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7/31/2019 Libia 1911 - Europa 1914 (Parte II)
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Luigi Copertino 28 Agosto 2011
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Libia 1911 - Europa 1914 (parte II)
L im pero russo: ilgrande malato
Ma la polveriera europea non era pronta ad esplodere
soltanto per la contrapposizione dei due blocchi anglo-francese e austro-
tedesco. Nel gioco delle alleanze avevano un ruolo, non secondario, anche gli
altri due imperi, tradizionali, che calcavano la scena: quello zarista e quello
ottomano.
Entrambi alle prese con problemi atavici e con tentativi di modernizzazione
che rendevano quei problemi ancora pi critici e che ne indebolivano la
strutture portanti.
Vediamo di farne un cenno iniziando dalla Russia zarista.
Laspirazione tradizionale della Russia era quella di aprirsi uno sbocco nel
Mediterraneo facendo leva sulla delicata situazione dei Balcani, da secoli
entrati a far parte del dominio ottomano della Sublime Porta. Pertanto, la
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Russia soffiava sulle rivendicazioni nazionaliste dei popoli slavi insofferenti
del dominio ottomano, in particolare su quelle degli slavi di fede cristiano-
ortodossa ai quali lo Zar si presentava come una sorta di protettore. La Russia
zarista perseguiva questa politica perlomeno dai tempi napoleonici.
Era inevitabile che limpero russo sarebbe venuto a scontrarsi con quello
ottomano.
Francia ed Inghilterra sostennero limpero turco fino a quando lAustria,
abbandonando a seguito del Risorgimento lo scenario italiano, non spost il
baricentro dei propri interessi geopolitici verso i Balcani, contendendone, a
fronte della declinante potenza ottomana, legemonia alla Russia.
La guerra di Crimea, a met XIX secolo, era stato lesito di questo appoggio
anglo-francese allimpero ottomano in funzione antirussa.
Ma con larrivo dellAustria sullo scenario balcanico, le alleanze iniziarono a
rovesciarsi. Francia ed Inghilterra paventando la sostituzione dellegemonia
ottomana nei Balcani con quella asburgica, si fecero sostenitori
dellirredentismo dei popoli slavi. In tal modo esse finirono per convergere
con la politica di espansione russa verso i Balcani, pur senza troppoagevolarla ed anzi cercando di sostituirsi, o perlomeno di aggiungersi, alla
Russia nelle alleanze con i piccoli Stati balcanici nati nel corso delle guerre
nazionali antiottomane del primo ottocento: Grecia, Serbia, Montenegro,
Bulgaria, Romania.
Questo spiega laccordo tra Francia, Inghilterra e Russia detto Tr ipl ice Intesa.
Ma, come si diceva, la Russia viveva una stagione di grandi sofferenze interne,
che lavrebbero condotta per una serie di errori e sventure, inclusa la
partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, al tragico esito della Rivoluzione
dOttobre.
Nel corso del XIX secolo lintellighenzia russa era stata lacerata dalla
polemica tra slavofili e occidentalisti. I primi si opponevano ad ogni ipotesi di
avvicinamento della Santa Russiaai modelli liberali occidentali. I secondi
invece erano favorevoli, in nome del progresso, alloccidentalizzazione della
Russia. Si trattava, da un altro punto di vista, delleterno dilemma della
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Russia a proposito della propria identit: europea o asiatica? Posta tra
lEuropa e lAsia, la Russia si sempre cimentata con questa sua duplice
appartenenza geopolitica e geoculturale, senza essere mai riuscita, per
davvero, a giungere ad una definizione compiuta della propria identit che
sapesse fondere entrambe le predette appartenenze.
Attratta nellorbita europea e mediterranea per la sua fede cristiano-
ortodossa, daltro canto essa rimaneva sedotta dalla cultura asiatica molto
evidente sia nelle forme dellautocrazia che se per un verso possono
ricondursi alleredit bizantina di tipo cesaropapista, per altri versi risentono
del dispotismoorientale (1) sia nella forte gerarchizzazione sociale che, ad
esempio, aveva dato al feudalesimo russo un carattere peculiare e, a
differenza di quello europeo, molto prossimo allantica schiavit (2).
