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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 723 Domenica 20 Settembre 2015 XXV del Tempo Ordinario Itinerario quotidiano di preghiera

Non di PANE solo quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 723

Domenica 20 Settembre 2015

XXV del Tempo Ordinario

Itinerario quotidiano di preghiera

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 2

Settembre 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-

go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese.

Intenzione del Santo Padre

Perché crescano le opportunità di formazione e di

lavoro per tutti i giovani.

Intenzione missionaria

Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni

coerenti della fede che annunciano.

Intenzione dei vescovi

Perché i movimenti e le associazioni si integrino

volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella

speranza e nell'amore e siano veri testimoni

di Cristo nel mondo.

Intenzioni mese di Settembre

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 3

Domenica 20

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Domenica del Tempo Ordinario

Se ti arrendi troppo presto, non saprai mai

come sarebbe potuta andare.

La beata Maria Teresa di San Giuseppe, al secolo Anna Maria Tauscher van den Bosch, nacque il 19 giugno 1855 a Sandow, nel Brandeburgo (oggi in Polonia), da genitori lute-rani profondamente cre-denti. In giovane età visse anni d'intensa, travagliata ricerca religiosa che la condussero al cattolicesi-mo: una scelta che le co-stò l'esclusione dalla fami-glia e il licenziamento

dall'ospedale psichiatrico di Colonia, che dirigeva. Rimasta senza casa né lavoro, dopo un lungo vagare trovò a Berlino la sua «via»: iniziò a dedi-carsi ai tanti «ragazzi di strada» " molti, figli di italiani " che vi erano ab-bandonati o trascurati. A tal fine fondò la Congre-gazione delle Suore Car-melitane del Divino Cuore di Gesù, che presto iniziò a dedicarsi anche ad an-

ziani, poveri, emigranti, operai senza tetto, mentre nuove comunità nasceva-no in altri Paesi d'Europa e in America. Il carisma: mettere lo spirito contem-plativo del Carmelo al servizio attivo dell'aposto-lato diretto. La fondatrice morì il 20 settembre 1938 a Sittard, nei Paesi Bassi. Sempre in Olanda, nella cattedrale di Roermond, venne beatificata il 13 maggio 2006.

Il Santo del giorno: Beata Maria Teresa di San Giuseppe

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non

voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro:

«Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideran-

no; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano

queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando

fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed

essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più

grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo,

sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in

mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi

bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma

colui che mi ha mandato».

Brano Evangelico: Mc 9, 30-37 Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me.

Contemplo: Dopo tre giorni risorgerà (Mc 9,31)

Gesù rivela ai discepoli la sua morte e risurrezione, ma i di-scepoli non comprendono. O forse temono la morte e non comprendono la risurrezione. Il Maestro li invita a percorre-re il suo stesso cammino: colloca in mezzo a loro un bambi-no e abbracciandolo dice: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Agisci

A volte le nostre di-

scussioni possono sot-

tendere, più o meno

implicitamente, il

desiderio di primeg-

giare sugli altri. Oggi

cercherò di parlare

soltanto di ciò che

può avvicinarmi agli

altri, portando solida-

rietà e vera fraterni-

tà.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 4

P a g i n e b i b l i c h e

“Io amo i bambini, dice Dio.

Voglio che rassomigliate loro.

Non amo i vecchi, dice Dio, a

meno che siano ancora dei bam-

bini. Così non voglio che bambi-

ni nel mio Regno, è stabilito

dall'eternità. Bambini storpi,

bambini gobbi, bambini rugosi,

bambini dalla barba bianca,

ogni specie di bimbi che credete,

ma bambini, solo bambini. Non

c'è da discutere, è decretato,

non v'è posto per gli altri.

Amo i bambini piccoli, dice Dio,

perché la Mia immagine in

essi non è ancora offuscata.

Non hanno sabotato la Mia so-

miglianza, sono nuovi, puri,

senza cancellatura, senza ra-

schiatura. Così, quando dolce-

mente Mi chino su loro, Mi ri-

trovo in essi.” Padre Michel Quoist

Gesù, nel Vangelo di oggi, ci

indica la via per raggiungere

il primato del cuore, squarcia

i limiti crepuscolari del nostro

sguardo ormai spento e ci do-

na orizzonti profondi come gli

abissi dell’oceano e infinita-

mente semplici come i tenui

colori dei fiori primaverili che

sfidano i residui delle bianche

coltri invernali.

Un bambino. Chi vuole essere

grande deve imparare a ten-

dere la propria mano per la-

sciarsi guidare da altre mani,

a lasciarsi cullare in un ab-

braccio che dona la sensibilità

della compassione, la forza

del coraggio, la dolcezza del-

la carità.

Un bambino. La fragilità

dell’umana natura che ci ac-

compagna nel lento scorrere

del tempo. L’innocenza che

lungo il rugoso cammino verso

il tramonto dell’umano esistere

diventa nostalgia, struggente

desiderio di un ritorno alle cose

che hanno il lontano sapore

della casa paterna. La semplici-

tà che, oltre la superficialità

dell’età adulta, diventa stupo-

re di fronte alla bellezza di un

tramonto o alla maestà di un

cielo stellato.

