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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale - 70% Roma TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ Anno XVIII - N. 1/2014 Gennaio - Marzo

TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL … · 2014-04-04 · ... N. 1/2014 Gennaio - Marzo. ... Sul piano del lavoro non è un caso che CGIL, CISL,

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TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ

Anno XVIII - N. 1/2014Gennaio - Marzo

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SommarioAspettando il nuovo (per il Paese)!di Antonio Marsilia ............................................................................... 5Tor Vergata: progetti e innovazioneintervista al Rettore Giusepe Novelli ................................................. 7Il lavoro ha bisogno di rappresentanza e di tuteleintervista a Paolo Mezzio ..................................................................... 10La semplificazione amministrativa: chimera o obiettivo raggiungibile?di Domenico Di Simone ............................................................ 12L’abilitazione? Un grande pasticcio!di Francesco De Simone Sorrentino .................................................... 13Con l’accordo al via nuove relazioni sindacalidi Marino Midena .................................................................................. 15CNR: è allarme per l’inquinamento dell’aria negli ambientichiusidi Rosanna Mabilia ................................................................................ 17Il telelavoro conquista di conciliazionedi Massimo Marra .................................................................................. 19Con Mini-Imu, Tares è allarme tasseintervista a Valeriano Canepari ........................................................... 21

TRIMESTRALE DI CULTURAE INFORMAZIONE SINDACALE

Anno XVIII - n. 1/2014Gennaio - Marzo 2014

Dire�oreAntonio Marsilia

Dire�ore responsabileMarino Midena

Comitato di DirezioneDomenico Di SimoneCinzia Pace - Gian Paolo FavoFrancesco De Simone Sorrentino

Segreteria di redazioneOlga Beffa

Direzione, Redazione, Amministrazione Via Rovereto, 11 - Roma 00198Telefono 068840772-068413556Fax 068844977

[email protected]

Registrazione Tribunale di Roman. 547/97 del 10/10/1997

Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postale 70% - RomaAbbonamento annuo: € 36,15Biblioteche, dipartimentie istituti universitari,istituzioni pubbliche e private: € 41,32Per l’estero: € 46,98Abbonamento sostenitore: € 61,97Una copia: € 3,61Annate e copie arretrate: il doppioVersamento in c/c postalen. 50421007 intestato a:CISL Università - Via Rovereto, 11Roma 00198Agli iscri�i al Sindacato Cisl Universitàviene inviato gratuitamenteStampa: Arti Grafiche S. Marcello S.r.l.V.le R. Margherita, 176 - 00198 RomaTel. 068553982 - Fax 068540512

Finito di stampare nel mese di marzo 2014

L’ A R T E I N C O P E R T I N A

Sei un artista? Studi o lavori in una Accademia di BelleArti o in una Università? Mandaci l’immagine di untuo lavoro. Potrà essere la nostra prossima copertina.In questo numero è riprodo�a un’opera di Luigi Di Santo, vincitore del concorso “Arte in Luce”2013 promosso dalla Fondazione Roma Sapienza.

Luigi Di Santo, L’abbraccio, tecnica mista su tela,40x60, 2013.

All’iniziativa possono partecipare anche gli studenti universitari e AFAM

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E D I T O R I A L E

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Più nuovo non c’è. Il carattere di forte rottura ri-spetto al passato, in un contesto politico che chie-deva a gran voce segnali di discontinuità, do-vrebbe far sperare che il Governo di Matteo Renzi,insediatosi a febbraio, abbia lunga vita. Il malcon-tento generalizzato che ha caratterizzato la vivaceprotesta nei confronti della classe politica delPaese di questi ultimi anni, che ha dato vita adesempio al Movimento Cinque Stelle, ha trovatonel nuovo Presidente del Consiglio un momentodi sintesi e speriamo di superamento. È necessario,infatti, a prescindere da chi sia il premier di turno,che il Paese trovi una sua stabilità.L’Italia deve voltare pagina, deve fermare quelprocesso di discesa che abbiamo ormai intrapresoe che ci sta facendo perdere posizioni in Europa ea livello internazionale. C’è quindi da augurarsiche la tanto annunciata voglia di rottamare unpassato incapace di scelte diventi il punto di forzadel nuovo Governo.A giudicare, però, più nel dettaglio il presuntopunto di svolta rappresentato dal “prima” e“dopo” Renzi si sfuma e diventa più difficile dademarcare. Sembra che il nuovo si fondi con il vec-chio. Almeno andando sommariamente a valutarei temi di maggiore rilievo, che sono emersi dagliannunci programmatici del neopresidente, ovverola riforma del lavoro (il Job acts), il rilancio deiconsumi attraverso il cuneo fiscale e la centralitàdella cultura nel rilancio del Paese. Tre snodi che sicuramente trovano ampio con-senso e sono stati anche i settori dove l’azione sin-dacale di questi mesi si è concentrata in manieraparticolare. Sul piano del lavoro non è un caso cheCGIL, CISL, UIL e Confindustria abbiano trovatodi recente la forza e l’intelligenza di concludereunitariamente un Accordo sulla rappresentanza,sui nuovi modelli contrattuali e sulla produttività

industriale anticipando l’ipotesi di un interventolegislativo in materia. Con il Testo Unico sullaRappresentanza viene messo nero su bianco comel’esigenza di rendere il Paese più affidabile ed an-che più attrattivo per il capitale estero fosse unadelle priorità per la CISL. Il pacchetto lavoro hadettato prioritariamente la presenza sindacale an-che su altri fronti. Nell’inverno scorso ci siamomobilitati e abbiamo scioperato per chiedere lamodifica della Legge di stabilità. E per cercare dimodificare la legge “finanziaria”, anzi, i tre sinda-cati principali hanno capito la necessità di trovareun comune percorso sino a giungere alla convoca-zione di esecutivi unitari. Per quanto riguarda il secondo punto è inutile ri-cordare, poi, che la battaglia per la redistribuzionefiscale sia considerata dalla CISL come strategicada sempre e resa ancora più urgente per il Paeseper l’obbligo morale di perseguire finalità di equitàsociale. In questo senso abbiamo sempre ritenutoodioso il carico fiscale sul lavoro oltre che un erroreper l’effetto depressivo che porta in sè. Per questoabbiamo chiesto di “liberare” il lavoro dalle tasse.

Aspettando il nuovo(per il Paese)!di Antonio Marsilia - Segretario Generale Federazione CISL Università

Antonio Marsilia

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Sulla centralità dell’università, infine, abbiamospeso fiumi di parole per ribadire un concetto dicui siamo profondamente convinti ovvero l’ideache la conoscenza e la cultura debbano diventareil motore per un nuovo sviluppo sociale ed econo-mico del Paese. Se vogliamo uscire dalla crisi at-tuale dobbiamo prendere finalmente coscienzache l’unica via possibile da percorrere è quelladella formazione e dell’innovazione.Condividiamo, quindi, perfettamente con laRenzi-ricetta. Ma dopo gli annunci, ai primi inter-venti le posizioni iniziano a distanziarsi e il“nuovo” inizia a sembrare simile al vecchio.Il Job Act, ad esempio. Annunciato per la primavolta l’8 gennaio da Matteo Renzi, è stato presen-tato (e approvato) nella sua prima parte dal Con-siglio dei Ministri lo scorso 12 marzo. Nella stessaoccasione è stato approvato anche un decreto peril rilancio dell’occupazione.Uno dei primi punti del provvedimento prevedel’innalzamento da 12 a 36 mesi della durata deicontratti a tempo determinato senza causale. Si tri-plica quindi il periodo di durata di un contrattoche non prevede l’indicazione dello scopo dell’as-sunzione e che può quindi consentire un utilizzodiversificato del lavoratore nel tempo. Per quantoriguarda la fase d’ingresso al lavoro, poi, per assu-mere nuovi apprendisti (al 35% dello stipendio)non sarà obbligatorio confermare i precedenti. Aduna prima lettura, pur comprendendo l’esigenzadi garantire all’impresa un’ampia sfera d’azione edi manovra, l’insieme delle misure individuatenon possono non leggersi come un aumento dellaprecarizzazione. Si rischia di avere reso ancorapiù incerto il futuro dei giovani. Il modello delmercato del lavoro che viene così proposto si inse-risce nella direzione già intrapresa dagli ultimigoverni. Anche di quelli che a posteriori hannoraccolto un giudizio negativo da tutte le parti po-litiche. Nulla di nuovo, quindi.Per quanto riguarda, poi, il reperimento delle ri-sorse il ritorno al “vecchio” è ancora più evidente.È perfettamente condivisibile l’idea di trovare le ri-sorse tagliando le spese inefficienti, eliminando leruberie e tramite una seria lotta all’evasione. Ma ilconsenso sparisce quando queste sacche deglisperperi vengono, senza grandi sforzi, individuateprincipalmente e forse unicamente nel settorepubblico. Non c’è dubbio che molto si possa e sidebba fare per ridare efficienza al settore, ma tro-viamo erroneo non allargare l’indagine ad unaprospettiva più ampia. La politica dei tagli lineariper comparti è l’espressione, riteniamo, di un ap-

