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Trame antologia casa editrice SEI restyling 2010 parte tecnica

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Trameantologia

casa editrice SEIrestyling 2010

parte tecnica

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44 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

Il tempo e lo

Nell’autunno del 1960,quando io avevo sedici anni

e mio padre eramomentaneamente disoccupato,mia madre conobbe un certoWarren Miller e si innamorò dilui. Accadde a Great Falls, nelMontana, all’epoca del boompetrolifero nel bacino di Gipsy,dove mio padre ci aveva portatida Lewiston, Idaho, nellaprimavera di quell’anno,convinto che la gente – gentesemplice, come lui – nel Montanafacesse un sacco di soldi o,perlomeno, fosse sul punto difarli, e lui voleva una fetta diquella fortuna prima che tuttocrollasse e se ne andasse via colvento.

R. Ford, da Incendi,Feltrinelli, Milano 1991

Leonardo Dudreville (1885-1975),Amore: discorso primo, 1924, particolare.

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CAPITOLO UNO

spazio

In questo grande dipinto (quasi tre metri perquattro), di cui presentiamo soltanto un par-ticolare, l’artista ci presenta simultaneamenteeventi che hanno luogo in spazi diversi. È lospaccato di un palazzo veneziano visto di not-te, con le diverse famiglie e vari episodi che siriferiscono ai molteplici aspetti dell’amore.Una cameriera si affaccia alla porta per scam-

biare un bacio furtivo con l’innamorato, duebambini si scambiano effusioni, mentre la sta-tuetta canoviana di Amore e Psiche sul comòallude all’amore mitico. Intanto, per strada,due musicanti suonano una serenata, un uo-mo e una donna si allontanano a braccetto inuna calle e due innamorati, in primo piano adestra, fanno una romantica gita in gondola.

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66 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

SE VUOI LAVORARE SU...l’ambientazione spaziale

Lospazio

Maurits CornelisEscher (1898-1972),Un altro mondo II, 1947,particolare.Lo spazio di Escher nonsoltanto è del tuttoimmaginario, masoggiace a leggiprospettiche “assurde”,moltiplicando particolariosservati da vari punti divista (si notino lecornucopie a destra e asinistra), che tuttaviasembrano coesisteresenza forzature nellamedesimarappresentazione.

ti suggeriamo: Chesterton a p. 79; Mann a p.85; Eva e l’origine del male a p. 184; Apuleio ap. 202; Afanase’ev a p. 210; Boccaccio, Unarisposta... a p. 259; Harrison a p. 294; Blixen ap. 308; Cˇechov a p. 336; Djebar a p. 344;Faulkner a p. 357; Fenoglio a p. 366; Iyengar ap. 376; Joyce a p. 388; Serao a p. 411; Benni ap. 424; Maupassant a p. 443; Buzzati a p. 458;Pirandello a p. 468; Kafka a p. 475; Doyle a p.486; Defoe a p. 496; Lewis a p. 505;Chateaubriand a p. 518; Manzoni, Renzo... a p.536; Dostoevskij a p. 591; Vittorini a p. 649; enel volume 200 pagine per leggere: Dumas a p. 17;Dickens a p. 31; Arlt a p. 44; Deledda a p. 75;Hardy a p. 92; Pasolini a p. 101; Kannan a p. 130;Conrad a p. 145; London a p. 154; Cortazar a p.164; Bierce a p. 174.

Troverai cenni sulla funzione dellospazio negli Strumenti di lettura di: Boccaccio,Chichibio a p. 252.

L’AMBIENTAZIONE SPAZIALEOgni vicenda narrata, come si svolge in un certo tempo, così si colloca in unospazio che può essere segnalato con precisione variabile:1. dai riferimenti geografici puntuali (come abbiamo visto nel brano di apertura)2. alle indicazioni più vaghe.Anche quando le coordinate spaziali non dovessero essere fornite (caso, questo,molto raro) sarà il lettore a integrare con la sua immaginazione quanto non vienedetto, in base agli indizi presenti. Se il racconto, supponiamo, parla di un perso-naggio che percorre un lungo cammino, fermandosi di tanto in tanto ad abbeve-rarsi o a cogliere dei frutti, ecco che cominciamo a lavorare di fantasia, immagi-nando spazi aperti con zone alberate e ruscelli sgorganti dalla roccia…

Una domanda che ci poniamo quando ci avviciniamo a un testo è:

“Dove” è ambientata la narrazione (piano della storia)?

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CAPITOLO UNO

Sorgono però poi altre domande, relative al piano del discorso:

“Come” si inserisce l’elemento spazio nella narrazione?Come interagisce con gli altri elementi del racconto?A quale funzione assolve?

E così via. Per rispondere a queste domande occorre aver chiari i concetti che il-lustreremo di seguito.

LE FUNZIONI DELLO SPAZIOLa descrizione dello spazio è fondamentale per definirel’ambiente in cui la vicenda narrata si svolge, e spesso aiu-ta a comprenderne gli aspetti, costituendo fondali neutri,sottolineando atmosfere, condizionando l’azione dei perso-naggi, o proponendo sfondi simbolici.

Enrico Reycend(1855-1928), Lungo Po,presso la Gran Madre aTorino, 1882 ca.,particolare.Uno scorcio reale dellaTorino ottocentesca èdescritto con affettuosapartecipazione emotivada Reycend.

Sarà più facile trovare riferimenti spazialiprecisi, con descrizioni minuziose edettagliate, nei testi narrativi che si fondanosull’aderenza alla realtà, come i romanzistorici del primo Ottocento, quelli naturalistio veristi della seconda metà del secolo oquelli del “nuovo realismo” novecentesco.Ma, anche in racconti in cui lapreoccupazione non è la documentazione diuna realtà riconoscibile, la descrizioneambientale può essere accurata, pur se nonconsente un’identificazione di luoghi esistenti.La Lombardia di Manzoni, la Sicilia di Verga, leLanghe di Pavese sono luoghi che possiamovisitare seguendone l’eco nella nostramemoria; ma non meno vivide saranno lesensazioni suscitate in noi dalle minutedescrizioni delle “città invisibili” di Calvino odel regno di “Fantàsia” di Michael Ende!

ti suggeriamo: Chesterton a p. 79; Mann a p. 85; Harrison a p. 294;Blixen a p. 308; Cˇechov a p. 336; Djebar a p. 344; Faulkner a p. 357;Fenoglio a p. 366; Iyengar a p. 376; Joyce a p. 388; Serao a p. 411; Benni ap. 425; Maupassant a p. 443; Buzzati a p. 458; Pirandello a p. 468; Kafka ap. 475; Doyle a p. 480; Defoe a p. 496; Lewis a p. 505; Chateaubriand a p.519; Manzoni, Renzo... a p. 536; Dostoevskij a p. 591; Vittorini a p. 649; enel volume 200 pagine per leggere: Dumas a p. 17; Dickens a p. 31; Arlt a p. 44;Deledda a p. 75; Hardy a p. 92; Pasolini a p. 101; Kannan a p. 130; Conrad a p.145; London a p. 154; Cortazar a p. 164; Bierce a p. 174.

Troverai cenni sulla funzione dello spazio negli Strumenti dilettura di: Petronio a p. 225.

DOVE TROVIAMO QUESTE STRUTTURE?

SE VUOI LAVORARE SU...le funzioni dello spazio

?

Lo spazio come sfondo neutroUna prima, elementare funzione che lo spazio riveste in un racconto è quella difare da semplice sfondo agli eventi: in questo caso lo spazio non assume unrilievo determinante nella narrazione ma funge da “cornice” in cui si muovono ipersonaggi, spesso del tutto convenzionale e stereotipata, scelta solo in relazio-ne al genere letterario prescelto.

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68 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

Facciamo un esempio di spazio neutro partendo da un passo del romanzo me-dioevale Erèc e Enide di Chrétien de Troyes dove incontriamo ladescrizione di uno scenario tipico della letteratura cavalleresca: è il giardino in-cantato in cui il re Evràin conduce Erèc perché elimini l’incantesimo che vi gravasopra.

