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LETTURE DI GUSTO CENA LETTERARIA Letture, Immagini, Riflessioni, Atmosfere che ruotano intorno al CIBO 22 marzo 2014 Festival della Cultura ISIS Marie Curie di Tradate 1

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LETTURE DI GUSTOCENA

LETTERARIA

Letture, Immagini, Riflessioni,

Atmosfere che ruotano intorno

al CIBO

22 marzo 2014Festival della Cultura

ISIS Marie Curie di Tradate

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BIBBIAE MORÌ CON UN FALAFEL IN MANOGIOVANNI VERGAWINSOR MCCAYOSCAR WILDEANDREA CAMILLERI

ALESSANDRO MANZONIBIBBIAAPICIOVAZQUEZ MONTALBANGIOVANNI BOCCACCIO

VAZQUEZ MONTALBANMALVALDI MARCOALLENDE ISABELLEBARBERY MURIELUMBERTO SABA

GABRIELE D'ANNUNZIO PABLO NERUDA

JAKOB E WILHELM GRIMMJOANNE HARRISGIANNI RODARIMARCEL PROUSTOSCAR WILDEAGATHA CHRISTIETHOMAS MANNKEROUAC JACKCASSINI RICCARDO

AMADO JORGE

FOCACCIAPOLPETTE FALAFEL

LUPINICROSTINI WELSH RAREBIT

SANDWICH AL CETRIOLOARANCINI

POLENTAFARRATA

LENTICCHIEPANE E POMODORO

MACCHERONI DEL PAESE DI BENGODI

FRITTATA MARINATAPASTICCIO DI TONNO

RATATOUILLECRUDITE’ CON MAIONESEPOLPETTE AL POMODORO

MELE ARANCE

CASETTA DI DOLCI CIOCCOLATO

STRADA DI CIOCCOLATOMADELEINE

MUFFINSCONES

PLETTEN PUDDINGAPPLE PIENUTELLA

CAFFE'

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29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. 30 A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.

LA BIBBIADal libro della Genesi - cap.

1, 29-30

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APERITIVO: Cocktail Cenerentola

LA GATTA CENERENTOLAGianbattista Basile

Disse il principe: "Ho una figlia, ma fa sempre la guardia al focolare, perché è disgraziata e da poco e non merita di sedere dove mangiate voi" Disse il re: "Questa sia in testa alla lista, perché così mi piace«. Così partirono e il giorno dopo tornarono tutte e, insieme con le figlie di Carmosina, venne Zezolla, e il re, non appena la vide, ebbe come l'avvertimento che fosse quella che desiderava, tuttavia abbozzò. Ma, finito di sbattere i denti, si arrivò alla prova della pianella, che non s'era neppure accostata al piede de Zezolla, che si lanciò da sola al piede di quel coccopinto d'Amore, come il ferro corre alla calamita. Vista la qual cosa il re, corse a stringerla forte tra le braccia e, fattala sedere sotto il baldacchino, le mise la corona in testa, comandando a tutte che le facessero inchini e riverenze, come alla loro regina. Le sorelle vedendo ciò, piene di rabbia, non avendo lo stomaco di sopportare lo scoppio del loro core, se la filarono quatte quatte verso la casa della mamma, confessando a loro dispetto che… è pazzo chi contrasta con le stelle. 

È ispirato alla fiaba di Basile, dove l'eroina Zezolla si macchia addirittura dell'omicidio della sua matrigna, e da cui Charles Perrault trasse spunto per comporre la più famosa fiaba di Cenerentola, l’aperitivo analcolico di benvenuto!

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APERITIVO: il deperitivo

MANIFESTO FUTURISTAFortunato Depero

Un fantastico aperitivo creato da uno dei più poliedrici ed eclettici artisti non solo del movimento futurista ma dell’arte italiana del Novecento: Fortunato Depero e la sua mirabolante “coppa di brividi”. L’aperitivo diventa un progetto dalle linee semplici e forme geometriche ben delineate, un bianco e nero stilizzato che raffigura un flûte e le diverse componenti del deperitivo. Lo stile del disegno, tipicamente deperiano, è essenziale, e l’aperitivo è descritto come se fosse un progetto tecnico dove ogni elemento raffigurato è nominato come in un foglio di istruzioni illustrato.La semplicità delle linee e dei volumi restano però sulla carta perché all’atto pratico la Coppa di brividi è, giustamente, da brividi

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APERITIVO E DINTORNI: la focacciaLA BIBBIA

Dal libro della Genesi - cap. 18

Gn 18[1] Poi il Signore apparve a lui alle Querce di

Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. [2]Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, [3]dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. [4]Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. [5]Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». [6]Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». [7]All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. [8]Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.   

All’inizio del II millennio a.C., in Egitto, in Canaan ed in Mesopotamia, il grano e vari tipi di pane erano l’alimento principale, assieme al latte, il burro, i formaggi, l’acqua, la birra ed il vino. Assai probabilmente i patriarchi, poiché erano semi-nomadi, consumavano soprattutto dei latticini ottenuti dal proprio bestiame e dai loro greggi, ma avevano pure il pane o la focaccia.

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APERITIVO E DINTORNI: polpette falafel

LATTE, MIELE E FALAFELElisa Pinna

C’è chi li chiama falàfel e chi falafèl, c’è chi scrive felafel chi falafel, mentre la forma araba letteraria è falafil, ma si intende sempre quell’alimento a base di legumi di origini antiche medio-orientali. È ipotizzabile che i falafel possano essere nati come alternativa cristiana del venerdì alla carne e quella ebraica al suino. Secondo la storica della cucina Claudia Roden, nel suo libro della cucina ebraica, furono gli ebrei Yemeniti arrivati in Terra Santa prima del 1948 i primi a produrre e vendere falafel nelle strade e a portarli alle colonie di pionieri ebrei. Allora i falafel erano più speziati e probabilmente fatti a base di fave e non di ceci. Oggi in generale i falafel sono fatti a base di ceci e persino il Mc Donald's offre in alcuni paesi il popolarissimo Mc Falafel. In Israele è il piatto nazionaleE MORÌ CON UN

FALAFEL IN MANOJohn Birmingan

Chi, prima di un viaggio o un pellegrinaggio, desideri capire quali siano le componenti, della società in Israele oggi, basta che legga questo libro che racconta attraverso testimonianze e storie di vita vissuta, le diversità di una ventina di «raggruppamenti suddivisi su basi geografiche, etniche, religiose» unite da alcuni ingredienti comuni: il Latte, il miele e i falafel.

Il romanzo He Died with a Felafel in His Hand è composto da una serie di aneddoti, ambientati a Brisbane e in altre città australiane, sulla convivenza con numerosi e improbabili coinquilini. Da questo romanzo è stato tratto un film nel 2001. Il film si apre con la morte di Flip rinvenuto da Danny seduto davanti alla tv con un falafel in mano.

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APERITIVO E DINTORNI: i lupiniI MALAVOGLIA

Giuseppe Verga

“Padron ‘Ntoni adunque, per menare avanti la barca, aveva combinato con lo zio Crocifisso Campana di legno un negozio di certi lupini da comprare a credenza per venderli a Riposto, dove compare Cinghialenta aveva detto che c’era un bastimento di Trieste a pigliar carico. Veramente i lupini erano un po’ avariati; ma non ce n’erano altri a Trezza, e quel furbaccio di Campana di legno sapeva pure che la Provvidenza se la mangiavano inutilmente il sole e l’acqua, dov’era ammarrata sotto il lavatoio, senza far nulla; perciò si ostinava a fare il minchione. – Eh? Non vi conviene? lasciateli! Ma un centesimo di meno non posso, in coscienza! che l’anima ho da darla a Dio! – e dimenava il capo che pareva una campana senza batacchio davvero. Questo discorso avveniva sulla porta della chiesa dell’Ognina, la prima domenica di settembre, che era stata la festa della Madonna, con gran concorso di tutti i paesi vicini; e c’era anche compare Agostino Piedipapera, il quale colle sue barzellette riuscì a farli mettere d’accordo sulle due onze e dieci a salma, da pagarsi «col violino» a tanto il mese. Allo zio Crocifisso gli finiva sempre così, che gli facevano chinare il capo per forza, come Peppinino, perché aveva il maledetto vizio di non saper dir di no. – Già! voi non sapete dir di no, quando vi conviene, sghignazzava Piedipapera. Voi siete come le… e disse come.”

In un paese siciliano, Aci Trezza, vive la laboriosa famiglia Toscano, soprannominata Malavoglia. Il patriarca è Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano, detto Bastianazzo, il quale è sposato con Maruzza. Bastiano ha cinque figli: 'Ntoni, Luca, Filomena, Alessio e Rosalia. Il principale mezzo di sostentamento è la "Provvidenza", una piccola imbarcazione utilizzata per la pesca. La partenza per il servizio militare del primogenito 'Ntoni, segnerà l'inizio della rovina della famiglia dei Malavoglia, per far fronte a questa situazione Padron ’Ntoni tenta di fare un affare comprando una grossa partita di lupini, peraltro avariati, da un suo compaesano…  

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APERITIVO E DINTORNI: i crostini o welsh rarebit

SOGNI DI UN DIVORATORE DI CROSTINI

Winsor McCay - Silas

Dream of the Rarebit Fiend, in italiano Sogni di un divoratore di crostini, è una striscia a fumetti creata da Winsor McCay nel settembre del 1904.Il protagonista "casuale" della striscia si trova durante il sonno, catapultato in un incubo/sogno: una situazione drammatica, ridicola o strana e talvolta inquietante ma nell’ultima vignetta della striscia si sveglia e si rende conto che si è trattato solo di un sogno, la cui causa deriva dal fatto di aver mangiato prima di andare a letto i famosi rarebit gallesi!I rarebit conosciuti anche come Welsh rarebit, sono dei crostini inzuppati di formaggio fuso e sono, soprattutto per l'epoca, una leccornia che crea una compulsione a mangiare fino all'indigestione, che porta alla creazione durante il sonno di Fiend (demone in Inglese) cioè demoni, gli incubi che assalgono il povero malcapitato della striscia durante la notte.

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JACK. Sono innamorato di Gwendolen. Sono venuto in città apposta per chiederela sua mano. ALGERNON. Credevo che fossi venuto per il piacere?... Invece si tratta di affari. JACK. Come sei poco romantico! ALGERNON. Non vedo niente di romantico nel chiedere la mano di una ragazza. È molto romantico essere innamorati. Ma una precisa proposta di matrimonio non ha niente di romantico. E poi c'è il rischio che sia accettata. Di solito lo è, a quanto mi dicono. E allora tutta l'eccitazione è finita. L'essenza dell'amore romantico è l'incertezza. Se mai mi dovessi sposare, cercherò sicuramente di dimenticarlo. JACK. Non ne dubito affatto, mio caro Algy. Il tribunale per i divorzi è stato creato apposta per persone con una memoria così stravagante. ALGERNON. Oh, è inutile discutere su questo argomento. I divorzi sono decisi in Cielo. (Jack allunga la mano per prendere un panino, ma Algernon lo ferma). Per favore non toccare le tartine al cetriolo. Le ho ordinate apposta per zia Augusta. (Ne prende una e la mangia). JACK. Ma come, te le stai mangiando una dopo l'altra….

