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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00 Gianluigi Bambini “Capitano” d’impresa Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi Lo sport è donna Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo Filippo Briccoli Una vita per la lirica Anno IX - N. 5 - NOVEMBRE 2010 Ravenna www.inmagazine.it

Ravenna IN-Magazine 5-2010

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Doppia copertina per questo numero autunnale. Sull’edizione ravennate di "IN Magazine" il “capitano” d’impresa Gianluigi Bambini, alla guida insieme al fratello dell’omonima impresa di servizi d’appoggio alle piattaforme. Una realtà attiva da circa quarant’anni e che, in tutto questo tempo, è costantemente cresciuta. Per la “cover” faentina, tocca invece a Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé Raffaella Reggi: tre donne di sport, tutte ex atlete professioniste e oggi, a diverso titolo e con diversi ruoli, impegnate con successo tra calcio, basket e tennis. Si parla ancora di sport nell’approfondimento economico, in cui raccontiamo alcuni “binomi vincenti” tra società ravennati e aziende del territorio: CMC, Marcegaglia, Acmar, Vianello Assicurazioni e De Angelis, partner “sul campo” di tante “imprese” sportive. L’arte che si apre all’immaginazione di Dioscoride, la grande musica lirica con Filippo Briccoli, collezionista di memorabilia del bel canto, la storia del Mercato

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GianluigiBambini

“Capitano” d’impresa

Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi Lo sport è donna

Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo

Filippo Briccoli Una vita per la lirica

Anno IX - N. 5 - NOVEMBRE 2010

Ravenna w w w. i n m a g a z i n e . i t

Si avvicinano le festività di fine anno che, come sempre, offrono l’occasione di bilanci, piccoli e grandi, per un 2010 certamente intenso, che si avvia al termine. Per “IN Magazine” sono stati, an-cora una volta, come quelli che li avevano preceduti, 12 mesi davve-ro intensi: un anno che tuttavia, proprio in questi ultimi mesi, ha portato novità importanti al no-stro gruppo, e che abbiamo voluto raccontare nelle prossime pagine. Mentre l’edizione di Ravenna si avvia a festeggiare, nel 2011, i suoi

10 anni di vita, per la casa editrice sono stati mesi di profonda evolu-zione, grazie al recente accordo che ha visto, dallo scorso settem-bre, rafforzarci grazie all’accordo con un’altra realtà forlivese, Fo-schi Editore. Il gruppo che nasce da questa unione vede tante realtà insieme, dalle diverse competenze ed esperienze, nel campo dell’edi-toria e della comunicazione, con una importante forza distributiva non solo in Romagna, ma in tutta Italia. Per crescere ancora, a livello editoriale.

Ma veniamo intanto a questo “Ra-venna-Faenza IN”, con in copertina sull’edizione ravennate un “capita-no” d’impresa, Gianluigi Bambini, alla guida insieme al fratello dell’o-monima impresa di servizi d’ap-poggio alle piattaforme. Una realtà attiva da circa quarant’anni e che, in tutto questo tempo, è costante-mente cresciuta. Per la “cover” fa-entina, tocca invece a Cristina Bas-si, Anna Maria Bernabé Raffaella Reggi: a tre donne di sport, tutte ex atlete professioniste e oggi, a diverso titolo e con diversi ruooli, impegnate con successo tra calcio, basket e tennis. Si parla ancora di sport nell’appro-fondimento economico, in cui rac-contiamo alcuni “binomi vincenti” tra società ravennati e aziende del territorio, partner “sul campo” del-le loro “imprese”. L’arte che si apre all’immaginazione di Dioscoride, la grande musica lirica con Filip-po Briccoli, collezionista di memo-rabilia del bel canto, la storia del Mercato Coperto, infine la straor-dinaria “biblioteca della moda” di Massa Lombarda, ovvero l’Archivio di ricerca Mazzini (meta di stilisti alla ricerca di nuove ispirazioni dal passato), sono gli altri argomenti della rivista che, come sempre, si conclude con le rubriche, di sport, lifestyle e gastronomia. Buona let-tura e appuntamento per il nume-ro di fine anno.

di Andrea Masotti

Verso l’ Orizzonte

MauroMorettiSul binario del successo

Alessandro Formica Il lavoro come valore

Lidiana Biotti Bellezza senza tempo

IN Magazine e Foschi L'editoria che cresce

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Anno X - N. 5 - NOVEMBRE 2010

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NUMERO SP

ECIALE!

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Anno V - N. 2 - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO 2010

Pesaro-Urbino

Imprenditori “geniali” Economia dell’intuizione

Le “spiagge” del territorio Un’estate... al fiume

Francesca Pascucci La signora delle chiocciole

SilviaCecchiIl volto elegante della Legge

w w w. i n m a g a z i n e . i t®

Anno V - N. 3 - OTTOBRE/NOVEMBRE 2010

Pesaro-Urbino

Federico Mondelci Una musica può fare

Val Tarugo Dove il tempo si è fermato

Paolo Andreani Presidente a tutto tondo

Valori inEredità

Maurizio Testaguzzi e Gianfranco Tonti

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®F o r l ì

Anno XIII - N. 5 - ottobre 2010

Le signore delTurismo

Paola Piscopo, Marisa Raggi e Liviana Zanetti

IN Magazine e Foschi L'editoria che cresce

Francesco Tesei Giocoliere della mente

I forlivesi e l'iPad Tavoletta magica

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Anno VII - N. 3 - GIUGNO - 2010

C e s e n a

Il sogno diventato realtàGrazie ragazzi! La forza di un gruppo straordinario riporta il Cesena in A

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Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 5 - 2010

F a e n z a w w w. i n m a g a z i n e . i t

Lo sport èDonna

Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi

Gianluigi Bambini “Capitano” d’impresa

Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo

Filippo Briccoli Una vita per la lirica

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GianluigiBambini

“Capitano” d’impresa

Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi Lo sport è donna

Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo

Filippo Briccoli Una vita per la lirica

Anno IX - N. 5 - NOVEMBRE 2010

Ravenna w w w. i n m a g a z i n e . i t

IN Magazine | 3

Editoriale

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.Redazione e amministrazione:Via Napoleone Bonaparte, 5047100 Forlìtel. 0543.798463fax 0543.774044

www.inmagazine.it

[email protected]

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile:Andrea Masotti.

Redazione centrale: Andrea Biondi, Valeria Del Sordo, Francesca Renzi.

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Francesca Fantini

Controllo produzione e qualità:

Isabella Fazioli.

Ufficio commerciale:

Roberta Missiroli.

Collaboratori:

Lidia Bagnara, Roberta Bezzi,

Andrea Casadio, Anna De Lutiis,

Massimo Fiorentini, Antonio

Graziani, Claudia Graziani,

Giorgio Sabatini, Matteo Salbaroli,

Aldo Savini, Alessandra Segreto,

Michele Virgili, Tiziano Zaccaria,

Francesca Zampiga.

Chiuso per la stampa il 16/11/2010

IN Magazine | 5

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Sommario3 Editoriale

6 Annotare| Brevi IN

12 Essere| Gianluigi Bambini

18 Vincere| Cristina Bassi,

Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi

24 Investire| Sport e impresa

32 Creare| Dioscoride Dal Monte

36 Collezionare| Filippo Briccoli

40 Ricordare| Il Mercato coperto

44 Riscoprire| Archivi di ricerca Mazzini

50 Unire| IN Magazine e Foschi

54 Veleggiare| Francesco Bendandi

56 Confidare| Mara Panunti

57 Gustare| Azienda Marchesini

58 Scegliere| Shopping

Note futuriste

Lugo - L’11 gennaio 1911 Francesco Balilla Pratella pubblicava il

“Manifesto dei Musicisti futuristi” a cui faceva seguito il 29 marzo “La

musica futurista-Manifesto tecnico”. Dal “fondo” del musicista, presso la

Biblioteca Trisi, escono documenti che rimandano a un capitolo di storia

artistica lughese del primo ’900. Stampe, fotografie, libri, lettere,

manoscritti vari sono esposti fino al 15 gennaio, mentre al cenacolo

artistico è dedicata una mostra alle Pescherie della Rocca fino al 21

novembre, con opere di pittori che frequentarono la casa di Pratella e

furono coinvolti nell’esperienza. Un capitolo è riservato alla poesia, e

all’opera di Alceo Folicaldi, figura di spicco tra gli anni ’20 e ’30. (A.S.)

Una ceramica per il Papa

Roma - Lo scorso 10 novembre, una delegazione faentina guidata

dal vicesindaco Massimo Isola, ha consegnato a Benedetto XVI una

ceramica, per il 20° anniversario della consacrazione della “cappellina

di Faenza”, presso la residenza pontificia di Castel Gandolfo.

Viaggio in Romagna

Ravenna - I luoghi più suggestivi della Romagna visti dal finestrino di una Jaguar. La concessionaria Ja-guar Ravenna, specialista dello stori-co marchio inglese in Romagna, ha ideato e realizzato, insieme al regista Domenico Ciolfi, sei filmati che uni-scono la bellezza del territorio alle linee sinuose della gamma Jaguar. I primi due, dal titolo “Viaggio in Ro-magna” e visibili su YouTube sul ca-nale dedicato Jaguar Ravenna (www.youtube.com/user/JaguarRavenna), vedono protagonista la berlina spor-tiva XF, che viaggia tra le colline di Brisighella, la campagna di Bagnaca-vallo, il porto di Ravenna e la Basili-ca di Sant’Apollinare. I prossimi spot avranno come protagoniste l’ammi-raglia XJ e la Cabrio XK e, insieme ai primi due, saranno visibili anche

sull’emittente televisiva Tele1. Jaguar come auto esclusiva, non solo per gli amanti della velocità, ma anche per tutti coloro che desiderano godere del paesaggio, sentire la strada, non più semplice collegamento tra due luoghi ma luogo in sé stessa, e assa-porare la vita. (V.D.S.)

Da Molinella inizia il Natale

Faenza - Il Natale da Molinella 23 è arrivato il 13 novembre: villaggi ame-ricani animati in vetrina, addobbi sfavillanti e il coro di voci bianche “I piccoli cantori” hanno reso magi-co l’inizio delle festività. Come ogni anno Laura Mandolesi ha saputo an-ticipare, in un pomeriggio di metà no-vembre, per tutti i clienti lo spirito del Natale, inaugurando anche la regali-

stica e presentando proposte e novità del negozio. Laura ha aperto lo scorso 24 settembre lo spazio Nanan, brand presente anche a Roma e Milano con due showroom, che crea tutto un mon-do per i bimbi: peluche, complementi d’arredo, abbigliamento, pochetteria, a misura di bebé. Per un Natale au-tentico, fatto di famiglia e legami pro-fondi. www.molinella23.com (V.D.S.)

6 | IN Magazine

Annotare | Brevi IN

La passione preziosa di Liviano Soprani

Ravenna - I gioielli sono passione e professione per Li-viano Soprani, da quando, dopo il diploma, decise di iscriversi a un corso di gemmologia, per lavorare presso il Monte dei Pegni. Da allora l’amore per i preziosi non l’ha più abbandonato, anche se le coincidenze della vita hanno in parte deviato la sua strada. Tornato a Ravenna, molti antiquari si affidarono alle sue mani esperte e così, dieci anni fa, ha aperto la sua taglieria di pietre prezio-se, servendo principalmente commercianti del settore, senza dimenticare il settore privato, in prevalenza negli ultimi anni. “Mi piace consigliare in base alla qualità della pietra, certificata con strumenti scientifici, che solo noi gemmologi possiamo usare - spiega. La montatura avvie-ne solo in un secondo momento, e questo dà maggiori garanzie rispetto a una gioielleria.” Lavorare con metodo artigianale, assaporando ancora il gusto di fare i gioielli come un tempo, permette così di creare pezzi unici, diver-si uno dall’altro. www.livianosoprani.it (V.D.S.)

Isia e Lamborghini Insieme

Milano - Alla recente edizione dell’Eicma, è stata presen-tata “Officina del Sogno”, frutto della collaborazione fra l’istituto di Faenza e la storica casa Lamborghini. “Una collaborazione - ha spiegato Giorgio Gurioli, docente di Design del Prodotto dell’università faentina - nata nel 2008 e che ha spinto Tonino Lamborghini, figlio del fondatore, a creare questa ‘Officina’ per dare vita al nuovo museo della casa. Il museo nascerà nel vecchio stabilimento in-dustriale a Funo di Argelato, in provincia di Bologna. La struttura sarà restaurata, rispettando la storia e la cifra della famiglia.” Il percorso museale seguirà cronologica-mente vita e lavoro di Ferruccio Lamborghini.

Oasis Dinner Restaurantviale delle Nazioni 70 - Marina di Ravenna

Tel. 0544/531582 e 347/4843630

A MArinA di rAvennAlA nuovA “oAsi” del gusto

oAsis dinner

Cento per cento Sanpa

Faenza - Il primo negozio di San Patrignano lontano dalla comunità. Ha inaugurato a ottobre “Cento per Cento Sanpa”, alimentare e locale

di piccola ristorazione che presenta unicamente prodotti enogastronomici

realizzati dai 1500 ragazzi della comunità. “Ho conosciuto San

Patrignano attraverso Squisito! - spiega il proprietario del negozio e gestore Matteo Nardi, faentino

doc. “Una sera sono stato a cena a SP.accio e mi sono innamorato del

locale. Per questo ho pensato di costruire un luogo sulla falsa riga

del concept store della comunità”. Il negozio, in via Baccarini 5/a è chiuso

domenica e lunedì; il resto della settimana è aperto dalle 9 alle 19.30.

A scuola di Burson

Russi - La vendemmia del Burson alla Tenuta Uccellina quest’anno ha

parlato giapponese. Un gruppo di ragazze provenienti dal Sol Levante

ha partecipato alla raccolta di questo prezioso vino rosso granato (che

si ottiene da uve antichissime e ha ottenuto l’Igt) ospiti della famiglia

Orioli-Pasini. Le giovani giapponesi sembrano aver apprezzato questa

esperienza del tutto nuova, interessandosi alla cultura

romagnola, specie gastronomica. L’iniziativa è stata organizzata

dall’Associazione Culturale “Sapore Bolognese”, che da anni promuove le tradizioni e i prodotti tipici emiliano-

romagnoli all’estero. (M.A.)

Ravenna - Una novità che è un ritor-no alle origini: la sezione Turismo, per sostenere al meglio la candidatu-ra della città a capitale europea della cultura 2019. “La nostra Associazione crede nella candidatura – ha spiegato durante la conferenza stampa il pre-sidente di Confindustria, Giovanni Tampieri -, e speriamo di contribuire con questa iniziativa a rafforzarne il potenziale.” Saranno dunque premia-ti, nella sezione radio/televisione, Li-cia Colò (Alle Falde del Kilimangiaro) e, per la sezione società, Pier Luigi Ver-cesi (direttore de I Viaggi del Sole 24 Ore). Guidarello ad honorem per An-tonio Catricalà, presidente dell’Auto-rità garante della concorrenza e del mercato. La cerimonia di premiazio-

ne, sabato 20 novembre al teatro Ali-ghieri, sotto la conduzione di Bruno Vespa, presidente della giuria nazio-nale, e Margherita Ghinassi, vedrà anche sul palco, per il Giornalismo Nazionale, Aldo Cazzullo (sezione cultura), Lorenzo Bianchi (sezione società) e Pippo Baudo (sezione ra-dio/televisione), per il Giornalismo Romagna, Giovanni Zaccherini (se-zione cultura), Maurizio Maggiani (sezione società) e Angelo Varni (sezione studi e ricerche). Infine, premio speciale per la pubblicistica a Pietro Baccarini, mentre il Guida-rello alla memoria è stato assegnato Claudio Marabini. E il 18 novembre, al Palazzo dei Congressi, 4° edizione del Guidarello Giovani.

