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GiuGno LuGLio AGosto settembre 2011

SHIRO' ZNKR di Tiziano Santambrogio

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Giornalino ZNKR Arti Marziali GIU.LUG:AGO.SET. 2011 di Tiziano Santambrogio

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GiuGno LuGLio AGosto settembre 2011

Z.N.K.R. SCUOLA DI ARTI MARZIALI ORIENTALI

E FORMAZIONE GUERRIERA

Non chiederti che cosa la vita possa fare per te,

ma che cosa tu puoi fare

per la tua vita. Adesso !

Tutte le sere ore 19,30—21,30

Riprende la “Formazione Guerriera” qui allo Z.N.K.R., dopo la pausa estiva. Riprende, rafforzando ed approfondendo le caratteristiche di luogo (non solo fisico ma anche culturale) di for-mazione al confliggere il combattimento, a mani nude e armate, come metafora e metonimia del relazionarsi quotidiano che, tan-

to più se vivo, ovvero relazione / incontro tra adulti auto diretti, è inevitabilmente processo di tesi—antitesi—sintesi. Mai omofono, lineare, sempre arricchimento, mediazione, scarto tra individui portatori di diversità.

attraverso pratiche marziali (Kenpo, Kenshindo, Tai Chi Chuan, Wing Chun Boxing) in cui l’artista rigetti il copiare gesti e modelli imposti da altri (lo stile, le codificazioni) che sono il solco del

“corpo agito”, ovvero pratiche ed esercizi di addestramento / allenamento (termini che sento più adatti a cani che sappiano stare docili al passo o a foche da esibire nel gioco della palla; a “corpi sportivi”, ovvero macchine da prestazione limitata nel tempo e nelle regole) e opti, invece, per un fare corporeo istintuale ed istintivo, essenziale.

La lotta per la sopravvivenza affidata all’intelligenza emotiva (il “saper essere”) come fondamentale perché si esprima il “saper fare”. Solo se so chi sono, che emozioni provo, come le gestisco e come le esterno nel loro essere “emos—azioni” so come combattere, affrontare le situazioni di crisi. Scrivo di un “corpo gestito, di un individuo che, attraverso le esperienze delle Arti Marziali, sappia esprimere il suo gusto personale di vivere; che sappia scegliere (professione, affetti, persone, il nome dei propri figli e chi frequentare, l’arredamento di casa sua ed i concerti da vedere: le quotidiane come le eccezioni, le piccole come le grandi “cose”); che tenga alta la testa; che abbia una sua equilibrata visione delle cose e sappia apertamente confrontarla con gli altri; che sia, in dialettica con l’ambiente, creatore del suo destino (1).

Questo, in termini di pratica marziale, significa per me proporre sempre contesti e “koan zen fisicoemotivi”

in sintonia con quanto sopra. Ho già scritto, in un vecchio numero di SHIRO, dell’importanza del riscaldamento (2). Qui mi voglio brevemente soffermare su alcuni aspetti dello stesso che prediligo offrire nell’area Kenpo. Punto di partenza è l’equilibrio bioenergetico che caratterizza il flusso tensione—carica / scarica distensione. Ad esso integriamo diverse componenti :

Cosmogoniche. Il rapporto tra Cielo e Terra, tra Yin più accogliente e Yang più esplorativo, in un rapporto in cui l’uno vive solo nell’altro.

Sfidanti. La consapevolezza della ineluttabile vittoria della forza di gravità su qualsiasi tentativo di ribaltamento

Gruppali. Il gruppo è area di regressione, di eco tribale, di pulsioni primitive e, nel contempo, rappresenta la “matrice”, l’Altro con cui rapportarsi differenziandosene. Il gruppo, come noi lo pratichiamo, assicura all’individuo le sue basi narcisistiche (integrità e complicità) e la facoltà di gioco e di manifestazione così che possa esprimere la sua diversità, essere individuo solo (l’animale orso) e riconosciuto nel gruppo.

Simboliche. Il marciare come eco del cacciatore, del guerriero che segue la sua preda, che si sposta continua-mente al volgere delle stagioni, per proteggere sé e la famiglia, per trovare posti più amicali per il suo vivere. Il ritmo del marciare come regressione al suono del cuore materno quando ancora nel grembo. Il percuotere la terra—madre, ovvero ri—conoscere ed ogni volta accettare le origini.

