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PAG. 3 REPORTAGE MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA APRILE 2009 ANNO I - NUMERO 5 “In natura non esistono nè premi nè punizioni, solo conseguenze” Robert Green Ingersoll di Roberto Rubino Il Punto www.webalice.it/meridiano14 EDITORIALE INCHIESTA PAG.2 PAG.4 ABRUZZO: CARTOLINA DALL’INFERNO di Donatella Briganti PAG.5 A TTULITA’ Intervista doppia Santoro vs padre Randazzo di Ivana Ferla PAG. 7 Noi facciamo..Mentelocale.....di Salvatore Guglielmino Lounge Bar..............................................di Virgilio Nitto A Buccheri un nuovo Bar/Ristorante di Sebastiano Infantino Adesso è troppo tardi per parlare di prevenzione se il settanta per cento delle abitazioni non è realmente antisismico. Una realtà fragile, attestata da numero- Sindaci, che non fa dormire sonni tranquilli: un fatto conosciuto dai tecnici, quindi. E se dovesse accadere qualcosa di simile a quanto da mesi si ripete in Abruz- zo, non ci sarebbero giustificazioni. Potremmo essere ancora in tempo per recuperare il terreno perduto. E’ il momento del fare Intervista all’arch. S. Infantino Il patrimonio architettonico è abbandonato all’ottanta per cento. Lo sostiene l’architetto Salvatore Infantino, che fa il punto sulla manutenzione ordinaria e sulla prevenzione antisismica. Lo stato del patrimonio edilizio a Palazzolo Riqualificazione del quartiere Orologio di Luca Bongiovanni di Serena Guglielmino foto Antonio Faccilongo PAG. 6-7 Photogallery.............................................di Antonio Faccilongo Saperi & Sapori.................................................di Luca Russo Le città sul Meridiano........................di Luca Bongiovanni Ricordo di TURI ROVELLA di Antonello Giliberto URIOSITA’ & ULTURA C C I MPRENDITORIA g IOVANILE

I n°5

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Robert Green Ingersoll E’ il momento del fare Intervista all’arch. S. Infantino “In natura non esistono nè premi nè punizioni, solo conseguenze” PAG.5 PAG. 6-7 PAG. 7 A TTULITA’ APRILE 2009 ANNO I - NUMERO 5 Intervista doppia di Donatella Briganti URIOSITA’ & ULTURA www.webalice.it/meridiano14 MENSILE DELL’aSSocIazIoNE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA di Roberto Rubino di Luca Bongiovanni di Serena Guglielmino Noi facciamo..Mentelocale ..... di Salvatore Guglielmino

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PAG. 3REPORTAGE

MENSILE DELL’aSSocIazIoNE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA

APRILE 2009ANNO I - NUMERO 5

“In natura non esistono nè premi nè punizioni, solo conseguenze” Robert Green Ingersoll

di Roberto Rubino

Il Punto

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EDITORIALE INCHIESTAPAG.2 PAG.4

ABRUZZO: CARTOLINA DALL’INFERNOdi Donatella Briganti

PAG.5ATTULITA’

Intervista doppiaSantoro vs padre Randazzo

di Ivana Ferla

PAG. 7Noi facciamo..Mentelocale.....di Salvatore Guglielmino

Lounge Bar..............................................di Virgilio Nitto

A Buccheri un nuovo

Bar/Ristorantedi Sebastiano Infantino

Adesso è troppo tardi per parlare di prevenzione se il settanta per cento delle abitazioni non è realmente antisismico. Una realtà fragile, attestata da numero-Sindaci, che non fa dormire sonni tranquilli: un fatto conosciuto dai tecnici, quindi. E se dovesse accadere qualcosa di simile a quanto da mesi si ripete in Abruz-zo, non ci sarebbero giustificazioni. Potremmo essere ancora in tempo per recuperare il terreno perduto.

E’ il momento del fare Intervista all’arch. S. InfantinoIl patrimonio architettonico è abbandonato all’ottanta per cento. Lo sostiene l’architetto Salvatore Infantino, che fa il punto sulla manutenzione ordinaria e sulla prevenzione antisismica.

Lo stato del patrimonio edilizio a Palazzolo

Riqualificazione del quartiere Orologio

di Luca Bongiovanni

di Serena Guglielmino

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PAG. 6-7

Photogallery.............................................di Antonio Faccilongo

Saperi & Sapori.................................................di Luca Russo

Le città sul Meridiano........................di Luca Bongiovanni

Ricordo diTURI ROVELLA

di Antonello Giliberto

URIOSITA’ & ULTURAC C

IMPRENDITORIA gIOVANILE

REDAZIONELA

MER

IDIA

NO14 PROPRIETARIO ED EDITORE

Associazione “Meridiano 14”.PRESIDENTE Luca BongiovanniVICE-PRESIDENTESalvatore GuglielminoDIRETTORE RESPONSABILERoberto RubinoSEDE LEGALE – DIREZIONE E REDAZIONEvia Milano 2 - 96010 Palazzolo Acreide (SR)

STAMPATORITipolitografia Geny S.n.c., via Canale 75, 96010 Canicattini Bagni (SR)

Per Pubblicità contattare lo 0931881893/3337236336 email: [email protected]

Registrazione Tribunale di Siracusa n. 15 del 05-12-2008Numero chiuso in tipografia il 27/04/2009Gli articoli originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono

UFFICIO STAMPAe-mail: [email protected] Serena GuglielminoPROGETTO GRAFICOGiulio Cordischi, Salvo Guglielmino, Marco PalazzoloGRAFICA E IMPAGINAZIONEGiulio CordischiFOTOGRAFIAGiulio Cordischi