Non si pensi, per, che gli slavofili fossero insensibili alle istanze di
modernizzazione. Nientaffatto. Essi cercavano una strada russa alla
modernizzazione che da un lato preservasse lanimadella Russia tradizionale
e dallaltro, conservando le forme comunitarie rurali della comunit di
villaggio (mir) ma non la sottomissione gerarchica feudale, impedisse
lespansione dellindividualismo liberale occidentale.
Dal canto loro i filo-occidentali, le cui idee erano molto diffuse tra le classe
alte urbane (laristocrazia russa cittadina e la borghesia parlavano francese,
anche per distinguersi dal popolo e dalla sua cultura atavica), miravano
invece ad una modernizzazione di tipo liberale, che facesse della Russia una
monarchia costituzionale ed uno Stato ad economia di mercato aperta al
libero scambio.
Quando nel 1861 lo zar Alessandro II abol la servit della gleba sembr che
gli auspici degli slavofili fossero sul punto di realizzarsi. Infatti, labolizione
della servit non comport anche labolizione della comune rurale o mir. I
contadini rimasero sottoposti alla gestione comunitaria delle terre. Essi erano
solo gli assegnatari periodici di terre da coltivare, senza per che ne
diventassero proprietari.
Sotto il regno di Alessandro III, figlio di Alessandro II morto per mano
assassina, e padre di Nicola II lultimo zar ucciso, con tutta la sua famiglia, dai
bolscevichi ad Ekaterinburg, il ministro Sergeij Julevi de Witte, un
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Sergeij Julevide Wit te
aristocratico vicino ad ambienti teosofici (era
cugino di Helena Blavatsky) e molto addentro ai
circoli finanziari transnazionali dellepoca, si era
impegnato in una politica di modernizzazione
industriale ed infrastrutturale dellimpero russo
(suoi i meriti della costruzione di diverse reti
ferroviarie tra cui quella siberiano-manciuriana). Il
capitalismo in Russia, a dire il vero molto
embrionale, si present tuttavia con gli stessi tratti
di estrema durezza che aveva caratterizzato il feudalesimo russo.
De Witte rappresentava, in qualche modo, la tendenza occidentalista della
cultura russa.
Questo sforzo di modernizzazione in senso filo-occidentale aument, invece
che placare, le proteste sociali, rafforzando in particolare i gruppi pi
estremisti della sinistra, dai nichilisti filo-anarchici (quelli de I demonidi
Dostoevskij) ai socialisti rivoluzionari (menscevichi) staccatisi dagli slavofili
per dar vita al partito socialdemocratico, fino ai marxisti veri e propri che
erano, allepoca, ancora una minoranza (bolscevichi) interna allo stesso
partito socialdemocratico.
Nel 1905 Nicola II concedeva, anche a seguito della disastrosa guerra russo-
giapponese dellanno precedente che contribu a portare la Russia in una fase
pre-rivoluzionaria, lelezione di una Duma (assemblea parlamentare) con
limitati poteri legislativi ed una costituzionale di tipo liberale.
In questa critica situazione politica, una speranza fu rappresentata da Ptr
Arkadevi Stolypin, un aristocratico di origini lituane e natio della Sassonia
(Dresda) da padre militare al servizio degli Zar.
Nominato nel 1906 Presidente del Consiglio, Stolypin attu una riforma
agraria, che aveva gi con successo sperimentato nei suoi possedimenti di
famiglia, intesa a distribuire le terre ai contadini in propriet personale
ereditaria, affrancandoli in tal modo dal mirma senza formare nuovi latifondi
al posto di quelli feudali o borghesi. Affianc tale riforma con la creazione di
una banca agrar iadi Stato, vero e proprio primo passo verso una pi vasta
nazionalizzazione del credito, che aveva il compito di fornire ai contadini
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prestiti agevolati e a bassissimo interesse affinch gli stessi potessero
acquistare i mezzi necessari non solo alla conduzione delle loro aziende
agricole ma anche alla modernizzazione dei sistemi di coltivazione per
renderli competitivi con quelli di altri Paesi.