Guidarello, la 39° Edizione

Ravenna - Anna Mantice (Sers) è, da metà ottobre, nuovo presidente del Gruppo Porto di Confindustria Ravenna. Alla vicepresidenza è stato eletto Andrea Gentile (Docks Cere-ali), mentre Alvaro Gerardo (Ifa) è stato confermato rappresentate del Gruppo nella Piccola Industria. Il Gruppo raduna 37 imprese associate,

che impiegano quasi tremila dipen-denti e nel 2009 hanno generato un fatturato complessivo di 2,3 miliardi di euro. “Lavoreremo per proseguire lo sviluppo del Porto, che deve costi-tuire per le imprese della Regione una porta da e per l’estero, aperta verso i nuovi mercati”, ha affermato la nuova presidente.

Nuovi vertici del gruppo Porto

8 | IN Magazine

I figli dell’Aracnine

Faenza - è il titolo del debutto letterario di Roberta Piccinini, pubblicato da Albatros. I figli dell’Aracnide è un romanzo dalle sfumature horror, al confine tra giallo e noir, dove una giovane e benestante ragazza viene ritrovata cadavere in circostanze misteriose. Di scorrevole lettura, l’intreccio narrativo si dipana tra colpi di scena e particolari che paiono emergere più da incubi ricorrenti di una compagna universitaria, che non dalle indagini della polizia. (F.Z.)

Roma - Claudio Brusi, presidente di FRW Bicycles, ha partecipato lo scor-so 15 ottobre, a Roma, alle celebrazio-ni per i 188 anni del Corpo Forestale dello Stato. L’azienda ravennate è

sponsor del gruppo sportivo foresta-le - settore ciclocross. Presso lo stand in piazza del Popolo è stata esposto il modello di Mtb Eldorado, con grafica verde personalizzata. www.frwbike.it

Frw e la Forestale

Un libro su Francesco Lovatelli

Ravenna - “Viva il conte Checco, re d’Italia!”, gridava il popolino al suo passaggio. Ed effettivamente Francesco Lovatelli (1808-1856) è

una delle personalità più significative del Risorgimento ravennate. Fu uno

dei fondatori della Giovine Italia in città nel 1832, poi esiliato politico, infine protagonista del tentativo di

papato “liberale” impersonato e poi rinnegato nel 1848 da Pio IX. Quando, un’oscura sera del novembre 1856, fu colpito da ignoti sicari come traditore

della “causa”, la moglie Costanza Chigi se ne tornò nella sua Roma,

insieme ai figli Giacomo e Carlo. Oggi è un discendente di Carlo e omonimo

dell’avo che, dopo una vita di dirigente d’azienda, ha ricostruito la vicenda

biografica dell’illustre antenato in un volume. In occasione della

presentazione, lo scorso 19 ottobre a Casa Melandri, il vicesindaco

Mingozzi ha promesso la collocazione di una targa sul luogo del delitto.

Dopo 150 anni, per Ravenna è giunto il momento di pagare un debito a

lungo ignorato con la propria storia. Francesco Lovatelli, Viva il conte

Checco, Re d’Italia! La famiglia e la vita di un grande ravennate, Ravenna,

Longo, 2010, pp. 286, € 18. (A.C.)

Ravenna - Il 2 ottobre scorso il Grup-po Cassa di Risparmio di Ravenna Spa ha aderito all’iniziativa promossa dall’ABI, aprendo il Palazzo storico costruito nel luogo dove sorgevano l’antica chiesa e il convento di San Giorgio e la quadreria contenuta al suo interno con tele di Longhi e di Barbiani. Erano in mostra “I Cabrei raccontano; le antiche mappe dei possedimenti terrieri”, volumi con-cessi dalla Classense insieme a due rarissimi volumi del ’700 di France-sco Maria Coronelli. Ad accogliere i numerosi visitatori il presidente

Antonio Patuelli, il direttore genera-le, Nicola Sbrizzi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Lanfranco Gualtieri, e il segretario generale, Mario Bacigalu-po. (A.D.L.)

Il Palazzo della Cassa aperto al Pubblico

Bagnavacallo - La mostra Edgardo Saporetti. Sguardo sul tramonto dell’Otto-cento, al Museo Civico delle Cappuc-cine, con una cinquantina di opere dall’Italia e dall’estero, ripercorre la breve ma intensa carriera di questo pittore. Artista fino a oggi quasi sco-nosciuto, nacque a Bagnacavallo nel 1865. Dopo i primi elementi appresi dal padre e aver frequentato l’Acca-demia di Belle Arti ravennate, abban-dona la Romagna e viene a contatto con le scuole più attive dell’epoca. Prima a Roma è ospitato da Cesare Mariani, già “pittore ufficiale” di Pio IX e direttore dell’Accademia di San Luca, poi a Napoli frequenta in pri-vato lo studio di Domenico Morelli, caposcuola della pittura napoletana del secondo Ottocento. È questa una felice stagione artistica. In seguito at-traversa un periodo inquieto e burra-scoso per il coinvolgimento in affari e relazioni “pericolose” fino al falli-mento della Galleria “Salon Saporet-ti” che aveva aperto a Roma, tanto che è costretto a tentare per alcuni

anni la fortuna a Londra. Rientrato in Italia, nel 1903 ottiene l’incarico di professore aggiunto di pittura all’Ac-cademia di Firenze e importanti com-missioni, tra cui l’illustrazione della “Divina Commedia” e le tavole della Via Crucis. Muore a Bellaria nel 1909. La mostra è aperta fino al 28 novem-bre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dal-le 15 alle 19. Ingresso libero. (A.S.)

Edgardo Saporetti in Mostra

10 | IN Magazine

Incontriamo Gianluigi Bambini, alla guida insieme al fratello Rosolino, della Bambini Srl, importante azienda che, dal 1962, si occupa di servizi di appoggio alle piattaforme. Un’impresa sempre in costante espansione, in Italia e all’estero.

testo Antonio Graziani foto Lidia Bagnara e Massimo Fiorentini

“Capitano” d’ Impresa

16 Crew Boat, 5 Utility Boat, 6 Utility Vessel e 3 Rimorchiatori. Questa la flotta della Bambini s.r.l. di Marina di Ravenna, adibita ai servizidiap-poggioallepiattaformemarineperl’estrazionedegliidrocarburiedelrimorchioinmare. Le prime sono unità veloci, in grado di raggiunge-re velocità massime fino a 27 nodi e trasportano fino a 75 persone, in comode poltrone in locali condi-zionati, dotati di servizi. Crew-Uti-lity Boat e Utility-Vessel sono adibite al trasporto di persone, liquidi e materiali. I Rimorchiatori, infine, sono unità navali con potenze di propulsione comprese tra 1300 e 2725 HP, che sviluppano un trasci-namento da otto a 43 tonnellate.Alla guida della società ci sono i due fratelli Rosolino e Gianluigi, rispettivamente presidente e vice-presidente. Ma è il secondo,Gian-luigiBambini, più noto come Gian-

ni, capitano di marina, Managing Director (così è scritto nel biglietto da visita) a sostenere la responsa-bilità operativa dell’impresa. Lui stesso spiega le funzioni dei due fratelli. “Iomioccupo,inparticola-re,dipersonaleecommerciale,deicontratticoniclienti,dell’acquistodellebarche,dell’aggiornamentodellaflotta. Mio fratello, nato nel 1955 e più grande di me di cinque anni, si è dedicato all’attività di rappresentanza all’estero, in parti-colare in America, dove è rimasto per diversi anni nella commercia-lizzazione di prodotti in ambito motociclistico e nell’azienda si occupa dell’amministrazione. Per questo la sua attività in ditta è part-time. Io ci sono, invece, tutti i gior-ni per tutto l’anno”.Gianluigi Bambini, 50 anni appe-na festeggiati, è nato a Ravenna e ha frequentato elementari e medie

12 | IN Magazine

Essere | Gianluigi Bambini

IN Magazine | 13

Sotto, Gianluigi Bambini, all’interno dell’azienda di Marina di Ravenna. In apertura, a bordo di una delle sue imbarcazioni.

a Marina, dove risiedeva e dove abi-ta tuttora. Dopo le medie, l’Istituto Nautico a Venezia. “A Ravenna, pur essendoci un grande porto di cara-tura internazionale, non esiste al-cuna tradizione di mare”, ammette con un certo rammarico. “Dopo il diploma ho fatto il concorsoperlaMarinaMilitare, dove sono entrato nel 1980, come aspirante Guardia Marina e mi sono congedato nel luglio dell’81, perché ho preferito continuare l’attività familiare.” Aqueltempoladittapotevacontaresoltantosuunabarcadapescacon-vertitainmezzonavaleperappog-gioadattivitàsubacquee. Un’altra era in costruzione. “Nel febbraio dell’82 mio padre, colpito da un ictus si ritirò dal servizio. Io, che

avevo già i titoli, perché a 21 anni ero già capitano d’imbarcazioni, anche di grandi dimensioni, sono subentrato nell’attività. Allora ave-vamo due barche, con 7-8 dipen-denti. Sono stati i miei genitori a fondare l’azienda, nel 1962 - rac-conta Gianluigi - con la denomi-nazione Bambini Mario & RenziGiuseppina s.n.c, lo stesso anno in cui furono realizzate davanti a Lido Adriano le prime piattaforme per l’estrazione del metano, gesti-te dall’AGIP. Mio padre, che ave-va fatto sempre il pescatore, si era trasferito a Marina di Ravenna da Porto Garibaldi nel 1950 perché, in quel tempo, il mercato del pesce di Marina era uno dei più ricchi sull’Adriatico.

14 | IN Magazine

Qui conobbe mia mamma, originaria di Russi, trasferitasi nella località marinara nel ’47, dove aveva aperto, con la sua famiglia, un negozio di pasta fresca. Lì mio padre andava a far la spesa!” La barca da pesca, visto l’interesse per le piattaforme, fu trasformata in imbarcazione ido-nea al trasporto di persone e materiali, specializzandosi nell’erogazione di servizi di appoggio offshore.Nell’82 la Bambini si dotò del primo mezzo veloce, da 25 nodi (50 km/h), per il trasporto di personale: ancora oggi questa fa servizio. “A me piaceva molto la vita del mare. Da quando mi sono congedato nell’81, fino al ’93, sono sempre andato per mare. Unamoreiniziatodapiccolo,quandoandavoinbarcaconmiopadre.”Da Venezia ha portato a Ravenna la moglie. “Nel ’77, men-tre frequentavo l’Istituto nautico, ho conosciuto Violetta, diventata mia moglie nel 1985. Ora lavora in azienda. Da ragazza faceva l’infermiera, professione che ha lasciato col matrimonio. Anche nostra figlia, Chiara, nata nell’88, è impegnata nella ditta”.

Costantelacrescita,neglianni,dellasocietà. Dalle 2 bar-che dell’82 si è passati a 7 nel ’93. 4 furono acquistate dal gruppo Misano di Corvetta assieme a 2 barche per il bat-tellaggio nello scalo di Ravenna, per il trasporto di perso-ne tra il porto, le navi, l’isola della Sarom: praticamente barche taxi del mare. La flotta conta ora 30 imbarcazioni, che vanno da 30 a 52 metri.“Abbiamo fatto acquisti anche in America, in particolare nel Golfo del Messico, dove sono maestri nelle barche veloci in alluminio. Ultimamente abbiamo fatto grossi investimenti con l’acquisto di altre navi.”Due anni fa Bambini ha acquisito i servizi a favore del ri-gassificatore di Porto Viro. “Una gara mondiale, abbiamo vinto e ci è stato assegnato il servizio per 25 anni. GraziealgruppoEni,abbiamopartecipatoallaprimagaraperl’esteronel2001. Una nostra imbarcazione, la più grande allora, ottenne un contratto di 3 anni: così da Ravenna, via mare, abbiamo percorso 6.000 miglia per arrivare a Punta Nera, nel Congo, all’altezza dell’equatore, dove

Oggi la flotta è formata da 30 imbarcazioni

l’Eni-Congo è presente dal 1969, e aveva sempre lavorato, fino ad al-lora, solo con barche di bandiera straniera, principalmente francesi e americane.” Dopo il Congo, l’a-zienda si è estesa in altri siti esteri. Oggi è presente con una barca, in-sieme all’Eni, in Tunisia; un’altra è a Pola, con l’Edina.In azienda nel complesso lavora-no 200 persone. 20 sono in ufficio, una trentina fanno parte della squadra di pronto intervento che compie le riparazioni sulle navi della f lotta, ovunque si trovino; circa 150 sono i marittimi, che formano gli equipaggi delle navi. Iprogettifuturiprevedonolamessainserviziodiunabarcainallumi-niodinuovagenerazionedi52me-tri,lacuicostruzioneègiàinatto:potrà competere, all’estero, conconcorrentiamericaniefrancesi. Sarà la più grande del mercato ita-liano del settore. “Come avere un camion che va alla velocità di una Ferrari”, chiarisce Bambini.

Anche nell’offshore, settore veloci, la Bambini è ben strutturata. “Possiamo dire, senza autoelogiar-ci, di essere al vertice, in Adriatico. Grazie alla particolare tipologia delle navi e a un’efficiente organiz-zazione a terra, la nostra azienda è in grado di soddisfare, ovunque e in qualsiasi momento, tutte le esigenze legate alle necessità delle

piattaforme offshore, fornendo un servizio di qualità nel trasporto delle maestranze, nella fornitura di acqua potabile e di combustibi-li, nel trasporto di merci pericolo-se, comprese sostanze radioattive e rifiuti, nei servizi di appoggio a operazioni subacquee, ROV, geo-fisiche, antinquinamento e movi-mentazione ancore.” IN

A fianco, l’Adriatic Store, una delle unità navali in dotazione, nei pressi di una piattaforma. Sotto, Gianluigi Bambini con alle spalle un’immagine di alcuni dei dipendenti all’estero dell’azienda, che dal 2001 opera anche all’estero.

16 | IN Magazine

quartadimensione

Via Faentina 119/q - RAVENNA - Tel. 0544/461200 - www.qdarredo.it

Arredamenti e progettazione d’interni

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Arredamenti e progettazione d’interni

Lo sport è Donna

testo Tiziano Zaccaria - foto Massimo Fiorentini

Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi. Tre faentine che, dopo un passato ai vertici nelle rispettive discipline agonistiche, sono ancora oggi protagoniste esemplari nelle loro attività. In ruoli diversi, ma tutte e tre accomunate da grinta e passione. Dentro e fuori il campo da gioco.