Se si passano al setaccio tutte le dichiarazioni del post-sisma, sulla rete rimangono “intrappolati” questi elementi di riflessione: mancano i progetti, quelli veri, per aggiornare gli edifici costruiti fra gli anni sessanta ed il 1981, quando si era incominciato a ripensare l’edilizia pubblica e privata. E sono carenti le risorse economiche, necessarie a com-prendere quale sia la storia di ogni singolo fabbricato (il co-siddetto “fascicolo”), accertando lo stato del terreno su cui esso poggia. I geologi chiamano questo passaggio “micro-zonazione”. Non è uno studio fine a se stesso o un vezzo della scienza. Serve a capire le reazioni del terreno ad una scossa ed a prendere quelle precauzioni per incrementare la sicurezza dello stabile. Nei paesi dell’est, Giappone in testa, lo studio della terra viene ben prima di edificare. Qui, no. Inutile aggiungere altro: gli esperti sanno dove e come agire. Dal canto nostro possiamo solo verificare se questo terremoto, che ha provocato autentici smottamenti dell’ani-ma in ciascuno di noi, costituirà un insegnamento per la nostra area, dichiarata a rischio sismico maggiore rispetto a quello abruzzese. Aggiungere ulteriori commenti signifi-cherebbe attizzare polemiche in un momento ancora trop-po vicino al dolore. Gli Iblei hanno pagato il loro tributo di sangue consegnando due vittime, madre e figlio, alla furia devastante della natura. Paola e Pino, i due emigranti bu-scemesi riposano in un piccolo camposanto a pochi chilo-metri da Palazzolo. Non possiamo far finta di nulla, lasciare che la pena appassisca sterilmente. E’ giunto il momento di lavorare per limitare gli effetti dello spostamento della faglia Ibleo-maltese, sulla quale viviamo. La gente del Meridiano consegna questo messaggio alla politica, senza distinzioni di colore, senz’ombra di contestazione. E’ il momento del fare: le immagini ed il report della nostra Donatella Briganti sul terreno aquilano danno la misura del dramma, aggiun-gendo testimonianze da non dimenticare per confidare in un futuro più sicuro. Da adesso siamo tutti responsabili, non potremo più dire: ”Non sapevamo”.

[email protected]

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Da una linea simbolica, che parte dal territorio per muoversi oltre, chiunque può offrire il proprio contributo e comunicarlo a chi si muove lungo il medesimo asse, territoriale o menta-le. Tramite Meridiano 14, cioè, chiunque ha la possibilità di “fare” discussione, ottenere risposte, stimolare domande. Le lettere inviate al Meridiano14 per posta, fax o e-mail devono essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Quelle anonime verranno cestinate.

La Stanza del Meridiano

...da un’idea di Cettina Angelico, Luca Bongiovanni,Giulio Cordischi, Ivana Ferla, Antonello Giliberto, Salvo Guglielmino, Serena Guglielmino, Sebastiano Infantino, Luca Russo

NUCLEARE IN SICILIA: PROGRESSO O REGRESSO?Una centrale nucleare in Sicilia. E’ quanto emerso nel corso del recente incontro, tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, per la ripresa del nucleare in Italia.Ancora una volta è la nostra Isola a trovarsi al cen-tro del mirino, minacciata da una politica naziona-le e comunitaria autonoma e indifferente, sempre meno in linea con le scelte locali e sempre meno attenta alle esigenze e alle ragioni del territorio.Gli insediamenti industriali a Siracusa e a Gela, il rischio di trivellazioni nel Val di Noto, il proliferare dei par-chi eolici e adesso il nuclea-re. Ecco la storia ripetersi in nome del progresso. Non si tratta di dire si o no al progresso, agli in-vestimenti industriali, al nucleare. Ma piuttosto di dare credibilità, forza e continuità ad una politica lo-cale a tutela del territorio e sempre più spesso in controtendenza rispetto alle “mode” europeiste.Negli ultimi anni, infatti, milioni di euro sono sta-ti investiti nel settore turistico: nella costruzione di infrastrutture, di servizi, di porti; nel recupero e nella promozione dell’agricoltura e del territorio; nell’energie alternative. Denaro pubblico speso per il rilancio di una regione che, per colori, cultura e tradizioni, mal si coniuga con il nucleare.Eppure ancora una volta la Sicilia viene spoglia-ta del suo ruolo naturale e legittimo di terra dalla storia millenaria, ricca di risorse e di talenti, ed eti-chettata come terra avanguardistica, sede ideale della sperimentazione e dell’innovazione; da terra del sacrificio a semplice terra da sacrificare.“Cosi’ è sempre stato, così sempre sarà” - diranno i più scettici.

Ma noi abbiamo “già dato”. La gente, infatti, sem-bra non rimanere più inerte di fronte a certe in-coerenze, mostrando maggiore consapevolezza, conoscenza e rispetto dei luoghi in cui vive. Tipico esempio sono tanto la reazione alla minac-cia delle trivellazioni nel Val di Noto, quanto la dif-fidenza mostrata verso la scelta dell’eolico come energia da sviluppare nella terra del sole. Una coscienza e una conoscenza in continua cre-scita, del tutto assente negli anni ’60 di fronte alla

scelta della politica di trasformare le coste siracusane in indu-strie in mare aperto, ma che fa ben spe-rare.La dimostrazione che là dove la po-litica non arriva, per incapacità o

interessi, può arrivare la gente, con la propria libertà e la propria forza.Consapevolezza culturale, conoscenza e rispetto dei luoghi: sono dunque questa l’unica chiave di lettura e al tempo stesso la forza di una terra come la Sicilia, che per crescere non ha certo bisogno di essere reinventata ma semplicemente riscoperta e vissuta.

