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Riccardo Lautizi
VIRIDITAS-19 Supporto antivirale naturale
Revisione scientifica del Dr. Roberto Rinaldini, MD
3
Autore: Riccardo Lautizi, Roberto Rinaldini
Titolo: Viriditas-19. Supporto antivirale naturale
Copertina: O-IAHI | Shutterstock
Licenza Creative Commons CC BY-NC-ND
Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate
E’ possibile scaricare e condividere l’opera con altri, ma non può essere
cambiata in alcun modo o utilizzata commercialmente.
Avvertenza. Il contenuto presentato in questo libro è solo a scopo divulgativo.
Nessuna delle informazioni riportate in questo libro può essere interpretata
come diagnosi, protocollo, terapia e suggerimento di alcun tipo. Non può
sostituire né vuole sostituirsi alla consulenza medica o ad una terapia per il
trattamento, la cura o la prevenzione di qualsiasi malattia o condizione
medica e psicologica. Resta inteso che il lettore cercherà piena autorizzazione
medica da parte di un medico autorizzato prima di apportare alcuna modifica
al proprio stile di vita. Il lettore si assume la responsabilità dell’uso delle
informazioni fornite in questo libro, declinando gli autori da ogni
responsabilità diretta o indiretta, verso se stessi o verso terzi.
Prima Edizione: Novembre 2020
4
INDICE
La viriditas ........................................................................................... 6
Protocollo Dr. Marik ........................................................................... 8
Vitamina C ........................................................................................ 11
La carenza di vitamina C è molto diffusa ...................................... 11
I sintomi di carenza di vitamina C ................................................. 12
La vitamina C è vitale per un sistema immunitario forte ............. 13
La vitamina C è tra i più efficaci antivirali ..................................... 15
La più efficace vitamina C è quella liposomiale ............................ 17
Altri benefici della vitamina C ....................................................... 20
Cibi più ricchi di vitamina C .......................................................... 21
Quercetina ........................................................................................ 25
La quercetina è potenziata dalla vitamina C ................................ 28
Quercetina come potente antivirale ............................................ 29
Quercetina altri benefici ............................................................... 30
I cibi più ricchi di quercetina ......................................................... 35
Cosa contrasta l'azione della quercetina ...................................... 35
Vitamine del gruppo B ...................................................................... 40
Vitamina B1 (tiamina) ................................................................... 42
Vitamina B2 (riboflavina) .............................................................. 43
Vitamina B3 (Nicotinamide, Niacina) ........................................... 43
Vitamina B5 (acido pantotenico) .................................................. 44
5
Vitamina B6 (piridossale 5′-fosfato, piridossina) ....................... 44
Vitamina B9 (acido folico, folato) ................................................. 46
Vitamina B12 (cobalamina) .......................................................... 47
Zinco ................................................................................................. 51
Zinco contro il Covid-19 ................................................................ 52
I cibi più ricchi di zinco .................................................................. 54
Melatonina ....................................................................................... 56
Come aumentare la melatonina ................................................... 57
Vitamina D ........................................................................................ 59
Vitamina D contro il Covid ............................................................ 61
Come aumentare la vitamina D .................................................... 63
Ivermectina ....................................................................................... 66
Lattoferrina ....................................................................................... 69
Marzo. L'annuncio del Dr. Di Bella sulla lattoferrina .................... 70
Aprile. Studio sulla Lattoferrina come potenziale preventivo e
trattamento per COVID-19 ........................................................... 71
Maggio. Studio italiano svela la proprietà della lattoferrina ........ 72
I test della lattoferrina sui pazienti ............................................... 74
Benefici della lattoferrina ............................................................. 76
Probiotici .......................................................................................... 80
Come aumentare i bifidobatteri ................................................... 84
Integratori ......................................................................................... 86
Conclusione ...................................................................................... 87
6
La viriditas
La celebre mistica cristiana, Santa Ildegarda di Bingen, vissuta intorno
al 1100, fu inondata da visioni mistiche grazie alle quali accumulò
un’enorme mole di conoscenza nei vari campi del sapere, in
particolare in quello medico. Può essere considerata la madre della
moderna psicosomatica o medicina preventiva poiché afferma che la
malattia è il risultato di un conflitto interiore, una rottura
dell’equilibrio fra corpo e spirito. Nell’opera di Ildegarda la viriditas,
ovvero il verde della natura, acquista un significato più profondo: è
l’energia vitale di ogni cosa, animata e inanimata. L'uomo si ammala
quando esaurisce e consuma la sua viriditas.
In uno studio su Ildegarda condotta dalla Dott.ssa Victoria Sweet, si è
osservato come Ildegarda usasse la parola viriditas nel senso più
ampio del potere delle piante per produrre foglie e frutti, così come
nel senso di un analogo potere intrinseco degli esseri umani di
crescere e guarire. Oggi potremmo chiamarla in termine medico
“omeostasi” ovvero la capacità di autoregolazione propria di ogni
organismo vivente che cerca di mantenere il proprio equilibrio
interiore nonostante le variazioni esterne. Ispirata da Ildegarda, la
dottoressa Sweet iniziò quindi a chiedersi se mentre trattava i suoi
pazienti stesse interferendo o favorendo la loro viriditas, il loro
potere intrinseco di guarire - per relazionarsi alla guarigione come un
giardiniere che rimuove gli impedimenti e nutre.
Nonostante Ildegarda fornisca molti rimedi naturali a base di erbe,
piante, minerali per trattare ogni disturbo fisico, queste soluzioni che
oggi potremmo definire di “medicina integrata” vanno intese in
un’ottica dell’essere umano come unità di corpo mente e spirito.
Quindi la soluzione ad un problema coinvolge tutto il nostro essere,
ogni parte influenza il tutto. Per questo riteniamo che ogni consiglio
di tipo medico o psicologico debba essere personalizzato per
7
funzionare al meglio sulla propria condizione. Le informazioni che
potrai trovare in questo libro sono il frutto di una ricerca
bibliografica e il fatto che possano aver funzionato per alcuni non
presuppone che possano funzionare per altri. Tuttavia le ricerche
sono molto promettenti e speriamo che nei prossimi anni vengano
fatti investimenti per arrivare a protocolli sempre più efficaci
applicabili su pazienti di diverso tipo. Nota. Se cerchi un medico
funzionale di medicina integrata nella tua zona che possa
supportarti con terapie che nutrono la tua viriditas, puoi consultare
il capitolo “Indirizzi Utili” del libro “Dionidream – Tutta l’energia
della natura”, oppure chiedere nel gruppo Facebook “Dionidream –
Benessere Naturale”. Puoi anche cercare l’omeopata, medico cinese
e ayurvedico più vicini a te.
8
Protocollo Dr. Marik
Il Dr. Paul E. Marik MD, FCCP, FCCM è un medico che ha sviluppato
un protocollo di profilassi e ospedaliero per il Covid-19, di cui però
nessuno parla nonostante i grandi risultati che sta ottenendo.
Il Dr. Marik è Professore di medicina e capo del Dipartimento di
Medicina Polmonare e Terapia Intensiva della Eastern Virginia
Medical School a Norfolk in Virginia (USA). Il dottor Marik ha
pubblicato oltre 400 studi scientifici peer reviewed, 50 capitoli di libri
e ha scritto quattro libri di terapia intensiva. Ha inoltre una
formazione accademica molto funzionale per la pandemia che stiamo
vivendo infatti ha anche conseguito un Bachelor of Science in
Farmacologia, un Diploma in Anestesia e un Diploma in Medicina
Tropicale e Igiene. [1]
Il protocollo ospedaliero del Dr. Marik si chiama MATH+ ed è stato
rilasciato anche in lingua italiana. Può essere consultato da tutti gli
addetti al settore a questa pagina dove troveranno le istruzioni
precise su cosa somministrare e come agire. [2]
L’obiettivo del protocollo è quello di controllare l’infiammazione e la
coagulazione sregolate nei pazienti Covid-19. Come afferma nel suo
documento: «In tutti i pazienti ospedalizzati con COVID-19,
l’attenzione terapeutica deve essere posta sull’intervento precoce
utilizzando terapie potenti e basate sull’evidenza per contrastare: —
La massiccia e dannosa risposta infiammatoria; — Lo stato di iper-
coagulabilità sistemico che causa danni agli organi vitali. Avviando il
protocollo subito dopo che il paziente soddisfa i criteri per
l’integrazione di ossigeno, la necessità di ventilatori meccanici e letti
in terapia intensiva diminuirà drasticamente.»
9
E continua:
«Il nostro protocollo MATH+ è progettato per i pazienti ospedalizzati,
per contrastare la massiva risposta infiammatoria del corpo al virus
SARS-CoV-2. Il protocollo si basa su numerose pubblicazioni su riviste
mediche nel corso di decenni. È l’iperinfiammazione, non il virus
stesso, che danneggia i polmoni e altri organi e alla fine provoca la
morte in COVID-19. Abbiamo trovato che il protocollo MATH+ è una
terapia integrata altamente efficace nel controllo di questa risposta
infiammatoria estrema.»
Il Dr. Paul Marik è considerato uno dei migliori medici di terapia
intensiva al mondo e questo protocollo da lui ideato viene usato non
solo nel suo ospedale ma anche in altri per trattare i pazienti con
Covid-19 con incredibile successo: il 75% di decessi in meno rispetto
alla media degli ospedali statunitensi. [4]
Come accennato all’inizio, il Dr. Marik ha anche sviluppato un
protocollo di profilassi ovvero dei suggerimenti da adottare che
agiscono come difesa e prevenzione contro il virus. Anche questo
protocollo è presente sul sito della Eastern Virginia Medical School e
lo riporto qui tradotto in italiano. [3]
Vitamina C 500 mg due volte al giorno e Quercetina 250 mg
al giorno
Vitamine del complesso B
Zinco 30-50 mg al giorno
Melatonina (rilascio lento): iniziare con 0,3 mg e aumentare
se tollerato a 2 mg la sera prima di andare a letto
Vitamina D3 1000-3000 UI al giorno
Ivermectina per la profilassi post-esposizione e la profilassi
settimanale nei gruppi ad alto rischio (150-200 ug / kg)
10
Quindi in questo libro ci focalizzeremo maggiormente sugli
integratori usati nel protocollo di profilassi ed altri che sono stati
consigliati da altri medici.
Riferimenti
[1] Paul E. Marik, MD, FCCP, FCCM - Eastern Virginia Medical School
[2] PROTOCOLLO DI TRATTAMENTO MATH+ HOSPITAL PER COVID-19
[3] Critical Care COVID-19 Management Protocol - Eastern Virginia
Medical School
[4] Sean Burke. Dr. Paul Marik Describes the MATH+ Covid-19
Treatment Dramatically Reducing Deaths. Youtube Interview
11
Vitamina C
La vitamina C è essenziale per l'essere umano perché una sua carenza
causa la morte, e poiché il suo organismo non può produrla, deve fare
affidamento sull'approvvigionamento esterno tramite
l'alimentazione e l'integrazione.
Nonostante molti animali e piante sono in grado di autoprodursi la
vitamina C di cui hanno bisogno, l'uomo non può farlo perché manca
del gene e quindi dell'enzima per sintetizzarla a partire dal glucosio.
In passato i marinai che passavano molto tempo sulle navi senza
poter consumare frutta e verdura sviluppavano una malattia
chiamata scorbuto che è appunto una carenza grave di vitamina C, in
cui l'immunità si abbassava a tal punto che si prendeva un'infezione
potenzialmente letale come una polmonite.
La carenza di vitamina C è molto diffusa Infatti nel corpo umano è presente una piccola riserva di vitamina C
che si esaurisce in 1-3 mesi se non viene assunta esternamente. Oggi
esaurire completamente la propria riserva e ammalarsi di scorbuto è
molto raro dato che bastano 10mg di vitamina C al giorno per evitare
che accada, e che possiamo facilmente reperire nella dieta.
Studi epidemiologici hanno però indicato che la carenza subclinica di
vitamina C (vitamina C plasmatica < 23 μmol / L) è molto comune
nelle popolazioni occidentali e la carenza grave di vitamina C (<11
μmol / L) è la quarta principale carenza di nutrienti negli Stati Uniti.
[1, 2]
Ci sono diversi motivi per cui si sviluppa la carenza di vitamina C
anche nei paesi in cui la disponibilità e l'approvvigionamento di cibo
dovrebbero essere sufficienti. Questi motivi includono: [3, 4]
12
Cattive abitudini alimentari (assunzione di poca vitamina C
dal cibo)
Fumo ("brucia" le nostre riserve di vitamina C favorendone la
carenza: è stato dimostrato che chi fuma ha 3 volte meno
vitamina C nel sangue rispetto a un non fumatore [5])
Uso di alcol e droghe
Infezioni (polmonite e qualunque altra infezione consumano
le nostre scorte di vitamina C)
Esposizione a sostanze inquinanti e tossine
Molto comune infine nelle persone che affrontano periodi di
eccessivo stress fisico o psicologico
I sintomi di carenza di vitamina C Le persone che per molte settimane assumono poca vitamina C
oppure che la assumono dal cibo ma la perdono totalmente perché
soddisfano alcune condizioni di cui sopra come stress fisico e
mentale, fumatori, infezioni o stato ossidativo importante,
sviluppano i sintomi della carenza subclinica di vitamina C, che non è
grave come lo scorbuto, ma comincia a manifestarsi nella nostra
salute con sintomi come:
Stanchezza
Lividi facili
Disturbi digestivi
Secchezza cutanea con capelli secchi e fragili
Articolazioni gonfie e doloranti
Dolori muscolari e articolari, specie a livello lombare o al
torace con senso di costrizione al petto
Lenta guarigione delle ferite e delle fratture
Se la carenza di vitamina C è più grave allora i sintomi
peggiorano e compaiono:
Gengive sanguinanti o infiammate
13
Emorragie cutanee sotto forma di epistassi
Anemia
Debolezza immunitaria con tendenza alle infezioni
recidivanti
Depressione
La vitamina C è vitale per un sistema immunitario forte Il sistema immunitario è una rete multiforme e sofisticata di organi,
tessuti, cellule, proteine e sostanze chimiche specializzate, che si è
evoluta per proteggere l'ospite da una serie di agenti patogeni, come
batteri, virus, funghi e parassiti e cellule cancerose. Può essere
suddiviso in barriere epiteliali e costituenti cellulari e umorali
dell'immunità innata (non specifica) e acquisita (specifica).