I grandi pensano ai primi posti,

i bambini al tepore paterno.

Beato l’uomo che porterà im-

presso nel cuore la dolcezza

della sua infanzia, l’immagine

di un volto da fanciullo.

Il Regno di Dio appartiene da

sempre ai bambini e solo chi

conserverà uno spirito semplice

e indifeso come quello dei pic-

coli vi potrà entrare.

Io amo i bambini Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 5

P a g i n e b i b l i c h e

Contemplatio: Il protagonismo che si autoincensa

Dissero gli empi: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è

d’incomodo e si oppone alle nostre azioni;ci rimprovera le

colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro

l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono ve-

re,consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il

giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà

dalle mani dei suoi avversari. (Sap. 2,12-17-20)

La “sapienza” tutta terrena inneggio al successo per-

sonale e lo persegue a ogni costo. Per il protagoni-

smo che si autoincensa, chiunque sia sentito come

impedimento alla propria supremazia può essere eli-

minato senza scrupoli. In ogni tempo, e anche nel

nostro, si assiste alla formazione di circoli di potere

che attirano attorno a sé gruppi di sostenitori acriti-

ci, ai quali istillano il senso della lotta contro le altre

fazioni. Questo meccanismo, insito nell'uomo allo

stadio istintivo, viene raggiunto dall'annunzio della

pasqua di Gesù, che ne propone il ribaltamento. C'è

il dono di Dio che è offerto a tutti: chi lo accoglie

diviene operatore di pace e non di divisione. C'è il

posto del servo, occupato per primo da Gesù, che

garantisce il primato nell'amore. C'è il bambino, il

debole, il ‘senza voce' che si rivela il ponte, lanciato

sulle acque limacciose dell'egoismo umano, dove ci

sorprende l'abbraccio del Padre.

Perché, Signore, non siamo più capaci di pregarti co-sì ? Non abbiamo più stima di te, Signore? Come pregava

Cristo nell'orto, e Giobbe dal suo mucchio di cenere, a differenza dei suoi amici così pii?

Dio, per il tuo nome salvami,

per la tua potenza rendimi giustizia.

Dio, ascolta la mia preghiera,

porgi l’orecchio alle parole

della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me

sono insorti e prepotenti insidiano

la mia vita;non pongono

Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,

il Signore sostiene la mia vita.

Ti offrirò un sacrificio spontaneo,

loderò il tuo nome, Signore,

perché è buono.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, contempliamo oggi e

ascoltiamo con il cuore spalancato la

divina sinfonia dell'accoglienza della

nostra piccolezza e dei nostri limiti,

immenso abbraccio di quanto in noi è

senza apparenza, senza potere, senza

forza. Signore, la tua misericordia ci

riscalda e ci rianima come un sole ma-

estoso e splendido che ci ridona vita.

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 6

Lunedì 21

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Tempo Ordinario

Il Santo del giorno: Beata Caterina Aliprandi da Asti Clarissa

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo,

seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo se-

guì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e pec-

catori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i

farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insie-

me ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che

hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire:

“Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare

i giusti, ma i peccatori».

Brano Evangelico: Mt 9, 9-13 Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

Caterina nacque verso il 1466 da nobile fami-glia astigiana e venne destinata dai genitori al matrimonio con un ric-co gentiluomo del po-sto. Ancora trentenne, riuscì a convincere il marito a vestire l'abito francescano, consenten-dole così di poter entra-re nel monatero di San-

ta Chiara in Ales-sandria. Nel 1526 fu destinata con cinque consorelle a fondare un nuovo monastero in Asti, che prese il nome di Convento del Gesù. Qui fece la portinaia, ma ben presto divenne fa-mosa per le profezie ed i miracoli che i

devoti iniziarono ad attribuirle. Come essa stessa avrebbe profetizzato, rimase vittima della peste e morì il 7 settembre 1529, cantando le lodi a Maria, di cui le compagne in quel momento festeggia-vano la natività.

Contemplo: Si alzò e Io seguì (Mt 9,9)

Gesù vide Matteo non solo con gli occhi del corpo, ma soprattutto con l'intuito della misericordia. Vide un pubblicano, lo guardò con amore, lo scelse e gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè devi imitar-mi. «Seguimi», disse, non tanto con il movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di rimanere in Cristo, deve com-portarsi come lui si è comportato». «Ed egli si alzò, dice il Vangelo, e lo seguì» (Beda il Venerabile).

Quando abbandoni qualcuno, e lo escludi dalla

tua vita, abbandoni te stesso.

Agisci Oggi, quando sono tentato di criticare qualcuno, mi ricordo che il Signore prima di tutto vuole mise-ricordia! Maria è maestra in questo.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 7

Seguimi. Non importa chi sei e cosa fai. Il tuo

passato non conta, i tuoi precedenti non mi in-

teressano, la tua fedina penale viene cancella-

ta”. “Ma cosa dici Gesù! Io sono un pubblicano,

un esattore delle tasse, un ladro. Le mie mani

sono appiccicaticce, i soldi vi si attaccano; il

mio cuore è pieno di malvagità. Mi sono giunti

gli echi della tua voce. Tu stesso, l’altro giorno

ammaestravi le folle dicendo: “Dal di dentro

infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le

intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,

adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudi-

cizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.

