Libia 1911 - Europa 1914 (Parte II)

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    Luigi Copertino 28 Agosto 2011

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    Libia 1911 - Europa 1914 (parte II)

    L im pero russo: ilgrande malato

    Ma la polveriera europea non era pronta ad esplodere

    soltanto per la contrapposizione dei due blocchi anglo-francese e austro-

    tedesco. Nel gioco delle alleanze avevano un ruolo, non secondario, anche gli

    altri due imperi, tradizionali, che calcavano la scena: quello zarista e quello

    ottomano.

    Entrambi alle prese con problemi atavici e con tentativi di modernizzazione

    che rendevano quei problemi ancora pi critici e che ne indebolivano la

    strutture portanti.

    Vediamo di farne un cenno iniziando dalla Russia zarista.

    Laspirazione tradizionale della Russia era quella di aprirsi uno sbocco nel

    Mediterraneo facendo leva sulla delicata situazione dei Balcani, da secoli

    entrati a far parte del dominio ottomano della Sublime Porta. Pertanto, la

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    Russia soffiava sulle rivendicazioni nazionaliste dei popoli slavi insofferenti

    del dominio ottomano, in particolare su quelle degli slavi di fede cristiano-

    ortodossa ai quali lo Zar si presentava come una sorta di protettore. La Russia

    zarista perseguiva questa politica perlomeno dai tempi napoleonici.

    Era inevitabile che limpero russo sarebbe venuto a scontrarsi con quello

    ottomano.

    Francia ed Inghilterra sostennero limpero turco fino a quando lAustria,

    abbandonando a seguito del Risorgimento lo scenario italiano, non spost il

    baricentro dei propri interessi geopolitici verso i Balcani, contendendone, a

    fronte della declinante potenza ottomana, legemonia alla Russia.

    La guerra di Crimea, a met XIX secolo, era stato lesito di questo appoggio

    anglo-francese allimpero ottomano in funzione antirussa.

    Ma con larrivo dellAustria sullo scenario balcanico, le alleanze iniziarono a

    rovesciarsi. Francia ed Inghilterra paventando la sostituzione dellegemonia

    ottomana nei Balcani con quella asburgica, si fecero sostenitori

    dellirredentismo dei popoli slavi. In tal modo esse finirono per convergere

    con la politica di espansione russa verso i Balcani, pur senza troppoagevolarla ed anzi cercando di sostituirsi, o perlomeno di aggiungersi, alla

    Russia nelle alleanze con i piccoli Stati balcanici nati nel corso delle guerre

    nazionali antiottomane del primo ottocento: Grecia, Serbia, Montenegro,

    Bulgaria, Romania.

    Questo spiega laccordo tra Francia, Inghilterra e Russia detto Tr ipl ice Intesa.

    Ma, come si diceva, la Russia viveva una stagione di grandi sofferenze interne,

    che lavrebbero condotta per una serie di errori e sventure, inclusa la

    partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, al tragico esito della Rivoluzione

    dOttobre.

    Nel corso del XIX secolo lintellighenzia russa era stata lacerata dalla

    polemica tra slavofili e occidentalisti. I primi si opponevano ad ogni ipotesi di

    avvicinamento della Santa Russiaai modelli liberali occidentali. I secondi

    invece erano favorevoli, in nome del progresso, alloccidentalizzazione della

    Russia. Si trattava, da un altro punto di vista, delleterno dilemma della

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    Russia a proposito della propria identit: europea o asiatica? Posta tra

    lEuropa e lAsia, la Russia si sempre cimentata con questa sua duplice

    appartenenza geopolitica e geoculturale, senza essere mai riuscita, per

    davvero, a giungere ad una definizione compiuta della propria identit che

    sapesse fondere entrambe le predette appartenenze.

    Attratta nellorbita europea e mediterranea per la sua fede cristiano-

    ortodossa, daltro canto essa rimaneva sedotta dalla cultura asiatica molto

    evidente sia nelle forme dellautocrazia che se per un verso possono

    ricondursi alleredit bizantina di tipo cesaropapista, per altri versi risentono

    del dispotismoorientale (1) sia nella forte gerarchizzazione sociale che, ad

    esempio, aveva dato al feudalesimo russo un carattere peculiare e, a

    differenza di quello europeo, molto prossimo allantica schiavit (2).