proccio totalmente sbagliato. Colpevole è poi con-tinuare a indicare, dopo 10 anni di sostanzialeblocco delle assunzioni, 6 anni di stop alla contrat-tazione e una riduzione del potere di acquisto del10% nei soli ultimi cinque anni, i dipendenti pub-blici come il male da estirpare e mai come una ri-sorsa da valorizzare.La spending review del Commissario straordina-rio Carlo Cottarelli deve davvero ridursi al nu-mero di quanti lavoratori della pubblica ammini-strazione mettere in mobilità o da pensionare? Diquante pensioni di reversibilità ridurre o di quantosfoltire gli assegni di invalidità? La sensazione èche per l’ennesima volta si è guardato al solitoposto per raschiare il barile. Non c’è stato il corag-gio di colpire le pensioni e gli stipendi d’oro, percombattere con forza l’evasione e l’elusione fiscale. Eppure su quanto sia sbilanciato il nostro Paesel’ultimo rapporto OCSE parla chiaro: con la crisi il10% più svantaggiato della popolazione ha avutouna flessione del 12%, il 10% più ricco ha soffertoperdite di solo il 2%“. L’Italia è uno dei Paesi chefavorisce maggiormente la popolazione con red-dito maggiore, rispetto a quella con reddito basso.Crediamo che il governo Renzi debba coglierel’opportunità di avviare profonde riforme. Traqueste, in particolare, quella dell’assetto istituzio-nale crediamo sia di basilare importanza. È infattifondamentale oggi riformulare compiti e artico-lazioni di Stato, Regioni ed Enti locali, societàpartecipate e controllate. Solo con la visione diuna più ampia azione riformatrice si possonooperare interventi riparatori mirati, altrimenti sirischia di creare più danni che benefici o piùsemplicemente una spalmatura dei risparmi. Soloin un contesto di riorganizzazione generale sipuò affrontare una organica analisi dei fabbiso-gni e giungere quindi all’abbattimento dei costi,ottenendo un risultato di revisione strutturaledella spesa.Ora, per una prima valutazione dell’operato delnuovo esecutivo, occorrerà verificare se nelle bustepaga di maggio dei lavoratori ci saranno i soldipromessi. Al di là degli importi assume impor-tanza il segnale di fiducia che verrebbe dato alPaese. La sfiducia, infatti, è l’epidemia che si stadiffondendo nel Paese dove un giovane su 5 nonè né occupato, né cerca lavoroÈ stato sicuramente importante che nelle dichiara-zioni programmatiche Renzi abbia indicato scuolae università come priorità ma al di là delle meda-glie oggi serve la capacità d’investire nel settoredella cultura.

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U N I V E R S I T À

Con 40.000 studenti, 1500 docenti, 1000 tecnici eamministrativi Tor Vergata è un’Università chestrizza l’occhio all’estero, all’ambiente, all’indu-stria e alla tecnologia. Progettato sul modello deicampus universitari anglosassoni, l’ateneo ro-mano ha iniziato l’attività didattica nel 1982 e oc-cupa un’estensione territoriale di circa 600 ettari.Tor Vergata si presenta, quindi, come un centrodel sapere pronto a valorizzare le sue eccellenzee a lanciare progetti nuovi. A quasi sei mesi dallasua elezione abbiamo chiesto al Rettore GiuseppeNovelli di tracciare un primo bilancio.“In questo periodo iniziale uno dei primi snodisu cui siamo intervenuti è quello di assicurare alnostro Ateneo le condizioni adatte per avviareuna fase di rilancio dell’università nelle relazioni,complessivamente intese, con l’estero. Per questaragione abbiamo puntato all’organizzazionedell’ufficio di supporto per la ricerca internazio-nale. Il passo successivo è stato quello di attivareimportanti convenzioni con università straniere.Tra queste credo di poter dire che la più signifi-cativa sia stata quella avviata con l’Università diHarvard, una struttura che ormai da anni si poneai vertici dei ranking internazionali”.

Di cosa si tratta?“Con l’accordo abbiamo dato vita ad un vero eproprio ponte tra Boston e Roma per lo studio deitumori. Abbiamo siglato un progetto scientificoche prevede, come primo passo, la realizzazionedi una fondazione che abbiamo chiamato HBT(Hope to Beat Tumorigenesis). Si occuperà di ri-cerca per combattere i tumori. La fondazione saràpresto operativa. Abbiamo praticamente conclusola parte burocratica e siamo ormai pronti a par-tire. L’idea di HBT è quella di sviluppare un cen-tro di ricerca che si basi sulla nuova medicina che

viene indicata come “medicina personalizzata”,basata sullo studio del DNA, allo scopo di sco-prire farmaci innovativi e più efficaci. Grazie allaconvenzione possiamo usufruire della collabo-razione dei migliori ricercatori di Harvard. Nonsi tratta, quindi, di un progetto che favorisce lafuga dei cervelli, ma che stimola lo scambio diesperienze e competenze. A noi interessa che icervelli restino in Italia ma che si possano formareal meglio anche andando per un periodo fuori eche ci siano anche le condizioni perché ne ven-gano, di cervelli, con diverse forme di collabora-zione, dall’estero. Con l’accordo manderemo aBoston un gruppo selezionato di nostri laureati,che trascorreranno due anni a Boston e poi uno aTor Vergata lavorando su un progetto comune.Un’operazione di grande prestigio per la nostraUniversità. Credo che possiamo considerarlo unvero e proprio successo. L’accordo, infine, pre-vede la costituzione di un laboratorio di ricercaavanzato. Devo dire che oltre a quello con Har-vard stiamo operando per attivare progetti dicollaborazione con il Kuwait e con Washington”.

Tor Vergata: progetti einnovazioneIntervista al Re�ore Giuseppe Novelli dell’Università di Tor Vergata - a cura di Marino Midena

Giuseppe Novelli

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Ci sono anche altre iniziative?“Sul fronte dell’internalizzazione devo anche ri-cordare che abbiamo attivato corsi in lingua in-glese e abbiamo incrementato il numero di corsidi laurea in lingue. Ma quello dell’internaziona-lizzazione non è il solo settore a cui ho cercato didare nuovo impulso. Ci stiamo impegnandomolto anche per la cosiddetta “Terza Missione”,per l’ambiente e per il territorio”.

Cosa intende per terza missione?“Faccio riferimento a una serie di iniziative e in-terventi attraverso cui l’Università si apre almondo del lavoro per offrire servizi, prestazioni,consulenze e collaborazioni. In sostanza l’Ateneodialoga con le imprese e offre supporto alla na-scita e alla crescita di imprese che provengonodal mondo della ricerca per sviluppare prodottiinnovativi. Da una collaborazione tra universitàlaziali e sistema produttivo regionale è nato l’In-cubatore d’ imprese che opererà nel centro sudItalia. L’incubatore, quale strumento di “TerzaMissione”, vuole essere una realtà “aperta” almondo produttivo, integrata nel territorio epunto di cooperazione strategico tra le realtà ac-cademiche che incidono sullo stesso bacino ter-ritoriale, Regione Lazio e centro sud dell’Italia.L’impegno verso questo settore, oltre che per av-vicinare università e mondo del lavoro, è indi-spensabile per recuperare risorse. I soldi stataliper le Università pubbliche non ci sono più o co-munque non bastano. Dove possiamo recuperenuove risorse? Le uniche possibilità sono rappre-sentate dai progetti di ricerca nazionali ed inter-nazionali e dalle iniziative da realizzare in colla-borazione con le grandi industrie”.

E sull’ambiente?“Abbiamo la fortuna di avere uno dei più grandiCampus d’Europa, l’ateneo occupa un’estensione

territoriale di circa 600 ettari. È sicuramente unpunto di forza e ci impegna a sostenere molte ini-ziative per la tutela e la salvaguardia dell’am-biente. In questo senso abbiamo avviato una seriedi attività per la gestione dei rifiuti e la creazionedi un anello protetto ciclabile intorno all’univer-sità. Siamo dunque riusciti a muoverci bene in unazona difficile di Roma. Per le iniziative in que-st’ambito ho nominato un delegato all’ambiente.Per la prima volta, in un Ateneo, esiste un dele-gato all’ecosostenibilità. Tutto ciò sta dando grandirisultati. Stiamo lavorando per un’università sem-pre più green. Per concludere il quadro generaleaggiungerei che abbiamo dato un grande impulsoalle attività culturali dando vita nuovamente allastagione dei concerti che si era arenata per un pe-riodo e stiamo sviluppando iniziative di medicinasolidale: medici volontari, in collaborazione con ilPoliclinico, forniscono assistenza medica nei quar-tieri più disagiati della area sud - sud est di Roma.Abbiamo poi attivato iniziative di collaborazionecon il carcere di Rebibbia. Portare dei corsi di lau-rea ai carcerati non è cosa semplice: vorremmo av-viare lì un corso di laurea in Scienze Motorie peroffrire ai carcerati l’opportunità di fare sport econseguire una laurea e per avere quindi in futurouna prospettiva di lavoro”.

Proprio in questi giorni avete firmato il con-tratto integrativo 2014 per il personale tecnicoamministrativo. Quali sono i punti di maggiorrilievo?“Credo che il primo aspetto da sottolineare siaproprio la rapidità con cui siamo giunti allafirma. Aggiungo inoltre che l’accordo è stato si-glato da tutte le sigle sindacali il che significa chesiamo riusciti a trovare una giusta soluzione aidiversi problemi sullo scacchiere. Credo che ilsuccesso sia da ascrivere anche al processo diriorganizzazione dell’Ateneo in atto e in partico-lare devo mettere in evidenza che abbiamo inse-diato da poche settimane un delegato alla con-trattazione, Maurizio Decastri, ordinario diOrganizzazione aziendale. Una scelta che misembra sia stata considerata da tutte le parti con-trattanti come adeguata. Nel giro di pochi mesi,infatti, Decastri, è riuscito a stabilire un franco ecostruttivo dialogo con i sindacati e di questosono particolarmente soddisfatto. Dal punto divista dei contenuti voglio sottolineare gli aspettidella formazione, il problema delle risorse ag-giuntive e il progetto di costruzione del sistemadi valutazione delle prestazioni. I sindacati piùrappresentativi hanno apprezzato il nostro la-Università di Tor Vergata

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voro e il nostro impegno nel venire incontro alleesigenze del personale”.

