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1 Studio Commercialisti Bigattin Stefanuto e Associati Via Roma, 100 – 30020 Cinto Caomaggiore (VE) Tel. 0421/209884 – Fax 0421/209506 email: [email protected] http://www.commercialisticinto.it Circolare n° 1 del 10 gennaio 2018 NOTIZIARIO DI GENNAIO 2018 INDICE DEGLI ARGOMENTI: Le news di gennaio pag. 2 Dal 2018 triplica la misura del tasso legale pag. 4 In vigore le novità Iva introdotte dalla Legge europea 2017 pag. 6 Dichiarazione tardiva dei redditi per il periodo d’imposta 2016 pag. 8 Credito di imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali con istanza entro il 31 marzo 2018 pag. 9 Utilizzo delle ritenute da parte di studi associati e società pag. 11 Verifiche contabili di inizio periodo di imposta pag. 14 L’opzione per il regime dell’Iva per cassa pag. 16 Regole per il corretto utilizzo in compensazione “orizzontale” dei crediti fiscali pag. 20 Le nuove tabelle ACI per il 2018 pag. 24 Incremento di aliquota per la contribuzione Enasarco 2018 pag. 26 La detrazione Iva dal 2018 pag. 28 Ampliata l’agevolazione denominata “Art Bonuspag. 30 Principali scadenze dal 16 gennaio 2018 al 15 febbraio 2018 pag. 32 Speciale legge di bilancio pag. 35 Le novità IVA della legge di bilancio 2018 pag. 58 Proroga alle detrazioni sugli immobili e introduzione del “bonus verde” pag. 62 Proroga con modifiche alla disciplina di super e iper ammortamenti pag. 65 Nuova disciplina del prestito sociale delle cooperative pag. 67 Le novità per lo sport pag. 70 Abolita la scheda carburante, acquisti di carburante solo attraverso mezzi di pagamento elettronici pag. 73 Tassazione al 26% di tutti i dividendi e capital gain pag. 75

NOTIZIARIO DI GENNAIO gennaio 2018... · 2018. 4. 6. · economico, specifica che devono essere soddisfatti entro il termine di chiusura del periodo di imposta a partire dal quale

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Studio Commercialisti Bigattin ‐ Stefanuto e Associati Via Roma, 100 – 30020 Cinto Caomaggiore (VE) 

Tel. 0421/209884 – Fax 0421/209506 e‐mail: [email protected] ‐ http://www.commercialisticinto.it 

  

Circolare n° 1 del 10 gennaio 2018  

NOTIZIARIO DI GENNAIO 2018   

INDICE DEGLI ARGOMENTI:   

Le news di gennaio  pag.  2 

Dal 2018 triplica la misura del tasso legale  pag.  4 

In vigore le novità Iva introdotte dalla Legge europea 2017  pag.  6 

Dichiarazione tardiva dei redditi per il periodo d’imposta 2016  pag.  8 

Credito di  imposta sugli  investimenti pubblicitari  incrementali con  istanza entro  il 31 marzo 2018 

pag.  9 

Utilizzo delle ritenute da parte di studi associati e società  pag.  11 

Verifiche contabili di inizio periodo di imposta  pag.  14 

L’opzione per il regime dell’Iva per cassa  pag.  16 

Regole per il corretto utilizzo in compensazione “orizzontale” dei crediti fiscali  pag.  20 

Le nuove tabelle ACI per il 2018  pag.  24 

Incremento di aliquota per la contribuzione Enasarco 2018  pag.  26 

La detrazione Iva dal 2018  pag.  28 

Ampliata l’agevolazione denominata “Art Bonus”  pag.  30 

Principali scadenze dal 16 gennaio 2018 al 15 febbraio 2018  pag.  32 

Speciale legge di bilancio  pag.  35 

Le novità IVA della legge di bilancio 2018  pag.  58 

Proroga alle detrazioni sugli immobili e introduzione del “bonus verde”  pag.  62 

Proroga con modifiche alla disciplina di super e iper ammortamenti  pag.  65 

Nuova disciplina del prestito sociale delle cooperative  pag.  67 

Le novità per lo sport  pag.  70 

Abolita  la  scheda  carburante,  acquisti  di  carburante  solo  attraverso  mezzi  di pagamento elettronici 

pag.  73 

Tassazione al 26% di tutti i dividendi e capital gain  pag.  75 

  

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LE NEWS DI GENNAIO  

 

IPER AMMORTAMENTO 

Determinazione dei costi rilevanti e adempimenti documentali per fruire dell’iper ammortamento  

L’Agenzia  delle  entrate  ha  fornito  nuove  precisazioni  sulla  disciplina  dell’iper  ammortamento:  le 

attrezzature  e  gli  altri  beni  strumentali  non  possono  essere  inclusi  autonomamente  in  alcune  delle 

categorie di beni agevolabili,  con  l’unica eccezione  che  riguarda  i beni  che  sono accessori  strettamente 

indispensabili  alla  ordinaria  dotazione  del  bene  principale.  Non  può  essere  in  ogni  caso  considerato 

rilevante  il costo della perizia giurata  (o dell’attestazione) di conformità. Per quanto  riguarda gli aspetti 

procedurali, l’Agenzia delle entrate, oltre a rimandare alla circolare n. 547750 del Ministero dello Sviluppo 

economico, specifica che devono essere soddisfatti entro  il termine di chiusura del periodo di  imposta a 

partire dal quale l’impresa intende avvalersi dell’agevolazione. 

(Agenzia delle entrate, Risoluzione n. 152, 15/12/2017 e Ministero dello Sviluppo economico, Circolare n. 547750, 

15/12/2017) 

 

SPLIT PAYMENT

Pubblicati gli elenchi validi per il 2018 

Il Ministero  dell’economia  e  delle  finanze  –  Dipartimento  delle  Finanze  ha  pubblicato  gli  elenchi  dei 

soggetti  tenuti  all’applicazione  del  meccanismo  della  scissione  dei  pagamenti  al  link 

http://www1.finanze.gov.it/finanze2/split_payment/public/#/#testata.  Non  sono  incluse  le 

Amministrazioni Pubbliche, comunque tenute all’applicazione dello split payment, per  le quali è possibile 

fare riferimento all’elenco Ipa pubblicato sul sito dell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni. Dagli elenchi 

pubblicati  dal  Dipartimento  delle  Finanze  possono  essere  ricercati  fondazioni,  enti  pubblici,  società 

inserendo il codice fiscale.  

(Ministero dell’economia e delle finanze, Elenchi, 19/12/2017) 

 

IMPOSTA DI BOLLO

Approvato il nuovo modello per optare per l’assolvimento dell’imposta di bollo in modalità virtuale 

È stato pubblicato  il nuovo modello accompagnato dalle  istruzioni e dalle specifiche tecniche per optare 

per  il  versamento  dell’imposta  di  bollo,  relativa  agli  atti  e  documenti  emessi  nell’anno  precedente: 

sostituisce  quello  approvato  dalla  Agenzia  delle  entrate  il  17  dicembre  2015.  Il  modello  può  essere 

trasmesso direttamente dai contribuenti interessati (abilitati a Entratel/Fisconline) ovvero per il tramite di 

intermediari abilitati. 

(Agenzia delle entrate, Provvedimento n. 306346, 29/12/2017) 

 

ACCORDO PER IL CREDITO 2015

Firmata la proroga della validità dell’accordo dal 31 dicembre 2017 al 31 luglio 2018 

L’ABI ha concordato con  le altre parti  firmatarie dell’Accordo per  il Credito 2015  la proroga al 31  luglio 

2018  di  tutte  le  misure  firmate  dalle  Associazioni  di  rappresentanza  delle  imprese,  tra  le  quali  la 

sospensione  del  pagamento  delle  quote  capitale  delle  rate  dei  mutui  e  dei  leasing.  Le  richieste  di 

attivazione delle misure potranno quindi  essere presentate dalle  imprese  fino  al 31  luglio 2018. Per  le 

banche  che  hanno  già  aderito  all’Accordo  per  il  Credito  2015,  l’adesione  alla  proroga  si  intende 

tacitamente acquisita, salvo formale disdetta da comunicare all’ABI. 

(Associazione Bancaria Italiana, Nota n.UCR/002503, 14/12/2017) 

 

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BONUS SUD

Modifiche al modello per la fruizione del credito di imposta per gli investimenti nel mezzogiorno 

L’articolo 1, comma 98‐108, L. 208/2015 ha previsto l’attribuzione di un credito di imposta a favore delle 

imprese che effettuano  investimenti al Sud mediante  l’acquisizione di particolari beni  strumentali nuovi 

destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, 

Molise,  Sardegna  e Abruzzo.  Il modello per  la  trasmissione  telematica della  comunicazione, disponibile 

dallo scorso 27 aprile 2017, è stato modificato per adeguarlo alla più recente normativa europea. Il nuovo 

modello (con  le relative  istruzioni) va utilizzato per presentare  la  istanza per  il credito di  imposta dall’11 

gennaio 2018 fino al termine ultimo del 31 dicembre 2019. 

(Agenzia delle entrate, Provvedimento n. 306414, 29/12/2017) 

 

RENDITE E USUFRUTTI

Rideterminati moltiplicatori e coefficienti per calcolare i valori delle rendite e dell’usufrutto 

In  conseguenza  della  variazione  del  saggio  di  interesse  legale  allo  0,3%  sono  stati  rideterminati  i 

moltiplicatori e i coefficienti per calcolare il valore delle rendite e dell’usufrutto ai fini delle disposizioni in 

materia di  imposte di registro e sulle successioni e donazioni.  I nuovi valori si applicano agli atti pubblici 

formati, agli atti giudiziari pubblicati o emanati, alle scritture private autenticate e a quelle non autenticate 

presentate per la registrazione, alle successioni aperte e alle donazioni fatte a partire dal 1° gennaio 2018. 

(Ministero dell’economia e delle finanze, Decreto 20/12/2017, G.U. n. 301 del 28/12/2017) 

 

MUD

Approvato il nuovo modello unico di dichiarazione ambientale 

È  stato  pubblicato  il  nuovo  modello  di  dichiarazione  ambientale  da  utilizzare  per  le  dichiarazioni  da 

presentare  entro  il  30  aprile  2018  con  riferimento  all’anno precedente.  Per  il  2018  si  è  considerato di 

adottare un nuovo modello di dichiarazione ambientale così da poter acquisire  i dati relativi ai rifiuti da 

tutte le categorie di operatori, in attuazione della più recente normativa europea. 

(D.P.C.M. 28/12/2017, G.U. n. 303 del 30/12/2017) 

 

SISMA 2016

Modalità di fruizione delle agevolazioni a favore delle imprese localizzate nella ZFU del sisma 2016 

L’articolo 46, D.L. 50/2017 ha istituito una zona franca urbana nei Comuni delle Regioni del Lazio, Umbria, 

Marche e Abruzzo  colpiti dagli eventi  sismici  che  si  sono  susseguiti a  far data dal 24 agosto 2016. Alle 

imprese  che  svolgono  la propria attività nella ZFU o  che  la hanno avviata entro  il 31 dicembre 2017, è 

riconosciuta  l’esenzione  dalle  imposte  sui  redditi,  dall’Irap,  dall’Imu  e  dai  contributi  previdenziali  e 

assistenziali,  per  i  periodi  d’imposta  2017  e  2018.  L’Agenzia  delle  entrate  ha  definito  le modalità  di 

fruizione  delle  agevolazioni,  allo  scopo  di  garantire  che  la  presentazione  dei modelli  F24  con  il  codice 

tributo Z148 avvenga nel  rispetto dei  limiti dell’importo complessivamente concesso dal Ministero dello 

sviluppo economico. 

(Agenzia delle entrate, Provvedimento n. 300725, 21/12/2017) 

 

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DAL 2018 TRIPLICA LA MISURA DEL TASSO LEGALE  

Con  il  Decreto  datato  13  dicembre  2017,  pubblicato  sulla G.U.  15  dicembre  2017,  n.  292,  il Ministero 

dell’economia e delle finanze (Mef) ha stabilito che: 

“la misura del saggio degli interessi legali di cui all'articolo 1284, cod. civ. è fissata allo 0,3% in ragione 

d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2018”. 

Di  conseguenza a  far data dallo  scorso 1° gennaio 2018  il  tasso di  interesse  legale passa dallo 0,1% allo 

0,3%.  

Posto che la variazione del tasso legale ha effetto anche in relazione alle disposizioni fiscali e contributive, 

vediamo talune situazioni nelle quali assume rilevanza la predetta misura. 

 

Ravvedimento operoso 

L’incremento del tasso di interesse legale comporta l’aumento degli importi dovuti in caso di ravvedimento 

operoso  ai  sensi  dell’articolo  13,  D.Lgs.  472/1997.  Per  regolarizzare  gli  omessi,  insufficienti  o  tardivi 

versamenti di  tributi mediante  il  ravvedimento operoso,  infatti, occorre corrispondere, oltre alla prevista 

sanzione ridotta, anche gli interessi moratori calcolati al tasso legale, con maturazione giorno per giorno, a 

partire dal giorno successivo a quello entro il quale doveva essere assolto l’adempimento e fino al giorno in 

cui si effettua il pagamento.  

Di seguito riportiamo le misure del tasso legale in vigore nei singoli periodi (a partire dal 2015), che nel caso 

di ravvedimento occorre quindi applicare secondo un criterio di pro‐rata temporis:  

0,5 %, dal 1° gennaio 2015 e fino al 31 dicembre 2015;  

0,2%, dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2016; 

0,1%, dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017; 

0,3% dal 1° gennaio 2018 al giorno di versamento compreso.  

 

Nel  caso  quindi  di  scadenza  a  cavallo  d’anno  (per  esempio  ravvedimento  del  secondo  acconto  Ires, 

scaduto  il 30 novembre 2017, al 20 marzo 2018) si dovrà applicare dal 1° dicembre 2017 al 31 dicembre 

2017 il tasso dello 0,1% e successivamente, fino alla data di versamento, quello dello 0,3%. 

 

Rateizzazione delle somme dovute in seguito ad adesione a istituti deflattivi del contenzioso  

La  riduzione del  tasso di  interesse  legale  rileva anche  in  caso di opzione per  il versamento  rateale delle 

somme dovute per effetto dei seguenti istituti deflativi del contenzioso:  

accertamento con adesione, ai sensi dell’articolo 8, D.Lgs. 218/1997 (sulle rate successive alla prima, gli 

interessi legali sono calcolati dalla data di perfezionamento dell’atto di adesione); 

acquiescenza  “ordinaria”  all’accertamento,  ai  sensi  dell’articolo  15,  D.Lgs.  218/1997  (sulle  rate 

successive  alla  prima,  gli  interessi  legali  sono  calcolati  dal  giorno  successivo  a  quello  del  processo 

verbale di conciliazione o a quello di comunicazione del decreto di estinzione del giudizio). 

Si  ricorda  che  con  l’introduzione  delle  disposizioni  in  tema  di  ravvedimento  operoso  a  opera  della  L. 

190/2014 (Legge Stabilità 2015), dal 1° gennaio 2016 risultano abrogate le norme riguardanti l’adesione al 

processo  verbale  di  constatazione  (pvc),  ai  contenuti  dell’invito  al  contraddittorio  e  l’acquiescenza 

“rafforzata”. 

 

N.B. 

In relazione agli  istituti di cui sopra,  la circolare Agenzia delle entrate n. 28/E/2011  (§ 2.16) ha 

precisato che  la misura del tasso  legale deve essere determinata con riferimento all’anno  in cui 

viene perfezionato  l’atto di adesione,  rimanendo costante anche se  il versamento delle  rate si 

protrae negli anni successivi. 

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Misura degli interessi non computati per iscritto 

La misura dello 0,3% del tasso legale rileva anche per il calcolo degli interessi, non determinati per iscritto, 

in  relazione  ai  capitali  dati  a mutuo  (articolo  45,  comma  2,  Tuir)  e  agli  interessi  che  concorrono  alla 

formazione del reddito d’impresa (articolo 89, comma 5, Tuir). 

 

Adeguamento dei coefficienti dell’usufrutto e delle rendite ai fini delle imposte indirette 

In materia  di  usufrutto  è  stato  pubblicato  in  G.U.  n.  301  del  28  dicembre  2017  il  Decreto  datato  20 

dicembre 2017, con  il quale  il Mef ha approvato  i nuovi coefficienti utilizzabili dal 1° gennaio 2018 per  il 

calcolo del valore dell’usufrutto e della nuda proprietà, tali coefficienti tengono già conto del nuovo tasso di 

interesse legale dello 0,3%. 

 

Omesso o ritardato versamento di contributi previdenziali e assistenziali 

La  variazione  del  tasso  legale  ha  effetto  anche  in  relazione  alle  sanzioni  civili  previste  per  l’omesso  o 

ritardato  versamento  di  contributi  previdenziali  e  assistenziali,  ai  sensi  dell’articolo  116,  L.  388/2000 

(Finanziaria 2001). 

In caso di omesso o ritardato versamento di contributi, infatti, le sanzioni civili possono essere ridotte fino 

alla misura del tasso di interesse legale, quindi allo 0,3% dal 1° gennaio 2018, in caso di:  

oggettive  incertezze  dovute  a  contrastanti  orientamenti  giurisprudenziali  o  determinazioni 

amministrative sull’esistenza dell’obbligo contributivo;  

fatto doloso di terzi, denunciato all’Autorità giudiziaria;  

crisi,  riconversione  o  ristrutturazione  aziendale  di  particolare  rilevanza  sociale  ed  economica  in 

relazione alla situazione occupazionale locale e alla situazione produttiva del settore;  

aziende agricole colpite da eventi eccezionali;  

aziende sottoposte a procedure concorsuali; enti non economici ed enti, fondazioni e associazioni non 

aventi fini di lucro. 

 

Rateizzazione dell’imposta sostitutiva dovuta per la rivalutazione delle partecipazioni non quotate e dei 

terreni 

La riduzione del tasso legale non rileva invece in caso di rateizzazione dell’imposta sostitutiva dovuta per la 

rideterminazione del costo o valore di acquisto delle partecipazioni non quotate e dei terreni. In tal caso gli 

interessi dovuti per  la rateizzazione rimangono fermi al 3%,  in quanto tale misura non è collegata al tasso 

legale.  

 

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IN VIGORE LE NOVITÀ IVA INTRODOTTE DALLA LEGGE EUROPEA 2017  

Dallo  scorso  18  dicembre  2107  sono  in  vigore  le  disposizioni  contenute  nella  L.  167/2017  che  detta 

disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea.  

Si  tratta di quella  che  viene definita  “Legge europea 2017” e  che  agli  articoli  che  vanno da 7  a 9 detta 

disposizioni in tema di Iva che di seguito si riepilogano nel contenuto. 

 

Ristorno sulla garanzia per i rimborsi Iva  

Con l’articolo 7, L. 167/2017, al fine di chiudere una procedura di infrazione comunitaria, viene stabilito che 

ai  soggetti  che  richiedono un  rimborso  Iva di  importo  superiore  a  30.000  euro mediante presentazione 

della garanzia compete, a titolo di ristoro forfetario dei costi sostenuti per  il rilascio della garanzia stessa, 

una somma pari alla 0,15% dell’importo garantito per ogni anno di durata della garanzia. Tale somma viene 

versata alla scadenza del termine per l’emissione dell’avviso di rettifica o di accertamento ovvero, in caso di 

emissione  di  tale  avviso,  quando  sia  stato  definitivamente  accertato  che  al  contribuente  spettava  il 

rimborso dell’imposta.  

Tali previsioni si applicano a partire: 

dalle richieste di rimborso fatte con la dichiarazione annuale dell’Iva relativa all’anno 2017  

dalle istanze di rimborso infrannuali (modelli TR) relative al primo trimestre dell’anno 2018. 

 Restituzione dell’Iva non dovuta 

Con  l’articolo 8 della  legge  in  commento  viene  introdotto nel D.P.R. 633/1972 un nuovo  articolo 30‐ter 

rubricato  “Restituzione  dell’imposta  non  dovuta”,  al  fine  di  chiudere  una  procedura  comunitaria  di 

infrazione per violazione dei principi di effettività e neutralità dell’imposta.  

In generale la disposizione prevede al comma 1 che il soggetto passivo presenti la domanda di restituzione 

dell’Iva  non  dovuta,  a  pena  di  decadenza,  entro  il  termine  di  2  anni  dalla  data  del  versamento  della 

medesima ovvero, se successivo, dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione. 

Tuttavia,  nei  casi  in  cui  la  non  debenza  dell’imposta  sia  accertata  dall’Amministrazione  finanziaria,  la 

disposizione al comma 2 prevede che il cedente/prestatore possa presentare domanda di restituzione della 

medesima  nel  più  ampio  termine  di  2  anni  dall’avvenuta  restituzione  al  cessionario  o  committente 

dell’importo pagato a titolo di rivalsa. 

Restano escluse dalla descritta disciplina che prevede la restituzione dell’imposta, le fattispecie nelle quali il 

versamento sia avvenuto in un contesto di frode fiscale. 

 

Cessioni all’esportazione  

Con  il comma 1, dell’articolo 9 della Legge europea 2017 viene  introdotto nel comma 1 dell’articolo 8 del 

D.P.R. 633/1972 una nuova lettera b‐bis) al fine di prevedere che costituiscono cessioni all’esportazione le 

cessioni di beni effettuate nei confronti delle Amministrazioni Pubbliche e dei soggetti della cooperazione 

allo  sviluppo  (soggetti  iscritti nell’elenco di  cui all’articolo 26,  comma 3,  L. 125/2014), destinati a essere 

trasportati  o  spediti  fuori  dell’Unione  Europea  dal  cessionario  (o  per  suo  conto)  entro  180  giorni  dalla 

consegna in attuazione di finalità umanitarie.  

La  disposizione  in  esame  intende  attuare  quanto  previsto  dall’articolo  146,  §  1,  lettera  c),  Direttiva 

2006/112/CE che consente di esentare dall’Iva le cessioni di beni a organismi riconosciuti che li esportano 

fuori dall’Unione nell’ambito delle  loro attività umanitarie, caritative o educative condotte al di  fuori del 

territorio  UE.  La  prova  dell’avvenuta  esportazione  dei  beni  è  data  dalla  documentazione  doganale.  Le 

modalità  della  cessione  o  spedizione  in  oggetto  dovranno  essere  fissate  da  un  decreto  del  Ministro 

dell’economia e delle finanze. 

Il  comma  2  del  citato  articolo  9  interviene  poi  sull’articolo  7,  D.Lgs.  471/1997  che  fissa  la  sanzione 

amministrativa  (dal 50%  al 100% del  tributo) nei  confronti di  chi  effettua,  senza  addebito d’imposta,  le 

cessioni all’esportazione ‐ ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettera b), D.P.R. 633/1972 ‐ qualora il trasporto 

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o la spedizione fuori del territorio dell’Unione Europea non avvenga nel termine ivi prescritto, di 90 giorni. 

La sanzione non si applica se, nei 30 giorni successivi, viene eseguito, previa regolarizzazione della fattura, il 

versamento dell’imposta. Con la citata modifica viene quindi estesa tale disciplina sanzionatoria anche alle 

cessioni di cui alla neo introdotta lettera b‐bis). 

Con l’ultimo comma del citato articolo 9, infine, viene abrogato l’articolo 26, comma 5, L. 125/14 che reca 

la disciplina attualmente vigente sulla non imponibilità ai fini dell’Iva delle cessioni in oggetto. 

 

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DICHIARAZIONE TARDIVA DEI REDDITI PER IL PERIODO D’IMPOSTA 2016  

Segnaliamo a tutti  i Clienti che,  il prossimo 29 gennaio 2018 scade  il termine per provvedere all’invio 

telematico della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2016, non trasmessa nel termine 

del 31 ottobre 2017 (ossia 90 giorni dalla scadenza di  invio). Tale  invio, definito “tardivo”, consente di 

non considerare come “omessa”  la dichiarazione dei redditi (situazione che, al contrario, si verifica se 

l’invio  interviene successivamente al 29 gennaio 2018) e può essere sanata con  il versamento di una 

sanzione modesta. 

 

Così operando (presentazione della dichiarazione con ritardo non superiore a 90 giorni)  la dichiarazione si 

considera regolarmente “presentata”, ancorché tardivamente e, quindi, non si incorre nella più pericolosa 

ipotesi dell’omessa dichiarazione,  fattispecie a  cui  sono  collegate pesanti  sanzioni, oltre al pericolo della 

possibile  determinazione  induttiva  del  reddito  di  impresa  (per  le  imprese)  o  di  lavoro  autonomo  (per  i 

professionisti). 

Ricordiamo, inoltre, che applicando il ravvedimento operoso, è possibile definire la ritardata presentazione 

con sanzioni davvero contenute: 

la sanzione per il ritardato invio del modello è ridotta a 25 euro (ossia 250 euro ridotto a 1/10); 

inoltre, nel solo caso di  imposte non versate, sarà applicabile  la sanzione del 3,75% (ossia  la sanzione 

del 30% ridotta a 1/8, in quanto dette imposte vengono versate entro un anno dalla scadenza (lo scorso 

30 giugno 2017). 

Si  invita,  pertanto,  la  clientela  a  voler  attentamente  valutare  la  propria  situazione,  riflettendo  se  con 

riferimento al periodo d’imposta 2016 non si sia tralasciato di consegnare allo Studio la documentazione 

relativa  a  un  eventuale  reddito  percepito  e,  per  tale motivo,  non  sia  stata  compilata  e  trasmessa  la 

dichiarazione dei redditi.  

Si  pensi,  ad  esempio,  a  un  contratto  di  locazione  iniziato  nel  corso  del  2016,  ovvero  a  un  reddito 

occasionale percepito  in tale anno, o ancora alla presenza di più CU con redditi non conguagliati; nelle 

situazioni  dubbie  si  invita  la  clientela  a  contattare  il  professionista  di  riferimento  per  verificare  la 

necessità di presentare, ancorché tardivamente, la dichiarazione. 

Pertanto, al fine di consentire allo Studio di elaborare e inoltrare all’Agenzia delle entrate la dichiarazione 

relativa  al  periodo  d’imposta  2016,  si  invita  la  clientela  a  consegnare  con  la massima  tempestività  la 

documentazione necessaria (in primis quella da cui risulta il reddito omesso che si intende dichiarare). 

 

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CREDITO DI IMPOSTA SUGLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI INCREMENTALI CON ISTANZA ENTRO IL 31 MARZO 2018 

 

Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della L. 172/2017, che ha convertito il D.L. 148/2017, è definitivo il 

quadro normativo del credito di imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali effettuati sulla stampa 

(giornali quotidiani e periodici, anche on line, locali e nazionali) e sulle emittenti radio‐televisive a diffusione 

locale, introdotto dall’articolo 57‐bis, D.L. 50/2017. Per il primo periodo di applicazione, ossia dal 24 giugno 

2017  al  31  dicembre  2017,  l’agevolazione  spetta  per  le  spese  di  pubblicità  effettuate  sulla  stampa, 

incrementali  rispetto a quelle sostenute dal 24 giugno 2016 al 31 dicembre 2016. Dal 1° gennaio 2018  il 

credito  di  imposta  spetta  anche  per  le  spese  di  pubblicità  effettuate  sulle  emittenti  radio‐televisive, 

incrementali rispetto a quelle sostenute nel 2017. 

 

Gli investimenti ammissibili e i soggetti beneficiari 

Sono ammissibili al credito di  imposta gli  investimenti  riferiti all’acquisto di spazi pubblicitari e  inserzioni 

commerciali su giornali quotidiani e periodici, nazionali e  locali, ovvero nell’ambito della programmazione 

di emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali. Le pubblicità devono essere effettuate su 

giornali ed emittenti editi da imprese titolari di testata giornalistica iscritta presso il competente Tribunale 

o  presso  il Registro  degli  operatori  di  comunicazione  dotate  del  direttore  responsabile.  Sono  escluse  le 

spese diverse dall’acquisto dello spazio pubblicitario, anche se accessorie o connesse; sono altresì escluse le 

spese per l’acquisto di spazi destinati a servizi quali televendite, pronostici, giochi, scommesse, messaggeria 

vocale  o  chat‐line.  L’effettività  del  sostenimento  delle  spese  deve  risultare  da  apposita  attestazione 

rilasciata dai soggetti  legittimati a rilasciare  il visto di conformità dei dati esposti nelle dichiarazioni fiscali 

ovvero dai soggetti che esercitano la revisione legale dei conti.  

Possono beneficiare del credito di imposta i soggetti titolari di reddito di impresa o di lavoro autonomo e gli 

enti  non  commerciali:  il  contributo  sotto  forma  di  credito  di  imposta  è  pari  al  90%  degli  investimenti 

pubblicitari  incrementali rispetto all’anno precedente per  le microimprese,  le pmi e  le start up  innovative 

ovvero al 75% per  le altre  imprese,  i  lavoratori autonomi e gli enti non commerciali. Per gli  investimenti 

sulla  stampa effettuati dal 24 giugno 2017 al 31 dicembre 2017  sono  stati  stanziati 20 milioni di euro:  il 

credito  di  imposta  liquidato  potrà  essere  inferiore  a  quello  richiesto  nel  caso  in  cui  l’ammontare 

complessivo dei crediti richiesti superi l’ammontare delle risorse stanziate.  

 

Il calcolo del contributo e la presentazione della domanda 

La  disciplina  di  tutti  gli  aspetti  non  direttamente  regolati  dalla  legge  è  demandata  a  un  regolamento 

attuativo  che  ad  oggi  non  è  ancora  stato  emanato:  lo  scorso  24  novembre  2017  il  Dipartimento  per 

l’Informazione  e  l’Editoria  della  Presidenza  del  Consiglio  dei Ministri  ha  fornito  alcune  anticipazioni  dei 

contenuti dell’atteso regolamento, che in ogni caso sarà emanato entro la fine di febbraio.  

Gli investimenti pubblicitari sulla stampa e quelli sulle emittenti radio‐televisive vanno tenuti separati sia in 

fase di presentazione dell’istanza sia in fase di requisiti per l’accesso all’agevolazione: infatti, in presenza di 

investimenti  su  entrambi  i media,  il  soggetto  richiedente  può  vedersi  riconosciuti  due  diversi  crediti  di 

imposta  con  percentuali  diverse.  Qualora  il  credito  di  imposta  complessivo  richiesto  sia  di  importo 

superiore a 150.000 euro, il beneficiario deve essere iscritto agli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi ed 

esecutori  di  lavori  non  soggetti  a  tentativo  di  infiltrazione mafiosa  (Banca Dati Nazionale Antimafia  del 

Ministero dell’Interno).  

 

 

 

 

 

 

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Casistiche  Requisito  Misura del contributo  Note 

Spese  pubblicità  su 

stampa  sostenute 

dal  24  giugno  2017 

al 31 dicembre 2017 

L’importo  sostenuto 

deve  essere  superiore 

rispetto  all’importo 

sostenuto  dal  24 

giugno  2016  al  31 

dicembre 2016 

Il credito di  imposta è pari al 

90%/75%  della  spesa 

incrementale  sostenuta,  o  in 

misura  inferiore  qualora  non 

siano  capienti  le  risorse 

stanziate per il 2017 

Istanza  entro  31 marzo  2018:  il 

contributo  in  conto  esercizio  va 

contabilizzato  nel  2017  ed  è 

utilizzabile  esclusivamente  in 

compensazione  nel modello  F24 

(no rimborso) 

Spese  pubblicità  su 

stampa ed emittenti 

radio‐televisive 

sostenute  dal  1° 

gennaio  2018  al  31 

dicembre 2018 

L’importo  sostenuto 

deve  essere  superiore 

rispetto  all’importo 

sostenuto  dal  1° 

gennaio  2017  al  31 

dicembre 2017 

Il  credito  di  imposta  è  pari  al 

90%/75%  della  spesa 

incrementale  sostenuta,  o  in 

misura  inferiore  qualora  non 

siano  capienti  le  risorse 

stanziate per il 2018 

Istanza  entro  31 marzo  2019:  il 

contributo  in  conto  esercizio  va 

contabilizzato  nel  2018  ed  è 

utilizzabile  esclusivamente  in 

compensazione  nel modello  F24 

(no rimborso) 

 

I  soggetti  interessati  dovranno  presentare  una  istanza  telematica  su  apposita  piattaforma  messa  a 

disposizione  dall’Agenzia  delle  entrate  entro  il  31 marzo  2018,  per  fruire  del  credito  di  imposta  sugli 

investimenti incrementali effettuati sulla stampa dal 24 giugno 2017 al 31 dicembre 2017, rispetto a quelli 

sostenuti nel periodo di imposta precedente sui media analoghi (quindi, il raffronto non va effettuato per le 

spese sostenute sullo stesso giornale ma sulla totalità degli  investimenti effettuati su giornali quotidiani e 

periodici, anche on line, locali e nazionali).  

