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rivista di formazione e informazione dell'Azione CAttolica di Modena Nonantola

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IN QUESTO NUMERO:

SALUTO DEL VESCOVO E AL VESCOVODOSSIER: Il nuovo mondo del lavoro

TESTIMONI DI CRISTO RISORTOVittorio Bachelet

SETTORE GIOVANI – GIOVANISSIMI:IncontrocorrenteIl gruppo dei giovanISSIMIArriva la Settimana Comunitaria

ACR – ADULTI: La festa della PACE: Dai Ragazzi ai GenitoriArriva il primo caldo

ADULTI:I Sentieri di Isaia: testimoni del bene comune nella città dell’uomo

Giorgio La Pira

LA VOCE DEI SOCIA tu per tu con L’AC di Vignola

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Redazione: Paolo Seghedoni, Enrico Artioli, Raffaele Campana, Nicola Battilani, Ciro Amarante, Francesco Gherardi

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Eccellenza Rev.ma, caro vescovo Antonio;

è con un sentimento profondo di commozione e letizia che oggi il Consiglio diocesano di Azione Cattolica Le porge il benvenuto in questa nostra Chiesa di Modena–Nonantola.

Dalle parole del Suo saluto alla diocesi, emergono evidenti lo stile e la passione che appartengono all'Azione Cattolica Italiana, e che ne caratterizzano da sempre l’operato.

Ci rispecchiamo pienamente nella concezione da Lei espressa in merito al valore proprio della persona umana, la cui ricchezza si manifesta nelle relazioni, tessuto fondamentale della nostra comunità ecclesiale e terreno fecondo sul quale concentrare l'apostolato di evangelizzazione nella vita di ogni giorno.

La vocazione di noi laici di Azione Cattolica nella Chiesa e nel mondo trova il suo fondamento e la sua origine nelle parole dell’apostolo Paolo: “E’ Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2 Cor 1,21-22). Infatti, mediante il sacramento della Confermazione, il Signore ci ha consacrati e ci ha inviati come testimoni e missionari, per annunziare a tutti e ad ognuno la scoperta di Cristo nella nostra vita e la gioia di essere continuamente salvati e conformati a Cristo, ‘l’uomo nuovo’.

Il laico di Ac sa farsi carico prima di tutto della formazione cristiana dei fratelli e della ricerca della vocazione di ciascuno, secondo il disegno di amore di Dio, mediante il metodo associativo dell’Azione Cattolica, e, soprattutto, tramite la proposta della direzione spirituale e di una regola di vita che accompagnino ogni persona in un autentico cammino di fede.

Siamo felici per la Sua nomina, e ringraziamo il Signore; al tempo stesso sentiamo la grande responsabilità di essere, oggi, autentica Azione Cattolica: sappiamo che conosce e ama la nostra associazione, intendiamo metterci al Suo servizio di Pastore della nostra Chiesa, nello stile dell’Ac e come abbiamo fatto con i pastori che l’hanno preceduta.

La salutiamo con filiale affetto, preghiamo per Lei e per il suo predecessore, mons. Benito Cocchi che ci ha accompagnato fino a ora. Siamo pronti a mettere in gioco i nostri doni e le nostre sensibilità, secondo le vie che con paterna sollecitudine vorrà indicarci dalla Cattedra che fu di San Geminiano e che in questi giorni Le viene affidata.

Grazie vescovo Antonio, benvenuto!

Il Consiglio diocesano dell’Azione Cattolica

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DOSSIER: Il nuovo mondo del lavoroVia libero definitivo al Senato al disegno di legge delega sul lavoro, un provvedimento che ha riaperto le polemiche sull’articolo 18 poichè e nuove norme permetterebbero di aggirare le tutele previste dalla Statuto dei lavoratori mentre il ministro Maurizio Sacconi assicura che quell’articolo «non è stato minimamente toccato».

