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In questa pubblicazione presentiamo la seconda parte di una più ampia ricerca sul welfare denominata "Quale welfare per l'Italia delle Regioni, indagine su aspettative, opinioni e priorità degli italiani". L'indagine, muovendo da un particolare punto di osservazione individuato nei cittadini, si basa sulle interviste effettuate ad un campione di 20.183 italiani. Nella prima pubblicazione avevamo analizzato e spie- gato le risposte in relazione all'idea stessa di welfare: quali priorità, bisogni emergenti, aspettative. Era emersa una Italia delle Regioni che esprime una nuova voglia di "sociale". In questa seconda parte pubblichiamo le valutazioni dei cittadini in relazione all'impegno delle proprie Regioni nell'ambito dell'offerta di politiche di welfare. Giudizi, valutazioni, bocciature e promozioni posso- no aiutarci nel capire più a fondo le richieste e le per- cezioni degli italiani. QUALE W ELFARE P ER L ’ITALIA D ELLE R EGIONI Nuovo Welfare Associazione REGIONI E W ELFARE : I V OTI D EGLI ITALIANI REGIONI E W ELFARE : I V OTI D EGLI ITALIANI Seconda p arte d ella r icerca “Quale w elfare p er l ’Italia d elle R egioni” 3 7 m 3 www.nuovowelfare.it [email protected] 9 7 8 8 8 8 7 3 2 8 3 5 6 88-87328-65-x

Regioni e welfare: i voti degli Italiani

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Seconda parte della ricerca “Quale welfare per l'Italia delle Regioni”. Dopo aver chiesto ai cittadini di indicarci la loro idea di welfare e le loro priorità, pubblichiamo oggi i loro giudizi sull'impegno delle proprie Regioni nelle politiche di protezione sociale.

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In questa pubblicazione presentiamo la seconda partedi una più ampia ricerca sul welfare denominata"Quale welfare per l'Italia delle Regioni, indagine suaspettative, opinioni e priorità degli italiani".L'indagine, muovendo da un particolare punto diosservazione individuato nei cittadini, si basa sulleinterviste effettuate ad un campione di 20.183 italiani.Nella prima pubblicazione avevamo analizzato e spie-gato le risposte in relazione all'idea stessa di welfare:quali priorità, bisogni emergenti, aspettative.Era emersa una Italia delle Regioni che esprime unanuova voglia di "sociale".

In questa seconda parte pubblichiamo le valutazionidei cittadini in relazione all'impegno delle proprieRegioni nell'ambito dell'offerta di politiche di welfare.Giudizi, valutazioni, bocciature e promozioni posso-no aiutarci nel capire più a fondo le richieste e le per-cezioni degli italiani.

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REGIONIE WELFARE: I V O T I D E G L IITALIANI

REGIONIE WELFARE: I V O T I D E G L IITALIANI

Seconda parte della ricerca“Quale welfare per l’Italia delle Regioni”

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www.nuovowelfare.it [email protected]

9 788887 328356

88-87328-65-x

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Copyright © 2004 Avverbi srlPiazza in Piscinula, 1 00153 Romae-mail: [email protected]://www.avverbi.itAssociazione Nuovo WelfarePiazza di Pietra, 26 00187 Romae-mail: [email protected]://www.nuovowelfare.itPrima edizione: maggio 2004Tutti i diritti riservati

Coordinamento redazionale: Rosalba CapozziCopertina: Daniele Giorgi

ISBN: 88-87328-65-X

Page 4: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

L’atto di nascita della Fondazione BNC è recente (1994), tuttavia, si possono già

trarre, dalle attività fin qui svolte, significative analisi di tendenza considerato

il notevole patrimonio di iniziative programmate, promosse e prodotte, anche a

livello internazionale.

La Fondazione finanzia studi e progetti in settori quali la ricerca scienti-

fica e tecnologica, la protezione e la qualità ambientale, la prevenzione e la

sicurezza pubblica, la sanità pubblica e la medicina preventiva e riabilitativa,

l’educazione, l’istruzione e la formazione. Di importanza rilevante risulta

l’impegno della Fondazione nel campo dell’arte, dove gli interventi di recu-

pero e restauro di beni artistici e architettonici di elevato valore storico e cul-

turale, individuati su tutto il territorio nazionale, innovano una tradizione tipi-

ca delle fondazioni bancarie che di norma agiscono sul territorio locale al

quale sono legate.

Ha creato, congiuntamente alle F.S. S.p.A., l’ISFORT S.p.A. (Istituto

Superiore di Formazione e Ricerca dei Trasporti), società strumentale alla pro-

pria attività nel campo dei Trasporti e delle Comunicazioni, che si ricollega

all’origine storica della Fondazione stessa.

Sempre in questo ambito, ha stipulato un Protocollo d’Intesa con il

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, assumendo l’impegno di raccor-

dare le attività più importanti della Fondazione e dell’ISFORT con il Piano

Generale dei Trasporti.

La Fondazione BNC persegue, inoltre, l’obiettivo di promuovere lo svilup-

po socio-economico delle aree meridionali. A tal fine, insieme al CENSIS, spe-

rimenta progetti pilota e si pone come trade d’union tra istituzioni pubbliche e

società civile per sviluppare in tali aree la cultura della legalità, quale fattore

propedeutico per un equilibrato sviluppo del Mezzogiorno.

Pubblicazione realizzata con il contributo di

Page 5: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

La Fondazione, inoltre, non avendo radicamento territoriale, contribuisce a

realizzare importanti programmi a favore di popolazioni e/o categorie sociali

particolarmente svantaggiate, ovunque esse risiedano. A tale proposito, dà unforte segnale di solidarietà civile – attraverso le iniziative più varie – laddove leemergenze del momento richiedono un più forte coinvolgimento finanziario acausa di eventi bellici di particolare gravità o calamità naturali. Ha scelto anchedi impegnarsi nel sostegno di alcuni progetti di adozione a distanza.

Vale la pena ricordare che tutti gli studi e i progetti finanziati dallaFondazione sono messi a disposizione di tutti gli operatori pubblici e privatiinteressati, attraverso convegni, seminari e pubblicazioni delle ricerche pro-mosse. In questa attività divulgativa, la Fondazione ha varato la rivista Abitare

la Terra, anche per stimolare il dibattito sui temi che coinvolgono il rapportotra l’uomo e l’ambiente.

Page 6: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

PREFAZIONE 7di Emiliano Monteverde

INTRODUZIONE 11

Capitolo 1LA VISIONE DEL WELFARE 15

Capitolo 2LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI DELLE REGIONI 31

Le strutture di supporto alle famiglie, 32

Gli aiuti e i supporti ai portatori di handicap fisici o mentali, 36

Gli aiuti a chi vive un disagio economico, 40

L’assistenza agli anziani, 44

L’assistenza ai malati, 48

Le politiche per il lavoro, 52

La sanità, 56Il livello d’informazione, 56 - Le valutazioni e le aspettative, 61 - Lafiducia nelle strutture pubbliche, 65 - I voti sulla sanità, 69 - I giudi-zi sulla professionalità dei medici, 71 - I giudizi sulla professionalitàdel personale paramedico, 75 - I tempi di attesa, 79 - Il servizio dipronto soccorso, 91 - Cortesia e disponibilità, 95 - Igiene e acco-glienza, 99 - L’assistenza domiciliare, 103 - L’utilizzo del pronto soc-corso, 107 - Il servizio di assistenza domiciliare, 110 - Il non profit,114 - I tagli alla sanità, 119

La scuola, 123

L’Università, 127La formazione professionale, 131

La sanità, 135

INDICE

Page 7: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Le iniziative culturali, 140

La cura e la tutela dell’ambiente, 144

Lo sport e il tempo libero, 148

I trasporti pubblici, 152

La sicurezza personale, 156

NOTA METODOLOGICA 161Il percorso di ricerca, 161 - Gli strumenti di indagine e di analisi,162

INDICE DELLE TABELLE 163

Page 8: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Questa pubblicazione è la continuazione del percorso di indagine sul welfare

iniziata l’anno scorso con il libro Quale welfare per l’Italia delle Regioni. In

questo lavoro abbiamo voluto presentare i giudizi degli italiani sugli interventi

delle proprie regioni in materia di politiche sociali.

Il primo dato che si evidenzia è che i giudizi dei cittadini rispetto alla qua-

lità del welfare regionale hanno una significativa valenza geografica. Infatti, le

valutazioni degli intervistati sono differenti a seconda che essi risiedano in una

regione del Nord, del Centro o del Sud (comprendendo anche le Isole).

Incontriamo, così, le tre Italie del welfare.

All’interno di queste tre aree abbiamo individuato una sostanziale omoge-

neità di valutazioni. I giudizi positivi, come è evidente dalla lettura dai dati,

sono più alti nelle regioni del Nord, leggermente inferiori nelle regioni del

Centro e decisamente più bassi nelle regioni del blocco Sud.

Naturalmente dentro ogni area è possibile individuare notevoli differenze,

ma in nessun caso la regione più “virtuosa” di una determinata area raggiunge

la percentuale di valutazioni positive dell’ultima regione dell’area relativamen-

te più a “nord”.

Per affrontare l’analisi dei dati ottenuti, ci è sembrato quindi indispensabi-

le porci alcune domande:

ü Perché esistono questi “blocchi” che rispondono a logiche geografiche?

ü Di conseguenza, come devono essere interpretati i dati delle tabelle?

ü Come dobbiamo valutare il giudizio dei cittadini?

Alla prima domanda abbiamo già risposto con i dati pubblicati nel precedente

volume, Quale welfare per l’Italia delle Regioni, che riassumiamo brevemente

nel primo capitolo di questa pubblicazione: gli Italiani sono consapevoli, coin-

volti e affezionati al nostro sistema di welfare, rovesciando un luogo comune

che vedeva nella modernità il progressivo smantellamento del welfare e la ridu-

zione dei sistemi di protezione sociale.

PREFAZIONE

di Emiliano Monteverde

7

Page 9: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Dove le reti sociali e l’integrazione dei servizi appartengono a un sistemafunzionale, a una pratica consolidata, condivisa e partecipata, per motivi stori-ci o di buona amministrazione (o anche di presenza di una cittadinanza attivaorganizzata e stimolante), i cittadini esprimono giudizi fortemente positivi suquasi tutti i temi affrontati; dove, al contrario, la certezza dei diritti, il coinvol-gimento e l’assistenza, l’informazione e le politiche sociali sono ancora lonta-ne da standard adeguati e dalla quotidianità dei cittadini, i giudizi sono in granparte negativi.

È per questo motivo che la rappresentazione ha questa connotazione per“blocchi geografici” che, inevitabilmente, assumono anche un profilo sociale.

In buona sostanza, dove l’offerta di servizi è parte del tessuto sociale i cit-tadini sentono di vivere meglio e sono ancora più attenti e legati al welfare.Naturalmente non mancano le critiche e le risposte si differenziano, da regionea regione, sui modelli, le priorità e l’efficienza, determinando classifiche all’in-terno delle stesse “aree”, ma sentono comunque di vivere meglio e di potermigliorare ancora.

Riteniamo che questa riflessione sia estremamente importante, non soloperché conferma quanto abbiamo già illustrato nel precedente volume, ma per-ché apre scenari nuovi.

Il sistema di welfare, infatti, è vissuto dai cittadini italiani come un ele-mento centrale del proprio progetto sociale, e per questo non solo non può esse-re smantellato, ma neanche ridotto. Semmai sviluppato, integrato, adeguato. Èrichiesto un suo ampliamento, una modernizzazione nella quantità e nella qua-lità, attraverso critiche mirate e giudizi specifici.

Non a caso, nei confronti del ruolo e dell’importanza del non profit emer-ge un giudizio omogeneo nelle tre aree. Si tratta dell’unico tema che non fariscontrare sostanziali differenze geografiche. Al contrario si evidenzia nel Suduna maggiore fiducia e richiesta di intervento che conferma la “voglia” di unwelfare sempre più vicino ai cittadini.

Alla seconda domanda, quindi, non possiamo che rispondere tenendoconto di queste riflessioni: ci sembra corretto leggere i giudizi dei cittadini inmateria di politiche sociali regionali in una prospettiva “storica”, nella quale gliinterventi dell’oggi possono e devono dare dei segnali di cambiamento, masono comunque condizionati dal livello di partenza.

Abbiamo organizzato e pubblicato i dati secondo la divisione classica delnostro territorio, che prevede cinque grandi aree geografiche così suddivise:

ü Nord-Ovest: Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta.ü Nord-Est: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige,

Veneto.ü Centro: Marche, Lazio, Toscana, Umbria.

Regioni e welfare: i voti degli italiani8

Page 10: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

ü Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia.ü Isole: Sicilia e Sardegna.

Tuttavia proponiamo di leggere i giudizi sulle politiche sociali regionali in unaprospettiva che ci porta a considerare:

ü il Sud e le Isole come un’unica area, per le problematiche esistenti e illivello e la qualità dei servizi sociali (sulla base dei giudizi emersi dal-l’indagine); ü l’Abruzzo nell’area del Centro, anche in considerazione della sua usci-ta dall’Obiettivo 1 della Comunità Europea che sostiene le zone in via disviluppo.

In ultimo vogliamo sottolineare che il giudizio dei cittadini, soprattutto nei con-fronti dei servizi meno utilizzati, può spesso basarsi su percezioni indirette, sul“sentito dire”, rappresentazioni superate del proprio territorio. Tale dato non vatuttavia sottovalutato, perché è proprio dalla percezione dei cittadini che dipen-de in parte la riuscita delle politiche sociali sul territorio.

Occorre, in tal senso, ricordare che le percentuali più alte di mancate rispo-ste o di indecisi riguardano chi ha uno status più basso o appartiene alle cate-gorie a bassa scolarizzazione. Anche questo punto deve farci riflettere: un wel-fare realmente inclusivo deve essere conosciuto da tutti, per evitare che oltre aiproblemi legati alla salute, all’età o alla mancanza di lavoro si aggiungano iproblemi legati a una discriminazione dell’informazione.

Raggiungere il più alto numero di cittadini, con le informazioni e insiemealla continua verifica dei risultati e della qualità, deve essere un obiettivo prio-ritario di qualsiasi politica dell’inclusione.

Emiliano Monteverdepresidente dell’Associazione Nuovo Welfare

Prefazione 9

Page 11: Regioni e welfare: i voti degli Italiani
Page 12: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

In questa pubblicazione presentiamo la seconda parte di una più ampia ricerca

sul welfare denominata Quale welfare per l’Italia delle Regioni. Indagine su

aspettative, opinioni e priorità degli italiani.

L’indagine muove da un particolarissimo punto di osservazione: i cittadi-

ni. Essa si basa, infatti, sulle interviste effettuate a un campione di 20.183 ita-

liani che hanno risposto (con partecipazione e consapevolezza) a lunghe e arti-

colate domande su argomenti che riguardavano tanto la quotidianità, quanto le

prospettive. Abbiamo voluto sottolineare la partecipazione e la consapevolezza

perché, nonostante la complessità dell’argomento trattato, gli intervistati hanno

mostrato di avere le idee chiare in merito alle questioni che riguardano le poli-

tiche sociali. E questa è un’informazione importante, che si aggiunge al merito

delle risposte che ci sono state fornite dagli intervistati stessi.

Nella prima pubblicazione abbiamo analizzato e spiegato le risposte dei

cittadini in relazione all’idea stessa di welfare: quali sono le priorità, i bisogni

emergenti, le aspettative. Non poteva mancare, in quella fase, un’analisi dei

processi politici: un’indagine, infatti, che guardi e studi la società nel suo com-

plesso non può prescindere da una valutazione della partecipazione politica

come fenomeno sociale. Anzi come manifestazione del sociale, che trova forma

attraverso la partecipazione. Welfare, diritto di cittadinanza e diritto politico

sono, inevitabilmente, termini tra loro intimamente legati.

In questa seconda parte pubblichiamo le valutazioni dei cittadini per ciò

che concerne l’impegno delle regioni nell’ambito dell’offerta di politiche di

welfare. E su questo abbiamo preferito non dilungarci troppo nelle spiegazioni

perché i dati sono eloquenti e inequivocabili.