Ne "L'importanza di chiamarsi Ernesto", la commedia di Oscar Wilde ambientata alla fine del ‘800 dove si prende in giro la "seriosità" del periodo tardo vittoriano, erano i "cucumber sandwich" (sandwich al cetriolo) di cui la temibile Lady Bracknell lamentava la mancanza.

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTOOscar Wilde

APERITIVO E DINTORNI: sandwich al cetriolo

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GLI ARANCINI DI MONTALBANOAndrea Camilleri

Il titolo del libro è dovuto all’ultimo racconto di questa raccolta in cui il famoso commissario Montalbano decide di trascorrere il capodanno a Vigàta in compagnia della cammarera Adelina, pronto a gustarsi i suoi deliziosi arancini. Il sospetto di un furto a un supermercato ricade su un figlio pregiudicato di Adelina, Pasquale. Montalbano amareggiato più per il fatto che non potrà gustare gli arancini, che per la cattura di Pasquale, riuscirà a far luce nell’inchiesta e quindi a far assolvere il ragazzo dalle accuse e potersi così gustare gli arancini tanto desiderati.

carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne sgrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringrazziannu u Signiruzzu, si mangiano!

Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa (senza zaffirano, pi

APERITIVO E DINTORNI: gli arancini

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IL PANE

IL BACIO DEL PANECarmine Abate

… Poi addentò il pane a occhi chiusi. “Erano anni che non assaggiavo un pane fatto in casa. Davvero favoloso, non ho parole per ingraziarvi.” Non aggiunse altro. Masticava piano piano…L’uomo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un coltellino svizzero, appoggiò il pane all’altezza dello sterno e con la lama più lunga ne tagliò due fette. Quando si abbassò per rimettere il pane nel sacchetto, una delle fette cadde per terra sollevando una nuvoletta di polvere. L’uomo la raccolse subito, con apprensione.“Buttatela via, è tutta impolverata” gli consigliai, convinto che volesse mangiarla. Lui mi lanciò uno sguardo di disapprovazione: “il pane non si butta così, come una pietra senza valore. Il pane è vita, ci vuole troppa fatica per farlo”. Diede un bacio sul lato pulito della fetta e andò a posarla sotto il fico, dove becchettavano affamati tre o quattro uccelli. Poi concluse: “il pane va rispettato”.Mi sentii avvampare. Era più o meno, lo stesso rimprovero di nonno Francì quando mi aveva visto dare un calcio a un panino con la Nutella che mi era caduto dalle mani: “Lo sai quanti sudori, quanti sacrifici, è costato questo panino?”. E affinché non dimenticassi l’insegnamento e non ripetessi più quel gesto a suo dire “vomitòso”, riprovevole, mi aveva anche mollato uno schiaffo. Ero un bambino, il nonno non mi aveva mai punito prima di allora, eppure non avevo pianto, non piangevo se capivo di avere sbagliato. Avevo ripreso il panino e, soffiata via la polvere, lo avevo baciato davanti al nonno ed ero andato a buttarlo nel secchio del pastone per il maiale.

I due liceali, Marta e Francesco, durante una vacanza estiva conosceranno Lorenzo e il suo cagnolino Fortunè. A lui i due ragazzi porteranno di tanto in tanto del pane appena sfornato conquistando così la sua fiducia e diventando di conseguenza complici di un terribile segreto. Nella Bibbia si legge: «Se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce» (Isaia 58-10). Il bacio del pane è un gesto simbolico che evoca l’unione tra gli uomini (dal latino cum panis, il pane ci fa compagni), richiamando un mondo fatto di semplicità e onestà, un gesto sacro e inviolabile, proprio come il pane.

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IL VINO

ODE AL VINO E ALTRE ODI ELEMENTARIPablo Neruda

Vino color del giorno, / vino color della notte, / vino con piedi di porpora / o sangue di topazio, / vino, / stellato figlio della terra, / vino, liscio / come una spada d’oro, / morbido / come un disordinato velluto, / vino inchiocciolato / e sospeso, / amoroso, / marino, / non sei mai presente

in una sola coppa, / in un canto, in un uomo, / sei corale, gregario, / e, quanto meno, scambievole.A volte / ti nutri di ricordi / mortali, / sulla tua onda / andiamo di tomba in tomba, / tagliapietre del sepolcro gelato, / e piangiamo / lacrime passeggere, / ma / il tuo bel / vestito di primavera / è diverso, / il cuore monta ai rami, / il vento muove il giorno, / nulla rimane / nella tua anima immobile.Il vino / muove la primavera, / cresce come una pianta di allegria, / cadono muri, / rocce, / si chiudono gli abissi, / nasce il canto. / Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto / con la bella che amo, / disse il vecchio poeta.Che la brocca di vino / al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio.Amor mio, d’improvviso / il tuo fianco / è la curva colma / della coppa / il tuo petto è il grappolo, / la luce dell’alcol la tua chioma, / le uve / i tuoi capezzoli, / il tuo ombelico sigillo puro / impresso sul tuo ventre di anfora, / e il tuo amore la cascata / di vino inestinguibile, / la chiarità che cade sui miei sensi, / lo splendore terrestre della vita.Ma non soltanto amore, / bacio bruciante / e cuore bruciato, / tu sei, vino di vita, / ma / amicizia degli esseri, trasparenza, / coro di disciplina, / abbondanza di fiori. / Amo sulla tavola, / quando si conversa, / la luce di una bottiglia / di intelligente vino. Lo bevano; / ricordino in ogni / goccia d’oro / o coppa di topazio /o cucchiaio di porpora/che l’autunno lavorò/fino a riempire di vino le anfore/e impari l’uomo oscuro/nel cerimoniale del suo lavoro/e ricordare la terra e i suoi doveri/a diffondere il cantico del frutto.

Il vino, figlio della terra e della fatica dell’uomo semplice e forte. «Il vino che allieta il cuore dell'uomo» (Salmo 103). Il vino è per tutti, di chi lo sa gustare ed apprezzare. Prezioso ed essenziale, i suoi colori e le luci trasparenti inebriano il cuore e la mente.

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I PRIMI PIATTI: polenta e gorgonzola

ALESSANDRO MANZONII Promessi Sposi

[Renzo] andò addirittura, secondo che aveva disegnato, alla casetta d'un certo Tonio, ch'era lì poco distante; e lo trovò in cucina, che, con un ginocchio sullo scalino del focolare, e tenendo, con una mano, l'orlo d'un paiolo, messo sulle ceneri calde, dimenava, col matterello ricurvo, una piccola polenta bigia, di gran saraceno. La madre, un fratello, la moglie di Tonio, erano a tavola; e tre o quattro ragazzetti, ritti accanto al babbo, stavano aspettando, con gli occhi fissi al paiolo, che venisse il momento di scodellare. Ma non c'era quell'allegria che la vista del desinare suol pur dare a chi se l'è meritato con la fatica. La mole della polenta era in ragion dell'annata, e non del numero e della buona voglia de' commensali: e ognun d'essi, fissando, con uno sguardo bieco d'amor rabbioso, la vivanda comune, pareva pensare alla porzione d'appetito che le doveva sopravvivere. Mentre Renzo barattava i saluti con la famiglia, Tonio scodellò la polenta sulla tafferìa di faggio, che stava apparecchiata a riceverla: e parve una piccola luna, in un gran cerchio di vapori. Nondimeno le donne dissero cortesemente a Renzo: «volete restar servito?», complimento che il contadino di Lombardia, e chi sa di quant'altri paesi! non lascia mai di fare a chi lo trovi a mangiare, quand'anche questo fosse un ricco epulone alzatosi allora da tavola, e lui fosse all'ultimo boccone.

Quando si parla di polenta non si può non parlare di Alessandro Manzoni che in alcuni punti dei Promessi Sposi affida la sua penna alla gastronomia. In particolare in un passo del VI capitolo dove si descrive la "polenta" preparata da Tonio per Renzo

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I PRIMI PIATTI: polenta e gorgonzola

ULISSEJames Joyce

«Salve, Bloom!» Disse Nosey Flynn dalsuo cantuccio.«Salve Flynn»«Come vanno le cose?»«Benone… fammi pensare. Prenderò un bicchiere di Borgogna e… fammi pensare»...«Ha il sandwich al formaggio?»«Sì, signore»…… «… un sandwich al formaggio allora»«Gorgonzola ce l’ha?»«Sì, signore»…

Ulisse è la storia di una giornata (il 16 giugno 1904) di un gruppo di abitanti di Dublino, che, incrociando in modo apparentemente casuale le vite degli altri, ne determinano lo svolgimento, e lo descrivono, attraverso il continuo monologo interiore.Il capitolo VIII è ambientato nel bar Byrnie che Bloom, il protagonista del romanzo, sceglie per uno spuntino veloce e minimalista, un tramezzino al gorgonzola. Mentre consuma il tramezzino, mediante il classico monologo interiore, Bloom osserva gli scaffali del bar ove si ripongono barattoli di tutti i tipi, e si abbandona alla fantasia sul cibo e quella quantità e qualità di materiali che tutti gli uomini utilizzano per cibarsi. Lo spuntino di Leopold, il tramezzino di formaggio, non è propriamente un piatto irlandese, ma un tocco locale c’è: l’aggiunta della senape.

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EPIGRAMMI – LIBRO XIII, 8Marziale

Inbue plebeias Clusinis pultibus ollas, Ut satur in vacuis dulcia musta bibas.Versa la polenta di Chiusi nella povera pentola, quando sazio le avrai vuotate, bevici dentro il dolce mosto. 

Sempre con il farro, veniva preparata anche una focaccia cotta nel forno (la nostra pizza bianca), la "farrata" romana, che nel periodo più antico le donne romane, e probabilmente anche quelle etrusche, mangiavano insieme allo sposo nella cerimonia del matrimonio, chiamata appunto "Confarreatio". Questo tipo di pane viene anche citato nella Bibbia nel Libro di Ezechiele

Prenditi anche del frumento, dell’orzo, delle fave, delle lenticchie, del miglio, del farro, mettili in un vaso, fattene del pane durante tutto il tempo che starai sdraiato sul tuo lato; ne mangerai per 390 giorni.

LA BIBBIADal libro di Ezechiele - 4,9

Con la farina di farro veniva preparata la "puls", che Marziale cita come "clusinae pultes" (la puls di Chiusi). Questa puls non era altro che una specie di farinata o polenta. Per secoli questo è stato il piatto principale dei romani – re e consoli, sacerdoti e contadini – ma anche di Etruschi e Sabini. Il farratum era una pietanza così diffusa che i Greci soprannominavano i Romani «polentoni». Da questa puls è poi derivato il termine “polenta”.