La vitamina C svolge diverse funzioni legate alle salute del sistema
immunitario che una recente review ha messo in evidenza. [5]
La vitamina C rafforza la funzione immunitaria delle barriere epiteliali
nei seguenti modi:
Migliora la sintesi e la stabilizzazione del collagene
Protegge dai danni indotti dai ROS (radicali liberi)
Migliora la differenziazione dei cheratinociti e la sintesi dei
lipidi
Migliora la proliferazione e la migrazione dei fibroblasti
Riduce i tempi di guarigione delle ferite nei pazienti
La vitamina C rafforza la funzione immunitaria dei fagociti (neutrofili,
macrofagi) nei seguenti modi:
Agisce come un antiossidante / donatore di elettroni
Migliora la motilità / chemiotassi
Migliora la fagocitosi e la generazione di ROS
14
Migliora l'uccisione microbica
Facilita l'apoptosi e la clearance
Diminuisce la necrosi / NETosis
La vitamina C rafforza la funzione immunitaria dei linfociti B e T nei
seguenti modi:
Migliora la differenziazione e la proliferazione dei linfociti B
e T
Migliora i livelli di anticorpi dei linfociti B e T
La vitamina C rafforza la funzione immunitaria dei mediatori
infiammatori nei seguenti modi:
Modula la produzione di citochine
Diminuisce i livelli di istamina
Come possiamo vedere la vitamina C ha un ruolo enorme nel
mantenere e raggiungere un sistema immunitario forte e sano. Gli
stessi scienziati autori dello studio sulla relazione tra vitamina C e
immunità concludono:
"Nel complesso, la vitamina C sembra esercitare una moltitudine di
effetti benefici sulle funzioni cellulari sia del sistema immunitario
innato che di quello adattativo. Sebbene la vitamina C sia un potente
antiossidante che protegge il corpo dalle sfide ossidative endogene
ed esogene, è probabile che la sua azione come cofattore per
numerosi enzimi biosintetici e regolatori genici giochi un ruolo chiave
nei suoi effetti immunomodulanti. La vitamina C stimola la
migrazione dei neutrofili al sito di infezione, migliora la fagocitosi e la
generazione di ossidanti e l'uccisione microbica. [...] La vitamina C
sembra essere in grado sia di prevenire che di curare le infezioni
respiratorie e sistemiche migliorando le varie funzioni delle cellule
immunitarie. La prevenzione profilattica dell'infezione richiede
assunzioni dietetiche di vitamina C che forniscano livelli plasmatici
15
almeno adeguati, se non saturanti (cioè 100-200 mg / die), che
ottimizzano i livelli di cellule e tessuti. Al contrario, il trattamento
delle infezioni accertate richiede dosi di vitamina significativamente
più elevate (grammi) per compensare l'aumento della domanda
metabolica."
La vitamina C è tra i più efficaci antivirali La vitamina C è nota per diminuire o bloccare completamente la
riproducibilità di tutti i virus con i quali viene a contatto; anche nelle
cellule cronicamente infettate dall’HIV, è stato dimostrato che la
vitamina C riduce la replicazione virale di oltre il 99%. [6]
Uno dei principali sintomi dello scorbuto da carenza di vitamina C è
la spiccata suscettibilità alle infezioni, in particolare delle vie
respiratorie, con la polmonite che è una delle complicanze più
frequenti dello scorbuto e una delle principali cause di morte.
Analogamente è stato dimostrato che i pazienti con infezioni
respiratorie acute, come la tubercolosi polmonare e la polmonite,
hanno concentrazioni plasmatiche di vitamina C ridotte rispetto ai
soggetti di controllo. [7]
Infatti è stato osservato che la somministrazione di vitamina C a
pazienti con infezioni respiratorie acute riporta i loro livelli plasmatici
di vitamina C alla normalità e migliora la gravità dei sintomi
respiratori. [8]
Uno studio pubblicato nel Dicembre 2019 conferma questi studi e
afferma: [9]
"Il suggerimento che la vitamina C può essere utile in una serie di
infezioni virali si basa su due concetti, vale a dire:
16
i) i pazienti con malattie infettive acute hanno bassi livelli circolanti
di vitamina C (probabilmente a causa del consumo metabolico)
[9,30], e
ii ) la vitamina C ha proprietà immunomodulanti benefiche nei
pazienti con infezioni virali, principalmente aumentando la
produzione di interferoni α / β e regolando la produzione di citochine
pro-infiammatorie (come discusso sopra)."
Una review pubblicata su Cochrane Library ha esaminato il ruolo
dell'integrazione di vitamina C nella prevenzione e nel trattamento
della polmonite. La polmonite è l'effetto collaterale grave di questo
nuovo coronavirus che è potenzialmente letale. I risultati hanno
identificato tre studi controllati che dimostrano l'effetto preventivo
(ovvero chi ha assunto vitamina C ha meno rischio di contrarre la
polmonite) e due studi hanno dimostrato inoltre l'effetto terapeutico
della vitamina C contro la polmonite (quindi usata come trattamento
per polmonite in corso oltre alle normali medicine). [10]
Secondo i medici di medicina ortomolecolare, alti dosaggi di vitamina
C vann0 assunti per trattare un'infezione. I dosaggi possono andare
da 5 a 20 grammi al giorno a seconda della propria tolleranza
intestinale, ovvero quando si ha la diarrea si è raggiunto il massimo.
A quel punto si riduce un pò la dose e la si continua per la durata
dell’infezione.
Per malattie gravi si opta per l'iniezione intravenosa di vitamina C.
Infatti sono stati approvati degli studi in Cina per trattare l'infezione
del nuovo coronavirus proprio con l'iniezione intravenosa (IV) di
vitamina C i cui risultati dovrebbero arrivare a breve (erano aspettati
entro Settembre 2020 ma ancora non sono stati pubblicati). [11]
Il Dr. Ron Hunninghake, celebre direttore medico della Riordan Clinic
in Kansas, ha affermato in questi mesi in merito alla pandemia, come
17
un recente studio pubblicato su JAMA ha dimostrato che la
somministrazione endovenosa di 1,5 gr di vitamina C ogni 6 ore ha
ridotto significativamente il tasso di mortalità dei pazienti settici con
sindrome da distress respiratorio acuto del 30% Il Dr. Hunninghake
anche riferisce di aver somministrato vitamina C per via endovenosa
a 250.000 pazienti nel corso dei suoi 31 anni di pratica e descrive la
vitamina C come "La molecola della salvezza fondamentale in
natura". Il suo protocollo attuale contro il nuovo coronavirus prevede
la somministrazione di 7,5 g di vitamina C in 50 cc di liquido per 3-5
minuti e che i pazienti tollerano molto bene questa terapia, incluso
praticamente nessuno sviluppo di calcoli renali. [13]
Uno studio eseguito in Cina ha raggiunto conclusioni simili
dimostrando anche il caso di una persona anziana con malattie
cardiache e altre comorbidità importanti ha sviluppato ed è
sopravvissuto alla sepsi correlata al COVID-19 a seguito di trattamenti
giornalieri che includevano 15 g di vitamina C per via intravenosa.
Inoltre spiegano che nessuno dei pazienti adulti che avevano ingerito
tra 2 e 10 g di vitamina C al giorno ha sviluppato COVID-19. [14]
La più efficace vitamina C è quella liposomiale La maggior parte della vitamina C che ingeriamo (sia dal cibo che da
integratori) viene espulsa dal corpo dato che essendo idrosolubile
solo una piccola percentuale rimane nell'organismo ed
effettivamente viene assimilata.
Per questo motivo per trattare condizioni di salute serie come
infezioni o cancro si usano alte dosi di vitamina C (diversi grammi) e
iniettate direttamente nel sangue per massimizzarne l'assorbimento
e ottenere effetti terapeutici immediati in queste situazioni. Infatti
nel protocollo ospedaliero del Dr. Marik la vitamina C è
somministrata sotto forma endovenosa.
18
Allo stesso modo, la tecnica della somministrazione endovenosa, in
generale, è stata a lungo considerata il modo ottimale per fornire
praticamente qualsiasi farmaco o sostanza nutritiva nel corpo. È
sempre stato intuitivamente ritenuto che la somministrazione di un
farmaco o di una sostanza nutritiva direttamente nel flusso
sanguigno dovesse essere la forma di somministrazione più
vantaggiosa ed efficace. E in effetti è stato così fino ad alcuni anni fa.
Negli ultimi anni è diventata infatti disponibile la tecnologia
liposomiale che permette la somministrazione orale di nutrienti e
farmaci incapsulati in liposomi con molti vantaggi inequivocabili
rispetto alla loro somministrazione endovenosa, soprattutto per un
utilizzo non-ospedaliero.
In termini semplici la vitamina C liposomiale contiene lo stesso
principio attivo dei normali integratori di vitamina C, ma è rivestita da
un liposoma, ovvero da una membrana di acidi grassi simile alla
membrana fosfolipidica delle cellule del corpo, che permette un
eccezionale trasporto e assimilazione.
Questa struttura consente infatti alla vitamina C liposomiale di
entrare direttamente nella membrana delle cellule della parete
intestinale venendo così assorbita rapidamente ed efficacemente, e
distribuita attraverso il flusso sanguigno in tutto il corpo.
Quali sono i vantaggi della vitamina C liposomiale rispetto alla
normale vitamina C? Eccoli:
La vitamina C liposomiale si assume per bocca come la
normale vitamina C ma ha effetti comparibili ad un dosaggio
più efficace come quello intravenoso;
Secondo l’esperienza clinica del Dr. Thomas E. Levy, celebre
medico autore del bestseller Vitamina C. Per liberarti da
malattie infettive e tossine. La via naturale della guarigione,
19
afferma che 1 grammo di vitamina C liposomiale è più
efficace che 5-10 grammi di vitamina C tradizionale per una
sindrome acuta virale;
La vitamina C liposomiale aumenta la concentrazione di
vitamina C nel sangue del doppio rispetto alla concentrazione
ottenibile attraverso integratori o alimenti, in grado di
raggiungere concentrazioni di 400 umol/L;
La vitamina C tradizionale spesso dà problemi di stomaco e
mal di pancia, soprattutto se assunta ad alti dosaggi. La
vitamina C liposomiale invece non è associata a nessun
disturbo digestivo, anche a dosaggi elevati;
Solo tra il 14-30% della vitamina C normalmente consumata
sotto forma di integratore viene effettivamente assorbita
dall'organismo, mentre con la vitamina C liposomiale c'è un
assorbimento maggiore del 50% (vedi immagine sotto) [12].
Infatti la vitamina C liposomiale viene racchiusa in piccole
particelle sferiche di liposomi (simile alle membrane delle
cellule del corpo) che consente alla vitamina C liposomiale di
essere assorbita quasi totalmente permettendo un'alta
concentrazione di vitamina C nel sangue;
La biodisponibilità della vitamina C liposomiale è superata
solo dalla vitamina C per via endovenosa che ha una
biodisponibilità del 100% per definizione, ma è molto più
invasiva, poiché richiede un inserimento dell'ago, una
struttura appositamente addestrata, un'infermiera e 1-3 ore
di tempo per l'infusione lenta.
Il lato “negativo” della vitamina C liposomiale è che ha un costo
elevato (circa 45€ per un mese di assunzione). Forse anche per
questo alcuni medici consigliano semplicemente alte dosi di acido
ascorbico (circa 1-2 grammi o anche di più) come profilassi, che
20
abbiamo visto è stata la scelta del Dr. Marik che consiglia 500mg per
2 volte al giorno di vitamina C (acido ascorbico).
Altri benefici della vitamina C I benefici della vitamina C vanno oltre il sistema immunitario. Quindi
citiamo qui alcuni studi che mettono in evidenza gli altri effetti e
raccomandazioni.
Un articolo accademico sulla vitamina C afferma: [16]
“Il fabbisogno giornaliero aumenta nei pazienti con condizioni come
gengiviti, asma, glaucoma, disturbi del collagene, colpo di calore,
artrite, infezioni (polmonite, sinusite, febbre reumatica) e malattie
croniche. Disturbi emovascolari, ustioni e guarigione ritardata delle
ferite sono cause di un aumento dell'assunzione giornaliera.”
Infatti è noto che l’assunzione di vitamina C aiuta in tutte queste
condizioni.
Infine uno studio sui benefici dell’integrazione della vitamina C ci
spiega nell’abstract: [17]
“Una revisione completa della letteratura indica che le popolazioni
con un consumo a lungo termine di livelli superiori alla RDA (NdT:
razione giornaliera raccomandata) di vitamina C (> o = 60 mg / giorno)
da alimenti e / o integratori hanno rischi ridotti di cancro in diversi
siti, malattie cardiovascolari e cataratta. La sicurezza di assunzioni di
vitamina C superiori alla RDA è confermata in otto studi in doppio
cieco controllati con placebo e sei studi clinici non placebo in cui sono
stati consumati fino a 10.000 mg di vitamina C al giorno per un
massimo di 3 anni. Non ci sono dati clinici che suggeriscano che il
potenziamento dell'assorbimento del ferro non eme da parte della
vitamina C in soggetti con un basso stato di ferro possa essere un
fattore critico nel possibile aumento del rischio di malattie
21
cardiovascolari correlate all'emocromatosi eterozigote. Infatti, i dati
cumulativi non confermano che lo stato del ferro sia correlato al
rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, assunzioni di vitamina C
superiori alla RDA sono state associate a diversi indici di riduzione del
rischio di malattie cardiovascolari, inclusi aumento del colesterolo
HDL e diminuzioni del colesterolo LDL, della pressione sanguigna e
della mortalità cardiovascolare.”
Cibi più ricchi di vitamina C Gli agrumi come kiwi, arance, limoni, pompelmi sono molto ricchi di
vitamina C. Eppure le più grande concentrazioni le troviamo in alcune
bacche come il camu camu, acerola, baobab, guava e rosa canina.
Ad esempio il Camu Camu è una piccola ma potente bacca del Sud
America, è la fonte alimentare più ricca di vitamina C al mondo,
contiene da 1.882 a 2.280 milligrammi di vitamina C per 100 grammi
di frutta fresca; L’acerola ha circa 50 volte più vitamina C delle arance
e contiene 1,357 milligrammi di vitamina C per 100 grammi di frutto
fresco.
Riferimenti
[1] Serum vitamin C and the prevalence of vitamin C deficiency in the
United States: 2003-2004 National Health and Nutrition Examination
Survey (NHANES).
[2] US Centers for Disease Control and Prevention . Second National
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Population 2012. National Center for Environmental Health; Atlanta,
GA, USA: 2012.
22
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immune system: The role of micronutrients in restoring resistance to
infections. CAB Rev. 2008;3:1–21.
[4] Huskisson E, Maggini S, Ruf M. The role of vitamins and minerals
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patients with acute respiratory infections. Int J Vitam Nutr Res. 1994;
64(3):212-9.
[9] Ruben Manuel Luciano Colunga Biancatelli, Max Berrill & Paul E.
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25
Quercetina
La quercetina è un bioflavonoide dal potere antivirale, antistaminico,
antinfiammatorio, immunomodulante, utile per rafforzare i capillari,
contrastare le allergie e prevenire l’influenza. Di recente si è acceso
l'interesse sulla quercetina dopo i risultati di uno studio scientifico
che ha dimostrato che è in grado di inibire il coronavirus.
La quercetina appartiene alla classe dei bioflavonoidi, dei composti
naturalmente presenti in molti tipi di frutta e verdura, che ha molti
benefici dimostrati che ora vedremo, è stata oggetto più di 19.000
studi pubblicati su Pubmed e 200 trials condotti.
Prima di andare ai benefici della quercetina vorrei porre l'attenzione
sul tema più importante al momento che è quello della lotta al nuovo
coronavirus.
Il 3 Settembre è stato rilasciato un comunicato stampa sul sito del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) intitolato "La molecola di
origine naturale che inibisce SARS-CoV-2" che riporta i risultati di uno
studio appena pubblicato con risultati importantissimi. Ne cito qui
un'estratto significativo che ci darà spunto di approfondimento.
"Lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus è dunque
un altro grosso filone di ricerca per risolvere la pandemia di Covid-19.
In questo contesto si inserisce la nuova scoperta che dimostra che la
quercetina, una molecola di origine naturale, funziona da inibitore
specifico per SARS-CoV-2. Questa molecola ha un effetto
destabilizzante su 3CLpro, una delle principali proteine del virus,
fondamentale per il suo sviluppo e il cui blocco dell’attività
enzimatica risulta letale per SARS-CoV-2. Il risultato è frutto del
lavoro di ricerca condotto da Bruno Rizzuti dell’Istituto di
26
nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec)
di Cosenza con un gruppo di ricercatori di Zaragoza e Madrid ed è
stato pubblicato sulla rivista International journal of biological
macromolecules.