Un’avvertenza è però d’obbligo. Può risultare inevitabile al lettore conte-

stualizzare le valutazioni dei cittadini interpretandole come un giudizio sulle

capacità di governo regionali.

In realtà, nella logica dell’indagine, questo non è il punto di messa a fuoco

corretto. Né era questo il nostro intento. Quello che abbiamo, invece, voluto

misurare è la domanda di welfare e la capacità di fornire risposte adeguate alla

domanda in tempi, per così dire, “sociali”, cioè non scanditi dalla velocità del

INTRODUZIONE

11

Page 13: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

dibattito politico-mediatico. In questa ottica risposte e domande sono trasver-sali, non hanno un colore politico, e il tempo di riferimento è più lungo. E que-sto perché la società ha una sua inerzia e i tempi sono più lunghi di quelli scan-diti dalla cronaca del contingente con cui, invece, l’informazione deve fare quo-tidianamente i conti.

Se si studia la corrispondenza tra domanda e offerta di “sociale”, l’incro-cio con la politica è inevitabile. Ma è la politica di ampio respiro che si prefig-ge di governare, non le emergenze della quotidianità, ma le direttrici verso unorizzonte di senso, verso scenari praticabili.

Su questo, probabilmente, le differenze di colore politico ci sono, maappaiono più sfumate se viste con gli occhi dei cittadini che, indipendente-mente dalla collocazione politica, esprimono una “voglia di sociale” per moltiversi inaspettata proprio nella sua trasversalità.

Regioni e welfare: i voti degli italiani12

Page 14: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Capitolo 1

LA VISIONEDEL WELFARE

Page 15: Regioni e welfare: i voti degli Italiani
Page 16: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Per fornire il quadro più completo possibile (e per coloro che non hanno avutooccasione di leggere la prima parte della nostra indagine) abbiamo volutoriassumere in questo capitolo i punti più importanti e le tabelle più significati-ve della pubblicazione che l’ha preceduto (alla cui bibliografia fa riferimentoanche questa seconda parte della ricerca).

Negli ultimi anni è passata l’idea che il welfare fosse una visione del passato,un peso, un freno allo sviluppo e alla modernità e, allo stesso tempo, un argo-

mento troppo complesso per aprire un confronto reale e concreto tra forze poli-

tiche, forze economiche e cittadini. Le ragioni che hanno determinato il dif-

fondersi di tale convinzione non sono probabilmente riconducibili a un’unica

causa. Certo è che, a lungo, i temi relativi alle politiche sociali sono stati rele-gati in fondo all’agenda politica dell’azione di governo e i timidi e parzialiapprocci hanno spesso avuto come denominatore comune il tentativo di razio-nalizzare l’offerta di servizi riducendone i costi, con l’obiettivo di soddisfare ilcrescente fabbisogno dello Stato e di spostare risorse ad aree ritenute di mag-giore interesse strategico.

Non si deve dimenticare che le ultime campagne elettorali nazionali hannoavuto, per entrambi gli schieramenti, tra i temi programmatici quello della ridu-zione della pressione fiscale.

È evidente che una riduzione fiscale, in presenza di un crescente fabbiso-gno, avrebbe come inevitabile conseguenza una riduzione della quantità e/o

qualità dei servizi pubblici. Cosa tra l’altro dichiarata, anche se mitigata nel-

l’ottica di razionalizzazione del sistema di welfare.

È bene ricordare che non c’è un esempio nel mondo in cui la riduzionedella pressione fiscale si sia accompagnata con un ampliamento dell’offerta diservizi da parte delle istituzioni pubbliche. Ciò, d’altra parte, appare del tuttologico. Si tratta, quindi, di capire se tale impostazione sia corretta e se incontriil favore dei cittadini. La domanda, semplificata per chiarezza, potrebbe esserela seguente: è meno welfare che gli italiani vogliono, anche se questo significauna minore pressione fiscale? Oppure il fabbisogno di politiche sociali èaumentato negli anni, anche in virtù di una nuova idea di welfare che si accom-pagna sempre più con l’idea di qualità della vita?

LA VISIONE DEL WELFARE

15

Page 17: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Lo studio promosso dall’Associazione Nuovo Welfare e dalla Unicabmuove dall’intento preciso di realizzare un contributo sostanziale ed originalealla discussione pubblica intorno alla crisi del concetto e alle modalità di appli-cazione del welfare in Italia.

A partire dalla sua introduzione nella storia socio-economica, la nozionetecnica di welfare ha vissuto periodiche rivisitazioni concettuali in tutti i Paesidi sua applicazione e oggi ne stiamo vivendo un’ulteriore, quanto mai opportu-na, riconsiderazione. Si tratta di un concetto ora, più che mai, oggetto di una fittariflessione internazionale perché crocevia teorico e pratico, baricentro del muta-mento sociale globale in atto negli ultimi due decenni. Il welfare costituisce,infatti, il banco di prova della funzionalità delle società complesse e, alla lucedegli stravolgimenti sociali sotto gli occhi di tutti, esso rappresenta la prova delnove per qualsiasi realtà sociale organizzata che voglia considerarsi “avanzata”.Se il Welfare State è il denominatore comune delle società contemporanee, nellariflessione sociologica degli ultimi decenni esso ha rappresentato, un elementostraordinariamente utile nella comparazione delle diverse società che lo hannorealizzato. Fino a questo momento gli studi sociali, infatti, hanno guardato alwelfare come strumento per l’interpretazione delle differenze tra le società nellequali esso esiste come strumento effettivo d’assistenza pubblica.

La Unicab e l’Associazione Nuovo Welfare si sono proposte, invece, di ana-lizzare tale sistema dal punto di vista dei destinatari dell’azione assistenziale: icittadini (origine e, insieme, fine ultimo di questo grande organismo di coordi-namento carico di significati simbolici che è il Welfare State). Il nostro punto dipartenza è stato, dunque, domandarci cosa sappiamo realmente dell’idea che sisono fatti gli italiani del welfare, dei nuovi bisogni, delle percezioni, delle aspet-tative, dei giudizi e delle priorità dei cittadini, al fine di promuovere un’indagi-ne sulle opinioni degli italiani, una grande inchiesta condotta su un vasto nume-ro di cittadini, individuati come campione demoscopico, con l’obiettivo di for-nire risposte capaci di offrire uno spaccato fedele delle loro opinioni.

Una ricerca nata dalla consapevolezza di un necessario e radicale cambia-mento di ottica. Ed è per questo motivo che abbiamo individuato come prota-gonisti proprio coloro cui raramente è stato chiesto di esprimere un parere o dimettere a fuoco le proprie priorità. Ci è sembrato indispensabile far irromperei cittadini nel dibattito, individuando negli “utenti” delle politiche di welfare iprotagonisti della nostra ricerca. È evidente che, trattando di sociale, non pote-vamo non incrociarne la complessità.

Non è possibile, infatti, studiare le dinamiche delle società moderne pre-scindendo dalla loro insita complessità. Si è proceduto, quindi, a inserire gli ele-menti rilevanti in un quadro complessivo, che tenesse conto di strutture macro-sociali predefinite, poiché leggere una realtà alla luce di temi generali aiuta a

definire meglio i confini o la loro eventuale assenza. Ne è derivata, pertanto,

un’analisi dei cittadini volta a conoscerli e a inquadrarli anche nel loro sistema

di relazioni e interessi, partendo dai temi legati alla fiducia nelle istituzioni, all’i-

Regioni e welfare: i voti degli italiani16

Page 18: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

dea di rappresentanza e alla disponibilità alla partecipazione. Il risultato della

ricerca ha rovesciato luoghi comuni e false rappresentazioni, rendendo evidente

un’inaspettata voglia di sociale, un bisogno di servizi pubblici finora inespresso,

raccontando quanto nella grande maggioranza degli italiani esso sia percepito

come un elemento centrale per la propria vita, smentendo coloro che, in questi

anni, hanno motivato la spinta al superamento delle politiche sociali come biso-

gno espresso dalla popolazione. Se da una parte i cittadini criticano inefficienze

e iniquità del nostro sistema di welfare, dall’altra non manifestano nessuna stan-

chezza e nessuna voglia di smantellamento, ma lo apprezzano, lo condividono,

e sono disposti a sostenerlo e a farsene carico anche attraverso le tasse.

In particolare, scendendo a un livello più analitico dell’inchiesta, è emerso che

il 64% degli intervistati ha dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più

servizi, mentre solo il 22% ha espresso che è meglio pagare meno tasse anche

se questo comporta una riduzione dei servizi. Come si può vedere dalla seguen-

te tabella, sono stati più gli uomini (68%) ad esprimere una valutazione positi-

va, e più le persone comprese nella fascia di età tra i 35 e i 54 anni (35%). La

variabile relativa al titolo di studio degli intervistati ha evidenziato che la per-

centuale di quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più

servizi è più alta tra i laureati (75%) mentre è più bassa tra chi ha un basso livel-

La visione del welfare 17

Page 19: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

lo di scolarizzazione (46%). Rispetto alla variabile dell’area geografica, èemerso che coloro che hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed averepiù servizi sono, in misura maggiore rispetto alla media, persone che vivono nelNord-Est (65%), nel Centro Italia (65%), che abitano nei centri tra 100.000 e250.000 (68%) e nei centri con più di 250.000 abitanti (66%). Percentuali piùalte della media sono state registrate tra gli elettori di Centrosinistra rispetto aquelli di Centrodestra. Tra quanti, invece, non si identificano in alcuna delledue coalizioni, la percentuale è inferiore alla media nazionale.

La percentuale di quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse edavere più servizi è risultata più alta tra coloro che hanno dichiarato di non par-tecipare mai alle funzioni religiose rispetto a coloro i quali, invece, hannodichiarato di parteciparvi regolarmente. A livello di singola regione, il datorelativo a quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere piùservizi ha assunto un valore più alto della media in Valle d’Aosta, in Veneto,in Sardegna, mentre agli ultimi posti risultano il Friuli Venezia Giulia, ilMolise, la Puglia.

Nel complesso, quindi, gli italiani sono consapevoli della funzione del pro-prio contributo fiscale per finanziare il sistema pubblico e credono nel sistemadei servizi alla persona, in quello sanitario e in quello scolastico.

Regioni e welfare: i voti degli italiani18

Page 20: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Per quanto concerne la sanità pubblica, da sempre uno dei principali obiet-

tivi del welfare, i dati della nostra ricerca sono inequivocabili. Infatti, non-

ostante sempre più spesso si parli di sanità privata, è emerso che l’80% degli

intervistati ha dichiarato di preferire il modello pubblico del servizio sanitario e

che quest’ultimo deve essere gestito dalle regioni, mentre solo il 14% ha dichia-

rato di preferire un modello privato, e che alle regioni deve essere riservata solo

l’attività di controllo e programmazione. La percentuale di quanti hanno espres-

so il favore per il servizio sanitario pubblico è più alta della media tra i giovani

(82%), tra coloro che vivono nel Centro Italia (81%), nel Sud (81%), nei comu-

ni compresi tra 10.000 e 30.000 abitanti (81%), tra 30.000 e 100.000 abitanti

(81%), tra 100.000 e 250.000 (82%), e nei centri con più di 250.000 abitanti

(82%). Percentuali più alte della media sono state registrate tra gli elettori di

Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra. Anche tra quanti non si colloca-

no in alcuna coalizione la percentuale è superiore alla media nazionale.

Il favore per il servizio sanitario pubblico ha un valore più alto tra coloro

che hanno dichiarato di non partecipare mai alle funzioni religiose rispetto a

coloro i quali, invece, hanno dichiarato di parteciparvi regolarmente. La varia-

bile relativa al titolo di studio degli intervistati ha evidenziato che la percentua-

le di quanti hanno espresso il favore per il servizio pubblico è più alta tra i lau-

reati (82%) mentre è più bassa tra chi ha un diploma di scuola media inferiore

(78%). A livello di singola regione, percentuali di quanti hanno espresso il favo-

re per il servizio sanitario pubblico significativamente più alte della media sono

state espresse in Valle d’Aosta, in Liguria e in Umbria, mentre agli ultimi posti

risultano il Piemonte, il Trentino Alto Adige, l’Abruzzo e la Sardegna.

Rispetto alla sanità, non si sono registrate significative differenze per quan-

to attiene la scuola. L’86% degli intervistati ha dichiarato che occorre destina-

re risorse fondamentalmente per la scuola pubblica mentre solo il 6% ha dichia-

rato che è preferibile destinare risorse fondamentalmente per la scuola privata.

La percentuale di quanti si sono dichiarati per la scuola pubblica è più alta della

media tra le donne (80%), tra i giovani (90%) e nella fascia d’età 35-54 anni

(88%). Percentuali a favore del pubblico sono, inoltre, superiori alla media nel

Centro Italia (87%), nel Sud (87%) e nelle Isole (91%), tra coloro che vivono

nei centri tra 5.000 e 10.000 abitanti (87%) e nei comuni compresi tra 10.000

e 30.000 abitanti (87%).

Percentuali più alte della media anche tra gli elettori di Centrosinistra e tra

quanti non si collocano in alcuna coalizione. La percentuale di quanti hanno

dichiarato che bisogna destinare risorse fondamentalmente per la scuola pub-

blica è risultata più alta tra coloro che hanno dichiarato di non partecipare mai

alle funzioni religiose rispetto a coloro i quali, invece, hanno dichiarato di par-

teciparvi regolarmente. La variabile relativa al titolo di studio degli intervistati

ha evidenziato che la percentuale di quanti si sono dichiarati per la scuola pub-

blica è più alta tra chi ha un diploma di scuola media superiore (87%) mentre

è più bassa tra chi ha un basso livello di scolarizzazione (82%).

La visione del welfare 19

Page 21: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

In definitiva, abbiamo dimostrato che “pubblico” è una parola che i citta-dini stanno rivalutando, che sanno e che vogliono reinterpretare. Più welfare,più protezione sociale: questa è l’istanza che emerge con chiarezza perché sonoancora forti gli squilibri territoriali e i gradi di protezione tra le categorie.

Ne deriva che, se nel passato la parola che ha contraddistinto l’approcciodi chi proponeva di riformare complessivamente il welfare è stata quella di“emergenza” (economica, fiscale), ora alla domanda di maggiore protezionesociale deve corrispondere un’analisi dei mutamenti della struttura sociale, apartire dalle caratteristiche che contraddistinguono la società moderna: cam-biamento del sistema di produzione, aumento della disoccupazione, mutamen-ti nel mercato del lavoro, invecchiamento della popolazione, immigrazione,crisi della famiglia tradizionale e internazionalizzazione dell’economia.

A questi aspetti bisogna aggiungere l’idea di “rischio” che accompagna lesocietà moderne, e che è strettamente connessa all’idea stessa di modernità. Sitratta di quel sentimento che caratterizza, sempre più in termini di incertezza,le situazioni che hanno a che fare con il futuro.

Il concetto di welfare, infatti, comprende oggi anche aspetti immateriali(stato di salute, relazioni sociali, ambiente, tempo libero, cultura) più diretta-mente collegati a una percezione soggettiva dei cittadini che potremmo defi-nire con il termine di “qualità della vita”. È evidente, quindi, che ha espansole sue valenze e i suoi riferimenti, imponendo la necessità di progettare siste-mi in grado di soddisfare simultaneamente esigenze diverse in un continuoadattamento alle trasformazioni sociali. Welfare, quindi, come “benessere”dell’individuo e della società.

In particolare, dalla ricerca è emerso che dal punto di vista geografico, icittadini del Nord hanno espresso un più elevato livello di soddisfazione per laqualità della vita in generale e sempre nel Nord la percentuale di soddisfatti delproprio tenore di vita è più alta della media. La situazione, però, sembra in evo-luzione: negli ultimi anni, infatti, il tenore di vita è migliorato soprattutto per icittadini residenti del Nord-Est e nel Sud, e i più convinti che ci sarà in futuroun miglioramento sono i cittadini del Sud e delle Isole.

Attraverso la variabile dell’ampiezza dei centri, è emerso che la percen-tuale di soddisfatti e di ottimisti più alta della media è stata registrata nei comu-ni fino a 5.000 abitanti. La dimensione demografica del comune di residenzasembra essere significativamente in relazione alla percezione di dinamicitàsociale dei cittadini.