La legge, che ha avuto l’ok dopo quasi due anni di letture fra Camera e Senato introduce diverse importanti novità. In pillole: l’apprendistato a 15 anni, che ora potrà valere come un ultimo effettivo anno di scuola dell’obbligo; la pensione di anzianità scatterà tre anni prima (57 anni e 35 di contributi) per chi fa lavori usuranti, mentre l’uscita dal lavoro sarà elevabile fino ai 70 anni (con 40 di contributi) per i dirigenti medici del Sistema sanitario nazionale. Il provvedimento allunga poi i tempi (24 mesi dall’entrata in vigore della legge) per la riforma degli ammortizzatori sociali.

Il punto che ha scatenato le polemiche riguarda le controversie sul lavoro, licenziamento compreso. La legge permette infatti di inserire clausole, con le quali le parti acconsentono di ricorrere a un arbitrato per decidere sulle controversie, anche nei contratti di lavoro se lo prevedono accordi interconfederali. Le parti hanno un anno di tempo per trovare un accordo, ma se non ci riescono, il governo può provvedere per decreto. È possibile però che anche in base ad un accordo tra singolo lavoratore e datore di lavoro si stabilisca di ricorrere all’arbitrato in caso di future controversie. Il timore dei sindacati è che pur di farsi assumere il lavoratore accetti la via dell’arbitrato, una scelta però che in futuro potrebbe garantirlo meno rispetto all’articolo 18, che tutela per via giudiziale chi è licenziato senza giusta causa, con la possibilità di ottenere il reintegro.

A otto anni dal braccio di ferro sulla riforma che oppose il governo Berlusconi e la Cgil, è stata proprio la confederazione guidata da Guglielmo Epifani a scendere in campo duramente: «Siamo

di fronte ad una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano», ha detto il segretario, profilando la possibilità di presentare ricorso sulla legittimità costituzionale del provvedimento. Parole dure a cui il governo ha risposto con il ministro Sacconi, parlando di «polemica dei soli noti su un testo di legge alla quarta lettura in Parlamento, ennesima prova della malafede di chi vuole sempre accendere tensioni sociali». Per il ministro, «il lavoratore in realtà avrà una possibilità in più, ricorrere all’arbitrato, e tutto sarà regolato dai contratti collettivi». Più prudenti Cisl e Uil, secondo le quali il Parlamento non dovrebbe sostituirsi alle parti sociali in materia di lavoro. «Su questi temi sono le parti sociali a doversi confrontare, il resto sono solo palloni che si gonfiano mediaticamente», ha detto Raffaele Bonanni. Si profilano così ulteriori pssaggi parlamentari e confederali in merito al decreto in questione.

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Pordenone, gesto disperato di un padre con tre figlie; Padova, suicida imprenditore edile senza lavoro Una tragedia infinita. Dopo 13 piccoli imprenditori, che si sono tolti la vita perché temevano di non riuscire a far fronte alle difficoltà che colpiscono le loro aziende, anche per i ritardi nei pagamenti delle commesse da parte del pubblico, ecco che lungo la via del suicidio cominciano ad in-camminarsi anche i lavoratori. Un magazziniere pordenonese, 46 anni, padre di tre figlie, alle dipendenze del mobilificio Horm di Azzano Decimo, si è tolto la vita, dopo aver appreso che dal 22 aprile non gli sarebbe stato rinnovato il contratto, che era a tempo determinato. L’uomo proprio non se l’aspettava; credeva nella ripresa del mobilificio, dopo un anno di difficoltà. L’anno scorso, infatti, l’azienda era approdata al concordato. E da questo passaggio era nata una nuova società, per altro con un minor numero di occupati. La cassa integrazione (straordinaria) aveva coinvolto anche l’addetto al magazzino. Successivamente l’operaio era stato riassunto, ma con un contratto a termine. Convocato una settimana fa dai titolari dell’azienda, l’uomo si era sentito il mondo crollare addosso: gli era stato comunicato, infatti, che per lui non ci sarebbe stato lavoro. Ma a 46 anni, dove l’avrebbe recuperato? Oltretutto con una situazione familiare molto fragile. L’uomo, infatti, era separato, viveva con una compagna. Delle tre figlie, due sono piccole. Simonetta Chiarotto, sindacalista della Fillea Cgil per la zona del mobile, non si dà pace di quanto è accaduto. 'Di questa vicenda ne avevamo parlato a lungo e lui sapeva - riferisce - che avevamo chiesto un incontro con la ditta per capire se c’erano le condizioni, come ritenevamo, di evitare i licenziamenti'. Chiarotto ha parole di profonda stima per il magazziniere, raccogliendo anche il parere dei suoi compagni di lavoro. 'A detta di tutti era un bravissimo lavoratore, esperto,