“Le simulazioni al calcolatore hanno dimostrato che la quercetina si
lega esattamente nel sito attivo della proteina 3CLpro, impedendole
di svolgere correttamente la sua funzione. Già al momento questa
molecola è alla pari dei migliori antivirali a disposizione contro il
coronavirus, nessuno dei quali è tuttavia approvato come farmaco.
La quercetina ha una serie di proprietà originali e interessanti dal
punto di vista farmacologico: è presente in abbondanza in vegetali
comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio ed è nota per le sue
proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie, anti-allergiche, anti-
proliferative. Sono note anche le sue proprietà farmacocinetiche ed
è ottimamente tollerata dall’uomo”. "
Gli autori dello studio condotto da Bruno Rizzuti intitolato "Structural
stability of SARS-CoV-2 3CLpro and identification of quercetin as an
inhibitor by experimental screening" hanno scoperto che tra 150
composti analizzati nello screening iniziale la quercetina è quella che
ha effetto destabilizzante su 3CLpro, una proteina del coronavirus
fondamentale per il suo sviluppo e il cui blocco risulta letale tanto da
inibirlo completamente.
E concludono lo studio dicendo:
"Il lavoro qui presentato fornisce una prova diretta della capacità
della quercetina di colpire SARS-CoV-2 3CLpro su solide basi
sperimentali. Inoltre, rappresenta un punto di partenza di successo
che garantisce la possibilità di estendere il nostro approccio
sperimentale per l'identificazione di farmaci candidati SARS-CoV-2
3CLpro a librerie chimiche più ampie, al fine di trovare piccole
27
molecole da utilizzare (o ulteriormente ottimizzate) come potenziali
farmci per COVID- 19."
Questo non è inoltre l'unico studio che coinvolge la quercetina come
agente contro il nuovo coronavirus. Carla Ghelardini, segretario della
Società italiana di Farmacologia, riporta infatti al Corriere:
«Altri autori hanno pubblicato che un insieme di erbe utilizzate nella
medicina cinese che contengono la molecola [quercetina] sono
capaci di prevenire un danno renale paragonabile a quello dovuto
all’infezione da Sars-CoV-2. Sempre secondo la medicina cinese, un
particolare decotto potrebbe prevenire e trattare Covid attraverso
azioni antinfiammatorie e basate sull’immunità che coinvolgono
l’attivazione di cellule T, linfociti e leucociti. Anche nella medicina
popolare indiana la quercetina è ritenuta un potenziale candidato
contro Sars-CoV-2.»
E aggiunge:
«Ma, ad oggi, un atteggiamento estremamente prudenziale nei
confronti dell’uso della quercetina per il coronavirus è d’obbligo. Le
prove in nostro possesso non sono sufficienti per poter
raccomandare l’integrazione come terapia per il trattamento o la
prevenzione di Covid. Tre studi clinici sull’uomo suggeriscono che la
somministrazione orale può avere un effetto benefico sull’incidenza
e la durata delle infezioni del tratto respiratorio, ma sono necessarie
ulteriori ricerche».
Non ci sono quindi ad oggi ancora studi clinici definitivi che hanno
studiato la somministrazione di quercetina nei pazienti affetti da
Covid-19 per proporne la raccomandazione come terapia.
28
La quercetina è potenziata dalla vitamina C Sia la vitamina C che la quercetina sono state scoperte entrambe
dallo stesso scienziato, il premio Nobel Albert Szent-Györgyi, il quale
osservò che la quercetina ha un effetto sinergico con la vitamina C.
L'assorbimento della quercetina è migliorato dall'assunzione di
vitamina C e parallelamente la quercetina favoriesce il risparmio
della vitamina C di cui sinergizza l'azione.
Uno studio pubblicato il 19 Giugno 2020 ha proposto proprio la
combinazione di vitamina C e quercetina come trattamento
preventivo per il Covid-19.
Intitolato "Quercetin and Vitamin C: An Experimental, Synergistic
Therapy for the Prevention and Treatment of SARS-CoV-2 Related
Disease (COVID-19)" gli autori spiegano nell'abstract:
"L'acido ascorbico è una vitamina fondamentale necessaria per il
corretto funzionamento del sistema immunitario. Svolge un ruolo
nella risposta allo stress e ha mostrato risultati promettenti quando
somministrato a pazienti critici. La quercetina è un noto flavonoide le
cui proprietà antivirali sono state studiate in numerosi studi. È stato
dimostrato che la co-somministrazione di vitamina C e quercetina
esercita un'azione antivirale sinergica a causa della sovrapposizione
di proprietà antivirali e immunomodulanti e della capacità
dell'ascorbato di riciclare la quercetina, aumentandone l'efficacia.
Interventi sicuri ed economici che hanno una solida logica biologica
dovrebbero avere la priorità per l'uso sperimentale nell'attuale
contesto di una pandemia sanitaria globale. Presentiamo le prove
attuali per l'uso della vitamina C e della quercetina sia per la profilassi
nelle popolazioni ad alto rischio che per il trattamento dei pazienti
con COVID-19 in aggiunta a promettenti agenti farmacologici come
Remdesivir o plasma convalescente."
29
Quercetina come potente antivirale L'attività antivirale della Quercetina è già nota da tempo ed è stata
attribuita a tre principali meccanismi d’azione: [gli studi citati per
l'azione antivirale sono riportati nella bibliografia a fine testo]
Inibizione della capacità del virus di infettare le cellule
Inibizione della replicazione di cellule già infette
Riduzione della resistenza delle cellule infette al trattamento
con farmaci antivirali
Una ricerca pubblicata nel 2007 aveva dimostrato che la Quercetina
riduce il rischio di malattie virali anche a seguito di stress fisico
estremo, che potrebbe altrimenti compromettere la funzione
immunitaria e rendere più suscettibili alle infezioni.
La Quercetina possiede una forte azione antivirale verso numerosi
virus fra i quali i più significativi studiati sino ad ora sono: Herpes virus
tipo 1, Virus parainfluenzale 3, Poliovirus, Virus respiratorio
sincinziale e Epatite C. La sua azione si evidenzia nell'inibizione sia
della capacità di replicazione del virus che della sua contagiosità. È
considerato un inibitore naturale di vari enzimi intracellulari come:
Tirosin-chinasi (TK); Proteine chinasi (PKCs), 5-Lipossigenasi,
Fosfolipasi A2 e Ornitina decarbossilasi (ODC).
Gli studi sono stati condotti sia in vitro che in vivo. Uno studio in vivo
del 2010 ha confermato che la Quercetina inibisce i virus
dell’influenza A e B, evidenziando inoltre come i virus non siano stati
in grado di sviluppare resistenza alla Quercetina e, che se utilizzati in
concomitanza con farmaci antivirali (Amantadina o Oseltamivir),
l’effetto risulta notevolmente amplificato e impedisce lo sviluppo
della resistenza ai farmaci.
30
Uno studio in vivo del 2004 ha verificato l’effetto della Quercetina
sull’influenza, utilizzando il ceppo virale H3N2. Il risultati dimostrano
che, avendo la Quercetina ripristinato le concentrazioni di molti
antiossidanti, è evidente la sua capacità di proteggere il polmone
dagli effetti dannosi dei radicali liberi derivati dall’ossigeno e rilasciati
durante l’infezione da virus influenzali.
Un altro studio del 2013 ha evidenziato che la Quercetina ha offerto
protezione contro il virus dell’influenza A H1N1 modulandone
l’espressione proteica e più specificamente la regolazione delle
proteine a shock termico, la fibronectina 1 e la proibitina
fondamentale per ridurre la replicazione virale.
Un ulteriore studio pubblicato nel 2016 ha scoperto che la Quercetina
ha inibito un ampio spettro di ceppi di influenza, tra cui H1N1, H3N2
e H5N1. Secondo gli autori, “Questo studio indica che la Quercetina,
mostrando attività inibitoria nella fase iniziale dell’infezione
influenzale, offre una futura opzione terapeutica per sviluppare
prodotti naturali efficaci, sicuri e convenienti per il trattamento e la
profilassi delle infezioni da virus dell'influenza A.”
Inoltre la Quercetina può trattare il raffreddore comune, causato dal
rinovirus, riducendo l’internalizzazione e la replicazione virale in
vitro, e la carica virale e l’infiammazione polmonare.
La Quercetina è in grado di inibire la replicazione dell'HCV, (virus
dell'epatite C) come dimostrato per la prima volta nel 2009 da
Gonzalez et al. e poi confermato da altri studi secondo vari
meccanismi di azione.
Quercetina altri benefici Oltre che potente antivirale, la quercetina offre altri benefici che
sono stati confermati da diversi studi scientifici.
31
L'abstract di una recente review intitolata "Therapeutic Potential of
Quercetin: New Insights and Perspectives for Human Health"
pubblicata a Maggio 2020 afferma:
«La quercetina e i suoi derivati sono sostanze fitochimiche presenti
in natura con promettenti effetti bioattivi. Gli effetti antidiabetici,
antinfiammatori, antiossidanti, antimicrobici, anti-Alzheimer,
antiartritici, cardiovascolari e cicatrizzanti della quercetina sono stati
ampiamente studiati, così come la sua attività antitumorale contro
diverse linee cellulari tumorali è stata recentemente segnalata. La
quercetina e i suoi derivati si trovano prevalentemente nella dieta
occidentale e le persone potrebbero beneficiare del loro effetto
protettivo semplicemente assumendoli tramite diete o integratori
alimentari.»
Vediamoli in dettaglio.
1. Contrasta le allergie con i suoi effetti antistaminici. Molte persone
che soffrono di allergia riportano di ottenere molto beneficio
dall'assunzione di quercetina. Secondo diversi studi, la quercetina è
efficace nello stabilizzare le membrane dei mastociti, responsabili del
rilascio di istamina. Riducendo così la degranulazione di queste
cellule, agisce direttamente alla fonte delle reazioni allergiche e dei
sintomi ad esse associati. Tuttavia, per ottenere reali effetti
antiallergici e anti-infiammatori, l'uso di integratori alimentari è
necessario oltre ad una dieta ricca di questa sostanza.
2. Previene il diabete e contrasta le sue complicanze. Molti studi
hanno dimostrato che la quercetina è un promettente bersaglio
farmacologico per il trattamento del diabete. Sono stati proposti
numerosi meccanismi per l'azione anti-iperglicemica della
quercetina, tra cui sono comuni l'aumento della sensibilità
all'insulina, la promozione della sintesi del glicogeno e il
32
miglioramento della resistenza all'insulina. La quercetina promuove
l'effetto di sensibilizzazione all'insulina stimolando la proliferazione
delle cellule beta pancreatiche, migliorando il metabolismo del
glucosio e la secrezione di insulina. La quercetina è stata anche
segnalata come un inibitore dell'α-glucosidasi e dell'α-amilasi.
Inoltre, la quercetina ha migliorato i livelli di insulina plasmatica e
ridotto il glucosio nel sangue nei modelli di diabete mantenendo la
massa e la funzione delle cellule β e aumentando così l'effetto
dell'insulina sierica. D'altra parte, in modelli animali diabetici alloxani,
la quercetina ha ridotto l'insufficienza delle cellule insulari, migliorato
la secrezione di insulina delle cellule beta e prevenuto ulteriormente
il diabete riducendo lo stress ossidativo. E' dimostrato che riduce i
seguenti danni indotti dal diabete: danni al fegato, nefropatia,
disturbi riproduttivi e neurodegenerativi, retinopatia.
3. Protegge dalle malattie cardiovascolari. Sono stati condotti molti
studi sugli effetti della quercetina sulle malattie cardiovascolari. In
studi su modello animale è stato osservato che contrasta
l'ipertensione, la lesione da ischemia-riperfusione del miocardio e
colesterolo. Uno studio clinico a doppio cieco randomizzato su
pazienti ipertesi ha dimostrato che 730mg al giorno di quercetina per
28 giorni hanno ridotto sia la pressione sistolica che diastolica
(massima e minima).
4. Potenzia l'autofagia. Come spiego nel mio libro: " Nel corso del
tempo, le cellule accumulano microrganismi morti, proteine
danneggiate e particelle ossidate che interferiscono con la funzione
stessa delle cellule e accelerano l'invecchiamento. Autofagia significa
letteralmente “auto-mangiarsi” e descrive un processo che avviene
nell’organismo per cui le cellule danneggiate, morte o non funzionali,
vengono scomposte per creare energia oppure nuove cellule. Si
espellono tossine e si rigenerano i tessuti. L'autofagia è il processo di
33
manutenzione e rigenerazione naturale che il corpo esegue per fare
pulizia dentro di sé, mantenersi giovane e avere energia e alte
performance." La quercetina è dimostrato che potenzia l'autofagia
ovvero il processo di degradazione attraverso il quale
macromolecole, proteine mal ripiegate e organelli vengono degradati
dai lisosomi e riciclati, che costituisce un processo indispensabile per
l'omeostasi cellulare. In questo contesto, il targeting dell'autofagia
con prodotti naturali è considerato una potenziale strategia
terapeutica per la prevenzione e il trattamento di diversi disturbi.
Quindi ad esempio protegge e ripulisce i polmoni e il fegato.
5. Contrasta l'Alzheimer. La quercetina è utilizzata per lo sviluppo di
formulazioni anti-Alzheimer a causa del suo effetto neuroprotettivo
contro lo stress ossidativo e l'eccitotossicità attraverso meccanismi di
regolazione dell'apoptosi. Sono stati suggeriti diversi meccanismi per
le azioni neuroprotettive della quercetina, inclusa l'inibizione
dell'aggregazione amiloide-β (Aβ) , inibizione della formazione di
grovigli neurofibrillari intracellulari (NFT), inibizione della proteina
precursore dell'amiloide (APP), inibizione dell'enzima di scissione
(BACE1), inibizione dell'acetilcolinesterasi (AChE) e altri che
attenuano lo stress ossidativo nell'Alzheimer.
6. Contrasta macchie cutanee dovute all'età e lentiggini. La
quercetina è dimostrato che inibisce la sovraespressione della
tirosinasi che è l'enzima chiave nel percorso della melanogenesi, che
coinvolge tre enzimi pigmentari specifici nei melanosomi ed è
ampiamente presente in mammiferi, piante, batteri e funghi. La
tirosinasi catalizza l'idrossilazione dei monofenoli in O-difenoli
(attività della monofenolasi), quindi all'O-chinone (attività della
difenolasi) e infine alla melanina. Un accumulo eccessivo di melanina
porta a diversi disturbi della pigmentazione, come macchie dell'età
del melasma, lentiggini e melanoma. L'inibizione della
34
sovraespressione della tirosinasi può ridurre la generazione di
melanina e quindi prevenire e trattare questi disturbi.
7. Contrasta l'artrite. Studi su modello animale hanno dimostrato che
la quercetina ridurre il dolore e l'infiammazione associati all'artrite.
8. Protegge il fegato dai danni dell'alcol. Il consumo di alcol
rappresenta circa il 10% dei decessi globali tra le popolazioni di età
compresa tra 15 e 49 anni. La quercetina ha dimostrato su modello
animale di migliorare la steatosi epatica indotta da etanolo (alcol).
Questo potenziale terapeutico è stato associato al miglioramento
della lipofagia. Inoltre, la quercetina attenua il danno epatico,
aumenta i livelli sierici di trigliceridi, alanina aminotransferasi (ALT) e
aspartato aminotransferasi (AST ). Inoltre, alcuni xenobiotici possono
avere gravi effetti avversi che portano a tossicità epatica. Tra gli
xenobiotici, è stato riportato che il rotenone, un pesticida naturale,
causa tossicità epatica. La quercetina ha mostrato una significativa
attività migliorativa nella disfunzione epatocellulare indotta da
rotenone.