Dal punto di vista sociale l’area del disagio sembra destinata ad allargarsi.Un italiano su dieci vive una marginalità priva di prospettive di inserimento. Unaltro italiano su dieci percepisce una dinamica di allontanamento e di progres-siva espulsione dal sistema. Altri due italiani su dieci vivono una sorta di limbosociale, che li rende socialmente congelati nella visione del futuro. I più espo-sti a questa dinamica sono gli anziani, le donne e chi ha un basso livello di sco-larizzazione.

Regioni e welfare: i voti degli italiani20

Page 22: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Nel complesso, quindi, la ricerca evidenzia che gli italiani sono soddisfat-

ti del proprio tenore di vita, ma la società globalizzata li spinge a misurarsi oltre

i confini tradizionali, alza la sfida, inasprisce la competizione. Davanti alle

sfide del futuro, il cittadino non ha più le antiche mappe di riferimento, gli stes-

si orizzonti di orientamento. E il senso di disorientamento è accentuato, inevi-

tabilmente, nei soggetti più esposti.

Viviamo un mondo piccolo. Anzi un mondo breve. Non è solo il villaggio

globale, interconnesso, interdipendente. È qualcosa di più: non abbiamo piùdimestichezza con il lontano perché le distanze sono relative al tempo ches’impiega a percorrerle.

Sono lontani due luoghi ai capi opposti di una metropoli congestionata daltraffico e sono vicini altri luoghi a portata di aereo. Per il cittadino del nuovomillennio l’America non è più la stessa delle generazioni dei primi anni delsecolo precedente. Non c’è più l’oceano che si perde oltre l’orizzonte, ma unamanciata di bit o la triangolazione con un satellite in orbita geo-stazionaria.

Il nostro mondo breve e veloce è il mondo della misura tecnologica che hacambiato i nostri sensi, ha potenziato la nostra innata carenza di istinto. Ma perchi non ha strumenti e dotazione tecnologica, il mondo è diverso. Più ostile,difficile, indecifrabile. E per coloro che non hanno “i mezzi” anche i luoghivicini sono lontani, perché la prospettiva che restituisce un orizzonte visibile èquella del posizionamento sociale. Tanto più si è al centro tanto più l’orizzon-te (lontano) appare vicino, possibile. Anzi: probabile.

Infatti, alla domanda rispetto alla regione nella quale si vive meglio (cia-scun intervistato poteva indicare soltanto una regione diversa da quella di resi-denza) il 34% non ha indicato alcuna regione, ma la percentuale di quanti nonrispondono scende al 22% tra chi ha uno status Alto e sale al 46% tra chi hauno status Basso.

Ne consegue che, nonostante si levino molte voci a chiedere un drasticoridimensionamento (ove non smantellamento) del Welfare State, se anche fos-sero soddisfatte tutte le condizioni essenziali di un sistema di protezione socia-le (dalla lotta alla povertà alla disoccupazione, dalla redistribuzione del reddi-to e della ricchezza alla tutela della salute, dalla sicurezza nell’età anziana allariduzione dell’esclusione sociale), ancora ci sarebbe bisogno di istituti in gradodi garantire gli individui da vecchi e nuovi rischi e per garantire loro un mec-canismo redistributivo lungo tutto il ciclo vitale.

Il welfare continuerà ad esistere, perché continueranno ad esistere leragioni che ne giustificano la presenza. Se, come evidenziano i dati, i rischi ele ineguaglianze stanno aumentando, allora questo significa che c’è più, e nonmeno, bisogno di sistemi pubblici di welfare. Inoltre, ampliando i confini diquesto schema, la competizione globale in atto richiede l’estensione dei siste-mi di protezione, non la loro riduzione. In questo senso si devono leggere i datirelativi a cosa s’intende per welfare. Non c’è un elemento che traina l’idea diwelfare perché il sociale è ciò che quotidianamente sperimentiamo: dalla sani-

La visione del welfare 21

Page 23: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

tà alla scuola, dallo sport alla cultura. Infatti, il 27% degli intervistati dichiara

che quando si parla di welfare ci si riferisce alla sanità, il 15% alla scuola, il

12% al lavoro. E via fino ad arrivare ai trasporti, al tempo libero, allo sport e

altro ancora.

Questa classificazione rispecchia fedelmente la nozione più classica del

concetto storico di welfare: prima strumento di realizzazione del diritto alla

salute, poi del diritto all’istruzione ed infine del diritto al lavoro.

Un ordine che rispecchia quello realizzato nelle prime stesure della

Costituzione francese del XVIII secolo, ma che relativizza la concezione tipica

del secondo dopoguerra, fondata sulla centralità del lavoro come punto di par-

tenza dello stato di benessere collettivo.

Regioni e welfare: i voti degli italiani22

Page 24: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Ma la classifica prosegue fino ad esplicitare esigenze e bisogni collettivi nuovi,

come la tutela dell’ambiente, le iniziative culturali, la qualità del tempo libero.

È evidente, quindi, l’ampiezza dell’idea di welfare che hanno i cittadini.Welfare, cioè, non è solo la sanità, o l’assistenza ai disabili. È qualcosa di stret-tamente connesso alla qualità della vita più generale, alle opportunità, ai per-corsi di inserimento, ai diritti. Più della metà degli intervistati non ha saputo,però, dare alcuna indicazione. E questo è l’altro dato importante.

La visione del welfare 23

Page 25: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

La capacità di indicare un tema riferibile all’idea di welfare è strettamente inrelazione al titolo di studio (26% tra i laureati) e quindi ai “mezzi” culturali dicui i cittadini dispongono.

Conseguentemente la relazione sarà anche con il profilo sociale. Infatti, trachi ha un livello Alto le mancate risposte sono pari al 25%, tra chi ha un livel-lo Medio 46% e tra chi ha un livello Basso 68%. Si delinea, quindi, l’idea chechi vive un disagio (ed è l’utente principale delle politiche sociali) è anche coluiche ha una conoscenza più bassa dei sistemi di garanzia.

Se l’idea di cosa sia il welfare oggi è per molti sfumata, la situazione cam-bia quando ci si riferisce a cosa dovrebbe essere il welfare, quali sono i settorisu cui si dovrebbe investire di più in termini di risorse e di attenzioni.

Una quota consistente di cittadini che non si è espressa precedentementetende a identificare dei settori specifici e la percentuale di mancate rispostescende dal 55% al 35%. Ma un elemento da non sottovalutare nella lettura ditale classificazione è l’incrocio della variabile geografica con le risposte.

È infatti interessante la territorialità dei bisogni sociali che emerge dal-l’ordine dato dagli italiani ai vari temi.

Al Sud e, soprattutto, nelle Isole, il lavoro è addirittura al secondo postodella graduatoria, mentre è al Nord che l’assistenza agli anziani, come eviden-ziato nella tabella seguente, rappresenta un tema sociale più rilevante.

Cambia anche la graduatoria dei settori da privilegiare. Al primo postorimangono la sanità e la scuola ma al terzo sale l’assistenza agli anziani, men-tre le pensioni scivolano dal quarto al nono posto, dimezzando le indicazioni.

Non perché siano meno importanti, ma perché, ed emerge con chiarezza,nella percezione dei cittadini il welfare non è più un prodotto, ma un modellosociale con cui si declina la quotidianità.

L’idea di un nuovo welfare, basato su criteri più ampi e condivisi, fatto digaranzie e di opportunità, è trasversale a tutte le variabili analizzate.

E se una relazione sembra emergere, è quella tra aree con alti livelli di ser-vizi e la difficoltà degli intervistati nell’individuarne di nuovi e specifici.

Altro dato da sottolineare, emerso anche in altre parti della ricerca, è chechi sta meglio è più disponibile a convenire in una visione sociale più ampia.

Ed è proprio questo rovesciamento della visione individualistica che devefar riflettere. A chiedere più welfare non è chi ha più bisogno. È, invece, chi hapiù “mezzi” che aderisce con maggiore convinzione all’idea di welfare comemodello di crescita sociale generale.

Regioni e welfare: i voti degli italiani24

Page 26: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

E questo cambio di visione disallinea certe idee diffuse circa l’inadeguatezza

del welfare per la società moderna.

È esattamente l’opposto. E coerentemente, il 91% degli intervistati affer-ma che è giusto che chi ha redditi bassi o si trova in particolari condizioni didisagio sia protetto e garantito dalla società. Solo il 14% dichiara che in casodi tagli alla spesa pubblica questi devono riguardare anche la parte destinataalle politiche sociali.

L’analisi articolata di questi aspetti ha chiaramente messo in evidenza che,per poter rinnovare il sistema di welfare, bisogna inevitabilmente partire dall’i-dea di complessità della struttura sociale, modernizzando e allargando l’ambi-

La visione del welfare 25

Page 27: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

to di intervento delle politiche sociali, rilanciando un efficace sistema di prote-

zione che sostenga anche la creazione di reti di solidarietà tra i cittadini, singoli

e associati, e gli Enti locali.

Un welfare diverso nell’organizzazione e nell’offerta e che riposizioni

nella dimensione del locale la “voglia di sociale”.

Il dissolvimento dei vecchi confini, derivanti dall’affermazione di modelli

globali, ha prodotto il suo opposto: ha fatto maturare nell’uomo il desiderio di

tracciarne di nuovi attraverso un processo di rivendicazione di uno spazio di

manovra direttamente percepibile. Il tentativo di riduzione sul piano locale

delle dimensioni vitali diventa, cioè, manifestazione del desiderio di riappro-priarsi del proprio spazio, del proprio tempo e della propria storia. In questofluire di esperienze, l’uomo non è solo il punto di partenza del processo globa-lizzante; è, allo stesso tempo, il suo punto di ritorno. E questo è l’effetto dupli-ce della globalizzazione: ampiezza di movimento e riduzione dei confini del-l’esperienza diretta. Se questo è lo scenario, è evidente che il centro del siste-ma è proprio l’individuo e l’ambiente in cui sperimenta la sua esistenza, partidi un tutto che condizionano e da cui sono condizionati.

Il territorio non è solo un luogo fisicamente visibile: è (anche) una dimen-sione “culturalmente” percettibile. È un ambito in cui le speranze, le certezze,le paure, sono condivise perché è l’insieme di conoscenze, esperienze, direttri-

ci che restituiscono, tutte insieme, il senso dell’identità sociale: cioè un comu-

ne sentire, capire, interpretare, guardare, desiderare. L’uomo non ha, quindi,

smarrito la sua natura sociale. Al contrario: è alla ricerca di una nuova dimen-

sione della socialità che si declina sempre più con il territorio.

Complessivamente è emerso che: 23.7 milioni di cittadini esprimono fidu-

cia nello Stato (48%), 27.1 milioni nella Regione (55%), 25.2 nella Provincia

(51%), 28.6 nel Comune (60%). Il Comune è in testa, quindi, nella fiducia

espressa ai diversi livelli istituzionali.

All’interno di ciascuna variabile esaminata (sesso, età, area geografica), la

graduatoria dei giudizi positivi non cambia ma l’analisi dei dati, come abbiamo

visto, ha messo in evidenza significative caratterizzazioni di tipo sociale che

riguardano strettamente il rapporto tra cittadini e territorio.

I motivi del perché sono più gli uomini delle donne, più i giovani degli

anziani, ad esprimere fiducia nelle istituzioni, sono da ricercarsi nelle ragioni

legate alle prospettive, alle possibilità, al possesso dei mezzi di posizionamen-

to sociale. L’analisi della variabile descrittiva dello status spiega e descrive effi-

cacemente tale caratterizzazione.

Nelle istituzioni locali, come in quelle nazionali, i cittadini appartenenti alla

fascia di status meno elevata esprimono un minor grado di fiducia istituzionale:

la fiducia cresce all’aumentare del livello di status. Regione, Provincia e

Comune, però, nella stessa fascia ottengono più consensi rispetto allo Stato.

All’interno di ciascuna variabile esaminata, la graduatoria dei giudizi posi-

tivi non cambia ma l’analisi dei dati ha messo in evidenza queste specificità.

Regioni e welfare: i voti degli italiani26

Page 28: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Altro dato che emerge con chiarezza è che, all’abbassarsi del livello istituzio-nale, diminuisce la distanza tra le tre fasce.

Infatti, come si può notare dalla tabella successiva, nella fascia alta del

livello di status il saldo tra giudizi positivi e giudizi negativi è pari a +24% per

quanto riguarda il Comune, +10% per la Provincia, +18% per la Regione e

+11% per quanto riguarda lo Stato.

Nella fascia relativa allo status Basso, il saldo tra giudizi positivi e giudizi

negativi passa da +18% per quanto riguarda il Comune, a –8% per quanto

riguarda lo Stato.

Nel sistema locale, in particolar modo su Regione e Comune, s’indirizza la

spinta dei cittadini al decentramento funzionale.

L’osservazione sembrerebbe confermare che le cause sarebbero da ricer-

carsi non tanto nella collocazione politica (questa rappresenta, semmai, una

conseguenza del processo), quanto nelle profonde trasformazioni sociali ed

economiche che hanno caratterizzato l’Italia.

Accanto allo studio del rapporto tra i cittadini e le istituzioni, nella ricerca

è stato allargato il campo di osservazione alle forme attraverso cui la società

esprime funzioni politiche dirette e indirette (partiti, ma anche sindacati e orga-

nizzazioni di categoria), assume forme organizzative volte ad aggregare i citta-

dini rispetto a comuni obiettivi sociali (il volontariato) o spirituali (le istituzio-

ni religiose), passando attraverso la fiducia nelle principali agenzie di socializ-

zazione (la famiglia e gli amici).

La visione del welfare 27

Page 29: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Si tratta, è evidente, di sistemi organizzati con ruoli e pesi sociali diversi.

Tuttavia, poiché l’osservazione riguarda la relazione tra l’individuo e le diver-

se strutture sociali organizzate, un approccio di tipo comparativo ha consentito

di determinare interessanti nuclei analitico-interpretativi.

Il primo carattere, sociologicamente significativo, è dato dalla conferma

della relazione tra la vicinanza territoriale dell’organizzazione considerata e la

valutazione espressa. Alla notevole fiducia accordata alle associazioni di volon-

tariato corrisponde il senso di lontananza avvertito nei confronti dei partiti poli-

tici, dei sindacati e delle associazioni di categoria. Più di due italiani su tre

hanno fiducia nella Chiesa, e famiglia e amici rappresentano sempre una com-

ponente fondamentale e un importante punto di riferimento. In generale, i dati

hanno messo in evidenza che: 47.4 milioni hanno fiducia nella famiglia (96%);

42 milioni nel volontariato (85%); 40 milioni negli amici (81%); 34.6 milioni

nella Chiesa (70%); 18.3 milioni nei sindacati (37%); 8.4 milioni nei partiti

politici (17%).

Ecco, allora, la fiducia nel Comune in quanto istituzione a portata di oriz-

zonte. Ed ecco la fiducia espressa nei confronti del volontariato in quanto

espressione diretta, non più mediata, di un senso politico dell’agire. Il terzo set-

tore è destinato a svolgere un ruolo fondamentale perché radicato nella comu-

nità e vicino alla domanda espressa dal territorio.

Se i prossimi anni saranno caratterizzati dal passaggio a una dimensione

locale degli interventi sociali, le istituzioni dovranno necessariamente rivedere

le dinamiche del rapporto con il privato sociale e la cittadinanza attiva.

Si tratta, cioè, di avviare un processo tra istituzioni, terzo settore e cittadi-

nanza in cui i diversi protagonisti possano trasformare lo strumento della con-

certazione in un sistema reale, che accompagni e risponda alla nuova domanda

di sociale espressa dai cittadini.

Non è meno welfare ma è più welfare. Nel senso profondo, reale e vitale.

Un welfare nuovo, non dimensionato su un livello astratto ma concreto, visibi-

le e funzionale.

