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www.verona-pantheon.com Aprile 2016 Anno 9, Numero 3 EDUCAZIONE La scuola materna nel bosco PROFUGHI Parola alla Prefettura L’EVENTO TEDx Verona l’edizione 2016 SPAZI RECUPERATI Totola: vi racconto Fonderiaperta Copia gratuita 3,50VER NA NETWORK il cibo è passione Vino, olio, prodotti della terra ed eccellenze agroalimentari... Tutto l’amore di Verona per il sapore Founder

Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

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Meno noto di Giulietta e Romeo forse, ma forte dei suoi numeri, il settore agroalimentare, che ha riportato un +8,9 % per l’export tra 2014 e 2015, ci ricorda che, oltre al sentimento, la nostra città ha tanto da offrire anche a livello enogastronomico. Tra le prime provincie della penisola per produzione di vino, olio e frutta: Verona parla il linguaggio dell’eccellenza.

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www.verona-pantheon.com

Aprile 2016 Anno 9, Numero 3

EDUCAZIONE

La scuola maternanel bosco

PROFUGHI

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L’EVENTO

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E D I T O R I A L Edi Matteo Scolari

Il concetto chiave non è più la pre-senza in rete, ma la connessione: se si è presenti ma non con-nessi, si è soli.Antonio Spadaro

In una società in cui per molto tempo si è dato spazio all’indivi-dualismo e all’io piuttosto che al noi, un fattore di cambiamento è la compartecipa-zione.

@ScolariMatteo

Il 15 marzo scorso, a una serata sul tema sicurezza organizzata in Cantina Valpantena da FNP

(Federazione Nazionale Pensio-nati) CISL Verona, alla quale sono stato invitato a partecipare in qualità di moderatore, ho potuto ascoltare e apprezzare un inter-vento in controtendenza rispetto al sentir comune, pronunciato dal Maggiore Antonio Mancini, neo Comandante della Compagnia Carabinieri di Verona (in carica da circa sei mesi).Mancini, nonostante la giovane età, ha già maturato molta espe-rienza svolgendo ruoli di coman-do in regioni difficili dal punto di vista delle criminalità come Sicilia e Calabria, e quella sera, con tono pacato ma altrettanto deciso, tra lo stupore e l’incredulità genera-le, ha sottolineato più volte come la “militarizzazione” del territorio che tante persone auspichereb-bero oggigiorno, con il dispiega-mento ipotetico del doppio o del triplo dei mezzi e degli agenti dell’Arma, non avrebbe un effetto proporzionalmente efficace sulla diminuzione del numero dei reati maggiormente percepiti tra la cit-tadinanza. Anzi, sarebbe presso-ché inutile se non supportato da un ruolo attivo e complementare da parte della cittadinanza stessa.Secondo Mancini, infatti, «non è mettendo un carabiniere o un po-liziotto in più sulla strada che si evitano furti, raggiri, truffe e ra-pine». E allora - si borbottava tra il pubblico - cosa serve? Come si può creare un deterrente efficace per rendere più sicure le nostre case, i nostri quartieri e le nostre aziende?«La risposta più efficace, che ci crediate o no, è la cultura della co-siddetta “sicurezza partecipata”» ha ribattuto il Maggiore. «Se ognu-no di noi riuscisse a sviluppare quel forte senso civico, quello spi-

rito di partecipazione alla vita quo-tidiana della comunità in cui vive, quella capacità di pensare anche al bene comune, del vicino o dei vici-ni, oltre che al bene proprio…allora si otterrebbero degli ottimi risultati, direi sorprendenti, anche senza il di-spiegamento di decine o centinaia di uomini delle Forze dell’Ordine sul territorio».Una semplificazione, o meglio una tesi, che non a tutti quella sera è sembrata così chiara e convincente, ma che racchiude in sé un principio, quello della compartecipazione tra le persone, che può generare solu-zioni e opportunità estremamente efficaci in qualsiasi tipo di situazio-ne, anche negativa.In una società in cui per molto tempo si è dato spazio all’individualismo e all’io piuttosto che al noi, una rispo-sta concreta per far fronte alle dif-ficoltà arriva direttamente dai con-cetti già noti, ma forse dimenticati, di comunità e di reti comunitarie.Il vento sta cambiando. Per fortuna. Su questa logica di compartecipa-zione si sta muovendo anche Ve-rona Network, l’associazione nata in occasione di Expo 2015 che ora, ad evento terminato, sta portando avanti il suo programma con un ca-lendario di appuntamenti mensili di approfondimento sui temi principali che riguardano la città e la sua pro-vincia, coinvolgendo in un dialogo costruttivo tutti i principali attori del territorio: istituzioni, aziende pro-fessionisti e cittadini. Abbiamo iniziato il 19 febbraio pro-prio col tema sicurezza, abbiamo creato un focus il 18 marzo scorso in Gran Guardia sul settore agroa-limentare, proseguiremo il 15 aprile con un incontro sulle reti, network e start-up e poi il 20 maggio parlando di turismo...fino ad arrivare a dicem-bre 2016. Non c’è miglior futuro di quello che desideriamo: per vederlo realizzato dobbiamo esserne prota-gonisti attivi.

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60 Bellezza al Naturale

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TERRIRORIO TRA LE RIGHE Valpantena d'elite? I progetti dei laureandi del politecnico di Milano

T E N D E N Z E Vintage, vintage e ancora vintage La passione per il passato che vive nel presente

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50 LIBRO DEL MESE - BOX OFFICE

58 IN CUCINA CON NICOLE

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Errata corrige: A pagina 22 di Pantheon 67 nella didascalia a corredo della foto non è stato inserito il nome di Licia Massella, parte del Comitato di Madonna VeronaErrori da segnalare? [email protected]

S p e c i a l eT E D x V e r o n a

p a g

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BOX OFFICE

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PRIMO PIANO

Una leadership fatta dall’u-nione tra territori, tradi-zione, passione ed eccel-

lenza». Se c'è un campo in cui l'Italia primeggia, come sottoli-neato dalle parole di Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, quello è senza dubbio il campo della coltivazione, della produ-zione e della trasformazione dei prodotti agricoli. L'anno scorso l'export agroalimentare nazio-nale ha fatto il record: 36,8 mi-liardi di euro con +7,5% . Tutto merito di Expo? Forse no, ma di certo il Made in Italy è uscito dai sei mesi del grande evento internazionale con un’immagi-ne sicuramente rafforzata e ca-ratterizzata fortemente dai suoi indiscutibili e pregiati prodotti agroalimentari. L'Italia delle ec-cellenze ha visto consolidato il suo ruolo relativo al cibo e a quanto vi ruota attorno. Senza retorica, l'Esposizione Universa-le è stata un'occasione unica per valorizzare la "cornice" milanese ma anche per sviluppare una sor-ta di food diplomacy: viste le im-portanti presenze internazionali e istituzionali che non hanno ri-nunciato a visitare il sito lombar-do. «L’impatto diretto, in termini di numeri - secondo l'Onorevole Gianni Dal Moro che siede nella Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati - lo vedre-mo nei prossimi mesi. Expo ha fatto anche da punto di incontro per produttori italiani e buyers stranieri». L’agroalimentare è il secondo comparto manifattu-riero del paese per valore ag-giunto, la cosa non deve stupire visto che sono ben pochi i Paesi che al mondo possono vantare una biodiversità così ricercata e

I L S A P O R E D E L L ' E C C E L L E N Z AAncora pochi giorni e sarà Vinitaly. La kermesse più attesa dai veronesi, ma anche dai buyer stranieri compie 50 anni e diventa occasione preziosa per riflettere sul peso speci-fico che il settore vitivinicolo e il comparto agroalimentare hanno realmente per il nostro Paese e, in particolare, per la nostra città, Verona.

preziosa da essere spesso pre-da delle imitazioni più disparate. Nel 2014 l’industria alimentare italiana aveva un fatturato di 132 miliardi, oltre 58mila imprese, im-piegava 385mila addetti ai quali si aggiungono 850mila impiega-ti nella produzione agricola. In questo scenario nazionale, Ve-rona ha un ruolo di primo piano. Oltre ad essere uno dei maggiori poli agroalimentari della peniso-la, vanta significative produzioni anche nell’agroindustriale come nella mangimistica, nella zootec-nia, nella produzione dolciaria, e nella pasta. Non solo Giulietta e Romeo, verrebbe da dire. La cit-tà dell'amore, oltre al sentimento, ha tanto da offrire. Per esserne certi, basta dare uno sguardo alla produzione orticola e della frutta. L'export agroalimentare si mette decisamente in luce, a dirlo è quel +8,9% che si è regi-strato tra 2014 e 2015 e che è in-dicativo di come Verona sia tra le prime provincie in Italia per la produzione di frutta, verdura e vino. Non bisogna riposare sui successi e i compiti per il prossi-mo futuro sono già chiari. Si va dall'implementazione della rete, si passa per la digitalizzazione e si arriva al grande capitolo dei

mercati esteri. Tre ingredienti fondamentali per trasformare l'agroalimentare scaligero da comparto dal potenziale ancora in parte inespresso a valore tan-gibile per la città.

di Miryam Scandola

«

EUROPA, L'ITALIA È LA PRIMA DELLA CLASSE PER QUALITÀ269 riconoscimenti, diciamolo, non sono da tutti. L’Italia è il pri-mo Paese per numero di identi-ficazioni Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione Europea. Il settore che ha portato a casa più rico-noscimenti è quello ortofruttico-lo e dei cereali, con 103 prodotti, seguito dai formaggi (49) e da-gli oli extravergine di oliva (43). Le due Regioni con più Dop e Igp sono l’Emilia Romagna e il Vene-to, rispettivamente con 41 e 36.

ALLA CINA PIACE ITALIANO: Una crescita del +22% delle esportazioni agroalimentari nostrane sui mercati asiatici. Questo il dato che rende noto Coldiretti sulla base dei dati Istat che hanno fotografato i primi dieci mesi del 2015. Un vero e proprio boom del setto-re food&wine che per la prima volta ha oltrepassato la soglia dei 400 milioni di euro.

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SETTORI 2014 2015 VAR. % 14-15 PESO

Macchinari 1.890,0 2.054,7 8.7 20,3%

Alimentari 1.094,4 1.289,2 17,8 12,7%

Bevande 883,0 880,8 -0,2 8,7%

Tessile/Abbigliamento 917,0 857,0 -6,6 8,5%

Ortofrutta 425,9 507,1 19,1 5,0%

Marmo 390,5 432,6 10,8 4,3%

Calzature 426,9 413,4 -3,2 4,1%

Termomeccanica 147,1 137, 9 -6,3 1,4%

Mobili 105,8 101,0 -4,5 1,0%

Altri prodotti 3.329,7 3.467,6 4,1 34,2%

Totale EXPORT 9.610,4 10.141,2 5,5 100,0%

«Non ci tocca, perché è un'al-tra fascia di settore e mercato». Commenta così, Daniele Salva-gno, presidente di Redoro Frantoi Veneti di Grezzana e presidente del Consorzio olio Veneto Dop,

l'ingresso senza dazi di 35 tonnel-late di olio tunisino in più sul mer-cato europeo e italiano. «I vero-nesi hanno troppa cultura dell'olio buono per lasciarsi sedurre da altri prodotti». La “minaccia”, se-

condo Daniele Salvagno, è piut-tosto da ricercare nella scarsa consapevolezza degli acquirenti esteri che «si lasciano incantare dalle etichette camuffate o “ita-lianizzanti” e dalle imitazioni».

OLIO TUNISINO, LA (VERA) QUALITÀ NON TEME LA CONCORRENZA

Oltre mille buyer stranieri in più ri-spetto alla passata edizione, otto milioni di euro di investimenti, e l'au-mento del costo del biglietto da 60 a 80 euro. Così viene ribadita la pri-maria vocazione di Vinitaly, in que-

sta edizione che ne segna il 50esimo anniversario, quella di piattaforma di business. «L'obiettivo di Vinitaly 2016 sarà quello di rendere la manifesta-zione un evento da 365 giorni all'an-no» ha spiegato Maurizio Danese,

presidente di Veronafiere, durante il convegno “Agroalimentare e So-stenibilità: L’eredità di EXPO2015” di VeronaExpo Network, che l'ha visto tra i relatori, venerdì 18 marzo presso il Palazzo della Gran Guardia.

VINITALY, UN APPUNTAMENTO CHE DURA DA 50 ANNI

ECCO QUANTO CONTA L'EXPORT AGROALIMENTARE SCALIGERO

Da venerdì 8 fino a lunedì 11 aprile gli spazi di Verona diventeranno luoghi da assaporare, con il bic-chiere rigorosamente in mano. Le degustazioni si terranno nel-le piazze del centro storico e dell'Arsenale. Le serate saranno rese uniche dall'abbinata con la musica come da cartellone "Vi-nitaly and the City". Ma andiamo con ordine, Piazza dei Signori si farà luogo di scoperte eno-ga-stronomiche con il supporto di

sommelier professionisti. Eventi culturali e veri e propri dibattiti a suon di calici travolgeranno, in-vece, Loggia Fra' Giocondo per " Vinitaly and the City Lounge". Cortile Mercato Vecchio si tra-sformerà in palcoscenico per "Music Lounge" ospitando gran-di voci, come quella di Irene For-naciari e Francesco Gabbani, ambedue reduci dal festival di Sanremo. L'Arsenale si presterà ad essere tappa per "BIOlogic"

che con un biglietto di 10 euro permetterà di gustare tre vini biologici e biodinamici. Gli amanti del vino non devono, poi, lasciarsi sfuggire la "Notte Viola" sabato 9 aprile, durante la quale tutti i locali del centro sono invitati ad aderire al tema del vino con proposte e iniziati-ve ad hoc. La formula del "tour-tasting" permetterà, infine, di godersi anche gli scorci più sug-gestivi della città.

FUORI SALONE E IL VINO "CONTAGIA" LA CITTÀ

Chiuso Vinitaly, il 4 fino al 6 mag-gio arriva nei saloni della fiera di Verona Fruit&Veg System, al suo debutto. «Veronamercato sarà in prima linea» ha assicurato Gian-ni Dalla Bernardina, presidente del centro logistico scaligero tra i più importanti d'Europa, a margine

della tavola rotonda "Agroalimen-tare e sostenibilità" di VeronaExpo Network che si è tenuta venerdì 18 marzo presso il Palazzo della Gran Guardia. Durante il convegno Dalla Bernardina ha sottolineato il valore della partnership con Veronafiere, centrale per perseguire l'ambizioso

obiettivo di «creare a Verona la pri-ma fiera italiana dell'ortofrutta». Gli elementi chiave sui quali Verona-fiere vuole puntare? Certificazione dei processi, innovazione tecnologi-ca, promozione delle produzioni e ricerca e analisi dei comportamenti dei clienti.

FRUIT & VEG SULLA TAVOLA DI VERONAFIERE

Il presente e il futuro del settore agroalimentare italiano (e veronese)

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PRIMO PIANO

Produrre l'eccellenza, ma non saperla comunicare adeguatamente. Un limite

si può riscontrare anche nelle aziende agroalimentari e viti-vinicole veronesi? Nel veronese ci sono grandi aziende che hanno saputo in-novare e internazionalizzare. Ad esempio Giovanni Rana, che è stato recentemente no-stro ospite allo IUSVE, sta fa-cendo un grande lavoro negli Stati Uniti con la pasta fresca e i sughi. Anche per l’insedia-mento negli States ha utilizza-to una strategia comunicativa che punta tutto sull’eccellenza del prodotto. Di fatto, l’agroa-limentare è motore trainante della nostra economia, vero ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ma ci sono ampi margini di miglioramento, ba-sti pensare che all’estero due prodotti su tre sono imitazio-ni di cibi nazionali italiani. Dal “prisecco” al “parmisan”, i pro-dotti italian sounding tolgono fatturato alle aziende italiane. Questo dimostra come l’ec-cellenza del prodotto italiano sia in grado di dare del valore aggiunto all’offerta di cibo e vino. Oggi chi resta chiuso nel mercato locale soffre di più. C’è una stretta relazione tra internazionalizzazione e digi-talizzazione perché le aziende orientate all’export si rivelano più propense ad adottare stra-tegie comunicative orientate al web. In realtà, se vogliono esportare non possono farne a meno, perché il web permette di creare relazioni a costi ridot-

I L M A D E I N I TA LY I N S A L S A 2 3 . 0Non passerà di certo inosservata la partecipazione a Vinitaly2016 di Jack Ma, fondatore del colosso dell'e-commerce Alibaba. Uno dei tanti segnali che vedono la digitalizzazio-ne entrare anche nelle cantine e nelle aziende agroalimentari. A tal proposito, abbiamo intervistato Maria Pia Favaretto, professionista della comunicazione da oltre due decenni e docente di Communication Strategy and Media Planning presso Università IUSVE dove insegna ai corsi di laurea magistrale di Web Marketing & Digital Communication.

ti, sia per cercare nuovi clien-ti che per farsi trovare. Quindi l’internazionalizzazione inne-sca un meccanismo di virtuosi-smo che si traduce in pratiche comunicative più avanzate. Gli esperti definiscono la nostra come un'epoca “post-pubblici-taria”, cosa implica questo nuo-vo scenario?Oggi la crisi della pubblicità convenzionalmente intesa regi-stra una costante e sostanziale perdita di pubblico e di effica-cia. La pubblicità è per sua na-tura sostanzialmente verticale e gerarchica e ha poco tempo per interagire, dovendo conse-gnare un messaggio breve e attraente. È stato calcolato che riceviamo mediamente 1.500 messaggi pubblicitari al gior-no. Questo porta le persone a difendersi psicologicamente e a ignorare i messaggi. I dati Nielsen ci dicono che l’82% dei consumatori in Europa si fida di più del passaparola e dei com-menti degli amici per la scelta del prodotto o del servizio da acquistare. La comunicazio-ne deve dunque trasformarsi

profondamente, in nome di un rinnovato patto di fiducia tra azienda e consumatori all’inse-gna di maggior dialogo, intera-zione e condivisione. Il consu-matore oggi va inteso più come portatore di competenze che come contenitore di bisogni perché è più informato, critico, esigente.Qual è la strategia specifica che, dalla sua esperienza, il set-tore Food&beverage dovrebbe far propria? Può farci qualche esempio? Qualche caso parti-colarmente virtuoso?Non esiste una formula magica e l’azienda deve avere chiaro innanzi tutto qual è la propria missione. Deve poi costruire la propria reputazione e creare relazioni di valore con i pro-pri clienti. La comunicazione non è un punto d’arrivo ma un processo. Allegrini, Zenato e Signorvino tra gli altri, hanno mandato uno dei loro collabo-ratori al nostro Master Food & Wine 3.0 - Web Marketing & Di-gital Communication, proprio per formare le figure professio-nali che all’interno dell’azienda si occupano di gestire i pro-cessi comunicativi con le com-petenze richieste dalle nuove grammatiche e dei nuovi cana-li della comunicazione digitale: social media, digital PR, web advertising, E-commerce, APP mobile, web reputation, digital storytelling, personal branding. Questo è il vero virtuosismo. Tenere accesa la connessione con il nuovo.www.iusve.itwww.masterfoodandwine.com

Il presente e il futuro del settore agroalimentare italiano (e veronese)

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di Miryam Scandola

Maria Pia Favaretto Ha fondato e dirige

IUSVE LAB ed è il coordinatore didattico

del Master FOOD & WINE 3.0 - Web

Marketing & Digital Communication

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PRIMO PIANO

Definirla una semplice ma-nifestazione dedicata ai prodotti tipici sarebbe

davvero riduttivo. Le Piazze dei Sapori, evento enogastronomi-co e turistico organizzato da Confesercenti Verona in colla-borazione con numerosi part-ner istituzionali e commerciali, è molto, ma molto di più.Giunto alla sua 14esima edizio-ne, l’evento è diventato negli anni un must imperdibile per giovani, anziani, famiglie desi-derose di scoprire, conoscere e assaggiare i prodotti e i sa-pori di tutte le regioni d’Italia, comprese particolarità ancora sconosciute al grande pubblico che risvegliano gusti spesso di-menticati.Alessandro, cosa ci può svelare riguardo all’edizione 2016?Dopo l’ottima edizione 2015, caratterizzata dalla presenza trainante di un grande even-to internazionale come Expo Milano 2015, di cui avevamo ottenuto il Patrocinio ufficiale, nel 2016 abbiamo avuto le con-ferme istituzionali del Ministero

L ' A P P U N TA M E N T O I N B R AGiunta alla sua 14esima edizione, la kermesse del gusto per eccellenza farà arrivare nella nostra città decine di migliaia di visitatori curiosi di conoscere le produzioni enogastro-nomiche più ricercate d’Italia. Alessandro Torluccio, vicedirettore generale di Confeser-centi Verona e coordinatore della manifestazione ci svela qualche piccola anticipazione.

di Chiara Boni

L’EVENTO: "LE PIAZZE DEI SAPORI - dal 14 al 17 aprile

delle Politiche Agricole e Fore-stali e dell’Enit, l’Agenzia Nazio-nale del Turismo, oltre agli altri enti locali. Il riconoscimento dell’Enit, in particolare, è impor-tante perché certifica Le Piazze dei Sapori come un evento tu-ristico, e non solo enogastrono-mico, di rilevanza nazionale.Non solo sapori, ma anche turi-smo quindi...Certamente, questa è al ca-ratteristica principale della manifestazione. Cerchiamo di abbinare e di rendere sempre più complementari l’aspetto enogastronomico con l’aspetto turistico di incoming.Quanto conta in termini nume-rici questa manifestazione per Verona?Mediamente, in quattro gior-ni, giungono a Verona circa 150.000 persone. Questo gra-zie anche alla collaborazione che abbiamo avviato con alcu-ne agenzie di viaggio che pro-muovono soggiorni in città per assistere all’evento.Oltre agli stand in piazza, ci sono altre iniziative?