 

 

 

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UTILIZZO DELLE RITENUTE DA PARTE DI STUDI ASSOCIATI E SOCIETÀ  

Le  ritenute d’acconto subite da soggetti  trasparenti  (studi associati  tra professionisti, società di persone) 

possono  essere  utilizzate,  oltre  che  dai  soci  per  abbattere  propri  debiti  d’imposta,  anche  dalle  stesse 

associazioni/società dalle quali dette ritenute provengono. 

Si  tratta di una possibilità di  grande  importanza  soprattutto per  gli  studi professionali dove  il  “monte 

ritenute”  attribuito  a  ciascun  associato  si  dimostra  spesso  molto  superiore  alle  esigenze  di 

compensazione  di  tale  associato;  al  contrario,  se  tali  eccedenze  vengono  restituite  all’associazione 

professionale, questa  le può utilizzare per effettuare propri versamenti  (Iva,  contributi dei dipendenti, 

etc.). 

Secondo  la  posizione  proposta  dall’Agenzia  delle  entrate  nella  circolare  n.  56/E/2009,  il  ragionamento 

logico deve essere così ricostruito: 

lo studio associato subisce le ritenute in corso d’anno; 

alla fine del periodo, le stesse ritenute sono imputate ai soci sulla base della quota di reddito a questi 

attribuibile; 

il  socio  inserisce  le  ritenute nella propria dichiarazione e utilizza  la quota necessaria per azzerare  le 

proprie imposte; 

in caso di eccedenza, il socio può “restituire” allo studio associato la parte non utilizzata, in modo che lo 

stesso ne possa beneficiare per effettuare la compensazione; una volta restituita l’eccedenza, la stessa 

non potrà più essere nuovamente attribuita al socio; 

lo  studio  associato  eroga  al  socio  un  importo  in  denaro  esattamente  corrispondente  alle  ritenute 

ricevute. 

Come  si  può  vedere,  il  sistema  viene  strutturato  in modo  da  rendere  subito  utilizzabili  dei  crediti  che, 

diversamente,  sarebbero  rimasti  immobilizzati  in  capo  alla  persona  fisica, magari  per  alcuni  anni.  Salvo 

quanto tra un attimo si dirà in merito all’accordo preventivo tra i soci, la società/studio associato non deve 

attendere  la predisposizione della dichiarazione per poter utilizzare dette ritenute: tale utilizzo può  infatti 

avvenire  già  dal  1°  gennaio  dell’anno  successivo  (1°  gennaio  2018  per  le  ritenute  relative  al  periodo 

d’imposta 2017). 

 

Va evidenziato che  tali  ritenute possono essere utilizzate solo nel caso di eccedenza  rispetto all’Irpef 

2017 dovuta dal socio, che però verrà determinata esclusivamente nell’ambito del prossimo modello 

Redditi 2018, ossia  la prossima estate. Oggi, quindi,  l’utilizzo di  tali  ritenute è  consentito  secondo  le 

regole  di  seguito  evidenziate, ma  l’individuazione  della  quota  già  da  subito  utilizzabile  va  fatta  con 

prudenza e cautela. 

 

L’esplicito assenso 

Al  fine  di  consentire  la  restituzione  dei  crediti  eccedenti,  l’Agenzia  richiede  un  esplicito  assenso  dei 

partecipanti, da manifestarsi con modalità che possano evidenziare una data certa. In particolare sembrano 

idonee le seguenti modalità: 

atto pubblico; 

scrittura privata autenticata; 

atto privato registrato presso l’Agenzia a tassa fissa; 

raccomandata (è bene che sia fatta in plico ripiegato senza busta); 

tramite utilizzo della posta elettronica certificata (pec). 

Non è chiaro se l’assenso di cui si parla possa essere manifestato in modo singolo da ogni socio (quindi può 

riguardare anche solo alcuni dei partecipanti), oppure debba avvenire necessariamente in forma collegiale; 

appare più logica la prima ipotesi. 

Infine, tale assenso può essere: 

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continuativo (si può anche inserire nell’atto costitutivo)  oppure specifico per ciascun anno 

   

in questo caso non vi sarà necessità di rinnovo  in questo caso ci sarà necessità di rinnovo 

 

Ovviamente, nel caso di accordo che esplica  i propri effetti anche per  il futuro, è concessa  la possibilità di 

revoca,  trattandosi di un  credito  tributario che è nella disponibilità del  singolo  socio. Anche  la  revoca, è 

evidente, va manifestata con atto avente data certa. 

 

L’atto di assenso deve essere precedente all’utilizzo delle ritenute restituite; è pertanto necessario che 

esso abbia la data certa anteriore a quella di presentazione dell’F24 contenente il credito compensato. 

Pertanto,  se  si  intende  utilizzare  al  16  gennaio  2018  in  compensazione  una  quota  di  ritenute,  è 

necessario che entro tale data venga apposta la data certa al documento in cui risulta l’accordo. 

 

Di seguito si propone un  fac simile di accordo  (si propone  la versione continuativa), da compilare a cura 

dell’associazione,  al quale dare data  certa nelle  forme precedentemente descritte.  Si  tenga  conto  che  il 

modello proposto è volutamente essenziale per rispondere al contenuto minimo preteso dall’Agenzia delle 

entrate; nell’ambito di ciascuna associazione è possibile  introdurre specifiche clausole per regolamentare 

nei  dettagli  l’accordo  (ad  esempio,  termini  e modalità  entro  i  quali  l’associazione  dovrà  provvedere  a 

pagare agli associati le ritenute che sono state riattribuite). 

 

Ovviamente  coloro  che  abbiano  già  predisposto  in  passato  l’accordo  nella  forma  continuativa, 

quest’anno non hanno ulteriori adempimenti sotto tale profilo e potranno procedere direttamente alla 

compensazione delle ritenute. 

 

Ritenute delle società di capitali 

Si ricorda che le società di capitali, anche se in trasparenza, non possono beneficiare di tale meccanismo di 

riattribuzione. 

Le ritenute subite dalla Srl che hanno optato per il regime della trasparenza fiscale devono essere utilizzate 

dai soci, senza possibilità di  restituzione alla Srl  trasparente:  l’Agenzia delle entrate, con  la  risoluzione n. 

99/E/2011 ha assunto tale posizione.  Il chiarimento crea difficoltà a tutte  le Srl trasparenti che subiscono 

ritenute nell’ambito delle loro attività (Srl che svolgono attività di intermediazione, oppure Srl che svolgono 

attività  edilizia  che  subiscono  la  ritenuta  sugli  interventi  edilizi  per  i  quali  i  committenti  richiedono  le 

detrazioni per interventi di ristrutturazione o risparmio energetico). 

 

Compilazione del modello F24 

L’Agenzia  delle  entrate  ha  fornito  chiarimenti  riguardanti  la  modalità  attraverso  la  quale  compilare  il 

modello F24 nel quale dette ritenute vengono utilizzate in compensazione: 

il  codice  tributo da utilizzare,  istituito  con  la  risoluzione n. 6/E/2010, è  il 6830 denominato  “Credito 

Irpef  derivante  dalle  ritenute  residue  riattribuite  dai  soci  ai  soggetti  di  cui  all’articolo  5,  Tuir”  da 

utilizzare nella sezione Erario del modello F24; 

l’anno di riferimento, secondo quanto chiarito dalla successiva circolare n. 29/E/2010, è quello relativo 

al  periodo  d’imposta  oggetto  della  dichiarazione  dei  redditi  da  cui  il  credito  in  questione  sorge. 

Pertanto,  se nel 2018 verranno utilizzate  le  ritenute maturate  con  riferimento al 2017  (e che quindi 

saranno evidenziate nel prossimo modello dichiarativo Redditi 2018) si dovrà indicare l’anno 2017. 

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Esempio   

L’Associazione  Professionale Rossi  –  i  cui  associati  sono  Luca Rossi  e Andrea Rossi  –  il  16  gennaio  2018 

intende  utilizzare  in  compensazione  una  quota  di  ritenute  riattribuite  dagli  associati  (per  un  importo  di 

10.000 euro) per effettuare il versamento del debito Iva relativo al mese di dicembre 2017. 

 SEZIONE ERARIO 

IMPOSTE DIRETTE ‐ IVA RITENUTE ALLA FONTE ALTRI TRIBUTI E INTERESSI 

codice tributo 

 

rateazione/regione/prov./mese rif. 

anno di riferimento 

importi a debito versati 

importi a credito compensati     

  6012    2017 10.000,00

 

 

6830  2017 10.000,00

 codice ufficio                  codice atto     +/‐ SALDO (A‐B)                             

TOTALE A  10.000,00 B  10.000,00  

0,00 

 

Visto di conformità 

Si  ricorda  che  i  crediti  tributari  richiedono  l’apposizione  del  visto  di  conformità  quando  la  loro 

compensazione orizzontale avviene per un importo superiore a 5.000 euro (limite ridotto dal D.L. 50/17). In 

relazione al caso di specie, nella circolare n. 28/E/2014 l’Agenzia delle entrate ha chiarito che: 

sulle dichiarazioni dei singoli soci/associati non è richiesto il visto di conformità (a meno che non sia il 

socio a utilizzare in compensazione crediti propri superiori a 5.000 euro); 

mentre servirà apporlo sulla dichiarazione della società/associazione se  il credito derivate da ritenute 

che si intende utilizzare in compensazione sia eccedente la soglia di 5.000 euro. 

Vista  la  soglia molto bassa, è molto probabile  che  la  restituzione delle  ritenute alla  società/associazione 

richieda l’apposizione del visto di conformità per il loro utilizzo. 

 

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VERIFICHE CONTABILI DI INIZIO PERIODO DI IMPOSTA  

Con l’apertura del periodo di imposta occorre verificare: 

1) la sussistenza dei requisiti necessari per continuare ad adottare: 

la tenuta della contabilità semplificata, da parte di  imprese  individuali, società di persone ed enti 

non commerciali; 

le liquidazioni trimestrali Iva, da parte di imprese e lavoratori autonomi; 

2) la percentuale del pro‐rata generale  “definitivo” ai  fini  Iva per  l’anno 2017  (si  ricorda,  infatti,  che  la 

prima  liquidazione  del  2018  assume  quale  percentuale  “provvisoria”  proprio  quella  definitiva  del 

periodo di imposta precedente). 

 

Il rispetto dei limiti per la tenuta della contabilità semplificata 

L’articolo 18, D.P.R. 600/1973 prevede  la possibilità per  le  imprese  individuali,  le società di persone e gli 

enti non commerciali di adottare  il  regime di contabilità semplificata qualora siano  rispettati determinati 

limiti di ricavi conseguiti nel periodo di imposta, differenziati a seconda del tipo di attività esercitata. Per i 

lavoratori  autonomi  il  regime  di  contabilità  semplificata  è  applicabile  a  prescindere  dall’ammontare  dei 

compensi conseguiti nell’anno precedente. I limiti di ricavi per la tenuta della contabilità semplificata sono i 

seguenti: 

400.000 euro per chi svolge prestazioni di servizi; 

700.000 euro per chi svolge altre attività. 

Nel caso di esercizio contemporaneo di prestazioni di servizi e altre attività, è possibile fare riferimento al 

limite dell’attività prevalente, qualora venga comunque rispettato  il  limite complessivo di ricavi conseguiti 

nel periodo di imposta di 700.000 euro. Il superamento della soglia nel singolo periodo di imposta obbliga 

all’adozione  del  regime  di  contabilità  ordinaria  a  decorrere  dal  1°  gennaio  del  periodo  di  imposta 

successivo.  

Essendo  normativamente  previste  le medesime  soglie  di  riferimento  per  l’adozione  sia  della  contabilità 

semplificata sia delle liquidazioni trimestrali Iva (ordinariamente 400.000 euro per chi svolge prestazioni di 

servizi e 700.000 euro per chi svolge altre attività), va prestata particolare attenzione al diverso parametro 

da rispettare nei 2 casi: 

per  la tenuta della contabilità semplificata va verificato  l’ammontare dei ricavi conseguiti nel periodo 

di imposta precedente; 

per  l’effettuazione  delle  liquidazioni  trimestrali  Iva  va  verificato  il  volume  d’affari  conseguito  nel 

periodo di imposta precedente.  

Va rammentato che dal 1° gennaio 2017 ai sensi del novellato articolo 66, D.P.R. 917/1986  i contribuenti 

che  già  adottano  il  regime  di  contabilità  semplificata,  al  fine  della  verifica  delle  soglie  di  ricavi  per  il 

mantenimento  del  regime,  devono  fare  riferimento  ai  ricavi  incassati  nel  periodo  di  imposta  2017  se 

adottano il criterio di cassa ovvero ai ricavi risultanti dalle fatture registrate nel 2017 se adottano il criterio 

della registrazione (esercitando l’opzione in fase di presentazione della dichiarazione Iva 2018). 

 

Si ricorda che le imprese individuali e le società di persone in regime di contabilità ordinaria che hanno 

optato per la determinazione della base imponibile Irap con il metodo “da bilancio” sono vincolate alla 

tenuta del regime di contabilità ordinaria per tutti i periodi di imposta di validità dell’opzione esercitata, 

non potendo aderire al regime di contabilità semplificata nel caso di rispetto delle soglie dei ricavi fino 

al termine di validità dell’opzione. 

 

 

 

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Il rispetto dei limiti per l’effettuazione delle liquidazioni Iva trimestrali 

L’articolo 7, D.P.R. 542/1999  consente  alle  imprese  (e  ai  lavoratori  autonomi)  che nell’anno precedente 

hanno  realizzato  un  volume  di  affari  non  superiore  a  400.000  euro  per  chi  svolge  prestazioni  di  servizi 

ovvero a 700.000 euro per chi svolge altre attività di optare per  l’effettuazione delle  liquidazioni  Iva con 

cadenza trimestrale anziché mensile.  

Nel caso di esercizio contemporaneo di prestazioni di servizi e altre attività senza distinta annotazione dei 

corrispettivi, il limite di riferimento per l’effettuazione delle liquidazioni Iva trimestrali è pari a 700.000 euro 

relativamente a tutte le attività esercitate.  

L’importo di  ciascuna  liquidazione  Iva  trimestrale  a debito  va maggiorato di una percentuale  forfettaria 

dell’1%  a  titolo  di  interessi,  mentre  per  quando  riguarda  l’effettuazione  di  liquidazioni  mensili  non  è 

prevista alcuna maggiorazione sui versamenti da effettuare. 

 

La determinazione del pro‐rata definitivo per l’anno 2017 

Le imprese e i professionisti che effettuano operazioni esenti ai fini Iva non di tipo occasionale nell’esercizio 

della  propria  attività  (banche,  assicurazioni,  promotori  finanziari,  agenzie  di  assicurazione,  medici, 

fisioterapisti,  imprese che operano  in campo  immobiliare) devono, ad anno appena concluso, affrettarsi a 

eseguire in via extracontabile i conteggi per determinare la percentuale del pro‐rata definitivo di detrazione 

dell’Iva assolta sugli acquisti.  

Ciò  in quanto  il comma 5, articolo 19, D.P.R. 633/1972 prevede che  la quantificazione dell’Iva  indetraibile 

da pro‐rata venga effettuata alla fine di ciascun anno solare in funzione diretta delle operazioni effettuate, 

mentre,  nel  corso  dell’esercizio,  l’indetraibilità  dell’Iva  è  determinata  in  funzione  della  percentuale 

provvisoria di pro‐rata individuata in relazione alle operazioni effettuate nell’anno precedente.  

Soprattutto per coloro che  liquidano  l’Iva con periodicità mensile, quindi,  la determinazione del pro‐rata 

definitivo dell’anno 2017 costituisce il pro‐rata provvisorio che dovrà essere adottato già dalla liquidazione 

del mese di gennaio 2018. Si evidenzia, inoltre, che la percentuale definitiva del pro‐rata assume rilevanza 

anche ai fini della corretta determinazione del reddito, in quanto la corrispondente Iva indetraibile da pro‐

rata costituisce un costo generale deducibile.   

 

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L’OPZIONE PER IL REGIME DELL’IVA PER CASSA  

Con l’articolo 32‐bis, D.L. 83/2012 il Legislatore ha introdotto un regime che prevede la liquidazione dell’Iva 

secondo una contabilità di cassa (cosiddetto regime “Iva per cassa”). 

Le disposizioni attuative della presente disciplina sono contenute nel D.M. Economia e Finanze datato 11 

ottobre 2012, che ha  stabilito  l’efficacia del  regime dalle operazioni effettuate a partite dal 1° dicembre 

2012. 

Con il provvedimento direttoriale n. 165764/2012 del 21 novembre 2012 vengono disciplinate le modalità 

di esercizio dell’opzione per applicare  il regime e  le conseguenti modalità di revoca dello stesso, mentre, 

con  le  circolari  n.  44/E/2012  e  n.  1/E/2013  l’Agenzia  delle  entrate  ha  fornito  i  primi  chiarimenti 

interpretativi. 

Con la Legge di bilancio 2017 (L. 232/2016) è stato modificato – a partire dal 2017 ‐ l’articolo 66, Tuir al fine 

di “trasformare”  la contabilità semplificata da un regime basato su  logiche di competenza a uno  fondato 

sulle regole della “cassa”, nel quale i proventi e i costi (non tutti) vengono rispettivamente tassati e dedotti 

nella misura in cui vengono incassati e pagati. In tale scenario, l’opzione per il regime Iva per cassa potrebbe 

rappresentare una soluzione per rendere omogeneo il trattamento Iva a quello previsto ai fini reddituali. 

 

Soggetti interessati e opzione per il regime 

Il regime interessa, in generale, tutti i soggetti titolari di partita Iva.  

 

Dicitura in fattura 

È previsto che  le  fatture emesse  in applicazione del regime debbano recare  l’annotazione che si  tratta di 

operazione con “Iva per cassa ai sensi dell’articolo 32‐bis, D.L. 83/2012”.  

Il citato provvedimento direttoriale ricorda che l’omessa indicazione sulle fatture emesse dell’annotazione 

“Iva per  cassa ai  sensi dell’articolo 32‐bis, D.L. 83/20012”  costituisce, ai  fini  sanzionatori, una violazione 

formale. 

 

Opzioni e revoche 

In  applicazione  delle  regole  generali  contenute  nel D.P.R.  442/1997,  l’opzione  per  il  regime  dell’Iva  per 

cassa  si  desume  dal  comportamento  concludente  del  contribuente,  con  conseguente  obbligo  di 

comunicazione nel quadro VO della prima dichiarazione annuale  Iva successiva alla scelta effettuata. Nel 

caso di inizio attività, la scelta per il regime andrà effettuata in sede di presentazione della dichiarazione Iva 

relativa  all’anno  di  inizio  attività.  In  virtù  del  richiamo  alle  regole  del  D.P.R.  442/1997  la  mancata 

comunicazione dell’opzione non invalida la scelta effettuata dal contribuente ma avrà unicamente l’effetto 

di determinare  l’applicazione di sanzioni amministrative.  Il provvedimento direttoriale  in tal senso precisa 

che  in  caso  di  dichiarazione  cosiddetta  “tardiva”,  cioè  presentata  nei  90  giorni  successivi  al  termine 

ordinario, nessuna sanzione per omessa o ritardata comunicazione dell’opzione verrà applicata. L’opzione 

vincola il contribuente all’applicazione del regime dell’Iva per cassa per almeno un triennio, salvo il caso di 

superamento della soglia di volume d’affari, fatto che comporta la cessazione del regime.  

Trascorso  il periodo minimo di permanenza nel regime prescelto,  l’opzione resta valida per ciascun anno 

successivo,  salva  la  possibilità  di  revoca  espressa,  da  esercitarsi,  con  le  stesse  modalità  di  esercizio 

dell’opzione  (quadro  VO)  nella  prima  dichiarazione  annuale  Iva  presentata  successivamente  alla  scelta 

effettuata. 

 

Limite del volume d’affari  

Possono optare per il nuovo regime i soggetti passivi Iva che nell’anno solare precedente hanno realizzato 

o, in caso di inizio di attività, prevedono di realizzare, un volume d’affari non superiore a 2 milioni di euro. 

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Viene altresì previsto che qualora il volume d’affari superi nel corso dell’anno la soglia di 2 milioni di euro, il 

soggetto optante esca dal  regime dell’Iva per cassa e  riprenda ad applicare  le  regole ordinarie dell’Iva a 

partire dal mese successivo a quello in cui la soglia è stata superata. 

In  virtù  di  tali  previsioni  i  soggetti  passivi  che  decideranno  di  applicare  il  regime  dal  1°  dicembre  2018 

dovranno  quindi  verificare  che  il  volume  d’affari  dell’anno  2017  (quello  risultante  dal  quadro  VE  della 

dichiarazione  annuale  Iva2018)  non  abbia  superato  i  2 milioni  di  euro.  Considerato  che  il  termine  di 

presentazione  del  prossimo  modello  dichiarativo  Iva  è  fissato  al  30  aprile  2018  è  probabile  che  i 

contribuenti,  al  fine  di  operare  le  opportune  valutazioni  in merito  al  regime  Iva  per  cassa,  dovranno 

“simulare” le risultanze del medesimo al fine di poter anticipatamente individuare il volume d’affari. 

 

Regole di funzionamento 

Per chi esercita l’opzione per il regime dell’Iva per cassa, per tutte le fatture sia emesse che ricevute: 

l’Iva  relativa  alle  cessioni  di beni  e  alle prestazioni di  servizi  effettuate nei  confronti di  cessionari o 

committenti soggetti passivi di imposta diviene esigibile all’atto dell’incasso dei relativi corrispettivi; 

il diritto alla detrazione dell’Iva  relativa agli acquisti effettuati  sorge al momento del pagamento dei 

relativi corrispettivi. 

Il regime, pertanto, interessa unicamente la posizione Iva del soggetto passivo Iva che decide di applicarlo. 

 

Il limite temporale  

Decorso un anno dal momento di effettuazione dell’operazione, anche  in assenza di  incasso delle  fatture 

emesse  o  pagamento  delle  fatture  ricevute,  l’Iva  diviene  esigibile  e  quindi  deve  concorrere 

immediatamente alla liquidazione dell’Iva. L’Iva sulle fatture emesse rimane comunque sospesa anche oltre 

l’anno  se  il  cliente  risulta  assoggettato  a  procedure  concorsuali  (fallimento,  concordato  preventivo, 

liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi). 

 

Uscita dal regime 

Nel caso di fuoriuscita forzata dal nuovo regime (per superamento del limite), così come nei casi di revoca 

del regime stesso, il decreto attuativo, al comma 2 dell’articolo 7, prevede che l’Iva relativa alle operazioni 

sia  attive  che  passive  che  è  stata  “sospesa”  in  attesa  dell’incasso  o  del  pagamento,  concorra  alla 

liquidazione relativa all’ultimo mese in cui è stato applicato il regime dell’Iva per cassa.  

 

Operazioni escluse  

In deroga alle  regole di  funzionamento del  regime dell’Iva per  cassa vi  sono operazioni per  le quali non 

rileva il momento dell’incasso/pagamento del corrispettivo, bensì, continuano a valere le tradizionali regole 

che privilegiano il momento di effettuazione dell’operazione. 

 

 

Esclusioni 

Operazioni attive  Operazioni passive 

operazioni effettuate dai soggetti che si avvalgono 

di regimi speciali 

operazioni effettuate nei confronti di “privati” 

operazioni soggette a reverse charge 

operazioni a esigibilità differita 

acquisti di beni o di servizi soggetti a reverse charge 

acquisti intracomunitari di beni  

importazioni di beni 

estrazioni di beni dai depositi Iva 

 

Incassi parziali o cumulativi 

Sul tema sia degli incassi sia dei pagamenti parziali (in sostanza, degli acconti) il decreto attuativo stabilisce i 

seguenti principi: 

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a fronte di incassi parziali l’imposta diventa esigibile, ed è computata nella liquidazione periodica, nella 

proporzione esistente fra la somma incassata e il corrispettivo complessivo dell’operazione; 

a fronte di pagamenti parziali il diritto alla detrazione dell’imposta sorge nella proporzione esistente fra 

la somma pagata e il corrispettivo complessivo dell’operazione. 

Nulla dice  il decreto attuativo sul tema degli  incassi/pagamenti cumulativi (si tratta di quelle situazione  in 

cui, a fronte di un certo numero di fatture siano esse attive o passive aperte e di vario importo, interviene 

un pagamento che comprende più  fatture e che  talvolta non coincide precisamente con  la  somma delle 

stesse). Si ritiene che in questo caso possa valere il cosiddetto criterio FIFO (first in first out) e cioè che nel 

caso in cui sia effettuato un incasso/pagamento cumulativo indistinto, il medesimo è imputato alle fatture 

nell’ordine in cui le stesse sono state emesse/ricevute a partire dalla più vecchia. 

 

I chiarimenti dell’Agenzia  

Circolare n. 44/E/2012 

Volume d’affari e 

inizio attività 

L’importo dei 2 milioni di euro,  in caso di  inizio dell’attività  in corso d’anno, non deve essere 

ragguagliato all’anno. 

Cessazione 

automatica dal 

regime 

Il  superamento  del  limite  di  2  milioni  di  euro  di  volume  d’affari  comporta  la  cessazione 

automatica del regime dell’Iva per cassa a partire dal mese o trimestre successivo a quello in cui 

il limite è stato superato. 

Variazioni in 

aumento – limite 

temporale di 1 

anno 

Qualora  in pendenza del predetto termine di un anno dall’effettuazione dell’operazione venga 

emessa nota di  variazione  in aumento ai  sensi del  comma 1, articolo 26, D.P.R. 633/1972,  si 

ritiene  che anche per  il nuovo ammontare dell’imponibile o dell’imposta  l’anno decorra dalla 

effettuazione della originaria operazione. 

Variazioni in 

diminuzione – 

limite temporale 

di 1 anno 

Le variazioni  in diminuzione che  intervengono prima che  l’imposta diventi esigibile  rettificano 

direttamente  quest’ultima.  Diversamente,  quelle  che  intervengono  successivamente,  sono 

computate nella prima liquidazione utile. 

Diritto alla 

detrazione 

(condizioni) 

In sostanza, il diritto alla detrazione deve essere esercitato alle condizioni esistenti al momento 

in cui l’imposta diviene esigibile per il fornitore del contribuente in regime Iva per cassa. 

Diritto alla 

detrazione 

(esercizio) 

La detrazione può essere esercitata al più  tardi  con  la dichiarazione  relativa al  secondo anno 

successivo a quello in cui è stato pagato il corrispettivo o a quello in cui è decorso un anno dalla 

effettuazione dell’acquisto. 

Volume d’affari e 

separazione 

attività 

Nel  calcolo del  limite del  volume d’affari  richiesto per  l’applicabilità dell’Iva per  cassa  vanno 

considerate cumulativamente tutte  le operazioni attive: sia quelle che vengono assoggettate a 

tale  regime  sia  quelle  che  ne  sono  escluse  (non  vale  quanto  precisato  da  circolare  n. 

18/331568/1981). 

Autotrasportatori  L’applicabilità del regime in esame non è preclusa per le operazioni per le quali è già previsto un 

differimento del termine di registrazione e/o fatturazione in quanto tale differimento non deriva 

dalla applicazione di un regime speciale ma dall’applicazione di disposizioni che attengono alla 

tempistica  degli  adempimenti  (si  veda,  ad  esempio,  il  differimento  della  registrazione  delle 

fatture previsto per gli autotrasportatori dall’articolo 74, comma 4, D.P.R. 633/1972). 

Pro rata generale 

di detrazione 

Le  operazioni  attive  partecipano  alla  determinazione  della  percentuale  di  detrazione  di  cui 

all’articolo 19‐bis, D.P.R. 633/1972, nell’anno di effettuazione dell’operazione. 

 

Circolare n. 1/E/2013 

Cessione del 

credito  

La  cessione del  credito,  pro  solvendo o  pro  soluto, non  realizza  il presupposto dell’esigibilità 

dell’imposta.  Il  soggetto passivo  che  trasferisce  il  credito avrà, pertanto,  l’onere di  informarsi 

circa  l’avvenuto  pagamento  del  credito  ceduto,  poiché  è  in  tale momento  che  l’Iva  relativa 

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all’operazione originaria diventa esigibile.  In alternativa,  il soggetto passivo qualora non voglia 

farsi  carico  del  predetto  onere,  al  fine  di  non  incorrere  in  sanzioni,  può  includere, 

anticipatamente,  l’Iva  relativa  all’operazione originaria nella  liquidazione del periodo  in  cui  è 

avvenuta la cessione del credito. 

Pagamenti con 

mezzi diversi dal 

contante 

(bonifico, RI.BA.) 

Il  corrispettivo  si  considera  incassato nel momento  in  cui  si  consegue  l’effettiva disponibilità 

delle somme, ossia quando si riceve l’accredito sul proprio conto corrente, indipendentemente 

dalla sua  formale conoscenza. Si  tratta,  tecnicamente, della cosiddetta “data disponibile”, che 

indica  il giorno a partire dal quale  la somma di denaro accreditata può essere effettivamente 

utilizzata. 

Separazione 

attività 

Il  differimento  della  detrazione  dell’Iva  al  momento  del  pagamento  del  prezzo  opera  con 

riferimento a tutti gli acquisti, e cioè anche per quelli relativi a operazioni attive escluse dall’Iva 

per cassa, a meno che queste ultime e  i relativi acquisti costituiscano, ai sensi dell’articolo 36, 

D.P.R.  633/1972,  attività  separate.  Non  è  pertanto,  possibile  gestire  separatamente  le 

operazioni  attive/passive  escluse  dal  regime  Iva  per  cassa,  qualora  queste  non  possano 

configurare una attività separata ai sensi del citato articolo 36, D.P.R. 633/1972. 

 

 

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REGOLE PER IL CORRETTO UTILIZZO IN COMPENSAZIONE “ORIZZONTALE” DEI CREDITI FISCALI 

 

Dal  1°  gennaio  sono  utilizzabili  i  crediti  fiscali  che  scaturiscono  dalle  dichiarazioni  relative  all’anno 

precedente.  

Le compensazioni “orizzontali” (ossia tra tributi diversi) sono però soggette a numerose limitazioni: i vincoli 

maggiori  riguardano  i  crediti  Iva, ma dal 2014  sono  stati  introdotte  limitazioni  riguardanti anche  le altre 

imposte,  senza  poi  dimenticare  il  blocco  che  interessa  i  soggetti  che  presentano  debiti  erariali  iscritti  a 

ruolo. 

Vediamo, pertanto, di riepilogare brevemente le principali regole di compensazione dei predetti crediti. 