    Non si pensi, per, che gli slavofili fossero insensibili alle istanze di

    modernizzazione. Nientaffatto. Essi cercavano una strada russa alla

    modernizzazione che da un lato preservasse lanimadella Russia tradizionale

    e dallaltro, conservando le forme comunitarie rurali della comunit di

    villaggio (mir) ma non la sottomissione gerarchica feudale, impedisse

    lespansione dellindividualismo liberale occidentale.

    Dal canto loro i filo-occidentali, le cui idee erano molto diffuse tra le classe

    alte urbane (laristocrazia russa cittadina e la borghesia parlavano francese,

    anche per distinguersi dal popolo e dalla sua cultura atavica), miravano

    invece ad una modernizzazione di tipo liberale, che facesse della Russia una

    monarchia costituzionale ed uno Stato ad economia di mercato aperta al

    libero scambio.

    Quando nel 1861 lo zar Alessandro II abol la servit della gleba sembr che

    gli auspici degli slavofili fossero sul punto di realizzarsi. Infatti, labolizione

    della servit non comport anche labolizione della comune rurale o mir. I

    contadini rimasero sottoposti alla gestione comunitaria delle terre. Essi erano

    solo gli assegnatari periodici di terre da coltivare, senza per che ne

    diventassero proprietari.

    Sotto il regno di Alessandro III, figlio di Alessandro II morto per mano

    assassina, e padre di Nicola II lultimo zar ucciso, con tutta la sua famiglia, dai

    bolscevichi ad Ekaterinburg, il ministro Sergeij Julevi de Witte, un

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    Sergeij Julevide Wit te

    aristocratico vicino ad ambienti teosofici (era

    cugino di Helena Blavatsky) e molto addentro ai

    circoli finanziari transnazionali dellepoca, si era

    impegnato in una politica di modernizzazione

    industriale ed infrastrutturale dellimpero russo

    (suoi i meriti della costruzione di diverse reti

    ferroviarie tra cui quella siberiano-manciuriana). Il

    capitalismo in Russia, a dire il vero molto

    embrionale, si present tuttavia con gli stessi tratti

    di estrema durezza che aveva caratterizzato il feudalesimo russo.

    De Witte rappresentava, in qualche modo, la tendenza occidentalista della

    cultura russa.

    Questo sforzo di modernizzazione in senso filo-occidentale aument, invece

    che placare, le proteste sociali, rafforzando in particolare i gruppi pi

    estremisti della sinistra, dai nichilisti filo-anarchici (quelli de I demonidi

    Dostoevskij) ai socialisti rivoluzionari (menscevichi) staccatisi dagli slavofili

    per dar vita al partito socialdemocratico, fino ai marxisti veri e propri che

    erano, allepoca, ancora una minoranza (bolscevichi) interna allo stesso

    partito socialdemocratico.

    Nel 1905 Nicola II concedeva, anche a seguito della disastrosa guerra russo-

    giapponese dellanno precedente che contribu a portare la Russia in una fase

    pre-rivoluzionaria, lelezione di una Duma (assemblea parlamentare) con

    limitati poteri legislativi ed una costituzionale di tipo liberale.

    In questa critica situazione politica, una speranza fu rappresentata da Ptr

    Arkadevi Stolypin, un aristocratico di origini lituane e natio della Sassonia

    (Dresda) da padre militare al servizio degli Zar.

    Nominato nel 1906 Presidente del Consiglio, Stolypin attu una riforma

    agraria, che aveva gi con successo sperimentato nei suoi possedimenti di

    famiglia, intesa a distribuire le terre ai contadini in propriet personale

    ereditaria, affrancandoli in tal modo dal mirma senza formare nuovi latifondi

    al posto di quelli feudali o borghesi. Affianc tale riforma con la creazione di

    una banca agrar iadi Stato, vero e proprio primo passo verso una pi vasta

    nazionalizzazione del credito, che aveva il compito di fornire ai contadini

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    prestiti agevolati e a bassissimo interesse affinch gli stessi potessero

    acquistare i mezzi necessari non solo alla conduzione delle loro aziende

    agricole ma anche alla modernizzazione dei sistemi di coltivazione per

    renderli competitivi con quelli di altri Paesi.