Regioni e welfare: i voti degli italiani28

Page 30: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Capitolo 2

LA VALUTAZIONEDELLE POLITICHESOCIALI DELLEREGIONI

Page 31: Regioni e welfare: i voti degli Italiani
Page 32: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Come già accennato, l’obiettivo di questa seconda parte della ricerca è stato

quello di rilevare le valutazioni complessive dei cittadini per ciò che concerne

l’organizzazione e l’attuazione delle politiche sociali sul territorio, la qualità

dell’offerta di servizi e gli strumenti di coinvolgimento e di relazione attivati.

A partire dalle percentuali di voti (positivi o negativi) e dai voti medi, il passo

successivo è stato quello di analizzare i risultati attraverso specifiche variabili

(sesso, età, titolo di studio, area politica, status, area geografica, ampiezza cen-

tri e regione di residenza), con il fine di rappresentare le articolate valutazioni

dei cittadini rispetto al welfare regionale.

LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE

SOCIALI DELLE REGIONI

31

Page 33: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

LE STRUTTURE DI SUPPORTO ALLE FAMIGLIE

Sul tema degli aiuti alle famiglie il voto medio è stato inferiore alla sufficienza

(5,9) e la percentuale di voti positivi pari al 52%. Le percentuali dei voti posi-

tivi variano significativamente in relazione all’età passando dal 60% dei giova-ni al 48% espresso dalla popolazione più adulta. L’analisi della variabile rela-

tiva al titolo di studio evidenzia un decrescere del voto medio nei livelli alti di

scolarizzazione, mentre per quanto riguarda la collocazione politica, la percen-

tuale dei voti positivi è più alta della media sia tra quanti si sono dichiarati di

Centrosinistra che tra quanti si sono dichiarati di Centrodestra. La percentuale,

invece, scende significativamente tra coloro che non si collocano nelle due aree

politiche.

L’analisi dei dati relativi alla variabile di status mette in evidenza che, al

crescere del profilo sociale, aumenta parallelamente la percentuale di voti nega-

tivi e conseguentemente il voto medio si abbassa.

Regioni e welfare: i voti degli italiani32

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 33

Page 35: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Rispetto all’area geografica di residenza risulta che nel Sud e nelle Isole sono

state espresse le percentuali più basse di voti positivi (rispettivamente il 44% eil 46%). Tra le regioni, le percentuali più basse sono state registrate inCampania e in Molise. Infine, la variabile relativa all’ampiezza demografica deicomuni ha evidenziato che la soddisfazione rispetto alle strutture di supportoalle famiglie è, seppur di poco, più alta della media nazionale nei piccoli cen-tri e in quelli tra 100.000 e 250.000 abitanti, mentre nelle grandi città (oltre250.000 abitanti) scende al 49% e cresce, parallelamente, la percentuale di votinegativi (40%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 35

Page 37: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

GLI AIUTI E I SUPPORTI AI PORTATORI DI HANDICAP FISICI O MENTALI

Il servizio offerto dalle regioni in termini di aiuti e supporti ai disabili ha otte-

nuto nel complesso un voto sufficiente (6,1). La percentuale dei voti positivi è

pari al 54%, mentre quella dei voti negativi è pari al 34%. Sono, soprattutto, gli

uomini ad esprimere una valutazione complessivamente positiva e più i giova-

ni. Fortemente discriminante appare il titolo di studio: più la scolarizzazione èelevata più i giudizi negativi aumentano e, infatti, tra chi è in possesso di untitolo di studio elementare il voto medio è pari a 6,5 mentre scende a 5,9 tra chiha una laurea o un diploma superiore. La variabile relativa all’area politica nonha evidenziato caratteri particolarmente significativi, mentre quella relativa allostatus degli intervistati conferma la relazione tra profilo sociale e valutazioni,già rilevata nell’articolazione per titolo di studio. Infatti, come si può notare

nella tabella 15, il voto medio è pari a 6,3 tra chi ha un profilo Basso e a 5,8

tra chi ha un profilo Alto.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 37

Page 39: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Percentuali di voti positivi significativamente superiori alla media sono state

registrate solo nel Nord-Est (69%), mentre i giudizi negativi hanno interessato

soprattutto l’area del Sud (con in testa la Campania) e le Isole.

Infine, per quanto concerne l’ampiezza demografica, la percentuale di voti

positivi più alta è stata raggiunta nei centri medi: il 57% di voti positivi è statoespresso dai residenti dei centri con un numero compreso tra 10.000 e 30.000,mentre tra i residenti nei comuni con più di 250.000 abitanti la percentualescende al 49%.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 39

Page 41: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

GLI AIUTI A CHI VIVE UN DISAGIO ECONOMICO

Per quanto riguarda gli aiuti a chi vive un disagio economico, il giudizio degli

intervistati è assai più critico e il voto medio è abbondantemente al di sottodella sufficienza (5,5).

La percentuale dei voti positivi (44%) è di poco superiore a quella relativaai voti negativi (41%). Sono più gli uomini ad esprimersi positivamente, più igiovani, e più coloro che si collocano politicamente nel Centrodestra.

La variabile relativa all’indicatore di status ha evidenziato che i giudizinegativi maturano in relazione al profilo sociale: la percentuale di voti negativi,infatti, è maggiore nel profilo Alto (43%) mentre scende in quello Basso (38%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 41

Page 43: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Anche sul tema degli aiuti a chi vive disagi economici il Nord-Est ha fatto regi-

strare le percentuali di voti positivi più alte della media (57%) mentre il Centro,il Sud e le Isole si posizionano al di sotto. Ancora una volta i grandi centri urba-ni fanno registrare i giudizi positivi più bassi, mentre Valle d’Aosta e TrentinoAlto Adige rappresentano le eccellenze tra le regioni italiane. Lombardia eLiguria sono le uniche regioni in tutto il Nord sotto la sufficienza. Nel CentroItalia tutte le regioni ottengono un voto medio inferiore alla sufficienza e in par-ticolare i residenti nel Lazio attribuiscono un 5 alla Regione. Al Sud e nelleIsole le regioni che ottengono il miglior giudizio sono la Puglia e la Sardegna(per entrambe 5,5).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 43

Page 45: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI

6,2 è il voto medio ottenuto dalle Regioni in merito al tema dell’assistenza agli

anziani. La percentuale dei voti positivi è stata pari al 58%, mentre quella dei

voti negativi è stata pari al 33%. Per quanto concerne la variabile di genere, le

donne hanno espresso una maggiore soddisfazione rispetto agli uomini. La per-

centuale dei voti positivi è più alta nella fascia dei giovani (62%) e diminuisceall’aumentare dell’età (56% sia nella fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni

che in quella comprendente le persone con oltre 54 anni). Sul tema risulta evi-

dente la relazione tra fruizione e capacità di esprimere una valutazione. Infatti,

tra i giovani la percentuale di mancate risposte è risultata molto più alta dellafascia relativa agli over 54 anni. La variabile del titolo di studio evidenzia cheil voto medio è più alto tra chi ha un titolo di studio basso, mentre tende adalzarsi in relazione al crescere della scolarizzazione. È evidente in questo casola relazione tra età e scolarizzazione e la stessa relazione si evidenzia ancheattraverso la lettura dei dati secondo la variabile di status (vedi la tabella 25).Meno significativa appare, invece, la collocazione politica.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 45

Page 47: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

La Valle d’Aosta con il 90%, il Trentino Alto Adige con l’85% e l’Emilia

Romagna con l’80% risultano le regioni con le percentuali di voti positivi piùalte. La Calabria, la Campania e il Lazio sono, invece, le regioni con la più altapercentuale di voti negativi (rispettivamente il 50%, il 49% e il 46%).

Valutazioni positive sono state espresse soprattutto da chi risiede nei pic-coli centri abitati (62% di giudizi positivi e voto medio superiore alla suffi-cienza) mentre i grandi centri urbani fanno registrare un voto medio al di sottodella sufficienza.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 47

Page 49: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

L’ASSISTENZA AI MALATI

Il 60% degli italiani ha espresso un voto positivo in merito al servizio di assi-

stenza ai malati promosso dalla Regione, mentre la percentuale di voti negati-

vi è pari al 32% e il voto medio si attesta sul 6,2.

Le valutazioni positive sono state espresse più dagli uomini (+2% rispetto

alle donne), più dai giovani (+10% rispetto alla popolazione adulta) e più da chi

è in possesso di un titolo di studio alto. La percentuale di voti positivi è supe-

riore alla media sia tra chi si colloca nel Centrodestra che tra chi si colloca nel

Centrosinistra, mentre tra chi non si colloca politicamente tra le due coalizioni

i giudizi positivi scendono significativamente. L’indicatore di profilo sociale ha

evidenziato che, al diminuire del livello di status, la percentuale dei voti posi-

tivi si riduce, passando dal 64% corrispondente allo status Alto, al 59% del

livello più Basso.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 49

Page 51: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Rispetto alla variabile dell’area geografica non si notano sostanziali differen-

ze rispetto alle tematiche precedenti: il Nord-Est spicca per la percentuale di

voti positivi più alta, mentre Sud e Isole per quella dei voti negativi. La regio-ne con il più alto livello di voti positivi è ancora la Valle d’Aosta (90%), segui-ta dal Trentino Alto Adige e dall’Emilia Romagna, mentre la Calabria si con-ferma in fondo alla classifica con una percentuale di voti negativi pari al 52%,seguita dalla Sicilia con il 44% e dalla Campania (43%). Nord-Est, quindi,ancora nell’eccellenza. Va male solo il Lazio tra le regioni del Centro Italia,mentre al Sud e nelle Isole ottengono la sufficienza solo l’Abruzzo, laBasilicata e la Sardegna.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 51

Page 53: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

LE POLITICHE PER IL LAVORO

Le politiche rivolte all’occupazione e al lavoro in genere hanno ottenuto com-

plessivamente un voto sufficiente (6,2). La percentuale dei voti positivi è pari

al 61%, mentre quella dei voti negativi è pari al 35%. Sono, soprattutto, gli

uomini ad esprimere una valutazione complessivamente positiva e più i giova-

ni. Fortemente discriminante appare la scolarizzazione: tra chi ha un titolo di

studio elementare la percentuale di giudizi positivi scende al 54% mentre tra gli

altri si attesta al di sopra del 60%. La variabile relativa all’area politica discri-

mina decisamente tra chi si colloca politicamente e chi, invece, non sceglie

alcuna area. Altrettanto significativa, in tal senso, appare la lettura dei dati attra-

verso la variabile di status, in cui si evidenzia una percentuale di giudizi posi-

tivi che cresce in relazione al profilo sociale (vedi la tabella 35).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 53

Page 55: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

La percentuale di voti positivi è più alta della media nel Nord-Est (85%) e nelNord-Ovest (74%), scende decisamente al Centro (62%) e si inabissa al Sud(37%) e nelle Isole (35%).

Più interessante la lettura dei dati per singola regione: nel Nord Italia spic-ca il risultato appena sufficiente della Liguria (voto medio: 6). Nel Centro tuttele regioni sono abbondantemente sopra la sufficienza tranne il Lazio (votomedio: 5,9). Nel Sud e nelle Isole solo l’Abruzzo ottiene la sufficienza (votomedio: 6) mentre Molise, Campania e Calabria si attestano sotto il 5. Ancorauna volta i grandi centri urbani ottengono un risultato peggiore rispetto aicomuni più piccoli per dimensione demografica.

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LA SANITÀ

La tutela e la salvaguardia della salute degli individui rappresentano una con-

dizione fondamentale all’affermazione di politiche sociali capaci di sviluppare

condizioni di benessere generalizzato dei cittadini e di creare un sistema di pro-

tezione sociale attiva. In tal senso, la sanità costituisce da sempre uno dei prin-

cipali obiettivi del welfare che oggi, alla luce dei mutamenti della struttura

sociale e dei rischi ad essi connessi, deve fronteggiare nuovi problemi e garan-

tire nuovi equilibri. E se questo ha trovato un riscontro nella percezione che i

cittadini hanno del welfare e di quello che esso dovrebbe essere, i dati raccolti

in questa parte della ricerca lo spiegano e lo confermano ulteriormente.

Il livello d’informazione e il grado di soddisfazione dei cittadini sono stati

i primi aspetti rilevati.

IL LIVELLO D’INFORMAZIONE

Agli intervistati è stato chiesto se si ritengono informati su come prenotare una

visita specialistica: il 72% ha risposto affermativamente, mentre il 27% dei cit-

tadini si è dichiarato poco o per nulla informato. Se la variabile relativa al sesso

non ha espresso significative differenze, l’età e il titolo di studio evidenziano,

al contrario, una situazione più articolata.

In particolare, il livello di informazione risulta particolarmente basso tra i

giovani e tende a crescere nella fascia di età medio alta. Particolarmente signi-

ficativo è il titolo di studio: infatti, tra i laureati la percentuale degli informati è

del 10% più alta rispetto a chi è in possesso di licenza elementare.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 57

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Si dichiarano informati tanto gli elettori di Centrodestra e di Centrosinistra,

quanto coloro che non si collocano politicamente, mentre una più significativadifferenziazione si determina in relazione al profilo sociale: la percentuale degliinformati sale tra i cittadini con uno status Medio-Alto e scende del 4% rispet-to alla media tra i profili sociali Bassi.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 59

La percentuale di informati è più alta della media nei comuni con meno di

30.000 abitanti, mentre nei centri con più di 250.000 abitanti si registra un mag-

giore livello di disinformazione.

Rispetto alla variabile geografica, i dati si raggruppano con valori molto

alti al Nord (soprattutto nel Nord-Est, dove è stata registrata la percentuale più

alta) e con valori più bassi della media al Centro, al Sud e nelle Isole. In par-

ticolare emergono, a livello regionale, il Trentino Alto Adige (91%), la Valle

d’Aosta (84%) e il Friuli Venezia Giulia (80%). Tra le regioni del Centro, i più

informati sono i cittadini dell’Umbria (78%). Il Lazio risalta, invece, per la

percentuale più alta dei poco o per nulla soddisfatti (39%). Seguono il Sud e

le Isole con la Campania (33%), la Puglia e la Calabria (32%), la Sardegna

(30%) e il Molise (29%). Tra le regioni del Mezzogiorno, l’Abruzzo è quella

che ottiene la performance migliore, con il 77% di cittadini che si sono dichia-

rati informati.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 61

LE VALUTAZIONI E LE ASPETTATIVE

Nel complesso, 52 italiani su 100 si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti

del sistema sanitario perché lo considerano corrispondente alle esigenze effet-

tive della popolazione; il 46% degli intervistati dichiara, al contrario, che il

sistema sanitario corrisponde poco o per nulla alle effettive esigenze dei citta-

dini. Sono più gli uomini ad esprimere una valutazione positiva rispetto alle

donne (+6%), molto più i giovani delle persone adulte. La percentuale più alta

di giudizi negativi è nella fascia tra i 35 e i 54 anni (il 49% dichiara che il siste-

ma sanitario corrisponde poco o per nulla alle esigenze).

L’incrocio dei dati con la variabile relativa al titolo di studio evidenzia una

significativa relazione tra livello di scolarizzazione e il giudizio complessivo

sul sistema sanitario. Infatti, la percentuale di quanti ritengono la sanità molto

o abbastanza corrispondente alle esigenze dei cittadini cresce all’aumentare del

livello di scolarizzazione, passando dal 46% degli intervistati senza titolo di

studio o con licenza elementare, al 52% di chi ha la licenza media e al 53% di

chi ha il diploma superiore, fino al 57% dei laureati.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani62

Rispetto alla collocazione politica di appartenenza, si evidenziano sostanziali

differenze tra chi si colloca e chi non si colloca politicamente. La percentuale

dei giudizi positivi è più elevata tra gli elettori di Centrodestra rispetto a quelli

del Centrosinistra (+5%), mentre giudizi negativi provengono in misura mag-

giore da coloro che non si identificano in nessuna delle due aree.

