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 Ho letto questa frase, quale incipit di presentazione di un "gruppo" di ispirazione atea formatosi su un notissimo social network, attribuita a Margherita Hack, non sono certo sia sua, comunque prendo per buono quanto divulgato in quella sede, dove si afferma anche: “Se i credenti conoscessero la Religione  (si parla chiaramente di quella Cristiano-Cattolica ), smetterebbero di essere credenti” . Nel leggere tali affermazioni, mi sono reso conto che ciò che affligge questo genere di persone, gli atei ( atheos = senza Dio ), è proprio quell’ignoranza, cioè la non conoscenza, della Religione che sostengono essere, invece, dei credenti (se i credenti conoscessero la religione ), ignoranza che, secondo loro, impedisce ai credenti di liberarsi dal credere in Dio (…smetterebbero di essere credenti ) per credere in se stessi, come fanno loro. Questa degli atei è, a mio avviso, l ignoranza richiamata da San Pietro nella sua prima Lettera Apostolica quale monito, agli ebrei convertiti al Cristianesimo, a non tornare sui loro passi: “…quando eravate nell’ignoranza..” , Lettera che è parte della nostra, di noi Cristiano-Cattolici, Sacra Scrittura ed è quel tipo di ignoranza che impedisce di vedere, che rende ciechi, che chiude il cuore. Per chi crede, è esattamente il contrario, di quanto affermato da quel "gruppo" ateo, più si avanza nel cammino di conoscenza della Religione più si è consapevoli della fede, che è propria del singolo individuo, mentre la Religione è un bene c omune. La conoscenza della Religione è un aiuto, con i Sacramenti e la preghiera, per conservare la fede che è, comunque, un dono di Grazia sempre disponibile per quelli che la cercano con cuore sincero, ma non raggiungibile con la sola speculazione intellettuale o con la pedissequa sequela, fine a se stessa, di regole religiose. "noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza  per un principio morale, non perchè ci aspettiamo un ricompensa in Paradiso" (Margherita Hack)  Usando una similitudine poco ortodossa, possiamo dire che: la religione Cristiano-Cattolica è la “lampadina”, la fede è “l’elettricità”, la Grazia di Dio è “il dito” che spinge l’interruttore e permette alla lampadina-Religione di accendersi, in forza dell’elettricità-Fede, per illuminare la mente dell’uomo. 

L'Ignoranza Dei Muti Ciarlieri

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Ho letto questa frase, quale incipit di presentazione di un "gruppo" di ispirazione atea

formatosi su un notissimo social network, attribuita a Margherita Hack, non sono certo

sia sua, comunque prendo per buono quanto divulgato in quella sede, dove si afferma

anche: “Se i credenti conoscessero la Religione (si parla chiaramente di quella 

Cristiano-Cattolica ), smetterebbero di essere credenti”. 

Nel leggere tali affermazioni, mi sono reso conto che ciò che affligge questo genere di

persone, gli atei (atheos = senza Dio ), è proprio quell’ignoranza, cioè la non conoscenza,

della Religione che sostengono essere, invece, dei credenti (se i credenti conoscessero la 

religione …), ignoranza che, secondo loro, impedisce ai credenti di liberarsi dal credere in

Dio (…smetterebbero di essere credenti ) per credere in se stessi, come fanno loro.

Questa degli atei è, a mio avviso, l’ ignoranza richiamata da San Pietro nella sua prima

Lettera Apostolica quale monito, agli ebrei convertiti al Cristianesimo, a non tornare sui

loro passi: “…quando eravate nell’ignoranza..”, Lettera che è parte della nostra, di noi

Cristiano-Cattolici, Sacra Scrittura ed è quel tipo di ignoranza che impedisce di vedere,

che rende ciechi, che chiude il cuore.

Per chi crede, è esattamente il contrario, di quanto affermato da quel "gruppo" ateo, più

si avanza nel cammino di conoscenza della Religione più si è consapevoli della fede, che è

propria del singolo individuo, mentre la Religione è un bene comune.