Tre donne, tre storie. Disportedivita. Nel variegato universo rosa faentino spiccano lo storie di tre “ragazze esemplari”, CristinaBas-si, AnnaMariaBernabé e RaffaellaReggi: diverse fra loro ma con un minino comune denominatore, la grinta e la voglia di lottare, sempre e comunque. Anche al di fuori del campo di gioco. Lo sport come me-tafora della vita, insomma. E non è il solito luogo comune.IlbasketdiCristinaClasse 1964, da sempre una gran-de passione per la pallacanestro. Era adolescente quando nel ’76, Cristina Bassi fu tesserata nelle giovanili del Club Atletico Faenza. Cinque anni dopo l’esordio in A1, dove giocò come play per tre sta-gioni. Poi all’inizio degli anni ’80 l’arrivo delle straniere tolse spazio alle italiane e Cristina scese in A2, a Bologna e Ravenna. Intanto, era maturata l’idea di allenare: “Avevoappenavent’anniquandoiltecnicodellaprimasquadra,ClaudioAgre-sti,miaffidòungruppodibambine, con le quali instaurai subito un bel rapporto d’amicizia e fiducia. Da

allora, allenare è diventato qualco-sa di fondamentale, un patrimonio al quale non intendo rinunciare.” Per anni Cristina ha lavorato come preparatrice tecnica nel settore giovanile del Club Atletico, poi verso metà anni ’90 è diventata vice allenatrice in prima squadra, al fianco dei vari coach succedu-tesi sulla panchina della squadra biancazzurra (Andrea Petitpierre, Adolfo Marisi, Giacomo Incarbo-na, Paolo Rossi). Anni passati a dare consigli durante le partite, a tenere gli occhi su alcune par-ticolari situazioni tattiche: a fare un lavoro oscuro che molti appas-sionati, magari, non colgono fino in fondo. Tuttonellanorma,finoaquandoCristinascopredidoveriniziarealottarecontrountumore: “Quando l’ho scoperto ho chiesto a società e allenatore di continuare a lavorare in palestra, anche se le cure mi debilitavano fortemente: fin dall’inizio il basket mi ha dato una grande forza per affrontare il male.” La malattia, le cure chemiotera-piche, la voglia di non mollare,

l’incoraggiamento degli amici. Un intreccio di sensazioni che ar-rivò all’apice nel novembre di un anno fa, quando una brutta febbre costrinse il coach di allora, Paolo Rossi, a restare a letto, alla vigilia di una partita importante contro Venezia. Dopo anni come “secon-do”, Cristina fu chiamata a esordi-re da primo allenatore. Un sogno che si avverava, dentro l’incubo di una brutta malattia. La partita finì col trionfo della squadra e di Cristina, ma il destino non aveva ancora finito di riservare colpi di scena. Il giorno dopo la Federba-sket attribuì lo 0-20 a tavolino al Club Atletico. Colpa di un rigido regolamento secondo il quale la Bassi, tesserata da vice, non avreb-be potuto fare le veci del capo alle-natore. Per fortuna, una settimana dopo, la Commissione Giudicante della Fip rimise un po’ d’umanità in mezzo alla carte bollate, resti-tuendo al Club Atletico una vitto-ria sacrosanta.OggiCristinaèuscitadall’incubo. Fisicamente rinata, si prepara a vivere un’altra stagione da vice in

IN Magazine | 19

Vincere | Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi

panchina, al fianco di Nino Moli-no. Poche settimane fa ha termi-nato con buon esito il lungo ciclo di cure chemioterapiche. “Ora sto bene. Ci vuole pochissimo a starbene,dopoquellochehopassato. In futuro, ogni sei mesi dovrò fare controlli di routine, ma il peggio pare scongiurato. Questa esperien-za mi ha fatto capire quanto sia bella la vita e che su tante cose ci si arrabbia spesso inutilmente. La famiglia mi è sempre stata vicina e, cosa fondamentale, non mi ha mai compatito. Allo stesso modo il basket e gli impegni di volontaria-to nel mio rione (il Rosso, ndr) mi hanno fatto da sprone. Inquestesituazioni,èimportantemantenersiattivienonpiangersiaddosso.”IlcalciodiAnnaMariaImporsi nello sport maschilista per eccellenza, così permeato di scet-ticismo verso il sesso debole, per una donna deve essere il massimo.

Anna Maria Bernabé è una delle poche ad esserci riuscita. General Manager della Dinamo Faenza, so-cietà che con circa trecento tesse-rati rappresenta il settore giovanile calcistico numericamente più im-portante in città, ha un vero e pro-prio esercito da gestire. Cominciòatirarcalcialpalloneadodicianni.A sedici era già in serie A, come centrocampista del Padova. In se-guito girò mezza Italia, giocando sempre nella massima categoria a Catania, Monza, Giugliano, Lecce e Modena, prima di scendere in C nella Dinamo Faenza, dove chiuse la carriera da giocatrice iniziando quella di allenatrice. “Purtroppo per noi donne è sempre difficile dire la nostra nel calcio. O siamo sostenute dalla società, o siamo destinate a fallire. Peresseregiu-dicatebrave,dobbiamodimostrarediesserebravissime.”Nel 2006 Anna Maria fu chiamata

a guidare la prima squadra ma-schile della Dinamo, in Prima Ca-tegoria. A volerla fu il presidente Angelo Goldoni, che ci vide giusto: il team manfredo raggiunse una salvezza ritenuta quasi miracolo-sa. L’anno scorso lo stesso Goldoni l’ha richiamata per affidarle un incarico ancor più importante per una società che punta tutto sul vi-vaio: General Manager, una sorta di supervisore del settore giovanile. “Anna - spiega Goldoni - ha una personalità forte e grande capacità organizzativa. A livello tecnico è poi in grado di dare un’impronta sul sistema di preparazione e di in-segnamento da adottare. A grinta e capacità supera parecchi colleghi maschi.”Anna Maria ha così ripreso la sua mission impossible nel calcio: “Il mio obiettivo è impostare un preciso metodo di lavoro, condivisibile fra tutte le squadre. Ilcalcioitaliano,vistiimodestirisultatiottenutidirecente,andrebberifondatoapar-tiredaivivai. Al giorno d’oggi si selezionano i giovanissimi soltanto sulla base delle doti fisiche. I ra-gazzi sembrano ormai soltanto dei ‘polli da batteria’. Dobbiamo rico-minciare a insegnare la tecnica, a lavorare su possesso palla, drib-bling e finte, perché anche dietro a un bambino non troppo dotato fisicamente può esserci un ottimo calciatore.” Magari dei Leo Mes-si ne sono passati anche in Italia,

A fianco, Cristina Bassi, vice allenatore del Club Atletico Faenza. In basso, Anna Maria Bernabè, attuale General Manager della Dinamo Faenza.

20 | IN Magazine

ma nessuno se n’è accorto. Forse ci voleva il fiuto di una donna.IltennisdiRaffaellaDefinirla la sportiva faentina più grande di tutti i tempi, non è esagerato. Lo provano i fatti. RaffaellaReggi è stata l’unica ad andare vicina alla conquista di una medaglia olimpica. A Seul, nel 1988, dove il tennis era sport di-mostrativo. Dopo aver battuto la fuoriclasse Evert, Raffa finì la sua corsa nei quarti di finale, a un solo passo dalla medaglia di bronzo, assegnata alle semifinaliste perdenti. In realtà il più importante capolavoro della sua carriera

lo aveva compiuto due anni prima, quandovinsegliUSOpenneldoppiomistoassiemeallospagnoloSergioCasal, diventando la prima italiana a conquistare un torneo del Grande Slam. Classe ’65, professionista dal 1982 al ’92, Raffaella aveva buone qualità tecniche, ma lasuacarat-teristicaprincipaleèsemprestatalagrintaelacapacitàmentaledinonmollaremai, nemmeno nei momenti più difficili dei match. Andando in campo sempre “col coltel-

Campionesse nella vita

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lo fra i denti”, la faentina in carrie-ra ha vinto cinque tornei di singolo (Internazionali d’Italia, Lugano, Porto Rico, San Diego, Taranto), quattro di doppio (Internazionali d’Italia, Taranto, Tampa, Linz) e uno di doppio misto (US Open), salendo nel 1988 fino al 13º posto mondiale.Oggi commenta i principali tor-nei internazionali per Sky Sport. “Un’attività che m’impegna una quindicina di settimane all’anno. Mi piace e mi dà l’opportunità di restare in contatto col mondo del tennis, che fra l’altro negli ultimi anni ha visto la piena emancipazio-ne del settore femminile. Rispetto ai tempi in cui giocavo io, oggi le

donne hanno ormai raggiunto la parità. I montepremi dei tornei maschili e femminili sono simili, anche perché i due settori regi-strano audience televisivi abba-stanza identici. Dal punto di vista tecnico, ora nel settore maschile le posizioni dei big sono piuttosto consolidate, mentre nel femmi-nile non esiste una vera numero uno. Le sorelle Williams giocano e non giocano, le russe vanno a fasi alterne… in questa situazione la Schiavone è stata brava a salire al numero 6.” A 16 anni Raffaella vinse l’Orange Bowl, una sorta di mondiale gio-vanile. Oggi può dare un giudizio autorevole sulle giovani promes-

se italiane: “A livello tecnico non esiste un gap enorme con gli altri Paesi. Credo manchi soltanto un po’ di grinta, di determinazione e, casomai, una preparazione atletica più accurata.” Sua figlia Giulia, 16 anni, non ne ha seguito le tracce: “No, gioca a pallavolo. E frequenta il Liceo Linguistico con l’idea di andare all’estero per studiare e crescere professionalmente.” Un’idea che a suo tempo appartenne anche a Raffaella, che giovanissima si tra-sferì alla nota Accademia tennisti-ca di Nick Bollettieri, in Florida. Probabilmente senza quella scelta non sarebbe diventata ciò che è poi diventata. IN

A fianco, Raffaella Reggi, tra le migliori tenniste italiane di sempre e oggi commentatrice per Sky Sport.

22 | IN MagazineSPECIAL EDITION DOWN SWEATER La disponibilità del Down Sweater Special Edition è limitata: il tessuto in nylon ripstop estrema-mente leggero e traslucido, è due volte più resistente e pesa la metà di quello del classico Down Sweater. È trattato esternamente con il nostro Deluge® DWR (idrorepellente a lunga durata) che fa scivolare via la neve. All’interno, la piuma europea di prima scelta 900-fi ll-power, trattiene il calore con il minimo peso - 283 g. Maggiori informazioni su patagonia.com.

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Binomi Vincenti

testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini

Investire nello sport: una scelta importante per le aziende, non solo in termini d’immagine ma anche per crescere insieme alla squadra e creare coesione sociale. Cmc, Marcegaglia, Acmar, Vianello Assicurazioni e De Angelis Rimorchi raccontano il loro connubio con le società sportive ravennati.

Per le aziende investire nello sport può significare un “ritorno” di immagine, ossia aprire un nuovo canale di comunicazione. Per chi pratica sport invece, sia a livello amatoriale che professionistico, il sostegno di uno o più sponsor è fondamentale per proseguire l’attività. Malgrado i tempi non facili, il binomio aziende/societàsportive funziona tutto sommatobeneaRavennadoveleprincipalirealtàeconomichesonoattivenelpromuovere lo sport. Tra le im-prese ravennati che, da sempre, prestano grande attenzione alle attività sportive, in particolare a quelle amatoriali e giovanili, vi è CmcRavenna. “Proprio quest’anno abbiamo festeggiato i trent’anni delle nostre polisportive che rac-colgono l’adesione di tanti nostri soci e dipendenti - illustra il pre-sidente MassimoMatteucci. Il no-stro sostegno è andato, in questi anni, da settori tradizionali come il ciclismo fino agli sport che oggi stanno crescendo anche a Raven-na, come baseball, football ame-ricano, nuoto o scherma per fare solo qualche esempio. Da una de-

cina di anni abbiamo poi deciso di legare il nostro nome come main sponsor ad alcune importanti realtà dello sport cittadino: dal RavennaCalcio alla squadra di volley ma-schile della Cmc-Marcegagliafino alla squadra di calcio femminile della RivieradiRomagna.” Un “in-vestimento” riuscito? “Sostenere il mondo dello sport per noi è una scelta di valore. Vuol dire afferma-re concretamente quei principi di responsabilità sociale che da sem-pre fanno parte della storia del movimento cooperativo. Lo sport, soprattutto giovanile, resta uno dei principali strumenti di crescita civile, coesione sociale, integrazio-ne della nostra comunità.” E per il futuro, cosa ci si può aspettare? “Cmc è una grande impresa inter-nazionale il cui primo obiettivo resta quello di produrre lavoro e ricchezza per i propri dipendenti e per le comunità nelle quali opera - conclude Matteucci. Ma crescita dell’impresa e solidarietà resta per noi un nesso indissolubile. Anche in futuro, dunque, valuteremo il nostro impegno in campo sportivo come in quello culturale e sociale a

partire da questo principio.” Nel volley maschile ravennate è impegnata anche un’altra solida azienda, laMarcegaglia. La squa-dra, che milita nella serie A2, rap-presenta attualmente il principale impegno sportivo nell’area raven-nate, se si escludono manifestazio-ni quali la Maratona di Ravenna. Una sponsorizzazione recente che risale al 2009, a seguito dell’inter-mediazione anche dell’ammini-strazione comunale. “Sostenere lo sport significa fidelizzare l’azien-da alla città - afferma Plinio Fio-rini, direttore dello stabilimento ravennate. La pallavolo è lo sport cittadino per eccellenza, come di-mostrato anche dal buon successo di abbonamenti. Quest’anno ab-biamo grandi speranze, visto che fino a ora la squadra ha raccolto ottimi risultati.” Quale sarà l’impe-gno nello sport di Marcegaglia nel 2011? “Le scelte spettano solo al cavaliere Steno - afferma Massimo Ranieri, responsabile della logisti-ca dello stabilimento ravennate. Anche se l’azienda è molto gran-de, la gestione è a livello familiare e ancora non si sa nulla.” Un altro

IN Magazine | 25

Investire | Sport e impresa

colosso, Acmar, ha investito nella squadra ravennate di basket che milita nella serie B della Lega dilet-tanti. Visti i risultati positivi di ini-zio campionato, le ambizioni sono alte. “Il basket è uno degli sport di squadra più praticati a livello na-zionale ed è giusto che trovi uno spazio di rilievo anche qui - spiega AlfredoZaccaria, da luglio nuovo presidente di Acmar Ravenna. Da-remo il nostro contributo affinché lo sport possa aiutare i giovani a crescere, stimolando l’idea positiva del gruppo e del vivere sociale. So-stenere lo sport significa, in tempi di crisi, sostenere le famiglie.” Tra i main sponsor del basket c’è VianelloAssicurazioni che, dopo aver soste-nuto per qualche anno il calcio, da quattro anni ha investito in questo sport. “Per lavoro sono sempre in contatto con altri imprenditori e mi è stato spesso chiesto di soste-nere lo sport - illustra il titolare Ro-bertoVianello. Quella per il basket è una passione per la mia famiglia, originaria di Venezia, in cui questa disciplina vanta una solida tradi-zione. Il primo ingresso nel basket ravennate risale a vent’anni fa, in virtù dell’amicizia che mi legava a Piero Manetti, poi ne ero uscito; quattro anni fa mi sono nuovamen-te avvicinato. Mi è sembrato un riconoscimento doveroso verso la città che mi ha ospitato per lavoro e anche verso Manetti, un grande personaggio dello sport a cui ho voluto dedicare il nome della squa-dra.” Oltre al calcio, al volley e al basket, a Ravenna c’è un altro sport - forse meno popolare - ma di certo in grado di regalare grandi sod-

disfazioni: il baseball. La squadra BaseballGodo è approdata in serie A1 nel 2006, riuscendo negli anni successivi a fare del proprio meglio per restare ad alti livelli. Da oltre vent’anni, la DeAngelisRimorchidi Coccolia sponsorizza la squadra di baseball, una piccola realtà nata dall’impegno e dall’entusiasmo dei cittadini che è riuscita a farsi strada partendo dalle serie minori. Tutto è iniziato grazie al rapporto d’amicizia di PieroDeAngelis con l’ex presidente Roberto Saporetti. “In tutto questo tempo abbiamo maturato un rapporto affettivo e personale con questo ambiente - spiega De Angelis. Siamo soddi-sfatti dei risultati e di aver visto crescere l’interesse verso questo sport anche dai più giovani, come dimostrato da un vivaio con cui si alimentano ben due squadre. Pur-troppo i tempi non sono facili e, in mancanza di uno sponsor alterna-tivo, quest’anno abbiamo proposto una riduzione del budget per poter confermare il nostro impegno.” IN

Sopra, dall’alto, Plinio Fiorini e Massimo Ranieri di Marcegaglia,

Alfredo Zaccaria di Acmar, e Roberto Vianello dell’omonima assicurazione. A fianco, Massimo Matteucci di Cmc.