Significativa è anche la relazione tra i giudizi espressi e il profilo sociale. La

percentuale dei giudizi positivi cresce all’aumentare del livello di status: 59

intervistati su 100, con un profilo Alto, dichiarano che la sanità è molto o abba-

stanza corrispondente alle esigenze dei cittadini, mentre tra chi ha uno status

Medio la percentuale scende al 53% e si abbassa ulteriormente tra chi ha un

profilo Basso (49%). La percentuale di soddisfatti, inoltre, è di gran lunga supe-

riore nel Nord-Est (73%) e nel Nord-Ovest (62%), scende al Centro (53%) e si

abbassa al di sotto della media nel Sud e nelle Isole. Analizzando la variabile

relativa all’ampiezza dei centri si evidenzia che i giudizi positivi diminuiscono

al crescere del numero di residenti. I giudizi rimangono significativamente

positivi nei centri fino a 10.000 abitanti. Nei grandi centri urbani i giudizi nega-

tivi salgono al 51%. Infine, a livello di singola regione, il Trentino Alto Adige

fa registrare la migliore performance (95%), seguito dalla Valle d’Aosta e

dall’Emilia Romagna (79%), mentre la Liguria risulta la regione del Nord con

la percentuale più bassa di giudizi positivi (54%). Tra le regioni del Centro,

solo i cittadini del Lazio esprimono valutazioni prevalentemente negative.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 63

Decisamente migliori i giudizi dei cittadini abruzzesi, lucani e molisani, men-

tre nelle altre regioni del Sud e delle Isole i giudizi sono prevalentemente nega-

tivi. Calabria (73%) e Sardegna (71%) fanno registrare la percentuale più alta

di insoddisfatti (56%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 65

LA FIDUCIA NELLE STRUTTURE PUBBLICHE

La preferenza per un modello fondamentalmente pubblico della sanità, già

emerso nella prima parte della ricerca, trova ulteriore conferma nei dati relati-

vi alla fiducia espressa dai cittadini. Tra gli intervistati, il 55% ha dichiarato di

avere più fiducia nelle strutture sanitarie pubbliche, mentre il 33% è più fidu-

cioso delle strutture private.

Sono soprattutto gli uomini ad avere una maggiore fiducia nella sanità pubbli-

ca rispetto alle donne (+2%), più la popolazione adulta che i giovani (il 64% di

chi ha un’età superiore ai 54 anni), e più le persone con un alto livello di sco-

larizzazione (60% dei laureati rispetto al 55% delle persone prive di titolo di

studio o aventi solo la licenza elementare).

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Rispetto alla variabile politica, percentuali di quanti esprimono fiducia per il

servizio sanitario pubblico sono superiori alla media tra gli elettori di

Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra (+20%). Tra coloro che non si

collocano politicamente sale la percentuale delle mancate risposte, ma rimane

alta la fiducia nelle strutture pubbliche rispetto a quelle private anche se con

valori più bassi della media. Per ciò che concerne l’indicatore di status, è emer-

so che la fiducia accordata al sistema sanitario pubblico cresce all’aumentare

del profilo sociale: si passa dal 54% delle persone con un livello Medio o

Basso, al 58% degli intervistati con un livello Alto.

Sono, soprattutto, gli intervistati che vivono nelle regioni del Centro (59%) e

del Nord-Est (58%) a manifestare maggiore fiducia nelle strutture pubbliche.

Segue il Nord-Ovest con una percentuale pari al 56%. Il Sud è, invece, l’area

geografica in cui si registra la percentuale più alta di intervistati che esprimo-

no la loro fiducia nelle strutture private (38%).

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In particolare, risalta il risultato del Trentino Alto Adige, dove il 60% degli

intervistati ha dichiarato di avere più fiducia nelle strutture sanitarie pubbli-

che. Calabria e Puglia fanno registrare, invece, le percentuali più alte di inter-

vistati che hanno dichiarato di avere fiducia nelle strutture sanitarie private

(rispettivamente 42% e 39%). Da sottolineare che Calabria e Puglia hanno

fatto registrare anche un basso livello di soddisfazione rispetto alla qualità del-l’offerta sanitaria, mentre in Trentino Alto Adige il 95% degli intervistati hadichiarato che il sistema sanitario risponde alle esigenze dei cittadini.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 69

I VOTI SULLA SANITÀ

In definitiva, dalla ricerca è emerso che il voto medio finale dato dai cittadini

alla sanità è pari a 5,9. In particolare non raggiungono la sufficienza alcuniservizi, quali i tempi di attesa per le visite specialistiche (4,5); i tempi di atte-sa per la diagnostica e per le analisi cliniche (5,0); i tempi di attesa per i rico-veri (5,3) e l’assistenza domiciliare (5,6). La professionalità dei medici ha rag-giunto il voto più alto, pari a 6,9. Seguono: la professionalità degli infermierie del personale paramedico (6,6); il servizio di pronto soccorso e di primointervento (6,5); i tempi di attesa, la cortesia e la disponibilità, l’igiene e l’ac-coglienza (6,3).

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Considerando la media dei voti ottenuti da ciascuna regione, emerge che anche

in tema di sanità è il Nord a primeggiare, e in particolare il Nord-Est. Segue il

Centro, dove i valori si attestano sulla sufficienza con l’unica eccezione del

Lazio che, con un voto insufficiente, occupa le ultime posizioni su scala nazio-

nale. Il Trentino Alto Adige guida la classifica con 7,5, seguito dalla Valle

d’Aosta che ha ottenuto un voto discreto, dall’Emilia Romagna e dall’Umbria

che ottengono un voto pari a 6,6. Al quinto posto si colloca il Friuli Venezia

Giulia con 6,4; seguono il Piemonte (6,3), la Lombardia e il Veneto (6,2),

l’Abruzzo, la Liguria, le Marche (6,1) e la Toscana (6,0). Con l’unica eccezio-

ne dell’Abruzzo, dunque, l’area geografica del Sud e delle Isole si caratterizza

per un diffuso livello di insoddisfazione.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 71

I GIUDIZI SULLA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI

Riguardo la professionalità dei medici, come è evidenziato nelle tabelle

seguenti, la percentuale dei voti positivi è significativamente superiore (81%) a

quella dei voti negativi. Rispetto alla media, sono in misura maggiore i maschi

ad esprimere un voto positivo (83%) rispetto alle donne (79%); più i giovani

che le persone appartenenti alle altre fasce di età, e più gli intervistati con un

elevato livello di scolarizzazione. Inoltre, la percentuale dei voti positivi risul-

ta più alta sia tra quanti si collocano nel Centrodestra (82%), sia tra gli elettori

di Centrosinistra (68%), mentre scende significativamente e al di sotto della

media tra quanti non si collocano in alcuna area politica (74%). La relazione

con la variabile del livello di status è significativa. Infatti, la percentuale dei

voti positivi cresce all’aumentare del profilo sociale. La media dei voti rimane,

comunque, sufficiente in tutte le fasce.

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L’area geografica che prevale per la percentuale dei voti positivi è il Nord-Est,

dove si registra l’87% di valutazioni positive. In particolare, giudizi positivi

significativamente più alti della media sono stati registrati nel Trentino Alto

Adige (94%) e in Emilia Romagna (91%). Seguono le regioni del Nord-Ovest,

dove primeggia la Valle d’Aosta con l’86% dei voti positivi, e quelle del

Centro con in testa l’Umbria (84%). Valori positivi più bassi della media sono

stati registrati nelle Isole (76%) e nel Sud (75%), dove si evidenzia il dato

della Campania.

Per ciò che concerne l’ampiezza dei centri, non si notano significative dif-ferenze tra i piccoli comuni e i grandi centri urbani.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 75

I GIUDIZI SULLA PROFESSIONALITÀ DEL PERSONALE PARAMEDICO

6,6 è il voto medio attribuito al servizio reso dal personale paramedico. Ad

esprimere un voto positivo è il 74% degli intervistati. La percentuale è supe-

riore alla media tra gli uomini, tra le persone con un’età compresa tra 35 e 54anni, e soprattutto tra gli intervistati con un elevato livello di istruzione (il 78%dei laureati rispetto al 67% delle persone con una licenza elementare o senzatitolo di studio).

La variabile dell’area politica evidenzia una sostanziale differenza tra coloroche si identificano politicamente e coloro che invece non si collocano. In par-ticolare, la percentuale dei voti positivi raggiunge valori più alti della media tragli elettori di Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra, mentre scendesensibilmente tra coloro che non si collocano in alcuna delle due coalizioni.

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Anche per quanto riguarda la professionalità del personale paramedico e degli

infermieri, la percentuale dei voti positivi cresce all’aumentare del livello di

status, passando dal 70% tra chi ha un livello Basso, al 76% tra chi ha un livel-

lo Medio, fino al 77% tra chi ha uno status Alto.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 77

Rispetto alla variabile geografica, sono sempre il Nord-Est e il Nord-Ovest ad

avere la percentuale di voti positivi più alta (rispettivamente l’84% e l’81%).

Segue il Centro con il 74% di voti positivi, mentre si distanziano nettamente il

Sud e le Isole, dove, in proporzione, aumentano i valori percentuali dei voti

negativi (rispettivamente 33% e 30%).

Per ciò che concerne l’ampiezza dei centri, le percentuali dei voti positivi si

concentrano con valori più alti della media sia nei piccoli centri che nelle cittàcon un’ampiezza compresa tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, mentre, nel com-plesso, il voto medio scende sensibilmente nelle città con un numero superioreai 250.000 abitanti.

Infine, rispetto alle singole regioni, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta sidistinguono per la percentuale più alta di voti positivi (rispettivamente il 93%e l’89%), seguite dal Friuli Venezia Giulia e dall’Emilia Romagna che confer-mano un voto medio decisamente positivo. Le regioni del Centro sono abbon-dantemente sopra la sufficienza tranne il Lazio che, pur raggiungendo la suffi-cienza, è l’unica, tra le regioni del Centro Italia, a registrare un voto più bassodella media nazionale. Infine, al Sud, la Campania e la Calabria confermano lapercentuale di voti negativi più alta (rispettivamente il 42% e il 35%) e, coeren-temente, i voti medi più bassi su scala nazionale.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 79

I TEMPI DI ATTESA

Nel complesso, le valutazioni sul funzionamento e sulla fruibilità del sistema

sanitario risultano negative in tema di tempi di attesa. Dall’analisi emerge un

diffuso grado di insoddisfazione dei cittadini e i voti totalizzati si abbassano al

di sotto della sufficienza. La prima valutazione ha riguardato i tempi di attesa

per i ricoveri: 45 intervistati su 100 hanno espresso un giudizio negativo, men-

tre il 42% dei cittadini ha espresso un voto positivo.

Sono indifferentemente uomini e donne a formulare un giudizio negativo, più i

giovani della popolazione adulta (il voto medio passa rispettivamente dal 5,1 al

5,3), più le persone in possesso di diploma superiore rispetto ai laureati e a chi

possiede un basso livello di scolarizzazione.

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Decisamente più alta della media la percentuale di voti negativi espressa tra

quanti non si collocano politicamente, mentre sia per gli elettori di

Centrosinistra che per quelli di Centrodestra i giudizi positivi sono di poco

superiori alla media. L’indicatore di profilo sociale ha evidenziato che la per-

centuale dei voti negativi è superiore alla media tra chi ha uno status Medio e

Basso, mentre tra chi ha un profilo sociale Alto i voti si distribuiscono equa-

mente in positivi e negativi.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 81

Ancora una volta, l’alta percentuale dei voti negativi caratterizza il Sud (54%)

e le Isole (51%) seguite dal Centro Italia (47%). Se al Sud è la Campania (62)

a raccogliere la percentuale di voti negativi più alta della media, seguita dalla

Puglia e dalla Calabria (54%), nel Centro è il Lazio a distinguersi in tal senso,

contrapponendosi nettamente all’Umbria che, tra le regioni del Centro, è l’u-

nica a totalizzare un voto sufficiente. Al Sud invece, fanno eccezione

l’Abruzzo e il Molise che raggiungono un voto medio quasi sufficiente.

All’opposto, Nord-Est e Nord-Ovest confermano la percentuale dei voti posi-

tivi più alta. È sempre il Trentino Alto Adige a registrare una percentuale divoti positivi più alta della media (75%), seguito dalla Valle d’Aosta (61%) edal Veneto (51%). Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, invece, sidistinguono per il voto medio più basso al Nord. Infine, per quanto riguardal’ampiezza dei centri, la percentuale di voti negativi è più alta della medianelle grandi città, e scende sensibilmente nei piccoli centri, passando dal votomedio pari a 4,6 a quello del 5,6.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 83

Ancora più negativo è stato il voto medio dato dai cittadini alla sanità perquanto concerne i tempi di attesa per le visite specialistiche: il 64% degli inter-vistati ha espresso, infatti, un giudizio negativo. Il restante 32%, li ha valutatipositivamente.

La variabile di genere non evidenzia differenze tra maschi e femmine e lepercentuali dei voti si distribuiscono equamente in giudizi positivi e negativi inentrambi i sessi. La percentuale dei voti negativi raggiunge valori superiori allamedia nella fascia di età 35-54 anni, cala tra i giovani e scende al di sotto dellamedia tra la popolazione anziana, dove prevalgono soprattutto le valutazionipositive. Inoltre, all’aumentare del livello di scolarizzazione aumenta il votomedio. Le percentuali dei voti positivi sono più alte tra i laureati e tra gli inter-vistati in possesso di diploma di scuola media inferiore.

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L’indicatore di profilo sociale ha evidenziato una differenza tra chi ha un livel-

lo di status Alto e chi ha un profilo Medio e Basso: la percentuale dei voti nega-

tivi passa dal 61% corrispondente al profilo Alto, al 64% dello status Basso,

fino al 65% di quello Medio. Inoltre, la percentuale dei voti negativi è risultata

più alta tra le persone che non si collocano politicamente, rispetto sia agli elet-

tori di Centrosinistra, sia a quelli di Centrodestra.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 85

Rispetto all’area geografica di appartenenza, le percentuali di voti negativi si

distribuiscono con valori più alti della media nelle Isole, al Sud e al Centro,

mentre al Nord-Est (39%) e al Nord-Ovest (38%) si registrano le percentuali di

voti positivi più alte della media.

Il confronto regionale evidenzia la più alta percentuale dei giudizi negativi in

Sardegna rispetto alla media nazionale e il voto medio più basso è ottenutodalla Campania e dal Lazio. Al Sud, si distinguono per un voto medio più altodelle altre regioni dell’area geografica, il Molise e l’Abruzzo (rispettivamente4,9 e 4,8), mentre al Centro, spicca in tal senso l’Umbria (5,3). Tra le regioni del Nord, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta totalizzanouna percentuale di giudizi positivi superiore rispetto a quella dei voti negativi.Infine, la percentuale di voti negativi cresce all’aumentare dell’ampiezza deicentri abitati. Il voto medio più basso si ottiene nei comuni con un numero diabitanti superiore a 250.000 (pari a 4,3).

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Riguardo i tempi di attesa per la diagnostica, il voto medio raggiunto è stato

pari a 5: il 55% degli intervistati ha dato alla sanità un voto negativo, mentre il41% dei cittadini ha assegnato un voto positivo.Sono più gli uomini ad esprimere voti negativi (+2%), più le persone con unafascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni e più coloro che hanno la licenzamedia o sono senza titolo di studio (59%). La percentuale dei voti positivi, invece, è più alta della media tra le persone conun’età superiore ai 54 anni, e tra quelle in possesso di diploma di scuola mediainferiore.

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Rispetto alla variabile politica, percentuali di voti negativi più alti della media

sono stati registrati tra gli intervistati che non si identificano né con ilCentrosinistra né con il Centrodestra e il voto medio raggiunge il valore di 4,7.Tra gli elettori di Centrodestra si raggruppa, invece, la percentuale di voti posi-tivi più alta della media. Tra gli intervistati con uno status Alto sale la percen-tuale di voti negativi, mentre voti positivi sono espressi soprattutto dagli inter-vistati con un profilo sociale Medio.