    Inoltre Stolypin rafforz le competenze, che fino ad allora erano state solo

    amministrative, degli zemstvo, ossia delle assemblee popolari locali, per

    trasformarli in veri e propri organi di autogoverno locale nel quadro di una

    vasta decentralizzazione che preludesse ad una compagine di tipo

    confederale, che egli sperava limpero assumesse, allinterno della quale

    risolvere anche lantico problema delle nazionalit diverse da quella russa e in

    passato sottoposte a processi di russificazione forzata. Processi che non

    avevano dato esiti positivi ma aumentato la resistenza nazionale dei popolinon russi in particolare quello cattolico polacco allo zarismo.

    Stolypin non dimentic, certo, lindustrializzazione ma, consapevole della

    vocazione tradizionale della Russia, punt alla modernizzazione

    delleconomia agricola dellimpero per costituire una nuova classe di piccoli

    proprietari che, per vocazione naturale, rappresentasse la solida base sociale

    di una rinnovata monarchia zarista. Da tale riforma nacque quel ceto di

    contadini piccoli proprietari, meglio noto con lappellativo dispregiativo dikulki, traducibile pressappoco come sfruttatori, loro assegnato dalla

    propaganda bolscevica. Un ceto successivamente vittima della politica di

    Stalin il quale, per imporre la collettivizzazione forzata delle terre,

    responsabile della rovina delleconomia agricola e della condanna di milioni

    di russi alla morte per fame, destin al genocidio un numero di tali contadini

    proprietari che gli storici accreditano in circa undici milioni.

    In sostanza, Stolypin si fece carico degli auspici degli slavofili ma senza

    restare prigioniero delle loro utopie romantiche e arcadiche, ma al contrario

    indicando una via alla modernizzazione che rispettasse lanima russa e al

    contempo non restasse chiusa alle innovazioni moderne.

    Una via che, probabilmente, come soleva affermare lo stesso Stolypin,

    avrebbe avuto bisogno di almeno ventanni per dare frutti compiuti.

    Purtroppo, il 1 settembre 1911, esattamente allinizio dello stesso mese che

    alla sua fine segn laprirsi delle ostilit tra Italia e Turchia in Libia, Stolypin

    fu colpito a morte (mor dopo qualche giorno di agonia) nel teatro di Kiev da

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    L'assassinio diStolypin

    La famiglia di Nicola II trucidata

    dai bolscevichi

    un rivoluzionario socialista, un certo Bogrov,

    armato molto probabilmente dai servizi segreti

    deviatidiremmo oggi espressione degli interessi

    della parte pi conservatrice della societ russa

    impaurita dalle riforme del primo ministro.

    In qualche modo, gli interessi della sinistra

    rivoluzionaria, che aveva ben compreso come le

    riforme di Stolypin segnassero la fine delle sue

    aspirazioni rivoluzionarie, e quelli della destra

    conservatrice, e filo-occidentale, finirono per fondersi contro la politica dello

    statista, per decretarne chiss in quale circolo o loggia o ufficio di Polizia

    la condanna a morte (3).

    La morte di Stolypin quasi egli avesse

    svolto la funzione di estremo katchon

    lasci aperta la strada ai movimenti

    rivoluzionari pi estremisti, sostenuti dalla

    finanza occidentale. La corte, nel frattempo,

    andava distaccandosi completamente dalla

    realt, sia per le debolezze caratteriali diNicola II sia per limperversare di loschi

    figuri come Raspuntin, sedicente monaco

    guaritore, promotore di ambigue dottrine

    spirituali ereticali che amava circondarsi

    soprattutto di discepole femminili sulle quali

    esercitava un forte ascendente mistico-erotico. Rasputin, essendo riuscito a

    guarire o perlomeno a controllare lemofilia di cui soffriva lo zarevic, aveva

    acquisito sulla zarina e sullo zar un potere di seduzione spirituale tale da

    influenzare persino le decisioni di Stato e, per questo, fu assassinato da alcuni

    nobili di corte.

    Lavventura, poi, della Prima Guerra Mondiale, che lo zar sperava potesse

    essere uno sfogo delle tensioni interne, fece deflagrare il vacillante impero che

    scomparve nei gorghi della Rivoluzione, prima borghese e poi bolscevica (4).

    L impero ottomano: laltrogr ande malato

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    Se la Russia non se la passava bene, laltro grande malatodello scenario

    geopolitico dellepoca era, senza dubbio, limpero ottomano.

    Passati i fasti del XV e del XVI/XVII secolo che videro la potenza turco-

    ottomana in costante ascesa nei confronti di unEuropa sulla difensiva, e

    lacerata al suo interno dalle guerre di religione, la sublime por taviveva,

    ormai da secoli, di inerzia sul retaggio delle sue antiche glorie.