TAMESHIGIRI Domande, provocazioni ed incontri

lungo la Via del guerriero

Ecco il dispiegarsi di una pratica che vede avviare la formazione guerriera con:

Il gioco della pallavolo Movimenti ascendenti, carica, che investono in primis la parti superiori del corpo (braccia e mani); che suscitino aspi-razioni, desideri di “volo” nella consapevolezza tuttavia che essi, in un attimo bruciante, si infrangeranno contro la gravità ( sfida ed accettazione dell’ineluttabilità della sconfitta [ la morte ? ]); relazione indissolubile alto / basso ( l’animale gru )

Le onde (nami) Movimenti ondulatori in continua tensione tra ascendente e discendente. Movimenti in cui il plesso solare ha un ruolo rilevante di flessibilità, vibratilità; consapevolezza del centro corporeo e dei suoi invii alla periferia immediata (spalle ed anche)

Il marciare Movimento discendente (scarica), che vede impegnati il bacino, gli arti inferiori in un contesto emotivo di tonicità mu-scolare alta, di eccitazione. Qui inserendo un mondo evocatore di gesti antichi, di valore simbolico, quali arare, semi-nare, raccogliere i frutti della terra, accendere il fuoco, cacciare la preda, ecc.; di gesti semplici e quotidiani quali af-ferrare, lasciare; fino ai gesti più propriamente di combattimento: pugni, calci, gomitate, proiezioni, lotta al suolo.

Ecco, in poche righe, un esempio del nostro modo di praticare ( il come), di quel che facciamo (il cosa) e gli obiettivi che ci poniamo perché l’artista, attraverso il suo fare “artistico conflittuale” (sviluppo dell’avviluppo) si chieda corag-giosamente: Chi sono ? Come mi propongo agli altri / come mi percepiscono gli altri ? Cosa io nascondo agli altri / cosa gli altri non sanno di me ? Come voglio ( non più “vorrei”) essere ? OSS!! Tiziano Sensei (1) Sempre attuali, in questo senso, le pagine di M. Feldenkrais nell’introduzione a “Judo per cinture nere”. (2) Pagine illuminanti in “Dove danzavano gli sciamani” di V. Bellia

Il mio blog http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/

per saperne di più, per essere sempre aggiornato, per dire la tua. Ti aspettiamo.

31° Gasshuku. Agriturismo Country House Una. Cupramarittima (AP)

Uno stage che ha riconfermato che tra paidia e ludus, tra spontaneità, eclettismo e turbolenza da una parte e convenzioni, conformismo e regole dal’altra, noi stiamo con i primi.

Uno stage che ha riconfermato il cuore unico della Scuola, qualsiasi “nome”, etichetta, lei mostri.

Uno stage, dei seminari a seguire, che hanno riconfermato che venire al mondo è “venire agli altri”, come ci ricorda Aldo Carotenuto (“Freud il perturbante”) è “essere consegnati a una comunità da cui ci aspettiamo tutto: promesse e delusioni, il bene e il male, gratificazioni e frustrazioni. Con gli altri è difficile con-vivere, senza gli altri non si vive”.

Uno stage, dei seminari a seguire, in cui mi sono posto, ancora una volta, non come il Maestro, ma come chi facilita un processo di conoscenza, chi legittima le emozioni, chi non offre ricette o soluzioni (waza) ma coglie quanto già ribolle nell’individuo.

Uno stage, dei seminari a seguire, in cui, ad ogni passaggio di grado, di cintura, la domanda che mi facevo era “Cosa posso chiedere ad ogni singolo praticante in relazione a da dove viene e dove sta andando ?” “In questo suo procedere, fluire, trasformarsi, cosa, oggi, egli è in grado di dare ?”. Domande che escludono l’interessa a vedere sciorinato un certo risultato, un certo prodotto, una certa maestria, quanto a valorizzare l’apprendimento del praticante.

Come accade nel crescere di ogni bambino al di là ( o contro ?) di ogni aspettativa o forzatura dell’adulto, così il praticante è stato invitato a sperimentarsi in forme del tutto personali, soggettive. La forza vitale della crescita che anima il bambino e lo porta a sperimentare gesti e posture, a cercare il suo equilibrio, qui, tra adulti “guerrieri”, è stata sostituita dal gioco delle pulsioni, da eros e thanatos, dall’istinto del predare per non essere predati.

Come accade ad ogni storia, ad ogni avventura, che ci appassioni o meno, anche lo stage, il nostro 31° Stage Estivo, ed i seminari a seguire, sono giunti alla fine. Ma noi, noi tutti protagonisti, camminiamo, combattiamo ancora. Ogni giorno. In Dojo e fuori. E arriverà il prossimo stage, i prossimi seminari …..