Luca Russo

Pezzi di vita, anni di ricordi, di sacrifici, di sor-risi e speranze. Tutto frantumato e raccolto da una pala meccanica, come fosse niente.“Ho perso mio figlio e mia madre” confida il signor Antonio. “Mia madre e mia sorella” tra

Nessuna foto e nessun video possono rendere dav-vero l’idea di cosa sia successo in Abruzzo alle

03:32 del 6 aprile. Perché solo respirando quel profumo di primavera, solo guardando quelle montagne anco-ra innevate tutt’intorno percepisci un contrasto troppo netto, uno scontro troppo violento tra due facce della natura che, da una parte ti ama e ti invita a far parte di essa, e dall’altra ti annienta in pochi attimi. Urlano

emozioni e trasmettono terrore, paura e sconforto i volti sì dignitosi ma pur sempre distrutti di chi ha perso tutto. Ma parli con loro e capisci che non sono solo oggetti, amici, parenti a non esserci più. I loro occhi sono anco-ra comprensibilmente sotto choc, ciò che hanno perso è soprattutto ciò che erano, hanno perso parte di sé. Niente sarà più come prima, e loro non sono più e non saranno più quelli di prima.

LA CULTURA DELLA CONSAPEVOLEZZA E DELLA PREVENZIONE

PAG.3

ABRUZZO: CARTOLINA DALL’INFERNO REPORTAGE

le lacrime, Luigi. “Due nipotine, una di 16 anni e una di 9” racconta un’altra signora che non ha la forza nemmeno di dire il suo nome perché il nodo che ha in gola non si scioglierà forse mai più. L’Aquila pian-ge ma non si dispera. La fila per la colazione fornita dalla Protezione Civile è composta, educata. E’ nella natura degli aquilani, dicono. In pochi piangono sul serio. Il loro è più un pianto che urla attraverso il si-lenzio. Chi ha sentito la terra tremare sotto di sé almeno una volta nella sua vita può capire che cosa vuol dire sentirsi impotenti oltre ogni limite, di fronte ad una forza inaudita, una terra che non è più la culla che

ti ospita da sempre, ma la trappola da cui non puoi scappare. Ma si poteva prevedere? Sicuramente si poteva approfondire la voce, quella di Giampaolo Gio-acchino Giuliani, appassionato di terremoti, che dava per prossimo un sisma “disastroso” proprio in Abruzzo. Non erano dati certi? Non erano dati precisi? Forse sarebbe il caso di approfondire lo studio sul “radon”, il gas presente quasi in modo direttamente proporzio-nale al sisma. Non sarebbe stato forse meglio un falso allarme che una tragedia tale? Chi vive nelle tendopoli al freddo, con un sacchettino di plastica con ciò che è riuscito a rimediare, avrebbe preferito forse scappare e poi poter tornare a casa tirando un sospiro di sol-

lievo. Ma è troppo tardi, per questa volta. L’Aquila non è la città che era, Onna non è praticamente più, Paganica si consola con l’aiuto della squadra nazionale di serie C di Rugby, che ha offerto il campo per la tendopoli, le maglie per gli sfollati, e loro le braccia forti per tutto quello che c’è da fare ogni giorno. Unica speranza, unica nota positiva tra le macerie, il panico e la distru-zione sono state dettate dai gemiti della piccola Gabriella Corrado, nata in ambu-lanza, proprio pochi minuti dopo la scossa di magnitudo 5.8 della scala Richter, fuori dall’Ospedale San Salvatore. Mamma Mi-

lena era già ricoverata e papà Enrico era con lei perché voleva assistere al parto. “Quella notte vedevo i calcinacci che crollavano intorno a me” racconta Milena. “Enrico mi ripa-rava con il suo corpo. Poi, per fortuna, ci hanno portato fuori e siamo riusciti a raggiungere l’am-bulanza, dove è nata nostra figlia alle 4:15. Un vero miracolo”. Mentre tutt’intorno era morte e disperazione, Ga-briella regalava sorrisi, felicità e speranza.“Milena è stata davvero brava” ricorda il dott. Ber-nardino Persichetti, il neonatologo che l’ha aiutata durante il parto. “Non si sono fatti prendere dal pa-nico, ed è la cosa più importante. Anch’io adesso

sono uno sfollato, anche casa mia come tutte le altre, è stata dichiarata inagibile, ma la piccola Gabriella ci insegna che la vita continua e che anche dai momenti peggiori può nascere qualcosa di buono”.

Pochi giorni e inevitabilmente arriverà il silenzio, così come è avvenuto per il terremoto “ Siracusano” del 1990. Chi non ricorda ancora quella notte? Sicuramente non fu un evento distruttivo: Dio ci salvò, la profondità a cui avvenne il terremoto anche. Ma ci furono 17 morti, ol-tre 3000 sfollati e i soldi della ricostruzione in molti casi arrivano solo oggi, nel 2009. Ma in Abruzzo, cosi come in altre regioni d’Italia, i terremoti sono una catastrofe an-nunciata. Basta connettersi al portale dell’INGV per visua-lizzare a schermo intero la carta sismica della nostra bella Penisola. Una lingua di fuoco rosso e viola, che indica i valori più elevati di rischio, la “spacca” in due, sottoline-ando purtroppo anche l’area etnea, la Val di Noto, l’area industriale di Priolo e Augusta. Nessuno metterà mai in dubbio l’incessante volontà dei soccorritori, l’abnegazio-ne delle forze dell’ordine e il tempestivo intervento delle