    Anche limpero turco era venuto a scontrarsi con la modernit dalla quale era

    stato investito a seguito dellimpresa napoleonica in Egitto. Da quel momento

    infatti in tutto limpero si diffusero in gran numero le logge massoniche che

    facevano leva su presunte eredit sapienziali egizie (limpresa egiziana delgenerale franco-corso fu ispirata anche da questi influssi esoterici molto

    diffusi nelle logge europee del settecento, e che ancora oggi ritroviamo

    evidenti nel new age). Queste logge si fecero portatrici delle idee di

    nazionalit e di libert liberale inventate dallOccidente e mutuate, attraverso

    di esse, dalle borghesie nazionali dei diversi popoli riuniti nella compagine

    ottomana.

    Questo processo, che era insieme spirituale e politico, diede fuoco agliirredentismi nazionali anti-ottomani che, nellarea dellimpero, attingevano

    anche agli antichi dissidi, dinastici o identitari (ma non religiosi, almeno tra

    mussulmani), sussistenti tra il sultanato turco ed i popoli di etnia non turca:

    dagli arabi, ai berberi, ai curdi, alle minoranze cristiane ed ebraiche.

    Limpero ottomano, per, come ogni altro impero tradizionale possedeva

    linnata capacit di contemperare le diversit culturali e religiose tra i popoli e

    di tenerli uniti in una compagine sovranazionale che tutelava in via di fatto

    certamente tra alti e bassi e non senza ineguaglianze giuridiche ed

    imposizioni autoritarie ciascuna comunit secondo precisi e particolari

    statuti attribuiti ad ognuna di esse.

    A cavallo tra XIX e XX secolo, la diffusione delle aspirazioni nazionaliste

    aveva gi inferto ferite profonde alla compagine imperiale ottomana. In

    Europa essa si era ridotta ad una striscia balcanica circondata dai nascenti

    regni nazionali serbo, greco, bulgaro, montenegrino, rumeno. In Asia

    iImpero aveva perso, a vantaggio della Persia e delle potenze coloniali

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    europee, gran parte dei suoi possedimenti. In Africa, le potenze europee

    avevano gradualmente sottratto alla sublime portaquasi tutto il Maghreb

    occidentale (Marocco, Tunisia ed Algeria) per mano francese nonch lEgitto

    ed il Sudan per mano inglese.

    Oltre alla striscia balcanica, alla Turchia vera e propria, allarea palestinese-

    mesopotamica ed alla zona costiera occidentale ed orientale della penisola

    arabica, allimpero restava anche la Libia sulla quale, come diremo, si

    appuntarono le mire italiane.

    A fronte di questo progressivo sgretolarsi dellantico impero, la componente

    turca fu anchessa, inevitabilmente, pervasa da istanze nazionaliste e

    modernizzatrici. Ne fu espressione il movimento dei Giovani Turchiche negliultimi anni dellimpero, imponendosi sul debole sultanato, intraprender una

    politica di modernizzazione autoritaria e di laicizzazioneche trover, dopo la

    Prima Guerra Mondiale, tolto di mezzo limpaccio del vecchio regime

    imperiale, nel giovane turcoKemal Atatrk la propria guida il duce nella

    transizione verso la moderna Turchia laica(5).

    In realt, per, il movimento dei Giovani Turchipi che di un irredentismo

    genuinamente turco i turchi in quanto componente egemone nellacompagine imperiale avevano tutto linteresse a difendere la sublime porta

    piuttosto che avventurarsi in rivoluzioni nazionali era lespressione politica

    dellantico sabbatanesimo coltivato, in seno allimpero, dalla setta gnostica

    dei dunmeh. I dunmeh erano gli eredi dello pseudo-messia ebraico Sabattai

    Zevi che nel secolo XVI, dopo aver infiammato tutta la diaspora ebraica

    mediterranea mettendo a rischio la pace religiosa e civile dellimpero, aveva

    apostatato in favore dellIslam quando, catturato dal sultano, era stato posto

    di fronte allalternativa di convertirsi allislam o di essere giustiziato.