 

Le regole per i crediti Iva 

In  vista  dei  prossimi  utilizzi  in  compensazione  del  credito  Iva  relativo  all’anno  2017  emergente  dalla 

dichiarazione annuale  Iva 2018 e dei  crediti  trimestrali  risultanti dai modelli TR da presentare nel 2018, 

occorre ricordare che gli utilizzi del credito Iva emergente dalla dichiarazione annuale per importi superiori 

alla soglia dei 5.000 euro: 

può  essere  effettuata  a  partire  dal  decimo  giorno  successivo  a  quello  di  presentazione  della 

dichiarazione da cui il credito emerge; 

è necessario effettuare  tramite  soggetti a ciò abilitati  i controlli previsti ai  fini dell’apposizione nella 

dichiarazione  annuale  del  “Visto  di  conformità”  (ciò  avviene  tramite  la  barratura  di  una  specifica 

casella nel frontespizio della dichiarazione annuale Iva). 

Va, infine, ricordato che tali vincoli temporali interessano solo le compensazioni “orizzontali” (ovvero quelle 

effettuate  con  altri  tributi  diversi  dall’Iva  o  contributi)  mentre  non  interessano mai  le  compensazioni 

verticali, cioè quelle “Iva da Iva”, anche se superano le soglie sopra indicate. 

 

Compensazione “libera” per i crediti Iva annuali non superiori a 5.000 euro 

Chi  intende utilizzare  in compensazione  il credito  Iva annuale del 2017 per  importi non superiori a 5.000 

euro può presentare il modello F24: 

a partire dal 1° gennaio 2018; 

senza alcuna preventiva presentazione della dichiarazione annuale Iva; 

Tali  compensazioni  per  importi  non  superiori  a  5.000  euro  sono  possibili  indipendentemente 

dall’ammontare del  credito  complessivo  risultante dalla dichiarazione annuale:  in pratica  i  “primi” 5.000 

euro del credito Iva annuale possono essere compensati anche orizzontalmente senza alcun tipo di vincolo. 

In materia di compensazioni tra debiti e crediti Iva, come chiarito dalla circolare n. 29/E/2010: 

non ricadono nel monitoraggio (quindi solo liberi) gli utilizzi del credito Iva per pagare debiti d’imposta 

che sorgono successivamente (ad esempio: credito Iva dell’anno 2017 risultante dalla dichiarazione Iva 

2018 utilizzato per pagare il debito Iva di gennaio 2018); 

devono  essere  conteggiate  nel  limite,  invece,  le  compensazioni  che  riguardano  il  pagamento  di  un 

debito  Iva  sorto  precedentemente  (ad  esempio:  debito  Iva  ottobre  2017  ravveduto  utilizzando  in 

compensazione il credito Iva dell’anno 2017 risultante dalla dichiarazione Iva 2018).  

 

Compensazione dei crediti annuali superiori a 5.000 euro  

Chi  intende compensare  il credito  Iva per  importi superiori a 5.000 euro,  invece, per  la parte che eccede 

tale  limite, dovrà prima presentare  la dichiarazione annuale Iva. Per effetto delle modifiche apportate dal 

D.L.  50/2017  convertito  dalla  L.  96/2017  il  contribuente  non  dovrà  più  attendere,  come  previsto  in 

precedenza,  il  giorno  16 del mese  successivo  a quello di presentazione della  dichiarazione  annuale, ma 

potrà effettuare la compensazione del credito annuale (e così anche per i crediti emergenti dal modello TR) 

per  importi  superiori  a  5.000  euro  annui,  già  a  partire  dal  decimo  giorno  successivo  a  quello  di 

presentazione della dichiarazione o dell’istanza da cui il credito emerge. 

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Esempio  

Stante l’attuale termine iniziale per la presentazione della dichiarazione annuale Iva in forma autonoma 

(fissato al 1° febbraio), nel caso di presentazione del modello di dichiarazione annuale Iva, ad esempio, 

in data 5  febbraio 2018, sarà possibile effettuare  la compensazione del credito  Iva da essa derivante, 

per importi superiori a 5.000 euro, già a partire dal successivo 15 febbraio 2018. Per effetto delle nuove 

regole, quindi, il termine a partire dal quale è possibile eseguire la compensazione si presenta come un 

termine  “mobile”  (e,  quindi,  non  più  fisso)  che  dipende  dal  momento  in  cui  si  trasmette 

telematicamente la dichiarazione annuale. 

 Limite ad hoc per le start up innovative 

Si ricorda che per  le cd. start up  innovative è previsto,  in  luogo dell’ordinario  limite di 5.000 euro, uno 

speciale e più favorevole limite di 50.000 euro previsto in relazione alla compensazione dei crediti Iva. 

 

Residuo credito Iva annuale relativo all’anno 2016 Infine, per una corretta applicazioni di tali regole si ricorda che:  

il  residuo  credito  Iva  relativo  al  periodo  d’imposta  2016,  emerso  dalla  precedente  dichiarazione  Iva 

annuale  e  utilizzato  nel  2018  fino  al  termine  di  presentazione  della  dichiarazione  Iva  2018  relativa 

all’anno 2017, non deve  sottostare  alle  regole descritte,  a  condizione  che non  venga  fatto  confluire 

nella  prossima  dichiarazione  annuale  Iva  (in  pratica,  nel modello  F24,  deve  ancora  essere  indicato 

“2016” come anno di  riferimento); ciò  in quanto per questo credito  relativo al 2016  la dichiarazione 

annuale  già  è  stata  presentata  nel  2017  e,  quindi,  le  tempistiche  sono  già  state  rispettate  (l’unica 

cautela riguarda il caso di superamento del limite di 15.000 euro, laddove la dichiarazione Iva relativa al 

2016 non sia stata “vistata”); 

al  contrario,  il  residuo  credito  Iva  relativo  al  periodo  d’imposta  2016  emerso  dalla  precedente 

dichiarazione  Iva  annuale  e  fatto  confluire nella prossima dichiarazione  annuale  Iva  viene  a  tutti  gli 

effetti  “rigenerato” nella dichiarazione  Iva 2018  come  credito  Iva  relativo all’anno 2017 e  come  tale 

soggetto alle regole di monitoraggio in precedenza descritte. 

Per evitare di incorrere in sanzioni, si invita, pertanto, la gentile clientela a valutare molto attentamente la 

presentazione di modelli F24 recanti utilizzi in compensazione “orizzontale” del credito Iva relativo all’anno 

2017 o del residuo credito Iva relativo all’anno 2016.  

 

Regole di compensazione dei crediti Iva trimestrali 

Il  limite dei 5.000 euro riguardante  la compensazione dei crediti  Iva annuali trova applicazione anche con 

riferimento ai crediti risultanti dalla presentazione delle denunce trimestrali (modelli TR). Va  in proposito 

precisato che il limite di 5.000 euro deve intendersi “unitario” per tutti i modelli TR presentati nell’anno: ciò 

significa  che  se  dal  primo modello  TR  emerge  un  credito  Iva  trimestrale  di  5.000  euro  da  utilizzare  in 

compensazione, i crediti trimestrali emergenti dai successivi modelli TR dovranno seguire le regole previste 

per l’utilizzo in compensazione dei crediti eccedenti la soglia.  

Per  effetto  delle  modifiche  apportate  dal  D.L.  50/2017  convertito  dalla  L.  96/2017  anche  per  la 

compensazione dei crediti emergenti dalla presentazione delle istanze trimestrali (modelli TR) per l’importo 

eccedente  la  soglia dei 5.000 euro è necessario eseguire  i  controlli  finalizzati all’apposizione del visto di 

conformità mediante barratura dell’apposita casella presente sul citato modello TR. 

Analogamente a quanto previsto per il credito derivante dalla dichiarazione annuale Iva anche per i crediti 

derivanti dalle  istanze  trimestrali  la compensazione degli  importi  superiori alla  soglia dei 5.000 euro può 

avvenire già a partire dal decimo giorno successivo a quello di presentazione della istanza trimestrale da cui 

il credito emerge. 

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Con riferimento ai rapporti esistenti tra credito Iva annuale e crediti Iva trimestrali, l’Agenzia delle entrate 

ha precisato che: 

al  raggiungimento  del  limite  (pari  5.000  euro)  riferito  al  credito  annuale  2017,  non  concorrono  le 

eventuali compensazioni di crediti  Iva relativi ai primi 3  trimestri dello stesso anno  (risultanti, quindi, 

dalle istanze modello Iva TR presentate nel corso del 2017); 

il limite di 5.000 euro è riferito all’anno di maturazione del credito e viene calcolato distintamente per 

ciascuna tipologia di credito Iva (annuale o infrannuale); ciò significa che il credito annuale evidenziato 

nella  dichiarazione  Iva  2018  relativa  al  2017  presenta  un  tetto  pari  a  5.000  euro,  da  spendere 

liberamente  anche  prima  delle  presentazione  della  dichiarazione  e  allo  stesso  modo  per  i  crediti 

trimestrali evidenziati nei modelli TR da presentare nel  corso del 2018 è a disposizione un ulteriore 

tetto di 5.000 euro, valido complessivamente per tutti i TR che vengono presentati nel corso del 2018. 

 

Modalità di presentazione modello di pagamento F24  

Sempre con  il D.L. 50/2017, convertito dalla L. 96/2017, con riferimento agli aspetti operativi  inerenti alla 

presentazione delle deleghe di pagamento, viene eliminata  la soglia di 5.000 euro annui oltre  la quale era 

previsto l’obbligo di presentare i modelli F24 mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia 

(Entratel o Fisconline).  

Per effetto di tali modifiche, anche  le compensazioni orizzontali dei crediti  Iva, sia annuali che trimestrali, 

devono  essere  effettuate  utilizzando  i  canali  dell’Agenzia  delle  entrate  a  prescindere  dall’importo  del 

credito compensato. 

 

Le regole per gli altri crediti 

I contribuenti che utilizzano in compensazione orizzontale con modello F24 i crediti relativi alle imposte sui 

redditi e alle relative addizionali, alle ritenute alla fonte, alle imposte sostitutive delle imposte sul reddito e 

all’Irap per  importi superiori a 5.000 euro annui (importo modificato dal D.L. 50/2017), devono richiedere 

l’apposizione del visto di conformità di cui all’articolo 35, comma 1, lettera a), D.Lgs. 241/1997.  

 

Diversamente da quanto previsto per  la compensazione dei crediti  Iva,  la compensazione dei presenti 

crediti non  richiede  la necessità di eseguire preventivamente  i  controlli  finalizzati all’apposizione del 

visto di conformità né, quindi, la preventiva trasmissione telematica del modello dichiarativo dal quale 

emerge il credito. 

Fin  dal  1°  gennaio  2018,  pertanto,  i  contribuenti  potranno  liberamente  utilizzare  in  compensazione 

crediti  di  importo  superiore  alla  soglia  dei  5.000  euro  salvo  ricordare,  in  questi  casi,  di  apporre 

successivamente  il  visto  di  conformità  sul  modello  da  trasmettere  successivamente  alle  scadenze 

previste per i vari modelli. 

Trattandosi di crediti che saranno determinati, per la maggior parte, nel corso della prossima estate al 

momento della compilazione della dichiarazione, evidentemente l’utilizzo di essi deve essere fatto con 

una certa cautela. 

 

I vincoli alla compensazione in presenza di debiti iscritti a ruolo  

Si ricorda inoltre che, ai sensi dell’articolo 31, D.L. 78/2010 è previsto un blocco alla possibilità di utilizzare 

in  compensazione  i  crediti  relativi  alle  imposte  erariali  qualora  il  contribuente  presenti  ruoli  scaduti  di 

importo superiore a 1.500 euro.  

La compensazione dei crediti torna a essere possibile, quindi, solo dopo aver provveduto al pagamento dei 

ruoli  scaduti,  oppure  alla  loro  compensazione  da  effettuarsi  tramite  modello  di  pagamento  F24  e 

utilizzando il codice tributo “Ruol” istituito dalla risoluzione n. 18/E/2011. 

 

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Posto  che  l’inosservanza  di  tale  divieto  viene  punita  con  la  sanzione  pari  al  50%  dell’importo 

indebitamente compensato, si invita la gentile clientela a segnalare ‐ e nel caso consegnare allo Studio 

con  la massima sollecitudine  ‐  le cartelle relative a ruoli notificati, ai  fini delle verifiche necessarie.  In 

mancanza, lo Studio non potrà ritenersi responsabile delle sanzioni che saranno irrogate. 

 

Limite massimo alla compensazione 

In tema di compensazione di crediti, ai sensi dell’articolo 34, comma 1, L. 388/2001 è previsto un limite di 

700.000 euro per ciascun anno solare. 

Il  limite  relativo  ai  subappaltatori  edili  (coloro  cioè  che  hanno  un  volume  d’affari  relativo  all’anno 

precedente costituito almeno per  l’80% da prestazioni rese nell’ambito di contratti d’appalto) è fissato  in 

1.000.000 euro.  Inoltre, godono di diritto di priorità al  rimborso anche  i soggetti che svolgono attività di 

recupero  e  preparazione  per  il  riciclaggio  di  cascami  e  rottami metallici  (codice  37.10.1),  produzione  di 

zinco,  piombo,  stagno  e  semilavorati  degli  stessi  di  base  non  ferrosi  (codice  27.43.0),  produzione  di 

alluminio e semilavorati (codice 27.42.0). 

Al riguardo, si deve ricordare che il limite di compensazione in commento si applica: 

cumulativamente, a tutti  i crediti d’imposta (e contributivi) utilizzabili  in compensazione “orizzontale” 

nel modello F24, in particolare sia ai crediti Iva annuali che a quelli trimestrali; 

a tutte le compensazioni che vengono effettuate in un anno solare, indipendentemente dalla natura del 

credito e dall’anno della sua formazione. 

Detto limite riguarda quindi anche i crediti Iva, sia annuali che trimestrali, in quest’ultimo caso ovviamente 

per  chi  si  serve  del modello  TR;  con  riferimento  al  credito  da  TR,  non  concorre  al  limite  solo  il  credito 

chiesto a rimborso. 

 

Utilizzo del canale telematico per i “privati” 

Si  ricorda,  infine,  che,  l’obbligo  di  utilizzo  dei  canali  telematici  per  la  presentazione  del  modello  F24 

riguarda non solo i titolari di partita Iva (per i quali l’obbligo è generalizzato) ma anche i soggetti privi della 

partita Iva (i cosiddetti “privati”). 

In particolare per quest’ultimi è previsto che: 

la  presentazione  dei  modelli  F24  a  zero  per  effetto  di  compensazioni  deve  essere  effettuata 

esclusivamente  mediante  i  servizi  telematici  messi  a  disposizione  dall’Agenzia  delle  entrate,  non 

potendo in alcun caso fare ricorso allo strumento dell’home banking; 

è invece ancora possibile l’utilizzo del canale home banking nel caso di compensazioni parziali (quindi 

viene utilizzato un credito in compensazione ma comunque il saldo da versare è superiore a zero). 

A seguito delle modifiche introdotte dal D.L. 193/2016, per i soggetti privi di partita Iva è ancora possibile la 

presentazione  “cartacea”  solo  ed  esclusivamente  nel  caso  di  modelli  F24  senza  compensazioni,  a 

prescindere dall’importo. 

 

 

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LE NUOVE TABELLE ACI PER IL 2018  

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicembre 2017 (Supplemento Ordinario n. 63) sono state pubblicate le 

“Tabelle nazionali dei costi chilometrici di esercizio di autovetture e motocicli elaborate dall’Aci – articolo 3, 

comma 1, D.Lgs. 314/1997”,  in vigore dal 1° gennaio 2018.  I costi chilometrici  individuati  in alcune delle 

predette  tabelle  vanno  utilizzati  per  determinare  il  fringe  benefit  riconosciuto  al  dipendente  o 

all’amministratore  che  dispone,  a  uso  promiscuo  e  per  la maggior  parte  del  periodo  d’imposta,  della 

autovettura aziendale.  

 

Fringe benefit e uso promiscuo ai dipendenti 

La determinazione del fringe benefit “convenzionale” risulta utile in particolare per gestire le conseguenze 

fiscali delle vetture in uso promiscuo ai dipendenti: si tratta di una fattispecie di sicuro interesse in quanto 

esse beneficiano della deduzione dei costi nella misura del 70%, peraltro senza  limiti superiori al costo di 

acquisizione della vettura stessa. 

L’articolo 51, comma 4, lettera a), D.P.R. 917/1986 dispone che da tale utilizzo si venga a generare in capo 

al  dipendente  un  benefit  convenzionale  per  l’utilizzo  privato,  calcolato  sulla  base  di  percorrenza 

convenzionale annua di 4.500 km (ossia il 30% di 15.000): 

“per gli autoveicoli indicati nell'articolo 54, comma 1, lettera a), c) e m), D.Lgs. 285/1992, i motocicli e i 

ciclomotori concessi  in uso promiscuo, si assume  il 30% dell’importo corrispondente a una percorrenza 

convenzionale di 15.000  chilometri  calcolato  sulla base del  costo  chilometrico di  esercizio desumibile 

dalle  tabelle  nazionali  che  l’Automobile Club  d’Italia  deve  elaborare  entro  il  30  novembre  di  ciascun 

anno e comunicare al Ministero delle finanze che provvede alla pubblicazione entro il 31 dicembre, con 

effetto  dal  periodo  d’imposta  successivo,  al  netto  degli  ammontari  eventualmente  trattenuti  al 

dipendente”. 

 

Detto benefit  viene  calcolato  in maniera  forfetaria prendendo  a  riferimento  le  tabelle  che  annualmente 

vengono approvate. 

 

Esempio  

La  società Alfa Srl concede  in uso promiscuo e per  la maggior parte del periodo d’imposta al proprio dipendente 

Rossi Mario la seguente autovettura: 

BMW 530D 3.0 berlina della potenza di 250cv. 

In base alle nuove tabelle Aci il costo chilometrico risulta pari a 0,7479 euro per chilometro. 

Secondo  la regola contemplata dall’articolo 51, comma 4,  lettera a), D.P.R. 917/1986  il fringe benefit annuale sarà 

così determinato: 

€ 0,7479 x Km 4.500 = € 3.365,47 fringe benefit convenzionale annuo corrispondente a quanto indicato nella 

tabella relativa agli “Autoveicoli a gasolio in produzione” 

 

Datore  e  dipendente  possono  accordarsi  affinché  il  dipendente  contribuisca  al  costo  della  vettura:  tale 

addebito avviene con fattura assoggettata a Iva con aliquota ordinaria. 

Il fringe benefit tassato  in busta paga del  lavoratore deve essere quindi ridotto degli  importi addebitati:  il 

calcolo del fringe benefit tassabile va fatto confrontando  il fringe benefit teorico (verificabile con  le tariffe 

Aci di cui si è detto) e l’importo fatturato comprensivo di Iva. 

Qualora  tale addebito  risulti almeno pari al benefit convenzionale  (che si  ricorda essere già comprensivo 

dell’Iva) come sopra calcolato, non si renderà necessaria l’attribuzione in busta paga di alcun compenso in 

natura.  

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Va  infine evidenziato che sul sito web dell’Aci  (www.aci.it) non sono  rinvenibili solo  le  tabelle dalle quali 

ricavare il fringe benefit convenzionale sopra calcolato, bensì nel complesso tre tipologie di tabelle: 

1. quelle  relative  al  costo  chilometrico  di  percorrenza  per  ciascuna  vettura  (utili  per  quantificare 

analiticamente  il  rimborso  spettante al dipendente/collaboratore/professionista che utilizza  la propria 

autovettura); 

2. quelle riportanti  il  limite chilometrico per  le vetture di potenza pari a 17 cavalli  fiscali se alimentate a 

benzina o a 20 cavalli  fiscali  se a gasolio  (necessarie per verificare ai  sensi dell’articolo 95, comma 3, 

D.P.R.  917/1986  il  limite  massimo  deducibile  in  capo  all’azienda  per  le  trasferte  effettuate  con 

autovettura propria dal dipendente o collaboratore); 

3. quelle  richiamate  in  precedenza  e  necessarie  per  individuare  il  fringe  benefit  convenzionale 

(retribuzione in natura per la quota forfettaria di utilizzo privato della autovettura aziendale). 

 

 

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INCREMENTO DI ALIQUOTA PER LA CONTRIBUZIONE ENASARCO 2018  

Per  il 2018  scattano  le previste variazioni alle aliquote dei contributi Enasarco, già deliberate dall’ultimo 

Regolamento  delle  attività  istituzionali  approvato  dalla  Fondazione,  per  gli  agenti  operanti  in  forma  di 

impresa  individuale  o  società  di  persone.  Nessuna  modifica  rispetto  all’esercizio  2017,  invece,  per  i 

contributi relativi agli agenti operanti in forma di società di capitali.  

Si  ricorda  in proposito che  i contributi all’Enasarco vanno calcolati su  tutte  le somme dovute, a qualsiasi 

titolo, all’agente o al  rappresentante di commercio  in dipendenza del  rapporto di agenzia, anche  se non 

ancora pagate, e devono essere versati trimestralmente. 

 

Le aliquote della contribuzione per agenti operanti in forma di impresa individuale o società di persone 

Le aliquote della contribuzione previste per l’anno 2018 seguono il graduale aumento così come evidenziato 

nella tabella di seguito proposta: 

  2014  2015  2016  2017  2018  2019  2020 

Aliquota contributiva  14,20%  14,65%  15,10%  15,55%  16,00%  16,50%  17,00% 

Si rammenta che tale aliquota viene a gravare in pari misura del 50% sull’agente e sulla casa mandante, con 

la conseguenza che,  in sede di addebito delle provvigioni sulla  fattura dell’agente dovrà essere detratta  ‐ 

per il 2018 ‐ la percentuale del 8%. 

Alla  luce di quanto sopra, si presentano  i conteggi di una  ipotetica fattura di un agente di commercio che 

non ha diritto alla riduzione della ritenuta Irpef, per l’addebito di provvigioni dal 2018: 

 

Provvigioni relative a gennaio 2018, in qualità di agente monomandatario, come da contratto del 05 gennaio 2018 

Imponibile  1.000 

Iva 22%  220 

Totale fattura  1.220 

Ritenuta Enasarco 8% su 1.000  ‐80 

Ritenuta Irpef 23% su 500  ‐115 

Netto a pagare  1.025 

L’importo base dei minimali contributivi viene annualmente rivalutato per tenere conto dell’indice generale 

Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI). Per l’anno 2017 le cifre di riferimento 

erano pari a 418 euro per  i plurimandatari e 836 euro per  i monomandatari. Al momento, non essendo 

ancora noto l’indice FOI, non sono stati ancora aggiornati gli importi di cui sopra. La aliquota del 16% deve 

essere  conteggiata  sino  al  raggiungimento  di  prefissati  massimali  provvigionali,  che  per  il  2017  sono 

attestati nella seguente misura: 

Periodo di riferimento  Plurimandatario  Monomandatario 

Anno 2017  25.000  37.500 

Per il 2018 si attende di conoscere i dati forniti dall’Istat per il predetto aggiornamento. 

Il contributo va calcolato fino al raggiungimento della provvigione massima annuale; la quota che supera il 

limite massimo va comunque comunicata, anche se su di essa non va calcolato né versato alcun contributo.  

Il massimale provvigionale non è  frazionabile.  In caso di attività svolta  in  forma societaria  il massimale è 

riferito  alla  società,  non  ai  singoli  soci,  pertanto  il  contributo  va  ripartito  tra  i  soci  illimitatamente 

responsabili in misura pari alle quote di partecipazione. 

 

 

 

 

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Le aliquote della contribuzione per agenti operanti in forma di società di capitali 

Con riferimento agli agenti operanti in forma di società di capitali, la casa mandante determina il contributo 

dovuto  applicando  una  aliquota  differenziata  per  scaglioni  provvigionali.  Non  è  previsto  né  minimale 

contributivo né massimale provvigionale.  

Per l’esercizio 2018 le aliquote contributive non prevedono più incrementi rispetto a quelle già in vigore per 

l’esercizio 2017. Pertanto, si riepilogano le aliquote confermate: 

Scaglioni provvigionali  Aliquota contributiva 2018  Quota preponente  Quota agente 

Fino a 13.000.000 euro  4%  3%  1% 

Da 13.000.001 euro a 20.000.000 euro  2%   1,50%  0,50% 

Da 20.000.001 euro a 26.000.000 euro  1%   0,75%  0,25% 

Da 26.000.001 euro  0,50%  0,30%  0,20% 

 

Termini di versamento 

Il versamento dei contributi va effettuato entro  il giorno 20 del secondo mese successivo alla scadenza di 

ciascun  trimestre.  In particolare,  con  riferimento alla  contribuzione  relativa al 2018,  le  scadenze  sono  le 

seguenti: 

Trimestre  Scadenza di versamento 

1° trimestre (gennaio‐febbraio‐marzo 2018)  21 maggio 2018 

2° trimestre (aprile‐maggio‐giugno 2018)  20 agosto 2018 

3° trimestre (luglio‐agosto‐settembre 2018)  20 novembre 2018 

4° trimestre (ottobre‐novembre‐dicembre 2018)  20 febbraio 2019 

 

 

 

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LA DETRAZIONE IVA DAL 2018  

Con  l’approvazione definitiva della  Legge di bilancio per  il 2018 è  sfumata  la possibilità di  correggere  le 

attuali regole della detrazione dell’Iva assolta sulle fatture di acquisto dal 2017. 

Come noto,  infatti,  la norma ora prevede che  la suddetta detrazione debba essere esercitata, al più tardi, 

nella dichiarazione  Iva dell’anno  in cui  la stessa  imposta si è resa esigibile. Ciò significa, dunque, che una 

fattura di acquisto datata 2017 impone l’esercizio della detrazione entro e non oltre il 30 aprile 2018, data 

di scadenza della presentazione della dichiarazione annuale Iva per il 2017. 

Inoltre, i soggetti che decidessero di anticipare la presentazione del modello a partire dal mese di febbraio 

2018  (ad esempio,  in quanto  intendono  richiedere  il  rimborso), dovranno  inserire  l’Iva degli acquisti nel 

quadro VF della dichiarazione entro quella stessa data. 

Ciò determina evidenti complicazioni di ordine pratico per la gestione delle fatture datate 2017 giunte nel 

2018 dopo  la  chiusura delle  liquidazioni,  che  vanno  superate decidendo quali  regole di  comportamento 

assumere. 

 

Una prima soluzione “rigida” 

Per chi volesse osservare in modo scrupoloso il dettato dell’articolo 19, D.P.R. Iva si renderà necessario: 

1) annotare le fatture datate 2017 sul libro Iva acquisti del 2018; 

2) non  far  concorrere  l’Iva  in  detrazione  nella  liquidazione  del  2018,  probabilmente  grazie  a  degli 

automatismi che dovranno essere approntati dalle case di software; 

3) ricomprendere  la  suddetta  Iva nel quadro VF della dichiarazione annuale del 2017,  in modo  che  sia 

rispettato l’onere della detrazione nell’anno in cui si è verificata l’esigibilità. 

Si noti che in questo modo: 

la dichiarazione  Iva chiuderà sovente con una posizione di credito, per effetto dell’aggiunta dell’Iva  in 

detrazione relativa alle fatture pervenute nel 2018; 

le fatture 2017 giunte dopo la presentazione della dichiarazione al 30 aprile 2018 non consentiranno di 

operare  la  detrazione  (in  linea  di  principio,  va  anche  rammentato  che,  ove  non  si  sia  ricevuta  una 

fattura relativa al 2017 entro il termine di 4 mesi dalla data di effettuazione dell’operazione, va attivata 

la procedura della c.d. autofattura denuncia, con segnalazione all’Agenzia delle entrate); 

la comunicazione dei dati delle fatture 2017 (c.d. spesometro) non comprenderà le fatture emesse dai 

fornitori nel 2017, ma annotate dal destinatario nel 2018; 

la comunicazione delle  liquidazioni periodiche  relative al 4°  trimestre 2017, da effettuarsi entro  il 28 

febbraio  2018,  non  comprenderà  tale  imposta  a  credito,  in  quanto  la medesima  emerge  solo  dalla 

liquidazione annuale.  

 

Una soluzione più “elastica” 

È  stato  ipotizzato,  in  dottrina,  che  la  soluzione  prima  suggerita  possa  essere  ritenuta  eccessivamente 

onerosa,  in  termini di adempimenti, per  il contribuente e, come  tale,  sia da  ritenersi  in contrasto con  le 

regole generali che governano l’Iva negli Stati Membri della UE (non sarebbe, cioè, ammesso, che il diritto 

alla detrazione sia solo  figurativo e non effettivo, e ciò accadrebbe anche nel caso  in cui  l’esercizio dello 

stesso comporti eccessive limitazioni, anche di natura temporale). 

Ipotizzando di  condividere  tale  assunto,  in merito  al quale  è  ancora pendente una denuncia  agli organi 

comunitari,  si  potrebbe  aggirare  l’ostacolo  ritenendo  che  il  diritto  alla  detrazione  possa  considerarsi 

effettivo solo nel momento  in cui  il destinatario della  fattura riceva materialmente  il documento, così da 

poterlo annotare sui propri registri. 

Così, la regola generale dell’articolo 19 (si ripete, superando la letteralità), andrebbe interpretata nel senso 

che  il  termine  ultimo  per  l’esercizio  del  diritto  coinciderebbe  con  quello  di  presentazione  della 

dichiarazione  Iva dell’anno  in cui si è ricevuta  la fattura (che,  in sintesi, coinciderebbe sempre con  il 2018 

per le operazioni da certificarsi nel 2017). 

Così, dunque, il comportamento da seguire sarebbe il seguente: 

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1) si riceve nel 2018 una fattura datata 2017; 

2) si annota sul libro acquisti del 2018, esercitando la detrazione nel mese o nel trimestre di riferimento; 

3) si riepilogherà la detrazione nella dichiarazione annuale Iva dell’anno 2018; 

4) le operazioni suddette confluiranno nello spesometro del 2018, anno di annotazione a libro Iva; 

5) l’Iva verrà riepilogata nelle liquidazioni periodiche del 2018. 

 

Conclusioni 

Mancando, a oggi, una pronuncia ufficiale di prassi, abbiamo esposto le due tesi che sono state ventilate in 

dottrina. 

Va al riguardo rammentato che solo la prima risulta essere totalmente conforme al dettato della norma e, 

come tale, può assicurare l’assenza di contestazioni. 

Ovviamente, risulta evidente come la medesima tesi sia anche quella che impone le maggiori complicazioni 

di ordine pratico – operativo. 

Per  il  momento,  dunque,  non  possiamo  che  rinnovare  ai  sigg.ri  Clienti  la  necessità  di  verificare  con 

attenzione  la mancata  ricezione  dei  documenti  Iva  relativi  alle  operazioni  di  fine  anno,  sollecitando  la 

controparte affinché ottemperi tempestivamente agli obblighi imposti dalla norma. 

Preferiamo, in questa sede, non anticipare le conseguenze che si potrebbero verificare ove non si riuscisse 

ad adempiere secondo le indicazioni della prima modalità sopra esposta, in merito a eventuali problemi di 

integrazione della dichiarazione, ovvero di istanza di rimborso dell’imposta non detratta nei termini (quindi 

per le fatture annotate dopo il 30‐04). 

Anche  su  tale  aspetto,  infatti,  conviene  attendere  le  indicazioni  ufficiali  di  prassi,  evitando  di  esporsi 

inutilmente  a  possibili  danni  economici  che  potrebbero  derivare  dall’assunzione  di  comportamenti  che 

fossero poi giudicati non conformi alle norme del D.P.R. 633/1972. 

È  stata  informalmente  annunciata  una  circolare  di  prossima  emanazione;  quindi,  lo  Studio  vi  terrà 

tempestivamente aggiornati sulle evoluzioni in merito alla specifica questione. 