9. Tratta la cistite interstiziale. Si possono leggere numerose
testimonianze di persone che hanno avuto grandi miglioramenti della
cistite interstiziale grazie all'assunzione di quercetina. Infatti uno
studio ha dimostrato che in 4 settimane di assunzione, tutti i pazienti
testati hanno avuto miglioramenti significativi della sintomatologia
della cistite interstiziale senza riportare alcun effetto collaterale.
Sono necessari ulteriori studi su un maggior numero di pazienti per
confermare questi risultati.
10. Ha effetti antitumorali. E' dimostrato che i bioflavonoidi hanno un
grande potenziale antitumorale in diversi tipi di cancro. La quercetina
è un importante bioflavonoide che potrebbe essere considerato un
agente importante in varie cellule tumorali come dimostrato da
35
diversi studi in vitro e in vivo. Poiché si trova prevalentemente nella
dieta occidentale, potremmo beneficiare del suo effetto protettivo
semplicemente assumendolo tramite le nostre diete o come
integratore alimentare. Inoltre, la quercetina è considerata un
chemiopreventivo che agisce sulle vie di trasduzione del segnale
come modulatori per prevenire, inibire o invertire la carcinogenesi.
Con questa attività, mostra molte attività come apoptosi, migrazione
cellulare, differenziazione e proliferazione, equilibrio ossidativo e
infiammazione. Mostra anche attività antiossidante e inibisce gli
enzimi che attivano gli agenti cancerogeni. La sua azione
antitumorale non è al momento stata studiata sull'uomo ma solo in
vitro e su modello animale.
I cibi più ricchi di quercetina In assoluto il più ricco di quercetina è il cappero che contiene ben 234
mg di quercetina per 100 grammi di prodotto.
Seguono i mirtilli, cipolla rossa e uva nera con la media di 2-3 mg di
di quercetina ogni 100 grammi.
Come puoi vedere, per un uso terapeutico di quercetina
bisognerebbe consumare grandissimi quantitativi di questi cibi, per
questo è invece preferibile l'uso di un integratore.
Cosa contrasta l'azione della quercetina Fumo di sigaretta
Stress
Farmaci come aspirina, cortisone, antibiotici (con cui
potrebbe interagire, quindi meglio non assumerla in
concomitanza con questi farmaci se non consigliato dal
medico)
Caffè
36
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40
Vitamine del gruppo B
Nel protocollo di prevenzione del Dr. Marik ci sono anche le vitamine
del gruppo B, ora vedremo perché le ha incluse.
Uno studio cinese pubblicato nel maggio 2020 ha cercato di
individuare i nutrienti che possono essere utili contro il Covid-19 e in
merito alle vitamine del gruppo B scrivono: [1]
“Le vitamine del gruppo B sono vitamine idrosolubili e funzionano
come parte dei coenzimi. Ogni vitamina B ha le sue funzioni speciali.
Ad esempio, la vitamina B2 (riboflavina) svolge un ruolo nel
metabolismo energetico di tutte le cellule. Si sospettava che la
carenza di vitamina B2 si verificasse tra gli anziani statunitensi. (17)
Keil et al. (18) avevano riferito che la vitamina B2 e la luce UV
riducevano efficacemente la concentrazione del coronavirus MERS
nel plasma umano. La vitamina B3, chiamata anche nicotinamide,
potrebbe aumentare l'uccisione di Staphylococcus aureus attraverso
un fattore di trascrizione specifico mieloide e la vitamina B3 è stata
efficace sia in ambito profilattico che terapeutico. (19) Inoltre, il
trattamento con vitamina B3 ha inibito in modo significativo
l'infiltrazione di neutrofili nei polmoni con un forte effetto
antinfiammatorio durante il danno polmonare indotto dal
ventilatore. Tuttavia, paradossalmente, ha anche portato allo
sviluppo di una significativa ipossiemia. (20) La vitamina B6 è
necessaria anche nel metabolismo delle proteine e partecipa a oltre
100 reazioni nei tessuti del corpo. Inoltre, svolge anche un ruolo
importante nella funzione immunitaria del corpo. Poiché la carenza
di vitamine del gruppo B può indebolire la risposta immunitaria
dell'ospite, dovrebbero essere integrate ai pazienti infettati da virus
per migliorare il loro sistema immunitario. Pertanto, le vitamine del
41
gruppo B potrebbero essere scelte come opzione di base per il
trattamento del COVID ‐ 19.”
Ma è stato condotto uno studio più approfondito sulla relazione tra
vitamine B e Covid-19, pubblicato nell’Agosto 2020. Gli autori
scrivono: [2]
“Attualmente non esiste un trattamento farmacologico approvato o
un vaccino contro il virus SARS-CoV-2. Fino a quando questi non
saranno disponibili, è necessario includere un'alimentazione
adeguata ed equilibrata per il corretto funzionamento del corpo e il
rafforzamento del sistema immunitario. I micronutrienti, la vitamina
C e la vitamina D hanno guadagnato molta attenzione durante la
pandemia a causa delle loro proprietà antinfiammatorie e di
supporto immunitario. Bassi livelli di vitamina D e C provocano
coagulopatia e sopprimono il sistema immunitario, causando
linfocitopenia. L'evidenza ha dimostrato che il tasso di mortalità è più
alto nei pazienti COVID-19 con basse concentrazioni di vitamina D.
Inoltre, l'integrazione di vitamina C aumenta l'indice di ossigenazione
nei pazienti con infezione da COVID-19 [5]. Allo stesso modo, la
carenza di vitamina B può compromettere in modo significativo la
funzione delle cellule e del sistema immunitario e portare a
infiammazioni dovute all'iperomocisteinemia.
È necessario sottolineare l'importanza della vitamina B perché svolge
un ruolo fondamentale nel funzionamento cellulare, nel
metabolismo energetico e nella corretta funzione immunitaria [6]. La
vitamina B aiuta nella corretta attivazione delle risposte immunitarie
sia innate che adattive, riduce i livelli di citochine pro-infiammatorie,
migliora la funzione respiratoria, mantiene l'integrità endoteliale,
previene l'ipercoagulabilità e può ridurre la durata della degenza in
ospedale [7,8]. Pertanto, lo stato della vitamina B dovrebbe essere
42
valutato nei pazienti COVID-19 e la vitamina B potrebbe essere
utilizzata come aggiunta non farmaceutica ai trattamenti attuali.”
Gli autori dello studio si concentrano poi su ogni vitamina B nello
specifico, vediamole insieme in sintesi.
Vitamina B1 (tiamina) La tiamina è in grado di migliorare la funzione del sistema
immunitario e ha dimostrato di ridurre il rischio di diabete di tipo 2,
malattie cardiovascolari, disturbi legati all'invecchiamento, malattie
renali, cancro, disturbi mentali e disturbi neurodegenerativi [3]. La
carenza di tiamina colpisce il sistema cardiovascolare, provoca neuro-
infiammazione, aumenta l'infiammazione e porta a risposte
anticorpali aberranti [3]. Poiché gli anticorpi, e soprattutto le cellule
T, sono necessari per eliminare il virus SARS-CoV-2, la carenza di
tiamina può potenzialmente provocare risposte anticorpali
inadeguate e conseguentemente sintomi più gravi. Quindi, è
probabile che livelli adeguati di tiamina aiutino nelle risposte
immunitarie adeguate durante l'infezione da SARS-CoV-2. La tiamina
funziona anche come inibitore dell'isoenzima dell'anidrasi carbonica;
quindi, alte dosi di tiamina somministrate a persone nelle prime fasi
del COVID-19 potrebbero potenzialmente limitare l'ipossia e
diminuire il ricovero. Sono necessarie ulteriori ricerche per
determinare se la somministrazione di dosi elevate di tiamina possa
contribuire al trattamento dei pazienti con COVID-19.
I cibi più ricchi di vitamina B1 in ordine di concentrazione sono:
lievito di birra, spirulina, semi di girasole, semi di lino, noci
macadamia.
43
Vitamina B2 (riboflavina) La riboflavina insieme alla luce UV causa danni irreversibili agli acidi
nucleici come DNA e RNA, rendendo i patogeni microbici incapaci di
replicarsi. La riboflavina e la luce UV hanno dimostrato di essere
efficaci contro il virus MERS-CoV, suggerendo che potrebbe essere
utile anche contro SARS-CoV-2 [4]. Infatti, la riboflavina-UV ha ridotto
il titolo infettivo di SARS-CoV-2 al di sotto del limite di rilevamento
nel sangue umano e nei prodotti plasmatici e piastrinici. Ciò potrebbe
alleviare parte del rischio di trasmissione trasfusionale di COVID-19 e
ridurre altri patogeni nei prodotti sanguigni per i pazienti COVID-19
in condizioni critiche.
I cibi più ricchi di vitamina B2 in ordine di concentrazione sono:
mandorle, carne di manzo, salmone, uova, funghi.
Vitamina B3 (Nicotinamide, Niacina) La niacina funge da elemento costitutivo del NAD e del NADP,
entrambi vitali durante l'infiammazione sistemica cronica. Il NAD+
agisce come un coenzima in varie vie metaboliche e i suoi livelli
aumentati sono essenziali per trattare un'ampia gamma di condizioni
fisiopatologiche. Il NAD+ viene rilasciato durante le prime fasi
dell'infiammazione e ha proprietà immunomodulatorie, note per
diminuire le citochine pro-infiammatorie, IL-1β, IL-6 e TNF-α. Prove
recenti indicano che il targeting dell'IL-6 potrebbe aiutare a
controllare la tempesta infiammatoria nei pazienti con COVID-19 [5].
Inoltre, la niacina riduce l'infiltrazione dei neutrofili e mostra un
effetto antinfiammatorio nei pazienti con danno polmonare indotto
dal ventilatore. Nei criceti, la niacina e la nicotinamide prevengono i
danni ai tessuti polmonare. Inoltre, la nicotinamide riduce la
replicazione virale (virus del vaccinia, virus dell'immunodeficienza
44
umana, enterovirus, virus dell'epatite B) e rafforza i meccanismi di
difesa dell'organismo. Tenendo conto dei ruoli di protezione
polmonare e rafforzamento immunitario della niacina, potrebbe
essere utilizzata come trattamento aggiuntivo per i pazienti COVID-
19.
I cibi più ricchi di vitamina B3 in ordine di concentrazione sono:
arachidi, tonno pinna gialla fresco (non in lattina), salmone, semi di
canapa, semi di chia, tacchino, pollo.
Vitamina B5 (acido pantotenico) L'acido pantotenico ha una serie di funzioni, comprese proprietà per
abbassare il colesterolo e i trigliceridi, migliora la guarigione delle
ferite, riduce l'infiammazione e migliora la salute mentale [3]. Anche
se ci sono studi limitati che dimostrano gli effetti dell'acido
pantotenico sul sistema immunitario, è una vitamina vitale per
indagini future. La vitamina B5 è richiesta dall'organismo per la
produzione di energia cellulare, la produzione, il trasporto e il rilascio
di energia dai grassi e la produzione del neurotrasmettitore
acetilcolina.
I cibi più ricchi di vitamina B5 in ordine di concentrazione sono: semi
di girasole, funghi Shiitake, funghi champignon, salmone, pollo,
avocado.
Vitamina B6 (piridossale 5′-fosfato, piridossina) Il piridossale 5′-fosfato (PLP) è una forma attiva di piridossina
(vitamina B6) ed è un cofattore essenziale in varie vie infiammatorie
con carenza che porta alla sregolazione immunitaria. PLP ha una
relazione inversa con IL-6 plasmatico e TNF-α in condizioni
45
infiammatorie croniche. Durante l'infiammazione, l'utilizzo del PLP
aumenta i risultati nel suo esaurimento, suggerendo che i pazienti
COVID-19 con elevata infiammazione possono avere una carenza.
Bassi livelli di PLP sono stati osservati in pazienti con diabete di tipo
2, malattie cardiovascolari e negli anziani, gruppi che sono a più alto
rischio di esiti peggiori di COVID-19. Tra i pazienti con COVID-19 sono
stati osservati anche sregolazione delle risposte immunitarie e
aumento del rischio di coagulopatia. In un recente preprint si
suggerisce che l'integrazione di PLP mitiga i sintomi del COVID-19
regolando le risposte immunitarie, diminuendo le citochine pro-
infiammatorie, mantenendo l'integrità endoteliale e prevenendo
l'ipercoagulabilità [7]. In effetti, è stato dimostrato tre decenni fa che
i livelli di PLP riducono le anomalie nell'aggregazione piastrinica e
nella formazione di coaguli di sangue [8]. Recentemente i ricercatori
della Victoria University hanno riferito che la vitamina B6 (così come
B2 e B9) ha sovraregolato IL-10, una potente citochina
antinfiammatoria e immunosoppressiva che può disattivare
macrofagi e monociti e inibire le cellule che presentano l'antigene e
le cellule T [9]. I pazienti con COVID-19 spesso rispondono al virus
aumentando un'eccessiva risposta delle cellule T e la secrezione di
citochine pro-infiammatorie. È possibile che il PLP sia in grado di
contribuire a smorzare la tempesta di citochine e l'infiammazione
sofferta da alcuni pazienti COVID-19. La vitamina B6 è importante per
l'elaborazione degli amminoacidi nel corpo, che formano i mattoni
delle proteine e di alcuni ormoni. È coinvolta nel metabolismo dei
globuli rossi, nel corretto funzionamento del sistema nervoso e
immunitario e in varie altre funzioni corporee. Una carenza a lungo
termine di vitamina B6 può portare a infiammazioni della pelle
(dermatite), depressione, confusione, convulsioni e anemia. Studi
recenti suggeriscono che una dieta povera di vitamina B6 aumenta il
rischio di malattie cardiache.
46
I cibi più ricchi di vitamina B6 in ordine di concentrazione sono:
pistacchi, castagne, tonno pinna gialla fresco, salmone, tacchino,
pollo.
Vitamina B9 (acido folico, folato) Il folato è una vitamina essenziale per la sintesi e la riparazione del
DNA, per la crescita cellulare e la risposta immunitaria adattativa. La
furina è un enzima associato alle infezioni batteriche e virali ed è un
obiettivo promettente per il trattamento delle infezioni.
Recentemente, è stato notato che l'acido folico era in grado di inibire
la furina, prevenendo il legame da parte della proteina spike SARS-
CoV-2, impedendo l'ingresso cellulare e il turnover del virus. Pertanto
è stato suggerito che l'acido folico potrebbe essere utile per la
gestione della malattia respiratoria associata a COVID-19 nelle prime
fasi [10]. Un recente rapporto di preprint che l'acido folico ei suoi
derivati acido tetraidrofolico e acido 5-metil tetraidrofolico hanno
affinità di legame forti e stabili contro SARS-CoV-2, attraverso il
docking molecolare basato sulla struttura. Pertanto, l'acido folico può
essere utilizzato come approccio terapeutico per la gestione del
COVID-19 [11]. Una carenza di vitamina B9 può portare ad anemia
negli adulti e uno sviluppo più lento nei bambini. Per le donne incinte
è particolarmente importante per il corretto sviluppo fetale e per
prevenire i difetti del tubo neurale.
I cibi più ricchi di vitamina B9 in ordine di concentrazione sono:
edamame (fagioli di soia verde acerbi usati in Cina e Giappone),
fagioli borlotti, lenticchie, fagioli dall’occhio nero, ceci e a seguire le
verdure a foglia verde.