    Sabbattai Zevi, come detto, si convert ed i suoi seguaci, che lo seguirono

    nellapparente conversione, interpretarono quel gesto alla stregua di una

    discesa ad inferos, una sorta di necessaria dissimulazione cui il loro messia si

    sarebbe sottoposto per poi, in futuro, tornare a manifestarsi nella sua gloria

    (6). Leredit sabbatiana continu quindi ad essere coltivata dai seguaci dello

    pseudo-messia sotto mentite spoglie islamiche (7). Il millenarismo

    sabbattiano fu accolto soprattutto dalle borghesie mercantili ebraiche, come

    quella potente di Salonicco. Lirredentismo nazionalista e modernizzatore dei

    Giovani Turchi, che riprendeva diverse istanze del precedente movimento

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    massonico dei Giovani Ottomani, fu, appunto, lespressione politica otto-

    novecentesca di questa ambigua eredit spirituale.

    Questo inquietante retaggio gnostico contribuisce a spiegare anchelesplosione di intolleranza anticristiana che per due volte si accan contro la

    componente armena cristiana dellimpero, segnando, con il tragico genocidio

    che ne segu, linizio del secolo dei genocidi.

    Gli eventi sono due ma tra essi ci furono grandi e sostanziali differenze. Un

    primo episodio di violenza fu la campagna anti-armena condotta dal sultano

    ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-96. Il vero e proprio genocidio,

    invece, fu quello messo in cantiere dai Giovani Turchial potere negli anni

    1915-1916.

    Il primo di tali episodi non pu classificarsi come genocidio. Si tratt

    piuttosto di un tipico pogrom tradizionale, quali altrove si erano registrati

    contro diverse etnie minoritarie. In sostanza si tratt di un forte schiaffoche

    il sultano diede alla minoranza armeno-cristiana, analogamente a quanto fece

    nello stesso periodo con altre minoranze, responsabile di ribellione contro

    lautorit sultanale. Gli armeni, infatti, appoggiati dalla Russia, si erano

    ribellati alla sublime por ta, rivendicando maggiori autonomie, e contro di essi

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    il sultano scaten nel 1894 i loro tradizionali rivali curdi. Due anni pi tardi,

    come risposta alloccupazione da parte di elementi rivoluzionari armeni della

    Banca Ottomana ad Istanbul, il sultano incoraggi un altro pogrom anti-

    armeno messo in atto, questa volta, dagli stessi turchi.

    Siamo, in questi casi, di fronte, appunto, a pogrom che, per quanto feroci, non

    hanno le stigmate programmazione, intenzione di sterminio globale,

    accanimento motivato da odio etnico o religioso del genocidio moderno.

    La sublime porta, in altri termini, attu nel 1894-96 una tradizionale, bench

    certamente brutale, repressione contro una comunit ribella allautorit

    imperiale. La quale ultima, daltro canto, al di l degli interventi punitivi per

    ribellione, si faceva garante della coesistenza di tutte le etnie e le comunitreligiose sparse nellimpero. Il sultano, che pure non aveva fermato i pogrom,

    era al tempo stesso il baluardo contro lo scatenarsi dei nazionalismi e degli

    etnicismi forieri dello sciovinismo genocida.

    Non a caso, quando il potere del sultano venne meno ed al governo

    dellimpero si installarono i nazionalisti turchi intervenne il vero e proprio

    genocidio, quello perpetrato durante il primo conflitto mondiale quando gli

    armeni furono accusati di essere le quinte colonne della Russia zarista inguerra, in quel momento, con la Turchia.

    Mossi dallideologia panturca, lanalogo turco del pangermanesimo e del

    panslavismo, e quindi portatori del progetto politico assolutamente distante

    dalle idealit di coesistenza plurinazionale e plurireligiosa dellantico impero

    ottomano mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente

    omogeneo, ed alla conseguente riduzione a colonie delle altre parti

    dellimpero, i Giovani Turchisi distinsero nel massacro, in Cilicia, di 30.000

    armeni gi nel 1909, appena un anno dopo la loro ascesa al potere e la

    trasformazione della sublime portain una monarchia costituzionale, da essi

    stessi governata con pugno di ferro, nella quale il sultano in pratica non aveva

    pi alcun effettivo potere.