Il giardino incantatoIl re lo guida fuori del castello, in un parco poco distante; la folla li segue invo-cando da Dio aiuto al temerario guerriero. Ma non posso esimermi1 dal darviqualche notizia storica su questo giardino, prima di passare innanzi. Esso non eracircondato da muro o steccato, ma soltanto da aria; però, per magia, l’aria lochiudeva da tutte le parti in modo che vi si poteva entrare da un unico accesso,esattamente come se fosse stato chiuso da un’inferriata. Estate e inverno vi si tro-vavano fiori e frutti maturi; senonché i frutti, per incantesimo, si lasciavano man-giare là dentro ma si rifiutavano di lasciarsi portar fuori; chi avesse voluto por-tarne via uno non sarebbe stato più capace di ritrovare l’uscita fintanto che nonl’avesse rimesso al suo posto. Vi si poteva ascoltare ogni specie degli uccelli checol loro canto dilettano l’uomo; e vi crescevano in quantità tutte l’erbe aromati-che e medicinali che la superficie della terra produce.

Adattamento da Erèc e Enide, Carocci, Roma 2003

Vedi Appendice

La descrizione del giardino incantato ricorre simile in questo e in altri brani dianalogo genere.

1. esimermi: evitare.

Spazio che fungeda cornice

Lo spazio come atmosferaÈ molto più frequente però che lo spazio non sia una semplice cornice, ma rive-sta un ruolo significativo, fornendo un campo di azione idoneo e ancor piùcreando quella atmosfera di cui il racconto si nutre:

nei racconti e nei romanzi di avventura i luoghi privilegiati sono gli spazi aper-ti, con perlustrazioni di foreste, viaggi per mare, assalti e castelli;

siamo proiettati nel mondo della fantascienza dalla presenza di astronavi, pia-neti sconosciuti e tecnologie avveniristiche;

nelle storie gotiche e dell’orrore troviamo cupi monasteri, abitazioni diroccatee cimiteri che sono gli ambienti favorevoli all’apparizione di fantasmi e mostri;

nei romanzi borghesi, le storie poco movimentate incentrate sulla psicologiadei personaggi si consumano in grigi interni domestici.

Si può fare un esempio, prendendo in considerazione un brano di uno dei piùfamosi autori di racconti di avventura, Emilio Salgari , tratto daI pirati della Malesia, dove compare uno scenario marino dopo una burrasca.

La burrascaLa calma non tardò a regnare sul ponte del vascello naufragato.Del resto la burrasca, dopo d’aver raggiunta la massima intensità, cominciava ascemare. I nuvoloni, qua e là squarciati, lasciavano intravvedere di quando in quandoil tremulo luccichio degli astri. Il vento, dopo d’aver fischiato, urlato, ruggito, si cal-mava a poco a poco.Tuttavia il mare continuava a mantenersi assai agitato. Gigantesche ondate correva-no in tutte le direzioni, investendo con furia estrema le scogliere e sfasciandovisi

Vedi Appendice

PER ESEMPIO:

PER ESEMPIO:

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CAPITOLO UNO

sopra con spaventevole fracasso. Il vascello, scosso, sbattuto a prua e a poppa, ge-meva come un moribondo, lasciandosi portar via pezzi di murate1 e frammentidella chiglia2 frantumata. In certi momenti, anzi, oscillava da prua a poppa cosìfortemente, da temere che venisse strappato dal banco madreporico3 e travoltoin mezzo ai marosi. Per fortuna stette saldo, ed i marinai, malgrado l’imminentepericolo e le ondate che si slanciavano di quando in quando in coperta, poteronogustare anche una qualche ora di sonno.

da I pirati della Malesia, Mursia, Milano 1994

L’insieme dielementi naturalicrea l’atmosfera

I particolari che vengono forniti sullo spazio (evidenziati in corsivo) contribuisco-no a creare l’atmosfera del lento calmarsi della tempesta.

1. murate: i fianchi della nave al di sopra del galleggiamento.2. chiglia: grossa trave longitudinale elemento fondamentale dello

scafo.3. banco madreporico: barriera di coralli.

Lo spazio come elemento narrativoSe nei casi precedenti lo spazio serve a caratterizzare la storia, fornendoquelle coordinate fondamentali che ci consentono di collocarla in un deter-minato contesto, altre volte esso costituisce un elemento attivo della narra-zione, perché:

1. condiziona l’agire del personaggio, ostacola o favorisce le sue intenzioni;

2. costituisce una proiezione del carattere, dello stato d’animo, della sua con-dizione.

Così l’elemento spaziale si trasforma: da ambiente in cui l’individuo si muove eagisce, a forza con cui mettersi a confronto, quasi un altro personaggio.

Prendiamo come esempio del primo caso l’inizio di Gente in Aspromonte diCorrado Alvaro , un breve romanzo, ambientato all’inizio delNovecento, che narra la storia della dura vita dei pastori in Aspromonte. Vi è de-scritto uno spazio ostile contro il quale gli uomini devono lottare.

I pastoriNon è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torren-ti, corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle ca-se costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali. Vanno in giro coi lun-ghi cappucci attaccati a una mantelletta triangolare che protegge le spalle, comesi vede talvolta raffigurato qualche dio pellegrino e invernale. I torrenti hanno unavoce assordante. Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco, le grandi caldaie nere sullabianca neve, le grandi caldaie, dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinfor-zato d’erbe selvatiche. Tutti intorno coi neri cappucci, coi vestiti di lana nera,animano i monti cupi e gli alberi stecchiti, mentre la quercia verde gonfia le ghian-de dei porci neri. Intorno alla caldaia, ficcano i lunghi cucchiai di legno inciso, ebuttano dentro grandi fette di pane. Le tirano su dal siero, fumanti, screziate dibianco purissimo come è il latte sul pane.

da Gente in Aspromonte, Garzanti, Milano 2000

I particolari evidenziati in corsivo disegnano uno spazio ostile, che condizional’agire degli uomini.

Vedi Appendice

Ambiente ostileall’uomo

PER ESEMPIO:

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Vediamo ora due esempi relativi al secondo caso. Gli ambienti, interni o ester-ni, che riflettono il carattere, la condizione o la psicologia dei personaggi sononumerosi nella letteratura.

Ci basterà citare a titolo di esempio la descrizione della pensione in cui è alloggia-to il protagonista nel romanzo Père Goriot di Honoré de Balzac .

La sala da pranzoLa sala da pranzo, dalla parete interamente rivestita di legno, fu tinta un tempo d’un co-lore oggi indistinto, che forma un fondo su cui l’untume ha impresso i suoi strati in mododa disegnarvi figure bizzarre. Ai muri, credenze appiccicose sulle quali son disposte ca-raffe sbeccate, appannate, tondi di metallo marezzato,1 pile di piatti di spessa porcella-na, orlati di blu, fabbricati a Tournai.2 In un angolo v’è una scatola a caselle nume-rate che serve a tenere riposte le salviette, sporche e macchiate di vino, di ciascun pen-sionante. Vi si trovano poi quei mobili indistruttibili, ovunque proscritti,3 ma messi làcome i resti della civiltà agli Incurabili. Vi vedrete un barometro col cappuccino che escefuori quando piove, incisioni esecrabili4 da toglier l’appetito incorniciate in legno nero ver-niciato a filetti d’oro, una pendola di madreperla incrostata di rame, una stufa verde, lu-cerne d’Argand5 ove la polvere si combina con l’olio, una lunga tavola coperta d’incerataunta quanto basta perché un allegro studente in medicina «esterno» vi scriva ilproprio nome servendosi del dito come di uno stilo, sedie zoppe, miserevoli piccolestuoie di sparto6 che si disfa sempre e non finisce mai, poi scaldinucci7 dai buchi rotti,dalle cerniere sconnesse, dove il legno si carbonizza. Per ispiegare quanto questa mobi-lia è vecchia, screpolata, tarlata, tremolante, logora, monca, orba, invalida, spirante, se nedovrebbe fare una descrizione che ritarderebbe troppo l’interesse di questa storia eche i lettori che hanno fretta non perdonerebbero.

da Père Goriot, Mondadori, Milano 2000

Vedi Appendice

La miseriadell’ambiente

anticipa lameschinità della

padrona

Proseguendo la lettura emerge che il personaggio della padrona della pensione,Mme Vauquer, si rispecchia negli oggetti deteriorati, squallidi e di pessimo gustoche la circondano.Il procedimento di sentire il paesaggio come una proiezione del proprio statod’animo, per lo più in consonanza, ma talvolta anche in opposizione, è tipico del-la narrativa romantica.