La conoscenza della Religione è un aiuto, con i Sacramenti e la preghiera, per conservare

la fede che è, comunque, un dono di Grazia sempre disponibile per quelli che la cercano

con cuore sincero, ma non raggiungibile con la sola speculazione intellettuale o con la

pedissequa sequela, fine a se stessa, di regole religiose.

"noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza 

  per un principio morale, non perchè ci aspettiamo 

un ricompensa in Paradiso" (Margherita Hack)  

Usando una similitudine poco ortodossa, possiamo dire

che: la religione Cristiano-Cattolica è la “lampadina”, la

fede è “l’elettricità”, la Grazia di Dio è “il dito” che spinge

l’interruttore e permette alla lampadina-Religione di

accendersi, in forza dell’elettricità-Fede, per illuminare la

mente dell’uomo. 

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Vorrei sgombrare il campo anche da un altro grossolano errore: non è la ricompensa del

Paradiso che spinge il credente a cercare di essere moralmente retto nel proprio

comportamento, questa è una visione semplicistica, della Religione Cristiano-Cattolica e

della fede.

Inoltre, nella Religione Cattolica, che questo incontro mi ha spinto a conoscere e

approfondire, ho anche trovato risposte convincenti ai perché della vita che nessun

essere umano e tantomeno la scienza, mi aveva saputo dare nei quarantanove anni divita che hanno preceduto questo incontro.

Forse, è meglio dire: …tentare di seguire, perché le cadute, i peccati, sono parte

integrante e imprescindibile di questo cammino di conversione e nessuno è esente da

questi “stop & go”. 

Piccola divagazione a proposito del peccato: ho letto recentemente una frase di Oscar

Wilde, convertito alla Chiesa Cattolica da quell’Anglicana, che disse: “…la Chiesa

Cattolica è per i peccatori, mentre per le persone perbene c’è la Chiesa Anglicana..”;

sorvolando sulla caustica ironia circa l’ipocrisia del perbenismo anglosassone, questa

frase contiene una grandissima verità: nessun credente Cattolico si può considerareperfetto, esente dal peccato, la conversione, il cammino di conversione ovvero convergere

verso, cioè tornare a Dio, dura tutta la vita.

La scienza mi spiega come nasco, ma non perché nasco, mi

spiega come muoio, ma non perché muoio, mi spiega quale è il

motivo, fisico o psicologico, per cui soffro, ma non mi dà una

ragione di questa sofferenza, mi spiega che devo lavorare per

vivere, ma non spiega perché tutto il nostro affannarci e

faticare, finirà in nulla, in polvere, anche per i più ricchi e

potenti.

La Religione Cristiana è basata, è bene ricordarlo,

sull’insegnamento che proviene dalla Sacra Scrittura, cioè la

Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento), e in particolare dalla

Parola di Gesù, il Verbo fatto carne, che attraverso i Vangeli

(Nuovo Testamento) è arrivata sino a noi.

La Sacra Scrittura, cioè la Parola di Dio, risponde ai perché

esistenziali in modo esauriente e convincente e quando queste

risposte penetrano nel tuo cuore e illuminano la tua mente, non

puoi fare a meno di seguire, ciò che questa Parola t’indica quale

cammino morale. 

Io sono credente perché ho incontrato Gesù, l’ho incontratopersonalmente nel mio cuore e questo incontro, che non ha nulla a

che vedere con l’emozione mistico-religiosa che tanti cercano convinti

sia quella la fede, mi ha cambiato la vita, anzi ha cambiato me più

che la mia vita, perché ho raggiunto la certezza di non essere mai

solo in nessun frangente di questo pellegrinaggio, viaggio, terreno.

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Dirò di più, se può consolare la Professoressa Hack, nessuno, in questa vita, può essere

sicuro di andare in Paradiso, infatti, come ha scritto il Cardinal Martini recentemente:

”…è in punto di morte che ci sarà chiesto il più importante atto di fede…” , tutto ciò che

hai fatto prima ha valore solo se in quel momento, un istante prima della morte, sarai

capace di confermare la tua fede: l’atto di perseveranza finale. 

