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«Azzardo, emergenza drammatica a Roma» DI EMANUELA BAMBARA azzardo è una piaga sociale a livello nazionale ed è un’emergenza drammatica nella Capitale, dove interi quartieri sembrano piccole e nascoste Las Vegas, con le false luci di insegne che promettono soldi facili e vincite senza fatica a chi vive nel buio di solitudine ed emarginazione». È la denuncia di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, al convegno promosso giovedì dal movimento Identità Cristiana nella parrocchia di San Gregorio Barbarigo, nell’ambito della Settimana della famiglia. Occasione anche per presentare il sussidio della Caritas “(S)lottiamo contro l’azzardo” rivolto alle comunità parrocchiali. Ai centri di ascolto della Caritas si rivolgono famiglie ridotte sul lastrico e persone di ogni età vittime dell’azzardo, nuova forma di malattia sociale, una «droga» che crea una «dipendenza senza sostanza», dalla quale «è difficilissimo disintossicarsi», come ha chiarito il vicepresidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici Pasquale Laselva. Sono sempre più numerosi i parroci che accompagnano persone incastrate dai debiti. «Ci sono anziani che perdono la pensione e tutto quello che hanno, e i problemi ricadono sulle famiglie», ha riferito Feroci. Purtroppo, ci sono anche i bambini, facili prede delle «trappole seduttive» dei «gratta e vinci». La Caritas è impegnata, oltre che nell’accoglienza di chi cerca aiuto, nella denuncia e nella prevenzione. Quello dell’azzardo è un mercato «costruito in modo artificiale dai potentati internazionali», ma che è diventato «drammaticamente reale», con un giro d’affari aumentato di oltre 800 volte dal 2000 al 2016, passando da 10miliardi di euro a quasi 90 miliardi. Per Maurizio Fiasco, della Consulta nazionale anti–usura, è un «mercato spaventoso», cresciuto «in una condizione di peggioramento del reddito e della qualità della vita degli italiani». Fiasco ha svelato alcune «imposture» nel contrasto al gioco d’azzardo: il «riordino del settore», che consiste in realtà in un rilancio; il numero verde (800.5588212) lanciato nei giorni scorsi, come primo strumento di sostegno, che è però gestito dagli stessi che detengono il monopolio del comparto. Nel contrasto all’azzardo, ha spiegato Fiasco, «bisogna far convergere l’impegno di tutti». Senza cadere nella mistificazione della presunta differenza tra «gioco legale e illegale», come ha ammonito il presidente di Identità Cristiana Paolo Voltaggio. Il giornalista di Avvenire Antonio Maria Mira ha citato il rapporto della Procura nazionale antimafia, secondo il quale «legalizzare l’azzardo non è servito a tenere fuori la criminalità organizzata»; anzi, «gli affari delle mafie sono cresciuti in modo esponenziale. Sono presenti nel sistema legale e gestiscono direttamente il comparto, spesso attraverso prestanomi», mentre è rimasta attiva la componente illegale. L « La denuncia della Caritas: «Interi quartieri sembrano piccole e nascoste Las Vegas». Fiasco: «È un mercato spaventoso». L’impegno nella prevenzione anche con un sussidio ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette on eroico coraggio e incurante dei gravissimi rischi personali, aiutò la lotta clandestina e, con generoso slancio pastorale, sostenne coloro che cercavano scampo dalle violenze e dalle crudeltà delle forze occupanti». Con queste motivazioni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito la medaglia d’oro al merito civile alla memoria di don Gioacchino Rey, parroco a Santa Maria del Buon Consiglio, al Quadraro, durante gli anni della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca. L’onorificenza sarà consegnata dal capo dello Stato al vicario Angelo De Donatis, durante una cerimonia che si terrà giovedì prossimo, a mezzogiorno, al Quirinale. Si tratta del terzo sacerdote della diocesi di Roma a ricevere il riconoscimento e gli onori della Repubblica per le azioni resistenziali e di soccorso ai perseguitati, dopo don Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo. Mattarella ha inoltre ricordato che don Gioacchino Rey «durante il feroce rastrellamento di centinaia di uomini del quartiere effettuato dalle truppe naziste, dopo essersi offerto al nemico come ostaggio al posto dei suoi parrocchiani, con la propria encomiabile e instancabile opera riuscì a far liberare ostaggi e a fornire sostegno e conforto ai perseguitati e alle loro famiglie, consentendo anche di ricostruire l’identità dei deportati e di preservare la memoria delle persone coinvolte». La proposta di conferire l’onorificenza al sacerdote originario di Lenola, in provincia di Latina, era stata formalizzata da Francesco Paolo Tronca quando era commissario straordinario di Roma Capitale, su richiesta dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia (Anrp). «Fece per due giorni da spola tra le famiglie del quartiere razziato e gli studi cinematografici di Cinecittà, dove erano stati temporaneamente raccolti i rastrellati – sottolinea lo storico Pierluigi Amen, che dopo una lunga ricerca per conto dell’Anrp ha riportato alla luce le gesta di don Rey – per riferire informazioni e messaggi da parte dei parenti, nonché sostegno, venendo per questo più volte picchiato dai tedeschi. In forza della sua insistenza e della sua intercessione riuscì a far liberare il medico condotto e il farmacista, indispensabili per far fronte alle molte esigenze di cura degli abitanti della zona. Grazie alla sua intuizione di raccogliere i nominativi dei deportati – aggiunge Amen – si è potuto nel tempo far riconoscere a buona parte degli aventi diritto le provvidenze e le qualifiche dovute per legge, in quanto gli elenchi dei rastrellati redatti dai tedeschi non sono mai stati reperiti». Don Rey aveva ricevuto in vita una medaglia di bronzo al valor militare per le azioni compiute in soccorso dei feriti durante la prima guerra mondiale. Non ebbe mai la gioia di veder tornare i deportati perché morì in un incidente stradale a Roma, il 13 dicembre del ‘44. (Lo. Leo.) C « Mattarella consegna giovedì al vicario De Donatis la medaglia d’oro alla memoria per don Rey E DITORIALE POVERTÀ E SCONTRI S APER ACCOGLIERE COME DI LIEGRO DI ENRICO FEROCI * l 12 ottobre la Chiesa di Roma ricorderà don Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas diocesana, nel ventennale della sua morte. Sarà l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, a celebrare l’Eucaristia. Don Luigi è per molti sacerdoti e animatori della carità una presenza viva, che attraverso la testimonianza e le numerose opere che ci ha lasciato indirizza ancora il nostro agire e ci è di conforto. Nel suo sacerdozio ha saputo coniugare la missione evangelica alle spinte di giustizia che arrivavano dalla società, anche da quella laica. Percezioni frutto della riflessione e dell’esperienza in una città in cui la divisione sociale, l’esclusione e le disuguaglianze riguardavano un numero sempre maggiore di persone. Egli incarnò lo spirito della Chiesa conciliare, con profonda religiosità e una visione pastorale attenta ai segni dei tempi – le contraddizioni delle povertà in un Paese ricco e in pieno boom economico –, divenendo un punto di riferimento per tanti che operavano nel sociale. Riuscì ad aggregare intorno a sé sacerdoti, studiosi, operatori, sindacalisti e politici di varie estrazioni culturali e fedi religiose per condurre insieme importanti battaglie per i diritti civili. Mai come ai nostri giorni, la memoria di don Luigi deve essere di stimolo alle comunità per rinnovare la scelta in Gesù Cristo attraverso i poveri. A Roma abbiamo vissuto settimane difficili perché i problemi della città si stanno trasformando in conflitti per la rivendicazione di diritti e interessi legittimi senza che vi sia una condivisa idea di comunità. La mancanza di alloggi e le occupazioni di immobili; l’accoglienza dei rifugiati e le difficoltà di integrazione degli immigrati; le popolazioni rom ancora più escluse ed emarginate; l’aumento delle povertà estreme; la piaga del gioco d’azzardo in costante crescita e che porta alla rovina moltissimi nuclei familiari: sono solo alcune delle piaghe della nostra città e per le quali mancano politiche adeguate. Le istituzioni si dimostrano assenti ed incompetenti, motivate più a perpetuare il loro potere economico che a risolvere i problemi di chi soffre. Come cittadini viviamo questo con impotenza e sfiducia, sentimenti che talvolta sfociano in rabbia e rivendicazioni. Questo anniversario allora non può essere solo una celebrazione, per la nostra Chiesa deve invece rappresentare un memoriale di quello che don Luigi ci ha insegnato. Per lui era fondamentale la conversione, il cambiamento di mentalità, lo stile di vita solidale. Le opere realizzate – mense, ostelli, centri di accoglienza, ambulatori –, oltre che un aiuto per chi soffriva, erano l’occasione per ognuno di occuparsi degli altri e costruire una società migliore “sporcandosi le mani”. Don Luigi soleva dire che uomini e cristiani si diventa ogni giorno con la presa in carico di coloro che hanno bisogno. In un incontro con i giovani, poco prima della sua morte, disse: «Gesù Cristo, incarnandosi nella storia umana, ha voluto manifestarsi come l’uomo perfetto: non perché si è messo al di sopra di tutti, ma perché è entrato in tutti i nostri problemi, le nostre sofferenze, le nostre mancanze, le nostre emarginazioni, le nostre esclusioni. Lui stesso è stato emarginato, escluso, ha vissuto la povertà. Si è fatto il nostro esempio di perfezione». Della sua vita, del suo pensiero, ci resta questo insegnamento che ha saputo offrire attraverso le opere concrete. Facciamone tesoro. * direttore Caritas di Roma I Famiglia, vicini alle fragilità Oggi la giornata conclusiva della Settimana diocesana Salute e fine vita, fisco iniquo, le piaghe della droga e delle ludopatie tra i problemi affrontati in convegni e incontri. Un sostegno rinnovato DI CHRISTIAN GIORGIO E ANGELO ZEMA a tutela della salute e il fine vita, la piaga del gioco d’azzardo e quella della droga, l’iniquità del carico fiscale, il disagio scolastico: è la fragilità della famiglia la principale preoccupazione che emerge dalla Settimana promossa dal Centro diocesano per la pastorale familiare e dal Forum delle associazioni familiari del Lazio, inaugurata domenica scorsa e oggi alla conclusione (box nella pagina). Insieme però alle sue potenzialità e alle sue risorse, e alla necessità di un sostegno forte per valorizzarne il ruolo e l’impegno. Basta vedere i convegni, gli incontri e i laboratori che l’hanno animata per rendersi conto di quanto questa preoccupazione sia venuta fuori, entrando nella quotidianità della famiglia. Spesso dimenticata dalle istituzioni: basti pensare al sistema fiscale che non tiene conto del carico familiare ma anche alle conseguenze drammatiche del gioco d’azzardo, ai suoi risvolti economici, sociali e sanitari. Del primo tema si è parlato giovedì in Campidoglio, richiedendo l’applicazione del “fattore famiglia” a partire dai Comuni, un provvedimento che darebbe maggiore equità al carico fiscale. Il Forum famiglie indica al Governo e al Parlamento una «proposta della speranza», che prevede una rimodulazione a costo zero delle addizionali comunali ritenute lontane da quei principi di progressività dettati dalla Costituzione. E promette battaglia: «Le famiglie sono capaci di lottare per i propri diritti; faremo resistenza, siamo pronti ad azioni dimostrative estreme come lo sciopero della fame». Al gioco d’azzardo è stato invece dedicato un incontro ospitato da una parrocchia (articolo in basso): monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha parlato di «una piaga sociale a livello nazionale» e di «un’emergenza drammatica nella Capitale». Ai centri di ascolto si rivolgono famiglie ridotte sul lastrico e persone di ogni età vittime dell’azzardo, «nuova forma di malattia sociale», che crea una “dipendenza senza sostanza”. Ma anche le “dipendenze con sostanza”, le droghe vere e proprie, i loro rischi e le possibilità di prevenzione da parte delle famiglie sono state al centro di un altro appuntamento, alla Presidenza del Consiglio, a partire dal dato per cui nella fascia 15–19 anni il 33% ha provato sostanze stupefacenti almeno una volta. Se il Dipartimento politiche antidroga ha parlato L di strategie di prevenzione, come un protocollo con il ministero dell’Istruzione per formare e informare studenti, genitori e insegnanti e una collaborazione, le associazioni dei genitori hanno chiesto di «essere aiutati nel compito educativo» di fronte al disagio dei giovani. E per contrastare e prevenire il disagio giovanile ecco una “buona pratica”, un’esperienza virtuosa presentata al Centro Elis, nel quartiere Tiburtino: la “Scuola di Barbiana”, che seguirà il modello educativo di don Lorenzo Milani. Avrà il compito di accogliere i giovani più svantaggiati, tra cui immigrati, ragazzi orfani o affidati a case famiglia, o coloro che si sono allontanati dal mondo scolastico e tutti quei giovani che vivono in condizioni di difficoltà. Non solo problemi, insomma, ma anche sostegno e soluzioni. È stata questa l’ottica in cui è stato pensato il programma della Settimana della famiglia. «Raccontiamo le problematiche della famiglia – ha spiegato monsignor Andrea Manto, direttore del Centro diocesano per la pastorale familiare – con un approccio che tenga insieme istituzioni, famiglie e giovani. Rafforzando la famiglia rafforziamo la possibilità di relazioni che sviluppino la personalità dei giovani». Relazioni fondamentali per l’intera vita di una persona, soprattutto nei momenti di fragilità e nelle fasi di malattia o al termine della vita. A ribadirlo l’incontro dedicato a riaffermare che «nessuna vita è da scartare», in cui è stata lanciata la denuncia rispetto al disegno di legge sulle Dat varato dalla Camera e in discussione al Senato: «Un ddl – secondo Olimpia Tarzia, consigliere regionale – che porta all’eutanasia». Messa a Casa La Salle con il vescovo Ruzza ggi alle 12, a Casa La Salle (via Au- relia 472), il vescovo ausiliare Gian- rico Ruzza presiederà la Messa nella giornata conclusiva della Settimana del- la famiglia. La cerimonia conclusiva vera e propria della Settimana promossa dal Centro diocesano per la pastorale familiare e dal Forum associazioni familiari del La- zio si terrà in serata, alle 19.30, con un momento di festa al Teatro Raffaello (parrocchia Santi Fabiano e Venanzio – via Terni, 92). O l’appuntamento Il volantino della Settimana L’inaugurazione della Settimana della famiglia (foto Gennari) Anno XLIV – Numero 34 Domenica 8 ottobre 2017 Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 62,00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871

