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1 A.A. 2009/2010 Allattamento e stili di vita Sonia Levantino Introduzione La gravidanza è un evento fisiologico, ma anche fondamentale per la vita di tutti gli individui. Oggi, grazie alle numerose fonti d’informazione, allo sviluppo socio-culturale, allo sviluppo economico, e alla maggiore diffusione dei mezzi di comunicazione, è possibile evitare numerosi comportamenti a rischio sia per la madre che per il neonato. Tra questi ricopre una fondamentale importanza la promozione dell’allattamento al seno con il quale si sono riusciti mediamente a correggere gli stili di vita errati che potevano presentarsi negli anni precedenti. Scopo di questa relazione, sarà allora, illustrare i comportamenti attraverso un excursus di buone e cattive abitudini frequenti nella nostra società. Verranno analizzate dunque, sia la corretta alimentazione sia lo scorretto uso di talune sostanze; passando attraverso stili di vita diversi, accompagnando la donna moderna nelle sue esigenze di donna, madre e lavoratrice. La nutrizione durante l’allattamento Durante l’allattamento è necessario compensare le spese energetiche sostenute per la produzione di latte. Buona regola è sicuramente cercare di mettere nel piatto di tutto un po’, limitando il più possibile o eliminando gli alimenti di tipo industriale che contengono additici come coloranti e conservanti come dolciumi, caffè e alcolici. Inoltre, per alcuni nutrienti esiste una correlazione diretta tra la quantità assunta e la loro concentrazione nel latte

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IntroduzioneLa gravidanza è un evento fisiologico, ma anche fondamentale per la vita di

tutti gli individui. Oggi, grazie alle numerose fonti d’informazione, allo sviluppo socio-culturale, allo sviluppo economico, e alla maggiore diffusione dei mezzi di comunicazione, è possibile evitare numerosi comportamenti a rischio sia per la madre che per il neonato. Tra questi ricopre una fondamentale importanza la promozione dell’allattamento al seno con il quale si sono riusciti mediamente a correggere gli stili di vita errati che potevano presentarsi negli anni precedenti. Scopo di questa relazione, sarà allora, illustrare i comportamenti attraverso un excursus di buone e cattive abitudini frequenti nella nostra società. Verranno

analizzate dunque, sia la corretta alimentazione sia lo scorretto uso di talune sostanze; passando attraverso stili di vita diversi,

accompagnando la donna moderna nelle sue esigenze di donna, madre e lavoratrice.

La nutrizione durante l’allattamento

Durante l’allattamento è necessario compensare le spese energetiche sostenute per la produzione di latte. Buona regola è sicuramente cercare di mettere nel piatto di tutto un po’, limitando il più possibile o eliminando gli alimenti di tipo industriale che contengono additici come coloranti e conservanti come dolciumi, caffè e alcolici. Inoltre, per alcuni nutrienti esiste una correlazione diretta tra la quantità assunta e la loro concentrazione nel latte (es. Vitamine A, B1, B2, B3, B6, B12, Iodio, ecc.).Il latte materno ha una composizione abbastanza costante proprio perché deve tutelare i fabbisogni del neonato.È consigliabile un’integrazione per assicurare la copertura dei fabbisogni di mamma e bambino. Lo status nutrizionale della madre durante l’allattamento è di importanza fondamentale per la secrezione dei nutrienti in adeguate concentrazioni nel latte, nonché per lo status nutrizionale del lattante. Le necessità della donna che allatta (nutrice) sono superiori alla donna in gravidanza a causa di:

aumentata richiesta energetica dovuta alla produzione di latte;

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aumentata richiesta di vitamine e minerali secreti nel latte.

La donna può seguire il suo regime abituale purché abbia un’alimentazione varia, ricca di proteine, frutta e verdure, con circa 500 Kcal e 17 grammi di proteine in più al giorno.Ciò non significa mangiare molto di più ma molto meglio. Alla donna che allata è indispensabile fornire poche ma motivate norme sulle quali impostare la propria alimentazione: queste inidicazioni sono giustificate dall’aumento del fabbisogno quantitativo e dalle variazioni dietetiche qualitatite necessarie alla produzione di latte Variare è la regola numero uno per assicurare al neonato tutti gli elementi nutritivi di cui ha bisogno per crescere bene. È indicato effettuare piccoli pasti (anche 6-7 durante l’arco della giornata) per non appesantire la nutrice e recuperare energie. Alcune regole generali che possono essere adottate sono: preferire i cibi sani, di stagione, locali, di provenienza biologica, poco elaborati; preferire i cereali integrali, scegliere condimenti di buona qualità, evitando margarine, grassi idrogenati e gli oli più scadenti; preferire i vegetali e non esagerare con i cibi di origine animale limitando o evitando lo zucchero raffinato. Se la nutrice è “golosa” di un cibo particolarmente ricco ed elaborato, non propriamente “sano”, non è necessario privarsene per tutta la durata dell’allattamento! L’importante è non esagerare con le dosi e la frequenza.

Richieste nutrizionali in allattamento

PROTEINE

Nell’allattamento il fabbisogno di proteine/die (animali e vegetali) aumenta notevolmente, per sopperire alla secrezione di proteine nel latte. La carne

offre proteine di qualità, cioè con tutti gli aminoacidi essenziali, vitamina B12, ferro e altri nutrienti. Le carni si distinguono in carni rosse e carni bianche. Un consumo

moderato fornisce importanti quantità di nutrienti senza aumentare grassi e colesterolo nel sangue mentre sono da limitare gli insaccati. Alternativa alla carne è il pesce ricco di vitamine del gruppo B e D, minerali come iodio, fosforo, ferro eminico, selenio, zinco e calcio; inoltre favorisce lo sviluppo delle membrane cerebrali del neonato. Anche i legumi sono ricche di proteine anche se non di tipo completo, sono carenti infatti di alcuni aminoacidi essenziali che devono essere integrati con la dieta. Un altro alimento ricco di proteine è il formaggio, la cui proteina principale è la caseina .

LIPIDI

Nell’allattamento il fabbisogno di lipidi non è diverso da quello della donnache non allatta. Nuove raccomandazioni pubblicate sul Journal of Perinatal Medicine enfatizzano l'importanza dell'assunzione di DHA, omega-3 e AA omega-6 nel corso della gravidanza e dell'allattamento per lo sviluppo di

occhi e cervello dei neonati. Nelle raccomandazioni, elaborate da un gruppo di esperti di

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nutrizione infantile di 11 paesi, si sottolinea che l’allattamento al seno rappresenta la migliore alimentazione in assoluto, dato che il DHA e l’AA sono

presenti naturalmente nel latte materno. Tuttavia, quando la madre non è in grado di allattare al seno, o sceglie di non allattare, la formulazione di latte per neonati dovrebbe contenere i livelli raccomandati di queste sostanze. Per questo motivo è fondamentale che le madri durante la gravidanza e l’allattamento assumano quantità adeguate di DHA nella propria. La principale fonte alimentare di DHA è il pesce ricco di olio. L’AA si trova in alimenti quali la carne, le uova e il latte. Generalmente la maggior parte delle donne assume con la propria alimentazione una quantità sufficiente di AA, ma le donne che seguono la tipica dieta occidentale presentano il rischio di assumere quantità insufficienti di DHA. Ciò può dipendere dal fatto che il pesce ricco di olio non è abitualmente presente nella tipica dieta occidentale. In sintesi nelle raccomandazioni gli autori sottolineano: – l’importanza di una dieta bilanciata per le donne che allattano al seno, che preveda l’assunzione regolare di DHA;– le donne in gravidanza dovrebbero assumere almeno 200 mg di DHA al giorno (equivalente a due porzioni di pesce di mare ricco di olio alla settimana).

CARBOIDRATI

La quantità di carboidrati introdotti con la dieta dovrà essere considerevolmentesuperiore al necessario.I cereali ne rappresentano

l’alimento principale. In particolare i cereali integrali sono fonte di fibre, vitamine del gruppo B e sali minerali mentre i cereali raffinati sono fonte quasi esclusiva di amidi. I cereali sono alla base della piramide alimentare ed è consigliabile consumarli tutti i giorni ma a questo punto è indispensabile ricordare la regola molto importante di variare! Il che significa utilizzare di giorno in giorno un cereale diverso, alternandoli all’interno della settimana. Quindi la nutrice non utilizzerà soltanto grano tenero e duro, ma anche farro, kamut, riso, avena, mais, orzo, sesamo, grano saraceno. Sono alimenti ricchi di amido anche le patate, da utilizzare durante la settimana una o due volte in sostituzione del primo piatto; la patata inoltre è ricca di vitamine del gruppo B e vitamina C e minerali come ferro e potassio. I cereali sono a basso contenuto di grassi mancano di alcuni aminoacidi essenziali, che sono reperibili da proteine di origine animale.

ACQUA

Durante l’allattamento la nutrice richiede un aumento molto significativo di acqua poiché produce in media 750 ml/die di latte che è costituito da acqua per l’87%. Nella dieta abituale deve assumere abbondanti liquidi: almeno 2-3 litri al giorno di acqua (possibilmente oligominerale, iposodica, prestando attenzione alla concentrazione di nitrati che non deve superare i 10 mg/l) o altri liquidi (quali brodi vegetali o di carne sgrassata, succhi di frutta fresca, latte, etc.). Inoltre sono ottime le tisane di finocchio, rosa canina o altre piante a scelta. La birra deve essere analcolica.

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VITAMINE

Una corretta e varia alimentazione è in grado di fornire tutte le vitamine necessarie allo stato di benessere. Quindi se l’integrazione avviene attraverso gli alimenti, risulta sicuramente più equilibrata e corretta proprio perché nei cibi le vitamine e i sali minerali sono biodisponibili e in rapporto equilibrato pertanto facilmente assimilabili. La donna che allatta ha una maggiore richiesta di vitamine e minerali tra cui:

Vitamina AI livelli raccomandati nella donna che allatta vengono aumentati rispetto a quelli della donna adulta per soddisfare le esigenze del neonato. La vitamina A è indispensabile per la crescita, la riproduzione e l’integrità del sistema immunitario. E’ contenuta nei vegetali di colore giallo arancio (carote, zucca, peperoni, albicocche, pesche, pomodori) e verdure verdi, uova. E’ assolutamente sconsigliata l’integrazione attraverso integratori erboristici o farmaceutici in quanto la vitamina A può avere effetti indesiderati.

Vitamine del gruppo BFormate da varie vitamine (tiamina, riboflavina, acido folico, B12, B6) che hanno vari effetti benefici. Nell’allattamento il fabbisogno di tiamina aumenta. È necessaria nel metabolismo dei carboidrati,favorisce lo stato generale di nutrizione dei tessuti nervosi .La carenza causa danni al sistema nervoso,deperimento generale. La tiamina è

contenuta nella frutta secca, nel mais, nelle uova e in numerose verdure. La riboflavina è importante per lo stato di nutrizione della pelle e delle mucose. Carenze di riboflavina determinano arresto della crescita ed alterazioni della cute(in particolare delle mucose ai margini delle labbra e dell'occhio); è contenuta in carni e latticini. Durante l’allattamento il fabbisogno della vitamina B6 aumenta del 30%. L’apporto di questa vitamina con la dieta è legato alla buona utilizzazione delle proteine alimentari. Si trova in verdure verdi, frutta secca e cereali.Nell’allattamento il fabbisogno della vitamina B12 aumenta del 50%.L’apporto di questa vitamina è critico per le donne che seguonouna dieta vegetariana che escluda tutti gli alimenti di origine animale(vegetariani vegani). In questi casi si deve consigliare il consumodi alimenti arricchiti o integratori alimentari idonei.La vitamina B12 svolge un ruolo fondamentalenel metabolismo del tessuto nervoso,favorendone il buon

funzionamento.Partecipa alla produzione dei globuli rossi.È coinvolta nel metabolismo di proteine,grassi e carboidrati, trasformandoli in energiae favorendo uno sviluppo corporeo

regolare. Un alimento particolarmente ricco di tutte le vitamine del gruppo B è il lievito di birra. Un cucchiaino al giorno durante l’allattamento, garantisce il fabbisogno giornaliero di queste vitamine. Possiede inoltre una apprezzata azione psicoattiva e digestiva.

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Vitamina C

Durante l’allattamento aumenta il fabbisogno di vitamina C che induce un incremento dell’assorbimento del ferro. La vitamina C è contenuta in quasi tutta la frutta e la verdura.

Vitamina D

Durante l’allattamento aumenta il fabbisogno di vitamina D per soddisfare le esigenze del neonato. L’aumentata necessità di vitamina D nel neonato è dovuta all’aumentata

utilizzazione di calcio e fosfati nella mineralizzazione dello scheletro in crescita. Si trova nel latte e in tutti i suoi derivati e l’esposizione alla luce solare ne attiva la formazione nell’organismo.

MINERALI

Tra i minerali si deve tener conto essenzialmente del fabbisogno in ferro, in calcio, in zinco e in iodio. Ogni giorno andrebbero introdotti, attraverso gli alimenti, 10 mg di ferro; questa quantità

raddoppia (20-24 mg) per le donne che allattano. Il ferro è presente sia nella carne che nei vegetali ma in quest’ultimi è meno biodisponibile (5%). L’assorbimento del ferro e la sua utilizzazione possono essere facilitate dalla presenza di alcune vitamine: vitamina C, acido folico, e vitamina B12.

Frutta e Verdura (100 g) Quantità

Uva succo 340 mg

Ribes 200 mg

Papaya 60 mg

Arancia e Limone 50 mg

Peperoni rossi e gialli 166 mg

Prezzemolo 162 mg

Cavolfiore 59 mg

Spinaci 54 mg

Olio 133 mg

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Contenuto in ferro in alcuni alimenti (mg/100g)

Carne Verdura LegumiBovini, 2-4

Pollame, 1-2

Fegato manzo, 9

Fegato maiale, 15

Salsicce,4

Radicchio verde, 7,5

Rucola, 5

Zucca fiori, 2

Pomodori, 2

Cicoria, 1,5

Lenticchie, 8

Ceci, 6,5

Lupini, 5,5

Piselli, 4,5

Pesce Frutta SpezieVongole, 20

Caviale, 11

Cozze, 6

Scorfano, 5

Pistacchi, 7

Pesche secche, 6

Castagne, 3,5

Fichi, 3

Pepe nero, 11

Rosmarino, 8

Basilico, 5

Prezzemolo, 4,5

Calcio

Nell’allattamento il fabbisogno di questo minerale aumenta per la necessità di trasferirne al neonato e sopperire alle esigenze di veloce accrescimento del bambino. Infatti, il contenuto di calcio del latte materno è elevato. Pertanto, è opportuno prevenire il depauperamento di questo minerale con un aumento della sua assunzione. Si suggerisce l’assunzione di 1200 mg/dieattraverso prodotti lattiero caseario con l’uso di integratori di calcio: una tazza di latte o due vasetti di yogurt, una fetta di formaggio a cena o negli spuntini e l’immancabile spolverata di parmigiano sulla pasta assicurano il pieno per una giornata.

Zinco

Durante l’allattamento la quota di questo minerale aumenta per reintegrare la quota secreta nel latte. Durante l’allattamento la quota consigliata è di 15 mg/die. Funziona come anti ossidante e promuove una crescita e uno sviluppo regolare del bambino. Nel periodo dell’allattamento al seno per le donne in gravidanza è importante non subire deficit di zinco nella dieta alimentare. Lo zinco è necessario per la divisione cellulare e nel processo di rigenerazione. Per l’allattamento al seno nei primi mesi il latte materno contiene ingenti quantitativi di zinco e la neo-mamma ha bisogno di maggiore assunzione di zinco per il proprio benessere e la qualità del latte materno. Lo zinco può essere trovato in molti cibi e

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alimenti. Il numero 1 per fornire zinco sono le ostriche. Altre buone fonti sono carne rossa, pollame, carne di maiale, cereali, latticini, fagioli.

Rame

Il rame ha un ruolo essenziale nel corretto funzionamento di numerosi enzimi. Insieme al ferro interviene nella sintesi dell’emoglobina. Nell’allattamento si consiglia un supplemento di 3 mg/die. Gli alimenti più ricchi di rame sono le ostriche, i granchi e le aragoste, l'agnello, l'anatra il maiale ed il manzo (soprattutto fegato e rene); è contenuto in buone quantità anche nel regno vegetale, soprattutto nelle mandorle, nelle nocciole, nei semi di girasole e di soia, nel germe di grano, nel lievito, nell'olio di mais, nella margarina, nei funghi e nella crusca. Dal momento che tali alimenti sono piuttosto comuni nella dieta umana, non sussiste alcun pericolo di incorrere in sindromi associate a carenze di rame.

Iodio

Svolge un’importante azione preventiva nei confrontidi una serie di malattie, tra cui principalmente quelle tiroidee.L’organismo umano concentra lo iodio nella tiroide,dove entra nella formulazione di due ormoni, triiodiotironina (T3)e tirosina (T4), regolatori di alcune funzione metaboliche,tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centralee

l’accrescimento corporeo. Le dosi consigliate per le donne in allattamento sono di 200 mcg/die.Lo iodio si trova soprattutto nel pesce. Un'altra importante fonte di iodio è rappresentata dalle alghe

come il fucus o la laminaria. Le verdure possono contenere un discreto quantitativo di iodio soltanto se sono state coltivate in terreni ricchi di questo minerale; inoltre il sale marino integrale non

raffinato ne è un’ottima fonte.

Potassio

L’apporto giornaliero di potassio ammonta a 4g ed è largamente superiore al fabbisogno richiesto.Il potassio si trova in numerosi alimenti come i fagioli e i piselli secchi, gli asparagi, le patate, le albicocche, le banane, i cavolfiori, gli spinaci. Nei neonati è importante per la crescita e il corretto funzionamento cellulare.

CONFRONTO L.A.R.N. NUTRICI – DONNE IN ETÀ ADULTA

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Proteine(g)

3(g)

6(g)

Calcio(mg)

Fosforo(mg)

Potassio(mg)

Ferro(mg)

Zinco(mg)

Rame(mg)

Selenio(mcg)

Femmine 53 4,5 1 1000 1000 3100 18 7 1,2 55

Gestanti 59 5 1 1200 1200 3100 30 7 1,2 55

Nutrici 70 5,5 1 1200 1200 3100 18 12 1,5 70

Iodio (mcg)

Vit. B1

(mg)

Vit. B2

(mg)

Niacina

(mg)

Vit. B6(mg)

Vit. B12(mcg)

Vit. C (mg)

Folati (mcg)

Vit. A (mcg)

Vit. D (mcg)

Femmine 150 0,9 1,3 14 1,1 2 60 200 600 0-10

Gestanti 175 1 1,6 14 1,3 2,2 70 400 700 10

Nutrici 200 1,1 1,7 16 1,4 2,6 90 350 950 10

Alimenti da moderare nell’allattamento

Sono da moderare alcuni alimenti come cavoli, aglio, asparagi, cipolle, carciofi, prezzemolo, peperoncino, mandorle amare da parte della madre in

quanto possono alterare il sapore del latte e renderlo sgradevole al palato del bambino: si potrebbe scoprire però che il bambino gusti quel particolare sapore del

latte; sono da moderare quegli alimenti che possono dare fermentazione quali salumi, formaggi fermentati, conserve, e tutti i cibi in scatola. Inoltre è possibile con alcuni alimenti (fragole, cioccolata, ciliegie, mitili) notare una reazione simil allergica: non si tratta di vera e proprio allergia ma di reazione vasodilatativa

Allattamento e dieta vegetarianaLa migliore dieta per l'allattamento al seno è simile alla dieta raccomandata per la gravidanza. Le raccomandazioni per Calorie,

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Proteine e Vitamina B12 sono più elevate, mentre la quantità di ferro raccomandata è inferiore rispetto al periodo di gravidanza.Se si mangia troppo poco

durante l'allattamento al seno, si rischia di non produrre abbastanza latte. Sebbene sia raccomandato un apporto calorico di 500 calorie al di sopra dell'apporto abituale, si può ancora perdere peso a causa della perdita di calorie attraverso il latte materno. Durante l'allattamento bisognerebbe perdere circa 250 o 500 gr alla settimana, mentre una dieta più restrittiva è sconsigliata. Come in gravidanza, piccoli pasti frequenti sono il modo migliore per avere la certezza di introdurre abbastanza calorie. A causa della quantità maggiore di liquidi richiesta dall'organismo, si consiglia inoltre di bere molte bevande nutrienti che possano fornire calorie, quali succhi di frutta, latte di soia, zuppe e frullati.La quantità di proteine raccomandata è di soli 5 grammi in più rispetto al periodo di gravidanza e si può ottenere facilmente attraverso i cibi in più che vengono ingeriti. Si consiglia di continuare a mangiare cibi di buona qualità poiché attraverso di essi si forniscono tutti i nutrienti anche al bambino. Bisognerà stare attente ad assumere a sufficienza le Vitamine B12 e D per ottenerne un'adeguata quantità anche nel vostro latte. Le quantità richieste dall'organismo per la maggior parte degli altri nutrienti sono simili a quelle necessarie in gravidanza e dovrebbero essere ottenute attraverso una dieta Vegan varia ed equilibrata.

Allattamento e dieta ipocaloricaMolte donne sono ansiose di tornare in forma dopo avere avuto il loro bambino, dobbiamo però ricordare che il peso acquisito in gravidanza non è stato accumulato in una notte né può scomparire in un batter d'occhio. E' saggio che le mamme aspettino fino a due mesi dopo il parto prima di iniziare programmi per la riduzione mirata del peso. Il corpo della mamma, infatti, ha bisogno di tempo per recuperare energie dopo la fatica del parto e per stabilire

una buona produzione di latte. Molte neomamme sono riuscite a perdere peso regolarmente, seguendo un regime dietetico intelligente durante l'allattamento. E' comunque opportuno che chiunque decida di seguire una dieta si rivolga al proprio medico per verificare eventuali problemi che possano controindicare un regime. Se una madre che allatta al seno vuole iniziare una qualsiasi dieta per la riduzione del proprio peso, ecco i fattori che dovrebbe tenere in considerazione.EQUILIBRIO NUTRIZIONALE - chi allatta al seno deve ricevere sostanze nutritive equilibrate ed in quantità adeguata nel rispetto della salute del bambino e della sua. Al contrario, il rischio che si corre è di compromettere le proprie riserve nutritive. Il latte di una madre malnutrita può evidenziare scarsi livelli di vitamina A, D, B6, B12 e essere scarso in quantità.FAME - un insufficiente apporto calorico giornaliero dà origine a fenomeni di debolezza, stanchezza, spossatezza. In queste condizioni, prendersi cura del proprio bambino diventa estremamente faticoso e può alla fine compromettere la produzione di latte o inibire il riflesso di emissione del latte. Il Sottocomitato per la nutrizione durante l'allattamento al seno consiglia un apporto calorico giornaliero di 1500 - 1800 calorie durante l'allattamento.

LIVELLO DI PERDITA DI PESO- una perdita di peso graduale è risultanta ininfluente sia sulla produzione di latte materno sia sulla salute del bambino. Sussistono comunque perplessità documentate in caso di perdita di peso repentina durante l'allattamento, fissata su livelli superiori a 450 gr. a settimana. In caso di perdita di peso rapida le tossine contenute negli agenti inquinanti e normalmente trattenute nel grasso corporeo, possono venire rilasciate nel

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sangue, con conseguente innalzamento dei livelli di tossine nel latte; inoltre, la perdita di peso rapida è stata anche connessa ad una diminuzione della produzione

lattifera. Esistono un certo numero di regimi dietetici a basso contenuto di carboidrati, diversificati per livelli e modi di limitazione degli stessi e basati sulla teoria che limitando i carboidrati e assumendo una adeguata quantità di proteine, ci si possa liberare del senso di fame tipico degli altri piani dietetici. Alcune diete invitano a controllare i livelli di chetosi con speciali strisce per il test delle urine. La chetosi si verifica quando il corpo brucia grassi invece di glucosio per ricavarne energia ed è evidenziata dalla presenza di chetoni nelle urine. Per chetoni si intendono i tre agenti chimici acidificanti e tossici (acetone, acetoacetato e beta-idrossibutirrato) rilevabili nel sangue.Ora, molti di coloro che seguono diete a basso contenuto di carboidrati perdono effettivamente peso più rapidamente di quanto sia consigliabile a una madre che allatta. E' altresì possibile modificare un regime in modo tale da includere una maggiore quantità di carboidrati sotto forma di frutta e verdura che contengono amidi, così da rallentare la perdita di peso.Pur non essendo noto se i chetoni escreti nel sangue possano essere riscontrati nel latte materno, né quali livelli possano essere pericolosi per il bambino, esiste una certa preoccupazione sui possibili rischi conseguenti a chetosi nella madre che allatta, sia che essa stia seguendo una dieta a basso contenuto di carboidrati sia che bruci grasso corporeo in altra maniera. Solitamente viene raccomandato alle donne in gravidanza e in allattamento di assumere di carboidrati su un livello di mantenimento considerevolmente più alto di quello necessario per perdere peso.Inoltre, anche se la produzione giornaliera di proteine nel latte è pari a 6 - 11 gr. e di proteine il bambino ha bisogno perché sono il materiale base per la "costruzione" del corpo, un'altra possibile preoccupazione riguarda proprio l'eccessivo contenuto proteico di queste diete in quanto le proteine, a differenza di altri elementi nutritivi, non possono essere immagazzinate nel corpo della madre. Il dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti raccomanda un consumo giornaliero pari a 65 gr. di proteine durante l'allattamento ma molte donne che seguono la dieta Brewer per la gravidanza, che raccomanda un'assunzione giornaliera di 80 - 100 gr., mantengono lo stesso regime durante l'allattamento. Non solo, anche se le donne in allattamento necessitano di una certa quantità di grassi, esistono perplessità anche sulla loro presenza eccessiva in queste diete. Secondo "Mangiare bene e perdere peso durante l'allattamento al seno", il fabbisogno giornaliero di cibi contenenti grassi, anche sotto forma di olio, è di 7 porzioni al giorno, con un minimo di 5. E' comunque chiaro che, anche se le diete a basso contenuto di carboidrati prescrivono effettivamente quella che per alcuni può essere una grande quantità di proteine animali, si può senza dubbio ricorrere a proteine non grasse.Un ultima riflessione riguarda i dolcificanti a cui si fa ricorso nelle diete ma che chi allatta preferisce di norma evitare e che possono in effetti essere evitati anche nei regimi poveri di carboidrati.In conclusione, nessuna dieta è tagliata su misura per tutti e questo è ancor più vero per chi allatta. Con opportune ricerche e un po' di attenzione sulla necessità di una nutrizione equilibrata e un opportuno livello di perdita di peso anche una mamma che allatta può decidere di seguire alcune direttive dei regimi a basso contenuto di carboidrati lasciando però da parte il resto.

Sostanze e Allattamento

Caffeina

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Le donne non devono rinunciare al caffé durante il periodo dell’allattamento, perché è stato dimostrato che nel latte delle nutrici, la caffeina raggiunge il suo livello massimo dopo circa un’ora.La sua concentrazione varia in base al tenore dei grassi nel latte e il lattante ne assorbe solo dallo 0,06 all’1,5%. Si stima che un neonato riceverebbe ca. 1,5-3,1 mg di caffeina dopo una singola tazza di caffè. Quindi un consumo moderato di caffè (1-2 tazze espresso giornaliere) in caso di allattamento non è proibito.Tuttavia, alcuni bambini sono più sensibili di altri, e molte mamme si sono accorte che a un

abuso di caffeina corrispondono reazioni nel bambino quali insolita insonnia e agitazione. Il consumo di caffeina può essere messo in discussione perché è un problema frequente, ma i dati forniti nella maggior parte degli studi non sono precisi. In presenza di una certa quantità di caffeina, comparabile a quella contenuta in una tazza di caffè, il livello nel latte è basso (1% del livello materno) ed anche il livello nel plasma del bambino è basso. La caffeina però si accumula nell'organismo del bambino. E' stato rilevato come il fumo aumenti l'effetto della caffeina e il fatto che il bambino metabolizza la caffeina a partire dai tre o quattro mesi di età.Se una madre sospetta che il suo bambino stia reagendo alla caffeina, può provare ad eliminarla. Ciò implica l'eliminazione di tutti quegli alimenti che la contengono (caffè, tè, bibite, farmaci da banco, cioccolato) per due o tre settimane. La sospensione improvvisa del consumo di caffeina può dar luogo nella madre a mal di testa o altri sintomi di astinenza. Se l'effetto eccitante della caffeina è la causa dell'insonnia nel bambino, questi dovrebbe iniziare ad avere ritmi di sonno-veglia più normali al più tardi entro 2 settimane da quando la madre ha eliminato la caffeina dalla sua dieta.Se una mamma consuma al giorno più caffeina di quanto indicato , la caffeina può accumularsi nell'organismo del bambino dando così origine a sintomi tipici da abuso di caffeina.