Non posso seguirti”. “Matteo alzati, seguimi!

Vengo a casa tua! Invita i tuoi amici, voglio

mangiare con voi, fermarmi da voi!” “Ma cosa

dici Gesù! Non vedi gli sguardi della gente! Già

stanno mormorando, dicono male di Te! Come

puoi venire a mangiare da me! Di sicuro non

crederanno più che Tu sei il messia se ti fermi

da me, nella casa di un peccatore”. “Matteo

seguimi! Lascia che i morti seppelliscano i loro

morti. Tu vieni e seguimi!” Così, subito, la-

sciando il tavolo delle imposte, Matteo segue

Gesù, mangia con Lui, dando inizio alla più bel-

la avventura della sua vita: l’incontro con

l’eterna misericordia di Dio. Da allora la spe-

ranza abita anche nel mio cuore, perché un

giorno il Signore passerà anche davanti al tavo-

lo dei miei compromessi, delle mie meschinità

e mi dirà: ”Vieni e seguimi!”.

Meditazione

Miopia spirituale Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Ora sappiamo perché tante stelle e sappiamo

perché tanti fiori: siamo noi la co-scienza del loro splendere, noi la coscienza del loro fiorire; ed è la tua legge la fonte di ogni esistere, a ragione del nostro pensare ed agire.

I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il rac-conto e la notte alla notte ne tra-smette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ci trovi ancora al ban-co delle imposte, intenti a trafficare le nostre illusorie ricchezze. Noi implo-riamo la tua misericordia e ti chiedia-mo il dono del tuo sguardo su di noi, della tua voce che parla al nostro cuore, che ci chiama, che ci invita a seguire i tuoi passi. Ti chiediamo il dono di quel tuo sguardo che ci rivela a noi stessi, che ci ridona la vita, che dà senso e significato al nostro esiste-re, al nostro desiderare, al nostro agi-re.

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 8

Martedì 22

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Tempo Ordinario

La quercia chiese al mandorlo:

parlami di Dio. E il mandorlo fiorì.

Secondo la tradizione, Fiorenzo è fratello di san Floriano, martiriz-zato nell’attuale Austria nel 304. Sfuggito alle sue guardie, come Pie-tro, giunge in Gallia dove san Martino lo ordina sacerdote. Poi si ritira sul monte Glonna, lungo la Loira, nel terri-torio di Poitiers, in Francia dove caccia i serpenti e compie mira-coli, prima di morire a

123 anni. Qui fonda l’abbazia del monte Glonna, situata su un costone che domina il fiume. Così il monte è chiamato S. Florent-le Vieil. I monaci venera-vano Fiorenzo di cui si ricordano le molteplici traslazioni delle reliquie che nel 1077 furono rapite dal conte di Ver-nadois e donate alla collegiata di Roye (Somme), la quale pre-

se il nome di St. Flo-rent. Nel 1475 le reli-quie furono riprese da Luigi XI e divise tra Roye e Saumur. Du-rante la Rivoluzione francese, S. Florent- leVieil fu il punto di partenza della resisten-za dei contadini catto-lici alle leggi antireli-giose.

Il Santo del giorno: San Fiorenzo Eremita

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non po-

tevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e

i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro:

«Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola

di Dio e la mettono in pratica».

Brano Evangelico: Mc 8, 19-21 «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Contemplo: Beato chi ascolta la parola di Dio (Lc 8,21)

Colui che ascolta la parola di Dio è madre e fratello di Gesù, cioè suo familiare, suo intimo confidente. Ascoltare la parola di Dio diventa co-sì un perno fondamentale della nostra unione a Cristo, tanto da costitui-re la nostra beatitudine, la nostra più profonda felicità. Purtroppo siamo spesso distratti da tante vicende o da tanti problemi e non sempre ci poniamo in ascolto, per questo è importante avere momenti di preghie-ra e di riflessione in cui ascoltare col cuore quanto il Signore vuole co-municarci.

Agisci

Oggi, se posso, mi

recherò qualche mi-

nuto in chiesa a tro-

vare Gesù che mi

aspetta nel taberna-

colo. Se non posso,

vi andrò spiritual-

mente.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 9

Gesù propone un modello famigliare e di rela-

zione che supera ampiamente l'idea sociale e

culturale che ci siamo fatti della famiglia e del-

le relazioni umane (anche noi cattolici!). All'e-

poca di Gesù l'influenza del clan famigliare era

determinante, fortissima, e tutto ruotava intor-

no alle decisioni del capo-famiglia. La Bibbia

riflette lungamente sulle qualità del buon capo-

famiglia confermando l'impianto culturale di

tale ruolo. Gesù, invece, supera questa impo-

stazione: l'unione fra le persone non è più de-

terminata da legami di sangue ma dalla consa-

pevolezza di essere figli dello stesso Dio, di fare

la stessa esperienza di fede, di appartenere alla

stessa comunità di vita. Chi ascolta la Parola e

la accoglie stabilisce con gli altri fratelli legami

più autentici e profondi di quelli, spesso di fac-

ciata, determinati dall'appartenenza allo stesso

clan. È l'esperienza che fanno molti di noi che

vivono un'intensità di relazione molto forte con

chi ha fatto la nostra stessa scoperta: siamo fi-

gli amati dal Padre. È una consolazione immen-

sa, e non solo per chi ha vissuto una sconfortan-

te esperienza famigliare e che ritrova nel sogno

di Dio che è la Chiesa la possibilità di essere ac-

colto e di accogliere, ma per tutti!