“Ogni problema profana un mistero: a sua volta il problema è profanato dalla sua soluzione” (E.M. Cioran) OSS!! Tiziano

31° Gasshuku. Agriturismo Country House Una. Cupramarittima (AP)

31° Gasshuku. Agriturismo Country House Una. Cupramarittima (AP)

31° Gasshuku. Agriturismo Country House Una. Cupramarittima (AP)

Seminario Residenziale

Ke n s h i n do

La Natura, folgorante ed intenso luogo di accoglienza. Essa si concede in una vita vissuta che solo la pratica marziale sincera conosce nella sua purezza intatta. Nul-la di essa appare invano, tutto ha un suo peculiare mo-do di apparire ma anche di sprofondare nell'invisibile. Un darsi, un comunicare inesauribile che coinvolge e suscita tutto il nostro essere, sensi ed immaginazione, cuore e respiro. L’artista della spada danza la sua “danza sacra”. Combatte per la morte e contro la morte, incontrando, tra terra e cielo, l’energia del luogo. Un connubio, un’armonia, la Natura ed il praticante:

questi sono i nostri momenti formativi Kenshindo all’aria aperta, durante il Seminario residenziale di Lu-glio, arrivato alla quarta edizione. Qui, sotto un cielo immenso solcato da nuvole disordi-nate, calpestando terreni erbosi ed annusando odori di

legna, il guerriero Kenshindo si forma, comunica e lotta lungo la Via del Guerriero di Pace.

OSS!!!

9 Luglio 2011. Agriturismo “La Sorgente” Varzi (PV)

I praticanti M° Valerio Giordano M° Giuseppe Lombardo Ins. Celso Maffi Silvano Barbuiani Donatella Padovani Simona Galanti Stefano Pezzini Angelica Federico Giovanni Laurito Silvia H. Martinelli

Gli accompagnatori Nicola; Monica; Lupo

Il Sensei Tiziano Santambrogio

KENSHINDO

I Seminari: Un Sabato al mese ore 16.00—19.00

Il Corso: Due Venerdì al mese ore 20,15 — 21,30

剣 心

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La Via dello spirito della spada

Z.N.K.R. Scuola di Arti Marziali Orientali e

Formazione Guerriera

Wing Chun Boxing

Arte della distruzione e del benessere. Soffio vitale e ricarica energetica. Terapia e pratica per un'esistenza felice e generosa. Gioco di lotta e capacità di stare nei conflitti, facendone una risorsa. Invito alla gioia ed alla salute integrale.

“Non c’è niente che bisogna ‘provare’ a fare,

a parte mantenersi senza forma e senza

intenzione, come l’acqua”

(Bruce Lee. 21 Dicembre 1964)

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Martedì e Venerdì ore 18,30 – 19,30 / 20.00

Tutto ciò che è emozione e conta per gli uomini, assume sostanzialmente dentro di noi il nome e il volto di altri esseri umani (V. Bellia)

Il Tai Chi Chuan rende malleabili come un bambino, forti come un tagliale-gna e tranquilli come un saggio”

( antico detto cinese)

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Il corso Lunedì

Giovedì ore 18,30 - 19,30

Z.N.K.R.

Tai Chi Chuan Pa Kwa Chuan

Chi Kung

I Seminari

Settembre 10—11

Novembre 12

Gennaio 14

Aprile

14

Il numero tre, che viene considerato il numero della perfezione e dell’equilibrio. La Cabala lo fa corrispondere alla lettera GIMEL (cammello) simbolo di un viaggio alla ricerca della saggezza.

I Re Magi che giunsero alla grotta del redentore erano tre, gli apostoli accanto a Cristo nell’Orto degli Ulivi erano tre, quelli testimoni della Trasfigurazione erano tre, ed erano tre anche i giorni in cui Gesù rimase nel sepolcro prima della resurrezione.

Riecheggia questa ricerca del Dio dentro ognuno di noi, anche qui io, come loro, sono guidato dalla luce di una stella cometa…Sui Sei

L’universo reale è formato dalla unione dello spazio e del tempo insieme alla donna e l’uomo ed è la Triade, il numero tre, tale cifra è la creazione, ed è la chiave della vita.

E Che dire del Tridente,(tre lance) arma guerriera del Dio Shiva, e del suo simbolismo fallico.