Nicotina

Oggi la maggior parte delle persone è consapevole dei rischi associati al fumo di sigaretta, sia per i fumatori che per chi sta loro intorno. La gravidanza è spesso un ottimo stimolo

per una donna per diminuire o smettere del tutto di fumare. Anche se una madre fuma, il suo bambino trae benefici dall'allattamento materno, ma più sigarette la mamma fuma, maggiori sono i rischi sia

per lei che per il bambino - allattato al seno o alimentato con latte artificiale. Quando una madre fuma una sigaretta, i livelli di nicotina

nel suo sangue e nel suo latte dapprima si alzano e poi decrescono col passare del tempo. L'emivita della nicotina (la quantità di tempo

necessaria perché metà della nicotina venga eliminata dall'organismo) è di 95 minuti. Per questa ragione, la mamma dovrebbe evitare di fumare subito prima della poppata e assolutamente mai durante. Il fumo materno è stato associato a svezzamento precoce, diminuzione della produzione di latte ed inibizione del riflesso di emissione del latte. Il fumo inoltre abbassa i livelli di prolattina nel sangue. Uno studio (Hopkinson et al, 1992) suggerisce chiaramente che il fumo di sigaretta riduce significativamente la produzione di latte a due settimane dal parto da 514 ml al giorno prodotti da madri non fumatrici a 406 ml al giorno prodotti da madri fumatrici. Le madri che fumano hanno anche un metabolismo leggermente più veloce e possono essere più magre delle madri non fumatrici, quindi le riserve caloriche per l'allattamento possono essere basse e la madre può aver bisogno di mangiare di più.Il fumo è stato associato all'irrequietezza dei bambini. In uno studio, il 40% di bambini allattati al seno da madri fumatrici era considerato soggetto a coliche (due o tre ore di pianto "eccessivo") rispetto al 26% di

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bambini allattati da madri non fumatrici (Mathenson e Rivrud, 1989). È importante sottolineare che questo legame tra fumo e coliche è stato riscontrato

anche in bambini allattati artificialmente, che vivono con uno o più fumatori (Lawrence, p. 519).Qualunque sia il tipo di alimentazione del bambino (latte artificiale o materno), i genitori dovrebbero evitare di esporre il piccolo al fumo passivo, fumando in un'altra stanza o preferibilmente fuori casa. Respirare fumo passivo o "indiretto" comporta rischi per la salute.Inoltre, il ridotto rischio di morte improvvisa (SIDS) associato all’allattamento al seno viene perso nel caso della madre fumatrice anzi ne risulta aumentato. Infatti, il fumo è immunotossico e depriva i neonati di un adeguato apporto di IL-1 con aumentata incidenza di infezioni, atopia, allergia ed asma e condiziona uno sviluppo normale del sistema immunitario. Questi gravi rischi sono presenti sia nei bambini allattati al seno che in quelli nutriti artificialmente.I bambini allattati artificialmente hanno una più elevata incidenza di malattie respiratorie rispetto ai bambini allattati al seno. Un bambino allattato artificialmente la cui madre o altri membri della famiglia fumano sarebbe quindi ad un più alto livello di rischio di contrarre queste malattie. Il Dr. Jack Newman afferma: " Per il bambino, i rischi legati al non allattamento sono maggiori di quelli legati ad allattamento materno e fumo. La decisione spetta alla madre e io la incoraggerei ad allattare.". La situazione ideale per un neonato è di essere allattato al seno da una mamma che non fuma, ma attenzione, per le mamme che proprio non sono riuscite e non riescono a smettere E' PREFERIBILE FUMARE ED ALLATTARE AL SENO PIUTTOSTO CHE FUMARE ED ALLATTARE ARTIFICIALMENTE. Il latte materno, anche se “contaminato dalle sostanze del fumo, resta il miglio alimento per il neonato, l’unico in grado di dargli anche gli anticorpi necessari per difendersi dalle infezioni. Dal momento che il fumo di sigaretta crea dipendenza, le madri che desiderano smettere, possono chiedere informazioni sulla sicurezza dei sistemi basati sui sostitutivi della nicotina. Se usati secondo prescrizione, questi prodotti non pongono al bambino allattato al seno più problemi di quanto faccia il fumo materno.Secondo l'edizione del 1999 della pubblicazione Medications And Mother's Milk scritto da Thomas W. Hale, R.Ph., Ph.D., il livello di nicotina nel sangue nella maggior parte dei fumatori (20 sigarette al giorno) si avvicina a 44 nanogrammi per millilitro (ng/mL) mentre i livelli in coloro che usano il cerotto sono in media di 17 ng/mL, secondo la dose del cerotto.Il dottor Hale scrive: "Quindi ci si può aspettare che i livelli di nicotina nel latte in coloro che usano il cerotto siano minori rispetto a quelli presenti nei fumatori, posto che il cerotto sia usato correttamente e la madre si astenga dal fumo. Gli individui che fumano e usano il cerotto hanno livelli di nicotina nel sangue estremamente elevati e potrebbero mettere in pericolo il lattante. I cerotti dovrebbero essere rimossi quando si va a letto per ridurre l'esposizione del bambino e ridurre effetti quali gli incubi.""Con la gomma alla nicotina, i livelli di nicotina nel siero materno sono in media il 30-60% di quelli riscontrati nei fumatori di sigarette. Mentre i cerotti (sistemi transdermici) producono un livello di nicotina nel plasma prolungato e più basso, la gomma alla nicotina può produrre variazioni più ampie nei livelli di plasma nel sangue quando la gomma è masticata rapidamente, cioè variazioni simili al fumo stesso. Alle madri che allattano e scelgono di usare la gomma alla nicotina si dovrebbe consigliare di astenersi dall'allattamento per 2 o 3 ore dopo aver usato la gomma."

Alcol

La maggior parte delle mamme in attesa sa che l'assunzione di bevande alcoliche durante la

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gravidanza non è consigliata. A metterla sull'avviso sono il medico curante, la radio, la televisione, le riviste, manifesti affissi negli ambulatori e persino le scritte

apposte sulle etichette delle bevande stesse. In alcuni paesi, i rivenditori di alcolici sono anche obbligati per legge ad esporre cartelli con messaggi che ricordano i rischi legati all'assunzione di bevande alcoliche. Nell'improbabile situazione in cui una donna incinta si dimentichi che l'alcol può far male al bambino che porta in grembo, amici o familiari attenti saranno pronti a ricordarglielo.La situazione non è altrettanto chiara una volta che il bambino è nato ed è allattato al seno. Tradizionalmente la birra e in minor misura anche il vino, sono sempre stati raccomandati perché «fanno latte» - perché forniscono vitamine B ed aiutano la neo-mamma a rilassarsi. In effetti, solo le birre europee non pastorizzate

contengono le benefiche vitamine B, che peraltro sono abbondantemente presenti in molti alimenti ed integratori alimentari.I risultati delle ricerche su allattamento ed alcol sono ben lontani dall'essere decisivi e a volte sono addirittura contraddittori. Julie Mennella e Gary Beauchamp del Monell Chemical Senses Center in Pennsylvania, USA, hanno condotto ricerche sugli effetti dell'alcool sul bambino allattato al seno ed hanno rilevato che l'odore del latte materno cambia a seguito dell'assunzione di alcol. Il bambino succhia più vigorosamente ma in media beve meno latte. E' interessante notare che le madri sulle quali è stato condotto questo studio non si rendevano conto di questo fatto, anche se l'assunzione di latte da parte dei bambini diminuiva in misura significativa.Mennella e Beauchamp hanno inoltre stabilito che se la madre beveva birra analcolica non si verificava alcun cambiamento nello schema di suzione del bambino. Ciò indica che non è tanto l'odore del latte ad influire sul bambino, quanto la presenza di una componente alcolica. È importante che le mamme ricordino che, se hanno bevuto, i bambini possono anche decidere di interrompere la poppata prima del solito.La rivista medica Lancet nel 1981 ha pubblicato una lettera di G. De Rosa, che descrive i suoi sforzi nel determinare se l'assunzione di birra o di una soluzione alcolica abbia o meno influenza sulla secrezione di prolattina da parte della donna. Anche se questo studio è stato effettuato su donne che non allattavano, il ricercatore ha rilevato che l'assunzione di birra aumentava i livelli di prolattina nel latte entro i 30' successivi all'assunzione stessa. La prolattina è l'ormone che favorisce la sintesi del latte.Più tardi, nel 1988, uno studio condotto da M. G. Subramanian su ratti poppanti ha ulteriormente definito l'effetto dell'alcol sulle femmine nel periodo dell'allattamento. I livelli corporei normali di prolattina non sono cambiati quando alla madre è stato dato dell'alcol, mentre il livello di prolattina indotto dalla suzione veniva inibito in misura significativa. Pur trattandosi di uno studio condotto sui ratti, questi risultati mostrano come l'alcol abbia un effetto inibitorio sulla secrezione di prolattina. Anche un altro ormone prodotto dall'organismo materno come l'ossitocina viene influenzato dall'assunzione di alcol. Una delle funzioni dell'ossitocina è quella della regolazione del riflesso di emissione del latte. Quando una madre sente il suo bambino che piange, l'ossitocina provoca la fuoriuscita del latte. La secrezione dell'ossitocina viene stimolata da numerosi stimoli sensoriali come vedere, toccare, odorare, ascoltare o anche pensare al proprio bambino.Edgard Cobo, un pioniere delle ricerche sull'ossitocina, ha definito le condizioni normali della risposta di eiezione del latte ed ha verificato che se ad una madre venivano somministrati uno o due grammi di etanolo (alcol), si assisteva ad una significativa riduzione della risposta di eiezione, che sembra essere anche dose-dipendente. Nel 1992, V. Coiro ha studiato gli effetti dell'etanolo su donne non allattanti. La stimolazione del seno aumentava il livello di ossitocina nel flusso sanguigno, ma se veniva somministrato dell'etanolo, la secrezione dell'ossitocina veniva inibita. Anche se è sempre necessaria una certa dose di cautela quando si confrontano gruppi che presentano caratteristiche

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diverse, c'è la possibilità che l'assunzione di una quantità sufficiente di alcol da parte di una madre che allatta possa influenzare negativamente il riflesso

d'emissione del latte.In un altro studio sugli effetti dell'esposizione all'alcol nel corso dell'allattamento, Gottesfeld e LeGrue hanno usato come soggetti piccoli di ratto poppanti, nei quali hanno riscontrato deficit a lungo termine, sia nel sistema nervoso che nel sistema immunitario cellulare. Ciò denota una sensibilità nei primi stadi di sviluppo, almeno per quanto riguarda i ratti. In generale, le donne hanno meno fluidi corporei e più tessuti grassi rispetto agli uomini e quindi la concentrazione di alcol nel sangue risulta più alta in una donna che non in un uomo del suo stesso peso che abbia ingerito la stessa quantità di alcol. Anche il processo di disintossicazione cambia in funzione del peso corporeo della donna. Donne che pesano meno impiegano più tempo a metabolizzare la medesima quantità di alcol rispetto alle donne di peso superiore. Dal momento che il fegato degli adulti trasforma l'alcol ad un tasso costante, quanto più ne viene ingerito, tanto più tempo ci vorrà per eliminarlo.Pat Schulte, in un articolo del 1995 pubblicato da The Journal of Human Lactation, ha discusso di questi fattori così come del fatto che il ciclo mestruale di una donna influisce sul suo tasso di assorbimento dell'alcol. Bassi livelli di estrogeni sono stati associati a più elevate concentrazioni di alcol nel sangue, che a loro volta possono provocare un grado più elevato di intossicazione. Quando la donna non ha mestruazioni perché allatta, i suoi livelli di estrogeni sono bassi. Generalizzando il confronto tra donne che non allattano e donne che allattano quindi, si può supporre che una madre bevitrice che allatta trasmette una quantità maggiore di alcol al bambino attraverso il suo latte. Simili confronti e simili supposizioni possono essere poco accurate dal momento che alcune ricerche mostrano come donne che allattano e donne che non allattano metabolizzano l'alcol in modo diverso.Un gruppo brasiliano ha fatto una importante scoperta confrontando le modalità di assorbimento dell'alcol in donne che allattano e non. A parità di età, peso e gruppo etnico di appartenenza, si è scoperto che le donne che allattano assorbono l'alcol più lentamente rispetto al gruppo di controllo. Oltre all'aumento nei tempi di assorbimento dell'alcol, i livelli di alcol nel sangue (che sono correlati ai livelli nel latte) sono stati significativamente più bassi nelle donne che allattavano all'ultima misurazione. Il tasso di cessione dell'etanolo (alcol) al fegato sembra essere diverso nelle donne che allattano e ciò potrebbe significare che nell'organismo circola meno etanolo.La neozelandese Margaret Lawton è stata tra i primi a dimostrare che l'eliminazione dell'alcol dal latte è strettamente correlata alla sua eliminazione dal sangue e che non viene influenzata dal fatto che la madre allatti o estragga il latte. Questo indica che tirarsi il latte per buttarlo dopo aver bevuto dell'alcol non porti alcun giovamento alla madre salvo la riduzione della sensazione di pressione interna, che può essere stata provocata da un allungamento dei tempi tra una poppata e l'altra.Man mano l'alcol viene eliminato dal sangue della madre, viene eliminato anche dal suo latte. L'articolo di Schulte presenta una tabella che mostra in quanto tempo viene metabolizzato l'alcol in funzione del peso della donna. Se una donna pesa 45 chilogrammi e beve un bicchiere di una sostanza alcolica, impiegherà 3,1 ora ad eliminare l'alcol dal suo organismo. Se pesa 72 chilogrammi ne impiegherà 1,9. Non si sa se questi dati sono applicabili anche alle donne che allattano, a fronte delle ricerche che documentano le differenze nel metabolismo dell'alcol. Schulte sostiene anche che né il caffè, né una doccia né l'aria fresca riducono i tempi indicati. In un altro articolo apparso sulla stessa rivista, Philip O. Anderson raccomanda alle madri di aspettare almeno due ore dopo aver bevuto dell'alcol, prima di allattare.L'Accademia dei Pediatri Americani ha un approccio meno cauto al problema e include l'alcol nella categoria dei «medicamenti materni solitamente compatibili con l'allattamento» nel suo

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documento del 1994 su Transfer of Drugs and Other Chemical into Human Milk [Il trasferimento dei farmaci e di altri prodotti chimici nel latte umano, N.d.T.].Jack

Newman, membro del Consiglio di Consulenza Sanitaria della LLLI e sostenitore dell'allattamento materno ha espresso la sua preoccupazione di fronte al fatto che alle madri che allattano vengano poste troppe limitazioni. Sostenendo appunto che le madri che allattano sentono di avere già molti vincoli da rispettare, preferisce non proibire l'uso dell'alcol, specialmente visto che le ricerche non dimostrano che i bambini possano subire seri danni se la madre lo consuma solo occasionalmente.L'Istituto Nazionale per la Salute del Bambino e lo Sviluppo Umano e l'Istituto per l'Abuso di Alcol e Droghe dell'Università di Washington, Usa, hanno promosso uno studio pubblicato nel 1989 sull'uso di alcol da parte della madre che allatta e sullo sviluppo mentale e motorio del bambino a un anno. Nel loro studio, relativo a 400 bambini provenienti da famiglie inserite in un piano di assicurazione sanitaria, non è stata rilevata alcuna differenza nei punteggi di sviluppo cognitivo (Indice di Sviluppo Mentale di Bayley), se le madri avevano bevuto alcol. Una leggera ma significativa differenza è stata rilevata nello sviluppo motorio dei bambini di un anno regolarmente esposti all'alcol.Questo studio è stato sottoposto al Consiglio di Consulenza Sanitaria della LLLI (HAC) perché ne valutasse la rilevanza nei confronti delle madri che allattano. Lo studio aveva però un limite, fatto coerentemente rilevare dai membri dello HAC e da altri: il gruppo dei bambini allattati al seno comprendeva anche bambini che ricevevano fino a 480 ml al giorno di aggiunta di latte artificiale o vaccino. Inoltre, le «bevute» non venivano prese adeguatamente in considerazione. La risposta collettiva dello HAC fu che la posizione della LLL - secondo cui l'assunzione occasionale di uno o due bicchieri di una bevanda alcolica (escluso i superalcolici!) da parte della madre che allatta non è dannosa per il bambino - era considerata accettabile.È importante tenere a mente alcune cose quando si risponde alle domande di una madre circa l'uso dell'alcol durante l'allattamento:

L'età del bambino è importante. Un neonato con un fegato immaturo sarà senz'altro più facilmente colpito rispetto ad un bambino più grande.Il peso della donna può avere una sua influenza sul modo in cui il suo sistema metabolizzerà l'alcol. Sarà parimenti importante la quantità di alcol che consuma. Diluire un bicchiere di vino o berlo a piccoli sorsi è un modo per limitarne l'assunzione. Mangiare qualcosa mentre si beve, contribuisce alla riduzione del tasso di assorbimento dell'alcol, soprattutto se si tratta di cibi ad elevato contenuto di grassi.

Si possono prendere in considerazione delle alternative: la madre può optare per una bevanda non alcolica. Se sceglie una bevanda alcolica, può aspettare che il suo organismo si sia liberato dell'alcol prima di allattare il suo bambino. È un metodo che funziona bene se il bambino dorme tutta la notte, e se la madre sente il seno troppo pieno, potrà tirarsi un po' di latte per diminuire la congestione. Può anche decidere in anticipo di tirare il latte e conservarlo per la poppata. E può tranquillamente allattare il suo bambino se la quantità di alcol ingerita è davvero minima, piuttosto che imporgli l'alternativa del latte artificiale. Mentre i rischi connessi all'uso del latte artificiale sono ben documentati, nessuna ricerca ha finora provato che faccia male al bambino essere allattato se la sua mamma ha bevuto un bicchiere di vino ad un matrimonio!Dal momento che le attuali ricerche non dimostrano come l'uso occasionale di alcol (1 o 2 bicchieri) sia dannoso per il bambino allattato al seno si ribadisce che l'uso occasionale di alcol in quantità limitate è compatibile con l'allattamento.

Sostanze stupefacenti

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Particolarmente complesso il problema dell'allattamento al seno in caso di tossicodipendenze della madre da droghe cosiddette "pesanti". Già in gravidanza l'uso di queste sostanze ha fortemente ipotecato la salute del bambino. Egli si presenta alla nascita con una situazione di dipendenza da trattare sempre con specifica attenzione e può aver bisogno di una apposita terapia di disintossicazione.L’allattamento al seno può essere praticato senza rischi per il bambino solo se la madre riesce a sospendere l'uso di queste sostanze.

Farmaci

L’utilizzo di farmaci durante l’allattamento è sempre stato uno dei motivi più frequenti di interruzione, seppur temporanea, dell’allattamento al

seno.Sicuramente la sospensione dell’allattamento è la soluzione più facile, ma tale rimedio viene spesso dato troppo frettolosamente, senza valutare se sia

veramente necessario; ciò riflette una scarsa conoscenza della problematica “farmaci ed allattamento”.L’atteggiamento, in alcuni casi eccessivamente prudente, viene incentivato dai foglietti illustrativi dei farmaci che, spesso, contengono la frase “controindicato in gravidanza ed in allattamento”, inserita con l’unico obiettivo di evitare conseguenze medico-legali per la casa produttrice, senza alcun riferimento a studi scientifici. Con la crescente consapevolezza dei vantaggi apportati dal latte materno e l’aumentata attenzione prestata verso questo problema il ragionamento si è capovolto: il farmaco non va somministrato solo se vi sono motivi fondati che ne sconsiglino l’utilizzo e la sospensione dell’allattamento deve avvenire soltanto se c’è un fondato rischio di salute per il bambino.Le controindicazioni considerate “assolute” sono limitate e sono quindi pochi i farmaci che necessitano sempre della sospensione dell’allattamento al seno:i farmaci anti-tumorali (ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate); le sostanze radioattive utilizzate in radiodiagnostica (limitatamente alla loro durata di azione); i farmaci antitiroidei (diversi dal tiouracile)il cloramfenicolo. In questi casi è necessario che la mamma sospenda l’allattamento, per alcuni di essi solo temporaneamente, fino al termine della terapia.

Effetti dell’abuso di sostanze controindicate nell’allattamento

Sostanza Effetti neonatali

Alcol etilico Letargia, ipotonia, insonniaAnfetamina Irritabilità, insonniaCaffeina Irritabilità, insonnia, stipsiCocaina Turbe sensoriali, allucinazioni

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Eroina Tremori, vomito, insonnia, turbe dell’alimentazione, calo ponderale

Feniciclidina AllucinazioniNicotina Vomito, diarrea, insonnia, ridotta suzione del latte

Alimenti che favoriscono la produzione di latteEsistono alcuni alimenti che favoriscono la montata lattea:

Ortaggi crudi e tra questi soprattutto finocchi e caroteChicchi d’avena bolliti in un litro d’acqua per 20 minuti in modo tale da ottenere una mucillagineLe lenticchie, le mandorle, i topinambur assunti settimanalmente I semi d’anice e le parti secche di cumino dei prati come infuso dopo i pasti I semi di finocchio, come infuso da bere durante la giornata conferiscono al latte un gusto gradevole al palato del bambinoIl luppolo e anche i semi di finocchio hanno effetti contro l’atonia e la debolezza maternaFieno greco in infuso, un cucchiaino per ogni tazzaInfine ci sono delle avvertenze da seguire: la madre deve osservare delle fasi di riposo durante il giorno, perché il troppo lavoro può portare a stress fino alla regressione del latte; controllare fino dalle prime poppate che il bambino sia attaccato al seno in modo corretto; aumentare la frequenza delle poppate; portare sempre a svuotamento il seno in modo tale da evitare ingorghi mammari e aumentare la produzione del latte; evitare le persone negative o le credenze di mamme che non sono riuscite ad allattare…allattare è naturale!

Allattamento e SportMolte donne desiderano fare attività sportiva dopo la gravidanza e il parto per riprenderepiù in

fretta la propria piena forma fisica. Se la donna a partire dalla fine del primo mese dopo il parto inizia un'attività fisica regolare (per esempio ginnastica, bicicletta o jogging) e di media intensità non ci sono effetti negativi sulla lattazione e non risultano modificati né il volume né la composizione del latte prodotto. Quando

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l'attività sportiva risulti superiore, il contenuto di acido lattico nel latte umano arriva anche a quadruplicare come risultato dello sforzo in condizioni di debito

d'ossigeno: l'eccesso di acido lattico del latte materno non fa male al neonato, ma può ridurre il gradimento del latte.Nel caso la mamma constatasse che il latte prodotto dopo un'attività fisica superiore proprio non piace al bambino, potrà sempre offrire del latte spremuto prima dello sforzo, gettando via il latte spremuto dopo lo sforzo, ricco di acido lattico.Comunque l'acido lattico non è un composto tossico: è infatti una sostanza normalmente presente nell'organismo umano e in particolare nell'intestino del lattante, dove anzi viene prodotta per azione della normale flora batterica. Piuttosto che scartare il latte, quindi, bisognerebbe dare tempo al bambino di abituarsi al gusto diverso conseguente all'aumentata attività fisica.Alcune cose importanti da ricordare sono le seguenti:

Aspettare che il bambino abbia almeno 6 settimane o più.Cominciare lentamente e gradualmente.Alcuni esercizi possono essere fatti con il bambino.Camminare a passo sostenuto, l'aerobica a basso impatto e la ginnastica in acqua sono l'ideale per cominciare.Il nuoto e l'aerobica sono ottimi esercizi per quando si sarà più allenate.

Non esagerate! Vi stanchereste e stareste via per troppo per tempo; se volete allattare, dovete esserci. Correre la maratona non è l'ideale per le mamme di bambini molto piccoli.

Allattamento e LavoroIl lavoro delle donne non è un fenomeno nuovo. In ogni epoca, le donne hanno svolto vari compiti in aggiunta al loro lavoro domestico (sia occuparsi della casa che dei bambini). Ma questi compiti si svolgevano generalmente a domicilio o non lontano da casa (lavoro dei campi). In questi casi il bambino poteva rimanere con sua madre e il lavoro di questa non era un ostacolo all’allattamento.Il problema è cominciato a porsi quando, in massa, le donne sono diventate lavoratrici stipendiate e il loro lavoro implicava un’assenza prolungata da casa (orario di lavoro e tempo di trasporto spesso molto lunghi). Ed è innegabile che il lavoro delle donne all’esterno è stato uno dei fattori scatenanti per l’abbandono della pratica dell’allattamento materno nel corso del XX° secolo.Paradossalmente, tutti gli studi statistici recenti fatti nei paesi industrializzati mettono in evidenza che l’allattamento al seno è più frequente nelle donne che hanno fatto studi superiori o che esercitano una professione.Purtroppo, la maggior parte di queste donne svezzano i loro bambini al momento della ripresa del lavoro. É una necessità indispensabile? Assolutamente no. L’esperienza ci dimostra che è possibile continuare ad allattare pur lavorando, per il beneficio della madre e del bambino.Riconosciamo che si tratta di un’idea che va a scontrarsi con la mentalità dominante da noi: qui, qualsiasi donna che va dal medico con il suo bambino di un mese e gli annuncia che deve riprendere il lavoro uno o due mesi dopo, si vede immediatamente proporre un "piano di svezzamento" in modo che il bambino sia completamente alimentato al biberon al momento della ripresa del lavoro. Si capisce che in queste condizioni molte donne, anche se sono convinte dei benefici dell’allattamento al seno, rinunciano totalmente ad esso. A cosa serve impegnarsi in questa avventura se è per interromperla poco tempo dopo, aggiungendo alla difficoltà della separazione madre-figlio quella di uno svezzamento precoce? Tanto più che tutte le piccole difficoltà che possono venir fuori nel corso di un allattamento si concentrano nei primi 2-3 mesi.

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Non c’è da stupirsi se, dopo tutto questo, per molte donne l’allattamento al seno è stato soltanto un susseguirsi di problemi, se non peggio.L’unico modo per

uscire da questa situazione è proprio interrompere questa equazione fatale: ripresa del lavoro = svezzamento definitivo del bambino dal seno.Bisogna che si sappia, a cominciare dai medici, che continuare ad allattare al seno lavorando non è un’impresa sovrumana riservata a delle super-donne, né alle stranezze di qualcuna. Il giorno in cui questo farà parte della cultura attuale, si può sperare che l’allattamento materno sbocci e vada oltre i 2-3 mesi scontati per la maggior parte dei bambini.Tutte le ragioni che hanno fatto preferire l’allattamento materno alla nascita, sono sempre valide quando il bambino ha 3 o 6 mesi. Il latte materno rimane l’alimento più adatto al bambino: miglior digeribilità, miglior protezione contro i rischi allergici e contro le infezioni

recidive della laringe e dell’orecchio. Per un bambino che dovrà essere affidato durante l’orario del lavoro della madre in genere fuori di casa sua (sia al nido sia presso una baby sitter) e si troverà quindi in contatto con molti germi nuovi, gli anticorpi trasmessi dal latte materno possono creare una grande differenza.I benefìci psicologici sono anch’essi molto importanti; ed è su questi soprattutto che insistono le donne che hanno vissuto quest’esperienza. Separazione addolcita per il bambino e per la madre, minima gelosia tra la madre e la baby-sitter, gioia nel ritrovarsi e ciucciare, sicurezza data da questo legame salvaguardato, tutte trovano all’incirca le stesse parole per descrivere i loro sentimenti.Due piccoli "segreti" permettono anche di avere tutte le probabilità

dalla propria parte; sono molto semplici ma possono sembrare insoliti perché si scontrano con molti consigli ricevuti.La prima cosa è continuare ad allattare completamente fino alla ripresa del lavoro senza preoccuparsi se il bambino rifiuta il biberon o il cucchiaio: lo accetterà dalla persona che si prenderà cura di lui, perchè ne capirà allora la necessità e l’utilità. Si eviteranno così non poche angosce e conflitti che possono portarci ad un vero e proprio "tour de force", e avremo più garanzie che l’allattamento, ben avviato, non si esaurisca.La seconda cosa è, dopo la ripresa del lavoro, continuare ad allattare a richiesta appena si ha il bambino con sè (mattino, sera, notte, ferie, vacanze). Il bambino non ha bisogno di avere lo stesso ritmo che ha al nido o con la baby sitter, quando è a casa con voi. Di fatto questo lo aiuterà a distinguere bene tra "quando sono con la mamma e posso ciucciare" e "quando la mamma non c’è e non posso ciucciare".In più, questo permetterà di mantenere un certo numero di poppate e quindi una buona quantità di latte. Per legge

(Artt.39,40 e 41 D.Lgs. 151/2001) la mamma - o il papà in casi specifici - per tutto il primo anno di vita del bambino, ha diritto a due ore di riposo giornaliero, usufruibili per l’allattamento, quando l'orario di lavoro è superiore alle 6 ore quotidiane; se è inferiore ha diritto ad un’ora. Questo tempo è cumulabile durante la giornata oppure può essere frazionato in due momenti successivi. Se il datore di lavoro mette a disposizione, in azienda, una camera

d'allattamento o un asilo nido, la durata dei permessi si riduce della metà, quindi diventano di un’ora per chi lavora sei o più ore al giorno, mezz’ora per chi ha un orario inferiore. La distribuzione delle ore di riposo durante la giornata deve essere concordata tra la madre ed il datore di lavoro, tenendo anche conto delle esigenze di servizio. Non è consentito alcun trattamento economico sostitutivo. Le ore di permesso sono raddoppiate in caso di parto plurimo, a prescindere dal numero di gemelli.Va da sé che per poter continuare ad allattare è prima di tutto necessario un significativo sforzo organizzativo. I permessi giornalieri, specialmente se il bambino, durante il giorno, si trova lontano dal posto di lavoro, potrebbero non essere sufficienti a coprire il

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fabbisogno del piccolo. Risulterà necessario, quindi, preparare una scorta sufficiente di latte (avvalendosi di un tiralatte) per far fronte all’assenza della

mamma. Tale latte può essere conservato in freezer e può essere dato al bambino quando ha fame dalla persona che lo accudisce.

I miti da sfatareMito 1: Allattare frequentemente riduce la produzione di latte, diminuisce il riflesso d'emissione e alla fine rovina l'allattamento.Realtà: La quantità di latte che una mamma può produrre arriva al suo punto ottimale quando questa permette al bambino di poppare quante volte egli ne dimostri la necessità. Il riflesso d'emissione funziona meglio quando c'è una buona produzione di latte, il che di solito avviene allattando a richiesta.Mito 2: Una mamma ha bisogno di allattare solo da quattro a sei volte al giorno per mantenere una buona produzione di latte.Realtà: Le ricerche dimostrano che se una mamma allatta subito dopo il parto e spesso, con una media di 9.9 volte al giorno nelle prime due settimane, la sua produzione di latte sarà maggiore, il bambino acquisterà più peso e lei allatterà per un periodo più lungo. È stato dimostrato che la produzione di latte è legata alla frequenza delle poppate e che la quantità di latte diminuisce se le poppate sono poco frequenti o limitate.Mito 3: I bambini riescono ad ottenere tutto il latte di cui hanno bisogno nei primi cinque, dieci minuti della poppata.Realtà: Anche se è vero che molti bambini più grandi possono ottenere tutto il latte di cui hanno bisogno in cinque, dieci minuti, questo non è una regola fissa per tutti i bambini. I neonati che stanno imparando a poppare, e non sempre sono così efficienti nel succhiare, spesso hanno bisogno di più tempo per poppare. L'abilità di ingerire latte dipende anche dal riflesso d'emissione della madre. Mentre ad alcune mamme il latte arriva velocemente, ad altre questo non succede. Ad alcune donne il flusso di latte può arrivare a piccole ondate diverse volte durante una poppata. Invece di andare per tentativi conviene permettere al bimbo di succhiare fino a quando egli mostri segni di sazietà come il lasciare spontaneamente il seno e il rilassare mani e braccia.Mito 4: Una mamma che allatta deve distanziare le poppate per dare tempo ai seni di riempirsi.Realtà: Ogni coppia madre/figlio è unica. Il corpo di una donna che allatta produce continuamente latte. I suoi seni sono, in un certo senso, delle riserve, alcune più capienti di altre. Più il seno è vuoto più velocemente il corpo lavora per riempirlo, più il seno è pieno più lenta è la produzione di latte. Se una mamma aspetta sempre di avere i seni gonfi prima di allattare, il suo corpo può ricevere il messaggio che sta producendo troppo, e può ridurre la produzione complessiva.Mito 5: A otto settimane di vita i bambini hanno bisogno solo di sei, otto poppate al giorno, a 3 mesi di cinque, sei poppate, a sei mesi non più di quattro, cinque poppate.Realtà: La frequenza delle poppate di un bambino allattato al seno dipende dalla quantità di latte della madre e dalla capacità di riserva del suo seno, come anche dalle necessità di sviluppo del bambino. Gli scatti di crescita e le malattie possono cambiare temporaneamente le abitudini del bambino al seno. In più il consumo calorico del bambino aumenta alla fine della poppata, così imporre dei canoni nella frequenza e nella durata della poppata può provocare un consumo troppo basso di calorie.Mito 6: E' la quantità di latte che il bambino ingerisce, non importa se materno o artificiale, che determina la durata della pausa tra una poppata e un'altra.

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Realtà: I bambini allattati al seno svuotano lo stomaco più velocemente dei bambini allattati artificialmente, circa in 1.5 ore contro 4 ore, a causa della minor

dimensione delle proteine del latte materno. Se la quantità ingerita influisce sulla frequenza delle poppate, il tipo di latte è un fattore di pari importanza. Alcuni studi antropologici sui latti dei mammiferi confermano che i neonati umani sono stati predisposti per poppare frequentemente, e così hanno fatto nel corso di gran parte della storia.Mito 7: Non svegliare il bambino che dorme.Realtà: Anche se la maggior parte dei bambini quando ha fame si fa capire, i neonati possono non svegliarsi con sufficiente frequenza e se necessario dovrebbero essere svegliati per mangiare almeno otto volte al giorno. La sonnolenza può essere dovuta ai medicinali usati per il parto, a cure mediche della madre, all'ittero, a traumi, al ciuccio e/o ad una scarsa iniziativa causata da risposte tardive alla richiesta di poppare.Inoltre, le madri che desiderano avvantaggiarsi della naturale infertilità dell’amenorrea da lattazione, scoprono che il ritorno del mestruo viene ritardato ulteriormente se il bambino continua a poppare di notte.Mito 8: Il metabolismo del bambino alla nascita è disorganizzato ed è necessario seguire delle abitudini o degli orari per aiutare a stabilizzare questo disordine.Realtà: I bambini sono predisposti dalla nascita a mangiare, dormire e avere periodi di veglia. Questo non è un comportamento disorganizzato ma riflette i bisogni dei neonati. Con il passare del tempo i bambini si adattano naturalmente ai ritmi di vita del loro nuovo ambiente e non hanno bisogno di aiuto o allenamentoMito 9: Le madri che allattano devono sempre usare entrambi i seni ad ogni poppata.Realtà: E’ importante lasciare che il bambino finisca il primo seno, anche se questo può portarlo a non prendere il secondo seno nella stessa poppata. L'ultimo latte si ottiene progressivamente con lo svuotarsi del seno. Alcuni bambini, se vengono spostati troppo presto al secondo seno, possono riempirsi da entrambi i seni del primo latte, più povero in calorie, piuttosto che ottenere il giusto equilibrio tra primo e secondo latte; questo può tradursi in un’insoddisfazione del bambino e in uno scarso aumento di peso. Nelle prime settimane molte madri offrono entrambi i seni ad ogni poppata per avviare la produzione di latte.Mito 10: Se un bambino non aumenta bene di peso può essere a causa della bassa qualità del latte della mamma.Realtà: Degli studi hanno dimostrato che anche donne malnutrite sono in grado di produrre latte di qualità e quantità sufficienti per allevare un bimbo in crescita. La maggior parte dei casi di basso aumento di peso è correlata ad un’insufficiente assunzione di latte o ad un problema di salute del bambino.Mito 11: La scarsa produzione di latte è solitamente causata da stress, stanchezza e/o inadeguata assunzione di liquidi o di cibi.Realtà: Le cause più comuni dei problemi di produzione di latte sono le poppate poco frequenti e/o la suzione e il posizionamento al seno scorretti; entrambi sono generalmente una conseguenza dell’insufficiente informazione fornita alla madre che allatta. Anche i problemi di suzione del bambino possono influire negativamente sulla quantità di latte prodotto. Stress, stanchezza o cattiva alimentazione sono raramente causa di bassa produzione di latte poiché il corpo umano ha sviluppato forti meccanismi di sopravvivenza per proteggere il poppante durante i periodi di scarsità di cibo.Mito 12: Una mamma deve bere latte per produrre latte.Realtà: Una corretta alimentazione con verdura, frutta, cereali e proteine è tutto quello di cui una madre ha bisogno per rifornirsi dei giusti elementi per produrre latte. Il calcio si trova in molti

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alimenti non caseari, come verdure verde scuro, semi, frutta secca e pesce. Nessun altro mammifero beve latte per produrre latte.

Mito 13: La suzione non-nutritiva non ha giustificazioni scientifiche.Realtà: Le mamme con esperienza nell'allattamento imparano che le abitudini e i bisogni di suzione dei bambini hanno diverse origini. Mentre alcuni bambini soddisfano i loro bisogni di suzione principalmente durante le poppate, altri possono aver bisogno di succhiare ancora il seno subito dopo una poppata anche se non hanno realmente fame. I bimbi possono poppare anche quando si sentono soli, spaventati o quando hanno male.Mito 14: La mamma non dovrebbe essere un ciuccio per il bimbo.Realtà: Consolare e soddisfare le necessità di suzione al seno sono leggi di natura. I ciucci sono praticamente un sostituto della mamma quando lei non può essere disponibile. Altre ragioni per calmare il bimbo principalmente al seno sono il migliore sviluppo oro-facciale, l’amenorrea lattazionale prolungata, evitare la confusione tra ciuccio e seno, e la stimolazione di un’adeguata produzione di latte che assicuri maggiori possibilità di successo nell’allattamento.Mito 15: La confusione tra tettarella e capezzolo non esiste.Realtà: L’alimentazione al seno e al biberon richiedono tecniche di suzione diverse, e le tettarelle di gomma provocano una certa "sovra-stimolazione" che i bambini possono preferire al seno che è più morbido. Ne deriva che alcuni bambini sviluppano una confusione nella suzione e utilizzano tecniche inappropriate di suzione al seno se passano dal biberon al seno.Mito 16: L'allattamento frequente può portare alla depressione postpartum.Realtà: Si ritiene che la depressione postparto sia causata dagli sbalzi ormonali del dopo parto e che possa essere aumentata dalla stanchezza e dalla mancanza di sostegno, tuttavia il più delle volte capita a donne che avevano problemi già prima della gravidanza.Mito 17: Offrire il seno a richiesta non facilita il legame con la madre.Realtà: Rispondere ai bisogni del bambino secondo la sua richiesta crea tra madre e figlio una sincronia che porta ad un forte legame.Mito 18: Le mamme che tengono troppo in braccio i loro bambini li viziano.Realtà: I bambini che vengono tenuti spesso in braccio piangono un minor numero di ore al giorno e crescendo dimostrano più sicurezza in se stessi.Mito 19: E’ importante che altri membri della famiglia nutrano il bambino per poter stabilire anch’essi un legame.Realtà: Nutrire non è l'unica maniera con cui gli altri membri della famiglia possono stabilire un legame con il bimbo; tenerlo in braccio, coccolarlo, fargli il bagnetto e giocare con il bebè sono cose molto importanti per la sua crescita, il suo sviluppo e il suo attaccamento agli altri.Mito 20: L’allattamento guidato dal bambino (allattamento a richiesta) ha un effetto negativo sul rapporto tra marito e moglie.Realtà: I genitori attenti capiscono che i bisogni di un neonato sono molto forti, ma anche che con il passare del tempo diminuiscono. Infatti il lavoro di squadra che si fa per allevare un neonato può effettivamente rendere una coppia più unita, sviluppando insieme le proprie capacità di genitori.

Domande Frequenti

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È VERO CHE DURANTE L'ALLATTAMENTO É SCONSIGLIATO SOTTOPORSI A UNA DIETA IPOCALORICA PER PERDERE I CHILI IN ECCESSO ACCUMULATI

DURANTE LA GRAVIDANZA?

VERO. Durante l’allattamento è sconsigliato sottoporsi a diete ipocaloriche che possono risultare squilibrate in termini di macro e micronutrimenti. Da evitare anche le diete iperproteiche per il surmenage di lavoro renale che comportano. La dieta ideale prevede, invece, il giusto apporto di carboidrati, proteine, vitamine, fibre e sali minerali suddivisi in 5 piccoli pasti quotidiani per un totale di 2000-2200 calorie al giorno a seconda dello stile di vita e del peso. Ogni settimana si consiglia, perciò, di assumete 3-4 porzioni di carne, 2-3 porzioni di pesce, 3 di formaggio, 2 di uova, 1-2 si salumi Non devono, naturalmente, mancare frutta e verdura da consumare quotidianamente anche sotto forma di concentrati e succhi. Per perdere peso e ritornare in forma la neomamma può praticare una moderata attività fisica sin dalle prime settimane dopo il parto.

È VERO CHE DURANTE L'ALLATTAMENTO NON É POSSIBILE MANGIARE CIBI SPEZIATI O TROPPO PICCANTI?

FALSO. Le spezie e i cibi piccanti non sono affatto dannosi per il bebè (basti pensare che esistono Paesi in cui questi alimenti sono alla base della dieta senza per questo impedire alle mamme di allattare i loro piccoli). Il motivo per il quale, invece, se ne sconsiglia l’assunzione (come succede anche per cavoli, broccoli, asparagi, aglio, cipolla…) dipende dal fatto che tali alimenti possono alterare il gusto del latte rendendolo poco gradito al bambino. Anche su questo, però, le opinioni sono discordanti e sono in tanti a ritenere che una precoce abitudine a sapori anche molto forti ne rende meno problematica l’accettazione dopo lo svezzamento.

È VERO CHE DURANTE L'ALLATTAMENTO L'ASSUNZIONE DI BIRRA AUMENTA LA PRODUZIONE DI LATTE?

FALSO. Se gli alcolici (vino e birra) non sono del tutto vietati durante l’allattamento (come non lo erano in gravidanza), è vero che un eccessivo consumo di bevande alcoliche può compromettere il buon andamento dell’allattamento. Da sfatare, quindi, la credenza che vuole che la birra abbia il potere di far aumentare la produzione di latte. Si consiglia, perciò, di non superare il bicchiere di vino o la lattina di birra (33cl) per pasto.

È VERO CHE DURANTE L'ALLATTAMENTO É SCONSIGLIATA L'ASSUNZIONE DI QUALSIASI TIPO DI FARMACO?

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VERO e FALSO. L’uso di farmaci durante la gravidanza rappresenta una controindicazione all’allattamento solo quando esistono evidenze documentate in

merito. In proposito, però, le posizioni di organi internazionali quali l’UNICEF o l’OMS e di organismi scientifici quali (per l’Italia) la Società Italiana di Neonatologia sono discordanti e questo disorienta gli operatori che devono consigliare le madri in materia. In linea di massima, però, vige una generale cautela, sia da parte degli operatori sia da parte della donna che allatta. La situazione va, quindi, valutata caso per caso tenendo presenti le seguenti obiezioni: Il farmaco preso dalla madre può raggiungere il bambino attraverso il latte materno?In caso affermativo, questo passaggio può causare danni nel lattante effetti indesiderati a breve o lungo termine tali da rendere controindicato l’uso del farmaco?

È VERO CHE L'ACIDO LATTICO PRODOTTO DURANTE L'ATTIVITA' SPORTIVA ALTERA LE PROPRIETA' NUTRITIVE DEL LATTE MATERNO RENDENDO, QUINDI, SCONSIGLIABILE LA PRATICA DI UNO SPORT DURANTE L'ALLATTAMENTO?

FALSO. L’acido lattico è una sostanza chimica che viene prodotta dall’organismo come sottoprodotto dell’attività anaerobica dei muscoli in seguito a uno sforzo fisico. Si tratta di una sostanza non tossica, presente nel corpo umano e nell’intestino del lattante. Praticare una moderata attività sportiva dopo il parto (ginnastica, bicicletta, jogging…),

quindi, non solo non è dannoso per la salute del bebè, ma aiuta la neomamma a ritrovare la forma fisica perduta durante i mesi di gravidanza. L’acido lattico presente nel latte materno, infatti, non ne compromette né la composizione né la quantità e, al massimo, può alternarne il gusto rendendolo meno appetibile per il neonato (generalmente, però, ciò non si verifica praticando una moderata attività fisica, ma dopo uno sforzo molto intenso). In questo caso, si consiglia di allattare il bambino prima di praticare l’attività sportiva, gettando via il latte, spremuto dopo lo sforzo, ricco di acido lattico.

E’ VERO CHE SI PUÒ CONTINUARE AD ALLATTARE AL SENO ANCHE COL RITORNO DEL CICLO MESTRUALE?

VERO. Il ritorno del ciclo mestruale non controindica l'allattamento al seno anche se è stato osservato che, in coincidenza con la ripresa del flusso, si verifica una momentanea riduzione della produzione di latte. Durante questi giorni, a causa della presenza nel latte materno di ormoni femminili e di sostanze simili all'istamina, può capitare che, talvolta, il lattante si alimenti meno volentieri e possono determinarsi, in modo occasionale e transitorio, disturbi digestivi, evacuazioni più frequenti e meno consistenti, irritabilità e lievi eruzioni cutanee, tutti motivi non sufficienti, tuttavia, per abbandonare l'allattamento materno.È falso invece il convincimento comune che con le mestruazioni il latte cambi notevolmente di sapore: è possibile invece che, a causa di un'aumentata concentrazione di sodio, cloro e altri costituenti del sangue, il latte materno assuma un sapore lievemente più salato.

E’ VERO CHE L’ALLATTAMENTO AL SENO AUMENTA LA MIOPIA?

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FALSO.La infondata convinzione che l'allattamento peggiori la miopia risale al tempo in cui le donne si sposavano molto presto e partorivano intorno ai 20 anni. Cominciavano ad allattare proprio in coincidenza dell'epoca in cui la miopia raggiunge la sua punta massima: da qui l'ipotesi errata che la responsabilità fosse da attribuire al latte. La

miopia è una anomalia della struttura del globo oculare che invece di avere forma sferica si presenta ovale. Conseguentemente anche la cornea e il cristallino prendono una curvatura eccessiva che non permette di mettere bene a fuoco le immagini lontane. Il difetto colpisce una persone su quattro, può essere presente dalla nascita o comparire durante la crescita aumentando fino all'età di 20/21 anni, passati i quali di solito, si stabilizza. L'allattamento non influisce assolutamente sulla miopia e un eventuale peggioramento durante o dopo, dovrà essere considerata soltanto una coincidenza.Oltre agli studi i quali hanno allontanato la leggenda che l'allattamento è causa di miopia, l'unica correlazione possibile è che l'allattamento al seno e il nuovo stile di vita della mamma spesso impongono ritmi faticosi e lo stress che ne deriva, può causare un peggioramento della vista in chi già soffre di miopia.

E’ VERO CHE IL COLORE O LA PERMANENTE PER CAPELLI “PASSA” NEL LATTE?

FALSO.Non esistono prove che l’uso dei prodotti per capelli, come tinture e permanenti da parte della madre che allatta abbia un effetto sul bambino. Quando la madre usa questi prodotti alcune sostanze chimiche saranno assorbite attraverso la pelle. Se il cuoio capelluto è sano e integro, assorbe meno di quando è escoriato o abraso.

Arturo Giustardi – La promozione dell’allattamento al seno – EditeamAA. VV. – Naturalmente Bimbo – Aam TerranuovaRosanna Moretto – E’ nato, manuale di puericultura – Istituto Scotti BassaniAA. VV. – Pediatra T. Catanzani, P. Negri – Allattare un gesto d’amore – Bonomi editoreG. Honegger Fresco – Abbiamo un bambino – Red!M. Mandatori, B. Savioli – Nutrizione corretta in gravidanza, allattamento e svezzamento – Tecniche nuove

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American Academy of Pedriatics – Manuale di nutrizione pediatrica - Shils M.E.G. Verlato, V.Carnielli – Farmaci e allattamentoSocieta’ Italiana di Neonatologia (SIN) – Raccomandazione sull’allattamento materno per i nati a termine, di peso appropriato, saniAllen L.H. - Multiple micronutrients in pregnancy and lactation: an overviewL. Giuffrè, G. Corsello – Il passaggio di sostanze e farmaci nel latte – Lucina n° 2/98 Anno LXIV Aprile/Giugno 1998AA. VV. – Concentrazioni di IL-1 e di -endorfina nel colostro di madri fumatrici; Rivista italiana di medicina perinatale, numero speciale anno 2004 – Editeam

www.llli.org www.medela.it www.bambinopoli.it www.vitadidonna.it - Progetto ospedale amico del bambino: “10 passi per

l’allattamento al seno” in collaborazione con OMS e UNICEF www.ospedalebambinogesu.it www.pensiero.it - a cura del Pensiero scientifico Editore www.medicinalive.com www.prenatal.it

www.vrg.org/nutrition/veganpregnancy.html www.ibambini.org www.angelini.it www.puntodieta.it www.my-personaltrainer.it