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Le Isole hanno il primato in termini di voti negativi espressi (65%). Seguono

il Sud (63%) e il Centro (58%), mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano

una maggiore percentuale di voti positivi e il voto medio più alto. Al Sud,

Molise e Abruzzo confermano un voto medio più alto delle altre regioni meri-

dionali, mentre la Puglia, su scala nazionale, presenta il valore più alto di voti

negativi. Al Centro, invece, guida la classifica con il voto medio più basso il

Lazio, ancora una volta contrapposto all’Umbria che invece totalizza il voto

medio più alto (5,6). Il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta anche su questa

tematica sono l’eccellenza tra le regioni italiane. Infine, chi risiede nei grandi

centri urbani esprime la percentuale più alta di voti negativi e il voto medio

scende a 4,7.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 91

IL SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSO

I cittadini hanno dato un voto più che sufficiente al servizio di pronto soccor-

so. Nel complesso, infatti, la percentuale di voti positivi è pari al 70%, mentre

quella dei voti negativi è del 25%. Sono più i maschi ad esprimere un votopositivo rispetto alle donne (+4%), più le persone con un’età superiore ai 54anni e più coloro che sono dotati di un alto livello di scolarizzazione (76% deilaureati).

Rispetto alla variabile dell’area politica, non sono presenti significative diffe-renze tra gli elettori delle due aree politiche, mentre tra quanti non si colloca-no politicamente si concentra la percentuale dei voti negativi più alta dellamedia e il voto medio scende a 6,2. Ad esprimere un voto positivo sono, inol-tre, soprattutto le persone con un profilo sociale Alto, rispetto a chi ha un livel-lo di status Medio e Basso.

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La percentuale di voti positivi più alta della media è stata ottenuta al Nord-Est(80%) con, in testa, il Trentino Alto Adige (91%) seguito dalla Valle d’Aosta(87%), dalla Liguria, dal Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna e dall’Umbria (80%). Il Centro, il Sud e le Isole hanno fatto registrare, invece, la per-centuale dei voti negativi più alta (rispettivamente 28%, 31% e 36%). In particolare, il Lazio è l’unica regione del Centro Italia che fa registrare unvoto medio insufficiente, mentre al Sud, Abruzzo e Molise si contraddistinguo-no per un voto discreto. All’ultimo posto si colloca invece la Campania, con la percentuale di voti nega-tivi più alta della media nazionale. Infine, rispetto all’ampiezza dei centri abi-tati, i voti positivi sono espressi dagli abitanti delle piccole città (75%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 95

CORTESIA E DISPONIBILITÀ

Ai cittadini è stato chiesto di dare un voto alla sanità anche per ciò che riguar-da la disponibilità e la cortesia. Il voto medio finale è stato 6,3. La percentualedi voti positivi è pari al 69%, mentre quella dei voti negativi corrisponde al28%. La variabile di genere non evidenzia significative differenze, mentre larelazione con la variabile dell’età è tale che, all’aumentare di quest’ultima, cre-sce la percentuale dei giudizi positivi, e il voto medio passa da 6,1 corrispon-dente alla fascia 18-34 a 6,4 relativo alle persone con un’età superiore ai 54anni. Percentuali di voti positivi superiori alla media si determinano indiffe-rentemente tra chi possiede un livello medio alto di scolarizzazione, rispetto chiha la licenza elementare o è sprovvisto di titolo di studio.

Per ciò che concerne l’area politica di appartenenza, i voti sulla cortesia e sulladisponibilità raggiungono i valori positivi più alti tra gli intervistati diCentrosinistra (73%), rispetto a quelli di Centrodestra (69%) e tra chi nonappartiene a nessuna delle due aree (63%). Voti positivi sono, inoltre, espressiin particolare dalle persone con un livello di status Medio (70%). La percen-tuale si abbassa tra coloro che hanno uno status Basso (69%) fino a raggiunge-re il valore del 67% tra gli intervistati con un profilo sociale Alto.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 97

Riguardo la variabile geografica, l’andamento delle percentuali rimane simile aquello definito per le altre tematiche: al Nord-Est e al Nord-Ovest i valori posi-tivi sono più alti, mentre al Centro, nelle Isole e al Sud i valori tendono ad

abbassarsi. La percentuale dei valori positivi è allo stesso livello in Trentino

Alto Adige e in Valle d’Aosta (rispettivamente 91% e 90%). Il dato percentua-

le con il valore più basso si raggiunge in Campania, dove si registra il 47% dei

voti positivi. Valutazioni positive sono state espresse soprattutto da chi risiede

nei piccoli centri abitanti (73% nei comuni con un numero di abitanti inferiore

a 5.000) piuttosto che nelle grandi città (68% nelle città con un numero di abi-

tanti superiore a 250.000).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 99

IGIENE E ACCOGLIENZA

Il voto alla sanità per ciò che riguarda l’igiene e l’accoglienza è stato 6,3: 70

intervistati su 100 hanno espresso un voto positivo. Si tratta indifferentemente

di uomini e donne, soprattutto di giovani e di persone in possesso di diploma

superiore.

La percentuale di voti positivi è superiore alla media sia tra chi si colloca nel

Centrodestra che tra chi si colloca nel Centrosinistra, mentre tra chi non si col-

loca politicamente tra le due coalizioni, i giudizi positivi scendono significati-

vamente e il voto medio si abbassa al di sotto della sufficienza. Valutazioni

positive sulla sanità in tema di igiene e di accoglienza sono particolarmente fre-

quenti tra le persone aventi un profilo sociale Medio (73% dei voti positivi),

rispetto a chi ha uno status Alto (69%) o Basso (67%).

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Regioni e welfare: i voti degli italiani100

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 101

Anche su questo tema, analizzando la variabile geografica, i dati della ricercaconfermano l’alta percentuale dei voti positivi che caratterizzano le aree delNord-Est e del Nord-Ovest, rispetto sia al Centro sia, soprattutto al Sud e alleIsole dove sono più elevate le percentuali di voti negativi e il voto medio diven-

ta insufficiente. Infatti, la Valle d’Aosta ha raccolto il 93% dei voti positivi,

seguito ancora una volta dal Trentino Alto Adige.

Al Sud si registra un voto sufficiente nelle regioni dell’Abruzzo, del Molise, in

Basilicata e in Puglia, mentre la Campania si distingue su scala nazionale per

il voto medio più basso.

Riguardo l’ampiezza dei centri, ancora una volta, le piccole città sono quellepromosse con il più alto valore percentuale di voti positivi, pari a 75% nelle

città con un numero di abitanti inferiore a 5.000 abitanti e al 74% in quelle conun numero di abitanti compreso tra 5.000 e 10.000.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 103

L’ASSISTENZA DOMICILIARE

Il servizio di assistenza domiciliare ha ottenuto, da parte dei cittadini intervi-stati, un voto medio pari 5,6. A dare un voto positivo sono stati 43 intervistatisu 100, mentre 32 intervistati su 100 hanno associato un voto negativo al ser-vizio. La percentuale dei voti positivi è più alta della media tra i maschi, tra i

giovani e le persone con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (anche se tra i

primi si concentra la percentuale di giudizi negativi più alta della media e il

voto medio finale più basso), più tra coloro che sono in possesso di licenzia

media inferiore (45%) rispetto a chi ha un elevato livello di scolarizzazione.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani104

Percentuali di voti positivi superiori alla media sono stati registrati tra gli elet-tori di Centrodestra e, nel complesso, il voto medio più basso si registra tra

coloro che non si collocano politicamente.

L’indicatore di status evidenzia una significativa relazione tra profilo sociale e

valutazioni positive: la percentuale tende ad aumentare progressivamente al

diminuire del livello di status e il voto medio finale dato al servizio passa da

un’insufficienza registrata nella fascia corrispondente al profilo Alto a un voto

sufficiente nelle altre due (tra le quali diminuisce anche la percentuale delle

mancate risposte).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 105

Percentuali di voti negativi superiori alla media caratterizzano, ancora unavolta, le regioni del Sud (48%), le Isole (42%) e il Centro Italia (33%). Tra leregioni del primo gruppo, quelle che totalizzano i valori negativi più alti sono

la Calabria (52%), la Campania (51%) e la Puglia (50%). La Basilicata è, inve-

ce, la regione con il voto medio più basso su scala nazionale (5,0). Tra le regio-

ni del Centro eccelle l’Umbria, con un voto medio di gran lunga superiore alla

sufficienza.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani106

Nel complesso è il Nord Italia a raggiungere le valutazioni più positive. Tra le

regioni con la percentuale di voti positivi più alti, rientrano il Trentino Alto

Adige (68%), seguito dalla Valle d’Aosta e dall’Emilia Romagna (60%).

Singolare è la Liguria, che tra le regioni del Nord-Ovest registra il voto medio

più basso e sotto la sufficienza. Infine, rispetto alla variabile dell’ampiezza dei

centri, emerge una maggiore valutazione positiva tra i cittadini dei piccoli

comuni, mentre nelle grandi città il voto medio scende sensibilmente.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 107

L’UTILIZZO DEL PRONTO SOCCORSO

Attraverso l’analisi dei dati relativi all’utilizzo del pronto soccorso, la ricercaha confermato che il bisogno di rassicurazione sullo stato di salute trova unprimo fondamentale riferimento nelle strutture pubbliche. Alla domanda relativa all’utilizzo del pronto soccorso anche nei casi di noneffettiva necessità, il 64% degli intervistati ha risposto negativamente, ma 36

intervistati su 100 hanno risposto affermativamente.

Questi ultimi sono indifferentemente uomini o donne (rispettivamente 35% e

36%), appartenenti tanto al Centrosinistra, quanto al Centrodestra (rispettiva-

mente 36% e 37%), mentre si caratterizzano per età (il 40% tra chi ha una età

compresa tra i 35 e i 54 anni), livello di scolarizzazione (39% tra quanti sono

in possesso di licenza inferiore), area geografica di appartenenza (41% delle

persone che vivono al Centro, seguite dal Nord-Est e dal Nord-Ovest) e

ampiezza centri (il 39% tra chi abita nelle città con un numero di abitanti com-

preso tra 100.000 e 250.000).

La variabile relativa allo status degli intervistati ha evidenziato una significati-

va relazione tra profilo sociale e utilizzo del pronto soccorso anche in caso di

non effettiva necessità.

Infatti, la percentuale di persone che hanno avuto occasione di rivolgersi al

pronto soccorso anche senza effettiva necessità cresce al diminuire del proprio

status, passando dal 30% di risposte affermative provenienti dagli intervistati

con uno profilo Alto, al 36% di quelle con un livello di status Medio, fino ad

arrivare al 38% di risposte date da chi ha un livello Basso.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani108

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 109

Infine, per quanto riguarda le regioni, la Liguria si caratterizza per la percen-tuale di risposte affermative più alte della media (44%), Seguono Emilia

Romagna e Lazio (43%), Sardegna (42%), Valle d’Aosta (40%), Toscana

(38%), Veneto e Piemonte (37%).

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Regioni e welfare: i voti degli italiani110

IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE

Secondo la maggior parte dei cittadini, un paziente affetto da tumore dovrebbeavere assistenza e cure necessarie presso la propria casa. Ad affermarlo sono 62intervistati su 100. Si tratta più di donne che di uomini (+4%), di giovani e di

persone con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (+6% rispetto alla popolazio-ne adulta), di intervistati con un elevato livello di scolarizzazione (il 71% dicoloro che sono laureati e 65% di chi ha un diploma superiore).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 111

Ad affermare che l’assistenza ai malati di tumore dovrebbe essere garantita incasa, sono, rispetto alla variabile dell’area politica, le persone che si collocanoal Centrosinistra (66% rispetto al 60% degli appartenenti al Centrodestra),mentre, rispetto all’indicatore di status, la percentuale sale progressivamenteall’aumentare del profilo sociale, passando dal 56% corrispondente al profiloBasso al 69% registrato nel livello Alto.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani112

Sono, soprattutto, le persone che abitano nelle regioni del Centro a indicare lacasa come scelta migliore per la cura di un malato di tumore (66%). Seguonole regioni del Nord, mentre al Sud e nelle Isole sale la percentuale di quantiindividuano l’ospedale come alternativa migliore, attestandosi su valori più alti

della media.

A livello di singola regione, la percentuale di quanti indicano l’assitenza domi-

ciliare è più elevata nella Toscana (73%). Seguono la Puglia (70%), unica ecce-zione del Sud, l’Emilia Romagna (68%), la Valle d’Aosta (67%), le Marche eil Lazio (65%), la Liguria e la Lombardia (63%).Infine, rispetto all’ampiezza dei centri abitati, sono le città di media grandezza

a distinguersi in tal senso (il 64% vive nelle città con un numero di abitanti

compreso tra 10.000 e 30.000 e tra 30.000 e 100.000).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 113

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Regioni e welfare: i voti degli italiani114

IL NON PROFIT

L’importanza del terzo settore e del volontariato, come parte della società civi-

le orientata alla diffusione e alla moltiplicazione di risorse di tipo solidale e

come espressione diretta e non più mediata del senso politico dell’agire, in

quanto radicato nel territorio e vicino alle effettive esigenze dei cittadini, trova

ulteriore conferma con la specifica domanda sull’assistenza domiciliare delle

associazioni e delle imprese non profit. Il 70% dei cittadini intervistati afferma

che i servizi resi da queste associazioni devono essere considerati parte inte-

grante dell’offerta sanitaria.

A dichiararlo sono, in particolare, più le donne (+5%) e le persone in possesso

di diploma superiore, mentre tale considerazione risulta strettamente in rela-

zione all’età degli intervistati: la percentuale sale tra i giovani e si abbassa gra-

dualmente tra la popolazione anziana (tra la quale, tra l’altro, aumenta la per-

centuale delle mancate risposte).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 115

La variabile dell’area politica descrive una significativa differenza tra chi si col-loca tra i due schieramenti e chi non si colloca politicamente. In particolare, lapercentuale di quanti dichiarano l’importanza di integrare l’attività del non pro-

fit nell’offerta sanitaria generale è maggiore della media tra gli elettori di

Centrosinistra (74%), scende tra quelli di Centrodestra (70%) e si abbassa al di

sotto della media tra chi non si identifica in nessuno dei due schieramenti

(65%). Significativa, in tal senso, anche la relazione con l’indicatore di status:

all’aumentare del profilo sociale cresce la percentuale, raggiungendo il valore

più alto della media tra le persone con un profilo Medio (73%). Inoltre, sale la

percentuale di mancate risposte tra chi ha uno status Basso e, nel complesso, la

percentuale di quanti definiscono il servizio sanitario delle associazioni non

profit importante, ma non fondamentale, raggiunge il valore più alto della

media in corrispondenza del profilo Alto.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani116

Infine, per quanto riguarda l’ampiezza dei centri e l’area geografica di apparte-nenza, gli intervistati che considerano necessario integrare l’assistenza domici-liare e non profit con l’offerta sanitaria sono soprattutto coloro che vivono nellecittà con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 10.000 (73%, seguiti dai

centri medi e dalle città con un numero maggiore di 250.000 abitanti), che vivo-

no nel Nord-Ovest (72%) e nel Sud (72%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 117

Si distinguono, al Sud, le regioni che in tema di sanità hanno registrato i voti

più bassi, ovvero la Puglia (76%), che spicca al primo posto su scala naziona-

le, e la Campania (73%), preceduta solo dall’Abruzzo (74%). Al Nord-Ovest,

sono invece il Piemonte (75%) e la Lombardia (71%) a registrare le percentua-

li più alte. Segue il Nord-Est (la percentuale è più alta nel Veneto, pari a 74%),

mentre il Centro e soprattutto l’area geografica delle Isole si caratterizzano per

la percentuale più bassa della media.

Tra quest’ultime, la Sardegna (75%) e la Toscana (72%) rappresentano le

eccezioni.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 119

I TAGLI ALLA SANITÀ

Il ruolo delle associazioni di volontariato e delle imprese non profit è ulterior-mente evidenziato dai dati raccolti in merito ai tagli alla sanità, che hanno con-fermato l’opinione diffusa dell’importanza dell’offerta di queste strutture edella sua totale integrazione nel sistema sanitario. Il 63% degli intervistati hadichiarato che i tagli alla sanità dovrebbero riguardare il sistema sanitario nelsuo complesso. Solo il 12% sostiene che i tagli dovrebbero cominciare dallerisorse destinate al non profit.A sostenere la prima affermazione sono indifferentemente uomini e donne(63%), in misura nettamente maggiore i giovani (72%) rispetto alla popolazio-ne adulta, e persone con un alto livello di scolarizzazione (68% dei laureati edegli intervistati in possesso di diploma superiore).

