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L’ITIN HERA RIO INVISIBILE L’ENERGIA Materiali di approfondimento

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L ’ I T I N H E R A R I O I N V I S I B I L E

L’ENERGIA Materiali di approfondimento

L ’ I T I N H E R A R I O I N V I S I B I L E

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Indice L’energia: la parola 3

L’energia: il viaggio 4

L’energia alternativa 7

La geotermia 9

L’energia: i problemi 10

L’energia: le soluzioni attuali 11

I termovalorizzatori di Bologna e di Ferrara 12

La co-generazione 14

L’impianto Ecocity di Casalecchio di Reno 15

La centrale di cogenerazione di Imola 16

Il teleriscaldamento 18

La centrale di pompaggio del teleriscaldamento di Ferrara 18

L’importante è non disperdere! 19

Produzione e consumo di energia in Italia 20

Confronto consumi mensili di energia elettrica in Italia nel biennio 2012-2013 22

L'ITINHERARIO INVISIBILE L'Energia – Materiali di approfondimento © tutti i diritti riservati Gruppo Hera Testi realizzati da: Gianluca Ricciato e Simona Nasolini per Anima Mundi

Supervisione testi: Fausto Ferraresi / Divisione Teleriscaldamento Hera S.p.A., Franco Buscaroli / Divisione Teleriscaldamento Hera S.p.A., Barbara Folchi, Loredano Querzè / Hera Bologna, Stefania Santacroce / Relazioni Esterne Hera S.p.A. Coordinamento Redazionale: Daniele Vignatelli per Anima Mundi Impaginazione: Alessandra Gariup e Sandra Vandelli per Anima Mundi Edizione ottobre 2014

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L’energia: la parola

Quando sentiamo la parola energia di solito la nostra mente pensa subito alla forza o a certi oggetti: lampadine, tralicci, prese della corrente, elettrodomestici, ecc… gli oggetti cioè che vengono fatti funzionare o che servono al percorso di un tipo particolare di energia: quella elettrica, da cui la moderna società è dipendente. Ma se ci soffermiamo più a lungo sulla parola energia iniziano ad arrivare altri input, ad esempio quelli legati all’uso comune che facciamo di questa parola: “sprecare energie”, “avere un’energia interiore”, “energie positive o negative”, etc. (energia spirituale). Oppure pensiamo all’energia che fa spostare grandi masse, all’energia di una grande cascata o di una moderna automobile veloce (energia cinetica). Energia è quindi una parola difficile da comprendere e definire: la usiamo comunemente con diversi significati e spesso come sinonimo di forza, ma sempre capace di far accadere qualcosa. Certamente l'energia non è una sostanza! In realtà, almeno da Einstein in poi, gli studiosi di fisica hanno capito che le cose sono un po’ più complesse, che il rapporto tra materia ed energia non è così distinto, che ad esempio ogni essere vivente ha una sua energia interna alla propria massa per il solo fatto di esistere, di vivere (energia chimica). La definizione di energia più comune tra i fisici è questa: la capacità di compiere un lavoro che può riguardare spostamenti macroscopici o microscopici nella materia sia vivente che non vivente. L’energia non si “perde” ma può solo cambiare forma trasformandosi. Molte delle trasformazioni che interessano gli esseri viventi hanno effetti positivi, ma producono anche danni alla salute personale e del Pianeta di cui bisogna diventare consapevoli. Cerchiamo quindi di scoprire da vicino quali sono le forme dell’ energia che usiamo di più e quali sono le loro fonti.

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L’energia: il viaggio

Proviamo a descrivere le tappe del percorso che compie l’energia più famosa nella nostra società, l’energia elettrica, partendo dagli oggetti che abbiamo in casa e che la utilizzano: lampadine, computer, televisori, lavatrici, stereo, playstation, frigoriferi, phon…insomma, tutti gli elettrodomestici! Prenderemo il computer come simbolo di tutti gli elettrodomestici. Nell’affrontare questo viaggio vedremo che molti metodi con cui produciamo energia elettrica si basano sulla combustione delle fonti fossili, che ormai da più di 200 anni sono alla base delle attività industriali della nostra società.(1) ATTENZIONE: il viaggio dell’energia elettrica sarà a ritroso, dal punto finale a quello iniziale, non dimenticatelo!

Prima tappa: il computer

Seconda tappa: il contatore

1 Più esattamente la nostra società inizia a basare la produzione sulle fonti fossili, a partire da quella che gli storici chiamano Prima Rivoluzione Industriale (1780 circa), e in particolare dall’invenzione della macchina a vapore in Inghilterra che utilizzava come fonte fossile il carbone.

Il computer, come tutti gli elettrodomestici, è un supporto materiale che utilizza energia elettrica per svolgere attività richieste dagli esseri umani. Dagli anni ’50 agli anni ’90 del secolo scorso, le nostre case si sono riempite di tanti “supporti”di interesse domestico (frigoriferi, condizionatori, lavatrici, lavastoviglie, televisori, ecc.) e personale (PC, tablet, smartphone, ecc.). In questi decenni, quindi, la richiesta di energia elettrica per far funzionare tutti gli elettrodomestici di ogni abitazione è aumentata notevolmente, ed è aumentata di conseguenza anche la produzione industriale di energia elettrica. Questo, come vedremo, ha generato vari problemi sociali ed ambientali, tra cui quello denominato effetto serra.

Il contatore è un dispositivo presente in ogni casa che controlla e misura il numero di volte in cui si verifica un evento. In particolare, il contatore dell’energia elettrica controlla il passaggio dell’elettricità dall’esterno all’interno delle nostre case, proteggendole da eventuali sovraccarichi o cortocircuiti, e misura questo passaggio in watt all’ora (wh), che è l’unità di misura dell’energia elettrica, appunto. I contatori delle nostre case di solito hanno una potenza massima di 3 kW (3 kilowatt = 3000 watt), che però consente di far funzionare contemporaneamente poche apparecchiature.