affidabile, di assoluta fiducia'. L’operaio è stato trovato dalla polizia riverso sul pavimento, dietro la porta di casa. Un biglietto 'spiega' il drammatico suo gesto. A Camposampiero, nel Padovano, si è ucciso, intanto un altro imprenditore, il tredicesimo nel solo Veneto. Oriano Vidos, 50 anni, muratore, era titolare di una ditta individuale, recentemente fallita. Vidos, infatti, non riusciva a far fronte ai pagamenti. Domenica pomeriggio, di fronte ad un’altra settimana dura da affrontare, si è chiuso nella baracca dietro casa e si è tolto la vita. Sconvolgente la scoperta del cadavere da parte della moglie. Rac-contano gli amici: 'Era una persona che si è sempre presa cura dei suoi cari e che non ha mai fatto loro mancare nulla'. Sconcerto nel mondo imprenditoriale veneto, specie in quello dell’edilizia, il più colpito dai suicidi. 'La responsabilita’ di un imprenditore va spesso ben al di la’ del conto economico della propria azienda - sottolinea Stefano Pellicciari, presidente di Ance Veneto - . Ce ne rendiamo conto commentando, oramai quasi quotidianamente, vicende tragiche come quelle dell’imprenditore padovano che si e’ tolto la vita. Il ruolo sociale dell’impresa va salvaguardato con provvedimenti urgenti'. Pellicciari ricorda che le piccole imprese sono vittime di una crisi che non e’ solo economica, ma riguarda invece l’inefficienza e i limiti del sistema normativo e burocratico: 'le so-luzioni ci sono e in molti casi potrebbero essere velocemente adottate, innanzitutto alleggerendo, dove e’ di competenza della Regione, i vincoli del Patto di stabilità. La disperazione di tanti imprenditori edili, infatti, dipende dal fatto che non hanno commesse e che quelle in corso registrano eccessivi ritardi nei pagamenti da parte del pubblico.

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TESTIMONI DI CRISTO RISORTOVittorio Bachelet: il seme buonoLa storia ogni tanto ci dona dei veri e propri giganti. Uno di questi è stato sicuramente Vittorio Bachelet, un coraggioso e tenace testimone della speranza. Un costruttore di futuro. Ricordato, da quanti l’hanno conosciuto, come persona dal carattere mite, che non faceva mai mancare la fermezza nelle scelte, l’operosità nella vita, lo sguardo sereno nel guardare al mondo e alle sue ansie. Apparteneva certamente a quella generazione che con i propri sogni, la propria serietà nello studio, il proprio impegno per gli altri contribuì significativamente alla ricostruzione dell’Italia, dopo le macerie della guerra, e poi al grande fermento che porterà al Concilio Vaticano II.Bachelet da Presidente nazionale dell’Azione Cattolica si impegnò molto per la traduzione e la concreta attuazione dello spirito conciliare nella Chiesa italiana. L’Azione Cattolica, come lui stesso affermò il 6 giugno 1964, giorno in cui Papa Paolo VI lo nominò Presidente, «vorrebbe aiutare gli italiani ad amare Dio e a amare gli uomini. Essa vorrebbe essere un semplice strumento attraverso il quale i cattolici italiani siano aiutati a vivere integralmente e responsabilmente la vita della Chiesa; e insieme a vivere con pieno rispettoso impegno cristiano la vita della comunità temporale e della convivenza civile».In questa chiave spende il suo impegno a servizio della famiglia dell’AC e della comunità ecclesiale italiana. Fu l’uomo della scelta religiosa, che – come ebbe a scrivere il Cardinale Martini – consiste essenzialmente in «un riandare alle sorgenti così da riscoprire le radici più profonde della vita cristiana». La scelta religiosa e il nuovo assetto unitario che l’Azione Cattolica assume con lo Statuto del 1969, altro non furono che un modo di rispondere ai fermenti del mondo moderno e alle provocazioni della realtà storica. In particolare la scelta religiosa, come scelta fondativa del nuovo corso, non ha voluto significare una fuga dalla realtà. Essa, invece,