istituzioni a soccorso delle popolazioni colpite,ma esiste un altro aspetto, fatto di prevenzione inesistente o quasi, di leggi non rispettate, di compromessi e noncuranze. Le riflessioni e le emergenze non devono “scattare” quando ormai è tardi, ma devono essere messe in pratica prima, innescando quei meccanismi efficaci di prevenzione e informazione ormai indispensabili. E’ necessario investire nel patrimonio archi-tettonico, rendendolo minimamente vulnerabile alle scosse telluriche, occorre assegnare contributi ai privati affinché adeguino le proprie abitazioni a protezione dei familiari. Ciò potrebbe essere introdotto nel famoso “Piano Casa” dell’at-tuale governo: si all’aumento delle cubature, necessaria la costruzione di nuovi alloggi a canone sostenibile, ma prima di ogni altra cosa adeguamento sismico e strutturale di ciò che già esiste. Occorre una verifica dei nostri centri storici e un informazione minuziosa per tutta la cittadinanza su

come comportarsi durante l’emergenza. Ma è necessario partire dai piccoli centri. Chi ci dà la garanzia che gli edifi-ci strategici della provincia, ospedali, caserme, prefetture, restino in piedi? E’ indispensabile quindi investire sui co-muni e sulle associazioni di protezione civile comunali, che nell’emergenza saranno, speriamo, i primi a darsi da fare. Considerare ad alto rischio le nostre zone è purtroppo una previsione attendibile. Troppe volte la natura ci ha ricordato della sua superiorità, rivelando a tutti noi la fragilità della vita. Non sappiamo quando e come ci sarà un terremoto, ma avendo la consapevolezza che potrebbe esserci, è utile iniziare a mettersi in moto per garantire prevenzione, piut-tosto che prendere tempo e sperare che il terremoto arrivi il più tardi possibile. Cosa che naturalmente ci auguriamo tutti.

Maurizio Aiello

di Donatella Briganti

foto Antonio Faccilongo

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Questo lo slogan delle ragazze dell’Omega Volley dopo l’ennesima vittoria di campionato. Il 19 aprile le ragazze del volley palazzolese si sono aggiudicate la promozione in serie C. Purtroppo qualcosa è mancato e continua a mancare: una struttura sportiva agibile in cui le ragazze possano allenarsi adeguatamente e giocare le partite di campionato. L’unica presente e normalmente utilizzata, il pallone tensostatico, è in pessime condizioni strutturali. Quest’anno la squadra è stata ospitata, per le partite in casa, al

palazzetto dello sport di Rosolini. Il consigliere comunale Russo, dopo aver verificato l’impossibilità di provvedere in tempi brevi alla costruzione di una nuova struttura sportiva o alla messa in sicurez-za del pallone tensostatico, ha chiesto alla Provincia Regionale di Siracusa la possibilità di lasciar utilizzare alle ragazze dell’Omega Volley la palestra dell’Istituto IPSSAR, che si trova a Palazzolo ma è di proprietà della provincia. “L’inagibilità del pallone tensostatico ha portato un danno alla squadra, ai tifosi e a quella parte di citta-

dinanza desiderosa di seguire le ragazze - afferma Russo – Poter utilizzare la palestra dell’IPSSAR non è una soluzione definitiva, ma permetterebbe alla squadra di sviluppare serenamente una pro-grammazione utile e necessaria per affrontare i futuri e importanti impegni sportivi, nell’attesa che nuove soluzioni concrete e perma-nenti mettano fine a questa agonia”.

Salvatore Guglielmino

C-SIAMO!!!

“Se vi capiterà di alzare lo sguardo sui balconi, ad esempio durante una manifestazione religiosa - af-ferma l’architetto - vedrete che su quei balconi. non c’è nessuno. La città è profondamente disabitata, la città antica ma anche quella più prossima al passato. L’obiettivo da perseguire è trovare soluzioni per fare in modo che tale città venga ripopolata. In caso contrario qualsiasi finanziamento pubblico e di riqualificazione non riuscirà mai a risolvere i problemi del patrimonio edilizio esistente: non sarà mai mantenuto e non sarà mai riqualificato perchè non avrà alcuna finalità. La città è un organismo vivente e come tale vive con noi. Abbiamo totalmente sbagliato pensando che la città antica fosse un immenso monumento. E’ il nostro bene più prezioso e dobbiamo capire che in questo momento è abbandonato all’80%. Ma anche alcuni punti che sono stati consolidati o restaurati sono co-munque vuoti, disabitati.”-Guardando le immagini dell’abruzzo ha pensato a come apparirebbe Palazzolo dopo un evento di tali dimensioni?

INCHIESTALO STATO DEL PATRIMONIO EDILIZIO A PALAZZOLO

PAG.4INTERVISTA ALL’ARCH. S. INFANTINO. CONDIZIONI ATTUALI DEL NOSTRO PATRIMONIO EDILIZIO E PERICOLI IN CASO DI TERREMOTO

“Parzialmente distrutto come in Abruzzo, per lo meno nella parte an-tica.”-abbiamo visto che l’antisi-smico in abruzzo o non ha retto o ha retto in parte. Perchè?“Ci vorrebbe un approfondimento particolare nel luogo. Forse cattiva esecuzione, una progettazione sba-

gliata, la presenza di faglie particolari, caratteristiche geologiche. Una progettazione di qualità è fondamen-tale e determinante: si può progettare secondo le nor-me antisismiche ma utilizzandole male.“-Delle palazzine anni ‘60 e ‘70, dove abita-no la maggior parte dei palazzolesi, cosa ne sarebbe?“Non abbiamo alcun riscontro: le tecniche costruttive in cemento armato erano diverse dalle attuali, ma su-birebbero certamente lesioni importanti.”-Sarebbe corretto lavorare su queste strutture anni 60-70 per ammodernarle dal punto di vista strutturale?“Le periferie che sono sorte in quegli anni sarebbe pre-feribile demolirle e ricostruirle, attraverso percorsi fi-scali e di agevolazioni particolari per i proprietari. Tutto può essere consolidato, ma bisogna valutare sempre costi e benefici. Queste strutture alle volte hanno pro-blemi importanti e non solo sismici.”-Un centro storico consolidato quindi sa-rebbe sicuro?