    Nel perseguimento del loro disegno panturco, ed anche come risposta agli

    appoggi francesi e russi alla comunit armena, nella notte tra il 23 ed il 24

    aprile 1915, il governo nazionalista di Istanbul diede lavvio alla mattanza

    eseguendo i primi arresti tra llite armena di Costantinopoli. Loperazione

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    segu nei giorni seguenti ed in un solo mese furono arrestati e deportati pi di

    mille intellettuali e professionisti armeni, nellintento di decapitare la classe

    dirigente della comunit. Si pass poi alla deportazione in massa della

    popolazione armena. Circa un milione e mezzo di armeni furono trascinati

    per le strade anatoliche in quelle che saranno ricordate come mar ce della

    morte, organizzate con la supervisione di ufficiali dellesercito tedesco in

    collegamento con quello turco, vigendo in quel momento lalleanza tra il reich

    guglielmino e la Turchia.

    Gli armeni avviati verso la deportazione morivano, sotto il caldo del deserto

    anatolico, di stenti, sete, fame, malattie, oltre ad essere oggetto degli assalti

    sterminatori dei soliti nemici curdi. Il numero ufficiale delle vittime

    calcolato, come si detto, in un milione e mezzo ma vi sono stime chegiungono anche a due milioni e mezzo. Le testimonianze e la documentazione

    fotografica parlano di donne stuprate, bimbi sgozzati sotto gli occhi dei

    genitori, vecchi bastonati a morte, donne incinte sventrate. Insomma il

    repertorio assurdo di un odio satanico, inspiegabile solo con motivazioni

    storiche ed umane (8 ).

    La responsabilit del genocidio armeno non pu dunque, come troppo

    facilmente si continua a fare da pi parti, essere attribuita allIslam o allaTurchia tradizionale quanto piuttosto deve essere attribuita alleredit

    gnostico-millenarista sabbattiana che ha nutrito, insieme con le suggestioni

    massoniche diffuse da Napoleone, il nazionalismo moderno turco.

    Impadronitisi definitivamente del potere nel 1908, i Giovani Turchi

    impressero al governo dellimpero un carattere dinamico e nazionalista che,

    come vedremo, si sarebbe scontrato, in Libia, con gli interessi coloniali

    italiani.

    Daltro canto, le spinte russe verso i Balcani e lappoggio delle potenze

    occidentali allirredentismo slavo costrinsero, alla lunga, limpero turco ad

    avvicinarsi alla Germania guglielmina ed allAustria-Ungheria, nonostante

    lingombrante presenza, in quel sistema di alleanze, dellItalia.

    Si trattava, per la sublime porta, di una lotta per la sopravvivenza, sempre pi

    minacciata allinterno dallirredentismo, compreso quello dunmeh, ed

    allesterno dalle mire coloniali delle altre potenze che ambivano a spartirsi le

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    spoglie dellimpero morente.

    Luigi Copertino

    (fine seconda parte di cinque)

    Libia 1911 - Europa 1914 (parte I)

    Libia 1911 - Europa 1914 (parte III)

    Libia 1911 - Europa 1914 (parte IV)

    Libia 1911 - Europa 1914 (parte V)

    1) Usiamo i termini bizantino e dispotismo asiatico in senso lato solo per

    indicare modelli di organizzazione sociale e, naturalmente, senza voler affatto

    nascondere la variet e complessit che si nascondono dietro tali modelli e ne

    impediscono la reductio ad unum. E soprattutto senza voler esprimere alcun

    giudizio di valore qui cerchiamo, pur con tutto lapproccio personale

    proprio di ogni tentativo storiografico, di fare storia e non propaganda

    ideologica circa la pretesa superiorit dei modelli politici occidentali, inparticolare di quelli moderni.

    2) Nel sistema feudale russo la persona del contadino era in pratica una

    propriet del feudatario. Il contadino russo era legato, come il suo collega

    europeo, alla terra, ed alla comune della mir, ma senza quasi alcun diritto

    personale.

    3) Su Stolypin si veda il bel libro di Bruno Tarquini Ptr ArkadeviStolypin

    I l ministro dello Zarche fu ucciso per la sua r iforma agrar ia. E cambi i l

    corso dell a stor ia, in vendita presso lo shop Effedieffe. Ma anche labibliografia citata in detto volume.

    4) Tuttavia senza laiuto della Germania guglielmina, che consent a Lenin,

    esule in Svizzera, di attraversare il suo territorio per tornare in patria dietro

    la promessa che il rivoluzionario marxista avrebbe operato in modo che la

    Russia stipulasse una pace separata con la stessa Germania e lAustria , forse

    lesito bolscevico della Rivoluzione avrebbe potuto non esserci.