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Terza tappa: la distribuzione

Quarta tappa: la centrale termoelettrica

I contatori come abbiamo visto, sono il punto di passaggio tra l’esterno e l’interno delle nostre case. Essi sono collegati verso l’esterno a un sistema di distribuzione dell’energia elettrica costituito da: - linee elettriche (pali e tralicci) ad alta, media o bassa tensione. La tensione elettrica calcolata in Volt (V), è la differenza di carica alle estremità del “filo” conduttore. La possiamo immaginare come la differenza di pressione che si genera in un tubo chiuso pieno di liquido con le estremità poste ad altezze differenti: alla tensione fra due punti del circuito elettrico corrisponde la differenza di pressione fra due punti del circuito idraulico. Quando la tensione è molto grande, alcune di queste linee di trasmissione presentano il segnale “pericolo di vita”; - cabine e trasformatori, che permettono di abbassare la tensione dell’energia elettrica in arrivo verso le nostre abitazioni.

Le centrali termoelettriche sono le principali produttrici italiane (ma non le uniche!) di energia elettrica. Sono sistemi industriali complessi che sfruttano il calore sprigionato dalla combustione: - di materiali fossili, quali il petrolio e il carbone; - di combustibili più leggeri, quali gas metano e il gasolio; -la frazione secca e combustibile dei rifiuti Il problema principale delle centrali termoelettriche, soprattutto delle più vecchie, sono le emissioni di elementi gassosi quali gli ossidi di azoto o di carbonio, tra cui la famosa anidride carbonica (biossido di carbonio, CO2), che provocano l’effetto serra. Oggi l’efficacia delle centrali è migliorata dal “ciclo combinato” e le emissioni di gas sono contrastate

dalla presenza di idonei sistemi di filtraggio.

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Quinta tappa: le fonti fossili

Sesta tappa: la sostanza organica

Le fonti fossili dell’energia sono i combustibili fossili che vengono estratti e trasportati nelle centrali termoelettriche. Essi sono: il petrolio, il carbone e il gas naturale (di cui il principale componente è il metano). Essi hanno il grande vantaggio di avere una grande energia interna accumulata, che si sprigiona attraverso la combustione e viene trasformata in energia elettrica. Tuttavia, soprattutto negli ultimi decenni quasi tutti ormai conoscono lo svantaggio di utilizzare i combustibili fossili in questo modo: - sono una fonte non rinnovabile in tempi brevi, e ciò significa che le fonti fossili sono in via di esaurimento; -le fasi di estrazione, stoccaggio e trasporto possono presentare grossi problemi di inquinamento, come ad esempio i disastri marini dovuti a perdite di carico o incidenti delle petroliere; - durante la combustione, come abbiamo visto, causano l’effetto serra; - l’approvvigionamento delle fonti fossili è causa di grosse tensioni sociali e internazionali.

Grazie all’azione del tempo e degli agenti atmosferici nella biosfera, tutto ciò che un tempo era vita, cioè sostanza organica vivente (contenente C,H,O,N), oggi è conservato nella “pancia” della Terra. Sono questi i fossili, che un tempo erano alberi, piante, animali terrestri e marini. In particolare, quelle che prima erano le foreste ora sono carboni fossili, mentre la vita acquatica degli oceani si è lentamente trasformata in petrolio. Grazie ai processi, che hanno preservato le sostanze organiche dall’ossidazione, i combustibili fossili hanno conservato una notevole quantità di energia chimica, che si trasformerà in energia termica durante la combustione. Questo è il motivo per cui la nostra società ha voluto sfruttarli così tanto. Ma da dove viene dunque questa energia chimica? Quale sarà la settima e ultima tappa?

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Settima tappa: il Sole Il Sole è la fonte di energia chimica accumulata dai combustibili fossili, è la fonte da cui provengono le radiazioni luminose che permettono la fotosintesi clorofilliana delle piante (grazie alla fotosintesi infatti esiste la vita da milioni di anni sulla Terra). Ma il Sole è anche la fonte principale di calore, senza il quale la Terra avrebbe un habitat inospitale per ogni tipo di vita. E’ per questo che tutti gli esseri umani hanno sempre ringraziato questa che è la stella più importante, e alcuni popoli lo hanno addirittura venerato come un Dio, dedicandogli riti e rappresentazioni (come quella che si vede in questa fotografia). A questo punto a qualcuno forse verrà spontanea una domanda: perché non utilizziamo direttamente il Sole per produrre l’energia che ci serve nella nostra vita quotidiana? In realtà già da molti anni, a causa dell’aumento delle sostanze inquinanti e climalteranti derivato dalle fonti fossili, qualcuno si è posto questa domanda e ha iniziato a lavorare alle risposte! Nelle prossime pagine conosceremo alcune tra queste risposte e i problemi che hanno incontrato sulla loro strada.

L’energia alternativa

Si! Produrre energia direttamente dal sole è possibile. Il Sole invia radiazioni luminose e termiche responsabili, oltre che della fotosintesi, del riscaldamento terrestre, compreso quello delle masse d’aria che raggiungono pressioni differenti e si muovono quindi nell’atmosfera (venti) e quello delle acque che evaporano portandosi a maggiori distanze da terra con elevata energia di tipo gravitazionale. In tutto il mondo ormai, a cominciare da alcuni Stati che sono considerati pionieri delle nuove tecnologie “solari” (come la Germania), è possibile produrre energia elettrica e termica direttamente attraverso il Sole. Ma il punto più importante è stato che la coscienza ecologica di un numero sempre più grande di persone ha sviluppato una serie di studi differenti sul modo migliore di sfruttare le radiazioni che il Sole ci regala. Non dimentichiamo, infatti, che accanto ai consumi di energia elettrica ci sono quelli di energia termica, cioè del riscaldamento di cui abbiamo bisogno durante l’inverno e che otteniamo ancora attraverso le fonti fossili, con un viaggio simile a quello che abbiamo appena visto per l’energia elettrica. Il Sole direttamente, o indirettamente con il vento, l’acqua, le biomasse, la Luna , che causa il moto delle maree, la Terra, con il suo nucleo “caldo” sono le fonti rinnovabili o pulite di energia. Si chiamano così perché non si esauriscono come le fonti fossili, inquinano in maniera minore durante il processo produttivo di energia e costituiscono un pericolo meno grave per l’ecosistema .

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Alcuni esempi di tecnologie che sfruttano le fonti di rinnovabili di energia.