“Certo e garantirebbe la modificazione di costumi che adesso stiamo abbandonando. Si deve restaurare consolidando. Dobbiamo tornare a vivere nella città antica ma anche difenderci dal terremoto costruendo bene. L’abitazione deve garantire la sicurezza delle persone che la vivono. Se poi l’abitazione è lesionata e deve essere abbattuta, non fa nulla. La cosa che mi ha colpito di più in Abruzzo è che tutte le costruzioni strategiche non erano adeguate a subire un sisma del genere. Questo è il grande dramma.”-Sarebbe giusto creare dei registri o cer-tificati di “revisione” degli immobili ?“Ogni manufatto edilizio ha una sua storia, una sua appartenenza. Questo tipo di percorso sarebbe op-portuno farlo. Alcuni edifici a Palazzolo vanno giù solo con la pioggia: evidentemente lo stato di abbandono di questi manufatti è determinante. Oggi ci sono mi-gliaia di soluzioni tecniche per mettere in sicurezza la muratura o le costruzioni datate. Ma soprattutto biso-gna intervenire e progettare secondo percorsi legali e non celati. Purtroppo siamo riusciti a mettere in sicurezza e con-solidare, dopo il sisma del ‘90, solo alcune parti impor-tanti della città, alcuni edifici, ma è stato un fenomeno occasionale, non studiato a monte.”-Una considerazione finale?“Mi auguro che si riprenda a dialogare fra chi vive la città, come in passato, capendo da cosa è fatta la no-stra città ed in che modo intervenire. Perchè poi le cose accadono purtroppo e non si riesce a venirne fuori.” Luca Bongiovanni

Un milione e mezzo di euro per il quartiere “Orolo-gio”. Il Comune scommette su un “Concorso di pro-gettazione per la riqualificazione urbana del quartiere Lenza–Orologio, finalizzato al programma per alloggi a canone sostenibile”. Il quartiere in oggetto è parte integrante del centro storico del paese, uno dei più caratteristici e suggestivi e probabilmente oramai meno abitati. Il bando è stato pubblicato a febbraio sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e il vin-citore doveva essere proclamato entro il 16 aprile. E cosi è stato. Espletata la gara secondo quanto prescritto dal bando, è stato proclamato vincitore del concorso la Società Mediterranea Engineering s.r.l. con sede legale a Palermo. Scopo principale dell’iniziativa è “dotare la città di un progetto di par-ticolare qualità architettonica per la realizzazione di un intervento di rilevante interesse urbano” (art. 4 del bando). L’importo stimato per l’intervento è di € 1.500.000,00. E nonostante il bando seguisse il suo iter burocratico, dall’opposizione comunale si è

alzata una polemica. In data 13/03/2009 il consiglie-re Pietro Spada, oggi esponente del gruppo MPA, ha presentato un’interrogazione per conoscere l’utilità del concorso sottolineando che “il Comune ha impegnato ben 18.000,00 Euro per la pubblicazione del bando di concorso, in un momento in cui sicuramente non era necessario affrontare una spesa del genere”. Spada asserisce inoltre che scegliendo tale impostazione di concorso sono stati tagliati fuori dalla progettazione i giovani professionisti locali, i quali non hanno di cer-to un fatturato cosi elevato quale quello previsto dal

bando. Attingendo a fonti tecniche si è appreso che il quartiere Lenza–Orologio era già stato oggetto di studio. Risale a cinque anni fa un progetto che pre-vedeva il recupero di un edificio antico della zona da adibire ad albergo, ma non è stato ancora ottenuto un finanziamento per tale opera. Nel frattempo il Piano particolareggiato del centro storico aspetta ancora di essere approvato: sono passati quasi vent’anni dalla data di presentazione e la gente chiede un’accelera-zione nelle procedure per sbloccare l’edilizia in pae-se. Serena Guglielmino

RIQUALIFICAZIONE DELQUARTIERE LENZA-OROLOGIO

PAG.5

Cosa pensa dell’affermazione del Papa?

Tra le popolazioni dei Paesi a rischio di infezione da AIDS è più giusto diffondere la cultura del preservativo

o quella della castità?

Marina Santoro

Quello che dice il Papa è giusto perché con la distri-buzione dei preservativi non risolviamo il problema dell’AIDS, però possiamo aiutare a proteggere la popo-lazione dal contagio. Il preservativo è un presidio medico necessario.

Senza dubbio il preservativo è uno strumento che evita la trasmissione delle malattie. Come dice il Papa, il preserva-tivo non basta per risolvere questo problema: è necessario, invece, vivere una sessualità più matura, equilibrata e seria.

A mio avviso è giusto diffondere in questi Paesi la cul-tura di una sessualità e di un’affettività equilibrata.

padre Salvatore Randazzo

a cura di Ivana Ferla

In base alla sua esperienza sul campo, qual è la situazione nella nostra realtà?

Se avesse la possibilità di fare un appello alle popolazioni che subiscono la piaga dell’ AIDS, cosa direbbe?

“Non si può risolvere il flagello dell’Aids con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema”

(Benedetto XVI)INTERVISTAOPPIAd

Perché in questi Paesi è così diffuso il virus dell’AIDS?

Perché in Africa è difficile reperire preservativi?

Il preservativo difende realmente dal rischio di contrarre l’AIDS o

malattie sessualmente trasmissibili?

Secondo Lei si sta facendo abbastanza per arginare questo grande problema?

Penso che bisogna necessariamente educare queste popolazioni a gestire bene la propria sessualità.

Oggi cosa prevale? Penso che educare all’astinenza, cioè quello che vuole fare la Chiesa, sia una piccola goccia in un mare enorme.

Oggi prevale la cultura del piacere, del sesso libero.

Non so perché sia così difficile, in queste zone comunque mancano molte cose.

Si, il preservativo difende dalle malattie.