Prendiamo ad esempio queste due lettere dello Jacopo Ortis di Ugo Foscolo.

Natura ridente e natura minacciosaDopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mioaspetto più gaio, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’miei sguardi: il lamentar degli augelli,1 e il bisbiglio de’ zefiri 2 fra le frondi son oggi piùsoavi che mai; le piante si fecondano,3 e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; nonfuggo più gli uomini, e tutta la natura mi sembra mia.Alfine eccomi in pace! – Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagatoper queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi: 4 aspri

Vedi Appendice

1. marezzato: percorso da mutevoli riflessi.2. Tournai: città del Belgio occidentale, famosa per l’arte dellaporcellana e degli arazzi.3. proscritti: banditi, che non voleva nessuno.4. esecrabili: orribili.5. lucerne d’Argand: lanterna inventata da F. Amie Argand intorno al

1785, che produceva una luce più luminosa, bianca e ferma di tutte lelampade a olio precedenti.6. sparto: pianta con foglie a lamina rigida usata per fabbricare cesti,stuoie, ecc.7. scaldinucci: recipienti si rame o terracotta che si riempono dibrace per scaldarsi le mani.

Gioia

PER ESEMPIO:

PER ESEMPIO:

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71tit, sottocapitolo o autore

CAPITOLO UNO

Animo desolato

1. augelli: uccelli.2. zefiri: vento primaverile.3. le piante si fecondano: crescono e si moltiplicano.

4. bronchi: rami nodosi e spogli.5. imposte su le cervici: posti sulle cime.

Nella prima lettera la natura corrisponde con aspetto gioioso la disposizione dispirito del protagonista.Lo spazio descritto nella seconda riflette invece la desolazione del suo animo.

e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati.– Là giù è il Roia, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere del-le Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due queste immense montagne. V’è un pontepresso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi son fermato su quel ponte, eho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di al-tissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici 5 dell’Alpi altreAlpi di neve che s’immergono nel cielo, e tutto biancheggia e si confonde: – Da quellespalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci in-vade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suoregno tutti i viventi.

da Ultime lettere di Jacopo Ortis, Newton & Compton, Roma 1993

Félix Vallotton(1865-1925), Chiaro diluna, 1895, particolare.In questo paesaggiosimbolista, le nubi e laluna riflesse nel corsod’acqua compongonouna figurazionefortemente stilizzata etuttavia carica diintensità poetica.

SIMBOLOin greco symbolon, dalverbo symbállein,“mettere insieme”.

La dimensione simbolica dello spazioNon è raro poi che in un racconto lo spazio, oltre a fare da sfondo all’azione e ainteragire fortemente con i personaggi, assuma un valore aggiuntivo, quellosimbolico:

si carica di significati che investono valori morali, religiosi, affettivi;

esprime desideri, paure, aspirazioni, ideali,

facendosi così portatore di un messaggio più complesso, la cui decifrazione èimportante per l’interpretazione del significato profondo di un testo.

Spesso questo valore simbolico attribuito all’elemento spaziale si avvale di un si-stema di coppie antitetiche, ognuna formata di due poli contrapposti, l’uno po-sitivo e l’altro negativo: naturalmente la positività dell’uno e quindi la negativitàdell’altro non si possono definire in assoluto, ma dipendono dal sistema di valoridi una determinata società e dalla concezione del mondo dell’autore, che vi tra-spone, consciamente e talora inconsciamente, le sue convinzioni più profonde.

Le contrapposizioni simboliche che si incontrano più spesso nella letteratura sono:

alto/basso: l’alto rappresenta la spiritualità, il luogo dell’anima libera dai vin-coli del corpo, è quindi il polo positivo, mentre il basso è il luogo della materia,degli istinti, cioè il polo negativo della coppia.

Questa contrapposizione, già presente nel mondo classico, è rafforzata dallaconcezione cristiana del mondo, che colloca nelle viscere della terra l’Inferno enei cieli il Paradiso. Così Dante Alighieri , che rappresenta inmodo esemplare il sistema di valori del suo tempo, costruisce tutta la suaCommedia sullo schema di una discesa progressiva nell’Inferno, dove il più“basso”, oscuro e tenebroso, rappresenta anche il luogo dove è punito quan-to vi è di più riprovevole dal punto di vista morale e religioso, mentre ilPurgatorio e il Paradiso si configurano come una graduale ascesa, dai luoghidove si sconta una tendenza peccaminosa che si fa via via più lieve nel salire

Vedi Appendice

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72 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

la china del monte, alle sedi di una beatitudine sempre più sfolgorante nei suc-cessivi cieli, fino alla massima altezza e splendore della luce, dove a Dante sioffre la visione di Dio;

luce/buio: alla luce si attribuisce una connotazione positiva, mentre al buio unanegativa.

Anche questa coppia oppositiva, come quella alto/basso, ha finito per per-meare il nostro modo di percepire le cose tanto da tradursi, come la prima, inusi metaforici di questi aggettivi comuni nel linguaggio quotidiano. Perciò i luo-ghi oscuri, oltre che rappresentare il peccato, assumeranno la valenza sim-bolica di “minacciosi”, “pericolosi”, “inquietanti” e così via, mentre quelliluminosi indicheranno sicurezza, tranquillità, serenità.

Le contrapposizioni possibili sono molte e non sarebbe qui possibile elencarletutte. Diremo solo che, accanto a coppie di valenza univoca come quelle citate,in cui un termine rappresenta la positività, il bene morale, l’ordine, e l’altro la ne-gatività, il male morale, il disordine, ne compaiono altre il cui significato può es-sere ambivalente, come ad esempio l’opposizione:

interno/esterno: il primo può significare sicurezza, protezione, abitato com’èda oggetti e persone famigliari, ma anche oppressione e chiusura alle novità,mentre il secondo è spesso simbolo di pericolo ignoto e di minaccia, ma puòanche al contrario rappresentare la libertà e la possibilità di esperienze nuove;

altre contrapposizioni: naturalmente le valenze simboliche di una rappresen-tazione dello spazio si moltiplicano se si analizza un testo nel suo complesso,trovandone i richiami interni e decifrandone tutta la simbologia, che non è det-to che sia quella più consolidata e tradizionale, bensì può essere più comples-sa e ambigua.

Facciamo un esempio partendo da un breve passo come questo, tratto dal ro-manzo più famoso dello scrittore Joseph Conrad , Cuore di tenebra,che racconta un viaggio all’interno del continente africano.

Un luogo inquietanteSi fece scalo in qualche altro luogo dal nome farsesco, dove la gioconda danza delcommercio e della morte procede in un’atmosfera greve e terrosa come quella diuna catacomba infuocata: qua e là tutta quella costa informe con la sua perigliosa1

frangia di risacca, quasi la natura medesima avesse cercato di respingere gli intrusi; fuo-ri e dentro fiumi, correnti di morte in mezzo alla vita, le rive dei quali si stavan cor-rompendo in mota,2 e le acque, addensate in melma, invadevano il dominio dei mangli3

contorti, che parevan divincolarsi verso di noi nel parossismo4 di una disperazione impo-tente. Non ci si fermò abbastanza in nessuno di quei luoghi da poterne avereun’impressione particolareggiata: tuttavia un senso diffuso di vago e opprimentestupore veniva impadronendosi vieppiù di me. Era come un tetro pellegrinaggiotraverso un repertorio di soggetti per incubi.

da Cuore di tenebra, Feltrinelli, Milano 2003

Vedi p.133

L’ambiente naturale – uno spazio esterno – ha un aspetto inquietante e tenebro-so, tutto trasmette una sensazione di disfacimento, di oppressione, di morte.L’aggettivazione, i verbi, le immagini suggeriscono una simbologia negativa, il cuisignificato però emergerà solo da una lettura integrale del romanzo.