Il triangolo è il simbolo geometrico del numero, considerato dagli esoteristi l’uomo e l’universo simboleggiato dal sole definito sintesi spirituale, formula dei tre mondi: -nascita -zenit, -tramonto

Un po’ simile all’uroboro, immagine che avevo in me quando sono arrivato in dojo, il serpente ciclico che si morde la coda segnando la fine e un nuovo inizio. Mi piace Celso quando, parlando della mia crescita, mi paragonò a una biscia frenetica al mio ingresso in dojo, e ora un crotalo nel suo splendore che col suo sonaglio dice, io sono qui.

Tre anni, in cui sono cresciuto, sono fuggito e tornato a stare, patteggiando anche per vincere i miei stessi dèmoni. Un cammino tra lacrime di sudore, dolore e tanta gioia. Ora capisco il senso del termine “formazione guerriera” e non disdegno la tempesta ne mi lamento ma vi danzo al suo interno. Assieme a voi sono riuscito a conoscermi meglio, senza maschere,al punto da abbracciare l’Ombra da cui fuggivo, da cui non volevo farmi prendere, disposto a pagare con la mia stessa vita. Prese di posizione estremiste.

Il Dao insegna.

Mi sale alla mente uno spezzone de “i guerrieri della notte”, quando inseguiti dai Baseball furies uno di loro è stanco di scappare:

http://www.youtube.com/watch?v=qDawb3f3My0

e dallo scegliere “ di stare nel conflitto”, trovando chi mi indicasse una Via ora, mi ritrovo a utilizzare quelle leggi che tanto disdegnavo in favore di chi, vuoi per eventi della vita infausti, non riesce a farcela in questo momento. Direi di aver abbracciato la mia Ombra.

Ho riscoperto il Maschile e il Femminile in me, ancora tanto è il lavoro certo, ma ogni scoperta o riscoperta verrà a tempo debito e so che dipende tanto da quanto lo vorrò.

Formandomi con l’acciaio ho ritrovato il predatore, il Maschio, così tramite l’Arte del kenpo conosco la tigre e il serpente, nel profondo col tai chi la mia parte rettiliana che avanza sino a diventare umana. Nel wing chun i nervosismi e le tensioni forse per la sua struttura schematica in conflitto con la mia atavica allergia alle regole. Scontri e resistenze che mi spronano però al proseguire.

Il pirata sempre pronto a donarmi il potere degli elementi..

Determinazioni e forza di volontà, certo, ma anche la sinergia e la voglia da parte di tutte/i di crescere assieme. L’ accettare di non poter fare tutto da solo, il chiedere della Gru poiché siamo tutti collegati tra noi. A tutti, un caloroso e sincero ringraziamento. Oss!!