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Percentuali più alte della media di quanti affermano che i tagli alla sanitàdovrebbero riguardare il sistema nel suo complesso, sono tra chi si colloca sianel Centrosinistra (66%), sia nel Centrodestra (65%), mentre si abbassano al disotto della media tra coloro che non si collocano politicamente (tra i qualiaumenta anche la percentuale delle mancate risposte). Per quanto concernel’indicatore di status, la percentuale varia sensibilmente in relazione al profilosociale, raggiungendo il valore più alto della media tra gli intervistati con unprofilo Medio e Alto.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 121

Tale valutazione è, inoltre, più diffusa tra i cittadini che risiedono nelle regioni

del Nord-Est e nelle Isole (65%) e nell’area geografica del Sud (64%). Rispetto

alla variabile delle singole regioni, la percentuale raggiunge i valori più alti in

Emilia Romagna (69%), in Trentino Alto Adige e in Campania (68%) e nella

Sicilia (66%). Seguono il Nord-Ovest (63%), dove spicca la Liguria (67%),

mentre al Centro (61%) solo la Marche registrano una percentuale superiore

alla media.

Infine, rispetto all’ampiezza dei centri, il dato è più alto tra i cittadini che vivo-

no nelle città con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 30.000 (66%) e

in quelle con un numero compreso tra 100.000 e 250.000 (65%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 123

LA SCUOLA

Come è evidenziato nelle tabelle seguenti, la percentuale dei voti positivi sultema della scuola è significativamente superiore (73%) a quella dei voti nega-tivi. Rispetto alla media, sono stati, in misura maggiore, i maschi a esprimereun voto positivo (74%) rispetto alle donne (72%); più i giovani che le persone

appartenenti alle altre fasce di età, e più coloro che sono in possesso di diplo-

ma superiore.

Per quanto concerne la variabile relativa all’area politica, la percentuale di voti

positivi si attesta su valori alti, sia tra quanti si sono dichiarati di Centrosinistra

(76%), che tra quanti si sono dichiarati di Centrodestra (75%). La percentuale

di voti positivi è, invece, significativamente più bassa tra chi non si colloca in

nessuna delle due aree politiche (68%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 125

La variabile relativa allo status, inoltre, ha messo in evidenza che la percentua-le di mancate risposte tra chi ha un profilo sociale Basso è circa il doppio deglialtri due profili. Il voto medio però risulta più alto (6,9). E questo si spiega inquanto chi ha risposto ha espresso voti più alti della media.

Nel Nord-Est (81%) e nel Nord-Ovest (75%) si sono registrate le percentualipiù alte di voti positivi. Seguono le Isole (72%), il Sud (69%) e il Centro (68%).La percentuale di giudizi positivi scende abbondantemente sotto la medianazionale nelle grandi città (oltre 250.000 abitanti) mentre, a livello di singolaregione, la percentuale ha raggiunto valori significativamente più alti dellamedia in Trentino Alto Adige (91%), in Valle d’Aosta (89%) e in EmiliaRomagna (85%). Rovesciando la classifica all’ultimo posto, tra le regioni, sicolloca il Lazio (61%), seguito dalla Campania (63%) e dalla Calabria (69%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 127

L’UNIVERSITÀ

L’Università ha ottenuto una percentuale di voti positivi pari al 66%. La per-

centuale è risultata più alta della media tra gli uomini, tra i giovani e tra chi ha

un titolo di studio medio o alto.

Inoltre, la percentuale dei voti positivi è risultata più alta sia tra quanti si sono

collocati nel Centrosinistra (69%), sia tra coloro che si sono collocati nel

Centrodestra (68%). Mentre è stata inferiore tra quanti non si collocano in

alcuna area politica (61%).

La variabile relativa allo status degli intervistati ha evidenziato una significati-

va relazione tra livello di status e le valutazioni positive espresse. Infatti, la per-

centuale è più alta tra coloro che hanno uno status Alto (74%), scende al 70%

nel profilo Medio e si abbassa fino al 59% nel profilo Basso.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 129

Hanno, inoltre, espresso un voto positivo più alto della media i residenti nel

Nord Italia, mentre le percentuali scendono al di sotto del valore medio nel

Centro (dove è più alta la percentuale dei “non indica”), nel Sud (dove è piùalta la percentuale dei voti negativi) e nelle Isole (dove è stato raggiunto il votomedio più basso, pari a 6,5).La variabile relativa all’ampiezza dei centri ha messo in evidenzia che la per-centuale di voti negativi è più bassa nei centri tra 10.000 e 100.000 abitanti e inquelli sotto i 5.000.

A livello di singola regione, la percentuale dei voti positivi è stata più alta dellamedia in Lombardia (77%) e nel Trentino Alto Adige (76%). Le percentuali piùbasse di voti positivi si sono avute in Campania (dove si registra la quota piùalta di voti negativi, pari al 29%), in Liguria e nel Lazio.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 131

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Il 61% degli intervistati ha espresso un voto positivo in merito alla formazioneprofessionale ma il voto medio è, nel complesso, poco superiore alla sufficien-za. Sono in misura maggiore gli uomini a esprimere un voto positivo rispettoalle donne, ma poiché tra gli uomini la percentuale di coloro che rispondono è

più alta di quella delle donne, ne consegue che il voto medio è più alto tra que-

ste ultime (6,4). Rispetto all’età, i giudizi positivi sono più frequenti tra i gio-

vani mentre per quanto riguarda la variabile relativa al titolo di studio, la per-

centuale dei voti positivi è superiore alla media tra chi ha un diploma superio-

re e scende al di sotto della media tra i laureati e tra chi ha un livello di scola-

rizzazione elementare. La percentuale di voti positivi è più alta della media sia

tra coloro che si collocano nel Centrosinistra che tra coloro che si collocano nel

Centrodestra, mentre scende significativamente al di sotto tra quanti non si col-

locano in nessuna area politica.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 133

Il 66% degli intervistati appartenenti a un livello di status Medio esprime unvoto positivo sulla formazione professionale. La percentuale di giudizi negati-vi, invece, sale al crescere del profilo sociale. Tra quanti hanno un profilo Bassola percentuale di mancate indicazioni è pari al 18%, mentre scende all’8% nelprofilo più Alto. È evidente, quindi, la corrispondenza tra status e capacità diesprimere una valutazione di merito. Per quanto riguarda l’area geografica, il dato relativo ai voti positivi si attestasu valori più alti nel Nord-Est (75%) e nel Nord-Ovest (69%), mentre al Centro,nel Sud e nelle Isole, i valori scendono al di sotto della media. In particolare, ilSud è quello dove si ottiene il voto medio più basso rispetto alla media (5,6).La percentuale di soddisfatti più alta si registra, infine, nei comuni con unnumero di abitanti compreso tra 100.000 e 250.000 (67%).Il Trentino Alto Adige è la regione in cui si raggiunge la percentuale di votipositivi più alta (84%), seguito dalla Valle d’Aosta (82%) e dall’EmiliaRomagna (81%). Il Molise, al contrario, è la regione nella quale si evidenzia lapiù alta insoddisfazione.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 135

LA SANITÀ

Questi dati sulla sanità seguono le molte tabelle sull’argomento presentate pre-

cedentemente. In questa occasione il giudizio dei cittadini è generale, senza

specificazioni e distinzioni.

Il tema della sanità raggiunge, nel complesso, la sufficienza come voto medio.

Ad esprimere un voto positivo sono stati il 62% degli intervistati.

Sono soprattutto i maschi ad esprimersi con favore (+5% rispetto alle donne),

più i giovani rispetto alla fascia d’età medio alta (+8%), più coloro che si col-

locano nel Centrodestra rispetto a coloro che si collocano nel Centrosinistra

(+3%). Nel complesso, la percentuale di voti negativi è significativamente più

alta tra chi non appartiene a nessuna delle due aree politiche. Rispetto alla

variabile del titolo di studio, la percentuale di voti positivi espressi scende al

52% tra chi è in possesso della sola licenza elementare.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani136

È stato soprattutto chi ha un livello di status Medio o Alto (rispettivamente il65% e il 64%) ad esprimersi positivamente in merito alla sanità nella sua regio-ne, mentre nella fascia di status Basso si sono registrate le percentuali più ele-vate di voti negativi (38%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 137

Rispetto all’area geografica, nel Nord-Est è stato registrato il valore percentua-le di giudizi positivi più alto della media. Le Isole, invece, sono risultate le zone

con un più alto livello di insoddisfazione (49% di voti negativi), seguite dal Sud

con il 47% dei voti negativi.

La percentuale di soddisfatti è più alta nei medi e nei grandi comuni (il 64% di

coloro che vivono nei centri con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e

30.000 e tra 100.000 e 250.000 ha espresso un voto positivo). Nei comuni con

più di 250.000 abitanti la percentuale di voti negativi è al 41%.

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A livello di singola regione, ancora una volta, Trentino Alto Adige, Valled’Aosta ed Emilia Romagna (rispettivamente 92%, 86%, 83% di voti positivi)sono le regioni in cui si evidenzia la maggiore soddisfazione. La Calabria è,invece, la regione in cui è più alta la percentuale di voti negativi (57%).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 139

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Regioni e welfare: i voti degli italiani140

LE INIZIATIVE CULTURALI

Il voto alla Regione sulle iniziative culturali è, nel complesso, più che suffi-

ciente: il 68% degli intervistati ha espresso un voto positivo, mentre i voti nega-

tivi raggiungono il 24%. Sono ancora una volta più i maschi ad esprimere valu-

tazioni positive rispetto alle donne (+5%) e soprattutto i giovani rispetto alla

popolazione adulta. La variabile relativa al titolo di studio evidenzia una rela-

zione tra livello di scolarizzazione e valutazioni positive. Infatti, la percentuale

dei voti positivi è più alta della media tra gli intervistati che hanno la laurea

(76%), scende tra quelli che sono in possesso di diploma superiore (71%), si

abbassa tra le persone con licenza media inferiore (67%), fino ad arrivare al

53% tra coloro che hanno la licenza elementare o sono senza titolo di studio.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 141

La variabile relativa alla collocazione politica evidenzia significative differen-ze: la percentuale di valutazioni positive è, infatti, più alta tra coloro che si col-

locano nel Centrosinistra rispetto a coloro che, invece, si collocano nel

Centrodestra (+2%), mentre la percentuale di voti negativi è più alta tra coloro

che non si collocano in alcuna area politica.

Ancora una volta la variabile di status evidenzia caratteri significativi. La per-

centuale dei voti positivi, infatti, cresce all’aumentare del profilo sociale: 63%

tra coloro che hanno uno status Basso, 71% tra quanti hanno uno status Medio,

76% tra quanti hanno uno status Alto.

Rispetto alla variabile relativa all’area geografica, la percentuale di voti positi-

vi è più alta della media nelle regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest (rispetti-

vamente 77% e 76%) mentre scende a valori più bassi della media al Centro

(67%), nelle Isole (61%) e al Sud (56%). È soprattutto nelle grandi città che icittadini valutano positivamente la Regione in materia di iniziative culturali(78% nelle città con un numero di abitanti superiore a 250.000, mentre la per-centuale di voti negativi è più alta nei comuni che contano tra i 5.000 e i 10.000

abitanti).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 143

Il Trentino Alto Adige è la regione con il voto medio più alto (7,5). Al contra-

rio, il Molise e la Campania risultano essere quelle con le percentuali di voti

negativi più alte della media (rispettivamente il 45% e il 41%).

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Regioni e welfare: i voti degli italiani144

LA CURA E LA TUTELA DELL’AMBIENTE

Per ciò che riguarda la cura e la tutela dell’ambiente, sono stati espressi il 35%

di voti negativi e il 62% di voti positivi. Il voto medio è stato pari a 6,1.

Se la variabile relativa al sesso non ha espresso significative differenze, l’età

descrive, al contrario, valutazioni articolate. Nella fascia 18-34 anni, infatti, la

percentuale di voti positivi è del 10% più alta rispetto alla fascia di quanti

hanno oltre 54 anni. Al crescere del titolo di studio crescono, inoltre, quanti

esprimono un giudizio negativo.

La percentuale di voti positivi è più alta tra quanti si collocano nel Centrodestra

rispetto a quanti, invece, hanno fatto riferimento al Centrosinistra. La percen-

tuale di giudizi negativi più alta è stata espressa da quanti non si collocano in

nessuna delle due aree politiche.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 145

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Regioni e welfare: i voti degli italiani146

L’incrocio con la variabile di status, ha evidenziato che al crescere di quest’ul-timo cresce parallelamente l’insoddisfazione dei cittadini e la conseguente per-centuale di voti negativi. Si passa dal 33% di voti negativi dichiarati dalle per-sone appartenenti alla fascia Bassa, al 40% corrispondente allo status Alto.Rispetto all’area geografica di appartenenza, i risultati della ricerca hanno evi-denziato una maggiore percezione negativa al Sud e nelle Isole, dove si sonoottenute le percentuali di voti negativi più alti della media, pari, rispettivamen-

te, a 47% e 45%. Inoltre, la percentuale di voti negativi cresce all’aumentare

dell’ampiezza dei centri abitati. Il voto medio più basso si ottiene nei comuni

con un numero di abitanti superiore a 250.000 (pari a 5,7).

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 147

Infine, la regione che ha ottenuto la percentuale di voti negativi più alta è statala Campania (55%), seguita dalla Calabria (51%), dalla Sicilia (50%) e dalMolise (46%).

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LO SPORT E IL TEMPO LIBERO

Allo sport e al tempo libero i cittadini hanno dato, nel complesso, un votomedio pari a 6,7. Percentuali di voti positivi più alte della media sono presenti

tra i maschi (73% rispetto al 68% delle femmine), tra i giovani (il dato è, inve-

ce, sensibilmente inferiore alla media tra le persone con un’età superiore ai 54

anni), e tra coloro che hanno un livello di scolarizzazione elevato (il 74% sia

tra i laureati che tra i diplomati).

Al di sopra della media la percentuale di voti positivi tra coloro che si collo-

cano politicamente in una delle due aree (tra chi si dichiara di Centrodestra la

percentuale di voti positivi è più alta rispetto a quanti, invece, si collocano nelCentrosinistra) mentre la percentuale si abbassa al di sotto della media tracoloro che non si collocano in alcuna delle due aree. Tra questi, infatti, è piùelevata la percentuale di giudizi negativi. Infine, gli intervistati che apparten-gono a uno status Medio sono quelli che maggiormente esprimono un giudi-zio positivo.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 149

Anche su questo tema, analizzando la variabile geografica, i dati della ricercasono inequivocabili: sono sempre le zone del Nord-Est e del Nord-Ovest a otte-nere le percentuali di voti positivi più alte, rispetto sia al Centro, sia soprattut-

to al Sud e alle Isole, dove sono più elevate le percentuali di voti negativi.

Infatti, il Trentino Alto Adige ha raccolto il 92% dei voti positivi, seguito, anco-

ra una volta, dall’Emilia Romagna e dalla Valle d’Aosta.

Riguardo l’ampiezza dei centri, la percentuale dei voti positivi è più alta tra gliabitanti dei grandi centri: il 75% dei voti positivi è stato espresso nelle città con

un numero di abitanti compreso tra 100.000 e 250.000.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani150

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 151

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Regioni e welfare: i voti degli italiani152

I TRASPORTI PUBBLICI

Il servizio di trasporti pubblici ottiene un voto medio pari a 6,1; in complessosono stati espressi il 61% di voti positivi. Gli uomini hanno espresso una percentuale di voti negativi più alta rispetto alle

donne. Rispetto alla variabile relativa all’età degli intervistati, valutazioni piùnegative sono pervenute dai cittadini con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni(40%) rispetto ai giovani (34%) e alla popolazione più adulta (29%).La percentuale di voti positivi è più alta tra i cittadini con un basso titolo di stu-

dio (62% tra le persone con licenza media), mentre tra i laureati prevale un giu-

dizio negativo.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 153

Decisamente più alta della media la percentuale di voti negativi espressa tra

quanti non si collocano politicamente in alcuna delle due aree politiche, men-

tre sia per gli elettori di Centrosinistra che per quelli di Centrodestra i giudizi

positivi sono di poco superiori alla media.