Particolarmente significativa è stata la propostanei mesi scorsi di non far pagare le tasse ai figlidi disoccupati. Com’è nata questa idea?“Mi è sembrata una proposta necessaria in un pe-riodo di crisi profonda come quella che stiamo vi-vendo. Sul piano realizzativo devo confessareche stiamo incontrando notevoli vincoli burocra-tici che ne stanno rallentando l’applicazione.Siamo riusciti comunque a predisporre per al-cune famiglie un esonero parziale delle tasse uni-versitarie e proveremo ad allargare la prospettiva,entro il prossimo anno, a tutte le famiglie di disoc-cupati con figli all’Università. Sul fronte deglistudenti mi premeva ricordare la figura del ga-rante degli studenti. Si tratta, nello specifico, di ungiovane professore di diritto privato. Sino ad orauno studente, portatore di una particolare proble-matica, veniva sballottato da un ufficio all’altro.Oggi con il garante tutti gli studenti possonoavere una specifica figura di riferimento”.

Qual è la sua idea di Università?“Per me l’università deve essere moderna, a con-tatto con il territorio, con la città, con gli enti, conle industrie. Le eccellenze nascono sempre nel-l’Università. Il problema è che non diventanomai prodotto. I grandi progetti, come ci mostrala storia della Apple, sono nati da spin off univer-sitari. Dobbiamo fare in modo che le industrievengano qui a cercare le eccellenze. Abbiamovarato da poco un bando che abbiamo chiamato“Scovare le Eccellenze”, a cui non possono par-tecipare i professori, ma esclusivamente per ri-cercatori. A loro chiediamo di proporre progettie noi finanzieremo quello migliore”.

Ci troviamo in un momento politico di grandicambiamenti. Cosa chiederebbe al nuovo mini-stro Giannini per il sistema universitario?“Non chiederei soldi, non avrebbe senso perché sobenissimo che il problema delle risorse è a montee non dipende dalla volontà di un ministro. Chie-derei piuttosto delle cose che sono e restano basi-lari per il sistema universitario nazionale. Innanzi-tutto una autonomia vera, accompagnata da unavalutazione seria e subordinerei i finanziamentisolo a situazioni valutative positive. Occorre peròfare chiarezza su un punto. La valutazione do-vrebbe riguardare non solo le pubblicazioni uni-versitarie, ma anche i prodotti, l’interazione conl’industria e le politiche di reclutamento. Occorre

tenere presente poi che un’ università generalistaha esigenze diverse valutative rispetto agli ateneispecialistici, anche perché accoglie una grande va-rietà di futuri professionisti. Questa diversità deveessere un valore aggiunto per l’Università mentreoggi i criteri valutativi la penalizzano”.

Qual è lo stato di salute della ricerca in Italia?“Devo dire che ci collochiamo ad altissimi livellinonostante la scarsità di risorse. L’Italia è alquarto posto nella classifica dei Paesi più attivinella ricerca scientifica. La ricerca deve esseregrande e di grande dimensione, tutto questo puòavvenire solo premiando le sinergie. La Francia,ad esempio, finanzia i progetti dove si ritrovanoinsieme diverse figure professionali. In Italiamanca l’attenzione alla sinergia, bisognerebbefacilitare le unioni. È quello che sto cercando difare a Tor Vergata. La competizione tra diparti-menti in uno stesso Ateneo non serve”.

La politica di sviluppo del Policlinico Univer-sitario a Tor Vergata è un tema che preoccupa ilpersonale. Qual è la sua posizione in merito?“Nel Campus è presente una delle strutture ospe-daliere più moderne d’Italia, il Policlinico Univer-sitario Tor Vergata, centro assistenziale e di ri-cerca per tutta la Regione, con attrezzature diassoluta avanguardia, dove opera anche la Fa-coltà di Medicina e Chirurgia. Sono intervenutoper quanto riguarda la riorganizzazione, sulla ri-strutturazione del Pronto Soccorso e della Medi-cina d’urgenza. La situazione è migliorata e nonci sono più barelle in fila e i tempi di attesa stannorientrando nella normalità. Il mio progetto èquello di trasformare il Policlinico in un IRCCS(Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scienti-fico), le leggi attuali consentono la trasformazionedella Fondazione Policlinico in un istituto di ri-cerca a carattere scientifico. Vorrei che Tor Ver-gata diventasse uno dei 43 IRCCS in Italia. Ab-biamo le carte in regola per competere con gli altriistituti. Sono sicuro che ciò consentirebbe di au-mentare le possibilità di lavoro anche con nuoveassunzioni e di competere per il fondo sanitariodi ricerca. Per il personale attualmente in servizionon ci saranno cambiamenti. La legge prevede latrasformazione in IRCCS automatica per cui ilpersonale universitario rimarrà nel proprio com-parto e quello ospedaliero passerà al compartosanitario, dipenderà dal Ministero della salute enon più dalla Regione. Daremo anche garanzie alpersonale che risulti assunto direttamente dallafondazione policlinico”.

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Col nuovo anno è partita la campagna di tessera-mento 2014. Al segretario Paolo Mezzio, responsabiledel Dipartimento Politiche Organizzative della CISLabbiamo chiesto di raccontarci i risultati conclusividel 2013 e le prossime strategie.

Il movimento sindacale in questi ultimi anni qualidifficoltà incontra nel raccogliere consensi tra i La-voratori? Quali politiche organizzative sta pen-sando di mettere in campo la Cisl?“Credo che alla base delle difficoltà che il mondodella rappresentanza, in particolare il mondo sinda-cale, sta vivendo, ci sia un ritardo nella capacità dileggere fino in fondo i tumultuosi processi di cam-biamento che stanno caratterizzando la società, nellasua interezza, e il mondo del lavoro nello specifico.Ci troviamo di fronte a una situazione dicotomicaper cui, il mondo del lavoro tradizionale, profonda-mente in crisi, ha più bisogno di sindacato, quindi dirappresentanza e di tutele, dall’altro c’è un pezzoimportante della società che non riesce ad entrare nelmercato del lavoro e attribuisce allo stesso sindacatola responsabilità per avere costruito, nel tempo, unaserie di garanzie che di fatto bloccano, congelano, in-gessano le dinamiche del mercato del lavoro e che,

nello stesso tempo, escludono una intera generazionedi forze giovani che nella migliore della ipotesistanno ai margini o vivono una condizione di “sta-bile precariato”.Occorre una capacità dirompente strategica orga-nizzativa, come sta tentando di fare la Cisl attraversoil progetto di riorganizzazione, capace di rimettere inmodo dinamiche positive di semplificazione, di sbu-rocratizzazione, di trasparenza e di presenza forte eradicata nei posti di lavoro e nel territorio.Cioè riprendere da lì, da dove abbiamo cominciato e,soprattutto,”come” abbiamo cominciato e cioè comeun sindacato che lotta per combattere le povertà e af-fermare la giustizia sociale, capace quindi di saldarele fratture e sanare le lacerazioni sociali e contribuirealla crescita sociale ed economica del Paese.Per fare questo dobbiamo avere la capacità di ri-prendere quella funzione pedagogica che ha segnatoil tempo e il ritmo della crescita nel nostro Paese, an-che dal punto di vista dell’offerta democratica”.

Come si è chiuso, dal punto di vista del tessera-mento il 2013? Quali saranno i punti di forza dellacampagna di tesseramento 2014?“I dati di chiusura del tesseramento 2013 ci confor-tano dal punto di vista della tenuta della Cisl ri-spetto alla platea di riferimento dei nostri iscritti.Certo tenendo conto delle dinamiche negative chestanno investendo l’intero mercato del Lavoro, sem-pre più parcellizzato e precario oltre che condizio-nato pesantemente da un ricorso agli ammortizza-tori sociali senza precedenti e comunque legato aquello che sembra l’inarrestabile processo di crisieconomica e alla fase pericolosa di deindustrializza-zione che sta caratterizzando il mondo produttivodel nostro Paese. Nonostante ciò riteniamo esistanoampissimi margini di sindacalizzazione se solo laCisl e il suo gruppo dirigente continuerà a saper co-gliere i segni del cambiamento con politiche di atten-zione verso giovani e pensionati, i lavoratori stra-

C I S L

Il lavoro ha bisogno dirappresentanza e di tuteleIntervista a Paolo Mezzio - Segretario confederale CISL - a cura di Marino Midena

Paolo Mezzio

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nieri, cercando anche di utilizzare al meglio quelloche noi definiamo il “fronte interno” e cioè le oppor-tunità che il nostro sistema dei servizi è in grado dipoter offrire.

Qual è il progetto per avvicinare i giovani al sinda-cato?“Resta sempre il primo impegno in assoluto. Ab-biamo sperimentato alcune iniziative formative pergiovani laureati che hanno dato ottimi risultati. Maè ancora poco. Formazione, formazione e ancora for-mazione resta l’elemento fondamentale nell’approc-cio con la Cisl. Ma occorre ancora altro. Diciamolo ilsindacato non è nella testa dei giovani lavoratori(pochi) e dei giovani”.