Ci sono circa una quindicina di eventi o iniziative al di fuori dello spazio espositivo in piaz-za che mettiamo a disposizione di genitori, bambini, famiglie e scolaresche. Ne cito uno: do-menica 17 aprile si terrà la Piaz-zalonga, la magnalonga per le piazze di Verona, un evento dedicato a turisti e cittadini che vogliono scoprire e risco-prire il centro storico della città ed “assaggiarne” il patrimonio storico, artistico ed enogastro-nomico.Per maggiori informazioni:www.lepiazzedeisapori.com

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Perché è importante sentire bene in età avanzata?Sentire e comprendere bene è una condizione essenziale per interagire con gli altri e parteci-pare attivamente a tutte le situazioni della vita. Il nostro udito ci supporta però anche nell’orienta-mento e ci protegge dai pericoli. Numerosi studi scientifici dimostrano che una buona capacità uditiva ha degli effetti positivi sulla nostra salute in generale e sulla nostra efficienza mentale. Che relazione c’é tra l‘udito e le prestazioni in-tellettive?Percepire quanti più suoni diversi possibile sti-mola le sinapsi. Più variegati sono i segnali acu-stici che vengono inviati al cervello, più viene stimolato. Chi ha problemi uditivi spesso ridu-ce al minimo l’interazione con l’ambiente che lo circonda, rinunciando in tal modo a molti nuovi impulsi importanti per allenare la mente. D’altro canto la perdita d’udito può far sì che il cervel-lo richieda maggiori capacità per l’elaborazione dei suoni, che poi vengono a mancare per lo svol-gimento di altri processi cerebrali. Portare appa-recchi acustici può contribuire a prevenire que-sto andamento, come dimostra il recente studio a lungo termine PAQUID.Quali sono le essenziali novità che rileva lo studio?Per 25 anni scienziati dell’Università di Borde-aux hanno analizzato le capacità mentali di ol-tre 3000 persone con e senza problemi d’udito. I portatori di apparecchi acustici presentavano ancora la stessa salute mentale delle persone della stessa età senza problemi d’udito, mentre chi non portava apparecchi acustici faceva re-gistrare risultati nettamente peggiori. Lo studio sottolinea l’importanza della diagnosi e della

cura dell’ipoacusia.

Quali consigli può dare a chi è afflitto da problemi uditivi?Di non rassegnarsi ai problemi d’udito e di comprensione, ma di far controllareregolarmente l’udito dal

medico ORL o dall‘audioprotesista. In caso di ipo-acusia, prima si deciderà di avvalersi degli ap-parecchi acustici, migliore sarà l’effetto ottenuto. Oggi, per quasi tutti i tipi di perdita uditiva sono disponibili delle soluzioni acustiche che noi au-dioprotesisti possiamo adattare con precisione alle esigenze uditive personali. Con la possibili-tà di provare gratuitamente gli apparecchi per un mese, offriamo il presupposto ottimale per la scelta della migliore soluzione uditiva, con il sup-porto qualificato di noi esperti dell’udito.Cos’è il pacchetto info gratuito sugli apparecchi acustici?Il pacchetto info è un’iniziativa di Zelger con lo scopo di abbattere le resistenze psicologiche nei confronti degli apparecchi acustici. Chi sen-te male spesso rimanda il ricorso ad apparecchi acustici perché teme che gli ausili uditivi siano troppo visibili. Chiunque ordini il pacchetto info Zelger potrà constatare personalmente che gli apparecchi sono oggi più piccoli e discreti che mai: la confezione include infatti modelli in scala originale oltre a materiale informativo.Dove si può ordinare il pacchetto info?È possibile ricevere il pacchetto info gratuito ri-chiedendolo telefonicamente al numero 045 800 9 800, in internet all’indirizzo zelger.it oppure in tutti gli Zelger Center.

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Uno stile di vita sano ci aiuta a restare in salute anche in età avanzata. E’ però altrettanto fondamentale una vita sociale attiva, per la quale è importante sentire bene. I portatori di apparecchi acustici hanno dei vantaggi proprio in quest’ottica. Il perché ce lo spiega l’esperto dell’udito Roland Zelger.

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Roland Zelger, titolare dell'azienda Zelger

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IL MONDO DEL VINOSI FA (ANCORA) PIÙ ROSAL’associazione si chiama “Donne della Vite” e attorno ad essa ruotano coltivatrici, ricercatrici, agronome, produttrici, enolo-ghe, sommelier, ristoratrici, enotecarie e giornaliste. Tante pro-fessioniste legate al mondo della vite. Rappresentante veronese

dell’associazione, e per giunta vicepresidente, Clementina Palese che con una travolgente passio-ne e con altrettanta convinzione ci fa scoprire da vicino i tratti essenziali della filiera vitivinicola, aprendoci le porte della sua realtà associativa.

di Giorgia Castagna

Quando è nata l'associazione e qual è la sua mission? Abbiamo dato vita a “Donne della Vite” il 15 ottobre del 2015 a Montecalvo Versiggia (PV), con lo scopo di promuovere e valorizzare il ruolo femminile nel mondo vitivinicolo e fun-gere da punto di riferimento e aggregazione per le operatrici di questo settore, favorendo-ne al contempo l'incontro col pubblico finale. Il tutto con una visione ampia, nuova e artico-lata, che coinvolga attività cul-turali, formative e divulgative. A chi si rivolge? A tutte le donne del settore vitivinicolo dalla terra (la vite appunto) al consumo senza tralasciare nessuna persona che fa parte di questa filiera; si rivolge alle agronome, ma anche a ricercatrici, tecniche, giornaliste, enologhe, trattori-ste, agenti commerciali, diret-tori, operatrici agricole, ecc. E non sono esclusi gli uomini.Quali sono le caratteristiche principali?Mi piace richiamare all’atten-zione il nostro manifesto che racchiude attorno a tre parole principi e attività dell’associa-zione: Etica, Estetica e Bellez-za. Queste a nostro avviso, le caratteristiche essenziali, ma spesso sottovalutate, della fi-liera vitivinicola che tutti do-vrebbero ricercare e far emer-gere.

Un percorso professionale il suo che ruota da sempre, più o meno vicino, al mondo del vino? Da sempre sono divisa tra una creatività che mi fa volare e una razionalità che mi tiene per terra. Dopo gli studi fatti alla facoltà di agraria e i ven-ticinque anni nella redazione de L’Informatore Agrario, come giornalista professionista con specializzazione principale in viticoltura ho proseguito con varie incursioni in mondi viti-vinicoli «reali» grazie a consu-lenze per ricerche, di comuni-cazione e pure uffici stampa. A questi si aggiungono un paio di libri e l’appendice sul-la qualità degli alimenti per un

bel tomo dedicato a ricette di cucina. Dall’aprile del 2015 mi fregio del titolo di ‘HClem’ es-sendo stata ammessa all’Ac-cademia della Vite e del Vino, quale riconoscimento del mio invecchiamento… Nell’ultimo anno da giornalista freelance ho più tempo per dedicarmi all’associazione delle "Donne della Vite" che rappresenta un’opportunità per sintetizzare le mie essenze; la possibilità di ricongiungerle occupandomi, nel campo in cui ho sviluppato le mie professionalità, anche di ciò che forzatamente ho sacri-ficato a un lavoro molto impe-gnativo. Il Vinitaly ormai è alle porte e per voi sarà un vetrina impor-

IL PERSONAGGIO

Clementina Palese vicepresidente veronese dell'associazione “Donne della Vite”

Foto di gruppo delle sette fondatrici dell'associazione Donne della Vite. Da sinistra, la presidente Valeria Fasoli, Alessandra Biondi Bartolini, Laura Pas-sera, Lorena Troccoli, Costanza Fregoni, Giulia Tamai, Clementina Palese

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tante sulla piazza veronese. A cosa state pensando? Stiamo organizzando un gran-de appuntamento al buio, un “happening sperimentale” dal titolo Vino&Paesaggio che si svolgerà durante l’intera dura-ta di Vinitaly presso lo stand delle Donne della Vite (Pad. 10 B/3) individuato come “un nuo-vo luogo” a significare il punto di vista diverso e trasversale da cui guardare il mondo viti-vinicolo, un punto di vista più tipicamente femminile. Si spieghi meglioL’evento guarderà a come sono percepiti e premiati da parte del consumatore il paesaggio e il rispetto dell’ecosistema che il sistema vitivinicolo è chiamato a conservare e rispettare attra-verso pratiche sostenibili. Part-ner scientifico Crea-Vit, Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano (Treviso), che ha accettato di collaborare al pro-

getto concependo un piano sperimentale ad hoc con i suoi collaboratori.Per il futuro dove guardano le “Donne della Vite”? Il sostegno ricevuto da molti sponsor alla realizzazione di questo progetto ambizioso ci rafforza nella convinzione che i tempi siano maturi per propor-re attività culturali, formative e

divulgative con modalità nuo-ve e ci incoraggia a proseguire nella costruzione di una ‘rete culturale’ di incontro e crescita a tutto tondo, nella quale gene-rare e condividere anche infor-mazioni professionali, come ad esempio i risultati di sperimen-tazioni che spesso rimangono nei cassetti dei ricercatori.www.donnedellavite.com

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Clementina Palese

IL PERSONAGGIO

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@MatteoBellamoli

AGRIPELLET: IL PELLETPRODOTTO DA SCARTI AGRICOLIAbbiamo parlato spesso di energie rinnovabili sulle pa-gine di Pantheon, ma raramente lo abbiamo fatto con-centrando l'interesse sul campo agricolo. Lo vogliamo fare in questo numero approfondendo un tema partico-larmente interessante, la produzione di “agripellet”, ov-vero pellet derivato da scarti agricoli.

di Matteo Bellamoli

La crescita esponenziale degli ettari che in provin-cia di Verona sono oggi

coltivati a vigneto è sotto gli occhi di tutti. Vi sono esempi in Valpantena così come in tut-te le altre vallate pedemonta-ne, senza citare la Valpolicella. Sono frequenti gli sbancamenti di colline o conformazioni im-pervie del terreno per favorire la coltivazione della vite. Sono oltre 27.000 gli ettari coltiva-ti a vite nella nostra provincia (800.000 in Italia, ndr), con una produzione di legno da potatura che supera le 54.000 tonnellate per anno. Un valore energetico pari a 18 milioni di litri di gasolio.Ed è proprio sull'enorme volu-me di questo legno di potatu-ra e relativo potenziale ener-getico che si è concentrato il progetto europeo MixBiopells con la partecipazione anche

del CTI (Comitato Termotec-nico Italiano). Il compito di questo progetto, che ha coin-volto diversi Paesi Europei era verificare se le biomasse resi-duali agricole (potature di vi-gneti e frutteti, paglie, stocchi di mais...) fossero un prodotto adatto alla trasformazione in “agripellet”, ovvero ottenuto da scarti dell'agricoltura. Dopo anni di ricerche e studi, MixBio-pells ha confermato la fattibili-tà di questo processo. Non solo le potature agricole sono adat-te alla produzione di pellet, ma da esse si ottengono pellet di ottima qualità permettendo fi-liere molto corte.Sembrerebbe una rivoluzione epocale per il settore agrico-lo dato che «un solo ettaro di vigneto produce in media 20 quintali all'anno di sarmenti da potatura» ha affermato Guido Pagan Griso, agronomo-fore-

stale esperto nella valorizza-zione energetica della biomas-se. «Questo ci fornisce una chiara idea della potenzialità dei nostri territori. Considera-to che questi 20 quintali corri-spondono a circa 20 quintali di pellet all'anno, si ha una dispo-nibilità energetica paragonabi-le a 700 litri di gasolio».Dott. Pagan Griso, lei da più di dieci anni è impegnato nel dif-fondere sia la "cultura" che le tecnologie per il recupero e la valorizzazione delle biomasse residuali. Come risponde la no-stra provincia?Seppure alcune regioni italia-ne (Alto Adige e Trentino) sia-no molto avanti nell'utilizzo di impianti di teleriscaldamento che utilizzano cippato (ovvero il legno ridotto in scaglie, ndr) ottenuto da biomasse legnose di scarto, in provincia di Verona si è avuta una diffusione limita-ta ad alcuni comuni più "illumi-nati" (Negrar, Badia Calavena, Castelnuovo del Garda, ndr) e a un limitato numero di aziende private. Nel complesso un'inci-denza ancora molto bassa, no-nostante i sostanziosi contribu-ti a cui è possibile accedere. Il lavoro di divulgazione e consu-lenza fatta negli ultimi anni agli agricoltori veronesi mirata a far capire modalità e tecniche del recupero e valorizzazione energetica delle potature han-no di fatto sviluppato un'atten-zione e interesse abbastanza diffusi, anche se le filiere atti-

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Il progetto europero MixBiopells

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vate ad oggi sono limitate.Per quale motivo secondo lei?Vari sono i fattori concomitanti: le tecnologie proposte che solo oggi si possono considerare af-fidabili e mature per ottenere un prodotto finale di alta quali-tà, gli investimenti in macchine sono impegnativi e la singola azienda ha difficoltà ad am-mortizzare. Ma anche la diffi-coltà di arrivare ad un prodotto finale con costo appetibile e gli sbocchi commerciali che, solo oggi, è possibile individuare in maniera certa. Tutti gli attori coinvolti nel processo devono aver chiari modalità, impegni e tornaconto. Quali sono alcuni di questi van-taggi?Prima di tutto la possibilità di rendersi parzialmente indipen-

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denti dai combustibili tradizio-nali. In secondo luogo si miglio-ra la filiera: le potature lasciate nel vigneto sono portatrici di malattie, peggiorano la qualità dei vini rossi, se il materiale vie-ne bruciato in campo, fatto che, pur vietato, si verifica con una certa frequenza. Non seconda-rio, si migliorano occupazione e redditi a livello locale. Vantaggi, quindi, economici e ambientali.Come funziona la produzione di pellet dalle potature?Con una trinciaraccoglitrice, trainata dal trattore, in un solo passaggio vengono raccolti nel centro dei filari i sarmenti, cip-pati e portati fuori dal vigneto. Il materiale rimane stoccato in cumuli dove si essica natural-mente senza fermentare. Da maggio in poi è pronto per es-

sere trasformato in pellet.Quali prospettive per il prossi-mo futuro?La normativa ha da tempo ri-classificato le biomasse resi-duali vergini non più come ri-fiuto, ma come combustibile (D. Lgs. n. 152/2006 e 205/2010). Il miglioramento tecnologico ren-de interessante ed economico il recupero e reimpiego delle po-tature sia per utilizzo solo ter-mico, che per cogenerazione (elettrico + termico), che per trigenerazione (elettrico, termi-co, raffrescamento). A Verona vi sono delle aziende agricole tra le più importanti d'Italia, con sensibilità ed esperienza molto alte, che sicuramente sapranno cogliere le nuove op-portunità connesse al recupero delle potature.

Potere calorifero dei combustibili

*(kWh/l: kilowattora per litro; kWh/mc: kilowattor per metro cubo; kWh/kg: kilowattora per chilogrammo)

Gasolio kWh/l 9,90Metano kWh/mc 9,54GPL kWh/kg 12,87Cippato kWh/kg 3,43Pellet kWh/kg 4,82

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Ecosostenibilità e basso impatto ambientale sono concetti sempre più dif-

fusi e ambìti in tutti i settori: dall’alimentazione all’industria fino alla politica. Navigando sul web sono tantissimi i siti di informazione, più o meno rilevanti, che trattano queste tematiche, con l’intento di dif-fondere maggior attenzione verso il clima e l’ambiente.Ma quanti di noi, leggendo queste notizie, possono dire di sentirsi coinvolti dagli esempi virtuosi che vengono raccon-

tati? A chi non è capitato di pensare: «Interessante, se solo fosse realizzabile anche qui da noi».Eppure «anche qui da noi» non mancano esempi degni di nota legati a ecosostenibilità e di-fesa dell’ambiente, storie che possono farci sentire queste tematiche più vicine e realiz-zabili. Tutto sta nel conoscerle.È proprio questo l’intento del giornale online Veronagreen.it, nato poco più di due anni fa per portare l’informazione ambientale a livello locale, far

conoscere quelle realtà e le persone impegnate a mettere in pratica personalmente uno stile di vita maggiormente ri-spettoso dell’ambiente e del territorio.Veronagreen.it vuole rappre-sentare un punto di riferimen-to e una guida per diffonde-re sempre di più una cultura ecologica a partire dal nostro (grande) piccolo – Verona e provincia – contribuendo an-che a far nascere contatti tra le persone che credono in una nuova società ecosostenibile.Lo spirito propositivo e la vi-cinanza al territorio sono gli elementi che ci accomunano a Pantheon, il Magazine di Ve-rona: è stato spontaneo quindi pensare ad una collaborazio-ne e alla nascita di questa ru-brica.Grazie a queste pagine potre-te avvicinarvi al mondo di Ve-ronagreen.it, con un assaggio delle notizie che pubblichia-mo online ogni giorno. Potrete scoprire, ad esempio, che a Lazise sta per partire il "Progetto biodiversità", per contrastare la cultura dei di-serbanti e antiparassitari chi-mici, con la conversione a biologico di un vasto terreno agricolo. O che in centro a Ve-rona esiste un atelier di moda eco-artigianale, che ha fatto del riuso e dell’upcycling la propria mission.Non mancheranno le sorpre-se. Appuntamento al prossimo mese quindi alla scoperta del lato “green” di Verona. Intanto potete iniziare a conoscerci su www.veronagreen.itFacebook.com/veronagreen.it.

I L L A T O G R E E N D E L L A C I T TÀ Ogni mese

A cura di Eliana Rapisarda, direttore Veronagreen.it

Siamo un po' emozionati, questa volta. Veronagreen.it, il primo giornale online veronese, da oltre due anni impegnato nella diffusione di una cultura ecosostenibile dentro e fuori le mura scaligere, inau-gura questo numero la sua rubrica mensile. Dentro ci troverete tante dritte pratiche per vivere green, promuovere stili di vita e di consumo rispettosi dell’ambiente e della natura, oltre che della propria salute. Nell'attesa di immergervi in questo mondo, godetevi la presentazione.

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Quali progetti per le superfici degli ambien-ti? Quali sensazioni trasmettere e quale stile di interni abbinare alle superfici? E’ facile imma-ginare che non esista una risposta oggettiva a queste domande. Architetti e designer possono orientare alla personalizzazione degli ambienti, tuttavia la scelta rimane sempre soggettiva. Il ruolo della Guardini Pietre in particolare è quel-lo di raccontare la pietra nella sua naturalezza e nel suo splendore intrinseco. Ne descrive le caratteristiche in modo tale da affascinare chi desidera progettare ambienti dal profumo della natura che regalino sensazioni ed emozioni oltre il tempo.La pietra naturale ad ogni latitudine è sempre stata uno dei punti di riferimento delle superfici per le sue capacità estetiche ed evocative ra-dicate nella sua stessa natura e per le sue po-tenzialità di lavorazione. La Pietra della Lessinia ne è un tipico esempio e ci appartiene perché proviene dalle nostre montagne che coronano tutta Verona ed ammiriamo ogni giorno. Solidi-tà, durevolezza e irripetibilità sono alcune delle caratteristiche del materiale che donano questa bellezza da molti riconosciuta.Per la versatilità del suo materiale la pietra della Lessinia offre ad architetti e designer le migliori opportunità per interni e per esterni, siano essi

ambienti domestici o commerciali. Le diverse la-vorazioni trasformano il bagno in uno spazio da sogno con l’atmosfera delle Spa e delle beauty farm. Le fotografie di seguito danno l’idea del-la realizzazione di alcuni interni dell’agriturismo Corte San Felice, che offre ai propri ospiti un’am-biente accogliente e caldo come è nella natura del materiale utilizzato.All’interno della struttura per bagni, scale, ter-razzi e ornamenti sono state utilizzate la pietra bianca e la pietra rosa della Lessinia di Guardini Pietre di Fane, impreziosite da alcune ammoni-ti di origine fossile. Un’attenzione particolare è stata riservata ai lavandini in pietra a caduta del tutto originali e belli, curati nel loro insieme.