- pale eoliche che generano energia elettrica grazie al moto del vento; - esempio di microturbina idroelettrica che sfrutta il movimento dell’acqua per generare l’energia elettrica; - pannelli fotovoltaici che generano energia elettrica al contatto con le radiazioni luminose del Sole; - modello di stufa a pellets, tecnologia per l’energia termica (riscaldamento) che sfrutta le biomasse (truciolini, cippato, resti della lavorazione agricola); - schiera di pannelli solari termici che accumulano calore direttamente dal sole e lo cedono all’acqua sanitaria che si usa nelle abitazioni o, in alcuni casi, a quella che serve per il riscaldamento.

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La geotermia Tutte le fonti energetiche, primarie e secondarie, rinnovabili e non rinnovabili, hanno come sorgente d’origine il Sole. L’unica fonte energetica proveniente dalla Terra è la Geotermia. Il calore della Terra è infatti un’energia naturale rinnovabile che da sempre accompagna l’evoluzione dell’uomo sul pianeta. Si tratta quindi di energia inesauribile nel tempo e in grado di contribuire alle nostre richieste energetiche senza compromettere l'ambiente e le risorse per le generazioni future. La geotermia ad alta entalpia ( calore dell’acqua oltre i 150°C) per la produzione di energia elettrica. Le centrali geotermiche utilizzano il calore delle profondità terrestri. La temperatura interna del nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro, ed aumenta di circa 3°C per ogni cento metri di profondità. A contatto con il calore delle rocce, l'acqua si riscalda e forma i serbatoi geotermici, dove l'alta temperatura è mantenuta da uno spesso strato di rocce impermeabili. Successivamente, aperture naturali o artificiali permettono lo sfruttamento del calore e la produzione di energia di tipo geotermico. Nel nostro territorio sono stati individuati dei

serbatoi geotermici, dove si sono costruite delle centrali geotermiche. Il più famoso è il sito geotermico di Larderello in Toscana: in quella zona, nel 1827, si trovava un’industria che estraeva acido borico dalle acque calde. Francesco Larderel (a cui si deve il nome di Larderello) inventò un sistema per sfruttare il calore dei fluidi nel processo di evaporazione, convertendo il calore in energia meccanica per l’utilizzo di pompe. In quell’area, tra il 1910 e il 1940 si avviò l’utilizzazione a bassa pressione del vapore per il riscaldamento di

edifici residenziali ed industriali. Si sfruttano raggruppamenti di fluidi geotermici, essenzialmente composti da acqua meteorica e vapore, a temperature molto elevate (oltre 300°C). Tale fluido sotto forma di vapore viene inviato in una turbina per la produzione di energia elettrica oppure, attraverso uno scambiatore di calore, può cedere la sua energia ad un altro fluido vettore ed infine essere ripompato nel sottosuolo. In questo ultimo caso si parla di impianto a ciclo binario. Ovviamente maggiore è la temperatura del fluido, maggiore è l’energia potenzialmente producibile. Le principali Regioni italiane in cui è sfruttabile l’energia geotermica ad alta entalpia sono la Toscana , il Lazio e la Sardegna, mentre potenzialità interessanti sono in Sicilia e in alcune zone del Veneto, dell’Emilia-Romagna, della Campania e della Lombardia. In totale sono 11 i Comuni della geotermia ad alta entalpia, per una potenza installata pari a 788,2 MW elettrici e 226 MW termici. La geotermia a bassa entalpia ( calore dell’acqua sotto i 150°C) è sfruttabile per produrre energia termica. La geotermia può essere sfruttata anche per altre applicazioni, oltre alla produzione di energia elettrica. Una di queste ad esempio è il riscaldamento prodotto mediante specifiche centrali di

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teleriscaldamento dove l'acqua, di solito a temperature inferiori a 100 C°, "trasmette" il calore che trasporta al fluido degli impianti di riscaldamento collettivi dei centri urbani. Oppure si utilizza la differenza e la costanza di temperatura del terreno rispetto all’aria esterna, che è possibile sfruttare in termini di calore e che può essere utilizzato sia per usi residenziali che per attività agricole, artigianali ed industriali che hanno bisogno di energia termica nel processo produttivo. I consumi In totale sono 361 i Comuni in cui sono presenti impianti geotermici a bassa entalpia o pompe di calore, per una potenza complessiva di 31,9 MW termici, 26,4 MW elettrici e 3,4 MW frigoriferi. Questa tecnologia sta crescendo sempre di più nel nostro Paese, con margini di sviluppo ancora ampi. Lo sviluppo della geotermia contribuisce sicuramente alla lotta contro i cambiamenti climatici ed è una grande risorsa il cui sfruttamento è ora diffuso in molti paesi del Mondo.

L’energia: i problemi Come abbiamo già visto finora, sono non pochi e non di facile soluzione i problemi legati all’approvvigionamento energetico. Riguardano lo stato di salute della Terra, la politica mondiale, le possibilità economiche dei popoli. Ma soprattutto, due tra i più grandi problemi pratici del passaggio dalle fonti fossili tradizionali alle energie rinnovabili, sono la conversione di tutto il sistema produttivo e l’adozione di tecnologie appropriate per l’efficienza e il risparmio energetico. In realtà sono due lati di uno stesso problema, che potremmo definire “difficoltà di praticare i cambiamenti in campo energetico”. In parole più facili, significa che esistono grandi industrie già funzionanti, come le centrali termoelettriche che abbiamo visto, ma anche le centrali nucleari (che in Italia non esistono più), e un sistema economico legato alle attività di queste industrie che non è facile eliminare da un momento all’altro: persone che lavorano in queste industrie, nelle fabbriche che costruiscono i materiali per le centrali, in tutte le fasi del trasporto e dell’utilizzo delle fonti fossili (petrolio, carbone e metano) dai luoghi di estrazione, di solito lontani dall’Italia, fino alle nostre case. Nondimeno, gli edifici e le strutture pubbliche e private d’Italia spesso non sono dotate di efficaci metodi o tecnologie per l’efficienza e il risparmio energetico. Questo vuol dire che molta parte di energia elettrica e termica prodotta viene sprecata, cioè letteralmente buttata dalla finestra perché viene utilizzata male. Facciamo un esempio che a molti è familiare: il riscaldamento centralizzato dei condomini. Chi vive in condominio spesso si trova ad avere durante l’inverno una temperatura elevata nella propria casa. Ci sono addirittura delle abitazioni che arrivano a 30°, quando la legge dice che la temperatura nelle abitazioni dovrebbe oscillare tra 18° e 20° (provate anche voi a misurare la temperatura delle vostre case!). Questo succede perché molti sistemi condominiali di riscaldamento sono privi di un sistema di controllo integrato, che permetta di regolare dall’interno la temperatura di ogni appartamento, per cui avviene che per riuscire a riscaldare le case più esposte, ad esempio quelle agli ultimi piani,

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che hanno bisogno di maggiore calore, occorre aumentare il riscaldamento dell’intero condominio, arrivando alle punte massime di cui dicevamo prima (30°). E cosa facciamo quando a casa fa troppo caldo o c’è un’aria troppo secca? Apriamo le finestre e buttiamo fuori il calore che sta producendo il termosifone, che a sua volta viene prodotto da una caldaia o da una centrale che sta sfruttando le fonti fossili. Questo che abbiamo descritto è un esempio di spreco di energia termica, ma ce ne sarebbero moltissimi altri da fare, anche in relazione all’energia elettrica.