Inoltre Stolypin rafforz le competenze, che fino ad allora erano state solo
amministrative, degli zemstvo, ossia delle assemblee popolari locali, per
trasformarli in veri e propri organi di autogoverno locale nel quadro di una
vasta decentralizzazione che preludesse ad una compagine di tipo
confederale, che egli sperava limpero assumesse, allinterno della quale
risolvere anche lantico problema delle nazionalit diverse da quella russa e in
passato sottoposte a processi di russificazione forzata. Processi che non
avevano dato esiti positivi ma aumentato la resistenza nazionale dei popolinon russi in particolare quello cattolico polacco allo zarismo.
Stolypin non dimentic, certo, lindustrializzazione ma, consapevole della
vocazione tradizionale della Russia, punt alla modernizzazione
delleconomia agricola dellimpero per costituire una nuova classe di piccoli
proprietari che, per vocazione naturale, rappresentasse la solida base sociale
di una rinnovata monarchia zarista. Da tale riforma nacque quel ceto di
contadini piccoli proprietari, meglio noto con lappellativo dispregiativo dikulki, traducibile pressappoco come sfruttatori, loro assegnato dalla
propaganda bolscevica. Un ceto successivamente vittima della politica di
Stalin il quale, per imporre la collettivizzazione forzata delle terre,
responsabile della rovina delleconomia agricola e della condanna di milioni
di russi alla morte per fame, destin al genocidio un numero di tali contadini
proprietari che gli storici accreditano in circa undici milioni.
In sostanza, Stolypin si fece carico degli auspici degli slavofili ma senza
restare prigioniero delle loro utopie romantiche e arcadiche, ma al contrario
indicando una via alla modernizzazione che rispettasse lanima russa e al
contempo non restasse chiusa alle innovazioni moderne.
Una via che, probabilmente, come soleva affermare lo stesso Stolypin,
avrebbe avuto bisogno di almeno ventanni per dare frutti compiuti.
Purtroppo, il 1 settembre 1911, esattamente allinizio dello stesso mese che
alla sua fine segn laprirsi delle ostilit tra Italia e Turchia in Libia, Stolypin
fu colpito a morte (mor dopo qualche giorno di agonia) nel teatro di Kiev da
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L'assassinio diStolypin
La famiglia di Nicola II trucidata
dai bolscevichi
un rivoluzionario socialista, un certo Bogrov,
armato molto probabilmente dai servizi segreti
deviatidiremmo oggi espressione degli interessi
della parte pi conservatrice della societ russa
impaurita dalle riforme del primo ministro.
In qualche modo, gli interessi della sinistra
rivoluzionaria, che aveva ben compreso come le
riforme di Stolypin segnassero la fine delle sue
aspirazioni rivoluzionarie, e quelli della destra
conservatrice, e filo-occidentale, finirono per fondersi contro la politica dello
statista, per decretarne chiss in quale circolo o loggia o ufficio di Polizia
la condanna a morte (3).
La morte di Stolypin quasi egli avesse
svolto la funzione di estremo katchon
lasci aperta la strada ai movimenti
rivoluzionari pi estremisti, sostenuti dalla
finanza occidentale. La corte, nel frattempo,
andava distaccandosi completamente dalla
realt, sia per le debolezze caratteriali diNicola II sia per limperversare di loschi
figuri come Raspuntin, sedicente monaco
guaritore, promotore di ambigue dottrine
spirituali ereticali che amava circondarsi
soprattutto di discepole femminili sulle quali
esercitava un forte ascendente mistico-erotico. Rasputin, essendo riuscito a
guarire o perlomeno a controllare lemofilia di cui soffriva lo zarevic, aveva
acquisito sulla zarina e sullo zar un potere di seduzione spirituale tale da
influenzare persino le decisioni di Stato e, per questo, fu assassinato da alcuni
nobili di corte.
Lavventura, poi, della Prima Guerra Mondiale, che lo zar sperava potesse
essere uno sfogo delle tensioni interne, fece deflagrare il vacillante impero che
scomparve nei gorghi della Rivoluzione, prima borghese e poi bolscevica (4).
L impero ottomano: laltrogr ande malato
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Se la Russia non se la passava bene, laltro grande malatodello scenario
geopolitico dellepoca era, senza dubbio, limpero ottomano.