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«Azzardo, emergenza drammatica a Roma»DI EMANUELA BAMBARA

azzardo è una piaga sociale alivello nazionale ed èun’emergenza drammatica nella

Capitale, dove interi quartieri sembranopiccole e nascoste Las Vegas, con le false lucidi insegne che promettono soldi facili evincite senza fatica a chi vive nel buio disolitudine ed emarginazione». È la denunciadi monsignor Enrico Feroci, direttore dellaCaritas di Roma, al convegno promossogiovedì dal movimento Identità Cristiananella parrocchia di San Gregorio Barbarigo,nell’ambito della Settimana della famiglia.Occasione anche per presentare il sussidiodella Caritas “(S)lottiamo contro l’azzardo”rivolto alle comunità parrocchiali. Ai centri diascolto della Caritas si rivolgono famiglieridotte sul lastrico e persone di ogni etàvittime dell’azzardo, nuova forma di malattiasociale, una «droga» che crea una«dipendenza senza sostanza», dalla quale «è

difficilissimo disintossicarsi», come hachiarito il vicepresidente dell’Associazioneitaliana psicologi e psichiatri cattoliciPasquale Laselva. Sono sempre più numerosii parroci che accompagnano personeincastrate dai debiti. «Ci sono anziani cheperdono la pensione e tutto quello chehanno, e i problemi ricadono sulle famiglie»,ha riferito Feroci. Purtroppo, ci sono anche ibambini, facili prede delle «trappoleseduttive» dei «gratta e vinci». La Caritas èimpegnata, oltre che nell’accoglienza di chicerca aiuto, nella denuncia e nellaprevenzione. Quello dell’azzardo è unmercato «costruito in modo artificiale daipotentati internazionali», ma che è diventato«drammaticamente reale», con un giro d’affariaumentato di oltre 800 volte dal 2000 al2016, passando da 10miliardi di euro a quasi90 miliardi. Per Maurizio Fiasco, dellaConsulta nazionale anti–usura, è un «mercatospaventoso», cresciuto «in una condizione dipeggioramento del reddito e della qualità

della vita degli italiani». Fiasco ha svelatoalcune «imposture» nel contrasto al giocod’azzardo: il «riordino del settore», checonsiste in realtà in un rilancio; il numeroverde (800.5588212) lanciato nei giorniscorsi, come primo strumento di sostegno,che è però gestito dagli stessi che detengono ilmonopolio del comparto. Nel contrastoall’azzardo, ha spiegato Fiasco, «bisogna farconvergere l’impegno di tutti». Senza caderenella mistificazione della presunta differenzatra «gioco legale e illegale», come haammonito il presidente di Identità CristianaPaolo Voltaggio. Il giornalista di AvvenireAntonio Maria Mira ha citato il rapporto dellaProcura nazionale antimafia, secondo il quale«legalizzare l’azzardo non è servito a tenerefuori la criminalità organizzata»; anzi, «gliaffari delle mafie sono cresciuti in modoesponenziale. Sono presenti nel sistema legalee gestiscono direttamente il comparto, spessoattraverso prestanomi», mentre è rimastaattiva la componente illegale.

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La denuncia della Caritas: «Interiquartieri sembrano piccole e nascosteLas Vegas». Fiasco: «È un mercatospaventoso». L’impegno nellaprevenzione anche con un sussidio

ROMA SETTE

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on eroico coraggio e incurante dei gravissimirischi personali, aiutò la lotta clandestina e, congeneroso slancio pastorale, sostenne coloro che

cercavano scampo dalle violenze e dalle crudeltà delle forzeoccupanti». Con queste motivazioni il presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella ha conferito la medaglia d’oroal merito civile alla memoria di don Gioacchino Rey,parroco a Santa Maria del Buon Consiglio, al Quadraro,durante gli anni della seconda guerra mondiale edell’occupazione tedesca. L’onorificenza sarà consegnata dalcapo dello Stato al vicario Angelo De Donatis, durante unacerimonia che si terrà giovedì prossimo, a mezzogiorno, alQuirinale. Si tratta del terzo sacerdote della diocesi di Romaa ricevere il riconoscimento e gli onori della Repubblica perle azioni resistenziali e di soccorso ai perseguitati, dopodon Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo. Mattarellaha inoltre ricordato che don Gioacchino Rey «durante ilferoce rastrellamento di centinaia di uomini del quartiereeffettuato dalle truppe naziste, dopo essersi offerto alnemico come ostaggio al posto dei suoi parrocchiani, con lapropria encomiabile e instancabile opera riuscì a farliberare ostaggi e a fornire sostegno e conforto aiperseguitati e alle loro famiglie, consentendo anche diricostruire l’identità dei deportati e di preservare lamemoria delle persone coinvolte». La proposta di conferire

l’onorificenza al sacerdote originario di Lenola, in provinciadi Latina, era stata formalizzata da Francesco Paolo Troncaquando era commissario straordinario di Roma Capitale, surichiesta dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia(Anrp). «Fece per due giorni da spola tra le famiglie delquartiere razziato e gli studi cinematografici di Cinecittà,dove erano stati temporaneamente raccolti i rastrellati –sottolinea lo storico Pierluigi Amen, che dopo una lungaricerca per conto dell’Anrp ha riportato alla luce le gesta didon Rey – per riferire informazioni e messaggi da parte deiparenti, nonché sostegno, venendo per questo più voltepicchiato dai tedeschi. In forza della sua insistenza e dellasua intercessione riuscì a far liberare il medico condotto e ilfarmacista, indispensabili per far fronte alle molte esigenzedi cura degli abitanti della zona. Grazie alla sua intuizionedi raccogliere i nominativi dei deportati – aggiunge Amen –si è potuto nel tempo far riconoscere a buona parte degliaventi diritto le provvidenze e le qualifiche dovute perlegge, in quanto gli elenchi dei rastrellati redatti daitedeschi non sono mai stati reperiti». Don Rey avevaricevuto in vita una medaglia di bronzo al valor militare perle azioni compiute in soccorso dei feriti durante la primaguerra mondiale. Non ebbe mai la gioia di veder tornare ideportati perché morì in un incidente stradale a Roma, il 13dicembre del ‘44. (Lo. Leo.)

Mattarella consegna giovedì al vicario De Donatisla medaglia d’oro alla memoria per don Rey

E D I T O R I A L E

POVERTÀ E SCONTRISAPER ACCOGLIERECOME DI LIEGRO

DI ENRICO FEROCI *

l 12 ottobre la Chiesa di Romaricorderà don Luigi Di Liegro,primo direttore della Caritas

diocesana, nel ventennale della suamorte. Sarà l’arcivescovo Angelo DeDonatis, vicario del Papa per ladiocesi di Roma, a celebrarel’Eucaristia. Don Luigi è per moltisacerdoti e animatori della caritàuna presenza viva, che attraverso latestimonianza e le numerose opereche ci ha lasciato indirizza ancora ilnostro agire e ci è di conforto. Nelsuo sacerdozio ha saputo coniugarela missione evangelica alle spinte digiustizia che arrivavano dallasocietà, anche da quella laica.Percezioni frutto della riflessione edell’esperienza in una città in cui ladivisione sociale, l’esclusione e ledisuguaglianze riguardavano unnumero sempre maggiore di persone.Egli incarnò lo spirito della Chiesaconciliare, con profonda religiosità euna visione pastorale attenta aisegni dei tempi – le contraddizionidelle povertà in un Paese ricco e inpieno boom economico –, divenendoun punto di riferimento per tantiche operavano nel sociale. Riuscì adaggregare intorno a sé sacerdoti,studiosi, operatori, sindacalisti epolitici di varie estrazioni culturali efedi religiose per condurre insiemeimportanti battaglie per i diritticivili. Mai come ai nostri giorni, lamemoria di don Luigi deve essere distimolo alle comunità per rinnovarela scelta in Gesù Cristo attraverso ipoveri. A Roma abbiamo vissutosettimane difficili perché i problemidella città si stanno trasformando inconflitti per la rivendicazione didiritti e interessi legittimi senza chevi sia una condivisa idea dicomunità. La mancanza di alloggi ele occupazioni di immobili;l’accoglienza dei rifugiati e ledifficoltà di integrazione degliimmigrati; le popolazioni romancora più escluse ed emarginate;l’aumento delle povertà estreme; lapiaga del gioco d’azzardo incostante crescita e che porta allarovina moltissimi nuclei familiari:sono solo alcune delle piaghe dellanostra città e per le quali mancanopolitiche adeguate. Le istituzioni sidimostrano assenti ed incompetenti,motivate più a perpetuare il loropotere economico che a risolvere iproblemi di chi soffre. Comecittadini viviamo questo conimpotenza e sfiducia, sentimentiche talvolta sfociano in rabbia erivendicazioni. Questo anniversarioallora non può essere solo unacelebrazione, per la nostra Chiesadeve invece rappresentare unmemoriale di quello che don Luigici ha insegnato. Per lui erafondamentale la conversione, ilcambiamento di mentalità, lo stiledi vita solidale. Le opere realizzate– mense, ostelli, centri diaccoglienza, ambulatori –, oltre cheun aiuto per chi soffriva, eranol’occasione per ognuno di occuparsidegli altri e costruire una societàmigliore “sporcandosi le mani”. DonLuigi soleva dire che uomini ecristiani si diventa ogni giorno conla presa in carico di coloro chehanno bisogno. In un incontro con igiovani, poco prima della sua morte,disse: «Gesù Cristo, incarnandosinella storia umana, ha volutomanifestarsi come l’uomo perfetto:non perché si è messo al di sopra ditutti, ma perché è entrato in tutti inostri problemi, le nostre sofferenze,le nostre mancanze, le nostreemarginazioni, le nostre esclusioni.Lui stesso è stato emarginato,escluso, ha vissuto la povertà. Si èfatto il nostro esempio diperfezione». Della sua vita, del suopensiero, ci resta questoinsegnamento che ha saputo offrireattraverso le opere concrete.Facciamone tesoro.

* direttore Caritas di Roma

IFamiglia, vicini alle fragilitàOggi la giornata conclusiva della Settimana diocesana

Salute e fine vita, fisco iniquo, le piaghe della droga e delle ludopatietra i problemi affrontati in convegni e incontri. Un sostegno rinnovato

DI CHRISTIAN GIORGIO E ANGELO ZEMA

a tutela della salute e il fine vita, lapiaga del gioco d’azzardo e quella delladroga, l’iniquità del carico fiscale, il

disagio scolastico: è la fragilità della famigliala principale preoccupazione che emergedalla Settimana promossa dal Centrodiocesano per la pastorale familiare e dalForum delle associazioni familiari del Lazio,inaugurata domenica scorsa e oggi allaconclusione (box nella pagina). Insieme peròalle sue potenzialità e alle sue risorse, e allanecessità di un sostegno forte pervalorizzarne il ruolo e l’impegno. Bastavedere i convegni, gli incontri e i laboratoriche l’hanno animata per rendersi conto diquanto questa preoccupazione sia venutafuori, entrando nella quotidianità dellafamiglia. Spesso dimenticata dalleistituzioni: basti pensare al sistema fiscaleche non tiene conto del carico familiare maanche alle conseguenze drammatiche delgioco d’azzardo, ai suoi risvolti economici,sociali e sanitari. Del primo tema si è parlatogiovedì in Campidoglio, richiedendol’applicazione del “fattore famiglia” a partiredai Comuni, un provvedimento che darebbemaggiore equità al carico fiscale. Il Forumfamiglie indica al Governo e al Parlamentouna «proposta della speranza», che prevedeuna rimodulazione a costo zero delleaddizionali comunali ritenute lontane daquei principi di progressività dettati dallaCostituzione. E promette battaglia: «Lefamiglie sono capaci di lottare per i propridiritti; faremo resistenza, siamo pronti adazioni dimostrative estreme come losciopero della fame». Al gioco d’azzardo èstato invece dedicato un incontro ospitatoda una parrocchia (articolo in basso):monsignor Enrico Feroci, direttore dellaCaritas diocesana di Roma, ha parlato di«una piaga sociale a livello nazionale» e di«un’emergenza drammatica nella Capitale».Ai centri di ascolto si rivolgono famiglieridotte sul lastrico e persone di ogni etàvittime dell’azzardo, «nuova forma dimalattia sociale», che crea una “dipendenzasenza sostanza”. Ma anche le “dipendenzecon sostanza”, le droghe vere e proprie, iloro rischi e le possibilità di prevenzione daparte delle famiglie sono state al centro diun altro appuntamento, alla Presidenza delConsiglio, a partire dal dato per cui nellafascia 15–19 anni il 33% ha provatosostanze stupefacenti almeno una volta. Se ilDipartimento politiche antidroga ha parlato