L’energia: le soluzioni attuali L’approvvigionamento delle fonti fossili, calata la disponibilità della risorsa, è diventato un problema di costi e di equilibri internazionali come pure la costruzione di gasdotti. La costruzione di nuove centrali termoelettriche sul proprio territorio trova l’opposizione di molti cittadini. Tutto questo è indice dell’impossibilità di continuare con le vecchie modalità di produzione di energia e ha determinato l’ urgenza di ricercare nuovi modi di produzione. Si è individuato nell’incremento dell’uso delle energie rinnovabili e nel risparmio energetico le soluzioni, ma abbiamo anche visto i motivi tecnici, sociali e culturali per cui ciò sta avvenendo a rilento. Ora vedremo alcune delle soluzioni attuali per la produzione di energia che non rientrano nelle forme classiche di produzione, ma non si possono ancora considerare “energia rinnovabile”. Sono piuttosto dei passaggi intermedi che hanno dei vantaggi e degli svantaggi, ma sono indice di un primo tentativo di modificare l’attuale sistema di produzione dell’energia valorizzando gli aspetti legati all’efficienza degli impianti .

Qui a lato, un esempio di condominio sostenibile del progetto CasaClima della provincia di Bolzano, in Alto Adige. Attraverso questo progetto, la provincia di Bolzano ha favorito la nascita di molte abitazioni, singole o condominiali, pubbliche o private, a basso consumo energetico. Questi edifici hanno bisogno di un’energia termica molto minore rispetto a quelli tradizionali (circa 3 volte di meno) in quanto sono costruiti con i criteri della bioedilizia e della bioarchitettura, che sfruttano al meglio la luce e il calore naturali del Sole e disperdono pochissimo calore, grazie ai sistemi di isolamento

termico.

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I termovalorizzatori di Bologna e di Ferrara Il termovalorizzatore, o inceneritore1 con recupero energetico, è un impianto che permette di smaltire rifiuti urbani attraverso la loro combustione e contemporaneamente produrre energia elettrica e termica sfruttando il potere calorifico presente nei materiali usati, composti essenzialmente dai rifiuti non differenziati e quindi contenenti sia materiali secchi che umidi (organico e carta). Questo metodo esiste da più di 100 anni, ma durante il secolo scorso questa tecnica di smaltimento si è notevolmente evoluta, arrivando a sfruttare al massimo la possibilità di produrre energia dai rifiuti, e a questo scopo si sono attuate rimodernizzazioni di vecchi impianti e progettazione di nuovi.

L’importanza di questo tipo di impianti è legata soprattutto al fatto che essi si trovano ad un nodo cruciale di due problemi molto importanti della nostra epoca: lo smaltimento dei rifiuti e la produzione di energia. Se riguardo all’energia abbiamo già visto che l’aumento del benessere ha significato anche aumento della richiesta energetica, sia di quella elettrica che di quella termica, d’altra parte la nostra società viene anche chiamata da molti studiosi società dei consumi, proprio perché, rispetto ad altre civiltà del passato, noi siamo abituati ad adoperare oggetti e a disfarcene dopo poco tempo. Alla fine del viaggio della produzione di beni e servizi c’è una quantità grandissima di materiale chiamato “rifiuto” e che poco prima erano gli stessi mezzi con cui vivevamo, compresi gli elettrodomestici che sono tra i rifiuti più difficilmente smaltibili. Ma basta pensare all’aumento esponenziale di supporti quotidiani in plastica o in carta (tovaglioli, fazzoletti, bottiglie, bicchieri, piatti, posate, imballaggi vari) che sono stati letteralmente inventati dalla società dei consumi.

1 Il termine “termovalorizzatore” è un neologismo italiano che genera molte discussioni tra posizioni diverse. Chi lo usa sostiene che è più esatto parlare di “termovalorizzazione” al posto di “incenerimento” in riferimento a quegli impianti che possiedono moderne tecnologie per il massimo recupero di energia dalla combustione dei rifiuti. I suoi oppositori, al contrario, ritengono fuorviante usare questo termine perché ne mette in evidenza solo gli aspetti positivi rispetto a quelli negativi legati all’inquinamento ambientale.

Primo impianto d'incenerimento in Germania (Hamburg-Hammerbrook, 1895)

Fonte: Wikipedia.it

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Bisogna ricordare infine che in Natura nulla si crea e nulla si distrugge, cioè i cicli di vita naturali non producono materiale di scarto, ma solo residui di materia vivente che viene riassorbita nella “rete della vita”. Solo gli esseri umani producono quello che noi conosciamo come “rifiuti”, motivo per cui non è possibile considerare l’energia proveniente da rifiuti, energia proveniente da fonti naturali e rinnovabili perché in realtà i rifiuti sono prodotti da materie prime che non vengono facilmente riassorbite in natura e vanno consumandosi. Detto questo, sicuramente il termovalorizzatore ha il vantaggio rispetto alle centrali termoelettriche di non essere dipendente da materia prima importata, come lo sono le fonti fossili, e di servirsi di una materia presente sul territorio. Inoltre il suo funzionamento, riduce la quantità di rifiuti che dovrebbero andare in discarica, e quindi allevia molte situazioni d’emergenza, soprattutto nel nostro paese dove lo smaltimento dei rifiuti non è sempre stato fatto nel modo giusto, e in molti territori mancano ancora sistemi efficienti di raccolta differenziata e di riduzione degli imballaggi.