I PRIMI PIATTI: la farrata

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I PRIMI PIATTI: le lenticchieIL CANTO DEGLI UCCELLI

Anthony De Mello

Il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie.Lo vide il filosofo Aristippo che viveva nell’agiatezza adulando il re.Aristippo disse: “Se tu imparassi ad essere ossequioso con il re non dovresti vivere di robaccia come le lenticchie”.Rispose Diogene: “Se tu avessi imparato a vivere di lenticchie non dovresti adulare il re”.

Apicio, raffinato gastronomo e maestro di arti culinarie, descrive nel suo libro di ricette De re coquinaria come andavano cucinate le lenticchie che nei tempi antichi svolgeva un ruolo importante nell'alimentazione della classe meno abbiente. Che l'alimentazione delle classi inferiori fosse ben diversa da chi viveva in condizioni più agiate lo testimonia anche Anthony De Mello, nel suo Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni: una raccolta di storie buddiste, cristiane, chassidiche, storie zen, indù, sufiche, storie antiche e moderne, storie che si possono leggere in vari modi, e possono aiutare la crescita umana e spirituale, attraverso questo scambio di battute tra due filosofi con stili di vita molto diversi.

DE RE COQUINARIAApicio

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LE RICETTE DI PEPE CARVALHOVazquez Montalban

Diede appuntamento a Charo e alla Andalusa in una locanda di San Cugat. Per Carvalho era facile da raggiungere, nei pressi di Vallvidrera, ma Charo vi arrivò con una incavolatura da riempire l’intera ottocentocinquanta.“Io proprio non capisco perché non sei tu a passare da casa mia. Non capisco perché giochi a nascondino.”L’Andalusa cercava di calmarla.“Avrà i suoi motivi.””Avresti potuto almeno prepararci la cena a casa tua.”“Avevo tutti gli ingredienti, ma non me la sentivo proprio. Non è la giornata giusta. Più tardi forse ve la preparo. Una cenetta di mezzanotte.”Charo mostrava all’ Andalusa un Carvalho colto in flagrante.“Lo vedi. Dice sul serio. Non ci credevi? Questo è capace di mettersi a cucinare alle quattro del mattino”Charo contemplava Carvalho come si contempla un figlio amato che ha avuto la mostruosa trovata di nascere con due teste. Invece l’Andalusa rideva a tal punto che le….

In questo libro lo scrittore catalano Vazquez Montalban gourmet come il personaggio da lui creato raccoglie 120 ricette di pietanze citate nei 14 volumi precedenti, che Pepe Carvalho, l’investigatore protagonista, mangia o cucina nel corso delle sue avventure. Per ogni piatto oltre agli ingredienti e alle modalità di preparazione viene riportato il passo del romanzo o del racconto.

… continua

I PRIMI PIATTI: pane e pomodoro

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LE RICETTE DI PEPE CARVALHOVazquez Montalban

sue labbra mettevano in mostra due molari superiori d’oro.“Io adoro questo posto” disse l’Andalusa come se stesse interpretando un film televisivo spagnolo.Carvalho invece serbava una certa diffidenza verso il locale. Innanzitutto, perché era arredato con mobili in stile Impero, quello di Filippo II, realizzati a qualche metro di distanza nelle fabbriche di San Cugat. E non lo tranquillizzavano neppure le specialità gastronomiche del posto: pane e pomodoro, fagioli con salsiccia, carne alla brace, coniglio con salsa di alioli. Negli ultimi dieci anni erano spuntati in Catalogna oltre diecimila locali con la pretesa di rifornire il cliente di queste meraviglie della semplificata cucina rurale catalana. Ma al momento della verità il pane e pomodoro, squisitezza immaginativa che supera in semplicità e sapore la pizza al pomodoro, si limitava a un impasto di farina mal cotta, umida, e con l’ umidità aggiunta della polpa di pomodoro in scatola. E la salsa di aglio e olio. Ottenuta senza la pazienza della mano ma con la trovata francese o maiorchina del rosso d’ uovo, era di un giallo più adatto a un affresco. Carvalho si rese conto con sorpresa di star dando alle stupitissime signore che lo accompagnavano una conferenza sulle radici gastronomiche dell’ umanità. Non fu l’ esclamazione dell’ Andalusa, “Mamma mia, quante cose sa quest’ uomo”, a farlo riflettere sul ruolo che aveva assunto, ma il fatto di ascoltare dalle sue stesse labbra l’ espressione Koynè, applicata all’ origine comune di alcuni piatti.“Così come esiste una Koynè linguistica e possiamo precisare l’origine comune delle lingue ariane in quella indoeuropea, esiste una Koynè gastronomica evidente, di cui uno degli indizi scientifici è il pane e pomodoro. Possiamo accomunarlo alla pizza, ma la supera nella facilità di esecuzione. La farina della pizza va cotta. Invece il pane e pomodoro non è che questo, pane e pomodoro, un po’ di sale e dell’olio”. “Ed è buonissimo” lo spronava l’Andalusa, piena di entusiasmo per i misteri che le svelava Carvalho. “Rinfresca e nutre. È molto nutriente. Me lo ha spiegato il dottor Cardelùs quando gli ho portato il bambino che è un po’ anemico. Gli dia delle belle fette di pane e pomodoro col prosciutto. Un miracolo. Adesso il bambino è in una casa di campagna a Gavà e dico sempre a chi me lo cura: soprattutto, pane e pomodoro, molto pane e pomodoro.”

… segue

I PRIMI PIATTI: pane e pomodoro

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I PRIMI PIATTI: i maccheroni di Bengodi

DECAMERONGiovanni Boccaccio

«Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de' Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n'aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d'acqua»

Giovanni Boccaccio (1313ca.-1375) nel suo Decamerone, opera iniziata nel periodo in cui a Firenze era scoppiata un'epidemia di peste, raccontando le delizie del paese di Bengodi, contrada del paese di Berlinzone, un luogo immaginario dove chi più dorme più guadagna, descrive una montagna di formaggio Parmigiano grattugiato, dal quale rotolano giù maccheroni (che erano tipo gnocchi) e ravioli cotti in brodo di cappone. La descrizione di questo luogo viene fatta da Maso che, insieme a Bruno e Buffalmacco, inventano una burla ai danni del credulone Calandrino che, attirato da quanto gli viene narrato riguardo al meraviglioso paese di Bengodi dove si trova in abbondanza l'elitropia, pietra che rende invisibili, si mette alla sua ricerca.

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SECONDI E CONTORNI: lettura

EPIGRAMMI Marco Valerio Marziale

Cenabis belle, Iuli Cerialis, apud me; Condicio est melior si tibi nulla, veni. Octavam poteris servare; lavabimur una: Scis, quam sint Stephani balnea iuncta mihi. Prima tibi dabitur ventri lactuca movendo Utilis, et porris fila resecta suis, Mox vetus et tenui maior cordyla lacerto, Sed quam cum rutae frondibus ova tegant; Altera non deerunt tenui versata favilla, Et Velabrensi massa coacta foco, Et quae Picenum senserunt frigus olivae. Haec satis in gustu. Cetera nosse cupis? Mentiar, ut venias…

Nel suo crudo realismo, in modo spregiudicato e talvolta per bisogno di raggranellare quanto gli bastasse per vivere, Marziale disse e scrisse, quando poté, pane al pane e vino al vino. Con il suo sguardo osservò attentamente ogni cosa ed ogni aspetto umano dal vizio capitale al più semplice gesto malizioso; con i suoi epigrammi scrutò le piccole vicende quotidiane e le rese eterne a volte calcando la mano con spirito satirico a volte con umanità e gentilezza.

Pranzerai bene, Giulio Ceriale, a casa mia; Se non hai alcuna proposta migliore, vieni. Potrai presentarti all’ora ottava; ci laveremo assieme: sai quanto siano vicini a me i bagni di Stefano. Per primo piatto ti verrà servita della lattuga atta a stimolare l’appetito, porri tagliati a filetti, un tonno in salamoia più grosso di uno sgombro e ricoperto di uova con foglie di rughetta; non mancheranno altre uova rigirate sotto un breve strato di cenere e formaggio coagulato in un focolare di Velabro, e olive che avvertirono il freddo del Piceno. Queste vivande bastano per l’antipasto. Vuoi sapere il resto? Mentirò per invogliarti a venire…

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SECONDI E CONTORNI: lettura

I BUDDENBROOKThomas Mann

Nella saga de I Buddenbrook Thomas Mann descrive a lungo scene di pranzi e cene utilizzando un vocabolario che evoca la ricchezza, l’opulenza, sia per i cibi che per il vasellame e le stoviglie o la biancheria da tavola al fine di sottolineare lo status sociale di questa famiglia.

L’allegria generale aveva raggiunto il colmo, ma dov’era il dottor Grabow? La moglie del console si alzò senza dar nell’occhio e uscì perché là in fondo i posti della signorina Jungmann, del dottore e di Christian erano rimasti liberi, e dal vestibolo a colonne si udiva quasi un gemito. Ella lasciò rapidamente la sala dietro la cameriera che aveva servito il burro, il formaggio e la frutta… e infatti là nella penombra, sulla panca rotonda e imbottita che circondava la colonna centrale era seduto o meglio raggomitolato il piccolo Christian che mandava lamenti da straziare il cuore.«Mio Dio, signora! – disse Ida, che gli stava accanto col dottore. – Povero piccolo, sta così male!»«Mi sento male, mamma, mi sento maledettamente male!» piagnucolò Christian, girando inquieto gli occhi rotondi e infossati al di sopra del naso troppo grosso. Aveva detto “maledettamente” solo per disperazione, ma la mamma lo rimproverò:«Se usi parole simili, il buon Dio ti punirà facendoti stare ancor peggio!»Il dottor Grabow toccò il polso al ragazzo; il suo viso bonario pareva ancor più lungo e più mite del solito. «Una piccola indigestione… niente di grave, signora!» la consolò. Poi riprese, nel suo tono professionale, lento e pedantesco: «Il meglio sarebbe metterlo a letto… un leggero sonnifero, magari una tazzina di camomilla per provocare la traspirazione… E dieta rigorosa, mi raccomando, signora. Dieta rigorosa, ripeto. Un’ala di piccione… un po’ di pane bianco...»«Non voglio piccione! – gridò Christian fuori di sé. – Non voglio mangiare mai più! Sto male, sto maledettamente male! – Quell’ energico avverbio pareva portargli sollievo, tanto era l’ ardore con cui lo pronunciava».Il dottor Grabow fece un sorriso indulgente e quasi un po’ malinconico. Oh, avrebbe mangiato di nuovo, il giovanotto! Avrebbe vissuto come tutti gli altri. Come il padre, i parenti, gli amici, avrebbe fatto una vita sedentaria, mangiando quattro volte al giorno cibi scelti e pesanti… Be’, che Dio lo aiuti! Lui, Friedrich Grabow, non se la sentiva certo di rovesciare le abitudini di quelle brave famiglie di commercianti, avvezze agli agi e al benessere. Lui veniva quando lo chiamavano, prescriveva dieta rigorosa per due o tre giorni… un pezzetto di pollo, una fettina di pane bianco… eh già, e poteva assicurare in coscienza che non era nulla di grave, per questa volta.

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SECONDI E CONTORNI: frittata marinata

Uscì di corsa e dalla porta aperta entrarono le voci della serie televisiva Ramòn y Cajal. Marta tornò e si lasciò cadere su una sedia, dove rimase seduta con le corte gambe allargate.Si passò una mano davanti agli occhi.“Mamma mia, quanto ho bevuto.”Carvalho mangiava un salamino tenendolo con le dita.“Chi le avrebbe mai detto stamane che stasera avrebbe cenato con Marta Miguel. Eh?”“Proprio così”.“Vuole che le dica la verità?”“Dipende dalla quantità. Tutta la verità è troppa per una sola serata.”“La verità è che ho finto di incontrarla per caso. Avevo voglia di parlarle.”Carvalho finì il salamino e ne prese un altro, con le stesse dita, con gli stessi occhi avidi, con lo stesso olfatto pronto a gratificarsi con l’aroma di quella mummia di maiale e peperoncino, probabilmente dell’Estremadura.“Stavo dicendo che avevo voglia di parlarle.”“L’ho sentita.”“Sto passando dei momenti molto brutti. Quel che è capitato a Celia mia ha proprio colpita. Sembrerò anche una donna forte, ma non lo sono. Ci si costringe a esserlo. E poi c’è mia madre. Ogni giorno mi stanca di più, ma non voglio separarmi da lei, lo so di dire una sciocchezza, ma se un giorno la facessi uscire da questa casa, se non le stessi accanto non durerebbe nemmeno una settimana. È molto sensibile.”

LE RICETTE DI PEPE CARVALHOVazquez Montalban… segue

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SECONDI E CONTORNI: frittata marinata

“No, non piango. Ho già pianto tutte le mie lacrime. Poverina. Lei pensa che sia giusto?”Era una domanda dostoevskiana e Carvalho preferì bere un altro bicchiere di vino e dare un’ occhiata speranzosa al forno. Marta prese il cartoccio. La carta si era quasi bruciata e dall’ involucro uscirono sei salamini piccanti, perfetti, cerei, entusiasti del loro stesso calore, del loro vigore rosso. Carvalho si servì per un po’ di frittata e si versò col cucchiaio un po’ di marinata sul mattone di patate, uova e cipolla.“Questa marinata è già servita per il pesce.”“Per gli sgombri. La marinata di sgombri la riadopero sempre. Quella di sardine no, dà un sapore troppo forte.”Carvalho si lasciò andare a una cena così spagnolesca assecondato a poco a poco dalla donna in una dura lotta tra i suoi occhi famelici e l’ ossessione della bilancia.“Mi chiama la mamma.”Era balzata in piedi.“Non ho sentito niente.”“La si sente appena.”

LE RICETTE DI PEPE CARVALHOVazquez Montalban

Per qualche ragione le storie dei gialli si intrecciano con il cibo. Con la comparsa di Carvalho di Montalbàn, di Montalbano di Camilleri, della Kay Scarpetta della Cornwell, e tanti altri, il food noir è diventato di moda. Come diceva Montalbàn in una intervista «un protagonista deve avere due o tre particolarità facilmente riconoscibili. Non esiste un protagonista che non li abbia». Il detective privato Pepe Carvalho, oltre a scrivere lettere alla sua amica e a bruciare libri, ama cucinare cibi complessi o giudicare le produzioni gastronomiche del suo aiutante Biscuter.

… continua

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SECONDI E CONTORNI: pasticcio di tonno

ODORE DI CHIUSOMarco Malvaldi

Mangia infine di gusto l’ospite coi baffi; con gli occhi chiusi a volte. Un po’ per gustarsi quel pasticcio divino, e un po’ per non sentire gli sguardi degli altri commensali, e non lasciarsi vincere ancora una volta da quella timidezza che da sempre lo affligge in casa di sconosciuti …Seduto a capotavola, il signor barone era visibilmente soddisfatto. All’inizio aveva visto l’Artusi servirsi con parsimonia, e mangiare lentamente, a piccoli bocconi, masticando molto anche se il pasticcio per sua natura non è facile da buttare giù: il tipico atteggiamento di chi mangia per dovere. Alla terza porzione aveva cambiato idea. Evidentemente l’Artusi era un passista non un velocista; lento, metodico, sicuro e implacabile.«Eccellente signor Barone, eccellente. Io non me la dico tanto coi pasticci -disse l’Artusi- … ma questo, permettetemi, era superbo. E sommamente arrangiato, anche… Come avrete capito, ambirei di inserirlo nel mio tratterello sull’arte del mangiare bene.

Odore di chiuso è un giallo di ambientazione ottocentesca: il castello, i delitti, la nobiltà decaduta, il maggiordomo e, un italiano memorabile, il grande letterato gourmet, Pellegrino Artusi. Sarà proprio il cuoco baffuto con il suo acume a fiutare il colpevole del gelido delitto piombato nella dimora del barone Bonaiuti.  

Dal diario di Pellegrino Artusi - Firenze sabato 1 luglio 1875“finalmente dopo lunghe prove sono riuscito ad ottenere il polpettone che ho assaggiato nel corso della mia strana visita al castello di Roccapendente. Ho capito, dopo alcuni fallimenti, che è fondamentale aggiungere gli ingredienti nel giusto ordine, uno per volta, e lasciare cuocere ognuno il tempo necessario, giacché ognuno dei componenti di questo pasticcio richiede il proprio tempo per acquisire la giusta consistenza, e il giusto sapore. «Trascriverò la ricetta, ma solo per gusto mio e dei miei ospiti e non ripoterò nel mio manuale; io amo narrare gli aneddoti legati a ogni piatto, e in questo caso son così tante le storie che dovrei contare, che richiederebbero un libro per questo proprio».

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SECONDI E CONTORNI: la ratatouille

ISABEL ALLENDEAfrodita

… Il nostro artista, Robert Shekter, è un vegetariano di quelli irriducibili, ma almeno non è animato da rigore puritano. Robert tratta le verdure con la stessa appassionata devozione che altri dedicano alle ostriche. L'ho visto mordere un'umile carota con la lascivia propria della golosità fatta persona e so che al momento del bisogno, quando lo va a trovare Annette, la donna dei suoi sogni erotici, prepara con le sue mani un'autentica ratatouille francese, una delle ricette vegetariane più stimolanti del repertorio culinario universale.

«Gli afrodisiaci sono il ponte gettato tra gola e lussuria. Immagino che, in un mondo perfetto, qualsiasi alimento naturale, sano, fresco, di bell'aspetto, leggero e saporito – vale a dire, dotato di quelle caratteristiche che si cercano in un partner – sarebbe afrodisiaco, ma la realtà è ben più complessa». Da Afrodita, Isabel Allende

Afrodisiaco vegetariano di ShekterRobert prende quattro melanzane (la proporzione è di quattro per ogni singolo ingrediente citato), cipolle, peperoni, pomodori, aglio, coriandolo, prezzemolo, basilico, alloro, paprica ecc.; taglia queste verdure a rondelle con tutta la destrezza che l'artrite concede alle sue mani; frigge le melanzane in olio d'oliva per cinque minuti mentre canticchia 'O sole mio; aggiunge il resto, copre la casseruola e lascia cucinare a fuoco lento per un'ora. Nel frattempo si fa una doccia, indossa la camicia migliore e va a ricevere Annette con una rosa tra i denti. Poi scoperchia la pentola, mescola bene e lascia riposare la sua infallibile ratatouille per dieci minuti prima di servirla. E' deliziosa anche fredda, il mattino dopo, per rimettere in forze.

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SECONDI E CONTORNI: crudité e maionese

ESTASI CULINARIEMuriel Barbery

«La campagna. La mia cattedrale verde… Lì il mio cuore ha intonato i cantici più fervidi, l’occhio ha appreso i segreti dello sguardo, il gusto dei sapori della cacciagione e dell’orto, e il naso l’leganza dei profumi… Accasciato sulla panchina sotto il tiglio mi svegliavo da una siesta inebriante cullata dal fruscio delle foglie e sotto questa volta di miele dolce mordevo il frutto, mordevo il pomodoro».«Carote, sedani, cetrioli, pomodori, peperoni, ravanelli, cavolfiori e broccoli: li aveva tagliati per il lungo, perlomeno quelli che lo consentivano, ossia tutti eccetto gli ultimi due che comunque grazie alla loro forma a fiore, si potevano afferrare per il gambo, un po’ come l’elsa della spada. Insieme a tutto questo, alcune fette sottili di maiale arrosto al naturale, freddo e succulento. Cominciammo a intingere».«Nessuno potrà mai scalfire la mia convinzione che le verdure crude con la maionese abbiano un che di spiccatamente sensuale. La consistenza della verdura si insinua nella crema… La maionese e le verdure sono travolte dalla loro unione. A questo si unisce la delicatezza di un sapore garbato, giacché la maionese non ha note pungenti né piccanti e, come l’acqua, sorprende la bocca con la sua affabile neutralità; e poi le squisite sfumature del valzer degli ortaggi: la nota piccante e insolente del ravanello e del cavolfiore, quella zuccherina e acquosa del pomodoro, quella discretamente acida del broccolo, quella generosa e ampia della carota, il retrogusto di anice croccante del sedano... È una festa».

Il più grande critico gastronomico del mondo, uomo freddo e potente ma dal grande talento culinario, è in punto di morte e dal letto della sua lussuosa abitazione, cerca disperatamente nei cassetti della memoria l'unico sapore che vorrebbe assaggiare di nuovo prima di morire. E così riemergono ricordi di sontuosi banchetti, di cibo sublime, di sapori rudi e primitivi, di sentimenti difficili e immagini contrastanti come la sua personalità.