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di strategie di prevenzione, come unprotocollo con il ministero dell’Istruzioneper formare e informare studenti, genitori einsegnanti e una collaborazione, leassociazioni dei genitori hanno chiesto di«essere aiutati nel compito educativo» difronte al disagio dei giovani. E percontrastare e prevenire il disagio giovanileecco una “buona pratica”, un’esperienzavirtuosa presentata al Centro Elis, nelquartiere Tiburtino: la “Scuola di Barbiana”,che seguirà il modello educativo di donLorenzo Milani. Avrà il compito diaccogliere i giovani più svantaggiati, tra cui

immigrati, ragazzi orfani o affidati a casefamiglia, o coloro che si sono allontanati dalmondo scolastico e tutti quei giovani chevivono in condizioni di difficoltà. Non soloproblemi, insomma, ma anche sostegno esoluzioni. È stata questa l’ottica in cui è statopensato il programma della Settimana dellafamiglia. «Raccontiamo le problematichedella famiglia – ha spiegato monsignorAndrea Manto, direttore del Centrodiocesano per la pastorale familiare – conun approccio che tenga insieme istituzioni,famiglie e giovani. Rafforzando la famigliarafforziamo la possibilità di relazioni chesviluppino la personalità dei giovani».Relazioni fondamentali per l’intera vita diuna persona, soprattutto nei momenti difragilità e nelle fasi di malattia o al terminedella vita. A ribadirlo l’incontro dedicato ariaffermare che «nessuna vita è da scartare»,in cui è stata lanciata la denuncia rispetto aldisegno di legge sulle Dat varato dallaCamera e in discussione al Senato: «Un ddl– secondo Olimpia Tarzia, consigliereregionale – che porta all’eutanasia».

Messa a Casa La Sallecon il vescovo Ruzza

ggi alle 12, a Casa La Salle (via Au-relia 472), il vescovo ausiliare Gian-

rico Ruzza presiederà la Messa nellagiornata conclusiva della Settimana del-la famiglia.La cerimonia conclusiva vera e propriadella Settimana promossa dal Centrodiocesano per la pastorale familiare edal Forum associazioni familiari del La-zio si terrà in serata, alle 19.30, con unmomento di festa al Teatro Raffaello(parrocchia Santi Fabiano e Venanzio –via Terni, 92).

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l’appuntamento

Il volantino della Settimana

L’inaugurazione della Settimana della famiglia (foto Gennari)

Anno XLIV – Numero 34 Domenica 8 ottobre 2017

Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiSede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a00184 Roma; [email protected]. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491

Abbonamento annuo euro 62,00C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei SpaDirezione vendite - Piazza Indipendenza 11/B00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871

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Apre la «casa»per i sacerdotidella diocesiA San Giuseppe dei Falegnaminasce un’oasi per accompagnamento,direzione spirituale e accoglienzaDe Donatis presiede la Messa di inaugurazione della nuova “casa” per i sacerdoti (foto Gennari)

DI MICHELA ALTOVITI

a casa per i sacerdoti e dei sacerdoti diRoma, luogo di preghiera e difraternità. Questo è, nelle intenzioni,

il nuovo progetto pensato per la rettoria diSan Giuseppe dei Falegnami, in ClivioArgentario 1, ai Fori Imperiali, einaugurato lunedì con una celebrazionepresieduta dal vicario Angelo De Donatis.«Che sia un’oasi dove i preti di Romapossano trovare accompagnamento edirezione spirituale – ha detto nell’omelia– e accoglienza paterna, quella ispirataproprio a San Giuseppe». Questa nuovaproposta per il clero «nasce dal cuore dimonsignor De Donatis – ha spiegato ilrettore di San Giuseppe dei Falegnami, ilgesuita padre Daniele Libanori –:desideriamo che i sacerdoti sappiano chequesta è casa loro, in fondo noi pretisiamo la nostra famiglia». Ed è propriouna dimensione domestica quella cheverrà offerta: «Oltre alla mia disponibilitàper chi voglia essere guidato negli esercizispirituali – ha continuato Libanori –, quiciascuno potrà trovare un punto diappoggio, che sia per un pranzo o unacena, ospitalità per la notte o per avvalersidi un ambiente silenzioso, lontano dallaroutine degli impegni quotidiani». Unavera e propria casa, quindi, aperta sempre,senza orari, dove coltivare la dimensionespirituale ma anche dove respirare unclima di accoglienza concreta: «Quiciascun sacerdote di Roma – ha spiegatoDe Donatis – sappia di avere un fratellomaggiore pronto ad accoglierlo». Il vicariodel Papa ha poi raccontato la genesi diquesto progetto: «Mi è stato ispirato: non

Ll’ho ragionato ma intuito, e proprio nellaParola di oggi, dedicata ai santi AngeliCustodi – ha detto – ne ho la conferma». Apartire dalla meditazione delle letture, DeDonatis ha sviluppato un pensiero sul«segreto degli angeli che venne donato adIsraele e a tutti gli uomini: essi eseguono ilvolere di Dio istintivamente, certi che siabene e che ne capiranno il senso inseguito». Si tratta di agire contro la logicacomune per cui prima si comprende e siragiona sul valore di un’azione e poi la simette in atto. «Sembra paradossale eanomalo – ha spiegato il vicario – masignifica, in realtà, vivere dando pienadisponibilità al progetto di Dio per noi».De Donatis ha ricordato che visse questastessa situazione quando nel 2003 l’alloravicario del Papa, il cardinale Camillo

Ruini, lo convocò per proporgli di guidarela parrocchia di San Marco chiedendogli dimantenere anche il ruolo di confessore edi guida spirituale per i sacerdoti, comeaveva fatto quale direttore spirituale delSeminario Romano. «Non compresi subitoil senso di quella chiamata e di quelprogetto – ha detto –, l’ho capito dopoquando ho visto crescere noi sacerdotiinsieme nella preghiera e nella fraternità».Anche quell’incarico «a me ha affidato –ha continuato – era frutto diun’ispirazione: il cardinale mi avevaconvocato per comunicarmelo proprio il25 aprile, festa di San Marco». A SanGiuseppe dei Falegnami, dunque,continuerà a vivere il servizio offerto pertanti anni nella vicina parrocchia di piazzaVenezia.

Esercizi spirituali per presbiteri:a Fatima il primo appuntamento

al 23 al 27 ottobre si terrà a Fatima il primoappuntamento dei corsi di esercizi spirituali

proposti dal Servizio diocesano per la formazionepermanente del clero ai sacerdoti. «Voi avretetribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io hovinto il mondo» (Gv 16, 33) il tema della settimana chesarà guidata dal vicario generale Angelo De Donatis.L’arcivescovo guiderà anche la settimana dal 13 al 18novembre a Roma. Tra i corsi, anche uno con PaolaBignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica,a Montefiolo (Rieti), dal 20 al 25 novembre (perinformazioni e iscrizioni, telefoni: 06.69886137, donGiampiero 340.6029740, don Massimo 329.1393570).

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Dal 23 al 27ottobrenella localitàportogheseil corso guidatodal vicarioDe DonatisA novembrePaola Bignardia Montefiolo

Santa Silvia, un gruppo per l’orientamento vocazionaleDI MARTA ROVAGNA

l punto di forza della parrocchia diSanta Silvia, al quartiere Portuense, è lacatechesi. Dai 3 anni con il gruppo

ABC fino alla terza età ogni persona,bimbo, ragazzo, adulto e anziano ha ilsuo percorso e la sua formazione. Laparrocchia, che ieri ha ricevuto la visitadel vicario Angelo De Donatis che hapresieduto il sacramento dellaConfermazione, ha 30mila abitanti e – aquasi 60 anni di vita – gode di ottimasalute. Il parroco, don GiampieroAntonicelli, coadiuvato dal vicario donGiovanni Lo Giudice, ci racconta la suaesperienza biennale nella comunità: «Hotrovato una parrocchia piena di attività,bella e ricca – racconta –, oltre allatradizionale catechesi di iniziazionecristiana infatti esiste un gruppo di

bambini molto piccoli, poi uno post–comunione, diversi post–cresima e, primadel gruppo giovani c’è il gruppo“Samuele” dedicato all’orientamentovocazionale per chi sta facendo l’ultimoanno delle superiori e il primodell’università». Maria Antonietta DiLegami è una delle catechiste: «Da tantianni mi occupo di pastorale inparrocchia, oggi sono il punto diriferimento dei catechisti per lacostruzione di percorsi di formazione chetengano conto del gruppo di persone acui si rivolgono; è un lavoroappassionante e che si fa con il cuore,come concreto gesto di servizio e diamore». Gli adulti hanno una loroformazione, così come i fidanzati, legiovani coppie e le famiglie. «Proprio congli adulti abbiamo iniziato l’anno scorsoin modo spot, quest’anno in modo più

strutturato – spiega ancora donGiampiero – un cammino di preghieraprofonda. In un terreno così fecondoabbiamo intercettato il bisogno,soprattutto dei più grandi, di unapprofondimento della vita spiritualeattraverso una meditazione più radicaledella Parola di Dio e del rapporto con ilSignore». Dal 16 ottobre inizierà quindiun cammino di adorazione e dicontemplazione, che sarà proposto ancheai giovani in alcuni momenti fortidell’anno. Santa Silvia è anche carità: quiè stata accolta negli anni ‘80 una grandecomunità di etiopi musulmani, sottorichiesta di don Luigi di Liegro. «Cipossiamo ‘vantare’ di essere stati i primiad accogliere in modo strutturato deimigranti – spiega don Giampiero –.L’ospitalità che doveva essere di qualchemese si è protratta per più di 10 anni ed è

stata una vera benedizione per lacomunità». Accogliere gli etiopi perFrancesco Dragonetti, memoria storicadella parrocchia e responsabile dellaCaritas di Santa Silvia, «è statoimpegnativo, faticoso ma molto bello, liabbiamo accolti non solo fornendo lorosostentamento, ma abbiamo organizzatocorsi di italiano e c’è stata una vera epropria integrazione tra noi». Oggi ilcentro di ascolto sta per compiere 30anni, così come il gruppo di volontari perla donazione del sangue. Importanteanche lo spazio dedicato allo sport,declinato però come un modo di farepastorale: con il Centro Sportivo Italiano5 squadre, dai 9 ai 15 anni giocano neitornei della diocesi. «Sono seguiti da ungruppo di papà – conclude il parroco –che hanno una forte formazionecristiana».

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Il punto di forza della parrocchiadel Portuense è la catechesi, che partedai 3 anni con il gruppo ABCUn cammino di preghiera per adulti

Il santuario di FatimaLa Messa a San Giuseppe dei Falegnami (foto Gennari)

La parrocchia di Santa Silvia

Carballo: per i consacrati «è il tempo delle sinergie»DI ROBERTA PUMPO

n «duro» richiamo a tutti i consa-crati affinché siano sempre prontiad assumersi le loro responsabilità

e a vivere pienamente all’ombra del Van-gelo, che non è «un’idea ma una persona»,è stato rivolto da parte di chi «ama la vitaconsacrata tanto da averla abbracciata»,l’arcivescovo José Rodríguez Carballo,francescano dei frati minori, segretario del-la Congregazione per gli istituti di vitaconsacrata e le società di vita apostolica.Durante l’assemblea dell’Usmi diocesana,ha tracciato le linee guida per intrapren-dere la strada dell’intercongregazionalità.L’incontro annuale, rivolto alle religioseimpegnate nella diocesi di Roma, ha avu-to come tema “Insieme per la missione”e si è svolto venerdì 29 settembre nella ba-silica di San Giovanni in Laterano alla pre-senza delle rappresentanti di circa quat-trocento comunità. Presenti anche la pre-