Questione di stile NATURALMENTE PIETRA NATURALE

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Confuse, frammentarie, incomplete, fraintese: le informazioni riguardo all’annosa questione profughi sono tante, anche troppe, facilmente reperibili ma difficilmente comprensibili. Pan-theon ha voluto andare fino in fondo alla questione e rispondere a tutte le domande di rito con un professionista d’eccellenza: il Dottor Alessandro Tortorella, Capo di Gabinetto del Pre-fetto con delega al progetto di accoglienza, che ci ha spiegato qual è l’iter con cui la Prefet-tura accoglie e gestisce i rifugiati, quali sono le (innumerevoli) difficoltà con cui l’Istituzione deve portare avanti il proprio lavoro, chi sono le persone che arrivano, in Italia e a Verona, ogni giorno e perché sono qui.

P R O F U G H I : PA R O L A A L L A P R E F E T T U R Adi Chiara Boni - grafici da: Rapporto Protezione Internazionale in Italia

protezione internazionale” ed indica chi arriva in Europa per chiedere una tutela. La norma-tiva europea, che discende dal-la Convenzione di Ginevra del 1951 e da norme successive, tra cui il noto accordo Dublino (1, 2, e poi 3) prevede che il richie-dente venga gestito all’interno di un programma di assistenza organizzato dal Paese ospi-tante. In Italia esiste da diversi anni il sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che fa capo al Ministero dell’Interno e, a livello locale, ai Comuni. Gli Enti locali partecipano ad un bando na-zionale, dando la disponibilità per un numero definito di pro-fughi da accogliere, a fronte di un corrispettivo pro capite\pro die di 35,00 euro. Il Soggetto Gestore è tenuto quindi ad ero-gare una serie di servizi. A seguito della guerra in Libia nel 2011 e dei movimenti della cosiddetta “Primavera Araba”

c’è stata una pri-ma ondata di profughi sulle

coste italia-ne che, per il numero

significativo arrivato anche in poco tempo, ha messo in dif-

ficoltà il sistema SPRAR: i posti disponibili si sono esauriti rapi-

Qual è il ruolo della Pre-fettura nella gestione dell’arrivo dei profughi?

Cosa prevedono le normative europee e quali sono i compi-ti che spettano agli enti locali nell’”Operazione Profughi”?Innanzitutto definiamo il con-cetto di profugo; la parola vie-ne usata ormai diffusamente ma con un’accezione impro-pria. Il termine più corretto è “cittadino straniero richiedente

damente in ambito nazionale ed il Governo ha quindi deciso di decretare lo stato di emer-genza e di affidare alle Prefet-ture la gestire emergenziale, interessando la Protezione Ci-vile. La strategia iniziale della Prefettura di Verona è stata allora quella di interagire con gli interlocutori naturali del governo territoriale ovvero, in primis, i Sindaci. Ma purtroppo il risultato è stato alquanto de-ludente, considerando che dei 98 Sindaci di tutta la provin-cia di Verona, solo in 3 hanno manifestato la disponibilità a condividere in parte la gestio-ne emergenziale. Preso atto della mancanza di risposte da parte delle Istituzioni, la Prefet-tura si è allora dovuta rivolgere al settore della cooperazione sociale, alle c.d. Onlus. In ana-logia con il metodo SPRAR, si è quindi definita una Conven-zione-tipo in cui si era prevista l’erogazione -agli enti interes-sati- di 35,00 euro giornaliere per ogni richiedente, in cam-bio del servizio di accoglienza e della pensione completa. In particolare, il Gestore deve as-sicurare la mediazione lingui-stica, culturale; l’alfabetizza-zione, l’informazione giuridica, l’assistenza sanitaria e le spese mediche. Vestiario, 3 pasti al giorno, i trasporti ed i contat-ti con i diversi enti (Prefettura,

APPROFONDIMENTO

CITTADINI STRANIERIENTRATI IN MODO IRREGOLARE

IN ITALIA

PRIMA ACCOGLIENZA

Inserimentoin CARA/CPSAS/CDA

SECONDA ACCOGLIENZA

Inserimentoin progetti SPRAR

PREFETTO DISPONE L’ESPULSIONE

INTERNAZIONALE

DOMANDADI PROTEZIONE

INTERNAZIONALEPRESENTATA

DOMANDADI PROTEZIONE

INTERNAZIONALENON PRESENTATA

PRIMA ASSISTENZAIDENTIFICAZIONE

Intima a lasciareil territorio dello Statoentro 15 giorni

Il sistema di accoglienza italiano

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Questura, Ospedale) rilascio del codice fiscale etc.) nonché un percorso di avviamento ad un potenziale inserimento la-vorativo. Conclusasi la prima ondata, che tra 2011 e 2013 ha portato a Verona oltre 400 profughi, lo stato di emergenza si è poi concluso. Nel febbraio 2014 è poi comin-ciata una seconda ondata mas-siva di arrivi: da allora il numero di profughi sul territorio di Ve-rona è salito, fino ad oltre 1400 persone. Il Governo ha quindi di nuovo incaricato i Prefetti per sopperire alla carenza di posti SPRAR, senza dichiarare lo sta-to di emergenza (operazione Mare Nostrum prima e Triton poi). In questa situazione, la Prefettura di Verona ha rinno-vato il proprio appello ai Sinda-ci, senza trovare però riscontro da parte di nessuno. Aumen-tando esponenzialmente il nu-mero di arrivi, si è provvedu-to quindi a riattivare le poche Cooperative che avevano già collaborato nel 2011-2013. Nelle more del perfezionamento dei bandi di gara per cercare sem-pre posti nuovi, la Prefettura ha iniziato a stipulare Convenzioni che prevedono un importo fis-so di 30,00 euro (inclusi i 2,50 euro di pocket money) -con af-fidamento diretto- per indurre i Gestori a partecipare al ban-do che ha una base nazionale di 35,00 euro. In pochi mesi, a seguito dei continui arrivi, le Cooperative hanno esaurito la

disponibilità di posti, per cui si è avviata una nuova formu-la, coinvolgendo gli albergato-ri per la parte della “pensione completa”. In questo caso, la Cooperativa assicura “tutta la parte sociale” per un impor-to pari a 5,00 euro a profugo. Nel contempo, la Prefettura ha emanato 4 bandi pubblici di gara, andati pressocchè de-serti, anche se l’ultimo di aprile 2016 sta per garantire una qua-rantina di posti nuovi. Le Coo-perative coinvolte negli ultimi 4 anni sono state 15; davvero po-che rispetto ad altre zone d’Ita-lia, dove ai bandi delle Prefettu-re aderiscono in molti Gestori.Qual è l’iter con cui i profughi vengono assegnati localmen-te? I profughi, una volta sbarca-ti sulle coste italiane, vengo-no redistribuiti dal Ministero

L'Intervista al Capo di Gabinetto, Dott. Alessandro Tortorella

Confronto arrivi mensili. Anni 2014-2015 (al 2 marzo).Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittalia sudati Ministero dell’Interno

gennaio

15.679

3.459

14.599

22.64224.019 24.776

26.107

11.138 9.3066.313

marzo dicembreaprile giugnomaggio luglio agosto settembre ottobre novembrefebbraio

2.171

4.423

3.335

5.459

2014

2015

dell’Interno in ogni regione (anche a seguito dell’Accordo Stato-Regioni del 2014) pro-porzionalmente al numero di abitanti delle regioni stesse e, a livello locale, la stessa opera-zione viene effettuata su base di riparto provinciale. L’unica Regione che non ha condiviso questa strategia è stata la Re-gione Veneto. Nelle altre Regio-ni si è innescato un sistema di compartecipazione strategica insieme alle Prefetture. Nel veronese invece manca da sempre l’interlocutore istituzio-nale, l’interlocutore più impor-tante. Il risultato è quindi con-dizionato essenzialmente dalla mancanza di collaborazione con gli attori istituzionali del territorio. Con l’ultimo bando, si sono ottenuti circa 40 posti. Per fare un esempio, Vicenza ne ha conseguiti in queste settimane

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Decisioni sulle domandedi protezioneinternazionale esaminate.Anno 2015 (al 31 maggio). Valori percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

47%

3%

25%

19%

6%

Diniego

Proposta di protezioneumanitaria

Protezione sussidiaria

Status di rifugiato

Irreperibili

300 e Venezia 500. Ma la ri-partizione su base percentuale dei profughi non tiene conto di questo dato, e continua ad es-sere proporzionale al numero di abitanti, indipendentemente dalla disponibilità o capienza di posti a livello locale. Gli arrivi dei richiedenti asilo sono al momento imprevedibili nel numero e nella data di ar-rivo a destinazione. I profughi vengono inviati con pochissi-mo preavviso temporale (con-dizionato dagli sbarchi o dagli arrivi per la rotta balcanica) e la Prefettura deve trovare una sistemazione per tutti, con le risorse disponibili. Nonostante questo, si può ad oggi afferma-re con “orgoglio istituzionale” che in questi 4 anni a Verona mai nessun profugo ha dormi-to per strada, come purtroppo è successo da qualche altra parte.Spesso l’opinione pubblica eti-chetta il “problema profughi” come una situazione di emer-genza, creando paura e allar-mismo: è giusto che venga de-finita così? Può darci i numeri di questa “Operazione profu-ghi?Come già detto, dal 2011 ad oggi sono stati assistiti a Vero-na oltre 2.000 profughi. L’arrivo di persone e la loro ripartizione proporzionale a livello locale (regionale prima e provinciale poi) è stato incessante negli ul-timi anni. Riguardo la questio-ne della paura che si genera in queste circostanze, si ribadi-sce che fin tanto che i profughi vengono gestiti dalla Prefettura il controllo è molto capillare e si contengono e prevengono di-verse ricadute negative sul tes-suto sociale. Sono persone che attendono la valutazione della Commissione per la protezio-ne internazionale, ed è nel loro interesse comportarsi secondo le regole di legge e soprattutto,

di civile e pacifica convivenza sociale. Nonostante questo, la Prefettura di Verona è molto esigente nel comportamento dei profughi che devono man-tenere un comportamento im-prontato ovviamente al rispet-to delle leggi, ma soprattutto alle regole di civile e sociale convivenza. Altrimenti si proce-de con la diffida e\o la revoca del programma di assistenza. Questo perché vanno tutelati tutti quei profughi che invece si comportano bene.A proposito di questa valuta-zione, qual è il compito della Commissione? Quanto può du-rare l’iter amministrativo che analizza le richieste di chi arri-va in Italia?Prima del 2011 in Italia le Com-missioni che valutavano le richieste erano 10. Vista la si-tuazione di emergenza in cui ci siamo trovati in quell’occa-sione, la Prefettura di Vero-na ha dato la disponibilità al Ministero di divenire sezione distaccata di Gorizia. Da allo-ra il numero delle Commissioni è cresciuto, ma ancora non è sufficiente, visti i numeri com-plessivi: la procedura, che por-ta i richiedenti di fronte alla Commissione, ad oggi dura circa 8/10 mesi. È evidente che se ogni territorio provinciale avesse la propria Commissione

e\o sottosezione, i tempi di at-tesa diminuirebbero celermen-te. Le Commissioni valutano i richiedenti con un colloquio individuale, al termine del qua-le viene deciso se la richiesta sia legittima e comprovata. Per semplificare, quando si spiega-no ai ragazzi (perché spesso si tratta di ventenni o poco più), si parla di semaforo verde o ros-so. Con il “semaforo verde” il ri-chiedente ottiene un documen-to che gli consente di circolare liberamente per tutta l’area UE; con il “semaforo rosso” il richie-dente ha comunque diritto alla difesa e può presentare ricorso entro 30 giorni; ma se anche il Tribunale competente -che per la normativa attuale per tutto il Veneto è a Venezia- conferma il provvedimento di diniego, la Prefettura emetterà una decre-to di espulsione dal territorio nazionale.Quali sono le criticità che in-contrate sul territorio?Oltre all’inesistenza, di fatto, di Sindaci che si siano dimo-strati disponibili a condividere una strategia gestionale e pro-grammatica, si registrano due tipi di comportamenti: da una parte i “sindaci non interessati” a cercare soluzioni per gli arrivi di profughi (sindrome NIMBY), finchè non viene poi interes-sato il loro territorio; dall’altra i

APPROFONDIMENTO

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“sindaci contrari per principio” che cercano di ostacolare qual-siasi strategia organizzativa. La Prefettura continua, anche con l’opportunità di divulgare le informazioni istituzional-mente corrette, a fare appello per la massima condivisione con i Sindaci, quantomeno per affrontare un dialogo metodo-logico sulla questione: se i pro-fughi ora presenti a Verona fos-sero stati sin dall’inizio ripartiti proporzionalmente in ciascuno

dei 98 Comuni della provincia, risulta abbastanza evidente che il numero di persone\pro-fughi pro-area sarebbe molto più semplice da gestire; e la si-tuazione sarebbe migliore per tutti. La mancanza di condivisione strategica costringe invece la Prefettura a ricorrere al piano b che è il bando di gara sic et simpliciter o al piano c, che è dato dall’affidamento diretto, nella speranza di trovare posti nuovi con il bando. Questa pro-cedura non consente però alla Prefettura, e men che meno ai Sindaci, di orientare le scelte in modo razionale, consentendo di scegliere con gli Amministra-tori locali zone del territorio più idonee per reperire le c.d. location, ovvero segnalare Co-operative sociali presenti sui

rispettivi territori, proprio per ripartire l’onere sociale ma an-che le somme erogate su fon-di in prevalenza europei. Per cui la situazione che si protrae da 2 anni almeno a Verona co-stringe una sorta di oligopolio (per la carenza di Cooperative disponibili) ed una concentra-zione sproporzionata di profu-ghi limitata solo alle aree della provincia ove le Cooperative riescono a trovare gli alloggi. Quanto accade è esattamente

il contrario dell’obiettivo strate-gico ed istituzionale che la Pre-fettura da 4 anni sta cercando di realizzare. Ma veniamo la-sciati soli. Proprio questa chiusura, anche strumentalizzata da diversi vettori, ha comportato la ne-cessità di realizzare quella che abbiamo definito in Prefettura come l’”anomalia Costagran-de”, non avendo altro modo per alloggiare e gestire i cen-tinai di profughi arrivati in po-che settimane nell’estate 2015. E che adesso, con un impegno durato diversi mesi, è stato possibile ricondurre a numeri ragionevoli.A ciò si aggiunga che -fatta ec-cezione per la Caritas- che ha sottoscritto una Convenzione con la Prefettura e sta cercan-do di distribuire qualche altro

profugo in qualche rarissima parrocchia resasi disponibile, nessun contenitore riconduci-bile all’apparato religioso loca-le si è finora reso fruibile. Inoltre, per scongiurare l’inope-rosità dei profughi che devono aspettare diversi mesi, la Pre-fettura è riuscita quantomeno a stipulare protocolli con i Sin-daci dei Comuni dove sono sta-ti trovati posti perché, a titolo volontario e gratuito svolgano qualche lavoro utile alla col-

lettività locale, come la manu-tenzione del verde pubblico, la pulizia delle strade o l’imbian-catura delle scuole.A fronte di questa chiusura so-ciale cosa si potrebbe fare?La Prefettura si rende sempre disponibile a partecipare agli incontri informativi sul territo-rio per spiegare il fenomeno e la strategia. Anche la diffusione tramite stampa e social media è molto importante: solo con una conoscenza approfondi-ta del fenomeno, si può capire davvero quale sia il nostro im-pegno.. e le difficoltà. Serve uno sforzo di maturità collettiva per comprendere che, poiché il fe-nomeno nel suo complesso non si può determinare a livello lo-cale, per evitare di subirlo con le peggiori ricadute, va saggia-mente condiviso e gestito!

L'Intervista al Capo di Gabinetto, Dott. Alessandro Tortorella

Assistenzasociale

Assistenzasanitaria

Inserimentoscolastico

Attivitàmulticulturali

Mediazionelinguisticoculturale

IstruzioneFormazione

Alloggio

OrientamentoInformazione

legale Formazione

Inserimentolavorativo

Altro

Tempo libero

11,410 ,211,2

13,0

9,1 12,238 ,418,41 0,71 4,0

7,68,6

8,7

43,5

6,8 9,9

15,1 14,2

7,1 9,8 10,7 8,7

66,162 ,158,36 4,566,91 8,650,37 1,35 8,357,9 58,5

22,2

7,8

66,7

11,1

23,8

14,915,5 11,217,8

14,218,6 16,3 18,6

14,6

100,0

0,0

25,0

50,0

75,0

Rifugiati

Protezione umanitaria

Richiedenti asilo

Protezione sussidiaria

Servizi erogati per statusdei bene ciari. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

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Li vedi correre tra i cespu-gli, trasformare con la fantasia bastoni di legno

in lanciafiamme e improvvisi visitatori (ovvero la sottoscrit-ta!) in T-rex, arrampicarsi su un albero e con la stessa disin-voltura riconoscerne il nome in base alla forma delle foglie, costruire capanne con i legni

recuperati nel bosco, ricono-scere in lontananza il verso del fagiano. Sono sette bambini, maschi e femmine, tra i 3 e i 5 anni, piccoli conoscitori della natura, perfettamente a loro agio all’interno del primo asilo nel bosco di Verona. O meglio, all’esterno, visto che questo

asilo non ha pareti, ma solo i confini di una recinzione (ben lontana!) che è praticamen-te impossibile notare. Le aule sono sostituite da radure, rovi, alberi, cespugli. Sopra la testa, al posto del soffitto bianco e della luce al neon, il cielo. La Scuola nel Bosco è stata inaugurata lo scorso settembre all’interno della fattoria didat-tica La Valverde, a pochi pas-si da Borgo Venezia. A volerla, Davide e Giulia Fattori, educa-tori innamorati della natura e con l’idea che questo amore debba essere coltivato già in tenera età. «L'asilo nel bosco – spiega Davide - è un'espe-rienza educativa nata in Dani-marca negli anni ’50 e diffusa prevalentemente in Germania, Inghilterra, Svizzera e Austria.

SCUOLA TRA I RAMI

In Italia, solo da pochi anni ci sono proposte in questo senso, strutturate in due modalità di-verse: c’è chi ha una struttura fisica che accoglie una scuola materna, ma ha a disposizio-ne un bosco nelle vicinanze e trascorre quindi la maggior parte del tempo all’aperto, e chi, invece, sceglie di non ave-re uno spazio in muratura, ma di stare sempre all’aperto. Noi abbiamo scelto questa secon-da modalità». C’è però una grande tenda, sotto la quale ci si ritrova quando piove, o a far merenda. Dalle 8:30 del mattino, dal lunedì al venerdì, indipendentemente dal clima, i bambini si radunano in questo grande spazio verde, pronti a imparare. Le basi teoriche a cui si rifà

I bambini arrivano con i genitori o con gli educatori, che of-frono un servizio di trasporto dalla zona ovest della città; in-dossano un abbi-gliamento adatto al clima, si ritrovano al “campo base”, ac-cendono il fuoco, vi si siedono attorno e cantano una canzo-ne, che dà il via alla giornata.

