clero liberale. Don Alberta-rio dovette difendersi dai duri attacchi dimons. Nazari di Calabiana, arcivescovo diMilano, vicino alla corte sabauda, che pre-tendeva la chiusura de l’Osservatore Catto-lico. Pio IX intervenne più volte personal-mente per salvare il giornalista intransigen-te ed il suo giornale. Il clero liberale mossealtri attacchi a don Albertario, che provo-carono molti processi. Famoso fu il “pro-cesso del caffè”: accusato di aver violato ildigiuno eucaristico, don Albertario fu pri-ma giudicato colpevole dal tribunale dellaCuria milanese e poi ritenuto innocente equindi assolto in appello dalla S. Congrega-zione Concistoriale ma dovette passare dueanni di esilio forzato lontano dalla sua dio-

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cesi. Altro celebre processo fu quello inten-tato dall’abate Stoppani, seguace di Rosmi-ni, che denunciò Albertario per diffamazio-ne ed arrivò persino a rivolgersi al tribuna-le civile anziché a quello ecclesiastico; donDavide fu condannato a pagare multe mol-to consistenti. Nel 1898, in seguito ai motidi Milano, don Albertario non fu rispar-miato dalla violenta repressione governati-va, che decimò le strutture del movimentocattolico (assieme a quelle socialiste). I cat-tolici liberali inasprirono le accuse mossedal governo anticlericale: don Davide fucosì processato e condannato a tre anni dicarcere: ne scontò due a Finalborgo. DonAlbertario uscì dalle galere italiane nelmaggio 1899, con l’animo fiero ma delibita-to fisicamente e moralmente. Quest’espe-rienza dolorosa accrebbe la sua grande po-polarità tra le forze più giovani del cattoli-cesimo militante. Nel frattempo FilippoMeda era divenuto direttore de l’Osserva-tore Cattolico, che abbandonò così le posi-zioni intransigenti per scivolare su quelledemocratico-cristiane. Dopo una vita con-sacrata a battersi a viso aperto contro i ne-mici dichiarati della Chiesa e le quinte co-lonne conciliariste, Albertario morì nel1902 a Carenno (Bergamo). Di lui scrisse ilsuo biografo Giuseppe Pecora: “ha insegna-to ai cattolici in ore di gravi tentazioni, lacoerenza fino al sacrificio, la necessità delladifesa a contrattacco, e, sopra ogni altra co-sa la fedeltà alla Cattedra di Pietro anchequando condanna e castiga”.

MMoonnss.. PPiieettrroo BBaallaann, nato ad Este (Pado-va) nel 1840 e morto a Pragatto (Bologna)nel 1893, fu una poliedrica figura di sacerdo-te, molto amata da don Paolo de Töth. Servìla Chiesa, l’Italia cattolica ed il Papato Ro-mano come giornalista, come militantedell’Opera dei Congressi e soprattutto comestorico. Come giornalista fondò, diresse ocollaborò alle Letture cattoliche di Sacchetti,a La Libertà Cattolica, a L’Unità Cattolica didon Margotti, a Il Difensore e Il Diritto cat-tolico a Modena, a L’Aurora di Roma. Co-me storico, mise in rilievo la grande operadel Papato nella storia d’Italia. Innumerevo-li i suoi scritti, tra l’altro sui grandi Papi,Gregorio VII e Gregorio IX; il principale èLa Storia d’Italia. Nei Congressi cattolicidiede il suo contributo di storico illustre, de-molendo (storiograficamente, s’intende) dapar suo i monumenti che il laicismo masso-

Un numerodell’OsservatoreCattolico di don

Albertario

nico erigeva contro la Chiesa a GiordanoBruno e Paolo Sarpi.

Veniamo ora ai tre ffrraatteellllii JJaaccooppoo,, AAnn--ddrreeaa ee GGoottttaarrddoo SSccoottttoonn (Jacopo e Andreadevono il titolo prelatizio a Pio IX, Gottar-do a Leone XIII). Originari di Bassano (Vi-cenza), tutti e tre sacerdoti e giornalisti,grandi polemisti, da Breganze (sempre nelvicentino) condussero per oltre un trenten-nio battaglie anche clamorose in difesa del-la S. Sede. L’opera più significativa degliScotton fu legata al settimanale La Riscos-sa per la Chiesa e per la patria, che dal 17agosto 1890 all’8 gennaio 1916 fu una dellepiù importanti pubblicazioni antiliberali eantimoderniste, voluta dallo stesso LeoneXIII che ne scelse il titolo. Se i murrianiparlarono persino di “eresia breganzese”(L. Tedeschi, L’antimodernismo in Italia), ilcard. De Lai precisò che “l’indirizzo de ‘LaRiscossa’ è buono e il S. Padre l’ha appro-vato e l’approva” (Disquisitio). Dalle colon-ne de La Riscossa, in sintonia con la S. Se-de, partirono alcune delle più importanticampagne contro modernisti e murriani.Mons. Benigni, con cui gli Scotton ebberoun profondo legame, li soprannominò il“trio della Riscossa”. DDoonn JJaaccooppoo SSccoottttoonn(1834-1909), fu ordinato sacerdote nel1857, divenne predicatore celebre, contesoda molte diocesi per quaresimali ed esercizispirituali. In questi frangenti, fu amico ecollaboratore, col fratello Andrea, di SanGiovanni Bosco e di Mons. Sarto, il futuroSan Pio X. Nel 1890, con la nascita della Ri-scossa, si consacrò al giornalismo. MMoonnss..AAnnddrreeaa SSccoottttoonn (1838-1915), sacerdote nel1860, nel 1863 divenne professore di reli-

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gione al Ginnasio di Vicenza e nel 1881 fueletto arciprete di Breganze. Anche i suoifratelli si trasferirono a Breganze, che di-venne ben presto il “modello di parrocchiagestita dal cattolicesimo intransigente” (M.Invernizzi). L’intera municipalità fu investi-ta dall’azione sociale degli Scotton, ed è si-gnificativo il giudizio benevolo che si trovanel sito Internet del Comune (“gli Scottonpresero abilmente la parte dei miseri conta-dini … e dei ceti medi… Si costruì qui un“modello” che … fu esemplare dell’azioneprodotta dall’enciclica Rerum Novarum …già nel 1879 le scuole locali erano tra le mi-gliori … in questi anni di forte crisi agraria,rilevante era l’emigrazione, contro la qualeoperarono fortemente gli Scotton”) e il fattoche, ancora nel 1987, si sentisse il bisognodi dedicare l’istituto agrario di Breganze adon Andrea Scotton. Questi scrisse unaquarantina di pubblicazioni, fra le qualiquattro libri di Apologetica. MMoonnss.. GGoottttaarr--ddoo SSccoottttoonn (1845-1916), già da seminaristacapeggiò la difesa della dottrina cattolicadell’Unam Sanctam di Bonifacio VIII con-tro un professore anti-romano; ne seguìuna disputa pubblica che fece enorme scal-pore. Ordinato sacerdote nel 1869,anch’egli giornalista e oratore graffiante, siprodigò come i fratelli per l’Opera dei Con-gressi, in piena sintonia con la dirigenza Pa-ganuzzi-Sacchetti, tanto che la Riscossa di-venne l’organo ufficioso dell’Opera. DonGottardo fu incaricato di promuovere l’or-ganizzazione dell’Opera dei Congressi nelMeridione, dove il movimento cattoliconon era ben sviluppato. Sino al 1891 l’unicocomitato diocesano costituito nel Sud eraquello di Cosenza, voluto da mons. CamilloSorgente. Al termine dell’impegno di donGottardo nelle diocesi meridionali (conbuoni risultati a Noto e ad Agrigento, gra-zie ai fratelli Blandini, vescovi delle duediocesi), fu proprio il vescovo di Cosenza agratificarlo col titolo di canonico onorariodella sua cattedrale. Mons. Gottardo Scot-ton compose un’importante opera in novevolumi, Il Vangelo studiato minutamentedal parroco e spiegato al popolo, una rac-colta di dotte omelie, espressione di una va-sta cultura esegetica, ricche di spunti apolo-getici. Don Gottardo fu più volte arrestatosu ordine del governo per la sua attivitàcattolica, ma il suo più grande dolore furo-no le ingenerose accuse che, dopo la morte