Usidente dell’Usmi Lazio, madre RobertaBranco, suor Gabriella Guarnieri e suorRita Braganti, rispettivamente delegata evice delegata per la diocesi di Roma.Il documento “Per vino nuovo otri nuovi.Dal Concilio Vaticano II: La vita consa-crata e le sfide ancora aperte”, frutto diquanto emerso nella plenaria del dicaste-ro del 2014, ha fatto da sfondo ai lavori chesono stati aperti da un momento di pre-ghiera presieduto dal vicario Angelo DeDonatis. «Siete una ricchezza per la nostraChiesa», ha detto il presule. C’è un solomodo «per essere credibili testimoni delVangelo», ha aggiunto il vicario, quello dichiedere la grazia «di togliere dalle nostrevite tutto ciò che appartiene all’uomo vec-chio, incapace di gioire e di vivere la veralibertà», affrontare e vincere il «combatti-mento più duro contro il nostro “io” chevuole riemergere e prevalere su tutto».Monsignor Carballo ha più volte fattosue le parole di papa Francesco. «Non

possiamo avere il volto da funerale e la-mentarci che nessuno ci segue. Ci sonodifficoltà oggettive ma non possono por-tarci alla rassegnazione, alla remissività eal pessimismo, grande malattia della vi-ta consacrata». Parlando delle poche vo-cazioni ha evidenziato che la vita consa-crata «non può essere di massa» e non è«il numero che salverà la vita religiosa».L’arcivescovo ha tracciato una sorta di va-demecum da seguire iniziando dalla for-mazione e dall’informazione perché nonesistono «solo le periferie sociali ma an-che quelle del pensiero e della cultura».Importante una formazione permanen-te «per essere contagiosi».Dopo aver rivolto un invito alle superio-re ad esercitare il ministero dell’ascolto edella vicinanza, ha incoraggiato ad unirei carismi simili esistenti nelle varie con-gregazioni per creare una reale collabora-zione evitando di diventare «pezzi da mu-seo». «Oggi è il momento delle sinergie

perché ci sono più di cento istituti conmeno di 50 membri e per la maggior par-te in età avanzata. È quindi essenziale u-na collaborazione che può partire dallamissione. L’importante è la fedeltà al pro-prio carisma».Il vicario episcopale per la vita consacra-ta, don Antonio Panfili, dopo aver ricor-dato monsignor Natalino Zagotto, dece-duto l’8 settembre scorso, che per tanti an-ni ha ricoperto lo stesso incarico, ha det-to di essersi messo «al servizio della vitaconsacrata» per la quale prega ogni mat-tina. Ha confessato che durante l’incon-tro ha avuto la sensazione di «essere mu-to davanti a tanta ricchezza di doni che hala Chiesa» e al tempo stesso «stupito dallavoro che c’è da compiere». Suor Gabriellaha annunciato che presto sarà online unapiattaforma per mettere in contatto “do-manda e offerta”. «Ognuna metterà a di-sposizione il proprio talento perché ab-biamo ricchezze umane che ignoriamo».

Il segretario del dicastero vaticanoè intervenuto all’assemblea diocesanadell’Usmi. Tracciate le linee guida versol’intercongregazionalità. Il saluto di donPanfili e il ricordo di monsignor Zagotto

L’arcivescovo José Rodríguez Carballo

2 Domenica8 ottobre 2017

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DI MICHELA ALTOVITI

prendo una piccola filanda a Lione,famosa ancora oggi per la tessituradella seta, il 6 ottobre del 1818

Claudine Thévenet diede inizio allaCongregazione delle religiose di Gesù–Maria, dedita all’accoglienza e allaformazione delle ragazze, specialmente lepiù povere. Per questo, venerdì scorso, inmemoria della data «in cui Claudine lasciòla mamma vedova per offrire casa,educazione e lavoro alle giovani – illustra

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Garelli: «Giovani incompresi. Basta col pessimismo»

DI CHRISTIAN GIORGIO

una società che ha perso la speranza neiconfronti dei giovani, che fa fatica a

rendersi conto del cambiamento di contesticulturali e sociologici sui quali s’innesta lavita delle nuove generazioni. Sono tanti glistudiosi che si fanno, loro malgrado, portatoridi un pessimismo sconfortante, chedescrivono i ragazzi muti, sordi, increduli,incapaci di esprimere necessità di senso nonsolo nel campo religioso. «Questo pessimismonel guardare il fenomeno giovanile grava sulPaese e ancor di più su di loro, che si sentonoincompresi, destinati all’appiattimentonichilista cui sono condannati da chi ragiona

su categorie assolute». È un intervento controgli “apocalittici” quello del sociologo FrancoGarelli, professore all’Università di Torino.Invitato dal Servizio diocesano di pastoralegiovanile a parlare ai viceparroci di Roma,martedì scorso, nell’ambito degli incontri diformazione organizzati dal direttore donAntonio Magnotta, lo studioso ha preso ledistanze dalla denuncia diffusa dei mali chegravano sull’occidente e sulla modernitàportata avanti da tanti suoi colleghi. Lo hadescritto nel libro “Piccoli atei crescono”, incui esamina il vento della secolarizzazioneche non risparmia le nuove generazioni. Manon ci si può fermare solo a questo. «Sarebbenecessario comprendere il profondomutamento di coscienza della nostra epocase non vogliamo rischiare di rimanere allasuperficie dei fenomeni». Cosa c’è a montedella crisi delle vocazioni? Del venir menodella pratica religiosa? Intervistando i giovanidai 18 ai 29 anni le posizioni al riguardo sonomolto diversificate: «Testimoniano che oggi

la diversità religiosa è un tratto tipico dellaloro socializzazione». Oltre il 40% (su uncampione di 2.500 intervistati) dichiara peròdi aver incontrato presenze religioseimportanti nella loro vita. Nonostante questomolti hanno abbandonato la Chiesamaturando un’immagine negativa neiconfronti dell’istituzione «centrale, nonlegata alle singole esperienze o persone». PerGarelli la responsabilità è in parte ascrivibileal ruolo formativo delle scuole superiori, «è lìche i giovani scoprono un mondo diversorispetto a quello che hanno vissutoall’oratorio o in ambienti ecclesiali». Perquesto motivo è importante «fare un grossoinvestimento di vicinanza agli insegnanti chelavorano nella scuola pubblica». Ma laresponsabilità più importante, per ilsociologo, è della Chiesa «per la difficoltà difare un discorso sull’uomo e sulla naturalegato alla vita di tutti i giorni, che siasignificativo quindi per la coscienza dei piùgiovani». Non c’è una soluzione univoca,

certo è che la Chiesa «deve innescare unmaggior protagonismo dei laici». Fede e vita– fa eco alle parole di Garelli don AntonioMagnotta – «è un binomio inscindibile chepercepisco ogni volta che parlo con unragazzo. Abbiamo una grande possibilitàcome Chiesa ma siamo ancora alla finestra.Non riusciamo a intercettare questedomande, facciamo fatica a formulareproposte degne, puntiamo ancora su modellisuperati». L’obiettivo è quello di rimettersi incammino puntando alla formazione deglianimatori dei gruppi di adolescenti. «Lanostra vocazione – conclude – sia quella discuotere le comunità parrocchiali per farcrescere nei ragazzi il senso di appartenenza.Abbiamo bisogno di riaccendere laresponsabilità della cura, evitando dispostare i ragazzi da una piazza all’altra, daun incontro all’altro. Scongiuriamo il rischioche le parrocchie non siano più in grado di“parlare in romanesco”; occhi negli occhi conil loro futuro e quello della Chiesa».

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Il Sinodo, grande opportunità

Venerdì 13 l’iniziativadell’Ufficio catechistico,pensata anche per i ragazziche si preparano a ricevereil sacramento dellaConfermazione. Itinerario:dalla Chiesa Nuovaa San Bartolomeo all’isolaTiberina. Le catechesi saranno proposteda monsignor Lonardoe padre Botta. Soste davantialla basilica di San Pietroe a Castel Sant’Angelo

enerdì 13 ottobre, per iniziativadell’Ufficio catechistico diocesano, siterrà il pellegrinaggio notturno per i

neo–cresimati e i cresimandi sulle ormedi san Filippo Neri. Itinerario: dallaChiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella)alla chiesa di San Bartolomeo all’isolaTiberina, memoriale dei martiri del ‘900.«Ogni anno hanno partecipato moltissimiragazzi», spiega il direttore dell’Ufficio,monsignor Andrea Lonardo. «Ma la cosache più ci sta colpendo è l’intensità con laquale i ragazzi vivono il pellegrinaggio.Gli adolescenti hanno sentimenti edattese grandi! Abbiamo pensato discegliere un nuovo itinerario, in manierache possa essere utile sia per chi vi hapartecipato l’anno scorso, sia per chiviene per la prima volta. Anche questoanno faremo un breve tratto dipellegrinaggio imitando i modi con i

V quali san Filippo Neri aiutava le personedel suo tempo a riscoprire la fede». Lecatechesi saranno proposte da padreMaurizio Botta e dallo stesso Lonardo.Partenza prevista alle ore 18.30 da piazzadella Chiesa Nuova (informazioni altelefono 06.698.86301/521). L’itinerariocontinua con soste per le catechesidavanti a Castel Sant’Angelo, alla basilicadi San Pietro, alla basilica di Santo Spiritoin Sassia (santuario della DivinaMisericordia), a Lungotevere, infine allabasilica di San Bartolomeo all’isolaTiberina, dove l’arrivo è in programmaintorno alle 23. Tanti i consigli pratici peril pellegrinaggio (che si terrà comunque,anche in caso di condizioni meteo nonfavorevoli) sul sito dell’Ufficio,www.ucroma.it, tra cui quello di indossarescarpe comode e una torcia ma anche diportare un rosario.

DI ROBERTA PUMPO

rganizzare in diocesi corsi diformazione per avvicinare i giovanialla fede, rinnovare la figura del

catechista per renderla più gioiosa e menonoiosa, potenziare la presenza dei vescovinelle scuole, negli ospedali, nei centrisportivi, incrementare le presenze deigiovani nei Consigli pastorali parrocchiali,affiancare i ragazzi affinché non si sentanoscartati dal mondo del lavoro e, in questo

specifico settore, formulare proposte alleistituzioni. Sono alcune delle idee avanzatenell’incontro di apertura dell’anno dellapastorale universitaria diocesana sul tema “Igiovani universitari nel mondo di oggi” chesi è svolto sabato 30 settembre al PontificioSeminario Romano Minore. Con lo sguardorivolto alla XV assemblea ordinaria delsinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e ildiscernimento vocazionale”, l’incontro èstato un primo confronto tra studenti,docenti, cappellani universitari, responsabilidelle associazioni in vista del convegnodiocesano della pastorale universitariafissato per il 19 ottobre al SeminarioMaggiore. Tema scelto per il nuovo annodella pastorale è “Discepolidel Maestro: conoscere eservire i tempi nuovi” perché,come ha spiegato il direttoredell’Ufficio diocesano per lapastorale universitaria, ilvescovo Lorenzo Leuzzi,«obiettivo primario è che ilcammino sinodale sia unagrande opportunità di aiutarei giovani a essere discepoli delMaestro. Dobbiamo averegrande fiducia e speranza,non solo in senso utopistico,perché la Chiesa possa offrireil suo contributo e l’universitàpossa svolgere il suo ruolodecisivo per conoscere eservire i tempi nuovi». Ilvescovo ha affermato chescopo dell’incontro è statoquello di «inserire il camminosinodale nella pastorale

Ouniversitaria per ripensare, rilanciare emotivare» sempre di più gli operatoripastorali e i docenti chiamati a seguire unarealtà tanto complessa quanto numerosacome quella dei giovani universitari diRoma e «condividere insieme la tremendaresponsabilità alla quale ci chiama PapaFrancesco invitandoci a orientare ilcambiamento d’epoca». I lavori sono statiintrodotti da monsignor Fabio Fabene,sottosegretario del sinodo dei vescovi ilquale, dopo aver ricordato che il temadell’assemblea è nato da un’intesa fra tuttele istanze ecclesiali, ha posto l’accento suldiscernimento vocazionale. «Non bisognamai dimenticare che la vocazione maggioreè quella all’amore, non si trattaprimariamente della vocazione alsacerdozio o alla vita religiosa». Per ilvescovo, il compito principale dei pastori,dei docenti, delle guide spirituali, èaccompagnare i giovani «a scoprire il sensodella loro vita» senza però assumere un«approccio moralistico» perché i ragazzi«non vogliono essere giudicati» bensì esserevalorizzati e avere la possibilità di esprimerele loro ricchezze e i loro desideri.«Dobbiamo cambiare registro – ha aggiunto–. Bisogna presentare le bellezze dellaChiesa attraverso i giovani testimoni apartire dalle Sacre Scritture fino ai giorninostri». Un modo questo anche perraggiungere chi è lontano dalla Chiesa. Peril professor Mario Morcellini, prorettore deLa Sapienza e commissario dell’Agcom, oggi«la condizione giovanile è talmentecomplicata che dobbiamo definire la nuovagenerazione “mutante” perché stacambiando antropologicamente». Peravvicinarsi ai giovani è necessario «farscattare in loro il desiderio dellacomunicazione».

Nel seminario verso l’assemblea2018 il sottosegretario Fabenesottolinea che «la vocazionemaggiore è quella all’amore»Le proposte: dalla formazioneai consigli pastorali parrocchiali

Giornata d’apertura della pastorale universitariaIl vescovo Leuzzi: accompagnare i giovani«a scoprire il senso e la pienezza della vita»

Pellegrinaggio per cresimati sulle orme di san Filippo Neri

Incontro ad agosto con il Paparimo grande incontro dei giovani italiani con papaFrancesco. L’appuntamento è fissato l’11 e il 12

agosto 2018 a Roma, in preparazione al Sinodo chenall’ottobre del prossimo anno sarà dedicato proprioalla condizione dei giovani, alla loro fede e aldiscernimento. «I ragazzi – annuncia il Servizionazionale Cei per la pastorale giovanile – arriverannonella Capitale dopo aver percorso nei giorni precedentile strade e i luoghi legati alla pietà popolare, i santuarimariani e quelli dedicati ai santi della loro diocesi.L’Italia tutta si metterà «in cammino poiché questogrande pellegrinaggio diffuso nelle regioni e nellediocesi italiane avrà come destinazione finale il ritrovoa Roma per la veglia di preghiera con il Santo Padreche sarà dedicata al Sinodo dei giovani. L’incontro siconcluderà domenica mattina con la Messa».