Passati i fasti del XV e del XVI/XVII secolo che videro la potenza turco-
ottomana in costante ascesa nei confronti di unEuropa sulla difensiva, e
lacerata al suo interno dalle guerre di religione, la sublime por taviveva,
ormai da secoli, di inerzia sul retaggio delle sue antiche glorie.
Anche limpero turco era venuto a scontrarsi con la modernit dalla quale era
stato investito a seguito dellimpresa napoleonica in Egitto. Da quel momento
infatti in tutto limpero si diffusero in gran numero le logge massoniche che
facevano leva su presunte eredit sapienziali egizie (limpresa egiziana delgenerale franco-corso fu ispirata anche da questi influssi esoterici molto
diffusi nelle logge europee del settecento, e che ancora oggi ritroviamo
evidenti nel new age). Queste logge si fecero portatrici delle idee di
nazionalit e di libert liberale inventate dallOccidente e mutuate, attraverso
di esse, dalle borghesie nazionali dei diversi popoli riuniti nella compagine
ottomana.
Questo processo, che era insieme spirituale e politico, diede fuoco agliirredentismi nazionali anti-ottomani che, nellarea dellimpero, attingevano
anche agli antichi dissidi, dinastici o identitari (ma non religiosi, almeno tra
mussulmani), sussistenti tra il sultanato turco ed i popoli di etnia non turca:
dagli arabi, ai berberi, ai curdi, alle minoranze cristiane ed ebraiche.
Limpero ottomano, per, come ogni altro impero tradizionale possedeva
linnata capacit di contemperare le diversit culturali e religiose tra i popoli e
di tenerli uniti in una compagine sovranazionale che tutelava in via di fatto
certamente tra alti e bassi e non senza ineguaglianze giuridiche ed
imposizioni autoritarie ciascuna comunit secondo precisi e particolari
statuti attribuiti ad ognuna di esse.
A cavallo tra XIX e XX secolo, la diffusione delle aspirazioni nazionaliste
aveva gi inferto ferite profonde alla compagine imperiale ottomana. In
Europa essa si era ridotta ad una striscia balcanica circondata dai nascenti
regni nazionali serbo, greco, bulgaro, montenegrino, rumeno. In Asia
iImpero aveva perso, a vantaggio della Persia e delle potenze coloniali
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europee, gran parte dei suoi possedimenti. In Africa, le potenze europee
avevano gradualmente sottratto alla sublime portaquasi tutto il Maghreb
occidentale (Marocco, Tunisia ed Algeria) per mano francese nonch lEgitto
ed il Sudan per mano inglese.
Oltre alla striscia balcanica, alla Turchia vera e propria, allarea palestinese-
mesopotamica ed alla zona costiera occidentale ed orientale della penisola
arabica, allimpero restava anche la Libia sulla quale, come diremo, si
appuntarono le mire italiane.
A fronte di questo progressivo sgretolarsi dellantico impero, la componente
turca fu anchessa, inevitabilmente, pervasa da istanze nazionaliste e
modernizzatrici. Ne fu espressione il movimento dei Giovani Turchiche negliultimi anni dellimpero, imponendosi sul debole sultanato, intraprender una
politica di modernizzazione autoritaria e di laicizzazioneche trover, dopo la
Prima Guerra Mondiale, tolto di mezzo limpaccio del vecchio regime
imperiale, nel giovane turcoKemal Atatrk la propria guida il duce nella
transizione verso la moderna Turchia laica(5).
In realt, per, il movimento dei Giovani Turchipi che di un irredentismo
genuinamente turco i turchi in quanto componente egemone nellacompagine imperiale avevano tutto linteresse a difendere la sublime porta
piuttosto che avventurarsi in rivoluzioni nazionali era lespressione politica
dellantico sabbatanesimo coltivato, in seno allimpero, dalla setta gnostica
dei dunmeh. I dunmeh erano gli eredi dello pseudo-messia ebraico Sabattai
Zevi che nel secolo XVI, dopo aver infiammato tutta la diaspora ebraica
mediterranea mettendo a rischio la pace religiosa e civile dellimpero, aveva
apostatato in favore dellIslam quando, catturato dal sultano, era stato posto
di fronte allalternativa di convertirsi allislam o di essere giustiziato.