La percentuale di voti positivi diminuisce all’aumentare del profilo sociale. Più

che le percentuali, però, è il voto medio ad esprimere con maggiore significa-

tività la differenza di valutazione nelle tre fasce analizzate. Si passa, infatti, dal

6,3 di chi ha un profilo Basso al 5,8 di chi ha un profilo Alto. Il Nord-Est si con-

ferma come l’area geografica con la percentuale dei voti positivi più alta, men-

tre nel Sud e nelle Isole si registrano le quote maggiori di valutazioni negative

(rispettivamente 42% e 45%): in Calabria la percentuale di giudizi negativi arri-

va al 53%, in Campania e in Sardegna al 49%, in Sicilia al 44% e in Basilicata

al 42%.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani154

Infine, rispetto all’ampiezza dei centri, la percentuale di voti positivi è più alta

nei comuni con un’ampiezza demografica compresa tra 100.000 e 250.000 abi-

tanti, mentre nelle città più grandi (oltre 250.000 abitanti) è stata espressa la

percentuale più alta di giudizi negativi.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 155

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Regioni e welfare: i voti degli italiani156

LA SICUREZZA PERSONALE

Il primo dato da mettere in evidenza per quanto riguarda l’analisi delle rispostein merito alle politiche per la sicurezza delle regioni riguarda la percentuale dirispondenti. Infatti, nel complesso, la percentuale di mancate risposte è pari al4% del totale.

6,2 è il voto medio dato dagli italiani alla Regione per quanto riguarda iltema della sicurezza personale. In complesso, la percentuale dei voti positivi èpari al 63%, mentre quella dei voti negativi corrisponde al 33%. La percentua-le dei voti positivi è più alta della media tra gli uomini (66%), tra i giovani

(69%) e tra coloro che hanno un diploma superiore (67%). In particolare, la

percezione di insicurezza sembra strettamente in relazione all’età degli intervi-

stati. Infatti, all’aumentare dell’età aumentano i giudizi negativi.

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 157

La variabile relativa all’area politica di appartenenza evidenzia che i cittadiniche si collocano nel Centrosinistra esprimono più voti positivi (68%) sia rispet-

to a quanti si collocano politicamente nel Centrodestra (64%) che a coloro che

non si collocano in nessuna delle due aree politiche (55%).

Altrettanto interessante l’analisi delle risposte in base alla variabile di status. La

percentuale di voti positivi, infatti, aumenta significativamente all’aumentare

del profilo sociale. In particolare, è evidente lo scarto tra i livelli Medio e Alto

(rispettivamente il 67% e il 66%), rispetto al livello Basso (60%).

L’area geografica di residenza degli intervistati ha messo in evidenza che la

percentuale di voti positivi è molto alta nel Nord-Est (74%), mentre scende al

66% nel Nord-Ovest e nel Centro Italia. La percentuale più bassa di voti posi-

tivi è stata espressa al Sud con il 54% di voti positivi. La Campania è la regio-

ne con la percentuale di voti positivi più bassa (34%) mentre in Valle d’Aosta

e in Trentino Alto Adige la percentuale sale al 90%. Infine, chi risiede nei gran-

di centri urbani esprime la percentuale più bassa di voti positivi e il voto medio

si attesta al di sotto della sufficienza.

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Regioni e welfare: i voti degli italiani158

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La valutazione delle politiche sociali delle Regioni 159

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Page 162: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

IL PERCORSO DI RICERCA

Dinanzi allo scenario che abbiamo voluto osservare, molteplice e intrinseca-mente complesso, il processo descrittivo della società sarebbe risultato infrut-tuoso se non avesse tenuto in considerazione la sua multidimensionalità. È perquesta ragione che il lavoro che abbiamo presentato muove dall’analisi dellasocietà come essa è, con le sue risultanze e sinergie, per arrivare a descrivere lasocietà come essa si percepisce, nella sua interezza e nelle sue specificità.

Le dinamiche strutturali che caratterizzano l’Italia (studiate attraverso l’a-nalisi dei dati registrati da enti e istituti pubblici) rappresentano il quadro diriferimento all’interno del quale il cittadino ha percezione di sé, delle sue rela-zioni con gli altri individui e con l’ambiente che abita. Non abbiamo, però,voluto fare un gioco di specchi ponendo la società e gli individui l’una di fron-te agli altri perché, proprio come due specchi che riflettono la stessa immagi-ne, avremmo avuto un effetto stupefacente ma illusorio, senza orizzonti e conprofondità virtuali. Nell’impostazione che abbiamo dato al lavoro, gli individuisono il centro dell’ecosistema che abbiamo voluto rappresentare, lo determina-no e lo caratterizzano perché solo attraverso l’analisi delle relazioni è possibi-le descrivere i tracciati di decodifica della società. D’altronde è su questi meto-di che l’analisi sociologica moderna ha trovato le sue chiavi interpretative. Lasociologia non è più, cioè, lo studio della società nel suo complesso ma dellerelazioni tra individui e dell’individuo con la società. E in questo schema nullaè apparente, e anche laddove la contraddizione è evidente, è solo il manifestar-si della duplicità del reale. Porre l’individuo al centro del processo sociale, alcentro del microcosmo in cui vive e si relaziona non vuol dire alienarlo dalpanorama globale. Al contrario, significa misurare la società non più in astrat-to ma attraverso l’insieme di singoli individui che muovono, agiscono, scelgo-no in funzione di sé e degli altri.

La multidimensionalità e la duplicità sono variabili ricorrenti di questoapproccio, ma sono anche variabili di risultanza, prodotti di ricodifiche: nonesistono in natura se non attraverso aggregazioni. Ma se questo è il condottodelle società moderne, questo è, forse, l’unico percorso possibile.

161

NOTA METODOLOGICA

Page 163: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

GLI STRUMENTI DI INDAGINE E DI ANALISI

Punto di partenza del percorso di ricerca è rappresentato dall’analisi delle

dinamiche strutturali. A tal fine è stato fatto un lavoro propedeutico alla rileva-

zione facendo ricorso alle numerose ed esaurienti banche dati pubbliche. Tra le

molte segnaliamo l’Istat, la Banca d’Italia e la Società Geografica Italiana.

Per l’indagine sulla percezione dei cittadini si è fatto ricorso allo strumen-

to della rilevazione telefonica.* Le interviste telefoniche sono apparse come la

soluzione ottimale, in quanto consentono di raggiungere qualsiasi punto del ter-

ritorio nei tempi e nelle quantità volute, consentono il sicuro e assoluto rispet-

to delle soglie campionarie previste e garantiscono, per tutti gli aspetti dell’in-

dagine, identico margine di affidabilità statistica dei dati rilevati. Inoltre, l’uti-

lizzo di un sistema di interviste centralizzato e gestito con l’ausilio del compu-

ter (Sistema C.A.T.I.) offre la possibilità di gestire i campioni in modo coeren-

te e con cadenze di intervista alle date prefissate. E il campione è stato artico-

lato per variabili demosociali (sesso, età, titolo di studio) e per variabili territo-

riali (regione e ampiezza centri).

Considerato l’obiettivo specifico dell’indagine, si è resa evidente la neces-

sità di fare ricorso a un campione che riproducesse fedelmente e significativa-

mente la realtà italiana. Per la rappresentazione dei risultati e la loro interpre-

tazione, accanto alle articolazioni classiche è stato costruito un indicatore sin-

tetico che consente una significativa lettura dei fenomeni. Per la costruzione

dell’indicatore sintetico, denominato indicatore di status, sono stati utilizzati

informazioni e dati relativi a:

ü numero di auto possedute per numero dei componenti maggiorenni;

ü abitazioni di proprietà;

ü utilizzo di collaboratori domestici;

ü possesso di carta credito o bancomat;

ü possesso del cellulare;

ü professione;

ü frequenza di lettura dei quotidiani;

ü numero di libri letti nell’ultimo anno;

ü titolo di studio

ü possesso del personal computer;

ü utilizzo del personal computer;

ü utilizzo di Internet.

* L’universo cui si riferisce la ricerca è quello della popolazione maggiorenne italiana. La ricer-ca è stata realizzata attraverso una rilevazione telefonica assistita dal computer (con sistemaC.A.T.I. su un campione rappresentativo articolato per sesso, età, titolo di studio, Regione eampiezza centri. Complessivamente sono stati contattati 20.183 soggetti. Le interviste sono stateeffettuate nel periodo che va dal 3 febbraio al 10 marzo 2003.

Regioni e welfare: i voti degli italiani162

Page 164: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Tabelle 1-2: Più tasse e più servizi - meno tasse e meno servizi 17per sesso, età e titolo di studio, 17area geografica e ampiezza centri, 18

Tabella 3: Cosa è il welfare 22per sesso, età e titolo di studio, 22

Tabelle 4-5: La nuova frontiera del welfare 23per sesso, età e titolo di studio, 23per area geografica e ampiezza centri, 25

Tabella 6: Saldo tra giudizi positivi e negativi 27per indicatore di status, 27

Tabella 7: Il voto sui temi del welfare 31

Tabelle 8-12:Il voto alla Regione sulle strutture di supporto alle famiglie 32

per sesso, età e titolo di studio, 32per area politica, 33per indicatore di status, 33per area geografica e ampiezza centri, 34per Regione, 35

Tabelle 13-17: Il voto alla Regione sugli aiuti ai portatori di handicap 36per sesso, età e titolo di studio, 36per area politica, 37per indicatore di status, 37per area geografica e ampiezza centri, 38per Regione, 39

Tabelle 18-22:Il voto alla Regione sugli aiuti a chi vive un disagio economico 40

per sesso, età e titolo di studio, 40per area politica, 41per indicatore di status, 41per area geografica e ampiezza centri, 42per Regione, 43

Tabelle 23-27: Il voto alla Regione sull’assistenza agli anziani 44per sesso, età e titolo di studio, 44

163

INDICE DELLE TABELLE

Page 165: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

per area politica, 45per indicatore di status, 45per area geografica e ampiezza centri, 46per Regione, 47

Tabelle 28-32: Il voto alla Regione sull’assistenza ai malati 48per sesso, età e titolo di studio, 48

per area politica, 49

per indicatore di status, 49

per area geografica e ampiezza centri, 50

per Regione, 51

Tabelle 33-37: Il voto alla Regione sulle politiche per il lavoro 52per sesso, età e titolo di studio, 52

per area politica, 53

per indicatore di status, 53

per area geografica e ampiezza centri, 54

per Regione, 55

Tabelle 38-42: Sanità: l’informazione dei cittadini 57per sesso, età e titolo di studio, 57

per area politica, 57

per indicatore di status, 58

per area geografica e ampiezza centri, 59

per Regione, 60

Tabelle 43-47: Sanità e cittadini 61per sesso, età e titolo di studio, 61

per area politica, 62

per indicatore di status, 63

per area geografica e ampiezza centri, 63

per Regione, 64

Tabelle 48-52: La fiducia nelle strutture pubbliche e private 65per sesso, età e titolo di studio, 65

per area politica, 66

per indicatore di status, 67

per area geografica e ampiezza centri, 67

per Regione, 68

Tabella 53: I voti sulla sanità 69Tabella 54: La media dei voti sulla sanità 70

Per Regione, 70

Tabelle 55-59: Sanità: il voto sulla professionalità dei medici 71per sesso, età e titolo di studio, 71

per area politica, 72

per indicatore di status, 72

per area geografica e ampiezza centri, 73

per Regione, 74

Regioni e welfare: i voti degli italiani164

Page 166: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Tabelle 60-64: Sanità: il voto sul personale paramedico 75per sesso, età e titolo di studio, 75per area politica, 76per indicatore di status, 76per area geografica e ampiezza centri, 77per Regione, 78

Tabelle 65-68: Sanità: il voto sui tempi di attesa per i ricoveri 79per sesso, età e titolo di studio, 79per area politica, 80per indicatore di status, 81per area geografica e ampiezza centri e Regione, 82

Tabelle 69-72:Sanità: il voto sui tempi di attesa per le visite specialistiche 83

per sesso, età e titolo di studio, 83per area politica, 84per indicatore di status, 85per area geografica, ampiezza centri e Regione, 86

Tabelle 73-76: Sanità: il voto sui tempi di attesa per la diagnostica 87per sesso, età e titolo di studio, 87per area politica, 88per indicatore di status, 89per area geografica, ampiezza centri e Regione, 90

Tabelle 77-81: Sanità: il voto sul servizio di pronto soccorso 91per sesso, età e titolo di studio, 91per area politica, 92per indicatore di status, 92per area geografica e ampiezza centri, 93per Regione, 94

Tabelle 82-86: Sanità: il voto sulla cortesia e la disponibilità 95per sesso, età e titolo di studio, 95per area politica, 96per indicatore di status, 96per area geografica e ampiezza centri, 97per Regione, 98

Tabelle 87-91: Sanità: il voto sull’igiene e sull’accoglienza 99per sesso, età e titolo di studio, 99per area politica, 100per indicatore di status, 100per area geografica e ampiezza centri, 101per Regione, 102

Tabelle 92-96: Sanità: il voto sull’assistenza domiciliare 103per sesso, età e titolo di studio, 103per area politica, 104

Indice delle tabelle 165

Page 167: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

per indicatore di status, 105per area geografica e ampiezza centri, 105per Regione, 106

Tabelle 97-98: L’utilizzo del pronto soccorso 108per sesso, età, titolo di studio, area politica,

area geografica, ampiezza centri, indicatore di status, 108

per Regione, 109

Tabelle 99-102: L’assistenza domiciliare 110per sesso, età e titolo di studio, 110

per area politica e indicatore di status, 111

per area geografica e ampiezza centri, 112

per Regione, 113

Tabelle 103-107: Assistenza domiciliare e non profit 114per sesso, età e titolo di studio, 114

per area politica, 115

per indicatore di status, 116

per area geografica e ampiezza centri, 117

per Regione, 118

Tabelle 108-111: I tagli alla sanità 119per sesso, età e titolo di studio, 119

per area politica e indicatore di status, 120

per area geografica e ampiezza centri, 121

per Regione, 122

Tabelle 112-116: Il voto alla Regione sulla scuola 123per sesso, età e titolo di studio, 123

per area politica, 124

per indicatore di status, 124

per area geografica e ampiezza centri, 125

per Regione, 126

Tabelle 117-121: Il voto alla Regione sull’Università 127per sesso, età e titolo di studio, 127

per area politica, 128

per indicatore di status, 128

per area geografica e ampiezza centri, 129

per Regione, 130

Tabelle 122-126: Il voto alla Regione sulla formazione professionale 131per sesso, età e titolo di studio, 131

per area politica, 132

per indicatore di status, 132

per area geografica e ampiezza centri, 133

per Regione, 134

Tabelle 127-131:Il voto alla Regione sulla sanità 135per sesso, età e titolo di studio, 135

Regioni e welfare: i voti degli italiani166

Page 168: Regioni e welfare: i voti degli Italiani

per area politica, 136per indicatore di status, 137per area geografica e ampiezza centri, 138per Regione, 139

Tabelle 132-136: Il voto alla Regione sulle iniziative culturali 140per sesso, età e titolo di studio, 140

per area politica, 141

per indicatore di status, 142

per area geografica e ampiezza centri, 142

per Regione, 143

Tabelle 137-141: Il voto alla Regione sull’ambiente 144per sesso, età e titolo di studio, 144

per area politica, 145

per indicatore di status, 145

per area geografica e ampiezza centri, 146

per Regione, 147

Tabelle 142-145: Il voto alla Regione sullo sport e sul tempo libero 148per sesso, età e titolo di studio, 148

per area politica, 149

per indicatore di status, 150

per area geografica e ampiezza centri, 150

per Regione, 151

Tabelle 147-151: Il voto alla Regione sui trasporti pubblici 152per sesso, età e titolo di studio, 152

per area politica, 153

per indicatore di status, 154

per area geografica e ampiezza centri, 154

per Regione, 155

Tabelle 152-156: Il voto alla Regione sulla sicurezza personale 156per sesso, età e titolo di studio, 156

per area politica, 157

per indicatore di status, 158

per area geografica e ampiezza centri, 158

per Regione, 159

Indice delle tabelle 167

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