26 | IN Magazine

V.le Alberti, 106 - Ravenna Tel. 0544 406969 - Fax 0544 408488

www.ortopediaspadoni.it

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IN Magazine | Special ADV

Un istituto di credito radicato sul territorio, di-

namico ed efficiente, che si contraddistingue

per la continua qualificazione dei servizi rivolti

alle famiglie, alle imprese e per la costante at-

tenzione alle esigenze cittadine. Ecco la Banca Popolare di

Ravenna, che festeggia il 125° anniversario della propria

fondazione in ottima salute. Lo dimostrano la continua espan-

sione territoriale, in virtù del raddoppio del numero degli spor-

telli in un decennio; lo sviluppo dei servizi in rete e la creazione

di nuovi posti di lavoro. In luglio è stato chiamato al vertice

di questa consolidata realtà creditizia Fabrizio Togni, cui è

stato affidato l’incarico di Direttore Generale; ha sostituito Ro-

berto Vitti, che ora ricopre l’incarico di Direttore Generale alla

Banca Popolare del Mezzogiorno, istituto che fa parte dello

stesso Gruppo bancario.

Fabrizio Togni, 53 anni, originario di Castellarano, in

provincia di Reggio Emilia. Quali sono state le princi-

pali tappe del percorso professionale che l’ha portata

all’incarico attuale?

“Il mio percorso professionale si è snodato

completamente all’interno del Gruppo Banca

Popolare Emilia Romagna, dapprima lavoran-

do nella capogruppo, la Banca Popolare di

Modena poi diventata Banca Popolare dell’Emilia Romagna;

successivamente sono stato impegnato, con incarichi diversi,

in numerose controllate: vicedirettore e direttore della Banca

Popolare di Salerno, ora confluita in Banca della Campania,

fino al 2002; responsabile della direzione Crediti e nei due anni

successivi dell’area Affari del Banco di Sardegna. Il resto è

storia recente: nel luglio 2004 sono diventato direttore della

Banca di Sassari; quattro anni dopo sono stato chiamato a diri-

gere la Cassa di Risparmio di Vignola. Nel luglio scorso, infine,

sono arrivato alla Banca Popolare di Ravenna, dove mi aspetta

una nuova sfida.”

Quali obiettivi si è posto nell’affrontare la direzione?

“Quelli di sempre, coerentemente con i valori della banca che

sono apprezzati dalla nostra clientela. Come chi mi ha prece-

duto, cercherò di portare avanti il progetto che in questi anni

BANCA POPOLARE DI RAVENNA 125 anni… in ottima saluteL’isTiTuTo di CREdiTo, da sEmPRE FoRTEmEnTE RadiCaTo suL TERRiToRio E

aTTEnTo aLLE EsigEnzE di CiTTadini, viCino aLLE FamigLiE E a sosTEgno dELLE

imPREsE LoCaLi, ha aPPEna TagLiaTo QuEsTo imPoRTanTE TRaguaRdo. CE nE

PaRLa FaBRizio Togni, daL LugLio sCoRso diRETToRE gEnERaLE dELLa BanCa.

Il Direttore Generale Fabrizio

Togni nella Sala del Consiglio

e, sotto, la sede della Banca.

Un istituto di credito radicato sul territorio, di-

namico ed efficiente, che si contraddistingue

per la continua qualificazione dei servizi rivolti

alle famiglie, alle imprese e per la costante at-

tenzione alle esigenze cittadine. Ecco la Banca Popolare di

Ravenna, che festeggia il 125° anniversario della propria

fondazione in ottima salute. Lo dimostrano la continua espan-

sione territoriale, in virtù del raddoppio del numero degli spor-

telli in un decennio; lo sviluppo dei servizi in rete e la creazione

di nuovi posti di lavoro. In luglio è stato chiamato al vertice

di questa consolidata realtà creditizia Fabrizio Togni, cui è

stato affidato l’incarico di Direttore Generale; ha sostituito Ro-

berto Vitti, che ora ricopre l’incarico di Direttore Generale alla

Banca Popolare del Mezzogiorno, istituto che fa parte dello

stesso Gruppo bancario.

Fabrizio Togni, 53 anni, originario di Castellarano, in

provincia di Reggio Emilia. Quali sono state le princi-

pali tappe del percorso professionale che l’ha portata

all’incarico attuale?

“Il mio percorso professionale si è snodato

completamente all’interno del Gruppo Banca

Popolare Emilia Romagna, dapprima lavoran-

do nella capogruppo, la Banca Popolare di

Modena poi diventata Banca Popolare dell’Emilia Romagna;

successivamente sono stato impegnato, con incarichi diversi,

in numerose controllate: vicedirettore e direttore della Banca

Popolare di Salerno, ora confluita in Banca della Campania,

fino al 2002; responsabile della direzione Crediti e nei due anni

successivi dell’area Affari del Banco di Sardegna. Il resto è

storia recente: nel luglio 2004 sono diventato direttore della

Banca di Sassari; quattro anni dopo sono stato chiamato a diri-

gere la Cassa di Risparmio di Vignola. Nel luglio scorso, infine,

sono arrivato alla Banca Popolare di Ravenna, dove mi aspetta

una nuova sfida.”

Quali obiettivi si è posto nell’affrontare la direzione?

“Quelli di sempre, coerentemente con i valori della banca che

sono apprezzati dalla nostra clientela. Come chi mi ha prece-

duto, cercherò di portare avanti il progetto che in questi anni

BANCA POPOLARE DI RAVENNA 125 anni… in ottima saluteL’isTiTuTo di CREdiTo, da sEmPRE FoRTEmEnTE RadiCaTo suL TERRiToRio E

aTTEnTo aLLE EsigEnzE di CiTTadini, viCino aLLE FamigLiE E a sosTEgno dELLE

imPREsE LoCaLi, ha aPPEna TagLiaTo QuEsTo imPoRTanTE TRaguaRdo. CE nE

PaRLa FaBRizio Togni, daL LugLio sCoRso diRETToRE gEnERaLE dELLa BanCa.

Il Direttore Generale Fabrizio

Togni nella Sala del Consiglio

e, sotto, la sede della Banca.

IN Magazine | Special ADV

ha dato ottimi risultati: presidiare nel modo

migliore il territorio, ma anche e soprattutto

rivolgere un occhio al nord-est, in modo da

proseguire lo sviluppo già in atto verso altre

regioni. In questi ultimi dieci anni la Banca si è espansa, gra-

dualmente, portando le filiali da 23 a 67, dapprima sulla pro-

vincia, poi nel Ferrarese fino ad arrivare all’apertura nei mesi

scorsi della filiale di Treviso, città che ha consolidato la forte

presenza della Banca in Veneto, dove ad oggi contiamo su una

rete massiccia che copre ormai tutte le province e i comuni

limitrofi. Sono 16 le filiali venete distribuite sulle province di

Rovigo, Padova, Venezia e Treviso dove la nostra mission è

esportare il modello di servizio che la Banca si è costruita a

Ravenna, dove vantiamo una presenza storica e radicata. Un

modello che si è dimostrato vincente.”

Qual è il tratto più peculiare di questo modello di servizio?

“Certamente la capacità di dialogo con i nostri

clienti; come tutti gli istituti di credito dispo-

niamo di tutti gli strumenti tecnici, la differen-

za è che per altre banche questi rappresentano

l’unico strumento di valutazione mentre per noi rappresentano

uno degli elementi, ai quali uniamo conoscenza e relazione.

I soci sono oltre 5.500, concentrati quasi tutti in provincia di

Ravenna; con loro siamo riusciti a instaurare un rapporto im-

prontato a trasparenza e fiducia. Nel 1994 si è verificato un

importante cambiamento: in seguito alla massiccia adesione

all’offerta pubblica di acquisto e scambio rivolta ai soci della

Banca Popolare dell’Emilia Romagna S.c.r.l, la Banca Popola-

re di Ravenna, dopo la trasformazione da Società cooperativa

a responsabilità limitata in società per azioni, è confluita nel

Gruppo Bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Questo

però non ha messo in secondo piano il rapporto con il corpo

Banca Popolare di Ravenna S.p.A.Sede legale: Via A.Guerrini, 14 – 48100 Ravenna Telefono: 0544/540.111 Fax: 0544/540.460www.bpr.it

sociale. Anzi, nel prossimo futuro partiranno diverse iniziative,

fra cui la creazione di una sorta di club di soci, nell’ambito del

quale è possibile disporre di servizi vantaggiosi.”

Come si affronta la crisi economica e qual è l’impegno

da parte della Popolare di Ravenna?

“Il 2010 è stato un anno in cui sono emersi segnali contrastanti

di ripresa e in cui si è almeno arrestato il crollo verticale della

produzione industriale. Anche il sistema bancario, però, fati-

ca a crescere. Proprio per questo, il fatto che la nostra banca

riesca a mantenere un trend positivo in termini di volume e

redditività, è certamente positivo e gratificante. Questi sono

anni in cui è meglio preoccuparsi di mantenere un corretto

equilibrio del sistema economico piuttosto che aumentare la

redditività, acquisendo magari quote di mercato senza puntare

troppo sulla possibilità di registrare utili a fine anno. Da parte

nostra non abbiamo certamente diminuito l’impegno a favore

del territorio. Anzi, riteniamo che il ruolo di una banca locale

come la nostra sia proprio quello di essere vicina alle famiglie

e alle imprese nei momenti di maggiore difficoltà.”

La Banca Popolare di Ravenna è parte attiva del tessuto

socio-economico e culturale della città. Lo si capisce

sfogliando il bel volume La Banca Popolare di Raven-

na. Storia, architettura, arte e archeologia, felice coro-

namento dell’attento intervento di restauro della sede

storica in via Guerrini. C’è qualche altra iniziativa parti-

colare entro la fine dell’anno?

“Ce ne sono diverse. La nostra banca dimostra sempre sensi-

bilità verso tutto ciò che avviene a Ravenna e Cervia, le due

località su cui siamo più presenti. Diamo il nostro contributo,

a volte insieme ad altri, in occasione della maggior parte de-

gli eventi. In vista delle festività natalizie, stiamo lavorando

a un’iniziativa a cui teniamo molto, proprio in considerazione

della difficile congiuntura economica a livello internazionale:

daremo vita a una sostanziosa raccolta di fondi da destinare

a un’associazione umanitaria che si occupa della costruzione

di una scuola in Senegal. Crediamo che la concretezza di un

gesto come quello di aiutare chi è meno fortunato valga molto

di più di un semplice omaggio natalizio.”

A destra, giardino pensile dell’i-

stituto e particolare della cupo-

la della sala dei conti correnti.

ha dato ottimi risultati: presidiare nel modo

migliore il territorio, ma anche e soprattutto

rivolgere un occhio al nord-est, in modo da

proseguire lo sviluppo già in atto verso altre

regioni. In questi ultimi dieci anni la Banca si è espansa, gra-

dualmente, portando le filiali da 23 a 67, dapprima sulla pro-

vincia, poi nel Ferrarese fino ad arrivare all’apertura nei mesi

scorsi della filiale di Treviso, città che ha consolidato la forte

presenza della Banca in Veneto, dove ad oggi contiamo su una

rete massiccia che copre ormai tutte le province e i comuni

limitrofi. Sono 16 le filiali venete distribuite sulle province di

Rovigo, Padova, Venezia e Treviso dove la nostra mission è

esportare il modello di servizio che la Banca si è costruita a

Ravenna, dove vantiamo una presenza storica e radicata. Un

modello che si è dimostrato vincente.”

Qual è il tratto più peculiare di questo modello di servizio?

“Certamente la capacità di dialogo con i nostri

clienti; come tutti gli istituti di credito dispo-

niamo di tutti gli strumenti tecnici, la differen-

za è che per altre banche questi rappresentano

l’unico strumento di valutazione mentre per noi rappresentano

uno degli elementi, ai quali uniamo conoscenza e relazione.

I soci sono oltre 5.500, concentrati quasi tutti in provincia di

Ravenna; con loro siamo riusciti a instaurare un rapporto im-

prontato a trasparenza e fiducia. Nel 1994 si è verificato un

importante cambiamento: in seguito alla massiccia adesione

all’offerta pubblica di acquisto e scambio rivolta ai soci della

Banca Popolare dell’Emilia Romagna S.c.r.l, la Banca Popola-

re di Ravenna, dopo la trasformazione da Società cooperativa

a responsabilità limitata in società per azioni, è confluita nel

Gruppo Bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Questo

però non ha messo in secondo piano il rapporto con il corpo

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sociale. Anzi, nel prossimo futuro partiranno diverse iniziative,

fra cui la creazione di una sorta di club di soci, nell’ambito del

quale è possibile disporre di servizi vantaggiosi.”

Come si affronta la crisi economica e qual è l’impegno

da parte della Popolare di Ravenna?

“Il 2010 è stato un anno in cui sono emersi segnali contrastanti

di ripresa e in cui si è almeno arrestato il crollo verticale della

produzione industriale. Anche il sistema bancario, però, fati-

ca a crescere. Proprio per questo, il fatto che la nostra banca

riesca a mantenere un trend positivo in termini di volume e

redditività, è certamente positivo e gratificante. Questi sono

anni in cui è meglio preoccuparsi di mantenere un corretto

equilibrio del sistema economico piuttosto che aumentare la

redditività, acquisendo magari quote di mercato senza puntare

troppo sulla possibilità di registrare utili a fine anno. Da parte

nostra non abbiamo certamente diminuito l’impegno a favore

del territorio. Anzi, riteniamo che il ruolo di una banca locale

come la nostra sia proprio quello di essere vicina alle famiglie

e alle imprese nei momenti di maggiore difficoltà.”

La Banca Popolare di Ravenna è parte attiva del tessuto

socio-economico e culturale della città. Lo si capisce

sfogliando il bel volume La Banca Popolare di Raven-

na. Storia, architettura, arte e archeologia, felice coro-

namento dell’attento intervento di restauro della sede

storica in via Guerrini. C’è qualche altra iniziativa parti-

colare entro la fine dell’anno?