Il termovalorizzatore di Ferrara è localizzato all'interno del sito denominato "Geotermia" (vedi a pag. 10) nel quale è ubicata anche la centrale di teleriscaldamento della città di Ferrara. L'impianto, attivo dal 1993, conta attualmente due linee di trattamento per una potenzialità di 150 t/giorno, opera il recupero del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti, per la generazione combinata di energia elettrica e termica, grazie al processo della cogenerazione. In base alla stagionalità e alle necessità, parte del vapore è spillato dalla turbina per cedere energia all'adiacente centrale di teleriscaldamento, il cui scopo principale è quello di produrre, accumulare e distribuire alla rete cittadina l'energia termica proveniente da varie fonti (geotermia,

Un’immagine del termovalorizzatore del Frullo ubicato

in Via del Frullo 5 a Granarolo Emilia, gestito dalla società

FEA a maggioranza Hera. Nato all’inizio degli anni ’70, ha

subito dopo circa vent’anni di attività ampliamenti e

ammodernamenti, compreso l’inserimento di un

cogeneratore per la co-produzione di energia elettrica e

termica, fino alla realizzazione del nuovo impianto che è

entrato in esercizio nel 2005 . Il sito occupa una superficie

totale di 28.400 m² , l'impianto serve 600.000 abitanti su

di un territorio di 1.500 km².

La nuova struttura è costituita da 2 linee di

termocombustione parallele e indipendenti, che trattano

ognuna 300 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani e

rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi (sanitari

contagiosi) con produzione di energia elettrica per un

quantitativo pari circa a 130 milioni di kWh/anno, ceduti

alla rete Nazionale, ed energia termica pari circa a 30

milioni di Mcal/anno, ceduti alla rete di teleriscaldamento

per riscaldare la centrale stessa, la sottostazione di

decompressione del gas metano posta a ridosso

dell'impianto, il Centro Agroalimentare Bolognese CAAB e

il quartiere Pilastro di Bologna.

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termovalorizzazione, centrali a gas metano) in modo da ottimizzarne l'utilizzo in funzione della richiesta degli utenti. Il termovalorizzatore rappresenta la fonte di produzione secondaria della rete di teleriscaldamento: tale sistema infatti si avvale principalmente dell'energia termica derivante dal fluido geotermico estratto dal sottosuolo per mezzo di due pozzi. Una ulteriore fonte di produzione (terziaria) è rappresentata da una centrale termica composta da 7 caldaie alimentate a metano per la produzione di acqua calda. Nel novembre 2007 e febbraio 2008 sono state attivate le due nuove linee di termovalorizzazione, realizzate, come previsto nel Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, per fare fronte allo smaltimento di rifiuti urbani indifferenziati e di rifiuti speciali prodotti nella Provincia di Ferrara. La co-generazione La co-generazione, cioè doppia generazione di energia, è una tecnica di produzione contemporanea di energia elettrica e termica da un’unica energia di partenza, che può essere quella delle fonti fossili ma anche delle fonti rinnovabili. L’Italia vanta un brevetto del 1973, chiamato Totem: l’autore è un ex ingegnere della Fiat, Mario Palazzetti, che ebbe l’idea di unire il motore di una 127 (vecchia auto della Fiat) con un alternatore (generatore di energia elettrica). In questo modo riuscì a produrre energia elettrica e allo stesso tempo ad intercettare i gas di scarico del motore per produrre calore, cioè energia termica.

Alcune aziende che producono energia in Italia hanno deciso da un po’ di tempo di sfruttare questa invenzione, costruendo nuove centrali o adeguando vecchi impianti con la tecnica della cogenerazione.

Il cogeneratore dell’EUZ, il centro studi per l’Energia e l’Ambiente di Hannover, in Germania. E’ un esempio di micro-cogenerazione, come il Totem, cioè è costruito per fornire i servizi energetici per una piccola abitazione. Modelli di questo tipo vengono utilizzati anche per i fabbisogni di energia elettrica e termica di alcuni condomini, soprattutto in Nord-Europa.

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L’impianto Ecocity di Casalecchio di Reno Un esempio è l’impianto Ecocity di Casalecchio di Reno, cogeneratore di nuova costruzione che ha una capacità di produzione di circa 30000 kilowatt, 26000 di energia termica e 4000 di energia elettrica. L’energia termica prodotta fornisce il riscaldamento ad alcune zone della città, con un sistema chiamato teleriscaldamento (vedi pagina seguente), mentre l’energia elettrica prodotta è destinata al funzionamento dell'impianto stesso e alla rete pubblica. Tale impianto non comporta un’attività emissiva integrativa bensì alternativa alle 3 centrali termiche già esistenti nella zona e necessarie per soddisfare la richiesta energetica delle abitazioni. Di fatto la centrale di cogenerazione concentra in un unico punto controllato le emissioni in atmosfera che altrimenti sarebbero state rilasciate da un considerevole numero di impianti autonomi o centralizzati con una conseguente capillare diffusione sul territorio di punti di emissione non controllati o difficilmente controllabili. Il combustibile utilizzato per tutte le macchine termiche costituenti l’impianto è esclusivamente il gas naturale (composto per quasi il 99% da metano) della rete di distribuzione cittadina. I prodotti della combustione (reazione del combustibile, in questo caso il gas naturale, con l’ossigeno dell’aria) del metano sono tipicamente anidride carbonica (CO2) e vapor acqueo (H2O), ma occorre tenere in considerazioni le condizioni reali in cui avviene la combustione, ovvero: 1. l’aria con cui reagisce il combustibile è costituita da Azoto per il 79% e da Ossigeno per il

21%; 2. le temperature raggiunte in camera di combustione sono tali da favorire la formazione di

Ossidi di Azoto (NOx). Quindi possono essere emessi in atmosfera i seguenti componenti: Monossido di Carbonio (CO), Anidride Carbonica (CO2), Ossidi di Azoto (NOx), Vapor acqueo (H2O). Fra essi la normativa vigente sottopone a precisi limiti di emissione unicamente CO e NOx . Il termovalorizzatore del Frullo che abbiamo incontrato a pag. 14, ha potenziato la sua capacità e ridotto le emissioni, attraverso l’installazione di sofisticati sistemi di abbattimento fumi. Pur restando quindi una tecnica non totalmente ecologica, la cogenerazione ha il grande vantaggio di ridurre il danno delle emissioni rispetto alle centrali termoelettriche. Queste ultime infatti (vedi pag. 6), riescono a convertire meno della metà dell’energia dei combustibili in energia utile: si va dal 33% circa delle più vecchie centrali al 55% delle nuove, chiamate “centrali a ciclo combinato”. Un sistema di cogenerazione, invece, grazie al recupero dei gas di scarico, ha un’efficienza dell’88%! Si può facilmente calcolare quindi quanta riduzione di inquinamento si potrebbe avere anche solo sostituendo i vecchi impianti con i sistemi di cogenerazione. E’ per questo motivo che la cogenerazione può essere considerata un esempio di tecnologia ad alta efficienza energetica.

