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STORIE DI SERIGRAFI a cura di CPL Fabbrika

STORIE DI SERIGRAFI - serigrafiaitalia.cplfabbrika.com · l’arte come forma di espressione attraverso i secoli. Un metodo di stampa, seppur uno dei pi ... serigrafia e e di da un

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STORIE DI SERIGRAFIa cura di CPL Fabbrika

STORIE DI SERIGRAFI

A cura di CPL Fabbrika.

Il primo ecommerce italiano per la serigrafia e la stampa.

Tutte le interviste sono state realizzate da Martina Montaldi

e pubblicate su serigrafiaitalia.cplfabbrika.com

www.cplfabbrika.com

[email protected]

Musica hardcore e cartoni per la pizza.

Intervista a Stefano di Indelebile Serigrafia

Per Stefano l’incontro con la serigrafia coincide con un ritorno. La voglia di fare e di

non mollare lo hanno sempre accompagnato. E da quel cartone per la pizza ne ha

fatta di strada. Ecco la sua storia.

Ciao Stefano, che cosa c’è di indispensabile da sapere su di te? Chi sei e che cosa

fai?

Sono Stefano, ho 37 anni e da qualche anno ho scoperto quasi per caso il fantastico

mondo della serigrafia. Dopo una laurea in Lingue e aver passato 4 anni a Madrid

svolgendo vari lavori, tra cui il commesso in una libreria di un centro commerciale e

il traduttore per alcune case editrici e aziende, decido di tornare in Italia.

Nel 2012 trovo lavoro in un paese vicino Bologna, in un campo totalmente estraneo a

quello della serigrafia e della grafica, ossia in una ditta che si occupa di servizi

logistici per farmacie, e lavorandoci fino a fine 2015.

Come nasce la tua Indelebile Serigrafia?

Al mio ritorno in Italia, in particolare a Genova, dove ho frequentato medie e

superiori e dove vive ancora mia madre, incontro un amico di vecchia data, Fabio,

molto portato per i lavori manuali e come me appassionato di punk, hardcore e in

generale alla cultura underground, con cui inizio ad interessarmi alla serigrafia,

smanettando qua e la su Youtube e guardando con interesse alcuni tutorial in inglese,

giacché il nostro scopo era quello di riprodurre su delle t-shirt le copertine dei dischi

e i loghi delle band anni ’80 che ascoltavamo.

Decido di ordinare un kit per la serigrafia casereccia dagli Stati Uniti comprendente

tre barattolini di tinta all’acqua, un telaio in poliestere e dell’emulsione. I primi

risultati furono disastrosi, ma dopo aver ordinato del materiale un po’ più

professionale da un fornitore italiano ed essermi attrezzato con un faro da cantiere per

impressionare i telai, le stampe iniziavano ad uscire leggermente meglio, anche se

non mi entusiasmavano più di tanto.

Fai conto che al posto del piano serigrafico utilizzavo i cartoni per pizza in modo che

non passasse l’inchiostro tra uno strato e l’altro della maglietta. Decido di ordinare

delle pinze a cerniera e di costruirmi un piccolo banco in legno e i risultati piano

piano migliorarono.

Dopo un paio di mesi decido di ordinare online un banco serigrafico a un colore con

cui continuo ancora oggi a lavorare.

Ho affittato un piccolo appartamento a pian terreno nella prima periferia della città

dotato di cortile e garage dal quale ho ricavato un angolo per il mio laboratorio.

Nel 2014 ho anche frequentato un corso di grafica finanziato dalla regione per

acquisire competenze nel disegno vettoriale, nel fotoritocco, nel web design e dopo

essermi fatto un po’ di pubblicità attraverso la rete e con l’aiuto di alcune conoscenze,

ho iniziato a partecipare anche ad alcune fiere, concerti, festival e mercati artigianali

della zona facendomi conoscere, anche se per via del lavoro a tempo pieno non

sempre è stato facile stare dietro a tutti gli eventi che mi venivano proposti.

Le mie stampe sono quasi state sempre a sfondo goliardico o prendevano ispirazione

da commedie italiane e polizieschi anni ’70, cosa che veniva abbastanza apprezzata

dai cultori del genere.

Ora faccio molto stampe su richiesta per associazioni culturali/sportive o piccole

attività commerciali.

La serigrafia produce stampe indelebili?

A parte le prime stampe che andavano via al primo lavaggio, causa l’inchiostro

scadente e le scarse conoscenze tecniche dei processi di essiccazione, oro

decisamente sì.

Anche se il termine “indelebile” è più una metafora che richiama ai vecchi ricordi

passati che rimangono impressi nella memoria, alla cultura underground e al d.i.y.

che, nonostante la globalizzazione abbia ormai preso piede sotto varie forme,

rimangono valori indelebili, che non possono scomparire e che qualcuno porterà

sempre avanti, anche in queste piccole cose.

Sappiamo della tua attenzione verso l’ambiente. Pensi sia possibile realizzare un

laboratorio serigrafico completamente eco-sostenibile?

Non sono un esperto in materia anche se nel mio piccolo cerco di fare il possibile per

la tutela dell’ambiente e sono del parere che i giovani artigiani desiderosi di

intraprendere tali attività che abbiano anche un occhio di riguardo per queste

tematiche, debbano essere incentivati dai vari enti competenti. È anche così che si

crea lavoro e si valorizza il sano e genuino artigianato.

Che cosa serve per iniziare a serigrafare? L’indispensabile.