“Ce ne sono diverse. La nostra banca dimostra sempre sensi-

bilità verso tutto ciò che avviene a Ravenna e Cervia, le due

località su cui siamo più presenti. Diamo il nostro contributo,

a volte insieme ad altri, in occasione della maggior parte de-

gli eventi. In vista delle festività natalizie, stiamo lavorando

a un’iniziativa a cui teniamo molto, proprio in considerazione

della difficile congiuntura economica a livello internazionale:

daremo vita a una sostanziosa raccolta di fondi da destinare

a un’associazione umanitaria che si occupa della costruzione

di una scuola in Senegal. Crediamo che la concretezza di un

gesto come quello di aiutare chi è meno fortunato valga molto

di più di un semplice omaggio natalizio.”

A destra, giardino pensile dell’i-

stituto e particolare della cupo-

la della sala dei conti correnti.

L’ambiguità dello Sguardo

testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara

Figure umane che si dissolvono e si trasformano in sagome che il colore rende immagini dell’essere, oltre l’apparenza. è la pittura di Dioscoride, un’arte che si apre all’immaginazione.

Dioscoride inizia a dipingere alla metà anni ’60 e già nel 1975 tie-ne la sua prima personale a Bolo-gna. Nello stesso periodo incontra e stringe amicizia con lo scultore Luciano Minguzzi e i pittori Aldo Borgonzoni ed Emilio Vedova, che saranno stimolo e punto di riferi-mento per gli esiti futuri della sua instancabile ricerca. Nel 1991 in-traprende un ciclo di sculture ispi-rato e dedicato all’opera del poeta Reiner Maria Rilke, conclusosi nel 1999.Contemporaneamente, sul piano pittorico nel corso degli anni ’90 nell’immaginario di Dioscoride si va producendo ilgradualescorri-mentodallavisionedelpaesaggionaturale all’invadente presenzaumananellasuafisicitàcorporea. La transizione è preannunciata dall’angelo, la cui trasparenza lascia intravedere l’illusione dell’appari-zione e l’ambiguità dello sguardo, cosicché non è possibile distingue-re se quella figura stia emergendo dalla profondità della terra o preci-pitando al suolo per esibire l’invisi-bilità che ha in sé. Un’inquietante

sorpresa è provocata dallo svela-mento di fantasmi sotterranei e ancestrali, che venendo alla luce vanno assumendo consistenza vi-siva, conservando pur sempre un alone di sfuggente mistero. Da questo momento l’esercizio della pittura s’immerge nell’esperienza esistenziale attraverso l’indagine interiore e la riflessione, per sco-prire come la dimensione tem-porale, dilatandosi, oltrepassi i vincoli cronologici, in quanto il procedere spesso non è altro che un mettersi sulla via del ritorno e, nelle soluzioni estreme, un ricon-giungersi all’origine.Come per Ulisse il viaggio di ritor-no dalla guerra, dove si sono con-sumati i suoi sogni razionalistici, è orientato dal sentire indistinto e contraddittorio di allontana-mento e di avvicinamento a Itaca, quel fantasma di isola sperduta e perduta che è sia terra che don-na, così nell’atto del dipingere èripostol’avvertimentodell’originecome avvio per un’esplorazionechecontienegiànellepremesselanecessitàdelritornoel’inevitabile

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Creare | Dioscoride Dal Monte

IN Magazine | 33

perdersiperritrovarsi, nel tenta-tivo di afferrare il senso autentico dell’essere. L’angelo annunciante per sua naturale evoluzione si pre-sta a subire una mutazione fanta-smatica, a trasformarsi in corpo femminile. Il quale, se prima era semplice traccia di una presenza/assenza, contorno lineare di una figura, come di un anonimo ma-nichino, gradualmente acquista l’aspetto fisico e provocatoriamen-tefinisceperesibirelasuarealtàcorporea accentuata dall’epider-midepastosa, quasi fosse terreno

predisposto a essere coltivato e ac-cogliere quei semi che nel tempo potrebbero dare chissà quali frutti sperati. Quei corpi, collocati in in-terni, nella loro ostentata nudità e in una posizione innaturale, sco-moda e irriverente, come se fosse-ro predisposti per una radiografia, assumono pertanto il valore evo-cativo della condizione dell’essere umano nel mondo, fondamental-mente indifeso e disarmato. Nel procedere dell’indagine si sono progressivamente smaterializzati, diventando sagome evanescenti

che il colore nella sua purezza ele-mentare trasforma in immagini che aspirano a testimoniare cosa si celi oltre le apparenze. Così, quando dipinge un modello che dorme o che sogna, tende ad af-ferrare qualcos’altro, ovvero l’atto del dormire o del sognare, fino ad arrivare alla sensazione visiva del sonno o del sogno. Le figure per suscitare questa sensazione non devono raccontare o descrivere una situazione particolare, ma sol-tanto provocarel’immaginazioneattraversoilcolorechecontienelaformaeaessadàsostanza.Ed è lo sguardo che, oltrepassan-do il dato realistico occasionale, in una sorta di rispecchiamento re-ciproco, rende visibile l’invisibile e consente di decifrare la trama degli stati psichici, di emozioni, de-sideri e pensieri. La dissoluzione della dimensione corporea svela con un atto immaginativo come arte e vita siano quella “monta-gna incantata”, dove ascendere e discendere non sono direzioni contrapposte, ma s’intrecciano e confondono, per cui il tendere in avanti non può che essere un ritor-no al punto di partenza. Così, per Pietro Bellasi, che l’ha presentato in cataloghi e nella monografia del 2002, l’attività artistica di Dioscori-de, analizzata attraverso la produ-zione grafica, pittorica e scultorea, “mostra una costante ispirazione ad una vera e propria poeticadelladilatazioneedell’ambiguitàdelleimmagini, intese come straripa-mento delle forme e delle loro po-sture oltre l’ordine imposto dalle convenzioni della quotidianità”. IN

A fianco, in apertura, l’artista ritratto nel suo studio a Casamassa di Zattaglia, dove vive e lavora dal 1976.

Breve biografia

Dioscoride (Dal Monte) è nato nel 1939 a Villa San Martino di Lugo, dove ha trascorso infanzia e giovinezza. La sua formazione artistica procede contestualmente agli interessi letterari e filosofici, fonte costante di ispirazione. Dal 1966, dopo un soggiorno di due anni a Venezia, si dedica ininterrottamente alla pittura, attraversando periodi che si concludono con l’attenzione alla figura umana, ripresa prima nella sua fisicità illimitata poi nella sua essenza figurale. Dal 1976 vive e lavora a Casamassa di Zattaglia.

34 | IN MagazineVia Aldo Bozzi, 77/79 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.278360 - Fax 0544.278506 - [email protected] - www.edilravenna.it

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Via Aldo Bozzi, 77/79 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.278360 - Fax 0544.278506 - [email protected] - www.edilravenna.it

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La storia di un ragazzo di paese innamorato dell’opera, che ha trasformato questa passione in un legame indissolubile. Questa è la storia di Filippo Briccoli, che ci racconta la sua vita tra i maggiori teatri italiani e i grandi artisti del bel canto.

testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini

Una vita per la Lirica

“Non sono un esperto di musica lirica, solo un appassionato” Con questa fraseFilippoBriccolimi ac-coglie nella sua casa: simulacro di oggetti, immagini,spartitichemifannosubitocapirechesull’operalasalunga. Persona raffinata, elegan-te nei vestiti poco appariscenti, con una parlata pacata ma puntuale, pronto a sottolineare le sue dichia-razioni o a correggerle dopo una breve riflessione. Recentemente ha messo in mostra una parte interes-sante della sua collezione nelle ve-trine della Cassa di Risparmio, in piazza del Popolo: con meraviglia la gente si fermava a curiosare ri-conoscendo tra i tanti volti i grandi cantanti di qualche decennio fa. È interessante sapere quando è nata questa sua passione. Sorride compiaciuto: “Bella domanda! Ero molto piccolo!”Quandoedovehainiziatoadascol-taremusicalirica?“Facevo parte, da ragazzino, del coro della Pieve di San Giovanni in Ottavo o anche del Thò, vicino Bri-sighella, ero ancora voce bianca. Poi, come avviene nell’ordine na-

turale delle cose, la mia voce cam-biò e smisi di cantare. Ripresi con voce da tenore e cantavo in chiesa dove don Pio Lega scriveva le parti per solista; mi insegnò anche mol-te romanze e da allora iniziò il mio grande interesse per l’opera.”Inseguitocomel’hacoltivato?“Ascoltavo la radio, seguivo la mu-sica con gli spartiti e nello stesso tempo cercavo di non trascurare gli studi ginnasiali e liceali: le mie traduzioni di latino e greco aveva-no sempre un sottofondo musica-le.”Quandohavistoeascoltatodalvivolaprimaopera?“Abitavo in un villaggio sperduto che, a sera, non disponeva di mez-zi, ma cresceva in me il desiderio di assistere a qualche spettacolo. Nel ‘55 a Brisighella iniziarono ad organizzare dei viaggi a Verona: l’Arena era sempre stata nei miei sogni... così potei assistere alla prima opera, il Faust di Gounod con Cesare Siepi. Fu una grande emozione, realizzavo un sogno. In seguito assistetti alla Tosca con una Tebaldi strepitosa, poi iniziai a

frequentare intenditori con i quali condividere opinioni a fine spetta-colo. In seguito si andava ovunque, a Firenze, Torino, alla Scala, a Ve-nezia, dove avevo l’abbonamento e dove si tornava anche a vedere le repliche. Non perdevo un’occa-sione.”QuandoiniziòaseguireleopereaRavenna?“Nel ‘65 mi trasferii qui e comin-ciai a frequentare i programmi all’Alighieri e, in estate, alla Rocca. Questi allestimenti, ricordo, por-tarono in città un’effervescenza e una partecipazione nuove, quasi un’eco dell’Arena di Verona. Ri-cordo che si sono visti famosi titoli popolari, graditissimi, opportuna-mente intercalati da scelte mirate e valide come, per esempio, Maria Padilla di Donizetti e Anna Bolena, grande capolavoro sempre doni-zettiano.”Nellasuaassiduafrequentazionequalicantantilerimangonoancoraimpressi?“Abbiamo ascoltato i migliori arti-sti della scena lirica. Fra i cantanti degni di nota, è doveroso ricorda-

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Collezionare | Filippo Briccoli

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re i baritoni Renato Bruson, per molti anni a Ravenna, e Leo Nucci; i soprani Katia Ricciarelli, nel pie-no delle sue facoltà vocali, Renata Scotto e Luciana Serra, due grandi nomi della vocalità belcantista; la vibrante interprete Raina Kabai-vansca, il mezzosoprano Fiorenza Cossotto, il poliedrico irresistibile basso/baritono Enzo Dara, Pava-rotti… la Callas c’era stata prece-dentemente.”Aproposito,metterebbelaCallasincimaallaclassificadeisuoipre-feriti?“Nel campo maschile metterei sen-za dubbio il grande Corelli, ma la Callas... non è paragonabile: è uni-ca, un mito.”

Ha avuto modo di ascoltarla dalvivo?“Purtroppo no, ma ho ‘cantato’ con lei.”Come?“Ben due volte l’ho sognata e per due volte ho eseguito con lei il duetto della Tosca. Un sogno incre-dibilmente reale che non ho mai dimenticato. Un mio sogno che si è realizzato in sogno.”Unbelricordolegatoallasuapas-sione.Haanchequalchebruttori-cordo?“Anni fa portai i miei figli, picco-li ma ‘preparati in anticipo’ a Ve-rona per Aida. Iniziativa funesta: sulla prima scena campeggiavano sugli spalti enormi profili stilizzati

di Hitler e Mussolini, separati da un grande paio di occhiali. Le al-tre scene furono di conseguenza. All’alzarsi della bacchetta un coro attraversò l’Arena: ‘Brindisi, fai schifo’. Proprio a Remo Brindisi, l’illustre pittore e scenografo per l’occasione.”Qualierano,oltre lospettacolo, imomentipiùbelliperunappassio-natocomelei?“Dopo lo spettacolo si andava nei camerini e ci s’intratteneva coi protagonisti: molte volte ho par-lato a lungo con Bruson; di lui conservo alcuni anelli di scena che volle regalarmi. Ebbi modo di incontrare Meneghini, numerose volte, quando non era più con la Callas; anche lui era generoso e da lui ebbi alcuni importanti ricordi.”E quando la realtà musicale attuale non lo soddisfa, Filippo Briccoli si consola rifugiandosi fra i suoi ci-meli, un mondo di ricordi più vivi che mai dai quali non si separa. IN

A fianco e in apertura, Filippo Briccoli circondato dal suo sterminato repertorio di memorabilia lirici. In basso, alcuni preziosi cimeli di Maria Callas.

L’album dei ricordi

Un album interamente dedicato a Maria Callas con foto note e altre inedite, commenti ritagliati da giornali dell’epoca, locandine originali e, cosa mai mostrata in pubblico, una codina tolta dalla stola di ermellino indossata dalla cantante in un dopo spettacolo. Dischi della Callas con dedica. Anelli regalati da Bruson. Un numero incredibile di dischi, spartiti importantissimi alla loro prima edizione: la prima edizione (1821), in Francia, dell’Otello con dedica al grande Garcia; Il Pirata di Bellini, nella prima edizione italiana del 1827.

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Unico punto di riferimento per tutta la Romagna il negozio tratta solo Prodotti Biologici e Naturali, lavorando solo con aziende specializzate dirette, che hanno “Giardini del te’ di proprietà” e “Tea-Teaster” che lavorano sul campo. La proprietaria Elena Bruna gestisce il negozio con l’aiuto di sua madre Diana (qualificata ve-trinista), prendendosi cura dei loro clienti, instaurando un rapporto personalizzato e di fiducia.All’interno del negozio le mille anime di una sola pianta, quella del Te’, potranno portarvi verso sentieri mai percorsi di sapori e aromi. Un vero e proprio giro del mondo tra centinaia di qualità differenti provenienti da ogni angolo della terra. Il te’ inteso come bevanda e come cultura, come sapore e come sapere. Un luogo aperto a chi cerca prodotti particolari e spesso introvabili, ma anche per chi vorrebbe scoprire le nuove frontiere di un piacere quotidiano andando oltre l’omologazione industriale del gusto. Qui potrete infatti trovare decine di varietà di te’ verde Giapponese e Cinese (come il famoso Gyokuro BIO, e molti altri), ma anche il fascino degli aromi contrastanti del te’ nero (tra cui il Darjeeling BIO Muskatel chiamato anche lo Champagne dei tè), oppure potrete allargare gli orizzonti verso la delicatezza dei te’ più pregiati come i tè Bianchi (White Bud Yin Zhen, ecc…), e i Bloomng Tea (i Te’ che fioriscono) che vi riporteranno indietro nel tempo verso epoche co-loniali. Il Tea & Coffee House non è solo un omaggio alla ricchezza evocativa del te’, qui potrete trovare decine e decine di altri infusi,

come ad esempio il Rooibos africano; una bevanda dal sapore soave e dalla forte personalità, utilizza-ta dalle popolazioni locali come calmante o come semplice dissetante, ricco di antiossidanti e dalle

molteplici virtu’, favolosi e profumatissimi Infusi di Frutta Biologici e una linea di Tisane Funzionali sempre di coltivazione Biologica. Ma nella casa del te’ un posto d’onore è riservato anche al Caffè. Una linea composta da una serie di Caffè Aromatizzati con metodi Naturali, anche Decaffeinati “Senza Trattamenti chimici” e 12 Caf-fè Monorigine che fanno parte della lista dei 20 caffè più pregiati e Famosi del Mondo (come il Kopi Liuak Civet Cat,il jamaica Blue Mountain, il Kona Hawaii ecc…). Un piacere dai mille orizzonti e dai mille gusti, con un’offerta capace di soddisfare le richieste dei più affezionati intenditori.Nel periodo invernale, troverete inoltre un vasto assortimento di Dolcetti e Biscotteria da Te’ (prodotta anche su ordinazione e per-sonalizzata), Cioccolato e molto altro ancora.