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SECONDI E CONTORNI: polpette al pomodoro

POLPETTE AL POMODOROUmberto Saba

Tua madre, che non era una letterata, e passò due terzi della sua vita in cucina, ad ammannire per i suoi cibi non molto variati, ma dai quali emanava, come da un uguale centro affettivo, un uguale irradiante calore (l’inconfondibile impronta di un modo di esistere e, quindi, di uno stile) ripiegò – per così dire – sulle polpette, quando, partita te per un diverso destino, la casa rimase quella di due poveri vecchi, che cercavano di celarsi a vicenda i desiderio egoistico di essere il primo a morire, per non dover rimanere solo sulla terra…. Le polpette al pomodoro, che né tu né io assaggeremo più a questo mondo, venivano, non confezionate, ma servite in due modi diversi. La tua povera madre le mangiava calde e senza la salsa; io fredde  e col piatto ricoperto fino agli orli di pomodoro”

La polpetta è una delle pietanze più antiche e umili che si conoscano che spesso viene associata a meccanismi psicologici o a contesti e affetti intimi, familiari, silenziosi, come nel Racconto breve “Polpette al pomodoro” di Umberto Saba. Massimo Montanari, insegnante di Storia Medioevale e storia dell’alimentazione, in un suo libro “Il riposo della polpetta“ dice: «Ho pensato che il riposo delle polpette assomiglia molto a quello che succede alla nostra mente quando elaboriamo le idee. Le idee sono il risultato di esperienze, incontri riflessioni, suggestioni: tanti ingredienti che si mettono insieme e poi producono pensieri nuovi. Ma prima che ciò accada è utile fare riposare quegli ingredienti, dargli il tempo di riposarsi, amalgamarsi, rassodarsi. Il riposo delle polpette è come il riposo dei pensieri: dopo un po’ vengono meglio»

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FRUTTA

CONSIGLI PER CONSERVARE FRUTTA E VERDURAApicio

Il nome di Apicio è da sempre legato alla gastronomia, alle buone pietanze, alle cene succulente. La sua raccolta di ricette gastronomiche De re coquinaria è divisa in varie sezioni. Il primo libro contiene suggerimenti vari: dal come preparare un vino speciale, come conservare a lungo frutta e verdura, come conservare a lungo la carne, come riconoscere il miele cattivo , come conservare le olive verdi in modo da poterne sempre ricavare l’olio, ecc… 

Si fructus oleraque diu servare vultis, haec praecepta Apicii, clari coqui, attente legite. Ut mala et mala granata diu durent, in aquam calidam ferventem paulisper merge et statim suspende. Ut mala cydonia serves, lege mala integra cum ramulis foliisque, in vasa repone et melle suffunde: diu durabunt. Ut ficos, pruna, pira, cerasa diu serves, omnes fructus cum petiolis delige, postea magna cum diligentia singulariter deterge ac in mel repone.

Se volete conservare a lungo la frutta e la verdura, leggete attentamente questi consigli di Apicio, famoso cuoco Romano. Affinché le mele e i melograni si conservino a lungo, immergili nell’acqua calda bollente per un po’ di tempo e interrompi subito. Affinché le mele cotogne durino, raccogli mele fresche con i ramoscelli e le foglie, mettile in un vaso e spargile di miele: si conserveranno a lungo. Affinché i fichi, le prugne, le pere, le ciliegie si conservino a lungo raccogli tutti i frutti con i loro gambi, dopo con molta attenzione detergili singolarmente e mettili nel miele.

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FRUTTA: mele e arance

ODE ALL’ARANCIAPablo Neruda

Sotto il ciel iacintino i paschi irriguiche il sol traversa di sue lunghe bandementre ai limiti cerula si spandel’ombra che tiene i gran boschi contigui; e i latifondi ove la zolla grassa riluce a specchio sotto la taglientevanga o rosseggia franta dal bidenteSeguace dietro il vomere che passa; e i frutteti ove tarda maturandola sorba s'empie d'un pastoso mielee rubiconde piombano le melegiù dal ramo gravato, a quando a quando;

Datemi i frutti succulenti, i buonifrutti de la mia terra, ch’io li morda.Ah forsennato chi non si ricordadi te, Madre, e de’ tuoi semplici doni!

Come nella celebre natura morta di Cézanne le mele e le arance nella loro squillante cromaticità si dispongono sulla tovaglia bianca e dentro bianche stoviglie in maniera elegantemente casuale, diventando protagoniste sontuose e silenziose del tavolo del buffet 

A somiglianza tua, a tua immagine, arancia, si fece il mondo: rotondo il sole, circondato per spaccarsi di fuoco: la notte costellò con zagare la sua rotta e la sua nave. Così fu e così fummo, oh terra, scoprendoti, pianeta arancione. Siamo i raggi di una sola ruota divisi come lingotti d’oro e raggiungiamo con treni e con fiumi l’insolita unità dell’arancia

POEMA PARADISIACOGabriele D’Annunzio

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I DOLCI: la casetta di dolciHANSEL E GRETEL

Jakob e Wilhelm Grimm … «Vi confiderò un segreto... Se andate più avanti, troverete una casetta di cioccolata!» «Una casa di cioccolata - Intervenne Hansel, che era molto goloso - Dove, dove?»«Pochi passi ancora e ci sarete».«Non sarà un trucco per farci del male?»«Presto la potrete vedere. È tutta colorata, piena di caramelle sulle pareti e sul tetto. È fatta di cioccolato, di torrone e marzapane...! È una delizia! Dentro troverete tutti i tipi di dolci».«E potremo mangiarli?» Chiese ancora Hansel.«Certo - Rispose il corvo - Basta volerlo, seguitemi!»I bambini non se lo fecero ripetere due volte e, come l'uccello gli aveva detto, in una radura del bosco incontrarono...«Che meraviglia!» Esclamò Gretel.«C'è veramente! Pancia mia fatti capanna!» Disse entusiasta, Hansel. La realtà superava la fantasia. Al fianco della porta c'erano dei bastoni di zucchero. Le pietre del sentiero erano caramelle di tutti i gusti: mente, limone, banana, pino...

La storia di due poveri fratelli alle prese con un mondo pericoloso, difficile, dove tutto sembra quel che non è. Si inoltrano nel bosco in cerca di cibo e trovano una casetta graziosa e colorata che emana profumo di cose buone: le pareti sono di marzapane, il tetto di ciliege sciroppate, le finestre di caramelle, gli scalini di cioccolato. Vengono accolti da una vecchina che li invita ad entrare in casa e ad assaggiare la casetta. Ma non si rendono conto di essere caduti in trappola…

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I DOLCI: il cioccolatoCHOCOLAT

Joanne Harris

Luc: Ogni volta dico a me stesso che è l'ultima volta, ma poi sento il profumo della sua cioccolata calda, o...Signora Audel:..conchiglie. Conchiglie di cioccolato, così piccole, così semplici, così "innocenti". Pensai, oh, solo un piccolo assaggio, non può fare niente di male. Ma poi scoprii che erano ripiene di ricco, peccaminoso...Yvette:... burro cremoso che si "scioglie", Dio mi perdoni, si scioglie così lentamente sulla lingua, e ti riempie di piacere.

Il libro Chocolat di Joanne Harris, scrittrice britannica di madre francese, racconta di una donna, una bambina, un villaggio di provincia in Francia, nomadi, nuovi amici, cioccolato, spezie e magia! Una storia tutta da gustare!Dal libro Chocolat è stato tratto anche un film che ha come protagonista una splendida Juliette Binoche, affiancata da Johnny Depp. «C'era una volta un piccolo e silenzioso villaggio nella campagna francese; gli abitanti credevano nella Tranquilité, la tranquillità. Se vivevi in questo villaggio, sapevi ciò che ci si aspettava da te. Conoscevi il tuo posto nello schema delle cose. E se ti capitava di dimenticarlo, qualcuno ti avrebbe aiutato a ricordarlo. In questo villaggio, se vedevi qualcosa che non avresti dovuto vedere, imparavi a guardare dall'altra parte. E se per caso i tuoi desideri non erano stati soddisfatti, imparavi a non chiedere mai di più. E cosi, nel buono e nel cattivo tempo, nella fame e nelle feste, gli abitanti del villaggio si mantenevano saldi alle loro tradizioni. Finché, un giorno d'inverno, non soffiò uno irrequieto vento del Nord..."

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I DOLCI: la strada di cioccolato

FAVOLE AL TELEFONO LA STRADA DI CIOCCOLATO

Gianni RodariTre fratellini di Barletta una volta, camminando per la campagna, trovarono una strada liscia liscia e tutta marrone.“Che sarà?” disse il primo.“Legno non è,” disse il secondo.“Non è carbone,” disse il terzo.Per saperne di più si inginocchiarono tutti e tre e diedero una leccatina.Era cioccolato, era una strada di cioccolato. Cominciarono a mangiarne un pezzetto, poi un altro pezzetto, venne la sera e i tre fratellini erano ancora lì che mangiavano la strada di cioccolato, fin che non ce ne fu più neanche un quadratino. Non c’era più né il cioccolato né la strada.“Dove siamo?” domandò il primo.“Non siamo a Bari,” disse il secondo.“Non siamo a Molfetta,” disse il terzo.Non sapevano proprio come fare. Per fortuna ecco arrivare dai campi un contadino col suo carretto.“Vi porto a casa io,” disse il contadino. E li portò fino a Barletta, fin sulla porta di casa. Nello smontare dal carretto si accorsero che era fatto tutto di biscotto. Senza dire né uno né due cominciarono a mangiarselo, e non lasciarono né le ruote né le stanghe.Tre fratellini così fortunati, a Barletta, non c’erano mai stati prima e chissà quando ci saranno un’altra volta.

L’assaporamento spensierato dei dolci richiede una inclinazione naturale alla fantasia e ai rapimenti poetici tipico della dimensione infantile, dove tutti vorrebbero stare, lontani dalla paura di indigestioni o sensi di colpa tipici del mondo adulto.

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I DOLCI: le madeleineALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Marcel Proust

«Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità… retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più… ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi… All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…»

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I DOLCI: i muffinPOIROT E LA SALMA

Agatha Christie

«La pistola? Era nel cesto delle uova. Era già dentro, e io ci ho messo le uova sopra, e poi me ne sono dimenticata. E quando abbiamo trovato il povero John Christow morto accanto alla piscina, ho avuto un tale choc che ho lasciato cadere il cesto e Gudgeon lo ha preso al volo. Appena in tempo, perché se fosse caduto a terra le uova si sarebbero rotte».

È vero, un delitto è un incidente seccante. I domestici non sanno più dove hanno la testa e tutto va storto. Nessuno prende disposizioni per il pranzo e il tatto vorrebbe che il menù venisse modificato in base alla tragica evenienza. Meno male che l’accorto maggiordomo Gudgeon ha salvato le uova per la prima colazione! E l’invitato che dovrà arrivare da un momento all’altro? Per fortuna Hercule Poirot ha un vero talento per smascherare gli assassini. È il suo lavoro e a Villa La Conca troverà pane per i suoi denti!Il cibo, dolce o salato, in generale e in particolare i vari ingredienti delle pietanze citate nei gialli di Agatha Christie sono spesso oggetto di osservazioni e riflessioni e, a volte, costituiscono elementi decisivi ai fini della caratterizzazione dei personaggi, della natura umana e degli ambienti.

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I DOLCI: gli sconesPOLVERE NEGLI OCCHI

Agatha Christie

«Mary Dove spense la luce e tirò le tende della portafinestra. Solo allora si girò e vide la donna riversa sui cuscini del sofà. Aveva posato uno degli scones al miele accanto alla tazza di tè ancora mezza piena, dopo averlo appena sbocconcellato. La morte aveva colto Adele Fortescue del tutto di sorpresa, e l’aveva folgorata all’istante»

Nella vita, la scrittrice inglese era golosa e buongustaia e si dilettava anche nella preparazione di piatti semplici e molto invitanti per gli ospiti. La maggior parte dei suoi gialli infatti, l'arma del delitto non è un revolver e nemmeno un pugnale, ma un cibo o una bevanda che contengono una sostanza mortale, come in Polvere negli occhiRex Fortescue, il «re», non era un uomo facile. Il ricco affarista aveva cacciato di casa uno dei figli dopo un violento litigio e trattava l’altro da vero tiranno, dominando come un sovrano la villa pacchiana di proprietà. Uno dei suoi vizi era la marmellata d’arance. Per questo l’hanno usata per avvelenarlo a colazione. Invece sua moglie viene uccisa dal faceto assassino all’ora del tè mentre è intenta a gustarsi dei deliziosi scones al miele.

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I DOLCI: pletten puddingI BUDDENBROOK

Thomas MannBon appétit! – disse con un breve e cordiale cenno del capo, mentre faceva scorrere un rapido sguardo su tutta la tavola sino in fondo, dove erano i ragazzi……nel momento in cui la cameriera dalle braccia nude e rosse, dall’ abito pesante a righe, con la cuffia bianca sui capelli, aiutata dalla Signorina Jungmann e dalla ragazza del console, ebbe servito la bollente zuppa di verdura coi crostini arrostiti e tutti incominciarono a mangiare lentamente.Si cambiarono i piatti di Meissen dall’orlo dorato mentre Madame Antoinette osservava attentamente i movimenti delle domestiche e la signorina Jungmann lanciava ordini nell’ imbuto del portavoce che collegava la sala da pranzo con la cucina. Si fece passare il pesce.Di nuovo furono cambiati i piatti. E comparve un enorme prosciutto, rosso mattone, affumicato e bollito con una salsa di scalogno bruna e acidula e una tale quantità di verdure che ogni piatto sarebbe bastato a saziarli tutti.Venne servito anche il capolavoro di Elizabeth Buddenbrook, il “piatto russo”, un misto di frutta conservata nello spirito e piccante.A questo punto venne in tavola, in due grandi coppe di cristallo, un budino speciale composto di strati di amaretti, di lamponi, di biscotti e di crema; all’altro capo della tavola invece si vide guizzare il fuoco, perché i ragazzi avevano ricevuto il dolce preferito, il plum-pudding alla fiamma.

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I DOLCI: Apple PieON THE ROADJack Kerouac

Ma dovevo muovermi e smettere di lamentarmi, così presi su la borsa, dissi addio al vecchio albergatore seduto vicino alla sua sputacchiera, e andai a mangiare. Mangiai torta di mele col gelato: diventava sempre più buona man mano che ci si addentrava nello Iowa, le fette più grosse, il gelato più cremoso. C’erano gruppetti di ragazze fantastiche dappertutto, quel pomeriggio a Des Moines, tornavano da scuola, ma non avevo tempo per pensare a queste cose e mi ripromisi di sfogarmi a Denver…… Ci fermammo lungo la strada per mangiare un boccone. Il cow-boy andò a far riparare la gomma di scorta; io e Eddie entrammo in una specie di ristorante casalingo. Sentii una gran risata, la più gran risata del mondo, e apparve un personaggio del Nebraska di altri tempi, una vera pellaccia col suo codazzo di ragazzi; le sue grida rauche arrivavano fino in fondo alle pianure, quel giorno, fino in fondo all’intero mondo grigio delle pianure. Rideva e tutti ridevano con lui. Non aveva un pensiero al mondo e trattava tutti con gran riguardo. Ma senti che risata, dissi tra me e me. Questo è il West, e io sono nel West. Entrò nel locale chiamando Ma per nome con quel vocione di tuono, e lei faceva la torta di ciliegie più buona di tutto il Nebraska, e io me ne feci dare una fetta con una montagna di gelato sopra. “Ma, dammi qualcosa da mettere sotto i denti prima che mi strappi via la carne a morsi o qualche altra scemenza del genere.” Si lasciò andare su uno sgabello e fece ah! ah! ah! ah! “E non dimenticare i fagioli.” Era lo spirito del West, quello che mi sedeva accanto. Mi sarebbe piaciuto sapere tutto della sua vita rozza e che diavolo aveva fatto in quegli anni oltre a ridere e urlare. Uiuu, dissi alla mia anima, e in quel momento tornò il cow-boy e partimmo per Grand Island

Sal è il protagonista insieme a Dean di questo romanzo basato su una serie di viaggi alla scoperta del paesaggio americano accomunati da una serie di ingredienti tra i quali l’amore per l’Apple Pie e il gelato. In una lettera destinata alla madre durante il suo viaggio da New York a Chicago, Kerouac scrive: «Ho mangiato un'altra torta di mele e gelato, che è praticamente l'unica cosa che ho mangiato attraverso tutto il paese, ho capito che era nutriente e gustosa, naturalmente». Non c’è niente di più americano dell’Apple Pie! I soldati americani durante la II guerra mondiale sostenevano di combattere: “for mom and for apple pie”.

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I DOLCI: la nutellaNUTELLA NUTELLAE

Riccardo Cassini

DE INUTILITATE NASCONDIMENTI BARATTOLORUM NUTELLAE AB ILLUSIBUS MAMMISNutella omnia divisa est in partes tres:Unum: Nutella in vaschettorum plasticae.Duum: Nutella in vitreis bicchieribus custoditam.Treum: Nutella sita in magnum barattolorum (magno barattolo si, sed melium est si magno Nutella IN barattolo).Nutella placet omnibus pueris atque puellis, sed, si troppa Nutella fagocitare cicciones divenire, cutaneis eructionibus sottostare et brufolos peticellosque supra faciae tua stratos formare atque, ipso facto, diarream cacarellamque subitaneam venire. Propterea quod familiares, et mamma in particulare, semper Nutella celat in impensabilis locis ut eviteant filiis sbafare, come soliti sunt. Sed domanda spontanea nascet: si mamma contraria est filiales sbafationes, perchè Nutella comprat et postea celat?

La Nutella è stata compagna di intere generazioni di italiani.Dopo che Nanni Moretti, nel film "Bianca", la ha anche celebrata come "rimedio esistenziale" contro la depressione e contro la difficoltà del vivere è diventata, più che una cioccolata, un vero simbolo. Per questo quando Riccardo Cassini ha scritto un trattato sulla Nutella in latino ricalcando il De Bello Gallico di Giulio Cesare che comincia con la famosa frase Gallia est omnis divisa in partes tres, il successo è stato immediato. Naturalmente per divertirsi con questo brano bisognerebbe sapere un po' di latino, avere letto il De bello Gallico e avere mangiato almeno una volta pane e Nutella. e chi non ha fatto almeno una di queste tre azioni?

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IL CAFFÈDONA FLOR E I SUOI DUE MARITI

Jorge Amado

Acciocché una veglia funebre sia animata ed onori effettivamente il defunto che la presiede, rendendogli meno grave la prima confusa notte della sua morte, è necessario dedicarvi cure sollecite, occupandosi del morale e dell’appetito.Quando, e cosa si serve?Ebbene, si serve per tutta la notte, dal principio alla fine. Il caffè è indispensabile, e va servito in continuazione, naturalmente in tazze piccole. Il caffè e latte, con pane, burro, formaggio, qualche biscottino, qualche polpettina di aipim2 o carimã3, fette di cuscus con uova fritte, quello solo al mattino e solo per chi ha passato lì la notte, fino all’alba. La cosa migliore è tenere sempre al fuoco un bollitore perché non manchi mai il caffè, visto che arrivano continuamente nuovi visitatori. Il caffè in tazzina è accompagnato da biscotti o crackers; qualche volta si può servire un vassoio di roba salata, panini con formaggio, prosciutto, mortadella, cose semplici, visto che complicazioni ce ne sono già abbastanza col defunto.

“Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro”. Così diceva Eduardo De Filippo attribuendo al caffè la poesia della vita. I gesti abituali del prendere il caffè da consuetudini diventano riti che accompagnano i momenti felici come quelli tristi. Ed è quello che troviamo anche in questo libro di Jorge Amado dove il caffè accompagna la disperazione di una vedova, il suo smarrimento, la confusione per il dolore della morte che viene riassunto e descritto dalla vedova stessa, Dona Flor, tra le indicazioni su come servire il caffè durante la veglia e i suggerimenti sui salatini d'accompagnamento.

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ALTRE LETTURE: il paneI PROMESSI SPOSI

Alessandro Manzoni

Per il pane, nutrimento che tiene in vita, si lotta. Se il pane manca iniziano i tumulti. Innumerevoli e legittime sono infatti nella storia le rivolte dei poveri per il pane. Descrizione classica di una rivolta per il pane è quella di Manzoni negli indimenticabili capitoli dei “Promessi Sposi” che sono una fenomenologia della lotta popolare valida in ogni tempo, luogo e per qualsiasi motivo, purché di vitale importanza. La rivolta del pane è descritta nel capitolo 11 e quando Renzo entra in Milano si legge:

“… andando avanti, senza sapere cosa si pensare, vide per terra certe strisce bianche e soffici ……… si chinò su una di quelle, guardò, toccò, e trovò che era farina. Grande abbondanza ci deve essere a Milano, se straziano in questa maniera la grazia di Dio. Ci davano poi a intendere che la carestia è per tutto. Ecco come fanno per tenere quieta la povera gente di campagna.“… ma dopo pochi altri passi, arrivato al fianco di una colonna, vide, appiè di quella, qualcosa di più strano; vide sugli scalini del piedistallo certe cose sparse, che certamente non erano ciottoli, e se fossero state sul banco d’un fornaio non si sarebbe esitato un momento a chiamarli pani……….. si chinò ne raccolse uno: era veramente un pan tondo, bianchissimo, di quelli che Renzo non era solito a mangiare che nelle solennità”.

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ALTRE LETTURE: il vinoAFORISMI

Cenai con un piccolo pezzo di focaccia,

ma bevvi avidamente un’anfora di vino;

ora l’amata cetra tocco con dolcezza

e canto amore alla mia tenera fanciulla.

Anacreonte (570 a.C. ca – 485 a.C. ca)

Il Vino, questo affascinante nettare, nelle parole di grandi scrittori, pensatori e poeti che, dai tempi antichi ad oggi, hanno desiderato e saputo descrivere in aforismi e citazioni di grande forza espressiva. Com’è vero che nel vino c’è

la veritàti dirò tutto, senza segreti.William Shakespeare (1564

– 1623)

Il vino è un composto di umore e luce.

Galileo Galilei (1564 – 1642)

Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia,un buon libro, un buon amico.

Molière (1622 – 1673)

Il vino è il più certo, e (senza paragone)

il più efficace consolatore. Giacomo Leopardi (1798 –

1837)Il vino aggiunge un sorriso all’amicizia

ed una scintilla all’amore.Edmondo de Amicis (1846 –

1908)

Per conoscere l’annata e la qualità di un vino

non è necessario berne l’intero barilotto.

Oscar Wilde (1854 – 1900)L’uomo è come il vino:

non tutti i vini invecchiando migliorano;

alcuni inacidiscono.Eugenio Montale (1896 –

1981)

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ALTRE LETTURE: banchetti celebriIL GATTOPARDO

Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Il principe aveva troppa esperienza per offrire a degli invitati siciliani in un paese dell’interno, un pranzo che si iniziasse con un “potage”, e infrangeva tanto più facilmente le regole dell’alta cucina in quanto ciò corrispondeva ai propri gusti. Ma le informazioni sulla barbarica usanza forestiera di servire una brodaglia come primo piatto erano giunte con troppa insistenza ai maggiorenti di Donnafugata perché un residuo timore non palpitasse in loro all’inizio di ognuno di questi pranzi solenni. Perciò quando tre servitori in verde, oro e cipria entrarono recando ciascuno uno smisurato piatto d’argento che conteneva un torreggiante timballo di maccheroni, soltanto quattro su venti persone si astennero dal manifestare una lieta sorpresa: il principe e la principessa perché se l’aspettavano, Angelica per affettazione e Concetta per mancanza di appetito.Tutti gli altri (Tancredi compreso, rincresce dirlo) manifestarono il loro sollievo in modi diversi, che andavano dai flautati grugniti estatici del notaio allo strilletto acuto di Francesco Paolo. Lo sguardo circolare minaccioso del padrone di casa troncò del resto subito queste manifestazioni indecorose.Buone creanze a parte, però, l’aspetto di quei babelici pasticci era degno di evocare fremiti di ammirazione. L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.

Ne Il Gattopardo, Tomasi di Lampedusa racconta che ogni anno, da generazioni, quando arrivava la bella stagione i Principi di Salina si trasferivano da Palermo nel loro palazzo di Donnafugata.In occasione del loro arrivo si riapriva la casa, e una cena solenne veniva offerta per accogliere gli amici di sempre e ribadire il potere immutato del principe.  

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MADAME BOVARYGustave Flaubert

La tavola era apparecchiata sotto la tettoia dei carri. C'erano quattro lombate di bue, sei fricassee di pollo, un umido di vitello, tre cosciotti arrosto, e, nel mezzo, un bel maialino di latte allo spiedo, circondato da quattro salsicciotti all'acetosella. Negli angoli troneggiavano le bottiglie di acquavite e il sidro dolce, imbottigliato, premeva con la sua spuma densa contro i turaccioli. Tutti i bicchieri erano già stati riempiti di vino fino all'orlo. Grandi piatti di crema gialla tremolavano alla più piccola scossa della tavola e mostravano sulla liscia superficie le iniziali degli sposi novelli tracciate con un sottile arabesco. Era venuto un pasticciere di Yvetot per occuparsi delle torte e dei torroni. Questi si era dato un gran da fare, non essendo conosciuto nel paese, e al dolce servì personalmente una torta decorata che strappò grida di meraviglia. La base era costituita da un cartone quadrato azzurro, raffigurante un tempio con portici, colonnati, statuette di stucco disposte tutto intorno in nicchie costellate di stelle di carta dorata; al secondo ripiano v'era un torrione di pasta di savoiardi circondato da minute fortificazioni di angelica, mandorle, uva passa, spicchi d'arancia; infine sulla piattaforma superiore, costituita da un prato verde con rocce e laghi di marmellata ove navigavano barchette di gusci di nocciole, un Amorino si dondolava su un'altalena di cioccolata i cui pali di sostegno terminavano con due boccioli di rose fresche poste lì sopra a guisa di pomoli.

Emma, donna sognatrice e appassionata di letture romantiche, sposa il medico Charles Bovary, uomo mite e mediocre. Ben presto Emma si rende conto di quanto la sua vita sia triste e monotona e ben diversa dalle avventure descritte nei romanzi che legge. La svolta avviene con l'invito al ricevimento del marchese d’Andervilliers: qui Emma viene a contatto con il mondo raffinato ed elegante del quale ha sempre voluto essere parte.

ALTRE LETTURE: banchetti celebri

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SATYRICON La Cena di Trimalchione

Petronio

….Fu servito comunque un antipasto di gran classe, Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olive bianche in una tasca, nere nell'altra.Ricoprivano l'asinello due piatti, su cui in margine stava scritto  il nome di Trimalchione e il peso dell'argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero. E c'erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d'argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana. … Dinanzi a noi, che eravamo ancora all'antipasto, fu collocato un vassoio con sopra una cesta, in cui c'era una gallina di legno con l'ali aperte a cerchio, come stanno di abitudine quando covano. Si accostano subito due schiavi, che in un concerto assordante prendono a frugare tra la paglia e tiratene fuori uova di pavone su uova, le dividono tra i convitati.….. «Qui dev'esserci qualcosa di buono», frugo con la mano dentro il guscio e trovo immerso nel tuorlo pepato un beccafico bello grasso. …..

La cena si svolge a casa di Trimalchione, un abbiente signore arricchitosi immensamente attraverso l'attività commerciale che, per puro amore di sfarzo e ostentazione, organizza banchetti all’insegna della gola e dei piaceri.La portata del cibo è spettacolare e altamente coreografica, accompagnata da giochi acrobatici dei servi del padrone di casa e da racconti tra i commensali in un clima vivace e colorato non senza punte di chiara volgarità.Al centro di questa folle tavolata coperta di ogni lusso e di traboccanti vassoi da portata, siede come un sovrano Trimalchione.

… continua

ALTRE LETTURE: banchetti celebri

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Si trattava di un'alzata rotonda, che aveva disposti in giro i dodici segni, su ciascuno dei quali l'imbanditore aveva collocato quel cibo che meglio si adattava al soggetto: sull'Ariete ceci arietini, sul Toro un pezzo di manzo, sui Gemelli testicoli e rognoni, sul Cancro una corona, sul Leone un fico d'Africa, sulla Vergine una vulvetta, sulla Libra una bilancia, con una focaccia al cacio in un piatto e una al miele nell'altro, sullo Scorpione un pesciolino di mare, sul Sagittario un occhiofisso, sul Capricorno un'aragosta, sull'Acquario un'oca, sui Pesci un par di triglie.Nel mezzo poi una zolla strappata con l'erba sosteneva un favo……  ecco quattro valletti accorrere danzando a suon di musica e togliere il coperchio dell'alzata. Ciò fatto, vediamo lì dentro capponi e pancette, e in mezzo, a far da Pegaso, una lepre fornita d'ali.…. seguiva un'alzata, dov'era deposto un cinghiale di prima grandezza e con tanto di berretto, dalle cui zanne pendevano due canestrini intrecciati di palme, uno pieno di datteri freschi, l'altro di datteri secchi.. Intanto, a trinciare il cinghiale, si presentò .. un gigante .. che, impugnato il coltello da caccia, lo immerse con forza nel fianco del cinghiale, dalla cui ferita uscì un volo di tordi..

… segue

SATYRICON La Cena di Trimalchione

Petronio

ALTRE LETTURE: banchetti celebri

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“la polenta non ha bisogno di compagnia, vive una vita a sé ,soddisfa quando si accompagna a qualcosa e non quando, contro volontà ,ci viene mischiata come se non fosse in grado di badare a se stessa .”

LE TRE MINESTREAndrea Vitali

ALTRE LETTURE: la polenta

Filo conduttore del racconto di Vitali sono le qualità attribuite ai cibi di casa, più particolarmente le loro presunte virtù terapeutiche, a cui si legano vari aneddoti. Siamo in un'Italia di provincia, negli anni Sessanta, dove ancora si parla il dialetto e "la saggezza si esprime in assiomi che non ammettono repliche". . Un tuffo nel passato al quale contribuisce anche il verace ricettario della tradizione locale che affonda le radici nel territorio, tra le sponde del lago di Como e le valli retrostanti.

IL PICCOLO BERTOUmberto Saba

Umberto Saba riesce a fare con la polenta addirittura una lirica e ci porta a considerare l’aspetto estetico di questo cibo .Il suo giallo canarino ,in una dimessa cucina economica (questo è il titolo della poesia in “il piccolo Berto “)apre inaspettate vie tra l’umano e il metafisico .

“Cucina economica”immensa gratitudine alla vitache ha conservato queste care cose;oceano di delizie, anima mia!Oh come tutto al suo posto si trova!Oh come tutto al suo posto è restato!In grande povertà anche è salvezza.Della gialla polenta la bellezzami commuove per gli occhi; il cuore sale,per fascini più occulti, ad un estremodell’umano possibile sentire…….

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“…è una specie di Roquefort del Maradagàl, ma un po’ meno stagionato: grasso, piccante, fetente al punto da far vomitare un azteco, con ricche muffe d’un verde cupo nella ignominia delle crepe, saporitissimo da spalmare con il coltello sulla lingua-ninfea e biasciarlo poi per dei quarti d’ora in una polta immonda bevendoci dentro vin rosso, in restauro della parlantina adibita ai commerci e recupero saliva”

LA MECCANICALA COGNIZIONE DEL DOLORE

Carlo Emilio Gadda

ALTRE LETTURE: il gorgonzola

Il gorgonzola, come motivo attraverso il quale si concentra la rappresentazione delle classi popolari, è presente nelle opere di Gadda a partire da La Meccanica.Nel romanzo Cognizione del dolore Gadda orchestra quello che nei suoi appunti preparatori chiama il «tema del formaggio di croconsuelo (Gorgonzola)» che diventa il leitmotiv della narrazione.

«Il gorgonzola ghiotto, grasso, piccante, concupiscibile e laudabile per meraviglie verdi del capelvenere suo, biasciato in polta fra morsi avidi e dilaceranti nel pane e sorsate di vino larghe con un gorgoglio tra le carotidi enfie, da quelli che siedono stanchi alla tavola dell’osteria, una farina addosso o una fuliggine unta, e han mani dure e grossi baffi stillanti, Zoraide rabbrividiva pensandoci»

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“Quando la mattina al levar del sole io esco per recarmi al mio Wahlheim e lì nel giardino colgo da me stesso i piselli, poi mi siedo e li sgrano mentre leggo Omero; quando scelgo un pentolino nella cucina, taglio il burro, metto i piselli al fuoco, li copro, e siedo lì vicino per poterli di tanto in tanto rigirare, allora io capisco perfettamente come i superbi pretendenti di Penelope uccidessero buoi e maiali, li facessero a pezzi e li arrostissero. Nulla mi dà una così sincera e profonda sensazione di pace come i tratti di vita patriarcale che, ringraziando il Signore, posso senza affettazione introdurre nella mia vita”

I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER

Johann Wolfgang Goethe

ALTRE LETTURE: le verdure

Le immagini di Verther in cucina con Omero in mano e Carlotta che affetta il pane possono valere come emblema dell’originalità e della forza e compiutezza dello Sturm und Drang e che ne rappresenta la componente di ribellione alle convenzioni politiche, religiose, sociali, morali ed estetiche di questo romanzo.