 

 

 

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AMPLIATA L’AGEVOLAZIONE DENOMINATA “ART BONUS”  Con  la L. 175/2017  il Legislatore ha rivisto  le agevolazioni a  favore dei soggetti che effettuano erogazioni 

liberali nel settore dello spettacolo, ci riferiamo in particolare all’Art Bonus introdotto con l’articolo 1, D.L. 

83/2014.  

 

L’Art Bonus e soggetti eroganti 

La  forma della agevolazione è quella del credito di  imposta nella misura del 65% delle somme erogate a 

favore degli enti culturali. 

Deve  trattarsi di erogazioni  in denaro aventi  il  fine di  favorire  la manutenzione, protezione e  restauro di 

beni culturali pubblici, destinate al sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura pubblica ovvero dirette 

alla realizzazione di nuove strutture o al restauro di quelle esistenti. 

L’agevolazione può essere fruita da: 

‐ persone fisiche; 

‐ soggetti titolari di reddito d’impresa; 

‐ società di capitali; 

‐ società di persone;  

‐ enti non commerciali. 

Nella  determinazione  del  credito  devono  essere  rispettati  in  ogni  caso  specifici  limiti massimi  diversi  a 

seconda del soggetto erogante: 

persona fisica   

15% del reddito imponibile società semplice 

soggetto titolare di reddito d’impresa  5 dei ricavi* 

ente non commerciale   erogazioni  effettuate  nell’ambito 

dell’attività commerciale 

5‰ dei ricavi 

erogazioni  liberali  effettuare  nell’ambito 

dell’attività istituzionale 

15% del reddito imponibile 

*di cui agli articoli 85 e 57, Tuir  Soggetti beneficiari dell’erogazione 

Possono essere beneficiari della erogazione, secondo le indicazioni novellate dal Legislatore proprio con la 

citata L. 175/2017:  

gli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica 

le fondazioni lirico‐sinfoniche 

i teatri di tradizione 

le istituzioni concertistico‐orchestrali 

i teatri nazionali 

i teatri di rilevante interesse culturale 

i festival 

i centri di produzione teatrale e di danza 

i circuiti di distribuzione 

gli enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo 

Secondo  il  disposto  della  Agenzia  delle  entrate,  risoluzione  n.  136/E/2017,  ai  fini  della  agevolazione  i 

soggetti beneficiari possono appartenere sia a Stato e Regioni ma anche agli altri enti territoriali. 

 

 

 

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Utilizzo del credito di imposta 

Il credito calcolato come sopra va ripartito in 3 quote annuali di pari importo ed è utilizzabile: 

per le persone fisiche ed enti non commerciali  nel modello Redditi 

per i titolari di reddito d’impresa  in compensazione nel modello F24 

 

 

 

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PRINCIPALI SCADENZE DAL 16 GENNAIO 2018 AL 15 FEBBRAIO 2018  

Di seguito evidenziamo i principali adempimenti dal 16 gennaio 2018 al 15 febbraio 2018, con il commento 

dei termini di prossima scadenza.   

Si  segnala  ai  Signori  clienti  che  le  scadenze  riportate  tengono  conto  del  rinvio  al  giorno  lavorativo seguente per gli adempimenti che cadono al sabato o giorno festivo, così come stabilito dall’articolo 7, D.L. 70/2011.  

 

SCADENZE FISSE 

16 gennaio 

Versamenti Iva mensili  

Scade oggi  il termine di versamento dell'Iva a debito eventualmente dovuta per  il mese di 

dicembre (codice tributo 6001). 

I  contribuenti  Iva mensili  che  hanno  affidato  a  terzi  la  contabilità  (articolo  1,  comma  3, 

D.P.R. 100/1998) versano oggi l’Iva dovuta per il secondo mese precedente. 

 

Versamento dei contributi Inps 

Scade oggi  il  termine per  il versamento dei contributi  Inps dovuti dai datori di  lavoro, del 

contributo alla gestione separata Inps, con riferimento al mese di dicembre, relativamente 

ai  redditi di  lavoro dipendente, ai  rapporti di  collaborazione  coordinata e  continuativa, a 

progetto, ai compensi occasionali, e ai rapporti di associazione in partecipazione.  

 

Versamento delle ritenute alla fonte  

Entro oggi  i sostituti d’imposta devono provvedere al versamento delle ritenute alla fonte 

effettuate nel mese precedente:  

sui redditi di lavoro dipendente unitamente al versamento delle addizionali all'Irpef; 

sui redditi di lavoro assimilati al lavoro dipendente; 

sui redditi di lavoro autonomo; 

sulle provvigioni; 

sui redditi di capitale; 

sui redditi diversi; 

sulle indennità di cessazione del rapporto di agenzia; 

sulle indennità di cessazione del rapporto di collaborazione a progetto. 

 

Versamento ritenute da parte condomini 

Scade oggi  il versamento delle  ritenute operate dai condomini  sui corrispettivi corrisposti 

nel mese precedente riferiti a prestazioni di servizi effettuate nell’esercizio di  imprese per 

contratti di appalto, opere e servizi. 

 

ACCISE ‐ Versamento imposta 

Scade il termine per il pagamento dell’accisa sui prodotti energetici a essa soggetti, immessi 

in consumo nel mese precedente. 

 

17 gennaio 

Ravvedimento 

Termine ultimo per procedere alla  regolarizzazione, con  sanzione  ridotta pari al 3%, degli 

omessi o  insufficienti versamenti di  imposte e ritenute non effettuati, ovvero effettuati  in 

misura ridotta, lo scorso 18 dicembre. 

 

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20 gennaio 

Presentazione dichiarazione periodica Conai 

Scade oggi il termine di presentazione della dichiarazione periodica Conai riferita al mese di 

dicembre, da parte dei contribuenti tenuti a tale adempimento con cadenza mensile. 

 

25 gennaio 

Presentazione elenchi Intrastat mensili e trimestrale 

Scade  oggi,  per  i  soggetti  tenuti  a  questo  obbligo  con  cadenza mensile  e  trimestrale,  il 

termine per presentare in via telematica l'elenco riepilogativo degli acquisti e delle vendite 

intracomunitarie effettuate rispettivamente nel mese o trimestre precedente.  

 

26 gennaio 

Ravvedimento acconto Iva 

Scade  oggi  il  termine  per  la  regolarizzazione  del  versamento  dell’acconto  Iva  relativo 

all'anno  2017  non  effettuato  (o  effettuato  in misura  insufficiente)  entro  il  27  dicembre 

2017, con  la maggiorazione degli  interessi  legali e della  sanzione  ridotta a un decimo del 

minimo. 

 

29 gennaio 

Modello Redditi 2017 

Scade  oggi  il  termine  per  la  presentazione, mediante  ravvedimento,  della  dichiarazione 

omessa da persone fisiche o società alla data del 31 ottobre 2017. Oltre all’invio telematico 

sarà necessario versare con modello F24 la sanzione ridotta con codice tributo 8911. 

 

31 gennaio 

Canone abbonamento Rai: presentazione della dichiarazione sostitutiva di non 

detenzione di apparecchio televisivo 

Scade oggi il termine per la presentazione del modello “Dichiarazione sostitutiva relativa al 

canone di abbonamento alla televisione per uso privato” per dichiarare che in nessuna delle 

abitazioni per le quali il dichiarante è titolare di utenza elettrica è detenuto un apparecchio 

TV da parte di alcun componente della stessa famiglia anagrafica. 

 Strutture sanitarie, medici, veterinari ed altri soggetti: comunicazione al Sistema TS dei 

dati relativi alle spese sanitarie e veterinarie sostenute dai contribuenti nell'anno 2017 

Scade oggi  il  termine per  la  trasmissione al Sistema Tessera Sanitaria dei dati delle  spese 

sanitarie e veterinarie sostenute dalle persone fisiche nell'anno 2017, così come riportati sul 

documento  fiscale emesso dai medesimi soggetti, comprensivi del codice  fiscale  riportato 

sulla  tessera  sanitaria,  nonché  quelli  relativi  a  eventuali  rimborsi,  ai  fini  della 

predisposizione della dichiarazione dei redditi precompilata. 

 Presentazione elenchi Intra 12 mensili 

Ultimo  giorno utile per  gli enti non  commerciali e per  gli  agricoltori esonerati per  l’invio 

telematico degli elenchi Intra‐12 relativi agli acquisti  intracomunitari effettuati nel mese di 

novembre. 

 Presentazione del modello Uniemens Individuale 

Scade oggi  il  termine per  la presentazione della comunicazione  relativa alle  retribuzioni e 

contributi  ovvero  ai  compensi  corrisposti  rispettivamente  ai  dipendenti,  collaboratori 

coordinati e continuativi e associati in partecipazione relativi al mese di novembre.  

 Versamento dell’imposta di registro sui contratti di locazione 

Scade oggi  il  termine per  il  versamento dell’imposta di  registro  sui  contratti di  locazione 

nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 1° gennaio 2018. 

 

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Contributo revisori legali 

Scade oggi il versamento del contributo annuale pari a 26,85 euro da parte degli iscritti nel 

Registro dei Revisori legali. 

 Imposta di bollo virtuale 

Scade oggi il termine per l’invio telematico della dichiarazione per la liquidazione definitiva 

dell’imposta di bollo assolta in modo “virtuale” per il 2017 utilizzando il modello approvato 

dall’Agenzia delle entrate con il provvedimento 29 dicembre 2017. 

 

15 febbraio 

Registrazioni contabili 

Ultimo giorno per la registrazione cumulativa nel registro dei corrispettivi di scontrini fiscali 

e ricevute e per l’annotazione del documento riepilogativo delle fatture di importo inferiore 

a 300 euro. 

 Fatturazione differita 

Scade oggi il termine per l’emissione e l’annotazione delle fatture differite per le consegne o 

spedizioni avvenute nel mese precedente. 

 Registrazioni contabili associazioni sportive dilettantistiche 

Scade oggi il termine per le associazioni sportive dilettantistiche per annotare i corrispettivi 

e  i  proventi  conseguiti  nell’esercizio  di  attività  commerciali  nel  mese  precedente.  Le 

medesime disposizioni si applicano alle associazioni senza scopo di lucro. 

 

                        

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SPECIALE LEGGE DI BILANCIO    La Legge di Bilancio per il 2018 (L. 205/2017) è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 

2017 e contiene talune disposizioni che, nei precedenti anni, confluivano nel Decreto Milleproroghe di fine 

anno. 

Nella  tabella  che  segue  si  presentano  le  disposizioni  di maggiore  interesse  dell’articolo  1  e,  di  seguito, 

informative singole su alcuni temi specifici. 

Comma  Lettera  In sintesi 

2    Sterilizzazione incremento aliquote Iva 

Per  l’anno  2018  rimangono  invariate  le  aliquote  Iva  del  22%  e  del  10%,  rinviandosi  così 

l’eventuale  aumento  alle  successive  annualità,  fatto  salvo  l’eventuale  reperimento  delle 

necessarie risorse per la copertura. 

3  a  Interventi di riqualificazione energetica 

Proroga del termine al 31 dicembre 2018 con mantenimento della misura del 65% 

Differito  al  31  dicembre  2018  il  termine  per  fruire  della  detrazione  per  tutti  gli  interventi  di 

riqualificazione energetica al 65% con esclusione delle fattispecie oltre specificate. 

Nuove ipotesi di bonus al 65% fino al 31 dicembre 2018 

Prevista la specifica detrazione al 65% anche per i seguenti interventi: 

acquisto  e posa  in  opera di micro‐cogeneratori  in  sostituzione di  impianti  esistenti,  che 

conducano a un  risparmio di energia primaria di almeno  il 20%  (tetto massimo detrazione 

100.000 euro); 

sostituzione  dell’impianto  di  climatizzazione  invernale  con  impianti  dotati  di  apparecchi 

ibridi, con pompa di calore integrata alla caldaia a condensazione, assemblati in fabbrica ed 

espressamente concepiti dal fabbricante per funzionare in abbinamento tra loro; 

acquisto e posa in opera di generatori di aria calda a condensazione;  sostituzione  di  impianti  di  climatizzazione  invernale  con  impianti  dotati  di  caldaia  a 

condensazione  con  efficienza  almeno  pari  alla  classe  “A”  secondo  le  specifiche  del 

Regolamento UE  811/2013,  unitamente  alla  installazione  di  sistemi di  termoregolazione 

evoluti (classi V, VI, VIII della Comunicazione della Commissione UE 2014/207/02). 

Proroga del termine al 31 dicembre 2018 con riduzione della misura al 50% 

Godono della detrazione nella misura ridotta del 50%, i seguenti interventi: 

acquisto e posa in opera di finestre e infissi;  acquisto e posa in opera di schermature solari; 

acquisto e posa  in opera di  impianti di  climatizzazione  invernale dotati di  generatore di 

calore alimentati da biomasse combustibili (con  importo massimo della detrazione fissato a 

30.000 euro); 

sostituzione  di  impianti  di  climatizzazione  invernale  con  impianti  dotati  di  caldaia  a 

condensazione  con  efficienza  almeno  pari  alla  classe  “A”  secondo  le  specifiche  del 

Regolamento UE 811/2013. 

Soggetti assimilati agli Iacp 

La detrazione può  essere  fruita, oltre  che dagli  Iacp,  anche da  soggetti  ritenuti  similari, 

quali: 

enti istituiti in forma societari, aventi gli stessi fini degli Iacp, conformi ai requisiti europei 

“in house providing”, in relazione agli interventi su immobili di proprietà, oppure gestiti per 

conto del Comune, destinati a edilizia residenziale pubblica, purché già costituiti e operanti 

alla data del 31 dicembre 2013; 

cooperative  di  abitazione  a  proprietà  indivisa,  per  interventi  su  immobili  posseduti  e 

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assegnati in godimento ai soci. 

Riqualificazione energetica con riduzione del rischio sismico 

In relazione alle spese per interventi:  

sulle parti comuni condominiali; 

di edifici ricadenti in zone sismiche 1, 2 e 3; 

finalizzati  congiuntamente  alla  riduzione  del  rischio  sismico  e  alla  riqualificazione 

energetica,  

è possibile fruire (in alternativa alle rispettive detrazioni) di un bonus dell’80% (riduzione di 

una classe di rischio) oppure 85% (riduzione 2 classi di rischio) in relazione a un ammontare 

massimo di spesa di 136.000 euro per ciascuna delle unità che compongono l’edificio.  

La detrazione va ripartita in 10 quote annuali. 

Cessione del credito 

È prevista la possibilità di cessione del credito da agevolazione: 

sia per i soggetti capienti, sia per quelli incapienti;  per tutte le tipologie di intervento di riqualificazione energetica. 

Possibilità di emanazione di nuovi decreti 

È prevista la possibilità di emanazione di nuovi decreti che regolamentino: 

i requisiti tecnici degli interventi;  i massimali di spesa/detrazione per tipologia di intervento; 

i controlli effettuabili dall’Enea, per ogni tipo di agevolazione.   b  Interventi di recupero edilizio e sisma bonus 

Proroga detrazione su spese per recupero del patrimonio edilizio 

Si proroga, al 31 dicembre 2018,  il termine per  la fruizione della detrazione del 50% per  le 

spese  legate  agli  interventi  di  recupero  del  patrimonio  edilizio,  con  importo massimo  di 

96.000 euro. 

Sisma bonus: estensione soggettiva 

I benefici fiscali per la messa in sicurezza statica degli edifici possono essere fruiti: 

dagli Iacp;  dagli  enti  istituiti  in  forma  societari,  aventi  gli  stessi  fini degli  Iacp,  conformi  ai  requisiti 

europei  “in house providing”,  in  relazione  agli  interventi  su  immobili di proprietà, oppure 

gestiti per conto del Comune, destinati a edilizia residenziale pubblica, purché già costituiti e 

operanti alla data del 31 dicembre 2013; 

cooperative  di  abitazione  a  proprietà  indivisa,  per  interventi  su  immobili  posseduti  e 

assegnati in godimento ai soci. 

Monitoraggio del risparmio energetico conseguente agli interventi 

Si dispone che, al fine di effettuare il monitoraggio e la valutazione del risparmio energetico 

conseguito  a  seguito  della  realizzazione  degli  interventi  di  ristrutturazione  edilizia,  le 

informazioni sugli  interventi effettuati sono  trasmesse per via  telematica all’Enea,  la quale 

elabora  le  informazioni pervenute e  trasmette una  relazione sui  risultati degli  interventi al 

Mise, al Mef, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nell'ambito delle 

rispettive competenze territoriali. 

  b  Bonus mobili ed elettrodomestici 

Si  dispone  la  proroga  al  31  dicembre  2018  della  detrazione  al  50%  per  le  spese  relative 

all'acquisto di mobili e di elettrodomestici di classe non  inferiore ad A+ (A per  i forni). Tale 

detrazione  spetta  solo  in  connessione  agli  interventi  di  ristrutturazione  edilizia  iniziati  a 

decorrere dal 1° gennaio 2017. 

Per gli interventi effettuati nel 2017, ovvero per quelli iniziati nel medesimo anno e proseguiti nel 

2018, l’ammontare complessivo massimo di 10.000 euro deve essere calcolato al netto delle spese 

sostenute nell’anno 2017 per le quali si è fruito della detrazione (articolo 16, comma 2, D.L. 63/2013, 

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come modificato dal comma 3, lettera b), n. 3). 

4‐10    Maxi bollette per contratti di fornitura 

Si  introducono disposizioni a tutela dei consumatori  in materia di fatturazione a conguaglio 

per  l'erogazione  di  energia  elettrica,  gas  e  servizi  idrici.  In  particolare,  nei  contratti  di 

fornitura relativi a tali servizi, si introduce un termine di prescrizione pari a 2 anni del diritto 

al pagamento del corrispettivo.  

12‐15    Bonus verde al 36% 

Introdotta una nuova detrazione Irpef del 36%, su una spesa massima di 5.000 euro per unità 

immobiliari a uso abitativo e pertinenze (esistenti) sulle quali siano stati realizzati: 

interventi  di  sistemazione  a  verde  di  aree  private  scoperte,  recinzioni,  impianti  di 

irrigazione e pozzi; 

coperture a verde e giardini pensili;  spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione di tali interventi. 

La detrazione è estesa anche agli intervento realizzati su parti comuni condominiali, fino a un 

importo massimo di 5.000 euro per ciascuna unità immobiliare a uso abitativo che compone 

il condominio. 

Il pagamento deve essere eseguito con metodologie tracciate. 

La ripartizione del beneficio è decennale. 

16    Cedolare secca e contratti a canoni concordati 

La cedolare secca con aliquota ridotta al 10% è prorogata sino al 2019. 

Il beneficio, opzionale, interessa i contratti a canone concordato (articolo 2, comma 3 e 8 L. 

431/1998) relativi ad abitazioni:  

site in Comuni ad alta tensione abitativa; 

site in Comuni per i quali sia stato deliberato lo stato di emergenza nei 5 anni precedenti il 

28 maggio 2014; 

site in Comuni colpiti da eventi eccezionali, anche senza tensione abitativa; 

concesse in locazione per soddisfare le esigenze abitative di studenti universitari.  17‐18    Bonus riqualificazione alberghi 

Si  estende  il  credito  d’imposta  per  la  riqualificazione  delle  strutture  che  prestano  cure 

termali,  per  la  realizzazione  di  piscine  termali  e  per  l’acquisizione  di  attrezzature  e 

apparecchiature necessarie per lo svolgimento delle attività termali. 

Il bonus è pari al 30% delle spese sostenute, sino a un massimo di 200.000 euro. 

19    Iva ridotta 10% e beni significativi 

Con norma di  interpretazione autentica,  in  tema di applicazione dell’aliquota  Iva  ridotta al 

10% per gli interventi di recupero di fabbricati abitativi in cui sono impiegati beni significativi, 

si prevede che: 

nel  calcolo  della  base  imponibile  si  debba  tenere  conto  dell’eventuale  presenza  di  parti 

staccate, solo nel caso in cui le medesime non abbiano una propria autonomia funzionale; 

il  valore  del  bene  significativo  (e  delle  eventuali  parti  staccate  non  funzionalmente 

autonome) va determinato sulla base dell’accordo tra le parti, fermo restando il rispetto del 

costo  di  acquisto  o  del  costo  della materia  prima  e  della manodopera  impiegata  per  la 

realizzazione; 

nella  fattura  si  deve  specificare  anche  il  valore  del  bene  significativo  impiegato  nel 

conteggio. 

23‐24    Detrazione studenti fuori sede 

Sono riviste  le condizioni per fruire della detrazione per  le spese per canoni di  locazione di 

studenti universitari fuori sede. 

Disposizione a regime (inalterata) 

Si riconosce il bonus del 19% per le spese per canoni sostenute per studenti iscritti a un corso 

di laurea presso una Università ubicata in un Comune diverso da quello di residenza, distante 

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da quest'ultimo almeno 100 Km e comunque in una Provincia diversa, per unità immobiliari 

situate nello stesso Comune in cui ha sede l'Università o in Comuni limitrofi, per un importo 

non superiore a 2.633 euro.  

Disposizione in deroga (limitata per il 2017 e 2018) 

Si riconosce il bonus del 19% agli studenti iscritti a un corso di laurea presso un ateneo: 

distante almeno 100 Km dal Comune di residenza, anche all’interno della stessa Provincia; 

distante almeno 50 Km dal Comune di residenza, anche all’interno della stessa Provincia, se 

ubicato in zona montana o disagiata.  

25    Atti societari con atto pubblico informatico 

Viene abrogata la possibilità, introdotta con D.L. 148/2017, di utilizzare la firma digitale per 

sottoscrivere alcune tipologie di atti di impresa e di società. 

Per effetto delle modifiche, si ripristina ‐ quindi ‐ la necessità di redazione con atto pubblico 

informatico;  rimane  indispensabile  l’intervento  del  notaio,  mentre  le  parti  possono 

sottoscrivere, con la propria firma digitale, il documento informatico contenente l’atto stesso 

e i suoi eventuali allegati. Questa modalità era obbligatoria esclusivamente per la stipula dei 

contratti di appalto di  lavori, servizi e  forniture con  la P.A., ma può essere utilizzata anche 

per altri contratti. 

Entrano nel novero i seguenti contratti: 

atti di natura fiscale delle imprese familiari (articolo 230‐bis, cod. civ.); 

atti di trasformazione delle società (articolo 2498, cod. civ). 

atti di scissione delle società (articolo 2506, cod. civ.);  contratti  che  hanno  per  oggetto  il  trasferimento  della  proprietà  o  il  godimento  delle 

imprese soggette a registrazione (articolo 2556, cod. civ.). 

28  a  Incentivi al trasporto pubblico: detrazione per abbonamenti  

È concessa  la detrazione al 19% per  la spesa per  l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto 

pubblico locale, regionale e interregionale per un importo non superiore a 250 euro. 

  b  Incentivi al trasporto pubblico: esclusione dal reddito di lavoro dipendente 

Non  concorrono  alla  formazione  del  reddito  di  lavoro  dipendente  le  somme  erogate  o 

rimborsate alla generalità o a categorie di dipendenti per l’acquisto abbonamenti ai servizi di 

trasporto pubblico locale, regionale e interregionale del dipendente e dei familiari a carico. 

29 e 34    Proroga maxi ammortamento al 30% 

È  prorogato  il  beneficio  del  maxi  ammortamento  imprese  e  lavoratori  autonomi  che 

investono in beni materiali strumentali nuovi nel periodo dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 

2018  (ovvero 30 giugno 2019,  se  l’investimento è avviato nel 2018  con  versamento di un 

acconto almeno in misura pari al 20% del costo di acquisizione). 

Il  costo di acquisto da dedurre  (extra  contabilmente) è maggiorato del 30% e non più del 

40%; non vi è alcuna rilevanza del costo maggiorato ai fini degli studi di settore. 

Beni esclusi: 

tutti i veicoli e gli altri mezzi di trasporto di cui all’articolo 164, comma 1, Tuir; 

i beni strumentali materiali con coefficiente di ammortamento inferiore al 6,5%; 

fabbricati e costruzioni;  beni compresi in particolari gruppi. 

30‐33 

35‐36 

  Proroga iper ammortamento  

Deduzione del costo maggiorata del 150% (beni materiali interconnessi) 

Viene  prorogata  l’agevolazione  dell’iper  ammortamento  (per  beni  ex  Tabella  A,  Legge  di 

Bilancio  2017,  interconnessi)  fino  al  31  dicembre  2018,  ovvero  31  dicembre  2019  a 

condizione  che  entro  il precedente  anno  sia  accettato  l’ordine  e  pagati  acconti  in misura 

almeno pari al 20% del costo di acquisto del bene. 

Cessione del bene con investimento sostitutivo 

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39  

Se, nel corso del periodo di fruizione della maggiorazione del costo, si verifica il realizzo a titolo 

oneroso del bene oggetto dell'agevolazione, non viene meno la fruizione delle residue quote del 

beneficio originario, se ‐ nello stesso periodo d'imposta del realizzo ‐ l'impresa: 

a) sostituisce il bene originario con uno materiale strumentale nuovo avente caratteristiche 

tecnologiche analoghe o superiori a quelle previste dall'allegato A; 

b) attesti  l'effettuazione dell'investimento sostitutivo,  le caratteristiche del nuovo bene e  il 

requisito dell'interconnessione. 

Nel caso in cui:  

il costo di acquisizione dell'investimento sostitutivo sia inferiore a quello di acquisizione del 

bene sostituito e 

ricorrano le altre condizioni previste alle lettere a) e b), la  fruizione  del  beneficio  prosegue  per  le  quote  residue  fino  a  concorrenza  del  costo  del 

nuovo investimento. 

Deduzione del costo maggiorata del 40% (beni immateriali collegati) 

Prorogata  anche  l’agevolazione  che  premia,  con  maggiorazione  del  costo  al  40%,  gli 

investimenti effettuati (nel medesimo  lasso temporale)  in beni  immateriali strumentali di 

cui alla Tabella B della Legge di Bilancio 2017, cui risultano aggiunte le seguenti voci 

sistemi di gestione della supply chain finalizzata al drop shipping nell’e‐commerce; 

software  e  servizi  digitali  per  la  fruizione  immersiva,  interattiva  e  partecipativa, 

ricostruzioni 3D, realtà aumentata; 

software, piattaforme e applicazioni per  la gestione e  il coordinamento della  logistica 

con elevate caratteristiche di integrazione delle attività di servizio (comunicazione intra‐

fabbrica,  fabbrica‐campo  con  integrazione  telematica  dei  dispositivi  on‐field  e  dei 

dispositivi mobili, rilevazione telematica di prestazioni e guasti dei dispositivi on‐field). 

37    Proroga blocco aliquote imposte locali 

Viene estesa al 2018 la sospensione dell’efficacia delle Leggi regionali e delle deliberazioni 

comunali, per  la parte  in  cui  aumentano  i  tributi  e  le  addizionali  attribuite  ai medesimi 

enti. 

Si consente ai Comuni di confermare, sempre per l’anno 2018, la maggiorazione della Tasi già 

disposta per il 2016 e 2017 con delibera del Consiglio comunale. 

Restano  esclusi  dalla  sospensione,  per  il  solo  anno  2018,  i  Comuni  istituiti  a  seguito  di 

fusione, allo scopo di consentire l’armonizzazione delle diverse aliquote. 

38    Proroga modalità di commisurazione forfetaria della Tari 

Si proroga al 2018, per  i Comuni,  la modalità di commisurazione della Tari sulla base di un 

criterio medio‐ordinario  (ovvero  in  base  alle  quantità  e  qualità medie  ordinarie  di  rifiuti 

prodotti per unità di superficie  in  relazione agli usi e alla  tipologia di attività svolte) e non 

sull’effettiva quantità di rifiuti prodotti. 

40‐42    Rifinanziamento Sabatini‐Ter 

È prorogata la possibilità, per le pmi, di avvalersi dell’agevolazione (contributo in c/interessi 

per l’acquisto di beni strumentali nuovi) sino a esaurimento delle risorse disponibili. 

43‐44    Tassazione interessi su prestiti Peer to Peer Lending 

Sono  tassati come  interessi attivi  i proventi derivanti da erogazione di prestiti, da parte di 

finanziatori non professionali, tramite piattaforme telematiche. 

I gestori della piattaforma sono obbligati all’applicazione di una ritenuta alla fonte a titolo di 

imposta nella misura del 26%. 

46‐56    Credito di imposta spese di formazione 

Si  introduce,  per  il  2018,  un  credito  d'imposta  per  le  spese  di  formazione  del  personale 

dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0.  

Il  credito  è  ammesso  fino  a  un  importo massimo  annuo  pari  a  300.000  euro  per  ciascun 

beneficiario. Entro tale limite, la misura del beneficio è pari al 40% delle spese effettuate nel 

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periodo  di  imposta  successivo  a  quello  in  corso  al  31  dicembre  2017  e  relative  al  costo 

aziendale dei  lavoratori dipendenti, per  il periodo  in cui essi siano occupati nelle attività di 

formazione suddette.  

Il  credito di  imposta  è  riconosciuto  ‐  in  favore di ogni  tipo  e  forma di  impresa  ‐ qualora  le 

attività di formazione siano pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali e siano 

svolte per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal Piano Nazionale 

Impresa 4.0, che devono, ai fini in oggetto, essere applicate negli ambiti di cui all'allegato A. 

Sono,  in  ogni  caso,  escluse  dal  beneficio  le  attività  di  formazione,  ordinaria  o  periodica, 

organizzata dall’impresa per conformarsi alle norme in materia di salute e sicurezza sul luogo di 

lavoro e di protezione dell’ambiente o ad altre norme obbligatorie in materia di formazione. 

Il credito di  imposta deve essere  indicato nella dichiarazione dei  redditi  relativa al periodo 

d’imposta  di  spettanza  e  nelle  dichiarazioni  dei  redditi  relative  ai  periodi  di  imposta 

successivi  in  cui  il  credito  sia  impiegato,  e  può  essere  utilizzato  esclusivamente  in 

compensazione  a  decorrere  dal  periodo  d’imposta  successivo  a  quello  di maturazione.  Il 

credito di imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini fiscali. 

Al beneficio  in esame non si applicano né  il  limite annuale di 250.000 euro per  l’utilizzo dei 

crediti di  imposta né  il  limite massimo di compensabilità di crediti di  imposta e contributi, 

pari a 700.000 euro. 

Il beneficio si applica nel rispetto delle norme europee ivi richiamate sulla compatibilità degli 

aiuti con il mercato interno.  

Si  disciplinano,  inoltre,  i  requisiti  di  certificazione  dei  costi  ai  fini  del  beneficio  in  esame, 

anche con riferimento alle  imprese non soggette alla revisione  legale dei conti. Per queste 

ultime, le spese sostenute per l'apposita attività di certificazione contabile sono ammesse al 

credito d'imposta in oggetto entro il limite massimo di 5.000 euro. 

Nei confronti del  revisore  legale dei conti o del professionista  responsabile della  revisione 

legale dei conti che incorra in colpa grave nell'esecuzione degli atti che gli siano richiesti per 

il rilascio della certificazione, si applicano sanzioni penali. 

Si demanda a un decreto, da emanarsi entro 90 giorni a decorrere dal 1° gennaio 2018  la 

definizione  delle  disposizioni  applicative,  con  particolare  riguardo  alla  documentazione 

richiesta, all'effettuazione dei controlli e alle cause di decadenza del beneficio. 

Il  Mef  effettua  il  monitoraggio  degli  effetti  finanziari,  anche  ai  fini  dell'adozione  delle 

iniziative eventualmente necessarie. 

57‐60    Bonus creatività 

Si  istituisce un credito d’imposta  in  favore delle  imprese culturali e creative per attività di 

sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi. 