L’esatto  contrario dell’immagine, che si tende a affibbiare a chi frequenta la Chiesa e

segue l’insegnamento della Religione Cattolica e della dottrina della Chiesa; quest’ultima,

la dottrina della Chiesa, è bene sottolinearlo, è il manuale d’uso della nostra Religione e

se non la conosci rischi di mandare in “tilt” tutto e qui mi riferisco in particolare ai

Cattolici “fai da te” che aggiustano il Magistero della Chiesa alle loro esigenze.

Io personalmente vado, con gioia, a Messa tutti i giorni e cerco in queste occasioni, come

nella preghiera quotidiana, di rinnovare quell’incontro con Gesù, nel mio cuore, che mi

ha radicalmente cambiato, qualche volta ci riesco, qualche volta no, l’importante, però, è

cercare il Signore con cuore sincero.

La visione da superenalotto della Religione, cioè che si crede in funzione della

ricompensa finale, del premio, è tipica di chi non ha minimamente idea di cosa è la

Religione Cristiano-Cattolica e, mi dispiace dirlo, neanche si premura di approfondire

l’argomento ed è esattamente questa, sempre secondo me, l’ignoranza di cui parla San

Pietro.

Voglio, a questo punto, rassicurare tutti, non sono un

bigotto, non ho una visione chiusa o parzializzata della vita

e penso di avere una cultura abbastanza ampia e, in alcuni

casi, approfondita da sostanziose letture; sono sempre

stato curioso, chi mi conosce lo sa, disponibile alle novità,

anche le più stravaganti, non ho mai detto no a priori a

nuove esperienze.

Ho vissuto e viaggiato molto, anche in paesi dovesolitamente non si va per turismo, ed ho conosciuto

moltissima gente, ho sempre cercato di capire il punto di

vista dell’altro, insomma posso definirmi un uomo

moderno e aperto. 

Gv. 1, 5

E’ l’ignoranza del cuore più che della mente,

quella che impedisce di aprirsi a una vera

conoscenza, insomma è la cecità, l’oscurità,

la tenebra, richiamata nel prologo del

Vangelo di Giovanni: “..la Luce splende nelle

tenebre, ma le tenebre non l’hanno

accolta…”. 

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La Professoressa Hack e gli atei, credono di poter vivere seguendo un principio morale

proprio, nella sostanza credono in se stessi nel proprio io, questo credo, pur se

condivisibile nella teoria, è indubbio infatti che un sano principio morale sia fondamento

e garanzia di una società migliore, si dimostra pura utopia se applicato alla natura

umana.

La storia ha sancito, senza appello, come i principi morali puramente umani si sono

sempre traviati e dissolti come neve al sole, sotto le inclinazioni negative dell’uomo,

prima tra tutte quella derivante dall’orgoglio del suo io.

I principi morali, quando sono lasciati alla sensibilità del singolo, sono soggetti alle

specifiche caratteristiche, necessità e tendenze, di quel singolo individuo, ed essendo

ognuno di noi diverso dall’altro, come moltissime altre cose in natura, (es.: i fiocchi di 

neve che non sono mai uguali tra loro ), è evidente che il mio principio morale non sarà

mai identico al tuo, che ora stai leggendo, forse è diverso solo nelle sfumature, ma

comunque diverso e quindi siamo destinati a entrare in conflitto.

Possiamo convivere senza scontrarci, ognuno con il proprio principio morale, solo fino a

quando la mia libertà o meglio quello che considero il mio ambito di libertà, non viene

influenzato negativamente dal tuo comportamento, figlio del tuo principio morale.

Attenzione ho utilizzato, appositamente, il termine influenzato per mitigare quella che si

trasforma sempre in coercizione della mia libertà per soddisfare la tua di libertà o

viceversa, e sfocia, quindi, nella contrapposizione.