Il primo numerode La Riscossa

(1890)

di San Pio X, rivolse ai fratelli Scotton e al-la Riscossa il Vescovo di Vicenza, il qualeal contrario aveva elogiato la figura del mo-dernista Fogazzaro. Primo biografo dei trefratelli fu il sacerdote Mons. Giovanni Me-nara, membro del Sodalitium pianum (Ifratelli Scotton, Firenze, 1925). Recente-mente, ha scritto di loro Giovanni Azzolin(Gli Scotton. Prediche, battaglie, imboscate,Vicenza, 1998).

Il cattolico integrale per antonomasia fummoonnssiiggnnoorr UUmmbbeerrttoo BBeenniiggnnii [vedi ritrattoa pagina 7]. Nacque a Perugia nel 1862, fuordinato sacerdote nel 1884 e subito dopoiniziò la collaborazione ad alcuni giornalicattolici locali. Nel 1892, dopo la promulga-zione della Rerum Novarum, insieme a donCerruti, promotore delle Casse Rurali, fon-dò la prima rivista cattolica sociale d’Italia,Rassegna Sociale e divenne caporedattorede L’Eco d’Italia di Genova. Nel 1895 sitrasferì a Roma, dove per dieci anni si oc-cupò di storia ecclesiastica, prima come ad-detto alla Biblioteca Vaticana e poi comeprofessore al Seminario Romano. Dal 1900al 1903 fu anche direttore del quotidianointransigente La Voce della Verità. Dal1902 curò la pubblicazione della Miscella-nea di storia e cultura ecclesiastica, primoperiodico italiano consacrato alla storia ec-clesiastica, che uscirà sino al 1907. È possi-bile che gli studi pubblicati sulla Miscella-nea siano stati alla base della sua monu-mentale Storia Sociale della Chiesa, in settevolumi, che si interrompe purtroppo all’etàmedioevale. Nel 1904, dopo l’elezione diPio X, per don Umberto si aprirono le por-te dei vertici della Curia vaticana: divenneinfatti Sottosegretario degli Affari ecclesia-stici straordinari, ritrovandosi ad assumerela quinta carica d’importanza all’internodella Segreteria di Stato. Si deve al genio diBenigni la paternità della sala stampa vati-cana. Per invogliare i quotidiani laici (“in-dipendenti”) a occuparsi correttamentedelle vicende ecclesiastiche, Benigni pensòdi ingraziarsi una parte di giornalisti (cheoggi chiamiamo “vaticanisti”), riunendoliquotidianamente (ecco la “sala stampa”) efornendo loro esaurienti (e ben impostate)informazioni, che il giorno seguente eranopoi pubblicate su tutti i giornali. La strate-gia risultò efficace per preparare sullastampa laica il terreno alla pubblicazionedell’enciclica Pascendi e per neutralizzare,

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almeno in parte, le successive campagnedenigratorie della fazione modernista. Nac-que così l’agenzia di stampa Corrisponden-za di Roma (il n. 1 uscì il 23/5/1907, il 1282°e ultimo numero il 31/12/1912), che ebbepresto un’edizione francese, Corrispondan-ce de Rome (dall’ottobre 1907). Bollettino“né ufficiale né ufficioso”, rifletteva gliorientamenti della Segreteria di Stato e nontardò a suscitare grandi polemiche negliambienti cattolici e in quelli politici, comele aspre reazioni del governo massonicodella III Repubblica francese. Dal 1910 al1912 un settimanale in lingua francese, Ca-hiers contemporaines, riportava gli articolipiù importanti della Corrispondenza. Nel1912, pochi mesi prima della chiusura dellaCorrispondenza, mons. Benigni aprì unaseconda agenzia d’informazioni, l’A.I.R.(“Agenzia Internazionale Roma”), col bol-lettino quotidiano Rome et le monde e ilsettimanale Quaderni romani, che uscivaanche in edizione francese. Le notevoli ca-pacità organizzative di mons. Benigni die-dero vita ad altri organi di stampa, come ilBorromeus, per i componenti romani delSP, e il Paulus, indirizzato agli amici gior-nalisti. All’estero SP disponeva di alcunepubblicazioni come La Vigie in Francia, laCorrespondance Catholique nel Belgio, laMys Katolycka in Polonia. Inoltre Benigniera in stretta collaborazione con altre rivi-ste antimoderniste indipendenti da SP, co-me La Riscossa dei fratelli Scotton e LaCritique du libéralisme del sacerdote Bar-bier, in Francia. Per dedicarsi maggiormen-te e più liberamene all’opera intrapresa,

Don Paolo De Töth

don Benigni lasciò l’incarico agli Affari ec-clesiastici, sostituito da mons. Eugenio Pa-celli, futuro Pio XII, che nel processo per lacanonizzazione di Pio X rimase indifferentealle pressioni di coloro che dipinsero Beni-gni come l’anima nera di Papa Sarto perimpedire che il Pontefice fosse elevato aglialtari. Nel 1911 san Pio X creò per donUmberto un’ottava carica di ProtonotarioApostolico Partecipante, il più alto titoloprelatizio, che sino ad allora era limitato asoli sette membri. Il prestigioso titolo fececapire al novello monsignore due cose: in-nanzitutto la preclusione a una eventualefutura nomina episcopale, ma anche l’inco-raggiamento papale a continuare sulla stra-da intrapresa. Fin dal 1909 Benigni lasciòl’appartamento in Vaticano e aprì in Viadel Corso la “Casa san Pietro”, sede dellesue attività. Qui nacque il Sodalitium Pia-num, di cui si è parlato diffusamente nellaprima parte di questo numero. Dopo loscioglimento definitivo del SP, avvenuto il25/11/1921, mons. Benigni, seppur amareg-giato, seppe trovare la forza d’animo perproseguire le battaglie per l’integralità del-la Fede. Nel 1923 rilanciò l’AIR con il no-me di Agenzia Urbs, che continuò le attivi-tà sino al 1928, curando la pubblicazionedel bollettino settimanale Veritas e poi delmensile Romana. Nel 1928 fondò l’IntesaRomana per la Difesa Sociale (IRDS), colmotto “Religione, Patria, Famiglia”. È lafase fascistizzante della vita di mons. Beni-gni, certamente la meno originale e rappre-sentativa: Benigni cercò di usare il Fasci-smo in chiave anti-democristiana nello stes-so modo in cui il regime usava in modostrumentale la Religione. Mons. Benigni,calunniato e perseguitato dai suoi nemici,condusse gli ultimi anni della sua vita nellapovertà più assoluta. Nella Disquisitio unodei testimoni, il padre Saubat, intimo colla-boratore di Benigni assicurò che Mons. Be-nigni, pur non avendo la cura delle anime,celebrava ogni giorno la Messa e si confes-sava ogni settimana nella chiesa di S. Carloal Corso da un padre mercedario. Mons.Benigni si spense a Roma il 27 febbraio1934, “abbandonato e disprezzato dal cle-ro”: al funerale presenziarono “7 o 8 sena-tori, da 12 a 15 deputati, una legione di gior-nalisti e persino 12 carabinieri in alta unifor-me” ma furono presenti solamente due sa-cerdoti: il padre Saubat e il padre Jeoffroid.