Il credito d’imposta (da godere nei limiti del de minimis) è riconosciuto nella misura del 30% 

dei  costi  sostenuti  per  attività  di  sviluppo,  produzione  e  promozione  di  prodotti  e  servizi 

culturali e creativi ed è attribuito nel limite di spesa di 500.000 euro per il 2018 e di 1 milione 

di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020. 

Destinatari  dell’agevolazione  sono  le  imprese  culturali  e  creative,  ovvero  le  imprese  e  i 

soggetti che rispondono alle seguenti caratteristiche: 

svolgono attività stabile e continuativa con sede in Italia, in UE o in uno Stato aderente allo Spazio economico europeo; 

sono soggetti passivi d’imposta in Italia; 

hanno  quale  oggetto  sociale  attività  (quali  l’ideazione,  la  creazione  e  altre  fattispecie elencate dalla norma) relativa ai prodotti culturali, ovvero i beni, servizi e opere dell’ingegno 

inerenti letteratura, musica, arti figurative e applicate, spettacolo dal vivo, cinematografia e 

audiovisivo,  archivi,  biblioteche,  musei,  patrimonio  culturale  e  relativi  processi  di 

innovazione. 

Si affida a un D.M.: 

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la disciplina della procedura per riconoscere la qualifica di impresa culturale e creativa, per 

la definizione di prodotti e servizi culturali e creativi; 

il  compito  di  definire  le  norme  applicative  del  credito  d’imposta  con  riferimento  alle 

tipologie di interventi eleggibili, alle procedure di ammissione e a quelle di recupero nel caso 

di uso illegittimo dell’agevolazione. 

75‐76    Sigarette elettroniche 

Si  estende  la  vendita  in  via  esclusiva  di  sigarette  elettroniche  da  parte  di  rivendite 

autorizzate,  introdotta  dall’articolo  19‐quinquies,  D.L.  148/2017,  anche  ai  prodotti  da 

inalazione  non  contenenti  nicotina  e  si  escludono  i  dispositivi  meccanici  ed  elettronici, 

comprese le parti di ricambio. 

Si  regola  la  definizione  di  modalità  е  i  requisiti  per  gli  esercizi  di  vicinato  ai  fini 

dell'autorizzazione  е  dell'approvvigionamento  dei  prodotti,  ampliandone  l’ambito 

soggettivo (introducendo le farmacie e le parafarmacie) e definendone i criteri direttivi. 

Si estendono alle sigarette elettroniche, a esclusione dei dispositivi meccanici ed elettronici e 

delle  parti  di  ricambio,  le  norme  in materia  di  contrabbando  di  tabacchi  lavorati  esteri, 

nonché  quelle  sulla  vendita  di  generi  di  monopolio  senza  autorizzazione  o  acquisto  da 

persone non autorizzate alla vendita. 

Si  interviene  sul  divieto  di  vendita  a  distanza  di  sigarette  elettroniche  e  di  contenitori  di 

liquido  di  ricarica  ai  consumatori  che  acquistano  nel  territorio  dello  Stato,  introdotto  dal 

medesimo D.L. 148/2017, precisando che lo stesso si applica ai prodotti da inalazione senza 

combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina. 

80    Regime Pir anche alle immobiliari 

Le  imprese  emittenti,  nelle  quali  deve  essere  investito  almeno  il  70%  del  valore  del  Pir, 

possono svolgere anche un’attività immobiliare. 

81‐83    Riallineamento valori contabili su partecipazioni estere 

Si estende l’ambito applicativo delle norme che consentono il c.d. affrancamento fiscale dei 

maggiori valori delle partecipazioni di controllo,  iscritti nel bilancio  individuale  in seguito a 

operazioni straordinarie e altre operazioni di acquisizione, riferibili ad avviamento, marchi e 

altre  attività  (in  sostanza,  beni  immateriali)  anche  alle  operazioni  su  partecipate  estere, 

ovvero  alle  operazioni  riferite  a  partecipazioni  di  controllo  in  società  residenti  e  non 

residenti, prive di stabile organizzazione in Italia. 

La predetta estensione si applica agli acquisti perfezionati dal periodo d’imposta anteriore a 

quello in corso al 1° gennaio 2018, nei limiti dei disallineamenti ancora esistenti alla chiusura 

di detto periodo. 

Si affida a un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate il compito di stabilire le 

modalità di attuazione. 

84‐86    Esclusione delle Sim dall’addizionale Ires 

Si dispone che, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 

2016, l’addizionale Ires per gli enti creditizi e finanziari non operi nei confronti delle Sim. 

Interessi passivi e Sim 

Si dispone che, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 

2016, gli interessi passivi sono deducibili nei limiti del 96% del loro ammontare. 

Irap e Sim 

Si  prevede  che,  a  decorrere  dal  periodo  di  imposta  successivo  a  quello  in  corso  al  31 

dicembre  2016,  gli  interessi  passivi  sostenuti  dalle  Sim  concorrano  per  il  96%  del  loro 

importo, alla formazione del valore della produzione Irap. 

87    Norma antielusiva e imposta di registro 

Integrando  l’articolo  20, D.P.R.  131/1986,  si  prevede  che  l’imposta  di  registro  sia  applicata 

secondo l’intrinseca natura e gli effetti giuridici dell’atto presentato alla registrazione, anche se 

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non  corrispondente  alla  forma  apparente,  sulla  base  degli  elementi  desumibili  dall’atto 

medesimo, prescindendo da quelli extra testuali e dagli atti a esso collegati. 

Rimane  forma  la  possibilità  da  parte  dell’Agenzia  delle  entrate  di  valutare  l’operazione 

nell’ambito  delle  disposizioni  sull’abuso  del  diritto,  tenendo  anche  in  considerazione 

elementi estranei all’atto. 

88    Edificabilità dei suoli e imposte indirette agevolate 

A tutti gli atti preordinati alla trasformazione del territorio, mediante accordi o convenzioni 

tra privati e/o enti pubblici, nonché a quelli attuativi dei medesimi,  si applica  l’imposta di 

registro in misura fissa e l’esenzione da imposte ipotecarie e catastali. 

96‐99    Bonus acquisto prodotti in plastica riciclata 

Si  riconosce  un  credito  d’imposta  del  36%  (per  gli  anni  2018‐2020)  alle  imprese  che 

acquistano  prodotti  realizzati  con  materiali  derivati  da  plastiche  miste  provenienti  dalla 

raccolta differenziata degli imballaggi o da selezioni di rifiuti urbani residui. 

Il credito d’imposta è  riconosciuto  fino a un  importo massimo annuale di 20.000 euro per 

ciascun beneficiario, nel limite massimo complessivo di 1 milione di euro annui per ciascuno 

degli anni dal 2019 al 2021. 

Il credito d’imposta: 

va  indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riconoscimento 

del credito; 

non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile Irap;  

non determina pro rata di indeducibilità di interessi passivi e spese generali; 

può  essere  utilizzato  esclusivamente  in  compensazione  con  altri  tributi  secondo  la 

normativa vigente,  in sede di dichiarazione dei  redditi, mediante  le procedure  telematiche 

dell’Agenzia delle entrate; 

non è soggetto al limite di utilizzabilità (pari a 250.000 euro) annuale valevole per i crediti 

d'imposta da indicare nel quadro RU della dichiarazione dei redditi; 

è utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del periodo d’imposta successivo a quello  in cui 

sono stati effettuati gli acquisti dei prodotti. 

Si affida a un D.I., da adottare entro 90 giorni a decorrere dal 1° gennaio 2018 il compito di 

definire criteri e modalità di applicazione e di fruizione del credito d’imposta anche al fine di 

assicurare il rispetto dei limiti di spesa annui. 

116    Deduzione Irap lavoratori stagionali 

Si prevede, per l’anno 2018, la piena deducibilità ai fini Irap del costo dei lavoratori stagionali 

impiegati per almeno 120 giorni per 2 periodi di imposta, a decorrere dal secondo contratto 

stipulato con  lo stesso datore di  lavoro nell'arco temporale di 2 anni a partire dalla data di 

cessazione del precedente contratto. La deduzione, a regime, è invece pari al 70% del costo. 

132    Bonus Renzi 80 euro 

Si  elevano  le  soglie  reddituali  a  scaglioni  (da  24.000  a 24.600  e dal  26.000  a  26.600) per 

l’accesso al c.d. bonus 80 euro, ferma restando la misura del credito, pari a 960 euro annui. 

Le modifiche interessano l’articolo 13, comma 1‐bis, Tuir. 

161    Capital gain su cessione di azioni ottenute dai dipendenti per premi di risultato o welfare 

Qualora  il  dipendente  abbia  ricevuto  azioni  a  seguito  della  conversione  di  retribuzioni 

premiali (premi di risultato e somme erogate in forma di partecipazione agli utili), ai fini della 

determinazione del capital gain  in caso di cessione,  il costo o  il valore di acquisto è pari al 

valore delle  azioni  ricevute dal dipendente  a  seguito della  conversione,  a prescindere dal 

fatto  che  i medesimi  valori  abbiano  concorso  alla  formazione  del  reddito  del  dipendente 

stesso. 

238‐244    Finanziamento cooperative 

È  stabilito  che  le  società  cooperative  che  ricorrono  al  prestito  sociale,  hanno  l’obbligo  di 

utilizzare  tali  importi  esclusivamente  in  operazioni  che  sono  strettamente  funzionali  al 

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perseguimento dell’oggetto o scopo sociale. Su tali somme non si rende, inoltre, applicabile 

la previsione di cui all’articolo 2467, cod. civ. ai sensi del quale il rimborso del finanziamento 

dei soci a favore della società è postergato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori e, 

se avvenuto nell’anno precedente alla dichiarazione di fallimento, deve essere restituito.  

In maniera coordinata viene,  inoltre, previsto che entro 6 mesi a decorrere dal 1° gennaio 

2018,  il  Cicr  (Comitato  interministeriale  per  il  credito  e  il  risparmio)  dovrà  adottare  una 

delibera con cui prevedere che: 

1. l’importo massimo del prestito sociale non può eccedere, a regime, il triplo del patrimonio 

netto  come  approvato  nell’ultimo  bilancio;  tuttavia,  deve  essere  previsto  un  periodo 

transitorio, nel limite di 3 anni, estendibile in casi eccezionali, per concedere alla cooperative 

di adeguarsi; 

2. nel periodi  transitorio  l’ulteriore  raccolta di prestiti  sociali è  subordinata al  rispetto del 

parametro di cui sopra; 

3. nel caso di prestito sociale di ammontare superiore ai 300.000 euro e del patrimonio netto 

sociale,  almeno  il 30% deve  avere una  copertura di  garanzie  reali e/o personali  realizzata 

tramite  la  costituzione  di  un  patrimonio  separato.  In  alternativa  può  essere  prevista 

l’adesione  della  cooperativa  a  uno  schema  di  garanzia  di  prestiti  sociali  che  garantisca  la 

stessa percentuale del 30%; 

4. definisca maggiori obblighi di informazione e pubblicità; 

5. definisca modelli organizzativi e procedure per la gestione del rischio. 

Nel termine di 240 giorni dalla delibera del Cicr dovrà essere emanato dal Mise un decreto 

con cui vengano definite forme e modalità di controllo e monitoraggio. 

252‐253    Reddito figli a carico di età non superiore 24 anni 

Integrando l’articolo 12, comma 2, Tuir, si eleva, a partire dal 1° gennaio 2019, da 2.840,51 a 

4.000  euro,  il  limite  di  reddito  complessivo  per  essere  considerati  fiscalmente  a  carico, 

limitatamente ai figli di età non superiore a 24 anni. 

271    Personale diplomatico: reddito e contributi 

L’articolo 51, comma 8, Tuir, primo periodo, si  interpreta nel senso che gli assegni di sede e  le 

indennità percepite per i servizi prestati all’estero da parte del personale degli uffici diplomatici 

costituiscono  reddito  di  lavoro  dipendente  nella misura  del  50%  della  retribuzione  percepita, 

anche ai fini della determinazione dei contributi e dei premi previdenziali. 

A  decorrere  dal  1°  aprile  2018  i  contributi  previdenziali  sono  determinati  sull’intera 

retribuzione. 

319‐321    Bonus librerie 

A decorrere dall'anno 2018, agli esercenti attività commerciali che operano nel settore della 

vendita al dettaglio di  libri nuovi e/o usati  in esercizi  specializzati  (codice Ateco principale 

47.61 o 47.79.1) è riconosciuto, nel limite di spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2018 e di 5 

milioni di  euro  annui  a decorrere dall'anno  2019, un  credito d'imposta  (nei  limiti del  “de 

minimis”) parametrato: 

agli  importi pagati  a  titolo di  Imu,  Tasi  e  Tari  con  riferimento  ai  locali dove  si  svolge  la 

medesima attività di vendita di libri al dettaglio; 

nonché alle eventuali spese di locazione o ad altre spese individuate con apposito decreto attuativo, anche in relazione all'assenza di librerie nel territorio comunale.  

Il  credito  d'imposta  è  stabilito  nella misura massima  di  20.000  euro  per  gli  esercenti  di 

librerie che non risultano ricomprese in gruppi editoriali dagli stessi direttamente gestite e di 

10.000 euro per gli altri esercenti. 

Il credito d'imposta: 

non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della 

produzione ai fini dell’Irap; 

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non rileva ai fini del pro rata di indeducibilità degli interessi passivi e delle spese generali;  è utilizzabile esclusivamente in compensazione, presentando il modello F24 solo attraverso 

i  servizi  telematici  messi  a  disposizione  dall'Agenzia  delle  entrate,  pena  lo  scarto 

dell'operazione di versamento, secondo modalità e  termini definiti con provvedimento del 

direttore della medesima Agenzia delle entrate. 

Con apposito decreto attuativo, da adottare entro 60 giorni a decorrere dal 1° gennaio 2018, 

sono stabilite le disposizioni applicative, anche con riferimento al monitoraggio e al rispetto 

dei limiti di spesa. 

340    Aliquota Iva 10% per spettacoli anche con intermediari 

Integrando le Tabelle allegate al D.P.R. 633/1972 si prevede l’applicazione dell’Iva al 10% agli 

spettacoli teatrali (lirica, prosa, commedia, balletto, etc.), ai concerti vocali e strumentali, alle 

attività circensi e a quelle – in genere – di spettacolo viaggiante. 

352    Contributi per ristrutturazione impianti sportivi 

Al  fine  di  incentivare  l’ammodernamento degli  impianti  calcistici  in  regime  di  proprietà  o 

concessione,  in  favore  di  società  di  serie  B,  Lega  Pro  e  Dilettanti,  è  riconosciuto  un 

contributo,  sotto  forma  di  credito  di  imposta,  nella  misura  del  12%  delle  spese  di 

ristrutturazione sino a un massimo di 25.000 euro  (limite massimo di  spesa di 4 milioni di 

euro annui dal 2018). 

353‐354    Società sportive dilettantistiche come società commerciali 

Le SSD possono essere esercitate con scopo di  lucro  in una delle  forme societarie di cui al 

Titolo V del Libro V, cod. civ.. 

A pena di nullità, lo statuto delle SSD con scopo di lucro deve contenere: 

a)  nella  denominazione  o  ragione  sociale,  la  dicitura  “società  sportiva  dilettantistica 

lucrativa”; 

b)  nell'oggetto  o  scopo  sociale,  lo  svolgimento  e  l'organizzazione  di  attività  sportive 

dilettantistiche; 

c)  il  divieto  per  gli  amministratori  di  ricoprire  la medesima  carica  in  altre  società  o  ASD 

affiliate alla medesima Federazione sportiva o disciplina associata ovvero riconosciute da un 

ente di promozione sportiva nell'ambito della stessa disciplina; 

d)  l'obbligo  di  prevedere  nelle  strutture  sportive,  in  occasione  dell'apertura  al  pubblico 

dietro pagamento di  corrispettivi a qualsiasi  titolo,  la presenza di un  “direttore  tecnico” 

che sia in possesso del diploma Isef o di laurea quadriennale in Scienze motorie o di laurea 

magistrale in Organizzazione e gestione dei servizi per lo sport e le attività motorie (LM47) 

o  in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate (LM67) o  in Scienze e 

tecniche dello sport (LM68), ovvero in possesso della laurea triennale in Scienze motorie. 

355    Riduzione Ires per società riconosciute dal Coni 

L'imposta sul reddito delle società è ridotta alla metà nei confronti delle SSDL riconosciute 

dal Coni. L'agevolazione si applica nel rispetto delle condizioni e dei limiti “de minimis”. 

356    Esclusione applicazione norme sul lavoro subordinato per SSDL 

Modificando  il D.Lgs. 81/2015, si prevede che  le  regole sul  rapporto di  lavoro subordinato 

non siano applicabili alle collaborazioni rese a fini  istituzionali  in favore delle associazioni e 

società  sportive  dilettantistiche  affiliate  alle  Federazioni  sportive  nazionali,  alle  discipline 

sportive associate e agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, nonché delle SSDL. 

357    Aliquota Iva 10% per i servizi di carattere sportivo resi dalle SSDL 

Integrando  le Tabelle allegate al D.P.R. 633/1972 si prevede  l’applicazione dell’Iva al 10% per  i 

servizi  di  carattere  sportivo  resi  dalle  SSDL  riconosciute  dal  Coni  nei  confronti  di  chi  pratica 

l’attività sportiva a titolo occasionale o continuativo in impianti gestiti da tali società. 

La  misura  serve  da  calmiere  per  l’impossibilità  di  applicare,  per  tali  soggetti,  il  regime 

forfetario della L. 398/1991. 

358‐360    Collaborazioni e società sportive  

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Le norme  sono  volte  a disciplinare  le  collaborazioni  rese  a  fini  istituzionali  in  favore delle 

associazioni  e  SSD  affiliate  alle  Federazioni  sportive  nazionali,  alle  discipline  sportive 

associate e agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni (di cui all’articolo 2, comma 

2, lettera d), D.Lgs. 81/2015). 

Si dispone in particolare che: 

le  richiamate  collaborazioni,  come  individuate  dal  Consiglio  nazionale  (organo  del  Coni) 

siano considerati contratti di collaborazione coordinata e continuativa; 

i compensi derivanti dai richiamati contratti siano considerati fiscalmente:  

− redditi diversi, se stipulati da società e ASD riconosciute dal Coni;  

− redditi  assimilati  a  quelli  di  lavoro  dipendente  se  stipulati  dalle  SSDL  riconosciute  dal 

Coni (comma 359); 

dal 1° gennaio 2018  i collaboratori che prestano  la  loro opera  in  favore delle SSDL siano iscritti al fondo pensione lavoratori dello spettacolo presso l’Inps (con contribuzione dovuta, 

nei primi 5 anni, in misura pari al 50% del compenso spettante al collaboratore). L’imponibile 

pensionistico  viene  ridotto  in  analoga  misura  e  viene  precisato  che  per  i  richiamati 

collaboratori non operano forme di assicurazione diverse da quella Ivs. 

367    Esenzione compensi sportivi dilettanti 

Modificando  l’articolo  69,  Tuir,  si  prevede  che  siano  escluse  da  imposizione,  nei  limiti  di 

10.000 euro (rispetto ai precedenti 7.500 euro) le somme erogate da: 

Coni;  Federazioni sportive nazionali;  Unire (Unione nazionale per l’Incremento delle razze equine); 

enti di promozione sportiva; 

qualunque  organismo,  comunque  denominato,  che  persegua  finalità  sportive 

dilettantistiche, riconosciuto dai predetti enti 

ai seguenti soggetti: 

atleti, arbitri e guardalinee;  cronometristi;  

personale sanitario;   accompagnatori delle squadre e degli arbitri; 

dirigenti delle Federazioni sportive;  personale amministrativo che collabora con la società o con l’ASD. 

Continuano  a  non  essere  tassati,  senza  concorrere  alla  nuova  soglia  dei  10.000  euro,  i 

rimborsi  spese  documentati  per  vitto,  alloggio,  viaggi  e  trasporti,  sostenuti  per  trasferte 

effettuate al di fuori del territorio del Comune. 

394‐402    Payback settore farmaceutico e Iva 

Sono introdotte alcune disposizioni volte a interpretare e a uniformare il trattamento fiscale, 

ai fini  Iva, dei versamenti (c.d. payback) che  le aziende farmaceutiche devono effettuare  in 

caso  di  sforamento  del  tetto  della  spesa  dei  farmaci  dispensati  dal  Ssn  previsto  dalla 

normativa vigente, ai fini del contenimento della spesa sanitaria. 

Le quote di ripiano determinate dall’Aifa per il superamento, nel 2016, del tetto della spesa 

farmaceutica sono al lordo dell’Iva in coerenza con la normativa vigente e pertanto l’articolo 

26,  commi  2  e  5,  D.P.R.  633/1972  (diritto  di  portare  in  detrazione  l’Iva  per  variazioni  in 

riduzione di fatture di vendita già emesse) si interpreta come segue: 

a) nel caso di versamenti da parte delle aziende farmaceutiche per sforamento del tetto della 

spesa farmaceutica territoriale (articolo 5, comma 3,  lettera c), D.L. 159/2007) e per quella 

ospedaliera  (articolo  15,  comma  7,  D.L.  95/2012),  le  stesse  aziende  possono  portare  in 

detrazione l’Iva scorporandola dagli importi da versare a titolo di payback (lettera a); 

b)  nel  caso  di  versamenti  di  payback  effettuati  a  titolo  di  importi  equivalenti  dovuti  alla 

riduzione stabilita dall’Aifa del 5% dei prezzi dei farmaci e di quelli corrisposti per l’1,83% sul 

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prezzo  di  vendita  al  pubblico  in  regime  di  erogazione  convenzionale,  alle  stesse  aziende 

farmaceutiche è consentita  la detrazione dell’Iva solo se  i versamenti sono  integrati da un 

ulteriore  versamento  all’Erario,  per  la  parte  corrispondente  all’Iva,  senza  possibilità  di 

compensazione con l’eventuale Iva a credito (lettera b). 

Il diritto alla detrazione dell’imposta si matura con l‘effettuazione dei versamenti di payback e 

questi  ultimi  danno  altresì  diritto  alla  deducibilità  dei  relativi  costi  ai  fini  delle  imposte  sui 

redditi e Irap esclusivamente nel periodo d’imposta in cui sono effettuati.  

Viene  stabilito  l’obbligo  di  emissione  di  un  apposito  documento  contabile  da  parte  delle 

aziende  farmaceutiche nel caso  in cui  si avvalgano del diritto alla detrazione  Iva maturato 

con  i  versamenti  di  payback.  Tale  documento,  in  particolare,  dovrà  indicare  gli  estremi 

dell’atto con cui l’Aifa determina, in via definitiva, gli importi da versare. 

Per  i  versamenti  di  payback  ante  2018,  relativi  alle  fattispecie  di  cui  alla  lettera  a) 

(sforamento del  tetto della  spesa  farmaceutica  territoriale e ospedaliera)  sono  fatti  salvi  i 

comportamenti contabili adottati dalle aziende farmaceutiche che, nel dubbio interpretativo, 

abbiano già dedotto  il costo  relativo all’Iva ai  fini delle  imposte sui  redditi e ai  fini  Irap:  in 

questo  caso,  contabilmente,  le  stesse  dovranno  inscrivere  nei  propri  bilanci  una 

sopravvenienza attiva pari all’imposta detratta nel periodo d’imposta  in cui  la detrazione è 

stata operata. 

Invece, per versamenti di payback  relativi alle  fattispecie di  cui alla  lettera b)  (versamenti 

dovuti alla riduzione dei prezzi fissata dall’Aifa in caso di superamento dei tetti di spesa), se 

le aziende farmaceutiche hanno detratto l’Iva scorporandola dall’ammontare dei versamenti 

effettuati (c.d. versamenti al netto dell’Iva), devono provvedere, entro 15 giorni dalla data di 

entrata in vigore della legge (1° gennaio 2018) ad annotare un’apposita rettifica a loro debito 

nel  registro  delle  fatture  emesse.  Pertanto,  se  la  detrazione  Iva  è  stata  operata 

anteriormente  a  tale  data,  la  rettifica  comporterà  l’iscrizione  in  bilancio  di  una 

sopravvenienza passiva con riferimento al periodo d’imposta  in corso all’anno  in cui è stata 

operata la detrazione. 

Si  introduce  una  disposizione  che  uniforma  il  trattamento  fiscale  ai  fini  Iva  dei  diversi 

versamenti di payback che, allo stato, risultano calcolati differentemente al lordo o al netto 

dell’Iva. 

Si estende  l’applicazione delle predette disposizioni anche alle cessioni di  farmaci soggette 

alla scissione dei pagamenti di cui all’articolo 17‐ter, D.P.R. 633/1972. 

441    Contributo Enpaf e società di gestione delle farmacie 

Le società di capitali e/o di persone, titolari di farmacia privata, devono versare all’Enpaf un 

contributo  pari  allo  0,5%  del  fatturato  annuo  al  netto  dell’Iva,  qualora  la  compagine 

societaria sia costituita per la maggioranza da soci non farmacisti. 

Il versamento va effettuato annualmente, entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello 

di riferimento. 

442    Contributo Enpam e società tra odontoiatri 

Le  società  operanti  nel  settore  odontoiatrico  ai  sensi  della  L.  124/2017  (Legge  sulla 

concorrenza) devono versare un contributo pari allo 0,5% del fatturato annuo alla “gestione 

quota B” del Fondo di previdenza generale dell'Ente nazionale previdenza e assistenza dei 

medici e degli odontoiatri (Enpam).  

Tale contributo deve essere versato entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello della 

chiusura d’esercizio. 

La  “quota  B”  dell’Enpam  è  quella  relativa  ai  contributi  versati  in  proporzione  al  reddito 

(mentre la quota A attiene ai contributi versati in misura fissa da tutti gli iscritti). 

443    Contributo CNPF e società tra avvocati 

Si prevedono alcune modifiche alle disposizioni relative all'esercizio della professione forense 

in forma societaria e, inoltre, nuove regole riguardanti i versamenti alla Cassa forense. 

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In particolare, si prevede: 

l’inserimento obbligatorio, nella ragione sociale, dell’indicazione “società tra avvocati”; 

una  maggiorazione  percentuale  del  contributo  integrativo  da  applicare  ai  corrispettivi 

rientranti nel volume annuale d'affari ai fini dell'Iva e l’obbligo di riversamento annuale alla 

Cassa nazionale di previdenza forense; 

l’obbligo  della  Cassa  forense  di  adottare  entro  1  anno  un  regolamento  per  l’attuazione 

della suddetta disciplina. 

461    Notifiche a mezzo posta 

Si prevedono modifiche alla disciplina delle notificazioni a mezzo posta  (L. 890/1982), per 

dare completa attuazione al processo di liberalizzazione della comunicazione a mezzo posta, 

delle notificazioni di atti giudiziari e di violazioni del codice della strada, previsto dall’ultima 

legge annuale per il mercato e la concorrenza (L. 124/2017). 

In particolare,  le disposizioni  richiamate  sopprimono,  a decorrere dal 10  settembre 2017, 

l’attribuzione  in  esclusiva  alla  società  Poste  italiane  Spa  (quale  fornitore  del  Servizio 

universale postale) dei  servizi  inerenti  le notificazioni  e  comunicazioni di  atti  giudiziari  (ai 

sensi della L. 890/1982) nonché dei servizi inerenti le notificazioni delle violazioni del codice 

della  strada  ai  sensi  dell’articolo  201  del  nuovo  codice  della  strada  (D.Lgs.  285/1992), 

introducendo nel D.Lgs. 261/1999 le necessarie disposizioni di coordinamento. 

A seguito di tale intervento le notificazioni e le comunicazioni sopra indicate potranno essere 

fornite oltre che dal fornitore del servizio postale universale (Poste italiane Spa, ai sensi della 

L.  261/1999,  fino  al  2026)  anche  dagli  altri  operatori  postali  che,  secondo  la  legislazione 

vigente, possono  fornire  singole prestazioni  rientranti nel  servizio universale, a  condizione 

che siano dotati dell’apposita licenza individuale rilasciata da parte del Mise. 

474    Privilegi e crediti professionali 

Si modifica l'articolo 2751‐bis, cod. civ. in tema di crediti privilegiati, al fine di specificare che 

hanno  privilegio  generale  sui  mobili  non  solo  i  crediti  riguardanti  le  retribuzioni  dei 

professionisti e di ogni altro prestatore d'opera  intellettuale dovute per gli ultimi 2 anni di 

prestazione, ma anche  i crediti riguardanti  il contributo  integrativo da versare alle casse di 

previdenza nonché il credito di rivalsa per Iva. 

502‐505    Regime fiscale attività di enoturismo 

L’attività di “enoturismo” si estrinseca in tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel 

luogo  di  produzione,  le  visite  nei  luoghi  di  coltura,  di  produzione  o  di  esposizione  degli 

strumenti  utili  alla  coltivazione  della  vite,  la  degustazione  e  la  commercializzazione  delle 

produzioni  vinicole  aziendali,  anche  in  abbinamento  ad  alimenti,  le  iniziative  a  carattere 

didattico e ricreativo nell'ambito delle cantine. 

Per tali attività, come per l’agriturismo, si applica un meccanismo forfetario di tassazione: 

ai fini delle imposte sui redditi, con una redditività del 25%; 

e ai  fini dell’Iva, con una percentuale del 50%  (sia pure solo per  i produttori agricoli che svolgono la loro attività all’interno di un’azienda agricola, silvicola o ittica). 

Si demanda a un D.M., d'intesa con la Conferenza Stato‐Regioni, il compito di definire le linee 

guida  e  gli  indirizzi  in merito  ai  requisiti  e  agli  standard minimi  di  qualità  per  esercizio 

dell'attività  enoturistica,  facendo  particolare  riferimento  alle  produzioni  vitivinicole  del 

territorio. 

L'attività enoturistica potrà essere esercitata previa presentazione al Comune di competenza 

della  segnalazione  certificata di  inizio attività  (Scia)  in  conformità alle normative  regionali, 

sulla base dei requisiti e degli standard disciplinati come sopra. 

506    Percentuali di compensazione in agricoltura 

Si  prevede  che,  con  apposito  D.M.,  si  provveda  all’aumento  delle  percentuali  di 

compensazione  dell’Iva,  ai  fini  della  detrazione  dell’imposta,  applicabili  alle  cessioni  di 

animali vivi della specie bovina e suina per i produttori agricoli. 

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48  

578‐582    Categoria catastale di porti e banchine 

Le disposizioni sono dirette, a decorrere dal 2020, a  inquadrare nella categoria catastale E1 

(immobili a destinazione particolare, esentati dal pagamento dell’Imu) le banchine e le aree 

scoperte  adibite  alle  operazioni  e  ai  servizi  portuali  nei  porti  di  rilevanza  economica 

nazionale  e  internazionale  rientranti  in  un’Autorità  di  sistema  portuale  (anche  se  in 

concessione a privati), nonché le aree adibite al servizio passeggeri, compresi i croceristi. 

Sono,  inoltre, assoggettati alla medesima disciplina  le connesse  infrastrutture  ferroviarie e 

stradali  nonché  i  depositi  ivi  ubicati,  a  condizione  che  siano  strettamente  funzionali  alle 

operazioni e ai servizi portuali, secondo quanto  indicato nelle autorizzazioni rilasciate dalla 

competente autorità di sistema portuale. 

Gli  intestatari  catastali di  tali  immobili o  i  concessionari dei medesimi possono presentare 

atti di aggiornamento ai  fini della  revisione del  classamento. Con  riferimento ai depositi è 

allegata  una  dichiarazione  che  autocertifichi  l’utilizzo  del  bene  per  operazioni  o  servizi 

portuali. Resta fermo l’obbligo di dichiarare le variazioni che incidano sul classamento e sulla 

rendita catastale dei beni,  ivi compresa  l’eventuale destinazione degli stessi a operazioni e 

servizi portuali. 