Pazienza, umiltà, voglia di imparare sempre cose nuove, avere un’infarinatura dei più

importanti programmi di grafica sia vettoriale che fotoritocco, uno spazio ben

arieggiato, acqua corrente, un tavolo e tutto il materiale necessario per serigrafare

(qualche telaio, inchiostro, una racla, un faro da cantiere con luce alogena e un buon

fornitore).

Oltre alla serigrafia usi altre tecniche di stampa? Che differenze ci sono rispetto

alla serigrafia?

Oltre alla serigrafia creo anche spillette personalizzate di varie misure.

Per fare le grafiche utilizzo i software più comuni, un taglierino circolare e una pressa

per spille oltre ai vari componenti grezzi che ordino online.

La differenza con la serigrafia sta nel fatto che è un lavoro meno dinamico e non ci si

sporca.

Dai un aggettivo alla serigrafia per ognuno dei cinque sensi. Un colore, un

suono, un profumo, un sapore e una consistenza che la descrivano.

Un colore: il rosso perché è un colore con dei significati contrastanti come la vita/la

morte, ma che significa anche sacrificio e passione.

Un suono: dipende dalla musica che ascolto quel giorno, di solito roba che mi tiene

sveglio e non mi faccia addormentare, per cui può essere veloce e potente come

l’hardcore punk o il metal, ma anche caldo e coinvolgente come il soul o il blues.

Un profumo: acre.

Un sapore: decisamente dolciastro.

Una consistenza: vischiosa.

Acqua o Plastisol?

All’inizio usavo colori all’acqua poi ho iniziato a usare l’eco-plastisol che mi da

risultati più soddisfacenti e non si secca subito come l’acqua.

Cosa c’è nel tuo laboratorio?

Una pressa serigrafica, un faro da cantiere con luce alogena, un lavandino con acqua

corrente, una vasca in plastica in cui metto i materiali liquidi da smaltire, un armadio

in cui tengo gli inchiostri, diversi telai, attrezzi da falegnameria, dei piccoli

altoparlanti con cui collego sempre il mio telefonino da cui esce solo musica, qualche

gatto che ogni tanto gioca a nascondino, una bicicletta e vari pezzi di altre biciclette.

Per approfondire:Indelebile Serigrafia sul web >>Indelebile Serigrafia su Facebook >>

Una serigrafia a raggi UV. Intervista a Studio.F

Studio.F è un trio, un team col pallino per le etichette e con una storia importante.

Abbiamo intervistato Simone e ci siamo fatti raccontare com’è stampare con

inchiostri UV.

Ciao Simone, presentati tu ai nostri lettori, chi sei e che cosa fai? Hai altre

persone nel tuo staff?

Ciao! Mi chiamo Simone, ho 25 anni e abito a Merano, ridente cittadina in provincia

di Bolzano, Alto Adige. Diplomato geometra nel 2010 ho l’opportunità di

avvicinarmi al mondo della serigrafia grazie a Stefano, maestro artigiano dal lontano

1972, grazie al quale, dopo tre anni di apprendistato presso Studio.F, divento

artigiano e successivamente socio.

Da gennaio 2016 si è aggiunto al nostro team anche Giacomo.

Leggiamo che Studio.F ha una storia importante. Come nasce? Perché passare

dalla tipografia alla serigrafia?

Stefano fonda la serigrafia Studio.F nel marzo 1977, dopo un decennio di esperienza

nel settore tipografico, come piccola ditta di carattere artigianale. Il prossimo anno

saranno 40 anni di Studio.F.

Il passaggio da tipografia a serigrafia è stata più che altro un’esigenza, dovevamo

stampare su diversi tipi di supporto (riproduzioni artistiche, materiali in PVC,

policarbonato, vetro, stoffe ecc…) e, guardando al futuro, cercare di avere una

tecnica di stampa che penso non possa mai essere tolta dal mercato, e men che meno,

sostituita dal digitale.

Stampate soprattutto etichette con inchiostri UV. Ci spieghi come funziona

questa tecnica? Quante possibilità offrono gli inchiostri UV?

Esattamente! La maggior parte dei nostri prodotti sono etichette, stampate

rigorosamente con vernici UV. Questo tipo di colore offre svariati vantaggi sia in fase

si stampa che alla qualità e duratura del prodotto finale.

Per UV si intende una vernice che ha la proprietà di essiccare all’istante, vantaggio da

non sottovalutare, grazie appunto a forni appositamente creati che emettono luce

ultravioletta. Inoltre la scelta ricade su questo tipo di colori anche per la proprietà di

non avere troppe sostanze volatili in fase di stampa (la sicurezza prima di tutto).

Il prodotto finale, vanterà di estrema resistenza nel tempo ad agenti atmosferici e a

stress da usura.

Fate serigrafia su altri tipi di supporto?

Certo, stampiamo su PVC di diversi spessori e colori, vinili bianchi, trasparenti,

removibili, ultradistruttibili, void, 3M e raso adesivo.

Studio.F offre anche un servizio di grafica creativa. Quanto è importante poter

seguire i progetti del cliente, dalla fase di progettazione a quella di stampa?

La grafica è il primo step per poter consegnare al cliente un prodotto finale

accattivante e valido.

Penso che un logo, un biglietto da visita o addirittura un’etichetta debba essere in

grado di rappresentare l’immagine della propria azienda e cercare di comunicare

qualcosa, proprio come succede in un approccio tra due persone, determinandone il

proseguimento del rapporto.

Seguire il cliente già da questa fase iniziale ritengo sia molto importante per poter

offrire sempre il meglio e valorizzare il nostro sistema di stampa.