Sabbattai Zevi, come detto, si convert ed i suoi seguaci, che lo seguirono
nellapparente conversione, interpretarono quel gesto alla stregua di una
discesa ad inferos, una sorta di necessaria dissimulazione cui il loro messia si
sarebbe sottoposto per poi, in futuro, tornare a manifestarsi nella sua gloria
(6). Leredit sabbatiana continu quindi ad essere coltivata dai seguaci dello
pseudo-messia sotto mentite spoglie islamiche (7). Il millenarismo
sabbattiano fu accolto soprattutto dalle borghesie mercantili ebraiche, come
quella potente di Salonicco. Lirredentismo nazionalista e modernizzatore dei
Giovani Turchi, che riprendeva diverse istanze del precedente movimento
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massonico dei Giovani Ottomani, fu, appunto, lespressione politica otto-
novecentesca di questa ambigua eredit spirituale.
Questo inquietante retaggio gnostico contribuisce a spiegare anchelesplosione di intolleranza anticristiana che per due volte si accan contro la
componente armena cristiana dellimpero, segnando, con il tragico genocidio
che ne segu, linizio del secolo dei genocidi.
Gli eventi sono due ma tra essi ci furono grandi e sostanziali differenze. Un
primo episodio di violenza fu la campagna anti-armena condotta dal sultano
ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-96. Il vero e proprio genocidio,
invece, fu quello messo in cantiere dai Giovani Turchial potere negli anni
1915-1916.
Il primo di tali episodi non pu classificarsi come genocidio. Si tratt
piuttosto di un tipico pogrom tradizionale, quali altrove si erano registrati
contro diverse etnie minoritarie. In sostanza si tratt di un forte schiaffoche
il sultano diede alla minoranza armeno-cristiana, analogamente a quanto fece
nello stesso periodo con altre minoranze, responsabile di ribellione contro
lautorit sultanale. Gli armeni, infatti, appoggiati dalla Russia, si erano
ribellati alla sublime por ta, rivendicando maggiori autonomie, e contro di essi
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il sultano scaten nel 1894 i loro tradizionali rivali curdi. Due anni pi tardi,
come risposta alloccupazione da parte di elementi rivoluzionari armeni della
Banca Ottomana ad Istanbul, il sultano incoraggi un altro pogrom anti-
armeno messo in atto, questa volta, dagli stessi turchi.
Siamo, in questi casi, di fronte, appunto, a pogrom che, per quanto feroci, non
hanno le stigmate programmazione, intenzione di sterminio globale,
accanimento motivato da odio etnico o religioso del genocidio moderno.
La sublime porta, in altri termini, attu nel 1894-96 una tradizionale, bench
certamente brutale, repressione contro una comunit ribella allautorit
imperiale. La quale ultima, daltro canto, al di l degli interventi punitivi per
ribellione, si faceva garante della coesistenza di tutte le etnie e le comunitreligiose sparse nellimpero. Il sultano, che pure non aveva fermato i pogrom,
era al tempo stesso il baluardo contro lo scatenarsi dei nazionalismi e degli
etnicismi forieri dello sciovinismo genocida.
Non a caso, quando il potere del sultano venne meno ed al governo
dellimpero si installarono i nazionalisti turchi intervenne il vero e proprio
genocidio, quello perpetrato durante il primo conflitto mondiale quando gli
armeni furono accusati di essere le quinte colonne della Russia zarista inguerra, in quel momento, con la Turchia.
Mossi dallideologia panturca, lanalogo turco del pangermanesimo e del
panslavismo, e quindi portatori del progetto politico assolutamente distante
dalle idealit di coesistenza plurinazionale e plurireligiosa dellantico impero
ottomano mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente
omogeneo, ed alla conseguente riduzione a colonie delle altre parti
dellimpero, i Giovani Turchisi distinsero nel massacro, in Cilicia, di 30.000
armeni gi nel 1909, appena un anno dopo la loro ascesa al potere e la
trasformazione della sublime portain una monarchia costituzionale, da essi
stessi governata con pugno di ferro, nella quale il sultano in pratica non aveva
pi alcun effettivo potere.