VIENI... C'È UNASILO NEL BOSCO!Le lezioni si fanno all'aperto, le aule sono radure dove si im-para anche e soprattutto insieme agli alberi. Nell'originale proposta pedagogica de La Scuola nel Bosco, inaugurata lo scorso settembre all'interno della fattoria didattica La Valver-de, in zona Borgo Venezia, la natura si fa, oltre che compagna di giochi, anche inaspettata insegnante per i più piccoli.

di Francesca Mauli

EDUCAZIONE

[email protected]

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23EDUCAZIONE

questa idea di asilo nel bosco sono costituite principalmente da un testo - L'ultimo bambino nei boschi di Richard Louv - e da un concetto fondamentale, quello di biofilia, elaborato da Edward O. Wilson. «La biofilia è fondamentalmente l'amore per la vita. Le molte ricerche fatte hanno appurato che, mentre in linea teorica l’amore per la natura fa parte del nostro DNA, nella pratica non è detto che si sviluppi. Secondo i ricercato-ri, però, se un bambino passa una parte della giornata, per alcuni anni, all'aperto, guidato da persone alla scoperta della natura, scatta in lui un maggio-re rispetto per l’ambiente e il mondo circostante, che durerà anche da adulto. Una maggior diffusione di esperienze di que-sto tipo potrebbe quindi con-cretamente modificare i com-portamenti della società stessa nei confronti dell’ambiente». La giornata tipo all'asilo nel

bosco è così strutturata: i bam-bini arrivano con i genitori o con gli educatori, che offrono un servizio di trasporto dalla zona ovest della città; indos-sano un abbigliamento adatto al clima, si ritrovano al “campo base”, accendono il fuoco, vi si siedono attorno e cantano una canzone, che dà il via alla giornata. Ogni giorno, un tema di base guida le attività: il lu-nedì è dedicato agli alberi, alla loro scoperta e conoscenza, il martedì alle “mani laboriose”, quindi a dei lavoretti manuali, il mercoledì alla musica, il giove-dì all'inglese, il venerdì invece viene dato spazio alle propo-ste libere da parte dei bam-bini, messe poi ai voti. «Verso le 10 tocca alla merenda, che prepariamo noi, per educare i bambini sia all’importanza del nutrimento, che allo sta-re insieme. Poi ci si dedica al gioco libero; noi educatori li seguiamo in quello che fanno,

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invertendo il metodo consueto: le proposte le fanno loro e noi li seguiamo, cercando di valo-rizzare gli aspetti pedagogici che emergono di volta in volta. Finiamo all'una, in modo che i bambini il pomeriggio abbiano il tempo di digerire l'esperien-za e riposare, perché quattro ore passate all'aperto sono stancanti». «La società di oggi – conclude Davide Fattori - ha sempre più bisogno di persone elastiche, creative, che sappia-no risolvere problemi, che sia-no consapevoli della loro forza interiore, che sappiano di ave-re delle risorse e come usarle, e che siano anche in grado di stare da sole, senza aver-ne paura. Tutti aspetti, questi, che vengono sperimentati e coltivati nell'asilo nel bosco, in un'età in cui farlo diventa alta-mente strutturante».Facebook/ La scuola nel [email protected]

i

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La mia storia personale mi ha portata a seguire mia figlia Alice nell'arco di tut-

to il suo percorso scolastico, allo scopo di tutelarne il dirit-to all'istruzione. Alice, infatti, ha frequentato le scuole con una certificazione Legge 104, rientrando quindi in quelli che oggi vengono definiti B.E.S. (Bisogni educativi speciali, ndr). Sembra strano, perché esiste una bella legge a tutela di chi rientra in questa catego-ria, oltre a una serie di condi-zioni che dovrebbero consen-tire, sulla carta, la possibilità di realizzazione della persona; concretizzare questo proget-to, invece, è difficile, perché occorre adattare il metodo di insegnamento al bisogno spe-cifico della persona. A volte sembra che non sia il ragaz-zo ad andare a scuola, ma la sua problematica: non viene considerata la persona, con i suoi obiettivi di vita, ma viene puntata l'attenzione solo sul-la mancanza». A raccontarlo è Cristina Cuttica, esperta di comunicazione aziendale, au-trice del libro Genitori e scuola, partner per una nuova società - L’opportunità della diversità. «Quando Alice si è avvicinata

G E N I T O R I , I N S E G N A N T I , A L U N N I :U N A Q U E S T I O N E ( A N C H E ) D I P A R O L E G I U S T E

di Francesca Mauli

EDUCAZIONE Consigli per migliorare la comunicazione tra scuola e famiglia

Un libro e una serie di incontri formativi sul territorio dedicati alla creazione di una nuova rela-zione famiglia-scuola, tesa alla formazione di una scuola più accogliente, attenta alla diversità e più umana.

alla maturità, mi sono chiesta se tutto questo bagaglio di co-noscenze accumulato potesse in qualche modo utile ad altri. Nel nostro percorso scolastico, infatti, ho incontrato tante fa-miglie provate da una cattiva relazione con la scuola. Noi, come famiglia, ci siamo messi in gioco e in qualche modo ce l'abbiamo fatta, ma non sem-pre è così: alcuni nuclei pos-sono subire maggiormente il contraccolpo di una situazione del genere. Così, ho iniziato una riflessione, con l’obiettivo di creare uno strumento che potesse essere di utilità per qualunque genitore, a prescin-dere dalla presenza o meno di bisogni educativi specifici».Grazie agli strumenti della sua professione, Cuttica ha impo-stato quello che è un “sistema

relazionale di comunicazione famiglia-scuola”, basandosi sulla sistemica relazionale, che studia l'ambiente nel quale av-viene la comunicazione, quali sono gli attori coinvolti, come avvengono i flussi delle co-municazioni, cosa succede se il flusso è continuo oppure se non avviene. Dall'osservazione di questi aspetti è nato un li-bro incentrato sul sistema re-lazionale della comunicazione, sull'importanza della relazione tra la famiglia e la scuola, a cui si è affiancato un progetto for-mativo dedicato a genitori e docenti in collaborazione con il Provveditorato agli Studi di Verona, tuttora attivo nella no-stra provincia e molto parteci-pato. Per maggiori informazioni: [email protected]

Cristina Cuttica

«

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Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274Fax. 045 8650445 - [email protected] - www.notaiosartori.it

Per poter esplicare il titolo di questa nuova puntata della rubrica “Il notaio informa”, evi-tando scongiuri o gesti scaramantici, è bene fare un parallelismo storico per definire esat-tamente l’origine della cosiddetta “tassa sul morto”, entrata nel gergo popolare dei giorni nostri. Nel Medioevo, l’imperatore pensò bene di imporre ai propri feudatari una tassa da pagare nel passaggio del feudo dal padre al figlio per raccogliere denari utili per pagare le spese militari. Dopo aspre e ripetute rivolte popolari, i feudatari dovettero accettare per forza questo dazio. Si trattava, appunto, di una vera e propria “tassa sul morto” poiché, già allora, non vi era alcun trasferimento di ricchezza, ma soltanto una successione in diritti che trae origine da un evento luttuoso: la morte del titolare.Andando avanti nei secoli e giungendo ai gior-ni nostri, la più recente imposta sulle succes-sioni è stata sospesa per poi essere reintro-dotta con correttivi. Da tempo il nostro Paese è sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea in quanto, quest’ultima, vorrebbe ab-bassare il valore della franchigia, cioè la quo-ta esente da tassazione, attualmente prevista con particolare riguardo nei rapporti tra geni-tori e figli.In Italia, infatti, è più elevata rispetto a quella vigente negli altri stati dell’Unione Europea: il nostro sistema fiscale prevede l’esenzione dell’imposta fino a un milione di euro tra co-niuge e tra genitori e figli, mentre nelle suc-cessioni tra fratelli sono esenti da imposta i primi 100.000 Euro. In Europa non esiste fran-chigia così elevata per cui sia la commissione Europea sia l’OCSE hanno chiesto al governo italiano di adeguare la franchigia e le aliquote

alla media europea.Questo cosa significa? Che se ci sarà l’adegua-mento ci sarà di conseguenza un aumento so-stanziale dell’imposta di successione. Occorre, quindi, informarsi per tempo e rivolgersi a chi è esperto della materia al fine di individuare altre soluzioni fiscalmente più convenienti.In tema di successioni, uno strumento fonda-mentale di cui tener conto per tempo è il te-stamento: un documento che andrebbe sem-pre redatto assieme a un esperto onde evitare che venga impugnato o caducato e dichiarato privo di effetto. Esiste poi il cosiddetto “Patto di famiglia”, per mezzo del quale il genitore imprenditore ha la possibilità di trasferire la sua azienda al figlio o ai figli godendo di importanti agevolazioni fiscali (l’atto è a tassa fissa, Euro 200) e al ri-paro dalle impugnazioni che sono invece pos-sibili nelle donazioni. Ci sono, infine, dei beni trasferibili che sono esenti dall’imposta di successione, altri che sono esclusi. Fra questi sono importanti le polizze assicurative da attivare, anche qui, mediante consulenza di professionisti presso banche e assicurazioni. Di questi temi e dei relativi approfondimenti si parlerà anche all’incontro dal titolo “Pas-saggio generazionale e tutela del patrimonio aziendale e famiglie” organizzato da Banca Mediolanum sul territorio di Grezzana che si terrà lunedì 18 aprile alle ore 20.30 presso la Sala Bodenheim di via Segni 2.Al convegno, a cui parteciperà il dott. Massimo Doria, esperto di pianificazione successoria e fondatore dei Kleros srl, presenzierà come ospite anche il Notaio avv. Mario Sartori. In-gresso libero.

Imposta sulla successione: ovvero la tassa sul morto!

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NASCE “VERONA PROFESSIONAL WOMEN NETWORKING”,PERCHÉ INSIEME È MEGLIO

Nato come gruppo sulla piattaforma social Linkedin, in poco tempo ha già trovato moltissime adesioni da parte delle donne veronesi: Verona Professional Women Networ-king nasce con l’intento di creare aggregazione tra le don-ne di Verona e provincia, che qui possono scambiarsi idee, consigli e biglietti da visita.

di Chiara Boni

C’è Anna, che ha appena lasciato un lavoro sicuro per inseguire i propri so-

gni, e c’è anche Laura, che fa lo stesso lavoro da vent’anni e più felice di così non potrebbe es-sere, e lo dice orgogliosa men-tre aggiunge che ha due figli e un marito a casa che la aspet-tano. C’è anche Federica, che fa un lavoro bellissimo e in cui gli uomini sono la stragrande maggioranza ma che, a volte, sono anche troppi. Poi c’è Cate-rina che il lavoro l’ha perso ma di stare a casa con le mani in mano non se ne parla proprio ed è qui per trovare sostegno e consigli.Le storie che si intrecciano all’interno del Verona Profes-sional Women Networking sono tante e molto diverse fra loro, ma tutte hanno in comune una cosa: le protagoniste sono donne, di tutte le età, di tutte le provenienze, che vogliono con-dividere le proprie esperienze con altre donne. Per fare rete, per trovare contatti, per scam-biarsi consigli, perché insieme è meglio. Lo sa bene l’ideatrice di Vero-na Professional Women Net-working, Mary Wieder-Bottaro, americana di nascita ma vero-nese per amore, che ci spiega: «L'obiettivo di questo gruppo è quello di creare un network per

unire le donne professioniste a Verona in modo da supportare noi stesse tramite lo sviluppo professionale. Semplicemente il networking è un modo per conoscere altre persone, che magari possono aiutarci con i nostri obiettivi professionali o personali oppure che hanno gli stessi nostri interessi».Mary, forte della sua esperien-za in un altro gruppo simile con base a Milano, ha creato

Verona Professional Women Networking tramite un gruppo LinkedIn, consapevole che an-che in terra scaligera le donne abbiano bisogno di fare rete per essere più forti: «Ho crea-to questo gruppo sul LinkedIn perché volevo conoscere altre donne professioniste a Verona. Sono di Philadelphia e Vivo a Verona da quasi 6 anni, lavo-rando nel marketing. Faccio parte del gruppo Professional

INTRAPRENDENZA FEMMINILE

[email protected]

@chiarettaboni

LINKEDIN & CO

Foto: Daniele Tanto

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27INTRAPRENDENZA FEMMINILE

Women's Network, un gruppo europeo per le donne profes-sioniste con sedi in 24 città, fra le quali Milano e Roma. Mi tro-vo bene nel gruppo di Milano e ho conosciuto tante donne in carriera, ho partecipato a tanti eventi e programmi come, per esempio, il loro programma di mentoring. Non essendo di Mi-lano faccio fatica a partecipare al 100% e mi domandavo per-ché non ci potesse essere un gruppo anche qui a Verona. An-che se questa città è abbastan-za piccola rispetto a Milano, è tuttavia un centro economico molto importante in Italia con tante multinazionali, imprendi-trici e startup».Il mix perfetto, insomma, per creare qualcosa di grande. Da semplice gruppo online, dove ritrovarsi virtualmente, Verona Professional Women Networking è diventato anche un momento di aggregazione vera e propria tramite incontri sul territorio: il primo si è tenu-to mercoledì 16 marzo, presso l’enoteca Signorvino Valpolicel-la, e ha visto partecipare quasi un centinaio di donne da Ve-rona e provincia. Segno che la necessità di unirsi, scambiarsi biglietti da visita, raccontare la propria storia e ascoltarne tan-

te altre, sia sentita anche dalle donne veronesi.L’impegno del Network prose-guirà con incontri a cadenza mensile. Il prossimo si tiene il 9 aprile nella Loggia di Fra' Gio-condo (Loggia Antica) di Piaz-za dei Signori: Verona Profes-sional Women Networking sarà infatti ospite di Vinitaly and the City, con un meeting in cui si discuterà di “Essere donna e la-voratrice a Verona”.Come spiegano le organizza-trici «Questo incontro di net-working si terrà durante il Vini-taly, il grande evento culturale veronese, ed offrirà alle donne veronesi l’opportunità di cono-

scere altre donne e scoprire potenziali collaborazioni go-dendosi un buon bicchiere di vino. Le donne veronesi, laurea-te e ambiziose si ritrovano con-tinuamente ad affrontare alcu-ne sfide soprattutto associate al genere: disparità di reddito, meno opportunità professio-nali, machismo nell’ambiente lavorativo e la difficoltà di far combaciare la maternità con una carriera. Ci sarà una tavola rotonda con donne professioni-ste che condivideranno la loro esperienza come donne e lavo-ratrici a Verona, con la possibi-lità di iniziare un dialogo, fare domande e ricevere consigli.»

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Dopo Beyond the wall (Al di là del muro), fortuna-to filo conduttore della

scorsa edizione, sarà la volta di RE-invent, RE-think, RE-lay, concept che fa della reinter-pretazione, della relazione e della reinvenzione la chiave del nostro futuro. “Il passato è come un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Così Italo Calvino inten-deva sottolineare l’inossidabi-le rapporto tra ciò che è stato ieri e ciò che sarà domani. Un rapporto che va oltre la sem-plice consequenzialità tempo-rale. RE-invent, RE-think, RE-lay, tema della terza edizione di TEDxVerona, si propone, per l’appunto, di analizzare tale relazione tra passato e futuro partendo dal presupposto che alla base di ogni innovazione vi sia la reinterpretazione, la rela-

zione o l’intensificazione di un “quid” preesistente, riassunto nel prefisso latino re- e dal suo significato iterativo. L’obiettivo è dimostrare come ciò avven-ga in ogni ambito della nostra vita. Al prefisso re- saranno as-sociati dai followers di TEDxVe-rona sui Social Network e dagli speaker che sceglieranno il ti-tolo del loro speech, una serie sempre diversa di termini, ver-bi, aggettivi, che, oltre ad ani-mare le pagine del nuovo sito www.tedxverona.com, andran-no a definire il contenuto degli speech dell’evento. Il tema RE-invent, Re-think, RE-lay si fonde alla perfezione anche con l'impianto narrativo sviluppato nel video promozio-nale della nuova edizione di TEDxVerona, lanciato sul sito, sulla relativa pagina Facebook e sul canale YouTube in attesa

dell’evento. La suggestiva cre-azione di Darkside - l’azienda veronese, conosciuta in tutto il mondo, che si occupa di ani-mazione digitale e che ha av-viato quest’anno la sua colla-borazione con TEDxVerona - è stata sviluppata attorno ad un concept particolare: la frenesia di un'idea che da embrionale si sviluppa e cresce, viene condi-visa e crea emozioni che con-tribuiscono a trasformarla e a diffonderla con successo, il tut-to con irresistibile semplicità. Cos’è TED? Tecnologia, Intrat-tenimento e Design. Sono que-ste le tre ampie aree che, in-sieme, stanno creando il nostro futuro. A promuoverle è TED (acronimo inglese per Techno-logy Entertainment Design, ndr) un’organizzazione no pro-fit californiana nata nel 1984 con l’obiettivo di condividere

R E - I L P R E F I S S O C H E S A D I F U T U R O

di Redazione

L'EVENTO

Dopo il grande successo di pubblico e critica riscosso nelle precedenti edizioni, per il terzo anno consecutivo TEDxVerona torna ad accendere i riflettori dell’innovazione sulla scena sca-ligera. A fare da cornice all’evento sarà, ancora una volta, il settecentesco Palazzo della Gran Guardia che domenica 24 aprile 2016 riaprirà le porte del suo Auditorium.

W W W . T E D X V E R O N A . C O M

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Partito il conto alla rovescia per l'attesissimo incontro che si terrà a Verona il 24 aprile

tutte quelle “idee che merita-no di essere diffuse”. Il canale di comunicazione scelto e or-mai consolidato è l’attesissima conferenza a scadenza annua-le, nell’ambito della quale le menti più brillanti e visionarie del momento sono chiamate a presentare tematiche calde e attuali attraverso speech veloci e appassionanti. Gli interventi, connessi tra loro da un comune filo conduttore che si rinnova ogni anno, abbracciano tutti gli

ambiti del sapere: dalla scien-za alla politica, dall’arte alla tecnologia, dalla musica all’ar-chitettura, dalla letteratura alla vita quotidiana. Cos’è TEDx? Da qualche anno l’associazione californiana concede la licenza per poter realizzare versioni locali delle conferenze TED, i TEDx appun-to. Creati nello spirito della mis-sione TED e sottoposti a preci-si standard di realizzazione, questi eventi sono organizzati

in modo da offrire anche alle comunità locali l’opportunità di stimolare il dialogo tra i parte-cipanti, generare networking e favorire la costruzione di nuove relazioni. Ad oggi sono poche le città italiane che hanno ot-tenuto tale licenza. Fra queste c’è Verona, il cui team, compo-sto interamente da volontari, ha ottenuto l’autorizzazione ad organizzare un evento che proietterà ancora una volta la città scaligera in un contesto internazionale. Nell’ambito di TEDxVerona saranno combi-nate presentazioni dal vivo, performance artistiche e pro-iezioni video che andranno a promuovere il meglio della cul-tura e dell’innovazione.

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Il Team TEDxVerona si è andato negli anni via via allargando, crescendo paralle-

lamente alle esigenze dell’evento, sempre più impegnativo: dal nucleo

iniziale di 11 persone

la “squadra” si è estesa il secondo anno fino a 19 per

raggiungere gli oltre 20 elementi attuali.