Giovanni http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/

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La pagina di Renato Mi pare di intuire che nella vita, almeno nella mia, non esistano priorità. Ogni cosa che mi riguarda trova a buon diritto la sua collocazione, modo e tempo di esprimersi a seconda delle circostanze. È una soluzione ancora non definitiva, ma che l’esperienza mi porta lentamente ma costantemente ad affinare. Tanto che ormai ho soltanto un vago rimpianto delle irrefutabili convinzioni e delle animose passioni che hanno vivacizzato i miei anni più verdi, quando suddividevo la mia vita in “scatole”, con le poche che aprivo di sovente e le tante messe da parte, spesso addirittura ignorate. Non so se veramente mi piaceva, ma senz’altro mi esaltava buttarmi a capofitto in imprese immaginifiche: un acerbo don Chisciotte con l’ignoranza e l’ostinazione come sole armi. Questo finché sonore capocciate hanno contribuito a sgonfiarmi e io, palloncino esausto, ho toccato terra per la prima volta. “Toh, un pianeta nuovo.” mi sono detto, quindi ho preso coraggio e dopo i primi, cauti passi, oggi ho sempre meno bisogno dello scafandro perché l’aria, fuori, sa sempre più di casa. Certo, correre come un folle sul filo delle passioni è stato un passaggio indispensabile, ed è grazie a un durevole grado di avventatezza se non passo la vita a chiedermi se una cosa vada fatta oppure no. Magari ho capito che, come in un romanzo, anche dopo l’incipit più fantasioso e irreale la narrazione deve prendere corpo per scorrere su binari comprensibili. Ciò non ha comportato la morte dell’entusiasmo, tutt’altro, per me è significato abbracciarlo saldamente e tenerlo giù, ben piantato a terra, per saggiarne la reale consistenza prima di trasportarlo nel quotidiano. Volendo tornare a giocare con l’immagine delle scatole, posso dire che ho finalmente iniziato a romperle. Tutte! E sapete cos’è successo? Che le possibilità che esse contenevano hanno preso a gravitarmi attorno, ammiccanti, disponibili, a portata di mano, di modo che io possa afferrarle, toccarle, o anche soltanto sfiorarle quando più mi interessano. E quelle che al momento non pratico cerco comunque di tenerle presenti, con riguardo, senza più trascurarne alcuna. È una condizione che riflette perfettamente quello che sperimentiamo in dojo, quando Tiziano ci chiede di allargare la nostra attenzione, di aprirci a 360 gradi senza focalizzarci su qualsivoglia singolarità. Un buon stratega non muove un singolo reparto senza considerare, in ogni istante, l’interezza del proprio esercito e la forza di quello nemico. Perciò, quando sferriamo un pugno o tiriamo un calcio, curiamo di mantenere la consapevolezza dell’intero corpo, perché questo partecipi tutto all’azione. Se così non fosse (eventualità che a me capita ancora spesso) diverremmo vulnerabili all’avversario ma anche alle nostre ulteriori mosse, che nasceranno da una situazione di non equilibrio. Provarsi a manifestare ciò che da troppo tratteniamo nell’ombra è una soluzione che ci permette di esprimere, onorandola, la nostra integrità, e ci insegna a gestire un istinto maturo, consapevole, sempre più sciolto dalle priorità dell’animale. “Sarà possibile ritirare i sacchi per la raccolta differenziata dalle 10 alle 12 di martedì 7 giugno.” Questo diceva l’avviso comunale. E io, tranquillo, alle 11 e 45 varcavo la soglia dell’ufficio apposito. “No, basta, lei non fa più in tempo. A lei non li danno più i sacchi.” me lo disse a bruciapelo un uomo che partecipava della cospicua folla che animava il locale. Io, sorpreso, domandai: “Perché non mi danno più i sacchi?” “Eh… la signora addetta alla distribuzione ha detto che a mezzogiorno in punto lei prende e se ne va.” mi rispose una voce. Bene, non volendo scivolare nella commedia, magari anche divertente, che ne risulterebbe continuando su questo tono, riassumo dicendo che espressi ad alta voce la mia opinione sull’efficienza dell’organizzazione pubblica italiana. Immediatamente si accese una vivace scaramuccia, che da una parte vedeva schierati i sostenitori delle ragioni della signora “addetta” e dall’altra quelli come me, sopraggiunti dopo il fatidico “arrivo fino a lei e poi basta” all’indirizzo dell’uomo che, forte della presunta delegazione, lo recitava a ogni nuovo venuto. Erano le 11 e 50 quando, dribblando stizzosamente le motivazioni addotte dalla schiera avversa, me ne andai brontolando: “Alla fine, sono solo quattro sacchi.” Ed ero bellamente soddisfatto quando mi incamminai verso l’ auto parcheggiata, tanto che, preso posto alla guida, pensai: “Con chi credevano di avere a che fare? Visto come gliele ho cantate?” Ma appena mi assestai presi coscienza del fatto che, con tutte le mie belle parole, non avevo comunque espletato l’unico, il solo, il principale scopo che mi faceva lì in quel determinato momento. Eh sì, non avevo ritirato i sacchi. Eh no, non c’erano. Non li vedevo al mio fianco. Non li avevo appoggiati sul sedile posteriore. Non li avevo riposti nel baule. No! Non li avevo appunto ritirati. Ed erano soltanto le 11 e 56 di quel martedì 7 giugno. “Oh, certo,” riuscii ancora a pensare “quanto sono stato bravo a far valere le mie ragioni. Che sicura presenza, che mirata dialettica…” “E i sacchi?! Sono rimasti là! Quando invece era tuo diritto riceverli. O altrimenti pretendere una motivazione ufficiale della mancata consegna. ” mi urlò improvvisa una voce in testa. Allora convenni con me stesso che la perseveranza e la pazienza, due delle molte virtù che connotano il guerriero, si fossero momentaneamente defilate, che la paura si fosse messa comoda e che la soluzione apparentemente meno dolorosa ma più immediata fosse stata la fuga, di nuovo, pur di non rimanere nel conflitto. Ora, che al mio guerriero non mancherà mai strada da percorrere è una certezza che, pur sfiancante, non manca però di appassionarmi, ma che fosse ancora tanto vulnerabile alla distrazione e alle ricadute è una sorpresa che, quando si rinnova, mi addolora. Mi consola almeno il fatto che non cedo più allo sconforto di un tempo, anche se ogni volta è un’ulteriore presa d’atto della difficoltà del mio cammino. È osservando quanto io sia abituato a farmi scudo di atteggiamenti e parole e a cavalcare un ego che non ha mai tempo e ragioni da perdere che imparo a distinguere sempre meglio le emozioni, le azioni e le reazioni in gioco; quelle altrui, ma soprattutto le mie. Allora sorrido, al cospetto di un guerriero sempre meglio disposto ad accettare i propri limiti e contraddizioni. Sono ormai certo che, cammin facendo, conquisterà il coraggio necessario a farsi sempre più attento, presente, meno rigido e più indulgente con sé stesso e con gli altri. Tanto che sempre più spesso si esprimerà con un linguaggio semplice, limpido, universale, pronto a fare del vivere creazione. Questa l’aspirazione della sua arte. OSS!! Renato