pur muovendosi sulla linea di una rottura con il collateralismo politico, che segnava da tempo la natura stessa dei rapporti tra i fedeli laici associati e il partito dei cattolici italiani, segna una vigorosa attenzione per ritrovare l’essenziale della fede e l’impegno per una vita coerente. Un modo per tornare, nello spirito della Lettera a Diogneto, ai «punti di riferimento per la propria vita e per il proprio impegno civile e politico»; un modo per aiutare «i cristiani a vivere la loro vita di fede in una concreta situazione storica, ad essere “anima del mondo”, cioè fermento, seme positivo per la

salvezza ultima, ma anche servizio di carità non solo nei rapporti personali, ma nella costruzione di una città comune in cui ci siano meno poveri, meno oppressi, meno gente che ha fame».Bachelet fu uomo che visse il suo impegno per gli altri anche attraverso il servizio alle Istituzioni. La sua tragica scomparsa il 12 febbraio del 1980 per mano della follia disperata delle Brigate Rosse, a soli due anni dalla morte dell’amico Aldo Moro, fu un colpo tremendo al

cuore dello Stato e di quanto Bachelet rappresentava all’interno del mondo cattolico. Ma il suo sacrificio, il suo “martirio laico”, crediamo non sia stato versato invano. Il seme buono porta sempre frutto, passando per i tempi della storia. «Egli non fu ucciso nell’esercizio – ci ricorda ancora Martini – delle sue responsabilità ecclesiali e nemmeno per la sua incondizionata testimonianza di fede, ma nel cuore della sua professionalità e della sua fedeltà al servizio della città degli uomini».Testimone, dunque, di una fede che è tutt’uno con la vita. Che accoglie il mistero insondabile del vivere come dono e come esercizio di responsabilità. Una fede incarnata nell’oggi del mondo, impastata di umanità e delle ansie del mondo moderno. Una fede vissuta con autenticità e mitezza, senza clamore; credendo nei tempi della grazia e nell’azione dello Spirito per la realizzazione del Regno.

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Bachelet riusciva a tenere in unità, attraverso la forza e l’equilibrio della vita di grazia, le tante dimensioni della sua vita. Come in un affresco sublime, fu giovane impegnato nei suoi anni della formazione, studioso rigoroso e docente universitario riconosciuto (fondamentali i suoi studi sulla pubblica amministrazione e sui principi di attuazione della Costituzione; sempre mossi dal desiderio di radicare le strutture della Repubblica a servizio della vita civile), grande interprete del Vaticano II negli anni alla guida dell’Azione Cattolica, saggio vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.Tutto ciò non lo distolse dall’essere un marito e un padre amorevole per i suoi figli. A testimonianza di ciò, come non ricordare le parole che il figlio Giovanni pronunciò il giorno delle esequie: «Preghiamo per il nostro Presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga, i nostri governanti, per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità della società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri».Parole segno di un’educazione che era stata capace di trasmettere i valori di tutta una vita e la cifra più alta dell’essere cristiani: la misericordia e la riconciliazione. In tanti rimasero sorpresi per la forza che emergeva da quelle affermazioni, ma risultarono quasi naturali per quanti avevano conosciuto ed amato Vittorio. Sapevano tutti che esse erano il frutto atteso di una grande eredità umana e morale, di una personalità ordinariamente straordinaria, di un uomo nel quale la logica delle beatitudini appare in tutta la sua paradossale radicalità.In conclusione, vengono in aiuto le parole pronunciate dall’Assistente generale dell’Azione