No. Secondo me in questi Paesi non c’è la cultura di una sessualità matura, non c’è un’adeguata educazione sessuale.

C’è molto disordine: i media promuovono modelli di affettività sbagliati, si bruciano troppo in fretta le tappe e si vive con molta superficialità la propria sessualità. Purtroppo, noto che c’è molta ignoranza, specialmente per quanto riguarda le ma-lattie sessualmente trasmissibili.

Direi di essere più responsabili delle proprie azioni e di non lasciarsi prendere dall’istinto.

Perché le condizioni socio-culturali, dalla poligamia alle condizioni igieni-che precarie, hanno favorito questo processo.

Perché in questi Paesi la gente non conosce, non sa come si previene la malattia e non sa a quale pericolo ci si espone col contatto sessua-le. Inoltre, le condizioni igieniche sono precarie.

Il preservativo difende dalle malattie, è l’unico modo. Naturalmente bisogna usarlo sempre e bene.

No. Se ne è parlato tanto in passato ma, al mo-mento, il problema è sottostimato e non c’è una campagna di sensibilizzazione efficace.

Purtroppo c’è una forte mancanza di consape-volezza. La scuola deve intervenire e fare edu-cazione sessuale ai nostri giovani.

Penso che comincerei a fare “educazione alla sessualità” e spiegherei cos’è l’AIDS e come si trasmette. Questo dovrebbe essere uno dei progetti che i Paesi sviluppati dovreb-bero realizzare per i Paesi del Terzo mondo.

In Africa oltre ai preservativi mancano anche le vac-cinazioni e tante altre cose molto importanti.

“Non si può risolvere il flagello dell’Aids con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema” è l’affermazione di Papa Benedetto XVI che ha suscitato clamore e perplessità. Principalmente in Africa, ma anche in altri Paesi come l’Uganda, la Thailandia, le Filippine

sono alti i tassi di malati di HIV e sono attive opere di sensibilizzazione all’uso del preservativo. I Cattolici, inoltre, stanno cercando di diffondere la cultura della castità, dell’astinenza, della fedeltà nei rapporti di coppia.Abbiamo voluto mettere a confronto su questo argomento scienza e religione intervistando la dott.ssa Marina Santoro, ginecologa, e Padre Salvatore Randazzo, della parrocchia di San Michele.

ANCHE LE CITTÀ CHE NON ESISTONO PIÙ SI TROVANO SUL MERIDIANO14Questo mese ho deciso di non parlare di una città par-ticolare, in considerazione degli ultimi avvenimenti ita-liani. In questi mesi abbiamo spaziato dal freddo Polo Nord alla calda Africa, passando per l’Italia e l’Austria: solo alcune della tantissime città con coordinate sul Merdiano14. Ma proprio in questo momento è necessa-rio volgere lo sguardo alla tante città che purtroppo non esistono più o sono state danneggiate irrimediabilmente e saranno costrette a cambiare volto. A dire il vero alcuni esempi ce li abbiamo intorno, non c’è bisogno di andare lontani. E’ vero che contro gli eventi naturali l’uomo a volte si trovi inerme, vittima di una natura che domina incontrastata, ma vittima spesso anche dei suoi stessi sbagli. C’è tutto un modo di approcciarsi a certe proble-

CULTURAPAG.6

URIOSITA’

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BUSCEMI: LA SAGRA DELLA RICOTTA

ricetta

Mettete a riscaldare il siero sul fuoco. Una volta formatasi la schiuma sulla sua superficie, girare ed aggiungere un pugno di sale (il siero ha raggiunto la temperatura di 80°C). Verso gli 83°C comincerà a formarsi la ricotta. E’ impor-tante per la sua buona riuscita che il siero non raggiunga mai il punto d’ebollizione. Durante questa fase si può rimestare. Quando il siero raggiunge una temperatura di 94°C spegnete il fuoco e raccogliete la ricotta con una schiumarola per riporla nelle apposite fuscelline.Di solito serve l’aggiunta di un agente acido: un po’ di aceto, di limone, di siero acido della precedente caseificazione.

… diario di un viaggiatore rubrica enogastronomica

a cura di Luca RussoSaperi & Sapori

Storia e curiositàIl termine ricotta si fa risalire al latino “recoctus” che significa ri-cotto, nello specifico, cotto due volte perché, durante la lavora-zione, il siero subisce una seconda cottura ad alte temperature.La storia della ricotta è molto antica. Una serie di documenti storici ne attestano la produzione già dai tempi degli Egizi e dei Sumeri. Molto usata anche all’epoca greca e romana, sembra invece che ad averne il primato nella produzione fosse il me-dioevo. Presente da secoli nella tradizione enogastronomica siciliana, sono molte ancora oggi le versioni diffuse nel territorio, diffe-renti per colore e gusto in relazione alla scelta del latte utilizzato. Dal bianco candido, per la ricotta di vacca, al giallo paglierino per la ricotta di pecora e di capra.Particolarmente apprezzata è la ricotta Iblea, prodotta con latte vaccino nel Ragusano, lodata da molte fonti fin dall’Ottocento e ancora oggi molto utilizzata nella gastronomia locale. Dai ravio-li di ogni specie, ai cannoli, alla famosissima cassata siciliana. Svariate sono le preparazioni in cui trova impiego questo fine prodotto, che per le diffuse e ben note qualità, ben si presta tanto dalla cucina quanto alla pasticceria. La ricotta è infatti anche un ottimo dessert, e pertanto può ben figurare in un piatto di antipa-sti ma anche concludere qualsiasi pranzo.