VOCI DAL DAO SAN BENEDETTO DEL TRONTO

…ciò che sono e ciò che non sono: essere presenti a se stessi

Ricordi dello Stage estivo presso l’agriturismo Una

Finalmente c’era scritto il mio nome sul foglio delle adesioni, anche io avrei partecipato al mio primo seminario con il maestro Tiziano. Quel giorno, non volevo darlo a vedere, ero un po’ agitata... le persone con cui avrei lavorato erano tante ma soprattutto sconosciute! Seguivo la lezione con attenzione cercando di fare del mio meglio anche se a momenti mi sentivo ridicola e poco rilassata soprattutto sul volto. Ho riscontrato però il piacere di stare scalza sull’erba, una nota positiva in mezzo all’imbarazzo e alle difficoltà che incontravo. Ma la cosa sorprendente è arrivata il giorno dopo a casa: ero sorridente, positiva, ottimista... insomma serena. Purtroppo è durato poco, è bastato tornare a lavoro perché finisse tutto. Ringrazio tutti: i vecchi amici e i nuovi. OSS! Francesca

Un'esperienza nuova questa per me, quella dello stage estivo. Un'emozione forte nel condividere attimi indimenticabili con i miei compagni marzialisti. Sudare sotto il sole cocente, buttarmi nella mischia e scoprire un lato un po' più "selvaggio", istintivo, coraggioso. Il confronto con gli altri, lo stare nel conflitto a tu per tu con l'avversario con la consapevolezza di doverle prendere. Scoprire che c'è tanto tanto tanto da lavorare e sudare ancora. Due meravigliose giornate, purtroppo trascorse troppo in fretta, ma allietate però da chi, come me, ha deciso di intraprendere un percorso, un percorso fatto di tanti sacrifici... ma anche riconoscimenti. Un grazie immenso al mio maestro per avermi premiato con la cintura gialla, grazie per le possibilità e la disponibilità che sempre mi dai. Grazie a tutti per questi bei momenti! OSS!!! Eug

CONSAPEVOLEZZA

Martedì parlando con un mio amico della sua difficile situazione familiare, dopo averlo ascoltato gli ho espresso questo mio pensiero: “Sai è la nostra testa che a volte ci tiene incatenati alle sofferenze delle nostre situazioni, è la nostra testa che ci consegna e ci fa portare quel sacco di mattoni che ci mettiamo sulle spalle”. Dopo essere tornato a lavoro, continuavo a dirmi: “Certo che un conto è dirlo e un conto è farlo”. Ormai da diversi mesi sono intrappolato in una ragnatela che mi procura tristezza e malumore e giorno dopo giorno continuo la ricerca della consapevolezza che possa dissolvere quella rete. La consapevolezza che sono io stesso a renderla più forte, la consapevolezza che lo stare nel conflitto mi permette di prendere coscienza di me, la coscienza di scoprire una cruda verità: quella di non essere capace

VOCI DAL DAO SAN BENEDETTO DEL TRONTO

a “tagliare” quelle catene o più semplicemente di non volerle tagliare. Cosa mi blocchi, io non lo so o forse pur sapendolo non ho voglia di fare quel passo che significa prevalere, che significa attaccare. Quindi mi difendo quanto basta per sopravvivere e poi mi fermo, restando così di fatto intrappolato nella rete, sballottato come una piccola barca nel mezzo di una tempesta in mare aperto. In queste giornate, la bussola che mi guida alla ricerca della mia personale consapevolezza è una citazione: “non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle”. Un abbraccio Stefano