A tal proposito voglio ricordare che le liti condominiali rappresentano la maggioranza

assoluta del totale di tutti i procedimenti giacenti nei nostri Tribunali, non riusciamo ad

andare d’accordo con il nostro vicino, figurarsi con chi è lontano.

L’orgoglio: “…io, prima di tutto e di tutti!”,

proprio di ogni essere umano, è talmente

radicato nella nostra anima, scusate volevo dire

nella nostra coscienza, per gli atei l ’anima non

esiste, da rendere impossibile, ed è sempre la

storia che lo dimostra ampiamente, definire un

comune principio morale che permetta di

sradicare definitivamente dal mondo i

comportamenti negativi e aggressivi.

Usando un’altra similitudine, questa volta

iperbolica, è come chiedere a un ladro di

dettare le regole, i principi, per evitare i furti o

permettere a un pedofilo di aprire un asilo

infantile.

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 cercato di imporre un unico denominatore comportamentale, ma quando questo comune

denominatore è concepito dall’uomo, diventa sempre dittatura: decide uno per tutti ed

entra in conflitto con gli altri, sempre perché siamo tutti diversi, ognuno unico nella

propria unicità, scusate il banale gioco di parole.

La necessità di un assoluto comune a tutti, cioè di qualcuno che mi guida e guida tutti,

si trasforma, per il credente Cattolico, con la fede e la conoscenza della Religione, nellacertezza interiore, che non è stato un altro uomo che mi ha indicato come vivere, ma è

stato Dio, ovvero “il tutto in tutti”, come dice San Paolo, cioè l’unico possibile comune

denominatore per tutta l’umanità. 

L’alternativa al totalitarismo, cioè,

la Democrazia, si sta rivelando il

mezzo per il governo di molti, da

parte di pochi, sempre gli stessi,

diciamo una dittatura

leggermente allargata; basta

guardare ciò che sta succedendo

nel nostro paese, dove esiste

ormai una Democrazia

“capitalista”, a beneficio di alcuni,

pochi, e dove la proposta

alternativa è una Democrazia

“social-capitalista”, a beneficio di

pochi altri, insomma, come si

dice: “…se non è zuppa e pan

bagnato!”. 

L’alternativa, potrebbe essere, trasformare il principio

morale ateo in “religione atea”, regola comune per tutti, ed

ecco allora che si ripresenta l’innata necessita dell’uomo di

un assoluto superiore, un comune bene che sia guida per la

vita di tutti gli uomini.

Ricordo, però, che in passato, tipetti del calibro di Hitler e

Stalin, con la loro “religione atea” basata su principi morali 

umani comuni per tutti: arianesimo e comunismo, hanno  

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Un Dio che è venuto di persona a dirci qual è il principio morale da seguire, se vogliamo

vivere in questo mondo senza sbranarci a vicenda e la migliore prova che è veramente

Dio, che ci ha comunicato direttamente queste cose, viene dal fatto che, a differenza di

Hitler e Stalin siamo liberi di dire no, senza rischiare la deportazione ad Auschwitz o in

Siberia, o l’esclusione da privilegi clientelari elargiti solo agli amici degli amici, come

avviene, da sempre, nel nostro sistema democratico.

Concludo con una domanda, articolata e volutamente provocatoria e con una citazione:

  Quale è il principio morale ateo in base al quale nel 2009 sono stati praticati, in

Italia, oltre 120.000 aborti terapeutici, dei quali più della metà da donne con il

lavoro, cioè occupate? parliamo, dunque, dell’eliminazione di quello che viene

considerato un “problema”, in base ai “principi” che guidano la nostra società:

carriera, affermazione, indipendenza della donna, pari opportunità, ecc., ecc., e

non, come vogliono, invece, farci credere i promotori di questa “macelleria”, di una

scelta legata a problemi economici della gestante;

  Se l’embrione prima dei tre mesi, non è una vita, perché, non ha ancora il cervello

o altre parti del corpo completamente formate, e, pertanto, può essere eliminato

senza problemi morali, come mai tu che leggi sei quello che il tuo DNA aveva

stabilito sin dalla prima divisone cellulare seguita alla fecondazione dell’ovulo e

all’unione del DNA dei tuoi genitori? è bene precisare che questo avviene sia nella

fecondazione naturale, con l’atto sessuale, sia in quella artificiale, escluse

eventuali manipolazioni che non hanno, però, nulla a che vedere con la vita, è solo

tecnica.