Meditazione

Siamo figli amati da Dio Meditazione di don Carlo Moro Potrà qualcuno ancora

cantarti questo dolcissimo canto, o Gerusalemme?

Gerusalemme, ovvero la città oggi più divisa fra tutte, e armata e contesa! Già quando il suo più umile Pellegrino si affacciò alle porte, «alla visione della città, pianse su di essa dicendo: -Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi...». E noi, avremo ancora una città su cui pian-gere? Avrà ancora l'uomo una città?

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»! Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, vogliamo riconsacrare

con gioia ogni giorno la nostra vita,

come il tempio più bello da offrirti co-

me spazio in cui poterti incontrare non

al di là dei nostri fratelli e sorelle in

umanità, ma proprio con loro e persi-

no attraverso di loro. Accetta, ti pre-

ghiamo, il sacrificio di ogni nostro

pensiero elitarista che ci fa sentire gli

altri come un ostacolo, e donaci di

scoprire che sono una possibilità in

più per incontrarti autenticamente.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 10

“Fratelli miei, dove c’è gelosia e

spirito di contesa, c’è disordine e

ogni sorta di cattive azioni. Da

dove vengono le guerre e le liti

che sono in mezzo a voi? Non ven-

gono forse dalle vostre passioni

che fanno guerra nelle vostre

membra? Siete pieni di desideri e

non riuscite a possedere; uccidete,

siete invidiosi e non riuscite a ot-

tenere; combattete e fate guerra!” (Lettera di Giacomo 3,16)

La fede autentica si manifesta

nelle opere e la vera sapienza

si riconosce dai frutti.

L’autore della lettera di Gia-

como ci mette in guar-

dia da coloro che fo-

mentano divisioni e con

parole vane e velenose

distruggono la comuni-

tà e le persone.

Secondo Giacomo tutte

le divisioni e le maldi-

cenze nascono dalla ge-

losia, dall’ambizione

(chi è preoccupato solo

di sé, e si chiude nella

ricerca egoistica della

propria gratificazione, si

comporta in modo tale

da creare disordine e

turbamento negli altri)

e dalle passioni che of-

fuscano il cuore e la

mente. L’ambizione è un male

o s c u r o c h e s e r p e g g i a

nell’intimo e si maschera spes-

so tra i primi posti “dei buoni

propositi”. In una suggestiva

immagine iconologica Cesare

Ripa la tratteggia come una

giovane donna vestita di verde

e inco ro na ta d ’ede ra.

L’interpretazione è semplice ed

esaustiva: è verde come un pa-

scolo perché il cuore dell’uomo

ambizioso non si pasce mai

d’altro; inoltre è come l’edera

perché questa pianta sale verso

l’alto sgretolando e distruggen-

do il muro che la sostiene.

L’ambizione e l’invidia, come

l’edera, distruggono lentamen-

te il cuore dell’uomo, demoli-

scono i fratelli, sgretolano le

comunità e il bene comune. Lo

spirito di contesa genera parole

e azioni cattive che distruggo-

no il capolavoro di Dio, la sua

effige. Sottolineava il compian-

to Card. F.-X. Nguyèn Van

Thuàn: «Nello spazio di pochi

secondi chiunque potrebbe sfi-

gurare un dipinto di Raffaello,

che ha richiesto all'autore tan-

to tempo e sforzo per portarlo

a termine; ma chi potrebbe

fare di nuovo quello che ha fat-

to Raffaello? Nello stesso mo-

do, la reputazione di una per-

sona può essere compromessa

per sempre. La parola ingiusta

dell'uomo giusto può produrre

danni incalcolabili. È come un

veleno distribuito dalle mani di

un medico; più si diffonde, più

persone ucciderà».

I cristiani sono invitati quindi

dall’apostolo Giacomo a sradi-

care le radici di ogni divisione

affinché Dio possa elargire la

sapienza che viene dall’alto

che è pura, pacifica, mite e

piena di misericordia.

di don Luciano Vitton Mea

Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Commento alla Lettera di Giacomo

L’edera dell’invidia di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 11

XXV Tempo Ordinario

Guarda il cielo, lì c'è sempre lui che ci ascolta,

che ci guarda. Non avere paura, fidati, Dio è l'unico che non ci deluderà mai.

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i

demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a

guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone,

né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa

entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgo-

no, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimo-

nianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villag-

gio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Brano Evangelico: Lc.9, 1-6 Diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le

malattie.

Fu scelto da San Pietro

quale suo successore

come vescovo di Roma,

dove esercitò il suo mi-

nistero per undici anni o

dodici anni a seconda

delle fonti. Su di lui non

sia hanno grandi infor-

mazioni. S. Ireneo, ve-

scovo di Lione, c'è la-

sciato una testimonianza

attendibile sui primi do-

dici vescovi fra cui

figura Lino, identifi-

cato come la persona

di cui parla San Paolo

nella seconda lettera a

Timoteo. Secondo il

Liber Pontificalis sa-

rebbe stato di origine

toscana mentre secon-

do tradizioni più tar-

de, avrebbe studiato a

Volterra e sarebbe

stato inviato a Roma

per i suoi studi. Li a-

vrebbe incontrato Pietro

da cui sarebbe stato

convertito. Gli sono

attribuiti gli Atti apocri-

fi di San Pietro e Paolo

e la Disputa con Simon

Mago. Sarebbe morto

martire sotto Domizia-

no.