47
Vitamina B12 (cobalamina) La vitamina B12 è essenziale per la sintesi dei globuli rossi, la salute
del sistema nervoso, la sintesi della mielina, la crescita cellulare e la
rapida sintesi del DNA. Le forme attive della vitamina B12 sono
idrossico, adenosil- e metil-cobalamina. La vitamina B12 agisce come
un modulatore del microbiota intestinale e bassi livelli di B12
aumentano l'acido metilmalonico e l'omocisteina, con conseguente
aumento dell'infiammazione, specie reattive dell'ossigeno e stress
ossidativo. L'iperomocisteinemia causa disfunzione endoteliale,
attivazione delle cascate piastriniche e della coagulazione, anemia
megaloblastica, interruzione dell'integrità della guaina mielinica e
riduzione delle risposte immunitarie. Il SARS-CoV-2 potrebbe
interferire con il metabolismo della vitamina B12, compromettendo
così la proliferazione microbica intestinale. Detto questo, è plausibile
che i sintomi della carenza di vitamina B12 siano vicini all'infezione
da COVID-19 come elevato stress ossidativo e lattato deidrogenasi,
iperomocisteinemia, attivazione a cascata della coagulazione,
vasocostrizione e vasculopatia renale e polmonare. Inoltre, la carenza
di vitamina B12 può provocare disturbi del sistema respiratorio,
gastrointestinale e nervoso centrale. Sorprendentemente, uno studio
recente ha dimostrato che gli integratori di metilcobalamina hanno il
potenziale per ridurre i danni e i sintomi d'organo correlati a COVID-
19 [12]. Uno studio clinico condotto a Singapore ha dimostrato che i
pazienti COVID-19 a cui erano stati somministrati integratori di
vitamina B12 (500 μg), vitamina D (1000 UI) e magnesio avevano
ridotto la gravità dei sintomi del COVID-19 e gli integratori avevano
ridotto significativamente la necessità di ossigeno e supporto di
terapia intensiva [13]. Gli studi hanno osservato che circa il 40% della
popolazione occidentale ha bassi livelli di vitamina B12 e questo è un
grave problema perché offre così tanti benefici al corpo. La vitamina
B12 è un nutriente essenziale per la funzione cerebrale e cardiaca,
48
collabora con il folato per favorire la formazione dei globuli rossi e la
sintesi del DNA. Aiuta ad abbassare l’omocisteina, che, a livelli
elevati, è legata a condizioni gravi come malattie cardiache,
osteoporosi, depressione e demenza. Ciò significa che una carenza di
B12, può portare a depressione e altri disturbi dell’umore,
annebbiamento cerebrale, stanchezza, debolezza muscolare,
mancanza di coordinazione e perdita di capelli. Ancora peggio,
l’esaurimento cronico di B12 potrebbe imitare i segni e i sintomi di
malattie cerebrali come la demenza.
I cibi più ricchi di vitamina B12 in ordine di concentrazione sono:
carne di fegato, vongole, sgombro, ostriche, cozze, aringhe, tonno
pinna blu fresco, carne di manzo, sardine, trota.
Riferimenti
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study to evaluate the effect of combination vitamin D, magnesium
50
and vitamin B12 (DMB) on progression to severe outcome in older
COVID-19 patients. medRxiv. 2020 Google Scholar
51
Zinco
Lo zinco offre tanti benefici per la salute con effetti antiossidanti e
antinfiammatori; contrasta le malattie autoimmuni, sostiene una
sana attività sessuale e riproduttiva, la salute della pelle, la funzione
cognitiva e la crescita muscolare.
Lo zinco è un minerale essenziale per
il funzionamento di almeno 300 enzimi
per il sistema immunitario
la digestione
metabolismo
la fertilità e la sessualità
la corretta attività di molti ormoni, inclusi l’insulina, l’ormone
della crescita, gli ormoni sessuali, gli ormoni timici e tiroidei
il funzionamento di globuli rossi e globuli bianchi
rallenta il processo di invecchiamento
contrasta i radicali liberi
combatte le malattie cardiache
rallenta alcuni tipi di cancro
Lo zinco è presente in tutti i tessuti corporei, ogni cellula del corpo
umano ne comprende una certa quantità.
Si stima secondo recenti studi che un individuo su quattro, ovvero il
25% della popolazione, può essere carente di zinco. Inoltre la maggior
parte degli individui con ipotiroidismo ne sono carenti.
In caso di stress (di qualunque natura) l’organismo utilizza lo zinco,
insieme alla glutammina, per produrre maggiori quantità di cortisolo,
causando così una deplezione intestinale di questi due importanti
52
nutrienti che hanno l’importante compito di riparare i danni della
parete intestinale e di mantenere in efficienza il suo ruolo di barriera.
Lo stress prolungato causa quindi una carenza cronica di zinco che si
manifesta in molti disturbi.
Zinco contro il Covid-19 L'aumento delle concentrazioni intracellulari di zinco compromette
efficacemente la replicazione in un certo numero di virus a RNA. La
relazione tra zinco e COVID-19, incluso il modo in cui la carenza di
zinco influisce sulla gravità del COVID-19 e se gli integratori di zinco
possono migliorare i risultati clinici, è attualmente sotto inchiesta.
Uno studio tedesco pubblicato a Luglio 2020 ha voluto indagare la
relazione tra zinco e Covid-19. Gli autori svelano molti aspetti
interessanti, eccone alcuni tratti dalla loro ricerca: [1]
“È interessante notare che la maggior parte dei gruppi a rischio
descritti per COVID-19 sono allo stesso tempo gruppi associati a
carenza di zinco. Poiché lo zinco è essenziale per preservare le
barriere dei tessuti naturali come l'epitelio respiratorio, impedendo
l'ingresso di agenti patogeni, per una funzione equilibrata del sistema
immunitario e del sistema redox, la carenza di zinco può
probabilmente essere aggiunta ai fattori che predispongono gli
individui all'infezione e alla progressione dannosa di COVID -19.
Infine, a causa delle sue proprietà antivirali dirette, si può presumere
che la somministrazione di zinco sia benefica per la maggior parte
della popolazione, specialmente per quelli con uno stato di zinco non
ottimale. […]
L'importanza dell'oligoelemento zinco per lo sviluppo e la funzione
del sistema immunitario in tutti i tipi di specie è stata dimostrata in
numerosi studi (1–3). Poiché la carenza di zinco si traduce in un
numero alterato e in una disfunzione di tutte le cellule immunitarie,
53
i soggetti con uno stato di zinco non ottimale hanno un aumentato
rischio di malattie infettive, disturbi autoimmuni e cancro (3-6). Oltre
alla malnutrizione, i gruppi a rischio per la carenza di zinco
comprendono gli anziani ei pazienti con varie malattie infiammatorie
e autoimmuni, che saranno discusse in dettaglio più avanti
nell'articolo (7, 8). Poiché una lieve carenza di zinco è in gran parte
sub-clinica, non viene notata nella maggior parte delle persone.
Tuttavia, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) presume che
almeno un terzo della popolazione mondiale sia affetta da carenza di
zinco (9). Il fatto che la carenza di zinco sia responsabile del 16% di
tutte le infezioni respiratorie profonde nel mondo (9) fornisce un
primo forte suggerimento su un collegamento tra la carenza di zinco
e il rischio di infezione e grave progressione di COVID-19 e suggerisce
potenziali benefici dello zinco integrazione.”
Quali sono le categorie di persone più a rischio di carenza di zinco?
Gli scienziati ci dicono che nei pazienti con broncopneumopatia
cronica ostruttiva (BPCO), asma bronchiale, malattie cardiovascolari,
malattie autoimmuni, malattie renali, dialisi, obesità, diabete,
cancro, aterosclerosi, cirrosi epatica, immunosoppressione e danno
epatico noto si osservano regolarmente bassi livelli sierici di zinco.
In uno studio pubblicato a settembre, scienziati in Giappone hanno
misurato i livelli di zinco nel sangue di 29 pazienti con Covid-19 al
momento del ricovero. [2] Hanno identificato una carenza di zinco nel
14% dei pazienti che rimanevano con Covid-19 da lieve a moderata e
nell'86% dei pazienti che in seguito sono progrediti in Covid-19 grave.
Un altro studio di settembre in India ha condotto ricerche simili con
un campione di 49 Covid-19 e 45 partecipanti sani. [3] Al momento
del ricovero, i pazienti avevano livelli di zinco complessivamente
inferiori rispetto al gruppo sano. E un sottogruppo di pazienti con
carenza di zinco aveva maggiori probabilità di soffrire di maggiore
54
gravità del Covid-19 e di ospedalizzazione più estesa rispetto a quelli
con livelli più alti.
In uno studio più ampio su 249 pazienti con Covid-19 presentato in
una conferenza, i ricercatori in Spagna hanno calcolato che ogni
aumento unitario dei livelli di zinco nel sangue al momento del
ricovero ha ridotto il rischio di morte del 7%. [4] E la carenza di zinco
al momento del ricovero ha aumentato il rischio di morte di 2,3 volte.
È interessante notare che questo studio ha anche trovato una
correlazione tra lo stato di zinco sano e una minore infiammazione
sistemica. E questi risultati sono stati adeguati anche per i
confondenti.
I cibi più ricchi di zinco I cibi più ricchi di zinco in ordine di concentrazione sono: ostriche,
carne di manzo, granchio, pollo, natto, tofu, carne di maiale, semi di
canapa, lenticchie, semi di zucca, avena.
Riferimenti
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Supplementation on COVID-19 Pathogenesis. Front Immunol. 2020
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55
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[4] Lower zinc levels in the blood are associated with an increased risk
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MICROBIOLOGY AND INFECTIOUS DISEASES
56
Melatonina
La melatonina è un ormone antiossidante dalle notevoli proprietà
antitumorali, che regola il ciclo sonno-veglia, il metabolismo, le
funzioni sessuali e, in generale, stabilisce i ritmi della vita. È anche
coinvolta nella regolazione del sistema immunitario, del sistema
cardiovascolare e dello sviluppo del cancro. La melatonina contrasta
l’invecchiamento e promuove la longevità. [1]
La melatonina è stata inclusa nel protocollo di prevenzione del Dr.
Marik per diversi motivi. Infatti la melatonina è protettiva contro il
danno polmonare acuto e la sindrome da distress respiratorio acuto
(ARDS) causati da agenti patogeni virali. [2]
La melatonina è efficace nei pazienti in terapia intensiva riducendo la
permeabilità dei vasi, l'ansia, l'uso di sedazione e migliorando la
qualità del sonno, il che potrebbe anche essere utile per migliori
risultati clinici per i pazienti COVID-19. [2]
La melatonina non è virucida ma ha un'azione antivirale indiretta
grazie alle sue proprietà antiinfiammatorie, antiossidanti e di
potenziamento immunitario. Ci sono situazioni in cui la melatonina
sopprime le caratteristiche delle infezioni virali. [2]
Non siamo a conoscenza ancora di studi fatti su pazienti Covid-19 che
mettono in relazione i livelli di melatonina o la sua integrazione come
trattamento integrato.
Ad Ottobre 2020 è stato pubblicato uno studio russo che ha cercato
di fare maggiore chiarezza sulla relazione tra Covid-19 e melatonina.
[3] Nella conclusione i ricercatori affermano: “Questo studio ha
fornito una panoramica completa di numerose proprietà benefiche
della melatonina in diverse complicazioni virali, anche nei disturbi
57
respiratori virali associati a stress ossidativo, infiammazione e
disfunzione immunitaria. Le prove in letteratura supportano che la
gestione dello stress ossidativo e delle risposte infiammatorie, così
come la regolazione delle risposte immunitarie, possono essere
fondamentali per colpire le infezioni da virus respiratori come SARS-
CoV-2. A causa di una correlazione positiva tra disfunzione
immunitaria e gravità della malattia nei pazienti con COVID-19, è
necessario considerare questa condizione per preparare il vaccino
ottimale. La sicurezza del profilo della melatonina è stata
ampiamente esaminata in diversi studi preclinici e clinici su dosi ad
ampio raggio. A causa della mancanza di un vaccino disponibile o di
un trattamento antivirale efficace per COVID-19, potrebbe essere
opportuno prendere in considerazione l'uso della melatonina come
adiuvante. Sebbene l'azione protettiva diretta della melatonina
contro COVID-19 sia sconosciuta, la sua ampia applicazione negli
studi sugli animali e negli studi clinici sull'uomo ha ripetutamente
verificato la sua efficacia e sicurezza in un'ampia gamma di disturbi.
Pertanto, si suggerisce che l'uso pratico della melatonina nell'attuale
epidemia di COVID-19 sia benefico.”
In particolare, la melatonina ha un alto profilo di sicurezza. Esistono
dati significativi che dimostrano che la melatonina limita le malattie
correlate al virus e potrebbe anche essere utile nei pazienti COVID-
19. [2] Sono necessari ulteriori esperimenti e studi clinici per
confermare questa speculazione.
I pazienti con i più bassi livelli di melatonina sono proprio gli anziani
a causa della progressiva calcificazione della ghiandola pineale che
avviene con l’età.
Come aumentare la melatonina La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale. In
condizioni di salute abbiamo una adeguata e corretta produzione di
58
melatonina per soddisfare i nostri bisogni. Tuttavia ci sono alcune
situazioni che riducono la quantità di melatonina che produciamo per
esempio: invecchiamento (calcificazione della ghiandola pineale),
squilibrio del ritmo sonno-veglia (ad esempio quando non si dorme la
notte, oppure si va a dormire tardi), esposizione a tossine (come il
fluoro), malattie in corso.
Per aumentare naturalmente la melatonina è opportuno lavorare
sulle eventuali cause ed incentivarla con pratiche che ne hanno
dimostrato l’aumento come la meditazione. La melatonina è
contenuta anche in alcuni cibi in quantità non molto consistenti, ad
esempio nell’uovo, nel pesce, nella frutta secca, nel riso rosso, nel
riso nero e nei funghi. Il modo più diffuso per aumentarla è attraverso
l’assunzione di un integratore, specialmente negli anziani e persone
con patologie. [4]
Riferimenti
[1] Ya Li et al. Melatonin for the prevention and treatment of cancer.
Oncotarget. 2017 Jun 13; 8(24): 39896–39921.
[2] Zhang R, Wang X, Ni L, Di X, Ma B, Niu S, Liu C, Reiter RJ. COVID-
19: Melatonin as a potential adjuvant treatment. Life Sci. 2020 Jun
1;250:117583. doi: 10.1016/j.lfs.2020.117583. Epub 2020 Mar 23.
PMID: 32217117; PMCID: PMC7102583.
[3] Alex Shneider, Aleksandr Kudriavtsev & Anna
Vakhrusheva (2020) Can melatonin reduce the severity of COVID-19
pandemic?, International Reviews of Immunology, 39:4, 153-
162, DOI: 10.1080/08830185.2020.1756284
[4] Xiao Meng et al. Dietary Sources and Bioactivities of Melatonin.
April 2017Nutrients 9(4):367
59
Vitamina D
Un impressionante numero di ricerche scientifiche dimostra che la
vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle
malattie e nel mantenere la salute ottimale. Ci sono circa 30.000 geni
nel corpo, e la vitamina D ne regola circa 3.000, così come i recettori
della vitamina D si trovano in tutto il corpo.
Il Dr. Michael Holick, considerato uno dei più grandi esperti del
mondo della vitamina D, ha sottolineato che l'aumento dei livelli di
vitamina D nella popolazione generale potrebbe prevenire malattie
croniche che affliggono quasi 1 milione di vite in tutto il mondo ogni
anno.