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l’appuntamento

Invito del sociologo ai sacerdoti:«Comprendere il mutamentodi coscienza della nostra epoca»Magnotta: scuotere le comunità

La scuola di Collina FlemingIl bicentenario dellacongregazione impegnatanell’educazione dei giovani

suor Virginia Lacanale, superioradell’Istituto Gesù–Maria di via Flaminia –,si sono aperti i festeggiamenti per ilbicentenario». Per l’occasione, il vicarioAngelo De Donatis ha celebrato la Messanella scuola di Collina Fleming. Che ancoraoggi, e dal 1907, «fa conoscere e amareGesù e Maria attraverso l’educazione,specialmente dei più poveri – spiega suorTeresa Marin, insegnante, ora in pensione,dal 1959 –: rimane intatto il desiderio dellanostra fondatrice di far fare esperienza aigiovani della bontà di Cristo». L’Istitutooffre una formazione completa, dallascuola dell’infanzia fino al liceo, classico escientifico, secondo lo stile educativo disanta Claudine «che si basa su tre pilastrifondamentali – dice madre Marin –: lafiducia nei giovani, la centralità dellapersona e la realizzazione della sua dignitàattraverso il lavoro e la promozione della

giustizia in uno spirito di famiglia». Lareligiosa canonizzata da Giovanni Paolo IInel 1993 sosteneva che la correzionedovesse comunicare al ragazzo “Tu ce lapuoi fare” e mai “Sei un disastro”. «Siamochiamate ad amare i bambini e i ragazzi checi vengono affidati – continua suor Teresa –con lo stesso amore materno che santaClaudine auspicava, affinché la cura sia nonsolo del corpo ma anche dell’anima,sforzandoci di fare davvero solo del bene aloro». La religiosa francese, che morìaffermando «Com’è buono Dio», vollerendere concreto verso gli altri l’amore cheaveva sperimentato, seppure nel clima diterrore della Rivoluzione francesce, ispirataanche dai fratelli che a soli 18 e 20 vennerofucilati sotto i suoi occhi e che perdonaronoi loro aguzzini, spronandola a fare lo stesso.L’impegno della congregazione interessanon solo l’Italia e l’Europa ma anche il

mondo: «Siamo presenticon collegi e dispensari inventotto Paesi – spiegamadre Marin –: dall’Asia,con le ultime missioniattivate a Timor Est e nelleFilippine, alle Americhe eall’Africa». La primamissione fu quella aperta inIndia, ad Agra, nel 1842, «adopera di sei consorelle –riferisce ancora la religiosa –che impiegarono sei mesi per raggiungerequei luoghi, morendo prematuramente acausa delle condizioni climatiche eigeniche, per rispondere alla chiamata delSignore». Delle sedici province del mondoin cui è organizzata la Congregazione, tresono indiane e proprio ad Agra vive e operala madre generale, suor Monica Joseph.«L’Italia, con la nostra scuola, la casa

Gesù-Maria, lo stile educativo di santa Claudine

generalizia di Roma e due istituti nelpadovano – spiega madre Marin –costituisce la provincia d’Europa insieme adInghilterra, dove si trova la madreprovinciale, suor Helen Mary, Francia,Germania, Spagna, Irlanda e con le due casein Siria, a Damasco e Aleppo, purtroppo inparte distrutta dalla bombe, e quella inLibano, a Beirut».

Una classe della scuola a via Flaminia

Franco Garelli

3Domenica8 ottobre 2017

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Università Santa Croce:inaugurazione con Ocáriz

a carità cristiana spinge a «mettere al serviziodi tutti le conoscenze di ciascuno, l’esperienzaacquisita, la sensibilità verso alcuni problemi e

sfide», e a farlo con qualità e professionalità. Lo hadetto monsignor Fernando Ocáriz, prelatodell’Opus Dei e gran cancelliere della PontificiaUniversità della Santa Croce, inaugurando martedìil nuovo anno accademico. Era la prima volta cheOcáriz parlava in qualità di gran cancelliere, dopoessere succeduto a monsignor Javier Echevarría,scomparso il 12 dicembre 2016. Ocáriz è stato tra iprofessori fondatori dell’ateneo, trenta tre anni fa,quando era docente di Teologia fondamentale. DiEchevarría ha quindi ripreso «un tema molto caro»,quello della fraternità cristiana vissuta fra coloroche portano avanti un progetto di ispirazionecristiana come la Santa Croce. “Perché sposarsi?” èstato il tema della lezione inaugurale tenuta daHéctor Franceschi, docente della Facoltà di Dirittocanonico, che ha offerto alcune riflessioni suicapitoli centrali dell’esortazione Amoris laetitia.

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All’Apra parteil nuovo annocon Ladaria

i è svolta lunedì la cerimoniadi inaugurazione dell’annoaccademico 2017–2018

dell’Ateneo Pontificio ReginaApostolorum, con una relazione dimonsignor Luis Francisco LadariaFerrer, prefetto dellaCongregazione per la Dottrinadella fede. «La verità rivelata di Dioha bisogno della ragione delcredente per poter essereuniversalmente proclamata.Soltanto la ragione può impedireche la fede precipiti nellasuperstizione, nel fideismo o nelfondamentalismo fanatico», hadetto l’arcivescovo a docenti,studenti e autorità riunitinell’auditorium intitolato aGiovanni Paolo II.

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na piattaforma ditelemedicina traRoma e l’Africa:

sarà realizzata grazie a unaccordo di cooperazionesiglato venerdì tra la Co-munità di Sant’Egidio el’azienda ospedaliera SanCamillo–Forlanini, cheprevede, tra l’altro, attivitàdi formazione professio-nale specialistica, sia nel-la Capitale sia in diversiPaesi africani, ma ancheassistenza tecnica, consu-lenza e ricerca. In partico-lare grazie al protocollofirmato da Marco Impa-gliazzo, presidente dellaComunità di Sant’Egidio,e da Fabrizio d’Alba, di-rettore generale del SanCamillo–Forlanini, verràsviluppata una piattafor-ma di telemedicina, chepermetterà ai medici delpolo ospedaliero romano

di svolgere – gratuita-mente e fuori dell’orariodi servizio – consulenzediagnostiche, soprattuttoper alcune specializzazio-ni: cardiologia, neurolo-gia, chirurgia.«L’accordo, del tutto gra-tuito per l’ospedale SanCamillo, è una buona no-tizia per migliaia di mala-ti africani, perché consen-tirà loro l’accesso a con-sulenze mediche di alto li-vello anche in situazionidi estrema povertà o discarsezza di mezzi dia-gnostici», ha osservato Im-pagliazzo. La collabora-zione consentirà inoltre diaffrontare «un aspetto pro-blematico e finora igno-rato – ha aggiunto – ossiala diffusione delle malat-tie croniche in Africa».Soddisfatto d’Alba: «Lacooperazione sanitaria in-

ternazionale è un puntoqualificante della “mis-sion” del San Camillo, cheriveste e non da oggi, unruolo decisivo nella sfidarappresentata dalla coo-perazione come contribu-to allo sviluppo dei Paesipiù svantaggiati».Sant’Egidio è presente conil programma Dream in11 Paesi dell’Africa sub–sahariana con 47 centriclinici e 25 laboratori. Ol-tre a garantire la cura a cir-ca mezzo milione malatidi aids, Dream ha esteso ilsuo raggio d’azione allemalattie croniche e allaprevenzione dei tumori,offrendo cure gratuitecomplete a un livello dieccellenza dal punto di vi-sta scientifico e tecnologi-co e formando decine dimigliaia di professionistidella sanità. (G. R.)

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Sanità in Africa:un accordotra Sant’Egidioe il San Camillo

Campagna Caritasnel nome di MilaniDI ALBERTO COLAIACOMO

iamo stati contagiati dalle sue idee,abbiamo fatto nostre quelle cheerano le sue istanze, per molti

sacerdoti che si sono formati negli anniSessanta e Settanta la sua figura è statadeterminante». Così monsignor EnricoFeroci, direttore della Caritas di Roma, haricordato don Lorenzo Milani acinquant’anni dalla morte. Occasione èstato l’incontro “Don Lorenzo, un pretescomodo” promosso dall’organismodiocesano nell’ambito della rassegna“Parliamoci un film”. Un nutrito gruppo dipersone, almeno quattro le generazionirappresentate, è intervenuta all’incontro chesi è svolto mercoledì presso la Cittadelladella Carità a Ponte Casilino. Momentoprincipale della manifestazione è stata latestimonianza dello scrittore EraldoAffinati, autore del libro L’uomo del futuro.Sulle strade di don Lorenzo Milani(Mondadori, 2016). Ad introdurre Affinati èstato il documentario L’ultima lettera di donMilani prodotto dieci anni fa nel

S«quarantennale della morte dallaFondazione sorta in sua memoria. «Lafigura di Don Milani – ha detto l’autore – èancora più attuale ai nostri giorni, quandola questione della cultura e della lingua èsempre più determinante per l’accoglienzadelle nuove generazioni di immigrati». PerAffinati «gli immigrati di secondagenerazione e i minori non accompagnatisono oggi i ragazzi di don Lorenzo, leperiferie delle nostre città sono invece tanteBarbiana dimenticate dalle politiche eabbandonate a se stesse». Nel suo libro,Affinati ripercorre la biografia di donMilani con testimonianze di quanti lohanno conosciuto. «Prima di conoscere ilsacerdote attraverso i suoi scritti, inparticolare Lettera a una professoressa – hadetto – ho conosciuto il suo metodo,quello che diceva. Nella scuola hoincontrato giovani con gli stessi bisogni».Per l’autore «Don Lorenzo è stato un ribelleubbidientissimo, sempre alla ricerca mamai fuori dal seminato». L’incontro è statal’occasione anche per presentare la nuovacampagna di solidarietà internazionale “Mi

accompagni a scuola?” promossa dall’Areadi educazione alla pace e alla mondialitàdella Caritas romana. Un’iniziativa per sostenere le attivitàeducative verso chi non ha accesso alsistema scolastico nella parrocchia di SanSebastiano a Solepura, in Sri Lanka. Unaserie di interventi per migliorare lecondizioni di vita dei bambini, delle lorofamiglie e della comunità. La campagna hainoltre l’obiettivo di sensibilizzare la diocesidi Roma «sui perché che si celano di frontealle disuguaglianze». «In particolare – haspiegato Oliviero Bettinelli della Caritas –gli interventi intendono sostenere unascuola mobile per una comunità che dista125 chilometri dal centro urbano piùvicino ed è lontana anche dalle stradeprincipali di collegamento. Il parroco haattivato un sistema per far arrivare la scuoladalla città». Un sistema che coinvolge 150bambini organizzati in 12 classi offrendoinsegnamento nelle tre lingue principali delPaese, kit con attrezzatura di base per ognistudente e una biblioteca del villaggio che èanche punto di incontro.

Sostegno alla scuola in Sri LankaPer l’avvio l’incontro con Affinatiautore di un libro sul sacerdote

Messa per Don Di Liegro, ventennaleiovedì 12 ottobre, alle ore 18.30,nella basilica dei Santi XII Apostoli

si terrà la Messa in suffragio dimonsignor Luigi Di Liegro nelventennale della morte. La celebrazionesarà presieduta dall’arcivescovo AngeloDe Donatis, vicario per la diocesi diRoma, ed è promossa dalla Fondazioneinternazionale Don Luigi Di Liegro incollaborazione con la Caritas diocesana.La chiesa dei Santi Apostoli è un luogoparticolarmente caro a don Di Liegro:

G qui infatti con la Caritas di Romaorganizzava le celebrazioni eucaristichein memoria del beato Oscar Romero.Il fondatore della Caritas romana verràricordato il 12 ottobre anche a Gaeta,sua città natale, nel corso del Convegnodiocesano. Sarà monsignor EnricoFeroci, suo successore alla guidadell’organismo diocesano, a parlare del“Profeta di strada”, mentre l’arcivescovoLuigi Vari presiederà la celebrazioneeucaristica.

Al via «giubileo» per i 1200 anni di Santa Prassede

DI GIULIA ROCCHI

l senatore Pudente fu uno dei primiromani convertiti al cristianesimo,grazie alla predicazione di san Paolo.