Dio non ci ha imposto un bel niente, ci ha solo

suggerito come comportarci e lo suggerisce,

continuamente, ad ognuno di noi, lasciando

alla nostra “unicità”, alla nostra libertà, la

decisione se aderire o meno a questo

suggerimento.

Potrebbe imporci qualsiasi cosa se Dio

ragionasse come noi uomini, è l’ Onnipotente,ma Lui è Amore e il libero arbitrio è la prova

che Lui vuole solo il nostro amore, il nostro

“si” e non la nostra sottomissione, come si può

infatti costringere qualcuno ad amare? 

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  Tu sei esattamente quello che era scritto in quel DNA formatosi, nella prima cellula,

dall’accoppiamento dei DNA dei tuoi genitori e tale sei rimasto, e quel progetto è ancora

dentro di te ora, in tutte le tue cellule, esattamente come era in quella prima cellula, con

il progetto del tuo cervello, delle tue gambe, dei tuoi occhi e questo è la scienza che lo

dice, non la Religione o gli stolti e ignoranti, credenti.

…e con una citazione da Sant’Agostino, che vi prego di leggere attentamente: 

  «…remotissimo e presentissimo, stabile e inafferrabile, immutabile che tutto muti,

mai nuovo mai decrepito, sempre attivo sempre quieto, che raccogli senza bisogno,

che cerchi mentre nulla ti manca, ami ma senza smaniare, sei geloso e tranquillo,

ti penti ma senza soffrire, ti adiri e sei calmo, muti le opere ma non il disegno,

ricuperi quanto trovi e mai perdesti, mai indigente, godi dei guadagni, mai avaro,

esigi gli interessi, ti si presta per averti debitore, ma chi ha qualcosa, che non sia

tua? Paghi i debiti senza dovere a nessuno, li condoni senza perdere nulla, che

dice mai chi parla di te? Eppure sventurati coloro che tacciono di te perché sono

muti ciarlieri»

 feto di otto settimane

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  chi ne parla è sempre in difetto (…che dice mai chi parla di te?..) perché Dio è

indescrivibile e non potrà mai essere descritto, ne compreso, dall’uomo in virtù dei

suoi sensi, va oltre l’umana capacità, per questo è necessaria la fede, anche se

alcuni, come Sant’Agostino o Dante: “…l’Amor che move il sole e l’altre stelle”,

sono andati molto vicino a questa comprensione e descrizione;

  mentre chi non ne parla, chi non ha Dio nel cuore è un: “muto ciarliero”, cioè

colui che parla senza dire nulla, che vive di questo nulla, nella sua ignoranza.

Questa serie di ossimori sono lo

stupefacente tentativo di descrivere

Dio, (perfettamente riuscito, a mio

avviso) scritto da Sant’Agostino, il

quale, per poter dipingere con le

parole “l’assoluto infinito”, ha preso

gli opposti di ogni cosa, come

nell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo

libro della nostra Sacra Scrittura,

dove il Signore si definisce l’Alfa e

l’Omega, il Principio e la Fine,

insomma il Tutto, in tutti e in tutto.

Il “dipinto”, tratteggiato a parole, si

chiude con l’efficace descrizione di chi

parla di Dio e di chi non ne parla,

cioè di chi cerca con il cuore il

Signore e di chi no, dei credenti e

degli atei, di chi è alla ricerca di Dio

e di chi rifiuta Dio: