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Visita alla Sinagoga e al ghetto ebraico di Roma.
Quest’anno abbiamo partecipato al progetto Astalli sul Dialogo Interreligioso con la professoressa di religione Leoni e la professoressa di
lettere Manieri. Abbiamo avuto modo di incontrare un
testimone di religione ebraica, David, che ci ha aperto gli
occhi sull’ebraismo.
Grazie a questa esperienza abbiamo conosciuto a fondo
la storia, le tradizioni, gli usi e i costumi che da sempre
vivono nel popolo ebraico. Abbiamo capito che c’è un
dialogo aperto tra il Cristianesimo e l’Ebraismo
perché, come disse Giovanni Paolo II , gli ebrei sono i nostri
fratelli maggiori nella fede.
Si va alla scoperta…Per comprendere più a fondo l’esperienza vissuta e che
ancora oggi il popolo ebraico vive, siamo andati a visitare la Sinagoga e il quartiere ebraico di Roma, il giorno 11 Aprile.
Abbiamo conosciuto il luogo di culto e l’antico quartiere dove vivevano gli ebrei.
Entrati nell’edificio attiguo alla Sinagoga, abbiamo percorso le 7 sale del museo dedicate a:Sala 1 – La Guardaroba dei TessutiSala 2 – Da Judaei a Giudei: Roma e i suoi ebreiSala 3 – Feste dell’anno, feste della vitaSala 4 – I tesori delle Cinque ScoleSala 5 – Vita e Sinagoghe nel ghettoSala 6 – Dall’Emancipazione a oggiSala 7 – Sala dell’ebraismo libico
Prima tappa: Museo Ebraico
Nella sala1 abbiamo ammirato dei magnifici tessuti i quali vengono utilizzati per decoro e rivestimento della Thora.
Ricchi di particolari e colorati, rendono la sacra scrittura ancora più regale.
Nella sala 2 abbiamo osservato le mappe del vecchio ghetto e la guida ci ha raccontato la storia degli ebrei dall’origine. Gli avvenimenti di cui ci ha parlato hanno arricchito le nostre conoscenze su questa cultura.
Nella sala 3 la guida ci ha parlato delle festività che caratterizzano la religione ebraica. Sono veramente tante e complesse ma ognuna di esse ha un proprio significato profondo e religioso
la sala 4 è un tributo agli oggetti che gli ebrei del ghetto donarono alle loro Sinagoghe: Argenti, tessuti preziosi e marmi policromi
Nella sala 5 vengono illustrati la cucina, lo spazio urbano e l’architettura, la lingua, l’istruzione e gli organismi di assistenza: la vita quotidiana nel ghetto di Roma narrata attraverso oggetti e documenti.
Nella sala 6 è racchiusa la storia dall’emancipazione ad oggi, passando per la Shoà e la ricostruzione: opere d’arte e documenti narrano il complesso cammino della Comunità Ebraica di Roma ancora vitale e attiva dopo 22 secoli.
La sala dell’ebraismo libico, dedicata all’immigrazione dei profughi ebrei a Roma nel 1967, provenienti da Tripoli e Benghasi.
In questa sala viene proposto a ciclo continuo, in italiano e in inglese, il video Una
Stella sul Tevere, gli ebrei a Roma dall’Emancipazione a oggi, che ripercorre, attraverso testimonianze e filmati, il triste periodo vissuto dalla comunità Ebraica
durante il periodo delle leggi razziali e della deportazione.
L’edificio monumentale ha una base quadrata, sormontata da una grossa cupola
rivestita in alluminio. L’interno, con una disposizione della bimah (il podio) non
esattamente conforme alla tradizione del “rito romano”, è riccamente decorato nello
stile “art nouveau”,( uno dei pochissimi esempi di questo stile in tutta la città) dagli
artisti Brugnoli e Bruschi.
“Il tempio Maggiore”La Sinagoga principale della Capitale, appunto
il “Tempio Maggiore”, è stata eretta nello stesso quartiere, quello che un tempo era stato il ghetto, per volere della Comunità Ebraica, al fine di mantenerne la memoria.Il Tempio è stato inaugurato nel luglio del
1904.
Seconda tappa: Il ghetto
Il ghetto ebraico di Roma è tra i più antichi ghetti del mondo; è sorto
infatti 40 anni dopo quello di Venezia che è il primo in assoluto. Il
termine deriva dal nome della contrada veneziana, gheto, dove
esisteva una fonderia (appunto gheto in veneziano), ove
gli ebrei di quella città furono costretti a risiedere.
Piccole nostre considerazioni.Grazie a questo progetto abbiamo compreso più a fondo la grandiosa storia del popolo ebraico, le sue caratteristiche ed origini. Una storia tormentata la loro, piena di disgrazie, persecuzioni e morti.Ma è forse questo il destino del “popolo prescelto?”… cioè di vivere ogni singolo giorno l’angoscia di poter morire? ( ciò che accadeva ai tempi dei campi di sterminio).Ora però qualcosa è cambiato: l’obbiettivo di alcuni dei dittatori più spietati e sanguinari del mondo era quello di eliminare dalla faccia del pianeta il popolo ebraico, ma non ci sono riusciti. Nonostante le persecuzioni, le sofferenze e i milioni di morti, il popolo ebraico non si è perso d’animo e oggi continua a predicare e a trasmettere la sua cultura.Ecco è proprio questo quello che ammiriamo di questo speciale popolo, la loro forza di continuare, di non arrendersi anche di fronte alla morte, e l’unione che li ha portati tuttora a risiedere nel mondo.
Si continua a mettere in dubbio, a negare che l'uomo comune abbia potuto generare i lager e in essi cancellare milioni di esseri indifesi. Se tutto così tristemente fosse, allora la mia stessa vita, la mia sofferenza e il mio dolore, non sarebbero mai esistiti. Ma io, Elisa Springer, figlia di Richard e Sidonie, ho conosciuto il tormento della mente e dell'anima, la solitudine della miseria umana, la negazione del sentimento della pietà, il dolore della morte degli affetti più intimi e delle persone più care,la disperazione di essere sola in questo mondo. Io, Elisa Springer, ho visto Dio. Nel fumo di Birkenau, che alzava al cielo il dolore del mondo, e spargeva sulla terra l'odore della sofferenza. Ho visto Dio. Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra con le mani rivolte verso il cielo, che sorreggevano i pesanti mattoni dell’ indifferenza. Ho visto Dio dare all'uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore. Poi... lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell'odio e dell'indifferenza, dalla morte del mondo, dalla solitudine dell'uomo e dagli incubi della notte che scendeva ad Auschwitz. Lo avevo smarrito...insieme al mio nome, diventato un numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l'inchiostro del male, e scolpito nella mente dal peso delle lacrime. Lo avevo smarrito ... nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane, coperta dagli insulti, le umiliazioni, gli sputi, resa invisibile dall'indifferenza, mentre mi aggirava fra schiene ricurve e vite di orti senza memoria. HO RITROVATO DIO... mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il velo della mia oscurità. Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime. Io ho vissuto per non dimenticare quella parte di me, rimasta nei lager, con i miei vent'anni".
Ci sembra importante riportare una vera testimonianza di una ragazza che ha subito la deportazione ed è sopravvissuta ad Auschwitz.
Giulia Amadei Diletta Pipitone
Francesco PorcedduClasse 3^ I