1. perigliosa: pericolosa.2. mota: fango.3. mangli: albero delleRegioni tropicali.4. parossismo: massimaintensità.

PER ESEMPIO:

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CAPITOLO UNO

L’espressionismo nel cinemaAPPROFONDIMENTO CINEMA

A destra: una scena da Ilgabinetto del dottorCaligari, 1920, diRobert Wiene, in cuirisalta la tipicadeformazioneespressionista sianell’ambientazione sianel trucco e nei costumidei personaggi. Sopra:un bozzetto per Ilgabinetto del dottorCaligari, 1920, diRobert Wiene, operadel pittore e scenografoHermann Warm,membro del gruppoespressionista berlinesedello Sturm.

Ricollegandosi alla pittura antinaturalistica e fortementesoggettiva di Gauguin, Van Gogh, Matisse, Munch, nellaseconda metà degli anni Dieci si diffonde in area germanica la

corrente artistica dell’Espressionismo (i gruppi Il Ponte di Dresda,1905, e Il cavaliere azzurro di Monaco, 1911). Attraverso un usoesasperato del colore come segnale di una particolare “temperatura”emotiva, un segno grafico irruente e sintetico, e una accentuatadistorsione delle forme, l’Espressionismo ricrea e trasforma la realtà insenso soggettivo, sottolineando la “singolarità” della visionedell’artista. Questa tendenza non riguarda soltanto la pittura maanche la letteratura, il teatro, l’architettura e il cinema, che negli anniVenti conosce in Germania un’importante fase di rinnovamento

proprio sulla base di modelli derivati dalla pittura, dal teatro edall’architettura espressionista. Il primo capolavoro del cinemaespressionista tedesco è Il gabinetto del dottor Caligari di RobertWiene (1920), cui seguono, tra gli altri, Nosferatu di Friedrich WilhelmMurnau (1922), Delitto e castigo ancora di Wiene (1923), Tre amorifantastici, noto anche cone Il gabinetto delle figure di cera di PaulLeni (1924) e soprattutto Metropolis di Fritz Lang (1927). I filmespressionisti esplorano soprattutto le possibilità del mezzocinematografico di rappresentare l’irreale, la dimensione fantastica evisionaria, il sogno, i motivi della ribellione e del soprannaturale,innestando questi motivi sui temi tipici del cinema dell’epoca, come ilracconto d’avventura, esotico, il melodramma, e quelli che oggidefiniremmo l’horror e il noir. Il cinema espressionista tende per lo piùa rappresentare il mondo dal punto di vista di un determinatopersonaggio, solitamente dalla personalità distorta o alterata a causadi particolari circostanze, e la realtà diventa così la proiezione “esterna”di una dimensione “interiore” fortemente caratterizzata sul pianopsicologico. Gli strumenti più caratteristici del cinema espressionistasono la deformazione scenografica, l’uso di prospettive alterate, latendenza ad attribuire tratti biomorfi alle cose inanimate, mentre le lucie le ombre, così come tutti gli elementi dello spazio scenico, vengonousati in modo non naturalistico per creare atmosfere sempre più“cariche” a livello emotivo.

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eNel racconto La strada dell’ira, pubblicato nel 1932, lo scrittore inglese Gilbert Keith Che-sterton traccia con toni grotteschi il profilo dell’impiegato spersonalizzato efrustrato dal meccanismo produttivo. Ciò che viene descritto è molto simile a “brutto sogno”,come lo stesso Chesterton definiva il proprio racconto.

La strada dell’ira

on riesco a ricordare se questa storia sia vera o no. Sospetto che qualora larileggessi molto attentamente, finirei con il concludere che non lo è. Mapurtroppo non posso rileggerla molto attentamente perché, vedete, non è

stata ancora scritta. L’immagine e l’idea di essa mi hanno ossessionato per granparte della fanciullezza; può darsi che l’abbia sognata quando ancora non sapevoparlare; o che l’abbia raccontata a me stesso prima di saper leggere; o che l’abbialetta quando ancora non avevo la capacità del ricordo. Tutto sommato, però,sono sicuro che non la lessi. I fanciulli, infatti, conservano reminiscenze1 moltochiare di cose del genere; e dei libri che davvero mi piacevano riesco ancora arammentare2 non soltanto il formato e lo spessore e la rilegatura,3 ma persino laposizione delle parole stampate su molte delle pagine. In complesso, propendo4

a essere del parere che tutto mi sia accaduto prima della nascita.In ogni modo, vediamo ora di raccontare la storia con tutti i vantaggi dell’atmo-sfera che vi ha aderito.5 Dovete immaginarmi, per consentirmelo, seduto apranzo, in uno di quei ristoranti della City6 dove si mangia alla svelta e dove lagente ingurgita il cibo così in fretta da privarlo di tutte le sue piacevoli caratteri-stiche, e trascorre la mezz’ora di sosta così rapidamente da privarla di tutte lepiacevoli caratteristiche del riposo. Affrettarsi durante il tempo libero è il menopratico dei modi di agire. Portavano tutti alti cappelli a cilindro lucenti, come senon avessero potuto perdere un istante di tempo nemmeno per appenderli a unattaccapanni, e tutti avevano un occhio lievemente strabico,7 ipnotizzati com’e-rano dall’occhio enorme dell’orologio. In breve, erano gli schiavi del servaggio8

moderno, potevi udirne tintinnare le catene. Ognuno di loro era, in effetti, le-gato a una catena; la più pesante che sia mai stata applicata a un uomo... sichiama catena dell’orologio.Orbene, tra coloro che entrarono nel ristorante e sedettero di fronte a me, c’era unuomo che, quasi immediatamente, iniziò un monologo ininterrotto. Somigliava atutti gli altri per il modo di vestire eppure sembrava, in maniera stupefacente, l’op-posto degli altri per come si comportava. Aveva sul capo un alto e lucido cappelloa cilindro e indossava una lunga finanziera,9 ma portava queste cose come, essendotanto solenni,10 meriterebbero di essere portate; il cappello a cilindro di seta sem-brava, sul suo capo, una mitra,11 e, quanto alla finanziera, la si sarebbe detta l’efod12

di un alto sacerdote. Egli non soltanto appese il cappello all’attaccapanni, ma parvequasi (tanto grande era la sua maestosità) chiedere al cappello stesso il permesso difare una cosa simile, e scusarsi con l’attaccapanni perché se ne serviva. Quando si

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1. reminiscenze: ricordi.2. rammentare:ricordare.3. rilegatura: modo incui un libro èconfezionato, sia unendoinsieme le pagine siaracchiudendole in unacopertina. Quando illettore parla di rilegaturain genere si riferisce allacopertina.4. propendo: sonofavorevole.5. che vi ha aderito: chelo riguarda e locaratterizza.6. City: quartierelondinese in cui siconcentra il mondo degliaffari.7. avevano un occhiolievemente strabico:perché guardavano stortoin direzione dell’orologio. 8. servaggio: schiavitù.Nel regime feudaleindicava la condizione dichi pur non essendogiuridicamente schiavo, ètenuto a prestare servizigratuiti.9. finanziera: abitomaschile con giaccalunga a doppio petto.10. solenni: grandiosi,imponenti, che incutonorispetto.11. mitra: copricapoindossato dal papa e daivescovi, in questo casosimbolo di solennità.12. efod: paramentosacro senza maniche,indossato dal sommosacerdote presso gliantichi ebrei.