Gli  immobili  (o  loro  porzioni)  diversi  da  quelli  sopra  indicati,  che  abbiano  autonomia 

funzionale  e  reddituale  e  che  siano  destinati  a  usi  non  strettamente  funzionali  alle 

operazioni o ai servizi portuali, sono censiti nelle appropriate categorie catastali, diverse 

dalla E1. 

A  far data dal 2020 viene erogato un contributo  (fino a un valore massimo di 11 milioni di 

euro) a titolo di compensazione per il minor gettito d’imposta locale. 

588    Disposizioni in materia di incentivi per le fonti rinnovabili 

Si proroga al 31 dicembre 2018, il termine entro il quale gli esercenti impianti alimentati da 

biomasse,  biogas  e  bioliquidi  sostenibili  cessano  di  beneficiare  dei  precedenti  incentivi 

sull’energia prodotta.  

Per i suddetti esercenti, è riconosciuto il diritto a fruire degli incentivi per i 5 anni dal rientro 

in esercizio degli impianti, anziché fino al 31 dicembre 2021. 

643    Bonus strumenti musicali 

Si proroga di un  anno  la disposizione della  Legge di Bilancio 2017  che ha  introdotto un 

credito d’imposta del 65% (per un massimo di 2.500 euro), per l’acquisto di uno strumento 

musicale  nuovo  nel  limite  complessivo  di  15 milioni  di  euro  (ridotto  a  10 milioni  per  il 

2018). 

Lo strumento musicale acquistato deve essere coerente con  il corso di studi frequentato.  Il 

beneficio è accordato agli studenti iscritti ai licei musicali e ai corsi preaccademici, ai corsi del 

precedente ordinamento, ai corsi di diploma di I e II livello dei conservatori di musica, degli 

istituti  superiori  di  studi  musicali  e  delle  istituzioni  di  formazione  musicale  e  coreutica 

autorizzate  a  rilasciare  titoli  di  alta  formazione  artistica, musicale  e  coreutica  ai  sensi  di 

legge. 

665‐667    Detrazione studenti con disturbo di apprendimento 

È prevista (dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2018) la detrazione del 19% per le 

spese  sostenute  in  favore  dei minori  o  di maggiorenni,  con diagnosi  di  disturbo  specifico 

dell'apprendimento  (Dsa) fino al completamento della scuola secondaria di secondo grado, 

per: 

l'acquisto  di  strumenti  compensativi  e  di  sussidi  tecnici  e  informatici,  di  cui  alla  L. 

170/2010, necessari all'apprendimento; 

l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino 

ritmi graduali di apprendimento delle  lingue straniere,  in presenza di un certificato medico 

che  attesti  il  collegamento  funzionale  tra  i  sussidi  e  gli  strumenti  acquistati  e  il  tipo  di 

disturbo dell'apprendimento diagnosticato. 

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Con apposito provvedimento saranno stabilite le regole per la fruizione della detrazione. 

768‐770    Detrazione polizze per calamità naturali 

È prevista la detrazione del 19% per i premi per assicurazioni aventi per oggetto il rischio 

di eventi calamitosi stipulate relativamente a unità immobiliari a uso abitativo. 

Le disposizioni si applicano solo alle polizze stipulate a decorrere dal 1° gennaio 2018. 

784    Piani di riequilibrio finanziario CCIAA 

Si dispone che  le CCIAA,  i cui bilanci presentino squilibri strutturali  in grado di provocare  il 

dissesto finanziario, adottino programmi pluriennali di riequilibrio finanziario condivisi con le 

Regioni, nei quali possono prevedere  l’aumento del diritto annuale  fino a un massimo del 

50%.  

Il  Mef,  valutata  l’idoneità  delle  misure  contenute  nel  programma,  su  richiesta  di 

Unioncamere, autorizza l’aumento del diritto annuale per gli esercizi di riferimento. 

909 

915‐917 

928 

  Fatturazione elettronica 

Le  disposizioni  prevedono,  a  decorrere  dal  1°  gennaio  2019  (salvo  alcune  eccezioni), 

l’introduzione della  fatturazione elettronica obbligatoria nell’ambito dei rapporti  tra privati 

(modifica alla disciplina  contenuta nel D.Lgs. 127/2015) e,  contestualmente,  l’eliminazione 

delle comunicazioni dei dati delle fatture (c.d. spesometro). 

Obbligo generalizzato dal 2019 

A decorrere dal 1° gennaio 2019, nell’ambito dei rapporti fra privati (B2B), per le cessioni di 

beni  e  le  prestazioni  di  servizi  effettuate  tra  soggetti  residenti,  stabiliti  o  identificati  nel 

territorio  dello  Stato,  e  per  le  relative  variazioni,  in  sostituzione  del  previgente  regime 

opzionale, è prevista esclusivamente l’emissione di fatture elettroniche attraverso il Sistema 

di Interscambio.  

Rientrano  nell’obbligo  anche  le  operazioni  verso  privati,  ferme  restando  le  casistiche  di 

esonero  dall’obbligo  di  emissione  della  fattura;  in  tal  caso,  le  fatture  sono  messe  a 

disposizione  in  formato  elettronico dall’Agenzia delle  entrate,  fermo  restando  l’obbligo di 

rilascio  di  un  documento  in  formato  analogico  da  parte  dell’emittente  (il  privato  può 

rinunciare alla consegna del documento). 

Sono, invece, espressamente esonerati dal predetto obbligo coloro che rientrano nel regime 

forfetario agevolato o che continuano ad applicare il regime fiscale di vantaggio.  

In  caso  di  violazione  dell’obbligo  di  fatturazione  elettronica  la  fattura  si  considera  non 

emessa e sono previste sanzioni pecuniarie.  

Fatture per operazioni da e verso l’estero 

Si prevede  inoltre  la  trasmissione  telematica  all’Agenzia delle  entrate dei dati  relativi  alle 

cessioni  di  beni  e  di  prestazione  di  servizi  effettuate  e  ricevute  verso  e  da  soggetti  non 

stabiliti in Italia, salvo quelle per le quali è stata emessa una bolletta doganale e quelle per le 

quali siano state emesse o ricevute fatture elettroniche. 

La  trasmissione va effettuata entro  l’ultimo giorno del mese successivo a quello della data del 

documento emesso, ovvero a quello della data di ricezione per i documenti pervenuti. 

In caso di omissioni o errori, si applica una sanzione di 2 euro per fattura, con il massimo di 

1.000 euro per trimestre. 

La sanzione viene ridotta al 50% se  la trasmissione avviene entro  i 15 giorni successivi alla 

scadenza, ovvero entro tale termine è approntata la correzione. 

Non si applica il cumulo giuridico. 

Conservazione elettronica 

Per  i documenti trasmessi tramite  il sistema di  interscambio, risultano assolti gli obblighi di 

conservazione elettronica; tempi e modalità saranno rese note con apposito provvedimento. 

Fatturazione  elettronica  per  cessioni  di  carburanti  e  subappalti  pubblici  dal  1°  luglio 

2018 

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50  

L’obbligo di emissione della fattura elettronica si applica già dal 1° luglio 2018 per: 

cessioni di benzina e gasolio per motori; 

prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti della filiera di imprese (insieme dei soggetti 

che, ai sensi dell’articolo 3, L. 136/2010, intervengono nel ciclo di realizzazione del contratto), nel 

caso di appalto di lavori, servizi o forniture stipulato da una P.A.. 

Le  informazioni elettroniche saranno utilizzate dall’Amministrazione finanziaria e giudiziaria 

per i rispettivi compiti istituzionali. 

Corrispettivi elettronici per cessioni di carburanti dal 1° luglio 2018 

Dal 1° luglio diviene obbligatoria: 

la memorizzazione elettronica e 

la trasmissione telematica 

dei dati dei corrispettivi con riferimento alle cessioni di benzina e gasolio utilizzati per motori. 

Regole, modalità e tempistiche (anche differenziate in relazione alle caratteristiche tecniche 

degli impianti) saranno fissate con provvedimenti dell’Agenzia delle entrate. 

Semplificazioni amministrative e contabili 

Ai  lavoratori  autonomi,  ai  semplificati  e  ai  soggetti  che  hanno  esercitato  l’opzione  per  la 

memorizzazione  elettronica  dei  dati  e  la  trasmissione  telematica  delle  fatture  e  dei 

corrispettivi, l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione: 

i dati per le liquidazioni periodiche;  una bozza di dichiarazione annuale Iva;  una bozza di dichiarazione dei redditi;  le bozze dei modelli F24. 

Inoltre, non si avrà più obbligo di tenuta dei libri Iva. 

Settore della grande distribuzione 

Si  proroga  di  un  anno,  fino  al  31  dicembre  2018,  la  disciplina  relativa  alla  trasmissione 

telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri per  le  imprese che operano nel settore della 

grande  distribuzione,  a  favore  delle  imprese  che  hanno  esercitato  l’opzione  entro  il  31 

dicembre 2016. 

909  c)  Incentivi alla tracciabilità dei pagamenti 

Per  incentivare  la tracciabilità dei pagamenti è prevista  la riduzione di 2 anni dei termini di 

decadenza per gli accertamenti a favore dei soggetti che garantiscono, nei modi che saranno 

stabiliti con un D.M., la tracciabilità dei pagamenti ricevuti ed effettuati relativi a operazioni 

di ammontare superiore a 500 euro.  

Da tale agevolazione sono esclusi i soggetti che esercitano il commercio al minuto e attività 

assimilate, salvo che abbiano esercitato l’opzione per la trasmissione telematica dei dati dei 

corrispettivi. 

910‐914    Escluso il contante per le retribuzioni 

Si  introducono  limitazioni  alle  forme  di  pagamento  delle  retribuzioni  del  personale 

dipendente. 

Queste,  infatti, a decorrere dal 1°  luglio 2018, dovranno essere corrisposte esclusivamente 

con metodi  tracciati  (bonifico,  strumenti di pagamento  elettronici, pagamento  in  contanti 

presso  lo  sportello  bancario  con  apposito mandato  di  pagamento  su  conto  di  tesoreria, 

assegno  consegnato  al dipendente o  a un  familiare  in  caso di  impedimento) e  concerne  i 

rapporti di lavoro dipendente, di collaborazione coordinata e continuativa nonché i contratti 

di  lavoro  instaurati  in qualsiasi forma dalle cooperative con  i propri soci, con esclusione dei 

rapporti instaurati con le P.A. e di quelli inerenti ai servizi familiari e domestici. 

La  firma  apposta  dal  lavoratore  sulla  busta  paga  non  costituisce  prova  di  avvenuto 

pagamento. 

Per la violazione, si applica al datore di lavoro una sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 

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euro. 

915    Sanzioni per violazioni all’obbligo di comunicazione dati operazioni transfrontaliere 

Integrando  l’articolo  11,  D.Lgs.  471/1997  si  prevede  che  per  l'omissione  o  l'errata 

trasmissione dei dati delle operazioni transfrontaliere, si applica  la sanzione amministrativa 

di 2 euro per ciascuna fattura, nel limite massimo di 1.000 euro per ciascun trimestre.  

La sanzione è ridotta alla metà, entro il limite massimo di 500 euro, se la trasmissione è effettuata 

entro i 15 giorni successivi alla scadenza stabilita ai sensi del periodo precedente, ovvero se, nel 

medesimo termine, è effettuata la trasmissione corretta dei dati.  

Non si applica l'istituto del cumulo giuridico. 

 

919 

  Disposizioni di contrasto alle frodi nel settore dei carburanti 

Piano straordinario di controlli 

Si  prevede  un  Piano  straordinario  di  controlli  per  contrastare  le  frodi  nella 

commercializzazione e distribuzione dei carburanti. 

920  

Obbligo di fattura elettronica per distributori (cessioni a soggetti Iva) 

Si  dispone  l’obbligo  della  fattura  elettronica  per  gli  acquisti  di  carburante  per  autotrazione 

effettuati presso gli impianti stradali di distribuzione da parte di soggetti Iva. 

921    Si circoscrive, dunque, l’esclusione dall’obbligo di certificazione per le cessioni di carburanti e 

lubrificanti  per  autotrazione  ai  soli  acquisti  al  di  fuori  dell'esercizio  di  impresa,  arte  e 

professione. 

922 

 

  Deduzione vincolata del costo del carburante 

Introducendo  un  nuovo  comma  1‐bis  all’articolo  164,  Tuir,  si  prevede  che  le  spese  per 

carburante per autotrazione sono deducibili se effettuate esclusivamente mediante carte di 

credito, carte di debito o carte prepagate emesse da operatori finanziari soggetti all'obbligo 

di comunicazione dei dati all’Agenzia delle entrate. 

Le disposizioni si applicano a partire dal 1° luglio 2018. 

923    Detrazione vincolata dell’Iva sul costo del carburante 

Al fine della detrazione dell’Iva sull’acquisto di carburante, è richiesto il pagamento mediante 

carte di  credito,  carte di debito o  carte prepagate emesse da operatori  finanziari  soggetti 

all'obbligo  di  comunicazione  dei  dati  all’Agenzia  delle  entrate  (con  la  possibilità  di 

individuazione di altri mezzi con apposito provvedimento). 

924‐925    Credito di imposta a distributori di carburante 

Agli esercenti  impianti di distribuzione di carburante è attribuito un credito d'imposta  (nel 

limite de minimis) pari al 50% delle commissioni addebitate per  le transazioni effettuate, a 

partire dal 1° luglio 2018, tramite sistemi di pagamento elettronico. 

Il credito di imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione a decorrere dal periodo 

di imposta successivo a quello di maturazione. 

926    Abrogazione scheda carburante 

Per  effetto  di  quanto  sopra,  viene  abrogato  il  D.P.R.  444/1997  istitutivo  della  scheda 

carburante. 

927    Decorrenza 

Si  fissa  la decorrenza delle nuove norme  (e delle conseguenti abrogazioni) a partire dal 1° 

luglio 2018. 

931    Differimento degli Isa al 2018 

Si proroga  la decorrenza della disciplina degli  indici sintetici di affidabilità fiscale al periodo 

d’imposta in corso al 31 dicembre 2018. 

In tal modo, si evitano disparità di trattamento tra soggetti che applicano gli studi di settore 

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e altri che applicano gli Isa sul medesimo periodo di imposta. 

932    Calendario adempimenti fiscali 

Sono introdotte disposizioni che hanno la finalità di evitare il sovrapporsi di adempimenti; le 

stesse rimangono in vigore per gli anni in cui è vigente l’obbligo di trasmissione dei dati delle 

fatture emesse e ricevute (c.d. spesometro). 

Termine invio spesometro 2° trimestre 

La scadenza slitta dal 16 al 30 settembre. 

Termine trasmissione delle dichiarazioni del redditi e Irap 

La scadenza slitta dal 30 settembre al 31 ottobre. 

933    Termini di presentazione della dichiarazione dei sostituti di imposta 

Si modificano i termini di presentazione delle dichiarazioni dei sostituti di imposta e di invio 

telematico delle certificazioni uniche come segue: 

modello 770: al 31 ottobre di ogni anno, anziché 31 luglio; 

trasmissione  telematica  delle  CU  relative  a  redditi  esenti  o  non  ricompresi  nella 

dichiarazione precompilata: al 31 ottobre. 

934    Termini per assistenza fiscale 

SI modificano alcune scadenze in tema di assistenza fiscale, contenute nel D.M. 164/1999. 

In particolare si prevede:  

termine per la presentazione della dichiarazione a un Caf‐dipendenti: prorogato dal 7 luglio 

al 23 luglio; 

termine  per  la  conclusione  delle  attività  dei  Caf  dipendenti  e  professionisti  abilitati 

(comunicare  all’Agenzia  delle  entrate  il  risultato  finale  delle  dichiarazioni;  consegnare  al 

contribuente copia della dichiarazione e il prospetto di liquidazione; trasmettere all’Agenzia 

delle entrate le dichiarazioni predisposte): 

entro il 29 giugno: per le dichiarazioni presentate dal contribuente entro il 22 giugno;   entro il 7 luglio: per le dichiarazioni presentate dal contribuente dal 23 al 30 giugno;   entro il 23 luglio: per le dichiarazioni presentate dal contribuente dal 1° al 23 luglio. Con  una modifica  di  coordinamento  si  ribadisce  che  le  eventuali  dichiarazioni  integrative 

devono essere trasmesse all’Agenzia delle entrate entro il 10 novembre. 

935    Errata applicazione aliquota Iva: modifica delle sanzioni 

Modificando  il  contenuto  dell'articolo  6,  comma  6,  D.Lgs.  471/1997,  si  introduce  una 

sanzione amministrativa compresa fra 250 e 10.000 euro per il cessionario o committente in 

caso  di  applicazione  dell’imposta  in  misura  superiore  a  quella  effettiva,  erroneamente 

assolta  dal  cedente  o  prestatore,  fermo  restando  il  diritto  del  medesimo  cessionario  o 

committente  alla  detrazione.  La  restituzione  dell'imposta  è  esclusa  se  il  versamento  è 

avvenuto in un contesto di frode fiscale. 

936    Vigilanza società cooperative 

Si  modifica  il  sistema  di  vigilanza  nei  confronti  delle  società  cooperative,  inasprendo  le 

sanzioni in caso di mancato rispetto del carattere mutualistico prevalente. 

A tal fine:  

si modifica l’articolo 12, D.Lgs. 220/2002 prevedendo che in caso di cancellazione dall’Albo 

nazionale  degli  enti  cooperativi,  per  coloro  che  si  sottraggono  all’attività  di  vigilanza,  si 

applica il provvedimento di scioglimento per atto dell’autorità (2545‐septiesdecies, cod. civ. e 

223‐septiesdecies,  disposizioni  di  attuazione  del  cod.  civ.)  con  il  conseguente  obbligo  di 

devoluzione del patrimonio ai sensi dell’articolo 2514, comma 1, lettera d), cod. civ.; 

si  prevede  che  alle  cooperative  che  non  ottemperino  alla  diffida  impartita  in  sede  di 

vigilanza senza giustificato motivo ovvero non ottemperino agli obblighi previsti dall’articolo 

2545‐octies,  cod.  civ.  (perdita  della  qualifica  di  cooperativa  a  mutualità  prevalente)  è 

applicata  una maggiorazione  del  contributo  biennale  pari  a  3  volte  l’importo  dovuto.  Lo 

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scioglimento è comunicato dal Mise all’Agenzia delle entrate anche ai  fini dell’applicazione 

della  norma  che  prevede  l’efficacia  dell’estinzione  trascorsi  5  anni  dalla  richiesta  di 

cancellazione  dal  Registro  Imprese  ai  soli  fini  della  validità  e  dell'efficacia  degli  atti  di 

liquidazione,  accertamento,  contenzioso  e  riscossione  dei  tributi  e  contributi,  sanzioni  e 

interessi (articolo 28, comma 4, D.Lgs. 175/2014); 

si modifica l’articolo 2542, cod. civ. al fine di prevedere che l’amministrazione della società 

cooperativa è affidata a un organo collegiale formato da almeno 3 soggetti. Alle cooperative 

con  un  numero  di  soci  cooperatori  inferiore  a  20  ovvero  con  un  attivo  dello  Stato 

patrimoniale non superiore a 1 milione di euro (articolo 2519, comma 2, cod. civ.) si applica 

la norma che limita il mandato degli amministratori a 3 esercizi (comma 2 dell’articolo 2383, 

cod. civ.); 

si modifica l’articolo 2545‐sexiesdecies, cod. civ. in tema di gestione commissariale previsto 

in caso di gravi irregolarità di funzionamento o fondati indizi di crisi, sancendo che ‐ laddove 

vengano accertate una o più irregolarità suscettibili di specifico adempimento ‐ l’autorità di 

vigilanza,  previa  diffida,  può  nominare  un  commissario,  anche  nella  persona  del  legale 

rappresentante o di un componente dell’organo di controllo societario, che si sostituisce agli 

organi  amministrativi  dell’ente,  limitatamente  al  compimento  degli  specifici  adempimenti 

indicati. 

937‐944    Disposizioni di contrasto alle frodi nel settore degli olii minerali 

Si  introducono misure di contrasto all'evasione  Iva perpetrata  in relazione all'introduzione, 

nel mercato nazionale, di carburanti (gasolio e benzina) acquistati a livello intracomunitario e 

stoccati presso depositi fiscalmente riconosciuti. 

984‐985    Modifiche alla disciplina del Gruppo Iva 

Si modificano talune regole relative alla disciplina del gruppo Iva,  introdotta (agli articoli da 

70‐quinquies  a  70‐duodecies,  D.P.R.  633/1972)  dalla  Legge  di  Bilancio  2017  (articolo  1, 

comma 24, L. 232/2016). 

Le norme introdotte sono volte a includere la stabile organizzazione nella normativa del gruppo 

Iva, a fini antielusivi, e a disciplinare  i criteri per  la determinazione della base  imponibile, sia  in 

presenza di un corrispettivo sia in caso di prestazioni rese a titolo gratuito. 

In particolare si chiarisce che: 

le  operazioni  effettuate  da  una  sede  o  da  una  stabile  organizzazione  che  partecipa  al gruppo  Iva nei confronti di una sua stabile organizzazione ovvero di una sua sede estera si 

considerano come effettuate dal gruppo Iva nei confronti di un soggetto che non ne fa parte; 

parallelamente,  le  operazioni  effettuate  nei  confronti  di  una  sede  o  di  una  stabile 

organizzazione partecipante  a un  gruppo  Iva da parte di una  sua  stabile organizzazione o 

sede estera si considerano effettuate, nei confronti del gruppo Iva, da un soggetto che non 

ne fa parte; 

le  operazioni  effettuate  nei  confronti  di  una  sede  o  di  una  stabile  organizzazione appartenente a un gruppo  Iva costituito  in altro Stato membro da parte di una sua stabile 

organizzazione o della sua sede costituita in Italia si considerano effettuate nei confronti del 

gruppo Iva costituito nell’altro Stato da un soggetto che non ne fa parte. Specularmente, le 

operazioni effettuate da una  sede o da una  stabile organizzazione parte di un gruppo  Iva 

costituito  in un altro Stato membro, nei confronti di una stabile organizzazione o della sua 

sede sita in Italia, si considerano effettuate dal gruppo Iva costituito nell’altro Stato membro 

nei confronti di un soggetto che non ne fa parte; 

la  base  imponibile  delle  predette  operazioni,  ove  vi  sia  un  corrispettivo,  è  determinata 

secondo le regole generali (articolo 13, commi 1 e 3, D.P.R. 633/1972). 

Inoltre, si chiarisce che le suddette norme si applicano alle operazioni effettuate a decorrere 

dal 1° gennaio 2018. 

986‐989    Pagamenti Pubblica Amministrazione 

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Le  P.A.  che  eseguono  pagamenti  ai  contribuenti  di  importo  superiore  a  5.000  euro  (in 

precedenza  10.000  euro)  hanno  l’obbligo  di  verificare  l’assenza  di  pendenze  (cartelle 

esattoriali scadute e non pagate) in capo ai medesimi, sempre per importi superiori a 5.000 

euro. 

In  caso  di  inadempimento,  la  P.A.  sospende,  per  i  60  giorni  successivi  (in  precedenza  30 

giorni), il pagamento delle somme dovute, sino a concorrenza del debito pendente. 

Le disposizioni si applicano a decorrere dal 1° marzo 2018. 

990    Sospensione compensazioni modello F24 

Si prevede che l’Agenzia delle entrate possa sospendere, sino a 30 giorni, l’esecuzione delle 

deleghe di pagamento che contengano compensazioni, ove si evidenzino profili di rischio che 

richiedano l'effettuazione di un controllo. 

Il versamento in compensazione: 

si  considera  correttamente  eseguito  alla  data  di  originaria  presentazione  della  delega, 

qualora i riscontri diano esito positivo, circostanza che si può evincere anche con il decorso 

dei 30 giorni senza diversa comunicazione; 

si considera come non effettuato, in caso contrario. 

È prevedibile che siano considerate posizioni a rischio: 

gli utilizzi di un credito da parte di un soggetto diverso dal titolare;  la  compensazione  di  crediti  riferiti  ad  annualità  di  molto  anteriori  al  momento  di 

presentazione della delega; 

le compensazioni effettuate per l’estinzione di debiti iscritti a ruolo. 

Con apposito provvedimento dell’Agenzia delle entrate saranno comunque stabiliti i criteri e 

le modalità di attuazione della disposizione. 

994‐995    Modifiche alle regole di deduzione interessi passivi  

Modificando  le  regole  di  determinazione  del  Rol,  a  decorrere  dal  periodo  di  imposta 

successivo a quello in corso al 31 dicembre 2016, si prevede l’esclusione dei dividendi relativi 

a  partecipazioni  detenute  in  società  non  residenti  che  risultino  controllate  ai  sensi 

dell’articolo 2359, comma 1, numero 1, cod. civ.. 

997‐998    Rivalutazione terreni e partecipazioni 

Riaperta la possibilità di rivalutazione delle quote di partecipazione (non negoziate in mercati 

regolamentati)  e  dei  terreni  (edificabili  e  non),  mediante  il  pagamento  di  un’imposta 

sostitutiva dell’8%. 

I riferimenti sono quelli canonici: 

possesso del bene da rivalutare al 1° gennaio 2018;  data ultima di giuramento della perizia al 30 giugno 2018; 

data di scadenza del pagamento della sostitutiva o della prima rata al 30 giugno 2018; 

possibilità di versamento delle somme in 3 rate annuali, con maggiorazione di interessi. 

999‐1006    Tassazione dividendi e capital gains 

Capital gain derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate 

Viene eliminata qualsiasi differenza di tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di 

partecipazioni  qualificate  e  non  qualificate,  portando  entrambe  le  fattispecie  reddituali  a 

scontare una imposizione fissa del 26%. 

Conseguentemente, nella dichiarazione dei redditi: 

non vi sarà più necessità di distinguere le differenti fattispecie;  si potranno sommare algebricamente tra  loro plusvalenze e minusvalenze di entrambe  le 

“famiglie”. 

Le nuove disposizioni riguardano  i redditi diversi realizzati a decorrere dal 1° gennaio 2019, 

senza che sia stata prevista alcuna disposizione transitoria. 

Tassazione dei dividendi e proventi assimilati 

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I  dividendi  e  le  remunerazioni  derivanti  da  contratti  di  associazione  in  partecipazione 

sono assoggettati a una ritenuta alla fonte a titolo definitivo del 26%, a prescindere dalla 

qualificazione della partecipazione o dell’apporto all’associazione in partecipazione. 

Le  nuove  disposizioni  sono  applicabili  ai  redditi  di  capitale  percepiti  a  decorrere  dal  1° 

gennaio 2018. 

Tuttavia:  

alle distribuzioni di utili derivanti da partecipazioni qualificate in soggetti Ires;  formatesi con utili prodotti fino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2017; 

deliberate dal 2018 al 2022 rimane applicabile la disciplina previgente, così come da ultimo innovata con D.M. 26 maggio 

2017. 

1007    Dividendi da paradisi fiscali: tassazione degli utili pregressi 

Utili prodotti fino al 2014 

Ai fini della tassazione dei dividendi percepiti da persone fisiche e da persone giuridiche non 

si considerano provenienti da società residenti o localizzati in Stati o territori a regime fiscale 

privilegiato (e quindi non concorrono  integralmente alla formazione del reddito  imponibile) 

gli utili percepiti dal periodo di  imposta successivo a quello  in corso al 31 dicembre 2014 e 

maturati  in periodi di  imposta precedenti nei quali  le società partecipate erano residenti o 

localizzate  in Stati o territori non  inclusi nella black  list relativa alle Cfc (D.M. 21 novembre 

2001). 

Utili prodotti dopo il 2014 

Non si considerano provenienti da società residenti o localizzate in Stati o territori a regime 

fiscale privilegiato gli utili maturati successivamente al 2014 in Stati o territori non a regime 

privilegiato  e  in  seguito  percepiti  in  periodi  d’imposta  in  cui  risultano  soddisfatte  le 

condizioni previste dall’articolo  167,  comma  4,  Tuir,  il  quale  stabilisce  che  i  regimi  fiscali, 

anche  speciali,  di  Stati  o  territori  si  considerano  privilegiati  laddove  il  livello  nominale  di 

tassazione risulti inferiore al 50% di quello applicabile in Italia. Si ricorda che, a partire dal 1° 

gennaio  2016  il  territorio  estero  è  considerato  “paradisiaco”  se  applica  un  regime  di 

tassazione inferiore al 50% di quello domestico, senza più alcun riferimento alla black list. 

Monitoraggio della stratificazione delle riserve 

In caso di cessione delle partecipazioni,  la preesistente stratificazione delle riserve di utili si 

trasferisce al cessionario. 

1008    Dividendi da paradisi fiscali: presunzione di favore per il contribuente 

Ai  fini della applicazione delle  regole di cui al comma 1007, gli utili distribuiti dal soggetto 

non  residente  si  presumono  prioritariamente  formati  con  quelli  da  considerarsi  non 

provenienti da Stati paradisiaci. 

1009    Dividendi da paradisi fiscali: tassazione al 50% con interpello 

Ai  fini  dell’articolo  89,  Tuir,  gli  utili  provenienti  da  società  residenti  in  Stati  o  territori  a 

regime  fiscale  privilegiato  e  le  remunerazioni  derivanti  da  contratti  di  associazione  in 

partecipazione, stipulati con tali soggetti, non concorrono a formare  il reddito dell'esercizio 

in cui sono percepiti  in quanto esclusi dalla formazione dei reddito della società o dell'ente 

ricevente per il 50% del loro ammontare, a condizione che sia dimostrato, anche a seguito di 

interpello,  l'effettivo  svolgimento,  da  parte  del  soggetto  non  residente,  di  un'attività 

industriale o commerciale come sua principale attività, nel mercato della Stato o territorio di 

insediamento. 

In tal caso, è riconosciuto al soggetto controllante residente nel territorio dello Stato, ovvero 

alle sue controllate residenti percipienti gli utili, un credito d'imposta per  i redditi prodotti 

all’estero  in  ragione  delle  imposte  assolte  dalla  società  partecipata  sugli  utili  maturati 

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durante  il  periodo  di  possesso  della  partecipazione,  in  proporzione  alla  quota  imponibile 

degli utili conseguiti e nei limiti dell'imposta italiana relativa a tali utili. 

1010    Stabile organizzazione: modifiche 

Modificando l’articolo 162, Tuir si ridefinisce la nozione di stabile organizzazione ai fini delle 

imposte sui redditi.  

Al  comma  2,  si  aggiunge  una  nuova  lettera  f‐bis),  affermandosi  che  sussiste  una  stabile 

organizzazione ove vi sia una significativa e continuativa presenza economica nel  territorio 

dello  Stato,  costruita  in  modo  tale  da  non  fare  risultare  una  sua  consistenza  fisica  nel 

territorio stesso. 

Vengono integralmente sostituiti i commi da 4 a 7. 

Si prevede, ad esempio, che la dizione “stabile organizzazione” non comprende: 

l'uso di una installazione ai soli fini di deposito, di esposizione o di consegna di beni o merci 

appartenenti all'impresa; 

la  disponibilità  di  beni  o  merci  appartenenti  all'impresa  immagazzinati  ai  soli  fini  di 

deposito, di esposizione o di consegna; 

la  disponibilità  di  beni  o merci  appartenenti  all'impresa  immagazzinati  ai  soli  fini  della 

trasformazione da parte di un'altra impresa; 

la disponibilità di una sede fissa di affari utilizzata ai soli fini di acquistare beni o merci o di 

raccogliere informazioni per l'impresa; 

la  disponibilità  di  una  sede  fissa  di  affari  utilizzata  ai  soli  fini  dello  svolgimento,  per 

l'impresa, di ogni altra attività; 

la disponibilità di una sede fissa di affari utilizzata ai soli fini dell'esercizio combinato delle 

attività menzionate nelle lettere da a) a e). 