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Quasi 50 anni dopo la sua morte, il pensie-ro e l’opera di mons. Benigni divennero ilpunto di riferimento per la nostra rivistaSodalitium (fondata nel 1983).

Un altro sacerdote armato di una pennagraffiante fu ddoonn AAlleessssaannddrroo CCaavvaallllaannttii(1879-1917). Nativo di Crema, fu ordinatosacerdote nel 1902 e nominato viceparrocoa Capralba. Iniziò a scrivere per le rivistediocesane e i suoi articoli attirarono l’atten-zione di don de Töth, che lo volle con se aFirenze alla redazione de L’Unità cattolica.Nel 1906, un anno prima della Pascendi,pubblicò il saggio Modernismo emodernisti, al quale seguirono numerosi al-tri opuscoli di critica antimodernista. Nelluglio 1909 subentrò a don de Töth alla di-rezione del giornale fiorentino, fra violentipolemiche, legate anche alla complessaproprietà della testata. Infatti san Pio Xl’aveva riscattata dagli eredi Margotti perpoi cederla a quattro vescovi della Toscana(di Firenze, Siena, Pisa e Lucca), e in segui-to nominò il vescovo di Firenze unico su-pervisore. Tra l’episcopato toscano, il card.Maffi, arcivescovo di Pisa, (amico del card.Ferrari e con lui responsabile del “trust”) sidistinse nelle critiche a don Cavallanti,mentre il vescovo di Arezzo, mons. Volpi,ne esaltò la “saldezza dei principi”. In piùoccasioni san Pio X ebbe parole di elogioper L’Unità cattolica diretta da don Caval-lanti, giudizio condiviso anche dai cardinaliDe Lai e Gennari. A Papa Sarto premevadifendere un giornale che svolgeva un im-portante ruolo nell’azione antimodernista,pur non apprezzando alcuni attacchi troppopersonali fatti dal direttore, imputabili an-che alla sua giovane età. Don Cavallanti re-sterà alla direzione de L’Unità cattolica si-no al 1917, quando morì in incidente ferro-viario a soli 38 anni.

L’ultimo sacerdote di questa sezione èddoonn PPaaoolloo ddee TTöötthh, il più giovane del clerointegrale ricordato in questo breve elenco.Nacque a Udine il 5 marzo 1881 da una fa-miglia d’origine ungherese, e nello stessogiorno fu battezzato con i nomi di France-sco Ferdinando Paolo. Per firmare gli arti-coli della sua lunga carriera giornalisticausò solo quello di Paolo. Nel 1889 entrò nelnoviziato dei Carmelitani scalzi a Veneziadove rimase quattro anni con il nome di fràTommaso. Per tutta la vita mantennel’amore per la spiritualità dell’Ordine. Pro-

seguì gli studi in un istituto salesiano nelladiocesi di Udine, sino a chiedere e otteneredal vescovo di Udine il permesso di trasfe-rirsi al Collegio Lucarini, sempre salesiano,a Trevi, nella diocesi di Spoleto. Alla basedel trasferimento vi fu il canonico Alessan-dro Muzzi di Montefalco, direttore di alcu-ni periodici, che fu colpito dalle capacitàdel giovanissimo de Töth. Insieme idearonola trasformazione di una vecchia testata dispiritualità, Splendore montefalchese, in ungiornale più attento all’attualità religiosa,Armonie della Fede, che iniziò le pubblica-zioni il 25/1/1906. Intanto nell’8/9/1906 donPaolo fu ordinato sacerdote dall’arcivesco-vo di Spoleto. In lui crebbe l’amore per lafilosofia e la teologia tomista, avversate dalmodernismo, grazie all’insegnamento di pa-dre Guido Mattiussi. Armonie della Fede,di cui don de Töth fu direttore sino al 1914,fu uno dei più combattivi giornali dei catto-lici integrali. Stampato in seguito a Siena,sotto la protezione di Mons. Bufalini, nelluglio 1907 passò a Firenze e poi a Fiesole.Nel 1908 san Pio X lo chiamò a dirigerel’importante quotidiano L’Unità cattolica.Il temperamento vulcanico di don de Töthprovocherà degli incidenti diplomatici checostrinsero Papa Sarto, nell’agosto 1909, adestituirlo dall’incarico. Don de Töth, mal-grado l’incomprensione, rimase sempre de-votissimo a san Pio X e continuò le sue bat-taglie giornalistiche secondo il magisterodel Papa veneto. Sotto il pontificato di Be-nedetto XV, mentre altre testate intransi-genti cambiarono irreparabilmente la lineaeditoriale, don Paolo ideò e diresse unanuova rivista, Fede e Ragione. Il 25/1/1919uscì il primo numero del mensile che perdieci anni fu l’espressione del cattolicesimointegrale, con la pubblicazione di importan-ti studi filosofici e teologici. FeR fu moltoattenta anche alla questione giudeo-masso-nica e pubblicò, per la prima volta in Italia,i Protocolli dei Savi di Sion. Acerrima ne-mica del PPI di don Sturzo, la rivista non ri-sparmiò pesanti critiche neppure al Fasci-smo, che definì, a causa delle origini giaco-bine, “organizzazione prettamente masso-nica”. L’atteggiamento nei confronti del re-gime mutò col Concordato, ma questo nonsalvò FeR che nel 1929 cessò improvvisa-mente le pubblicazioni. Anche alla Segrete-ria di Stato, presieduta dal card. Gasparri,non mancò chi auspicava la chiusura di Fe-

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de e Ragione, l’ultima voce del giornalismointransigente. Don Paolo fu allora nomina-to parroco a san Martino di Maiano, picco-lo centro nella campagna fiesolana, dove ri-mase dal 1929 al 1965. Lasciò diversi mano-scritti sulla storia del movimento cattolico.Spirò a Maiano il 25 dicembre 1965, allachiusura del concilio Vaticano II. Morivacosì l’ultimo esponente del cattolicesimointegrale, dopo una vita consacrata a com-battere gli errori del Modernismo. Davantiai suoi occhi stanchi e tristi, 60 anni dopo lapromulgazione della Pascendi di san Pio X,gli errori condannati dall’enciclica erano ri-usciti a conquistare i vertici della Chiesa.