“Lavoriamo solo con produttori diretti, con loro giardini e Tea-Tester sul campo.”

TEA & COFFEE HOUSEVia Mazzini, 11 – [email protected] o [email protected].: 338.7324204 o 348.7290171

TEA & COFFEE HOUSE LA CASA DEL Tè E DEL CAffè, NEL CUORE DI RAVENNATEA & COFFEE HOUSE Si TrOvA NEl CUOrE dEl CENTrO STOriCO di rAvENNA,dA OrmAi 7 ANNi, iN UNA dEllE SUE viE Più CArATTEriSTiCHE E SUggESTivE, viA mAzziNi, Al NUmErO 11.

Unico punto di riferimento per tutta la Romagna il negozio tratta solo Prodotti Biologici e Naturali, lavorando solo con aziende specializzate dirette, che hanno “Giardini del te’ di proprietà” e “Tea-Teaster” che lavorano sul campo. La proprietaria Elena Bruna gestisce il negozio con l’aiuto di sua madre Diana (qualificata ve-trinista), prendendosi cura dei loro clienti, instaurando un rapporto personalizzato e di fiducia.All’interno del negozio le mille anime di una sola pianta, quella del Te’, potranno portarvi verso sentieri mai percorsi di sapori e aromi. Un vero e proprio giro del mondo tra centinaia di qualità differenti provenienti da ogni angolo della terra. Il te’ inteso come bevanda e come cultura, come sapore e come sapere. Un luogo aperto a chi cerca prodotti particolari e spesso introvabili, ma anche per chi vorrebbe scoprire le nuove frontiere di un piacere quotidiano andando oltre l’omologazione industriale del gusto. Qui potrete infatti trovare decine di varietà di te’ verde Giapponese e Cinese (come il famoso Gyokuro BIO, e molti altri), ma anche il fascino degli aromi contrastanti del te’ nero (tra cui il Darjeeling BIO Muskatel chiamato anche lo Champagne dei tè), oppure potrete allargare gli orizzonti verso la delicatezza dei te’ più pregiati come i tè Bianchi (White Bud Yin Zhen, ecc…), e i Bloomng Tea (i Te’ che fioriscono) che vi riporteranno indietro nel tempo verso epoche co-loniali. Il Tea & Coffee House non è solo un omaggio alla ricchezza evocativa del te’, qui potrete trovare decine e decine di altri infusi,

come ad esempio il Rooibos africano; una bevanda dal sapore soave e dalla forte personalità, utilizza-ta dalle popolazioni locali come calmante o come semplice dissetante, ricco di antiossidanti e dalle

molteplici virtu’, favolosi e profumatissimi Infusi di Frutta Biologici e una linea di Tisane Funzionali sempre di coltivazione Biologica. Ma nella casa del te’ un posto d’onore è riservato anche al Caffè. Una linea composta da una serie di Caffè Aromatizzati con metodi Naturali, anche Decaffeinati “Senza Trattamenti chimici” e 12 Caf-fè Monorigine che fanno parte della lista dei 20 caffè più pregiati e Famosi del Mondo (come il Kopi Liuak Civet Cat,il jamaica Blue Mountain, il Kona Hawaii ecc…). Un piacere dai mille orizzonti e dai mille gusti, con un’offerta capace di soddisfare le richieste dei più affezionati intenditori.Nel periodo invernale, troverete inoltre un vasto assortimento di Dolcetti e Biscotteria da Te’ (prodotta anche su ordinazione e per-sonalizzata), Cioccolato e molto altro ancora.

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IN Magazine | Special ADV

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Ricordare | Il Mercato coperto

Il cuore della Città

testo Andrea Casadio

La storia del Mercato coperto: non solo uno dei luoghi più frequentati di Ravenna dalla sua apertura, nel 1922, ma un vero e proprio punto focale del reticolo urbano, sin dai tempi più antichi.

Da quando il Comune ha dato il via all’iter definitivo per il progetto di recupero, il destino del Mercatocoperto è diventato uno degli ar-gomenti più dibattuti a Ravenna, non solo fra gli “addetti ai lavori”. Il grande edificio su piazza Costa, infatti, non è solo luogo tradizio-nalmente legato alla quotidianità dei ravennati ormai da generazio-ni, ma anche un punto focale delreticolourbano: passaggio obbli-gato in ogni tragitto dello shopping cittadino, questo angolo di centro storico è forse ancor più di piazza del Popolo, almeno sotto alcuni punti di vista, il “cuore” della cit-tà. Naturale, dunque, che le scelte che lo riguardano siano qualcosa in più di una semplice operazione di politica urbanistica: ogni inter-vento compiuto qui si colloca, più o meno consapevolmente, sulpa-linsestosucuisièstratificatanelcorsodeisecolilastoriadiRavennanellesuepieghepiùprofonde.Anche se non abbiamo attestazio-ni precise al riguardo è pressoché

certo che questo sia stato uno dei poli attorno a cui la Ravenna più antica è nata e cresciuta. Le prime notizie sicure, risalenti all’alto Me-dioevo, dicono che quiconfluivanoduedeipiùimportanticorsid’acquache hanno disegnato la strutturaurbanisticadellacittà: il Padenna, cioè il canale alimentato dal Po che attraversava in direzione nord-sud l’attuale centro urbano da via Girolamo Rossi a via Mazzini, e il Flumisellum, che s’immetteva nel primo da ovest, percorrendo un tracciato parallelo a quello dell’at-tuale via Cavour. La confluenza dei due canali, con il relativo bru-licare di attività sulle loro acque e sponde, era già in quell’epoca perno di un’area che possedeva la caratterizzazione commerciale destinata a rimanere una costan-te fino ai giorni nostri. Appena a sud, il ponte di S. Michele valicava il Padenna di fronte a una torre (la cosiddetta “torreBacauda”) e al sagrato dell’omonima chiesa, oggi sconsacrata, ma le cui strutture

sono ancora visibili nel superstite campanile e negli ambienti del ne-gozio di abbigliamento all’inizio di via IV Novembre. Dalla parte op-posta (all’incirca nel punto dove oggi sorge il Mercato), verso la metà del ’200 pose la sua residen-za la CasaMatha, l’antica corpora-zione di pescatori tuttora esistente come associazione culturale. Le informazioni che ci forniscono i documenti dell’epoca sono abba-stanza scarne, ma sufficienti per fornirci un’immagine complessiva dell’edificio: una struttura con bal-cone e solaio, sovrastante in parte l’alveo stesso del Padenna, con un portico e il piano terra aperto e occupato dai banchi di vendita del pesce (poi anche della carne).È suggestivo immaginare questoedificio dalle linee medievali so-pravvivere nel corso dei secolimentre attorno a lui il panoramaurbanomutavaradicalmente, con i due canali che si riducevano poco a poco a rigagnoli sempre più ane-mici e malsani, fino a scomparire

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del tutto sotto il tombamento re-alizzato dai veneziani a fine ’400. Facile vederlo ormai in preda alla decrepitezza (e fonte di effluvi che è altrettanto agevole figurarsi) quando, nel 1715, il legato Ulisse Gozzadini decise di demolirlo e di edificare al suo posto una nuova pescheria, la stessa che conoscia-mo attraverso alcune rare foto-grafie ottocentesche. Fuproprionell’800,inparticolareconigoverninapoleonici,cheiniziòafarsistradal’ideadellacostruzionediunlocaleincuipoterospitaretutteleattivitàconnessealcommercioalimentareambulante, non solo quello del pe-sce ma anche il mercato tradizio-nalmente tenuto en plein air nella piazza maggiore. Ipotesi, proget-ti ed effimeri esperimenti si sus-seguirono nel corso dei decenni, senza esito. In questa impasse, nel 1894 la Casa Matha decise autono-mamente di demolire la pescheria

settecentesca, a sua volta obsoleta e malsana (pare che a lungo, dopo l’abbattimento, gli innumerevoli topi fuoriusciti dalle fondamenta continuassero a infestare le case circostanti) e di costruire un nuo-vo edificio in un elegante stile clas-sico, che dal nome del progettista divenne popolarmente noto come “esedra Vignuzzi”. Contestualmen-te, pochi anni dopo, fu edificata anche la nuova sede della corpo-razione, il palazzo di mattoni che ancor oggi fronteggia il Mercato.La costruzione dell’esedra fu una tappa fondamentale nella ridefi-nizione urbanistica dell’area, dal momento che, con la sua forma semicircolare, venne a creare, in quello che prima era poco più che un incrocio di vicoli, una piazzetta nelle proporzioni che sono all’in-circa quelle attuali. La vita dell’edi-ficio fu però relativamente breve. Il progetto di un mercato coperto

A fianco, immagine di fine Ottocento della Casa Matha. In apertura, dall’alto, l’esterno dell’edificio e in particolare della Esedra Vignuzzi, e l’interno del Mercato (immagini tratte da G. Stella, “Quaderni Ravennati”, n. 7).

Il progetto di riqualificazione

Il bando per la realizzazione in project financing dei lavori di

riqualificazione del Mercato coperto è stato pubblicato dal Comune

ai primi di ottobre, con scadenza il 13 dicembre. L’intervento, che

prevede la destinazione a “galleria commerciale polifunzionale”, si

presenta assai delicato. Del resto, è ancora viva l’eco delle polemiche

che hanno accompagnato la recente realizzazione in piazza

Costa dell’“isola ecologica” Hera, dove, in effetti, soluzioni più

rispettose del luogo e della sua storia sarebbero state decisamente

auspicabili, ad esempio con un arredo urbano che ne valorizzasse l’atmosfera di tranquillità, magari

con una pavimentazione che rivelasse le preesistenze sottostanti

(il corso del Padenna, il ponte, la torre). L’auspicio è che l’intervento

all’interno del Mercato trovi il giusto equilibrio fra le esigenze di

valorizzazione e il rispetto della storia e del valore architettonico e

“morale” dell’edificio.

42 | IN Magazine

Un pezzo di storia cittadina

non era mai stato abbandonato, e ben presto l’attenzio-ne dell’amministrazione comunale tornò ad appuntarsi attorno all’intero isolato compreso fra la nuova piazza e via Ponte Marino. Il relativo iter fu lungo e tortuoso, con un susseguirsi di progetti (alla fine fu realizzato quello dell’ufficio tecnico del Comune, firmato da Eugenio Ba-roncelli e Tobia Gordini) e faticose trattative con la Casa Matha sul destino della pescheria. Nel1920,dopochelecasesuviaPonteMarinoeranostatedemolitegiàdaalcunianni,ilprimocolpodipicconefudatoancheaquesta,edueannidopoilMercatocopertoerarealtà.In effetti, anche al momento dell’inaugurazione non

mancarono le polemiche, a causa del costo da molti rite-nuto eccessivo (4 milioni di lire) sostenuto dalle casse del Comune. L’imponenza del nuovo edificio era però tale che anche i più critici non potevano esimersi dal rico-noscerla: 2630 mq. che ospitavano botteghe e “posteggi” fissi e liberi per gli ambulanti, il tutto sovrastato da una spettacolare copertura in orditura di ferro sostenuta da grandi colonne di ghisa e confezionato nella veste estetica di un dignitoso classicismo. L’inaugurazione ufficiale fu celebrata il 10giugno1922, con il contestuale svolgimento di una fiera campionaria della provincia organizzata dalla Camera di Commercio. Laveraepropriaaperturaavven-neperòil28ottobresuccessivo,ilgiornodellamarciasuRoma. Per ironia della storia, mentre in piazza le camicie nere si apprestavano all’assalto alla prefettura che sancì anche a Ravenna la presa del potere da parte del fasci-smo, a pochi metri di distanza la nuova struttura apriva i battenti, facendo di quel sabato d’autunno un giorno doppiamente memorando nella storia cittadina. Ma se il fascismo è finito da un pezzo, ancor oggi il Mercato coperto continua a spalancare ogni mattina le sue porte, costruendo giorno dopo giorno, pur con gli opportuni adattamenti, la tradizione che ne ha fatto luogo simbolo della comunità e teatro imprescindibile dei riti quotidiani di generazioni di ravennati. IN

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Abiti che raccontano diverse epoche e diverse

tendenze. Ma tutte diventano ispirazione per

le collezioni del futuro. Questo il patrimonio degli Archivi di ricerca Mazzini

di Massa Lombarda.

Qui si condizionano le nuove ten-denze del fashion. Qui avviene il processo moda che nessuno co-nosce, dove prendono vita nuove collezioni, dove gli stilisti sono alla ricerca di nuovi spunti e idee, ma soprattutto emozioni. Sono gli ArchividiricercaMazzini. Non nel cuore di una “capitale” della moda, ma a MassaLombarda. Uno scrigno di oggetti preziosi, un po’ nascosto, ma conosciuto dalle grandi maison che lo frequentano periodicamente quando iniziano a preparare le nuove collezioni. “È un concentrato di contenuti per gli studi stilistici, perché qui si ha la possibilità di aprire la propria mente e avere nuove suggestioni osservando, toccando ciò che in

vent’anni abbiamo selezionato: pezzi firmati e non che testimonia-no un periodo storico e sociale, og-getti che hanno un contenuto, una forma, un tessuto, un finissaggio, un taglio particolari. Quientranomodellichecomunicanoqualcosaechegeneranoidee.” AttilioMazzinispiega così il suo progetto, condi-viso con CarlaMarangoni, che ha dato ai capi d’abbigliamento una ‘modalità di lettura’ decidendo come esporli, per tipologia, co-lore, tessuto. Il tutto cercando di stimolare lo stilista nella ricerca dell’ispirazione. Entrambi guida-no nel percorso all’interno dei vari ambienti e in seguito gli addetti iniziano il lavoro che porterà a sce-gliere quali capi affittare in quanto meritano uno studio approfondito. Tremesidiprestitoperconsentirelosviluppodellacollezione. Alcuni però, per valore e delicatezza dei tessuti, non escono più da questo luogo, ma sono ‘consultabili’ solo qui. “Questo però non vuole essere un concetto museale o di storia del co-stume come altri musei – specifica Mazzini. Piuttosto è un progetto culturale, un prototipo ampliabile all’infinito. Ilimitisonosoloquellidispazioedeconomici, perché ci

testo Claudia Graziani - foto Lidia Bagnara

La biblioteca della Moda

44 | IN Magazine

Riscoprire | Archivi di ricerca Mazzini

Sono abiti che raccontano

autofinanziamo. È impegnativo economicamente non solo acquistarli, ma tutto il processo di conservazione e manutenzione proprio perché li lasciamo visibili. Po-tevamo scegliere di igienizzarli, sigillarli e chiuderli in deposito, ma a quale scopo? L’abito ha molto da raccon-tare attraverso gli stilisti che lo hanno creato nei diversi momenti storici e soprattutto può generare emozioni.”Illuogostessoemoziona e si avverte subito il lavoro di ricerca e cura nell’esposizione degli abiti, ma anche di cal-zature, cappelli, borse, cinture, foulard. Tutti selezionati perché particolari nella foggia, nelle stampe, nei dettagli, perché hanno qualcosa da dire. Anche la quantità colpi-sce. Adireilverononlihannomaicontatima,unopiùunomeno,icapisono250.000! “Pezzi dal 1920 ai giorni nostri – spiega Mazzini. Non amiamo il vecchio, anzi. Io sono più per l’attualità o l’evoluzione, ma è piacevole osservare che ci sono capi che tuttora possono avere una portabilità.”Carla Marangoni ci accompagna in questo enorme ar-madio su due piani dal quale estrae completi Chanel, abiti Gaultier, Prada, Romeo Gigli. Di ognuno a memoria conosce il periodo e naturalmente il perché è stato scelto. Ci sono abiti anni ’50 fatti di rafia lavorata all’uncinetto, un altro realizzato col filato derivante da fibre di ananas;

colpisce un cappotto di lana lavorata rivestito di tulle, dav-vero particolare la collezione di gonne antiche usate nei matrimoni indiani con ricami in argento e oro, così come i capi che assemblano diversi materiali o quelli trasforma-ti, come il cappotto che si indossa rovesciato, l’imperme-abile diventato mantellina. “L’ordine all’interno di ogni settore ha un senso logico - afferma Carla. Èunlavorodiconcentrazionefinalizzatoaunacatalogazionestudiataperstimolareaproseguirenellavisioneenellaricerca. È pe-ricoloso che subentri la monotonia. Interessante è vedere il lavoro dei collaboratori di stilisti come Miuccia Prada, Versace, Ferretti, Etro, Gucci. Quandovengono,lospaziosianima. Carrelli pieni di abiti. Fanno una prima selezione. Ognuno ha uno stand. Tutto ciò che li emoziona viene ap-peso. Poi si ritrovano. C’è la discussione su ogni capo, sul perché è stato scelto e successivamente la valutazione se