La maggiore vicinanza delle confederazioni dopola firma del regolamento applicativo dell’accordodel 31 maggio come influirà sulle politiche organiz-zative della Cisl?“Possiamo dire che la riorganizzazione ha in qualchemodo anticipato i contenuti del regolamento appli-cativo dell’accordo del 31 Maggio su rappresentanzae rappresentatività, e la ripresa, ancora tutta da ve-rificare, considerate le problematiche che all’internodi qualche sindacato si stanno verificando, del per-corso unitario, in questo senso ci aiuta.Il Paese ha bisogno, a mio modo di vedere, di un sin-dacato che, pur nelle diversità, sia in grado di dareun segnale forte di coesione e di unità, perché daquesto non dipende “solo” la difesa di tutto un si-stema di diritti che altrimenti sarebbero messi in di-scussione da una politica autoreferenziale e poco“sensibile” alle istanze del mondo che rappresen-tiamo. (Cgil Cisl e Uil rappresentano più di 12 mi-lioni di lavoratori e pensionati), ma anche l’afferma-zione di un’idea di democrazia capace di includeree di interpretare i bisogni di tutti, a prescindere daldato generazionale, dalle coordinate geografiche,dall’appartenenza di genere e, se mi è consentito, dalcolore della pelle.Attraverso l’anagrafe degli iscritti, che come Cisl ab-biamo attivato già da qualche anno, siamo in condi-zione, già da ora, di certificare il numero degli iscritti,per cui siamo pronti rispetto a quanto sull’argomentoprevede l’accordo.Sarà estremamente importante la gestione dell’ac-cordo alla luce delle novità che contiene, sulla misu-razione della rappresentanza, sulle regole, per esem-pio da adottare per la elezione delle RSU, per lavalorizzazione del ruolo delle stesse e tra le stesse,quindi, come garantire una continuità di rapporto ingrado di individuare nella prima linea la vera nuovasfida del sindacato del futuro.Non dimenticando che lo stesso accordo assegnaalle RSA un ruolo importante di cuneo per le aziende

dove non è possibile attivare le RSU e dove, più c’èbisogno di Sindacato e di sindacalizzazione.L’ultimo congresso ha già stabilito che alla prima li-nea vanno dedicate attenzioni particolari e risorse,nella logica della valorizzazione dei presidi nei postidi lavoro e nei territori. Diciamo che il processo diriorganizzazione va nel senso della sburocratizza-zione, della semplificazione della rappresentanzacategoriale e anche dell’alleggerimento degli appa-rati. E lo faremo, per semplificare, ma è veramentesolo una semplificazione, con meno dirigenti e piùsindacalisti.Ricordo che da più o meno 120 strutture territorialisiamo arrivati a 70 e ancora il processo non è finito”.

Il suo dipartimento svolge anche il compito di co-ordinamento degli enti e delle associazioni pro-mosse con i dipartimenti confederali, com’è artico-lata questa galassia Cisl?“Si tratta di un sistema complesso che spesse volte siinterseca e che è alla continua ricerca di sinergia e dicoordinamento. Il sistema dei servizi Cisl poggia sualcuni pilastri fondamentali che vedono nel Patro-nato e nelle società fiscali fondamentali punti di ri-ferimento. Il nostro sistema va sempre più radican-dosi nell’intero territorio nazionale, solo nel 2012 haavuto qualcosa come 4 milioni di contatti. Se consi-deriamo che solo il 35% dei nostri iscritti si rivolge alnostro sistema dei servizi, sono chiari i margini dimiglioramento e di crescita che si possono ottenere.Tra l’altro parte importante del proselitismo passadalla funzionalità ed efficacia che i nostri servizihanno il compito difficile di dare riposte ai bisognisempre più impellenti e drammatici dei Lavoratori,italiani e stranieri, e dei Pensionati. Per usare uno slo-gan vecchio ma sempre efficace, dobbiamo avere lacapacità di fare diventare i nostri iscritti utenti, e gliutenti nostri iscritti.C’è poi l’ambito che attiene alla tutela dei cittadini,dei suoi bisogni primari e dei suoi diritti fondamen-tali come quelli della cittadinanza a prescindere dallecoordinate geografiche, dal colore della pelle, dallaloro provenienza. L’Anolf in questo senso compieun’opera difficile e delicata di grande importanza e,spesse volte, essenziale che, dopo la conferenza deiservizi del 2010, lavora in sinergia con l’Iscos per lacooperazione internazionale e l’ufficio internazionaledella Cisl. Come l’attenzione nei confronti del consu-matore che si estrinseca attraverso l’Adiconsum erappresenta un punto importante nella tutela di queidiritti che spesse volte con troppa disinvoltura ven-gono calpestati e mortificati.Complessivamente un sistema dei servizi che tentadi garantire una tutela globale dell’iscritto e del cittadino”.

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In una fase contrassegnata da una grave crisi econo-mica a livello nazionale ed europeo nel nostro Paesesi stanno mettendo in campo strumenti sulla cosid-detta “spending review” e in particolare su come laPubblica Amministrazione possa diventare un cata-lizzatore positivo per il sistema economico italiano ecome si possa riformarla per renderla capace di rilan-ciare la competitività del sistema Paese.La riflessione però deve essere accompagnata, oltreche sulle regole e sulla qualità del suo enforcement,anche sul costo della Pubblica Amministrazionenella sua attività. In altre parole, è ormai ora di met-tere in campo la questione principale ovvero la sem-plificazione e la responsabilità in capo degli organidi governo.Da anni se ne discute ma il problema è che e le regolerestano eccessive, contraddittorie, mutevoli neltempo.Nel mondo universitario recentemente i rettori, mala stessa cosa la possiamo affermare e sottoscrivereper il comparto AFAM, hanno denunciato che, in unmomento difficile come questo, gli oneri amministra-tivi, cui sono sottoposte le amministrazioni univer-sitarie per tutta la recente legislazione e il centralismodei provvedimenti ministeriali, sono dei macignisulla gestione aziendale.È ormai evidente che il taglio dei costi della burocra-zia da solo, senza la semplificazione effettiva degliadempimenti, possa rappresentare una sterile levaper ridare slancio alla competitività della stessa mac-china burocratica.Nonostante le buone intenzioni e i positivi provve-dimenti in atto, la semplificazione fin qui attuatanon ha prodotto gli effetti sperati e le stesse ammi-nistrazioni pubbliche subiscono la pesantezza deglioneri gestionali.Se nella indagine, che si sta portando avanti in questiultimi giorni sulla “spending review”, per esempionel settore dell’Università e Afam, andassimo a guar-dare il numero di giornate/uomo dedicate agli adem-pimenti amministrativi (indice che stima i costi in-terni, ovvero quanti giorni il personale di unaqualunque istituzione pubblica spende per espletaregli oneri amministrativi), questa ci darebbe uno spac-cato sorprendente. I costi potrebbero risultare supe-

riori a quelli che si avrebbero con un sistema sempli-ficato e non duplicato fra centro e periferia. Tutta lapartita per l’assegnazione dei fondi alle università, ilnuovo sistema di reclutamento dei docenti a livellonazionale con successiva chiamata da parte degliAtenei, il meccanismo di autorizzazione delle as-sunzione nel comparto Afam fra Istituzioni, Miur,Mef e Funzione Pubblica, impegnano strutture, ri-sorse umane, appalti i cui costi incidono diretta-mente sui bilanci e sull’organizzazione del lavorodelle Università e delle Istituzioni AFAM.Lo stesso succede per i cosiddetti costi esterni cioèquelli legati all’elevato ricorso a consulenti esterni.Se accanto a questo mettiamo poi l’inadempienza ei ritardi burocratici fra centro e periferia aumenta ilcosiddetto “onere da Pubblica Amministrazione”nei confronti prima della stessa macchina burocraticae poi verso l’esterno: il mondo dell’imprenditoria,della ricerca e della didattica. Il funzionario pubblico continua ad avere un “ap-proccio adempimentale” alle questioni, cioè concen-trato sul rispetto formale della norma e poco orien-tato alla valutazione dei risultati della sua azione. Allora quale possibile semplificazione possiamo rea-lizzare in un settore come quello dell’Alta Forma-zione e ricerca? Le parole chiave per una possibile viad’uscita possono essere:• abolizione delle norme inutili. La semplificazione

degli adempimenti, che si traduce in nuovenorme che si pretendono più semplici, anche conla soppressione tout court degli adempimenti inu-tili, che sono ancora numerosi.

• digitalizzazione ed e-government e trasparenzadell’azione amministrativa.

• razionalizzazione dei processi e cambiamentodell’approccio culturale dei dirigenti pubblici.

Occorre cambiare la cultura e le pratiche quotidiane.L’ultimo e forse più importante ambito di interventoè quello volto a recuperare nella Pubblica Ammini-strazione l’etica del civil servant. Occorre insomma“cambiare passo” e andare avanti con la “stagionedella semplificazione”, il decentramento verso leIstituzioni, basata sulle responsabilità e il cambia-mento dell’approccio culturale della Pubblica Ammi-nistrazione.