Quello che sorprende di più è che almeno il 50% della popolazione è
carente di vitamina D, ovvero ha un valore sierico di 25 (OH) D
inferiore a 30 ng / ml e praticamente il 100% di persone affette da
malattie hanno carenze anche più gravi sotto a 20 ng / ml. I soggetti
più a rischio sono gli anziani la cui pelle è meno efficiente nel
convertire i raggi solari in vitamina D, chi è in sovrappeso (dato che la
vitamina D è liposolubile) e ovviamente chi fa una vita sedentaria.
Uno studio del 2011 ci rivela: [7]
"La vitamina D è stata a lungo riconosciuta come essenziale per il
sistema scheletrico. Ricerche più recenti suggeriscono che svolge
anche un ruolo importante nella regolazione del sistema
immunitario, includendo forse le risposte immunitarie all'infezione
virale. Studi epidemiologici interventistici e osservazionali forniscono
prove del fatto che la carenza di vitamina D può conferire un
aumentato rischio di infezione da influenza e vie respiratorie. La
carenza di vitamina D è anche prevalente tra i pazienti con infezione
60
da HIV. Esperimenti su colture cellulari supportano la tesi secondo cui
la vitamina D ha effetti antivirali diretti, in particolare contro i virus
avvolti. Sebbene il meccanismo antivirale della vitamina D non sia
stato completamente stabilito, può essere collegato alla capacità
della vitamina D di up-regolare i peptidi antimicrobici LL-37 e la beta
defensina umana 2. Sono necessari ulteriori studi per chiarire
completamente l'efficacia e il meccanismo di vitamina D come agente
antivirale."
Ci sono stati ulteriori studi negli ultimi anni che hanno dimostrato
l'azione antivirale della vitamina D in varie condizioni.
Il Dr. Fabrizio Balducci, erborista con esperienza trentennale, spiega:
"La vitamina D, considerata ormai un ormone, è quella che iperattiva
le cellule dendritiche che sono quelle disseminate dal sistema
immunitario in tutti i distretti collegati con l’esterno (stomaco,
polmone, etc.). Le cellule dendritiche sono le prime che segnalano la
presenza di un potenziale antigene e di conseguenza allertano
attraverso le IL12 il sistema immunitario che invia in loco linfociti
Natural Killer. E’ la difesa più rapida, quindi una sensibilizzazione
promossa dalla vitamina D alle cellule dendritiche, mi sembra molto
importante. Sempre parlando della vitamina D, c’è da dire che ha
un’attività diretta nella stimolazione dei linfociti TREG che tendono al
ripristino della bilancia immunitaria Th1-Th2, e questo è molto
importante perché le molte persone che hanno un sistema alterato
verso un’iper-espressione dei linfociti Th2, ossia chi soffre di disbiosi
intestinale, di malattie autoimmuni sistemiche, ma anche di allergie,
hanno di conseguenza una soppressione dei linfociti Th1 che sono
preposti alla difesa virale ed altro. Risultano quindi meno riparate
verso un probabile attacco virale e faranno molta fatica a risolvere
una patologia da virus. Ecco quindi che la vitamina D offre un doppio
vantaggio, ma le dosi devono essere prossime agli 80 ng/ml."
61
Una ricerca pubblicata alla fine del 2012 su BMJ Open suggerisce che
l'integrazione giornaliera con vitamina D provoca infezioni
respiratorie meno gravi e un minore uso di antibiotici in una
popolazione sensibile. [6]
Un recente studio del 2019 intitolato "Attivazione polmonare della
vitamina D3 ed effetto preventivo contro la polmonite interstiziale"
ha dimostrato che nei polmoni ci sono i recettori e gli enzimi della
vitamina D, dove essa svolge un'azione antinfiammatoria e
preventiva sulla polmonite interstiziale. La polmonite interstiziale è
proprio la conseguenza potenzialmente letale del nuovo coronavirus.
Gli scienziati concludono: "La vitamina D3 viene attivata localmente
nei tessuti polmonari, il che suggerisce che un elevato apporto
dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la
polmonite interstiziale." [5]
Vitamina D contro il Covid Una ricerca spagnola pubblicata ad Ottobre 2020 condotta dal Dr.
José Hernández ha scoperto che oltre l'80% dei 216 pazienti
ricoverati per Covid-19 presso l’Ospedale Universitario Marqués de
Valdecill a Santander ha una carenza di vitamina D. [1] Inoltre i
pazienti COVID-19 con livelli di vitamina D inferiori avevano anche
livelli sierici elevati di marker infiammatori come la ferritina e il D-
dimero.
Sebbene il dato si riferisce ad un solo ospedale, conferma precedenti
studi epidemiologici secondo cui la carenza di vitamina D è più diffusa
nei Paesi dove il coronavirus ha mostrato un'aggressività maggiore,
provocando più decessi.
L’Ansa a riguardo commenta: “Se il ruolo protettivo della vitamina D
contro la sindrome Covid 19 fosse confermato (attualmente è in
corso in Gran Bretagna un vasto trial clinico per rispondere a questa
62
domanda) un approccio preventivo potrebbe essere curare la
carenza di questa vitamina, specialmente negli individui più
suscettibili come gli anziani, i pazienti con altre malattie quali il
diabete e il personale sanitario specie nei presidi di lunga degenza,
ovvero tutte le popolazioni più a rischio di ammalarsi di COVID-19 in
forma grave e con complicanze - conclude Hernández.” [2]
A Marzo 2020 all’Università di Torino in Italia era stato condotto uno
studio simile intitolato "Possibile ruolo preventivo e terapeutico della
vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19" e i risultati
erano stati gli stessi: grave carenza di vitamina D nei pazienti affetti
dal Covid-19. [3]
Infatti su 100 casi di pazienti positivi al virus analizzati, in tutti e 100 i
livelli di vitamina D erano "straordinariamente bassi". Inoltre il Prof.
Giancarlo Isaia co-autore dello studio spiega che l'80% dei pazienti
positivi in Italia con un decorso della malattia simil-influenzale, ha
livelli accettabili di vitamina D.
Già ad Aprile 2020 era stato pubblicato uno studio che supponeva la
raccomandazione di integrare vitamina D per contrastare il Covid-19.
[4] Gli autori nell’abstract spiegavano:
“Questo articolo esamina il ruolo della vitamina D nella riduzione del
rischio di infezioni del tratto respiratorio, la conoscenza
dell'epidemiologia dell'influenza e del COVID-19 e come
l'integrazione di vitamina D potrebbe essere una misura utile per
ridurre il rischio. Attraverso diversi meccanismi, la vitamina D può
ridurre il rischio di infezioni. Questi meccanismi includono l'induzione
di catelicidine e defensine che possono abbassare i tassi di
replicazione virale e la riduzione delle concentrazioni di citochine pro-
infiammatorie che producono l'infiammazione che danneggia il
rivestimento dei polmoni, portando alla polmonite, così come
63
l'aumento delle concentrazioni di citochine antinfiammatorie. Diversi
studi osservazionali e studi clinici hanno riportato che l'integrazione
di vitamina D riduce il rischio di influenza, mentre altri no. Le prove a
sostegno del ruolo della vitamina D nella riduzione del rischio di
COVID-19 includono che l'epidemia si è verificata in inverno, un
periodo in cui le concentrazioni di 25-idrossivitamina D (25 (OH) D)
sono più basse; che il numero di casi nell'emisfero australe verso la
fine dell'estate è basso; che è stato scoperto che la carenza di
vitamina D contribuisce alla sindrome da distress respiratorio acuto;
e che i tassi di mortalità aumentano con l'età e con la comorbidità
della malattia cronica, entrambi associati a una concentrazione di
25(OH)D inferiore. Per ridurre il rischio di infezione, si raccomanda
alle persone a rischio di influenza e / o COVID-19 di prendere in
considerazione l'assunzione di 10.000 UI / die di vitamina D3 per
alcune settimane per aumentare rapidamente le concentrazioni di 25
(OH) D, seguite da 5000 UI / d. L'obiettivo dovrebbe essere quello di
aumentare le concentrazioni di 25(OH)D sopra i 40-60 ng / mL (100-
150 nmol / L). Per il trattamento delle persone che vengono infettate
da COVID-19, potrebbero essere utili dosi più elevate di vitamina D3.
Per valutare queste raccomandazioni devono essere condotti studi
randomizzati controllati e studi su larga popolazione.”
Come aumentare la vitamina D La vitamina D non è contenuta in quantità rilevanti nel cibo e il modo
in cui possiamo soddisfarne il nostro fabbisogno è esponendo la pelle
al sole. Infatti i raggi UVB del sole innescano a livello dell’epidermide
delle reazioni che portano alla produzione di vitamina D nel corpo. La
vitamina D viene prodotta quando il sole è ad un’altezza di almeno
35° all’orizzonte. Questo significa che chi vive nella fascia tropicale
può produrre vitamina D tutto l’anno. In Italia questo non succede
dato che siamo sopra ai 35° di latitudine, perciò non possiamo
produrre vitamina D da Novembre ad Marzo. La quantità maggiore di
64
vitamina D si produce nelle ore centrali della giornata (quando il sole
è appunto sopra i 35°) ovvero per fare un esempio d’estate dalle 9
alle 16. Questo perché in tale fascia oraria c’è una maggiore
produzione di UVB che sono i raggi luminosi che stimolano la
produzione di vitamina D da parte della pelle.
Per completezza, i cibi più ricchi di vitamina D sono i cibi grassi come
uova e pesce, in particolare le uova contengono 80 UI ogni 100
grammi (quindi un uovo circa 40 UI) , mentre il salmone 640 UI ogni
100 grammi.
Riferimenti
[1] Study finds over 80 percent of COVID-19 patients have vitamin D
deficiency. 27.10.2020 Endocrine Society
[2] Covid: carenza vitamina D per oltre 80% pazienti ricoverati.
27.10.2020 Ansa
[3] Giancarlo Isaia ed Enzo Medico. Possibile ruolo preventivo e
terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-
19. Torino, 25 marzo 2020
[4] Grant WB, Lahore H, McDonnell SL, Baggerly CA, French CB, Aliano
JL, Bhattoa HP. Evidence that Vitamin D Supplementation Could
Reduce Risk of Influenza and COVID-19 Infections and Deaths.
Nutrients. 2020 Apr 2;12(4):988. doi: 10.3390/nu12040988. PMID:
32252338; PMCID: PMC7231123.
[5] Tsujino I, Ushikoshi-Nakayama R, Yamazaki T, Matsumoto N, Saito
I. Pulmonary activation of vitamin D3 and preventive effect against
interstitial pneumonia. J Clin Biochem Nutr. 2019 Nov;65(3):245-251.
65
[6] Aloia, John F et al. “Vitamin D and Acute Respiratory Infections-
The PODA Trial.” Open forum infectious diseases vol. 6,9 ofz228. 4
Sep. 2019
[7] Beard JA, Bearden A, Striker R. Vitamin D and the anti-viral state.
J Clin Virol. 2011 Mar;50(3):194-200. doi: 10.1016/j.jcv.2010.12.006.
Epub 2011 Jan 15.
66
Ivermectina
Infine nel protocollo del Dr. Marik troviamo l’ivermectina, che non è
un integratore ma un farmaco antiparassitario che consiglia per la
profilassi post-esposizione. Questo farmaco è su prescrizione
Uno studio pubblicato in Aprile 2020 dell’Università Monash di
Melbourne in Australia ha scoperto che è in grado di arrestare la
crescita del nuovo coronavirus, almeno per quanto riguarda le
colture cellulari in laboratorio, entro 48 ore. Infatti una singola dose
potrebbe rimuovere tutto l'RNA virale in 48 ore e che anche a 24 ore
si è verificata una riduzione davvero significativa. [1]
E non finisce qui. Successivamente è stato pubblicato uno studio ad
Ottobre 2020 con risultati molto positivi su pazienti Covid-19. [2]
Riporto qui i tratti salienti delineati dai ricercatori:
“È stato dimostrato che l'ivermectina inibisce la replicazione del
coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave in vitro, il che
ha portato all'uso off-label, ma l'efficacia clinica non è stata descritta
in precedenza.”
L'oggetto dello studio che quindi i ricercatori si sono posti è stato:
“L’ivermectina è vantaggiosa per i pazienti ospedalizzati con malattia
da coronavirus 2019 (COVID-19)?”
Questi sono stati i risultati ottenuti:
“Sono stati esaminati 280 pazienti, 173 trattati con ivermectina e 107
senza ivermectina. La maggior parte dei pazienti in entrambi i gruppi
ha ricevuto anche idrossiclorochina, azitromicina o entrambe.
L'analisi univariata ha mostrato una mortalità inferiore nel gruppo
ivermectina (15,0% vs 25,2%; OR, 0,52; 95% CI, 0,29-0,96; P = 0,03).
67
Anche la mortalità era inferiore tra i pazienti trattati con ivermectina
con grave coinvolgimento polmonare (38,8% vs 80,7%; OR, 0,15; 95%
CI, 0,05-0,47; P = 0,001). Non sono state riscontrate differenze
significative nei tassi di estubazione (36,1% vs 15,4%; OR, 3,11; 95%
CI, 0,88-11,00; P = 0,07) o durata della degenza. Dopo aggiustamento
multivariato per fattori confondenti e rischi di mortalità, la differenza
di mortalità è rimasta significativa (OR, 0,27; IC 95%, 0,09-0,80; P =
0,03). 196 pazienti sono stati inclusi nella coorte abbinata alla
propensione. La mortalità era significativamente più bassa nel
gruppo ivermectina (13,3% vs 24,5%; OR, 0,47; 95% CI, 0,22-0,99; P
<0,05), una riduzione del rischio assoluto dell'11,2% (95% CI, 0,38% -
22,1%) , con un numero necessario per il trattamento di 8,9 (IC 95%,
4,5-263).”
E concludono:
“Il trattamento con ivermectina è stato associato a una mortalità
inferiore durante il trattamento di COVID-19, specialmente nei
pazienti con grave coinvolgimento polmonare. Sono necessari studi
randomizzati controllati per confermare questi risultati.”
Il Dr. Marik è entusiasta di questo farmaco e gli ha dedicato un intero
video di 50 minuti in cui effettua una meta-analisi sulla ivermectina
spiegando come potrebbe essere un modo efficace ed economico per
prevenire la diffusione del nuovo coronavirus e trattarlo nei pazienti,
ritenendo che sia efficace in tutte le fasi della progressione del virus
e anche in profilassi. [3]
Nota bene. Questo farmaco è disponibile solo su prescrizione medica
(a parte per l’uso animale) e non ci sono ancora studi clinici più ampi
che ne supportano l’uso contro il nuovo coronavirus quindi abbiamo
riportato questo prodotto solo a titolo informativo in quanto
presente nel protocollo.
68
Riferimenti
[1] Lab experiments show anti-parasitic drug, Ivermectin, eliminates
SARS-CoV-2 in cells in 48 hours – Monash Biomedicine Discovery
Institute (IA)
[2] Juliana Cepelowicz Rajter, MD et al. Use of Ivermectin Is
Associated With Lower Mortality in Hospitalized Patients With
Coronavirus Disease 2019. Chest Journal Published: October 12, 2020
[3] Dr Paul Marik. COVID -19: Ivermectin Update. Youtube
69
Lattoferrina
Abbiamo terminano gli integratori del protocollo del Dr. Marik ma ce
ne sono altri interessanti che è importante menzionare.
La lattoferrina è una proteina presente nel latte vaccino e nel latte
materno. Il colostro, il primo latte prodotto dopo la nascita del
neonato, contiene alti livelli di lattoferrina, circa sette volte la
quantità presente nel latte prodotto in seguito.
La lattoferrina è disponibile anche come integratore alimentare
acquistabile in farmacia oppure online. Fare attenzione alla
concentrazione del principio attivo che varia a seconda della
formulazione (costo più basso spesso corrisponde a concentrazione
più bassa).