Si cerca di seguire il briefing della clientela, cercando però di dare loro quel qualcosa

in più che non si aspettano.

Se dovessi spiegare la serigrafia a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare,

che cosa diresti?

Ritengo la serigrafia una forma d’arte, l’arte come forma di espressione attraverso i

secoli.

Un metodo di stampa, seppur uno dei più antichi, in grado, secondo il mio modesto

parere, di offrire la miglior qualità e precisione che si possa ottenere (parlando di tinte

e pantoni).

Cosa fai quando non serigrafi?

Una delle mie passioni più grandi è il disegno. Ho passato ore ed ore a disegnare, e

forse è proprio questa mia passione che mi ha avvicinato a questo fantastico mondo

della grafica e stampa.

Il poter prendere in mano una matita ed esprimere su un semplice foglio di carta le

proprie idee e fantasie. Ritengo sia una cosa straordinaria e sfruttabile al meglio

proprio nella nostra professione.

Cosa c’è nel vostro laboratorio?

Il laboratorio è suddiviso in tre settori: ufficio, preparazione telai e stampa.

Nel reparto dedicato alla stampa, oltre alla stampante in serigrafia, abbiamo dovuto

adeguarci alle necessità della clientela aggiungendo ai nostri macchinari una

stampante digitale in bobina. Infatti da qualche anno offriamo anche etichette adesive

su bobina.

Per approfondire:Studio.F sul web >>Studio.F su Facebook >>

Dal frammento all’insieme.

Intervista a Sensum Lab

Un laboratorio “di senso” in cui serigrafia, sartoria e fotografia lavorano

armoniosamente per dar vita a progetti creativi di moda artigianale. Entrate con noi

nel mondo (tutto al femminile) di Sensum Lab.

Carla, Simona e Alice presentatevi voi ai nostri lettori. Chi siete (quanti siete?)

e che cosa fate?

Ciao, ci presentiamo: siamo una moltitudine e cerchiamo continuamente l’armonia

fra tutte le identità mixando tutte le abilità.

Come nasce il progetto di SensumLab e perché questo nome?

Il termine Sensum, racchiude in sé tutta la sua filosofia; definisce la parte ancora

grezza dell’atto di visione di un individuo. Ha come obiettivo la realizzazione di

differenti progetti creativi, basati su regole di condivisione e reciprocità tra artisti di

diversi settori, volti a favorire l’artigianalità come principio di qualità.

Tre laboratori: serigrafia, fotografia e sartoria. Tutti e tre lavorano in sinergia

per raggiungere un obiettivo comune. Qual è questo obiettivo? E’ sempre facile

collaborare?

Come appena detto, l’obiettivo è dare forma alle idee, le nostre e quelle dei

clienti; essendo in un unico spazio abbiamo la possibilità di confrontarci

nell’immediato e contemporaneamente riappropriarci del tempo necessario che lo

sviluppo di un lavoro richiede, in tutte le sue fasi.

Ovviamente la collaborazione è un sistema complesso, quindi non facile, ma è il

sistema in cui crediamo.

Perché avete scelto proprio la serigrafia per realizzare i vostri progetti di

stampa?

Abbiamo scelto la serigrafia artigianale perché è in completa sintonia con il

nostro pensiero: è grezza, materica e imperfetta e racchiude in sé un principio di

alchimia.

In molti casi la serigrafia è ancora un processo totalmente artigianale, lo è anche

la moda?

Qui da noi è ancora un processo totalmente artigianale, ed anche la moda;

crediamo infatti che la moda debba riappropriarsi del suo significato originario:

proprio “modus”, ritmo, melodia, maniera, norma, regola, tempo. Si ritorna così

all’unicità dell’essere umano a favore dell’insieme… La nostra linea di collant

serigrafati 77DENARI ne è un esempio.

Che cosa succede durante i vostri workshop di serigrafia?

Si spiega in un solo giorno i principi della tecnica, come incidere un telaio,

come stampare e gestire il colore, fino a come costruire un tavolo per impressionare e

per stampare in casa. In pratica si crea un collegamento tra idee e mani attraverso

questa tecnica artigianale antica.

Acqua o Plastisol?

Acqua, per sempre

Cosa c’è nei vostri tre laboratori?

La Musica.

Per approfondire:SensumLab sul web >>SensumLab su Facebook >>

La moto da Enduro, gli adesivi e le magliette. Intervista a Massimo di EdiArt

Massimo di gavetta ne ha fatta tanta e oggi EdiArt è un laboratorio tutto suo,

dove stampa con la serigrafia e il digitale. La sua storia comincia con poca voglia di

studiare e una passione per il disegno e gli adesivi. E una moto da Enduro.

Ciao Massimo, presentati tu ai nostri lettori. Chi sei e che cosa fai?

Ciao, sono Massimo, ho 42 anni, sono di Pavia e abito a Santa Croce, una ridente

frazione di San Martino Siccomario.

Cosa faccio? Mi piacerebbe dirti che lavoro, ma il mio lavoro è la mia passione e

quindi si può dire che non ho mai lavorato, anzi, esattamente sono 27 anni che non

lavoro (ride).

Mi occupo di serigrafia e stampa digitale e di tutto quello che con queste tecniche si

può fare.

Come hai incontrato la serigrafia?

Avevo 16 anni, e non avevo sta gran voglia di studiare; mio padre ha insistito per

qualche anno, con scarsi risultati. Era più forte di me, io a scuola mi annoiavo. O

forse erano i professori che erano noiosi.

La mia passione era quella del disegno (materia in cui andavo benissimo insieme a

religione e ginnastica).