Contemplo: Annunciate il regno di Dio (cf Lc 9,2)

Il Signore Gesù, che poteva avere a «disposizione più di dodici legioni di angeli» (Mt 26,53) invia i Dodici ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi, senza «nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro». Un modo di dire che i cuori non si conquistano né con gli eserciti potenti né con i sottili ragionamenti di questo mondo (cf 1Cor 1,20), ma con l'amore di Cristo Gesù che «è potenza di Dio e sapienza di Dio», salvatore di tutti.

Il Santo del giorno: San Lino Papa e Martire

Mercoledì 23

Settembre

I Settimana del Salterio

Agisci Il regno di Dio è vici-

no! Oggi, di fronte

alle difficoltà, voglio

recuperare questa

speranza certa e ado-

perarmi affinché esso

cresca.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 12

La forza ci deriva dal Signore, non facciamo o-

pera di auto convincimento. Ed anche il potere

di far fuggire la parte oscura e tenebrosa della

realtà e di guarire le nostre fragilità ci proviene

dal Signore. Ricordiamocelo quando organizzia-

mo la nostra pastorale, quando immaginiamo

delle strategie di evangelizzazione, quando co-

struiamo percorsi di Chiesa. Gesù, inviando i

suoi discepoli a preparargli la strada, è diretto

ed efficace: siamo chiamati a raccontare di lui,

mettendoci da parte. E a farlo senza contare

sui mezzi, senza illuderci che siano le nostre

capacità ad attirare le persone. La Chiesa è tra-

sparenza della sua presenza e meno ingombra

la visuale e meglio è per tutti. La forza ci deri-

va dal Signore, perciò ogni azione pastorale,

ogni scelta va pensata, fecondata e accompa-

gnata dalla preghiera, per attingere la forza.

L'unico potere che la Chiesa accetta (o che do-

vrebbe accettare) è quello di far fuggire la te-

nebra, di guarire le malattie profonde che ci

mettono in profonda distonia con noi stessi.

Forza e potere ci sono dati per annunciare il

Forte e il Potente che si è fatto debole e servo.

Questo è l'unico metro per valutare il nostro

essere Chiesa!

Meditiamo la Parola

La forza ci deriva dal Signore Meditazione a cura della Redazione

Benedetto Dio che vive in eterno.

Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione. Fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano. Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza. Date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre iniquità, ma avrà compassione di tutti voi e vi radunerà da tutte le nazioni, fra le quali siete stati dispersi.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, noi ti ringraziamo: in-

viati da te, siamo spinti ad andare e a

lasciare che il nostro volto rifletta un

raggio almeno del tuo! Né pane, né

bastone, né bisaccia: siamo poveri e

non possiamo nasconderlo. Fa' che

maturi in noi, Signore, un cuore capa-

ce di donare semplicemente se stesso e

di annunciare la buona notizia di un

vangelo che libera, illumina e guari-

sce!

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 13

Giovedì 24

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Tempo Ordinario

E quando nessuno vorrà più sentire la tua voce,

ti accorgerai che l'unico che sta ancora lì ad ascoltare è Dio e sarà lui al momento

opportuno che agirà per te.

Dopo la morte dei genitori,

fu allevato dallo zio mater-

no, arcidiacono della catte-

drale di San Severino. A

diciassette anni, entrò a far

parte dell'Ordine dei frati

minori con il nome di fra

Pacifico. Diventato vicario

del convento di San Seve-

rino, fu trasferito successi-

vamente nel convento di

Forano, dove alternava

preghiera e apostolato.

Instancabile, predicò la

Parola di Cristo in lun-

go e in largo nelle chie-

se delle Marche. Nel

1692 fu eletto guardia-

no del convento di San

Severino. L'anno se-

guente è di nuovo a

Forano. Nel settembre

1705 ritornò a San Se-

verino. La sua salute

andò progressivamente

peggiorando: negli ulti-

mi anni della vita gli di-

vennero impossibili la

celebrazione della messa e

la partecipazione alla vita

comunitaria. Morì il 24

settembre 1721. Non solo

miracoli, ma anche le e-

stasi e lo spirito profetico

lo resero noto ed ammira-

to in tutta la regione: si

racconta che avesse pre-

detto anche il terremoto

del 1703.

Il Santo del giorno: San Pacifico da Sanseverino Marche

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti

e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è

risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno

degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapita-

re io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava

di vederlo.

Brano Evangelico: Lc 9, 7-9 Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?».

Contemplo: Chi è dunque costui? (Lc 9,9)

Quando Gesù è nato, i pastori a Betlemme si dicono: «Andiamo e ve-diamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere», poi Erode sente parlare di tutti questi avvenimenti relativi alle parole e alle opere di Gesù e «cercava di vederlo». Il mondo continua a chiedersi: «Chi è dunque costui?». La risposta è in tutta la Scrittura e nella Chiesa che crede in Gesù e lo accoglie nella propria vita di fede.