La lattoferrina viene utilizzata per il trattamento delle ulcere
intestinali, della diarrea e della carenza di ferro. Viene anche usata
come antiossidante e per proteggere dalle infezioni batteriche e
virali. Altri usi includono la stimolazione del sistema immunitario, la
prevenzione dei danni ai tessuti legati all'invecchiamento, la
promozione di batteri intestinali sani, la prevenzione del cancro e la
regolazione del modo in cui il corpo elabora il ferro.
La lattoferrina aiuta a regolare l'assorbimento del ferro nell'intestino
e la consegna del ferro alle cellule. La lattoferrina lega il ferro e lo
trasporta intatto all’intestino, legandosi agli enterociti, facilità
l’entrata del ferro nella cellula mettendolo a disposizione per le
necessità dell’organismo. Grazie a questo meccanismo di regolazione
dell’omeostasi sistemica del ferro, la lattoferrina aiuta a ripristinare i
valori fisiologici di ferro sierico totale, ferritina, emoglobina,
transferrina e globuli rossi.
70
In Giappone la lattoferrina è utilizzata da più di 20 anni sia contro
l'Helicobacter pylori, ma soprattutto per i tumori gastroenterici. E'
nel protocollo di trattamento usato da ARTOI per le neoplasie gastro-
coliche e pancreatiche. Inoltre previene la formazione di polipi
intestinali e le infiammazioni croniche intestinali.
Sembra anche proteggere dalle infezioni batteriche, possibilmente
impedendo la crescita dei batteri privandoli di nutrienti essenziali o
uccidendo i batteri distruggendo le loro pareti cellulari. La
lattoferrina contenuta nel latte materno ha il merito di aiutare a
proteggere i bambini allattati al seno dalle infezioni batteriche. Oltre
alle infezioni batteriche, la lattoferrina èattiva contro le infezioni
causate da alcuni virus e funghi. Infatti i ricercatori italiani hanno
testato in vitro che l’azione antivirale della lattoferrina dimostrando
come questa proteina inibisca l’infezione da SARS-CoV-2, bloccando
le fasi precoci dell’interazione virus-cellula.
Quindi la lattoferrina è un integratore alimentare utile che da una
parte ci fa comprendere l'importanza dell'allattamento al seno nei
bambini e dall'altra di come potrebbe essere utile come prevenzione
e trattamento per il nuovo coronavirus.
Marzo. L'annuncio del Dr. Di Bella sulla lattoferrina Già lo scorso Marzo il Dott. Giuseppe Di Bella aveva dichiarato
pubblicamente la possibile utilità della lattoferrina come prevenzione
all'infezione del nuovo coronavirus. In particolare affermava:
"La Lattoferrina (LF) è una molecola naturale, non tossica in stretto
sinergismo antinfettivo, immunomodulante, antivirale, col Lisozima.
Agiscono entrambi sulle membrane batteriche e virali mediante
l’interazione delle loro cariche anioniche con quelle cationiche delle
membrane e attraverso la scissione con meccanismi enzimatici dei
legami β1-4 glicosidici del peptidoglicano, uccidendo così molti
71
batteri e virus per citolisi. La diminuzione della carica batterica, virale
e micotica rappresenta un meccanismo utile per le frequenti
complicazione delle virosi da batteri e miceti. Le funzioni antinfettive,
battericide, immunomodulanti, antiossidanti, antinfiammatorie e
antitumorali della lattoferrina sono scientificamente documentate.
Recenti studi confermano che la lattoferrina realizza queste funzioni
sinergicamente al Lisozima ad altre proteine del latte come l’alfa-
latto albumina e la beta latto globulina. È stata documentata anche
un’attività antivirale della LF particolarmente efficace sui virus
Herpetici, Citomegalovirus e HIV, di cui inibisce la penetrazione
all’interno delle cellule." (1)
Aprile. Studio sulla Lattoferrina come potenziale
preventivo e trattamento per COVID-19 Ad Aprile è stato poi pubblicato uno studio che ha visto coinvolti
ricercatori dell'Università di Taiwan e Hong-Kong. Nell'abstract del
loro studio intitolato "Lattoferrina come potenziale preventivo e
trattamento per COVID-19" affermano:
"La nuova pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19) sta rapidamente
avanzando in tutto il mondo nonostante drastiche misure di salute
pubblica e personale. Antivirali e integratori alimentari sono stati
proposti come potenzialmente utili contro la SARS-CoV-2 (virus che
causa COVID-19), ma pochi sono stati stabiliti clinicamente.
Lattoferrina (Lf) è una glicoproteina naturale e non tossica ad uso
orale disponibile come integratore alimentare e ha stabilito una
efficacia anti-virale in vitro contro una vasta gamma di virus tra cui
SARS-CoV, un corona virus strettamente correlato al SARS-CoV-2
(virus che causa il COVID-19). Inoltre, la Lf possiede effetti
immunomodulatori e antinfiammatori unici che possono essere
particolarmente rilevanti per la patologia-patologia dei casi gravi di
COVID-19. Esaminiamo i meccanismi biologici sottostanti della Lf
72
come regolatore antivirale e immunitario proponiamo il suo
potenziale unico come trattamento preventivo e aggiuntivo per il
COVID-19. Speriamo che ulteriori ricerche e sviluppi sull'integrazione
nutrizionale di Lf possano stabilire il suo ruolo per il COVID-19"
Dopo aver elencato tutte le proprietà terapeutiche, nella conclusione
affermano:
"Sono stati compiuti molti progressi per chiarire la poliedrica
funzione della lattoferrina (Lf) negli ultimi 30 anni come antivirale e
unica molecola antinfiammatoria e immunomodulante. Abbiamo
presentato la logica sperimentale e clinica del suo utilizzo per COVID-
19, ma ulteriori esperimenti per verificare la sua inibizione del virus e
studi clinici per chiarire il dosaggio e l'efficacia sono necessari per
confermare il potenziale di Lf per la prevenzione SAR-CoV-2 come
trattamento COVID-19."
Maggio. Studio italiano svela la proprietà della lattoferrina A conferma dell'intuizione del Dr. Di Bella e dello studio
dell'Università di Taiwan e Hong-Kong, arriva uno studio italiano
condotto in parallelo dalle università romane di Tor Vergata e La
Sapienza. Pubblicato sulla rivista Internal Journal of Molecular
Science il 5 Luglio spiega nell'abstract:
"Di recente, il mondo ha affrontato una devastante infezione da
coronavirus pandemico globale, con oltre 12 milioni di infetti in tutto
il mondo e oltre 300.000 decessi al 15 maggio 2020, correlati a un
nuovo coronavirus (2019-nCoV), caratterizzato da una morfologia
sferica e identificato attraverso il sequenziamento di prossima
generazione. Sebbene il tratto respiratorio sia il principale portale di
entrata della SARS-CoV-2, può verificarsi anche un coinvolgimento
gastrointestinale associato a nausea, vomito e diarrea. Nessun
farmaco o vaccino è stato approvato a causa dell'assenza di prove
73
derivanti da rigorosi studi clinici. È stato evidenziato un crescente
interesse per il possibile ruolo preventivo e il trattamento aggiuntivo
di lattoferrina, glicoproteina delle secrezioni umane parte di un
sistema difensivo non specifico, noto per svolgere un ruolo cruciale
contro le infezioni microbiche e virali e esercitare effetti
antinfiammatori su diverse superfici della mucosa e in grado di
regolare il metabolismo del ferro. In questa recensione, analizzando
le proprietà della lattoferrina, proponiamo di progettare uno studio
clinico per valutare e verificare il suo effetto utilizzando un
trattamento a doppia combinazione con la formulazione spray locale,
solubilizzata e la somministrazione orale. La lattoferrina potrebbe
contrastare l'infezione e l'infiammazione del coronavirus, agendo
come barriera naturale della mucosa sia respiratoria che intestinale
o ripristinando i disturbi del ferro legati alla colonizzazione virale." (2)
"La lattoferrina potrebbe essere usata in pazienti asintomatici o
lievemente sintomatici per prevenire il peggioramento della SARS-
CoV2. Il dosaggio ideale di Lattoferrina deve essere diversificato sulla
base della gravità dei sintomi. I pazienti asintomatici con COVID-19
devono usare 300 mg, somministrati per via orale, raddoppiando il
dosaggio (massimo 1gr) per i pazienti lievemente sintomatici.
Suggeriamo di mantenere il trattamento almeno fino a quando il
tampone al COVID-19 diventa negativo." (2)
Il Dr. Di Bella consigliava come prevenzione 200mg 3 volte al giorno
che corrisponde al dosaggio che gli studiosi italiani consigliano ai
pazienti lievemente sintomatici. In particolare il Dr. Di Bella la
consiglia in abbinamento al Lisozima, in farmacia si possono
richiedere degli integratori combinati di lisozima e lattoferrina.
74
I test della lattoferrina sui pazienti Lo studio è stato è guidata dalla Dr.ssa Elena Campione che ha
affermato: «Si ammalavano adulti e anziani con sintomi gravi, mentre
i bambini o non si ammalavano oppure avevano sintomi lievi». (3)
Infatti i bambini hanno alti valori di lattoferrina che ricevono nella
fase di allattamento al seno, nota per le sue notevoli proprietà
antivirali che difendono il bambino dalle malattie infettive.
Così, presso il reparto COVID-19 di Tor Vergata è iniziato il
trattamento con Lattoferrina dei pazienti affetti da Coronavirus,
all’esordio della malattia con sintomi gastrointestinali, tosse, cefalea
e debolezza muscolare. La proteina è stata somministrata anche ai
pazienti Covid positivi ma asintomatici.
La Dr.ssa Campione commenta i risultati ottenuti dicendo:
«Incredibilmente dopo dieci giorni dall’inizio della terapia,
osservavamo la scomparsa di questi sintomi, e dopo altri dieci/dodici
giorni ottenevamo la negativizzazione del tampone. I risultati
ottenuti mostrano che la Lattoferrina blocca le fasi precoci
dell’infezione da Sars Covid-2 e - a detta di colleghi dell’Università del
Michigan - è attiva anche quando la cellula è già infetta. La
lattoferrina agisce come una rete a maglie strette, bloccando la porta
d’ingresso del virus. Potremo quindi usarla anche in futuro
nell’ambito della prevenzione, perché i nostri studi ci danno
ragione».
Congiuntamente ai test, una squadra coordinata dalla professoressa
Piera Valenti, Ordinario di Microbiologia dell’Università La Sapienza
di Roma e Membro del Comitato Internazionale sulla Lattoferrina ha
«eseguito delle prove in vitro sull’azione antivirale
della lattoferrina dimostrando come questa proteina inibisca
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l’infezione da SARS-CoV-2, bloccando le fasi precoci dell’interazione
virus-cellula»
Il Prof. Massimo Andreoni, medico infettivologo e direttore dell’UOC
malattie infettive Tor Vergata, in un recente intervento televisivo ha
affermato:
"Lattoferrina molto promettente, permette agli infetti da covid 19 di
liberarsi del virus molto prima, stiamo allargando la sperimentazione.
In autunno aumenterà il numero di casi perché passeremo più tempo
in luoghi chiusi. L’età media dei nuovi contagiati si sta alzando, se si
alzerà ancora ci sarà aumento di ricoveri e presenze in terapia
intensiva. Questa è la responsabilità che in questo momento i giovani
hanno, sono i veri baluardi contro l’epidemia. Scuola? Fondamentale
riaprirla, ma non esiste una ricetta per avere rischio zero.
È una ricerca italiana alla quale ho avuto il piacere e l’onore di
partecipare, è un prodotto naturale, che serve a stimolare la nostra
immunità. È un prodotto molto presente nei neonati. Abbiamo visto
che somministrando la lattoferrina si protegge molto l’immunità
delle persone, gli infetti da covid 19 riescono a liberarsi del virus
molto prima rispetto a dei soggetti che sono infettati, ma non
prendono questo prodotto. È una sostanza che va a chiudere le porte
al virus nelle cellule. Un’azione che sembra molto promettente.
Ovviamente stiamo allargando gli studi, ma certamente è un dato
molto interessante. Lo studio ha riguardato finora 100 persone
affette da covid, una numerosità ancora modesta, che necessita di
ulteriori dati. Siccome questo è un prodotto naturale che si trova con
molta facilità, molte persone hanno iniziato ad assumerlo e quindi è
un qualcosa che nella pratica si sta già fortificando come dato. Però
ovviamente, per serietà, dobbiamo aspettare risultati più ampi per
avere ulteriori certezze."
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Benefici della lattoferrina La lattoferrina come abbiamo compreso non è solo un potente
antivirale ma offre altri benefici-
1. Anemia. La lattoferrina aiuta ad aumentare l'assorbimento del
ferro nell'intestino. È anche responsabile del trasporto del ferro nelle
cellule. Uno studio italiano dell'Università La Sapienza ha dimostrato
che la lattoferrina è più efficace dell'integratore di ferro per
contrastare l'anemia e l'anemia infiammatoria, nella dose di 100 mg
per due volte al giorno.
2. Rischi del parto prematuro. Molti bambini pretermine soffrono di
enterocolite necrotizzante quando i batteri possono distruggere le
pareti intestinali e causare la morte delle cellule intestinali. Studi
preliminari suggeriscono che la lattotransferrina può uccidere i
batteri patogeni nell'intestino e aiutare a fermare l'enterocolite
necrotizzante. Uno studio su 743 neonati pretermine ha confermato
questi risultati.
La lattoferrina si trova naturalmente nel latte materno in quantità
elevate, motivo per cui l'allattamento al seno è essenziale per lo
sviluppo del bambino.
3. Salute della pelle. Un gruppo di giovani adulti hanno ricevuto latte
con lattoferrina e le loro condizioni della pelle sono migliorate.
Hanno avuto meno acne e infiammazione della pelle rispetto al
gruppo placebo.
Anche un gruppo di pazienti con psoriasi hanno beneficiato
dell'applicazione topica. Il rossore e le dimensioni delle lesioni
cutanee sono migliorati dopo l'applicazione della crema
alla lattoferrina al 10% o 20% (ugualmente efficace).
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4. Effetti collaterali del diabete. In un gruppo di pazienti diabetici, le
applicazioni topiche di lattoferrina ricombinante hanno migliorato la
guarigione delle ulcere del piede senza effetti collaterali.
5. Epatite C. In uno studio preliminare di 11 pazienti con epatite
cronica C, un trattamento di 8 settimane di lattoferrina (1,8 o 3,6 g /
giorno) ha ridotto significativamente l'alanina transaminasi sierica
(ALT) e l'RNA virale in pazienti con forme più lievi di infezione.
6. Favorisce la perdita di peso riducendo l'accumulo di grasso. Uno
studio gruppo di pazienti obesi hanno ricevuto compresse di
lattoferrina (300 mg) per otto settimane. Il trattamento ha ridotto la
massa grassa, il peso corporeo (-1,5 kg), il BMI e la circonferenza della
cosce (-2,6 cm).
7. Migliora la digestione eliminando i batteri patogeni. In uno studio
la lattoferrina ha soppresso la crescita di Escherichia coli e Salmonella
promuovendo nel contempo la crescita di bifidobatteri benefici. Di
conseguenza, il trattamento ha migliorato significativamente la
digestione e alleviato la costipazione dei pazienti.
8. Rafforza le ossa. In un gruppo di donne in menopausa,
l'integrazione di lattoferrina arricchita con RNA se ha migliorato
significativamente la loro salute ossea e ha stimolato la formazione
ossea. Sono necessarie ulteriori ricerche per trarre conclusioni
definitive.