Mi piaceva personalizzare le mie magliette e realizzare adesivi per la mia moto.

I miei amici, vedendo le mie grafiche, mi commissionarono subito degli adesivi, anzi,

a dirla tutta, ancora oggi i miei amici mi commissionano adesivi (la pubblicità è

sempre l’anima del commercio).

Mio padre, che si era stufato di spendere soldi per far studiare un figlio che non ne

aveva voglia, mi disse: “Cercati un lavoro!”

E così feci, trovai come imbianchino in una grande ditta e feci i tre mesi di lavoro più

belli del mondo, perché l’operaio a cui facevo da garzone il più delle volte mi diceva:

“Io sono stanco che ieri sera ho fatto tardi, vado a dormire, tu fai quello che vuoi!”.

Se dici una cosa del genere ad un ragazzino di 16 anni, secondo voi cosa fa?

Lavora? Quindi noia totale anche lì!

A quel punto mio padre, sant’uomo, un sabato mattina mi portò in giro per cercare un

altro lavoro e capitammo davanti ad una serigrafia e mi disse: “Vai li dentro a

chiedere se hanno bisogno!” – “Serigrafia? Cosa fanno?” dissi io.

“Quello che fai tu a casa!” – “Ah..niente! (pensai io…bello!)”- E lui: “Scemo, fanno

adesivi e magliette…” Andai di corsa a domandare se avevano bisogno e vedendo la

mia passione per la materia, mi presero in prova la settimana successiva e… ormai

sono 27 anni che la serigrafia è la mia vita!

Perché hai deciso di aprire EdiArt e come hai scelto questo nome? Siamo

curiosi.

Prima di decidere di aprire la EdiArt, feci 20 anni nella ditta dove cominciai, per 10

anni da dipendente e altri 10 da socio. Eravamo quattro soci ed era quasi impossibile

andare d’accordo. Come dice sempre mio padre: “La miglior società è dispari e tre

soci son già troppi”. Quando mi resi conto, tra alti e bassi lavorativi, che sparivano

anche un sacco di soldi e soprattutto a mio nome, presi la mia decisione.

Abbandonai la società e ricominciai tutto da capo, facendo tesoro di tutto quello che

in 20 anni mi era capitato.

Il soprannome che mi porto dietro da quando avevo 14 anni è Edi. Avevo un

motorino da Enduro e il mio pilota preferito di Parigi Dakar era Edi

Orioli della Cagiva. Ne parlavo continuamente a tutti i miei amici, ed un giorno

Pippo (grande amico) mi disse: “Ueee bella Edi!” – ed io: “Chi?” – “Tu, tu” rispose

lui: “Non ti piace Edi Orioli?”- “Sì”- “Bene da oggi sei Edi!” esclamò il Pippo!

Ovviamente Edi lo usai fin dall’inizio per firmare i miei adesivi, per incidere i tavoli

delle birrerie, i muri della mia città, i muri delle altre città e così via. Insomma, anche

lì rompevo abbastanza le balle a tutti!

Un altro caro amico, (il Luca) quando mi vedeva esclamava: “Bella EDI by EDI the

ART of EDI” ovviamente per prendermi in giro, perché marchiavo ogni cosa.

Quando mi trovai a pensare al nome della mia attività il pensiero andò indietro fino a

quel periodo e la scelta fu obbligata, quasi se quel nome mi stesse chiamando.

Sei uno stampatore con tanta esperienza ma anche un bravo grafico. Qual è il

vantaggio di poter gestire anche la fase di progettazione e creazione grafica?

Il vantaggio è che sono perfettamente autonomo, me la canto e me la suono!

Dalla realizzazione della grafica alla stampa vera e propria, il risultato può cambiare

e anche di tanto, quello che vedi a monitor è sempre bello. Certo, è retroilluminato ed

anche i tratti più fini li vedi uniformi e precisi, ma quando stampi cambia tutto! Per

fortuna la passione della grafica su computer è andata di pari passo con quella della

stampa e oggi posso dire di essere un buon grafico ed un buon stampatore.

Sappiamo che hai a cuore la soddisfazione dei tuoi clienti. Qual è la richiesta più

assurda che ti hanno fatto?

Quelle più assurde finiscono sempre con: “…me lo devi fare per ieri”.

A volte il cliente non sa valutare i tempi tecnici per poter realizzare un determinato

lavoro; spetta a noi, con molta calma, spiegare i perché e i percome.

La richiesta più strana arrivò da uno studio grafico col quale collaboravamo; chiese

una stampa in serigrafia della riproduzione di uno Swatch (ad 1 colore per fortuna) su

pannelli di pvc trasparente morbido da 3×1 metri!

Mi ricordo ancora che dovemmo stamparli manualmente in due persone, uno a destra

ed uno a sinistra della racla, andando in perfetta sincronia e con la stessa pressione

lungo i 3 metri del bancone… mamma mia!

Alla fine, nonostante le incognite e qualche pezzo sbagliato di prova, venne un gran

bel lavoro con i complimenti dello Studio.

Oltre alla serigrafia utilizzi anche tante altre tecniche di stampa. E’ importante

secondo te saper gestire più tecniche o è meglio seguire la strada della

specializzazione?

La specializzazione è sempre la strada migliore da seguire, sia per te, che per il

cliente che ha difronte un professionista nel suo campo, è quasi impossibile pensare

di saper fare tutto e bene.

D’altro canto, è vero (come nel mio caso) che avendo a disposizione, oltre alla

serigrafia, anche la stampa digitale, questo mi permette di essere a completa

disposizione del cliente, potendo offrire anche altre soluzioni.