Le sue figlie Prassede e Pudenziana neseguirono l’esempio, e fecero costruire unbattistero per battezzare i nuoviconvertiti. Questo luogo, dotato di unpozzo in cui Prassede conservava anche il

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sangue dei martiri, divenne presto unachiesa domestica. Passarono i secoli enell’817 Papa Pasquale I fececompletamente riedificare la vecchiastruttura ormai fatiscente, e costruire alsuo posto una bellissima chiesa, intitolataproprio a santa Prassede. È l’attualebasilica, che festeggia il suo giubileo di1.200 anni. Per l’occasione, dal 15ottobre 2017 al 27 maggio 2018, saràconcessa l’indulgenza plenaria. Nel 1198Papa Innocenzo III affidò il luogo diculto alla cura della congregazionebenedettina vallombrosana. «Da 820 annicustodiamo questo patrimonio –commenta il rettore dom Pedro Savelli –;tra i cardinali titolari figurano san CarloBorromeo e san Roberto Bellarmino;l’attuale titolare è il cardinale PaulPoupard. Celebrare oggi il suo XIIcentenario significa far conoscere sempre

di più questabasilica e la suaarte; significaaccogliere personeda tutto il mondoperché contemplinoquesto luogo diculto; significa,soprattutto, entrarenella “spiritualità”di questo spazioliturgico: il Locus istea Deo factus! Il luogo che Dio hapreparato per noi». Il giubileo sarà ancheoccasione per richiamare i visitatori nellabasilica del rione Monti, nota soprattuttoper il ciclo di mosaici risalenti al IXsecolo e fatti eseguire da Pasquale I.«L’insieme dei mosaici dei due archi edell’abside del coro è impressionante, unvero capolavoro di arte», dice il rettore

illustrando le decorazioni dei due archi –con l’Apocalisse e l’Angello mistico – edell’abside, dove «Cristo maestro accogliesanta Prassede con sua sorella santaPudenziana nel numero degli eletti».Mirabile esempio di arte bizantina èanche il cosiddetto “Sacello” di SanZenone, una cappella nota anche come“Giardino del Paradiso”.

Da domenica celebrazioni promossedai benedettini vallombrosani,che da 820 anni sono alla guidadella basilica. Il rettore: «I mosaicidei due archi e dell’abside del corosono un vero capolavoro di arte»

La reliquia arrivata da Gerusalemme:la colonna della flagellazione di Gesù

l Venerdì Santo la basilica di Santa Prassede èparticolarmente affollata: nella chiesa è infatti custodita una

preziosa reliquia della colonna della flagellazione di Gesù. «Fuportata in Italia da Gerusalemme nel 1223, durante ilpontificato di Papa Onorio III», racconta il rettore dom PedroSavelli. La colonna è inserita all’interno di una edicola–reliquiario in bronzo, eseguito nel 1898 su disegno di DuilioCambellotti. La colonna è alta circa 63 cm e ha un diametroche varia da 13 a 20 cm.

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l’appuntamento

la curiosità

Un momento dell’incontro con Eraldo Affinati

Marco Impagliazzo

La basilica di Santa Prassede

4 Domenica8 ottobre 2017

n workshop con istituzioni emondo dell’imprenditoria edell’università per dettare

«un’agenda per il lavoro» a Roma.È l’iniziativa promossa dall’Ufficiodiocesano per la pastorale univer-sitaria in collaborazione con la Ca-mera di Commercio, in prorammasabato 14 ottobre dalle 9 nella se-de della Camera di Commercio(piazza di Pietra).«Vi è una diffusa consapevolezza –si legge in una nota – che a Romavi sia un deficit di cultura impren-ditoriale di base da colmare per po-ter dare vita a delle credibili nuoveopportunità lavorative, rivolte, an-zitutto, alle giovani generazioni».Da qui l’ambizione di «far cresce-re e sviluppare la cultura della im-prenditorialità nella città» valo-rizzando e sostenendo ogni sfor-zo verso «una cultura dell’im-prenditorialità che possa però ri-guardare non solo l’attività d’im-presa in quanto tale ma anche ilmodo stesso di porsi delle perso-ne rispetto alle proprie principali

dimensioni di vita». Il workshop è aperto a tutti co-loro che fanno parte dei diversi ambienti coinvol-ti nel progetto (giovani, università, istituzioni, im-prese, associazioni, start–up). Sarà aperto dal ve-scovo ausiliare Lorenzo Leuzzi. Interventi di nu-merosi esperti, dal mondo dell’università, impren-ditori e dell’assessore capitolino al Lavoro.

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Lavoro, «un’agenda»per il futuro di Roma

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Alla Santissima Trinità gli stranieri trovano una «casa»

DI FILIPPO PASSANTINO

al groviglio di ragazzi radunati nelcortile della parrocchia dellaSantissima Trinità a Villa Chigi

sbucano due braccia tese. Sono quelle dipadre Lucio Boldrin, parroco da 13 anni,che li chiama a raccolta. Chiedeattenzione. È il momento delle prove perun grande evento. Molti di lororiceveranno oggi la cresima durante lacelebrazione eucaristica presieduta dalvicario del Papa per la diocesi di Roma,monsignor Angelo De Donatis, che visiteràla parrocchia. C’è Crystel, nata in Italia,figlia di due ecuadoregni, c’è Gabrieli, nata

in Brasile, ma adottata da una coppia chevive nel quartiere. E poi altre due ragazzeche provengono dalle Filippine e unadall’India. Un gruppo multiculturale,quello che si è formato nella parrocchia,dove sono state realizzare le prime Festedei popoli, divenute momenti di incontrotra migranti. Una forma di «accoglienza eintegrazione preziosa» per chi arriva nellaCapitale da altre nazioni che negli anni si èdiffusa sempre più. Tanto da realizzare neilocali parrocchiali una scuola di italianoper stranieri, che ha preso il via per ilventicinquesimo anno la scorsa settimana.Due appuntamenti, il martedì e il venerdìalle 17.30, radunano oltre un centinaio distranieri che adesso vivono a Roma. Traloro, lo scorso anno anche un gruppo diragazzi fuggiti dalla Siria, dove la guerraera per loro quotidianità. «In molti hannoattraversato il Mediterraneo e sono arrivatiin Italia a bordo dei barconi. Avevanoferite da arma da fuoco e li abbiamo

assistiti a livello medico», racconta ilparroco. La scuola di italiano per tutti loroè completamente gratuita e riconosciuta alivello nazionale. Gli insegnanti sono unaventina di volontari che vivono nelquartiere, soprattutto docenti in pensione.«La maggior parte delle persone cheaccogliamo provengono dai Paesi africani– aggiunge il parroco –. Vengono astudiare e si integrano nella comunità. Peri ragazzi più piccoli organizziamo ancheun doposcuola. Di solito sono inseritinelle classi in base all’età ma spesso nonconoscono l’italiano. Così quello che lascuola non riesce a fare viene sopperitodalla parrocchia». Ad aiutare il parrocoaltri due sacerdoti, padre RaffaeleGiacopuzzi e padre Camillo Disconzi,religiosi della congregazione delleSantissime Stimmate di Nostro SignoreGesù Cristo. «Noi siamo unacongregazione missionaria e ci è propriaquesta vocazione all’accoglienza»,

aggiunge padre Lucio che sottolinea lavolontà della parrocchia di guardare aibisogni del quartiere. «Abbiamo attivatoun “baby parking”, un asilo nido dove lemamme possono lasciare i loro figli per iltempo di cui hanno bisogno. Accogliamogratuitamente i bimbi delle famiglie chenon possono contribuire alla gestionedelle attività. È pure questo un modo pervenire incontro alle loro necessità».Incessante in segreteria l’attività di Rita,volontaria in pensione, che risponde altelefono e dà informazioni a chi ne chiede.«Sono nata in questo quartiere, in questaparrocchia ho fatto la prima comunione –racconta –. Voglio contribuire come posso,mettendo a disposizione il mio tempo e ilmio impegno». E a contatto col quartieretrascorre molto tempo il viceparroco,padre Raffaele. Davanti all’ingresso ha unsaluto per tutti. Ne conosce i nomi.«Copriamo una vasta area ma siamoattenti alle persone».

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Sant’Ippolito, al centro lo «stare insieme che ci salva»DI ANTONELLA PILIA

nziani soli, universitari fuorisede efamiglie sono le tre anime diSant’Ippolito, che questa sera

accoglie la visita pastorale dell’arcivescovovicario Angelo De Donatis. La parrocchia,situata nel popoloso quartiere Italia – chesi estende tra piazza Bologna e la stazioneTiburtina e confina con l’ospedaleUmberto I – conclude una settimana difesteggiamenti in onore del 79°anniversario della dedicazione dellachiesa. E non è tutto, perché un ulterioremotivo di gioia è rappresentatodall’imminente ordinazione diaconale diEmilio Cenani, giovane parrocchiano chemonsignor De Donatis consacrerà il 28ottobre. «Filo conduttore della festa e delprossimo anno pastorale – commentadon Mauro Cianci, da 9 anni alla guida di

Sant’Ippolito – è “Ma c’è uno stareinsieme che ci salva”, dove il “ma” sta asignificare una risposta che vogliamodare, tutti insieme e stando assieme, alproblema della solitudine», sempre piùsentito nel sovraffollamento delle nostrecittà. Una solitudine fatta di tantesolitudini. «C’è quella dei giovanistudenti che vivono lontani dalle famigliee quella delle coppie oltre, naturalmente,alla solitudine degli ammalati e deglianziani» spiega don Mauro, ricordandocome la parrocchia sia sempre statacentrale nella vita del quartiere. I giovaniuniversitari sono molto presenti, sia aMessa che nelle attività di animazione.«Una di queste – racconta il sacerdote – èil Laboratorio missionario, che prevedeincontri di formazione e informazione eun gemellaggio con il Kenya finalizzatoalla costruzione di una scuola a Kirie». Lo

stesso Laboratorio, inoltre, proponeanche quest’anno il tradizionaleCineforum al cinema delle Provincie.Comincerà il 10 ottobre e sarà incentratosul tema “La nostra Africa”. «L’attenzionemissionaria – spiega don Mauro – è unadote lasciata in eredità dai fraticappuccini di Torino, ai quali fu affidataoriginariamente la parrocchia». Oltre allevarie catechesi e ai percorsi di spiritualità,Sant’Ippolito è animata da un foltogruppo Scout, dal Gruppo Padre Pio edalla Legio Maria. Non sono poche leattenzioni rivolte agli anziani. Allaconfessione degli ammalati è attribuitagrande importanza e, non a caso, sonostati istituiti oltre 30 ministri straordinaridell’Eucarestia. Il giovedì pomeriggio nonc’è la Messa, ma dalle ore 16 alle 20 ilSantissimo è esposto e tutti i sacerdotisono disponibili per le confessioni. Il

Centro Caritas offre un importantesostegno psicologico e materiale, dandouna mano a circa 100 nuclei familiariprovati dalla crisi. Spesso e volentieri sitratta, ancora una volta, di personeanziane che percepiscono una miserapensione e a tutto un mondo di povertàgravitante attorno alla Stazione Tiburtina.«Sono più di dieci anni – aggiunge donMauro – che organizziamo il cenone diCapodanno, con tanto di tombolata eanimazione musicale. Partecipano circa250 anziani, che hanno paura di passarequella notte soli a casa, e un centinaio dipersone offrono il loro servizio condelicatezza e attenzione». Se questoevento unisce tutta la parrocchia a livellomateriale, l’unità spirituale si alimentanel primo weekend di Quaresima,tradizionalmente dedicato agli esercizispirituali.

A

La scuola di italiano per immigrati, fiore all’occhiellodella comunità del quartiere Trieste. Venti "prof" volontari

Stile di comunione filo conduttoredell’anno pastorale nella comunitàL’attenzione per giovani e missioniUn gemellaggio con il Kenya

La parrocchia della SS. Trinità a Villa Chigi

La chiesa di Sant’Ippolito

Iannone: il Poverello,«cuore assorto in Cristo»

La solenne celebrazioneper il transito del santopresieduta dal vicarioDe Donatis nella chiesadi San Francesco a Ripagrande. «Ha accoltola rivelazione di Gesùcon cuore semplice»«Profonda intimità»

San Francescofedeltà a Cristo

DI MICHELA ALTOVITI

an Francesco modello diumiltà e di misericordia versol’altro: così monsignor Angelo

De Donatis ha definito la figuradel frate di Assisi in occasionedella celebrazione solenne che hapresieduto martedì alle 18.30nella chiesa di San Francesco aRipa grande, nel quartiere

