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missioni Missione è… Diminuire per far crescere l’altro Prezzo di copertina € 2,20 - giugno-luglio 2013 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012 Mondi Riemersi 2013 Messico protagonista a dossier Spazio alle famiglie nella XII edizione di Mondi Riemersi attualità P. Louis Lougen OMI incontra OMI e famiglia oblata a Cosenza fatti P. Dino Tessari OMI visita i seminari del sud Italia MISSIONI OMI RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA n. 06 GIUGNO-LUGLIO 2013

Missioni OMI 06/07_2013

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Rivista Missioni OMI giugno_luglio 2013

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missioniMissione è…Diminuire per far crescere l’altro

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Messico protagonista a

dossierSpazio alle famiglienella XII edizione di Mondi Riemersi

attualitàP. Louis Lougen OMI incontra OMI e famigliaoblata a Cosenza

fattiP. Dino Tessari OMI visita i seminaridel sud Italia

MISSIONIOMI

RIVISTAMENSILEDI ATTUALITÀ MISSIONARIA

n. 06 GIUGNO-LUGLIO 2013

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SOMMARIOTour de force, ricco di sorprese 06di Tonino Garro

I poveri al centro della Chiesa 10di Luigi Mariano Guzzo

Notizie in diretta 22 dal mondo oblatoa cura di Elio Filardo OMI

Mgc news 25

Radicalismo evangelicoper la missione 30di Dino Tessari OMI

America Latina, una Chiesa viva 34Agenzia Fides

Lettere al direttore 02

Storia di storie 13

Lettere dai missionari 37

Qui Uruguay, Qui Senegal 39

DOSSIER

14UNA FOTO

PERPENSARE

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attualità

news

fatti

missioni

MISSIONI OMIRivista mensile di attualitàAnno 20 n.6/7 giugno-luglio 2013

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

EDITOREProvincia d’Italia dei MissionariOblati di Maria ImmacolataVia Egiziaca a Pizzofalcone, 3080132 Napoli

REDAZIONEVia dei Prefetti, 3400186 Romatel. 06 6880 3436fax 06 6880 [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEPasquale Castrilli

REDAZIONESalvo D’Orto, Elio Filardo,Gianluca Rizzaro, Adriano Titone

COLLABORATORINino Bucca, Claudio Carleo, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris,Sergio Natoli, Luca Polello, Claudia Sarubbo, Giovanni Varuni

PROGETTO GRAFICOE REALIZZAZIONEElisabetta Delfini

STAMPATipolitografia AbilgraphRoma

FOTOGRAFIESi ringrazia Olycomwww.olycom.it

UFFICIO ABBONAMENTIVia dei Prefetti, 34 - 00186 Romatel 06 9408777 - Valentina [email protected]

Italia (annuale) 17 euroEstero (via aerea) 37 euroDi amicizia 35 euroSostenitore 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a:Missioni OMI - Rivistadei Missionari OMIvia Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stamparemaggio 2013Reg. trib. Roma n° 564/93Associata USPI e FESMI

www.missioniomi.itwww.facebook.com/missioniomi

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Al grido di “Que viva Mexico!” si è conclusa la dodicesima edi-zione di Mondi Riemersi, l’ormai storica manifestazione inter-culturale promossa dai Missionari Oblati di Maria Immacolata

nel territorio del Castelli romani, dedicata quest’anno al Paese dell’A-merica Latina. Cinque giorni trascorsi al ritmo della cucaracha che ha fatto ballare e cantare a squarciagola giovani e non arrivati alle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Rm) per prendere parte al fitto programma di appuntamenti alla scoperta del Messico e non solo. Dal 17 al 21 aprile, infatti, numerose possibilità di incontro e di approfondimento si sono av-vicendate per rispondere alla curiosità e agli interessi dei destinatari più diversi ed eterogenei.

di Angelica [email protected]

dossier

Un progetto lungo un anno che coinvolge centinaia di persone alle porte di Roma

Mondi Riemersi Messico OCCASIONI D’INCONTRO

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una foto per pensare

Il ricordoRapisce il pensier

o,strappa

un sorriso, ruba un po ' di tempo

al presente.

È il rifugio di un attimo dalle fatiche,

l'incanto di una certezza

che non abbandona.

Tra pensieri che si rincorrono come

onde gentili si riprende il cammino

custodendo nel cuore quell'istante

vissuto,imperniato di eterno.

foto Alessandro Milella, [email protected] Claudia Sarubbo, [email protected]

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In Messico la violenza sembra es-sere di casa. Omicidi, rapimenti e sparizioni sono eventi all’ordi-

ne del giorno. Secondo i dati dell’A-genda nazionale dei diritti umani, nel solo 2011 gli omicidi nel Paese sono stati 10961. E nel periodo che va dal 2005 al 2012 sono scomparse 48.300 persone e 48.750 sono stati gli omici-di violenti. Dati presentati dalla Com-missione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) lo scorso aprile.Per discutere sul presente e sul futuro della nazione i vescovi del Messico si sono riuniti, sempre nel mese di aprile, sul tema: Le sfide della Chiesa in Mes-sico in questi prossimi tre anni. Han-no chiesto alcune chiavi interpretative della situazione sociale ed economica della nazione a tre esperti: Luis Erne-sto Derbez Bautista, rettore dell’U-niversità de las Américas de Puebla (UDLAP); Luis F. Aguilar Villanue-va, direttore di ricerca delle politiche pubbliche e di governo dell’Università di Guadalajara (UDG), e María Luisa Aspe Armella, docente della Univer-sità Iberoamericana. Ne è emerso un quadro complesso e impegnativo per le istituzioni statali ed ecclesiali.Il Messico, naturalmente non è sola-mente questo. Ma una nazione viva, con una storia di conquiste ed eroi. Lo testimonia anche un saggio di Massi-mo De Giuseppe, pubblicato recen-temente per “Il Mulino” dal titolo La

rivoluzione messicana. Zapata, Pan-cho Villa, Madero, Carranza, furono solo alcuni dei protagonisti di quel momento storico definito da alcu-ni storici “la prima guerra civile del ‘900”. Ha presentato le bellezze artistiche e naturali del Messico, Mondi Riemer-si, il progetto che si svolge alle porte di Roma, che ha provato a far riemer-gere la verità e la bellezza di questa nazione insieme alle sue tradizioni musicali, gastronomiche e letterarie. Missioni OMI riserva il dossier di questo numero proprio al Messico e alla XII edizione di Mondi Riemersi che ogni anno propone, a chi vi parte-cipa, una visione completa e invertita di una nazione dove operano i Mis-sionari Oblati di Maria Immacolata. In questi anni hanno avuto spazio il Senegal, la Corea del Sud, il Venezue-la, l’Uruguay, Sri Lanka e altri Paesi. Mesi di preparazione in alcune scuo-le superiori del territorio, laboratori, ricerche, incontri istituzionali e con la comunità messicana in Italia, per tentare di incontrare la verità e la ric-chezza di questo popolo.Allargare i confini, condividere, apri-re gli orizzonti, incontrare i popo-li, sono valori alla base del progetto Mondi Riemersi. Un messaggio deci-samente controcorrente in un’epoca difficile che produce ripiegamenti e chiusure. n

editoriale

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MondiRiemersi 2013

Messico protagonista a

dossierSpazio alle famiglienella XII edizione di Mondi Riemersi

attualitàP. Louis Lougen OMI incontra OMI e famigliaoblata a Cosenza

fattiP. Dino Tessari OMI visita i seminaridel sud Italia

MISSIONIOMI

RIVISTAMENSILEDI ATTUALITÀ MISSIONARIA

n. 06 GIUGNO-LUGLIO 2013

La verità di un popolodi Pasquale Castrilli OMI

[email protected]

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lettereal direttore

Grazie p. Mario!Nel numero di novembre di Missioni OMI, ho letto con grande interesse la testimonianza di Miriam Lenzi. Ho trovato molto in comune, le sensazioni che ho provato io nel leggere il “Diario di un uomo felice”

di p. Mario Borzaga. Non è una semplice lettura, ma ci si immerge in quella realtà. Ti fa sentire così viva e presente la persona, perché è lui stesso che parla dell’intimità del suo cuore. A me ha dato tanto! Ho sentito affetto e

MISSIONIOMI

tenerezza, come se fosse uno di famiglia. Al punto che quando ho finito di leggere ho sentito la voglia di scrivere una lettera. Spero che il calore che mi ha dato sbirciando nella sua quotidianità, mi aiuti a vivere la mia. Riconoscendo, come lui, i miei limiti, ma forte nella fede certa dell’aiuto di Dio.

Luisa CuomoNapoli

Speranza italianaNel n. 11/2012 di Missioni OMI sono stata attratta dall’articolo di Andrea Cuminatto, dal titolo Speranza italiana. Una storia drammatica, una storia vera, se non erro, ambientata nel periodo post-bellico del Vietnam, nel 1975, quando i comunisti si insediarono al potere. Ricordo che io in quell’anno emisi i voti perpetui e qui in Italia si viveva bene, nella pace, nel benessere economico, nella serenità di professare la propria fede religiosa. E pensare che sullo stesso pianeta, tanti nostri fratelli pativano l’invivibile, a causa di un socialismo assurdo e disumano. Un regime terribile che era riuscito a far temere la delazione e il tradimento perfino dentro la famiglia, tra consanguinei, come

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confessa il protagonista, il quale temeva che il padre potesse denunciarlo. Fuggiti, depauperati di tutto su di un barcone, eccoli schiavi dei pirati della Malesia: uccisioni, abusi, sporcizia fino all’eccesso, fame fino ad indurli al cannibalismo. Altro che isole da sogno! Perché Speranza italiana? Perché fu una delegazione italiana a salvare quei poveri fratelli che, per disperazione, stavano conoscendo ogni abiezione.L’uomo quando si allontana da Dio giunge alle più efferate brutalità, perde il bene della ragione. Ancora risuona valida l’esortazione di Dante: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”

(Divina Commedia, Inferno, canto XXVI). Un invito alla preghiera perché l’uomo, creato ad immagine di Dio, venga dalla fede portato alla consapevolezza della sua grandezza e al rispetto della vita e del prossimo. Mi è caro ringraziarvi anche per l’inserto sul Diario di p. Mario Borzaga, che a me ha fatto tanto bene. Grazie, cari missionari OMI, per la vostra missione ad gentes.

Sr. Maria Teresa N., fsmp

Gli articoli su p. Mario Borzaga sono tra i più letti su Missioni OMI. La testimonianza semplice e forte allo stesso tempo, di questo giovane missionario Oblato di Maria Immacolata scomparso in Laos nel 1960 non cessa di colpire. Tante persone trovano in p. Mario un

amico, un compagno di viaggio, un intercessore. L’Associazione “Amici di p. Mario” di Trento, insieme alla sorella Lucia e a p. Angelo Pelis OMI, portano avanti da anni con tenacia il lavoro che un giorno porterà p. Mario agli altari. Sarebbe significativo che fosse proprio un papa venuto da lontano, come l’attuale, a proclamare l’eroicità delle virtù di Borzaga.

Consensi per Missioni OMIApprezzo moltissimo la rivista. Ormai è il mezzo che mi permette di avere un pò di comunione con la congregazione. Vi ammiro tutti, davvero!

Pasquale PasseggioSiena

In questo primo semestre dell’anno sono arrivati,

da alcuni lettori, messaggi di apprezzamento per la rivista. Uniti ai complimenti per la nuova impostazione grafica. Ringrazio quanti si sono fatti presenti, anche a nome della redazione. Cerchiamo di fare un prodotto gradevole, sia dal punto di vista dei contenuti che della presentazione. Con la redazione riflettiamo ogni mese sulle possibilità di mettere in pagina notizie significative del mondo oblato, della provincia mediterranea OMI e dell’impegno per l’evangelizzazione che vede protagonisti quanti vivono il carisma oblato da religiosi e da laici.

