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5/6/2018 L'Ignoranza Dei Muti Ciarlieri - slidepdf.com
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Ho letto questa frase, quale incipit di presentazione di un "gruppo" di ispirazione atea
formatosi su un notissimo social network, attribuita a Margherita Hack, non sono certo
sia sua, comunque prendo per buono quanto divulgato in quella sede, dove si afferma
anche: “Se i credenti conoscessero la Religione (si parla chiaramente di quella
Cristiano-Cattolica ), smetterebbero di essere credenti”.
Nel leggere tali affermazioni, mi sono reso conto che ciò che affligge questo genere di
persone, gli atei (atheos = senza Dio ), è proprio quell’ignoranza, cioè la non conoscenza,
della Religione che sostengono essere, invece, dei credenti (se i credenti conoscessero la
religione …), ignoranza che, secondo loro, impedisce ai credenti di liberarsi dal credere in
Dio (…smetterebbero di essere credenti ) per credere in se stessi, come fanno loro.
Questa degli atei è, a mio avviso, l’ ignoranza richiamata da San Pietro nella sua prima
Lettera Apostolica quale monito, agli ebrei convertiti al Cristianesimo, a non tornare sui
loro passi: “…quando eravate nell’ignoranza..”, Lettera che è parte della nostra, di noi
Cristiano-Cattolici, Sacra Scrittura ed è quel tipo di ignoranza che impedisce di vedere,
che rende ciechi, che chiude il cuore.
Per chi crede, è esattamente il contrario, di quanto affermato da quel "gruppo" ateo, più
si avanza nel cammino di conoscenza della Religione più si è consapevoli della fede, che è
propria del singolo individuo, mentre la Religione è un bene comune.
La conoscenza della Religione è un aiuto, con i Sacramenti e la preghiera, per conservare
la fede che è, comunque, un dono di Grazia sempre disponibile per quelli che la cercano
con cuore sincero, ma non raggiungibile con la sola speculazione intellettuale o con la
pedissequa sequela, fine a se stessa, di regole religiose.
"noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza
per un principio morale, non perchè ci aspettiamo
un ricompensa in Paradiso" (Margherita Hack)
Usando una similitudine poco ortodossa, possiamo dire
che: la religione Cristiano-Cattolica è la “lampadina”, la
fede è “l’elettricità”, la Grazia di Dio è “il dito” che spinge
l’interruttore e permette alla lampadina-Religione di
accendersi, in forza dell’elettricità-Fede, per illuminare la
mente dell’uomo.
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Vorrei sgombrare il campo anche da un altro grossolano errore: non è la ricompensa del
Paradiso che spinge il credente a cercare di essere moralmente retto nel proprio
comportamento, questa è una visione semplicistica, della Religione Cristiano-Cattolica e
della fede.
Inoltre, nella Religione Cattolica, che questo incontro mi ha spinto a conoscere e
approfondire, ho anche trovato risposte convincenti ai perché della vita che nessun
essere umano e tantomeno la scienza, mi aveva saputo dare nei quarantanove anni divita che hanno preceduto questo incontro.
Forse, è meglio dire: …tentare di seguire, perché le cadute, i peccati, sono parte
integrante e imprescindibile di questo cammino di conversione e nessuno è esente da
questi “stop & go”.
Piccola divagazione a proposito del peccato: ho letto recentemente una frase di Oscar
Wilde, convertito alla Chiesa Cattolica da quell’Anglicana, che disse: “…la Chiesa
Cattolica è per i peccatori, mentre per le persone perbene c’è la Chiesa Anglicana..”;
sorvolando sulla caustica ironia circa l’ipocrisia del perbenismo anglosassone, questa
frase contiene una grandissima verità: nessun credente Cattolico si può considerareperfetto, esente dal peccato, la conversione, il cammino di conversione ovvero convergere
verso, cioè tornare a Dio, dura tutta la vita.
La scienza mi spiega come nasco, ma non perché nasco, mi
spiega come muoio, ma non perché muoio, mi spiega quale è il
motivo, fisico o psicologico, per cui soffro, ma non mi dà una
ragione di questa sofferenza, mi spiega che devo lavorare per
vivere, ma non spiega perché tutto il nostro affannarci e
faticare, finirà in nulla, in polvere, anche per i più ricchi e
potenti.