STrastevere. «Francesco ha accoltola rivelazione di Gesù con cuoresemplice – ha spiegato il vicariodel Papa per la diocesi Roma nellasua omelia – seguendo alla letterail mandato di Cristo agli apostoli,che diventerà poi la Regola». Nelcommentare la Parola del giorno,il presule ha evidenziato come insan Francesco, «le cui stigmateevidenziano il legame di profondaintimità con Gesù», si siarealizzato appieno il messaggiodel Vangelo: «Il giogo di Cristo glifu leggero – ha spiegato DeDonatis – perché vissuto contotale affidamento a Lui,nell’impegno di riparare la Chiesamaterialmente e in un modo benpiù profondo». L’arcivescovo hapoi sottolineato come anche aciascuno di noi il Papa chieda,oggi, una conversione profonda:«Facciamo attenzione perchérischiamo di agire solo sul pianomateriale – ha ammonito –, manella lettera di san Paolo ai Galatitroviamo oggi due consegne chepossono guidarci». Dapprima è

necessario imparare a farsi caricodei pesi degli altri: «È questo ilgiogo del Signore – ha spiegatoDe Donatis – e san Francesco locapì subito, all’inizio della suaconversione, quando esercitòmisericordia verso i fratelli».Quindi, il vicario del Papa hariferito un ricordo emblematicodell’inizio del suo sacerdozioquando, trentasette anni fa, eraviceparroco a San Saturnino: «Unabambina che avevo confessato inoccasione della Prima Comunione– ha raccontato – tornò da mepochi giorni dopo chiedendonuovamente la confessione: nonper sé, ma per chiedere perdonoper il padre, che immaginavasarebbe stato impenitente, cheaveva abbandonato lei e la madreper un’altra donna». Questocaricarsi del giogo altrui «vuol direriparare la Chiesa del Signore – hasintetizzato De Donatis – eciascuno di noi è chiamato afarlo». La seconda consegnafornita dalla Lettera di san Paolo«sembra essere in contraddizione

con la prima – ha evidenziato ilpresule – mentre invece“Ciascuno porterà il propriofardello” ha, in questo contesto,un significato molto chiaro: vuoldire che non dobbiamo imporre ilnostro modo di vedere, che nondobbiamo giudicare, imparando aguardare ai nostri difetti». Poi,usando un’immagine scritta dasan Francesco, De Donatis hariassunto: «Chi digiuna nongiudichi chi mangia». Prendere ilgiogo del Signore e farsi caricodegli altri senza caricarli di giudiziè quindi il sentiero da seguire «perarrivare a conoscere meglio Gesùe, per mezzo di Lui, il Padre con lastessa contentezza con cui l’haconosciuto san Francesco», haconcluso De Donatis.Soddisfazione ha espresso padreAndrea Stefani, il parroco di SanFrancesco a Ripa grande, «per averpotuto fare memoria del transitodi san Francesco con il vicario delPapa venuto qui, nei luoghi doveil poverello di Assisi ha vissuto aRoma».

l 3 ottobre 1226 Francescod’Assisi affrontava con gioia il

suo transito dal tempoall’eternità, chiudendo gli occhinella piccola chiesa dellaPorziuncola, dove spesso siritirava in preghiera e dove avevascoperto la sua vocazione a«vivere secondo il Santo Vangelo».Vi era tornato appena saputo dalpadre guardiano di avere pocotempo per vivere. E poco prima diincontrare “sorella morte”, «de laquale nullu homo vivente pòskappare», il santo scalzo composel’ultimo canto: «Vieni dolce morte,vieni qui da me…». Lo haricordato martedì il superiore delCollegio dei penitenzieri inLaterano, dell’ordine dei fratiminori, a conclusione dellasolenne celebrazione eucaristicaper il transito di san Francescopresieduta dal vicegerente FilippoIannone. «Vogliamo guardare aFrancesco come maestro di fededalla cattedra della sua vita», hadetto nell’omelia Iannone. «Lafede è fare esperienza di Gesù. Èun cammino per conoscere Gesùsempre più profondamente,amarlo sempre più intensamente,e seguirlo». L’esempio di sanFrancesco è segnato dalla «fedecome abbandono a Dio, in unlegame personalissimo con Lui». Ele sue Lodi all’Altissimo, dopol’esperienza delle stigmate, sonol’espressione di «un cuore assortonell’Amore di Cristo», un «cuoreinnamorato, in modo da percepirecon uno sguardo sempre nuovo lemeraviglie di Cristo nella sua

vita». Siamo chiamati, haaffermato il presule, a «fidarci dilui e riconoscerlo come il Tuttonella nostra vita». Come sanFrancesco, ha detto ancoraIannone, siamo chiamati a«sollevare gli occhi dalcontingente per alzare lo sguardoa lui». Soprattutto in questotempo di «crisi antropologica»,come l’ha definita Benedetto XVI.Un tempo in cui «la crisi dellafede ha raggiunto molte personee, soprattutto, tanti giovani. Anchetra coloro che si dicono cristiani,la fiamma della fede rischia dispegnersi». Dunque, l’invito a tutticredenti a rivolgere a Gesù unapreghiera: «Signore, fa’ crescere lamia povera fede». A conclusionedella celebrazione eucaristica,l’arcivescovo ha impartito labenedizione all’assemblea deifedeli con l’ostensione dellereliquie del saio di san Francesco,custodite nella basilica, dove siera recato due volte per chiedereal Papa (prima Innocenzo III, poiOnorio III), l’approvazione dellaRegola dell’ordine francescano. Inprocessione, l’assemblea dei fedelicon il Capitolo Lateranense si èrecata sulla piazza di Porta SanGiovanni, dove si trova ilmonumento a san Francesco,realizzato dallo scultore GiuseppeTonnini e inaugurato nel settimocentenario dalla morte del santo.Qui i bambini della parrocchia diSant’Anselmo alla Cecchignolahanno portato in omaggio unacorona di fiori.

Emanuela Bambara

I

olontari per la tutela dell’am-biente cittadino. Ieri pomeriggio

giovani e ragazzi impegnati nella par-rocchia di San Roberto Bellarmino, aiParioli, hanno pulito il parco Rabinin via Panama, in modo particolarel’area giochi riservata ai bambini.«L’iniziativa – spiega il parroco, mon-signor Nicola Filippi – è la prima delprogetto “Un segno per il quartiere”,

con il quale vorremmo rendere piùpresente e visibile la nostra comunitàsul territorio. Ha un duplice scopo:innanzitutto, quello di aiutare ragaz-zi e giovani a comprendere che la fe-de non si vive solo all’interno della co-munità, ma è chiamata a manifestarsiall’esterno e a rendersi visibile, per-ché come dice la Scrittura, senza le o-pere la fede è morta; in secondo luo-

go vorremmo aiutare i ragazzi a com-prendere l’importanza di impegnar-si come credenti nella promozionedel bene comune e nella costruzionedi una città migliore. Infine – ag-giunge Filippi – è un primo passo pervivere quell’essere discepoli–missio-nari, caro al Papa, e che abbiamo po-sto come idea–guida del camminocomunitario di quest’anno».

VSan Bellarmino, giovani volontari per il verde

La processioneverso la statuadi sanFrancesco inpiazza di PortaSan Giovanni

5Domenica8 ottobre 2017

La Messa nella chiesa di San Francesco a Ripa (foto Gennari)

l’iniziativa

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cinema

lade Runner èstato, nel 1982,un titolo che ha

lasciato una forteimpronta su tutto ilcinema degli anni ‘80.Ridley Scott lo hadiretto con un incisivotaglio poetico edevocativo, al punto cheintere sequenze sonorimaste a lungo nella

memoria dello spettatore. Era quasiinevitabile che quella trama, quella serrata eimplacabile caccia tra il poliziotto e lareplicante fosse destinata a riprendere vita, anon chiudersi con una semplice e laconicaparola fine. All’origine di Blade Runner c’era Ilcacciatore di androidi, romanzo scritto daPhilip Dick, maestro di una fantascienza fattadi sussulti e palpiti emotivi. Sono passatitrenta anni e quel testo è rimasto a fare da

prezioso apripista. Falliti numerosi approcci etanti tentativi in varie direzioni, la produzionesi è concentrata su un plot corposo e intenso,giocato in modo paritario tra l’idea di“seguito” e quella di “recupero” del passato.Siamo ora nel 2049 in una Los Angeles piùche mai cupa, oscura, battuta come al solitoda una pioggia fitta e implacabile. Nellestrade brulicano persone differenti e lontane,quasi mai capaci di scambiare un cenno diconoscenza. L’agente K della polizia di LosAngeles è sulle tracce di un’importantescoperta che potrebbe cambiare le sorti dellasocietà. K cerca disperatamente presenza direplicanti con una vita difficile e precaria.Stretto tra molti avversari e in difficoltà nelfronteggiare personaggi di diversaprovenienza, K intravede una via d’uscitaquando arriva vicino a Rick Deckard, un“blade runner” salvato oltre trenta anniprima. K lo raggiunge all’interno di un grandealbergo fatiscente… La trama ha una durata

fiume di 163 minuti, non un racconto ma unpoema, una cavalcata nei tempi e nella storiaa cavallo di un profondo incalzare di ricerche,sospetti, dimenticanze. K è il poliziotto dalvolto umano incerto da quale parte stare,tormentato dall’incertezza se ciascuno di noisia più essere umano o androide. Leimmagini proseguono in un incalzare diincertezze. E così le domande: siamo copia ooriginale è quella più insistente e incalzante.Nello snodarsi dei fatti, il confronto si fa piùaspro e sgomento. All’inizio un po’allontanata, la presenza del libro all’origine ditutto (Il cacciatore di androidi) si riprende ilproscenio. Insieme a quella fantascienza chesta a lungo rintanata dentro la nebbia ma èben presente sul viso e negli occhi delprotagonista, di K e dei suoi alleati/nemici.Villleneuve, qui alla prova più difficile dopoaver raggiunto con i precedenti La donnacanta (2010), Sicario (2015), Arrival (2016) lostatus più che meritato di autore di spiccata

sensibilità umanista e di narratoreprofondamente piegato a lavorare sulrapporto tra passato, presente e futuro, dàspazio ad una vena poetica profonda edolorosa. Con situazioni e luoghi siamotrascinati in un mondo dentro la realtà mafuori dalla ragione e dalla razionalità.Quando appare in scena Harrison Ford(ancora nei panni di Rick Deckard) il film fauno scatto verso una maggiore tensionenarrativa. Quasi che il ritorno del passatoagisse da molla e da detonatore. Rick certorichiama alla mente gli indimenticabilipassaggi del Blade Runner 1982. Eppure forseproprio i 35 anni trascorsi sono la misura e lachiave del film. Che è bello, emozionante,carico di tensione e paura. Un tuffo nellarealtà virtuale prossima ventura. Che è semprequella di uomini e donne alla ricerca delsenso della vita. Una ricerca fatta di battiti delcuore e di palpiti della mente.

Massimo Giraldi

BIl «Blade runner» di Villeneuve in una cupa Los Angeles del 2049Un documentario

su Maria Martinyn film su Maria DeluilMartiny, beatificata da

Giovanni Paolo II nel 1989. Èil documentario “Troverai uncuore. Una vita perduta inDio” di Alberto Di Giglio e Lui-gi Boneschi, presentato all’In-stitut Francais–Centre SaintLouis. Il film è stato precedu-to da un lungo lavoro di ri-cerca e ricostruzione storicadella figura della suora mar-sigliese, più nota come Mariadi Gesù, che morì assassinatada un anarchico. Fondò le Fi-glie del Cuore di Gesù, con-gregazione di suore di clau-sura presente in Francia, Sviz-zera, Austria, Croazia, Italia. Aimpersonare Maria di Gesù èl’attrice Cristina Odasso.

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Riparte la lectio divina a S. Maria in Traspontina - Gioco d’azzardo, se ne parla al Santissimo Nome di MariaMostra a San Crisogono, Messa del vescovo Di Tora - Azione cattolica, visita guidata ai Santi Quattro Coronati

celebrazioniIL VESCOVO DI TORA A SAN CRISOGONO.La mostra–concorso «Parole, forme ecolori» (sul tema «Famiglia e giovaniin cammino con Cristo), a SanCrisogono (piazza Sidney Sonnino,44) dal 14 al 29 ottobre, saràinaugurata dalla Messa presieduta dalvescovo ausiliare per il settore Nordmonsignor Guerino Di Tora. Lacelebrazione si terrà alle 18 nellabasilica trasteverina. L’appuntamentoculturale vivrà altri due momentisignificativi con la conferenza delcardinale Agostino Vallini (20 ottobre)e la celebrazione di monsignor MarcoFrisina (29 ottobre).

VEGLIA MISSIONARIA DIOCESANA:SEGNALAZIONI PER IL MANDATO. IlCentro missionario diocesanocontinua a raccogliere le segnalazionidi coloro che intendono ricevere ilmandato in occasione della vegliamissionaria diocesana in programmail 19 ottobre, alla vigilia della Giornatamondiale, nella basilica di SanGiovanni in Laterano. Le religiose, ireligiosi e i laici missionari devonocontattare il Centro per laCooperazione missionaria delVicariato di Roma entro il 16 ottobre:telefono 06.69886443, indirizzo diposta [email protected]. Laveglia missionaria, come già noto, saràpresieduta dal vicario generale AngeloDe Donatis.

incontriALL’ISTITUTO ORIENTALE CONVEGNOSULLA «TEOLOGIA DELLA VIOLENZA».«Violenza dove antico dolore. Teologiacome mediazione dal racconto allaluce della vita» è il titolo delconvegno, organizzato dal Pontificioistituto orientale (piazza Santa MariaMaggiore, 7) in occasione dellacelebrazione del suo centenario il 10 el’11 ottobre. I lavori inizieranno allenove di martedì e saranno moderatidal poeta Davide Rondoni.Interverranno, tra gli altri, il rettoredell’Istituto orientale, padre DavidNazer; Bishara Ebeid rifletterà sullasofferenza dell’uomo attraverso leesperienze personali e padre GhassanSahoui parlerà dell’impegno deigesuiti «in mezzo ad una orribileviolenza». Mercoledì alle 9.15l’intervento dell’arcivescovo CyrilVasil. Interverrà, tra gli altri, la biblistaBruna Costacurta.

OTTOBRE DI SENSIBILIZZAZIONE ALLAMEDITAZIONE CRISTIANA. Giovedì 12,dalle 18.30 alle 20, il centro diformazione alla meditazione cristiana(via della Tribuna di San Carlo, 9)organizza l’incontro «Ripartire da Dioper conoscere la persona» con GiorgiaSalatiello, ordinario di Filosofia allaGregoriana. L’associazione si proponedi aiutare le persone di ogni età,condizione sociale e religiosa acomprendere la dignità della personamediante l’apprendimento vitale deicontenuti della fede cattolica. Il centrosi rivolge sia ai credenti, sia a coloroche sono lontani dalla fede o in ricercadella fede.