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Numerosissimi furono i laici che si impe-gnarono nella difesa della Religione cattoli-ca, in armonia con le disposizioni indicatedai Papi e dei Vescovi. Fu il democratismocristiano, combattuto dagli intransigenti pri-ma e dai cattolici integrali poi, a diffonderenel movimento cattolico lo spirito di insof-ferenza e di disobbedienza alla gerarchia eal clero in generale, spirito che oggi è pur-troppo largamente (e insidiosamente) pre-sente negli ambienti del cosiddetto tradizio-nalismo cattolico. Del resto questa non èl’unica divergenza esistente tra il cattolicesi-mo integrale e l’attuale tradizionalismo.

Il 20 settembre rappresentò uno spar-tiacque per la Chiesa, e tra i primissimi per-sonaggi che si distinsero nel movimentocattolico troviamo proprio numerosi reducidell’esercito di Pio IX. Dopo la breve maepica parentesi trascorsa al servizio del Mi-nistero delle Armi papalino, essi rifiutaro-no di far parte del regio esercito italiano esi impegnarono sia come giornalisti che co-me dirigenti nelle numerose pubblicazionie associazioni cattoliche. Tra i tanti com-battenti che per la difesa della Chiesa pas-sarono dalle armi da sparo a quelle dellapenna e dalla vita militare alla militanzapolitica e sociale, segnaliamo AAnnttoonnmmaarriiaaBBoonneettttii (1849-1896). Il Bonetti era un esu-berante studente di Bologna che lasciò glistudi universitari per arruolarsi nelle filedell’esercito papalino. Dopo il 20 settem-bre, come tanti suoi commilitoni, disdegnòla proposta di arruolarsi nell’esercito cheaveva combattuto e divenne così un fecon-do scrittore e giornalista, che ci ha lasciato

numerosi testi con i quali difese il poteretemporale e confutò le pesanti accuse mos-se da parte risorgimentale ai militari di PioIX. Intanto i reduci pontifici avevano costi-tuito la “Società Romana dei reduci dellebattaglie in difesa del Papato” e un giorna-le settimanale, La Fedeltà.

Nel giugno 1871, sempre a Roma, si co-stituì la “Società primaria romana per gliinteressi cattolici”, presieduta dal principeMario Chigi. L’associazione romana raccol-se oltre 27.000 firme in omaggio al Pontefi-ce, come risposta al grottesco plebiscito del2 ottobre 1870, che aveva ratificato l’unio-ne di Roma all’Italia (in alcune sezioni i“si” all’annessione superarono il 100% deivoti!). L’associazione basava la sua azionesulla “Questione romana”, con la rivendi-cazione temporalista e la polemica contro ibrecciaioli (termine dispregiativo coniatodai papalini nei confronti degli usurpatoridella Città Santa) e i conciliatoristi, ossia icattolici che auspicavano la conciliazionetra il Papa e lo Stato anticlericale e masso-nico. Per questo fine utilizzò le colonne delquotidiano La Voce della Verità, nato po-che settimane prima, l’8 aprile 1871 su ini-ziativa del principe Lancellotti, del gesuitapadre Carlo Maria Curci (poi transfuga) edi mons. Francesco Nardi. Nel 1879 La Vo-ce della Verità si fuse con il giornale Il Mes-saggero di Firenze, venendo meno alla li-nea temporalista, per ritrovarla poi all’ini-zio degli anni ’90 quando Giuseppe Sac-chetti ne divenne direttore. La rivista so-

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spese le pubblicazioni il 31 agosto 1904, al-cune settimane dopo lo scioglimentodell’OdC (28 luglio 1904).

Prima ancora della Breccia di Porta Pia,il conte GGiioovvaannnnii BBaattttiissttaa AAccqquuaaddeerrnnii ddiiQQuuaaddeerrnnaa (1839-1922), di Castel San Pietro(Bologna) nel 1867 fondò, insieme all’amicoavv. Giambattista Casoni, la “Società dellaGioventù Cattolica Italiana”. La GCI, cheaveva come motto “Preghiera, Azione, Sa-crificio”, nacque sulla scia della “Societàcattolica per la libertà della Chiesa in Ita-lia”, scioltasi l’anno prima. Acquaderni ven-ne eletto Presidente del Comitato promoto-re del primo Congresso cattolico italiano(1874) e poi primo Presidente dell’Operadei Congressi dal 1874 al 1878. Lascerà lapresidenza in seguito a delle divergenze conaltri dirigenti sulla struttura da dare all’OdCe sul rapporto tra essa e la preesistenteGCI, per quanto riguardava l’inquadramen-to della componente giovanile dell’OdC.Acquaderni fu l’ideatore delle Piccole Let-ture Cattoliche (1861-1866), nonché tra ifondatori de L’Avvenire d’Italia (1896), pro-genitore del quotidiano Avvenire. Nel giu-gno 1902 con il nuovo direttore d’origineebraica Cesare Algranati (1863-1925), che sifirmava con lo pseudonimo di Roccod’Adria, il periodico divenne filomurriano efilomodernista. Lasciata l’OdC, si consacròalle opere sociali e fondò a Bologna e nelMugello numerose istituzioni, tra le quali ilCredito Romagnolo e la Società Cattolica diAssicurazione. Il conte bolognese sarà an-che Presidente dell’Opera del Sepolcro diPio IX, una speciale commissione che rac-colse le offerte di centinaia di diocesi, dicongregazioni religiose, di famiglie nobili edi municipalità per erigere la tomba dell’ul-timo Papa-Re nella cripta della Basilica diSan Lorenzo al Verano.

L’avvocato GGiiaammbbaattttiissttaa CCaassoonnii (1830-1919), di famiglia bolognese come l’amicoAcquaderni, fu un altro pioniere del movi-mento cattolico. Si distinse in particolarenel giornalismo, sino ad essere scelto nel1890 dal Papa Leone XIII a dirigere l’Os-servatore Romano. Il nome di Casoni è le-gato a numerose testate, tutte caratterizza-te da una breve vita a causa delle continuesoppressioni volute dal regime anticlericaleche non tollerava la stampa temporalista:L’Osservatore bolognese (1858/59); L’ecodelle Romagne; le già citate Piccole Letture

Antonmaria Bonetti,autore del libro “IlVolontario di PioIX”. (Riedito dalC.L.S. nel 2007)

Cattoliche fondate da Acquaderni; Il patrio-ta cattolico di Bologna (1864/66); La RivistaFelsinea, trasformata poi ne L’Araldo(1875/1878). Le numerose pubblicazioni in-transigenti sono la testimonianza della vi-vacità culturale che animava il movimentocattolico. Il Casoni, molto sensibile alla for-mazione di una classe dirigente papalina,aveva fondato il “Circolo dei Filodicologi”,rivolto ai giovani avvocati, e l’Accademiadi San Tommaso d’Aquino, fucina di perso-nalità cattoliche. All’OdC prese parte findal primo congresso del 1874, e ne fu diri-gente sino al 1889. Come detto, l’avv. Caso-ni coronò il suo servizio alla S. Sede comedirettore dell’Osservatore Romano, incari-co che conservò dal 1890 sino al 1901.