CENA A-SOCIALE 21 luglio 2011

Ieri cena sociale a Milano dove il gruppo DAO, ad eccezione di Simona e del Maestro Valerio, non ha potuto partecipare per svariati motivi. Di rimpetto però abbiamo a nostro modo condiviso a distanza una cena “a-sociale” (cosi coniata da cugg Ele), con la maggior parte dei praticanti di S. Benedetto. O forse è stata più una scusa per stare insieme fuori dal dojo per chiacchierare di: Arti Marziali, del nostro confliggere nella nostra vita quotidiana e anche di cose futili. Pensando alle cena sociale, mi è venuto naturale fare un bilancio dell'Anno Accademico 2010/2011 passato al DAO. Come al solito un anno denso e ricco di sorprese con gente che va e gente che arriva. Chi se ne va lascia sempre un vuoto sulla pedana, che perdura nel tempo tanto quanto tale persona ha lasciato qualcosa di sé e ha condiviso le sue sofferenze e le sue difficoltà, ma anche le gioie nello stare insieme e confrontarsi. Ma chi ha lasciato in sordina la nostra Scuola lascia dubbi e domande e ti chiedi se potevi far qualcosa per farla/lo rimanere e aiutarla/lo nel proprio percorso. O semplicemente parlarne insieme. Invece gli arrivi dei nuovi allievi son sempre fonte di entusiasmo e trasmettono carica e rinnovamento. E quelli di quest'anno sono tutto un programma (Venusia è un nome a caso)! Ma le sorprese sono arrivate anche da chi conosco da un po' o da una vita perché sono stata presente al crollo di certe impalcature mentali, e ora gioisco della loro libertà vigilata, in attesa di quella perenne. Anche io sto cercando la mia libertà... ma sembra che finché non troverò la chiave del cambiamento che ho nascosto da qualche parte (devo smetterla di cambiare posto alle cose!?!), rimarrò ingabbiata nell'infelicità. Faccio fede nel gruppo, forse loro mi aiuteranno a cercarla :-)

Non posso terminare l'anno senza i ringraziamenti che vanno in primis al mio Maestro Valerio che mi riempie di affetto paterno e materno insieme; al mio favoloso gruppo Dao che mi diverte per la complicità, ma soprattutto ad Eleonora che con la sua sincerità e tenerezza nel dire quello che pensa, mi sconvolge e incanta ogni volta; agli amici marziali di Milano che si fanno sentire a distanza ma che sono stati più presenti al mare quest’ anno, e infine al motore di tutto, Tiziano, che come shaker cerebrale è funzionalissimo. Faccio certi cocktail! Oss! Gilda

VOCI DAL DAO SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Ancora su Battignana … Raduno ed Esami Kenpo