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Caliban • R.Riccetti • Truzzi • Monart Internazionale • Heritage • Alfredo Pria • Gallo • Antonio Fusco

prenderlo o no. C’è chi viene per la collezione base, la pre-collezione e chi per preparare i capi da sfilata più particolari.” Ma non è tutto. Per stimolare gli stilisti propongono anche tessuti da loro ideati, grazie alla ricerca sui diversi trattamenti. Ultimo del-la serie il panno gommato. Al tatto la giacca da uomo di panno nero sembra di pelle, invece è rivestita da uno strato di un prodotto a base di gomma. Un capo giovane e in-trigante. E poi ci sono le sciarpe agugliate come se un gatto le aves-se usate per farsi le unghie. “Se è vero che da qui è partita l’idea del nylon che Prada negli anni ’90 usò con tanto successo per i suoi zai-netti - afferma Attilio - non esclu-do che nelle prossime collezioni qualcuno utilizzi panno gommato e tessuti agugliati.”Stupisce che un luogo simile non susciti l’interesse delle università di storia del costume; Attilio e Car-la non riescono a darsi una spie-gazione di questa ‘pigrizia’. “Per studiare i tessuti bisogna anche toccarli. Qui non è mai venuto nessuno mandato da una scuola pur essendo a conoscenza della no-stra struttura. Saremmo ben lieti di ospitare e guidare i ragazzi che studiano moda.”

Un po’ di popolarità è arrivata dal film di Pupi Avati Gli amici del bar Margherita, al quale hanno forni-to 1.500 capi. Ma non è questo il settore che li interessa. Piuttosto stanno cercando di far decollare un progetto: concentrare a Massa Lombarda la gestione di archivi di altri, per poi dedicarlo agli studen-ti delle università della moda. “Ar-chivi di ricerca al plurale, perché ci è sempre piaciuto collaborare con altri che condividono questa tipologia di progetto. Esistono mi-gliaia di archivi personali. A casa di ognuno c’è un archivio. In que-sto progetto ci possono stare anche quelli delle aziende di moda, spes-so non organizzati e non utilizza-ti. Siamo stati cercati e abbiamo

avuto contatti con imprenditori di Prato per realizzare il progetto nella loro zona. Anche Armani ci aveva chiesto di occuparci dell’ex fabbrica Nestlè che comprò per farne la sua nuova sede. PotevamotrasferirciaMilano,masiamotrop-polegatialnostroterritorio.”Per realizzare il loro sogno guarda-no con interesse all’ex zuccherifi-cio di Massa, edificio dei primi del ’900 con un corpo centrale e altri blocchi distaccati, per 30mila mq. È di una società svizzera che l’ha messo in vendita. Si presterebbe a realizzare campus di studio, mer-cati vintage, mostre, performance di artisti e potrebbe riqualificare una zona di degrado e soprattut-to dare lavoro a decine di giovani. Sarebbe una fucina di creatività anche per designer, architetti, ar-redatori. “Una macchina da guer-ra culturale - la definiscono - che può essere motivo di rilancio per la qualificazione di Massa Lom-barda. La si può vedere come busi-ness, ma anche come un progetto prestigioso.” IN

A fianco e in basso, scorci dell’archivio Mazzini, che raccoglie abiti e accessori dagli anni ‘20 in avanti. In apertura, Attilio Mazzini e Carla Marangoni.

46 | IN Magazine

IN Magazine | Special ADV

La migliore tradizione artigianale è il fiore all’occhiello della storica pasticceria Al Duomo di Ravenna che, da oltre trent’anni, soddisfa con le sue goloserie an-che i palati più esigenti. Dal gennaio 2001 l’attività è gestita da Maria Teresa Bacchi e dal marito Mario Maccalli, insieme a Patrizia Bacchi e al rispettivo marito Maurizio Ciribolla: insieme, fra qualche mese, festeggeranno il primo decennale. “Per tanti anni, ogni estate, venivamo al mare per le vacanze - illustra Maria Teresa. Vivevamo a Milano, dove mio marito ha matura-to esperienza come pasticcere da più di trent’anni, poi si è presentata questa opportunità e l’abbiamo colta al volo, coinvolgendo anche mia sorella e mio cognato. Ieri come oggi il nostro modo di lavorare non è cambiato: oltre il 90% di quello che offriamo alla clientela è ri-

gorosamente fatto in casa con ingredienti di qualità.” Entrando nella pasticceria di via Port’Aurea 10, che colpisce per l’am-bientazione elegante e accurata nei toni pastello del verde e del bianco, è un susseguirsi di prelibatezze, tra torte, cioccolatini, biscotti, pasticcini, salatini, brioches per le colazioni e confezioni regalo di ogni genere. All’orario di apertura, la pasticceria è gre-mita per le colazioni e oltre al bancone della caffetteria, a disposizione della clientela vi è anche un’ampia sala sulla destra che, nel pomeriggio, diventa sala da tè. Le brioches sono frutto di una lavorazione con il lievito madre, secondo i principi di una volta, così come tutti i lievitati, tipo colombe e panettoni. Quelle ripiene allo zabaione sono una vera leccornia. Sulla sinistra, rispetto all’entrata, c’è la zona riservata ai dolci e ce n’è dav-vero per tutti i gusti, fra bavaresi, mousse e torte alla frutta. “Siamo in grado di realizzare qualsiasi torta e di qualsiasi dimensione - ricorda Bacchi. Una no-stra specialità è certamente il cesto di croccante tirato al matterello, arricchito con cioccolato e riempito con bignè misti e cioccolato bianco, oppure con un misto di frutta. Siamo molto conosciuti anche per la nostra me-ringata che si scioglie in bocca. Il nostro Montebianco,

per esempio, è ancora fatto seguendo la ricetta della tradizione, ossia utilizzando una vera purea di marroni. E ancora, lo strudel è realizzato con mele cotte in pa-

della, mentre la nostra sacher si differenzia da molte al-tre perché ricoperta con cioccolato puro e non con glas-sa. È la qualità che ci ha sempre consentito di lavorare bene in tutti questi anni.” Scorrendo l’ampio bancone centrale, è poi un susseguirsi di biscotti, pasticcini, cioccolatini, praline e blocchi di puro cioccola-to, tutti prodotti artigianalmente. Per le realizzazioni si tiene conto anche delle festività e della stagionalità della materie prime: per esempio, in vista del Natale saranno realizzate decorazioni con presepi. Possi-bilità di ordinare torte monumentali per i matrimoni e di acquistare confezioni regalo di Venchi o Caffarel (tra i vari marchi presenti in vendita in pasticceria), ma anche di creme e confetture varie.

È la pasticceria al Duomo Di ravennaTrADizioNe ArTigiANAle, iNgreDieNTi

Di quAliTà e uN AMBieNTe elegANTe e

CurATo, Dove SoDDiSfAre i Più goloSi

PiACeri. Al DuoMo vi ASPeTTANo DolCi

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Pasticceria Al DuomoVia Port’Aurea, 10 - 48121 Ravenna

Tel. 0544 31179

Maria Teresa e Patrizia Bacchi,

festeggiano tra qualche mese il

decennale della loro gestione.

La migliore tradizione artigianale è il fiore all’occhiello della storica pasticceria Al Duomo di Ravenna che, da oltre trent’anni, soddisfa con le sue goloserie an-che i palati più esigenti. Dal gennaio 2001 l’attività è gestita da Maria Teresa Bacchi e dal marito Mario Maccalli, insieme a Patrizia Bacchi e al rispettivo marito Maurizio Ciribolla: insieme, fra qualche mese, festeggeranno il primo decennale. “Per tanti anni, ogni estate, venivamo al mare per le vacanze - illustra Maria Teresa. Vivevamo a Milano, dove mio marito ha matura-to esperienza come pasticcere da più di trent’anni, poi si è presentata questa opportunità e l’abbiamo colta al volo, coinvolgendo anche mia sorella e mio cognato. Ieri come oggi il nostro modo di lavorare non è cambiato: oltre il 90% di quello che offriamo alla clientela è ri-

gorosamente fatto in casa con ingredienti di qualità.” Entrando nella pasticceria di via Port’Aurea 10, che colpisce per l’am-bientazione elegante e accurata nei toni pastello del verde e del bianco, è un susseguirsi di prelibatezze, tra torte, cioccolatini, biscotti, pasticcini, salatini, brioches per le colazioni e confezioni regalo di ogni genere. All’orario di apertura, la pasticceria è gre-mita per le colazioni e oltre al bancone della caffetteria, a disposizione della clientela vi è anche un’ampia sala sulla destra che, nel pomeriggio, diventa sala da tè. Le brioches sono frutto di una lavorazione con il lievito madre, secondo i principi di una volta, così come tutti i lievitati, tipo colombe e panettoni. Quelle ripiene allo zabaione sono una vera leccornia. Sulla sinistra, rispetto all’entrata, c’è la zona riservata ai dolci e ce n’è dav-vero per tutti i gusti, fra bavaresi, mousse e torte alla frutta. “Siamo in grado di realizzare qualsiasi torta e di qualsiasi dimensione - ricorda Bacchi. Una no-stra specialità è certamente il cesto di croccante tirato al matterello, arricchito con cioccolato e riempito con bignè misti e cioccolato bianco, oppure con un misto di frutta. Siamo molto conosciuti anche per la nostra me-ringata che si scioglie in bocca. Il nostro Montebianco,

per esempio, è ancora fatto seguendo la ricetta della tradizione, ossia utilizzando una vera purea di marroni. E ancora, lo strudel è realizzato con mele cotte in pa-

della, mentre la nostra sacher si differenzia da molte al-tre perché ricoperta con cioccolato puro e non con glas-sa. È la qualità che ci ha sempre consentito di lavorare bene in tutti questi anni.” Scorrendo l’ampio bancone centrale, è poi un susseguirsi di biscotti, pasticcini, cioccolatini, praline e blocchi di puro cioccola-to, tutti prodotti artigianalmente. Per le realizzazioni si tiene conto anche delle festività e della stagionalità della materie prime: per esempio, in vista del Natale saranno realizzate decorazioni con presepi. Possi-bilità di ordinare torte monumentali per i matrimoni e di acquistare confezioni regalo di Venchi o Caffarel (tra i vari marchi presenti in vendita in pasticceria), ma anche di creme e confetture varie.

È la pasticceria al Duomo Di ravennaTrADizioNe ArTigiANAle, iNgreDieNTi

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IL TEMPIO… DEI GOLOSI

Pasticceria Al DuomoVia Port’Aurea, 10 - 48121 Ravenna

Tel. 0544 31179

Maria Teresa e Patrizia Bacchi,

festeggiano tra qualche mese il

decennale della loro gestione.

L’editoria che Cresce

testo Alessandra Segreto - foto Giorgio Sabatini

Le case editrici forlivesi IN Magazine e Foschi uniscono le loro forze e intraprendono un percorso comune. Primo traguardo del nuovo gruppo editoriale, presentato a settembre a Castrocaro Terme, i due nuovi libri degli artisti Anna Maria Barbera “Sconsolata” e Alberto Patrucco.

50 | IN Magazine

Unire | IN Magazine e Foschi

Lo scorso 10 settembre il Grand Hotel Terme di Castro-caro (Forlì) ha ospitato un doppio evento: EdizioniINMa-gazineeFoschiEditorehannoannunciatoufficialmentelanascitadiunnuovopoloeditorialeromagnolo,AnnaMariaBarbera“Sconsolata”eAlbertoPatruccohanno presen-tato, in anteprima assoluta i loro nuovi libri, che a fine ottobre sono usciti per i tipi di Foschi Editore.In un momento di grande evoluzione nel mondo dell’e-ditoria, le due case editrici nate a Forlì creano un gruppo che ne consolida le rispettive peculiarità e punta a rag-giungere nuovi obiettivi.Duerealtàche,alorovolta,sicolleganoamoltealtre. Infat-ti, in questa fusione Edizioni IN Magazine diventa fulcro di un network di società e marchi: Menabó, partner di Leo Burnett, Experta, Foschi Editore, MEGAforlì e Li-breria Cappelli. Maggiorforzacommercialeepromozionaleepiùefficacistrumentidicomunicazione, questa la molla di Edizioni

IN Magazine e Foschi Editore per scattare verso le sfide che il mercato editoriale impone: sviluppare nuovi media fino alle nuove frontiere dell’e-book, ampliare il catalogo con titoli che si focalizzino su nuovi argomenti alla ri-cerca di temi che siano, da un lato, capaci di soddisfare gli interessi eterogenei dei lettori, dall’altro di esercitare una sempre maggiore attrattiva per autori importanti e di grande richiamo. Una strategia che si conferma vincente.Primo frutto di questa unione i due titoli, in libreria da fine ottobre, di Anna Maria Barbera “Sconsolata” e Alber-to Patrucco, attorichehannoaffiancatoalpercorsoteatra-lequellotelevisivo partecipando a numerose trasmissioni di grande popolarità (“Zelig”, “Ballarò”, “Scherzi a parte” per citarne alcune) e autori di libri di grande successo. La volontà di intraprendere nuove strade, come nel caso

Due realtà editoriali parte di un network di società

FORLÌ via Copernico, 4/A - tel. 0543.751714 - [email protected]: da lunedì a sabato: 9,30 - 12,30 / 15,30 - 19,30

Il debutto di “Altropalco” e le agende 2011

“Sconsolata” lascia il posto ad Anna Maria in Caro amico diLetto, libro nel quale indaga l’universo femminile con uno sguardo personale e sincero, mentre con NECROlogica. Un libro lapidario, Alberto Patrucco regala una moderna “Antologia di Spoon River”, divertente passeggiata fra le “lapidi ipotetiche” di personaggi noti, graffiati dallo spirito satirico dell’autore. Per quanto riguarda le agende, IN Magazine propone le edizioni 2011 dell’Agenda Filosofica e l’Agenda Romagnola: stesso formato e grafica, contenuti diversi. Annotare gli impegni quotidiani sulla “Filosofica” diventa occasione per arricchire la giornata grazie a spunti di riflessione, ispirati dalle parole dei maestri del Pensiero, mentre sul taccuino romagnolo settimana dopo settimana si delineano i momenti più significativi della storia, recente e remota, della Romagna. www.foschieditore.it e www.inmagazine.it

di “Altropalco”, la collana nella quale sono pubblicati i due libri, si sviluppa parallelamente all’im-pegno da parte della nuova real-tà di consolidare l’esperienza già acquisita. Infatti, tra i titoli già in libreria o in uscita prossimamen-te si confermano, per Edizioni IN Magazine, il quarto volume del-la collana “52”, dedicato a golf e turismo in Emilia-Romagna, l’A-

gendaFilosofica, curata da Rocco Ronchi, di cui è appena uscita l’edizione 2011 e l’AgendaRoma-gnola prossimamente in libreria; mentre, per Foschi Editore, Tra le pieghe dell’ombra. Capire la depressio-ne e Chi ha paura del bambino cattivo. Alle origini delle fobie infantili, nuovi capitoli della collana “I Saggi - La relazione che cura”, diretta dallo psichiatra Pierluigi Moressa. IN

Sopra, da sinistra, le esibizioni di Anna Maria Barbera e Alberto

Patrucco, per presentare i loro nuovi libri. In apertura, i due

artisti insieme a Massimo Foschi e Andrea Masotti, tra i soci del

nuovo gruppo editoriale.