9. Protegge i neonati e i bambini dalle infezioni. La lattoferrina
conferisce l’immunità innata ai bambini: svolge un ruolo protettivo
verso virus, batteri e funghi. Nei lattanti protegge dalle infezioni
batteriche che si potrebbero sviluppare con l’allattamento al seno,
dato che la parete intestinale è ancora permeabile. Contrasta i batteri
in due modi: da un lato impedendo che questi possano aderire alla
parete della mucosa intestinale, causando una infezione, come ad
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esempio fa il batterio dell’Escherichia coli. Dall’altro, danneggiando
gli strati più esterni della membrana cellulare di alcune specie
batteriche che rientrano nella famiglia dei GRAM negativi.
10. Svolge un'azione antitumorale. Da più di 20 anni viene usata in
Giappone contro i tumori del tratto gastrointestinale e del pancreas.
Gli studi condotti in laboratorio hanno messo in evidenza che è in
grado di contrastare anche la formazione di polipi intestinali. In uno
studio sui ratti si è visto che la proteina contrasta l’angiogenesi, cioè
il processo che porta a creazione di nuovi vasi sanguigni che servono
al tumore per la sua sopravvivenza.
Riferimenti
(1) Lattoferrina. Metodo Di Bella
(2) Elena Campione et al. Lactoferrin as Protective Natural Barrier of
Respiratory and Intestinal Mucosa against Coronavirus Infection and
Inflammation. Int. J. Mol. Sci. 2020, 21(14), 4903;
(3) Redazione. CORONAVIRUS – La Lattoferrina può essere utile per
la prevenzione del Covid. Sora24.it
(4) Moreno-Expósito L, et al. Life Sci 2018 - Review. PMID 29307524.
Multifunctional capacity and therapeutic potential of lactoferrin
Lactoferrin (LF) is a glycoprotein with high functional versatility that
is found in most body fluids.
The objective of this study was to gather and update information on
the properties attributed to LF.
(5) Małaczewska J, et al. BMC Vet Res 2019. PMID 31488163 Free
PMC article. Antiviral effects of nisin, lysozyme, lactoferrin and their
mixtures against bovine viral diarrhoea virus.
(6) Cheng WD, et al. Trials 2017 - Clinical Trial. PMID 29110675 Free
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PMC article. Lactoferrin and lysozyme to reduce environmental
enteric dysfunction and stunting in Malawian children: study
protocol for a randomized controlled trial.
(7) Gillum T, et al. Eur J Appl Physiol 2017. PMID 28341903 Exercise
increases lactoferrin, but decreases lysozyme in salivary
granulocytes.
(8) Cieslak J, et al. J Sci Food Agric 2017. PMID 27611486 Variability
of lysozyme and lactoferrin bioactive protein concentrations in
equine milk in relation to LYZ and LTF gene polymorphisms and
expression.
(9) LACTOFERRIN. WebMd
(10) Vicariotto, Franco (2008) La lattoferrina come terapia
dell’anemia in gravidanza. Giornale italiano di ostetricia e
ginecologia, 30 (4). pp. 132-135. ISSN 1971-1433
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Probiotici
L’intestino è un sistema molto delicato e sensibile a tutto ciò che
mangiamo e sentiamo a livello emotivo, tanto che chi manifesta
patologie autoimmuni ha quasi sempre un mal funzionamento del
proprio sistema gastrointestinale. Recenti studi mostrano come le
infiammazioni dei tessuti delle pareti gastriche e intestinali sono la
causa scatenante di moltissime patologie e aggravano tutte le altre.
Quindi possiamo dire che oggi gli scienziati hanno dimostrato quello
che Ippocrate aveva detto 2500 anni fa.
Tutte le malattie hanno origine nell’intestino
(Ippocrate-460-370 a.C.)
Il microbiota umano è l’insieme dei microrganismi che vivono
nell’essere umano, principalmente nel tubo digerente (ma sono
anche nella bocca, nella pelle e negli organi genitali). Questi
microrganismi hanno un ruolo profondissimo non ancora ben
compreso dalla scienza e leggendo ti renderai conto di quanto
enorme sia il loro impatto nella nostra vita. Nel corpo ci sono circa
500-10.000 specie differenti di microrganismi, composti
principalmente da batteri, ma in misura inferiore anche da miceti e
virus.
Ogni persona ha il 99,99% di DNA uguale a quello di una qualunque
altra persona, mentre invece solo il 10% del microbiota è simile.
Ciascuno infatti ha una composizione diversa e molto variabile di
microrganismi, sebbene alcuni ceppi di microrganismi sono comuni a
tutta l’umanità, come i Lactobacillus e Bifidobacteria. Senza di essi
l’uomo non potrebbe vivere dato che svolgono funzioni che le
normali cellule sono incapaci di eseguire. Riferendoci al microbiota
intestinale esso è fondamentale per:
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digestione dei polisaccaridi vegetali
produzione di enzimi necessari per l’assimilazione dei
nutrienti
sintesi delle vitamine del gruppo K e B
regolazione del pH intestinale
difesa contro agenti patogeni intestinali
produzione di ormoni e cellule immunitarie
regolazione del metabolismo
umore e salute mentale
tantissime altre funzioni
Ogni essere umano e animale sul pianeta ha un suo microbiota unico.
Gli scienziati hanno voluto vedere cosa succede se si fa crescere un
topo da laboratorio senza alcun tipo di contatto batterico, ovvero in
ambiente completamente sterile così che non possa sviluppare il suo
microbiota. I risultati sono impressionanti. Gli animali allevati senza
microbi non hanno un sistema immunitario funzionante, i globuli
bianchi rimangono dormienti, l’intestino non sviluppa le sue pieghe
correttamente, il cuore rimane piccolo e alcuni geni nel cervello non
funzionano.
Tutti i batteri sono utili ma se alcuni ceppi diventano troppo numerosi
o troppo pochi, possono provocare danni alla salute. Ci sono infatti
batteri che in generale sono positivi anche a grandi quantità (come i
bifidobatteri già menzionati) ed altri che invece devono essere tenuti
in numero molto limitato perché possono diventare patogeni (come
ad esempio la Candida e l’Escherichia coli).
Gli integratori probiotici sono costituiti da microorganismi vivi
appartenenti a specifici ceppi di batteri in grado di colonizzare
positivamente l’intestino. Esistono quindi diversi tipi di probiotici in
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commercio che si differenziano per il tipo di ceppi batterici inclusi e
per il loro quantitativo.
Uno studio pubblicato a Giugno 2020 ha voluto indagare se c’è una
relazione tra alcuni ceppi batterici intestinali e il Covid-19. [1] I
risultati sono stati molto interessanti.
La Dr.ssa Bishara, co-autrice dello studio, in un’intervista ha spiegato
chiaramente quello che hanno scoperto: [2]
“È noto che i bambini per la maggior parte hanno un intestino più
sano degli adulti. La nostra ipotesi iniziale si è concentrata su ciò che
in particolare offriva ai bambini questa protezione. Abbiamo trovato
dati significativi che collegano il microbioma intestinale a questa
immunoprotezione. Il microbioma intestinale dei bambini è
leggermente diverso dagli adulti. Conosciamo tutti i benefici dei
probiotici e molti professionisti raccomandano che i probiotici
contengano una specie particolare chiamata Bifidobacterium.
Ebbene, risulta che i bambini hanno livelli molto più alti di
Bifidobacterium nell'intestino rispetto agli adulti. Questa specie in
realtà costituisce il principale microbo intestinale presente nei
bambini di età inferiore ai 10 anni. Questi livelli iniziano a diminuire
con l'avanzare dell'età e sono molto bassi negli anziani e negli adulti
con determinate condizioni come l'obesità e il diabete. Un confronto
delle concentrazioni di Bifidobacterium nell'intestino rivela che nei
bambini varia dal 60-80% rispetto al 20-40% negli adulti e meno del
10% negli anziani con alcuni gruppi ad alto rischio fino all'1%. Il
bifidobatterio è stato ampiamente studiato in studi precedenti e si è
scoperto che fornisce benefici specifici al sistema immunitario e alla
modulazione dei mediatori delle cellule immunitarie. Abbiamo
scoperto che molti dei mediatori e delle vie di segnalazione
immunitaria erano gli stessi colpiti nelle infezioni gravi da SARS COV-
2. È interessante notare che, sebbene i livelli di Bifidobacterium
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diminuiscano con l'età, in uno studio particolare, questi livelli sono
stati trovati più alti nei centenari italiani e giapponesi rispetto alla
popolazione anziana più giovane. […]
Quello che ci piacerebbe fare è condurre studi clinici in cui potremmo
testare il microbioma intestinale di individui infetti o di quelli ad alto
rischio per correlarlo con le forti prove che abbiamo trovato. Il
bifidobatterio rappresenta tuttavia un'opzione molto praticabile e a
basso rischio per la prevenzione e il trattamento, soprattutto perché
non sono stati segnalati casi di reazioni avverse gravi o sepsi con
somministrazione di probiotici. Infatti, ai neonati pretermine nati con
determinate condizioni intestinali sono stati somministrati in modo
sicuro alcuni ceppi bifidobatteri che hanno portato a un netto
miglioramento delle loro condizioni.”
A sostegno di questo studio c’è una ricerca russa pubblicata a
Settembre 2020 che ha dimostrato come una proteina sulla
superficie del Bifidobacterium longum chiamata ha capacità
antinfiammatorie in grado di attenuare o annullare la tempesta di
citochine infiammatorie come quella scatenata dal Covid-19. [3]
Adnkronos commenta questa ricerca spiegando: [4]
“I ricercatori hanno scoperto che questa proteina è in grado di legarsi
ad uno dei principali informatori citochinici dell'infiammazione che si
chiama TNF-alfa (Fattore di Necrosi Tumorale).
Tale fattore citochinico, scatenando la risposta infiammatoria dovuta
al Covid-19, provoca una sua volta un rilascio a cascata di altre
citochine infiammatorie tra cui, IL-1B, IL-6, incrementando quindi lo
stato infiammatorio fino allo shock e allo stress polmonare.
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I ricercatori hanno scoperto inoltre che la proteina FN3 di
Bifidobacterium longum può legare anche queste citochine
inibendone ulteriormente la loro attività infiammatoria.
Gli studiosi, a fronte di questi risultati molto promettenti, stanno
allestendo uno studio clinico per capire se nei pazienti colpiti da
Covid-19 o da altre malattie virali, la proteina di questo interessante
probiotico, il Bifidobacterium longum appunto, può interferire con le
varie fasi dell'infiammazione, inibendone gli effetti deleteri e talvolta
mortali.”
Come aumentare i bifidobatteri I bifidobatteri sono naturalmente presenti nel nostro microbiota
intestinale. Tuttavia alcune situazione ne diminuiscono la
concentrazione come ad esempio: nascita da parto cesareo; essere
stati allattati con poco latte materno e più latte artificiale; avere
disturbi intestinali dovuti a fattori come cattiva alimentazione e
stress (spesso questi sono trigger che hanno come causa iniziale i
fattori precedenti della nascita e allattamento).
Per aumentare naturalmente i bifidobatteri nel proprio intestino,
oltre a lavorare sulle cause di cui sopra, si può consumare dello
yogurt a base di bifidus e assumere dei cibi prebiotici ricchi di inulina
come topinambur e asparagi. L’inulina è un oligosaccaride che una
volta assunta tramite il cibo o integratore specifico, apporta un
aumento significativo nel tratto intestinale di Bifidobatteri e
Lattobacilli. Questi sono i ceppi batterici fondamentali dell’intestino
umano e se sono carenti allora il sistema immunitario si indebolisce,
il nostro umore cala ed è facile cedere alla tristezza, depressione e
insicurezza, si digerisce male, si ha gonfiore, stitichezza, insonnia e
soprattutto c’è la tendenza ad ammalarsi molto facilmente. Inoltre i
bifidobatteri potenziano la biodisponibilità e quindi l’assorbimento di
minerali come calcio e magnesio. Il magnesio è fondamentale per 300
85
funzioni nell’organismo e si stima una carenza in circa l’80% della
popolazione. Quindi l’inulina agisce positivamente anche
nell’eliminare tutte le malattie da carenza di magnesio.
Infine il modo più usato a livello terapeutico per aumentare i
bifidobatteri è assumere un integratore di probiotici che li contenga.
In tal caso cercare tra i ceppi batterici degli ingredienti il
Bifidobacterium Longum che è quello che abbiamo menzionato sopra
essere molto interessante contro il Covid-19.
Riferimenti
[1] Christine Bishara et al. Could certain strains of gut bacteria play a
role in the prevention and potential treatment of COVID-19
infections? American Journal of Translational Medicine Vol 4, Issue 2,
June. 2020.
[2] Dr. Bishara’s Recently Published Medical Journal On Gut Health
And Its Relation to COVID-19. Hauteliving.com
[3] A bifidobacterial protein that can reduce inflammation in COVID-
19 found by a RUDN geneticist. Anaerobe
[4] Coronavirus: il Bifidobacterium longum blocca il processo
infiammatorio da Covid-19. Adnkronos.com
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Integratori
Per la maggior parte dei nutrienti qui esposti ho cercato di fornire una
lista dei cibi più ricchi. Per la maggior parte di essi tuttavia è
importante rendersi conto che non sono contenuti in dose
terapeutiche rilevanti nel cibo (come ad esempio per la vitamina D,
quercetina, melatonina, lattoferrina).
In generale quando c’è una carenza o si vuole avere un’azione
terapeutica, si consiglia l’uso di un integratore in quanto l’azione è
più veloce e si bypassano alcune cause di carenza come cattiva
digestione e assimilazione del cibo, che purtroppo oggi sono molto
comuni per diverse ragioni (come pH dello stomaco squilibrato,
infiammazione intestinale e disbiosi).
Per questo ognuno può consultare il proprio medico se vuole valutare
l’assunzione di uno o più integratori. Nel mio sito è raccolta una lista
di quelli che a mio parere sono tra i migliori integratori naturali in
commercio per qualità e quantità degli ingredienti contenuti, puoi
consultarla cliccando qui.
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Conclusione
Sicuramente ci sono e ci saranno nei prossimi mesi altre sostanze
naturali che potrebbero essere incluse nella lista che abbiamo qui
trattato. Ci sono anche composti omeopatici e della medicina
tradizionale cinese e ayurvedica che alcuni professionisti usano e che
non sono stati inclusi in questo libro.
Ma c’è di più. Il nostro stato mentale ed emotivo, la nostra
alimentazione e l’attività fisica giocano un ruolo enorme nella salute
del nostro sistema immunitario, e non può non essere menzionato.
Lavorare su questi aspetti è più difficile che prendere una pillola
perché richiede prima di tutto motivazione, forza di volontà e poi la
giusta guida su questo percorso di miglioramento personale. Potrai
trovare tantissime guide online su quale sia la migliore dieta, o la
migliore attività fisica o come migliorare la propria attitudine
mentale, e alcune sono in contraddizione tra loro. Nel libro
“Dionidream – Tutta l’Energia della Natura” sono stati trattati tutti
questi aspetti sulla base delle evidenze scientifiche e testimonianze
cliniche, cercando di fornire delle istruzioni pratiche.
Detto questo, come menzionato nelle prime pagine, è bene riferirsi
sempre ad un professionista che possa aiutarci a capire come agire
per il meglio sulla propria condizione specifica ottenendo così una
terapia personalizzata.
Siamo sicuri che questo manuale ti ha fatto comprendere come nel
corpo umano e in natura c’è un grande potenziale di autoguarigione
e autoriparazione che può essere stimolato e potenziato.
Ti facciamo i migliori auguri di benessere.
Riccardo e Roberto