Agisci

A volte mi affanno per tante cose senza aver-ne frutto. Mi preoccu-po mai che in tante persone, intorno a me, la casa di Dio va-da distrutta? Oggi cer-co di fare la mia pic-cola parte perché la casa di Dio possa esse-re ricostruita in tanti cuori e nell’ambiente che mi circonda.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 14

Cercava di vedere Gesù”.

Anche lui, il tetrarca Erode porta con se questo

desiderio; forse perché il momento che passa è

ancora avvolto nel buio e il futuro sembra essere

senza prospettiva, contornato dalla delusione,

da una sete che le acque di questo mondo non

possono appagare. Umana condizione, parentela

che non possiamo ripudiare. Vedi, fratello Erode

che abiti dentro di me, nelle viscere di un egoi-

smo che ci chiude nell’attimo fuggente, quella

sete di felicità che le ricchezze non appagano,

che le carezze di Erodiade non placano, sono

preludio di un’altra vita, di un’ alba che non ap-

partiene a questo mondo. Vedi, fratello Erode,

quella voce che cerchiamo di decapitare, quel

Giovanni che vaga nelle parte ancora sana del

nostro cuore, fanno parte di noi, sono piccoli se-

mi di speranza che il Signore continua a spargere

nel nulla della nostra vanità. Non ascoltiamo,

fratello, le vane lusinghe, le voci che chiedono

con insistenza la “testa” della nostra coscienza,

sacrario che ci indica la strada per incontrare

Colui che cerchiamo. Fratello Erode, cerchi Ge-

sù? Lo vuoi vedere? Non decapitare Giovanni! Al-

lora dentro di te morirà il tetrarca e nascerà

l’uomo nuovo. Già lo vedo. II suo volto mi è fa-

migliare, ha i tratti della figliolanza divina, i suoi

colori sono quelli del cielo.

Meditiamo la Parola

Fratello Erode! Meditazione a di don Luciano Vitton Mea Se vuoi liberare i poveri,

non avrai una notte sicura

e il giorno sarà come notte.

Se ti metti dalla parte dei poveri,

ogni pezzo di pane può esser veleno

e sarai, come loro, sempre più solo…

O bianchi o negri che siete,

poveri di tutta la terra, sarà così per

sempre?...

Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli. Le lodi di Dio sulla loro bocca: questo è un onore per tutti i suoi fedeli.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, Erode non comprende e

non riflette: preso da un gioco che ri-

flette soltanto se stesso e i suoi bisogni,

prende la verità e la soffoca. Signore,

insegnaci a convertire continuamente

il nostro cuore, a lasciarci interrogare

dalla vita e da te, a cercare la verità e

a lasciare che gridi forte, sostenendo e

ponendoci al fianco di coloro che pa-

gano alti prezzi per restare fedeli alla

verità.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 15

Venerdì 25

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Tempo Ordinario

Cristo è morto con le braccia aperte,

affinché nel momento del bisogno potesse

richiuderle e abbracciarmi.

Sergio e i suoi genitori furono scacciati dalla loro casa dalla guerra civile e dovettero guadagnarsi da vivere facendo i contadini a Radonez, a nord-est di Mosca. A vent'anni Ser-gio inizia un'esperienza di eremitaggio, insieme al fratello Stefano, nella vicina foresta. Presto altri uomini si uniscono a loro e nel 1354 si trasformano in monaci, conducendo vita comune. Nasce così

il monastero della Santa Trinità (Troice-Lavra), punto di riferimento per il monachesimo della Rus-sia settentrionale. Sergio fonda anche altre case religiose, direttamente o indirettamente. Nel 1375 rifiuta la sede metropolita-na di Mosca, ma continua a usare la sua influenza per mantenere la pace fra i principi rivali. È stato uno dei primi santi russi a cui furono attribuite visioni

mistiche. Attraverso il suo discepolo Nil Sorskij si diffuse l'esicasmo, la pre-ghiera del cuore resa cele-bre dai «Racconti di un p e l l e g r i n o r u s s o» : «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me». Il monastero della Trinità di Serghiev Posad è ancora oggi meta di pel-legrinaggi. Fu canonizzato in Russia prima del 1449.

Il Santo del giorno: San Sergio di Radonez Eremita

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli

erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono

che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa;

altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma

voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò

loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – dis-

se – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sa-

cerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Brano Evangelico: Lc 9, 18-22 Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Contemplo: Ma voi, chi dite che io sia? (Lc 9,20)

È la missione di Pietro, degli Apostoli e di tutta la Chiesa di Gesù, «la casa di Dio», «il tempio di Dio». Tutti i cristiani, coscienti di essere «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è ac-quistato» devono essere sempre pronti a rispondere non solo a parole ma con il proprio stile di vita «a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 2,9; 3,15). La fede in Cristo Gesù, Figlio di Dio, richiede che il cristiano viva da figlio della risurrezione.

Agisci

Di fronte all’annuncio

della sofferenza di

Gesù, non voglio

scandalizzarmi e an-

darmene, ma oggi

desidero provare ad

abbracciare questo

mistero in tutta la

sua interezza.