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LE DISTANZE LEDECIDIAMO NOIDa oltre sette anni l'Istituto Comprensivo di Bosco Chiesa-nuova manda avanti un progetto che promuove l'incontro, stravolgendo la geografia. "Compagno di banco" è il titolo dell'iniziativa che, attraverso uno scambio di lettere, avvici-na il Kenya alle nostre montagne.

di Miryam Scandola

SCORCI

[email protected]

@miryamscandola

Lo scambio epistolare tra gli studenti della Lessinia e i coetanei kenioti

Betty lo sapeva mentre cam-minava scalza per 45 mi-nuti prima di arrivare a

scuola, con stretto addosso un maglione troppo grande per il suo fisico di bambina. Lo sape-va che il riscatto si guadagna anche e soprattutto così; nella fatica dello studio. Lei, 22 anni, con un inglese sicuro dice che finirà l'università ad aprile. Dalla sua voce pacata e forte si capi-sce che avrà una vita diversa da quella di sua nonna, analfabeta, con un'esistenza divisa nei po-chi metri della baracca in cui ha cresciuto la nipote, nella perife-ria meridionale di Nairobi.Ad ascoltare la storia di Bet-ty Nasambu nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 marzo, c'erano le classi della scuola se-condaria dell'Istituto Compren-sivo di Bosco Chiesanuova, che da sette anni sono impegnate in un progetto di gemellaggio con Kwa Watoto Centre and School, una scuola che sorge vicino alla baraccopoli di Soweto- Kayo-le, in Kenya. Il dialogo a infiniti chilometri di distanza è iniziato nel 2009 e si è arricchito negli anni non solo di campagne di solidarietà e raccolta fondi per sostenere le spese quotidia-ne del centro ma anche di una corrispondenza del tutto inedi-ta. Scambi di messaggi, frasi in inglese scelte con la cura di chi sta imparando per essere lette da occhi altrettanto tesi a capir-le; questa l'iniziativa che già nel nome che porta, "Compagni di

banco", trattiene il sapore della semplicità delle cose quotidia-ne eppure, a ben guardarle, del tutto straordinarie. Il progetto, sposato da diversi docenti del-le scuole secondarie della Les-sinia, da Bosco Chiesanuova a Cerro, passando per Roverè, ha avuto e ha tuttora un risvolto didattico significativo, solleci-tando la preparazione in geo-grafia e in inglese degli alunni di entrambe le realtà. Betty è stata, quando era adole-scente, una di quei "compagni di banco" lontana nelle distan-ze meno nei desideri, che, in vi-sita a Bologna per dire grazie a chi ha sostenuto il suo percorso scolastico e le ha permesso il sogno dell'università attraverso la formula dell'adozione a di-stanza, ha pensato di passare anche tra le nostre montagne. Per vedere «per la prima volta la neve», ma soprattutto per spie-gare quanto sia stato impor-tante per lei avere il sostegno di un'Italia amica. La borsa di stu-dio che è riuscita ad ottenere per il profitto meritevole è una delle tante gocce che l'associa-zione Centofarfalle di Quaderni

di Villafranca permette con la sua costante attività. La Onlus, impegnata in Kenya, oltre alla gestione degli aspetti operati-vi di vari progetti come quello dello scambio di corrisponden-za, si occupa di sostenere le at-tività di una casa famiglia nella baraccopoli di Soweto e contri-buisce, attraverso l'erogazione del microcredito, a garantire alle donne l'indipendenza eco-nomica. Testimonianze come quella di Betty «permettono di capire che ci sono realtà diver-se dalle nostre», ha sottolinea-to a più riprese Zeno Capponi, docente di inglese presso l'isti-tuto, che ha dialogato con la ragazza, durante un incontro piacevolmente interrotto dalle moltissime domande formulate, rigorosamente in inglese, dagli studenti. E a guardare lei, bella, con i jeans stretti e il sorriso di chi si sta guadagnando il suo futuro, si finisce per credere che i contesti siano sì diversi, ma comunque, in fin dei conti, pure piuttosto vicini.Per fare una donazione: Banco Popolare di VeronaQuaderni di Villafranca (VR)

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PRIMAVERASPECIALE

I fiori non parlano, forse, sem-plicemente suggeriscono. Il primo a capirlo è stato Edward Bach, medico bri-

tannico a cavallo tra Ottocen-to e Novecento che, durante le sue lunghe passeggiate lungo il fiume, si accorse di come al di là delle erbe, i rimedi natu-rali si nascondessero anche tra i petali dell'universo floreale. A lui e alla sua scoperta nata dalla meraviglia di uno sguar-do attento si deve lo sviluppo di questo particolare sentie-ro della medicina alternativa, nota come Floriterapia. Ri-conosciuto dal 1976 dall'Or-ganizzazione Mondiale della Sanità come metodo di cura complementare, questo trat-tamento, molto utilizzato dagli psicoterapeuti e da chi si oc-cupa di medicina alternativa, si basa sull'idea che l'essenza di un singolo fiore possa farsi carico di un'emozione nega-tiva e sia in grado di mutarla nel suo tratto positivo. Le vir-tù vibrazionali dei vegetali più delicati del suolo, secondo la Floriterapia, contribuirebbero anche alla scomparsa del do-lore fisico, contrappunto del

L A F E L I C I T À ?C E R C A T E L A

N E I F I O R Idi Miryam Scandola

SPECIALE PRIMAVERA Uno sguardo alla Floriterapia

vero disagio, radicato in pro-fondità. Secondo l'uso inaugu-rato dallo studioso che ne ha operato la classificazione in 38 fiori - detti di Bach, appunto- , le piante dovrebbero essere recise nel periodo di massima fioritura durante giornate par-ticolarmente assolate e lascia-te macerare in ciotole d'acqua al sole, oppure bollite. L'aspetto interessante è che i fiori non rilasciano nessun principio atti-vo, ma hanno con il liquido un rapporto "informativo" attra-verso il trasferimento della loro intrinseca energia. Lasciano, in sostanza, nell'acqua in cui ripo-sano una sorta di messaggio. Il “bouquet” che ne risulta (ar-ricchito da brandy o acqua di aceto di mele per permetterne la conservazione, ndr) si assu-me direttamente sulla lingua nella formula di quattro goc-ce per quattro volte al giorno. Il trattamento, che può durare da pochi giorni a qualche set-timana, agisce nell'ambito dei disagi e delle sofferenze emoti-ve ma contribuisce a lenire an-che le indisposizioni fisiche ad esse connesse. Come avviene la scelta dei rimedi? Attraverso

un criterio di corrispondenza. Il che vuol dire che a determinato stato d'animo negativo si lega, per analogia, il campo d'azione positiva dell'elemento floreale scelto. Così il fiore dell'olivo è adatto per chi si sente sfinito ed esausto, quello dell'ippoca-stano per chi deve recuperare la serenità perduta, quello della quercia per coloro che vogliono dare nuova linfa alla loro per-severanza. Da non dimenticare, l'essenza del fiore dell'olmo che aiuta in quell'azione rara e dif-ficile che è l'indulgenza verso se stessi. Fiori australiani, cali-forniani e persino indiani; tante e altre sono le proprietà che si celano negli intarsi dei petali sparsi nel mondo che negli anni hanno esteso – ma non supera-to - la classificazione di Bach. Senza volare lontano, guardia-mo, però, per un momento i nostri prati abitati da tante va-rietà. Come le primule, le prime nate di ogni primavera, fragili come chi si affaccia al mondo. Dipinte del dolce giallo della ti-midezza sono perfette per chi deve assimilare un dolore del passato e tentare, con tutta la fatica del caso, un nuovo inizio.

Popolano con discrezione i nostri prati, ma anche gli spazi verdi permessi dalla città. Secondo i precetti della Floriterapia, i fiori non sarebbero solo una grazia per gli occhi, ma farebbero bene anche alle nostre emozioni.

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800 143 143, NASCE IL NUMERO VERDE PER LA CURA DEL TUMOREAd attivarlo, l'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Comporre i nove numeri è il primo step di un approccio multi-disciplinare, quello del “Cancer Care Center”, finalizzato a facili-tare il percorso diagnostico-terapeutico del malato oncologico o con sospetta diagnosi tumorale.

di Marta Bicego

Nove numeri: 800 143 143. E tre parole: “Cancer Care Center”. È la formu-

la sulla quale l'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha deciso di puntare per faci-litare il percorso diagnostico-terapeutico del malato onco-logico o con sospetta diagnosi tumorale. Un'alleanza pensata per non lasciare solo il pazien-te, e la sua famiglia, in un mo-mento delicato quale la dia-gnosi o la cura del cancro. Una volta digitato il Numero Verde, dall'altra parte del te-lefono risponde un tutor pro-fessionale che fornisce un pri-mo supporto informativo e di orientamento sui percorsi da affrontare. Individuato il pro-blema o la richiesta avanzata, il tutor di primo livello prende contatto con il collega di se-condo livello delle Unità ope-rative interessate al tipo di tu-more, con l’Oncologia Medica o con i Servizi di diagnosi per la prenotazione degli esami. Da un semplice contatto tele-fonico si attiva una rete tra-sversale ai Dipartimenti, alle Unità terapeutiche, ai Servizi coinvolti nell’iter di diagnosi e terapia. Al centro di tutto è la presa in carico del paziente: «Il prendersi cura di ogni persona malata di tumore, seguendola in tutte le fasi diagnostico-te-rapeutiche, fino al periodo di

follow up che inizia al termi-ne dei trattamenti attivi o, nei casi in cui è necessario, fino alle cure palliative» scende nei dettagli Stefania Gori, diretto-re dell’Oncologia Medica del nosocomio di Negrar e presi-dente nazionale eletto dell’As-sociazione nazionale medici di Oncologia Medica (Aiom). L'approccio multidisciplinare del “Cancer Care Center” ri-chiede tecnologie e professio-nalità diagnostiche, chirurgi-che e di trattamento terapico all’avanguardia insieme ad al-tri servizi sui quali la Cittadella della Carità, voluta dal fonda-tore San Giovanni Calabria, continua a investire. Fondamentale è, per esempio,

avere a disposizione, eviden-zia, «un Laboratorio di Biologia molecolare per lo studio del-le alterazioni molecolari che possono descrivere la minor o maggior aggressività di una malattia». Da non sottovaluta-re, in presenza di una neopla-sia, l'educazione al corretto stile di vita e il supporto psi-cologico che deve abbracciare l'intero nucleo familiare. Pren-dersi cura del malato significa inoltre, sottolinea la dottoressa, ragionare in un'ottica di pre-venzione e «avviare all’ambu-latorio di counseling genetico le pazienti giovani con carci-noma mammario, con familiari affette da carcinoma mamma-rio-ovarico al fine di valutare il

SALUTE & BENESSERE

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@MartaBicego

CANCER CARE CENTER

Foto: Ennevi

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rischio della presenza di un’e-ventuale mutazione dei geni BRCA1-2, resi tanto famosi dal caso dell’attrice Angelina Jo-lie». La lotta contro il cancro richie-de, insomma, strategia e colla-borazione. I tumori, ad analizzare i dati forniti annualmente dalle mo-nografie I numeri del cancro in Italia a cura di Aiom e Associa-zione italiana registri tumori, costituiscono la seconda cau-sa di morte nella popolazio-ne italiana dopo le patologie cardiovascolari. Ci si ammala fortunatamente un po' meno

rispetto al passato, segnala: «A fronte di una incidenza in aumento come dato grezzo, l’incidenza corretta per l’età della popolazione italiana, che quindi tiene conto dell’invec-chiamento della popolazione, fa emergere un tasso di inci-denza in riduzione nel sesso maschile (meno 2,8% all'anno dal 2006 al 2015) e solo in lie-ve crescita nel sesso femmi-nile (0,4% all'anno dal 2001 al 2015)». A fronte di una co-stante riduzione della mortali-tà negli ultimi quindici anni, la sopravvivenza a cinque anni si attesta tra le più alte in Euro-

pa. Grazie a modelli statistici e matematici, conclude, oggi è possibile indicare il numero delle persone guarite, cioè di quanti con pregressa diagno-si di cancro hanno raggiunto

SALUTE & BENESSERE

Al centro di tutto è la presa in carico di ogni persona ma-lata di tumore, che viene seguita in tutte le fasi diagnostico-terapeutiche, fino al periodo di follow up che inizia al termine dei trattamenti atti-vi o, nei casi in cui è necessario, fino alle cure palliative

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un’attesa di vita paragonabile a quella degli individui della stessa età e dello stesso ses-so non affetti da tumore. Nel 2010, conclude, «i guariti rap-presentavano in Italia un terzo di tutti i casi prevalenti». Per-centuali che, unite ai progres-si della medicina, introducono un nuovo concetto: quello della guarigione dal cancro.

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Verona Creativa conta tra i soci fondatori la Fonda-zione Accademia di Bel-

le Arti, l’associazione Mantova Creativa, l’associazione cultu-rale Aldo Tavella, l’associazione Atelier dell’Anima e, presto, si aggiungerà anche il Conserva-torio Dall’Abaco. Il presidente dell’Accademia, Stefano Pache-ra, ha parlato di «opportunità che offriamo ai nostri studen-ti per entrare concretamente nel mondo dell’arte», mentre Giampaolo Benedini, di Manto-va Creativa, ha espresso massi-ma soddisfazione poiché il loro progetto «si è diffuso anche in altre realtà» dando loro «l’enne-sima conferma dell’importanza del lavoro fatto sinora». Presidente Perbellini, il 2 mar-zo avete presentato l'iniziativa.

Ma a quando risale l’idea?Se ne è iniziato a parlare qual-che anno fa. Verona e Mantova hanno una storia molto diversa l’una dall’altra quindi le due cit-tà non sono concorrenziali ma sinergiche e la sinergia in cam-po culturale raddoppia le co-noscenze. In entrambe queste città ci sono situazioni diver-se per quanto riguarda l’arte contemporanea, che è quella che in futuro diventa arte an-tica. È la più difficile da legge-re perché gli artisti veri hanno intuizioni che anticipano quello che avverrà. Leggere l’arte vuol dire anticipare quello che suc-cederà in futuro ed è successo in tutti i secoli, ma ci sono due problemi: aiutare i contempo-ranei e insegnare alla gente come riconoscere questi nuovi

linguaggi. Questo è il sesto anno di Man-tova Creativa. Voi come parti-rete?Mantova lavora sulle mostre e sulle esibizioni. Da noi queQue-sto è il sesto anno di Mantova Creativa. Voi come partirete?Mantova lavora sulle mostre e sulle esibizioni. Da noi que-sta necessità è sentita meno perché se ne fanno miliardi di queste cose, dalla fiera di arte contemporanea alle mostre di galleristi. È meglio che cerchia-mo di far conoscere tutti questi eventi piuttosto che farne altri. Dobbiamo, da una parte, pro-muovere l’arte contemporanea dando gli strumenti per farla conoscere, dall’altra dotarci di un mezzo come il sito internet per promuovere tutte queste cose.Diverse associazioni hanno

VERONA CREATIVA,LA CULTURA SI FA (MEGLIO) INSIEMEMettere in rete e divulgare l’arte a 360 gradi. È questo l’o-biettivo della neonata associazione frutto di alleanze stret-te con la già rodata Mantova Creativa. Finalmente le due città vicine, e lontane (una è in Veneto, l’altra in Lombar-

dia), possono dialogare su uno di quei fronti politici molto spesso poco considerati: la cultura. Abbiamo parlato con la presidente Erminia Perbellini per capire in che direzione si muove la sua associazione.

CULTURA

LA NUOVA ASSOCIAZIONE

Leggere l’arte vuol dire anticipare quel-lo che succederà in futuro ed è successo in tutti i secoli, ma ci sono due problemi: aiutare i contem-poranei e insegna-re alla gente come riconoscere questi nuovi linguaggi.

Erminia Perbellini

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provato a fungere da cassa di risonanza di eventi culturali. In cosa si differenzia il vostro pro-getto?Molti ci hanno provato dimen-ticando i giovani. Noi li abbia-mo coinvolti affidandogli fin da subito la creazione del logo e del sito (ad opera degli allie-vi dell’Accademia di Belle Arti, ndr). L’anima deve essere loro. Non è facile mettere insieme vari soggetti, bisogna stare in quel circuito culturale che è alla base della città.La politica quanto influenza?Non è una questione politica, ma solo culturale. In questa unione di intenti Verona cerca di raccordare quello che già fa cercando di farla conoscere ai veronesi e ai mantovani. Ci sa-ranno anche delle performan-ce che partiranno dopo Pasqua collegate al simbolo deI logo, una sedia. Queste saranno posizionate nelle piazze, nelle

CULTURA

strade e per un quarto d’ora gli artisti si potranno esibire, men-tre i cittadini potranno prende-re contatto con suoni, immagi-ni e parole diverse.E con Mantova che progetti avete?Appena partirà il sito (fine mar-zo, ndr) faremo un incontro con Mantova in modo da redigere una prima bozza di incontri bi-laterali finalizzati allo sviluppo di progetti comuni in modo da avere anche delle risorse, men-

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tre a maggio saremo presenti alla manifestazione Mantova Creativa con Verona Risuona. Non vogliamo dimenticare che quest’anno Mantova è Capitale Italiana della Cultura. Avremo modo, comunque, di lavorare insieme e di far conoscere le realtà culturali delle due città. Mantova ha bisogno di farsi conoscere, Verona di mettere in rete ciò che fa.

Facebook/ Verona-Creativai

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Prendete dei giovani de-signer freschi di studi e desiderosi di mettersi

all’opera, date loro dei mate-riali di scarto da rivitalizzare e affidate la realizzazione delle idee a persone svantaggiate: il risultato si chiama Korner, una start up innovativa nata un anno fa a Verona e che proprio in questo periodo sta vivendo una fase di forte crescita.Korner recupera materiale di scarto dalle aziende e realiz-za degli oggetti da rivendere o alle aziende stesse o al pubbli-co. Il tutto coinvolgendo gruppi di ragazzi appena usciti dalle scuole di design, chiamati a sfidarsi sull’idea di riuso più creativa, e gli ospiti della coo-perativa I Piosi di Sommacam-pagna a cui viene affidata la manodopera.Non si tratta dell’unica realtà veronese attiva in questo am-bito: sono molte le associazio-ni, le cooperative e le piccole imprese che uniscono ecoso-stenibilità e impegno sociale. Ciò che distingue Korner è l’attenzione alla creatività e la cura per il design dei prodot-ti. L’idea, infatti, è partita pro-prio da un designer con anni di esperienza nel campo della moda: Alessandro Marcolini. Insieme ad altri due giovani gestisce quello che, dice, «per ora è un progetto sociale, ma in futuro potrebbe diventare qualcosa di più». Creativo ma anche coreografo e scenogra-fo, Alessandro ha vissuto nelle capitali di mezza Europa colla-borando con alcune delle com-pagnie di danza contempora-nea più importanti del mondo.«Circa un anno fa – racconta

– una grande azienda di ab-bigliamento veronese mi ha chiesto di realizzare dei sac-chetti per scarpe utilizzando materiale riciclato. Mi sono chiesto se non ci fosse un’al-ternativa al farli fare in Cina e ho pensato di rivolgermi alla cooperativa I Piosi per propor-re loro di far svolgere questo lavoro alle persone in difficoltà di cui si occupano».Nella cooperativa, attiva sul territorio veronese da oltre 25 anni, Alessandro ha trovato ra-gazzi disabili ma anche ex de-tenuti e profughi, «persone a

cui offriamo un modo utile per impiegare il tempo e, quando possibile, per mettere a frutto le professionalità che hanno e che non possono spendere nel mondo del lavoro».Lampade, orologi, pouf da giardino, gadget natalizi, to-vagliette realizzate con i te-loni di un camion: il catalogo di Korner è vario e ricco. Ma non pensate di trovarci di tut-to, Marcolini ha le idee chiare: «Ci piacerebbe specializzarci nell’interior design, e comun-que nella creazione di oggetti utili, non banali e non impe-

I L B E L L O C H E FA D AV V E R O B E N E

di Luca Spaziani

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Riciclo, design e sociale. Questi gli ingredienti di Korner, l'innovativo progetto veronese che applica alla perfezione i valori dell'economia collaborativa, utilizzando materiali di scarto e trasformandoli in oggetti di design. La progettazione è affidata al talento di giovani creativi, la produzione, invece, viene commissionata a persone a rischio di esclusione sociale.

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i

La start up che coniuga creatività, riciclo e inclusione

gnativi, che costino al massimo 100-120 euro. Ma - sottolinea – sempre con l’occhio puntato sulla creatività, l’elemento che vorremmo fosse il nostro mar-chio di fabbrica».

Proprio l'aspetto della creativi-tà è, infatti, uno dei valori por-tati avanti da Korner: «Quan-do escono da scuola – spiega Marcolini – i giovani designer hanno un disperato bisogno di affrontare la realtà del lavoro che è lontana anni luce dalla teoria, per non rischiare di re-alizzare oggetti che, nel vero senso della parola, non stan-no in piedi. Noi offriamo loro quest’opportunità che dovran-no saper sfruttare facendosi notare e promuovendo le loro

creazioni».Quella di Korner è una realtà in crescita che proprio in queste settimane sta vivendo una for-te accelerazione grazie all’ac-cordo stretto con Altromerca-to che porterà i prodotti della start up negli oltre 100 punti vendita della nota catena di di-stribuzione attiva nel commer-cio equo e solidale.

Offriamo alle per-sone in difficoltà un modo utile per im-piegare il tempo e, quando possibile, per mettere a frut-to le professionalità che hanno e che non possono spendere nel mondo del lavo-ro.