P U B B L I C A A M M I N I S T R A Z I O N E

La semplificazione amministrativa: chimera o obiettivo raggiungibile?

di Domenico Di Simone - Segretario Nazionale Federazione CISL Università

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Dopo una serie infinita di rinvii finalmente è giunta altermine la tornata 2012 dell’Abilitazione ScientificaNazionale introdotta dalla Legge n. 240/2010.A dire il vero allo stato mancherebbero ancora i risul-tati di alcune Commissioni Esaminatrici per le qualile scadenze imposte dalla norma sembrano assumereuna valenza relativa, ma nel Paese delle cose eterna-mente incompiute, fatte, disfatte e rifatte non pos-siamo che prendere atto di questa ennesima stranacircostanza che, a nostro avviso, conferma l’inade-guatezza di chi sarebbe preposto a vigilare su proce-dure pubbliche di estrema rilevanza per il futuro delSistema Universitario Italiano di cui non riusciamo acomprendere il mancato intervento.Com’era inevitabile, tuttavia, la pubblicazione dei ri-sultati resi disponibili dalla maggioranza delle Com-missioni ha suscitato nella Comunità Scientifica moltoclamore e malcontento, fortemente alimentato da indi-screzioni e supposizioni circa le modalità di valuta-zione adottate dalle stesse Commissioni che, a dire dimolti, in tanti casi si sarebbero discostate perfino dalledisposizioni fornite dal MIUR con la nota operativa n.12477 del 27.05.2013 della Direzione Generale perl’Università.La cosa che più ha attirato la nostra attenzione è chel’indignazione non proviene solo da coloro i qualinon hanno ottenuto l’abilitazione, ma assume rile-vanza l’idea diffusa che un sistema ideato per troncarele “prassi del passato” possa divenire ancora oggistrumento per accreditare sistemi feudali che non ri-spondono a logiche meritocratiche e di trasparenza.Questa idea, alla fine, diffusa nell’opinione pubblicanon fa altro che mortificare i tanti che con il loro la-voro appassionato hanno conquistato l’ambita abili-tazione gettando contestualmente fango su tutto il Si-stema Universitario.Certamente non spetta a noi giudicare cosa sia acca-duto, ma la costatazione di talune circostanze porta aconfermare il giudizio negativo che come Sindacatodell’Università abbiamo sempre dato dell’ASN rego-lamentata e gestita con provvedimenti attuativi, a no-stro avviso, molto criticabili.Anche per queste ragioni, prima dell’ufficializzazionedei suddetti risultati, la Federazione CISL Universitàchiese al MIUR di vigilare affinché tutti gli atti delle

Commissioni Esaminatrici fossero verificati ponendouna particolare attenzione sui seguenti aspetti:a) rispetto delle normative stabilite sui criteri di va-

lutazione specie in ordine a quelli integrativi;b) rispetto dell’effettiva parità di trattamento dei can-

didati specie in ordine a eventuali situazione disvantaggio che potevano interessare allievi di“scuole minori” e soprattutto “precari”;

c) rispetto delle norme sull’analiticità dei giudizi datialle singole pubblicazioni presentate dai candi-dati;

d) diritto dei candidati dei settori bibliometrici diavere certezza del calcolo delle mediane per evi-tare che persone meritevoli e qualificate potesseromancare l’abilitazione in virtù di pur sempre pos-sibili errori materiali e involontarie omissioni con-nesse al calcolo dei loro punteggi.

All’indomani della pubblicazione dei risultati dellatornata 2012 dell’ASN 2012 sono seguiti numerosi ecritici articoli delle maggiori testate giornalisticheitaliane, interrogazioni parlamentari presentate daesponenti dei Partiti politici di maggioranza e di op-posizione a cui ancora oggi non è stata data rispostama, soprattutto, è cresciuto un enorme fermento che,ha confermato le forti perplessità più volte dichiaratedalla nostra Federazione che ci hanno indotto a chie-dere un incontro urgente all’ex Ministro Carozza peripotizzare soluzioni condivise atte a superare evi-

D O C E N Z A

L’abilitazione? Ungrande pasticcio!di Francesco De Simone Sorrentino - Segretario Nazionale Federazione CISL Università

Francesco De Simone Sorrentino

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denti criticità emerse e a prevenire l’enorme conten-zioso che si prospettava inevitabile sia avverso aigiudizi delle Commissioni che avverso all’operatodel MIUR e che avrebbe potuto mettere in seria di-scussione tutto il sistema dell’ASN con un enormedanno per gli abilitati meritevoli e per il Sistema Uni-versitario nel suo complesso.Riteniamo che l’improvvisa caduta del Governo Lettaabbia pregiudicato il confronto politico che su taleproblematica si sarebbe potuto avere con il Ministro.In questo contesto l’assenza di un nuovo interlocutoreistituzionale non ha fatto altro che accelerare la pre-sentazione di ricorsi in sede TAR.A fronte di una prima iniziale serie di giudizi negativipromossi dai singoli interessati, con orgoglio pos-siamo dire che sono stati accolti successivamente tuttii ricorsi basati sui consigli forniti dalla FederazioneCISL Università, la cui struttura territoriale di Milanosi è distinta per la significativa azione posta in essere.In alcuni giudizi la novità assoluta sta nel fatto che ilTAR anziché dare la sospensiva o rigettarla ha di-chiarato validi gli esiti degli abilitati, e ordinato alMIUR di nominare una nuova Commissione per giu-dicare il ricorrente non abilitato. Tale decisione è in linea con quanto avremmo volutoproporre all’ex Ministro Carozza e che continuerà acontraddistinguere la nostra azione sindacale con ilnuovo “titolare” del dicastero di Viale Trastevere, ilministro Giannini.A nostro avviso, infatti, sarebbe necessario:a) che le Commissioni, in autotutela, rivedano con

l’opportuna attenzione i giudizi formulati per i

non abilitati che abbiano presentato istanza di rie-same apportando le necessarie variazioni ove sus-sistano le condizioni;

b) che si proceda a riaprire i termini di partecipazionealla tornata 2013 dell’ASN per coloro i quali nonabbiano conseguito l’abilitazione 2012 anche te-nuto conto della dichiarazione apparsa sullastampa della volontà del nuovo Ministro del-l’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di nonavviare la tornata 2014;

c) che il MIUR provveda a nominare nuove Commis-sioni Esaminatrici per l’ASN 2013 tenuto contodella naturale scadenza al 31.03.2014 delle Com-missioni che hanno gestito la tornata 2012;

d) che sia necessario riconsiderare il sistema del-l’ASN, del reclutamento e dell’ordinamento delpersonale docente ipotizzando soluzioni innova-tive come il ruolo unico della docenza, previo con-fronto con le parti sociali.

Riteniamo che solo in questo modo si potrà garantirela maggiore serenità al Sistema Universitario Italianoprovato da molti anni bui di miope politica che hannofavorito, magari anche inconsapevolmente, gruppi dipotere e lobby d’interesse impedendo, in molti casi,l’emersione del “merito” e dei “migliori”.La Federazione CISL Università, prima fra tutte leOrganizzazioni e Associazioni sindacali del settoreuniversitario, ha sempre creduto che solo dal mondodell’Università, della Ricerca e dell’Alta Formazionepossa venire quella “spinta” propulsiva capace digenerare una nuova crescita non solo economicadel Paese.

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E se fosse la contrattazione il motore per trovare solu-zioni alla crisi economica e del lavoro? Con questoobiettivo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno siglatolo scorso gennaio l’accordo sul regolamento di attua-zione del Protocollo d’intesa del 31 maggio 2013 sullarappresentanza. Un accordo di grande rilievo perchécostituisce un vero e proprio testo unico che va a disci-plinare in maniera complessiva e coerente la materia.Regole chiare in tema di rappresentatività, efficacia edesigibilità dei contratti sono quindi da oggi una realtàche segna una vera inversione di rotta rispetto al pas-sato. Il nuovo modello, infatti, supera la natura conflit-tuale, antagonistica, caratterizzata da regole “liquide”che connotato la storia degli ultimi decenni. In terminidi azione sindacale si passa così dalla protesta al con-fronto di merito.Il documento è composto da quattro parti.Nella prima, l’accordo dà attuazione al sistema di mi-surazione della rappresentanza a livello nazionale pre-visto dall’accordo del 2013 e si realizza con la collabo-razione dell’INPS e del CNEL. La misurazione diciascun sindacato, infatti, avverrà calcolando la mediatra il numero delle deleghe sindacali espresse dai lavo-ratori e i voti ottenuti alle elezioni per le RSU. Si pro-cederà ogni anno, sulla scorta di queste misurazioni,alla certificazione della rappresentatività dei vari sin-dacati per i diversi contratti nazionali.La seconda parte individua la regolamentazione dellarappresentanza in azienda per la quale la novità più ri-levante consiste nell’adozione di un meccanismo di na-tura esclusivamente proporzionale per la composi-zione della RSU nella sua interezza.Nella terza parte, l’Accordo disciplina la contrattazionecollettiva con particolare riferimento alla titolarità eall’efficacia della contrattazione nazionale ed azien-dale. Cambiano in maniera profonda le regole riguar-danti i partecipanti alla negoziazione. In questo settoresi registrano le novità maggiori. Possono prendereparte alla negoziazione le organizzazioni sindacali cheabbiano raggiunto il 5% di rappresentanza e che ab-biano partecipato alla negoziazione e alla definizionedella piattaforma e abbiano fatto parte della delega-zione trattante dell’ultimo rinnovo del CCNL.

Si mette in atto cioè un meccanismo di partecipazioneche si caratterizza per una forte responsabilizzazionedei soggetti trattanti. Anche la contrattazione aziendalenon è esente da importanti novità. In particolare si pre-vede che il livello di contrattazione decentrata vengaesercitata per le materie delegate e con le modalità sta-bilite dal CCNL o dalla legge. In situazioni specifiche(crisi, investimenti etc.) inoltre le rappresentanze azien-dali possono concludere intese che modificano (dero-ghe) il contratto collettivo nazionale di lavoro. Le de-roghe decise vanno adottate d’intesa con le “relative”organizzazioni territoriali di categoria. Nella quarta parte viene previsto che i CCNL debbanoindividuare clausole e procedure finalizzate a garantirel’esigibilità dei contratti collettivi nazionali e a preve-nire il conflitto. Con tale previsione si vuole assicurareun meccanismo di superamento di quella fluidità cheha caratterizzato per decenni il nostro sistema di rela-zioni industriali. Tali regole, infatti, dovranno riguar-dare i comportamenti di tutte le parti contraenti e pre-vedere sanzioni in caso di inadempimento. Infine un’ultima sezione è riservata alla disciplinadella fase transitoria e riinvia, in fase di prima appli-cazione dei principi sopra enunciati, in caso di contro-versia, ad una procedura arbitrale da svolgersi a livelloconfederale, da attivarsi principalmente in caso dieventuali comportamenti non conformi agli accordi.La firma dell’accordo, con un impianto regolamentaremesso a punto dagli attori stessi delle relazioni indu-striali, dà la possibilità di fissare un sistema più ade-guato e più consono alle dinamiche sindacali. Con ilvalore aggiunto di una unitarietà delle sigle finalmentericonquistata si realizza quindi un modello più efficacee affidabile di quello che si sarebbe potuto affrontarein sede legislativa.Nessuna paura per un modello “parlamentare” di re-lazioni ma si afferma, così, l’esigenza di una più pene-trante capacità di interpretazione del tessuto produt-tivo del Paese con l’affermazione del principiodell’autoregolamentazione. Per liberare un lavoro bloccato e che non c’è, come ac-cade in Italia, occorre affermare che il sapere organiz-zativo dei lavoratori è un fattore strategico per saper in-

S I N D A C A T O

Con l’accordo al vianuove relazioni sindacalidi Marino Midena - Direttore Responsabile “Sindacato Università”

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novare il modo di produrre nel Paese. Sono sempre piùnumerosi i casi di imprese in fallimento che vengonosalvate dai lavoratori che ostinatamente si riorganiz-zano tornando a produrre e a vendere. Non si tratta ditrovare modelli solidaristici di contrattazione, né di ge-stire situazioni crisi. Sul piatto della bilancia va messala capacità e la valorizzazione del lavoro per il recuperodi competitvità.Una legge sulla rappresentatività, in particolare nel-l’attuale panorama, aprirebbe la strada ad uno scon-tro politico e ideologico che ci allontanerebbe dalraggiungimento di una possibile soluzione, andandodi fatto, con la spaccatura delle parti, alla paralisi re-golamentare.Misurare la rappresentatività degli attori e garantire lapiena attuazione degli accordi raggiunti sono quindidue passaggi fondamentali per assicurare chiarezza etrasparenza alle relazioni industriali. L’accordo di-venta, così, un contributo per migliorare nel Paese ilquadro di riferimento e per assicurare regole certe pertutti coloro che vogliono investire nel nostro Paese. An-che se fa riferimento al settore privato, l’accordo, che varecepito nei contratti sindacali che si andranno via viaa siglare, costituisce un segnale forte per forze politichee istituzioni del Paese introducendo regole che pos-

sono costituire un indirizzo per tutti i comparti produt-tivi. Del resto è stato, in qualche modo, proprio il mo-dello delle relazioni sindacali del pubblico a tracciarela strada. Il Testo Unico rappresenta un risultato di grande ri-lievo per tutto il movimento sindacale confederale epone in essere un modello di rappresentanza sindacaleuniformato da principi di democraticità, aperto allapartecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Si procede, con l’accordo, in una ulteriore tappa di unprocesso riformatore avviato grazie all’Accordo In-terconfederale del 2011, ma che a ben vedere ha radicipiù antiche è profonde.Il nuovo modello rappresenta il superamento culturaledei modelli negoziali del passato. Si affacciano sui tavoli nuove idee portanti: respon-sabilità e capacità di proposta per un recupero diproduttività.Cgil Cisl e Uil unitariamente, con l’accordo, hannoposto le premesse perché la contrattazione sia capace,non solo di gestire la crisi, ma di dare un contributo arilanciare occupazione e crescita.Le forze sindacali intendono così facilitare quel pro-cesso di ripresa che tutti si aspettano dal nuovo Go-verno Renzi.

Raffaele Bonanni è Segretario generale della Cisl dal 2006,dopo essere stato Segretario generale della Cisl Sicilia e dellaFilca (Federazione italiana lavoratori costruzioni e affini)

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Il CNR ha conseguito risultati rilevanti, derivanti da atti-vità internazionali con diversi partner europei, relativa-mente allo studio dell’inquinamento dell’aria negli spazichiusi (“confinati”, secondo il linguaggio tecnico). I risul-tati e le prospettive future per la tematica di inquinamentoindoor sono state presentate durante il workshop tenutosiil 12 dicembre 2013 presso il CNR dal titolo: “Inquina-mento Indoor: le emissioni dei materiali da costruzione,la questione della ventilazione e il ruolo delle piante negliambienti chiusi”.Durante il workshop sono stati presentati i risultati di unprogetto a livello europeo (OFFICAIR Project – On the re-duction of health effects from combined exposure to in-door air pollutants in modern offices), finanziato dal-l’Unione Europea nell’ambito del VII ProgrammaQuadro, per l’identificazione e la valutazione di un grannumero di inquinanti (più di 30) presenti negli ambientiindoor. Nell’ambito di questo ampio studio sperimentalesono stati investigati 197 edifici moderni adibiti ad ufficiin 8 Paesi europei, rappresentativi delle diverse condi-zioni geografiche e meteorologiche (Italia, Francia, Grecia,Olanda, Portogallo, Ungheria, Spagna, Finlandia).Lo studio è stato orientato verso gli ambienti che rappre-sentano un esempio di spazi più standardizzati e hannole stesse caratteristiche in tutto il mondo: gli uffici mo-derni. Essi presentano, infatti, attrezzature (sistemi di cli-matizzazione, ventilazione meccanica dell’aria, illumina-zione artificiale, ecc.) che li rendono indifferenti allecondizioni climatiche esterne nelle quali sono collocati.Generalmente viene favorita una disposizione open spacead alta densità occupazionale, aumentando in tal modola richiesta di ventilazione meccanica. Nelle ultime duedecadi gli uffici moderni, a causa della loro collocazione,del design, dello spazio e del microclima nonché delle at-trezzature e facilities, sono stati caratterizzati dalla pre-senza di nuovi inquinanti. Questi sono prodotti da nuovesorgenti di emissioni che possono portare all’esposizionedei lavoratori a conseguenti rischi per la salute. Il progetto OFFICAIR è rivolto e fornisce un sostegno alle“Thematic Strategies on Air Pollution” e all’ “EuropeanEnvironmental and Health Action Plan” attraverso i suoiobiettivi principali:

– descrivere la qualità dell’aria (Indoor Air Quality-IAQ) negli uffici moderni in Europa;

– inventariare e verificare le cause (eventi, sorgenti) diproblemi negli uffici moderni europei;

– comprendere meglio la correlazione tra IAQ e salute,comfort e produttività negli uffici moderni.

Una percentuale significativa della popolazione degliStati membri dell’UE lavora quotidianamente negli uffici.Questa percentuale è destinata ad aumentare in futuro. Diconseguenza l’ Indoor Air Quality negli edifici adibiti aduso ufficio è una questione di fondamentale interessepoiché riguarda i lavoratori che forniscono prestazioni diestrema rilevanza per le aziende e le pubbliche ammini-strazioni. La loro produttività è un parametro critico,non solo perché il lavoro dell’uomo rappresenta uno deifattori più costosi, ma anche perché esistono ancora molteincertezze su come affrontare la questione nel contestodelle assicurazioni per quanto riguarda i casi di malattiain questi ambienti. La preoccupazione riguardante laproduttività non è collegata soltanto all’assenteismo asso-ciato a malattie che possono essere dovute all’ambiente dilavoro, ma può risultare anche da condizioni di lavoro“poco confortevoli” secondo la definizione dell’Organiz-zazione Mondiale della Sanità.

S A L U T E

CNR: è allarme per l’inquinamentodell’aria negli ambienti chiusidi Rosanna Mabilia - Ricercatrice CNR

Rosanna Mabilia

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Il fattore cruciale per conseguire l’effetto desiderato (sa-lute, comfort e produttività negli uffici moderni) è lastretta collaborazione di tutte le parti interessate (es. in-dustria edilizia, operatori sanitari, decisori politici). I ri-sultati del progetto OFFICAIR sono rivolti a questigruppi con lo scopo di elevare la consapevolezza e lacomprensione. Gli studi di laboratorio e di campo sono stati progettatiper avere un’ampia rappresentazione geografica dellediverse zone climatiche e delle condizioni realistichedell’UE. A tal fine sono state condotte circa 1500 analisi af-fidate dai responsabili europei del progetto ai laboratoridel CNR sia per il know-how esistente sia per avereun’omogeneità dei risultati.Il progetto è stato condotto usando un approccio innova-tivo attraverso 3 fasi complementari: un’Indagine gene-rale, uno Studio di dettaglio e uno S tudio di intervento.Nella prima fase è stato effettuato un sondaggio generalein 20 edifici ad uso ufficio. Gli edifici sono stati selezionatiin città con caratteristiche climatiche differenti dell’Eu-ropa meridionale, centrale e settentrionale, privilegiandogli uffici open space. Tra i 20 edifici è stato selezionato un numero variabile tra3 e 5 per Paese per uno studio di dettaglio. In questa fasesono state effettuate indagini sul campo attraverso 2 cam-pagne di monitoraggio condotte in 37 edifici europei:una estiva (2012) e una invernale (2013) durante le qualisono stati misurati un gran numero di inquinanti (20VOCs e 13 aldeidi) nonché dei parametri fisici (tempera-tura, umidità relativa, flussi di aria). In ogni edificio, per

ciascuna specie, sono stati considerati 4 punti di campio-namenti indoor e 1 punto di campionamento outdoor, per5 giorni lavorativi. Per quasi tutti gli edifici europei sono stati riscontrati li-velli degli inquinanti all’interno superiori rispetto a quellidell’aria esterna (outdoor). In particolare, per la maggiorparte degli edifici sono stati riscontrati concentrazioni diformaldeide, benzene, terpeni elevati. Sono state riscon-trate inoltre differenze stagionali: generalmente per tuttii Paesi è stato osservato che i terpeni (limonene, a-pinene)sono più alti in inverno e più bassi in estate. Obiettivo della terza fase (Studio di intervento) è statoquello di valutare l’effetto di un intervento atto a miglio-rare la qualità dell’aria indoor. Durante questa indaginesono state modificate le modalità di pulizia: gli arredi e imobili sono stati puliti con acqua e i pavimenti sono statipuliti con prodotti di pulizia diversi da quelli abitual-mente utilizzatiDurante l’indagine sono state condotte 2 campagne dimonitoraggio, prima e dopo l’intervento, in 8 edificieuropei. Per ciascun edificio sono state individuatedue stanze: in una stanza non è stato effettuato alcunintervento ed è stata utilizzata come “controllo” per monitorare l’effetto dell’intervento effettuatonell’altra stanza.I risultati complessivi ottenuti dal progetto OFFICAIR sa-ranno forniti ai policy makers, ai responsabili della salutepubblica e agli stakeholder e costituiranno utili indica-zioni su come affrontare l’inquinamento indoor al fine digarantire la salute e il benessere dei lavoratori.

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Il telelavoro all’Università del Salento nasce inrisposta a un bando regionale Puglia sulla “Pa-rità di genere” del 2010. Il progetto è stato for-temente voluto dall’allora Comitato Pari Op-portunità dell’ateneo che, dopo una fase diconcertazione con organizzazioni sindacali e al-tre pubbliche amministrazioni interessate al-l’iniziativa, ha proposto il telelavoro come stru-mento per dare risposta alle esigenze diconciliazione fra vita privata e lavorativa delpersonale tecnico/amministrativo. Il progetto èstato approvato dalla Regione Puglia un annodopo ed è diventato operativo a metà del 2012.L’avvio del progetto è stato abbastanza lento e ledifficoltà incontrate per arrivare al bando di se-lezione dei lavoratori sono state davvero nu-merose. Senza voler entrare negli aspetti ammi-nistrativi, è stata più volte percepita in modoevidente la sensazione che il telelavoro, al di làdelle affermazioni ufficiali, fosse in realtà consi-derato come qualcosa che andava a destabiliz-zare una organizzazione del lavoro che tutti ac-cettavano e la cui modifica poteva diventareincontrollabile. La preoccupazione più grandeche spesso si è percepita da parte dell’ammini-strazione è stata quella di trovare metodi efficacidi controllo del telelavoratore onde scongiurareche le giornate telelavorate non divenisserogiornate di vacanza. Ad esempio si è avuta no-tizia di accurate indagini per individuare inno-vativi strumenti informatici di telecontrollo dellavoratore e di riunioni fiume nelle quali venivainvece decisa la linea di privilegiare un rapportofiduciario con il telelavoratore, salvo un con-trollo ex-post del suo operato. Come organizza-zioni sindacali si è più volte intervenuti per sol-lecitare il rispetto dei tempi del progetto e solograzie ad alcune proroghe della Regione si è fi-

nalmente arrivati a licenziare, nel gruppo diprogetto, una bozza di contratto decentrato.Seppure il documento fosse stato redatto con irappresentanti sindacali, in sede di contratta-zione decentrata è stato necessario intervenirepiù volte per perfezionarlo. La prima impor-tante miglioria è stata quella di privilegiare leesigenze di conciliazione del lavoratore rispettoalle esigenze organizzative della struttura diappartenenza. Questo ha infatti consentito, peril richiedente il telelavoro, di poter presentare ilsuo progetto individuale anche senza la pre-ventiva approvazione del responsabile di strut-tura ponendo poi, in capo all’amministrazione,la responsabilità di trovare il giusto compro-messo sino anche a prevedere, in determinate si-tuazioni, un trasferimento temporaneo sostitu-tivo. Proprio a tal fine, è stato formalmenteinserito nell’accordo che alla fine del periodo ditelelavoro il dipendente rientrasse nel postoprecedentemente occupato. Altra importantemiglioria introdotta in sede di contrattazione

D A L L E S E D I

Il telelavoro conquistadi conciliazionedi Massimo Marra - Università del Salento

Massimo Marra

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decentrata è stata l’inserimento di un punteggioai lavoratori portatori loro stessi di disabilità. In-fatti, l’impostazione del progetto tutto orientatoalla conciliazione, partiva dall’errato presuppo-sto che un lavoratore richiedesse il beneficioper assistere altri e non anche per esigenze per-sonali e che non fosse da intendersi concilia-zione il tempo per sé. Infine, una istanza non ac-colta senza alcuna giustificazione particolare, èstata la richiesta di riconoscere un punteggio ag-giuntivo ai lavoratori che avevano il coniugelavoratore fuori regione. Si è dunque, nel luglio2013, arrivati alla pubblicazione del bando. No-nostante dalla indagine preliminare si fosserodichiarati interessati al telelavoro 150 colleghidei quali 26 dichiaravano la presenza di un di-sabile in famiglia, al bando che prevedeva lacapienza di 30 posti, hanno risposto solo in 17 dicui 15 ammessi. I due colleghi non ammessihanno vista rigettata l’istanza perché non ave-vano disabili nel nucleo familiare né bambini dietà inferiore ai 12 anni. Il perché di questa ri-dotta partecipazione al bando è in parte da at-tribuire alla scadenza delle domande in un pe-riodo di punta per le ferie estive ed anche dallaincompatibilità, espressamente prevista nel con-tratto integrativo, del telelavoro con qualsiasi at-tività esterna e di conto terzi. Dei 2 colleghiesclusi, uno ha presentato ricorso adducendo agiustificazione delle esigenze di conciliazionel’avere bambini di età superiore ai 12 anni macomunque minorenni ed il coniuge lavoratorefuori. Al momento l’amministrazione non si èancora espressa nel merito, ma in sede di con-trattazione si è proceduto a una interpretazioneautentica estensiva che include favorevolmenteil caso prospettato. Per 14 dei 15 vincitori il telelavoro ha avutooperativamente avvio il 15 novembre 2013 e ter-minerà il 14 maggio 2014. Per il 15esimo collega,che presta servizio presso la segreteria studenti,il progetto è partito circa 10 giorni dopo perchéaveva presentato domanda senza il preventivonulla osta del suo responsabile di struttura. In-dispensabile l’intervento risolutivo posto in es-sere dal direttore generale che, sposando ap-pieno lo spirito di sperimentazione del progetto,ha inteso autorizzare il collega affinché possanoaversi elementi oggettivi utili al fine della cor-retta definizione delle posizioni telelavorabilio meno. In effetti tale atteggiamento positivodell’amministrazione si rafforza considerando ilfatto che sono state autorizzate tutte le 15 do-

mande presentate indipendentemente dal ruoloricoperto. Ad una prima approssimativa analisi,infatti, in pochi avrebbero tranquillamente ac-consentito ad autorizzare il telelavoro al diret-tore di biblioteca, a un responsabile di laborato-rio, a un impiegato di protocollo e altriresponsabili di uffici. Al momento si sono con-clusi i primi mesi di telelavoro e alcune conside-razioni possono essere fatte. In linea generale viè un atteggiamento timido dei telelavoratorisempre in ansia a essere prontamente reperibilialla prima chiamata telefonica o via skype esempre pronti a raggiungere puntualmente gliobiettivi assegnati affinché nessuna omissione omancanza possa essere loro imputata. La valutazione del lavoro svolto dai telelavora-tori è effettuata mensilmente mediante relazionedel responsabile di struttura. Si segnala che talirelazioni non sono controfirmate dai lavoratoriche perciò spesso non ne conoscono il conte-nuto. Altro elemento su cui riflettere è che es-sendo l’università una pubblica amministra-zione e avendo il contratto collettivo indicazionistringenti sulle ore settimanali da lavorare, cia-scun lavoratore deve redigere settimanalmenteun foglio presenze con l’indicazione dell’orariosvolto. Il rendiconto è firmato dal responsabiledi struttura. Tale procedura però in più di uncaso ha creato diversi problemi. In effetti il re-sponsabile può attestare che il telelavoratore hasvolto i compiti assegnati ma non ha alcun ele-mento per valutare la veridicità degli orari di la-voro indicati che sono e restano una mera auto-certificazione del lavoratore medesimo.L’impegno che come sigla sindacale ci poniamoè quello di far diventare il telelavoro da stru-mento sperimentale a strumento ordinario disvolgimento della giornata lavorativa. In effettiin tempi brevi l’amministrazione dovrà redigereil piano di telelavoro e sarà questo l’occasioneper far valere le nostre ragioni e dare risposta alleaspettative dei colleghi. Il telelavoro sta infatti staraccogliendo una sempre più diffusa accoglienzatra i lavoratori. In tanti hanno già avviato la spe-rimentazione e hanno manifestato estremo inte-resse a continuarlo e sarà quindi anche l’occa-sione affinché nuovi colleghi possano accedere atale strumento. Come CISL abbiamo realizzatouna brochure informativa del progetto e ab-biamo organizzato una giornata studio; per il fu-turo saremo sempre in prima linea per difendereil diritto alla conciliazione fra vita privata e lavo-rativa dei lavoratori dell’ateneo.

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Nel delirio fiscale di questi mesi l’unico modo per tro-vare un aiuto concreto e per orientarsi è quello di ri-volgersi ai centri di assistenza fiscale. Con ValerianoCanepari, presidente nazionale Caf Cisl, facciamo ilpunto sulle nuove tasse con alcuni suggerimenti peraffrontare al meglio la complessa materia fiscale.

Venerdì 24 Gennaio è scaduto il termine per il pa-gamento della Mini-Imu. È possibile, già a questopunto, effettuare un bilancio della risposta dei con-tribuenti italiani?“Assolutamente sì. Possiamo contare più di 540 milapersone che hanno provveduto al pagamento dellaMini-Imu. In un arco di tempo estremamente breve,il numero dei contribuenti è stato davvero elevato”.

I Caf sono riusciti a far fronte all’affollamento ve-rificatosi durante il mese di Gennaio?“Ci sono state molte code e tempi di attesa lunghi chenormalmente durante la campagna fiscale non cisono. Si è trattato di disagi non imputabili però allanostra possibilità lavorativa. Anzi, abbiamo avuto lacapacità di gestire positivamente una vera e propriaemergenza”.

Cosa può fare il contribuente che non ha pagato laMini-Imu entro il termine prestabilito?“Alcune migliaia di contribuenti hanno preferito evi-tare i tempi di attesa e le code e pagare successiva-mente. Nei primi 15 giorni le sanzioni sono quasi in-significanti, qualche decimo di euro. Il sistemasanzionatorio cresce in base al tempo che passa daquando si sarebbe dovuto pagare a quando si paga ef-fettivamente e diventa ancora più oneroso se il man-cato pagamento viene accertato dal Comune. Io credoche grazie all’azione informativa dei media, il contri-buente era a conoscenza del termine ultimo da rispet-tare e che siano state davvero poche le persone chenon sono riuscite a pagare”.

Giudica la Mini-Imu una tassa necessaria o unatassa che poteva essere evitata?

“Sicuramente si sarebbe potuta gestire meglio. Sul-l’evitabilità o meno della tassa, noi come Caf ten-diamo a non entrare. Noi ci esprimiamo sempre sullemodalità con le quali la tassa viene gestita. C’è statoun “balletto” continuo sull’Imu cominciato nel pe-riodo elettorale quando il Centro Destra ha lanciatola sfida sulla sua abolizione. Un anno di discussionesu una tassa, un tempo che a me sembra lungo, conuna decisione che poi arriva all’ultimo momento.Dal momento della decisione passano solo 15 giornied il contribuente è chiamato a pagare: ecco, questocredo che sia un modo di gestire il rapporto tra Statoe contribuenti, fra Comuni e contribuenti, che non vabene. Ciò demolisce e svilisce lo statuto dei diritti deicontribuenti”.

Molti Comuni non sono riusciti a inviare in tempoi bollettini per poter pagare la tassa di maggiora-zione della Tares e i reclami sono stati numerosis-simi. Cosa può fare un Caf territoriale per aiutare uncontribuente a risolvere questo tipo di problema?

“La Tares è un’imposta predeterminata, il Comunedefinisce il costo del servizio e poi attribuisce al cit-

F I S C O

Con Mini-Imu, Tares èallarme tasseintervista a Valeriano Canepari - Presidente Caf CISL, a cura di Dalila Pucciarelli

Valeriano Canepari

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tadino la quota di pagamento. Dopo discussioni in-finite c’è stata la famosa maggiorazione che ha creatooggettive difficoltà ai Comuni per predisporre e in-viare i bollettini. Da un lato c’è stata una difficoltà og-gettiva e dall’altra, nella stragrande maggioranza deiComuni, un’inefficienza nel predisporre i bollettini enel mandarli. Il contribuente allarmato si è rivolto oagli uffici comunali o a noi per avere ragguagli e perpoter essere nella condizione di pagare. Bisogna peròfare una considerazione più profonda fra il renderedisponibile al contribuente una serie di servizi van-taggiosi e il realizzare delle soluzioni inutili, che co-stano e che arrivano tardi. Non so se i Comuni sa-ranno in grado di applicare il calcolo, forsemanderanno al contribuente una comunicazione ge-nerica, un bollettino che poi non viene utilizzato: inquesto caso ci sarebbero costi di organizzazione, distampa, di carta per un servizio inutile. Ecco uno deiparadossi del nostro fisco: un fisco quasi personale.Abbiamo cercato di tenere conto il più possibile, nelcalcolo dell’imposta, delle varie condizioni soggettivee oggettive del contribuente. Se noi vogliamo semprepiù personalizzare e tener conto delle situazioni per-sonali nel calcolo dell’imposta, poi non ci possiamoeccessivamente lamentare del fatto che il calcolo e laquantificazione di quest’imposta non sia semplice. Bi-sogna sempre trovare un giusto equilibrio”.

Ci sono, e se sì quali sono, Caf che presentano pro-blematiche di gestione?“All’interno del nostro sistema Caf Cisl, grazie al la-voro fatto in questi anni, abbiamo profondamentemodificato il livello organizzativo che è sufficiente-mente omogeneo su tutto il territorio. Ad oggi pos-siamo dire che il nostro sistema è basato su un criteriodi gestione piuttosto uniforme di tutte le attività”.

Per quale motivo i contribuenti considerano le que-stioni fiscali intricate e incomprensibili? Colpa deicontinui interventi governativi o della scarsa pro-pensione dei cittadini all’informazione?“Possono essere due gli elementi che caratterizzanoquesta disaffezione: da una parte il fatto che il nostrofisco è molto complesso perché troppo differenziato,quasi personalizzato. Il nostro non è un fisco stabile,ma cambia ogni anno: spesso una sola modifica puòavere ripercussioni su tante situazioni. Il secondoelemento è l’atteggiamento tipico degli italiani che disolito affrontano le questioni sempre all’ultimo mo-mento. Noi abbiamo realizzato una procedura onlineattraverso la quale il contribuente può farsi da solo ladichiarazione dei redditi ad esempio, ma non staavendo il successo che si poteva pensare. Il contri-buente preferisce affidarsi a qualcuno che lo rassicurie gli garantisca l’assunzione di responsabilità”.

Come giudica la politica fiscale italiana di questi ul-timi anni?“È una politica fiscale che continua a essere instabile:

questo non va bene per i contribuenti che non sannomai cosa aspettarsi. Il tema più importante del fiscoitaliano è la continuità della norma fiscale, in questiultimi 10 anni è successo di tutto”.

Ci avviciniamo al periodo della campagna fiscale2013/2014, come si stanno organizzando i Caf terri-toriali?“Noi abbiamo una struttura molto flessibile, che neimesi tra Marzo e Giugno cambia completamente. Ilpersonale viene triplicato. Noi possiamo dire di es-sere pronti, non altrettanto il fisco. L’Inps è stata pre-cisa e ci ha fornito i Cud, il lavoro con l’Inps sta evol-vendo positivamente. I Cud poi non vengonoconsegnati puntualmente dai datori di lavoro, alcuniarrivano molto in ritardo: questo è un elemento didifficoltà nella gestione delle pratiche fiscali. Lamaggior parte delle nostre strutture comincia l’atti-vità in modo intensivo da fine marzo. Devo direche ad esempio il CAF CISL da settimane ha comin-ciato a prendere le prenotazioni. L’Inps per il se-condo anno consecutivo non invia i Cud ai pensio-nati, parliamo di milioni di persone, e quest’annonon invia neanche la lettera che invita a presentareil modello Red. Ecco perché noi abbiamo inviato, viasms e via posta, oltre 1.800.000 comunicazioni perinformare i contribuenti sul fatto che siamo in pos-sesso della loro pratica. Finiremo questo invio mas-siccio intorno al 20 Marzo, in questi giorni stiamo ri-cevendo migliaia di telefonate. La nostra macchinaorganizzativa è pronta, non prevediamo particolariproblematicità”.

Quali sono i vantaggi che un contribuente puòtrarre dai servizi del Caf?“Il nostro Caf ha una diffusione molto ampia, oltre1500 sedi durante l’attività fiscale, poi abbiamo pre-senze anche nelle aziende, nei posti di lavoro, nelleleghe dei pensionati. In caso di errore non è il Caf chene risponde, ma è il sindacato. Questo è un motivoin più per aver una grande attenzione al modo di la-vorare. Per noi non si tratta soltanto dell’aspetto eco-nomico ma sociale, questo fa la differenza. Noi cisiamo sempre: non è detto che altri facciano analoghiragionamenti. Abbiamo un atteggiamento diverso daquello che spinge ad agire solo per un’attenzioneeconomica. Noi crediamo di avere una qualità alta efornire una garanzia che nessun altro è in grado difornire”.

Suggeriamo al contribuente le prossime date da ap-puntare in agenda per non avere alcun tipo di pro-blema “fiscale”.“Sicuramente il 30 giungo per le dichiarazioni. Comesempre conviene prenotare in modo da fruire imme-diatamente del servizio. In poco più di 20 minutiogni contribuente può risolvere i suoi problemi. L’in-vito è quello di non aspettare gli ultimi giorni ma pre-notarsi per tempo”.

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