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 16

Chi è Gesù Cristo? Questa è una domanda che o-

gni persona affronta quando incontra Gesù Cri-

sto. Per gli ebrei era uno dei profeti, o Giovanni

il Battista, Elia o uno degli antichi profeti. Oggi

molta gente direbbe che Gesù era un grande ma-

estro, al livello di Gandhi, Maometto e Buddha.

Molti arriverebbero a dire che è lui il più grande

di tutti. Ma la verità è che Gesù è molto, molto

di più. Egli è Dio, la Seconda Persona della San-

tissima Trinità, che si fece uomo per mostrarci le

vie di Dio, e per salvarci dai nostri peccati. È ve-

ro che Gesù non dice espressamente di essere

Dio, in questo passaggio, ma accetta la risposta

di Pietro. Anche i suoi miracoli e i suoi insegna-

menti lo confermano, e specialmente la sua mor-

te e risurrezione. Essere un cristiano vuol dire

credere che Gesù Cristo è Dio. Questa è la nostra

caratteristica distintiva.

Meditiamo la Parola

Chi è Gesù Cristo Meditazione di don Carlo Moro

Varcare la soglia del tempio,

Signore, non è già un entrare

nell'eterno? Cercare di vivere la tua She-

kinah, non è anche per noi rischiare l'e-

sperienza del rovo in fiamme? Dio della

mia allegria, fai della stessa mia vita il

tuo rogo che arde e non si consuma.

Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo perfido e perverso. Tu sei il Dio della mia difesa: perché mi respingi? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa monta-gna,alla tua dimora. Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio.

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, ancora una volta ti

chiediamo e ti supplichiamo di inse-

gnarci a pregare, per aiutarci a impa-

rare a vivere come te in apertura con-

tinua a ciò che il cuore ci sussurra da

dentro, per saper scegliere e orientare

la nostra vita in modo sempre più lu-

minoso e gioioso: donaci la pace!

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 17

Il Signore vi parlò dal fuoco. Udi-

vate il suono delle parole, ma

non vedevate alcuna figura. Era

solo una voce. DEUTERONOMIO 4,12

Questo versetto esprime con

grande potenza la visione teolo-

gica centrale della Bibbia. En-

trambi i Testamenti, infatti, ini-

ziano idealmente con la parola

divina. Nei il primo capitolo del-

la Genesi essa spezza il silenzio

del nulla e si rivela creatrice:

«Dio disse: Sia la luce! E la luce

fu» (1,3). È «solo una voce» che

dà origine all'essere, non una

lotta intradivina tra il dio crea-

tore Marduk e la divinità negati-

va Tiamat, come insegnava la

mitologia mesopotamica. «Dalla

Parola del Signore furono creati i

cieli, dal soffio della sua bocca

ogni loro schiera ... Egli parlò e

tutto fu creato» canta il Salmi-

sta (33,6.9).

Nel Nuovo Testamento l'apertu-

ra simbolica è quella del prolo-

go di Giovanni: «In principio era

il Logos, la Parola, il Verbo ...

Tutto è stato fatto per mezzo di

lui e senza di lui nulla è stato

fatto di ciò che esiste» (1,1.3).

Il versetto del Deuteronomio da

noi proposto aggiunge un'altra

dimensione essenziale: la paro-

la di Dio è alla radice non solo

della creazione, ma anche della

storia della salvezza. Infatti,

tutta l'esperienza vissuta da

Israele al Sinai è riassunta da

Mosè — è lui che sta parlando

ora al popolo — in un «ascolto»,

il verbo che sarà fondamentale

nella vicenda della fede biblica

(«Ascolta, Israele!»).

La liberazione e la costituzione

in popolo, così come il dono

della terra promessa, sono frut-

to di un comando divino. Mosè

scenderà dal Sinai con le Dieci

Parole, ossia il Decalogo, «lam­

pada per i passi nel cammino»

della storia (Sal 119,105).

La parola divina, perciò, sostie-

ne e giudica l'intera trama sto-

rica del popolo dell'alleanza

perché «retta è la Parola del

Signo­re e fedele ogni sua ope-

ra» (Sal 33,4). Il Dio biblico è,

allora, il Dio della Rivelazione,

della Parola, della Voce (nel

nostro versetto si ripete per

due volte il termine ebraico

qól, «voce»). Non è una statua

inerte e muta come il toro sa-

cro, il vitello d'oro, segno di

fecondità, che il sacerdote A-

ronne erige nella valle del Si-

nai.

Significativo al riguardo è il

precetto del primo comanda-

mento: «Non ti farai idolo né

immagine alcuna [è la «figura»

di cui si parla nel frammento da

noi citato] di quanto è lassù nel

cielo, né di quanto è quaggiù

sulla terra, né di quanto è nelle

acque sotto terra» (Es 20,4).

Era, questa, una scelta faticosa

per un popolo orientale come

Israele, affamato di realismo,

di immagini, di segni esteriori.

Il Dio biblico è inattingibile co-

me il fuoco, non può essere

manipolato, non è modellato a

immagine umana. Attraverso la

potenza della Parola efficace si

celebra la trascendenza del Si-

gnore, il suo essere Altro ri-

spetto a noi creature umane e

alle cose che pure dipendono

da lui e dalla sua voce impera-

tiva, che crea, salva e giudica.