Seguendo la tortuosa strada che si arrampica su per la collina del tavolato Ibleo, siamo giunti a Busce-mi. Piccola comunità a circa 700 metri s.l.m., è ri-sorta in seguito al violento terremoto del 1693, che ne ha distrutto le case, le Chiese e ogni altro monu-mento, cancellando così i principali tratti architetto-nici del paese. Ma non la storia, le tradizioni e la sua Identità. Esse, infatti, hanno resistito al tempo e alle calamità, ed oggi vengono tramandate alle genera-zioni future attraverso un’attenta e proficua opera di recupero e valorizzazione.La casa del “iurnataru” e del “massaru”, esempi di quotidiana vita passata; il “Parmientu” e il “Trap-pitu”, elementi portanti dell’economia di quel tempo: sono solo al-cuni dei siti che com-pongono il suggestivo itinerario etnoantro-pologico di Buscemi, attraverso il quale è possibile ripercorrere la storia di questa co-munità e riscoprirne le origini e le tradizioni. Un’identità antica che riaffiora e rivive anche attraverso importanti e partecipate manifesta-zioni locali, come la “Sagra della ricotta”, momento di festa ma soprattutto rievocazio-ne di un’antica lavo-razione di un prodotto ricco di storia e di sa-pore.

matiche che dovrebbe cambiare in una piramide che va dalle amministrazioni fino ad arrivare ai semplici cittadini: tanta accortezza in più, tanta prevenzione nei limiti del possibile ed un occhio rivolto al futuro che come sempre è molto più nebbioso di quanto si possa pensare. Dobbiamo ripensare il modo di vivere le nostre città, dobbiamo ripensare il livello di rispetto da riservare alle nostre città, che non è solo non imbrattare i muri o non gettare una cartaccia per terra. E’ anche molto altro. Le città non sono pietre ed un po’ di malta, le città non sono cemento e tondini. Le città siamo noi ed a noi l’onere e l’onore di non permettere che le nostre città, un giorno, scompaiano nel nulla.

Luca Bongiovanni

foto Antonio Faccilongo

PAG.7IMPRENDITORIA

gIOVANILE

18 Aprile, Palazzolo Acreide, via Monastero n.7. Riapre uno dei locali storici sul corso con una nuova gestione e nuove idee. Mentelocale nasce infatti sul modello del caffé inteso come luogo di incontro e di scambio cul-turale, volgendo però lo sguardo alle nuove tendenze europee, ci racconta Luigi Lillo che assieme a Se-bastiano Vacirca hanno dato vita a questo progetto. Si cerca di coniugare il calore sanguigno del piccolo

centro e la multimedialità che ha ormai caratterizzato il nostro tempo. La possibilità di scambiare due chiacchere con l’ amico di sempre, di leggere, ma anche di utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione forse non ancora familiari ai nostri luoghi di ritrovo. Un lavoro di ristrutturazione radi-

cale diretto dall’arch. Fabrizio Foti e di ricerca negli oggetti di arredamento e design, con alcuni pezzi di Ingo Maurer. La

giornata a Mentelocale apre con la colazione delle 7:30, propone poi il pranzo (12:30-14:00) e continua naturalmente con l’aperitivo dalle 18:30 alle 21:00. “La nostra politica” -continua a raccontarci Luigi Lillo- “non è quella di servire il solito aperitivo ma di proporre veri e propri menù”. La cucina (Giorgio Izzi) interpreta i prodotti e i sapori tipici del nostro territorio in chiave moderna, alla ricerca del giusto connubio tra tradizione “locale” e contemporaneità. E’ prevista inoltre la possibilità di prenotare e ordinare anche dei piatti fuori dalle righe per serate particolari, ma anche semplice-mente per il pranzo. Ovviamente non mancano i cocktail e i long drink preparati da Pierpaolo Toscano, e un’ ampia scelta fra vini e altre bevande. L’invito che naturalmente ci rivolgono Sebastiano e Luigi è di visitarlo, di gustare la loro cucina, bere qualche drink facendo tutti assieme…Mentelocale. Salvatore Guglielmino

REALIZZATO A BUCCHERI UN NUOVO BAR/RISTORANTE IN UN PALAZZO DEL ‘900

Anche in tempi di “vacche magre” emergono rincuoranti realtà imprenditoriali giovanili lungo il nostro meridiano. A breve sarà, infatti, inaugurato, a Buccheri un nuovo ristorante/bar, realizzato all’interno di uno stupendo pa-lazzo del ‘900 attraverso i finanziamenti della Regione Siciliana, relativi al Programma Operativo Regionale SICILIA 2000/2006, Misura 4.03, volti ad agevolare pro-prio l’imprenditoria giovanile. In un’epoca in cui il mer-cato globale subisce, oltre agli effetti della crisi, anche quello del calo dell’offerta di lavoro rispetto alla doman-da, il Sig. Francesco Ripa, giovane imprenditore titolare dell’impresa, ci rammenta come sia doveroso per tutti “inventarsi” un’attività lavorativa, e come le condizioni per farlo siano alla portata di tutti. “E’ bastato sfogliare la Gazzetta Ufficiale” spiega Ripa, che in questo modo si è imbattuto nel POR SICILIA 2000/2006. Attraverso la Legge regionale 23 dicembre 2000, n. 32, articoli 29, 30 e 46, venne, infatti, pubblica-to nel 2001 un bando che prevedeva, per gli enti vinci-tori, “la concessione di contributi in conto capitale (…) e di un contributo aggiuntivo a copertura delle spese

Finanziamenti pubblici ed intuito giovanile: una valida alternativa alla crisi del lavoro

per servizi di tutoraggio” al fine di sostenere la creazione di piccole im-prese locali operanti nel terzo settore ed al fine