1011‐1019    Web Tax 

Viene  introdotta  l’imposta sulle transazioni digitali (c.d. Web Tax), applicabile alle prestazioni di 

servizi rese nei confronti di soggetti residenti in Italia (sostituti di imposta, diversi da contribuenti 

minimi e forfetari), nonché di stabili organizzazioni di soggetti non residenti.  

Oggetto della nuova imposta sono i servizi forniti attraverso internet o una rete elettronica e 

la cui natura rende la prestazione essenzialmente automatizzata, corredata da un intervento 

umano minimo e  impossibile da garantire  in assenza della  tecnologia dell’informazione.  In 

ogni caso, un apposito decreto del Mef avrà il compito di individuare, entro il 30 aprile 2018, 

le prestazioni di servizi interessate. 

L’imposta  è  applicata  nella  misura  del  3%,  applicabile  sull’ammontare  del  corrispettivo 

dovuto per la transazione (Iva esclusa). 

La tassazione scatta solo qualora il prestatore, residente o non residente, effettua nel corso 

di un anno solare più di 3.000 transazioni. 

L’imposta  è  prelevata  al  momento  del  pagamento  del  corrispettivo  da  parte  del 

committente, con obbligo di rivalsa sul prestatore  (salvo che questo attesti di essere sotto 

soglia), e viene riversata all’Erario entro  il giorno 16 del mese successivo al pagamento del 

corrispettivo. 

Il meccanismo scatterà dal 2019, periodo successivo a quello di pubblicazione del necessario 

decreto attuativo. 

Ai fini dell’accertamento, sanzioni, riscossione e contenzioso si applicano le disposizioni Iva. 

1063    Differimento IRI 

Si prevede che il primo anno di applicazione dell’Iri slitti dal 2017 al 2018. 

La  disposizione  non  ha  previsto  alcuna  clausola  di  salvaguardia  per  coloro  che  avessero 

ipotizzato di adottare  il  regime già dal 2017,  riducendo  contestualmente gli acconti ai  fini 

Irpef. 

Si dovrebbe escludere l’applicabilità di sanzioni. 

1088    Proroga fattura elettronica per Tax Free Shopping 

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Viene posticipata al 1°  settembre 2018  la decorrenza dell’obbligo di emissione elettronica 

delle fatture per gli acquisti di beni del valore complessivo, al lordo dell'Iva, superiore a 155 

euro destinati  all'uso personale o  familiare, da  trasportarsi nei bagagli personali  fuori del 

territorio doganale dell'Unione Europea. 

1134‐1135    Proroga Sistri 

Si proroga fino al 31 dicembre 2018, il periodo in cui: 

continuano  ad  applicarsi  gli  adempimenti  e  gli  obblighi  relativi  alla  gestione  dei  rifiuti 

antecedenti alla disciplina del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri); 

non si applicano le sanzioni relative al sistema medesimo. 

1142    Informazione antimafia per fruizione di Fondi europei 

Si differisce al 31 dicembre 2018 l’obbligo di presentare l’informazione antimafia per i titolari 

di terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei per importi fino a 25.000 euro.  

Per i soggetti che usufruiscono di fondi per un importo superiore tale obbligo si applica già a 

partire dal 19 novembre 2017. 

1144    Canone Rai per uso privato 

Estesa al 2018 la riduzione a 90 euro del canone di abbonamento Rai per uso privato. 

1154    LuL telematico: differimento del termine 

Si differisce al 1° gennaio 2019,  la decorrenza dell'obbligo della modalità  telematica per  la 

tenuta del LuL. 

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LE NOVITÀ IVA DELLA LEGGE DI BILANCIO 2018 

 

La  Legge  di  Bilancio  per  il  2018  (L.  205/2017)  ha  apportato  consistenti  novità  per  quanto  riguarda  la 

disciplina  Iva senza,  tuttavia, modificare, come ci attendeva, quanto  introdotto  in merito alle modalità di 

detrazione dell’Iva con il D.L. 50/2017.  

 

Aliquote Iva 

Il comma 2 conferma, anche per  il 2018,  la sterilizzazione degli  incrementi,  introdotti con  la L. 190/2014, 

delle aliquote Iva che, conseguentemente rimangono individuate nel 22% e nel 10%. 

Il comma 19, con una norma di  interpretazione autentica stabilisce che, ai fini dell’individuazione dei beni 

significativi cui applicare l’aliquota ridotta al 10%: 

nel  calcolo  della  base  imponibile  le  eventuali  parti  staccate,  devono  essere  considerate  solamente 

nell’ipotesi in cui le stesse non abbiano una propria autonomia funzionale; 

il  valore  del  bene  significativo  e  delle  eventuali  parti  staccate  che  non  risultano  funzionalmente 

autonome, deve essere determinato  in  ragione dell’accordo  tra  le 2 parti. L’accordo contrattuale,  si 

ricorda, deve prendere in considerazione, ai fini del calcolo del costo, dei soli oneri che concorrono alla 

produzione dei beni. Ne deriva che nel calcolo devono essere  inclusi sia  il costo della materia prima 

necessaria,  sia quello della manodopera. Dal  calcolo  così effettuato, non  si potrà mai arrivare a un 

costo inferiore rispetto al prezzo di acquisto.  

Viene, infine, stabilito che la relativa fattura emessa dal soggetto che effettua le opere di recupero edilizio 

deve espressamente indicare: 

servizio che costituisce l’oggetto della prestazione e 

i beni di valore significativo. 

In ragione della natura interpretativa della norma viene precisato, da un lato che sono fatti salvi eventuali 

comportamenti pregressi difformi tenuti  fino alla data di entrata  in vigore della norma di  interpretazione 

autentica e, dall’altro non è previsto il rimborso dell’Iva applicata sulle operazioni effettuate. 

Per effetto dell’integrazione prevista dal comma 340, articolo 1 della Legge di Bilancio 2018 alla Tabella A, 

Parte III, allegata al D.P.R. 633/1972 è previsto, sempre con decorrenza 2018, un allargamento dell’ambito 

di applicazione della previsione contenuta nel numero 119) che consentiva di applicare l’aliquota ridotta al 

10% unicamente ai “contratti di scrittura connessi con gli spettacoli teatrali”. Per effetto della modifica  in 

commento,  al  predetto  numero  119),  le  parole:  “spettacoli  teatrali”  sono  sostituite  dalle  seguenti: 

“spettacoli di cui al numero 123), nonché le relative prestazioni, rese da intermediari”. 

Infine, il comma 357, introducendo il nuovo 123‐quater) alla Tabella A, Parte III, allegata al D.P.R. 633/1972, 

stabilisce la possibilità di assoggettare a Iva al 10% “i servizi di carattere sportivo resi dalle società sportive 

dilettantistiche  lucrative  riconosciute  dal  Coni  nei  confronti  di  chi  pratica  l’attività  sportiva  a  titolo 

occasionale o continuativo in impianti gestiti da tale società”.  

Numerosi dubbi restano sull’effettivo ambito di applicazione della disposizione, soprattutto nella parte 

in cui  fa riferimento al concetto di  impianto “gestito” e di prestazioni rese all’interno di “impianti”. È 

auspicabile sul punto un rapido chiarimento da parte dell’Amministrazione finanziaria. 

 

Regime speciale Iva in agricoltura 

Anche  quest’anno  il  Legislatore  interviene  a  sostegno  del  settore  agricolo,  in  particolare  per  quanto 

riguarda l’allevamento di suini e bovini, tuttavia, a differenza dei 2 anni precedenti, la modifica alle aliquote 

compensative  da  applicarsi  ai  fini  del  calcolo  della  detrazione  Iva  spettante  da  parte  dei  soggetti  che 

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operano  in  regime  Iva ex articolo 34, D.P.R. 633/1972,  l’intervento è previsto per  il  triennio 2018‐2020. 

Nello specifico, viene stabilito che, nei termini del 31 gennaio di ogni anno, il Mef, di concerto con il Mipaaf, 

emanerà un decreto con cui saranno individuate le aliquote compensative applicabili agli animali vivi delle 

specie bovina e suina, nel limite massimo, rispettivamente del 7,7 e 8%. 

Dall’introduzioni di tali nuove aliquote compensative, è individuato, quale limite massimo di minori entrate, 

il valore di 20 milioni di euro. 

 

Fatturazione elettronica 

Viene  introdotto  l’obbligo,  con  decorrenza  1°  gennaio  2019,  di  emissione  della  fatturazione  elettronica 

nell’ambito dei rapporti tra privati (modifica alla disciplina contenuta nel D.Lgs. 127/2015), con l’esclusione 

espressa di coloro che  rientrano nel  regime  forfetario agevolato o che continuano ad applicare  il  regime 

fiscale di vantaggio (i contribuenti minimi/forfettari). 

In particolare,  la  fatturazione elettronica  si  renderà applicabile per  le  cessioni di beni e  le prestazioni di 

servizi  effettuate  tra  soggetti  residenti,  stabiliti  o  identificati  nel  territorio  dello  Stato,  e  per  le  relative 

variazioni. 

Sono esclusi dall’obbligo anche tutte  le fattispecie di esonero dall’obbligo di emissione della fattura;  in tal 

caso, le fatture sono messe a disposizione in formato elettronico dall’Agenzia delle entrate, fermo restando 

l’obbligo di rilascio di un documento in formato analogico da parte dell’emittente (il privato può rinunciare 

alla consegna del documento). 

L’emissione  avverrà  attraverso  l’utilizzo  del  Sistema  di  Interscambio  direttamente  o  fruendo  di 

intermediari. 

Si  ricorda  come  in  caso  di  violazione  dell’obbligo  di  fatturazione  elettronica  la  fattura  si  considera  non 

emessa e sono previste sanzioni pecuniarie.  

Per  effetto  dell’inserimento  del  nuovo  comma  3‐bis  nell’articolo  1,  D.Lgs.  127/2015,  sempre  con 

decorrenza 1° gennaio 2019, viene introdotto l’obbligo di trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate 

dei dati relativi alle cessioni di beni e di prestazione di servizi effettuate e ricevute verso e da soggetti non 

stabiliti  in  Italia, salvo quelle per  le quali è stata emessa una bolletta doganale e quelle per  le quali siano 

state emesse o ricevute fatture elettroniche. 

Viene  individuato, quale  termine per  l’invio,  l’ultimo  giorno del mese  successivo  a quello della data del 

documento emesso, ovvero a quello della data di ricezione per i documenti pervenuti. 

In caso di omissioni o errori, si applica una sanzione di 2 euro per fattura, con il massimo di 1.000 euro per 

trimestre. 

La sanzione viene ridotta al 50% se la trasmissione avviene entro i 15 giorni successivi alla scadenza, ovvero 

entro tale termine è approntata la correzione. 

Non si applica il cumulo giuridico. 

Da ultimo, per effetto dell’introduzione del nuovo comma 6‐bis dell’articolo 1, D.Lgs. 127/2015, è previsto 

che gli obblighi di conservazione di cui all’articolo 3, D.M. 17 giugno 2014, si intendono soddisfatti per tutte 

le fatture elettroniche e documenti informatici trasmessi tramite il Sistema di Interscambio. 

Con  un  provvedimento  direttoriale  dell’Agenzia  delle  entrate  verranno  stabiliti  modi  e  tempi  di 

applicazione. 

Sempre con un ulteriore provvedimento direttoriale saranno  individuate eventuali disposizioni aggiuntive 

per l’entrata in vigore delle novità. 

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Viene  introdotto  l’obbligo,  in  questo  caso  con  decorrenza  1°  luglio  2018,  di  emissione  della  fattura 

elettronica per: 

1. cessioni di benzina e gasolio per motori; 

2. prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti della filiera di imprese (insieme dei soggetti che, ai 

sensi  dell’articolo  3,  L.  136/2010,  intervengono  nel  ciclo  di  realizzazione  del  contratto),  nel  caso  di 

appalto  di  lavori,  servizi  o  forniture  stipulato  da  una  P.A..  Si  ricorda  come  con  filiera  di  imprese  è 

“l’insieme dei  soggetti … che  intervengono a qualunque  titolo nel ciclo di  realizzazione del contratto 

anche  con  noli  e  forniture  di  beni  e  prestazioni  di  servizi,  ivi  compresi  quelli  di  natura  intellettuale, 

qualunque sia l’importo dei relativi contratti e subcontratti”. 

Le  informazioni elettroniche saranno utilizzate dall’Amministrazione finanziaria e giudiziaria per  i rispettivi 

compiti istituzionali. 

Viene, inoltre, previsto che con un provvedimento direttoriale dell’Agenzia delle entrate saranno definite le 

informazioni  che  dovranno  essere  trasmesse,  le  regole  tecniche,  i  termini  per  l’invio  telematico  e  le 

modalità  con  cui garantire  la  sicurezza e  l’inalterabilità dei dati. Con  lo  stesso provvedimento, potranno 

essere  definite  anche  modalità  e  termini  graduali  per  l’adempimento  dell’obbligo  di  memorizzazione 

elettronica e di trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi. 

Viene  prorogata  al  31  dicembre  2018,  la  disciplina  relativa  alla  trasmissione  telematica  dei  dati  dei 

corrispettivi giornalieri per  le  imprese  che operano nel  settore della grande distribuzione, a  favore delle 

imprese che hanno esercitato l’opzione entro il 31 dicembre 2016. 

Sono  previste  alcune  semplificazioni  amministrative  e  contabili,  infatti,  ai  lavoratori  autonomi,  ai 

semplificati e ai  soggetti che hanno esercitato  l’opzione per  la memorizzazione elettronica dei dati e 

trasmissione telematica delle fatture e dei corrispettivi, l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione: 

i dati per le liquidazioni periodiche; 

una bozza di dichiarazione annuale Iva; 

una bozza di dichiarazione dei redditi; 

le bozze dei modelli F24. 

Inoltre, non si avrà più obbligo di tenuta dei libri Iva. 

Infine, con  il comma 1088 dell’articolo 1, L. 205/2017, viene, rinviato al 1° settembre 2018,  l’obbligo di 

emissione della fattura “tax fee” in formato elettronico, originariamente previsto al 1° gennaio 2018. 

Si  ricorda  come  le  cessioni  interessate  sono  solamente  quelle  per  le  quali  il  dettagliante  richiede  al 

viaggiatore  extracomunitario  il  pagamento  dell’Iva  che  sarà  a  quest’ultimo  rimborsata  al momento  del 

ricevimento del ricevimento della fattura di vendita vidimata dalla dogana di uscita. 

 

Gruppo Iva 

Vengono apportate alcune modifiche alla disciplina del Gruppo Iva, introdotta con l’articolo 1, comma 24, L. 

232/2016 (Legge di Bilancio per il 2017) a seguito delle quali: 

è stata inclusa la stabile organizzazione e  

vengono modificate le regole relative al computo della base imponibile in caso di: 

‐ prestazioni con corrispettivo e 

‐ prestazioni a titolo gratuito. 

Nel primo caso,  il comma 984  interviene  inserendo nell’alveo dell’articolo 70‐quinquies, D.P.R. 633/1972  i 

nuovi commi da 4‐ter a 4‐quinquies. 

Per effetto di tali novità: 

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1. le operazioni effettuate da una sede o da una stabile organizzazione che partecipa al gruppo Iva verso 

una sua stabile organizzazione ovvero una sua sede estera si considerano come effettuate dal gruppo 

Iva nei confronti di un soggetto che non ne fa parte. Parimenti, le operazioni effettuate nei confronti di 

una  sede o  di una  stabile organizzazione partecipante  a un  gruppo  Iva da  parte di una  sua  stabile 

organizzazione o sede estera si considerano effettuate, nei confronti del gruppo  Iva, da un soggetto 

che non ne fa parte; 

2. le operazioni effettuate nei confronti di una sede o di una stabile organizzazione appartenente a un 

gruppo Iva costituito in altro Stato membro da parte di una sua stabile organizzazione o della sua sede 

costituita in Italia si considerano effettuate nei confronti del gruppo Iva costituito nell’altro Stato da un 

soggetto che non ne  fa parte. Specularmente,  le operazioni effettuate da una sede o da una stabile 

organizzazione parte di un gruppo Iva costituito in un altro Stato membro, nei confronti di una stabile 

organizzazione  o  della  sua  sede  sita  in  Italia,  si  considerano  effettuate  dal  gruppo  Iva  costituito 

nell’altro Stato membro nei confronti di un soggetto che non ne fa parte. 

Sempre  con  il  comma  984,  viene  introdotto  l’ulteriore  comma  4‐sexies  all’articolo  70‐quinquies, 

D.P.R. 633/1972 prevedendo  che  la base  imponibile delle operazioni  in  cui  coinvolta  è una  stabile 

organizzazione  che  partecipa  al  gruppo  Iva,  nell’ipotesi  in  cui  sia  previsto  un  corrispettivo,  si 

determina applicando le regole ordinarie previste dall’articolo 13, commi 1 e 3, D.P.R. 633/1972. 

Le novità si applicano alle operazioni effettuate con decorrenza dal 1° gennaio 2018. 

 

Sanzioni errata applicazione Iva 

Con  il comma 935 viene modificato  il regime sanzionatorio di cui all’articolo 6, comma 6, D.Lgs. 471/1997 

applicabile nel caso di errata applicazione dell’aliquota Iva in sede di cessione. In particolare, è previsto che, 

in  caso di applicazione dell’Iva  in misura  superiore a quella effettiva, erroneamente assolta da parte del 

cedente  o  prestatore,  fermo  restando  il  diritto  alla  detrazione  dell’Iva  ai  sensi  dell’articolo  19,  D.P.R. 

633/1972,  lo stesso è punito con una sanzione amministrativa compresa tra un minimo di 250 euro e un 

massimo di 10.000 euro. 

Inoltre,  non  è  ammessa  la  restituzione  dell’imposta  quando  il  versamento  sia  riconducibile  a  una  frode 

fiscale. 

 

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PROROGA DELLE DETRAZIONI SUGLI IMMOBILI E INTRODUZIONE DEL “BONUS VERDE” 

 

Con la Legge di Bilancio per l’anno 2018 (L. 205/2017) sono state prorogate: 

la detrazione Irpef del 50% in tema di interventi di recupero/ristrutturazione degli edifici esistenti; 

la  detrazione  Irpef  del  50%  per  l’acquisto  di  mobili  e  grandi  elettrodomestici,  con  la  novità  che 

quest’ultima detrazione (c.d. “bonus arredi”) sarà riconosciuta per le spese sostenute nel 2018 solamente 

in presenza di intervento di ristrutturazione iniziato in data successiva al 1° gennaio 2017;  

la detrazione  Irpef/Ires del 65%  in  tema di  interventi di riqualificazione energetica  (con  l’introduzione di 

nuove  tipologie di  interventi  agevolabili e  la  riduzione  al 50% della misura della detrazione per  alcune 

tipologie di interventi).  

È,  inoltre,  introdotto  dal  1°  gennaio  2018  il  nuovo  “bonus  verde”,  detrazione  Irpef  del  36%  delle  spese 

sostenute per ogni abitazione per  la  sistemazione a verde di aree  scoperte,  la  realizzazione di coperture a 

verde e di giardini pensili. 

 

La proroga della detrazione Irpef del 50% per il recupero edilizio e del “bonus arredi”  

Possono  fruire  della  detrazione  Irpef  del  50%  i  possessori  o  i  detentori  di  immobili  residenziali, 

principalmente  per  gli  interventi  di manutenzione  straordinaria,  di  restauro,  risanamento  conservativo, 

ristrutturazione  edilizia  realizzati  tanto  sulle  singole  unità  immobiliari  quanto  su  parti  comuni  di  edifici 

residenziali  (in  questo  caso  sono  agevolabili  anche  le  manutenzioni  ordinarie),  nonché  sulle  relative 

pertinenze.  

La detrazione Irpef del 50% è stata prorogata per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2018, è fruibile in 

10 rate annuali di pari importo su un importo massimo di spesa di 96.000 euro per singolo intervento.  

Fino al 31 dicembre 2018 è stato prorogato anche il “bonus arredi”. Si tratta della detrazione Irpef del 50% 

fruibile  in 10 rate annuali di pari  importo del costo sostenuto per  l’acquisto di arredi fissi, mobili e grandi 

elettrodomestici  (rientranti  nella  categoria  A+  ovvero  A  per  i  forni)  destinati  all’immobile  abitativo  già 

oggetto di intervento di ristrutturazione, nel limite di spesa di 10.000 euro. Per fruire del “bonus arredi” dal 

1°  gennaio  2018  il  requisito  essenziale  è  avere  iniziato  interventi  di  ristrutturazione  edilizia  che  danno 

diritto alla  fruizione della detrazione  Irpef del 50%  in data successiva al 1° gennaio 2017 ma  in ogni caso 

precedente a quella di sostenimento della spesa per l’acquisto di arredi, mobili o elettrodomestici. 

Per quanto riguarda sia gli interventi di recupero edilizio sia il “bonus arredi” la Legge di Bilancio per l’anno 

2018 inserisce all’articolo 16, D.L. 63/2013 il nuovo comma 2‐bis che sancisce quanto segue: 

  

“Al fine di effettuare il monitoraggio e la valutazione del risparmio energetico conseguito a seguito della 

realizzazione degli  interventi di cui al presente articolo,  in analogia a quanto già previsto  in materia di 

detrazioni  fiscali  per  la  riqualificazione  energetica  degli  edifici,  sono  trasmesse  per  via  telematica 

all’ENEA le informazioni sugli interventi effettuati. L’ENEA elabora le informazioni pervenute e trasmette 

una  relazione  sui  risultati  degli  interventi  al  Ministero  dello  sviluppo  economico,  al  Ministero 

dell’economia e delle finanze, alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito 

delle rispettive competenze territoriali.” 

Su  tale dettato normativo, che  impone un nuovo obbligo di comunicazione  telematica all’ENEA  (Agenzia 

nazionale per  le nuove tecnologie,  l'energia e  lo sviluppo economico sostenibile) si attendono chiarimenti 

ministeriali, per coglierne gli aspetti operativi. 

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Le novità per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici  

La detrazione  Irpef/Ires  è  concessa quando  si  eseguono  interventi  che  aumentano  il  livello di  efficienza 

energetica degli edifici esistenti: tutti i soggetti passivi d’imposta (qualsiasi privato o titolare di partita Iva) 

possono fruirne e non sono previste limitazioni di tipo oggettivo sulla tipologia di immobile sul quale sono 

eseguiti gli  interventi  (unità  immobiliari esistenti di qualsiasi categoria catastale, non solamente  immobili 

abitativi).  

La  detrazione  Irpef/Ires  per  la  riqualificazione  energetica  degli  edifici  è  stata  prorogata  per  le  spese 

sostenute  fino al 31 dicembre 2018 ed è  fruibile  in 10  rate annuali di pari  importo, ancorché per alcune 

tipologie di spese sostenute dal 1° gennaio 2018 la misura della detrazione sia stata ridotta dal 65% al 50%, 

con soglie massime di spesa differenziate. Saranno emanati a breve nuovi decreti che definiranno i requisiti 

tecnici e  i massimali di spesa per ogni tipologia di  intervento agevolabile (fino a quella data rimangono  in 

vigore i requisiti tecnici ed i massimali già previsti). Per beneficiare dell’agevolazione è necessario acquisire: 

l’asseverazione che consente di dimostrare che  l’intervento  realizzato è conforme ai  requisiti  tecnici 

richiesti; 

l’attestato di certificazione o qualificazione energetica; 

la scheda informativa relativa agli interventi realizzati. 

L’asseverazione,  l’attestato  di  certificazione/qualificazione  energetica  e  la  scheda  informativa  devono 

essere rilasciati da tecnici abilitati alla progettazione di edifici e  impianti nell’ambito delle competenze ad 

essi  attribuite dalla  legislazione  vigente,  iscritti  ai  rispettivi ordini  e  collegi professionali. Entro 90  giorni 

dalla  fine  dei  lavori  occorre  trasmettere  all’ENEA  copia  dell’attestato  di  certificazione  o  qualificazione 

energetica e la scheda informativa. 

Oggetto di  intervento da parte della Legge di Bilancio per  l’anno 2018 è stata anche  la facoltà di cedere  il 

credito fiscale connesso agli  interventi di riqualificazione energetica a terzi (banche, fornitori, etc.): fino al 

31  dicembre  2017  tale  disposizione  è  stata  poco  applicata  in  quanto  la  cessione  del  credito  riguardava 

esclusivamente gli  interventi effettuati  sulle parti comuni condominiali. Dal 1° gennaio 2018  la  facoltà di 

cedere il credito corrispondente alla detrazione del 50% o del 65% a terzi per la riqualificazione energetica 

degli edifici è consentita a tutti  i soggetti che sostengono  la spesa  (indipendentemente che si tratti di un 

soggetto  “capiente”  o  meno)  e  per  qualsiasi  tipologia  di  intervento  agevolabile  su  ogni  singola  unità 

immobiliare (pertanto, non più solamente per i lavori sulle parti comuni condominiali).   

Si  ricorda  alla  gentile  Clientela  che  per  gli  interventi  di  riqualificazione  energetica  degli  edifici 

importante è definire il momento rilevante che determina il sostenimento della spesa: 

per i privati (persone fisiche, professionisti, condomini, enti non commerciali, etc.) il sostenimento della 

spesa rileva secondo il criterio di cassa, cioè alla data di pagamento delle fatture; 

per  i soggetti esercenti attività di  impresa  (ditte  individuali, società di persone, società di capitali, 

etc.) il sostenimento della spesa rileva secondo il criterio di competenza economica, cioè alla data di 

consegna  o  spedizione  per  gli  acquisti  di  beni  mobili  ovvero  alla  data  dell’ultimazione  della 

prestazione per i servizi (ad esempio nei contratti di appalto). 

 

Il “bonus verde” in vigore dal 1° gennaio 2018 

Dal 1° gennaio 2018 è introdotta la nuova detrazione Irpef del 36% delle spese sostenute dal possessore o 

detentore  di  un  immobile  abitativo  (e  relative  pertinenze),  con  una  soglia massima  di  5.000  euro  per 

ciascuna unità immobiliare, per interventi di:  

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sistemazione a verde di aree private scoperte, recinzioni, impianti di irrigazione e pozzi; 

realizzazione di coperture a verde e giardini pensili; 

spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione di tali interventi. 

La nuova detrazione Irpef interessa solamente le persone fisiche detentrici di unità immobiliari residenziali 

ed è estesa anche agli interventi realizzati su parti comuni esterne di edifici condominiali fino ad un importo 

massimo complessivo di 5.000 euro per singola immobiliare a uso abitativo. In tale ipotesi la detrazione 

spetta al singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile a condizione che la stessa sia stata 

effettivamente versata, con strumenti idonei a garantire la tracciabilità delle operazioni, al condominio 

entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.  

La detrazione Irpef del 36% (“bonus verde”) è fruibile in 10 rate annuali di pari importo. 

 

 

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PROROGA CON MODIFICHE ALLA DISCIPLINA DI SUPER E IPER AMMORTAMENTI  

Come atteso, ed anticipato  in precedente  informativa,  la Legge di Bilancio per  il 2018 (commi da 29 a 36 

dell’articolo  1,  L.  205/2017)  ha  disposto  la  proroga  delle  discipline  di  incentivo  all’investimento  in  beni 

strumentali,  definite  super  ammortamento  e  iper  ammortamento;  non  si  tratta  però  di  proroghe 

“semplici”, nel  senso  che  l’estensione di un ulteriore anno alla  finestra nella quale è possibile  realizzare 

l’investimento  in beni  agevolati porta  con  sé  alcune modifiche  (tra  le quali,  come  tra un  attimo  si dirà, 

anche la riduzione della misura di beneficio attribuita al primo dei bonus trattati). 

 

Super ammortamento: proroga e novità 

Al fine di incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi è prevista un’agevolazione che consente una 

maggiore deduzione 

del costo sostenuto per l’acquisto in proprietà di beni strumentali materiali nuovi (beneficiabile quindi 

tramite una maggiorazione della quota di ammortamento deducibile); 

del  canone  di  leasing  di  competenza  (sul  punto  l’Agenzia  delle  entrate  ha  precisato  che  la 

maggiorazione riguarda solo la quota capitale e non anche la quota interessi). 

Tale  maggiorazione,  che  viene  beneficiata  sull’arco  dell’orizzonte  temporale  nel  quale  viene  dedotto 

l’ammortamento, è pari al 30% del costo sostenuto per il bene strumentale; rispetto alla precedente misura 

del 40%, gli acquisti effettuati dal 1 gennaio 2018 beneficeranno quindi di un bonus inferiore. 

Nella  sostanza,  se  dal  2018  effettuo  un  acquisto  di  un  bene  agevolabile  per  l’importo  di  100,  il  costo 

sostenuto di tale bene potrà essere dedotto per 130, ma questo importo aggiuntivo di 30 sarà dedotto non 

nell’anno di acquisizione, ma tenendo conto del periodo nel quale il bene viene ammortizzato. Tale maggior 

deduzione  non  viene  imputata  a  Conto  economico,  ma  viene  ottenuta  in  sede  di  compilazione  della 

dichiarazione dei redditi. 

La  proroga,  come  detto,  è  di  un  anno.  In  particolare,  la  Legge  di  Bilancio  dispone  la  spettanza 

dell’agevolazione per i beni strumentali nuovi: 

acquisiti dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, ovvero 

acquisiti entro il 30 giugno 2019, se l’investimento è avviato nel 2018 con versamento di un acconto al 

fornitore almeno in misura pari al 20% del costo di acquisizione. 

Si ricorda il momento nel quale l’investimento si considera realizzato, aspetto necessario per verificare se, e 

in che misura, l’investimento risulti essere agevolato: 

Beni mobili  Consegna o spedizione 

Appalto  Ultimazione prestazione (con rilevanza di eventuali stati di avanzamento dei lavori ‐ SAL) 

Beni acquisiti in leasing  Data consegna all’utilizzatore 

La  Legge  di  Bilancio  interviene  anche  in  relazione  ai  beni  che  devono  essere  esclusi  dall’agevolazione, 

disponendo  che  dal  1°  gennaio  2018  non  rilevano  in  ogni  caso  gli  acquisti  di mezzi  di  traposto  di  cui 

all’articolo 164, comma 1, Tuir; questo significa che oltre alle “ordinarie” autovetture a deducibilità limitata 

(comma 1,  lettera b) e alle vetture date  in uso promiscuo ai dipendenti per  la maggior parte del periodo 

d‘imposta  (comma  1,  lettera b‐bis),  ipotesi  già  escluse  lo  scorso  anno dal  bonus, dal  2018 non  saranno 

agevolabili neppure  le  vetture destinate a uso  strumentale  (comma 1,  lettera a), quali  i  taxi, nonché  gli 

autoveicoli delle società di noleggio e delle autoscuole. 

Rimangono esclusi altresì dal bonus (ma per questi nulla è cambiato): 

i beni strumentali materiali con coefficiente di ammortamento inferiore al 6,5%; 

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i fabbricati e le costruzioni; 

i beni compresi in particolari gruppi. 

 

Iper ammortamento: proroga e novità 

La scorsa Legge di Bilancio aveva  introdotto, accanto al super ammortamento, una disciplina particolarmente 

incentivante per  gli  investimenti  ad  elevato  impatto  tecnologico:  si  tratta di beni nuovi  finalizzati  a  favorire 

processi di  trasformazione  tecnologica/digitale delle  imprese,  ricompresi nell’Allegato A della  L. 232/2016, ai 

quali viene attribuito un incremento del costo deducibile pari al 150% (quindi, un bene di costo 100, può essere 

dedotto per 250). Anche in questo caso, la deduzione non avviene un'unica soluzione all’atto dell’acquisto, ma 

segue il processo di ammortamento del bene. 