Canta ancora il Salmista: «Il

Signore manda la sua Pa­rola e

guarisce, ci scampa dalla fos-

sa... Ma egli invia la sua Parola

e fa perire...» (107,20; 147,18).

Pagine bibliche: Deuteronomio/1 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Solo una voce

Meditazione di Mons. Gianfranco Ravasi

Non di solo pane - Numero 723 - pagina 18

Sabato 26

Settembre

I Settimana del Salterio

XXV Tempo Ordinario

Se abbandoni una strada, pensa a quello che ti

lasci dietro. Potresti rimpiangerlo e cercare

invano, in altre strade, qualcosa che gli assomigli.

L'Italia meridionale cono-sce i monaci d'Oriente con la loro liturgia al tempo del dominio bizantino. Con l'espansione araba la Calabria si popola di co-munità guidate dalla rego-la di san Basilio, che atti-rano anche discepoli del posto. Come un calabrese di Rossano, Nicola, che diventerà monaco col no-me di Nilo (910-1004). Vive prima in comunità, poi si fa eremita, con de-

dizione totale a preghie-ra e studio. Legge i Pa-dri della Chiesa, compo-ne inni, trascrive testi con grafia rapida ed elegante. È maestro di nuovi monaci a Rossa-no, con un metodo selet-tivo. Devono essere studiosi, eccellenti an-che in calligrafia e can-to. Quando si accorge di essere ormai un'autorità locale, fugge in territo-rio longobardo, verso il

principato di Capua. Qui, per quindici anni, Nilo educa monaci di rito o-rientale, mantenendo amabili rapporti con i monaci benedettini di Montecassino. Trascorre dieci anni a Gaeta dove vede finire il primo mil-lennio. E da qui parte, novantenne, per fondare l'abbazia di Grottaferrata vicino Roma. Si spegne nel vicino monastero greco di Sant'Agata.

Il Santo del giorno: San Nilo da Rossano

Brano Evangelico: Lc 9, 43-45 Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle

mani degli uomini.

Contemplo: Cristo ha vinto la morte (Canto al Vangelo)

Gesù non riesce a farsi capire dai suoi stessi amici e discepoli «Il Figlio dell'uo-

mo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Sarà capito solo quan-

do, con la sua risurrezione, vincerà la morte. Dopo il suo apparente insuccesso,

dopo aver dato la sua vita per nostro amore, farà trionfare la gloria di Dio in

noi. Il suo precetto d'amore - dare la vita - significa vivere per diventare «pane»

per gli altri, il pane buono che tutti mangiano per vivere.

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva,

Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole:

il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomi-

ni». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così mi-

steriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interro-

garlo su questo argomento.

Agisci Oggi voglio abbattere

le mura del mio cuore

e dei miei pregiudizi,

per poter essere acco-

gliente verso tutti,

come farebbe Maria.

Non di solo pane - Numero 723 - Tempo Ordinario - pagina 19

«Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio

dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uo-

mini».

Nelle mani dell’uomo, nelle mie povere mani. Mani

sporche, che hanno tradito, rinnegato, barattato. Poi

lo scroscio di un velo di acqua che scivola sul sudiciu-

me rendendo presentabile quella “facciata” da cui

dipendiamo. Ecco, Dio si mette in queste mani, si

lascia accarezzare da queste dita. Quale sorte, quan-

to amore. Ogni mattina, durante la Santa Messa, il

nostro pugno che si apre, che si distende, diventa,

per un breve istante, la sua culla. Lungo la via, al

bivio della strada, lo incontriamo nel volto del fratel-

lo. Dal suo sguardo capiamo che ha bisogno di noi,

delle nostre attenzioni, di un sorriso, di una parola

buona. Ancora una volta si mette nelle nostre mani,

dipende da noi.

«Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio

dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uo-

mini». Mistero di una vicinanza, di un’amicizia che

nulla può sciogliere. Rintocchi di una campana lonta-

na che nella notte diventano annunzio di gioia: “E’

nato per noi un Salvatore; giace in una mangiatoia”.

Il cavo delle mie mani, greppia di Dio. Ogni giorno

che scorre, ogni istante che vivo, è Natale, Dio che

pone la sua tenda in mezzo a noi, che viene conse-

gnato nel nulla dal palmo delle mie mani.

Meditiamo la Parola

Greppia di Dio Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Il Signore ci custodisce come un pa-store il suo gregge.

Ascoltate, genti, la parola del Si-gnore, annunciatela alle isole più lontane e dite:«Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce

come un pastore il suo gregge».

Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle ma-ni di uno più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i be-

ni del Signore.

La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici,

senza afflizioni».

Preghiamo la Parola

Preghiera

Signore Gesù, sia il tuo vangelo come

la fune del profeta e sia nelle nostre

mani la misura sovrabbondante del

nostro cuore. Non lasciare mai che

diventiamo chiusi come fortezze che

rischiano di custodire il nulla, ma a-

prici fino a essere consegnati con

quell'amore la cui lunghezza sia capa-

ce di unire la terra al cielo.

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 723

Domenica 20 Settembre 2015

Chiuso il 15/09/ 2015

Numero copie 1400

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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