Prima immagine: produzione separata di calore ed elettricità. Seconda immagine: cogenerazione di calore ed elettricità. Le frecce grigie indicano ad occhio la quantità di gas inquinanti. Come vediamo, nell’immagine relativa alla cogenerazione la freccia grigia

è molto più sottile.

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La Centrale di cogenerazione di Imola

Dal 2009 è in funzione la nuova centrale di cogenerazione

realizzata a Imola da Hera: un altro esempio di efficienza energetica sul nostro territorio. La definizione tecnica della centrale è “centrale cogenerativa a ciclo combinato”. Sono utilizzate due turbine a gas metano in parallelo (ognuna accoppiata con un generatore di corrente

elettrica) i cui gas di combustione, in uscita da ogni turbina a gas ad alta temperatura, sono inviati a dei recuperatori di calore (caldaie a recupero) per la produzione di vapor d’acqua surriscaldato. Il vapor d’acqua surriscaldato è quindi inviato a una turbina a vapore (accoppiata con un generatore di corrente elettrica) dalla quale viene prelevato, a un certo stadio di espansione, del vapore che viene utilizzato come fonte di calore, mediante uno scambiatore di calore, per il riscaldamento dell’acqua da inviare alla rete di teleriscaldamento. Si realizza così un ciclo combinato che produce energia elettrica ed energia termica per il teleriscaldamento (quindi è anche cogenerativo) utilizzando un unico combustibile (il gas metano). La scelta di utilizzare 2 turbine a gas, con le relative caldaie a recupero per la produzione di vapore surriscaldato e 1 turbina a vapore, è stata dettata dalla considerazione che la centrale sarebbe stata principalmente a servizio del teleriscaldamento e avrebbe dovuto garantire un servizio affidabile per la cittadinanza; quindi in caso dell’interruzione del servizio di una turbina a gas la produzione di vapore sarebbe stata in ogni caso assicurata dall’altra turbina. I principali punti di forza dal punto di vista ambientale sono: – il doppio sistema di abbattimento degli ossidi di azoto (NOx –34% ) – l’introduzione e lo sviluppo del servizio di teleraffrescamento che consente di impiegare l’energia termica prodotta in cogenerazione nel periodo estivo per alimentare impianti di condizionamento dell’aria negli edifici, in alternativa ai tradizionali impianti alimentati ad energia elettrica; – il consumo totale annuo della centrale, a regime, è di 255.000 mc di acqua non potabile prelevata dall’acquedotto industriale; – i limiti imposti dalle normative nazionali in materia (emissioni in atmosfera,emissioni acustiche, campi elettromagnetici, scarichi idrici, eccetera) sono stati ridotti fino ad arrivare a dei livelli di interazione con l’ambiente straordinariamente contenuti. Le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, rappresentate dai gas di scarico delle turbine a seguito della combustione del metano sono molto basse perché: le due turbine a gas della Rolls-Royce modello RB 211-T, sono caratterizzate da un particolare sistema, che consente una combustione uniforme del gas metano anche a diverse condizioni di funzionamento. Ciò

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consente di contenere contemporaneamente sia la formazione degli ossidi di azoto sia la formazione del monossido di carbonio, garantendo concentrazioni nei gas di scarico rispettivamente pari a 50 mg/Nm3 e 30 mg/Nm3. I livelli di emissione di questi inquinanti, in termini di concentrazione, benché inferiori ai limiti imposti dalla normativa nazionale, sono stati ulteriormente ridotti, installando all’interno di ogni caldaia a recupero, in cui transitano i gas di scarico delle turbine prima di essere rilasciati all’atmosfera tramite camini dedicati, due distinti catalizzatori che attuano, rispettivamente, la riduzione delle concentrazioni degli ossidi di azoto con iniezione di ammoniaca, e la riduzione delle concentrazioni del monossido di carbonio. Con l’aggiunta di questi due catalizzatori i livelli di emissione massimi garantiti in uscita dai camini di scarico sono risultati di 15 mg/Nm3 per la concentrazione degli ossidi di azoto e 10 mg/Nm3 per la concentrazione del monossido di carbonio, quindi notevolmente inferiori ai livelli massimi ammessi dalla normativa nazionale che sono rispettivamente pari a 60 mg/Nm3 e 50 mg/Nm3. Gli elementi costitutivi del "Sistema" sono i seguenti: Superficie di 4.000 mq Alimentazione gas metano prelevato dalla rete di distribuzione nazionale, Potenza elettrica 80 MW ( soddisfano quasi per intero la richiesta annua di energia elettrica del comprensorio di Imola) Potenza termica massima di 65 MWt, che può essere aumentata nel futuro fino ad 80 MWt. (soddisfa i carichi di punta richiesti dalla attuale rete di teleriscaldamento e quelli dei futuri allacciamenti.) Il Ciclo Combinato, cioè il cuore della centrale, è composto dai seguenti sistemi e macchinari:

2 turbine a gas. Ciascuna aziona il relativo alternatore da 30 MWe; i gas di scarico alla temperatura di circa 500°C e quindi ad alto contenuto energetico, anziché essere scaricati in atmosfera sono inviati alla caldaia a recupero.

2 caldaie a recupero con relativo catalizzatore per la riduzione degli inquinanti prodotti dalla combustione del gas nelle turbine a gas; qui il calore posseduto dai fumi è ceduto all’acqua per la sua trasformazione in vapore.

2 camini di scarico di diametro di tre metri ed altezza di 50 metri. I gas di scarico, dopo aver ceduto il proprio contenuto energetico all’acqua/vapore, sono scaricati in atmosfera a circa 110°C.