Il 24 febbraio 2009 è scoccato il decennale della morte di un grande letterato, Turi Rovella. Nato a Palazzolo nel 1930, insieme al fratello Giuseppe è sicuramente uno dei pochi uomini di cultura palazzolesi ad

aver lasciato tracce importanti nella coscienza acrense. Spirito multiforme, Rovella è stato poeta, saggista e dia-lettologo sicilianista, dotato di quella che Socrate chiamava “ironia”, ossia l’assunzione di una posizione scettica, un at-teggiamento di rifiuto del dogma e di ogni convinzione che non basi la sua validità sulla ragione, che spesso stupiva i suoi interlocutori. Rovella era un intellettuale che trovava “pasolinianamente” ispirazione dalla strada, con tutta la sua varietà ed i suoi archetipi. Nel 1954 creò un circolo di intel-lettuali a Pozzallo, dove insegnava e dove creò “la Baracca“ una casetta di legno di colore rosso. Lì si radunavano gli in-tellettuali del luogo e si dibatteva di letteratura e di politica.

di “favorire la nascita di nuova imprenditorialità giova-nile e femminile nel sistema economico regionale”. Il contributo, corrisposto in base alla durata ed allo sta-to di avanzamento delle operazioni d’investimento e dilazionato in uno o più quote annue, ha consentito al Sig. Ripa, aggiudicatario del bando, di acquistare e restaurare l’intero palazzo, sito in Buccheri, per potervi realizzare l’attività di bar/ristorazione. “Il palazzo in stile liberty – racconta Ripa – apparte-nente alla famiglia Alderisi-Fisicaro, è stato restaurato grazie all’aiuto di un altro giovane, il mio caro amico Umberto Cataldo, che come me ha creduto in questo progetto rendendolo realtà”.Indubbiamente un ottimo risultato scaturito dall’intuito di un gruppo di ragazzi stanchi di vivere “parcheggiati” in attesa di trovare occupazione in settori pubblici o

privati, ormai saturi di professionisti, e contrari alla logica della “fuga dei cervelli” e delle forze più fresche dal proprio territorio. “Le possibilità ci sono, anche qui, basta impe-gnarsi nel cercarle – continua Ripa – I lavori sono quasi finiti e la data di apertura del nuovo locale sarà resa pubblica non appena sarà tut-to pronto. Anche il nome del locale sarà reso pubblico al più presto. In esso sarà possibile organizzare cerimonie, battesimi, cresime e cene di lavoro. Il locale sarà fornito di bar per la

degustazione di aperitivi e di prodotti enogastronomici di ogni genere”.Finita l’epoca del “posto fisso” la strada scelta dal sig. Ripa è un’alternativa interessante qualora si abbia un budget iniziale e l’intuito di sfruttare le iniziative regionali o comunitarie. “E’ ovvio che è fondamentale avere fondi propri di partenza altrimenti non è possibile realizzare niente – conclude Ripa - ma gli aiuti economici per i giovani che vogliono lavorare ci sono, e la mia esperien-za ne è un esempio. Doverosi i ringraziamenti al Dott. Giampaolo Miceli del CNA di Siracusa, all’Ing. Antonio Cataldo progettista e direttore dei lavori, all’Ing. Riccar-do Messina per l’impiantistica, all’Ing. Davide Calleri ed all’amico Gianni Randone che con il loro impegno han-no consentito la realizzazione del mio progetto”.

Sebastiano Infantino

culturaA Pozzallo fondò anche il primo “giornale parlato “: “Arà”, un foglio politico e di satira che si scagliava conto lo strapotere politico della Democrazia Cristiana. Innumerevoli sono le sue silloge in vernacolo, tra cui “Casi”, “Scogghi Curaddini”, “A fortuna è na fimmina bbedda”, “A funtana ra ricchezza”, “U miraculu” e trattati come l’”Onomastica dei cognomi della Provincia di Siracusa”, “Come parlavano i Siracusa-ni cento anni fa”, “Il sottodialetto di Palazzolo Acreide”. La sua lingua, il suo dialetto, la sua poesia è ricca di attinenze culturali, filosofiche, misteriose, mistiche, politiche, in cui la parola si scioglie nella bellezza, nel suono musicale, nell’in-canto, nell’ironia, e a volte nella satira mordace, nei con-fronti del convenzionalismo culturale e del progresso vuoto e senza cultura del presente. Vissuto per lungo tempo a Siracusa, ma con il cuore rivolto sempre a Palazzolo, egli diceva spesso di “respirare ovunque l’aria della Magna Gre-cia, e calpestare il suolo che fu degli Dei”. A dieci anni dalla morte Turi Rovella è vivo nella memoria di quanti, come noi, lo conobbero ed ebbero modo di apprezzarlo.

Antonello Giliberto

RICORDO DI TURI ROVELLA Ingredienti20% martini extra dry

80% vodkaScorza di limone

Oliva

LOUNGE BAR: Vodka MartiniVersare il Martini Extra Dry e la Vodka Eristoff, aggiungere alcuni cubetti di ghiac-cio e shakerare quanto basta, versare in un calice basso e decorare con una scorza di limone e un’inconfondibile oliva...Se, invece, lo volete alla maniera del suo più celebre bevitore, richiedetelo espressamente “agitato non shakerato” e poi chi lo sa...magari vi ritroverete in una famosa capitale europea, in un tavolo da po-ker con uno smoking impeccabile, con una bella donna che vi attende al bancone del bar e con un Aston Martin V12 Vanquish da 300 chilome-tri all’ora parcheggiata fuori...Magari sarete implicati in una missione impossibile dove non c’è tempo per morire...o magari, molto più sem-plicemente, starete degustando uno tra i cocktail più famosi e buoni al mondo.

VirgilioNitto

Mentelocale: interno

Contatti:0931-875113 3275646651-

3280936669 [email protected]

Palazzo Alderisi-Fisicaro: esterno

Palazzo Alderisi-Fisicaro: interno

Noi facciamo… entelocale

C....SIAMO!!

OMEGA VOLLEY