La Legge di Bilancio per  il 2018 dispone  la proroga anche di questo bonus,  in maniera analoga a quanto 

previsto per i super ammortamenti. Sono infatti agevolabili i beni strumentali nuovi: 

acquisiti dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, ovvero 

acquisiti  entro  il  31  dicembre  2019  (in  questo  caso  l’orizzonte  temporale  è  maggiore),  se 

l’investimento è avviato nel 2018 con versamento di un acconto almeno in misura pari al 20% del costo 

di acquisizione. 

Gli  stessi  soggetti  che effettuano nello  stesso periodo  investimenti  in beni  immateriali  strumentali di cui 

all’Allegato B, L. 232/2016, potranno procedere ad ammortamento degli stessi con una maggiorazione del 

40%. A tale categoria la Legge di Bilancio aggiunge le seguenti fattispecie di investimento: 

sistemi di gestione della supply chain finalizzata al drop shipping nell’e‐commerce; 

software e servizi digitali per la fruizione immersiva, interattiva e partecipativa, ricostruzioni 3D, realtà 

aumentata; 

software,  piattaforme  e  applicazioni  per  la  gestione  e  il  coordinamento  della  logistica  con  elevate 

caratteristiche di  integrazione delle attività di servizio  (comunicazione  intra‐fabbrica,  fabbrica‐campo 

con  integrazione  telematica dei dispositivi  on‐field  e dei dispositivi mobili,  rilevazione  telematica di 

prestazioni e guasti dei dispositivi on‐field). 

Si  segnala  infine  una  specifica  previsione  introdotta  dalla  Legge  di  Bilancio  2018  al  fine  di mantenere 

l’agevolazione  iper  ammortamento  quando  si  sostituisce  un  bene  agevolato  (nel  qual  caso  verrebbe 

normalmente meno  il  beneficio,  interrompendosi  l’ammortamento  del  bene  stesso)  con  altro bene  con 

analoghe caratteristiche. 

Qualora,  nel  corso  del  periodo  di  fruizione  della maggiorazione  del  costo,  si  verifica  il  realizzo  a  titolo 

oneroso del bene oggetto dell'agevolazione, non viene meno la fruizione delle residue quote del beneficio 

originario se, nello stesso periodo d'imposta del realizzo, l'impresa: 

a) sostituisce  il  bene  originario  con  un  bene  materiale  strumentale  nuovo  avente  caratteristiche 

tecnologiche analoghe o superiori a quelle previste dall'allegato A; 

b) attesta  l'effettuazione  dell'investimento  sostitutivo,  le  caratteristiche  del  nuovo  bene  e  il  requisito 

dell'interconnessione. 

Nel caso in cui il costo di acquisizione dell'investimento sostitutivo sia inferiore al costo di acquisizione del 

bene sostituito e ricorrano le altre condizioni previste alle lettere a) e b), la fruizione del beneficio prosegue 

per le quote residue fino a concorrenza del costo del nuovo investimento. 

 

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 NUOVA DISCIPLINA DEL PRESTITO SOCIALE DELLE COOPERATIVE 

 

Sono in arrivo importanti novità sulla disciplina del prestito sociale delle cooperative. 

Recentemente, alcune disposizioni avevano già modificato il quadro regolamentare dell’istituto. La Delibera 

8 novembre 2016 della Banca d’Italia n. 584 ha: 

chiarito  che  il  requisito  dell’iscrizione  nel  libro  soci  da  almeno  3  mesi  non  è  necessario  per  la 

sottoscrizione del prestito; 

fornito importanti precisazioni per il calcolo del limite patrimoniale; 

evidenziato in modo netto le modalità per escludere che il prestito sociale assuma le caratteristiche di 

raccolta del risparmio “a vista”; 

precisato  quali  informazioni  debbono  essere  riportate  nella  Nota  Integrativa  delle  cooperative 

emittenti. 

Ora la Legge di Bilancio per l’anno 2018, interviene nuovamente sulla materia con 3 importanti disposizioni. 

 

1. Destinazione delle somme raccolte 

Il  comma 238 della  Legge di Bilancio  stabilisce  che  le  cooperative  che  ricorrono al prestito  sociale  sono 

tenute a impiegare le somme in operazioni strettamente funzionali al perseguimento dell’oggetto o scopo 

sociale. La norma ha probabilmente  l’intento di  limitare  il  ricorso al prestito  sociale a  situazioni  in cui  la 

società si trovi nella necessità di finanziare la propria attività e non intenda ricorrere al tradizionale canale 

bancario  escludendo  l’impiego  in  operazioni  speculative  o  di  pura  finanza. Dalla  semplice  formulazione 

normativa,  tuttavia,  non  è  automatico  individuare  l’esatto  perimetro  delle  “operazioni  strettamente 

funzionali al perseguimento dell’oggetto o scopo sociale”, anche se  l’utilizzo dell’avverbio “strettamente” 

sembrerebbe evidenziare un chiaro intento del Legislatore di circoscrivere l’utilizzo delle somme raccolte al 

finanziamento dell’attività tipica della cooperativa. 

Non  è  chiara  nemmeno  la  decorrenza  della  disposizione  che,  a  un  primo  esame,  parrebbe  applicarsi  ai 

prestiti  emessi  a  partire  dalla  data  di  entrata  in  vigore  della  Finanziaria.  Su  punto,  tuttavia,  occorre 

attendere i chiarimenti che saranno emanati dagli organi competenti. 

 

2. Inapplicabilità della postergazione 

Il  comma 239 mette  invece  fine a una questione  che aveva a  lungo  impegnato  la dottrina.  Si  tratta del 

problema dell’applicabilità alle cooperative che adottano  il modello della società a responsabilità  limitata, 

dei vincoli di postergazione di cui all’articolo 2467, comma 1 cod. civ., il quale dispone:   

“Il  rimborso dei  finanziamenti dei  soci a  favore della  società  è postergato  rispetto alla  soddisfazione 

degli altri creditori e, se avvenuto nell’anno precedente la dichiarazione di fallimento della società, deve 

essere restituito”. 

Il secondo comma dello stesso articolo specifica che i finanziamenti da considerare sono:   

“quelli  (…)  che  sono  stati  concessi  in un momento  in  cui, anche  in  considerazione del  tipo di attività 

esercitata dalla  società,  risulta un eccessivo  squilibrio dell’indebitamento  rispetto al patrimonio netto 

oppure  in  una  situazione  finanziaria  della  società  nella  quale  sarebbe  stato  ragionevole  un 

conferimento”.  

 

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Parte della dottrina tendeva ad escludere l’applicazione di questa norma alle cooperative, facendo leva sul 

fatto che  il dettato normativo parla di “fallimento” e non di “liquidazione coatta amministrativa”; tuttavia 

l’argomento  appariva  piuttosto  debole,  date  le  forti  analogie  tra  le  2  procedure;  inoltre,  sarebbe  stato 

molto difficile sostenere che il prestito sociale non fosse stato raccolto in un momento in cui “sarebbe stato 

più ragionevole un conferimento”.  

Ora è il legislatore stesso a chiudere la questione, stabilendo ex lege che la postergazione non si applica ai 

prestiti  sociali.  Resta  tuttavia  aperto  il  problema  della  decorrenza:  la  novità  si  applica  anche  ai  prestiti 

sociali  in  corso  alla  data  di  applicazione  della  normativa?  In  attesa  di  qualche  chiarimento  ufficiale  la 

formulazione  della  norma  farebbe  pensare  a  una  norma  interpretativa  con  effetto  dunque  anche  sui 

rapporti in corso. 

 

3. Nuovi limiti di raccolta 

Il comma 240 infine da mandato al Cicr (Comitato Interministeriale Credito e Risparmio) perché emani una 

delibera nel  termine di 6 mesi dall’entrata  in vigore della Legge di Bilancio, al  fine di definire  i  limiti alla 

raccolta del prestito sociale nelle cooperative.  

Secondo le disposizioni oggi vigenti, riservate alle sole società cooperative con più di 50 soci, l’ammontare 

complessivo dei prestiti sociali non deve eccedere,  in nessun momento,  il triplo del patrimonio risultante 

dall’ultimo bilancio approvato. Nel patrimonio vanno  inclusi  il capitale sociale,  la  riserva  legale e  tutte  le 

riserve disponibili, anche se non distribuibili ai soci per  legge o per statuto. Il patrimonio così rilevato può 

essere maggiorato dell’ammontare, se positivo, corrispondente al 50% della differenza tra il valore ai fini Ici 

degli  immobili  strumentali  e/o  residenziali  di  proprietà  e  quello  di  carico  in  bilancio,  al  netto  dei  fondi 

ammortamento già stanziati. Di tale valore deve essere data opportuna  informativa all’interno della nota 

integrativa della cooperativa.  

Con  l’emanando  regolamento  del  Cicr,  secondo  le  direttive  stabilite  nella  Legge  di  Bilancio,  si  avrà  il 

seguente quadro rinnovato: 

a) l’ammontare  complessivo del prestito  sociale non potrà  eccedere  il  limite del  triplo del patrimonio 

netto risultante dall’ultimo bilancio di esercizio approvato. La novità è duplice: da un lato, verrebbero 

eliminate le possibilità di espansione del patrimonio netto, in particolare l’aumento collegato al valore 

degli  immobili  strumentali  e/o  residenziali;  dall’altro  lato,  sarebbe  estesa  l’applicazione  del  limite 

patrimoniale  a  tutte  le  cooperative,  comprese quelle  con meno di 50  soci.  La disposizione prevede 

comunque anche un periodo  transitorio di graduale adeguamento a  tale  limite per un  triennio, con 

possibilità di estensione in casi eccezionali motivati in ragione dell’interesse dei soci prestatori; 

b) nel  caso  in  cui,  l’indebitamento  nei  confronti  dei  soci  ecceda  i  300.000  euro  e  risulti  superiore 

all’ammontare del patrimonio netto della società (doppio limite), il complesso dei prestiti dovrà essere 

coperto  da  idonea  garanzia  alternativamente:  reale  o  personale  rilasciata  da  soggetti  vigilati, 

costituzione di un patrimonio separato, ex articolo 2346, cod. civ., adesione a schema di garanzia con 

copertura  almeno  pari  al  30%  del  prestito.  È  opportuno  ricordare  che  già  oggi,  ai  sensi  delle 

disposizioni vigenti,  le cooperative possono prescindere, entro certi termini, dai  limiti patrimoniali,  in 

presenza  di  idonee  garanzie  con  caratteristiche  dettagliatamente  indicate  nelle  disposizioni 

regolamentari. Occorrerà  attendere  il  provvedimento  del  Cicr  per  capire  come  si  coordineranno  le 

nuove e vecchie disposizioni; 

c) nei confronti delle cooperative che hanno  in essere prestiti sociali  il cui ammontare eccede  i  limiti di 

cui al precedente punto b), saranno imposti maggiori obblighi di informazione e di pubblicità; 

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d) infine, qualora  il prestito sociale assuma “significativo rilievo  in valore assoluto o comunque ecceda  il 

limite  del  doppio  del  patrimonio  netto  risultante  dall’ultimo  bilancio  approvato”,  le  cooperative 

emittenti  dovranno  adottare modelli  organizzativi  e  procedure  per  la  gestione  del  rischio  secondo 

quanto risulterà dal provvedimento del Cicr. A tale scopo, saranno definite anche forme e modalità di 

controllo e monitoraggio dell’adeguamento alle nuovo disposizioni. 

In attesa dell’emanazione del provvedimento previsto dalla norma, è comunque opportuno effettuare un 

controllo  sui  prestiti  in  essere  al  fine  di  verificare  il  rispetto  dei  limiti  normativi  attualmente  vigenti  e 

l’eventuale assoggettamento alle prossime disposizioni regolamentari. 

 

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LE NOVITÀ PER LO SPORT  

Con  la  Legge di Bilancio per  il 2018  sono  state  introdotte ulteriori novità  in materia di  sport  che  fanno 

seguito alla cosiddetta Riforma del Terzo settore. 

Gli  interventi, ricompresi nel cosiddetto “pacchetto Lotti” sono contenuti nell’articolo 1, commi da 352 a 

374, L. 205/2017 e concernono: 

credito di imposta per la ristrutturazione di impianti sportivi; 

introduzione della nuova figura di società sportiva dilettantistica lucrativa (SSDL) e connessi profili fiscali; 

modifica dell’aliquota Iva da applicare alle prestazioni rese nei confronti degli sportivi; 

regolamentazione delle collaborazioni rese a fini istituzionali in favore di associazioni e SSD e 

rimodulazione dell’esenzione dei compensi erogati agli sportivi dilettanti. 

 

Contributi per la ristrutturazione degli impianti sportivi 

Con  il  comma  352,  lettera  a),  in  ragione  dell’ormai  acclarata  vetustà  degli  impianti  calcistici,  al  fine  di 

incentivarne  l’ammodernamento,  viene  introdotto  un  nuovo  credito  di  imposta  a  favore  delle  società 

calcistiche: 

di serie B; 

Lega Pro; 

Lega dilettanti. 

Il credito di imposta è riconosciuto in misura pari al 12% delle spese di ristrutturazione sostenute, nel limite 

massimo di 25.000 euro complessivi. 

I fondi messi a disposizione ammontano a 4 milioni di euro e sono erogati nel rispetto di quanto previsto a 

livello comunitario con il Regolamento n. 1407/2013 in materia di aiuti “de minimis”. 

Ai  fini  dell’applicazione  dell’incentivo,  dovrà  essere  emanato,  nel  termine  di  90  giorni  a  decorrere 

dall’entrata in vigore della L. 205/2017 (1° gennaio 2018) un D.P.C.M. di concerto con il Mef. 

Con  i  successivi commi da 363 a 266 viene  riconosciuto un ulteriore credito di  imposta, per  il  solo anno 

solare 2018, alle  imprese  che erogano  contributi per  interventi di  restauro o  ristrutturazione di  impianti 

sportivi pubblici, anche se destinati ai soggetti concessionari.  

Il credito è individuato nei limiti del 3 per mille dei ricavi annui, ed è pari al 50% delle erogazioni liberali, con 

tetto massimo di 40.000 euro. Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell’articolo 

17, D.Lgs. 241/1997, in 3 quote annuali di pari importo e non rileva ai fini dei redditi e Irap. 

Ai  fini  dell’applicazione  dell’incentivo,  dovrà  essere  adottato,  nel  termine  di  120  giorni  a  decorrere 

dall’entrata in vigore della L. 205/2017 (1° gennaio 2018) un D.P.C.M. di concerto con il Mef. 

Sempre  in  tema di  impianti  sportivi,  il  comma  361, per mezzo di modifiche  apportate  all’articolo  90,  L. 

289/2002, prevede che, in ipotesi di assegnazione di impianti sportivi pubblici o di palestre scolastiche, sarà 

data priorità alle società e associazioni non lucrative rispetto alle neonate SSDL. 

 

La società sportiva dilettantistica lucrativa 

Viene  introdotta  la nuova figura di società sportiva dilettantistica  lucrativa (SSDL) che deve assumere una 

delle forme previste al Titolo V del Libro V, cod. civ.. 

In particolare, tali società devono rispettare i seguenti requisiti: 

a. la denominazione o ragione sociale deve avere la dicitura “società sportiva dilettantistica lucrativa” e 

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b. l’oggetto  o  scopo  sociale  deve  prevedere  lo  svolgimento  e  l’organizzazione  di  attività  sportive 

dilettantistiche; 

c. gli  amministratori  non  possono  ricoprire  la  medesima  carica  in  altre  ASD  affiliate  alla  stessa 

Federazione  sportiva  o  disciplina  associata  o  riconosciute  da  un  ente  di  promozione  sportiva 

nell’ambito della stessa disciplina; 

d. la  presenza  obbligatoria,  in  occasione  dell’apertura  al  pubblico  delle  strutture  sportive  verso 

pagamento, di un “direttore tecnico” che, alternativamente sia in possesso di: 

− diploma ISEF; 

− laurea quadriennale in Scienze motorie;  

− laurea magistrale in Organizzazione e gestione dei servizi sportivi per lo sport e le attività motorie 

(LM47); 

− laurea magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate (LM67); 

− laurea magistrale in Scienze e tecniche dello sport (LM68) o 

− laurea triennale in Scienze motorie. 

Il comma 355 prevede l’abbattimento alla metà delle imposte sul reddito per le SSDL riconosciute dal Coni, 

nel rispetto del regime degli aiuti “de minimis” di cui al Regolamento n. 1407/2013. 

Il comma 356 estende anche alle SSDL la previsione per cui non si rende applicabile l’articolo 2, comma 2, 

lettera d), D.Lgs. 81/2015 ai sensi del quale “si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche 

ai  rapporti  di  collaborazione  che  si  concretano  in  prestazioni  di  lavoro  esclusivamente  personali, 

continuative  e  le  cui modalità  di  esecuzione  sono  organizzate  dal  committente  anche  con  riferimento  ai 

tempi e al luogo di lavoro.”. 

Per quanto  riguarda gli eventuali collaboratori delle SSDL riconosciute dal Coni,  il comma 359 stabilisce che  i 

compensi  derivanti  da  rapporti  regolati  quali  contratti  di  collaborazione  di  coordinata  e  continuativa,  ai  fini 

fiscali, sono trattati quali reddito di lavoro dipendente ai sensi dell’articolo 50, Tuir. 

Ai fini previdenziali, il successivo comma 360, prevede che tali collaboratori siano iscritti al fondo pensioni 

lavoratori dello  spettacolo e che  la contribuzione  sia dovuta nel  limite del 50% del compenso percepito. 

L’imponibile  pensionistico  è  ridotto  in misura  equivalente.  Infine,  per  tali  collaboratori,  non  si  rendono 

applicabili forme assicurative diverse da quella per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti. 

 

Aliquota Iva 10%  

Il comma 357,  introducendo  il nuovo n. 123‐quater) alla Tabella A, Parte  III, allegata al D.P.R. 633/1972, 

stabilisce la possibilità di assoggettare a Iva al 10% “i servizi di carattere sportivo resi dalle società sportive 

dilettantistiche  lucrative  riconosciute  dal  Coni  nei  confronti  di  chi  pratica  l’attività  sportiva  a  titolo 

occasionale o continuativo in impianti gestiti da tale società”. 

In  sede di prima analisi, e  in attesa di eventuali  chiarimenti di prassi,  si  ritiene  che  l’aliquota  ridotta  sia 

applicabile ai proventi derivanti dalle attività istituzionali dell’ente così come individuate per le associazioni 

e SSD senza scopo di lucro.  

 

Inquadramento collaborazioni rese a fini istituzionali in favore di associazioni e SSD 

Con i commi 358‐360 viene previsto che si devono considerare quali contratti di collaborazione coordinata 

e continuativa le prestazioni di cui all’articolo 2, comma 2, lettera d), D.Lgs. 81/2015, come individuate dal 

Coni ex articolo 5, comma 2,  lettera a), D.Lgs. 242/1999 (il cosiddetto “Decreto Melandri”). Ne deriva che 

per le eventuali collaborazione per attività diverse da quelle individuate dal Coni scatterà la presunzione di 

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rapporto di lavoro subordinato, nel caso di rapporti etero‐coordinati con riferimento ai tempi e ai luoghi di 

lavoro. 

Per  i  rapporti  inquadrati  come  contratti  di  collaborazione  coordinata  e  continuativa,  contratti  con 

associazioni e SSD riconosciute dal Coni, si rende applicabile, ai fini impositivi, la disciplina di cui all’articolo 

67, comma 1, lettera m), Tuir. 

 

Compensi erogati agli sportivi dilettanti 

Il comma 367  innalza a 10.000 euro, rispetto  i precedenti 7.500 euro,  la franchigia prevista all’articolo 69, 

Tuir, al di sotto della quale il compenso percepito dagli sportivi non subisce le ritenute. 

La novità decorre dai compensi erogati nel periodo di imposta 2018, facendo fede il periodo di imposta del 

percettore e non quello in cui, di fatto, l’associazione o società eroga il compenso. 

Resta  fermo  l’obbligo  di  invio  in  formato  telematico  della  CU  (certificazione  unica)  a  prescindere 

dall’ammontare del corrispettivo effettivamente riconosciuto. 

Resta,  inoltre, fermo  l’inquadramento del compenso erogato dalle ASD e SSD non  lucrative quale reddito 

diverso con conseguente non assoggettamento a contribuzione previdenziale e assicurativa anche per  la 

parte fiscalmente rilevante.  

A  seguito  delle  modifiche  apportate,  la  tassazione  dei  compensi  agli  sportivi  non  professionisti  è  la 

seguente: 

fino a 10.000 euro nessuna imposta; 

da 10.000,01 euro a 30.658,28 euro si applica la ritenuta a titolo di imposta in misura pari al 23% oltre 

ad addizionali comunali e regionali e 

da 30.658,29 euro la ritenuta del 23% diventa a titolo di acconto. 

 

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ABOLITA LA SCHEDA CARBURANTE, ACQUISTI DI CARBURANTE SOLO ATTRAVERSO MEZZI DI PAGAMENTO ELETTRONICI 

 

Per effetto delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2018  (L. 205/2017), dal prossimo 1°  luglio 

2018  vengono  abrogate  le  disposizioni  contenute  nel  D.P.R.  444/1997  che  disciplinavano  l’utilizzo,  in 

presenza di un generale divieto di emettere fattura, della cosiddetta “scheda carburante” quale strumento 

mediante il quale certificare gli acquisti di carburante per autotrazione.  

A partire dalla stessa data, infatti, è fatto obbligo agli esercenti di impianti di distribuzione di carburante per 

uso  di  autotrazione  di  certificare  i  predetti  rifornimenti mediante  emissione  di  fattura  elettronica.  È  il 

comma  920  dell’articolo  1,  L.  205/2017  che, modificando  il  comma  3  dell’articolo  22, D.P.R.  633/1972, 

afferma  che  “Gli  acquisti  di  carburante  per  autotrazione  effettuati  presso  gli  impianti  stradali  di 

distribuzione da parte di soggetti passivi dell'imposta sul valore aggiunto devono essere documentati con la 

fattura elettronica”. 

A  seguito di  tale nuova  impostazione  vengono  conseguentemente modificate anche  le  regole  fiscali  che 

governano tali operazioni sia sotto il profilo delle imposte dirette sia con riferimento alla disciplina dell’Iva. 

Con l’introduzione del comma 1‐bis all’articolo 164, Tuir nonché con l’integrazione della lettera d), comma 

1 dell’articolo 19‐bis1, D.P.R. 633/1972 viene di fatto previsto, rispettivamente: 

‐ ai fini della deducibilità del costo, 

‐ ai fini della detraibilità dell’Iva, 

che  gli  acquisti  di  carburante  devono  essere  effettuati  esclusivamente  attraverso metodologie  tracciate 

ovvero solo tramite pagamento con carte di credito o di debito o carte prepagate.  

Comma 1‐bis 

all’articolo 164, Tuir 

deducibilità 

del costo del 

carburante 

carte  di  credito,  carte  di  debito  o  carte  prepagate  emesse  da  operatori 

finanziari  soggetti  all'obbligo  di  comunicazione  previsto  dall'articolo  7, 

comma 6, D.P.R. 605/1973. 

lettera d), comma 1, 

dell’articolo 19‐bis1, 

D.P.R. 633/1972 

detraibilità 

dell’iva sul 

costo del 

carburante 

carte  di  credito,  carte  di  debito  o  carte  prepagate  emesse  da  operatori 

finanziari  soggetti  all'obbligo  di  comunicazione  previsto  dall'articolo  7, 

comma  6,  D.P.R.  605/1973,  o  da  altro mezzo  ritenuto  parimenti  idoneo 

individuato con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate. 

 

Ai fini della deduzione/detrazione del costo/imposta è  infatti necessario che gli acquisti di carburante per 

autotrazione  effettuati da parte di  soggetti passivi  Iva  siano documentati da  fattura  elettronica. All’atto 

dell’acquisto  il  gestore  dell’impianto  provvederà  all’invio  della  relativa  fattura  elettronica 

all’Amministrazione  finanziaria attraverso  il sistema di  interscambio  (Sdi) e questo permetterà,  in capo al 

fruitore del carburante di dedurne il costo e l’Iva versata. 

L’abrogazione della scheda carburante, quindi, avrà i suoi effetti sia in termini di imposte dirette che di Iva 

con  la  conseguenza  che  il  mancato  rispetto  del  pagamento  tracciabile  comporterà  l’impossibilità  di 

emissione della fattura elettronica, l’indeducibilità del costo e l’indetraibilità dell’imposta.  

La  ratio della norma  va  ricercata nella  volontà di eliminare ogni possibile  frode nei  confronti dell’Erario 

perpetrabile attraverso l’uso della scheda carburante. 

Obbligo dell’acquirente del carburante  pagamento con moneta elettronica 

Obbligo del venditore del carburante  invio all’Amministrazione finanziaria della relativa fattura elettronica 

A  fronte  delle  commissioni  bancarie  che  verranno  addebitate  agli  esercenti  impianti  di  distribuzione  di 

carburante viene ad essi riconosciuto un credito d’imposta pari al 50% di dette commissioni (sempre a far 

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data dal 1°  luglio 2018). Trattasi di un aiuto de minimis utilizzabile  in  compensazione nel modello F24 a 

decorrere dal periodo d’imposta successivo quello di maturazione del credito. 

 

 

 

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TASSAZIONE AL 26% DI TUTTI I DIVIDENDI E CAPITAL GAIN  

La Legge di Bilancio per  il 2018  interviene ad uniformare  la disciplina dei dividendi, stabilendo un  identico 

trattamento per i dividendi provenienti da partecipazioni qualificate e non, con applicazione di un prelievo 

fisso  al  26%  quando  il  percettore  sia  persona  fisica  che  non  agisce  nell’esercizio  dell’impresa;  analoga 

previsione (ossia applicazione dell’imposta sostitutiva al 26% per tutte le partecipazioni) interessa anche il 

capital gain, ossia la plusvalenza che si viene a generare al momento della cessione. 

Da notare come sia prevista una disciplina transitoria per i dividendi, applicabile alle distribuzioni avvenute 

nei primi 5 anni di applicazione della nuova disciplina. 

 

La nuova tassazione dei dividendi 

Tradizionalmente  la  tassazione  dei  dividendi  erogati  da  società di  capitali,  quando  percepiti  da  persone 

fisiche non esercenti attività d’impresa, risulta distinta a seconda della caratura della partecipazione: 

socio  titolare di partecipazione qualificata  (percentuale di partecipazione al  capitale  superiore al 

25%  o  percentuale  spettante  di  diritto  di  voto  superiore  al  20%).  In  questo  caso  la  tassazione 

avviene con concorrenza di una quota parte del dividendo alla formazione del reddito complessivo 

del percettore  (quindi  con  inserimento nel quadro RL del modello Redditi),  come da  tabella  che 

segue  (tali misure  di  rilevanza  sono  state  recentemente modificate  ad  opera  del DM  26 maggio 

2017); 

Utili formati in capo alla società sino al 2007  40% 

Utili formati in capo alla società dal 2008 al 2016  49,72% 

Utili formati in capo alla società dal 2017  58,14% 

socio titolare di partecipazione non qualificata (quindi che non raggiunge i target del punto precedente). 

In questo caso  la  tassazione avviene  in modo definitivo mediante  trattenuta di una  ritenuta a  titolo di 

imposta del 26%  (quindi  il socio non deve  inserire  tale  reddito nella propria dichiarazione  in quanto  la 

società che eroga il dividendo provvedere a trattenere l’imposta dovuta). 

Come detto,  la Legge di Bilancio,  in relazione ai dividendi percepiti dal 1 gennaio 2018,  introduce una 

modalità  di  tassazione  uniforme  per  tutte  le  partecipazioni  detenute  da  persone  fisiche, 

indipendentemente dalla caratura, estendendo alle qualificate  il prelievo alla  fonte a titolo d’imposta 

già previsto per le non qualificate: i dividendi (e le remunerazioni derivanti da contratti di associazione 

in  partecipazione  con  apporto  di  capitale),  sulla  base  della  nuova  disciplina  introdotta,  risultano 

pertanto assoggettati ad una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (quindi  il prelievo è definitivo) pari 

al  26%,  a  prescindere  dalla  qualificazione  della  partecipazione  o  dell’apporto  all’associazione  in 

partecipazione. 

Tuttavia, al  fine di non  imporre un  trattamento peggiorativo,  il ché accade quando  il socio ha  redditi 

limitati, in quanto la tassazione sostitutiva comporta un prelievo più significativo rispetto a quello che 

si  avrebbe  facendo  concorrere  (parte)  del  dividendo  al  reddito  complessivo,  viene  disposta  una 

disciplina  transitoria  obbligatoria.  Viene  infatti  previsto  che  alle  distribuzioni  di  utili  derivanti  da 

partecipazioni  qualificate  in  soggetti  Ires  formatesi  con  utili  prodotti  fino  all’esercizio  in  corso  al  31 

dicembre 2017 e deliberate dal 2018 al 2022, rimane applicabile la disciplina previgente, così come da 

ultimo innovata con D.M. 26 maggio 2017. 

Malgrado la norma non le contempli, si ritiene che il medesimo trattamento (applicazione delle regole 

previgenti)  interessi  anche  utili  distribuiti  dal  2018  ma  relativi  a  deliberazioni  assunte  entro  il  31 

dicembre 2017. 

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Da notare che la nuova disciplina non interessa in ogni caso: 

le  partecipazioni  detenute  in  regime  d’impresa  da  ditte  individuali,  per  le  quali  continua  ad 

applicarsi  la  disciplina  previgente  stabilita  dal  D.M.  26  maggio  2017  (il  dividendo  concorre  al 

reddito complessivo nel limite del 40%, 49,72% o 58,14%); 

le  partecipazioni  detenute  da  società  di  persone  per  le  quali  continua  ad  applicarsi  la  disciplina 

previgente  stabilita  dal  D.M.  26 maggio  2017  (il  dividendo  concorre  al  reddito  complessivo  nel 

limite del 40%, 49,72% o 58,14%); 

le partecipazioni detenute da società di capitali per le quali continua ad applicarsi la tassazione Ires 

limitata al 5% del dividendo percepito. 

 

Capital gain 

Come detto, la stessa equiparazione di trattamento già prevista per i dividendi è introdotta anche con 

riferimento al capital gain che si genera al momento della cessione della partecipazione. 

La disciplina previgente stabiliva un diverso prelievo a seconda della caratura della partecipazione: 

per  le  partecipazioni  qualificate  concorreva  al  reddito  complessivo  una  quota  della  plusvalenza 

realizzata  (anche  questa  misura  si  era  modificata  nel  corso  del  tempo,  come  accaduto  per  i 

dividendi;  recentemente  il  D.M.  26  maggio  2017  l’aveva  posta  pari  al  58,14%  per  le  cessioni 

intervenute dal 1° gennaio 2018); 

per le partecipazioni non qualificate la plusvalenza scontava invece una tassazione sostitutiva del 26%. 

La Legge di Bilancio per  il 2018 elimina  la differenziazione basata sulla caratura della partecipazione, 

estendendo anche in questo caso il trattamento già previsto per le non qualificate, portando entrambe 

le fattispecie reddituali a scontare una imposizione fissa del 26%. 

Le nuove disposizioni riguardano  i redditi realizzati – quindi  le cessioni effettuate – a decorrere dal 1° 

gennaio 2019, indipendentemente da quando sia avvenuto l’incasso del corrispettivo; pertanto, se una 

partecipazione  sarà  ceduta  nel  2018 ma  il  corrispettivo  sarà  incassato  nel  2019,  il  reddito  sarà  da 

imputarsi al 2019, ma con applicazione delle vecchie regole.