Dopo due bolognesi, nel nostro “albumdi famiglia” incontriamo due veneti, Paga-nuzzi e Sacchetti. L’avvocato GGiioovvaannnnii BBaatt--ttiissttaa PPaaggaannuuzzzzii (1841-1923), nativo di Vene-zia, terziario domenicano, come tanti altridirigenti cattolici iniziò la militanza nelle fi-la della “Società cattolica italiana per la di-fesa della libertà della Chiesa in Italia”. Nel1868 venne eletto presidente del circolo ve-neziano della GCI e nel 1871 fu tra gli orga-nizzatori del primo congresso cattolico chesi tenne poi a Venezia nel 1874, organizzatoper commemorare la vittoria di Lepanto. Ilcongresso determinò la nascita dell’Operadei Congressi, che lo vide Presidente dal1889 al 1902. La sua presidenza fu protesa aunire, ordinare e orientare il movimentocattolico, e in alcuni casi suscitò delle per-plessità in chi aveva una visione meno ac-centratrice dell’OdC, come l’Acquaderni. Ildissidio tra la presidenza dell’OdC e la diri-genza della GCI inasprì gli animi. Per piani-ficare il notevole impulso organizzativo cheseppe dare all’OdC, il Paganuzzi istituì unConsiglio direttivo, con sedute settimanali aPadova o a Venezia, che determinò l’accusadi venetizzare l’Opera. Ma queste divergen-ze sul metodo non minavano la comunionedi intenti quanto alla sostanza della linea in-transigente da perseguire. Di ben altra por-tata fu il dissidio con Romolo Murri e i suoiseguaci (in difesa di Paganuzzi scrisse lostesso Patriarca Sarto, futuro Pio X, una let-tera memorabile dell’agosto 1902) le cuiconseguenze determinarono addirittura loscioglimento dell’OdC nel 1904 da parte diS. Pio X, quando ormai le penetrazioni de-mocristiane all’interno dell’associazione ne

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avevano compromesso l’ortodossia. Il Paga-nuzzi diede le dimissioni dalla presidenzanel 1902, sostituito dal Conte Grosoli, figliodell’israelita convertito avv. Forlì. Paganuz-zi ne fu comprensibilmente addolorato, macontinuò a seguire l’azione cattolica primanell’Unione Popolare e poi nel Partito Po-polare, costituendo la cosiddetta “ala de-stra” che si opponeva all’aconfessionalitàdel partito voluta da don Sturzo. Nelle suabrillante carriera forense difese don Alber-tario nel famoso processo seguito alla de-nuncia dell’abate Stoppani, rosminiano econciliatorista. Paganuzzzi morì nel 1923 as-sistito da don Luigi Orione.

Il padovano GGiiuusseeppppee SSaacccchheettttii (1845-1906), fu un giornalista e polemista efficace

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Paganuzzi

Stanislao Medolago

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che pose sempre la Questione romana alcentro delle sue battaglie. Ancora studenteiniziò a scrivere sulle colonne delle già cita-te Piccole letture cattoliche, poi su quelle diVeneto cattolico di don Berengo. Presidentedel circolo padovano della GCI, nel 1870all’età di 25 anni fece testamento e si arruo-lò nell’esercito papalino, partecipandoall’estrema difesa di Roma. Ritornato allapresidenza della GCI di Padova, preferìconsacrasi interamente all’impegno giorna-listico. Diresse numerosi periodici venetiprima di essere chiamato alla direzione del-la Lega Lombarda di Milano (1886/88, pri-ma della deriva conciliarista del giornale),de La voce della verità di Roma e de L’Uni-tà cattolica di Firenze, fondata come abbia-mo visto da don Margotti a Torino. Per icattolici liberali della Toscana Sacchetti eratroppo “papista” e perciò essi contribuiro-no a indebolire la pubblicazione, che co-munque Sacchetti diresse sino alla sua im-provvisa morte, sopraggiunta nell’ottobredel 1906. Il Sacchetti condivise la linea diPaganuzzi nella direzione dell’OdC e av-versò con tutte le sue forze le idee dei mur-riani. Assistette senza entusiasmo agli ac-cordi elettorali tra i cattolici-sociali di Giu-seppe Toniolo e i moderati, che porteran-no, qualche anno dopo la sua morte, al Pat-to Gentiloni del 1913. Una biografia del no-stro è quella di G. De Rosa, Giuseppe Sac-chetti e la pietà veneta, Studium, 1968.

Spostiamoci in Lombardia per parlaredel conte SSttaanniissllaaoo MMeeddoollaaggoo AAllbbaannii(1851-1921). Nacque a Bergamo, a soli di-ciassette anni divenne presidente del circo-lo della GCI. Il suo impegno nel movimen-to cattolico lo portò a combattere a visoaperto il Liberalismo e in particolare i cat-tolici contaminati dagli errori liberali. È si-gnificativa questa frase di Medolago Albaniriportata da Invernizzi: “Pio IX ha detto dinon temere la ‘Comune’; di temere, invece ilLiberalismo camuffato da cattolico, che è,ad un tempo, ipocrisia, opportunismo, vilis-sima paura, che si risolve in una pratica ne-gazione della Fede”. Di fronte all’avanzatadei socialisti si occupò della “questione so-ciale” e a Bergamo istituì il Circolo Ope-raio San Giuseppe, che conterà sino a 1.500soci. Nel 1882 fu eletto membro del Comi-tato Generale Permanente dell’OdC, e nel1884 presidente della sezione di EconomiaSociale Cristiana. Amico di Giuseppe To-

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niolo, entrambi favoriranno la nascita dicooperative, casse rurali, società di mutuosoccorso per difendere gli operai e i conta-dini cattolici dagli errori dei liberali e deisocialisti. Nell’OdC in seguitò entrò in con-trasto con la linea del Paganuzzi, condivi-dendo però il rifiuto delle posizioni demo-cratico-cristiane di Murri. Quando san PioX sciolse l’OdC, ormai fagocitata dai mur-riani, sopravvisse solo la sezione economi-ca-sociale di Medolago Albani, che diven-terà poi l’Unione Economico-Sociale. Inseguito il conte bergamasco si ritirò dalladirigenza e fondò nella sua città la ScuolaSociale, che Benedetto XV elevò a IstitutoPontificio di Scienze Sociali. Preveggente,avvertì Roma delle pericolose tendenzemoderniste del giovane segretario del Ve-scovo di Bergamo, un certo Angelo Giu-seppe Roncalli… Biografo ed amico di Me-dolago Albani fu don Paolo de Töth.