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E per il futuro, perché non aprir-si all’e-commerce? «Ci stiamo pensando», confida Alessan-dro. «Se avremo le possibili-tà per organizzarci lo faremo. Ora la priorità è anche quella di attirare risorse economiche perché l’entusiasmo è impor-tante ma può non bastare».Per scoprire qualcosa in più: www.krn.social

Lampada di design by Korner

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CORRIERI IN BICI VERONA:L’ECO TRASPORTO OVUNQUE,COMUNQUE E SUBITOAbbiamo incontrato i Corrieri in Bici di Verona, la neonata star-tup veronese che offre un innovativo servizio di corriere espres-so su due ruote. Tre giovani coraggiosi, legati da una sfrenata passione per il ciclismo. E il sogno di una nuova Verona.

di Giulia Zampieri

Sfrecciano a bordo delle loro due ruote, nel traffi-co cittadino, sui sampie-

trini all’ombra dell’Arena e poi via, sulle strade della periferia, con sole, vento, pioggia e pure neve, se capita. «Perché siamo ciclisti, non imprenditori» ci tiene a precisare Filippo Filip-pini, 26 anni, uno dei tre soci e presidente in carica di Corrieri in Bici Verona, il primo servizio di bike messenger della città scaligera.Assieme a Filippo anche Bia-gio Anselmi, 31 anni, e Andrea Thedy, 25, hanno fatto del ci-clismo prima una passione, di quelle vere e travolgenti, e poi un lavoro: la sfida, intrapresa qualche mese fa, è quella di offrire a Verona un esclusivo servizio di corriere espresso in bici. E, nel frattempo, mostrare a clienti e cittadini che c’è un modo alternativo e più atten-to per muoversi e per vivere la nostra città.In modo ecologico, economico e rapido girano Verona in lun-go e in largo, da San Massimo a Montorio, da Parona a Ca’ di David, e sulle loro bici cargo trasportano di tutto, fino a 100 kg di carico: dai dolci senza glutine per una pasticceria di Santa Lucia, al take away ar-gentino in pieno centro, e poi frutta e verdura bio, ma anche documenti, pacchi e merce di qualsiasi tipo. E per i clienti più disparati.«L’idea è nata da una mia

esperienza diretta» ci raccon-ta Filippo. «Dopo aver lavorato per vari servizi di bike messen-ger sia in Svizzera che a Mila-no, abbiamo deciso di portare a Verona un modello di eco-trasporto che in altri Paesi e città, anche italiane, esiste già da anni. Da sei mesi a questa a parte, i Corrieri in Bici offro-no tre tipi di consegne diverse: Standard, Cargo per grandi carichi e Urgente, con servizio delivery assicurato in 45 minu-ti. E in più, un servizio garantito 24 ore su 24 perché, come os-serva Filippo, ironizzando, «se mi svegli alle 3 di mattina, direi che la consegna te la faccio ec-come!».

Come se non bastasse, in caso di necessità, si occupano an-che di bonifica biciclette, per riciclare la vecchia bici abban-donata in cantina, e di assi-stenza foratura, anche grazie all’esperienza di Biagio, che ha lavorato per anni in una ciclof-ficina.Di strada, è proprio il caso di

GIOVANI & LAVORO

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NUOVI MESTIERI

Non abbiamo inven-tato nulla: a Milano, ma anche a Padova, Bassano del Grappa e Bologna esistono già servizi come il nostro. Per non par-lare della Svizzera, il modello da segui-re, dove i corrieri in bici arrivano a tra-sportare persino le sacche di sangue per gli ospedali.

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dirlo, da ottobre ne hanno fat-ta, non senza incontrare varie difficoltà. «Muoversi in bici a Verona è piuttosto rischio-so» ci dice Biagio. «Quello che manca purtroppo è l’educazio-ne stradale, un aspetto che va ben oltre la segnaletica, o le condizioni delle nostre strade o delle ciclabili. È questione di mentalità. Con la nostra attivi-tà speriamo anche di mostrare che c’è un’alternativa alle auto, un’alternativa ecologica, eco-nomica e a vantaggio di tutta la città, di tutti noi cittadini».Il guadagno non è molto, ci confida Filippo, e non ci sono orari, senza contare che in Ita-lia “il corriere in bici” non è una categoria riconosciuta da Inps e Inail. «Fin dall’inizio abbiamo avuto però la fiducia di Chesi-ni e poi, grazie al passaparola, siamo riusciti a farci strada da soli. Bisognerebbe però inve-

stire più risorse: ne trarrebbe vantaggio il cliente ma, soprat-tutto, tutta la città».Al termine della nostra chiac-chierata, e prima di riprende-re il giro di consegne, quando osservo che non possono fare a meno di guardare e com-mentare ogni bici che vedono mi rispondono così: «Per noi è

come se la vita fosse in bianco e nero: quando passa una bici, tutto diventa a colori!». Per rimanere aggiornati su promozioni e novità, rincorre-teli qui: www.corrierinbicivr.itFacebook/Corrieri in bici VeronaInstagram/ Corrierinbicivr

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O l t r e 8 a n n i d i i n f o r m a z i o n e , a p p r o f o n d i m e n t o e p r o m o z i o n e d i i n i z i a t i v e s u l t e r r i t o r i ov e r o n e s e h a n n o p o r t a t o a l l a c r e a z i o n e d i u n a a u t e n t i c a C o m m u n i t y f i d e l i z z a t a a t u a d i s p o s i z i o n e

5 0 0 0 0 l e t t o r i d i P a n t h e o n M a g a z i n e - 3 0 0 0 p r o f e s s i o n i s t i a p p a r t e n e n t i a d i v e r s i O r d i n i

P r o f e s s i o n a l i - 5 8 1 i m p r e s e i n s e r z i o n i s t e d i P a n t h e o n M a g a z i n e - 9 5 0 o p e r a t o r i e c o n o m i c i d i t u t t o i l

t e r r i t o r i o v e r o n e s e , d i s t r i b u t o r i d i P a n t h e o n M a g a z i n e e p r o m o t o r i d e l l e s u e i n i z i a t i v e

( P a n t h e o n L i f e s t y l e , e v e n t i d i V e r o n a E x p o N e t w o r k , S e t t i m a n a V e r o n e s e d e l l a F i n a n z a , … )

7 5 0 0 p a r t e c i p a n t i a p i ù d i 1 0 0 t r a e v e n t i e i n i z i a t i v e o r g a n i z z a t e e / o p r o m o s s e d a P a n t h e o n M a g a z i n e

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IN VALPANTENAÈ ORA DI TURISMO D'ELITE?

Una scommessa o un’utopia? Certo è che i progetti di rigenerazione delle aree abbandona-te dal lapideo sono all’avanguardia e rispettano le tre R: recupero, riabilitazione e rigenera-zione dell’esistente. Lo studio è stato reso possibile previa sottoscrizione di un protocollo di intesa tra l’amministrazione comunale, il Politecnico di Milano, Polo di Mantova, e i proprie-tari delle aree dismesse.

di Alessandra Scolari

Il cuore della Valpantena, nei prossimi 20 anni, potrebbe cambiare fisionomia e vo-

cazione produttiva. Questo prevedono i futuri architetti e i loro docenti del Politecnico di Milano nei 16 progetti pre-sentati al Centro E. Turri che puntano su un turismo di élite. Tutto ciò rigenerando capan-noni e impianti dismessi del settore lapideo, conservandone “la memoria” e valorizzando il paesaggio. Non hanno previ-sto nuove zone residenziali e manifatturiere. Secondo la pro-fessoressa Elena Montanari nel tempo «Le attività produttive cambiano e quindi il territorio e il paesaggio mutano». E, poiché

da alcuni anni in Valpantena non nascono attività produtti-ve, semmai le aziende chiudo-no i battenti - complici una se-rie di fattori - occorre pensare a nuove attività. Presentiamo, in sintesi, i progetti elabora-ti dai 60 allievi del laboratorio di progettazione architettonica del Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano del I° semestre dell’anno accademico 2015/16. Le aree studiate sono quattro. La prima area si trova a Lugo (località Bianchi) e prevede la connessione delle aree pro-duttive - interrotte dal Progno (torrente Pantena) - e la rea-lizzazione di un International

hostel, con centro ippico e ma-neggio cavalli, nonché palestre per arrampicate e spazi ricetti-vi (mini appartamenti per ca-valieri e atleti). In proseguo di questa area è prevista anche la creazione di un orto botanico. A Grezzana (località Carrara) i progetti prevedono un centro polifunzionale, che comprende un museo archeologico, un mu-seo della pietra e spazi aperti espositivi: a memoria dell’atti-vità del settore lapideo. Sempre

TERRITORIO TRA LE RIGHE

Le proposte dei laureandi del politecnico di Milano

a Grezzana, nella seconda area dismessa, è previsto il "Centro per la musica e la danza", dota-to di auditorium, teatro, biblio-teca, spazi per le prove e ricetti-vità. Molto interessante è anche il "Centro eco sportivo di Grez-zana", con incorporati i campi

Studiare la possibili-tà di turismo nel ter-ritorio, già dotato di importanti siti quali Riparo Tagliente e le Grotte di Falasco, avvalendosi della collaborazione dei Politecnico di Milano e dei proprietari di aree dismesse.

Foto: Giacomo Formigari Bernardelli

IL PROGETTO:

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di Viale Olimpia e completo di palestra (con più spazi), pisci-ne coperte e scoperte e annessi servizi (anche ricettivi). Nell’a-rea a ridosso del centro storico (a sinistra di Viale dell’Industria in direzione Stallavena), i lau-reandi hanno previsto la realiz-zazione di "Un centro vinicolo", ovvero il museo enologico, una nuova cantina e un frantoio per le olive, con punti vendita. Spic-ca l’uliveto adiacente. Per il professor Simone Zenone i progetti sono «ottimi perché hanno messo al centro propo-ste di riqualificazione del pa-esaggio». «Oggi, ha concluso, architettura e paesaggio sono inscindibili». Il professor Vittorio Uccelli di Parma ha aggiunto «sono progetti ricchi di partico-lari, che tengono conto della ne-cessità di una visione d’insieme di cui soffre tutta la Valpante-na. Rispondono inoltre ai valori fondanti delle trasformazioni

territoriali: il recupero e la valo-rizzazione dell’esistente». Anche l’architetto Arnaldo Toffali - pre-sidente dell’Ordine degli Archi-tetti Pianificatori, Paesaggisti della Provincia di Verona - si è complimentato per la «qualità dei progetti, che riqualificano le aree dismesse senza dispendio di altro suolo, rispettando il ter-ritorio». Soddisfatto anche Mauro Fio-rentini, sindaco di Grezzana «del nuovo sviluppo architettonico e del cambiamento d’uso, propo-sto dai laureandi, che andrebbe a migliorare il paesaggio». Gabriella Orlandi, assessore ai lavori pubblici di Grezzana, ha ricordato l’intento dell’Am-ministrazione di «studiare la possibilità di turismo nel terri-torio, già dotato di importanti siti quali Riparo Tagliente e le Grotte di Falasco, avvalendosi della collaborazione dei Politec-nico di Milano e dei proprietari

TERRITORIO TRA LE RIGHE

di aree dismesse». La docente Barbara Bogoni che, assieme ai colleghi Simone Zenoni, Ele-na Montanari, Mara Flandina e l’architetto Vittorio Cecchini, ha seguito i laureandi recandosi con loro, due giorni la settimana per quattro mesi, sul territorio al fine di «studiarne la particola-re morfologia, intervistare stu-diosi (Fernando Zanini e Bruno Avesani), titolari degli impianti, responsabili delle associazioni sportive e non solo. Un lavoro intenso, che peraltro ha dato a tutti noi nuove conoscenze e soddisfazioni».

Intervento

Relatore

Moderatore

Direttore Pantheon Magazine

Per informazioni e adesioni all’evento:Massimiliano Fasani - 335 [email protected]

Foto: Giacomo Formigari Bernardelli

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Quante volte nella nostra vita abbiamo pensato: «Sono nato nell'epoca

sbagliata!». Grazie a fiere, mer-catini e negozi specializzati il passato ora lo si può respirare, indossare e comprare, senza sentirsi fuori moda. Rovistando negli armadi dei nonni si sco-prono oggetti che profumano di storia e di ricordi, che torna-no ad essere amati e di moda, in cui il senso del tempo è in-trinseco agli stessi. Il vintage, infatti, è la testimonianza di un mondo passato, un viag-gio spazio-temporale in cui la moda d'epoca, intesa come patrimonio storico e culturale, diventa contemporanea e origi-nale. In tempi di crisi e di reces-sione il vintage è una necessità, un'esigenza di risparmio, in cui si riutilizzano vecchi capi ed icone simbolo dello stile di un tempo, che hanno influenzato le vecchie generazioni e che ora rivivono con le nuove: per esempio le camicie hawaiane, i pantaloni a zampa e la Vespa. Il vintage determina una diver-sa estetica dello stile, conqui-stando nostalgici, collezionisti e un pubblico sempre più gio-vane che ricerca originalità per reinventare il proprio look, ac-costando capi del passato alle nuove collezioni, che allo stesso

tempo sfruttano questa tenden-za; l'usato griffato vintage vie-ne ricercato anche attraverso lo shopping online, andando, però, a perdere l'atmosfera che ca-ratterizza quei negozietti sparsi su tutta la penisola in cui si può toccare con mano la seta di una volta e provare dei vestiti che abbiamo visto solo nelle foto in bianco e nero. Il termine “vintage” deriva dal francese antico “vendange”, che significa vendemmia; ini-zialmente indicava il vino d'an-nata reso pregiato dall'invec-chiamento, ma nel linguaggio comune si riferisce agli ogget-ti di gusto sorpassato o fuori produzione, appartenenti ad un'altra epoca o generazione. È vintage tutto quello indossa-to o prodotto almeno vent'anni prima (25 solo in Inghilterra) del momento attuale e che può riferirsi anche a secoli passati. Per cultura, per costume, per design, o per le poche serie realizzate, si tratta di oggetti-simbolo unici che hanno ca-ratterizzato una determinata epoca storica e che conservano fascino, funzionalità, qualità ed estetica superiori agli oggetti correnti.Nella moda bisogna, però, non incappare in certi errori. Alcuni pensano che sia vintage tutto

Il vintage supera le barriere del tempo e fa breccia nel cuore di molte persone, soprattutto fra i più giovani, che lo vivono attraverso i vestiti, le acconciature, le auto d'epoca, gli arredi, gli accessori, la musica e i balli di almeno vent'anni prima. Fe-

ste, eventi a tema nelle discoteche, fiere, mercatini, locali e negozi stanno spopolando su tutto il territorio, segnando la svolta di un mercato che non conosce crisi. Dopo l'appunta-mento del 19 e 20 marzo al “Vivi Vintage” di Peschiera Del Garda, gli appassionati hanno in calendario l'Arsenale Vintage Market dal 15 al 17 aprile.

VIVERE IL VINTAGEUN AMORE PER IL PASSATOCHE VA DI MODA NEL FUTUROdi Ingrid Sommacampagna

TENDENZE

LIFESTYLE

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45 La grande ascesa dell'oggettistica, il design e le atmosfere d'epoca

quello che appartiene alla col-lezione precedente; altri con-fondono il termine vintage con rétro. Con il secondo si rende omaggio a una certa epoca con elementi di recente fattura che rimandano a un preciso perio-do cult della storia; un oggetto nuovo, anche se ricorda il pas-sato, non verrà mai definito vin-tage ma rétro, come la Bamboo Bag di Gucci o le calzature Cre-ations di Salvatore Ferragamo, riproposte nell'alta moda dei giorni nostri. Non si tratta poi dell'usato di “seconda mano”, perché la sua caratteristica è quella di aver acquisito valore nel tempo per le sue doti di ir-riproducibilità ed irripetibilità. Occorre, inoltre, fare una distin-zione tra il vintage “comune”, da mercatino, e il luxury vinta-ge. Oltre al tempo, infatti, vanno considerati altri fattori: la pre-ziosità del tessuto, le rifiniture, il marchio e soprattutto la storia del capo stesso. Un esempio è l’abito con cui Marilyn Monroe ha cantato “Happy Birthday” al presidente John F. Kennedy, venduto per 1 milione e 267.500 dollari.La “Vivi Vintage” è la manife-stazione più amata che per la sesta edizione (19, 20 marzo) ha accolto il pubblico nella Ca-serma dell'Artiglieria di Porta

Verona a Peschiera Del Garda, divisa in due zone comunicanti: una per gli intrattenimenti e una espositiva con servizio ristora-zione. È stata sede del Vintage Got Talent, una sfilata che ha premiato i tre migliori outfit femminili vintage. Negli orari in cui non erano previsti eventi

sono state proiettate pellicole d'epoca. La paura del futuro, l'incertezza economica, il rifiuto della moda standardizzata, la voglia di distinguersi e di ritor-nare al passato sembrano con-fermare che “ciò che sembra ordinario oggi diventerà straor-dinario domani”.

Ad aprile....• Sabato 9 aprile il vintage incontra il collezionismo nella rassegna Cavaion An-tiques presso la piazza del Municipio e via Fracastoro. Dalle 8.30 alle 17. • Dal 15 al 17 aprile sbarca all'Ex Arsenale di Verona l'XI edizione di Arsenale Vintage World.

Un vero e proprio viaggio a 360° nell'universo del vinta-ge! Venerdì dalle 18-23, saba-to dalle 11 alle 23, domenica dalle 11 alle 20. E a maggio.... • Domenica 8 maggio torna a Valeggio sul Mincio la mostra mercato open air più attesa della provincia di Verona...e non solo. Dalle 9.30 alle 20.30

APPUNTAMENTI

Mobili bagnoartigianali su misura

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«LA PASSIONE? NON HA ORARI››Un teatro con 156 posti dove prima riposava un'antica fon-deria didattica. Non poteva che avere una sede originale Fonderiaperta, associazione culturale dal 2006 impegnata a Verona nella promozione di teatro, danza, musica e cinema. Roberto Totola, uno dei fondatori ci ha raccontato le atmo-sfere del luogo e del progetto.

Loro sono anzitutto un gruppo di amici, prima di essere un’associazione. Un

gruppo che nell’arco di dieci anni ha dato vita a Fonderia-perta. «Credo che tutte le scel-te siano scommesse››, recita un loro monologo. E loro hanno scelto. Scelto di percorrere una strada tortuosa. «Abbiamo ini-ziato nel 2003», ci racconta Ro-berto Totola. «Mentre lavoravo all’Istituto Ferraris con i labora-tori teatrali ho scoperto questo spazio e, come tutti gli spazi abbandonati, mi ha affascina-to». Qui si respira la storia. Qui hanno lavorato persone. Qui si sono incrociate tante vite. Sono questi gli scenari che il teatro contemporaneo predilige. Sce-nari che escono dai canoni tra-dizionali e si caricano di vita, di verità, diventando suggestivi,

interessanti, sia per il pubblico sia per l’attore. Prima con l’aiuto di un assi-stente di laboratorio dell’Istitu-to, poi insieme a collaboratori e amici, da Eugenio Chicano ad Alberto Bronzato a Deme-trio Chiappa e tanti altri, Totola ha lavorato, per giorni e gior-ni, per ristrutturare un edificio, che da antica fonderia didat-tica è diventata «fabbrica di cultura». Nel cuore della sua città, Verona. «Le difficoltà non sono mancate - dice Totola - con il passare degli anni sono cambiate le norme e ogni vol-ta bisognava ricominciare da capo». Ma a dare forza al grup-po è stata la passione. «Quella che ti fa andare avanti perché sì, perché altrimenti non avreb-be senso nulla». E poi, «realiz-zare qualcosa con le proprie

mani non ha eguali. La soddi-sfazione è unica». Nel 2006 nasce l’associazio-ne Fonderiaperta. «Quando il progetto ha cominciato a pren-dere corpo sono stati coinvolti altri artisti», fino a definire con maggiore chiarezza l’identità del gruppo e del luogo. Di una realtà che vuole essere profes-sionale e culturalmente forte. Per coloro cioè che non rien-trano nei circuiti convenziona-li. E la risposta del pubblico, a pochi mesi dall’inaugurazione della Fonderia, è stata del tut-to positiva. Qualcosa in fondo si sta muovendo. «C’è voglia di vedere qualcosa di nuovo e di diverso. E da parte degli artisti c’è la volontà di cambiare l’otti-

TEATRO

[email protected]

SPAZI RECUPERATI

di Giovanna Tondini

«Luogo di scambio, di condivisione di idee. Spazio per chi spazio non trova».

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ca di come fare teatro, di come proporre l’arte. Che non sia più dipendente dai finanziamenti statali, ma che sia in grado di reggersi da sola, come impre-sa». “Impresa culturale 3.0”, come ormai si tende a definirla. «Una cultura che accade so-prattutto dove vive e lavora la gente», scrivono gli economisti. «Creazione collettiva. Non c'è un vero e proprio pubblico, ma gente che partecipa a quello che accade in prima persona» e che comporta «la crescente consapevolezza del fatto che la cultura è sempre più integrata in tutte le dimensioni del nostro vivere quotidiano, e che c’è un legame molto forte tra il livello di partecipazione culturale at-tiva delle persone e la capacità della cultura di generare valore economico e sociale». Questa è anche la visione di Fonderiaperta. «Un Teatro con la necessità di essere portato tra la gente, diffuso nelle scuo-le, tra giovani e meno giovani, negli animi come patrimonio nazionale. Fatto entrare nel-la cultura quotidiana e fatto amare e sostenere». E per farlo Fonderia dà attenzione partico-lare a quelle «iniziative cultu-rali in cui storia e innovazione si fondono, alla ricerca di nuovi linguaggi». Per promuovere e

produrre teatro, danza, musi-ca, cinema, e ogni altra forma d'arte. Lo spazio infatti «ospita compagnie di teatro, seminari e convegni, casting teatrali e ci-nematografici, servizi fotogra-fici, produzioni che necessitano di ampia sala prove con spo-gliatoi e camerini e che cerca-no suggestive cornici per i loro video, spot pubblicitari o per la realizzazione di programmi te-levisivi, gruppi musicali e gran-di orchestre alla ricerca di sale

prove o studi di registrazione». Per Totola è anche un’opportu-nità per «proporre nuovi spet-tacoli, sperimentare e, soprat-tutto, per replicare, cosa non sempre facile». Insomma, quando si descrivo-no certe realtà è come scrivere una poesia. Le parole si impri-mono sulla carta, soavi. Legge-re. Come leggero è il pensiero che le sostiene.Per info: www.fonderiaperta.com

STORIE DI STORIA

i

• Massaggio Classico• Massaggio Shiatsu• Ginnastica posturale Mézierès

• Massaggio Cinese• Dermalgie riflesse di Jaricot• Terapia manuale• Terapia neurodinamica

“Applico sui pazienti affetti da artriti, artrosi, reumatismo, traumi e problemi circolatori le mie conoscenze di massoterapia, Tui-na, terapia manuale, neurodinamica, trigger points, linfodrenaggio manuale secondo Vodder, dermalgie riflesse di Jarricot, massag-gio connetivale secondo Dike, riflessologia plantare, rieducazione vestibolare”.