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fu accomodato su una sedia di legno, con l’aria di tener conto13 dei sentimenti chepoteva avere, ed ebbe fatto una sorta di lieve inchino, o riverenza,14 anche al tavolodi legno, come se si fosse trattato di un altare, non potei evitare che un commentomi salisse alle labbra. Lo sconosciuto era infatti un uomo robusto, dalla facciasplendente di ottimismo e dall’aspetto prospero,15 eppure trattava ogni cosa conuna cautela che equivaleva quasi al nervosismo.Tanto per dire qualcosa che esprimesse il mio interessamento, osservai:– Questi mobili sono piuttosto solidi; ma, naturalmente, la gente li tratta conuna noncuranza16 di gran lunga eccessiva –.Mentre alzavo gli occhi dubbiosi, incrociai il suo sguardo, e mi sorpresi a esserefissato, come veniva fissato lui, in modo apocalittico.17 Lo avevo giudicato unapersona normale, quando era entrato, a parte i modi strani e circospetti;18 ma segli altri lo avessero veduto, si sarebbero messi a urlare precipitandosi fuori dellasala. Non lo vedevano, comunque, e continuarono a mangiare, causando tintin-nii con le forchette e mormorii con la loro conversazione. Ma la faccia del-l’uomo era la faccia di un pazzo furioso.– Intendeva dire qualcosa di particolare con questa osservazione? – domandò in-fine, e il sangue gli riaffluì adagio alla faccia.– Assolutamente nulla – risposi. – Nessuno dice qualcosa di significativo, qui;rovina la digestione alla gente.Lui si appoggiò alla spalliera e si asciugò la fronte ampia con un fazzolettone; ep-pure, sembrava esservi una sorta di rincrescimento nel suo sollievo.19 – Pensavoche forse – disse a voce bassa – ne fosse andata a pallino un’altra.20

– Se si riferisce a un’altra digestione andata a pallino –, dissi io – non mi risultache qualcuno, qui, abbia mai digerito bene –.– No, mi riferisco a un’altra strada andata a pallino – e poi soggiunse, con gravitàe placidità:21 – Ma siccome presumo che questo non le spieghi molto, dovrò rac-contarle, ritengo, la storia. Lo faccio sentendomi tanto meno responsabile inquanto so che non mi crederà. Per quarant’anni della mia vita sono invariabil-mente uscito dal mio ufficio, che si trova in Leadenhall Street,22 alle cinque emezzo del pomeriggio, reggendo un ombrello con la mano destra e una borsacon la mano sinistra. Per quarant’anni, due mesi e quattro giorni sono passatodalla porta laterale, ho seguito la strada sul lato sinistro, ho voltato al primo an-golo a sinistra e al terzo a destra, dove mi sono soffermato a comprare un gior-nale della sera, ho seguito la strada sul lato destro intorno a due angoli ottusi,23

venendo a trovarmi accanto a una stazione della metropolitana, nella quale hopreso un treno per tornare a casa. Per quarant’anni, due mesi e quattro giorni hoseguito questo itinerario in forza di un’abitudine accumulata;24 non era un lungotragitto quello da me seguito, e impiegavo circa quattro minuti e mezzo per per-correrlo. Dopo quarant’anni, due mesi e quattro giorni, il quinto giorno usciisempre nello stesso modo, con l’ombrello nella mano destra e la borsa nella si-nistra, e cominciai ad accorgermi che camminare lungo l’itinerario familiare mistancava alquanto più del solito. A tutta prima pensai di non star bene di salutee di avere il fiato corto; sebbene anche questo sembrasse innaturale, in quanto lemie abitudini sono sempre state precise come un orologio. Ma dopo qualchetempo mi persuasi che la strada aveva una pendenza notevolmente più accen-tuata di quella a me nota sino ad allora; stavo decisamente ansimando in salita. A

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13. con l’aria di tenerconto: apparentementetenendo inconsiderazione.14. riverenza: inchinocompiuto in segno diossequio.15. prospero: florido,che gode di grandebenessere.16. noncuranza:disattenzione,indifferenza.17. apocalittico: cheevoca catastrofi.18. circospetti:guardinghi, diffidenti,sospettosi.19. sembrava esserviuna sorta dirincrescimento nel suosollievo: è contrastatofra due sentimenticontrapposti.20. ne fosse andata apallino un’altra: finitamale, andata in fumo, inpezzi.21. gravità e placidità:solennità e serenità.L’uomo assumel’atteggiamento diqualcuno che la sa lunga.22. Leadenhall Street:una strada di Londra.23. angoli ottusi: angolisuperiori a 90°, qui usatiper indicare uno spaziodeformato.24. abitudineaccumulata: l’aggettivoaccumulata indicaun’abitudine che è taleda moltissimo tempo.

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e causa di questo, senza dubbio, l’angolo della strada sembrava più lontano delconsueto;25 e, quando voltai da quella parte, mi convinsi di avere sbagliato an-golo. La strada era adesso, infatti, ripidissima, come quelle che si vedono neiquartieri collinosi di Londra, e nel mio quartiere colline non ne esistevano. Ep-pure, non avevo sbagliato strada. Il nome scritto sulla targa era sempre lo stesso;i negozi chiusi erano gli stessi; i lampioni e l’intero aspetto della prospettiva con-tinuavano a essere identici; soltanto la strada era inclinata, come un coperchio.Dimenticando tutte le mie preoccupazioni per il respiro corto o la stanchezza,corsi avanti furiosamente e raggiunsi la seconda delle mie consuete svolte, cheavrebbe dovuto condurmi quasi in vista della stazione. Ma, quando voltai a quel-l’angolo, per poco non stramazzai sul marciapiede. La strada, infatti, salivaadesso diritta davanti alla mia faccia come una ripida scala o il lato di una pira-mide. Per chilometri e chilometri tutto intorno a quel punto non esisteva unpendio come quello di Ludgate Hill.26 E io vedevo invece un pendio simile aquello del Matterhorn.27 L’intera strada si era sollevata come un’unica onda, ep-pure ogni sua minima cosa e ogni particolare rimanevano identici, e io vedevo inalto in lontananza, come dalla sella di un passo alpino,28 ben distinguibile in let-tere rosa, il nome che sovrastava la mia edicola.Corsi e corsi, ciecamente ormai, lasciandomi indietro tutti i negozi e giungendoin quel tratto della strada dove si trovava solamente una lunga e grigia fila di caseprivate. Provai, non so perché, la sensazione irrazionale29 di trovarmi su unlungo ponte di ferro gettato nello spazio vuoto. Un impulso mi afferrò e sollevaila botola30 di ferro di uno scarico del carbone. Guardando in giù attraverso essa,vidi il vuoto dello spazio e le stelle. Quando alzai di nuovo gli occhi, un uomo sitrovava in piedi nel giardino davanti a casa sua, dalla quale, a quanto pareva, erauscito. Si appoggiava alla cancellata e mi guardava. Eravamo completamentesoli, in quella strada da incubo; aveva la faccia in ombra; indossava un vestitoscuro e comune; ma quando lo vidi, così immobile, capii in qualche modo chenon era di questo mondo. E le stelle dietro il capo di lui apparivano più grandi epiù intensamente luminose di quanto dovrebbe essere sopportato dallo sguardodegli uomini.“Se sei un angelo buono” dissi “o un savio demone,31 o se hai qualcosa in co-mune con il genere umano, spiegami che cos’è questa strada posseduta dai dia-voli”.Dopo un lungo silenzio, l’uomo rispose: “Secondo te che cos’è?”“Ma è Bumpton Street”32 scattai. “Conduce alla stazione di Oldgate”.33

“Sì” ammise lui con gravità.34 “A volte conduce là. In questo momento, però,porta in cielo”.“In cielo?” dissi io. “Perché?”“Porta in cielo per avere giustizia” egli disse. “Devi averla trattata male. Ricor-dalo sempre, c’è una cosa che non può essere sopportata da nessuno e da niente.Questa cosa intollerabile35 consiste nell’essere sfruttati36 e inoltre trascurati.37 Aesempio, si può sfruttare le donne... tutti lo fanno. Ma non si può trascurare ledonne... ti sfido a farlo. Al contempo, è possibile trascurare i vagabondi e gli zin-gari e tutti coloro che sembrano essere i rifiuti dello stato, purché non li si sfruttifacendoli lavorare troppo. Ma nessuna bestia del campo, nessun cavallo, nessuncane possono tollerare a lungo che gli si richieda più del giusto lavoro senza

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25. consueto: solito.26. Ludgate Hill: luogocollinoso di Londra.27. Matterhorn: altroluogo collinoso, maevidentemente più altodel primo.28. sella di un passoalpino: valico.29. irrazionale: nondotato di ragione,istintivo.30. botola: apertura nelpavimento o nel soffittochiusa da una portaribaltabile.31. savio demone:demone saggio.L’aggettivo saggio èusato per ingraziarsi losconosciuto, nel casofosse un demone.32. Bumpton Street:una strada di Londra.33. stazione di Oldgate:località di Londra.34. gravità: serietà.35. intollerabile: nonsopportabile.36. sfruttati: coloro daiquali si trae vantaggiosenza retribuirli in modoadeguato.37. trascurati: trattaticon poco riguardo.