Al Sud l’OdC non riuscì a radicarsi inmodo capillare come nelle diocesi setten-trionali e dell’ex Stato Pontificio, ancheperché molti cattolici preferirono militarenelle organizzazioni legittimiste. Nel 1897,l’anno di massima espansione, il comitatodiocesano era presente solo in 53 diocesi su112 e i comitati parrocchiali in 206 su 3.613parrocchie. Uno dei pochi dirigenti di rilie-vo del movimento cattolico nel Meridionefu il barone LLuuiiggii ddee MMaatttteeiiss (1850-1934).Nato da una famiglia aristocratica napole-tana, si formò nelle file del legittimismo.Nel 1896 venne fondata la FederazioneUniversitari Cattolici Italiani (FUCI) e deMatteis ne fu il primo presidente sino al1900. Dopo il VI Congresso cattolico, che sisvolse a Napoli nel 1883, divenne una figu-ra di spicco dell’OdC. Grazie a lui il movi-mento cattolico in Campania diede vita allaprima società operaia e alla prima banca.Collaborò anche con mons. Benigni, ade-rendo al SP. Seguendo l’esempio dell’ami-co Paganuzzi e degli altri intransigenti, ade-rì per qualche tempo all’ala destra del PPI,per poi sostenere le componenti più reazio-narie del movimento fascista.

Termino questa breve rassegna con ilconte FFiilliippppoo SSaassssoollii ddee BBiiaanncchhii (1871-1938). Nacque a Bologna, figlio del mar-chese Achille Sassoli-Tomba, uno degli uo-mini che fece della città felsinea il centropropulsore del movimento cattolico. Filip-po Sassoli de Bianchi si formò alla scuola

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tomista di don Lorenzelli, che fu poi creatocardinale da san Pio X nel 1910. Si distinsenel Circolo Universitario Cattolico di Bolo-gna e, dopo che l’OdC fu sciolta, aderìall’Unione Popolare voluta da san Pio Xper proseguire l’azione del movimento cat-tolico. Come il Paganuzzi, aderì al PartitoPopolare Italiano con la speranza di poter-lo cambiare dall’interno, sino a diventare laguida dell’ala destra. L’azione del Sassolinel partito democristiano si rivelò infrut-tuosa e nel 1923 lasciò il PPI, un partito chei suoi fondatori (come pure gli eredi del do-poguerra) vollero di “ispirazione cristiana”ma non cattolico. Sassoli si occupò con par-ticolare attenzione alle questioni sociali enel Mugello, dove la famiglia aveva deipossedimenti, fondò la Lega cattolica mu-gelliana, che arrivò a contare sette mila so-ci. Sassoli fu legato da una profonda amici-zia con don Paolo de Töth, con il qualecondivideva l’amore per il tomismo e nel1919, quando don de Töth fondò Fede eRagione, fu tra i primi collaboratori e bene-fattori della rivista. Durante l’intero decen-nio 1919-1929 Sassoli fu sempre presentenelle più importanti questioni dibattutedalla rivista, come testimoniò lo stesso deTöth nel volume scritto in ricordo all’amicodi sempre, Filippo Sassoli de’ Bianchi(1958). Nel libro Le questioni dell’oggi, fu-rono raccolti i più interessanti articoli diSassoli pubblicati su L’Unità cattolica eFeR. Morì nel 1938 all’età di 67 anni.

CCoonncclluussiioonnee

La vita di tutti questi figli della Chiesa èriassumibile nell’ultimo punto del program-ma del SP: “Contro tutto quanto è oppostoalla dottrina, alla tradizione, alla disciplina,al sentimento del cattolicismo integralmenteromano; per tutto quanto gli è conforme”.

La “Preghiera fraterna” del SodalitiumPianum, composta da mons. Umberto Be-nigni, ci permette di riunire, in unico ricor-do, tutti i soldati del cattolicesimo integralee, con profonda e filiale gratitudine perl’esempio che seppero dare, pregare per ilriposo delle loro anime: “Gesù Cristo, No-stro Signore e Redentore, Ti supplichiamoche per il trionfo della Tua Santa Causacontro i suoi nemici e falsi amici, Tu vogliaraggruppare i suoi fedeli, combattenti labuona battaglia, dispersi per il mondo, af-

finché si conoscano e si accordino nell’ani-mo e nell’opera. Degnati fornire loro i mez-zi materiali e morali, necessari ed opportunia tale scopo. Ti preghiamo altresì che, se-condo la Tua divina promessa, Tu sia sem-pre in mezzo a loro, benedicendoli in vita ein morte. E così sia”.

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FilippoSassoli deBianchi

GiuseppeSacchetti,direttore

dell’UnitàCattolica

LLEEGGGGEETTEE LLEE EENNCCIICCLLIICCHHEE::•• ««PPaasscceennddii ee ddeeccrreettoo LLaammeennttaabbiillii» Su-gli errori dei Modernisti, del Sommo Pon-tefice S. Pio X (1907). (Pagg. 52) - €€ 33,,0000 •• ««QQuuaannttaa CCuurraa ee IIll SSiillllaabboo»».. RRaaccccoollttaaddii oottttaannttaa pprrooppoossiizziioonnii eerrrroonneeee ggiiààccoonnddaannnnaattee ddaall PPoonntteeffiiccee iinn aattttii ddeeccrreettiieedd aallllooccuuzziioonnii.. Del Sommo Pontefice PioIX (1864) (Pagg. 16) - €€ 22,,5500

Ordinabili in redazione: Tel 0161.839.335Fax 0161.839.334 - [email protected]

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Edizione del giornale “L’Unità Cattolica”, diretta da don Giacomo Margotti a Torino del giorno 20 settembre 1870listato a lutto per la perdita del potere temporale dei papi in seguito alla breccia di Porta Pia. Molti giornali

intransigenti saranno listati a lutto fino al concordato del 1929

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Modena, sabato 6 ottobre 2007la rivista Sodalitum e il Centro studi Giuseppe Federici

presentano la

IIIIªª GGIIOORRNNAATTAA PPEERR LLAA RREEGGAALLIITTÀÀ SSOOCCIIAALLEE DDII CCRRIISSTTOO

con il seminario di studi: ““IILL MMOOVVIIMMEENNTTOO CCAATTTTOOLLIICCOO:: DDAALL PPAAPPAA RREE AALL--LLAA BBAALLEENNAA BBIIAANNCCAA”” e con un'esposizione di libri e oggettistica a cura di caseeditrici e associazioni culturali presso il Salone delle conferenze del Ristorante Vini-cio, in Via Emilia Est n. 1526, fraz. Fossalta di Modena.

PPrrooggrraammmmaa ddeellllaa ggiioorrnnaattaa::Ore 10,30 Recita del Veni Sancte Spiritus, presentazione della giornata e apertura dell’esposizione.Ore 11 I° lezione: “II CCaattttoolliiccii ccoonnttrroo lloo SSttaattoo mmaassssoonniiccoo:: ll’’OOppeerraa ddeeii CCoonnggrreessssii ((11887744--11990044))””.Ore 12,15 pausa per il pranzo.Ore 14,15 intervallo teatrale.Ore 15 II° lezione: ““II CCaattttoolliiccii ccoonnttrroo iill MMooddeerrnniissmmoo:: iill SSooddaalliittiiuumm PPiiaannuumm ddii MMoonnss.. UUmm--

bbeerrttoo BBeenniiggnnii””.Ore 16,00 pausa.Ore 16,30 III° lezione: ““DDeeii CCaattttoolliiccii ccoonnttrroo llaa RReeggaalliittàà ddii CCrriissttoo:: iill ddeemmooccrraattiissmmoo ccrriissttiiaannoo””.Ore 17,30 presentazione delle prossime iniziative per la Regalità di Cristo e conclusione della

giornata con il canto del Christus Vincit.