    5) Non abbiamo usato a sproposito lappellativo di duce. In effetti quello di

    Atatrk fu un regime autoritario di massa e modernizzante molto simile, fatte

    le debite differenze connesse con la diversa matrice culturale, al fascismo

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    italiano.

    6) evidente nellescatologia sabbattiana la luciferina scimmiottatura di

    quella cristiana.

    7) Un caso simile a quello di Sabbattai Zevi stato quello di un altro pseudo-

    messia ebreo-polacco, Jacob Frank, che nel XVIII secolo infiamm la

    diaspora ebraica europea e che, con giustificazioni simili a quelle sabbattiane,

    dissimul la conversione al cattolicesimo.

    8 ) Il genocidio armeno ancora oggi oggetto di polemica dal momento che la

    Turchia non vuole riconoscerne la responsabilit storica e tenta di declassarlo

    a mero massacro. Bisogna, incidentalmente, notare che in questo tentativo gli

    storici turchi negazionisti del genocidio armeno, che non rischiamo a quanto

    pare alcuna galera, hanno come principali alleati gli storici israeliani sempre

    in prima fila quando si tratta di condannare un altro genere di negazionismo.Emblematica, in proposito, la tesi dello storico israelita Guenter Lewy per il

    quale lo sterminio degli armeni non sarebbe un genocidio perch, a suo dire,

    sarebbe mancata la volont preparatoria, la programmazione, come

    dimostrerebbe lassenza di un piano sistematico di eliminazione

    paragonabile, a suo dire, a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei

    venticinque anni pi tardi. evidente il motivo per il quale uno storico

    israelita tenti di giustificare lingiustificabile: ammettere che prima di quello

    ebraico vi sia stato un altro genocidio significherebbe dover riconoscere nonsolo lo sterminio ebraico come unico nella storia a poter pretendere di essere

    classificato nel novero concettuale e giuridico di genocidio, ma anche che,

    pertanto, quello subto dagli ebrei non sia stato un evento senza paragoni e

    tale da dover assurgere ad un ruolo a-storico, metafisico, dogmatico,

    teologico. Ammettere che, al contrario, lo sterminio degli ebrei un evento

    storicamente non isolato n esclusivo o unico e che si aggiunge ai tanti che

    sono stati registrati, e potrebbero esserlo anche in futuro, esattamente quel

    che la storiografia di parte israeliana non intende accettare, con evidente

    spirito di partito che contraddice la stessa metodologia della ricerca storica. A

    Guenter Lewy ha replicato lo storico armeno Boghos Levon Zekiyan

    spiegando che la persecuzione degli armeni di Istanbul fu solo linizio e che lo

    stermino della popolazione armena si inscriveva perfettamente nel quadro del

    progetto panturco mirante alla creazione di una GrandeTurchiaetnicamente

    omogenea. Un progetto che, pertanto, non ammetteva sul territorio anatolico

    presenze allogene. Sicch affermare, come fa Lewy, che non vi fosse una

    programmazione preordinata al genocidio assolutamente risibile. Se

    continua Zekiyan agli armeni di Istanbul and meglio, limitandosi la

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    persecuzione agli arresti, fu soltanto perch nella capitale e nella altre citt

    erano presenti le delegazioni diplomatiche estere oltre ai giornalisti di tutto il

    mondo. In Anatolia, nelle campagne e nelle zone desertiche, invece le

    operazioni di sterminio avvenivano al sicuro da sguardi indiscreti. Va, infine,

    notato, da parte nostra, che il ricorso alla legge penale per risolvere questioni

    storiche, cercando di intimidire la libera ricerca storica, rischia di produrre

    anche nel caso del genocidio armeno risultati esilaranti: attualmente in

    Francia reato penale negare il genocidio armeno mentre in Turchia lo

    laffermarlo. Ora, quando questultima entrer nellUnione Europea, sulla

    base del mandato di arresto internazionale, potremmo avere lincredibile

    situazione per la quale un procuratore francese potrebbe chiedere

    lestradizione di uno storico turco che negasse il genocidio armeno laddove un

    procuratore turco potrebbe chiedere lestradizione di uno storico francese cheinvece affermasse quel genocidio. Ora, come evidente, quando si gioca con

    la libert della ricerca storica si fa solo repressione intellettuale illiberale, si

    creano vittime e si smontano in concreto le pretese di civilt giuridica

    avanzate da oltre due secoli dal liberalismo occidentale.

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