LECTIO DIVINA A SANTA MARIA INTRASPONTINA. Riprendono gli incontridi Lectio divina del venerdì alle 18.30.Il 13 ottobre, primo incontro delnuovo ciclo (via della Conciliazione14/c), il teologo carmelitano padreBruno Secondin commenterà«Chiamate tutti alle nozze» (Matteo22, 1–14). La Lectio alla Traspontina èun appuntamento che si rinnova da 21anni nel corso dei quali tanti maestrihanno aiutato a leggere, pregare evivere la Parola. Fra di essi JosephRatzinger, Carlo Maria Martini,Gianfranco Ravasi, Enzo Bianchi emolti altri.

AL SANTISSIMO NOME DI MARIA SI PARLADI GIOCO D’AZZARDO. La parrocchia delSantissimo Nome di Maria (viaCenturipe, 18) riprende con il mese diottobre le conferenze culturali mensilisul tema «Famiglia, giovani,educazione al rispetto della propriapersona. Cristianesimo e nuove sfide».Il primo incontro si terrà venerdì 13alle 20.45. Il giornalista AntonioMaria Mira parlerà de «Le nuovedipendenze: gioco d’azzardo».

L’AZIONE CATTOLICA «PELLEGRINA PERLE STRADE DELLA CITTÀ». Sabato 14ottobre l’Azione Cattolica di Romapromuove un’iniziativa «Adultipellegrini tra le strade della città»organizzando una visita guidata alcomplesso monumentale dei SantiQuattro Coronati aperta a tutti gliinteressati con l’intento di promuovereitinerari in cui far risuonare la culturae la fede. Il ritrovo è alle 15.30 davantiall’ospedale del Celio perun’inquadramento sulla storia delquartiere (inizio visita alla basilica alleore 16). Seguiranno vespri con lemonache agostiniane. Iscrizionitramite il centro diocesano Ac(066786947–0669921284; [email protected].

formazioneCORSI/1: VOLONTARIATO PENITENZIARIOCON IL VIC–CARITAS. «Offri il perdono,ricevi la pace» è il titolo del corso diformazione e aggiornamento pervolontariato penitenziario promossodall’associazione Vic–Volontari incarcere. L’associazione è stata costituitail 18 novembre 1994 dal servizio edall’esperienza di un gruppo divolontari della Caritas diocesana diRoma ed opera negli istitutipenitenziari della città e promuove lagiustizia conciliativa. Il corso, che sisvolgerà da ottobre a giugno 2018,prevede dieci incontri teorici e sei mesidi tirocinio accompagnato. Per info eiscrizioni: 06.4062508.

CORSI/2: OPERATORI SOCIALI CARITASROMA ALLA CATTOLICA SULLEMIGRAZIONI. L’Unità di ricerca sullaresilienza dell’Università Cattolica delSacro Cuore di Roma, insieme alBureau international catholique del’enfance (Bice), propone un corso peroperatori sociali della Caritas di Romache ha l’obiettivo di fornire lecompetenze necessarie a sviluppare ilgiusto approccio al fenomenomigratorio. Domani l’incontro“Resilienza assistita. Buone pratichenazionali ed internazionalid’accoglienza di minori nonaccompagnati” inaugurerà il corso diformazione nella sede dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Roma(largo Francesco Vito, 1) perdiffondere i risultati ottenuti nelcampo delle ricerche e delle praticherelative alle modalità di presa in caricodi minori non accompagnati. Alle 9.30introdurranno i lavori AntonellaSciarrone Alibrandi, prorettore dellaCattolica, monsignor Enrico Feroci,direttore della Caritas di Roma,Alessandra Aula, segretaria generaledel Bice. Seguirà la relazioneintroduttiva di padre Fabio Baggio,sottosegretario della sezione migrantie rifugiati del Dicastero per il Serviziodello sviluppo umano integrale dellaSanta Sede. Alle 10.30 si aprirà unatavola rotonda con interventi sudiversi temi: la difesa della dignità edei diritti dei bambini migranti erifugiati, il sostegno ai minori nonaccompagnati, esempi concreti diaccoglienza in Svizzera. Previstol’intervento di Laura Baldassarre,assessore alla Persona, scuola ecomunità solidale di Roma Capitale.Modererà l’incontro il giornalista LucaLiverani di Avvenire. Seguirà undibattito.

CORSI/3: TECNICA PRESEPISTICA.L’associazione Amici del Presepioorganizza il corso di tecnicapresepistica (via Tor de Conti, 31/a)per quanti intendono avvicinarsi omigliorare le tecniche di artepresepiale. Il corso si svolgerà sabato21 e 28 ottobre e 4 novembre.Adesioni fino ad esaurimento deiposti a [email protected](programma dettagliato suwww.presepio.it).

ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II: MASTER IN«FERTILITÀ E FAMIGLIA». Al via il masteruniversitario dell’Istituto GiovanniPaolo II su «Fertilità e sessualitàconiugale». Ha lo scopo di offrire unaqualificata formazione scientifico–pratica sulla regolazione naturale dellafertilità nell’orizzonte di una visioneantropologica e teologica adeguatadella sessualità e dell’amore coniugale.Possono presentare domanda diammissione coloro che sono inpossesso di un titolo di Laureatriennale, di Laurea specialistica, diLaurea a ciclo continuo (vecchioordinamento) o di titoli equipollentirilasciati all’estero e accompagnati dadichiarazione di valore (in modoparticolare a: insegnanti di metodi diregolazione naturale della fertilità;professionisti del settore sanitario;psicologi e pedagogisti; operatori dipastorale familiare). Per info eiscrizioni: 06.69895535.

solidarietàDONAZIONE DI SANGUE AL SAN LEONEMAGNO. Oggi, sabato 14 e domenica15, all’Istituto San Leone Magno (viadi Santa Costanza, 62), il gruppodonatori Ematos, in collaborazionecon il servizio trasfusionaledell’Ospedale Fatebenefratelli,organizza l’86ma giornata di raccoltasangue. Si potrà donare dalle 8.30 alle11. Info: 06.85370439.

CARITAS, IERI LA RACCOLTA ALIMENTAREPER GLI EMPORI DELLA SOLIDARIETÀ.Una raccolta alimentare a favore degliEmpori della solidarietà si è svolta ierinei punti vendita di Auchan, Simply,IperSimply e PuntoSimply presenti aRoma. In 55 supermercati parte dellaspesa è stata devoluta alle famiglie indifficoltà assistite dalla Caritasdiocesana di Roma. Oltre 600volontari Caritas, presenti nei punti diraccolta, hanno illustrato l’iniziativa aiclienti distribuendo materialeinformativo e sacchetti dove inserire ledonazioni.

Prigionieri del Web?Ripartire dagli adulti

bbene sì, dopo Neet e Blue Whole, c’è un’altrainquietante etichetta che si appiccica ai nostrigiovani. È il fenomeno “hikikomori”, dal giap-

ponese “isolamento”. Una realtà preoccupante che inGiappone ha già visto più di 500.000 casi accertati (al-cuni sostengono numeri ben più alti), e che sta dila-gando anche in Italia. Una realtà a cui anche il Papaha fatto riferimento nella sua recente lettera ai ve-scovi giapponesi.Di cosa si tratta? Chi sono gli “hikikomori”? Sono a-dolescenti giapponesi che decidono di vivere nelleloro stanze ipertecnologiche: smettono di studiare,di uscire, di relazionarsi con la società e vivono di con-nessioni, tecnologia, videogiochi e computer. Il pro-blema è che anche in Italia abbiamo adolescenti co-sì, rintanati nelle loro stanze (magari meno tecnolo-giche dei loro coetanei giapponesi).Certo, la società giapponese è competitiva, veloce eselettiva. Si tratta di giovani che abbandonano la com-petizione: si affacciano sulla soglia e tornano indie-tro. Non ce la fanno ad uscire, ad affrontare le sfide.Rinunciano. E fatalmente precipitano nel vortice del-la tecnomediazione: la loro vita è mediata dalla tec-nologia, scudo protettivo e rifugio rassicurante. Mapagano un prezzo altissimo: l’isolamento dal reale.Tuttavia la tenaglia tra paura del fallimento, attesedi eccellenza e competitività diviene per alcuni gio-vani schiacciante. In Giappone è probabilmente unfenomeno molto legato alla paura del fallimento eal senso di vergogna. Però già da tempo anche in I-talia segnaliamo casi di giovani prigionieri del web etecnoschiavi delle tastiere.Certo in Italia gli adolescenti che si richiudono traschermi, videogiochi e smartphone e che smettonodi uscire, di andare a scuola e di relazionarsi pre-sentano dinamiche diverse, più legate al fallimentoe alla desertificazione delle famiglie e all’insignifi-canza della scuola e degli adulti in genere. Ma il ri-sultato è lo stesso. La tecnologia digitale offre unmondo da abitare, che alcuni ragazzi sentono piùrassicurante e dove sperimentano una maggiore a-bilità: alcuni internet–dipendenti sono dei veri lea-der nelle “virtual community” e nei giochi, hannosuccesso in rete e sono abilissimi, tanto quanto sonofallimentari nella vita reale.Cosa fare? Sembrerà paradossale, ma occorre ripar-tire dagli adulti e dalla nostra capacità di affascina-re i ragazzi. Il problema è che gli adulti sono delu-denti, incoerenti, inaffidabili e troppo preoccupatiper se stessi. Verso gli 11 anni, secondo una ricerca(http://www.moige.it/la–dieta–mediatica–dei–nostri–figli–7279146), i ragazzini trovano nel web lerisposte che non danno più gli adulti. A 14 anni il pro-cesso è al culmine: l’adulto è insignificante per laquasi totalità dei ragazzini e il web è il punto di ri-ferimento. Per alcuni lo diventa troppo. Sta a noi nonlasciarli soli, lì, curvi e ipnotizzati dagli schermi lu-minosi.

E

Pianeta giovania cura di Tonino Cantelmi

ncontro, ascolto e riflessione, maanche informazione, letture emusica. Sono tanti gli ingredienti

dell’”H–Open day donna”,l’iniziativa che il Policlinicouniversitario Agostino Gemellidedica alle donne martedì 10 ottobre,in occasione della Giornatamondiale della salute mentalefemminile. Al centro, le vicissitudinidel loro vivere nelle diverse fasidell’esistenza, le forme del lorodisagio, dalle disarmonie allapsicopatologia.«Sarà un’occasione – spieganodall’ospedale – per dareinformazioni sulle opportunitàfornite dal Policlinico Gemellinell’accogliere, ascoltare eaccompagnare le donne nei momentidi difficoltà, e per orientare quelliche avvertono un disagio di cui nonriescono a comprendere il significato

e rispetto al quale non sanno seesistono possibilità di ascolto ecura». Nel corso della giornatapotranno essere effettuati colloquipsicologici e psichiatrici; allepartecipanti verranno somministratiquestionari o test che aiutino ledonne a trovare una strada peraffrontare difficoltà rispetto alle qualispesso si sentono sole e incomprese.Gli sportelli di ascolto prenderannoil via alle 9: spazio alleproblematiche psicologiche diinfanzia e adolescenza ma anche aquelle legate alla gravidanza, aidisturbi d’ansia, dell’umore e delsonno, a quelli dell’alimentazione,alle questioni legate alla vitafamiliare e alla cura dei legami, emolto altro ancora. Alle 11.30 i salutidelle istituzioni del Policlinico,quindi due momenti di dibattitosulla femminilità, sul disagio

femminile e sulle forme dellamalattia mentale al femminile che sisvilupperanno partendo dallapresentazioni di due volumi: ilprimo dedicato alla depressione ingravidanza e puerperio, dal titolo“Mamme sottosopra” (a curadell’associazione di volontariatoProgetto Ilizia), che raccoglieesperienze di donne che ne hannosofferto; l’attrice Claudia Potenza neleggerà alcuni brani. L’altro libro,“L’altalena”, è di Ursula VanigliaOrelli, sul tema dell’anoressiamentale. Previste tavole rotonde edibattiti; quindi alle 17 il concerto inanteprima dei “Giovani artisti perl’ospedale”, con Laura Sebastiani, delConservatorio Casella de L’Aquila,che proporrà al pianoforte brani diSchumann e Beethoven. Laconclusione alle 19.

Federica Cifelli

IAl Gemelli una giornata sulla salute mentale femminile

6 Domenica8 ottobre 2017

MARTEDÌ 10 Dalle ore 8.30 riceve isacerdoti.

GIOVEDÌ 12Alle ore 12 al Quirinalericeve dal presidente dellaRepubblica la medagliad’oro al merito civile allamemoria di don GioacchinoRey. Alle ore 18.30 celebra laMessa nella basilica deiSanti Apostoli in occasionedel XX anniversario dellamorte di don Luigi Di Liegro.

L’AGENDADEL VICARIO

Martedì «H–Open day donna»: incontro,ascolto e riflessione, ma anche informazione,letture e musica. Potranno essere effettuaticolloqui psicologici e psichiatriciPrevisto un concerto di giovani artisti

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30