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CAPITOLO UNO

avere, per giunta, l’onore che meritano.“E la stessa cosa accade con le strade. Tu hai ammazzato di fatica questa strada,eppure non ne hai mai ricordato l’esistenza. Se vi fosse qui una sana democrazia,sia pure di pagani,38 avrebbero inghirlandato39 questa strada, dandole il nome diun dio. Allora essa se ne sarebbe rimasta tranquilla. Invece la strada ha finito conlo stancarsi della tua instancabile insolenza;40 e si sta impennando41 e sta alzandola testa verso il cielo. Non sei mai stato in sella a un cavallo che si impennava?”

38. pagani: non cristiani.39. inghirlandato:ornato con ghirlande,cioè riverito e onorato.40. insolenza:arroganza, mancanza dirispetto.41. impennando:alzando come fa ilcavallo quando si sollevasulle zampe posteriori.

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Chaïm Soutine (1893-1943), La scalinata rossa,1920 ca. Questa“scalinata rossa” chedomina la composizionedel quadro,inerpicandosivertiginosamenteattraverso un paesaggiofortemente deformato,evoca la bizzarra einquietante alterazionepercettiva di cui èvittima il protagonistadel racconto diChesterton.

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Guardai la lunga strada grigia e per un momento mi parve che fosse identica allungo collo grigio di un cavallo inarcato verso il cielo. Ma, dopo un attimo, ilmio equilibrio mentale tornò e dissi: “Tutto questo è assurdo. Le strade vannodove devono andare. Una strada deve sempre arrivare al suo termine”.“Perché la pensi così delle strade?” domandò lui, rimanendo ritto e del tutto im-mobile.“Perché le ho sempre viste fare la stessa cosa” risposi, logicamente irritato. “Ungiorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, questa strada ha sempre portato allastazione di Oldgate; un giorno dopo...”Mi interruppi, perché egli aveva alzato di scatto la testa con la stessa furia dellastrada in rivolta.42

“E tu?” gridò con accenti terribili. “Cosa credi che la strada pensi di te? Lastrada pensa forse che tu sei vivo? E sei vivo? Un giorno dopo l’altro, un annodopo l’altro, ti sei recato alla stazione di Oldgate...” – Da allora, ho sempre ri-spettato le cose cosiddette inanimate!Poi, con lieve inchino al vasetto della mostarda,43 l’uomo entrato nel ristorantese ne andò.

La strada dell’ira, in Racconti fantastici del ’900, vol. I, Mondadori, Milano 1994

Chaïm Soutine (1893-1943), La scalinata rossa,1920 ca. Questa“scalinata rossa” chedomina la composizionedel quadro,inerpicandosivertiginosamente

42. in rivolta: che siribella.43. mostarda: salsa abase di senape.

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L’ambientazione spazialeNel racconto compaiono dei riferimenti spaziali?

Sì No

Nel caso la risposta sia affermativa, si tratta di indicazioni:precise vaghe

Possiamo dire che nel racconto ci sono due narrazioni, una interna all’altra.1. In quale luogo si sviluppa la prima narrazione?2. Quali elementi vengono messi in evidenza? Sottolineali.

L’osservazione sul mobilio introduce una seconda narrazione.1. Come reagisce il secondo narratore alle parole del primo a proposito dei mobi-

li?2. La situazione tra i due si risolve positivamente e il secondo narratore de-

scrive a sua volta un luogo. Trova il punto in cui inizia la descrizione e sot-tolinea le caratteristiche che vengono messe in evidenza di questo luogo.

3. Che cosa cambia a un certo punto di questo luogo? Sottolinea i particolariche si riferiscono al cambiamento.

4. Come e da chi viene spiegato il cambiamento?

Le funzioni dello spazioIn questo racconto lo spazio è una semplice cornice narrativa o assume unruolo determinante nella narrazione?

Nella prima narrazione ..............................................................................................................................................................

Nella seconda narrazione ........................................................................................................................................................

La sala da pranzo del ristorante nella prima narrazione è carica di significa-to: è un luogo “dove si mangia alla svelta”.1. A quale tipo di vita fa pensare? .....................................................................................................................................

2. Quale elemento incombe sugli avventori? ...................................................................................................

3. Di cosa è simbolo? ..........................................................................................................................................................................

4. Dunque la descrizione della sala da pranzo ha funzione .........................................................

Il luogo in cui si svolge la storia raccontata dall’impiegato costituisce unaproiezione del personaggio, dunque ha una funzione.

Narrativa Simbolica

Che cosa esprime la frase che lo sconosciuto rivolge all’impiegato: «Deviaverla trattata male. Ricordalo sempre, c’è una cosa che non può esseresopportata da nessuno e da niente. Questa cosa intollerabile consiste nel-l’essere sfruttati e inoltre trascurati.»?

Quale sentimento proietta l’impiegato sugli oggetti quando dice: «Da allora,ho sempre rispettato le cose cosiddette inanimate!»?

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L’arrivo al sanatorio

ccoci qui, al sanatorio La Quiete! Col suo lungo fabbricato principale e le alicontigue, si stende, bianco e rettilineo, in mezzo all’ampio giardino, cheassai piacevolmente adornano grotte, pergolati1 e chioschetti2 di corteccia

d’albero, mentre dietro i tetti d’ardesia3 si ergono, imponenti, verso il cielo imonti verdi d’abeti e digradanti in morbide balze.Ancora il dottor Leander dirige lo stabilimento: barba nera biforcuta, dura e ric-cia come il crine di cavallo di cui s’imbottiscono i mobili; lenti grosse, scintil-lanti; aspetto di uomo che la scienza ha raggelato, indurito e riempito di uncalmo e indulgente pessimismo. Coi suoi modi bruschi e riservati tiene in suopotere i pazienti, ossia tutti quegli individui che, troppo deboli per prescriversidelle leggi4 e attenersi ad esse, gli danno il loro denaro per ottenere la prote-zione della sua severità.Quanto alla signorina von Osterloh, essa sovrintende con dedizione instanca-bile al governo della casa.5 Buon Dio, com’è attiva nell’andar su e giù per lescale, nel correre da un estremo all’altro dell’istituto! È la signora della cucina edella dispensa, si arrampica su per gli armadi della biancheria, comanda la ser-vitù; ispirandosi ai criteri dell’economia, dell’igiene, dei piaceri gastronomici edell’eleganza esteriore, amministra la mensa; s’industria con frenetica circospe-zione,6 e nella sua attività eccezionale è implicito un permanente biasimo all’in-tero mondo maschile, di cui nessun rappresentante ha mai pensato a chiedere lasua mano. Ma, in due rotonde chiazze cremisi,7 arde tuttavia sulle sue gote l’i-nestinta speranza di diventare un bel giorno la signora Leander...Ozono, aria tranquillissima... Con buona pace degli invidiosi e dei rivali del dottorLeander, La Quiete è, per i malati di petto, un luogo altamente raccomandabile.Ma non solo tisici,8 bensì infermi di ogni genere vengono a soggiornare qui: uo-mini, signore, perfino bambini; e il dottor Leander può vantare successi nei campipiù svariati. Vi sono ammalati gastrici, come la signora Spatz, moglie di un altomagistrato, che per di più soffre agli orecchi; altri signori con disturbi di cuore,paralitici, reumatici e nervosi di tutti gli stadi. C’è un generale diabetico che, bor-bottando da mane a sera, spende tutta la sua pensione. Molti signori dalle facceemaciate9 alzano le gambe in quel certo modo incontrollato che non fa presagirenulla di buono.10 La cinquantenne moglie del pastore Höhlenrauch, che, dopo averdato alla luce diciannove figli, ha perso ogni facoltà di formulare un pensiero, nonriesce a trovar pace e, spinta da un’inquietudine ebete, già da un anno si trascina perl’edificio al braccio dell’infermiera privata: rigida, muta, sinistra,11 senza meta.