“Il tutto condito con la sensibilità dello Shiatsu.Eseguo inoltre rieducazione posturale secondoMeziérès e insegno ginnastica Ki Gom morbido”

di Tacchella Domenico

Via G. Fontana 5 - 37023 LUGO di Grezzana - VR045 8801640 - 349 [email protected]

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A un anno dal suo esordio, il car sharing GirACI di Aci Global e sviluppa-

to a Verona in collaborazione con l'Automobile Club citta-dino ha annunciato l'atteso ampliamento, ottenuto anche grazie alla collaborazione con il Comune di Verona e l'asses-sorato alla Mobilità e Traffico. Tre le novità principali: si al-larga l’area di influenza, ven-gono inserite nel circuito 20 auto aggiuntive e si introduce il modello di prenotazione One Way.Per quanto riguarda l’area di influenza, verrà allargata ai quartieri della prima periferia creando delle aree “isola” lun-go i principali assi di penetra-zione delle vie di accesso alla città dai diversi quartieri. Ecco quindi che ZAI, Borgo Venezia, Borgo Roma ma anche i quar-tieri Stadio e Porta Palio sono stati inseriti nell'area entro la quale è possibile reperire e ri-lasciare le auto. L'ampliamen-to è stato pensato e disegnato

tenendo conto dei cittadini di-retti ad impianti sportivi, cen-tri riabilitativi/diagnostici, ma anche focalizzandosi sulle sin-gole segnalazioni degli utenti GirACI.A questo si unisce anche l’au-mento del parco auto, che con 20 nuove VW UP! (tutte e a benzina) salirà ad una flotta complessiva di 55 unità entro la metà di aprile. Questo incre-mento è conseguenza diretta di un lungo periodo di monito-raggio e studio che ACI Global ha portato avanti sin dai primi mesi del servizio.Infine, la novità della prenota-zione One Way che permet-terà di opzionare l’auto (par-cheggiata su stallo dedicato) anche con tre giorni di anti-cipo rispetto alla necessità di utilizzo del singolo utente.Con le attese novità GirACI punta a consolidare e rafforza-re i risultati che, a partire dallo scorso settembre, sono stati in continua crescita registrando un aumento costante del 30%

ogni mese, fino al record feb-braio 2016 con quasi 790 (786, ndr) utilizzi singoli.«Verona è stata la nostra start-up» ha detto Elio Barazza, Direttore Automotive di ACI Global «la prima città in cui abbiamo deciso di attivare il servizio di GirACI. Trovare il favore dei cittadini è il primo risultato soprattutto perché Verona è un centro molto più piccolo rispetto alle aree me-tropolitani dove il car sharing è già diffuso e funzionante. Stiamo lavorando ora alla de-finizione di alcuni nuovi stalli che saranno posizionati all’A-eroporto Valerio Catullo che permetterebbero di aggiunge-re un’altra importante funzio-nalità strategica al servizio». In fase di studio anche specifiche tariffe per le aziende, in modo da consentire un ulteriore ab-battimento del traffico veicola-re privato da e per la città.

C R E S C E I L C A R S H A R I N G A V E R O N A

di Redazione

MOBILITÀ Sostenibile

GirACI, il car sharing di Verona curato da ACI Global e dell'Automobile Club Verona, au-menta le auto a disposizione e l'area di riferimento entro la quale poter usufruire del ser-vizio. I dati sono in crescita continua: i veronesi si stanno dimostrando molto sensibili al tema della mobilità sostenibile.

La critica delle autoelettricheA seguito della conferenza stampa dello scorso 7 mar-zo, alcuni veronesi sono ri-masti parzialmente delusi dal fatto che le 20 nuove auto entrate in servizio siano tutte a benzina, e non elettri-che. Il motivo di questa deci-sione è legato alla difficoltà di attivare nuove colonnine di ricarica. Rispetto alle auto a benzina (tutte Euro 6, ndr) le auto elettriche non posso-no essere rilasciate ovunque, ma solamente negli stalli do-tati di colonnine di ricarica. Non è escluso che nel pros-simo futuro venga ampliata anche questa rete.

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26 famiglie di Lugodi Grezzana (VR)

fondano La Lucenseper autoprodurre

energia idroelettrica

89 famiglie di Veronapartecipano alla

Cooperativa Energylandper autoprodurre

energia fotovoltaica

19232011

133 famiglie da 16 regioni italiane partecipano alla Cooperativa Energia Verde WeForGreen

per autoprodurreenergia fotovoltaica

2013 oltre 600 famiglie italianenei prossimi due anni potranno

associarsi a WeForGreen e autoprodurre energia fotovoltaica,

eolica ed idroelettrica

2016

Condividiamo energia verde con le persone da oltre 92 anni

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EDITORIA PER RAGAZZI Il libro: Narra la storia di Bart, alias Bartolomeo Leonardo Atari Commodore, un ragazzino

di 10 anni che conosce quattro lingue, suona il violino, sa dipingere e a nuoto i tuffi?!. La sua vita è solitaria, programmata e super controllata (telecamere, sensori cattura-bugie e telefoni da polso). I genitori sono lontani per lavoro, la mamma lo segue attraverso il grande monitor e lo saluta con «Baciobacio». In casa sono vietati gli animali. I genitori (conosciutisi chattando), volevano Bart primo in ogni disciplina, lo obbligarono ad imparare il cinese e a chiamarli: Pierfrancesco e Amaranta. Che noia! Povero Bart! Però, un giorno incontra un vecchio cinese che gli regala un sacco con dentro un oggetto. Che sarà? È Zoe, una buffa gallina in cerca di libertà, che gli insegnerà a diventare «astuto», fa scattare la centralina…e lo accompagna nel Regno degli Eremiti: qui vivranno un’avventura superlativa!!! L’AUTORE: Susanna Tamaro è nata a Trieste nel 1957, a 19 anni si trasferì a Roma, dove si diplomò in cinematografia e iniziò con alcuni documentari scientifici per la televisione. Oggi vive sulle colline umbre. Il suo primo libro, Illmitz ( 1981), passò in sordina. Ricevette il premio Elsa Morante Opera Prima con La testa fra le nuvole. Il suo trionfo letterario è con Va’ dove ti porta il cuore (1994): sono stati venduti sedici milioni di copie ed è diventato un film. L’autrice in Salta, Bart!, riflette sui rischi dell’alta tecnologia e invita al rispetto degli esseri viventi e dell’ambiente.CURIOSITÀ: Questo libro per ragazzi è molto utile anche per gli adulti. Anticipa l’era dei robot in casa – dove primeggiano telecomandi e schermi al plasma - e la contrappone al mondo reale (seppur nella visione fantastica) dove dialogo e responsabilità dovrebbero essere la normalità. Per Bart i genitori decidono cosa deve mangiare e imparare. Studiare il cinese? A 10 anni? Al parco incontra Tien Lu, un vecchio saggio cinese, che lo difende dai bulletti del quartiere (specie Filiberto e il suo clan). E sarà il maestro Lu a fargli vivere nuove incredibili esperienze, ad insegnargli la parola magica e le mosse segrete per difendersi. Bart deve SALTARE! Nel mondo fantastico e surreale imparerà molte cose…..

TITOLO: Salta, Bart! AUTORE: Susanna TamaroILLUSTRATORE:Adriano GonEDIZIONIGiunti Junior 2014PREZZO: €14,00- PAGINE: 240 ETÀ DI LETTURA: da 9 anni

a cura diAlessandra Scolari

BOX OFFICEIL FILM: Sei appena stato salvato da tua moglie che ti ha riportato in vita. Lei so-stiene che ti chiami Henry. Dopo 5 minuti vieni colpito, tua moglie rapita, e forse e` il caso che tu vada a riprendertela. Chi l'ha rapita? Il suo nome è Akan, un folle personaggio a capo di un gruppo di mercenari e con un piano per dominare il mondo. Ti trovi a Mosca, città a te sconosciuta e tutti intorno vogliono ucciderti. Tutti tranne un misterioso alleato inglese di nome Jimmy. È probabile che lui sia dalla tua parte, ma non ne sei sicuro. Se riuscirai a so-pravvivere alla follia, e a risolvere il mistero, potrai probabilmente capire il tuo obiettivo e la tua vera identità. Buona Fortuna. Ne avrai parecchio bisogno..

CURIOSITÀ: Hardcore, che ha fatto il suo esordio al Festival Internazionale di Toronto, dove è stato presentato il suo trailer ufficiale, rappresenta una piccola rivo-luzione dell’industria dell’intrattenimento in quanto l’esperienza dello spetta-tore viene messa al primo posto, e così sparatorie, inseguimenti e combatti-menti vengono amplificati. C’è chi lo reclama già come il film che potrebbe cambiare le carte in tavola per l’avvenire cinematografico; di certo la diffi-coltà di tenere il pubblico incollato per 90 minuti sullo stesso POV (punto di vista) potrebbe risultare, alla lunga, più una difficoltà che un vantaggio per lo spettatore.

TITOLO:

Hardcore!

GENERE:

Azione

REGIA:

Ilya Naishuller

ATTORI:

Haley Bennett,

Sharlto Copley,

Danila Kozlovsky,

Cyrus Arnold

DURATA:

90 minuti

USCITA (Italia):

13 aprile 2016

Nel 1952, il giovane e squattrinato artista Edward D. Wood Jr. dirige una scalcinata compagnia teatrale, ed è in cerca di mezzi per il proprio debutto nel mondo del cinema. Quando apprende da Variety Magazine che il produttore George Weiss è alla ricerca di un regista per girare un film biografico sulle vicende di Christi-ne Jorgensen si reca entusiasta da Weiss chiedendogli di dirigere il film, certo del fatto che anche lui ami indossare abiti femminili possa rappresentare un punto a suo favore.

Titolo: Ed Wood Genere: Biografico, Commedia Durata: 127 minutiRegia: Tim Burton Attori: Johnny Depp, Martin Landau, Sarah Jessica Parker, Patricia Arquette

CLASSICI DA NON PERDERE

a cura diMattia Zuanni

fotografail codice QRper vedereil trailer

Rainer Maria Rilke

Elegie duinesi (Einaudi)

I consiglidella Redazione

Miriam Toews

I miei piccoli dispiaceri (Marcos y Marcos) Italian Book Challenge

Libreria Pagina Dodici 29 marzo-8 aprile

eve

ntoper adulti

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Sono sempre positive le mostre di libri nelle scuo-le, specie nelle primarie.

Promotrici, solitamente, sono le scuole stesse o i comitati dei genitori che si avvalgono delle librerie che portano i loro libri e collaborano nell’orga-nizzazione di eventi collegati. Il tutto nell’intento di «semina-re cultura» nelle giovani ge-nerazioni. Citiamo la 4^ edi-zione della fiera nella scuola dell’infanzia e nido integrato di Castelrotto, patrocinata dal comune di San Pietro In Caria-no e promossa dai genitori, i quali oltre a raccogliere libri usati e gli sponsor, hanno or-ganizzato molte iniziative. A partire dal laboratorio di dan-za - il tema era “Tutti a ballare” - al laboratorio creativo “Crea con le tue mani”, a quello in lin-gua inglese “Learn With Mum-my”. In primo piano le letture animate “Dentro un libro ….per raccontare e immaginare” e il laboratorio musicale “Ma che musica maestro” e per i bam-bini “grandi” della materna e delle elementari il concorso artistico-letterario a tema “I luoghi di un viaggio fantasti-co”. Un disegno per la scuola d’infanzia e la I, II e III elemen-tare, mentre per i ragazzi di IV e V, un racconto dal titolo “Un viaggio che vorrei fare o un viaggio che ho fatto”. Ha col-laborato Libre!, una libreria ed emporio culturale, che ha sede in Via Scrimiari 51b, costituita in cooperativa, che si propone come «luogo di aggregazione, scambio e crescita».

Un’iniziativa che, per la quan-tità e qualità delle proposte, ha avuto un grande successo (vedi box). Significativi i premi in palio, dai 200 euro in con-tanti alla classe che la giuria ha ritenuto più meritevole - la terza elementare (sezione A) di San Floriano alla quale sono due primi premi ex equo - a buoni acquisto di materiale didattico e non, dai 40 ai 70 euro (primo premio). Al concorso ha partecipato an-che la V elementare (sezione A) di Settimo di Pescantina, che si è aggiudicata i premi del concorso letterario: il pri-

mo premio è andato a Fran-cesca (che ha descritto il suo viaggio in Ecuador), il secon-do ad Aurora (per il suo sogno di un viaggio al Mar Rosso) e il terzo a Federico per la sua visita a Verona, nonché il ma-teriale scolastico per la classe, ritirato dalla maestra Fabrizia Caneva.«Un nuovo modo di promuove e fare cultura» ha detto Siro Zampini che a nome dei ge-nitori e maestre impegnate - Rosaria, Elisa, Milena, Marcella, Lisa e Barbara - ha espresso l’entusiasmo per la buona riu-scita dell’iniziativa.

L E G G E R E E S C R I V E R E : L A C U L T U R A S I S E M I N A A N C H E T R A I P I Ù P I C C O L I

di Alessandra Scolari

SCAFFALI La 4^ fiera del libro nella scuola dell’infanzia di Castelrotto

L’obiettivo delle fiere del libro all’interno delle scuole è di promuovere la lettura tra i bam-bini, ragazzi e genitori. Una valida alternativa ai tablet, video giochi e smarphone. E non per demonizzare questi strumenti tecnologici, bensì per formare piccoli lettori che diven-teranno adulti responsabili.

I numeri della 4ª Fiera del libro di Castelrotto: venduti 200libri nuovi e circa 1100 di quelli usati! Raccolti 1820,20 euroda utilizzare per le attività della Scuola dell’Infanzia e Nido

Integrato, presieduta da Alberto Accordini.

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SPORT EXPO,UN'EDIZIONE CONLA X MAIUSCOLA Nei padiglioni di Veronafiere, tra il 30 aprile e il 2 mag-gio sarà possibile far praticare ai nostri figli più di 40 attività sportive, dalle più conosciute alle meno note, ma tutte presenti nel veronese.

di Emanuele Pezzo

Quando scegliamo uno sport per i nostri figli, spesso lo facciamo con

criterio pratico. Tante discipli-ne ci affascinano e le apprez-ziamo per ciò che insegnano: eppure sembrano così distanti da arrivare a concludere che "una valga l'altra". Ma è vera-mente così?Per quattro giorni all'anno c'è un evento che può rispondere alla nostra domanda. A Vero-na torna, infatti, Sport Expo, la prima fiera dello sport gio-vanile d'Italia, che si svolgerà dal 30 aprile al 2 maggio nei padiglioni di Veronafiere, con ingresso da Porta San Zeno.Organizzato dall'assessorato allo sport del Comune di Ve-rona, con la segreteria orga-nizzativa di DNA Sport Con-sulting, Sport Expo è divenuto ormai un punto di riferimento nel Nord-est. L'evento raduna contemporaneamente più di 40 discipline, tutte praticate nel veronese. Così, com'è pos-sibile portare i propri bimbi a cimentarsi in sport conosciuti e diffusi, si può anche far pro-vare loro l'ebbrezza di attivi-tà meno note ma ugualmente eccitanti, magari non presenti

proprio a due passi da noi... ma poco più in là.La fiera, giunta ormai alla decima edizione in un cre-scendo continuo di visitatori, fino ai circa 60mila del 2015, quest'anno ha addirittura otte-nuto il patrocinio del CONI Na-zionale direttamente dal pre-sidente Malagò. Pertanto, oltre

alla visita del capo dello sport italiano, è probabile la presen-za di atleti che tra pochi mesi saranno ai giochi di Rio de Ja-neiro.L'obiettivo principale di Sport Expo, sponsorizzato da 8 edi-zioni da Lidl Italia e sviluppa-tosi ulteriormente grazie alla collaborazione con il mondo scolastico, è di promuovere la pratica sportiva e il corretto stile di vita, allo scopo di com-battere l'abbandono che si ve-rifica soprattutto in età adole-scenziale.

SPORT

[email protected]

@Manupegaso

APPUNTAMENTI A Verona la decima edizione della fiera dello sport giovanile

Sembra che uno sport valga l'altro: ma è veramente così?

Tra poco è già tempo di... STRAVERONA!Con l'arrivo della primavera torna la voglia di praticare sport all'aria aper-ta. Cosa c'è di meglio che farlo goden-do delle bellezze della propria città?Si scaldano i motori per la 34esima Straverona, in programma nei gior-ni 14 e 15 maggio. L'appuntamento podistico, senza distinzione tra età e capacità fisiche, vuole essere un con-tenitore dove la sana pratica sportiva padroneggia, potendo ammirare gli stupendi scorci della nostra città. Il programma sarà ricchissimo: cor-se per i più piccoli, una staffetta Genitori&figli, tre percorsi per adulti e pure una CronoRun per chi vuole sfidare i propri limiti.

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PALLANUOTO IN ROSA

LO SPORT CHE NON T'ASPETTILa femminilità non è soltanto racchiusa nel cliché dell'eleganza e della grazia. La te-nacia e la determinazione del cosiddetto "sesso debole" si esaltano soprattutto nelle poderose bracciate di chi vuole sovrastare l'avversario in un campo... acquatico.