La Religione Cristiana è basata, è bene ricordarlo,
sull’insegnamento che proviene dalla Sacra Scrittura, cioè la
Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento), e in particolare dalla
Parola di Gesù, il Verbo fatto carne, che attraverso i Vangeli
(Nuovo Testamento) è arrivata sino a noi.
La Sacra Scrittura, cioè la Parola di Dio, risponde ai perché
esistenziali in modo esauriente e convincente e quando queste
risposte penetrano nel tuo cuore e illuminano la tua mente, non
puoi fare a meno di seguire, ciò che questa Parola t’indica quale
cammino morale.
Io sono credente perché ho incontrato Gesù, l’ho incontratopersonalmente nel mio cuore e questo incontro, che non ha nulla a
che vedere con l’emozione mistico-religiosa che tanti cercano convinti
sia quella la fede, mi ha cambiato la vita, anzi ha cambiato me più
che la mia vita, perché ho raggiunto la certezza di non essere mai
solo in nessun frangente di questo pellegrinaggio, viaggio, terreno.
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Dirò di più, se può consolare la Professoressa Hack, nessuno, in questa vita, può essere
sicuro di andare in Paradiso, infatti, come ha scritto il Cardinal Martini recentemente:
”…è in punto di morte che ci sarà chiesto il più importante atto di fede…” , tutto ciò che
hai fatto prima ha valore solo se in quel momento, un istante prima della morte, sarai
capace di confermare la tua fede: l’atto di perseveranza finale.
L’esatto contrario dell’immagine, che si tende a affibbiare a chi frequenta la Chiesa e
segue l’insegnamento della Religione Cattolica e della dottrina della Chiesa; quest’ultima,
la dottrina della Chiesa, è bene sottolinearlo, è il manuale d’uso della nostra Religione e
se non la conosci rischi di mandare in “tilt” tutto e qui mi riferisco in particolare ai
Cattolici “fai da te” che aggiustano il Magistero della Chiesa alle loro esigenze.
Io personalmente vado, con gioia, a Messa tutti i giorni e cerco in queste occasioni, come
nella preghiera quotidiana, di rinnovare quell’incontro con Gesù, nel mio cuore, che mi
ha radicalmente cambiato, qualche volta ci riesco, qualche volta no, l’importante, però, è
cercare il Signore con cuore sincero.
La visione da superenalotto della Religione, cioè che si crede in funzione della
ricompensa finale, del premio, è tipica di chi non ha minimamente idea di cosa è la
Religione Cristiano-Cattolica e, mi dispiace dirlo, neanche si premura di approfondire
l’argomento ed è esattamente questa, sempre secondo me, l’ignoranza di cui parla San
Pietro.
Voglio, a questo punto, rassicurare tutti, non sono un
bigotto, non ho una visione chiusa o parzializzata della vita
e penso di avere una cultura abbastanza ampia e, in alcuni
casi, approfondita da sostanziose letture; sono sempre
stato curioso, chi mi conosce lo sa, disponibile alle novità,
anche le più stravaganti, non ho mai detto no a priori a
nuove esperienze.
Ho vissuto e viaggiato molto, anche in paesi dovesolitamente non si va per turismo, ed ho conosciuto
moltissima gente, ho sempre cercato di capire il punto di
vista dell’altro, insomma posso definirmi un uomo
moderno e aperto.
Gv. 1, 5
E’ l’ignoranza del cuore più che della mente,
quella che impedisce di aprirsi a una vera
conoscenza, insomma è la cecità, l’oscurità,
la tenebra, richiamata nel prologo del
Vangelo di Giovanni: “..la Luce splende nelle
tenebre, ma le tenebre non l’hanno
accolta…”.
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La Professoressa Hack e gli atei, credono di poter vivere seguendo un principio morale
proprio, nella sostanza credono in se stessi nel proprio io, questo credo, pur se
condivisibile nella teoria, è indubbio infatti che un sano principio morale sia fondamento
e garanzia di una società migliore, si dimostra pura utopia se applicato alla natura
umana.
La storia ha sancito, senza appello, come i principi morali puramente umani si sono
sempre traviati e dissolti come neve al sole, sotto le inclinazioni negative dell’uomo,
prima tra tutte quella derivante dall’orgoglio del suo io.