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1. pergolati: struttureper piante rampicanti.2. chioschetti: piccolipergolati a cupolarivestite di piante.3. ardesia: argilla grigio-scuro o nera divisibile inlastre sottili, ideale per lacopertura dei tetti.4. prescriversi delleleggi: darsi delle regole.5. sovrintende ...governo della casa:dirige il sanatoriodedicandosi senzastancarsi.6. s’industria ...circospezione: si dà dafare in modo frenetico,convulso, ma nelcontempo avveduto,prudente.7. cremisi: rosse.8. tisici: malati di tisi,cioè di tubercolosipolmonare.9. emaciate: smunte,patite.10. che non fapresagire nulla dibuono: in quantosintomo di gravi malattievascolari alle gambe.11. sinistra: con arialugubre.

In questo passo che apre il romanzo Tristano di Thomas Mann viene nar-rato l’arrivo della giovane ed eterea Gabriella in sanatorio dove deve curare una malattia chela tormenta da che è divenuta madre.

Vedi Appendice

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CAPITOLO UNO

Di tanto in tanto muore qualcuno dei “gravi”, che se ne stanno ritirati nelle pro-prie camere e non compaiono ai pasti né nella sala di ritrovo; e non viene a saperlonessuno, nemmeno i vicini di camera. Nel silenzio della notte l’ospite cereo12 èportato altrove, e l’attività de La Quiete continua inalterata: massaggi, applicazionielettriche13 e iniezioni, docce, bagni ed esercizi ginnastici, traspirazioni14 e inala-zioni nelle diverse sale munite di tutti i ritrovati della scienza moderna...Sì, qui domina un ritmo veloce. L’istituto è fiorente. Quando giungono nuoviospiti, il portiere, all’ingresso posto nell’ala laterale, suona la grossa campana; ecoloro che partono vengono accompagnati alla carrozza, molto cerimoniosa-mente, dal dottor Leander nonché dalla signorina von Osterloh. Quali esistenzenon ha già ospitato La Quiete! C’è perfino uno scrittore, un tipo eccentrico,15

che porta il nome di non so che minerale o pietra preziosa, e sta qui a sciupare ilsuo tempo...Dimenticavo: oltre al dottor Leander c’è ancora un altro medico, addetto ai casileggeri e a quelli senza speranza. Ma si chiama Müller, e non vale neppure lapena di parlarne.

Al principio di gennaio il commerciante all’ingrosso Klöterjahn – della ditta A.C. Klöterjahn e C.ia – condusse a La Quiete la sua signora; il portiere suonò lacampana, e la signorina von Osterloh venne a riverire16 i nuovi arrivati, chegiungevano da lontano, nel salotto al pianterreno, ammobiliato in purissimostile Impero,17 come del resto quasi tutto il vecchio e signorile edificio. Subitodopo, entrò anche il dottor Leander: s’inchinò ed avviò una conversazione pre-liminare di orientamento per ambo le parti.Fuori, si stendeva il giardino invernale, con le aiuole ricoperte da stuoie,18 legrotte piene di neve e i tempietti deserti; due facchini trasportavano dalla car-rozza, ferma sullo stradone davanti alla cancellata – poiché la casa era priva di ac-cesso stradale – i bagagli dei nuovi ospiti.– Adagio, Gabriella, take care,19 angelo mio, e tieni la bocca chiusa – aveva dettoil signor Klöterjahn mentre guidava la moglie attraverso il giardino; e su quel –take care – si sarebbe dichiarato d’accordo, tremando teneramente in cuor suo,chiunque l’avesse veduta: per quanto sia innegabile che il signor Klöterjahnavrebbe anche potuto dirlo alla buona,20 in tedesco.Lo stesso cocchiere21 che aveva trasportato i signori dalla stazione al sanatorio –un omaccione incolto, privo di sentimenti delicati – s’era stretto la lingua fra identi, con impotente sollecitudine, allorché il commerciante aveva aiutato lamoglie a scendere di carrozza; ed era parso perfino che i due cavalli bai,22 fumi-ganti23 nella gelida aria ferma, volgessero indietro gli occhi a seguire con ansietàla pericolosa impresa, preoccupati di tanta fragile grazia e delicata vaghezza.La giovane signora era sofferente della trachea:24 così si poteva espressamenteleggere nella lettera con cui, dai lidi25 del Mar Baltico, il signor Klöterjahn avevaannunciato al medico dirigente de La Quiete la loro venuta; e c’era da ringraziarDio che non fossero i polmoni! Ma se anche, tuttavia, si fosse trattato dei pol-moni, nessun aspetto avrebbe potuto essere più avvenente26 e raffinato, più ri-servato e incorporeo di quello che ora mostrava la nuova paziente, mentre ac-canto al gagliardo27 consorte ascoltava la conversazione, languidamente28

abbandonata nella liscia poltrona laccata29 di bianco.

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12. cereo: color dellacera, perché tra i tessutinon circola più il sangue.13. applicazionielettriche: tra la fine delXIX e l’inizio del XX secoloin medicina si cominciò aimpiegare correntielettriche a bassafrequenza per iltrattamento di affezionidolorose dell’apparatomuscolo-scheletrico.14. traspirazioni:sudorazioni forzate.15. eccentrico: strano.16. riverire: ossequiare.17. stile Impero:dell’epoca di Napoleone.18. stuoia: tessuto digiunchi o paglia qui usatoper proteggere le aiuoledal freddo.19. take care: faiattenzione.20. alla buona: in modosemplice.21. cocchiere:conducente dellacarrozza.22. bai: di colore rosso-bruno, con la coda, lacriniera e l’estremitàdelle gambe nere.23. fumiganti: cheesalano fumo, vapore.24. trachea: trattosuperiore dell’apparatorespiratorio.25. lidi: spiagge.26. avvenente:affascinante.27. gagliardo: che haforza e potenza fisica.28. languidamente:senza energia.29. laccata: verniciata.