Le lezioni saranno tenute da ddoonn FFrraanncceessccoo RRiiccoossssaa, direttore della rivista Sodalitium.L’ingresso al seminario di studi e all’esposizione è libero. Non è permessa la distribuzione di materiale informativo da parte di associazioni non accredi-tate con l’organizzazione.La quota per il pranzo è di 30 euro a persona. Sono previste delle agevolazioni per gli studenti. È gradita la prenotazione entro giovedì 4 ottobre 2007 presso il Centro studi G. Federici.

Il RRiissttoorraannttee VViinniicciioo, in Via Emilia Est, 1526, fraz. Fossalta di Modena (tel. 059.28.03.13, sito internet: www.ristorantevinicio.it ) si raggiunge:

- dal casello autostradale di Modena Sud seguendo le indicazione per Castelfranco Emilia;raggiunta la Via Emilia svoltare a destra;

- dalla stazione ferroviaria di Modena con l’autobus n. 19.

Per informazioni e iscrizioni al pranzo:tel. e fax 0541.75.89.61 e-mail: [email protected]

Il centro Studi Davide Albertario presenta:

Il VI° Convegno di Studi Albertariani

AA cceenntt’’aannnnii ddaallll’’eenncciicclliiccaa PPaasscceennddii ddii SS.. PPiioo XX.. CChhee ssttrraaddaa hhaa ffaattttoo ll’’eerreessiiaa mmooddeerrnniissttaa nneell mmoovviimmeennttoo ccaattttoolliiccoo ee nneellllaa CChhiieessaa??

che si terrà a MMiillaannoo ssaabbaattoo 2255 nnoovveemmbbrree 22000077 oorree 1155 presso Hotel Mithos in via Carlo Tenca 21

[a 5 minuti a piedi dalla Stazione Centrale MM 2 (verde) MM 3 (gialla): Centrale].

PPeerr iinnffoorrmmaazziioonnii:: CCEENNTTRROO SSTTUUDDII DDAAVVIIDDEE AALLBBEERRTTAARRIIOOvia Vivarini 3, 20141 Milano Tel. 0161.839.335 - Fax 0161.839.334email: - [email protected] Sito: http://www.davidealbertario.it

NOVITÀ LIBRARIA

Fra i grandi meriti di San Pio X vi è quello di aver visto subitocon estrema chiarezza il tremendo pericolo del modernismo,

e tramite l’enciclica Pascendi (1907), di averlo individuato conammirabile precisione e di aver preso, con energia, tutte quellemisure necessarie a sconfiggerlo. Ma una delle obiezioni più ri-petute nel corso del suo processo di canonizzazione riguardava ilmodo di agire del Santo Papa nella lotta contro il modernismo eil suo sostegno al Sodalitium pianum di mons. Umberto Benigni.Lo si accusava facilmente di imprudenza, di mancanza di caritào giustizia. Il presente libro è la risposta a tale obiezione, trami-te la pubblicazione del capitolo terzo della “Disquisitio” per ilprocesso di beatificazione e canonizzazione di S. Pio X. Questocapitolo tratta proprio dei rapporti del Papa con il Sodalitiumpianum con le testimonianze raccolte ufficialmente dalla S. Con-

gregazione dei Riti. Trattandosi della pubblicazione di un testo ufficiale della Chiesa, alcu-ni testi sono nella lingua originale cioè in francese o in latino. È un testo di capitale impor-tanza per comprendere la lotta tra cattolicesimo integrale e modernismo.

SSaann PPiioo XX eedd iill ““SSooddaalliittiiuumm PPiiaannuummC.L.S. Verrua Savoia 2007 - Pagg. 105 € 8,00

per ordinare: Tel 0161.839335 fax 0161.839334 email: [email protected]

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Vita dell’Istituto in immagini...

CCoonnffeerreennzzee:: Il 17 marzo il neocostituito “comitatoSan Simonino” ha organizzato una conferenzapubblica a Trento per chiedere la restituzione dellereliquie e la restaurazione del culto del Santo. Haparlato don Ricossa commentando “Pasque di san-gue”, il “libro censurato” di Ariel Toaff. Notevoleil rilievo sui giornali locali.

LLaa sseeccoonnddaa rreelliiggiioossaa ddeellll’’IIssttiittuuttoo MM..BB..CC..::Il 25 aprile a Verrua Savoia si è svolta la vestizione religiosadella seconda suora dell’Istituto Mater Boni Consilii che hapreso il nome di Suor Gemma. Numeroso il clero ed i fedelipresenti alla commovente cerimonia. La nuova casa, dedicata aMaria Ausiliatrice, ha aperto i battenti per accogliere le nostrereligiose. Infine il nostro defunto cane Pluto ha un erede... chefarà la guardia alla casa: un magnifico cucciolo beige che sichiama Birba...

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5 GIORNI DI ESERCIZI SPIRITUALI DIS. IGNAZIO A VERRUA SAVOIA

secondo il metodo di Padre Vallet

PPeerr llee ddoonnnnee:: dal lunedì 20 agosto (ore 12) al sabato 25 agosto 2007PPeerr ggllii uuoommiinnii:: dal lunedì 27 agosto (ore 12) al sabato 1 settembre 2007

Per ogni informazione, mettersi in contatto conl’Istituto: tel.: 0161 839.335

www.sodalitium.it - [email protected]

OOrrddiinnii ssaaccrrii iinn sseemmiinnaarriioo::

Il 26 aprile festa dellaMadonna del BuonConsiglio, nostra patro-na, mons. Geert Stuyverha conferito gli ordinidella prima tonsura eddel Suddiaconato ainostri seminaristi. Gra-ditissima è stata la visitadei nostri confratelli ar-gentini e statunitensi(foto sotto).

IIVV eeddiizziioonnee ddeell ppeelllleeggrriinnaaggggiioo OOssiimmoo –– LLoorreettooSabato 19 maggio e Domenica 20 maggio, più di120 pellegrini si sono riuniti a Osimo per raggiun-gere a piedi la Basilica di Loreto. Sono stati duegiorni molto intensi e di grande preghiera e racco-glimento per tutti; colmi delle grazie della Madredi Dio. Quest’anno vi era anche un gruppo di solibambini guidato dall nostre religiose.

IINN CCAASSOO DDII MMAANNCCAATTAA CCOONNSSEEGGNNAA SSIIPPRREEGGAA DDII RRIINNVVIIAARREE AALL MMIITTTTEENNTTEECCHHEE SSII IIMMPPEEGGNNAA AA PPAAGGAARREE LLAARREELLAATTIIVVAA TTAARRIIFFFFAAPPRREESSSSOO CC..RR..PP.. AASSTTII CC..PP..OO..

“Sodalitium” PeriodicoLoc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel. 0161.839.335 - Fax 0161.839.334

DDEESSTTIINNAATTAARRIIOO -- DDeessttiinnaattaaiirree::SCONOSCIUTO - InconnuTRASFERITO - TransféréDECEDUTO - Décédé

IINNDDIIRRIIZZZZOO -- AAddrreessssee::INSUFFICENTE - InsuffisanteINESATTO - Inexacte

OOGGGGEETTTTOO -- OObbjjeecctt::Rifiutato - Refusé

RREESSIIDDEENNZZEE DDEELLLL’’IISSTTIITTUUTTOO

IITTAALLIIAA -- VVeerrrruuaa SSaavvooiiaa ((TTOO)):: CCAASSAA MMAADDRREE --IIssttiittuuttoo MMaatteerr BBoonnii CCoonnssiilliiii, Chiesa SS. Pietroe Paolo, Loc. Carbignano, 36. Nei giorni ferialiS. Messa alle ore 7,30; tutte le domeniche S.Messa alle ore 18. Benedizione eucaristica tuttii venerdì alle ore 21. Tel.: 0161.839335, Fax:0161.839334; e-mail: [email protected]

SSaann MMaarrttiinnoo ddeeii MMuulliinnii ((RRNN)):: CCAASSAA SS.. PPIIOO XX --Don Ugo Carandino, Oratorio Maria Ausiliatri-ce, via Sarzana 86, CAP 47828. Nei giorni ferialiS. Messa saltuariamente alle ore 7. Tel.& Fax:0541.758.961; e-mail: [email protected]

AARRGGEENNTTIINNAA -- RRoossaarriioo: CCAASSAA SSAANN JJOOSSEE – DonSergio Casas Silva, Iguazú 649 bis, C. P. 2000 -Rosario (Santa Fe). Tutte le domeniche S.Messa alle ore 10. Ore 11 catechismo. E-mail:[email protected]

BBEELLGGIIOO -- DDeennddeerrmmoonnddee:: Mons. Geert Stuyver,,Kapel O.L.V. van Goede Raad, Koning Albert-straat 146, 9200 Sint-Gillis, Dendermonde. S.Messa tutte le domeniche alle ore 9,30. Tel. eFax: (+32) (0) 52/380778.

FFRRAANNCCIIAA -- RRaavveeaauu: Castello di Mouchy, 58400Raveau. Per informazioni: Tel.: (+33)03.86.70.11.14; e-mail: [email protected]

AALLTTRREE SSSS.. MMEESSSSEE -- IITTAALLIIAA

CChhiieettii SSccaalloo:: Oratorio del Preziosissimo Sangue, viaColonnetta 148. La 2ª e la 3ª domenica del mesealle ore 18,30. Per informazioni: Tel. 0541.758961.

FFeerrrraarraa:: Chiesa S. Luigi, via Pacchenia 47, Alba-rea. Tutte le domeniche alle ore 17,30, salvo la3ª domenica del mese alle ore 11,30. Per infor-mazioni: Tel. 0161.839335.

LLoorroo CCiiuuffffeennnnaa ((AARR)):: Fattoria del Colombaio,str. dei 7 ponti. La 1ª domenica del mese alleore 17,30. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

MMaarraanneelllloo ((MMOO)):: Villa Senni, strada per Foglia-no. Tutte le domeniche alle ore 11, salvo la 3ªdomenica del mese alle ore 9. Per informazio-ni: Tel. 0161.839335.

MMiillaannoo:: Oratorio S. Ambrogio, via Vivarini 3.Tutte le domeniche e festivi alle ore 11. Per in-formazioni: Tel. 0161.839335.

MMoodduuggnnoo ((BBAA)):: per informazioni: Tel.0541.758961.

PPaaddoovvaa ((pprroovviinncciiaa)):: la 4ª domenica del mese alleore 18. Per informazioni: Tel. 0541.758961.

PPootteennzzaa:: per informazioni: Tel. 0541.758961.RRoommaa: Oratorio S. Gregorio VII, via Pietro della

Valle 13/B. La 1ª, 3ª e 5ª domenica del mese,ore 11. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

RRiimmiinnii:: Oratorio San Gregorio Magno, via Molini8. Tutte le domeniche e festivi alle ore 11, sal-vo la 3ª domenica del mese alle ore 18,30. Perinformazioni: Tel. 0541.758961.

RRoovveerreettoo ((TTNN)):: la 1ª, 3ª e 5ª domenica del mesealle ore 18. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

TToorriinnoo:: Oratorio del S. Cuore, via Thesauro 3/D.Tutte le domeniche e festivi S. Messa cantataalle ore 9; S. Messa letta alle ore 11,15; il 1° ve-nerdì del mese alle ore 18,15. Per informazioni:Tel. 0161.839335.

VVaallmmaaddrreerraa ((LLCC)):: Via Concordia, 21. La 2ª e la 4ªdomenica del mese. Per informazioni: Tel.0161.839335

VVaarreessee ((pprroovviinncciiaa)):: per informazioni: Tel.0161.839335.

FFRRAANNCCIIAAAAnnnneeccyy:: 11, avenue de la Mavéria. S. Messa la 2ª e la 4ª

domenica del mese, ore 10. Tel.: (+33) 09.53.16.39.01.CCaannnneess:: Chapelle N.D. des Victoires, 4, rue Fellegara. S.

Messa la 2ª e 4ª dom. del mese, ore 18.LLiioonnee:: (2ème) 11, rue Pareille. S. Messa la 2ª e la 4ª do-

menica del mese, ore 17. Tel.: (+33) 04.77.33.11.24.LLiillllaa:: S. Messa la 1ª e la 2ª domenica del mese alle ore

17. Per informazioni: Mons. Geert Stuyver in Belgio.PPaarriiggii: 17 rue Blue, 75009. S. Messa la 1ª e 3ª domenica

del mese alle ore 10.30. Per informazioni: Tel.0161.839335.

CCoonnffeessssiioonnii 3300 mmiinnuuttii pprriimmaa ddeellll’’iinniizziioo ddeellllee SS.. MMeess--ssee.. DDeeii ccaammbbiiaammeennttii ooccccaassiioonnaallii nneeggllii oorraarrii ddeelllleeMMeessssee,, ssppeecciiee nneell ppeerriiddoo eessttiivvoo,, ppoossssoonnoo iinntteerrvveenniirree;;ssee ffrreeqquueennttaattee ssaallttuuaarriiaammeennttee ii nnoossttrrii oorraattoorrii vvii ccoonn--ssiigglliiaammoo ddii tteelleeffoonnaarree..

PPEERR LLEE VVOOSSTTRREE OOFFFFEERRTTEE::•• Sul Conto della Banca Popolare di Novara di Crescentino VC, coordinate bancarie: U-05608-44440-3850 intestato a Centro Culturale & Librario Sodalitium.

•• Sul Conto Corrente Postale numero 363 903 34 intestato a Centro Culturale & librario -Sodalitium Periodico.

SSSS.. MMEESSSSEE