52 | IN Magazine

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È giovanissimo, deve ancora com-piere 17 anni ma è tra i velisti più promettenti del Circolo Velico Ra-vennate. FrancescoBendandièl’ul-timoprodottodellagrandescuolavelicalocale.“Mi sono avvicinato alle barche a 8 anni frequentan-do il corso di vela - dice - e questo sport mi è piaciuto fin dall’inizio. Ho iniziato con l’Optimist e da 3 anni sono sul 420, in coppia con Federico Pasini.” Iltimonierera-vennateèreducedaltrionfootte-nutoinsiemeaivelistidell’EmiliaRomagna a Venezia, nella prima edizione del Campionato Euro-peo Team Race nella squadra ItalyYouth. “Ho gareggiato insieme a Simone Bartolini e ci siamo impo-sti sia nella juniores che nell’open.

All’inizio non sapevamo quale fos-se il livello delle regate, le Federa-zioni hanno mandato soprattutto squadre juniores, noi speravamo di piazzarci tra i primi tre, e invece è arrivata questa vittoria.”La classifica finale ha visto Irlanda, Italia Open e Italy Youth a pari pun-ti: “A quel punto sono stati decisivi gli scontri diretti, noi eravamo stati sconfitti solo dall’Irlanda ed erava-mo riusciti a battere l’Italia Open che era la formazione più forte. È stato un bel successo”. In pre-cedenza, ai primi di settembre, a Ravenna si era disputato il campio-nato italiano di Match Race under 19, dove è arrivato il secondo po-sto. “Siamo felicissimi, ha vinto un equipaggio di Brindisi che era più allenato per questa gara. Per noi sono fondamentali le gare di 420, il match race lo mettiamo in secon-do piano.” AttualmenteFrancescosistaallenandoinvistadelprossi-mocampionatodelmondochesaràinArgentinanelgennaio2011. “Nel complesso il 2010 è andato bene, dopo le regate nazionali ci siamo qualificati per il mondiale come settimo equipaggio maschile. In Israele l’impatto è stato difficile, speravamo di andare meglio. In Argentina il nostro obiettivo è ot-tenere un risultato migliore, ci stia-

mo allenando e l’unica regata di preparazione prima del mondiale sarà a Imperia a dicembre.” Dopo l’Argentina sarà tempo di pensare al futuro, a cosa fare da “grande”…“Farò un’altra stagione con il 420 poi si vedrà. Non so ancora se ga-reggerò nei match race o se andare sul 470. La strada per diventare pro-fessionista è difficile”. Due i tecnici che stanno seguendo Francesco: “per il match race ci allena Matteo Simoncelli, nell’Optimist e ora nel 420 il nostro allenatore è Stefano Marchetti che, essendo stato scelto anche come tecnico della naziona-le, ci porterà in Argentina. Devo dire che sono molto contento.” IN

testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini

Un liceale al Timone

Chi è il giovane velista

Francesco Bendandi è nato a Ravenna il 24 dicembre 1993. Frequenta con brillanti risultati il quarto anno al Liceo Scientifico “Oriani”. Da tre gareggia nella classe 420 in coppia con Federico Pasini. Ha al suo attivo già una partecipazione a un campionato del mondo, a luglio in Israele, e attualmente si sta preparando per la prossima competizione mondiale. A settembre con i velisti dell’Emilia-Romagna ha vinto a Venezia la prima edizione del campionato europeo Team Race nella squadra Italy Youth.

54 | IN Magazine

Veleggiare | Francesco Bendandi

IL TERRITORIO. LA STORIA. LE TRADIZIONI.La tua terra raccontata in una collana di grande successo.

52 domeniche in Romagna

La guida per scoprire un intero territo-rio attraverso itinerari unici. Un prati-co “taccuino” da cui trarre spunto per escursioni affascinanti in oltre 150 località della Romagna. Un grande suc-cesso editoriale, alla terza edizione.

52 storie e luoghi di Romagna 52 luoghi spirituali in Romagna

La guida che raccoglie, dall’antichità ad oggi, personaggi, luoghi ed eventi che hanno “fatto” la Romagna. Oltre 2000 anni di Storia di questa terra, raccontati in forma avvincente e auto-revole, come mai finora.

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Facile vedere MaraPanunti, a pri-mavera, in spiaggia, a passeggio insieme al suo cane che porta il nome “inquietante” di un perso-naggio televisivo, di cui non è af-fatto consapevole, preso da una di quelle donne scatenate di Desperate housewives: Bree Van De Camp, in breve Bree, la sua “bambina”. Poi la incontriamo, minuta, elegante, perfettamente calata nel suo ruolo di viceprefetto, gentile e sorridente. DottoressaPanunti,ciparlideisuoistudiedellasuacarriera.“Non posso non iniziare dal Clas-sico Luciano Manara che ho fre-quentato a Roma. Dopo ho studia-to Giurisprudenza a La Sapienza.”

Unasuascelta?“No. Avrei frequentato il Linguisti-co, e, in seguito, mi sentivo molto attratta da Medicina, ma ho accon-tentato mio padre...”Pentitadellenon-scelte?“Non proprio, sono un po’ ama-reggiata ma penso di essere riusci-ta a fare qualcosa di buono.”Qualisonoisuoicompiti?“Faccio parte dei dirigenti che co-stituiscono lo staff del Prefetto e seguo quanto mi viene chiesto di fare, gli interventi che lui ritiene prioritari: li esamino e pongo in evidenza le problematiche più ur-genti.”Nonostantenonabbiaavutoinizial-mente la possibilità di scegliere,oggi,nelsuolavororiesceatrovareaspettigratificanti?“Sono contenta quando mi rendo conto di aver potuto aiutare qual-cuno. Nei nostri interventi, sia che si tratti di abusivismo commercia-le, di prostituzione, di violenza sulle donne, troviamo sempre due aspetti della realtà: quella che si vede e quella nascosta; spesso ci im-battiamo in situazioni molto gravi e preoccupanti. Questo lavoro fat-to di carte e sanzioni, necessarie per portare ordine e sicurezza, mi

porta a scoprire situazioni e sof-ferenze: se posso intervenire por-tando anche il mio aiuto mi sento gratificata, mi fa sentire bene.”Illavoroimpegnativolelasciaspa-zioperseguirequalchehobby?“Il tempo libero è davvero poco ma riesco, nei momenti meno im-pegnati, a fare alcune cose che mi gratificano. Amo molto musica e pittura. Per suonare la chitarra devo essere tranquilla e rilassata mentre la tela, sempre pronta sul cavalletto, serve a rendermi serena e a farmi dimenticare problemi e fatiche della giornata. Se, poi, so che c’è un film che mi interessa, vado al cinema, altrimenti leggo. L’ultimo che ho letto è Accabadora di Michela Murgia, vincitore del Campiello 2010; racconta di una donna che aiuta le persone soffe-renti a finire i propri giorni sulla terra.” I quadri di Mara sono davvero bel-li, in essi domina la natura in ogni aspetto, quella natura che lei adora e cerca in ogni momento libero, in compagnia della fedele Bree. Sulla tela, in attesa di essere completate, ci sono due splendide melegrane, emblema dell’autunno e della ric-chezza dei suoi colori. IN

testo Anna De Lutiis - foto Massimo Argnani

Incontri di Stile

56 | IN Magazine

Confidare | Mara Panunti

Un lunedì mattina sono passato a salutare l’amico ValerioMarchesi-ni, che ha da poco inaugurato il suo nuovo punto vendita a Raven-na. Hodedottochemangiareunafo-cacciatagliataalmomento,efarcitaaregolad’arte,èilprimopassoperiniziareunabuonagiornata. Se i prodotti sono ben selezionati, è difficile sbagliare. Questo Valerio lo sa, è una regola di suo padre che lui ha saputo sfruttare. L’azienda è stata fondata nel 1964 da Silva-no, di origini parmensi, che fin da subito si è distinto per la scelta e l’offerta di prodotti di qualità, in special modo salumi, carni fresche e formaggi. Ancora oggi, Valerio, figlio di Silvano, gestisce negozio, ristorante e allevamento di suini a Campiano, vicino a Mirabilan-dia. Edèdalìchepartelaqualitàdeisuoiprosciutti,marchiatiMar-chesini con le caratteristiche Dop dei consorzi di Parma e San Danie-le. Dall’incrocio delle razze Large White e Duroc Italiano ottiene suini che dopo lo svezzamento e l’alle-vamento con mangimi di qualità raggiungono un peso che varia dai 160 ai 180 kg. Dopodiché sono ma-cellati e le cosce migliori vengono selezionate e portate al consorzio

di Parma per essere stagionate con cura, per un minimo di 18 mesi. Non tutti sanno che parte delle carni fresche del suo banco macel-leria provengono dall’allevamento di proprietà, una risorsa importan-te per l’azienda. Un negozio d’ali-mentari e una gastronomia dove la gestione dei prodotti è fatta con cura, e dove ora il servizio si allar-ga, dalla prima colazione al pran-zo veloce e al brunch, fino all’ape-ritivo, con la possibilità di bere un buon calice, accompagnato da un tagliere di salumi e formaggi. Un tagliere dove il prosciutto crudo di sua produzione non può mancare. www.ristorantimarchesini.com

testo Matteo Salbaroli - foto Lidia Bagnara

Il prosciutto... da Campiano

A volte basta una focaccia per iniziare

bene la giornata. Ma che sia farcita: magari con un buon prosciutto

crudo, che dà gusto e consistenza. Andiamo a scoprire quello prodotto

(dall’allevamento… al “taglio”) da Valerio

Marchesini.

Consigli e appuntamenti

Un buon prosciutto crudo si mangia sempre volentieri: ci

possiamo farcire una piadina o una focaccia, magari aggiungendo

squaquerone; oppure con pere e qualche scaglia di pecorino, in

un’insalata con rucola e aceto balsamico. Ricordiamoci che è

un crudo: è un peccato cucinarlo. Ora gli eventi: Madra, a Ravenna il 28 novembre, mostra mercato

agricolo domenicale in via Corrado Ricci e via Gordini; Enologica, a

Faenza il 19-20-21 novembre, al centro fieristico; Quattro sagre per quattro colli, a Brisighella, tutte le

domeniche di novembre.

IN Magazine | 57

Gustare | Azienda Marchesini

Scegliere | Shopping

1 | Collezione Visionary. Fap Ceramiche. EDILRAVENNA - via Aldo Bozzi, 77/79 - Tel. 0544.278360 - Ravenna 2 | Patagonia Better Sweater. Caldo come lana. Disponibile a giacca, cappuccio o 1/2 zip. OUTDOOR - via Cavour, 126 - Tel. 0544.372553 | Calze Gallo uomo donna byIDEAUOMO - via Paolo Costa, 49 - Tel. 0544.240270 - Ravenna 4 | Libreria Rubik di Emmebi. Design: Carlo Cumini. ARREDAREINSIEME- via Romea Sud, 58 - Tel. 0544.64265 - Ravenna

5 | Collezione Devon&Devon. SALAROLI - via Oberdan, 38 - Tel. 0544.213490 - Ravenna6 | Anello con diamanti e diamanti certificati. LIVIANOSOPRANI Taglieria Pietre Preziose - via Cerchio, 61 Tel. 0544.215080 - Ravenna7 | Sacca da golf. DESTEFANISPA - via Dismano, 2 - Tel. 0544.479611 - Ravenna8 | Gli accessori di... RADÀ - v. Copernico, 4/A - Tel.0543.751714 - Forlì.9 | Bollitori “Retrò” in diversi colori. Tisaniera e Tazza “Teapot” in porcellana. TEA&COFFEEHOUSE - via Mazzini, 11 Tel.: 338.7324204 - 348.7290171 - Ravenna10 | Winter collection. COSEDILAURA - via De Gasperi, 15 - Tel. 0544.37519 - Ravenna

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JAGUAR. 75TH ANNIVERSARY.

XK - Consumi ciclo combinato da 11,2 a 12,3 l/100 km. Emissioni CO da 264 a 292 g/km. XJ - Consumi ciclo combinato da 7,0 a 12,1 l/100 km. Emissioni CO da 184 a 289 g/km. XF - Consumi ciclo combinato da 6,8 a 12,5 l/100 km. Emissioni CO da 179 a 292 g/km.

Jaguar celebra i suoi 75 anni con 75 esemplari unici disponibili su XK, XJ, XF.

Vieni a scoprire la versione celebrativa XF 3.0 V6 DIESEL S da 275 CV con “75th Anniversary Pack” offerto di serie fino al 31 ottobre 2010.

> Jaguar aerodynamic kit

> Cerchi in lega da 20” Volans

> Sospensioni Adaptive Dynamics

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Consumo combinato (l/100km): da 5,8 (GLK 200 CDI BlueEFFICIENCY 2WD) a 10,8 (GLK 350 4MATIC). Emissioni CO2 (g/km): da 153

(GLK 200 CDI BlueEFFICIENCY 2WD) a 251 (GLK 350 4MATIC). *Prezzo riferito alla versione GLK 200 CDI BlueEFFICIENCY 2WD SPORT

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XK - Consumi ciclo combinato da 11,2 a 12,3 l/100 km. Emissioni CO2 da 264 a 292 g/km. XJ - Consumi ciclo combinato da 7,0 a 12,1 l/100 km. Emissioni CO2 da 184 a 289 g/km. XF - Consumi ciclo combinato da 6,8 a 12,5 l/100 km. Emissioni CO2 da 179 a 292 g/km.

Jaguar celebra i suoi 75 anni con 75 esemplari unici disponibili su XK, XJ, XF.

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