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82 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

Le mani, belle e pallide, senza ornamenti all’infuori della semplice fede nuziale,posavano tra le pieghe di una pesante gonna di panno scuro; un attillato cor-petto color grigio argento, dall’alto collo rigido, abbondantemente ornato diarabeschi30 di velluto in rilievo, le rivestiva il busto. Ma quelle stoffe calde e pe-santi non facevano che rendere ancor più toccante, eterea31 e leggiadra32 l’indi-cibile delicatezza, la stanca soavità della sua testolina. I capelli castano-chiari,pettinati lisci all’indietro, erano raccolti in un nodo basso sulla nuca; un solo ric-ciolo, in prossimità della tempia destra, ricadeva arcuato e libero sulla fronte,non lungi dal punto dove, sopra il ben marcato arco del sopracciglio, una stranapiccola vena si ramificava, azzurrina e malsana, sulla chiarità immacolata diquella fronte diafana.33 Ed essa, la piccola vena azzurra sopra l’occhio, dominavain maniera inquietante l’ovale squisito del viso. Bastava che la signora comin-ciasse a parlare, bastava anzi che sorridesse, perché la vena si facesse più visibile;e conferiva subito alla sua espressione un che di faticoso, perfino di tormentato,che destava indefinite apprensioni. Nondimeno, ella parlava e sorrideva. Parlavadi buon animo e affabilmente, con la sua voce alquanto velata, e sorrideva con gliocchi che guardavano un po’ stanchi e ogni tanto sembravano tendere a scolo-rirsi, mentre gli angoli, presso l’esile radice del naso, erano immersi in fitteombre;34 sorrideva con la bella bocca grande, che pareva risplendere ad onta35

del suo pallore, forse perché le labbra erano disegnate con tanto rilievo e net-tezza36 di contorni. Di quando in quando era presa da una tossettina; allora por-tava alla bocca il fazzoletto, e poi lo osservava.– Non tossire, Gabriella – diceva il signor Klöterjahn, – lo sai, darling,37 che ildottor Hinzpeter te l’ha espressamente vietato; basta solo dominarsi un po’, an-gelo mio. Sì, come le dicevo, si tratta – ripeté – soltanto della trachea. Io, quandocominciò, ebbi proprio paura che fossero i polmoni: mamma mia, che spavento!Ma non sono i polmoni, perdio santissimo, eh, Gabriella? Noi non ci lasciamotirar dentro in roba del genere, eh, eh! –– Senza dubbio – fece il dottor Leander, e dardeggiò38 la signora con lo scintil-lio delle lenti.A questo punto il signor Klöterjahn chiese del caffè: caffè e panini imburrati.Aveva uno strano modo gutturale39 di pronunciare la c dura e di dire “imbur-ratti” invece di “imburrati” che avrebbe messo appetito a chiunque.Gli fu dato quel che desiderava, gli fu anche assegnata la camera per lui e per lamoglie, e ci si dispose per il soggiorno.Infine, il dottor Leander si riservò il trattamento di questo caso e non ne mise aparte il dottor Müller.

La personalità della nuova paziente destò uno straordinario interesse a LaQuiete; ed ogni omaggio che le era reso venne accolto con soddisfazione dal si-gnor Klöterjahn, abituato a consimili successi. Il generale diabetico, quando perla prima volta la scorse, interruppe per un istante il suo borbottamento; i signoridalle facce emaciate, quando le passavano vicino, sorridevano e compivano sforzieroici per controllare le loro gambe, e la moglie del giudice Spatz le si affiancòsubito in qualità di amica anziana. Sì, faceva una certa impressione, la signorache portava il nome del signor Klöterjahn! Uno scrittore che da qualche setti-mana trascorreva il suo tempo a La Quiete – un originale bisbetico,40 il cui nome

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30. arabeschi: ricamicomplicati.31. eterea: delicata,quasi immateriale.32. leggiadra: piena digrazia ed eleganza.33. diafana: talmentedelicata da sembraretrasparente.34. fitte ombre:occhiaie.35. onta: disonore.36. nettezza: nitidezza.37. darling: cara.38. dardeggiò: guardòintensamente.39. gutturale: rauco,aspro.40. bisbetico: che ha uncarattere lunatico.

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83tit, sottocapitolo o autore

CAPITOLO UNO

suonava come quello di una pietra preziosa – addirittura si fece smorto quandolei gli passò accanto nel corridoio: si fermò, ed era ancora lì immobile, come in-chiodato al suolo, dopo che era già sparita da un pezzo.Non erano passati due giorni, e già tutti gli ospiti della casa conoscevano la suastoria a puntino.41 Era nativa di Brema – cosa d’altronde riconoscibile, quandoparlava, da certe piacevoli inflessioni di voce – e in quella città, due anni innanzi,aveva pronunciato davanti al signor Klöterjahn il sì che lega per la vita. Poi l’a-veva seguito nella sua città natale, là sulle rive del Baltico, e circa dieci mesiprima, in circostanze eccezionali di difficoltà e pericolo, gli aveva donato unbambino, un rampollo,42 un erede, straordinariamente prospero43 e ben fatto.Ma da quei giorni tremendi non aveva più recuperato le forze, posto che leavesse mai possedute prima.

da Tristano, Mondadori, Milano 1987

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41. a puntino: conprecisione.42. rampollo:discendente diretto diuna famiglia.43. prospero: florido, insalute.

John Singer Sargent(1856-1925), Madame X,1884, particolare.Il tipo di bellezzafemminile, tipicamentefin de siècle, proposto daSargent, vive ancora, allesoglie del nuovo secolo,nella figura dellafascinosa e languidaGabriella Klöterjahn delromanzo di Mann:pallida, quasi esangue,indicibilmente delicata,«eterea e leggiadra»,«senza ornamenti» maraffinatissima nel vestire,con i capelli «pettinatilisci all’indietro» esobriamente raccoltisulla nuca.

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84 SEZIONE I - LE TECNICHE NARRATIVEil tempo e lo spazio

Verif

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final

e L’ambientazione storicaCi sono nel brano elementi che ci aiutano a calcolare storicamente il brano?

Sì NoGiustifica la tua risposta ...........................................................................................................................................................

L’uso dei tempi e il rapporto tra i tempi della narrazioneQual è il tempo prevalente usato nella prima parte della narrazione, fino al ri-go 51?

Qual è il valore dell’imperfetto «dimenticavo» al rigo 49?Anteriorità Uso narrativo

Nella seconda parte (dal rigo 52 in poi) la narrazione diventa al passato.Perché secondo te?

Sottolinea con colori diversi i differenti tempi del passato.Spiega la differenza che intercorre tra passato remoto, imperfetto e trapas-sato prossimo.

Tra il rigo 66 e il rigo 68 compaiono due condizionali passati. Trovali e spie-ga la loro funzione, scegliendo tra:

azione al futuro eventualità

Trova i trapassati prossimi dal rigo 136 al rigo 140 e specifica se sono:tempi di primo piano tempi di sfondo

Al rigo 108, nel discorso diretto, trovi l’espressione «quando cominciò, ebbiproprio paura». Spiega il valore di questi passati remoti rispetto alle altre pa-role del sig. Klöterjahn.

L’ordine e il ritmo della narrazioneIl rigo che abbiamo appena esaminato esprime:

un’analessi una prolessi un’ellissi

Trova un altro flash-back nelle righe successive.

Al rigo 135 l’espressione «...due anni innanzi...» ti fa capire che ci troviamo difronte a ...................................................., cioè il ritmo risulta .................................................... .

La parte che comincia «Era nativa di Brema...» fino a «...mai possedute pri-ma...» costituisce un .................................................... e quindi:

accellera rallenta

L’espressione «Non erano passati due giorni...» al rigo 133 costituisce:un’ellissi una pausa una scena

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85tit, sottocapitolo o autore

CAPITOLO UNO

Trova nel racconto due scene.1. ......................................................................................................................................................................................................................................

2. ......................................................................................................................................................................................................................................

Nella scena il tempo della storia è ............................................ al tempo del racconto.

Che cosa rappresenta il paragrafo da «Gli fu dato...» (rigo 116) a «...il dottorMüller...» (rigo 119)?

Esamina da «La giovane signora era sofferente della trachea...» (rigo 75) fi-no a «...e poi lo osservava» (rigo 104).

1. Di che cosa si tratta?Ellissi Analisi Sommario

2. Dunque:accelera rallenta annulla il ritmo della narrazione

3. Infatti tra la scena precedente e la scena successiva la narrazione:procede si ferma

L’ambientazione spaziale e le funzioni dello spazioLa prima parte della narrazione costituisce l’ambientazione spaziale.Dove si svolge la storia? .................................................................................................................................................................

Sottolinea nel testo tutte le informazioni relative al sanatorio.1. Ti sembra uno spazio:

neutro di atmosfera simbolico2. Che impressione emerge di questo luogo?

La descrizione di due personaggi contribuisce a creare l’atmosfera.Chi sono e che cosa viene detto di loro?

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