Provincia di Alessandria, Cascina Battignana 9.30 del mattino. Siamo tutti riuniti per iniziare gli esami di Kenpo. Una lunga fila di OSS! si sussegue al saluto. Siamo veramente tanti e non tutti sanno che dovranno fare gli esami. Intanto. cosa sono gli esami che si tengono e perché vengono fatti ? Esame deriva dal termine latino examen (ex agmen ) e indica l’atto del pensare cioè la mente che pensa e confronta per emettere poi una valutazione. La parte più importante è il pensare e confrontare. Confrontare la propria pratica con quella degli altri, il proprio atteggiamento verso se stessi e verso gli altri. Ma attenzione confrontarsi non per emettere un giudizio sia esso positivo o negativo, ma per poter andare oltre, per aggiungere qualcosa alla propria pratica. Affrontare un esame è sempre qualcosa di impegnativo che di solito implica anche una certa dose di stress. Se indichiamo lo stress come il rapporto tra individuo ed ambiente, in questo caso possiamo tranquillamente dire che il posto in cui si è svolto era stato studiato appositamente. Una spianata di ghiaia e sassi con una certa pendenza, sotto il sole. Un gruppo di persone che deve trovare un equilibrio tra la propria aggressività e la voglia di essere un gruppo, tra l’essere già un’entità ben definita, il dojo di Milano, quello di San Benedetto, di Cesano, di Buccinasco e la necessità di mescolarsi a raggiungere un insieme ancora più grande. Però l’allenamento mentale e fisico si vedono perché da subito prende il sopravvento l’eu-stress, cioè quello più buono (si proprio come nel colesterolo dove c’è quello buono e quello cattivo) che sfrutta a proprio vantaggio le stimolazioni a cui viene sottoposto. Purtroppo dopo le prime due ore di lavoro comune in cui si alternano nell’insegnamento i Maestri Tiziano, Claudio, Giuseppe e Valerio, il gruppo viene diviso in due tronconi, uno più grande che è quello degli esaminandi / esaminati / uke e uno più piccolo formato da chi pratica Iaido. Io amo fare Iaido ma in questo caso avrei preferito assistere agli esami dei miei compagni, sostenerli e aiutarli. L’esame può causare delle difficoltà emotive, evidenzia da un lato la necessità di appartenere, di essere integrato in un gruppo per condividere l’esperienza e per incanalarla in un ambiente positivo, dall’altra rivendica una necessità di autonomia e di essere riconosciuti come individuo all’interno del gruppo. Fino a che punto decido di seguire il gruppo, posso essere accettato al suo interno anche se non condivido al 100% la sua filosofia? Ma bisogna ricordarsi che non esiste esaminando senza un esaminatore. Il nostro gruppo di maestri rappresenta molto bene la figura di mediatore tra il gruppo e il singolo, tra la lezione e l’esame stesso. Porta con se una valenza emotiva notevole, è il catalizzatore delle correnti e tensioni del gruppo. Il maestro fornisce i mezzi perché si possa arrivare a comprendere e a mettere in pratica gli insegnamenti nel rispetto della propria persona. Per questo all’esame ad una domanda non corrisponderà mai una sola risposta, alla richiesta di mostrare una tecnica o una forma non ci sarà mai un solo modo giusto di farla. E poi l’emozione della consegna dei gradi, l’arcobaleno delle cinture, bianca, gialla, arancio etc. siamo tutti emozionati, anche chi questa cosa l’ha già vissuta più volte. Siamo tutti inginocchiati sulla ghiaia, una forma di tortura cinese, ma lo facciamo volentieri perché è bello vedere i nostri compagni uno ad uno alzarsi emozionati, salutare con tutta una variante di etichetta dettata dalla loro agitazione, prima Tiziano e poi la Commissione Tecnica, aspetta ma anche i miei compagni! Accidenti ero troppo emozionato ho saltato il saluto a Tiziano… Dunque ben vengano gli esami, se sono occasione di confronto, di crescita e perché no, di una bella mangiata per festeggiare.

Gli eroi non hanno buon odore. Gustave Flaubert Oss! Donatella

Da trent’anni lo Z.N.K.R. opera sul terreno della formazione

guerriera, della formazione al saper stare nei conflitti.

Utilizzando principi e strategie di alcune delle più letali arti

del combattimento, l’adepto intraprende un percorso di cre-

scita e trasformazione che potrà essere radicale.

La capacità di neutralizzare uno o più aggressori diverrà,

nella vita privata e nelle relazioni sociali, capacità di cono-

scere se stesso e le leggi del mondo; capacità di affrontare il

mutare delle cose integrandole nel suo personale evolversi;

capacità di proporsi come agente entusiasta, coraggioso, ot-

timista e socievole.

La formazione nel Dojo e negli allenamenti all’aperto, a

stretto contatto con la natura, si avvale di giochi individuali,

di coppia e di gruppo, in cui solo la comunione delle reci-

proche risorse e scarsità porterà a risultati eccellenti. Così il

praticante sceglierà sempre la via della collaborazione.

L’energia più profonda, l’istinto essenziale, la magicità come

potenza su se stessi e sul mondo, sono le caratteristiche di un

Guerriero formatosi allo Z.N.K.R.

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Lo hai incontrato per caso ?

Mandaci un tuo recapito postale: sarai in-serito nella lista di amici che ricevono re-golarmente il nostro periodico.

Per noi sarà un vero piacere diffondere le nostre idee, la nostra pratica. Così come accoglieremo volentieri qualsiasi tuo con-tributo scritto: verrà pubblicato il più pre-sto possibile.

Ogni individuo è una risorsa.

Noi ci crediamo.

Z.N.K.R. Scuola di Arti Marziali Orientali e

Formazione Guerriera

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Z.N.K.R. Coordinamento redazionale: Tiziano Santambrogio In copertina:

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Cesano Boscone (Mi) M° Massimiliano Todeschini

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Poche persone hanno il coraggio delle pro-prie azioni. Ma pochi fra i pochi possiedono il coraggio dei propri pensieri.

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