1 turbina a vapore, che aziona il relativo alternatore da 20 MWe con il solo vapore surriscaldato prodotto dalle due caldaie.

sistema di produzione acqua calda per il teleriscaldamento riscaldata fino a 92°C con una porzione del vapore che ha fatto funzionare la turbina a vapore; Fino alla produzione di 65 MWt è possibile sfruttare ancora la turbina a vapore per la produzione energia elettrica, oltre va esclusa. La temperatura dell’acqua in ingresso a tale sistema, e proveniente dalla rete cittadina, è di 62°C.

sistema di condensazione del vapore esausto allo scarico della turbina a vapore.

sistema di raffreddamento con torre evaporativa. La condensazione del vapore esausto avviene grazie alla circolazione, all’interno del condensatore, di acqua di raffreddamento la quale, a sua volta, cede il calore ricevuto dalla condensazione del vapore all’ambiente esterno, tramite la torre evaporativa La torre evaporativa fornisce anche l’acqua di raffreddamento per le utenze della centrale (refrigeranti dell’olio, refrigeranti dell’alternatore, eccetera).

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Il teleriscaldamento E’ una forma di riscaldamento (di abitazioni, scuole, ospedali ecc.) che consiste nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni isolate e interrate, di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore (detti fluido termovettore), proveniente da una grossa centrale di produzione alle abitazioni e ritorno alla stessa centrale. Le centrali di produzione possono sfruttare diversi combustibili per produrre il calore necessario: gas naturale, oli combustibili, carbone, biomassa, fonti naturali o anche rifiuti. Come abbiamo avuto occasione di spiegare precedentemente, quando alla produzione di calore è associata quella di energia elettrica si parla di cogenerazione. Il Teleriscaldamento è quindi un servizio che fornisce calore con un sistema di riscaldamento alternativo in grado di salvaguardare l'ambiente. La Centrale di pompaggio del teleriscaldamento di Ferrara La Centrale di pompaggio del teleriscaldamento di Ferrara è collocata all’interno del "Progetto Geotermia", caratterizzato dalla realizzazione di un "Sistema Energetico Integrato" capace di utilizzare fonti rinnovabili di energia (la geotermia) e fonti di recupero termico (il calore prodotto dall'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti) unite ad un sistema tradizionale di produzione termica che impiega metano per coprire, quando necessario, particolari "punte" di carichi termici. L’utilizzo del teleriscaldamento, al quale la fonte geotermica contribuisce per il 42% dell’energia termica complessiva, nel decennio tra il 2002 e il 2012 ha evitato l’immissione in atmosfera di oltre 310 tonnellate di ossidi di azoto e 261 mila tonnellate di CO2. Il “Progetto Geotermia” di Ferrara è reso possibile dalla disponibilità nel sottosuolo ferrarese, a poco più di 1000 m di profondità, di un giacimento carbonatico mesozoico mineralizzato ad acqua salata avente una temperatura, a bocca pozzo, di 100° C: un bacino di fluido geotermico che per sua natura, costituisce una fonte di calore completamente pulita e rinnovabile. Attraverso una sofisticata tecnologia il fluido viene pompato verso la superficie attraverso due pozzi di prelievo e successivamente, dopo aver ceduta l'energia termica alla rete del teleriscaldamento attraverso uno scambiatore, re-iniettato tramite un pozzo di immissione che garantisce la stabilità geotecnica del sottosuolo. La città si è quindi dotata di un "Sistema di Gestione del Calore" in grado di rispondere in modo soddisfacente alla domanda, variabile e decentrata, che proviene dall'utenza residente nell'ambito urbano. Gli elementi costitutivi del "Sistema Geotermia" di Ferrara sono i seguenti:

una sorgente geotermica rinnovabile;

una sorgente rinnovabile costituita dal termovalorizzatore dei rifiuti solidi urbani;

una sorgente tradizionale costituita da una centrale integrativa a metano;

una centrale di pompaggio in cui confluiscono i tre vettori di energia sorgente e da cui si rilancia l'acqua verso la rete cittadina (fino a 2.700 m3/h);

quattro serbatoi da accumulo da 1.000 m3 presso la centrale (due per l'acqua calda e due per l'acqua fredda) che non si limitano ad una semplice funzione di compenso energetico, ma come vero e proprio volume di espansione;

una centrale termica ubicata presso l'Arcispedale S. Anna, realizzata per far fronte alle richieste termiche di punta e alle esigenze di bilanciamento idraulico della rete di distribuzione;

la rete di distribuzione del teleriscaldamento, sviluppata prevalentemente nella forma ad "albero", è estesa per gran parte nell'ambito urbano della città e comprende sottostazioni di utenza con relativi scambiatori posti negli edifici e in locali adatti;

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due centrali termiche provvisorie a metano di integrazione e soccorso. Caratteristiche principali della fonte geotermica Portata complessiva: 400m3/h Temperatura fluido geotermico: 100-105°C Temperatura fluido teleriscaldamento in mandata: 90-95°C Temperatura fluido teleriscaldamento in ritorno: 55-65°C Potenza termica nominale: 14 MWt Disponibilità di utilizzazione: continua Energia termica fornita: 77.490 MWt/anno (il dato è relativo all'anno 2003) Caratteristiche della rete del Teleriscaldamento

Lunghezza della rete (doppio tubo): circa 67 Km Volumetria servita al 31-12-08: circa 5.200.000 m3 Numero degli alloggi equivalenti: oltre 18.000 Potenza termica massima erogata nel 2008: circa 102 MWt Rendimento della distribuzione: 85-90% Temperatura di mandata: 90°

L’importante è non disperdere! L’importanza dell’efficienza energetica degli impianti, dell’introduzione di tecnologie appropriate al contenimento delle emissioni e soprattutto di comportamenti quotidiani attenti al risparmio energetico, sono alcuni dei punti fondamentali per iniziare a vivere una nuova epoca in cui la vita umana diventi più attenta ai problemi ecologici. Per chi non lo sapesse, la parola ecologia vuol dire studio della nostra casa, cioè studio della nostra prima e fondamentale dimora che è la Terra. Iniziare ad avere comportamenti sostenibili, come quello di non sprecare energia, è quello che ognuno di noi può fare per iniziare questo nuovo viaggio verso una migliore esistenza nella nostra casa comune che chiamiamo Terra. L’altro passo è quello di usare le nostre capacità per divenire consapevoli e far conoscere, a chi ancora non li conosce, i vantaggi che tutti possiamo avere attraverso l’utilizzo delle nuove forme di energia pulita.