Nel perseguimento del loro disegno panturco, ed anche come risposta agli
appoggi francesi e russi alla comunit armena, nella notte tra il 23 ed il 24
aprile 1915, il governo nazionalista di Istanbul diede lavvio alla mattanza
eseguendo i primi arresti tra llite armena di Costantinopoli. Loperazione
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segu nei giorni seguenti ed in un solo mese furono arrestati e deportati pi di
mille intellettuali e professionisti armeni, nellintento di decapitare la classe
dirigente della comunit. Si pass poi alla deportazione in massa della
popolazione armena. Circa un milione e mezzo di armeni furono trascinati
per le strade anatoliche in quelle che saranno ricordate come mar ce della
morte, organizzate con la supervisione di ufficiali dellesercito tedesco in
collegamento con quello turco, vigendo in quel momento lalleanza tra il reich
guglielmino e la Turchia.
Gli armeni avviati verso la deportazione morivano, sotto il caldo del deserto
anatolico, di stenti, sete, fame, malattie, oltre ad essere oggetto degli assalti
sterminatori dei soliti nemici curdi. Il numero ufficiale delle vittime
calcolato, come si detto, in un milione e mezzo ma vi sono stime chegiungono anche a due milioni e mezzo. Le testimonianze e la documentazione
fotografica parlano di donne stuprate, bimbi sgozzati sotto gli occhi dei
genitori, vecchi bastonati a morte, donne incinte sventrate. Insomma il
repertorio assurdo di un odio satanico, inspiegabile solo con motivazioni
storiche ed umane (8 ).
La responsabilit del genocidio armeno non pu dunque, come troppo
facilmente si continua a fare da pi parti, essere attribuita allIslam o allaTurchia tradizionale quanto piuttosto deve essere attribuita alleredit
gnostico-millenarista sabbattiana che ha nutrito, insieme con le suggestioni
massoniche diffuse da Napoleone, il nazionalismo moderno turco.
Impadronitisi definitivamente del potere nel 1908, i Giovani Turchi
impressero al governo dellimpero un carattere dinamico e nazionalista che,
come vedremo, si sarebbe scontrato, in Libia, con gli interessi coloniali
italiani.
Daltro canto, le spinte russe verso i Balcani e lappoggio delle potenze
occidentali allirredentismo slavo costrinsero, alla lunga, limpero turco ad
avvicinarsi alla Germania guglielmina ed allAustria-Ungheria, nonostante
lingombrante presenza, in quel sistema di alleanze, dellItalia.
Si trattava, per la sublime porta, di una lotta per la sopravvivenza, sempre pi
minacciata allinterno dallirredentismo, compreso quello dunmeh, ed
allesterno dalle mire coloniali delle altre potenze che ambivano a spartirsi le
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spoglie dellimpero morente.
Luigi Copertino
(fine seconda parte di cinque)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte I)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte III)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte IV)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte V)
1) Usiamo i termini bizantino e dispotismo asiatico in senso lato solo per
indicare modelli di organizzazione sociale e, naturalmente, senza voler affatto
nascondere la variet e complessit che si nascondono dietro tali modelli e ne
impediscono la reductio ad unum. E soprattutto senza voler esprimere alcun
giudizio di valore qui cerchiamo, pur con tutto lapproccio personale
proprio di ogni tentativo storiografico, di fare storia e non propaganda
ideologica circa la pretesa superiorit dei modelli politici occidentali, inparticolare di quelli moderni.
2) Nel sistema feudale russo la persona del contadino era in pratica una
propriet del feudatario. Il contadino russo era legato, come il suo collega
europeo, alla terra, ed alla comune della mir, ma senza quasi alcun diritto
personale.
3) Su Stolypin si veda il bel libro di Bruno Tarquini Ptr ArkadeviStolypin
I l ministro dello Zarche fu ucciso per la sua r iforma agrar ia. E cambi i l
corso dell a stor ia, in vendita presso lo shop Effedieffe. Ma anche labibliografia citata in detto volume.
4) Tuttavia senza laiuto della Germania guglielmina, che consent a Lenin,
esule in Svizzera, di attraversare il suo territorio per tornare in patria dietro
la promessa che il rivoluzionario marxista avrebbe operato in modo che la
Russia stipulasse una pace separata con la stessa Germania e lAustria , forse
lesito bolscevico della Rivoluzione avrebbe potuto non esserci.