Non ci si può improvvisare stampatori, sia serigrafici che digitali, senza avere la

giusta formazione.

Com’è un adesivo fatto bene?

Partiamo dalla consapevolezza di dove andrà attaccato, ogni superficie ha il suo

adesivo, già quella è una buona base di partenza. Se parliamo di serigrafia, pellicola,

scelta del numero di fili del telaio, la sua incisione e la viscosità dell’inchiostro,

giocano sempre un ruolo importantissimo per la riuscita di un buon lavoro.

Per un adesivo in digitale cambia tutto: una “color system library” del tuo plotter,

ovvero la gamma di colori che può stampare, è sempre utile per non aver sorprese a

stampa avviata. Se l’adesivo verrà laminato (consiglio sempre di farlo anche se il

cliente non lo chiede) bisogna saper aspettare che il solvente sia “evaporato” prima di

poter laminare il lavoro appena stampato, soprattutto se dovrà essere intagliato.

Cosa diresti ad un ragazzo che vorrebbe cominciare a stampare in serigrafia?

Qual è il minimo indispensabile per iniziare?

Il minimo indispensabile e tutto quello che serve è la passione per quello che stai

cercando di imparare, senza quella non vai da nessuna parte.

Per gli strumenti, i kit per iniziare di CPL Fabbrika sono davvero ottimi e ad una cifra

decisamente economica ci si può avvicinare a questo fantastico mondo che è la

serigrafia.

Cosa c’è nel tuo laboratorio?

Oltre al disordine e la voglia di fare tipica di noi artigiani, ci sono: bromografo +

forno, vasca per sviluppo telai, banco manuale ad 1 colore per stampa t-shirt, forno

per asciugatura stampe su t-shirt, banco manuale per serigrafia in piano, 4

essiccatoi, taglierina verticale per forex, taglierina manuale per adesivo/carta, plotter

da taglio Roland GX-24, plotter da stampa e taglio Roland VS640i, una laminatrice,

un bel tavolone da 4×2 metri, postazione da lavoro con 2 monitor.

Per approfondire:EdiArt sul web >>EdiArt su Facebook >>

La musica si muove sulla t-shirt.

Intervista a Viviana di Enjoy The Silence

Con una matita in mano e tanta buona musica in testa, Viviana riesce a creare

magliette che si muovono al ritmo di chi le indossa. Abbiamo parlato con lei di

serigrafia, di stampa digitale diretta e del festival dove t-shirt e umani si incontrano.

Ciao Viviana, ci racconti la tua storia? Chi sei e che cosa fai?

Ciao! Sono Viviana Boccardi, per gli amici Vibe, una romana trentenne (o giù di lì)

con una grande passione per l’illustrazione, per la musica e il cinema.

Cinque anni or sono ho deciso di coniugarle in un unico hobby, diventato poi un vero

e proprio lavoro, illustrando e stampando i miei disegni su t-shirt.

Come nasce il progetto di Enjoy the Silence? Abbiamo una passione per i nomi

che date ai vostri laboratori e attività. Tu come lo hai scelto?

Il progetto nasce nel 2010, un anno molto particolare della mia vita.

Passavo le ore ascoltando musica e guardando video su YouTube. Un bel

pomeriggio, avevo una matita in mano e un foglio davanti e mi sono ritrovata a fare

un ritratto del cantante dei Radiohead e mi sono accorta che era estremamente

somigliante!

Ci ho preso gusto e ho proseguito la serie con Damon Albarn, Bjork, De André, John

Lennon, Ian Curtis e molti altri. Poi, la decisione di stampare le illustrazioni sulle

magliette è arrivata quasi spontaneamente. Perché lasciare un disegno appeso a una

parete quando puoi portarlo in giro e mostrarlo? Il nome Enjoy the Silence dice tutto.

Mi piace l’idea che i musicisti che vediamo danzare, saltare e dimenarsi sul palco

vengano impressi su un foglio e che sia la nostra immaginazione a trasformare in

performance la singola posa che ho riprodotto.

Ero incerta se scegliere Enjoy the Silence o The Sound of Silence, poi i Depeche

Mode hanno avuto la meglio su Simon & Garfunkel!

Come hai incontrato la serigrafia?

La decisione era presa, ero intenzionata come non mai a voler vedere

i Gorillaz muoversi sulle t-shirt seguendo il ritmo della camminata di chi le

indossava, non bastava far altro che informarsi sui diversi procedimenti di stampa e

iniziare!

Provai, prima di tutto, il metodo del transfer ma si dimostrò dispendioso e oltretutto

la qualità della stampa e delle prime magliette deludeva ahimè le mie aspettative.

Poi venni a contatto con l’universo della serigrafia. Stampai le prime cento magliette

e finalmente entusiasta iniziai a partecipare ai mercatini domenicali della capitale per

farmi conoscere.

Hai creato un brand d’abbigliamento tutto italiano che trasferisce sulle

magliette le emozioni della musica e del cinema d’autore. Musica, cinema,

serigrafia. Secondo te cos’hanno in comune?

Sicuramente la creatività, la manualità e.. ovvio, come in tutte le cose, la passione!

Oltre alla serigrafia, sappiamo che utilizzi anche la tecnica digitale diretta.

Come funziona questo tipo di stampa? Che vantaggi ha? Secondo te è possibile

integrare la stampa digitale con la serigrafia o sono stampe diverse per scopi

differenti?

Esatto. Come ben sappiamo il costo della serigrafia per una singola immagine

dipende dal numero di telai da realizzare e ai colori presenti.

Viene utilizzata pertanto quando il numero di capi da stampare è semi-alto,

generalmente dai 60 in su, ammortizzando così il costo degli impianti. Ultimamente,

la mia attività si concentra e focalizza molto sulle personalizzazioni.

In pratica, disegno e stampo ciò che il cliente mi chiede e vi assicuro che le richieste

sono le più disparate! Vanno dalle loro foto scattate durante i concerti a foto di

famiglia da illustrare in chiave moderna, o ancora scene di film customizzate a

seconda dei gusti del festeggiato (per chi vuol fare un regalo).

Perciò, dovendo stampare per lo più solo una t-shirt alla volta, la stampa digitale ha

prevalso sulla serigrafia, in quanto più economica.

Utilizzo una stampa DTG (direct to garement), diretta su tessuto, che funziona

proprio come una stampante normale. Il tessuto deve essere rigorosamente di cotone

(e per me che scelgo principalmente cotone biologico, è perfetta!) ed è possibile

stampare immagini colorate, risaltandone anche le sfumature. Infine, rispetto alla

serigrafia, oltre a un discorso economico, ha il vantaggio di essere più veloce (non

dovendo preparare i telai) e.. di farti risparmiare sulla pulizia del laboratorio!!!

Sei una bravissima illustratrice. Quanto ti aiuta la passione per il disegno nella

tua attività? Cosa ti piace disegnare maggiormente?

Innanzitutto grazie per i complimenti!

La mia passione per il disegno è pari a quella per l’arte in generale. Quindi non mi

ritengo principalmente un’illustratrice, ci sono tanti “colleghi” che hanno molta

esperienza sul disegno e sulle tecniche di illustrazione e di stampa, ed è per questo

che la passione, più che la tecnica, è senza dubbio una delle cose che più mi motiva e

mi stimola. Per quanto riguarda cosa mi piace disegnare maggiormente, non posso

negare di avere un debole per i soggetti a sfondo musicale. Mi rilassa anche molto

disegnare le città!

Insieme a Claudio Spuri de Il Tatuaggio di Stoffa, un bellissimo blog che vi

consigliamo, dedicato alla t-shirt e a tutta la cultura che ci sta intorno, sei

ideatrice e organizzatrice di Miteeca – Tshirts meet Humans. Di che cosa si

tratta?

Miteeca è il festival italiano dedicato alla t-shirt.

Ha avuto luogo a Roma lo scorso 25 ottobre, presso i locali del Lanificio e vi hanno

partecipato più di venti stand tra marchi indipendenti provenienti da tutta Italia,

stampatori, service di stampa e appassionati di magliette. Durante la giornata si sono

svolti workshop e laboratori di serigrafia, di letterpress, per adulti e bambini,

dimostrazioni di stampa digitale, concerti live.

L’evento ha anche ospitato due mostre, l’una di t-shirt originali realizzate da artisti

nazionali ed internazionali, l’altra, “Universo T-Shirt”, fatta di magliette di cartone

che raffiguravano foto d’epoca e nozioni sulla storia dell’indumento più trasversale e

più apprezzato al mondo.

Dopo aver ragionato a lungo con Claudio sulla realizzazione di un evento di questo

tipo, ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo catapultati in un mondo tutto nuovo,

fatto di ricerca produttori emergenti, di allestimenti di spazi, di ascolti infiniti di

musicisti da ospitare, di street art (vedi l’esperimento del T-wall, il primo murales

fatto su un muro di magliette) e soprattutto di tante persone che ci hanno supportato e

con cui abbiamo collaborato alla grande.

Tutto ciò, puntando su una rete di partnership legate al settore della t-shirt e quindi

anche con una grande attenzione ai costi.

Ora vorremmo replicare l’esperienza cercando di far acquisire alla seconda edizione

un’importanza maggiore.

Acqua o Plastisol?

Premesso che, come già accennato, prediligo la stampa digitale per i miei disegni, che

sono spesso a matita e ricchi di particolari e di sfumature, tra i due preferisco i colori

Plastisol.

Cosa c’è nel tuo laboratorio?

Poiché mi appoggio in un negozio a Roma sia per la stampa digitale che per quella

serigrafica, il mio laboratorio per ora consiste in un magazzino di magliette e in uno

studiolo dove ho tutti gli strumenti per l’illustrazione e la pittura (a volte azzardo

qualche dipinto!).

Per approfondire:Enjoy The Silence sul web >>Enjoy The Silence su Facebook >>

Miteeca – T-shirts meet Humans>>Il Tatuaggio di Stoffa di Claudio Spuri >>

La serigrafia che non finisce.

Intervista a Marco di Perpetual Lab

Creare qualcosa che non perda la sua forza col passare del tempo. Marco ha pensato

di farlo con la serigrafia e il suo Perpetual Lab. Con lui abbiamo parlato di musica,

dell’arte del reinventarsi, dei rapporti tra la serigrafia e il digitale.

Ciao Marco, facci capire chi sei, raccontaci la tua storia.

Ho 35 anni, abito e lavoro a Trieste. Sono circa vent’anni che gravito negli ambienti

punk/hardcore underground.

Ho girato mezzo mondo suonando con la mia band The Secret ed essendo spesso in

giro, la scelta di un lavoro indipendente è stata basilare.

Ho sempre creduto fortemente nella filosofia del do it yourself, conseguenza degli

ambienti in cui sono cresciuto e dopo anni di lavori vari ho capito che un’attività

artigianale con soluzioni artistiche e soprattutto in solitaria era quello che faceva al

caso mio.

Come nasce Perpetual Lab e perché questo nome? Siamo curiosi!

Il primo input mi è stato dato da un vecchio amico, quando mi raccontò del suo

progetto di iniziare a fare serigrafia per stampare t-shirt per gruppi musicali; al tempo

non avevo alcuna idea di cosa fosse la serigrafia, ma mi aveva colpito l’idea di poter

aiutare attivamente qualcuno con una passione musicale come la mia.

Da lì sono passati anni, ma tra un impegno e l’altro, non ero mai riuscito a sviluppare

la cosa sino a circa quattro anni fa, quando mi sono ritrovato senza lavoro e quindi

con tanto tempo a disposizione da dedicare alla stampa.

L’approccio è stato molto complicato, perché non sapevo dove sbattere la testa, non

trovavo nessuno che volesse spiegarmi l’abc e tra una ricerca e l’altra mi sono trovato

alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia.

Ho conosciuto Ece Iyigun che con molta pazienza mi ha insegnato le basi di

illustrator e photoshop per poi iniziare i primi esperimenti di serigrafia e Franco

Vecchiet che mi ha introdotto ad altre tecniche di stampa: l’incisione e l’acquaforte.

Pian piano ho acquistato le prime attrezzature per creare un piccolo laboratorio e tra

gioie ma soprattutto dolori ho iniziato a stampare.

Il nome Perpetual Lab è nato perché mi ha sempre affascinato il concetto del più

forte del tempo: creare qualcosa di duraturo e che non perda la propria forza con il

passare degli anni è diventato l’obiettivo principale del laboratorio.

Sulla tua pagina Facebook leggiamo che alla Perpetual Lab nessuno si sentirà

mai dire: “Questo non possiamo farlo”. E’ vero?

Sì, con un po’ di immaginazione si può fare praticamente tutto, limiti tecnici

permettendo.

Una delle cose più difficili solitamente è far capire alle persone quanto lavoro ci sia

dietro allo stampare 20 pezzi.

Allo stesso tempo però le richieste più assurde sono quelle che rendono più attivo

questo lavoro, perché aiutano a trovare soluzioni alternative. In fin dei conti però la

stampa non è mai noiosa.

Perché proprio la serigrafia? Credi che resisterà all’arrivo delle tecniche di

stampa digitale? Forse sarà necessaria un’integrazione, una collaborazione fra

le varie tecniche. Cosa ne pensi?

Non credo nella snaturalizzazione della tecnica e personalmente non mi piace il

concetto di stampa digitale, sia per motivi estetici che pratici.

Ci siamo già passati con l’avvento delle macchine fotografiche digitali; certo sono

comode, ma hanno creato una generazione di pseudo fotografi completamente

incapaci.

Ovviamente il digitale integrato al lavoro manuale aiuta moltissimo, basti pensare che

un volta in serigrafia i film di stampa venivano fatti a mano, mentre ora basta avere

photoshop, un foglio di acetato e una stampante e il gioco è fatto.

Questo, a mio avviso, è un livello plausibile, ma anche solo paragonare stampa

digitale e serigrafia per me è una follia.

Sono convinto che la serigrafia resisterà e si svilupperà sempre di più, anche sul

fronte dei prodotti naturali e compatibili.

Stampi più volentieri su tessuto o su carta? Che differenze ci sono dal punto di

vista della tecnica?

La stampa su tessuto ha perlopiù un fine commerciale, su carta invece ha una

caratteristica più artistica, quindi stampare su carta al momento mi dà molta più

soddisfazione, anche perché ho stampato molto meno rispetto al tessuto dove invece

sono riuscito a sperimentare e provare un po’ di tutto.

Dal punto di vista tecnico non ci sono grosse differenze. L’unica vera differenza è

che il lavoro su carta è molto più veloce e si può evitare l’uso di forni.

L’obiettivo attuale è quello di sviluppare sempre di più la stampa su carta e provare

varie soluzioni.

Ho da poco aperto il webstore di Perpetual Lab dove saranno disponibili le stampe

e i prodotti del laboratorio, comprese collaborazioni con vari artisti.

Tecnica serigrafica. Una cosa facile e una difficile da fare. Una che ti esalta e una

che ti annoia.

La cosa più noiosa in assoluto penso sia la pulizia e il recupero dei telai, e sono

convinto che la pensiamo così in tanti.

La messa a registro dei telai, soprattutto quando si tratta di 3 o 4 colori, può essere un

lavoro un po’ complicato e lungo, ma si compensa con il preparare i colori che è

sempre una parte facile del procedimento.

La parte più esaltante è la stampa e precisamente il momento in cui si alza il telaio

dopo la prima stampa e si vede il risultato, ancora oggi, qualunque sia il design o

progetto, per me quel momento è il più entusiasmante.

Il sogno nel cassetto: per chi ti piacerebbe stampare una maglietta o

un’illustrazione (o quello che vuoi tu) un giorno?

Per le tutte le persone con un idea fuori dagli schemi, o semplicemente per chi ne

avesse bisogno.

In questi anni ho capito che i lavori migliori escono quando c’è un rapporto di

amicizia e quando qualcuno dà l’input per una collaborazione creativa e attiva: in

questi casi il lavoro si trasforma in un esperienza estremamente positiva.

Se dovessi fare un nome, magari una collaborazione con Andy Warhol non sarebbe

male, ma credo di essere arrivato tardi.

Acqua o Plastisol?

Entrambi, dipende dal supporto e dal risultato che si vuole ottenere. Non sono uno

che esclude una o l’altra cosa.

Cosa c’è nel tuo laboratorio?

Perpetual Lab fa parte di uno studio/laboratorio condiviso tra uno studio di grafica e

uno studio fotografico. Il locale si trasforma in base alle esigenze della giornata.

Nella parte del laboratorio c’è un carosello da 4 postazioni a 4 colori, un forno e una

cappa flash Vastex, un tavolo da stampa su carta, una rastrelliera, una cinquantina di

kg di inchiostri, sia ad acqua che plastisol e un centinaio di telai.

Nella camera oscura c’è un armadio cieco per i telai emulsionati, una vasca di

lavaggio in lamiera zincata autocostruita e un bromografo di 130 x 150 cm, anch’esso

autocostruito.

Nello studio abbiamo un sacco di stampe e una libreria con molti libri di stampa,

fotografia e arte.

E’ uno di quei posti dove si passa volentieri il tempo.

Per approfondire:Perpetual Lab sul web >>Perpetual Lab su Facebook >>

Torino Graphic Days, cultura visual e partecipazione. Intervista a Print Club

Grafica, visual design, comunicazione. Sono questi gli ingredienti di Torino Graphic

Days, il primo festival internazionale della comunicazione visiva che dal 3 al 6

novembre animerà gli spazi di Toolbox Coworking a Torino.

Un evento voluto da Print Club Torino, laboratorio partecipativo che lavora per

diffondere la cultura della stampa, del design grafico e della creatività. Ecco cosa ci

hanno raccontato.

Ciao amici del Print Club. Raccontateci chi siete e qual è la vostra missione e …

quanti siete?

Ciao! La paternità spetta a due associazioni culturali PLUG e TAL che hanno dato

vita alla nuova Aps Print Club Torino. Siamo un gruppo di 21 soci fondatori, tra

giovani studenti e professionisti dell’ambito grafico.

La nostra missione è rendere accessibile a tanti, tantissimi, ciò che di solito è relegato

solo ad esperti e aziende.

Mostrare un nuovo modo di approcciare la cultura grafica, che sia plurale e

trasversale.

Come vi è venuto in mente di aprire un laboratorio di questo tipo? Che vantaggi

hanno gli illustratori, i designer e tutti coloro che lo frequentano?

Osservando esempi virtuosi in Europa e nel mondo, ci sembrava il momento giusto

per tentare di concretizzare quello che era un nostro sogno da tempo. Poter godere di

macchinari e spazi per portare a termine progetti personali o per il proprio studio

grafico, attivare percorsi didattici e workshop intensivi.

Collaborare in un laboratorio aperto in cui si sommano esperienze e conoscenze

arricchisce le potenzialità delle tecniche di un surplus importante.

Si sta sempre più diffondendo il fenomeno del FabLab. Per quale motivo

secondo voi? Siete un FabLab o qualcosa di diverso?

Ci siamo resi conto che si sente un forte bisogno di manualità, di partecipazione, di

autoproduzione.

Forse abbiamo svuotato troppo questi termini di significato in passato ed è il

momento di ritornare a farne tesoro. Il Print Club Torino differisce da altri perché non

attiviamo un mero affitto degli spazi, ma lavoriamo per creare una vera community,

organizziamo eventi e attività che coinvolgono i nostri tesserati anche al di là della

singola lavorazione personale.

Innovazione e sperimentazione insieme a tecniche tradizionali, tra le quali,

naturalmente, la serigrafia. L’artigianalità si integra col digitale. Possibile?

Sì assolutamente. Ed è proprio questo il bello: la complementarietà delle tecniche.

Accogliere l’innovazione e rinnovare l’artigianalità, dando forma a risultati inediti.

Come spiegate che cos’è la serigrafia agli studenti che partecipano ai vostri

workshop?

Raccontiamo a tutti come abbiamo iniziato, per testimoniare che, in primis, deve

essere una pratica divertente, che sfugge un po’ alla perfezione digitale e stimola la

creatività.

Diamo soluzioni per tutti i gusti e le tasche: dal fai da te alla professionalità più

ricercata.

Serigrafia ed ecologia possono andare d’accordo?

Ce lo auguriamo e ne siamo convinti!

Che cosa succederà a Torino Graphic Days?

Di tutto!

Sarà un’esplosione di appuntamenti; abbiamo invitato alcuni fra gli studi più

innovativi e sensazionali del panorama internazionale. I partecipanti ai

nostri workshop avranno l’opportunità di progettare fianco a fianco con tutor

davvero speciali. Poi ci saranno conferenze ogni giorno con ospiti eccellenti, la

mostra mercato performativa durante il weekend, attività live di illustratori e

disegnatori, corner dedicati agli istituti scolastici del settore e una grandissima varietà

di mostre che spaziano nell’ambito grafico e dell’illustrazione, la musica

di ClubtoClub, proiezioni video… é impossibile mancare!

Qual è il valore culturale della comunicazione visiva?

Abbiamo cercato di trasmettere anche ai non addetti ai lavori la natura sfaccettata di

un ambito in continua trasformazione: la comunicazione. Il pubblico è invitato alla

scoperta, al confronto e alla sperimentazione, dal concept all’auto-produzione.

Torino Graphic Days sarà una kermesse irriverente dedicata alle icone e agli aspetti

meno convenzionali del graphic design, perché la cultura deve parlare a tutti e vince

solo se ciò accade.

Per approfondire:Torino Graphic Days >>Torino Graphic Days su FB >>Torino Graphic Days il Programma >>Print Club Torino >>

www.cplfabbrika.com

serigrafiaitalia.cplfabbrika.com