Cattolica, mons. Costanzo, durante la celebrazione in suffragio il 13 febbraio del 1980 all’Università “La Sapienza”: «Vittorio Bachelet apparteneva certamente alla schiera di quegli uomini la cui libertà fa paura, la cui coerenza è giudizio, il cui amore disinteressato per gli uomini è condanna. Uomini che danno fastidio perché non accettano il compromesso; perché preferiscono all’ipocrisia la verità e al baratto dei valori il sacrificio personale fino alla morte».Da questo modello di cristianità rimane certamente una ricca eredità ideale e umana; rimane soprattutto l’esempio di una santità vissuta nell’ordinario della vita feriale, tra le pieghe della storia e i sentieri della vita. Rimane la forza di un uomo di speranza e il coraggio di una fede appassionata e coerente. Una testimonianza che scuote la tiepidezza e incalza le miserie di vite vissute senza idealità. Davvero Bachelet è stato testimone di una speranza più grande, che tutto misura e supera, che tutto chiama e promuove. La speranza di un mondo salvato dalla grazia, e dal coraggio di chi vive il proprio battesimo come corresponsabilità per la vita di ogni uomo e di tutto l’uomo. Vicino al cuore di Dio.L’Azione Cattolica in questo anno associativo si prepara in vari modi a celebrare il sempre vivo ricordo del suo più audace testimone ed interprete. Molte saranno le iniziative nelle diocesi italiane e a livello nazionale. Tra queste merita certamente di essere menzionato il XXX Convegno Bachelet (Roma, 12-13 febbraio 2010), promosso dall’omonimo Istituto e dalla Presidenza nazionale dell’AC, che vedrà la presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino, del vicepresidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, e dei presidenti nazionali dell’Azione Cattolica successivi allo Statuto del 1969. Sarà un modo per riflettere anche sulle possibilità che l’insegnamento di Vittorio ha nell’indicare ancor oggi vie feconde per la vita della Chiesa e del Paese.

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SETTORE GIOVANI – GIOVANISSIMI:DALLA PAROLA AI FATTIStiamo per giungere alla fine dell’incontrocorrente; dopo aver cercato di capire cos’è la felicità, come raggiungerla confrontandoci anche con i documenti della fede e quali ostacoli possono impedirne il reale raggiungimento, ci siamo trovati il 25 febbraio per confrontarci con due testimoni. Nella nostra “oasi felice” delle stanze di San Giovanni Evangelista che hanno ospitato il nostro cammino, ci siamo preparati per accogliere Ennio Baschieri e Suor Francesca Tommasone che fin dall’inizio hanno mostrato e ci hanno trasmesso la loro semplicità e spontaneità.Abbiamo chiesto loro di raccontarci un po’ della loro vita, di scegliere una beatitudine in cui si riconoscevano, di raccontarci quali ostacoli avessero incontrato nel loro percorso, se avessero mai pensato di mollare e cosa li avesse spronati a tirare avanti..Ennio è diacono della parrocchia di Benedello, nelle sue parole abbiamo incontrato le difficoltà e la vita della gente comune, della gente di montagna che sa parlare solo il dialetto e che ha una genuinità che forse noi abbiamo un po’ perso per strada..Ennio ci ha raccontato di come la gioia più grande sia quella di essere servi, operatori del Signore, soprattutto quando ci troviamo davanti agli ostacoli, quando si è di fronte a persone diffidenti: quando si trova la gioia di servire Dio è tutto un altro mondo. Ci ha raccontato di come sia facile uscire dalla carreggiata, dal cammino disegnatoci dal Signore ma quando, anche con l’aiuto delle persone che abbiamo intorno e che camminano insieme a noi, perché insieme si vive e ci si aiuta, si riesce a restare sul nostro cammino allora si che si trova la luce del Signore.Suor Francesca opera invece nella casa della carità di Guastalla (RE), il suo servizio

è accanto ai piccoli, agli ammalati, ed è proprio di fronte a loro che lei riesce a vedere Gesù in croce. Ci ha raccontato di come la sua gioia più grande sia quella di servire il Signore per tutta la vita. Ha sottolineato come però il nostro cammino non sia privo di ostacoli: nella vita si va avanti, si torna indietro ma, nonostante ciò non ci sono dei momenti inutili, in ogni tappa c’è qualcosa di buono, c’è Dio pronto ad accoglierci. Suor Francesca, vivendo in una comunità, ci ha poi raccontato come sia importante stare insieme, uniti perché non ci si salva da soli e insieme risulta essere meno drammatica anche la vicenda più drammatica. È grazie agli altri che noi possiamo tirare fuori le cose bellissime che abbiamo dentro!!!L’ultima cosa che gli abbiamo chiesto è se potevano darci la loro ricetta per la felicità: --Ennio ci ha suggerito come primo ingrediente il riuscire a sopportare gli altri, riuscire a perdonarli; ingrediente non di minore importanza è l’umiltà, se crediamo di essere padroni delle situazioni la felicità non arriva, noi che siamo imperfetti dobbiamo cercare la felicità in colui che è perfetto; e per finire dobbiamo cercare di apprezzare le cose che abbiamo, siamo saturi di tutto e non riusciamo ad apprezzare più niente!!-Suor Francesca ha suggerito come ingredienti 3 pani che possiamo trovare sempre: la parola di Dio, l’eucarestia e i fratelli, soprattutto quelli un po’ più poveri; bisogna sapersi prendere cura degli altri, “essere responsabili della propria rosa”.E allora un grazie a Ennio e Suor Francesca che ci hanno dato la possibilità di ascoltarli, di uscire da quella stanza un po’ più arricchiti e perché no …un po’ più felici!!!

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Il gruppo dei giovanISSIMI al Ritiro di quaresimaUna Quaresima di riconciliazione: ecco qual'è lo stile che hanno portato a casa i ragazzi che hanno partecipato al ritiro di quaresima del Vicariato Campogalliano-Nonantola-Soliera-Stuffione. In particolare tre momenti di riflessione dinamica accompagnati dal brano dell'indemoniato (Mc 5,1-20) e la guida del sempre brillante Don Fabrizio.L'accoglienza di Dio verso di noi che ci permette di presentarci al suo cospetto così come siamo con i pregi, i difetti e soprattutto i disagi che viviamo.La Parola e il confronto con le persone preparate ci permettono di entrare in profondità dentro di noi e riconoscere il

peccato dal disagio, comprendere che il peccato è la mancata risposta alla chiamata di Dio.La riconciliazione vissuta e celebrata è perdono del male commesso e apertura di una nuova possibilità per la nostra vita. Sta

a noi prenderci la responsabilità di proseguire il cammino che ci è aperto davanti, solo se vissuta così (e non solo per dovere...) ne vale la pena.. Questi sono stati i tre temi che hanno accompagnato questa intensa due giorni che ha avuto come conclusione

l'appuntamento nelle singole parrocchie per vivere la celebrazione della riconciliazione con il Signore.

Arriva la Settimana ComunitariaOVVERO…

7 giorni di vita comunitaria che non stravolgeranno gli impegni e le responsabilità che caratterizzano normalmente le nostre settimane, ma ci insegneranno un modo diverso per viverli,

condividendo con altri giovani il nostro quotidiano, con le sue bellezze e le sue fatiche.E anche un’esperienza umana e spirituale che non capita tutti i giorni,

con la possibilità di costruire nuove amicizie e di prenderci cura della nostra formazione di giovani cristiani.

Le giornate saranno scandite dalla preghiera comune, da momenti giocosi e da altri appuntamenti più seri,

dedicati all’approfondimento di un tema che riguarda la nostra vita di cristiani.

Non siate timidi!Se avrete il coraggio di mettervi in gioco,

non ve ne pentirete!

In fondo trovate il volantino completo

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ACR – ADULTI: La festa della PACE: Dai Ragazzi ai GenitoriSi sono dati appuntamento alla Città dei Ragazzi per il pomeriggio di sabato ragazzi e adulti dell'Azione Cattolica della nostra diocesi per la Festa e per la Pace. Un incontro che segna il culmine del Mese della Pace che l'Azione Cattolica sente in modo molto particolare.La Pace può essere affrontata sotto molti aspetti, e molti sono i temi ad essa legati. Quest'anno i ragazzi stanno lavorando sulla comunicazione, tra noi e con il Signore e in modo particolare sulle difficoltà che si incontrano cercando di stare in ascolto del Signore, “sintonizzati” sulla sua Parola.Proprio “SINTONIZZATI” era il titolo delle due feste (una per le elementari e una per le medie) che con attività e giochi differenti per difficoltà di svolgimento e di significato hanno occupato la prima parte del pomeriggio. La radio è il simbolo che ci accompagna per tutto l'anno, simbolo della parte di noi che sta in ascolto, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Durante la festa i bimbi delle elementari con vari giochi hanno conquistato la libertà per la nostra Radio da rumore, disinteresse, chiusura e

fretta; mentre i ragazzi delle medie hanno scoperto la ricchezza dell'unicità di se stessi e di chi è “prossimo”, per arrivare alla bellezza dell'incontro tra le specificità di ognuno.

Contemporaneamente gli adulti dell'AC, e i genitori dei ragazzi alla festa, hanno parlato con Mons. Renzo Bonetti dei modi con cui una “famiglia cristiana” può crescere in modo sano dei ragazzi, attraverso una buona testimonianza e l'esempio di amore che il matrimonio deve essere.Alla conclusione della festa, dopo una

pausa mangereccia, ci siamo spostati tutti nella Chiesa di S. Giovanni Bosco, dove si è svolta la celebrazione della Pace, della comunione tra noi e con Dio, che si manifesta nell'Eucaristia. A presiedere la Messa tre dei quattro assistenti dell'Azione Cattolica, il nostro assistente generale (don Fabio Bellentani) e gli assistenti dei settori presenti: per gli adulti don Fernando Bellelli e per i ragazzi don Luca Balugani.La Messa a conclusione di tutto, perché la Pace non è un frutto dell'uomo, ma un dono di Dio.

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Spunta il primo sole e l'ACR guarda all'estate..

Amici, aria buona, giochi, preghiera, sole, passeggiate, momenti di riflessione e divertimento! Agitare con tanta carica e entusiasmo e il risultato è una settimana da non dimenticare. Stiamo parlando del campeggio estivo per i ragazzi di Azione Cattolica della nostra diocesi, che i loro educatori stanno già preparando per loro come conclusione del cammino dell'anno. La settimana sarà come sempre l'ultima di agosto, dal 22 al 29.Parola d'ordine: NON PRENDERE ALTRI IMPEGNI !

…e anche più avanti!Immaginate un incontro in cui gli Acierrini e i Giovanissimi da tutta Italia, si dessero appuntamento a Roma per due giorni in Ottobre: il 30 e il 31. Un sacco di ragazzi per le strade di Roma! Neppure il Papa non ci ha pensato due volte quando gli hanno chiesto di partecipare! Non vorrete mica mancare, vero?

Presto apriranno le iscrizioni per queste due uscite. Dite ai vostri educatori di tenersi informati!