I principi morali, quando sono lasciati alla sensibilità del singolo, sono soggetti alle
specifiche caratteristiche, necessità e tendenze, di quel singolo individuo, ed essendo
ognuno di noi diverso dall’altro, come moltissime altre cose in natura, (es.: i fiocchi di
neve che non sono mai uguali tra loro ), è evidente che il mio principio morale non sarà
mai identico al tuo, che ora stai leggendo, forse è diverso solo nelle sfumature, ma
comunque diverso e quindi siamo destinati a entrare in conflitto.
Possiamo convivere senza scontrarci, ognuno con il proprio principio morale, solo fino a
quando la mia libertà o meglio quello che considero il mio ambito di libertà, non viene
influenzato negativamente dal tuo comportamento, figlio del tuo principio morale.
Attenzione ho utilizzato, appositamente, il termine influenzato per mitigare quella che si
trasforma sempre in coercizione della mia libertà per soddisfare la tua di libertà o
viceversa, e sfocia, quindi, nella contrapposizione.
A tal proposito voglio ricordare che le liti condominiali rappresentano la maggioranza
assoluta del totale di tutti i procedimenti giacenti nei nostri Tribunali, non riusciamo ad
andare d’accordo con il nostro vicino, figurarsi con chi è lontano.
L’orgoglio: “…io, prima di tutto e di tutti!”,
proprio di ogni essere umano, è talmente
radicato nella nostra anima, scusate volevo dire
nella nostra coscienza, per gli atei l ’anima non
esiste, da rendere impossibile, ed è sempre la
storia che lo dimostra ampiamente, definire un
comune principio morale che permetta di
sradicare definitivamente dal mondo i
comportamenti negativi e aggressivi.
Usando un’altra similitudine, questa volta
iperbolica, è come chiedere a un ladro di
dettare le regole, i principi, per evitare i furti o
permettere a un pedofilo di aprire un asilo
infantile.
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cercato di imporre un unico denominatore comportamentale, ma quando questo comune
denominatore è concepito dall’uomo, diventa sempre dittatura: decide uno per tutti ed
entra in conflitto con gli altri, sempre perché siamo tutti diversi, ognuno unico nella
propria unicità, scusate il banale gioco di parole.
La necessità di un assoluto comune a tutti, cioè di qualcuno che mi guida e guida tutti,
si trasforma, per il credente Cattolico, con la fede e la conoscenza della Religione, nellacertezza interiore, che non è stato un altro uomo che mi ha indicato come vivere, ma è
stato Dio, ovvero “il tutto in tutti”, come dice San Paolo, cioè l’unico possibile comune
denominatore per tutta l’umanità.
L’alternativa al totalitarismo, cioè,
la Democrazia, si sta rivelando il
mezzo per il governo di molti, da
parte di pochi, sempre gli stessi,
diciamo una dittatura
leggermente allargata; basta
guardare ciò che sta succedendo
nel nostro paese, dove esiste
ormai una Democrazia
“capitalista”, a beneficio di alcuni,
pochi, e dove la proposta
alternativa è una Democrazia
“social-capitalista”, a beneficio di
pochi altri, insomma, come si
dice: “…se non è zuppa e pan
bagnato!”.
L’alternativa, potrebbe essere, trasformare il principio
morale ateo in “religione atea”, regola comune per tutti, ed
ecco allora che si ripresenta l’innata necessita dell’uomo di
un assoluto superiore, un comune bene che sia guida per la
vita di tutti gli uomini.
Ricordo, però, che in passato, tipetti del calibro di Hitler e
Stalin, con la loro “religione atea” basata su principi morali
umani comuni per tutti: arianesimo e comunismo, hanno
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Un Dio che è venuto di persona a dirci qual è il principio morale da seguire, se vogliamo
vivere in questo mondo senza sbranarci a vicenda e la migliore prova che è veramente
Dio, che ci ha comunicato direttamente queste cose, viene dal fatto che, a differenza di
Hitler e Stalin siamo liberi di dire no, senza rischiare la deportazione ad Auschwitz o in
Siberia, o l’esclusione da privilegi clientelari elargiti solo agli amici degli amici, come
avviene, da sempre, nel nostro sistema democratico.