5) Non abbiamo usato a sproposito lappellativo di duce. In effetti quello di
Atatrk fu un regime autoritario di massa e modernizzante molto simile, fatte
le debite differenze connesse con la diversa matrice culturale, al fascismo
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italiano.
6) evidente nellescatologia sabbattiana la luciferina scimmiottatura di
quella cristiana.
7) Un caso simile a quello di Sabbattai Zevi stato quello di un altro pseudo-
messia ebreo-polacco, Jacob Frank, che nel XVIII secolo infiamm la
diaspora ebraica europea e che, con giustificazioni simili a quelle sabbattiane,
dissimul la conversione al cattolicesimo.
8 ) Il genocidio armeno ancora oggi oggetto di polemica dal momento che la
Turchia non vuole riconoscerne la responsabilit storica e tenta di declassarlo
a mero massacro. Bisogna, incidentalmente, notare che in questo tentativo gli
storici turchi negazionisti del genocidio armeno, che non rischiamo a quanto
pare alcuna galera, hanno come principali alleati gli storici israeliani sempre
in prima fila quando si tratta di condannare un altro genere di negazionismo.Emblematica, in proposito, la tesi dello storico israelita Guenter Lewy per il
quale lo sterminio degli armeni non sarebbe un genocidio perch, a suo dire,
sarebbe mancata la volont preparatoria, la programmazione, come
dimostrerebbe lassenza di un piano sistematico di eliminazione
paragonabile, a suo dire, a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei
venticinque anni pi tardi. evidente il motivo per il quale uno storico
israelita tenti di giustificare lingiustificabile: ammettere che prima di quello
ebraico vi sia stato un altro genocidio significherebbe dover riconoscere nonsolo lo sterminio ebraico come unico nella storia a poter pretendere di essere
classificato nel novero concettuale e giuridico di genocidio, ma anche che,
pertanto, quello subto dagli ebrei non sia stato un evento senza paragoni e
tale da dover assurgere ad un ruolo a-storico, metafisico, dogmatico,
teologico. Ammettere che, al contrario, lo sterminio degli ebrei un evento
storicamente non isolato n esclusivo o unico e che si aggiunge ai tanti che
sono stati registrati, e potrebbero esserlo anche in futuro, esattamente quel
che la storiografia di parte israeliana non intende accettare, con evidente
spirito di partito che contraddice la stessa metodologia della ricerca storica. A
Guenter Lewy ha replicato lo storico armeno Boghos Levon Zekiyan
spiegando che la persecuzione degli armeni di Istanbul fu solo linizio e che lo
stermino della popolazione armena si inscriveva perfettamente nel quadro del
progetto panturco mirante alla creazione di una GrandeTurchiaetnicamente
omogenea. Un progetto che, pertanto, non ammetteva sul territorio anatolico
presenze allogene. Sicch affermare, come fa Lewy, che non vi fosse una
programmazione preordinata al genocidio assolutamente risibile. Se
continua Zekiyan agli armeni di Istanbul and meglio, limitandosi la
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persecuzione agli arresti, fu soltanto perch nella capitale e nella altre citt
erano presenti le delegazioni diplomatiche estere oltre ai giornalisti di tutto il
mondo. In Anatolia, nelle campagne e nelle zone desertiche, invece le
operazioni di sterminio avvenivano al sicuro da sguardi indiscreti. Va, infine,
notato, da parte nostra, che il ricorso alla legge penale per risolvere questioni
storiche, cercando di intimidire la libera ricerca storica, rischia di produrre
anche nel caso del genocidio armeno risultati esilaranti: attualmente in
Francia reato penale negare il genocidio armeno mentre in Turchia lo
laffermarlo. Ora, quando questultima entrer nellUnione Europea, sulla
base del mandato di arresto internazionale, potremmo avere lincredibile
situazione per la quale un procuratore francese potrebbe chiedere
lestradizione di uno storico turco che negasse il genocidio armeno laddove un
procuratore turco potrebbe chiedere lestradizione di uno storico francese cheinvece affermasse quel genocidio. Ora, come evidente, quando si gioca con
la libert della ricerca storica si fa solo repressione intellettuale illiberale, si
creano vittime e si smontano in concreto le pretese di civilt giuridica
avanzate da oltre due secoli dal liberalismo occidentale.
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