Il ricordo di RaffaellaNata da genitori credenti, Raffaella ha iniziato il suo percorso scolastico con le Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena, nell’istituto Santa Caterina di Aversa (Ce). E’ in questo istituto, dove si è formata la nostra comunità, che Raffaella ha conosciuto i Missionari Oblati di Maria Immacolata. Infatti, nel 1988, sia Raffaella che diversi suoi compagni di scuola, formarono uno dei gruppi di preadolescenti della comunità di Aversa, al quale venne dato il nome

Oblati italiani già missionari in Laos

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“la fiamma”. Fin da allora, Raffaella conquistava l’ammirazione di tutti per la sua dolcezza e sensibilità. Ciò che più colpiva era l’impegno nel mettere in pratica l’insegnamento di Gesù, nella forma semplice e adatta ai

ragazzi in cui gli educatori cercavano di trasmetterlo. E fu probabilmente questa testimonianza di Raffaella, che, estendendosi anche alla famiglia, convinse sua madre, la signora Giovanna, ad entrare a far parte della comunità.Crescendo, Raffaella ha condiviso il cammino dell’MGC, partecipando a tutte le iniziative locali e nazionali. Con il trascorrere degli anni, Raffaella è cresciuta insieme a tutte le sue non comuni qualità. Tra queste c’era naturalmente una notevole intelligenza che, attraverso gli studi l’ha portata a diventare uno stimato architetto. Nell’ultimo periodo aveva trovato lavoro negli uffici del comune di Verona, dove si era fatta apprezzare e ben volere da tutti i colleghi.Quando abbiamo appreso la notizia del suicidio proprio non volevamo crederci e abbiamo pensato che si

trattasse di un omicidio. Non riusciamo ancora oggi a capacitarci di quanto sia successo. Non conosciamo con precisione il motivo o il fattore scatenante che, almeno in teoria, avrebbe portato Raffaella a questo esito inimmaginabile. Quello che però non ci dà pace, e che non riusciamo a capire, è come sia stato possibile che una persona di così grande fede e ricchezza interiore, come era Raffaella, non abbia trovato in se stessa la forza per uscire da quella situazione. E, a questo proposito, appare davvero incredibile, e allo stesso tempo straziante, il particolare del rosario che, almeno secondo i primi resoconti, lei avrebbe avuto allora tra le mani. È molto probabile che Raffaella sia stata vittima di una situazione che ha sentito come troppo più grande di lei, senza neppure avere il tempo o

il modo di accennare una reazione. Inutile dire che il nostro dolore per il fatto di non avere più Raffaella tra noi è davvero lancinante, e non sarà mai alleviato. In virtù della nostra fede, noi crediamo che Raffaella ora è con Dio. Per questo motivo siamo convinti che, come accade per tutte le persone care, di Raffaella è scomparsa solo l’immagine fisica, mentre in spirito lei è ancora con noi, e crediamo che lo sia più concretamente che mai. Siamo sicuri che lei ci stia facendo maturare ancor di più spiritualmente, proprio come, fin da bambina, si impegnava fino in fondo a vivere la parola di Gesù. In comunità, preghiamo il più possibile per consentirle di avvicinarsi ancora di più a Dio e di poterci aiutare ancor di più..

Annamaria e GaetanoAversa

lettereal direttore

Sotto, una Giornata della famiglia oblata campana svoltasi ad Aversa. A fianco, la basilica di S. Andrea a Vercelli

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delegare a terzi le peculiari capacità di sostegno e cura dei membri al suo interno. “Vivere famiglia” nasce dal desiderio quanto mai vivo, di essere una realtà in cui le famiglie entrano in comunicazione, si sostengano reciprocamente, sono protagoniste consapevoli e appassionate del proprio cammino.Secondo il carisma di S. Eugenio, che ha accompagnato il nostro desiderio sin dall’inizio, nella quotidianità “Vivere famiglia” accoglie l’amicizia di tante famiglie, che spesso pensano, condividono, pregano in contesti di grande semplicità, con l’obiettivo proprio di ripartire dal salotto domestico. Parallelamente, il gruppo di amici dell’associazione, ha la possibilità di continuare un percorso di comunione con la disponibile presenza di p. Angelo Capuano OMI. Le famiglie dunque, si sono incontrate per serate sul tema del dialogo, del perdono, con un momento

di riflessione e preghiera. Questi appuntamenti rappresentano il momento della ricarica, dell’ascolto reciproco, dell’accompagnamento spirituale. Ogni momento ha permesso di fare luce su alcune dinamiche relazionali di coppia, che accolte e approfondite, permettono a ciascuno di noi di sentirsi pronto ad affrontare le fatiche, ma anche a cogliere le bellezze del progetto di famiglia cristiana che il Padre ha per noi.Nei prossimi mesi ci vedremo per alcuni momenti di preghiera e convivialità, affinché si possano raccogliere i preziosi contributi di tutti e portare avanti i progetti ‘per’ e ‘con’ la famiglia. Secondo il carisma oblato, il gruppo delle giovani famiglie di Vercelli, continuerà a diffondere il messaggio della bellezza di condividere per vivere nella consapevolezza e pienezza l’amore sponsale, aprendo le porte a chiunque senta il desiderio di iniziare il cammino.

Elena VeggiVercelli

Oggila famiglia

è trascurata come soggetto

primario dibene comune

www.omiworld.org, sito internazionale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Con aggiornamenti settimanali sulle principali notizie

del mondo oblato, in inglese, francese e spagnolo.

Vivere famigliaA settembre 2012 il gruppo delle giovani famiglie di Vercelli si è riunito per dare vita a “Vivere famiglia”, associazione di volontariato. A seguito dell’esperienza dell’anno precedente, relativa al percorso di approfondimento e condivisone su temi di attualità per la famiglia contemporanea, abbiamo deciso di proseguire il cammino. Per farlo in modo operativo e attento ai bisogni delle famiglie ci siamo riuniti e abbiamo capito quanto importante fosse per ciascuno continuare a credere nella comunione e nell’aiuto reciproco.

Da settembre ad oggi abbiamo incanalato energie e passione soprattutto per diffondere il pensiero che sta alla base della nostra scelta di associazione: credere che la relazione tra famiglie sia elemento indispensabile per condividere la bellezza dell’essere sposi in Cristo e fare comunione nelle difficoltà quotidiane che il cammino incontra.Per noi, che abbiamo la fortuna di aver conosciuto questa realtà di amicizia, è diventato centrale il pensiero secondo il quale oggi la famiglia è trascurata come soggetto primario di bene comune, si è rinchiusa in sé, finendo con il

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di Tonino Garro

attualità

P. Louis Lougen, superiore generale OMI ha visitato la comunità oblata di Cosenza nel mese di febbraio

Tour de forceNella mente e nel cuore di quanti, a Cosenza,

frequentano la chiesa di S. Domenico rimar-rà impressa in maniera indelebile la visita del

superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Im-macolata, p. Louis Lougen.Il superiore generale ha presieduto una serie di riti in quello che è uno dei più antichi luoghi di culto della città dei Bruzi, costruito dai Predicatori sei secoli ad-dietro. Ha inoltre partecipato a un ricco programma di incontri, riunioni, dibattiti, momenti di festa attra-verso i quali ha avuto modo di saggiare l’azione porta-ta avanti, sul territorio, dai confratelli ai quali cinque

ricco di sorprese

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Tour de force anni fa l’arcivescovo Salvatore Nunna-ri ha affidato la rettoria.E la visita a Cosenza ha preso il via proprio con un omaggio a mons. Nun-nari, in episcopio, la sera del 15 feb-braio, nel corso del quale p. Lougen ha ringraziato il presule della fiducia accordata alla congregazione. Il vesco-vo ha espresso, dal canto suo, apprez-zamento per l’apostolato che i religiosi portano avanti tra i giovani, ma anche al servizio di coppie, famiglie, laici del cosentino, del catanzarese, della valle dell’Esaro, della costa tirrenica…Sono stati proprio i giovani del Mo-vimento giovanile Costruire del Tir-reno a dare il benvenuto in Calabria

a p. Lougen: alla stazione di Paola, dov’egli è arrivato in treno, c’erano ad attenderlo tanti ragazzi e ragazze con cartelli e striscioni che gli hanno ricor-dato l’incontro con quanti, provenien-ti dalla terra bruzia, l’estate del 2011, furono ospiti degli Oblati, a Malaga e Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù con papa Benedetto XVI.L’apertura ufficiale della visita a Co-senza è avvenuta, il 15 sera, con la celebrazione eucaristica, a S. Dome-

Rimarrà impressa in modo indelebile

la visitadel superiore generale dei

Missionari OMI

Alcune testimonianze“La più grande gioia è stata capire che p. Louis sentiva la presenza di Dio tra noi, e che eravamo anche noi con le nostre esperienze ad arricchirlo! Porto nel cuore anzitutto la veglia, le esperienze raccontate sabato da alcuni di noi e le parole p. Louis sul fatto che Dio mi ama non perché io sia perfetta, ma perché sono sua creatura”. (Aurora)

“Quando sono arrivato in chiesa è come se ci fossimo accolti a vicenda, o meglio come se lui avesse accolto me. È stato bello l’incoraggiamento che ci ha fatto quando ci ha detto con gioia e meraviglia: “Vedo la potenza di Dio che opera qui ed in voi”, ma anche con che amore di padre abbracciava chi raccontava la propria esperienza e con quale memoria si ricordava il mio nome e quello degli altri”. (Vittorio)

“Abbiamo avuto ‘concretamente’ S. Eugenio tra noi. Mi sono sentita privilegiata dalla sua visita; una predilezione che non si è fermata al “che bello c’è il personaggio famoso”, ma che è andata oltre, riportandomi alle radici e all’inizio della mia vocazione di figlia di Eugenio e di appartenenza al Movimento. Penso che la visita di p. Louis non sia stata casuale nell’anno del venticinquesimo dell’MGC”. (Irene)

“Sono stati giorni intensi che mi hanno permesso di ritornare al cuore del carisma. P. Louis mi ha aiutato a riscoprire quanto sono importante per la missione e quanto fondamentale sia il sentirmi corresponsabile del progetto missionario che la comunità di Cosenza porta avanti. Una cosa che mi porto dentro è una sua frase che mi ha ricordato quanto ciascuno di noi può essere utile alla missione pur non avendo tanti talenti, ma semplicemente cercando si essere strumento di Dio”. (Antonio)

P: Lougen accolto da numerosi giovani e famiglie a Cosenza

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nico. La giornata più intensa è stata sabato 16 febbraio, con momenti de-dicati alla comunità oblata, all’MGC, all’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI), ai fedeli presen-ti in chiesa. L’incontro coi ragazzi del-l’MGC è stato animato dagli interventi di Giusy Tuoto (ha parlato dell’amore alla Chiesa), Rosita Parisi (ha riferito sulla sua crescita umana durante una missione giovanile), Sara Tripicchio (ha intrattenuto sull’esperienza della “casa delle ragazze”), Salvatore Falco (ha fatto il punto su una cooperativa di produzione e lavoro), Danilo Bran-da (ha spiegato la scelta di iniziare il prenoviziato con gli Oblati), Adriana Sabato e Mario Pasqua (si sono sof-fermati sul loro cammino di giovanis-simi). Durante la giornata p. Lougen ha fatto una puntata alla “casa delle ragazze”, originale iniziativa nata fra le giovani dell’MGC dal desiderio di una comunione più profonda e di ser-vizio. Durante l’incontro con l’Ammi hanno preso la parola Giacomo Co-luccio e Anna Gangale per tracciare la storia e fare un resoconto dell’attività dell’associazione a Catanzaro. Duran-

te l’incontro coi laici hanno parlato Loredana Cesario e Francesca Vuono (sulle attività portate avanti a Cosen-za), Antonio Talarico e Gioconda Pla-teroti (hanno fatto il punto sulla loro crescita, prima come fidanzati e poi come sposi). Durante la tre giorni a p. Lougen sono state illustrate altresì le attività portate avanti coi giovanissi-mi (ne ha parlato Graziella Falbo, laica consacrata Ommi) e le trasferte sta-gionali in terra di missione (su cui ha riferito Irene Benedetto). Al superiore generale è stato inoltre fornito, tramite la proiezione di un album fotografico commentato da Stefania Sarubbo, il quadro generale complessivo delle at-tività Omi in Calabria.Domenica 16 febbraio p. Lougen ha partecipato a una riunione dei laici im-pegnati nella famiglia oblata e ha as-sistito a un’edizione speciale del circo

Nella chiesa di S. Domenico a Cosenza affidata da alcuni

anni ai Missionari Oblati di Maria Immacolata

La prima cosa che colpisce è il sorriso con cui ti accoglie. La presenza di p. Louis Lougen, a Cosenza è stata importante per la città e per tutti i fedeli.

P. LOUIS, PERCHÉ LO SPIRITO DI COMUNITÀ HA UN VALORE PRIORITARIO PER GLI OBLATI?Lo spirito di comunità è importante nella nostra congregazione. All’inizio Eugenio de Mazenod apparteneva al clero diocesano, ma tra le prime cose che fece ci fu quella di riunire un gruppo di sacerdoti per testimoniare e vivere insieme il Vangelo prima di annunziarlo. Anche oggi abbiamo bisogno di vivere in comunità per poter annunciare il

Vangelo. Il Vangelo è qualcosa di comunitario: non è “io solo e Dio”, ma è “noi e Dio” e la vita comunitaria è necessaria per imparare il Vangelo.

ALLA LUCE DI CIÒ, QUANTO È IMPORTANTE LA CARITÀ NELLA VITA COMUNITARIA?Carità e comunità sono una cosa sola giacché la prima è essenziale per vivere la seconda. Penso che le relazioni sono fondamentali nella vita di un uomo, qualunque esse siano: con se stesso, con Dio, con la famiglia, gli amici o i colleghi

Lougen. La vita comunitariaper imparare il Vangelo

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attualità

oblato, idea di Alessia Frappi diventa-ta mezzo di evangelizzazione, gioioso e coinvolgente, che la comunità di Co-senza utilizza nelle missioni giovanili. Momento centrale della giornata è sta-ta la messa delle 11, durante la quale - per il 187° anniversario dell’approva-zione delle Costituzioni e Regole degli

Oblati - i religiosi Omi di Cosenza (i padri Roberto Bassu, superiore, Car-mine Marrone, Antonio D’Amore, Giovanni Fustaino) hanno rinnovato, proprio davanti al superiore generale, la professione dei voti. La celebrazione eucaristica è stata improntata a parti-colare solennità anche per una seconda

coincidenza: il 17 febbraio scorso era infatti la prima domenica di Quaresi-ma; e la prima domenica di Quaresi-ma del 1813, esatti duecent’anni fa, S. Eugenio de Mazenod tenne la cele-bre “predica della Maddalena”, con la quale egli avviò ufficialmente, a Aix-en-Provence, l’apostolato dei suoi mis-sionari al servizio delle classi sociali più umili.Quelli trascorsi a Cosenza sono stati “tre giorni mozzafiato”, ha confidato p. Lougen prima di lasciare la città dei Bruzi, lunedì 18. Egli si è detto “molto grato” ai confratelli impegnati in Cala-bria, dando loro atto dello zelo (“visto e vissuto”) profuso in adesione all’in-segnamento del fondatore. Per il supe-riore della comunità Omi cosentina, p. Roberto, nella tre-giorni è stata “enor-me la varietà di sensazioni e confer-me”. I segni in essa colti fanno sentire a p. Giovanni un “grande e santo orgo-glio di appartenenza” agli Oblati. La visita del superiore generale è stata “un dono, una grazia particolare ricevuta”, commenta p. Antonio. “Sono stati tre giorni”, stigmatizza p. Carmine, “di pa-radiso e grandi ispirazioni”. n

di lavoro. Ma anche relazione con la natura, con la creazione. Per vivere in comunità quindi l’amore è centrale. Quando si vive nell’amore, Dio è presente ed è possibile superare le differenze, le difficoltà e dà la forza di perdonare e di riconciliarsi quando c’è una rottura nelle relazioni. L’amore sana, cura le fratture.

QUALI SONO LE SFIDE CHE LA COMUNITÀ OBLATA DEVE AFFRONTARE AL GIORNO D’OGGI?Ci sono delle sfide fuori e delle sfide dentro la comunità. La maggiore sfida dentro riguarda proprio il concetto stesso di comunità. Dobbiamo impegnarci per mantenere relazioni significative e a tenere alto lo spirito di fraternità, intensificando i momenti di condivisione. Dobbiamo lavorare insieme e trovare il linguaggio adatto al mondo di oggi per annunciare il Vangelo, un linguaggio che la gente, i giovani possano comprendere. Un’altra sfida, infine, è creare un ponte

con il mondo secolarizzato attraverso la Parola di Cristo, con l’esempio della nostra vita comunitaria e dei nostri voti.

QUESTA È STATA LA SUA PRIMA VISITA A COSENZA. COME VALUTA LA PRESENZA DEGLI OBLATI NEL TERRITORIO?Sono ammirato! È come la comunità oblata di Eugenio de Mazenod: una comunità fuori dalle strutture della chiesa, di una parrocchia. Ci sono tante cose che accadono qui: dal ministero con i giovani, con i carcerati, con i laici, e poi l’accoglienza della gente che viene in chiesa. Mi sono commosso quando ho conosciuto le giovani della “casa delle ragazze” di via Piave. Era tangibile il carisma oblato, e la vita degli atti degli apostoli: l’unità, la condivisione della Parola, la comunione dei beni.

Alessandra Pagano(per Parola di Vita, periodico della diocesi di Cosenza)

Al superiore generale è stato donato un album

con le attività OMI in Calabria

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di Luigi Mariano [email protected]

attualità

Il sogno di Dio. Una Chiesa povera dalla parte dei poveri

CHIESA«Dio sogna un mondo diverso» (Zanotelli). Il missionario combo-

niano p. Alex Zanotelli, per molti anni un bianco nella grande baraccopoli di Korogocho, a Nairobi, intuisce che il Dio degli

ebrei e dei cristiani per il suo popolo ha un sogno di salvezza e di liberazione. Insomma: anche Dio sogna. E lo fa con gli occhi dei poveri, degli oppressi, degli schiavi, dei senza voce. Questo Dio, per niente neutrale, ma anzi pro-fondamente schierato dalla parte dei più deboli “cammina con un clan di schiavi sfruttati dall’impero faraonico… li libera perché diventino una co-

I poveri al centro della

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UN MILIARDO E 300 MILIONI DI PERSONE NEL

MONDO VIVONO CON MENO DI 1,25 DOLLARI AL GIORNO Oltre il 50% della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema è concentrato in Cina, India e Brasile. Secondo i dati della Banca Mondiale, un totale di 1 miliardo e 300 milioni di persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, cifre allarmanti, solo parzialmente attutite dal calo, nonostante la crisi, nei Paesi più ricchi. Dall’inizio degli anni ‘80 sono riuscite a superare la povertà 600 milioni di persone, riducendo la percentuale della popolazione mondiale che vive in condizioni estreme dal 42 al 19%. Secondo gli esperti questo calo è stato dovuto al progresso dei principali Paesi emergenti, Cina, India e

Brasile, dove, tuttavia, si concentra oltre il 50% dei poveri. Attualmente, nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana vivono rispettivamente 571 e 386 milioni di persone sotto la soglia della povertà. Il sud-est asiatico, con 284 milioni di persone in questa situazione, si trova al terzo posto, seguito dall’America. (AP, Fides)

munità alternativa all’impero”. E così anche Gesù, continua Zanotelli, “in quella Galilea schiacciata e oppressa rilanciava il gran sogno di Dio parten-do dalle piccole comunità di rinnova-mento nei villaggi della regione”.Ieri erano gli imperi, egiziani, babilo-nesi, romani, oggi sono quelli dell’Oc-cidente opulente che spezza il fiato a chi non ha un tetto sulle spalle, a chi non riesce ad arrivare a fine mese, a chi è considerato poco più di un rifiuto sociale. Se alcuni dei ci sono, nel no-stro Occidente secolarizzato e pagano allo stesso tempo, questi sono gli dei del denaro, del possesso, dell’avarizia. Ed invece il Dio cristiano è un Dio che ama, spera, lotta e sogna con i poveri che sono i commensali del banchet-to del Regno dei Cieli: “Quando of-fri un banchetto, invita poveri, storpi, ciechi e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (cfr. Lc. 14, 13-14). D’altronde, come ricorda don Andrea Gallo, “Gesù va a cena con i poveri. E ci va non per dare la benedizione, e

neppure per portare l’antipastino o un dolce. Ci va per portare un messaggio dirompente ai commensali: tirate su la testa, organizzatevi, fate in modo che il potere non vi schiacci. Rialzatevi e lottate per i vostri diritti, insieme”. Ma se i poveri sono nella testa e nel cuore di Dio tanto da disturbarne i sogni, per i ricchi c’è posto pure? Senz’altro, ma a qualche condizione. È un Dio di parte, il nostro, è vero; ma è anche un Dio che ama a dismisura: “Dio ama - scrive a tal proposito don Oreste Benzi - sia il povero che il ricco,

ma chiede al ricco di mettere a dispo-sizione del povero le sue capacità e non ci sarà più né ricco, né povero ma veri figli di Dio”.

Priorità per i poveriEd allora la Chiesa non può che guar-dare ai poveri come al cuore della pro-pria azione pastorale. Ciò significa che la Chiesa piuttosto che orientare la prua verso i poveri, deve partire pro-prio da loro nell’annuncio universale di speranza al mondo. E chi, se non i poveri, sono debitori e custodi di spe-ranza? Giovanni XXIII, nel famoso radiomessaggio ad un mese dal Conci-lio Vaticano II, affermava che “in fac-cia ai Paesi sottosviluppati la Chiesa si presenta quale è, e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri”.Ed, in effetti, l’interesse per i poveri diventa un’esigenza nella Chiesa post-conciliare. Nel 1979 i vescovi latino-americani, a Puebla, dichiarano che la “scelta preferenziale e solidale per

POVERTÀLa mappa della

Il Dio cristiano è un Dio che ama, spera, lotta e sogna con i poveri

India

Brasile

Cina

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attualità

i poveri con l’obiettivo della loro libe-razione integrale” è il “presupposto più importante della nuova evange-lizzazione” (Documento di Puebla, n. 1134). La scelta preferenziale per i poveri contraddistingue il sorgere di quelle teologie della liberazione, del terzo mondo, della speranza sensibili alle richieste di giustizia sociale, egua-glianza sostanziale, solidarismo distri-butivo, parità di genere, non violenza, cura dell’ecosistema, ma in realtà si configura come opzione per l’intera comunità ecclesiale. È lo stesso Gio-vanni Paolo II che nel 1983 chiede ai vescovi dell’America Latina di “essere paternamente sensibili alla sofferenza dei vostri fedeli e figli più poveri e ab-bandonati”. Dare, insomma, la preferenza ai poveri vuol dire scegliere la strada della soli-darietà, della condivisione, dell’acco-glienza; che, dopo tutto, è la strada del vangelo.

Per una Chiesa poveraUna Chiesa che sta con i poveri non può che diventare essa stessa una Chiesa povera: “A partire dai poveri e con essi si promuove una comunità cristiana capace di incarnare il cam-biamento che deriva dal vangelo, come parte essenziale, per poter realizzare il

regno di Dio che comincia già dentro la storia umana” (Stella). Una Chie-sa povera è una Chiesa scalza, umi-le, nuda, spoglia, ma ricca di carità e pratica evangelica. È una Chiesa che ritorna alle origini, che prende le di-stanze dal sistema “imperiale”, che si rivela negli ultimi, negli anziani, nelle donne, nei bambini, che non ha paura di parlare con coraggio, franchezza e verità, che niente ha da perdere in que-sto mondo perché tutto è già guada-gnato nell’altro. È una Chiesa, ancora, che profuma delle beatitudini, che si fa rivoluzione di pace e diventa profezia di amore e segno di felicità per cuori tristi, affranti e stanchi dall’avidità dei tempi capitalistici. È una Chiesa, in-fine, discepola autentica del suo mae-stro di Galilea che si libera un po’ dai pesanti fardelli e dagli abiti succinti a cui è stata rilegata: “se il nostro Dio è vento sottile e sua salvezza la nostra liberazione - c’è chi provocatoriamen-te afferma - non dovrebbero saltare le cinture e scomparire le sottane?” (Co-lombo).

Evangelizzare i poveriLa Buona Novella è quindi un messag-gio da annunciare ai poveri: “Evan-gelizzare i poveri è ritenerli i primi destinatari del Vangelo, perché essi

sono il luogo espressivo dell’agire di Dio che assicura la vita e la felicità al suo popolo” (Laurora). Ed anche nel-le modalità dell’annuncio è necessario farsi ultimi e spogliarsi di tutto. “Non portate borsa, né sacca, né sandali” (cfr. Lc. 10, 4). Insomma: cristiani mis-sionari, poveri tra i poveri per essere solidali con chi non ha nulla e, soprat-tutto, per essere sganciati e liberi dagli idoli del mondo e dalle mode del mo-mento. La Chiesa, la comunità, è re-almente povera quando poveri sono i singoli membri che ne fanno parte; e la povertà praticata diventa così annun-cio messianico. Ciò rappresenta, a con-ti fatti, una naturale caratterizzazione dell’esperienza cristiana: chi si mette alla sequela del rabbì di Nazareth deve testimoniare di riporre la sua fidu-cia nel Vangelo più che in quello che possiede. E c’è una domanda, quella di Arturo Paoli, che oggi diventa insi-stente ed urgente per la Chiesa del ter-zo millennio: “Come spostare il Regno di Dio dal tempio alla strada?”. Pen-siamoci. D’altronde i poveri abitano le strade del mondo. n

P. Alex Zanotelli, missionario comboniano molto noto al pubblico italiano

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Quando morì, p. Charles Do-minique Albini non aveva an-cora compiuto cinquant’anni,

ma lasciò ugualmente dietro di sé la fama di una santità straordinaria. Nato a Mentone, vicino a Nizza, il 20 set-tembre 1790, si spense a Vico (Corsi-ca) il 20 maggio 1839. Era diventato sacerdote nel 1814 per poi unirsi agli Oblati dieci anni più tardi. Questo “sant’uomo di Dio” predicava molto bene sia in francese sia in italiano. P. Hippolyte Guibert, che sarebbe diven-tato cardinale di Parigi, soleva dire del suo compagno oblato: “È un prede-stinato. Gode, grazie al suo zelo e alle sue virtù, di un ascendente straordinario sulle persone: gli basta aprire bocca e un paese intero è ai suoi piedi”.

La croce di MoitaIniziata l’11 agosto 1836, la missione di Moita si do-veva concludere tre settimane dopo con l’erezione di una croce monumentale, alta dieci metri. L’operazione presentava alcuni problemi pratici e rischiava di essere pericolosa, a causa della folla presente. Tuttavia, grazie a p. Albini, riuscì perfettamente. Il canonico Brindisi, testimone oculare dell’avvenimento, ci ha lasciato que-sta testimonianza: «La croce, dopo alcune ore di lavo-ro, non era nemmeno stata sollevata a metà. Essendo tutti molto stanchi, iniziava ad aleggiare uno spirito di disfatta. Se ne accorse allora il santo missionario, che

vi appoggiò le mani come per so-stenerla. Ed eccola eretta. Tutti gri-darono al miracolo, attribuendo il fatto a una forza sovrumana, e pian-sero di gioia».

Una lampada sul camminoL’anno successivo, sopraggiunse un altro evento miracoloso a confer-marne la santità. Questa volta sta-va predicando a Albertacce, sulle montagne di Niolo. Per tre settima-ne “sera e mattina la chiesa fu sem-pre piena”, constatò il missionario, accompagnato da un diacono. A

fine ritiro, sopraffatti dall’entusiasmo della gente, i due Oblati pensarono di scappare attraverso la montagna. Sopraggiunta la sera, il padre suggerì al compagno di recitare il breviario, pur continuando a camminare sul sentiero. Il giovane gli fece presente le sue difficoltà, visto che era già buio. «Iniziamo ugualmente», riprese Albini. Il giorno successivo, sbalordito, un contadino raccontò con dovizia di particolari ai compagni ciò che aveva visto la sera precedente: “due preti che cammi-navano lentamente leggendo il loro libro di preghiere, anche se ci si vedeva appena. Il più anziano aveva una specie di aureola attorno al capo. Era come una corona di luce, che li illuminava”.P. Albini avrebbe potuto rispondere con questo ver-setto del salmo 118: La tua parola è lampada sui miei passi. n

storia di storie

Il taumaturgo della Corsicadi André Dorval OMI - tradotto e adattato da Nino Bucca OMI

MISSIONIOMI

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di Angelica [email protected]

dossier

Un progetto lungo un anno che coinvolge centinaia di persone alle porte di Roma

Mondi Riemersi Messico OCCASIONI D’INCONTRO

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Al grido di “Que viva Mexico!” si è conclusa la dodicesima edi-zione di Mondi Riemersi, l’ormai storica manifestazione inter-culturale promossa dai Missionari Oblati di Maria Immacolata

nel territorio del Castelli romani, dedicata quest’anno al Paese dell’A-merica Latina. Cinque giorni trascorsi al ritmo della cucaracha che ha fatto ballare e cantare a squarciagola giovani e non arrivati alle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Rm) per prendere parte al fitto programma di appuntamenti alla scoperta del Messico e non solo. Dal 17 al 21 aprile, infatti, numerose possibilità di incontro e di approfondimento si sono av-vicendate per rispondere alla curiosità e agli interessi dei destinatari più diversi ed eterogenei.

Mondi Riemersi Messico OCCASIONI D’INCONTRO

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Andare incontro ai giovaniIl programma delle mattinate era de-dicato agli studenti di sei scuole supe-riori di Frascati, Grottaferrata e Roma, che, accompagnati dai docenti, hanno preso parte agli incontri realizzati per loro. Animazione, musica, video ed esperienze alla scoperta della cultura messicana che hanno coinvolto i gio-vani attraverso un gioco a squadre. Alessio, un ragazzo che ha partecipa-to con la sua classe ad uno di questi appuntamenti, ha scritto su Facebo-

ok: “Ciao mondi riemersi! Oggi sono venuto con la classe a vedere il vostro spettacolo alle Scuderie Aldobrandi-ni di Frascati, e dato che non ho avu-to il tempo di dirvi che avete fatto una cosa proprio bella e molto divertente volevo farvi i complimenti qui! Vole-vo ringraziarvi perché mi sono diver-tito molto. Dalla salsa con le patatine, dall’aver cantato la cucaracha, la tra-duzione dei proverbi fino ai balletti. Appena siamo arrivati ci avete accolto a braccia aperte, e il tutor della squa-

dra verde, squadra di cui facevo parte, è molto simpatico (anche se poi ab-biamo perso!) è stato bello perché ho imparato molte cose sul Messico, chi si immaginava che in alcune parti del Messico non mangiano peperonci-no?!? Ho scoperto il significato della bandiera con l’aquila che stringe tra il becco il serpente e tante altre cose. Comunque anche se forse sono uno dei pochi ragazzi che vi scrive dicen-dovi che mi sono divertito, state tran-quilli che su almeno 100 ragazzi che

UN INCONTRO PIU’ PROFONDO TRA LE FAMIGLIE CHE SI CONOSCONO NEL CORSO DELL’INIZIATIVA

di Pier Goffredo Mancino

L’edizione 2013 di Mondi Riemersi ha visto il debutto di un nuovo laboratorio dedicato alla cura delle famiglie italiane e non, che ruotano intorno a questo progetto. L’intuizione da cui nasce il laboratorio è semplice: ogni anno attraverso Mondi Riemersi alcune famiglie di diverse

nazionalità entrano in contatto fra loro, tuttavia non sempre si riesce a fare un’esperienza di conoscenza che permetta di scendere nella profondità dei rapporti. In effetti, ogni famiglia, a prescindere dalla provenienza, è di per sé un laboratorio di rapporti fra i coniugi, con i figli, con la realtà che la circonda.Per compiere questo “esperimento” è stato chiesto l’aiuto di un occhio esterno capace di guidare le famiglie aderenti a compiere nel modo più libero possibile questa esperienza di conoscenza di sé e

NUOVI SPAZI PER MONDI RIEMERSI: IL LABORATORIO “FAMIGLIE A COLORI”

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laboratorio Famiglie a colori, che si era tenuto nelle settimane precedenti, di cui i partecipanti hanno raccontato le emozioni e le sensazioni. Attraver-so scambi in piccoli gruppi, si è potuto condividere le proprie reazioni e testi-monianze sul tema dell’incontro.La seconda serata è tradizionalmen-te dedicata alla cultura del Paese a cui l’edizione di Mondi Riemersi è dedi-cata. Uno spettacolo folkloristico, nel quale musica e danza hanno avuto un posto centrale, attraverso le esibizioni

Possibilità per condividereLe tre serate conclusive di Mondi Rie-mersi sono sempre un’espressione del desiderio di condividere per scendere ancora più in profondità nelle relazioni. Tre appuntamenti diversi uno dall’altro e occasione unica di incontro.La prima delle tre serate era dedicata al tema della famiglia. È stato un ap-puntamento incentrato soprattutto sul-la condivisione di esperienze personali e del proprio vissuto familiare. Grande rilevanza ha avuto la presentazione del

ho sentito (tra quelli della mia classe e non) 99 si sono divertiti e sono usciti con il sorriso sul volto cantando la cu-caracha! Detto questo vi saluto! Bella mondi riemersi”. Con il tipico linguaggio dei giovanissi-mi e l’entusiasmo nelle parole, il mes-saggio di Alessio è stato la conferma del lavoro svolto: non solo il desiderio di divertire o di fare uno spettacolo professionale, ma instaurare un rappor-to, una relazione che alimenta la condi-visione e l’arricchimento reciproco.

dell’altro. La persona di cui stiamo parlando si chiama Arianna Siccardi ed è una consulente familiare del consultorio “La famiglia” di Roma. La metodologia scelta da Arianna per guidare gli incontri è stata quella del racconto di sé: nel corso di quattro incontri, ciascuno ha potuto parlare della propria infanzia, del periodo della giovinezza e dell’innamoramento, infine del proprio matrimonio e della vita familiare. Il carattere esperienziale del laboratorio è stato aiutato anche da un simpatico compito assegnato a ciascun partecipante: raccontare portando con sé foto o oggetti che rievocassero

dossier

NUOVI SPAZI PER MONDI RIEMERSI: IL LABORATORIO “FAMIGLIE A COLORI”

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dei gruppi Mariachi Tierra de México e Los Rancheros. Ma non sono man-cati gli interventi delle autorità, a par-tire dal sindaco di Frascati, Stefano Di Tommaso, e del presidente della Co-munità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, Giuseppe De Righi, partner storici della manifestazione. A nome dell’ambasciata messicana ha poi ri-

le sensazioni vissute in quel particolare momento. Qualcuno ha smontato i quadri dalle pareti di casa, qualcun altro ha ‘riesumato’ i propri giocattoli, ciascuno, di certo, ha portato a fine incontro un pezzo di conoscenza profonda degli altri partecipanti.Inizialmente il laboratorio prevedeva una partecipazione equa di famiglie italiane e non, ma gli ostacoli oggettivi che si sono manifestati hanno reso la partecipazione dei non italiani più difficoltosa. Questo limite si è dimostrato l’occasione per cogliere due aspetti importanti di questa esperienza: il primo è che anche famiglie che già si conoscono hanno il desiderio di una conoscenza reciproca più profonda; il secondo è che la famiglia è un laboratorio naturale di relazioni

che può trovare spazi informali in cui può portare a frutto la spiritualità di Mondi Riemersi.Pubblichiamo alcune riflessioni dei partecipanti al laboratorio:“Mi occupo da anni di consulenza familiare rivolta a un’utenza multiculturale. Ho pensato che fosse utile costituire un gruppo che si confrontasse non su un problema comune (separazione, genitorialità difficile, elaborazione di un lutto), ma semplicemente sul proprio vissuto di persona che ha formato, nel suo cammino di vita, una coppia e una famiglia. Lo scambio e la narrazione delle reciproche storie e i sentimenti e le emozioni che attraversano inevitabilmente le vite, sarebbero state la base per una condivisione profonda.Il confronto sui vissuti e i diversi usi e tradizioni,

La siesta sotto il sombrero, la tequila, il cibo piccante e speziato, i Maya e le loro profezie e i mariachi che cantano la cucaracha. La parola “Messico” a un italiano evoca sicuramente queste

immagini e qualche altro luogo comune, ma c’è di più.C’è un’ampia varietà di bellezze naturali che si estende in un territorio che è quasi sette volte l’Italia, in cui convivono armoniosamente numerosi vulcani, imponenti catene montuose, la vasta pianura dello Yucatan, più di undici chilometri di coste, con le famose spiagge di Acapulco e Cancun. Ci sono le antiche civiltà precolombiane, in primis Maya e Aztechi, di cui ancora oggi sono vive tradizioni, miti e

leggende e che permettono all’uomo di ricercarsi nel passato e scoprire le sue origini. Ci sono le tre madri di un messicano: la propria, la Vergine di Guadalupe, veneratissima dai messicani in seguito all’apparizione a Juan Diego, un azteco convertito al cattolicesimo e proclamato santo nel 2002. Infine la patria, a cui si sentono fortemente legati. Questo è vero in particolare per quei messicani costretti a emigrare per cercare lavoro.C’è la cucina messicana con i suoi sapori decisi, in cui a farla da padrona sono sicuramente i peperoncini e le spezie, entrambi molto usati nelle salse e nella preparazione di numerose delle pietanze tipiche. Ci sono le feste, molto importanti per il popolo messicano, che rappresentano non soltanto un mezzo di evasione dalle difficoltà quotidiane, ma un momento di comunione con la patria, i parenti e gli amici. Durante queste feste il passato antico e mitico s’incontra

Messico,il Paesedei sensi

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familiari e sociali e il reciproco rispecchiarsi nelle emozioni altrui, ha confermato la sostanziale somiglianza e vicinanza emotiva delle persone e delle famiglie, pur nella diversità di contesto ambientale”. (dr.ssa Arianna Siccardi, consulente familiare)

“Incontrare altre coppie di sposi addirittura di diverse culture! È stata un’esperienza nuova, arricchente e stupefacente. In particolare ci ha colpito la capacità dei partecipanti di ascoltare le storie raccontate. Pensiamo, infatti, che proprio la capacità di ascolto dell’altro abbia potuto creare quella forte risonanza emotiva e quella condivisione di gruppo

dossier

volto un breve saluto ai presenti María Teresa Cerón, addetto culturale della rappresentanza diplomatica. Un’en-tusiasmante esibizione è stata, inoltre offerta dal gruppo hip hop Termini Underground, composto da giovani di diverse culture che si incontrano set-timanalmente in una sala presso la stazione Termini di Roma, gratuita e

aperta a tutti, per ballare insieme. La serata si è conclusa con lo scambio ga-stronomico, nel quale i partecipanti hanno apprezzato alcune ricette messi-cane accompagnate da altre più tipica-mente italiane.La serata conclusiva, sempre incentrata sull’arte e il teatro, ha visto i giovani di Mondi Riemersi mettere in scena una

simpatica rappresentazione teatrale, accompagnata da musica e canto, che era espressione di ciò che essi han-no compreso della vita e della cultura messicana. Un pienone di pubblico e divertimento per salutare degnamente anche questa edizione.Al tradizionale programma della mani-festazione si sono aggiunte, inoltre, due

con il futuro, rendendo il presente speciale. A proposito di queste, scrive il messicano Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura: “Un povero messicano, come potrebbe vivere senza quelle due o tre feste annue, che lo compensano delle sue ristrettezze e della sua miseria? Le feste sono il nostro unico lusso. (...) L’importante è uscire, aprirsi la strada, inebriarsi di rumore, di gente, di colore”.E poi ci sono l’ironia, la tristezza e il sarcasmo dei messicani, la loro relazione con la morte che viene celebrata con feste colorate e gioiose, come un vero e proprio inno alla vita, i colori delle stoffe e l’allegria dei mariachi, il forte legame con la famiglia e una profonda religiosità. Insomma c’è un Paese che si lascia scoprire in un viaggio che passa attraverso i cinque sensi e percorre le vie del mistero e della semplicità.

Luisa Miletta

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che si percepiva durante gli incontri mentre ciascuno raccontava la propria storia”. (Stefania e Alessandro)

“Ho avuto la gioia di raccontarmi dopo aver ricordato momenti di quando ero bambina o adolescente, sposa o giovane madre alla scoperta del mondo insieme ai miei bambini. Momenti che, normalmente, non ho né tempo né modo di ricordare e che mi hanno dato una gioia incredibile! Ascoltare gli altri raccontarsi l’ho trovato realmente interessante! Ascoltare coloro che avevano vissuto

una realtà diversa dalla mia, come Igor e Oxana. Mi accorgevo di aspettare il racconto di tutti con curiosità e partecipazione. Se poi aggiungiamo qualche momento esilarante per le situazioni più strane raccontate con autoironia dagli interessati, scopriamo che gli incontri sono stati un mix veramente godibile”. (Marina)

“Conoscere gli altri aiuta anche a riscoprire se stessi. Presupposto fondamentale di ogni incontro è che esistano identità differenti che vengono a contatto; solo così può avvenire un confronto

Sulla scia del tema di approfondimento di Mondi

Riemersi 2013, LA FAMIGLIA TRA LE CULTURE, è stata allestita, per tutta la durata della manifestazione, la mostra fotografica Tessuti familiari. L’esposizione ha raccolto 23 scatti dei fotografi Annalisa Vandelli, Christian Schingo, Micol Briziobello, Thomas Harris e Veronica Puma, che hanno permesso di fare un viaggio in giro per il mondo attraverso le case della gente.L’allestimento dell’esposizione è stato realizzato ricreando la situazione della classica stesura dei panni: le fotografie posizionate sui tessuti appesi al filo con le mollette dei panni e i cesti del bucato per terra. La scelta di questa particolare ambientazione è stata fatta per contestualizzare la mostra in un ambiente tipicamente familiare - i panni stesi ad asciugare - e allo stesso tempo sottolineare la metafora del tessuto come intreccio di fili e, quindi, di storie e relazioni.“Ogni immagine ci racconta delle famiglie del mondo -

spiegava il pannello introduttivo alla mostra - i loro momenti intimi, i momenti di svago, le tenerezze, le fragilità. Sogni e speranze. Che i figli tra le braccia delle madri diventino donne e uomini felici. Che lo sguardo sapienziale dei nonni sia da guida per le nuove generazioni. Che un giro in altalena possa far fiorire, per un attimo, anche il deserto. Un viaggio che mette in luce povertà e ricchezza, come i chiaro-scuri di una foto. Un viaggio che attraversa la Sicilia, lo Yemen, il Pakistan, il Guatemala, la Repubblica Dominicana e che non si ferma, perché continua nei nostri occhi. Un viaggio che ci aiuta a far emergere mondi lontani e angoli vicini, accostandoli su livelli originali, suggerendoci nuove prospettive, trovando comunanza di sentimenti ed emozioni sotto veli di differenze. La famiglia è così: un gomitolo di storie, che si intrecciano tra loro, si intersecano con altre, prendono strade e direzioni differenti... a volte è un cuore che soffre, a volte è un cuore che grida di gioia. È ricordo condiviso di una gita in barca la domenica, è uno sguardo carico di dolcezza, è un dolore che ti avvinghia l’anima, è il sangue che ti scorre nelle vene. È un mondo intero - che riemerge - in te, uomo intessuto di mille relazioni”.

tessuti familiariLa mostra fotografica

interessanti esposizioni fotografiche allestite alle Scuderie Aldobrandini per l’intera durata di Mondi Riemersi: la mostra México Mis Ojos Mis Oídos Mi Corazón, un vivo racconto del Messi-co per immagini di Enrico Ocirne Pic-cirillo, e Tessuti familiari, un viaggio nella famiglia tra le culture attraverso

le foto di Annalisa Vandelli, Christian Schingo, Micol Briziobello, Thomas Harris e Veronica Puma.

Un lavoro lungo un annoMondi Riemersi è solo il punto di ar-rivo di un imponente lavoro che ini-zia a settembre e prosegue durante i

sei mesi successivi. Vi lavorano più di cento persone secondo i propri talenti e disponibilità. Le equipe si occupano degli aspetti più disparati: dal teatro all’economia, dai rapporti con le scuo-le all’allestimento sala e gastronomia, dalle relazioni istituzionali a quelle con le comunità locali, dalla produzione

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ed uno scambio. In tal senso l’incontro ha un valore aggiunto: aiuta le parti ‘in causa’ a mantenere vivo il proprio concetto di identità o, meglio, a riscoprirlo sempre nuovo ed approfondirlo. È questa l’esperienza che ho vissuto nel laboratorio ‘Famiglie a colori’. Confrontarsi con le altre famiglie, magari di terre lontane (solo geograficamente) dalla nostra, oltre ad arricchirci nel mutuo scambio, è stata un’ottima occasione per rinverdire i nostri ricordi (il nostro vissuto!) e poterlo poi donare agli altri. Ritirare fuori gli album delle foto (quelle ancora di carta) è stato un ottimo sistema per fermarsi e trovare il tempo di ‘ri-guardarsi’”. (Stefano)

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media alla comunicazione. Per questa edizione è stata inoltre significativa la collaborazione delle Monache minime di San Francesco di Paola di Grotta-ferrata, un gruppo di suore di clausura messicane che hanno dato il loro con-tributo attraverso la preparazione degli addobbi per la sala e facendo scuola di

cucina messicana all’equipe gastrono-mica.Il lavoro di gruppo serve a preparare la manifestazione, ma diventa la pri-ma occasione per vivere quell’incontro con l’altro, con la diversità, con un al-tro mondo, che sta alla base dello spiri-to di Mondi Riemersi. n

Donne costrette ad emigrare o a dedicarsi al narcotraffico

Soggette al dominio patriarcale, abbandonate a se stesse con i rispettivi figli, per sopravvivere alle condizioni di povertà estrema, le donne di Oaxaca sono costrette ad emigrare o a lavorare come narcotrafficanti. Secondo alcuni ricercatori locali, molte di loro, tra il 2002 e il 2006, sono state arrestate durante raid della polizia su autobus provenienti dalle altre regioni, dove è noto alle forze dell’ordine che ci sia mariuana. Quasi tutte analfabete, donne abbandonate o ragazze madri sono ree dei crimini più comuni, rapine, furti, sequestri di persona. Commettono questi che vengono definiti “delitti di povertà” esclusivamente per mangiare, mandare a scuola i figli e provvedere al loro sostentamento. (AP, Fides)

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A d Eriste, al confine con la Francia, 55 giovani del

gruppo di Rasal si sono riuniti per vivere e celebrare i più importanti misteri della fede

cristiana. “Il Triduo Pasquale”, tema della convivenza, è stato

approfondito con l’aiuto di don Hugo, sacerdote diocesano di Barbastro-Monzon, e da due Oblati, p. Ismael García e p. David López. Al centro dell’esperienza è stato posto, quindi, il mistero dell’amore

che rompe l’oscurità della notte del Sabato santo illuminando la fede e la speranza dell’umanità, specialmente dei giovani.Il gruppo Rasal, nato da un sacerdote diocesano circa quaranta anni fa, attualmente formato da una cinquantina di giovani e adolescenti, ha una sua autonomia, un carisma e mira al riconoscimento ufficiale del proprio statuto.Il rapporto con gli Oblati è nato circa sette anni fa in occasione di una missione. Il gruppo ha anche collaborato

Mercoledì 3 aprile alla Saint Paul University, l’ex vescovo di Ottawa, John Baycroft ha ricevuto la medaglia Eugenio

de Mazenod 2013 nel corso della cerimonia che si è svolta nella cappella De Mazenod.La medaglia Eugenio de Mazenod è conferita ad una persona che ha dato un contributo significativo per lo sviluppo del capitale umano nel suo ambiente o nella società. Questa medaglia, che porta il nome del fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata,

mette in evidenza l’adattamento alle reali situazioni delle persone, la dimostrazione di coraggio e zelo per

questioni sociali urgenti.Mons. Baycroft ha trascorso la maggior parte del suo ministero nella

diocesi anglicana di Ottawa dove è stato decano e rettore in diverse chiese. Per molti anni è stato teologo canonico della diocesi, dal 1985 vescovo suffraganeo e poi titolare dal 1993.

Notizie in diretta dal mondo oblato

news

Convivenza pasqualeSpagna

Il vescovo anglicano John Baycroft riceve la medaglia Eugenio de Mazenod

Canadamessaggie notizie dalle missionia cura di Elio Filardo [email protected]

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In queste pagine di notizie e in generale nella nostra rivista sono spesso presenti delle abbreviazioni che può essere utile conoscere meglio.

OMI. È una delle sigle che ricorre con più frequenza. Sta per “Oblati di Maria Immacolata”, ”Missionari Oblati di Maria Immacolata”.La congregazione religiosa fondata nel 1816 da S. Eugenio de Mazenod a Aix en Provence. Due sitidi riferimento: www.omiworld.org e www.omi.it.

AMMI. È la sigla dell’”Associazione Missionaria Maria Immacolata”. Laici che, in tutti i continenti, partecipano al carisma demazenodiano e alle opere dei Missionari OMI.Il sito è www.ammi.it

MGC. Il “Movimento giovanile Costruire” è ben noto ai lettori di Missioni OMI. Recentemente il Movimento ha celebrato il suo 25°. Oltre a trovare una sezione nel sito www.omi.it segnaliamo la pagina “Movimento giovanile Costruire”su Facebook.

COMI 1. Le “Cooperatrice Oblate Missionarie dell’Immacolata” sono un istituto secolare fondato da p. Gaetano Liuzzo OMI.Il sito è www.istitutocomi.com.

COMI 2. Si tratta dell’organizzazione non governativa “Cooperazione per il mondo in via di sviluppo”, compostada volontari (www.comiong.it).

OMMI. L’Istituto secolare delle Oblate Missionarie di Maria Immacolata, fondato da p. Louis-Marie Parent OMI (www.ommi-is.org).

GLOSSARIO

Ordinato sacerdote nel 1955 nella diocesi di Ontario dove è stato rettore di Loughborough, il vescovo Baycroft è stato cappellano e docente alla Carleton University nella facoltà di religione e di storia, ed ha insegnato presso la facoltà di teologia della Saint Paul University di Ottawa. Durante la sua lunga carriera di insegnamento ha cercato di espandere l’orizzonte della fede cristiana della gente e di indicare ciò che umanizza la società. È stato anche cappellano delle carceri e cappellano militare. Ha viaggiato molto come animatore di ritiri, conferenziere e responsabile di convegni. È membro della Anglican Roman Catholic International Commission (ARCIC) e co-presidente del Canadian Anglican Roman Catholic Dialogue. (fonte: ustpaul.ca)

alla preparazione della ‘Giornata mondiale oblata della gioventù’ a Malaga nell’estate 2011. Gli Oblati offrono al gruppo un servizio di accompagnamento spirituale e confessione durante i momenti formativi più importanti come le convivenze di Natale, Pasqua ed il campeggio estivo.

(fonte: nosotrosomi.org)

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TAILANDIA

Intercapitolo OMI 2013

Dal 21 aprile al 3 maggio circa settanta Oblati di tutto il mondo si sono riuniti a Baan Phu Wan Samphran presso il Centro pa-

storale dell’arcidiocesi di Bangkok, per la riunio-

ne intercapitolare 2013. Vi hanno preso parte il Consiglio generale, i provinciali, tutti i superiori delle delegazioni della Congregazione ed i tre superiori delle missioni della re-gione Asia-Oceania. La delegazione di Thailandia-Laos ha organizzato una celebrazione di accoglienza con danze tradizionali.P. Paolo Archiati, vicario Generale, il 22 aprile ha presentato il tema dell’incontro, “Missionari Oblati, che tipo di uomini?”, che si rifà agli ap-pelli alla conversione dell’ultimo Ca-pitolo generale dei Missionari OMI svoltosi a Roma nel 2010. Un argo-mento che p. Louis Lougen, superio-re generale, ha trattato anche in una lettera indirizzata alla Congregazio-ne nel mese di febbraio.In un clima di condivisione e di ascolto comunitario dello Spirito Santo è stata valutata l’attuazione del mandato del precedente Capitolo generale, ma è anche iniziata la pre-parazione remota del prossimo.Durante l’Intercapitolo è stato de-dicato tempo ad una presentazione della vita dei martiri Oblati di Laos e Spagna. Due storie che, anche se lontano nel tempo e nello spazio, richiamano al radicalismo oblativo vissuto nella vita quotidiana.

(fonte: omiworld.org)

news

Dal 12 al 14 aprile 2013 un gruppo di 45 persone, Oblati degli Stati Uniti e

della Provincia canadese di Lacombe, responsabili nazionali, partner ed amici, si sono ritrovati presso l’Oblate Renewal

Center di San Antonio e la nuova Whitley Center della Scuola Oblata di Teologia per

il 4° appuntamento annuale della De Mazenod Conference: “Scoprire e praticare la presenza di Dio: la spiritualità cattolica per la vita quotidiana”.I Missionary Oblate Partners, insieme al presidente Arthur Pingolt e a p. Tom Singer, assistente spirituale, nel 2010 hanno lanciato una serie di conferenze per promuovere una più ampia cooperazione e comprensione intorno a questioni di fede e di promozione umana. P. Tom Singer ha ricordato che le precedenti Conferenze de Mazenod si sono concentrate su Chiesa comunicazione ed evangelizzazione. «Per la conferenza di quest’anno - ha detto p. Tom - abbiamo pensato che essere stato utile condividere con i nostri partner alcuni temi di spiritualità oblata». P. Jim Deegan, ha tenuto tre interventi su L’unica cosa essenziale proponendo esercitazioni pratiche su Lectio Divina ed esame di coscienza. P. Frank Santucci ha tenuto due incontri sulla Visione e spiritualità di Eugenio de Mazenod.Fin dall’inizio Arthur Pingolt ha auspicato che la conferenza offrisse “ossigeno spirituale” ai partecipanti. L’obiettivo è stato centrato, i partecipanti si sono ritrovati d’accordo sul fatto di aver avuto una bella spinta accompagnata da una ventata di aria fresca. Un associato ha commentato: «Ho ricevuto più da questa conferenza che in tutti i precedenti undici anni come socio!»

(fonte: oblatepartnership.org)

I Missionary Oblate Partnerspartecipano alle Conferenze de Mazenod

Texas

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Memori delle due esperienze vissute lo scorso anno tra le mura del carcere di Rebibbia, i

ragazzi dell’MGC di Roma hanno voluto tornarci per la terza volta, approfittando dell’opportunità offerta loro dagli scolastici OMI impegnati in questo campo, sulle orme del fondatore Eugenio de Mazenod, che aveva tanto a cuore questa missione. Domenica 3 Marzo, si è partiti alla volta di Rebibbia, insieme ad un gruppo di ragazzi della parrocchia di S. Rita da Cascia di Tor Bella Monaca, con l’intento di animare una messa in carcere e incontrare i detenuti.I ragazzi hanno avuto la possibilità di porgere ai detenuti delle domande e ascoltare le loro esperienze, che raccontano la difficile vita che

si conduce in questo luogo, la convivenza forzata tra persone diverse in uno spazio ristretto, la solidarietà che porta a condividere, la speranza di ritrovare fuori quello che si è lasciato entrando dentro, la voglia di riscatto e di perdono. “Questa era la prima volta che entravo in un carcere e non nascondo una certa tensione, aggiunta all’entusiasmo. Non saprei come descrivere quelle ore passate fra la messa e le chiacchiere con i carcerati, se non usando gli aggettivi “pienissime” e “interessanti”. Pienissime per il carico emotivo, dovuto alle testimonianze dei ragazzi del carcere. Inoltre è stato interessante uno scambio con don Roberto, il cappellano responsabile, che con la sua esperienza ventennale a Rebibbia, ci ha confessato come il carcere sia un luogo difficile e inutile, in quanto non è teso al recupero della persona, ma solo a punirla”. (Greta)“Era la seconda volta che andavo a Rebibbia. La prima volta ero pieno dei pregiudizi che si possono avere sul luogo o sulle persone; questa volta è stato diverso. La mia testa era libera, nessun pregiudizio o pensiero, solo la voglia di stare un po’ con i detenuti. Un signore che mi ha riconosciuto, dopo quasi un anno, mi ha ringraziato per il servizio che stavamo facendo. E’ stato il momento in cui ho capito che il ‘dare’, quando è sincero, non può che essere ricchezza per l’altro e per te!”. (Pierluigi)

mgc news

Visita al carcere di RebibbiaRoma

I giovani al mondo: “È buono seguire Gesù!”“Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani

devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù!“

papa Francesco, domenica delle palme 2013

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Secondo appuntamento dell’anno per il Movimento giovanile Costruire campano. Dopo la Giornata

dello scorso gennaio, domenica 17 marzo, i sei gruppi della zona (Aversa, S. Maria a Vico, Maddaloni, S. Maria Capua Vetere, Napoli e Nocera) si sono ritrovati a Nocera Superiore (Sa) per una Giornata il cui slogan era “Ciak, motore...azione”. Il tema tenuto da p. Enzo Macchia OMI, ha avuto come prologo un video sulla vita di S. Eugenio de Mazenod, a partire dalla sua esperienza il venerdì santo del 1807, quando davanti alla Croce, ha percepito l’Amore incondizionato che solo Dio sa dare. La seconda parte del tema ha dato lo spunto per la condivisione nei gruppi. La parabola del Figliol Prodigo ha fatto riflettere sulla misericordia di Dio e la successiva esperienza di Rachele ha fatto

capire come il Vangelo, vissuto concretamente, può essere il motore della vita. Dopo la messa, il pomeriggio vissuto tra giochi e tanta condivisione comunitaria ha concluso la Giornata.

“Ciak,motore… azione”

CANPANIA

marino

Tre-giorni di PasquaDal 27 al 30 marzo si è svolta a Marino laziale (Roma) la tre-giorni di Pasqua. Presenti giovani provenienti da Messina, Cosenza e dalla Campania per trascorrere il triduo pasquale e prepararsi alla Pasqua con i ragazzi del Centro Giovanile e gli Oblati.. La tre-giorni è stata incentrata sulla preghiera. La mattina ci sono state attività lavorative, ma anche alcuni incontri formativi e una liturgia penitenziale, mentre il pomeriggio del giovedì

santo e del venerdì santo le liturgie della Pasqua, insieme a un centinaio di suore di diversi carismi provenienti da una trentina di Paesi del mondo. La sera del venerdì, dopo la liturgia dell’adorazione della croce, i partecipanti si sono recati alla Via Crucis con il papa al Colosseo. Un’esperienza significativa sono stati i turni di veglia nella notte tra il giovedì e il venerdì santo: gruppi di tre persone per fare un’ora di adorazione notturna fino alle sette della mattina. Tutti d’accordo, la mattina dopo, nel constatare quanto fosse stato bello rispettare i turni di adorazione, anche quelli agli orari più pesanti.

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A fine febbraio si è tenuta a Monsummano Terme (Pt) una missione popolare cui hanno

partecipato l’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI) e l’MGC al completo. Era la prima volta che i ragazzi delle pre-comunità - che stanno camminando da uno o due anni per formare le comunità - hanno partecipato ad una missione. La risorsa che le tre pre-comunità sono per l’MGC fiorentino si è riconfermata in questi giorni dove tanti giovani hanno portato la propria esperienza di Dio ai coetanei di Monsummano con workshop, liturgie, preghiere del mattino, ma soprattutto condivisione della propria passione per Dio e per l’uomo. Una missione di successo - forse la più riuscita in Toscana negli ultimi anni - che ha avuto un

entusiastico riscontro da parte dei giovani della zona, dagli universitari agli studenti delle superiori, per arrivare a un folto gruppo di ragazzi delle scuole medie.“Ho riscoperto la gioia dell’essere cristiana - racconta Claudia - la gioia di accostarsi a Gesù nel tabernacolo e dialogare con lui. La gioia di vedere ragazzi che nonostante la diffidenza si sono ‘buttati’ e ci hanno creduto!” “La missione a Monsummano - dice invece Alberto - è stata un momento di grazia che mi ha ridetto nuovamente come la missione è il ‘pane’ dell’MGC. Un’esperienza particolare è stata il workshop cucina che si è rivelato un successo sia per i ragazzi - erano oltre trenta a parteciparvi - sia per i nostri stomaci durante la festa finale”.

S Sabato 15 Marzo ha fatto tappa a Messina il Missio Tour, un iniziativa tesa a coinvolgere i

giovani e i ragazzi nella conoscenza dello spirito missionario della chiesa italiana. L evento, organizzato dal Movimento giovanile missionario e dall’Ufficio Missio della diocesi di Messina, ha visto anche la partecipazione dell’MGC. Durante la mattina sono stati coinvolti i giovani del liceo artistico che p. Francesco visita ogni mese partecipando al progetto “Abitare e costruire il mondo d’oggi, fra integrazione e isolamento”. Il gruppo di giovani, attraverso giochi di squadra

e video, si è confrontato con altri ragazzi sul tema del pregiudizio. Nel pomeriggio, presso il teatro Annibale Maria di Francia, l’animazione è stata rivolta ai giovani dei gruppi parrocchiali e a chiunque ha deciso di accogliere l’invito di vivere insieme un pomeriggio all’insegna della missione. È stata un’esperienza importante nella formazione della coscienza individuale e comunitaria. Guardarsi negli occhi e vedere che si è l’uno al fianco dell’altro, dà coraggio e speranza e fa comprendere il vero volto della missione, quello dell’altro.

Missione popolare a Monsummano Terme

Missio Tour

FIRENZE

SICILIA

mgc news

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una foto per pensare

Il ricordoRapisce il pensier

o,strappa

un sorriso, ruba un po ' di tempo

al presente.

È il rifugio di un attimo dalle fatiche,

l'incanto di una certezza

che non abbandona.

Tra pensieri che si rincorrono come

onde gentili si riprende il cammino

custodendo nel cuore quell'istante

vissuto,imperniato di eterno.

foto Alessandro Milella, [email protected] Claudia Sarubbo, [email protected]

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Il ricordo

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di Dino Tessari OMI

fatti

I missionari di ieri e di oggi per la Calabria. Visita ai seminari della regione

Radicalismo evangelico

Ciò che più mi ha incantato della Calabria è stato l’altopiano della Sila (dal greco hyle che significa “selva”) dove stupendi laghi

artificiali oltre ad essere utilizzati per la produzio-ne elettrica, contribuiscono ad abbellire il paesaggio e dove un’ottima rete stradale facilita magnifiche escursioni in località ancora vergini e uniche. Oc-corre passeggiare in quei boschi montani dove tutto è oggetto di stupore. E sono gli alberi a stupire di più: si tratta di faggi, di pini larici, diritti come una colonna, e di abeti bianchi. E se arrivi in autunno, camminando nei vari sentieri senti forte una imper-turbabile calma e resti stupito ammirando il man-tello rosseggiante delle foglie dei faggi che divampa come fuoco maestoso. Si resta incantati poi dai pa-esaggi e dalle magnifiche vallate delle Serre (dall’e-braico ser che significa “monte”) poste tra la Sila e l’Aspromonte. Nella più ampia di esse, alla fine del XI secolo, S. Bruno fondò la Certosa che ancor oggi affascina per il suo misterioso e orante silenzio.

per la missione

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laboriosità, ospitalità, gioia della vita comunitaria e una... gentile rudezza e caparbietà che li porta a momenti di intenso radicalismo. Queste caratteri-stiche le troviamo incarnate nei grandi santi della storia della Calabria. Ricor-diamo il beato Cassiodoro di Squilla-ce, ministro di Teodorico (VI secolo), fervente cristiano ed appassionato di

Incanto “interiore”Stupenda e interessante la fierezza e l’orgoglio del buon calabrese quando dice con tutto se stesso: Sugnu cala-brisi e mi nde vantu (“Sono calabrese e me ne vanto”). È una significativa espressione che indica la bellezza in-teriore dei calabresi, bellezza che ri-chiama forza d’animo, ingegnosità,

cultura che fonda a Vivario un mona-stero come centro di vita ascetica, di lavoro e di studio; S. Nilo da Rossano (IX secolo) che invaghiva per la sua prestanza e bellezza e che al richia-mo possente del Signore lascia tutto, compresa moglie e figlia, per entrare in monastero e scegliere, con evange-lico radicalismo, la vita solitaria fatta di forte ascesi, preghiera, studio, peni-tenza e accoglienza dei poveri e delle persone che volevano condividere la sua vita e che, al termine della sua esi-stenza, è guidato dal Signore verso il luogo della sua sepoltura a Grottafer-rata, vicino Roma. Anche S. Bruno ha parte importante nella vita della Chie-sa che è in Calabria fondando nel 1091 l’eremo di S. Maria, futura Certosa di Serra S. Bruno, centro di silenzio, me-

Radicalismo evangelicoper la missione

Una statua di S. Bruno che lo raffigura in un momento

di preghiera. l’opera è situata nella Cartosa

a lui dedicata

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ditazione, contemplazione e profonda spiritualità oggi molto apprezzato dai sacerdoti. Ricordiamo ancora il beato Gioacchino da S. Giovanni in Fiore, eremita, mistico, fondatore dell’Abba-zia florense (dove è sepolto), uno dei pensatori più originali e profondi del-la civiltà medievale che vede la storia come una scansione trinitaria, per cui dopo l’età del Padre e del Figlio sa-rebbe arrivata l’età dello Spirito e che Dante vede come uomo “di spirito profetico dotato” (Paradiso XII ). Ma il santo dei calabresi e il più calabrese dei santi è S. Francesco di Paola (1416-1507), eremita e fondatore dell’Ordine dei Minimi. Un uomo senza misure nel suo appassionato amore a Gesù Crocifisso e ai poveri, attraverso un ritmo di preghiera, penitenza, lavoro e studio intensissimi. Suo malgrado lui, “il villano rustico” (come in Fran-cia l’avevano definito) si trova alla cor-

te di Luigi XI per assisterlo nella sua malattia e, presso Parigi, a 92 anni è ammesso alla corte del Re del cielo. Altro santo tipicamente calabrese e più vicino a noi è S. Gaetano Catanoso (1879-1963) il cui carisma è una forte e coinvolgente devozione al Volto San-to che vede nei poveri, nei dimenticati, nei lontani e in coloro di cui nessuno si interessa.

Radicalismo evangelico oggiC’è oggi, soprattutto nelle giovani ge-nerazioni, un po’ del radicalismo evan-gelico di questi santi? Io penso di sì perché all’Eucaristia e ai vari incontri di spiritualità nelle parrocchie e nelle diocesi c’è una frequenza non indif-ferente di giovani che non si vergo-gnano della loro fede in Cristo Gesù, nonostante la presenza massiccia della massoneria che tende a sradicare so-prattutto nella gioventù universitaria la fede in Dio e l’amore alla chiesa. All’università di Cosenza la storia del cristianesimo è relegata alla... mito-logia! Per questo mi ha impressiona-to la storia di un seminarista: ragazzo normale ha il dono di potersi iscrive-re all’Università; frequenta la chiesa con un po’ di distacco finché prende il coraggio di diventare vero seguace di Gesù partecipando attivamente ai vari incontri proposti dalla diocesi per gli universitari. Decide di partecipare a tutte le liturgie della Settimana San-ta e riceve il colpo di grazia ai piedi di Gesù Crocifisso, il Venerdì Santo. Un profondo radicalismo evangelico lo rende capace di prendere la decisione di entrare in seminario con nel cuore una spinta enorme di voler annuncia-re a tutti l’amore del Signore. Mi ha poi impressionato il lavoro dei miei confratelli OMI della comunità di Co-senza il cui raggio d’azione si allarga a tutta la regione calabra e raggiunge un’infinità di giovani, molti dei quali ho visto in occasione della indimenti-

Dall’alto verso il basso, la comunità del Pontificio Seminario Regionale S. Pio X di Catanzaro; Seminario minore di Mileto (Vv); Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria; Seminario maggiore di Cosenza

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fatti

cabile festa di ordinazione sacerdota-le di p. Giuseppe Calderone OMI. La presenza di p. Carmine tra gli studenti delle scuole superiori e tra gli univer-sitari, attraverso un capillare impegno di incontri personali, soprattutto attra-verso il ministero del sacramento della riconciliazione, è poi unica.

Per la missione La maggioranza dei seminaristi e dei giovani dell’anno del propedeutico dei tre seminari maggiori della Calabria (Redemptoris Custos di Cosenza con 26 teologi e 2 giovani del propedeu-tico; Pontificio Seminario regionale S. Pio X di Catanzaro con 46 teologi e 11 giovani nel propedeutico; Semi-nario Arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria con 20 teologi e 4 giovani nel propedeutico) da me visitati, sono straordinari, contenti, maturi e aper-ti alla grazia di Dio. Provengono da esperienze vive e significative nelle loro parrocchie di origine dove erano inseriti molto bene come ministranti, catechisti o responsabili e operatori nella pastorale giovanile e nella cari-tà. Ma manca qualcosa: si deve aver più gioia e più coraggio nell’aprirsi alle dimensioni del mondo e nel “prega-re il Signore della messe perché man-di operai nella sua messe” (Mt. 9,37) per essere ancora una volta capaci di un respiro missionario che nella regio-ne calabra era molto forte e che ora sta drasticamente diminuendo. Non fare attenzione all’anelito missionario che c’è nei giovani è togliere qualcosa che ha fatto e rende bella la chiesa che è in Calabria che ha urgente bisogno di un rinnovato radicalismo evangelico che renda i futuri sacerdoti calabresi più missionari e più autentici testimoni del Risorto come i loro santi. In Calabria c’è anche la presenza di 6 seminari minori: a Cassano Ionio con 2 liceali, a S. Marco Argentano con 18 giovani, a Crotone con 8, a Mileto con

7, a Oppido Mamertina con 18 e a Ca-tanzaro con 18 liceali. Visitarli è stato consolante, perché i ragazzi sprizzano gioia e curiosità da tutti i pori. È for-te quanto scrivono Piero e Luigi, due giovani di Crotone: “Grazie perché la sua vita è una storia che resta e che mi fa riflettere. Non pensavo di cambiare la visione non positiva che avevo sulla chiesa, ma trovando persone che san-no amare, l’anima è come ricevesse una rinfrescata potente”. Certamente interessante la figura di don Luciano nel seminario liceale di Catanzaro con i suoi brillanti garibaldini che così si esprimono: “Con parole forti e convin-centi ci hai fatto capire l’importanza di annunciare a tutti la gioia che ci viene dall’aver incontrato Gesù. È bello esse-re missionari!” Certo che è bello, però si deve avere il coraggio di accogliere in pienezza l’effusione dello Spirito Santo per uscire dalle nostre grettezze e dalle nostre chiusure per annunciare a tutto il mondo l’Amore del Signore. Come nel giorno della Pentecoste “an-che a noi è data in dono la lingua del Vangelo. Il Vangelo è come il fuoco dello Spirito. Chi lo legge sente brucia-re il suo cuore, ma sente anche l’urgen-za di comunicare a tutti che il Signore è l’amico vero” (mons. Paglia), è il Salva-tore. Tutto ciò si deve fare con vero radi-calismo evangelico che deve diventare la nota dominante del buon calabrese che vuol camminare nelle strade del Vangelo e della santità sotto lo sguar-do di Maria mettendo come lei tutta la sua vita a disposizione della persona di Gesù e della sua missione. n

Seminario minore di Oppido mamertina (Rc); Seminario minore

di Cassano Jonio (Cs) con i tre prossimi sacerdoti; Seminario minore di Crotone; Seminario

minore di S. Marco Argentano (Cs)

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Agenzia Fides

fatti

Malgrado la situazione difficile di alcuni Paesi, la chiesa latinomaericana è viva. Intervista a mons. Carlos Aguiar Retes, presidente del Celam

America Latina

Ottobre dello scorso anno. I membri della presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), guidati dal loro presidente, mons. Carlos Aguiar

Retes, arcivescovo di Tlalnepantla (Messico), sono a Roma per incontrare il Santo Padre ed i responsabili dei diversi di-casteri vaticani. A loro hanno presentato il piano pastorale del quadriennio 2012-2015 e gli aspetti principali della vita della chiesa in America Latina. Il presidente del Celam ne ha parlato con l’Agenzia Fides.Il documento di Aparecida ha proposto la missione con-tinentale come guida per le comunità di tutto il continen-te, Come viene considerato questo impegno nel piano globale di lavoro per i prossimi quattro anni?Alcuni dei punti principali sono stati proposti per il piano pastorale del nostro mandato, cioè fino al 2015. Per il piano globale dei prossimi quattro anni abbiamo preso come guida di lavoro la seconda parte dello slogan di Aparecida: “Per-ché i nostri popoli abbiano vita in Lui” (Para que nuestros pueblos en El, tengan vida). Dal momento che l’attuazione della prima parte dello slogan, discepoli missionari, vale a dire come far diventare i cristiani delle nostre comunità autentici discepoli di Cristo, è già arrivata al suo traguardo, adesso dobbiamo “dare testimonianza”, perché quando dia-

una chiesa viva

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America Latina

mo testimonianza di Cristo, possiamo godere di una vita degna e piena, in Lui e grazie a Lui.Pensiamo anche a due testi biblici di riferimento: la parabola della vite e dei tralci, che troviamo nel Vangelo di Giovanni, ed un’espressione della prima lettera di Giovanni, “Tutto ciò che abbiamo visto, sentito, udito... lo annunciamo a voi, perché la nostra gioia sia piena”. Il discepolo missionario non può ri-manere soddisfatto di ciò che ha trovato, ma lo deve trasmettere agli altri, a maggior ragione nelle circo-stanze avverse. Questo è stato lo spirito della Chiesa di tutti i tempi, il motivo della missione ad gentes, il compito della trasmissione della fede alle altre cul-ture: mai con il desiderio di fare proselitismo, ma solo con quello di presentare la verità, e, con la veri-tà, la via per la vita, la vera vita.

Attualmente in America Latina ci sono situazioni molto difficili per predicare il Vangelo, di violen-za estesa o di conflitto armato... Come reagisce la comunità ecclesiale?Ci sono situazioni a rischio molto alto, ed i vescovi le conoscono bene. Tuttavia il popolo è consolato

Nel 2007 ad Aparecida (Brasile) si svolse la V

Conferenza Generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi. Al termine fu pubblicato un documento che contiene

l’opzione della Conferenza di trasformare la Chiesa in una comunità più missionaria, sollecitando la conversione

pastorale e il rinnovamento missionario delle Chiese particolari.Il documento finale consta di tre grandi parti. La prima, intitolata LA VITA DEI NOSTRI POPOLI OGGI, considera “con uno sguardo teologale e pastorale, i grandi cambiamenti che stanno accadendo nel nostro continente e nel mondo, e che interpellano l’evangelizzazione”. Nella seconda parte, intitolata LA VITA DI GESÙ CRISTO NEI DISCEPOLI MISSIONARI, si mostra “la bellezza della fede in Gesù Cristo come fonte di vita per gli uomini e le donne che si uniscono a Lui”. Infine, la terza parte, che ha per titolo LA VITA DI GESÙ CRISTO PER I NOSTRI POPOLI, considera le principali azioni pastorali connotandole con un dinamismo missionario.

AparecidaIl documento di

Messico

Guatamala

El SalvadorCosta Rica

Panama

Belize

CubaHaiti

R. DomenicanaPuerto Rico

HondurasNicaragua

Brasile

Colombia

VenezuelaGuyana

Suriname

GuayanaFrancese

Trinidad e Tobago

Ecuador

Perù

Cile

ArgentinaUruguay

Paraguay

Bolivia

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nel vedere l’atteggiamento dei pro-pri pastori. La gente a volte si rivolge alle autorità, al presidente della regio-ne, al sindaco, per cercare di risolvere le situazioni più difficili, ma poi sono i parroci a rispondere: con la loro pre-senza si mantiene la presenza della chiesa. Allora la gente rimane con loro, non emigra, le città non si spopolano, perché il pastore rimane, perché c’è chi celebra la messa, amministra i sa-cramenti, predica e parla di speranza, malgrado la violenza ed altre gravi dif-ficoltà. Queste situazioni ci addolorano molto, umanamente, ma spiritualmen-te ci fortificano. Il martirio ha sempre arricchito la vita della chiesa, non ci deve spaventare, anche se ci rattrista vedere uccidere quanti hanno prestato un servizio generoso alla chiesa. Non dobbiamo dimenticare che in que-sta chiesa siamo come pellegrini, e il modo in cui finirà la nostra vita terrena

deve essere l’ultimo pensiero, piuttosto dobbiamo pensare al cielo, e con que-sta speranza dobbiamo guardare tali situazioni, altrimenti saremmo dispe-rati. Naturalmente consigliamo sempre la prudenza, e invitiamo i sacerdoti ad indossare il clergyman, perché perfino la delinquenza organizzata lo rispetta.

Qual è l’identikit della chiesa lati-noamericana e come contribuisce a queste situazioni? A partire da Aparecida si è accresciuta fra i pastori, i sacerdoti, i vescovi e an-che gli operatori pastorali, la coscien-za di essere chiesa in America Latina, si avverte la necessità di consolidare l’identità cattolica. Il contributo della chiesa non può essere formare un eser-cito o gruppi di sicurezza organizzati, non fa parte del nostro lavoro. Non ab-biamo forze armate ma abbiamo co-munque una forza morale così grande

che quando questa semina comincerà a crescere, come desideriamo viva-mente, allora verrà la pace sociale, che porta con sé la pace con il Signore, con Cristo. Per noi questa è la via, perciò siamo impegnati per e con la famiglia, per e con la vita, perché è proprio lì il futuro della nostra società.Voglio sottolineare che comunque la chiesa in America Latina è viva, e malgrado le situazioni difficili nei di-versi paesi, adesso le comunità cristia-ne sono autonome: abbiamo i nostri sacerdoti, le nostre strutture, le voca-zioni. È una chiesa che riesce a vivere da sola grazie al contributo dei propri fedeli, e che riesce a rispondere con molta generosità ad iniziative come la Giornata missionaria (Domund) per l’aiuto alla missione ad gentes. Ades-so l’America Latina non è più una zona di missione ad gentes, è diventata una zona di piena vita ecclesiale. n

fatti

Vi sono nel mondo luoghi identificati nell’immaginario collettivo per un fenomeno intangibile, quale è il vento: a Trieste soffia la bora, sulle coste del mar ligure e del Tirreno spira il libeccio, e in Provenza il “mistral” scende lungo la valle del Rodano. A Buenos Aires, città di origine di Jorge Bergoglio, giunge dall’entroterra il “pampero” a scuotere la metropoli. Il discorso con cui il nuovo vescovo di Roma, dopo aver mostrato la propria bonomia nelle prime apparizioni pubbliche, ha parlato della sua visione della chiesa, è stato

come il soffio potente del “pampero” sulle sponde del Rio della Plata. Le cose più semplici sono le più sconvolgenti. Eppure nulla risulta più chiaro dal Vangelo della

beatitudine dei poveri, e dell’obbligo - per chi si professa cristiano - di aiutarli.Una volta fu domandato ad un membro della Compagnia di Gesù che cosa fosse un gesuita. “Un gesuita - rispose - è un prete che ha studiato dieci anni più degli altri preti”. Forse i lunghi e severi studi cui si è sottoposto papa Bergoglio lo hanno condotto a scoprire la grande e semplice verità contenuta nell’atto fondativo della nostra religione, il discorso delle Beatitudini: “Beati i poveri”.E quando, nominato vescovo di Roma, ha proclamato questa verità, si è come ripetuto nella Chiesa il miracolo della Pentecoste. Il vento dello Spirito soffia forte, proprio come il “pampero” sul Rio della Plata, e viene per cambiare la nostra realtà umana. L’America latina fa pesare nel cattolicesimo il numero dei suoi abitanti. Giovanni Paolo II fece sì che la disgregazione del blocco comunista avvenisse, e che avvenisse in pace. Ora è il Sud del mondo che guarda a Francesco come al campione del proprio riscatto storico e sociale.

Alfonso M. Bruno

Il vento di Bergoglio

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lettere dai missionari

La festa di Pasqua è la festa per eccellenza nella quale ritroviamo il fondamento della nostra fede. E’ la festa di tutti coloro che sono sconfitti, maltrattati, giudicati, sfruttati, torturati ed uccisi; é la festa degli ultimi, dei falliti, di coloro che non osano più sperare e che hanno perso la fiducia nella vita, di coloro che sono stati traditi e anche di coloro che non credono più a niente. A Pasqua le contraddizioni si incontrano, gli opposti si toccano, le parallele sono convergenti. Non si tratta di teorie. Quel Gesù ridotto a nulla sulla croce, quell’uomo sconfitto e deriso, quell’essere privato della dignità, quel figlio

dell’uomo che nessuno vuole riconoscere Figlio di Dio, assume sulla Croce tutte le nostre di contraddizioni e risorgendo dai morti “libero e vincitore”, ci insegna il vero valore della vita e della morte, il senso delle cose e delle persone, ci apre orizzonti nuovi.Pasqua é veramente la ‘festa delle feste’, nella quale attraverso i simboli della liturgia possiamo entrare in un’altra dimensione, spesso rischiamo di vivere tutto questo da consumatori e non da attenti osservatori delle cose di Dio. Che la Pasqua rappresenti un autentico “passaggio”, perché ognuno di noi sa per dove deve passare per liberarsi di ciò che é già vecchio, di ciò che é già morto; passare dall’io al noi; passare dal mio al nostro; passare dall’incertezza alla certezza, dal dubbio alla verità; passare... non restare sulle proprie posizioni, ma andare oltre, diventare un nomade della libertà, un cercatore di tesori nascosti. “Alleluia” deve diventare il nostro grido, quella luce che la chiesa accende deve poter diradare le tenebre del tuo cuore, quell’acqua che sgorga dal tempio deve purificare ciò che c’é di

sporco nella tua vita ed irrigare i deserti del tuo mondo interiore.Non aspettarti quindi dei miracoli, se non vuoi morire al vecchio, non potrai risorgere; se non vuoi perdere, difficilmente potrai trovare; se sei attaccato al vecchio, il nuovo con fatica potrà aprirsi un cammino. Risorgere significa rinascere!

Bruno Favero OMISenegal

Sentinella, quanto rimane della notte?

Molti di quanti visitano Roma restano ammirati dalla grandezza di questa città. Il Colosseo impressiona per la sua bellezza, ma basta anche dare uno sguardo alla campagna romana con i suoi acquedotti ancora lì con i loro archi sospesi. L’arco ha la capacità di sostenere la struttura distribuendone il peso in maniera uniforme. Capacità di collegare due punti opposti e sostenere la pesante struttura distribuendo il peso in maniera uniforme: ecco l’arco. “Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo... Mai dimenticherò

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P. Brino Favero OMI saluta con allegria

Pasqua fondamento della fede

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i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni” (Elie Wiesel). La lettura di questo brano mi ha stimolato a fare una riflessione sull’importanza della memoria, specialmente in contesto biblico.La memoria come capacità di tenere insieme punti opposti creando un arco sospeso che dà solidità al tutto. Ecco allora l’esperienza del popolo di

Israele nel vivere la sua notte (quella in terra di Egitto fatta di umiliazione e schiavitù) e l’invito-comando a mai dimenticare, perché attraverso quella notte si è arrivati alla luce del giorno (terra promessa e libertà). Così sarà anche del loro padre Giacobbe che nel passare il guado per tutta la notte si trova a lottare con un qualcuno (se stesso, il fratello e Dio stesso) ed è

nella notte generato a vita nuova (non più Giacobbe il suo nome, ma Israele, padre di un nuovo popolo). E le notti si susseguono inseguite dalla luce del nuovo giorno; ecco il popolo in esilio (nuova notte con crisi di identità)

e la domanda struggente che invoca speranza (“Sentinella, quanto rimane della notte?”); ed ecco la nuova liberazione (ritorno in patria e ricostruzione del tempio). L’arco si allunga a coprire tutta la Bibbia fino alla sua conclusione (nell’Apocalisse si dice della nuova creazione dove “la notte non sarà più, perché Dio sarà la sua luce”).Esperienza di un popolo questa che viene rivissuta da un suo figlio, Gesù. Tutta la sua vita tra due notti madri; quella della nascita (ai pastori che vegliano nella notte una luce rifulse) e quella della morte, i tre giorni incorniciati dalla consegna di Giuda (“Usci, ed era notte”), notte vissuta sulla croce (“Dio mio... perché mi hai abbandonato?”) Ed ecco puntuale come sempre la luce, quella della nuova vita (“ le donne si recarono al sepolcro di buon mattino, quando il sole sorgeva”). Di nuovo l’arco a mettere insieme morte e vita. Quante notti vissute insieme... e l’invocazione ad un qualcuno: “Sentinella, quanto rimane della notte?”, che dice la sofferenza della notte e allo stesso tempo grido di speranza. Vita, la nostra, che trova nella croce del Risorto il suo arco.

Giovanni Zevola OMI

MISSIONIOMI

Due recenti foto di p. Giovanni Zevola OMI

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lettere dai missionari

Qui Uruguaydi Luca Polello OMI [email protected]

Il mio accento italiano

Abbiamo vissuto una missione popolare dal titolo Jesús viene a nuestras familias nella parrocchia oblata di Libertad. Oltre all’equipe missionaria e ai

spesso continuava con la domanda: «Tu non sei di queste parti, vero?» e che terminava spesso con il parlare dei tanti parenti immigrati in Uruguay e di provenienza italiana. La missione passa, come spesso accade, attraverso le difficoltà e le debolezze dei missionari stessi!

mia comunità di Parcelles, c’è Paul Marie: originario del sud del Senegal, conosce bene il quartiere, così quando usciamo per visitare qualche famiglia, è la mia guida. La sua presenza è molto utile per comprendere meglio la realtà che mi circonda. Nella comunità di Mermoz,

Qui Senegaldi Gianluca Rizzaro [email protected]

Apprendisti missionari

Lo stage missionario non è un’esclusiva degli oblati italiani. Tra Senegal e Guinea Bissau, quest’anno siamo in cinque a vivere quest’esperienza. Nella

MISSIONIOMI

sempre a Dakar, c’è Paul Sombel: anche lui, come noi, è impegnato in parrocchia, come animatore degli scout e catechista. A Temento, comunità della Casamance, c’è invece Pascal: nei giorni trascorsi laggiù mi ha fatto visitare molti villaggi e mi ha anche lasciato guidare l’auto della comunità. Considerate le strade, una bella dimostrazione di fiducia! Simon Pierre, il più giovane tra noi, vive invece nella nuova parrocchia di Antula, periferia di Bissau; appassionato di calcio, tifoso del Real, non perde

occasione per inviarmi un sms di congratulazioni ad ogni vittoria della Juve. Ci siamo incontrati spesso quest’anno, pur dovendo fare i conti con le distanze: sono state ottime occasioni di conoscenza e di verifica del nostro cammino di avvicinamento ai voti perpetui. Un altro piccolo, grande regalo dello stage.

vari gruppi parrocchiali che hanno permesso questo tempo di missione, si sono aggiunti giovani uruguagi, laici paraguagi e un oblato congolese. Divisi in gruppi di missionari abbiamo trascorso molte ore per le strade dei quartieri di Libertad, incontrando tante situazioni difficili, tanta povertà spirituali, ma anche tanta presenza di Dio. Non era sempre facile presentarsi alle persone e iniziare a parlare della missione, e molti, pur essendo ospitali, non erano preparati ad un’insolita visita che li chiamava ad uscire dalla propria casa e dal proprio schema di chiesa. In questo caso

è stato di aiuto il mio essere italiano. Tante volte i miei compagni di missione mi chiedevano di iniziare la visita, perché la mia pronuncia e il mio accento creavano un senso di curiosità nelle persone. Un buon modo per rompere il ghiaccio e intavolare un discorso che

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In quanto procuratore delle missioni estere, a gennaio scorso, sono tornato volentieri in Africa insieme al provin-

ciale, p. Alberto Gnemmi, e al vicario del settore spagnolo, p. Ismael García. Abbia-mo visitato tutte le comunità e missioni della Provincia in Senegal, Guinea Bis-sau e Sahara Occidentale. Potete trovare il diario di questa visita con alcune immagi-ni, sul sito www.omimed.eu.Le situazioni missionarie sono diverse in ognuno dei paesi visitati. Ciò che più col-piva visitando la delegazione è stato certa-mente costatare che sempre di più gli Oblati africani assumono responsabilità nella conduzione della vita comunitaria e della missione. Alcune comunità oblate sono già interamente composte da figli del Paese.Anche qui, come in tante altre chiese di re-cente fondazione sparse nel mondo, siamo giunti al momento in cui la missione deve preparare, e già vivere, il passaggio del testimone. È una legge che è iscritta nella natura ed è nella dinamica della vita uma-na e spirituale: chi genera è chiamato ad accompagnare la maturazione della vita

finché essa stessa sia capace di autonomia e diventi, a sua volta, generatrice di altra vita. Modello di questo passaggio tipico della missione è Giovanni Battista: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,30). Facile a dirsi, molto più impegnati-vo da vivere nel concreto! Una convinzione mi si conferma dentro: la missione porta in sé, fortissima, la dina-mica fondamentale del mistero pasquale, centro della nostra fede, che è il “morire per far vivere”. E il missionario deve mo-rire due volte: la prima quando lascia il proprio mondo e ricomincia da capo in un altro: imparare a parlare in un’altra lin-gua, imparare i modi di fare…, la seconda quando, venuti su i figli del Paese, deve la-sciare a loro la responsabilità di incarnare le cose secondo la loro indole e cultura. E la provocazione per te che leggi? Se di-ciamo che la missione è anche qui in Ita-lia, chiediamoci se nelle nostre chiese in cui la cultura di oggi non è quella di ieri, ci impegniamo abbastanza in questo pas-saggio di testimone con le nuove genera-zioni. n

di Adriano Titone [email protected]

missioni

Missione è…Diminuire per far crescere l’altro

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CICCONE, A., MGC UN INTRECCIO TRA DESIDERI UMANI E PROGETTO DI DIOEDITRICE MISSIONARI O.M.I. 2013, € 13.

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