Concludo con una domanda, articolata e volutamente provocatoria e con una citazione:
Quale è il principio morale ateo in base al quale nel 2009 sono stati praticati, in
Italia, oltre 120.000 aborti terapeutici, dei quali più della metà da donne con il
lavoro, cioè occupate? parliamo, dunque, dell’eliminazione di quello che viene
considerato un “problema”, in base ai “principi” che guidano la nostra società:
carriera, affermazione, indipendenza della donna, pari opportunità, ecc., ecc., e
non, come vogliono, invece, farci credere i promotori di questa “macelleria”, di una
scelta legata a problemi economici della gestante;
Se l’embrione prima dei tre mesi, non è una vita, perché, non ha ancora il cervello
o altre parti del corpo completamente formate, e, pertanto, può essere eliminato
senza problemi morali, come mai tu che leggi sei quello che il tuo DNA aveva
stabilito sin dalla prima divisone cellulare seguita alla fecondazione dell’ovulo e
all’unione del DNA dei tuoi genitori? è bene precisare che questo avviene sia nella
fecondazione naturale, con l’atto sessuale, sia in quella artificiale, escluse
eventuali manipolazioni che non hanno, però, nulla a che vedere con la vita, è solo
tecnica.
Dio non ci ha imposto un bel niente, ci ha solo
suggerito come comportarci e lo suggerisce,
continuamente, ad ognuno di noi, lasciando
alla nostra “unicità”, alla nostra libertà, la
decisione se aderire o meno a questo
suggerimento.
Potrebbe imporci qualsiasi cosa se Dio
ragionasse come noi uomini, è l’ Onnipotente,ma Lui è Amore e il libero arbitrio è la prova
che Lui vuole solo il nostro amore, il nostro
“si” e non la nostra sottomissione, come si può
infatti costringere qualcuno ad amare?
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Tu sei esattamente quello che era scritto in quel DNA formatosi, nella prima cellula,
dall’accoppiamento dei DNA dei tuoi genitori e tale sei rimasto, e quel progetto è ancora
dentro di te ora, in tutte le tue cellule, esattamente come era in quella prima cellula, con
il progetto del tuo cervello, delle tue gambe, dei tuoi occhi e questo è la scienza che lo
dice, non la Religione o gli stolti e ignoranti, credenti.
…e con una citazione da Sant’Agostino, che vi prego di leggere attentamente:
«…remotissimo e presentissimo, stabile e inafferrabile, immutabile che tutto muti,
mai nuovo mai decrepito, sempre attivo sempre quieto, che raccogli senza bisogno,
che cerchi mentre nulla ti manca, ami ma senza smaniare, sei geloso e tranquillo,
ti penti ma senza soffrire, ti adiri e sei calmo, muti le opere ma non il disegno,
ricuperi quanto trovi e mai perdesti, mai indigente, godi dei guadagni, mai avaro,
esigi gli interessi, ti si presta per averti debitore, ma chi ha qualcosa, che non sia
tua? Paghi i debiti senza dovere a nessuno, li condoni senza perdere nulla, che
dice mai chi parla di te? Eppure sventurati coloro che tacciono di te perché sono
muti ciarlieri»
feto di otto settimane
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chi ne parla è sempre in difetto (…che dice mai chi parla di te?..) perché Dio è
indescrivibile e non potrà mai essere descritto, ne compreso, dall’uomo in virtù dei
suoi sensi, va oltre l’umana capacità, per questo è necessaria la fede, anche se
alcuni, come Sant’Agostino o Dante: “…l’Amor che move il sole e l’altre stelle”,
sono andati molto vicino a questa comprensione e descrizione;
mentre chi non ne parla, chi non ha Dio nel cuore è un: “muto ciarliero”, cioè
colui che parla senza dire nulla, che vive di questo nulla, nella sua ignoranza.
Questa serie di ossimori sono lo
stupefacente tentativo di descrivere
Dio, (perfettamente riuscito, a mio
avviso) scritto da Sant’Agostino, il
quale, per poter dipingere con le
parole “l’assoluto infinito”, ha preso
gli opposti di ogni cosa, come
nell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo
libro della nostra Sacra Scrittura,
dove il Signore si definisce l’Alfa e
l’Omega, il Principio e la Fine,
insomma il Tutto, in tutti e in tutto.
Il “dipinto”, tratteggiato a parole, si
chiude con l’efficace descrizione di chi
parla di Dio e di chi non ne parla,
cioè di chi cerca con il cuore il
Signore e di chi no, dei credenti e
degli atei, di chi è alla ricerca di Dio
e di chi rifiuta Dio: