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n. L’UMILIAZIONE SPAGNOLA TIM BUCKLEY THE PRESIDENT pag. 10 pag. 20 pag. 26 102 TOLLERANZA ZERO Settembre 2014 mensile di informazione in distribuzione gratuita

Teramani 102

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Freepress Teramani n. 102 - settembre 2014

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Page 1: Teramani 102

n.

L’UMILIAZIONESPAGNOLA

TIMBUCKLEY

THEPRESIDENT

pag. 10 pag. 20 pag. 26

102

TOLLERANZAZERO

Settembre 2014mensile di informazione in distribuzione gratuita

HEALTH CLUB PALEXTRA via Don Milani TERAMO 3342143358

Page 2: Teramani 102
Page 3: Teramani 102

3l’EditorialeSO

MMAR

IOn.

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Al fondo non c’è mai fine

La privacy al tempo della sanità

Teramo Culturale

Il gatto con gli stipati

Italo Ferrante

L’umiliazione spagnola, francese, tedesca

Le quattro frecce di Stupìdo

L’Oggetto del desiderio

Coldiretti informa

La mente mia s’invola

Le favole di esodo o di Esopo

Franco Fedele

L’affido condiviso

Musica

Rosetta

Il libro del mese: Il Male dentro

Note linguistiche

Cinema: Il Presidente

Il Teatro romano

Pallamano

Calcio

Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di Biagio

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Maurizio Carbone, Maria Gabriella Del Papa, Maurizio Di Biagio,Maria Gabriella Di Flaviano, Cristina Marroni,Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone,Leonardo Persia,Sirio Pomante, Sergio Scacchia,Alfio Scandurra, Zapoj Tovariš, Massimiliano Volpone.

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo parziale, sia degli articoli che delle foto.

Impaginazione: Imago Comunicazione

Periodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di MarcoVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930per l’Associazione Culturale Project S. GabrieleOrgano Ufficiale di informazionedell’Associazione Culturale Project S. GabrieleVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004Stampa: Gruppo Stampa AdriaticoPer la pubblicità: Tel. 0861 250930347.4338004 - 333.8298738Teramani è distribuito in proprio

è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito webwww.teramani.info

scriveteci [email protected]

102diZapojTovarišAl fondo

non c’èmai fine

ono anni ormai ed eravamo già ai primi numeri di

Teramani, nato nel febbraio 2004 tra i commenti

sguaiati di un nostro competitor, che ci occupiamo

dei danni di immagine e non solo, causati da chi scambia

le strade e le piazze della nostra città per il proprio

parcheggio personale, compresi ovviamente gli spazi

riservati alle auto che recano sul parabrezza il contras-

segno “Disabili” Ma sappiamo anche che questi spazi

vengono occupati da chi il contrassegno lo ha ma del

disabile a bordo neppure l’ombra. Il tutto ovviamente nel

disinteresse generale, compresi coloro che dovrebbero

intervenire ma se li chiami sono sempre altrove. Scarsità

di personale?

I maleducati pensano tra l’altro che sia sufficiente lascia-

re accese le quattro frecce per godere di ogni immunità.

Dappertutto ci sono auto parcheggiate “alla carlona”

ma oggetto della sosta selvaggia e del transito è anche

Piazza Martiri della Libertà nella quale sembrerebbe che,

proprio in virtù di tale suo nome, ognuno possa goderne

in quantità illimitata per fare i propri comodi. Da troppo

tempo sentiamo dire, da coloro che hanno l’autorità per

far cessare questo scempio, che siamo giunti alla “tolle-

ranza zero” ma da troppo tempo nelle nostre orecchie

risuona il detto che “se si continua a scavare, al fondo

non c’è mai fine”.

S

Page 4: Teramani 102

4 Sanità

Quando viene violata la dignità umana

n.102

di

www.mauriziodibiagio.blogspot.comMaurizioDi Biagio

La privacyai tempidella sanità

teggeva esclusivamente il diritto di proprietà e tutelava le persone rispetto

alle invasioni fisiche della loro abitazione. In un certo senso la privacy è lo

strumento attraverso il quale ognuno di noi può disegnare un confine tra

se stesso e gli altri. Vige il diritto di “poter essere lasciati in pace”. Nel 2008

l’autorità del garante per la protezione dei dati personali aveva compilato

una sorta di classifica, stilata sulla base dei reclami pervenuti, delle viola-

zioni lamentate dai pazienti nell’uso del sistema sanitario. Al primo posto

c’era appunto l’abitudine di essere chiamati ad alta voce per nome nelle

sale d’aspetto, soprattutto nelle visite ambulatoriali. La seconda violazione

più gettonata riguardava la scarsa insonorizzazione dei luoghi di visita, che

spesso permette di seguire in diretta anamnesi e indagini varie, trasfor-

mando gli ambulatori in una specie di Grande Fratello. La terza lamentava

le modalità di consegna dei risultati degli esami medici eseguite in modo

tutt’altro che privato. E così via. Si segnalavano anche casi eclatanti

extraospedalieri, come la consegna alle Poste di assegni con in evidenza la

scritta “liquidazione per malati di mente” e il recapito a domicilio di pacchi

con la stampigliatura “prodotti per l’incontinenza”. In farmacia, poi, specie

in quelle piccole ed anguste, l’acquisto dei prodotti farmaceutici diventa

spesso imbarazzante: le spiegazioni di patologie a volte molto sensibili

diventano una sorta di calvario, soprattutto se nei pressi capita una per-

sona conosciuta, e si sa nelle città di provincia è molto facile che accada.

“Recentemente - scrive Giancarlo Dal Sasso - mi è capitato di accedere

a un ospedale cittadino per una radiografia e ho constatato che sotto le

mie generalità erano indicati visite ed esami da me fatti in precedenza,

con una precisione anche cronologica superiore ai miei stessi ricordi. Tale

constatazione mi ha dato la sensazione che la nostra privacy o privatezza

con i sistemi e i programmi informatici odierni è ormai diventata una cosa

di dominio pubblico e quindi la tutela dei dati personali, anche quelli sani-

tari, nonostante la normativa vigente, diventa ogni giorno più problematica,

con la messa in pericolo di ogni residua privatezza”. La Costituzione della

Repubblica Italiana tutela espressamente la riservatezza come diritto

fondamentale dell’uomo (indipendentemente, quindi, dalla cittadinanza

italiana), vietando ogni

forma di ispezione o

perquisizione personale

(articolo 13), procla-

mando l’inviolabilità

del domicilio (articolo

14) e garantendo “la

libertà e la segretezza

della corrispondenza

e di ogni altra forma

di comunicazione”

(articolo15). Questo

tipo di riservatezza può

essere riconosciuto anche dallo Stato, ma fondamentalmente deriva dalla

deontologia professionale che potrebbe essere definita “la moralità delle

professioni”. Chi oggi si rivolge a un medico o a una struttura sanitaria

gode quindi di una doppia protezione: come persona ha diritto alla riserva-

tezza e alla “proprietà” dei propri dati personali e come paziente ha diritto

al rispetto del segreto professionale. A Treviglio è stato segnalato il caso di

una talpa che, secondo la Procura, ha fatto uscire dall’ospedale dati sensi-

bili di 19 pazienti era un infermiere: “Non ci siamo mai accorti di nulla – ha

dichiarato il direttore generale di Treviglio, Cesare Ercole -, non avevamo

mai avuto né segnalazioni né lamentele dai pazienti”.

è privacy e privacy. C’è quella che si viola coscientemente ad

esempio scrivendo o filmando, come nel caso di un’infermiera

brasiliana di Sao Carlos di Fortaleza che, girando un video che

ha avuto per interprete principale nientepopodimeno che Ney-

mar, l’asso verdeoro, ha dovuto subire un licenziamento in tronco, ma c’è

anche quella che degrada l’essere umano. Gianpaolo, nome di fantasia, è

un teramano doc. Diverso tempo fa dovette subire un intervento chirurgico

e all’uscita della sala operatoria fu parcheggiato in una corsia sopra una

lettiga con i tubi ancora che si districavano nel suo volto. Soltanto che lui

in quel frangente non era solo: in quello spazio chiaramente non tutelato

il viavai di gente era continuo ed assillante ed erano in molti a conoscerlo,

del resto è una persona nota in città. Ci furono i primi tentativi di celare la

faccia sotto il lenzuolo ma gli sguardi insistenti e di fatto curiosi continua-

vano a tormentarlo. Ma Giampaolo non è l’unico a uscire da una sala ope-

ratoria e la sua condizione di disagio ostentata davanti al pubblico: è uno

dei tanti. Pensiamo

al pronto soccorso,

luogo in cui i pazienti

sono parcheggiati per

lungo tempo dove

meglio capita. Possi-

bile che la Asl ancora

non escogiti una

soluzione per evitare

curiosità morbose

dinanzi a esseri pe-

raltro indifesi e privati dignità? Un esempio potrebbe arrivare dalla Formula

uno che in caso di incidente stende teli davanti al pilota per proteggerlo

da occhi e telecamere indiscreti. Certo, un’opera molto riuscita da parte

della nostra Asl è quella della disumanizzazione del paziente. Ricordiamo

che la privacy è un diritto fondamentale oggi riconosciuto dall’ordinamento

giuridico di tutti i paesi europei e delle principali nazioni del mondo. La

sua affermazione come posizione giuridica tutelata ha richiesto un lento

processo di riconoscimento in quanto fino alla fine del 1800 la legge pro-

C’

Page 5: Teramani 102

l’ernia crea l’effettiva compressione della radice del nervo fino a comportare

complicazioni neurologiche.

I meccanismi che stanno alla base di un episodio di lombalgia possono

essere facilmente comprensibili se analizzati in chiave biomeccanica. Ogni

qualvolta arriva un episodio doloroso, è improprio pensare alla sfortuna o

ad una “infiammazione fulminante” come nei processi flogistici dell’artrite. Vi

sono sempre motivazioni molto recenti all’insorgenza del dolore, riconducibili

talvolta a sforzi ma molto più spesso a posizioni tenute, sia per lavoro che per

relax; può apparire strano ma coloro che sentono più dolore nei week-end o

comunque stando maggiormente a riposo (seduti, a letto) possono facilmen-

te comprendere quanto appena segnalato.

Una parte fondamentale del trattamento è indubbiamente didattica, finalizza-

ta ad apprendere alcuni esercizi mirati alla propria ri-equilibrazione. L’attività

ginnica può favorire il mantenimento del benessere ma, per ridurre lo sche-

ma meccanico-disfunzionale insito nella lombalgia comune, è fondamentale

considerare ed agire su alcune asimmetrie: in questo caso l’indicazione

giusta è possibile solo dopo un’accurata valutazione clinica e posturale.

Lombalgia… al femminileQuando il dolore lombare si presenta nella donna in età fertile e con cicli-

che recidive, può essere che vi sia un legame con la fase mestruale e/o

ovulatoria: in questo caso potrebbe trattarsi di una

lombalgia catameniale, non di rado associata ad altri

sintomi della dismenorrea primaria (cefalea, dolori

al ventre). Sovente è il “terreno circolatorio” che

favorisce l’insorgenza della lombalgia catameniale,

caratterizzato da estremità del corpo fredde (piedi

e mani, senza che vi siano patologie vascolari),

nonché l’eventuale presenza di altri piccolo disturbi

come colite, stitichezza, cistalgie. Il problema delle

sofferenze viscerali, quando non ha nessuna origine

organica, sembrerebbe quello di una sofferenza tissutale circolatoria, lega-

to principalmente alla perdita di mobilità lombare. Un modello terapeutico

privo di farmaci, basato su normalizzazioni articolari e normalizzazioni visce-

rali appropriate (massaggio a livello degli intestini), ha un effetto benefico su

questo tipo di lombalgia tutta al femminile.

tilizzando i termini “mal di schiena” e “sciatica”, ci addentriamo

con termini di comune utilizzo in uno degli argomenti principali

nel campo dei disturbi muscolo-scheletrici, ovvero quel “mal

di schiena” che accomuna, nelle sue varie manifestazioni, numerosi individui

di differenti età..

Un fenomeno doloroso lombare deve essere preventivamente inquadrato

con una diagnosi medica, atta ad escludere che si

tratti unicamente di un sintomo proveniente da altre

patologie poi, quando è appurato che il quadro clinico

è sinonimo di lombalgia comune siamo nella condi-

zione per rivolgerci all’osteopata.

Sintetizzando le esigenze del paziente lombalgico,

nella sua richiesta terapeutica è facile individuare le

priorità:

1. poter ritornare come prima...

2. comprendere meglio l’accaduto per

eliminare/ridurre le recidive;

3. acquisire le principali informazioni per non essere dipendenti dalla tera-

pia, dedicando del tempo ad esercizi semplici proposti durante le sedute.

Per lombalgia comune si intende il dolore del tratto lombo-sacrale della

colonna vertebrale che compare nell’individuo giovane o meno giovane,

ma comunque dove la struttura osteo-articolare non presenta marcate

alterazioni.

Una possibile complicazione della lombalgia è l’evoluzione verso la

lombosciatalgia, con dolore irradiato lungo l’arto inferiore. In questo caso

è frequente associare il fenomeno alle ernie discali, aspetto che tuttavia

andrà valutato attentamente anche per stabilire il reale peso di queste nella

situazione algica.

Ciò che è importante, con o senza ernia del disco, è evitare alcune consuetu-

dini che possono favorire o peggiorare la patologia discale ed i dolori lombari.

Ritorniamo ora alle tre priorità del paziente lombalgico: quello citato sopra

potrebbe sembrare un programma eccessivamente ambizioso e prolungato

ma la realtà, nella maggior parte dei casi, è ben diversa. Vediamo perché.

“Ritornare come prima” è generalmente fattibile per tutte quelle situazioni

dove l’individuo lamenta il dolore da qualche giorno o da qualche mese

senza che nessuna lesione traumatica reale abbia modificato l’integrità delle

strutture. Anche la/le eventuali ernie diagnosticate, non sono necessaria-

mente un ostacolo al recupero in quanto spesso già presenti anche nel pe-

riodo precedente il dolore acuto. Molto diverse invece quelle situazioni dove

Dott. Domenico Teseo • fisioterapistaSpecialista in: Osteopatia Metodo Solére®

Medicina agopunturale (con A.M.P.I.)Rieducazione posturale globale

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U

Lombalgia elombosciatalgia

Redazionale

Occorre sapere che...

Page 6: Teramani 102

6 Teramo Culturale

e lo spettro del romanticismo italiano

n.102

di

[email protected] Merlo

GinaMartegiani

Intanto perché essa intende contrastare una delle più diffuse attitudini

del popolo italiano, l’individualismo appunto, e in secondo luogo perché

da essa discende il motivo per cui l’Italia sarebbe la patria della forma

contro la barbarie delle popolazioni nordiche, culla del classicismo e

naturale nemica del suo opposto. Tesi affascinante, a patto che si scelga

la via di un’interpretazione riduzionista e millenaristica della storia.

Che difatti il meglio della cultura italiana sia quello che ha culmine col

Rinascimento e il primo classicismo è una valutazione non priva di

ragioni, ma solo qualora se ne ammettano gli aspetti controversi. Un

culmine infatti che ha demarcato l’inizio di un’involuzione decadente e

antimodernista simile a quella dell’intero mondo civilizzato.

Messe da parte sottigliezze sofistiche alla Isaiah Berlin, per cui il ro-

manticismo nascerebbe per metà dal pietismo tedesco e per il resto da

elementi comuni all’illuminismo stesso, soffermiamoci su qualche pas-

saggio: la Martegiani sostiene che fulcro dell’Ottocento italiano sia stato

il Risorgimento. E fin qui, pace. Ma dalle lotte intestine, di frequente a un

passo dalla guerra civile, che hanno segnato il contorto passaggio allo

stato unitario dagli stati e staterelli sottomessi alle monarchie straniere,

giungere a sostenere che vi sia qualcosa di totalmente estraneo allo

spirito del romanticismo significa equivocare sul senso profondo, sulla

radice comune che nel romanticismo lega insieme quanto la Martegiani

ritiene sia invece da dividere: individualismo e collettivismo patriottico.

D’accordo, insomma: l’Italia è nata sospinta da moti libertari e unitaristi

che hanno messo il Regno prima dell’individuo, il tutto prima della parte,

ma cosa vi sarebbe in questo di antiromantico?

L’unitarismo patriottico, esaltato da noi per la

buona ragione che di vera unità non si è più

granché stati esempio fin dalla caduta dell’impero

romano d’occidente, non poteva che distinguerci in

quello scorcio di secolo da chi una nazione unita la

possedeva già, come la Germania o la Francia. Ma

dunque Mazzini e Gioberti sarebbero illuministi? E

la linea Mazzini-D’Annunzio-Corradini? E lo «Stato

etico» di Gentile? Saremmo al cospetto di pallidi

imitatori senza convinzione, romantici mancati?

E anche ad ammetterlo, cosa può esservi di più

romantico di un romantico sconfitto, di un sogno

che ha cercato se stesso sperando in se stesso?

Se quanto la Martegiani afferma fosse vero anche

solo a metà, la vicenda del nostro paese andrebbe

interamente riletta e riscritta, storicamente quanto

culturalmente. Tutto cambierebbe di senso, e nulla

sarebbe più ciò che è. In realtà, quello che alla

giovane saggista appare come lo spirito di classi-

cismo e razionalismo è pessimismo e nichilismo

da un lato (il naturalismo apocalittico leopardiano,

il contemptus mundi del Petrarca e via enumeran-

do), ottimismo metafisico dall’altro (la tradizione

patristica e neoscolastica). Entrambe risultato della cultura cristiana,

non certo di quella illuminista. Che al contrario è cultura basata sul

pensiero critico, sulla ragione del buon senso, sul possibilismo, sul plura-

lismo antidogmatico e antifideistico, sul pragmatismo. Propria insomma

di un popolo che non ha bisogno di padri padroni, né di autorità, né di

cesaropapismi. Di un popolo capace di guidarsi da sé. Un popolo del

quale l’italiano medio non ha mai fatto parte.

a montoriese Gina Martegiani, figura nota quasi unicamente per

l’attenzione concessale da don Benedetto Croce (nume tutelare,

a quanto sembra, di tutto quanto vada santificato della cultura

italiana), merita un posto a parte in questa rassegna chiaroscura-

le della culturalità teramana. L’acceso, quasi anatemico antiromantici-

smo esposto nel più fortunato dei suoi lavori saggistici, Il romanticismo

italiano non esiste, dato alle stampe a Firenze nel 1908 e ancora fermo

su posizioni antiprussiane e irredentiste, è l’emblema di come un certo

tipo d’intellettualismo letterario abbia nascosto allora gli stessi fantasmi

che avrebbe dovuto scacciare. E non a caso.

L’intero ragionamento della Martegiani poggia sul

seguente apodittico assunto: «Il Romanticismo è,

innanzi tutto, Individualismo» (p. VIII). Ma poiché il

«culto dell’Io» comporta il desiderio di annientare

qualsiasi cosa possa ostacolarlo, dire individua-

lismo significa dire «desiderio di liberazione» in

quanto «lotta contro le tradizioni, le abitudini, le

meschinità della vita […]». Ebbene, vi si aggiunge,

nel nostro paese «il nazionalismo, il patriottismo

formano il carattere di quell’epoca che volle dirsi

romantica e non hanno nulla a che fare con l’Indi-

vidualismo». Ergo: in Italia non è esistito romanti-

cismo poiché esso nasce dal singolo e non dalla

nazione. E invece, con buona pace della Martegiani,

l’individualismo non è che una delle tante facce

del romanticismo, così come il romanticismo può

nascondersi dietro alle idee più diverse e persino

opposte. Sottraendosi alla complessità, e sceglien-

do una delle parti per il tutto, la Martegiani cade

nello stesso errore di chi dinanzi a un poliedro

dai diversi colori crede di vedere questa o quella

cosa distinta a seconda del luogo dal quale sceglie

di osservarla. E il luogo che la Martegiani sceglie è quantomai chiaro:

il nazional-populismo colonialista, una delle più granitiche forme di

conservatorismo che si possano dare. Posizione ciecamente idealistica,

insomma. E l’idealismo, benché nato con Platone e il platonismo, giunge

alla sua apoteosi proprio nel XIX secolo.

Vediamo tuttavia meglio perché una simile tesi, in apparenza ostile

al romanticismo, sia tanto piaciuta a un neohegeliano come Croce.

L

Page 7: Teramani 102

di

[email protected]

e la scansione del tempo

Il gattocon gli stipati

S

7n.102

riparo. La narrazione di un fatto può combinare, produrre alchimie importanti.

Una parola può suggerire un significato, chissà se addirittura consolare. Archi-

tettare il gusto. E chi è in possesso del senso estetico non si lascerà ingannare

facilmente dalla propaganda dei notabili e degli imbonitori.

Della “Fattoria degli animali”, l’apologo di Orwell, si è detto di satira finalizzata

agli attacchi inutili alla destra per il beneficio di un pubblico di sinistra. Predicare

al coro come duckspeak in “1984”. Ideologi senza cervello.

Sono le otto della sera.

In queste ore serali non più propizie alle inezie, passerò a trattare di cose da

nulla. Del gatto con gli stipati. Un abile e consumato politico che si è imbucato

di soppiatto nella comune animalesca antropomorfa a pontificare su strategie e

linee politiche, di liste partitiche costituite appena da due individui e comun-

que divisi e in disaccordo. Sull’incapacità di risolvere problematiche legate a

indicazioni unitarie, veti incrociati, impossibilità di sintesi, ipotesi di assessorati

mancati a causa di

strumentalizzazioni,

di spaccature intesti-

ne. E si sbraccia pure,

il gatto con gli stipati,

già consigliere mino-

rato in altri lidi, a me-

nar per l’aia il dodo.

L’uccellaccio degli

uccellini al volo inetto,

che di fatto dovrebbe

essere pure estinto,

dell’ingordigia degli uomini trasmigrata negli animali si è bardato il piumaggio e,

imperterrito, rivendica anch’esso la poltrona, uno scranno e retribuzione.

Sono le otto e 1/2 della sera.

In queste ore serali non più propizie, mentre la cicala continua nei suoi inutili af-

fanni, dal mondo degli umani giunge severa, intransigente, autorevole, la popola-

re dichiarazione sull’attività politica postulata dal Formica, uomo di riferimento

nell’organizzazione dei quadri del Partito Socialista Italiano...

“La politica è sangue e merda”.

ono le sei della sera.

In queste ore serali propizie alle inezie, così come fanno i pipistrelli

dalle tegole dei tetti, si liberano le paure nella mente che finanche la

psicologia moderna si studia di definire e senza successo di spiegare.

Se è per davvero come si dice che la coscienza crea l’universo materiale in cui

viviamo e non il contrario, le persone che si identificano con il proprio corpo

nella certezza che la consapevolezza di esistere scomparirà dopo la morte

fisica non credo abbiano tutti i torti se poi, quando arriva puntuale la vecchiaia,

se arriva, comincino a squassarsene le palle del politichese civico ecumenico

sociale. Tanto, se l’energia dello spirito non sussiste al di fuori del corpo fisico, in

un’altra realtà, o fosse anche in un altro universo, verosimilmente... nessuno si

presenterà dinanzi a nessuno, in nessun luogo celeste, a esigere conti piuttosto

che a battere cassa sui comportamenti terreni e plot point imposti da una sce-

neggiatura scritta in vita, fra incertezze umane ed esistenziali. Lo stato d’animo

altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore, istruisce e prepara a un viaggio nelle

storie degli altri; nel mondo del possibile, nella confusione delle passioni.

Sono le sette della sera.

In queste ore serali ancora propizie alle inezie, affido alla pagina un racconto

senza alcuna speranza di essere creduto; forse, per indicare una possibilità di

Page 8: Teramani 102

8 Personaggi

...nel segno di Ivan Graziani

n.102

di

www.mauriziodibiagio.blogspot.comMaurizioDi Biagio

ItaloFerrante

sene, che suonava negli androni delle parrocchie in quegli anni: ottime

location per chi volesse iniziare a fare musica. Poi la noia delle lezioni di

solfeggio e il primo brano tutto suo che riecheggiava versi della Divina

Commedia. L’incontro con Ivan Graziani fu quando Italo Ferrante parte-

cipò al suo corso della scuola cantautori. Fece il suo debutto assieme

a Ivan il giorno inaugurale della Coppa Interamnia in una Piazza Martiri

piena come un uovo: l’emozione gli fece scordare le parole. Seguì Quasi

quasi un festival a Novafeltria: presentava il figlio di Jonny Dorelli: Italo

eseguì il suo brano “Incontro”. Salì sul palco anche in occasione del con-

certo zero del chitarrista teramano a San Leo. Quando suonò “Osvaldo”

fu un successo. Diventò ben presto il pupillo di Ivan Graziani: scriveva

i brani con molta ironia e il suo falsetto si avvicina molto al suo, tanto

che chiudendo gli occhi, qualcuno ha sognato il cantautore scomparso.

Dopo la metà degli anni ’90 registrò il suo primo cd: “Il chiodo fisso”. Il

primo gennaio del 1997 moriva Ivan e l’operazione musicale sfuma. Ma

Italo non si dà per

vinto e riparte con

l’idea di una cover

band che esegue i

suoi brani: “Prima

si suonava nelle

piazze – racconta

Italo – ora nelle

location ade-

guate. Abbiamo

avuto successo

soprattutto nelle

Marche e anche in

Romagna e nella nostra regione”. Italo Ferrante non solo presta la sua

opera presso l’azienda di famiglia (Dmp Electronics) che esporta in tutto

il mondo ma ha voluto recentemente impegnarsi nella politica cittadina,

presentandosi nelle liste di Forza Italia e risultando eletto consigliere

comunale alle scorse elezioni. La sua prima uscita ha riguardato la

trasferta in terra germanica (Memmingen) città gemellata con Teramo.

a prima chitarra fu quella esposta nel bar New York di suo zio.

Non si sa come ma gli capitò tra le mani e da lì Italo Ferrante

inizio a strimpellare le prime note che lo portarono addirittura tra

i pre-finalisti di un importante festival canoro nazionale: per anda-

re in finale avrebbe dovuto sborsare, agli inizi degli anni ’90, 50 milioni di

lire e per vincere 150, roba da superattico davanti al Colosseo per quei

giorni. Avrebbe ricevuto l’ok anche per la partecipazione ad un altro

noto festival della canzone italiana.

Ivan Graziani lo guardò in faccia:

“Ma questi sono matti” gli disse e

se ne andarono entrambi indignati

e felici. Ma facciamo un salto indie-

tro. Italo è nato nel 1960 e dunque

si ritrova con i mostri sacri degli

anni ’70, con i cantautori del tempo,

Dalla, De Gregori, Guccini e appunto

Ivan Graziani. Italo ascoltò “Ballata

per quattro stagioni”, innamorando-

L

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Page 10: Teramani 102

10 Carico e Scarico Merci

Sosta selvaggia e carico-scarico merci, mali difficili da sradicare in città

n.102

di

www.mauriziodibiagio.blogspot.comMaurizioDi Biagio

L’umiliazionespagnola, francese,tedesca...

criterio razionale e le lamiere coprono in prospettiva il vecchio duomo

e la piazza. È un’invasione di ultracorpi che inglobano qualsiasi spazio

libero tra i due fiumi. I furgoni commerciali entrano ed escono dai cor-

si cittadini come nell’ora di ricreazione senza chiaramente rispettare

gli orari di carico e scarico merci. L’umiliazione viene dalla Spagna ma

anche dalla Germania, dalla Svizzera o dalla vicina Ascoli. A Malaga

ad esempio, ma è il caso di tante città, c’è uno snodo posizionato al

di fuori del centro urbano dove i tir e i furgoni possono trasferire la

merce che verrà poi consegnata alle attività commerciali con l’aiuto

di piccoli e pratici mezzi elettrici che abbattono ogni tipo di inquina-

mento. In altri casi i furgoni si fermano religiosamente prima del cen-

tro, in spazi appositi, facendo sciamare dai suoi ventri dei carrelli su

cui si accatasta la merce. E tutto funziona alla meraviglia. Il turista ne

gode, il cittadino ringrazia. Da noi invece la volgare sciatteria impone

che fumi di gasolio e auto dei commercianti invadano a qualsiasi ora il

salotto buono della città: Bmw, Mercedes, tutte in fila nel marciapiede

come se fossimo ancora negli anni ’70, quando alle due del pomerig-

gio il buon teramano di allora bloccava la sua auto davanti al Bar New

York per gustarsi il caffè, fors’anche parlando del gol di Pulitelli o del

rapimento Moro. E tornando all’idea spagnola, tedesca, svizzera, di

un hub ed uno spoke del commercio, cioè dei centri di trasferenza (o

di raccolta) per la merce da consegnare ai negozianti del centro città,

potrebbero entrare in gioco anche i ragazzi di una cooperativa, forse

il caso della Tercoop, che si assumono la responsabilità dell’effettuare

il tragitto della mercanzia sollevando così l’onere ai camionisti che ne

sarebbero davvero felici. E noi l’avevamo detto e scritto in tempi non

sospetti, suggerendo sommessamente la soluzione alle Alte Sfere. In

questo modo non vedremo

più ancora il tir dell’Eurospin

volteggiare pericolosamente

attorno ai leoni della scalina-

ta del duomo, come capita

ancora malgrado l’ira di qual-

che nostro amministratore

chiaramente sbollita in pochi

minuti. Altra sciatteria tutta

teramana, statene certi. Una

zona che in città presenta

diverse problematicità è

quella del Tribunale: a poca

distanza dall’istituto scolasti-

co Noè Lucidi il parcheggio

cosiddetto Vip crea non

pochi problemi alla viabilità.

Con il trillare della prima e

dell’ultima campanella gli

ingorghi sono di pramma-

tica mentre i genitori, alla

stessa stregua dei furgoni in centro, sono lì proprio sul marciapiede a

facilitare il compito di deambulazione ai propri figli. Altro punto caldo

a Teramo è quello di Via De Albentiis dove un supermercato e diverse

altre attività rallentano il normale deflusso dei veicoli. Neppure le

paline e gli arredi urbani riescono a disincentivare il malvezzo della

sosta selvaggia: del resto nemmeno gli stalli dei parcheggi in talune

ore riescono a soddisfare la richiesta dei Teramani.

untualmente, come ormai capita da anni, al ritorno delle ferie

estive Teramo torna ad assumere il suo volto usuale e sciatto,

specchio di una civitas in degrado antropologico e di una po-

litica che non sa guardare oltre il suo naso. Del resto una sua

stretta tipicità è quella senza dubbio della sosta selvaggia, e non del

caos dentro di sé che fa partorire una stella che danza, tanto per dirla

alla Nietzsche, ma solamente di un ammasso incongruo di lamiere

spalmate un po’ ovunque

per la città. È divenuta quasi

una prassi vedere auto e ca-

mion parcheggiati attorno al

duomo a tutte l’ore e le auto,

assieme ai bus, invadere e

solcare pericolosamente la

stessa Piazza Martiri della

Libertà con molta nonchalan-

ce tra bambini che giocano

a palla e tra mamme che

spingono le carrozzine. Trova

l’intruso! Ma il fenomeno

purtroppo è diffuso in tutta

la città: così è facile scorgere

il furgone di Poste Italiane

che parcheggi sul marciapie-

de della sede centrale di Via

Paladini o un’auto che s’infila

direttamente tra la ghiaia del

parco Ivan Graziani dinanzi al

Convento di Madonna delle Grazie ignara della sacralità verde del po-

sto. Ma quando sono le stesse istituzioni a tradire il codice etico della

strada, ecco allora lo scoramento è doppio. Si parcheggia dove si può

contando anche sul record nazionale dei nostri vigili urbani che risul-

tano essere tra i meno severi in quanto a multe, facendo segnare un

chiaro dimezzamento del suo numero, anche perché il sott’organico

si fa sentire in questi casi. A Largo Sant’Anna ormai non esiste più un

P

Page 11: Teramani 102

11n.102

alto gradino che la politica avrebbe potuto mai offrirgli. Il mondo secondo il

regista canadese di origini armene, Atom Egoyan, è dominato dalla menzogna

e dall’ipocrisia e chi non si uniforma è destinato alla sofferenza e al dolore

della memoria e della perdita. La visione del suo recente film “Devil’s Knot -

Fino a prova contraria” potrebbe addomesticare una mente abituata a cernite

superficiali del pensiero. Le frecce di posizione potrebbero risolvere molti

problemi. Una volta girata la chiave sul cruscotto, non importa se sei leone o

gazzella: è meglio che cominci a correre. Una pedata sull’acceleratore e via,

andare. Ci metti un minuto, tanto lasci le frecce accese. Mica ci vuole tanto

per un caffè al bar! Aspetta in macchina ché c’ho le quattro frecce che poi

sono sei. E in seconda fila non ci parcheggio mai, piuttosto la lascio in mezzo

alla strada ché tanto a quest’ora chi vuoi che passi. Queste riflessioni da bar

apparvero sotto forma di inchiostro fra le righe di un articolo pubblicato da

Teramani, nel dicembre del

2009. Sono trascorsi inutil-

mente quasi cinque anni e il

traffico e la maleducazione,

l’inciviltà degli automobilisti

sono episodi ripetuti che

continuano a legittimarsi

quotidianamente sotto gli

occhi della cittadinanza. Le

amministrazioni che si sono

succedute nel tempo hanno

solo migliorato la qualità

delle trappole: dai varchi

elettronici alle telecamere remotate, che presto entreranno in funzione per

scattare a ripetizione tante foto ricordo a tutti i trasgressori.

“Io sono attaccato con le mie idee alla realtà e quanto più giro il mondo tanto

meno nutro speranza che l’umanità possa mai diventare tutta intelligente,

saggia e felice. Forse, fra tanti milioni di mondi, ve ne sarà uno che possa van-

tare tanto, ma dato il modo com’è costituito, per il nostro c’è poco da sperare”

(Goethe, Viaggio in Italia).

el caos autunnale di una provincia addormentata, tra presidi incapaci

di svolgere al meglio le proprie funzioni e che meschini spargono voci

incontrollate su imminenti pensionamenti nel tentativo di risollevare

le percentuali delle iscrizioni in caduta libera nella propria scuola,

tra professori costretti a cambiare aria appresso alle minacce ricevute e alla

macchina strisciate da un chiodo, ci si rende conto che purtroppo questo è il

tempo, questa è la storia.

L’intervento di Schettino nel corso di un seminario organizzato da un docente

dell’Università La Sapienza di Roma solleva un polverone che ricade giù dal

cielo come le manine nell’Amarcord di Fellini. Un pregiudicato costituente, che

è giusto consultarsi con lui e che soprattutto lo si faccia in fretta, anche con

un gelato che si squaglia in mano, perché la ripresina ha mille giorni contati.

E siccome non c’è più tempo da perdere, la si passi pure a quel parlamentare

europeo proveniente da Roma e sceso a Bruxelles dal volo Low Cost TV 703

della Virgin Express che, all’epoca, nel 2004, ricevette lo stesso il rimborso di

circa 800 euro a fronte di una spesa pari a meno di 90 euro. Ironia della sorte,

dieci anni dopo, gli è toccato - al parsimonioso uomo politico - di promuovere

la Spending Review, imponendo l’indice ammonitore sul suo popolo dal più

di

[email protected]

Passaporto per i... fatti nostri

Le quattro freccedi Stupìdo

N

Page 12: Teramani 102

12 L’Oggetto del Desiderio

“Il senso eroico dell’onore”

n.102

di

[email protected]

Lucreziama scatenante della concupiscenza di Sesto.

Nelle numerose rappresentazioni pittoriche

di questo soggetto è frequente la presenza di

gioielli che, pur non strettamente necessari alla

storia dell’eroina romana, risultano funzionali

a sottolinearne la fascinosa bellezza e l’origine

aristocratica. I gioielli come indice di alto rango

sociale segnalano anche la possibile destina-

zione di molte delle raffigurazioni di questo

soggetto a una clientela gentilizia particolar-

mente sensibile al messaggio d’onorata nobiltà

racchiuso nella storia.

atrizia romana, Lucrezia è spesso

rappresentata ornata di gioielli che ne

indicano l’origine, ne sottolineano la

seduttività e rimandano alla sua virtù

attraverso il simbolismo dei preziosi.

Soggetto amatissimo del Rinascimento italiano

è la tragica vicenda della patrizia romana

Lucrezia, morta suicida per il disonore di aver

subito uno stupro. La storia narra, in toni dram-

matici, l’evento legato alla prepotenza di Sesto,

fu infatti il figlio di Tarquinio il Superbo, re di

Roma a violentare la virtuosa patrizia romana.

Mentre la donna era in casa sola, Sesto si

introdusse nella sua camera da letto obbligan-

dola a cedergli sotto la minaccia materiale e

morale di ucciderla per averla colta in flagrante

adulterio con uno schiavo. Lucrezia dovette

arrendersi ma in seguito, dopo aver informato

per lettera il marito e il padre, l’impossibilità di

lavare la macchia del disonore la spinse al ge-

sto estremo del suicidio.

Articolata sui temi della

sensualità violenta, del

senso eroico dell’onore,

la storia di Lucrezia si

prestava a celebrare

l’ideale di castità con

tinte forti e seducenti,

permettendo ai pittori di

ricamare a piacimento

sull’avvenenza della pro-

tagonista, causa implicita

P

Coldiretti informa

Estate finitama i problemi restano

Cinghialisottolinea la presidente – E se ai danni da fauna

selvatica aggiungiamo le pesanti conseguenze di

un’estate climaticamente anomala, è evidente il

grandissimo scotto che stanno pagando l’agricol-

tura e gli imprenditori agricoli non solo teramani

ma abruzzesi. È necessario oggi più che mai che

le istituzioni facciano la loro parte”. Fa eco al

presidente, il direttore Massimiliano Volpone, che

ribadisce il grande impegno di Coldiretti Teramo

in collaborazione con gli Atc teramani che hanno

finora condiviso la preoccupazione e l’esigenza

di mettere in campo azioni risolutive per la

soluzione concreta del problema. “È sempre più

necessario – sottolinea Volpone - ricreare il ne-

cessario equilibrio tra fauna e flora selvatica per

contenere i danni alle produzioni e agli animali

attraverso l’abbattimento delle specie dannose e

pericolose anche per l’incolumità pubblica”.

a situazione è diventata insostenibile. As-

sistiamo ad un rimpallo di responsabilità

che si concretizza in una pericolosissima

inerzia istituzionale. Fronte di guerra per

Coldiretti Teramo che scende nuovamente in

campo per riportare l’attenzione sul problema

dei cinghiali, al termine di un’estate particolar-

mente difficoltosa da un punto di vista climatico.

Un problema antico, fin troppo discusso, che

sta dando il colpo di grazia ad una agricoltura

fortemente provata. “È evidente che non sono

bastate le nostre continue prese di posizione

e la costante richiesta di collaborazione alle

istituzioni preposte a risolvere il problema” dice

Silvana Verdecchia, presidente Coldiretti Teramo

“le istituzioni devono agire, e devono farlo in

tempi certi senza farsi incastrare da una assurda

burocrazia. Siamo di fronte ad una situazione fin

troppo pasticciata, su cui è necessario fare chia-

rezza una volta per tutte”. A livello regionale, Col-

diretti sta continuando a monitorare la situazione

territoriale delle quattro province per stilare le

conseguenze e l’entità dell’azione dei cinghiali

e della fauna selvatica sulle colture agricole. I

problemi non riguardano infatti solo i cinghiali.

“Ci sono anche altre specie che provocano

danni enormi all’agricoltura e agli allevamenti –

L

di Massimiliano Volpone

Page 13: Teramani 102
Page 14: Teramani 102

14 La Mostra

Alla scoperta di Fortunato Duranti(1787-1863) Un vero e proprio “caso” nella storia dell’arte in mostra a Fermo fino al 9 novembre

n.102

di

[email protected] MariaPomante

La mente mias’invola

di un connoisseur curioso: le tavole di Perugino

e Lorenzo di Credi, le tele di Giaquinto e Conca,

le nature morte di Spadino e Munari, le opere

di Luti, Untepergher e Camuccini danno infatti

vita ad una collezione inaspettata nel bel borgo

affacciato sui Sibillini.

Circa 50 fogli dell’artista marchigiano scelti fra i

più rappresentativi del suo articolato percorso

grafico e alcune delle sue rare tele sono messi

a confronto con i dipinti degli artisti antichi e

moderni ai quali Duranti si è ispirato: le opere di

Giani, Camuccini, Minardi e Canova evidenziano

il rapporto con i maggiori artisti del suo tempo,

mentre le tele di Giulio Romano, Luca Cambiaso

e degli artisti marchigiani del XVI secolo possono

ben rappresentare i suoi interessi per l’arte del

Rinascimento che si inquadrano anche nella at-

tività antiquaria che garantì al maestro di vivere

con una certa agiatezza.

I prestiti concessi dalla Galleria degli Uffizi di

Firenze, dal Museo Nazionale Palazzo Mansi di

Lucca, dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di

Pisa, dalla Accademia Carrara di Bergamo, dalla

Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, dalla Fonda-

zione Cassa di Risparmio di Fermo e dalla Fonda-

zione Cavallini Sgarbi di Ro Ferrarese consentono

di effettuare un inedito percorso attraverso l’arte

italiana dalla fine della stagione tardo barocca

all’affermarsi dei primi fermenti romantici.

Questi confronti con le opere dei maggiori artisti

contemporanei e del passato che Duranti ha

tenuto presenti nell’elaborare la sua complessa

trama di relazioni figurative che emergono dalla

vastissima produzione grafica del pittore di Mon-

tefortino, fanno di questa mostra un evento che

riesce a coniugare la valorizzazione del territorio

e delle sue personalità di maggior spicco con il

contesto nazionale ed internazionale, allargando

la notorietà dei beni culturali conservati nelle

Marche ad una platea di vasto respiro.

Il percorso espositivo dunque, senza rinunciare

all’efficacia scientifica e divulgativa di una inizia-

tiva che si prefigge di portare all’attenzione del

grande pubblico la singolare figura di Fortunato

Duranti, consente al visitatore di inquadrare il

contesto storico-culturale nel quale l’artista si è

formato ed ha operato, il suo percorso biografico,

la sua vasta e articolata produzione grafica,

nonché la sua attività di mercante e collezionista

di opere d’arte.

Per informazioni su orari, biglietti e preno-

tazioni:

tel. 0734.217140

mail: [email protected]

www.comune.fermo.it

rtista di genio stravagante”, “sin-

golare ottocentista”, “espressione

di una eroica scapigliatura neo-

classica”: queste sono le defini-

zioni di alcuni fra i più illustri critici del Novecento

riferite alla figura di Fortunato Duranti, artista del

quale si conservano nelle maggiori collezioni ita-

liane e straniere più di tremila disegni e soltanto

pochissimi dipinti.

In occasione delle celebrazioni per il 150° anni-

versario della morte dell’artista, l’ Amministrazio-

ne Comunale di Fermo e la Cassa di Risparmio di

Fermo, sotto l’Alto Patronato del Presidente della

Repubblica, hanno inteso onorare questo singo-

lare artista con l’organizzazione della mostra a lui

dedicata presso i suggestivi ambienti del Palazzo

dei Priori.

Curata dal professor Stefano Papetti, direttore

tecnico-scientifico dei Musei civici di Ascoli Pi-

ceno, con il prezioso contributo di un autorevole

comitato di studio, la mostra può annoverarsi tra

gli eventi nazionali che si svolgono sotto l’egida

della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione

Europea e vanta il Patrocinio del Ministero dei

Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con

il sostegno della Soprintendenza ai Beni Storici,

Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, della

Regione Marche.

Nato a Montefortino nel 1787, grazie all’appog-

gio del cardinale Bernardino Onorati, Fortunato

Duranti giungeva a Roma prima del 1807 per stu-

diare presso l’abate Conti, maestro ben presto

trascurato dal giovane artista che preferiva con-

frontarsi con quanto di più aggiornato si andava

realizzando nell’Urbe, in modo particolare con la

produzione di Felice Giani, impegnato dal 1812

nella decorazione del Palazzo del Quirinale. Dopo

una sfortunata missione in Austria organizzata

per procedere alla vendita di vari dipinti antichi,

Duranti restò a Roma dove, pur dedicandosi

prevalentemente al commercio antiquario,

continuò instancabilmente a disegnare, dando

vita ad una sorta di diario interiore che registra, a

far data dagli anni Trenta, una progressiva forma

di alienazione mentale che lo porta a disegnare

instancabilmente e a completare i suoi fogli con

iscrizioni deliranti, spesso indecifrabili.

Rifacendosi agli studi grafici di Luca Cambiaso,

Duranti adotta uno “stile quadrato”, come lo han-

no definito Emilio Lavagnino e Lorenz Eitner, una

sorta di stenografia disegnativa che nel corso

degli anni Quaranta perde progressivamente la

sua connotazione geometrica per assecondare

con fremente vitalità il delirio mentale dell’artista,

le cui ultime opere esprimono la stessa tensione

visionaria di quelle di Füssli o di Blake. Costante-

mente in bilico fra la ricercata armonia dell’arte

neoclassica e il furor creativo del Romanticismo,

Duranti trasfonde nei suoi disegni le proprie

inquietudini esistenziali, anticipando umori ed

esperienze emotive dell’arte del Novecento.

Più di mille disegni si conservano a Fermo, pres-

so la Biblioteca Comunale mentre a Monteforti-

no, nel Palazzo Leopardi, è allestita la sua ricca

collezione di dipinti che rispecchia i gusti eclettici

“A

Page 15: Teramani 102

15n.102

provinciale” (http://www.notiziedabruzzo.it/

politica-abruzzo/asl-teramo-chiodi-abruzzo-len-

to-come-una-tartaruga.html#.VAFhgLvtHhk). La

veracità. Quella infrequente peculiarità in ciò che

equivale a verità e che andrebbe imposta nelle

corrispondenze ricercatamente corrotte della

parola alla mente. La restrizione mentale induce

inaspettatamente nel luogo comune: pubblicità e

propaganda. Probabilmente, a Chiodi sfugge che

quando una scelta non è imposta per interces-

sione divina ci vuole del tempo per fare quella

giusta. “Un politico guarda alle prossime elezioni,

uno statista alle future generazioni”. Una frase

a effetto spesso ed erroneamente attribuita ad

Alcide De Gasperi. La spietata (?!) analisi politica

di Chiodi sulle lungaggini della nuova ammini-

strazione regionale colpisce e rimane impressa

soprattutto dopo la lettura della “frase celebre”

esibita spesso a bella posta e con addebito di

paternità impropria da molti sprovveduti. “A

politician thinks about the next elections — the

stateman thinks about the next generations”

(un politico pensa alle prossime elezioni - uno

statista pensa alle prossime generazioni) è un

assunto del predicatore e teologo statunitense,

James Freeman Clarke (1810 – 1888). Una virtù

che non si vende, non si baratta e che pretende

rispetto e coraggio. L’intreccio umano resiste per

mezzo della comunicazione delle idee dei singoli

individui che lo temperano. Affinché la collettività

possa sussistere, nel termine intrinseco per

suffragare se stessa, sarà indispensabile una

consistente richiesta di credito nei mezzi di

comunicazione del pensiero degli uomini.

on serve correre, bisogna partire

in tempo”.

Dopo l’esodo del centrodestra nel

2014 d. C. (dopo Chiodi), il nome

del nuovo governatore, assieme a quello di tanti

altri suoi omologhi, come in Valle d’Aosta, nel

Trentino oppure di là in Friuli, di qua in Liguria, in

Toscana, in Umbria, nelle Marche, la Basilicata,

la Calabria, difficilmente calerà subito alla mente

del popolo in uno schioccare di dita, sempre che,

e che Dio ce ne scampi, non si verifichi ancora

un terremoto di cinismo ed esposizione media-

tica sprigionando terrore da sceneggiare nei set

montati ad arte e misurati apposta su politici da

passerella. Ancora oggi, il consigliere di mino-

ranza Chiodi vuole assumersi il merito di avere

ridotto il debito per liberare risorse da investire.

La politica del fare, disfare e indovinare. E non si

risparmia neanche di scomodare Esopo quando

aggiunge sul conto della nuova amministrazione

regionale - secondo quanto riportato dal giornale

online “Notizie d’Abruzzo” in un articolo del 26

agosto 2014 – l’estenuante lunghezza nei tempi

per la nomina del vertice della ASL di Teramo e

ponendo pure in evidenza che “questo Abruzzo

lento, lento come una tartaruga, denunci una

mancanza di idee chiare, un eccesso di conflitto

politico su una nomina e una carenza di atten-

zione e di rispetto per i cittadini della provincia

di Teramo e che questo passaggio così negativo

rimarrà scolpito nella memoria della comunità

Satira

Politici o statisti?

di

[email protected]

Le favole dell’esodoo di Esopo?

“N

Page 16: Teramani 102
Page 17: Teramani 102
Page 18: Teramani 102

18 Personaggin.102

di

www.mauriziodibiagio.blogspot.comMaurizioDi Biagio

FrancescoFedele

Dicembre del 2013 ma la sua vita testimonia di un grande amore.

Nato a Bagnara Calabra, nel 1914, sin da piccolo dimostra la sua

forte passione per gli strumenti, oltretutto avendo come maestro

il padre suonatore di tromba. Studia al conservatorio “F. Cilea” di

Reggio Calabria ma al contempo “fugge” di quando in quando nelle

sue bande che lui già tanto adora, prestandosi a qualche esibizio-

ne. Già vincitore di un concorso si trasferisce a Roma dove entra a

far parte della banda della Guardia di Finanza diretta dal Maestro

D’Elia. Giunge la guerra ed il fato lo porta a Teramo dove sposa sua

moglie Franca da cui avrà quattro figli. Tra il Tordino ed il Vezzola

ritrova il suo amore di sempre: la musica. Impartisce gratuitamente

lezioni di musica a bambini ed adulti, questo fa fare la passione, e

suona in varie bande abruzzesi e marchigiane la tromba o il flicorno

baritono (bombardino). Per la sua attività è stato pure insignito dal

Presidente della Repubblica prima del titolo di Cavaliere e poi di

Commendatore per via del suo impegno, e nel Dicembre del 2013

l’amministrazione comunale gli dedica una via cittadina a Colle-

parco. Dove il mondo fallisce con la sua ovvietà qui è la musica a

subentrare, qui è Francesco a portare sollievo e gaiezza ad una cit-

tà. Un ricordo gli è dovuto, perché gli uomini di buona volontà che

impartiscono lezioni di passione agli altri non dovrebbero essere

dimenticati nemmeno per un giorno.

o chiamavano il grande Maestro. Per gli amici Ciccio. Ma era

molto apprezzato e amato in città soprattutto per il suo ruolo

di bandista. L’uomo portava gioia tra le strade come un magi-

co pifferaio in formazione tra ali festeggianti di ragazzi, ragaz-

ze e bambini, che si aprivano rispettosamente davanti a grancassa,

trombe e bombardini.

“La musica è vita e

terapia” soleva ripete-

re Francesco Fedele

ai suoi cari e a chi gli

chiedesse cosa fosse:

le note, quelle che si

dipanavano dai suoi

strumenti di bande

facevano sgorgare

l’ottimismo e sostan-

ziavano il sale della

vita in ciascuno di noi.

Lui se n’é andato via

definitivamente il 28

LIl Pifferaio Magico

Page 19: Teramani 102

19n.102

coniuge affidatario (per intenderci quello presso

il quale abiterà il minore) non si traduce in una

semplice disponibilità, ma piuttosto in una fatti-

va e leale collaborazione nell’interesse del figlio

minore che ha il diritto di crescere anche con la

figura del genitore non affidatario (Cass. Civ. Sez.

Un. 27 settembre 2007, n. 36692).

L’affidamento del figlio non va inteso come un

premio ma come una responsabilità.

Per cui se un figlio viene affidato ad uno dei due

genitori questo non significa che l’altro debba

considerarsi un escluso, perchè parteciperà

ugualmente nella cura, educazione e istruzione

del figlio secondo quanto convenuto o disposto

dal giudice della separazione.

Ovviamente queste regole dovranno essere

osservate da entrambi i genitori nell’interesse

superiore del figlio.

Si può concludere, che riguardo al tema trattato,

si vorrebbe introdurre questa legge nell’ambito

del “diritto vivente”, e ciò per interpretare la nor-

ma tenendo conto dell’evoluzione della società.

Certamente questo tema, come già detto,

necessità di ulteriori approfondimenti dottrinali e

giurisprudenziali.

a legge n. 54/2006 sull’affido condiviso

ha introdotto un’importante riforma nel

diritto di famiglia; in particolare ha inno-

vato profondamente la disciplina della

separazione e del divorzio sancendo principi che

aprono la strada ad un nuovo intendere i rappor-

ti tra genitori e figli anche dopo la separazione.

Concetti come bigenitorialità, condivisione,

corresponsabilità, codecisione hanno finalmente

mutato la dinamica dei rapporti familiari post se-

parazione, ponendo al centro dell’interesse i figli,

i quali hanno il sacrosanto diritto di continuare

ad avere un rapporto continuativo ed equilibrato

con entrambi i genitori, anche dopo la crisi

irreversibile che ha dissolto la loro famiglia.

Di conseguenza ciascun genitore deve accettare

di confrontarsi e di dialogare con l’altro nell’in-

tento comune di educare i figli, superando ran-

cori ed incomprensioni che non possono e non

devono interferire negativamente sul corretto

svolgimento delle relazioni figli – genitori.

In quest’ottica i due genitori se da un lato hanno

il dovere di collaborare nel prendere insieme le

decisioni più importanti e significative, dall’altro

hanno ciascuno, il diritto di ritagliarsi degli spazi

autonomi, nell’ambito dei quali costruire un nuo-

vo rapporto con i figli, senza alcuna interferenza

o ingerenza da parte dell’ex coniuge.

Secondo la giurisprudenza costante la regola

dell’affido condiviso e della bigenitorialità è stata

introdotta al fine di promuovere e sollecitare

rapporti sereni dei figli con entrambi i genitori;

ma il discorso non può esaurursi in questi brevi

cenni.

Ciò che viene richiesto, sostanzialmente, al

Brevi cenni suaffido condiviso

Dura Lex Sed Lex [email protected]

di

L

Page 20: Teramani 102

20 Write about... the records!

1969 - CD - Bizarre/Straight Records (Import)

n.102

di

[email protected]

Tim Buckley“Live at The Troubadour”

ad Amsterdam (New York). Nel 1956, la famiglia si trasferisce a Bell Gar-

dens (California), Tim inizia a suonare il banjo, conosce (soprattutto) Larry

Beckett, dando vita al sodalizio artistico compositivo fondamentale, i due

firmeranno le più belle canzoni dell’intera discografia. Le prime esibizioni

sono in trio, The Kingston, il nome di Tim comincia a circolare nella scena lo-

cale, intanto, a 19 anni sposa la compagna di scuola Mary Guibert, l’unione

si rivelerà effimera, nasce Jeff (Jeffrey) Buckley, erede in tutti i sensi, anche

per la precoce, tragica fine, dopo il folgorante esordio con l’album Grace

(Columbia-Sony/1994), altra storia e, prima o poi, la racconteremo. Tim,

figura affascinante, una cascata di riccioli quasi d’oro, occhi perennemente

tristi, piega amara anche quando sorrideva, circondato da un’aura miste-

riosa e...la v-o-c-e. Un’incredibile estensione, pari a 5 ottave e ½, dal basso

al tenore-soprano passando dal baritono! Esibiva questi registri magari in

una stessa song, voce calda, sensuale, seducente, ipnotica, astrale, come

titola uno degli album più belli, Tim “Starsailor” (navigatore delle stelle!).

Quale migliore occasione per recensire un disco ‘live’? 1969, Troubadour,

mitico locale di L.A., un combo di musicisti fantastici: John Balkin (bass),

Art Trip (drums), Carter C.C. Collins (congas/percussions) e, soprattutto

Mr. Lee Underwood (incredible guitar, piano), degno contraltare del sound

buckleyano, from Mothers Of Inventions of Frank Zappa! Il live in oggetto,

sancisce il 1° periodo artistico del nostro, l’esordio Tim Buckley (1966),

rivela i prodromi del suo stile: intrigante mix folk-rock-psychedelia-jazz, il

seguito Goodbye And Hello (1967), autentico capolavoro, riconosciuto da

tutta la critica musicale, il 3°, Blue Afternoon (1969), altro fantastico record,

il delirante Lorca (1970, tutti su Elektra) e, l’allucinato Starsailor (1970-Strai-

ght/Enigma/Retro). Nonostante l’elevatissimo spessore di queste incisioni e

i pareri favorevoli della critica, il mancato riscontro commerciale, cominciò

a minare la psiche del nostro, la parabola divenne discendente, salvo qual-

che picco come Greetings From L.A. (1972-Straight Rec.) e altre incisioni

meno significative, palese deriva verso la componente funky. Il Live At The

Troubadour, celebra i fasti dell’epoca, di difficile reperibilità (trovato a Parigi,

Le Fnac, nota catena di elettroniche, in una delle tante gite d’istruzione), a

costo quasi proibitivo: 149 ff (l’Euro era ancora da venire), al ritorno, appena

deposi il CD nel player, il miracolo (dura ancora)... Non farò la solita calli-

ltra storia (musical-discografica) affascinante, datata 1969 (!), la

California del flower-power, Seasons of Love, S. Francisco, Los

Angeles, le dorate spiagge di Malibu, Venice Beach, il Sunset

Boulevard, passeggiando, si poteva incrociare (magari), qualcuno

dei cosiddetti “four horsemen of one particular Apocalypse” (J. Hendrix, J.

Joplin, J. Morrison e...Tim Buckley), Max Bell, firma del New Musical Express.

Timothy Charles Buckley III (Washington, 1947-S. Monica, 1975), conosciuto

come Tim Buckley, straordinaria figura di singer-songwriter e, sottoscrivo,

un’altra celebre frase che recita: “se gli Angeli avessero una voce, sarebbe

quella di Tim Buckley”. Rileggendo le note biografiche del nostro, annotiamo

le ascendenze italian (mamma Elaine) e irish (papà Tim), infanzia trascorsa

A

Page 21: Teramani 102

21n.102

l’elemento funky prende il sopravvento, piano

el. in evidenza (Underwood), solita, duttile voce

a rimarcare ritmi e le percussioni estenuanti,

assoli, sillabe allungate e sussurrate, schitarrate,

turbinio parossistico degno di conclusione.

L’ascolto, una faticaccia, sofferto, doloroso,

angosciante se avviene in the deep of the night.

Leggendo queste note, si evince come l’autore

sia il “my prefer songwriter”, la sua vicenda

artistica ha fatto scuola, qualche nome? Roger

Chapman (Family), il nostro Alan Sorrenti, di

Aria (1972) e Come un Vecchio Incensiere

all’Alba in un Villaggio Deserto (1973, entrambi

Harvest-EMI), ma, al di sopra di tutti, rimane

Tim, inavvicinabile, ineguagliabile, insuperabile,

“When You Wish a Starsailor” recita la frase

del booklet, note esaurienti di Martin Aston,

l’incisione è splendida, pulita, dinamica, opera

di H. Cohen (produttore), W. Heider (tecnico), B.

Inglot & K.Perry (masterizzazione), bellissima la

foto, 4^ di copertina. Vista la data del concerto,

3 e 4 settembre 1969, pochi video su YouTube,

alcuni in b/n, comunque belli, un suggerimento:

il libro di David Browne, Dream Brother - Vita

e Musica di Jeff e Tim Buckley, Giunti - 2001.

Time: 78:14 - Voto 9

grafica descrizione ‘song to song’ ma, un con-

densato delle 9 tracks di questo live concert.

I primi 3 brani, Strange Feelin’, Venice Mating

Call, (instrum.), I Don’t Need It To Rain, servono

a ‘scaldare’ voce e strumenti, il tutto comincia a

‘decollare’ con I Had Talk With My Woman (04), il

pubblico, adulto, maturo, rapito dalla perfor-

mance, ascolta in religioso silenzio, senza fischi,

brusii, applausi, dopo gemiti, urla e falsetto, lo

scroscio (fragoroso) delle mani, solo a fine bra-

no, Gypsy Woman (05), parte energicamente, rit-

mo sostenutissimo, un autentico deliquio, dopo

14:31, l’ovazione, come mi piacerebbe vedere

le facce dei presenti, peccato, non c’era ancora

YouTube! Blue Melody, l’altra faccia (triste e

malinconica) di Tim, intensa osmosi di voce/

musica/strumenti, specchio della sua esistenza

sofferta, travagliata, genio incompreso, assorto

nei pensieri più reconditi. Brano n° 07: la ‘svolta’

definitiva del concerto, la magia del Troubadour:

Chase The Blues Away, l’attacco è micidiale, Tim

& friends, “cercano, inseguono il blues lontano”,

si rimane ipnotizzati, la song è criptica, mistica,

sublime, struggente, totale, fino alle...lacrime!

L’incanto si ripete ad ogni ascolto, può un brano

del 1969 suscitare tanta emozione? Dopo 45

anni (!), la risposta è si, con tanto di brividi lungo

la schiena. Driftin’ (10), incalza, drammatica,

tragica, canto disperato, l’andare alla deriva,

forse, premonisce la tragica notte tra il 28 e il 29

giugno del 1975, quando un cocktail micidiale

di eroina e alcool, metterà fine alle sofferenze

terrene di Tim Buckley, ascoltate i gemiti e il

(quasi) pianto della sua voce, terribile! La serata

si chiude con Nobody Walkin’, titolo emble-

matico, song kilometrica (l’ennesima, 16:05),

vita e obiettivi; valuta e misura periodicamente i progressi, non si

affida al caso o allo specchio.

Se avete deciso di rivolgervi ad un PT richiedete sempre un cur-

riculum adeguato e verificate che sia veramente qualificato ed

assicuratevi che attestati e certificazioni personali siano ricono-

sciuti. Dovete sapere che alcune certificazioni sono costituite da

un corso di un fine settimana o meno (senza valore), mentre altre

richiedono un serio studio, il superamento di un esame rigoroso

e la continua analisi delle competenze attraverso la formazione

continua. Diffidate assolutamente da chi non ha nessun titolo di

studio ma vanta esperienze annuali di allenamento o cose del

genere perché oltre a non farvi raggiungere i risultati sperati

potrebbe causare danni alla salute.

l Personal Trainer può aiutare a raggiungere i propri obiettivi

di salute e di fitness, o potrebbe rivelarsi solo uno spreco

di denaro. E’ quindi fondamentale saper scegliere. Molte

palestre offrono servizi di PT (con costi aggiuntivi che potreb-

bero essere piuttosto elevati); spesso sono gli stessi istruttori

che operano già in sala che si limitano a dedicare un’ora del loro

tempo agli iscritti, ma avere un PT non è solo avere a fianco una

persona durante l’esercizio. Affidarsi ad un PT qualificato significa

garantirsi un professionista in grado di consigliare l’attività fisica

più idonea alle proprie esigenze il cui bagaglio culturale è di tipo

interdisciplinare non soffermandosi solo alla “teoria dell’alle-

namento” ma anche allo studio della fisiologia, biomeccanica,

anatomia funzionale, medicina dello sport, allenamento, alimen-

tazione etc..) . Il PT non applica un “metodo di allenamento” a

prescindere ma studia il programma, dopo un’attenta valutazio-

ne del soggetto, in base a caratteristiche morfologiche, stile di tel. 373.5063624

www.renatogentilepersonaltrainer.com

Renato Gentile – Personal Fitness Trainercertified international

I

Personal Trainero istruttori tarocchi?

Redazionale

Page 22: Teramani 102

22 • Mondo

Raggiunta la cometa 67P

n.102

di

[email protected] GabriellaDel Papa

Rosetta:missionecompiuta

del Sistema Solare contengono materiale ricco di sostanze volatili

che non è stato processato nelle zone interne caratterizzate da alte

temperature.

L’esplorazione della cometa consiste nella caratterizzazione del

suo nucleo e della chioma, la determinazione delle loro proprietà

dinamiche e lo studio della morfologia e della composizione. In

particolare, lo studio della mineralogia e dei rapporti isotopici degli

elementi volatili e refrattari del nucleo fornirà informazioni preziose

sulla composizione della nebulosa che, nei modelli correnti, si

pensa sia stata all’origine del Sistema Solare.

Per raggiungere questi obiettivi la navicella orbiterà a lungo attorno

alla cometa, seguendola nel suo viaggio verso l’interno del sistema

planetario, mentre il lander Philae permetterà di effettuare misure

in-situ e di campionare del materiale alla superficie del nucleo per

una analisi chimico-mineralogica dettagliata.

Finalmente il 6 agosto 2014 abbiamo vissuto un’emozione vera-

mente unica, trasmessa anche sui social: “L’accensione dei motori

è stata completata. Rosetta ha raggiunto la cometa 67P. Siamo

in orbita!” è stato il messaggio mandato su Twitter dall’Esa. La

conferma è arrivata intorno alle 11:30, ora italiana: dopo 10 anni di

viaggio nel profondo del Sistema Solare - passati per quasi un terzo

in ‘ibernazione’ - e a sette mesi dal suo risveglio, Rosetta è final-

mente entrata nell’orbita della cometa 67P Churyumov-Gerasimen-

ko. ‘Centrando’ un minuscolo corpo di roccia e ghiaccio (appena

4 km il nucleo) dopo aver ‘macinato’ miliardi di km all’interno del

sistema solare.

Nessun oggetto spaziale costruito dall’uomo era mai riuscito ad

“agganciare” una cometa: nel 1986 la sonda Giotto era arrivata a

560 km di distanza dalla cometa di Halley, questa volta Rosetta è

quasi sei volte più vicina (100 km) e, soprattutto, è lì per restarci.

Adesso la piccola-grande sonda ESA dal cuore italiano e la sua

cometa si trovano a circa 405 milioni di km dal pianeta Terra, più o

meno a metà strada tra le orbite di Giove e di Marte, e hanno inco-

minciato la loro corsa insieme verso il Sole, lanciate alla velocità di

55mila km orari.

Lo straordinario avvenimento è stato seguito in diretta dal centro

ESA-ESOC di Darmstadt, con un evento e la trasmissione live del

‘rendez-vous, alla presenza dei massimi vertici di tutte le organizza-

zioni coinvolte. Tra gli altri, il Direttore generale di ESA Jean-Jacques

Dordain, il presidente del Cda dell’Agenzia spaziale tedesca (DLR)

OSETTA è la missione Cornerstone del programma ESA

Horizon 2000 dedicata all’esplorazione dei corpi minori del

Sistema Solare. È stata lanciata il 2 marzo 2004, ha effet-

tuato con successo il fly-by dell’asteroide Steins (2008) e

un fly-by dell’asteroide Lutetia il 10 luglio 2010, ma il suo obiettivo

primario è quello di effettuare una serie di indagini dettagliate sulle

caratteristiche della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko che

avvicinerà nel 2014 e scorterà nel suo avvicinamento al Sole fino

alla fine del 2015. La navicella di ROSETTA è composta di un orbiter,

dove sono situati i sensori per gli esperimenti di remote sensing e

di un lander chiamato PHILAE che verrà rilasciato sulla superficie

della cometa per effettuare una serie di misure delle caratteristiche

fisiche della superficie e per studiare la struttura interna del nucleo.

Obiettivi Scientifici

Il principale obiettivo scientifico della missione è la comprensione

dell’origine delle comete e delle relazioni tra la loro composizione

e la materia interstellare quali elementi fondamentali per potere ri-

salire alle origini del Sistema Solare. La ricerca di materiali inalterati

si ottiene tramite l’esplorazione cometaria poiché le zone esterne

R

Page 23: Teramani 102

Johann-Dietrich Worner, il presidente dell’Agenzia spaziale francese

(CNES) Jean-Yves Le Gall e il presidente dell’Agenzia spaziale Italia-

na (ASI) Roberto Battiston.

“Dopo dieci anni, cinque mesi e quattro giorni - ha commentato

a caldo Dordain - possiamo finalmente dire: ci siamo! Adesso può

cominciare l’esplorazione delle nostre origini”.

“E’ stato come provare a lanciare un grano di sabbia da Darsmtad

fino a Roma, colpendo un atomo” ha detto Battiston durante il suo

intervento. “E questo è stato possibile - ha aggiunto - grazie allo

sforzo congiunto dell’Europa e all’appoggio dell’Italia, che ha forte-

mente contribuito alla missione e alla sua parte scientifica. Voglio

ringraziare l’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, il Politecnico di

Milano, l’Università di Padova e la Parthenope di Napoli ma anche

Thales Alenia Space che ha contribuito per la parte industriale”.

23n.102

Il presidente dell’ASI ha poi rivolto un ricordo particolarmente senti-

to, ed applaudito dalla platea, alla professoressa Angioletta Coradi-

ni, scomparsa quasi tre anni fa, “cui la comunità della planetologia

deve molto” e che ha dato un contributo fondamentale a Rosetta

progettando e sviluppando lo strumento Virtis.

Quella di oggi è solo l’ultima di una serie di dieci manovre comin-

ciate a maggio per regolare la velocità e la traiettoria di Rosetta

adattandosi gradualmente a quelle della cometa (manovre di

‘aggiustamento’ che continueranno per mantenersi nell’orbita ‘arti-

ficiale’ di 67P Churyumov-Gerasimenko): se solo una di queste non

fosse riuscita perfettamente, l’intera missione sarebbe fallita.

“Abbiamo fatto una strada straordinariamente lunga da quando

l’idea di questa missione è stata discussa alla fine degli anni Set-

tanta e poi approvata nel 1993 - spiega Alvaro Giménez, Direttore

dell’esplorazione Robotica di ESA - e ora siamo pronti a riscrivere

quel che sappiamo delle comete per i decenni a venire”.

Nelle prossime settimane Rosetta si avvicinerà sempre di più alla

sua cometa fino a dimezzare l’attuale distanza e comincerà a

disegnarne una mappa

dettagliata, indispensabile

per decidere su quale

punto della superficie della

cometa avverrà il prossimo

grande evento della missio-

ne: il rilascio e l’atterraggio

del lander Philae, in calen-

dario per l’11 novembre

prossimo.

re nuova conoscenza e modalità operative che permetteranno di traghetta-

re tra evoluzione e tradizione la Pedagogia Clinica nei prossimi anni.

L’iniziativa gratuita, organizzata da ISFAR-Istituto Superiore Formazione Ag-

giornamento e Ricerca, patrocinata da Expo Milano 2015 e dall’Associazione

Nazionale Pedagogisti Clinici ha ottenuto l’esonero MIUR (n. AOODGPER.

5788 del 5/06/2014) per il personale docente della scuola di ogni ordine e

grado.

Nella seconda giornata dei lavori congressuali, relazionerà sul tema

Prevenzione, progetto linguaggio nel Nido la Dott.ssa Chiara Miccadei,

Direttore della neonata Sezione Regionale Abruzzese dell’ANPEC (Ass.Naz.

Pedagogisti Clinici).

l 25-26 ottobre 2014 si svolgerà presso il Palazzo dei Congressi di Firenze

il Congresso Mondiale “Il Divenire della Pedagogia Clinica-Scenari e

Prospettive Professionali in Aiuto alla Persona”, evento che festeggia i

quarant’anni della Pedagogia Clinica, presieduto dal Prof. Dott. Guido Pesci,

padre di questa disciplina. Le giornate di lavori congressuali si dipaneranno su

confronti e dibattiti di vari esponenti internazionali del mondo della pedago-

gia, della comunicazione, della nutrizione e dell’educazione sul tema della

formazione professionale e su quali siano gli orientamenti impiegati per nutrire

positivamente la persona; gli interventi proseguiranno dando uno spaccato

sulla realtà italiana della Pedagogia in aiuto alla Persona e sulle capacità e il

lavoro dei pedagogisti clinici di alimentare le disponibilità nella relazione, per

poi concentrarsi in ultima battuta su come nutrire attivamente e far sviluppare

le capacità ad apprendere.

Un’occasione di arricchimento culturale e scientifico attraverso l’incontro e lo

scambio di pratiche, progetti e competenze distintive e innovative per costrui-

e-mail: anpec_teramo@hotmail.itwww.pedagogisticlinici.comwww.isfar-firenze.it

• Dott.ssa Chiara De LucaVia Cherubini, 3 - Atri (TE) · 320.7039649• Dott.ssa Sandra Di Ferdinando - Studio LifeVia Nazionale, 243 Bellante (TE) · 0861.610384 · 347.0395806• Dott.ssa Nadia Di PietroVia C.Colombo, 218/A - S.Nicolò a Tordino (TE) · 338.1037543• Dott.ssa Chiara MiccadeiVia Nazionale nord, 7 - Pineto (TE) · 347.5590636• Dott.ssa M. Gabriella OrsiniTeramo · 0861 241507• Dott.ssa Loretta PascucciVia Torrito, snc - Montorio al Vomano (TE) · 328.8351577

I

Il PedagogistaClinico

Redazionale

Una professionalitàin aiuto alla persona

Page 24: Teramani 102

24 Il libro del mesen.102

di

[email protected] CristinaMarroni

Il maledentro

degli esseri umani e all’architettura dei loro rapporti quotidiani.

Ci si commuove molto durante la lettura del libro, soprattutto attraverso

le voci dimesse dei pazienti, come quelle di Giulia e Rosa, ma sempre con

lucidità e senza un eccessivo sentimentalismo, lontano dai libri Cuore e

Promessi sposi. Quello che interessa alla scrittrice è riflettere sui profondi

cambiamenti che la malattia determina. Scriveva Virginia Woolf nel saggio

Sulla malattia, pubblicato nel 1926, “La malattia spesso si traveste da amo-

re, e ti gioca gli stessi tiri”, rammaricandosi del fatto che la letteratura desse

allora poco risalto all’argomento.

Tra i medici della clinica c’è un personaggio che non ti aspetti: la dottoressa

Anna Bianchi, “donna strana: non alta e neanche bassa, corporatura ab-

bondante ma non grassa, si muoveva sciolta, sensuale, e sorrideva a piena

faccia”. Anna ipnotizza con la sua energia positiva, che il suo corpo sembra

emanare. “Calmava ogni pensiero, ogni ansia. Le sue mani parlavano come

e meglio di lei”. Crede nella medicina integrata, senza volere rinnegare per

questo la medicina ufficiale. Talvolta accadono strane, inspiegabili, coinci-

denze e Anna non le teme, ma le indaga con mente aperta.

Uno squillo insistente del telefono nel cuore della notte annuncia a Stefano,

nella parte finale del romanzo, la morte della bellissima Giulia e con essa la

crisi che ne deriva negli altri personaggi. Non già perché essi non fossero

avvezzi alla morte, ma perché le esperienze, i rapporti, le abitudini modifica-

no le percezioni, che diventano offuscate, incerte, come bene rappresenta

l’immagine di una lente rotta nella copertina del libro.

La parola che meglio rappresenta il “sugo della storia”, per dirla con il

Manzoni, è dignità: quella che accetta le circostanze senza piagnistei, che

sopporta con disinvoltura le proprie paure, che accoglie la crisi come scatto

di maturità.

“Il cancro entra nell’anima e nella mente solo se gli dai spazio. E tu non

puoi, non devi dargli spazio. Ci sono pazienti che insegnano a non farlo, per-

fino quando muoiono per le metastasi. Ti assicuro che ho visto morire gente

che non ha mai permesso al cancro di dominarla, il cancro l’ha ammazzata

ma non è entrato veramente. Riesci a capire?”.

La voce stridula, profonda e spudorata del dolore non si dimentica. Il

dolore ammutolisce e nega le risposte alle domande che pure pone.

Nella malattia bisogna adattarsi a una nuova quotidianità, che il

corpo richiede e l’anima assorbe.

Perché accade così, all’improvviso: un male si insinua impudicamente nel

nostro corpo e lo fa proprio, risucchiandolo e avvizzendolo. Poi il corpo

diventa il suo schiavo, succube di terapie, medicine, ospedali. Allora la no-

stra malattia diventa il nostro destino, diverso dai giorni felici che avevamo

ipotizzato.

Il male dentro di Maria Giovanna Luini parla di cancro con una sensibilità

squisitamente femminile, senza indulgere al vittimismo. Scriveva Don Carlo

Gnocchi: “Non esistono malattie, ma malati, cioè un dato modo di amma-

larsi proprio di ciascuno e corrispondente alla sua profonda individualità

somatica, umorale, psicologica”. Ogni malato si rapporta con il proprio male

in modo differente, ciò che però accomuna le diverse esperienze è il fatto

che nessuno, dopo avere affrontato la paura, potrà essere lo stesso.

Chi si ammala affronta un viaggio, che spesso si svolge a ritroso: verso i

ricordi, l’infanzia, l’ autenticità.

La protagonista del romanzo è Barbara, specializzanda in un istituto oncolo-

gico molto particolare, dove il rapporto medico-paziente è privilegiato.

Barbara è incline al peccato, ma a quello veniale che non danna l’anima:

è superba, determinata e intreccia una relazione con il suo superiore, il

professor Stefano Solda, sposato.

Il romanzo tuttavia non si muove solo intorno alla vicenda di Barbara e

Stefano, che anzi pare fare da corollario a storie che si aggrovigliano e si

dipanano, partendo tutte da quelle corsie d’ospedale.

Il male dentro non parla solo di malattia, ma la Luini è attenta allo studio

L

Page 25: Teramani 102

erbi che terminano in …ciare, …giare, …sciare.

Il problema riguarda la permanenza della - i - nella flessione di

verbi come lanciare, cominciare, elogiare, mangiare, lasciare,

sgusciare ecc. si dovrà pronunciare: cominc - i - eremo, o

cominceremo? Mang - i - erai o mangerai? Lasc - i - erete o lascerete?

Ecc. le forme corrette sono quelle senza la - i -. Infatti, la - i - del tema

cade ogni volta che la desinenza incomincia per - e - o per - i - , perché

essa aveva l’esclusiva funzione di conservare la pronuncia palatale della

consonante gutturale precedente. Quando la desinenza può assolvere

da sola a questo compito, la presenza della - i - diventa superflua. Essa

ritornerà quando la desinenza non è in - i - o - e -. Infatti: lasceremo

(senza i), perché la - c - è resa palatale dalla – e – della desinenza; e

invece lasciato (con la i), perché la desinenza è - a - e, senza la - i - ,

avremmo: lascato.

Verbi che terminano in …care e …gare.

Per un fenomeno analogo, durante la flessione dei verbi in …care e …

gare, come recare, pregare ecc. è necessario inserire una - h - tutte le

volte che la desinenza inizia per - e - o per - i - , in modo da conservare

alla - c – e alla - g - la loro pronuncia velare. Osserviamo, per esempio,

l’indicativo presente di recare:

io reco

tu rechi (senza la - h - avremmo reci)

egli reca

noi rechiamo (e non reciamo)

Verbi che terminano in …gnare.

I verbi che terminano in …gnare come accompagnare, sognare, ecc.

sono oggetto di un errore abbastanza diffuso, specie in area dialettale,

nella formazione della prima persona plurale dell’indicativo presente.

Non è raro, infatti, che invece di: noi sogniamo, si scriva: noi sognamo.

Si tratta di un errore grammaticale molto grave, in quanto la desinenza

verbale della prima persona plurale dell’indicativo presente è …iamo e,

come tutte le desinenze, è un elemento grammaticale intoccabile.

Analogo errore viene fatto per la prima e la seconda persona plurale del

congiuntivo presente in …iamo/…iate.

In luogo di …che noi sogniamo e ...che voi sogniate qualcuno scrive:

che noi sognamo, che voi sognate.

Verbi che terminano in …iare

Verbi come studiare, spiare, ecc. di fronte a desinenze che iniziano

per - i - perdono la loro - i - radicale perché c’è la - i - della desinenza

(noi studiamo, noi spiamo) a meno che sulla - i - della redice non cada

l’accento. Il che la rende intoccabile. In tal caso restano ambedue le - i

- (tu spii, che essi spiino).

25n.102

Note Linguistiche

Verbi in ...are

[email protected] GabriellaDi Flaviano

Particolarità delleconiugazioni regolari

V

di

Page 26: Teramani 102

26n.102

Cinema

Wash my ass, your majesty

di

[email protected]

The PresidentQuando Akira Kurosawa si complimentava con Kiarostami per come il

regista iraniano sapesse collocare la macchina da presa ad altezza di

bambino, lodava in realtà una cinematografia, che facendo di necessità

virtù (operare necessariamente all’interno del Kanun, l’Istituto Iraniano

per l’Educazione dei bambini e dei giovani), negli anni ’80 e ’90,

sapeva farsi (in farsi) anch’essa bambina, aprire occhi sul moderno e

post-moderno per reinventarlo e riumanizzarlo. Guardare le cose come

fosse la prima volta, senza dimenticare tutto il conoscibile acquisito

col tempo. Mohsen Makhambalf aveva una cinefilia più spiccata degli

altri. Citava Norman Bates e Moravia con L’ambulante (1987), Sidney

Pollack (e Horace McCoy) ne Il ciclista (1987), teorizzava su fiction e

non fiction attraverso Salaam Cinema (1995) e su audio e video (ascol-

to e vedo) tramite Il silenzio (1998), più esplicitamente libero rispetto

ai meno amati film «parlati» Sesso e filosofia (2005) e Viaggio in India

(2006). Didascalici per fare a pezzi ogni didascalicità, lezione ripetuta

da quest’ultimo The President. Dove le orecchie e gli occhi chiusi a

forza del bimbo (un formidabile, mai stucchevole, Dachi Orvelashvili)

diventano sempre più spalancati. E le finzioni, gradualmente più vicine

a un gioco (play) di fiction, cinema e teatro, fanno invece accedere

all’orrore diretto del Re(ale). Incarnato da Misha Gomiashvili, prodigioso

anche lui.

È il medesimo rovescio operato da Il grande dittatore (1940) (anche

qui c’è un barbiere), vestiti e ruoli scambiati (con superamento finale

di ruolo e vesti)

al pari delle

funzioni perci-

pienti. Hannah/

Paulette Godard

che ascoltava il

«Look at me! »

di Chaplin con la

vista, invitando

poi all’ascolto

di un’immagi-

ne invisibile.

Guardare con

le orecchie,

ascoltare con

gli occhi. Una

lezione, da

Charlie Parker a

Godard, sempre

invisa al Potere.

E, certo, anche

ai sudditi replicanti. The President rilancia la sfida. Saccheggiando i

film, i generi, gli autori, i topoi. Affilandoli, mescolandoli, riscrivendoli.

L’amato neorealismo, I bambini ci guardano (1943), il Kusturica dei

matrimoni e dei funerali, un finale sospeso, con 400 colpi dinanzi al

mare Persino i meta-generi di Tarantino basterd che ci mostra gli ebrei

killer a caccia di nazi. El violin (2005) di Francisco Vargas (adesso c’è

una chitarra e il rivoluzionario lascia il posto al dittatore in fuga, che si

finge musico). Il filone Ore disperate (altri evasi si asserragliano in case

altrui), addirittura il porno, sottogenere «sposa» (con stupro), il revenge

movie (non privo di freddura alla Kill Bill, vol.2, 1994). E naturalmente

n un paese sconosciuto”, il Potere consiste in un esercizio

sadico, proprio come nei paesi conosciuti. Il Presidente è

orgoglioso di poter disporre a piacimento di tutto e tutti e

gongola all’idea del passaggio di consegna, un giorno, al

nipotino orfano. «Ma io voglio un gelato, non voglio stare al tuo posto»

obietta con naturalezza il piccolo. Intanto il nonno firma, impassibile,

condanne a morte, anche di un sedicenne. Se lo graziasse, si giustifica,

ogni pivellino si permetterebbe di giocare alla rivoluzione. E rincara la

dose al mini erede: «Quando sarai al mio posto, con una telefonata,

avrai il potere di spegnere tutte le luci». E poi riaccenderle. Gli fa ve-

dere come si fa e il bimbo si lascia attrarre da quell’immagine dall’alto

della città on/off. Stavolta imitare il nonno lo diverte, quel suo «posto»

prima rifiutato è ora accetto come un più appetitoso gioco (pur sempre

sadico). Ma

improvvisamente

appaiono altre

luci e altri fuochi:

è in atto una

rivolta, un colpo

di stato. Panico

del nonno e titoli

di testa.

Per tutti i fitti

e variegati 115

minuti del film, le

luci continueran-

no ad accendersi

e spegnersi. Poi

a riaccendersi

diversamente.

Non proprio alla

lettera. Si tratta

delle illumina-

zioni soprattutto del bambino e del buio di rivoluzioni troppo vicine

a quanto dittatorialmente costruito, una copia conforme delle azioni

spietate e sanguinarie di Sua Maestà il Presidente. Le vittime si trasfor-

mano in carnefici e il carnefice in vittima. Trascinando nel gioco (non

più sadico, stavolta risemantizzato e risemantizzante) tutta una serie

di analogie di scambio e interscambio, di luci buie e oscurità accecanti.

Che investono la struttura stessa del film, campo (sonoro), contro-

campo (trattenuto) e fuoricampo (insostenibile), come nella sequenza

dell’uomo che, dopo cinque anni di prigione, torna dalla fidanzata nel

frattempo sposatasi.

“I

Page 27: Teramani 102

27n.102

poetico, teorico) e le forme (film intimistico

o affollato di gruppi, classicamente narrato o

destrutturato nelle componenti linguistiche,

a camera fissa o ultramossa), diventeranno

quindi anche degli spaventapasseri, come in

una fiaba. Erano attori, già prima, all’interno

dello spettacolo del Potere, più volte evocato

in flash-back musical senza tempo… Si era-

no visti familiari del dittatore, madre e figlia,

a capo di organizzazioni umanitarie a favore

delle donne (o di adolescenti), rinfacciarsi le

rispettive cariche e svelare la tragedia di non

avere più privilegi (il vero scopo del Potere,

oltre al sadismo). O si assisterà al dittatore

travestito che accusa un poveraccio di non

aver pagato le tasse, «di aver rovinato questo

Paese!», una scusa buona per tutti i regimi.

E la polizia, la stessa che aveva ucciso per

mano del tiranno, adesso prona, parimenti

spersonalizzata, al servizio dei rivoltosi. Così

lo spettatore deve essere spettatore fino in

fondo, spezzare la propria unità di sguardo

per ricomporre lo sguardo, vagare smarrito

come nonno e nipote. Bagno di umiltà per il

primo, rieducazione del secondo.

Esseri umani diventano mostri, o simbo-

li, poi tornano a essere persone. Senza

dimenticare che il mostro (e i simboli)

sono sempre in agguato. Il Makhmalbaf

apparentemente didascalico (come l’ul-

timo Terrence Malick) in realtà ribalta ed

estende. Le cose staranno davvero così? O

bisogna interrogarsi sempre, costantemen-

te? Per esempio, dove ci troviamo? In che

epoca, in quale luogo, in che genere di film?

Bandiera produttiva, lingua e locations sono

georgiane. Post-comunismo? Iraq, Iran,

Siria? Nei luoghi caldi della fallita primavera

araba? In un futuro paese, da cui partirà,

finalmente, l’attacco cruento alla dittatura

della globalizzazione? Il cinema è questo,

una continua dissolvenza incrociata di

sguardi e tempi, di reale e simbolico, di luci

accese e spente, dire senza dire e non dire

anche se lo si è detto. Expanded cinema.

Quel President (eufemismo) non è lontano

dalla nostra Europa ri-medievalizzata, dallo

stesso re Giorgio che inaugura lugubremen-

te la 71° mostra del cinema, senza dar peso

alle proteste dei lavoratori del comune di

Venezia. E disporrebbe di un’ennesima

maschera, quella di Makhmalbaf stesso,

cattivo in esilio dall’Iran, colpevole di voler

accendere e spegnere a piacimento le luci

cinematografiche dell’intelletto, altresì

desideroso di trasmetterne le facoltà alla

discendenza (desiderio avveratosi piena-

mente con le figlie Samira e Hana).

Makhmalbaf si comporta così con tutti gli

elementi del suo enunciato, demistificando

ciascun ambito. E ogni abito. Che fa sempre

il re, oltre che il monaco. Il travestimento

da bimba del piccolo protagonista potrebbe

ulteriormente alludere ai ruoli sessuali, così

tanto criticati e repressi quando scambiati.

Non soltanto in Iran. E una battuta tosta

come «Mi pulisca il culo, sua Maestà!»

(non) risulta invece solo un’invocazione

d’aiuto del bambino che, da sempre servito

e riverito, ha fatto la cacca e non sa mini-

mamente agire per proprio conto. Pure il

nonno, d’altronde, ammette di non sapersi

lavare il posteriore. Crudele, odioso, ridico-

lo. Potente impotente. Eppure a un certo

punto, per forza paradossale di cose, dovrà

portare sul dorso, ferito, chi gli assassinò il

figlio e la nuora (i genitori del nipotino pre-

diletto). E, nel finale, di nuovo per via dello

stesso paradosso tenacemente perseguito

dall’autore (sempre con reinventato gioco

sadico, da differente President della regia),

saprà forse ispirare pietà. Non soltanto tagli

di testa. E di testo.

La vita è bella (1997) che, pur con tutti i suoi

difetti, aveva intuito la necessità di spezzet-

tare la Storia, fingerla per riedificarla. Chi lo

accostava a Charlot, sia pure per superficiali

motivi, non aveva tutti i torti.

Rischia per questo di frastornare, confonde-

re, sembrare poco omogeneo The President.

Però proprio in questi quadri di un’esposi-

zione cinematografica, preparati con cura

anarchica da gallerista eccentrico, insieme

alla moglie Marzieh Meshkini, co-autrice

della sceneggiatura, è riposto il senso del

film, non certo negli enunciati didascalici di

quei personaggi che sembrano dei ex ma-

china, infilati per riassumerne il messaggio.

Non possiamo comportarci peggio di chi

attacchiamo; bisogna spezzare la dolorifica

catena della violenza, da cui poi non si esce

più…Sono ulteriori variazioni sul vero tema

duplicato ad libitum. L’occhio frastornato

di segni, lo spettatore spronato a caricare

e scaricare il senso tra mille visioni e mille

retoriche. Invocando, come il piccolo prota-

gonista, Maria, cioè l’identità originaria, una

nuvola di luce in mezzo al caos.

«Dobbiamo recitare, come fossimo attori»

chiede il nonno al nipotino. Sono in fuga dalla

folla vendicativa, viaggiano in un maxi-testo

postmoderno da fare a pezzi con lo stesso

suo linguaggio. Omeopatia dello sguardo

bacato. E in uno zapping continuo, si traveste

anche il plot per svestire gli occhi di attanti e

spettatori. Vecchio e bambino, dopo aver fat-

to un giro tra le persone (il barbiere, i militari

lascivi, una prostituta, ex prigionieri politici

e contadini), i toni (satirico, drammatico,

Page 28: Teramani 102

28 In giro

Le pietre della discordia!

n.102

di

http://paesaggioteramano.blogspot.itSergioScacchia

Il TeatroRomano

sebbene soffocato dall’indifferenza e da due obbrobri di palazzi, il Salvo-

ni e l’Adamoli, che dai tempi del fascismo vengono annunciati in prossi-

mo abbattimento, ma che resistono imperterriti nel rovinare l’insieme e

il colpo d’occhio in grado di arricchire il turismo in città.

È ancora al suo posto sebbene rimaneggiato da vari interventi disastrosi

come quello in cui la “cavea” venne deturpata dalle ruspe che fecero

cadere delle arcate che oggi non esistono più.

Nel frattempo anche il vicino Anfiteatro è stato “violentato” negli anni’60

e ’70 quando improvvide licenze hanno permesso costruzioni come il

palazzo vescovile della Curia, quasi raddoppiato nella sua ampiezza fino

a toccare e in alcuni casi ad abbattere arcate di pietre millenarie.

Da anni ci si riempie la bocca di un percorso storico che regali, al

visitatore, l’inedita sensazione di vivere come dentro una macchina del

tempo, in una sorta di “Piccola Roma”.

È chiaro a tutti che i palazzi sarebbero da abbattere. Chissà cosa usci-

rebbe ancora fuori dal sottoterra durante i lavori?

Se non avesse ragionato in questi termini lo storico e archeologo

teramano, Francesco Savini nel lontano 1902, oggi non avremmo questa

grande porzione di monumento storico.

Se Teramo prendesse a esempio la capitale d’Italia, Roma, che negli anni

trenta iniziò un cammino di estrazione di quello che un tempo era la

magnifica area dei Fori Imperiali, oggi la città sarebbe meno povera e più

ambita da chi viene in Abruzzo.

Opportunismo, incuria, improvvisazione, indifferenza, imbrogli, specula-

zioni affaristiche, abbiamo visto di tutto nella storia recente del Teatro

Romano e dei palazzi centenari che lo coronano.

Tutto questo continua coerentemente in località Ponte Messato della

Cona dove, sul percorso archeologico della cosiddetta antica “via Appia

teramana”, hanno costruito palazzine, sotterrando irrimediabilmente la

storia e soffocandola di cemento armato!

Tant’è! Nessuno può negare che la Regione Abruzzo, la Provincia di

Teramo, la Sopraintendenza alle Belle Arti, il Ministero dei Beni Culturali

e perfino il Comune, si siano mostrati negli anni inadeguati a gestire un

problema d’immagine di enormi proporzioni.

Di questi esempi negativi l’Abruzzo è pieno! Si pensi all’attuale ab-

bandono al suo destino dell’Aquila, la mancata valorizzazione di aree

pregiate per la storia, penso al borgo medievale di Castelbasso, vicino a

noi oppure la mancata riqualificazione di grandi conventi come quello

di San Giovanni di Capestrano o delle numerose abbazie cistercensi,

l’abbandono di antichi

conventi, i numerosi

ponti romani nel degrado

assoluto.

Purtroppo la Storia,

quella con la S maiuscola

viene violentata giorno per

giorno!

La speranza è che il

progetto finanziato dalla

Fondazione Tercas, fra le

istituzioni più interessate

al recupero, presentato

alla Regione Abruzzo,

prima o poi venga almeno

preso in considerazione!

iamo ancora qui ad aspettare che uno dei monumenti più impor-

tanti del centro Italia sia valorizzato definitivamente.

Credo converrete con me che, in qualsiasi città d’Italia, un monu-

mento come il Teatro Romano di Teramo sarebbe il classico fiore

all’occhiello del turismo storico e architettonico dell’intero Abruzzo.

Le pietre secolari, raffinate e eleganti, testimoniano la vocazione multi

millenaria della terra aprutina, testimone di civiltà antichissime che par-

tendo dai Pretuzi, Fenici, fino ai Romani, caratterizzarono la vita sociale

dei nostri luoghi.

Il monumento, al contrario, è segno di discordia e d’indifferenza.

Il meraviglioso Teatro che definirei “delle beffe”, continua da infiniti anni

a essere un esempio poco edificante di mala tutela, assolutamente da

non imitare, pur essendo, senza dubbio, il massimo bene archeologico

in regione.

Insieme a esempi fulgidi come gli antichi centri di Amiternum, in

prossimità dell’Aquila e Alba Fucens nel parco Velino Sirente, il teatro

rappresenta un unicum anche per la sua posizione al centro della città

e per quello che potrebbe rappresentare un percorso archeologico

ineguagliabile, tra anfiteatro, terme e antiche rue romane.

Parliamo a beneficio di chi non ha mai visitato Teramo, di un’opera

prodigiosa dell’era augustea, uno dei massimi esempi dei tempi d’oro

dell’antica Roma, costruita nel secondo secolo dopo Cristo con l’impera-

tore Adriano.

È un unicum di una città

che è un incredibile con-

centrato di arte e storia,

sottovalutata anche dai

suoi cittadini che ignorano

quale tesoro di percorso

potrebbe nascere dalle

pietre dell’Anfiteatro del I

secolo, la Domus Romana

e la successiva basilica del

VI secolo d.C.

Oggi, dopo millenni e cata-

clismi, fra cui quello ultimo,

disastroso del sisma nel

2009, il teatro è ancora lì,

S

Page 29: Teramani 102

29n.102

anche il numero eccessivo di ore assegnate ad alcune società a

discapito di altre. Ci si augura che tali orari possano essere rivisti

e distribuiti in modo più equo.

Venendo all’attività agonistica, il 13 settembre sono state asse-

gnate a Pescara, nell’ambito dell’Handball Day le Supercoppe

maschile a femminile, rispettivamente al Carpi contro il Fasano e

al Conversano contro il Salerno.

Il 20 settembre sono iniziati i Campionati di Serie A1 maschile e

femminile. Ai nastri di partenza nella A1 femminile si presenta per

il secondo anno la squadra teramana Nuova H.F. Teramo, per

intenderci quella del Presidente Candelori e del General Manager

Roberto Canzio, che nella prima giornata affronta in casa la fre-

sca vincitrice della Supercoppa, Con-

versano. Ai nastri di partenza invece

della A2 femminile ci sarà anche una

squadra teramana allenata da Serafino

Labrecciosa: l’H.C. Team Teramo che

lunedì 15 ha iniziato la preparazione al

Campionato che partirà il 22 novem-

bre in casa contro il Civitavecchia.

L’H.C. Team Teramo disputerà le gare

casalinghe al Palacquaviva la domeni-

ca pomeriggio alle 17,00.

Per quanto riguarda il settore maschi-

le, bisognerà attendere novembre per

vedere all’opera squadre teramane.

Infatti la vecchia Teknoelettronica

che quest’anno si chiama H.C. Team

Teramo disputerà il campionato di Se-

rie B, non essendosi iscritta a quelli di

A1 o A2. Esiste inoltre un’altra società,

la Lyons Teramo, che farà attività

agonistica e sui cui programmi saremo

più precisi nel prossimo numero.

ra le tante tegole che si abbattono a vario titolo sullo

sport teramano e per non farsi mancare nulla, c’è ora la

problematica della gestione degli impianti sportivi che ha

creato grande malcontento tra

le innumerevoli società che usufruisco-

no degli stessi. Il loro costo ha subito

nell’ultimo anno una crescita espo-

nenziale, dovuta dicono alle eccessive

richieste della società affidataria degli

impianti che, dopo un bando dell’Am-

ministrazione Comunale non andato a

buon fine se ne è aggiudicata la gestio-

ne in trattativa privata, non si capisce

bene se invitata o propostasi e in base

a quali competenze. Tra l’altro detta

società (s.r.l.) non ha tra gli scopi so-

ciali quello della gestione degli impianti

sportivi (fonte Camera di Commercio di

Teramo). Svista, errore di valutazione o

che altro?

Tale situazione rischia di compromet-

tere l’attività di molte società sportive

che in base alle eccessive richieste

della società di gestione rischiano

di chiudere i battenti. Ha fatto ridire

Sport

...ed altro ancora

[email protected]

Pallamano

T

dalla

Page 30: Teramani 102

30 Calcion.102

di

[email protected]

Il Teramorimediati è alquanto deficitario e non esprime il valore tecnico espresso

dalla squadra sul rettangolo di gioco. Episodi, concomitanze, incertezze

ed errori evitabili sembrano trascinare il Teramo in una direzione non

consona alle aspettative. In realtà è il modo per giustificare, a ragione,

che l’avvio non è dei migliori, come quelli vissuti negli ultimi anni. I più

saggi ricordano che chi parte troppo forte, strada facendo, spesso paga

dazio per lo sforzo profuso inizialmente. Un avvio lento, quindi, può

essere opportuno per poi concentrare tutte le forze nel finale, fase

molto delicata che deciderà il destino di ciascuna formazione. L’organi-

co è stato rinnovato e integrato con importanti calciatori, tecnicamente

adeguati alla categoria. Le premesse per un

campionato da disputare in tranquillità ci

sono tutte, basta attivarle in modo giusto.

L’ amalgama non sempre la si ottiene con

celerità, anzi spesso si concretizza a sta-

gione inoltrata. E’ quello che sta vivendo la

formazione biancorossa e il suo timoniere

Vivarini . Il tecnico biancorosso alterna

giudizi positivi al collettivo e un po’ meno

ai singoli dai quali pretende il contributo

che ciascun è in grado di dare. Gioca bene,

diverte ma raccoglie poco. Partire sempre

in prima fila è stata una costante negli ultimi

anni. Prima o poi doveva succedere un avvio

più lento e proprio questa sarà l’annata che vedrà il Diavolo progressi-

vamente guadagnarsi la permanenza nella categoria con parsimonia e

saggezza senza il botto di grande risonanza .

a un campionato per molti aspetti anomalo, quello concluso

nella scorsa primavera, ad un altro, quello appena iniziato, de-

cisamente diverso e più competitivo. E’ il percorso attuale del

Teramo che cerca di dare continuità

al prestigioso curriculum guadagnato negli

ultimi anni. Più si va in alto e più diventa dif-

ficile competere con realtà calcistiche tradi-

zionalmente abituate a calcare palcoscenici

di alto livello. La tradizione e le potenzialità

economiche sono sicuramente importanti,

ma non sempre sono sufficienti per portare

avanti duraturi progetti se non sono sup-

portati da volontà e determinazione. Proprio

questi ultimi aspetti caratterizzano la

Società del Teramo Calcio, fortemente moti-

vata a conservare la categoria conquistata

con merito. Il calcio di agosto, solitamente

considerato bugiardo, ha messo in evidenza aspetti tecnici confortanti

non adeguatamente ripagati dai risultati. L’avvio del campionato non

è stato diverso e, a dispetto di buone prestazioni , il carnet dei punti

D

Foto Vincenzo Ranalli

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