Chi non ha mai provato, al mare oppure in pi-scina, a giocare con un

pallone?La parte difficile è preoccu-parsi di stare a galla, mentre quella divertente è che la palla gonfia d'aria ci pensa da sé, rifiutando categoricamente di immergersi del tutto.La combinazione tra nuoto e utilizzo di un pallone crea uno di quegli sport di squadra che vive all'ombra di discipli-ne ben più pubblicizzate, sal-vo poi riemergere, è proprio il caso di dirlo, in occasione dei Giochi Olimpici. Chiamata an-che "waterpolo", la pallanuoto è praticata anche a Verona: oltre alla Sport Management di serie A1 maschile, in A2 fem-minile c'è la CSS Pallanuoto, dotata anche di giovanili mol-to attive.La prima squadra: non chia-matele "donzelle"Due stagioni fa la CSS, società che gestisce le piscine Monte Bianco di S. Michele Extra, ha acquisito il titolo sportivo per partecipare alla serie A2. Altro che sport amatoriale: le atlete della prima squadra, provenienti da Pescara, Paler-mo, Trieste, Padova e Verona, effettuano quattro allenamenti a settimana dirette dall'allena-tore napoletano De Giudice, più la partita di campionato alla domenica. Non si limita-no a questo, viste le sedute quindicinali di mental training e le attività correlate, come la creazione del calendario 2016 (dal quale sono tratti gli scat-ti di questa pagina, ndr) per ottenere qualche entrata ag-giuntiva.Il campionato, giunto quasi al termine del girone di anda-ta, le vede inserite nel Girone

Nord, in cui soltanto le prime due squadre sulle dieci parte-cipanti accederanno ai playoff promozione.I prossimi impegni casalinghi:17 aprile: CSS Verona - Albaro Nervi Genova (ore 16:30)1 maggio: CSS Verona - Canot-tieri Milano (ore 16:30)Le giovanili esperienze in ac-qua:Sport indicato già a partire da-gli 8 anni, la CSS partecipa ai campionati triveneti giovanili

ed è dotata di squadre Under 11 e 13 miste, Under 15 e 17 sia maschile che femminile. Inoltre offre opportunità indimenti-cabili ai propri atleti, come la partecipazione ai tornei inter-nazionali estivi Yellow Ball (Na-poli) e HaBaWaBa (Venezia).Contatti:Gaetano Del Giudice (resp. settore pallanuoto) 334 [email protected] Facebook di CSS Sport

i

di Emanuele Pezzo

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54

Partiamo da pochi sempli-cissimi elementi: una pen-na, un blocco pieno di fogli

bianchi da scarabocchiare, da riempire di pensieri, emozioni, speranze e, perché no, anche arrabbiature varie, preoccu-pazioni a cui aggiungere un sacco ricolmo di idee da met-tere nero su bianco. MeMento nasce proprio da qui. Nasce semplicemente da ciò che ci circonda, dal presente, dall’e-volversi non sempre positivo della società moderna, dai pro-blemi di tutti i giorni, da ciò che è la nuda realtà attorno a noi, il tutto incanalato e fil-trato attraverso gli occhi e le note di Valentina, cantante e anima del duo che stiamo per conoscere. Il genere musica-le in cui tutto questo turbinio di emozioni viene racchiuso è il “rock alternativo italiano”, un ambiente indipendente, ri-fugio e fucina di idee, luogo ideale per urlare le proprie emozioni e il proprio modo di vedere il mondo attraverso le note di una chitarra, perfetto per poter parlare di società e di amore senza il rischio di ren-dere ogni strofa “commerciale” come spesso e volentieri ac-cade nel panorama musicale italiano. Qui c’è spazio solo per pensieri genuini. Bene, dopo anni di cover era giunto anche per Valentina il momento di prendere il volo: di avere voce. Spalleggiata da Niccolò Ferra-ri, chitarrista e all’occorrenza anche bassista, è nato un pri-mo lungo fiume di brani inediti

MEMENTO LE EMOZION I “VERE” VENGONO DALLA MUSICA

PANTHEON

UNDERGROUND

di Marco Nicolis

[email protected]

, come detto, completamente senza filtri, spaziando attraver-so pezzi che sembrano quasi dolci ballate come “La mitra-gliatrice” a altri più vivaci come “Crisi Economica”, mostrando di saper spaziare attraverso ritmi e umori completamente differenti tra loro. Ma ora l’o-biettivo principale sono i palchi e le esibizioni live (ce ne saran-no parecchie prossimamente) per accumulare esperienze e arrivare ad incidere un album,

il primo. Questa la scaletta nel futuro di MeMento e di Valenti-na. Affinare la conoscenza del-la propria musica e dei propri strumenti per dar alla luce un lavoro che sappia trasmettere a chi lo ascolta tutta quella serie di emozioni che racchiude. Se nell’attesa di un futuro al-bum volete un assaggio della musica di MeMento, cercate la loro pagina youtube e fateci sapere la vostra.Facebook/ MeMento

VALENTINA ZANONI - VOCE , CH ITARRANICCOLÒ FERRARI - CH ITARRA, BASSO Foto: Sabina Gheti

Page 55: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

55 UNDERGROUND

Per iniziare a conoscerli un po' meglio sarà ne-cessario sviscerare pro-

prio le prime tre parole con cui li abbiamo inizialmente descritti. Di loro possiamo, infatti, dire che corrispondo-no ad un gruppo di improv-visatori di professione, me-todici sicuramente ma poco amanti delle prove in studio e del noioso automatismo degli spartiti musicali. Artisti alternativi con un reperto-rio musicale ricercato, graf-fiante, dal quale salta im-mediatamente all’orecchio la mancanza di un basso, sostituito da un’incalzante ritmo di pianoforte (ham-mond). Particolari in tutto, anche nelle vivaci esibizioni live e nell’abbigliamento “da concerto” (il gilet non può mai mancare, nemmeno sul-la copertina del loro album). Un Trio decisamente non convenzionale esattamente come la loro musica, la qua-le propone una scaletta di pezzi che possono spaziare tranquillamente da lenti bra-ni interamente in acustico a scatenati ritmi funk. Proprio dalla raccolta di tutte queste caratteristiche, lentamente affinate e amalgamate con il tempo, è nato il loro album, quello d’esordio, il quale ha visto la luce nel novembre 2015. Composto da un tota-le di 10 brani il disco risulta estremamente vivace, coin-volgente alla pari della loro presenza scenica, sempre curata e allo stesso tempo scatenata e divertente. Par-lando di presenza sul palco possiamo tranquillamente

LUKAS INSAM TRIOIMPROVVISAZIONE , CREATIV ITÀ E ( TANTA) CURA PER I DETTAGL I

affermate che i nostri tre ar-tisti hanno oramai accumu-lato una discreta esperienza nelle esibizioni live, parte-cipando al Malcesine Blues Festival, 4° Raduno naziona-le di Blues a Cerea, Festival Blues di Laives, Naturno e Mendola, Torrita Blues Festi-val e Pistoia Blues (per citar-ne alcuni). Ora, in attesa di un secondo lavoro della band (che, sono certo, arriverà),

prendetevi un momento, mettete le cuffie e ascoltate i loro pezzi, fatevi un’idea del-la bontà di questo progetto, poi date uno sguardo agli appuntamenti in programma e seguiteli in una delle pros-sime date. Fatevi investire dall’energia della loro musica e fidatevi: non ne rimarrete delusi. F a c e b o o k / T h e L u k a s I n -samTrio

LUKAS INSAM: CHITARRA – VOCENICO ALDEGANI : HAMMOND/PIANO

DAVIDE ROPELE: BATTERIA

La copertina ufficialedel disco è stata

realizzata daDaniela De Fazio.

Page 56: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

Si terrà dal 21 al 25 aprile nell'Ex Carcere XXX Maggio a Peschiera

(Vr) il Festival Rama, una vera e propria rassegna musicale auto finanziata che si sta conquistando il ruolo di palcoscenico di tutto rispetto per la cultura musicale giovanile. Se sul bass e sul wave stage sono attesi progetti locali, sul live stage si esibiranno band di caratura nazionale ed internazionale. Da segnarsi, sabato 23 aprile il concerto dei Vallanzaska, gruppo divenuto celebre con il singolo Cheope che festeggerà con l'occasione i 25 anni di carriera. Con

loro suoneranno anche i veronesi O'Ciucciariello e i Disperato Circo Musicale, al lavoro sul nuovo album che sarà pubblicato da Azzurra Music. L'ingresso alle serate costerà 8 euro, ad eccetto di giovedì (solo 1 euro) e lunedì (5 euro). Saranno disponibili bar, pizzeria e ristorante con birre artigianali e possibilità di menù

F e s t i va l d i R a m a 2 0 1 6 , l a m u s i c a a f i n d i b e n e - P E S C H I E R A

La biblioteca del comune di Grezzana nell’ambito della rassegna “Il mondo

in rosa”, ogni anno con garbo e maestria riflette sui temi delle donne. Quest’anno ha preso in esame la grande potenzialità della donna: la sua partecipazione alla creazione dell’umanità. Già, all’origine di tutti gli esseri umani c’è una donna. Tema affrontato con i libri di Barbara Coffani e Camilla Cortese e con le loro protagoniste Margherita e Rosa che incontrano l’amore. Storia che Camilla ha costruito, facendola raccontare al bimbo in grembo alla madre in Carlo Fiore (EKT Edikit). Margherita dalle Langhe va a Torino per frequentare l’Università. Lì incontra un cronista de La Stampa: è amore! Non ne conosce nemmeno il nome: M, Emme, si fa chiamare. Pochi e intensi momenti vissuti insieme. Una sera M festeggia: va in Libano con una

troupe internazionale. Passano i giorni… Margherita va al consultorio, trova Marina che la rassicura «abbiamo la legge del ’78, siamo un paese civile finalmente!» Margherita risponde «adoro la civiltà ma non voglio abortire, non l’ho mai voluto!». Nel libro «La Herbaria» Barbara costruisce una situazione più complessa. È la fine del Settecento a Molina. La giovane Rosa ha delle menomazioni e tanta voglia di vivere. Ama Pietro il cugino: resta incinta, ma non vuole il bambino e va nel bosco da Malvina, l’Herbaria. Rosa agisce da sola, perde il bambino: resta libera, ma sola. Vive nell’intricata Valena alcuni anni, poi torna nella casa di Malvina. È “diversa”, però sensibile e responsabile, pronta ad «aiutare chiunque glielo chieda». Questo ha ereditato dall’Herbaria. Un tema che meriterebbe incontri specifici con gli esperti.

È nuovamente operativa la delegazione di Borgo Milano

dell’Automobile Club Verona. Dopo un periodo di inattività obbligato dalle lungaggini per il cambio di gestione, gli uffici di Via Meloni n.1/A hanno riaperto al pubblico nei giorni scorsi con la nuova gestione curata dalla EVIT S.r.l.L’azienda coordinata dal’Ing. Gabriele Zivelonghi, con la quale l’Automobile Club Verona ha già collaborato per la delegazione di B.go Venezia, vanta un’indiscutibile esperienza nel mondo dell’automobile. Da sempre cura l’omologazione delle più svariate categorie di veicoli, ma nel corso

degli anni ha lavorato anche per l’erogazione di tutti i servizi di pratiche auto per i quali ora è operativa la delegazione di B.go Milano. Gli uffici della delegazione sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 18:00. Apertura straordinaria anche l’ultimo sabato dei mesi di Gennaio, Maggio e Settembre dalle ore 9:00 alle ore 12:00. Le visite per la convalida della patente si effettuano invece solo il giovedì alle ore 15:00 con il medico in sede.Informazioni e contatti al numero 045.567530 o via e-mail all’indirizzo [email protected]

Te r r i t o r i o a Sp i c c h iB r e v i d a V e r o n a e P r o v i n c i a

Due libri e due autrici per la rassegna “Il mondo in rosa” - GREZZANA

R i a p r e l a d e l e g a z i o n e A C I d i z o n a - B O R G O M I L A N O

A cura diAlessandra Scolari

56

vegan. Nessuna tessera richiesta. Il ricavato sarà devoluto in bene.www.festivalrama.com

A cura di Chiara Boni

"LA MADRE" DI ANNA MARIA GRISI

Page 57: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

Una nuova ambulanza per la nostra montagna. Il costo? 100 mila

euro che la sezione Lessinia della Croce Verde Verona, con il supporto dell'associazione Onlus Amici di Croce Verde Verona, cercherà di raccogliere con una serie di iniziative sul territorio. La prima in calendario è una serata evento con la Diapason Band, che si terrà sabato 30 aprile presso il Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova. L'esibizione prevista per le 21.30, sarà preceduta dall'apertura alle ore 18 di stand enogastronomici nella vicina piazza Marconi. L'iniziativa, il cui ricavato andrà interamente destinato ad acquisire il mezzo, è resa possibile grazie al patrocinio del Comune di Bosco Chiesanuova e alla collaborazione dei Gruppi Alpini di Bosco e Cerro, della Protezione Civile di Bosco, della sezione di Grezzana dell'Associaizone Nazionale Carabinieri. «L'ambulanza attualmente in uso ha quasi 10 anni ed ha percorso

più di 150 mila chilometri – sottolinea il responsabile di sede Flavio Dal corso, in carica dallo scorso n o v e m b r e . In Lessinia, prosegue, la zona d'intervento – è molto vasta e lontana dai presidi ospedalieri di zona. Va inoltre considerato che, nel periodo estivo, in montagna si ha un notevole aumento della popolazione dovuta al turismo e alla presenza dei villeggianti». Considerazioni, queste, che rendono indispensabile mettere a disposizione del territorio un mezzo sanitario moderno che garantisca

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Una manifestazione simbolo della Lessinia. Il 1 Maggio si svolgerà la

tredicesima edizione della Festa di Primavera di Malga Gravazzo, a Sant’ Anna d’Alfaedo con la collaborazione della parrocchia alla quale andrà parte del ricavato. La giornata avrà il chiaro intento di rinnovare gli usi e i costumi più antichi della montagna veronese. Tutto ruoterà attorno alla caratteristica Malga Gravazzo, ristrutturata negli ultimi anni dai

residenti della contrada, con l’aiuto delle istituzioni locali. La giornata si aprirà con la consueta messa delle 11, prima del pranzo conviviale a base dei tipici gnocchi di malga, che saranno preparati nei tradizionali pentoloni di rame. Durante la festa inoltre spazio anche per l’intrattenimento. Il 1 Maggio di Malga Gravazzo infatti sarà allietato da musica e giochi per grandi e bambini. La manifestazione si svolgerà al coperto, in caso di pioggia.

La primavera si festeggia come si deve a Malga Gravazzo - S. ANNA D'ALFAEDO

57

Ci mancano gli uomini. Abbondano invece gli ometti. I diversamente

uomini. È questa la tragedia del nostro tempo». Così il giornalista veronese Stefano Lorenzetto nel suo nuovo libro "Giganti. Italiani seri nel Paese del blablà" (Marsilio) che verrà presentato in anteprima nazionale mercoledì 20 aprile alle ore 20.30 nella splendida cornice di Villa Vendri, in Valpantena. A dialogare con l’autore ci sarà il docente Patrizio Del Prete. Lorenzetto, in quest’opera, delinea un brillantissimo quanto sconfortante ritratto di un'Italia ormai in balia della mediocrità e della

rassegnazione in cui a tenere le redini del potere sono «tanti pigmei senza qualità morali né intellettuali». Ed ecco che, invece, trovano spazio nelle pagine del corposo volume (396 pp.) i “tesori” che il giornalista è riuscito a trovare lungo la strada, come l'imprenditore che assume i malati di cancro, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca o la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti. La serata, organizzata in collaborazione anche con Pantheon Magazine di Verona, è a ingresso libero.

“Giganti”: a Villa Vendri il nuovo libro di Stefano Lorenzetto - SANTA MARIA IN STELLE

Page 58: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

IN CUCINA CONNICOLE

(PER 4 PERSONE)

150gr di fragole

2 cucchiai di zucchero

IL succo di mezzo limone

100gr di cioccolato

fondente

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1

Nicole Scevaroli

Le Ricette dal Mondo di

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Un d o l c e l e g g ero p er c om p l e ta r e u n a c e n a d i pri m av eraFrullate le fragole con lo zucchero ed il

succo di limone. Sciogliete il cioccolato

fondente a bagnomaria. Dividetelo tra i

bicchieri finché è ancora caldo poi versa-

teci sopra la coulis. Va servito subito.

Un a va ri a n t e s a n a e n u tri e n t eCuocete le lenticchie in acqua bollente per 20

minuti. Soffriggete la cipolla, aggiungete il riso

e fatelo tostare. Versate due mestoli di brodo,

unite le carote, le lenticchie e mescolate. Termi-

nate la cottura aggiungendo brodo poco a poco.

Spegnete il fuoco, unite la curcuma e mescolate.

Mettete il coperchio per 5 minuti poi servite.

COULIS DI FRAGOLEcon fondutadi cioccolato

RISOTTOSEMINTEGRALE

con curcuma, carote e lenticchie

350gr di riso semintegrale4 carote grattugiate, 1 cipolla100gr di lenticchie secche1 cucchiaio di curcumabrodo vegetale salato

I l Roa dshow di “ L e Ricette Dal Mondo d i N icol e ”i L pross imO gustosO appuntamentO

Martedì 19 aprile ore 20.45nella sala Bodenheim del Centro

culturale Eugenio Turri,via Segni 2, Grezzana

INGREDIENTI (per 4 persone)

Page 59: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

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Page 60: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

BELLEZZA AL NATURALE

L’acqua di rose è una ricetta di bellezza adatta a tutti i tipi di

pelle, che sa di primavera e allo stesso tempo ci porta indietro

nel tempo: era, infatti, un rimedio utilizzato dalle nostre nonne per

profumare delicatamente la pelle, lenire e rinfrescare il viso.

ProcedimentoLavate bene i petali di rosa eliminando ogni forma di impurità; essendo l’acqua di rose de-stinata alla nostra pelle è importante scegliere con cura i petali, selezionandoli da rose che sappiamo essere non trattate (escluse, quindi, quelle del fioraio). Fate bollire le due tazze di acqua distillata. Disponete i petali di rosa nella nella ciotola di vetro resistente al calore, versateci sopra l’acqua bollente, coprite con un coperchio e lasciate riposare per almeno 30 minuti. Una volta raffreddata, il passo finale consiste nel filtrare l’acqua utilizzando un

setaccio, o meglio una garza fine di cotone o di lino. A questo punto l’acqua di rose è pron-ta, e i petali utilizzati per la preparazione possono essere smaltiti nei vasi di piante o nella

compostiera.

Modalità d’usoL’acqua di rose è un ottimo tonico, ideale dopo la detersione e prima di applicare la crema

idratante. Versatene una piccola quantità su un batuffolo di cotone e passatelo su tutto il viso.

ConservazioneConservate l’acqua di rose pura in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, in questo

modo l’acqua può durare fino a 10 giorni. Per una durata maggiore è possibile aggiungere all’acqua di rose un cucchiaio di alcool.

Acqua di rose

INGREDIENTI• 1 tazza di petali di rosa

• 2 tazze di acqua distillata

(circa 500 ml)

Occorrente• Una ciotola di vetro resistente al calore

• Una garza di cotone o lino

• Un barattolo di vetro a chiusura ermetica

Page 61: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

Affi Cc Grand’Affi Shopping Center - T 045 7235995 - Desenzano Via U. La Malfa, 62/64 - T 030 9158682 - Caldiero SR11 Via San Pietro, 1 - T 045 6150780

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Page 62: Pantheon 69 tutto l'amore di verona per il sapore

62

Made in Italy, km0, biologico sono diciture che partendo da un pubblico di nicchia

hanno saputo conquistare l'at-tenzione di una vasta platea. Ov-viamente questa tendenza non è sfuggita agli esperti di marketing e, più in generale, alle aziende produttrici che hanno voluto – o dovuto - adeguarsi a questo svi-luppo del mercato in direzione del consumo consapevole.Tra i tanti virtuosi, però, si nascon-de anche chi, approfittando dei cosiddetti vuoti normativi – cioè la mancanza di una specifica legge in materia – tenta di convincere gli acquirenti tramite l'utilizzo in etichetta di terminologie invitan-ti ma spesso prive di vero valore aggiunto.Desta qualche preoccupazione, ad esempio, il sempre più diffuso utilizzo della qualifica “naturale”,

presente anche nelle varian-ti “di origine naturale” o

“100% naturale”. Non c'è dubbio che un

simile richiamo alla genuinità possa giocare un ruolo deter-minante nella scelta del com-pratore il qua-le pensa di tro-varsi di fronte ad un prodot-to salutare e direttamente originato dalla terra, un pro-dotto che non abbia subito alterazioni e senza additivi chimici.

Ma è veramente così? Dipende...Il problema risiede nel fatto che, come sopra precisato, non esiste una legge specifica che regoli l'u-tilizzo di tale aggettivo sulle eti-chette. Esiste però una normativa generica, di emanazione europea, riguardante l'utilizzo delle “infor-mazioni volontarie” nelle etichet-te dei prodotti alimentari (Reg. UE 1169/2011), la quale si limita a stabilire che queste informazioni aggiuntive non dovrebbero essere ambigue o indurre in errore il con-sumatore e, soprattutto, dovreb-bero trovare origine in comprovati dati scientifici.Ciò significa che sebbene non si-ano previsti requisiti tassativi per inserire l'aggettivo naturale su un determinato prodotto, in linea te-orica, l'azienda produttrice sotto-posta a verifica, dovrebbe essere in grado di dimostrare l'effettiva

qualità naturale del prodotto stes-so.La fiducia del consumatore, dun-que, dovrebbe basarsi su un po-tenziale - e alquanto improbabi-le – controllo qualità a posteriori, contrariamente a quanto accade nei sistemi di certificazione fonda-ti su regole rigide e controlli pre-ventivi, come, ad esempio, i pro-dotti a marchio biologico.Appare opportuno, pertanto, tene-re a mente la differenza che esiste, soprattutto in ambito agroalimen-tare, tra una vera certificazione ed una volontaria aggettivazione della merce da parte della stessa azienda produttrice. E, ancor più, è lecito domandarsi, all'atto della scelta, se e quanto l'indicazione “naturale” rispecchi una migliore qualità di prodotto e non, sempli-cemente, uno studiato stratagem-ma di condizionamento.

ADICONSUM Consumatori consapevoli

P R O D O T T I “ N A T U R A L I ”È T U T T O O R O Q U E L C H E L U C C I C A?

di Carlo Battistella per Adiconsum Verona

In ambito agroalimentare la consapevolezza dei consumatori è cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi anni. Grazie infatti al rilievo mediatico concesso ai temi dell'ecologia e della corretta ali-mentazione, un numero crescente di persone fanno oggi attenzione ai prodotti che acquistano. Ma non tutte le etichette dicono la verità.

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freeyourarty.com / ferraribk.it

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