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COLLABORATE CON NOI AL GIORNALE INVIANDOCI IL VOSTRO COLLABORATE CON NOI AL GIORNALE INVIANDOCI IL VOSTRO MATERIALE AGLI INDIRIZZI IN ULTIMA PAGINAMATERIALE AGLI INDIRIZZI IN ULTIMA PAGINA

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ADULTI:I Sentieri di Isaia: testimoni del bene comune nella città dell’uomo

Giorgio La Pira, il sindaco santoA San Felice, nell’ambito degli incontri proposti dall’Ac diocesana sui testimoni del bene comune, ricordata la figura profetica del servo di Dio Giorgio La Pira.

La sera di martedì 2 febbraio, presso la Rocca Estense di San Felice, si è tenuta una partecipata conferenza dedicata alla figura ed al pensiero di Giorgio La Pira ( 1904-1977), penultimo appuntamento del ciclo di incontri «Sul sentiero di Isaia» organizzato dall’Azione Cattolica diocesana. Il prof. Prof. Marco Pietro Giovannoni, docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Gregorio X» di Arezzo, ha ripercorso l’operato politico del “sindaco santo” di Firenze, mettendone in luce l’intima coerenza fra pensiero ed azione, fra idealità ed attenzione ai concretissimi “problemi della povera gente”. Spesso accusato di utopismo e di ingenuità, Giorgio La Pira seppe, al contrario, offrire risposte concrete alle esigenze dei cittadini. Dinnanzi all’emergenza abitativa postbellica, La Pira coniò il motto “non case, ma città”, contrapponendo all’urbanizzazione sregolata il modello di una città cristiana, che avrebbe dovuto sostituire all’anonimato alienante delle grandi periferie un modo nuovo di fare comunità. Proprio le città, considerate come il luogo del concreto sviluppo materiale e spirituale della persona umana, avrebbero potuto – secondo La Pira- operare per “abbattere i muri e costruire i ponti”: ponti di pace in grado di mettere in

comunicazione i popoli occidentali con le nuove nazioni del terzo mondo di recente indipendenza e con le genti che vivevano oltre la cortina di ferro. Firenze divenne allora una città internazionale, ospitando i «Convegni della pace e della Civiltà Cristiana» e l’incontro dei Sindaci di tutte le capitali del mondo ( 1955). La vita politica di quest’uomo generoso -un laico consacrato che morì assolutamente povero- fu costellata di amarezze ed incomprensioni, ricevute sia da parte degli

avversari politici che militavano sotto le bandiere del marxismo ateo e materialista, sia da ambienti dello stesso mondo cattolico e del suo stesso partito, la Dc. Molti, infatti, non gli perdonavano gesti percepiti come sovversivi ( la requisizione degli alloggi sfitti per insediarvi le famiglie senza tetto e l’appoggio alla lotta degli operai delle officine meccaniche Pignone per la salvaguardia dei

posti di lavoro) o arrendevoli, almeno secondo l’ottica di aspra e netta contrapposizione politica imposta dalle crisi internazionali legate alla Guerra Fredda.Alle avversità e alle incomprensioni, il servo di Dio Giorgio La Pira oppose la linea della “speranza oltre ogni speranza”, l’amore verso la Chiesa e la certezza che la Fede cristiana – vissuta coerentemente - dovesse essere il centro della storia di ogni singolo uomo e dell’intera famiglia umana.

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IL CALENDARIO DELLE PROSSIME ATTIVITA'

Giovani – ISSIMI20-21 Marzo: Esercizi di quaresima dei GIOVANI (Contattare il settore Giovani)

25 Marzo: Parrocchia San Giovanni Evangelista: INCONTROCORRENTE (Ultima serata)

9-16 MAGGIO: SETTIMANA COMUNITARIA (Il 15 andremo alla celebrazione di Ordinazione presbiterale di Daniele “Ciccio” Bernabei)

Adulti:25 Aprile: Convegno terza età

Contatti:Segreteria Diocesana: [email protected] Giovani: [email protected]: [email protected]: [email protected]

per tutte le iniziative è consigliabile contattare i settori e consultare i volantini che vengono distribuiti per la promozione delle iniziative

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Parrocchia____________________________________________________________

Recapito (telefono o mail):______________________________________________

Proposte:____________________________________________________________

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