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Produzione e consumo di energia elettrica in Italia L'Italia nel 2012 ha avuto consumi per circa 342,379 GWh di energia elettrica. Tale dato è il cosiddetto "consumo o fabbisogno nazionale lordo" e indica l'energia elettrica di cui ha bisogno il Paese per far funzionare qualsiasi impianto o mezzo che abbisogni di energia elettrica. Il dato è comprensivo dei "consumi imposti" (servizi ausiliari, perdite nei trasformatori di centrale e l'energia elettrica per immagazzinare energia durante la notte attraverso le stazioni di pompaggio idriche). Il consumo di energia degli utenti finali è quindi di 307,219 GWh. Il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica è stato coperto nel 2012 per il 63,5% attraverso centrali termoelettriche che bruciano principalmente combustibili fossili in gran parte importati dall'estero (di tale percentuale, una piccola parte - inferiore al 5% - fa riferimento a biomassa, rifiuti industriali o civili e combustibile nazionale). Un altro 23,9% viene ottenuto da fonti rinnovabili . La rimanente parte per coprire il fabbisogno nazionale lordo è importata dall'estero (12,6%).

Produzione di energia elettrica in Italia (fonte Wikipedia)

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Contributo % energia rinnovabile in Italia (elaborazione da dati GSE/Terna)

Esiste un trattato internazionale, ormai divenuto molto famoso, il cosiddetto Protocollo di Kyoto entrato in vigore il 16 febbraio 2005 ed approvato da molti Stati, e in particolare quelli ricchi, che consiste nell’impegno preso da questi Stati di ridurre le proprie emissioni di CO2 (anidride carbonica) di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990. Anche l’Italia, come gli altri, ha ratificato questo impegno nel 2002, proponendosi di ridurre le proprie emissioni del 6,5%. Tuttavia, a causa delle difficoltà che abbiamo visto precedentemente, non solo l’Italia ha disatteso questo impegno, ma le emissioni sono aumentate fino al marzo 2008 del 9,9% . Oltre al danno ambientale, questo comporta pesanti sanzioni economiche che l’Italia rischia di dover pagare a causa della mancata riduzione delle emissioni, (fonte: Kyoto Club, www.kyotoclub.org).

Con la Comunicazione COM(2014) 15 del 22 gennaio 2014 – Pacchetto clima-energia per il 2030 – la Commissione Europea ha proposto nuovi obiettivi per il 2030: ridurre le emissioni clima alteranti del 40% rispetto al 1990 e garantire una quota di rinnovabili a livello europeo di almeno il 27% dei consumi energetici finali. A febbraio, l’Europarlamento ha alzato ulteriormente l’asticella, pronunciandosi a favore di un triplice target vincolante da declinare in obiettivi nazionali (altrettanto obbligatori): riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, 30% di quota di rinnovabili e aumento dell’efficienza energetica del 40% rispetto allo scenario tendenziale.

Oggi nostro Paese, rischia ad esempio di non essere al passo per il target del 2020 nei settori di trasporti (ad eccezione di aviazione e trasporti marittimi), edilizia, agricoltura e rifiuti. L'Italia è infatti tra i sei Paesi Ue che rischiano di non centrare il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra previsti per il periodo 2013-2020 nei suddetti settori. Per farci un’idea della produzione e dei consumi italiani di energia elettrica, riporteremo alcune tabelle dei dati ufficiali italiani del 2013 e alcuni confronti con i consumi precedenti.

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Confronto consumi mensili di energia elettrica in Italia nel biennio 2012-2013 Nella figura 1, troviamo i valori assoluti di produzione energetica in GWh relativi al 2012 e al 2013. Con una domanda elettrica in calo del 3,7%, a fine settembre le rinnovabili rappresentano in Italia il 39,8% della produzione di elettricità e coprono il 35,1% del fabbisogno elettrico. Insieme, eolico e fotovoltaico, hanno generato 30,2 TWh, pari al 12,6% della domanda. Il termoelettrico crolla del 15% rispetto allo stesso periodo 2012. Figura 1

Il dato certifica (fonte rapporto mensile Terna), l’importante contributo delle energie rinnovabili elettriche, da una parte, e il calo costante della domanda elettrica del paese, che dal 1° gennaio al 30 settembre 2013 è di -3,7 % rispetto al 2012. Per l’intero periodo 2013 si può notare come la quota del termoelettrico sia diminuita del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. La produzione da idroelettrico registra un +29% rispetto al 2012. Oltre il 20 per cento la crescita di eolico (23,9%) e di fotovoltaico (20,1%) sul 2012. Insieme eolico e FV hanno generato 30,2 TWh, che sulla domanda rappresentano il 12,6%. Il fotovoltaico ha prodotto a fine settembre quanto ha fatto per tutto il 2012 (18,7 TWh a fine settembre 2013 contro 18,6 TWh per tutto il 2012).

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Come si può notare dalla tabellina soprastante il segno negativo è pressoché uniforme, con l’unica eccezione della Lombardia. Un segnale, insieme ad altri, di una profonda fase recessiva che affligge il paese. Al 2013 l'Italia ha raggiunto un eccesso di capacità disponibile rispetto alla domanda di punta. Che il sistema elettrico italiano sia in una situazione di pesante overcapacity non è un novità; rispetto al 2003, la capacità necessaria a coprire la domanda di punta è rimasta pressoché invariata, passando da 53,1 a 53,9 GW, mentre la capacità disponibile è salita da 54,4 a 78,7 GW, con un margine di riserva passato da 1,3 a 24,8 GW.

Coniugare nel settore energetico risparmio, fonti rinnovabili ed efficienza è sicuramente una strategia vincente per contenere emissioni e spese. Molto interessante per formarsi convinzioni e prospettive è l'edizione 2014 del Carbon Budget Report, rapporto sulle emissioni climalteranti frutto del lavoro di 88 studiosi provenienti da 68 organizzazioni di 12 paesi.

“Questo noi sappiamo: la Terra non appartiene all'uomo ma l'uomo appartiene alla Terra. Questo noi sappiamo.

Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. Tutte le cose sono collegate.

Qualunque cosa succeda alla Terra succede ai figli della Terra. L'uomo non ha tessuto la trama della vita: egli è un filo.

Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé stesso.”

Chief Seattle, capo indiano (1855)