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IN DUE SI INDAGA MEGLIOLA MORTE È DI CASA

Agatha Christie

Tommy mostrò alla moglie il titolo in prima pagina: MISTERIOSO CASO DI AVVELENAMENTO! UCCISI DALLA CREMA DI FICHI! «Se fossi partito ieri con lei, Tommy, probabilmente l’avresti mangiata anche tu, e saresti morto»

Smascherare i criminali è un lavoro appassionante. Tommy e Tuppence, a capo di un’agenzia investigativa di cui sono gli unici membri con il fedele fattorino Albert, partono sempre alla carica con spirito ed entusiasmo, pronti a catturare spie ed avvelenatori, a demolire alibi di ferro e a esorcizzare falsi fantasmi. Sanno fare di tutto, forse perché conoscono a menadito le opere dei più grandi giallisti.

ALTRE LETTURE: i dolci

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L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTOOscar Wilde

Jack: Come puoi stare lì seduto, mangiando muffin con tutta calma quando siamo in questo orribile guaio, non riesco a capirlo. Mi sembri totalmente senza cuore.Algernon: Be’, non posso mangiare muffin in modo agitato. Il burro mi finirebbe probabilmente sui polsini. Si dovrebbero sempre mangiare i muffin con molta calma. È l’unico modo per gustarli. Quando mi trovo nei guai, mangiare è la sola cosa che mi consola. Anzi: quando il guaio in cui mi trovo è veramente grosso, chiunque mi conosca intimamente potrà dirti che rifiuto tutto ad eccezione del cibo e delle bevande. In questo momento, per esempio, se mangio muffins è perché sono molto infelice. A parte il fatto che ne vado matto

Una brillante commedia nella quale Oscar Wilde traccia uno scorcio pungente dell’aristocrazia inglese, attraverso le vicende di un giovane aristocratico di nome Algernon Moncrieff e del suo amico, Ernest Worthing. I due scapoli poco "onesti" condensano l'essenza stessa del litigio, nella contesa pura ed ancestrale di cibo: poco importa che si tratti non di sanguinolente bistecche, ma di delicati muffin che i due tentano, sbriciolandoli, di strapparsi di mano.

ALTRE LETTURE: i dolci

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ULTIMO VIENE IL CORVOItalo Calvino

“… Si tirò su come una scimmia per il muro liscio, sfondò il cartone senza rumore e mise la testa dentro. Fino ad allora non si era accorto dell’odore. Respirò e gli salì alle narici una nuvola di quel profumo caratteristico dei dolci. Più che un senso di ingordigia provò una trepida commozione, un senso di remota tenerezza … Si calò giù nel buio … allungò una mano cercando di ambientarsi … toccò qualcosa di solido ma soffice, con un velo granuloso in superficie: un crafen! … Andò avanti rimestando nel buio col bastone di luce della lampadina. E a ogni punto che illuminava scopriva file di scaffali e sopra gli scaffali file di vassoi e sopra i vassoi file di paste allungate e di tutti i colori, e torte cariche di creme che stillavano come cere da candele accese … si butto sugli scaffali ingozzandosi di paste, cacciandosele in bocca due ,tre per volta, senza nemmeno sentirne il sapore, sembrava lottasse con i dolci, minacciosi nemici, strani mostri che lo cingevano d’assedio, un assedio croccante e sciropposo in cui doveva aprirsi il varco a forza con le mandibole … aveva visto certe torte con la scritta “Buon Onomastico“. Ci si aggirò intorno, studiando il piano di attacco: prima le passò in rassegna con il dito e leccò un po’ di crema di cioccolato, poi ci affondò la faccia dentro cominciando a morderle al centro una per una. Ma gli restava una mania che non sapeva come soddisfare, non riusciva a trovare il modo per goderle del tutto”.

Italo calvino nel racconto Furto in una pasticceria, contenuto in Ultimo viene il corvo, racconta ciò che accade a un ladro quando tenta, con la sua banda, di rapinare di notte una pasticceria. quello che viene rubato non è il contenuto della cassa, ma un tesoro ben più allettante!

ALTRE LETTURE: i dolci

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LA FAMOSA PIOGGIA DI PIOMBINOGianni Rodari

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Gianni Rodari ha creato un vero e proprio «genere» nella letteratura infantile. Le sue filastrocche sono un gioco di libero e colorato umorismo per i lettori anche più piccoli, ma il gioco non è mai fine a se stesso: esso nasce sempre da una visione del mondo piena di verità e di costruttivo ottimismo.

ALTRE LETTURE: i dolci

Una volta a Piombino piovvero confetti. Venivano giù grossi come chicchi di grandine, ma erano di tutti i colori; verdi, rosa, viola, blu. Un bambino si mise in bocca un chicco verde, tanto per provare, e trovò che sapeva di menta. Un altro assaggiò un chicco rosa e sapeva di fragola."Sono confetti! Sono confetti!" E via tutti per le strade a riempirsene le tasche. Ma non facevano in tempo a raccoglierli, perché venivano giù fitti fitti. La pioggia durò poco ma lasciò le strade coperte da un tappeto di confetti profumati che scricchiolavano sotto ai piedi. Gli scolari, tornando da scuola, ne trovarono ancora da riempirsi le cartelle. Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata.Anche adesso molta gente aspetta che dal cielo piovano confetti, ma quella nuvola non è passata più né da Piombino né da Torino, e forse non passerà mai nemmeno da Cremona.

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IL RIPOSO DELLA POLPETTAMassimo Montanari

«Lo storico istituto della merenda, che tradizionalmente scandiva la metà mattina, e la metà pomeriggio, meritato ristoro (merenda è dal latino mereo e significa ciò che si deve meritare) durante il lavoro o lo studio, ha lasciato il posto a una più piccola, insignificante merendina che minimizza la portata dell’evento, la sua collocazione temporale e spaziale … la merenda - il tempo della merenda - non c’è più, resta la merendina da consumare … il tempo è scomparso, la merendina si allarga potenzialmente all’intera giornata … basta un crampo allo stomaco e si allunga la mano, la merendina è pronta, la fame placata. Il cibo oggetto ha preso il posto del cibo evento. Col tempo è scomparso lo spazio. La merenda … aveva luoghi definiti per essere consumata. Durante la mattinata scolastica ... in cortile, in corridoio, in giardino … a casa il luogo poteva essere la cucina, il salotto, il giardino; ma c’era un luogo. La merendina mordi e fuggi non ha luogo, si può afferrare e consumare ovunque … facendo altro, in luoghi deputati ad altro».

La merendina è il paradigma della globalizzazione industriale. Merendina infatti non è solo il diminutivo di merenda ma un salto culturale e antropologico. Dalla tradizione alimentare casalinga porta all'industrializzazione alimentare, dalla natura alla cultura, dalla famiglia alla strada, dalla competenza gustativa all’ineducazione verso il piacere del cibo. Massimo Montanari in Il riposo della polpetta ci porta a riflettere su questo cambiamento culturale.

ALTRE LETTURE: il cibo industriale

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MARCOVALDOItalo Calvino «Alle sei di sera la città cadeva in mano dei consumatori. Per tutta la giornata il

gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo. A una cert'ora, come per lo scatto d'un interruttore, smettevano la produzione e, via!, si buttavano tutti a consumare … No, non si tocca, è proibito - diceva Marcovaldo ricordandosi che alla fine di quel giro li attendeva la cassiera per la somma.– E perché quella signora lì li prende? – insistevano, vedendo tutte queste buone donne che, entrate per comprare solo due carote e un sedano, non sapevano resistere di fronte a una piramide di barattoli e tum! tum! tum! con un gesto tra distratto e rassegnato lasciavano cadere lattine di pomodori pelati, pesche sciroppate, alici sott'olio a tambureggiare nel carrello … se il tuo carrello è vuoto e gli altri pieni, si può reggere fino a un certo punto: poi ti prende un'invidia, un crepacuore, e non resisti più. Allora Marcovaldo … girò veloce a una traversa trai banchi, si sottrasse alla vista della famiglia e, presa da un ripiano una scatola di datteri, la depose nel carrello. Voleva soltanto provare il piacere di portarla in giro per dieci minuti … Gli altoparlanti diffondevano musichette allegre: i consumatori si muovevano o sostavano seguendone il ritmo, e al momento giusto protendevano il braccio e prendevano un oggetto e lo posavano nel loro cestino, tutto a suon di musica.Il carrello di Marcovaldo adesso era gremito di mercanzia; … i prodotti dai nomi sempre meno decifrabili … comunque Marcovaldo ne prendeva due o tre scatole … – Qui ci chiedono un conto da un milione! … gli altoparlanti già avevano interrotto la loro musichetta, e dicevano: – Attenzione! Tra un quarto d'ora il supermarket chiude! Siete pregati d'affrettarvi alla cassa!Era tempo di disfarsi del carico: ora o mai più. Al richiamo dell'altoparlante la folla dei clienti era presa da una furia frenetica, come se si trattasse degli ultimi minuti dell'ultimo supermarket in tutto il mondo, una furia non si capiva se di prendere tutto quel che c'era o di lasciarlo lì, insomma uno spingi spingi attorno ai banchi ….. E così, nello stesso momento che lasciavano un tubetto di maionese, capitava loro sottomano un grappolo di banane, e lo prendevano; o un pollo arrosto invece d'uno spazzolone di nylon; con questo sistema i loro carrelli più si vuotavano più tornavano a riempirsi…»

Calvino è un osservatore attento e sensibile del cambiamento che investe l’Italia negli anni del miracolo economico, di cui ha saputo cogliere con lucidità, e  trasfigurare nelle proprie opere, attraverso Marcovaldo, le contraddizioni profonde

ALTRE LETTURE: il consumismo

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LE RICETTE: polpette falafel

INGREDIENTI (per 4 persone): - ½ kg ceci secchi- 1 grossa cipolla- 1 spicchio d’aglio- Una bella manciata di prezzemolo- Un pugnetto di farina- Una punta di bicarbonato

PREPARAZIONEAmmollate i ceci per 48 ore rinnovando spesso l’acqua. Se germogliano è meglio ancora. Scolateli e tritateli abbastanza finemente nel mixer con il resto degli ingredienti. Aggiungete la farina ed eventualmente anche un po’ d’acqua se fosse difficile lavorarli. Scaldate abbondante olio di semi di arachide in una grossa padella. Fate delle polpettine con l’aiuto di 2 cucchiaini (devono essere grandi come delle piccole noci) e friggetele nell’olio caldo. Scolate e servite caldi o freddi con pitte (pane arabo/israeliano), humus (crema a base di ceci), tehina (salsa a base di olio di sesamo) e salat chatzilim (salsa a base di melanzane).

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Simona Asperti

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LE RICETTE: i crostini o

welsh rarebit

INGREDIENTI- Fette di pane casereccio abbastanza dure- 20 gr di burro leggermente salato- 300 gr di formaggio Cheddar o Red Leicester o in - mancanza del formaggio tipico, l’Emmenthal- 3 tuorli d'uovo- birra chiara o rossa a piacere - pepe- 1 cucchiaino di senape PREPARAZIONEFate tostare il pane in una padella antiaderente leggermente unta con olio d'oliva extra-vergine. Nel frattempo in una casseruola fate sciogliere il burro con il formaggio tagliato a cubetti e sfumate con la birra, mescolate bene e con cura. In una terrina sbattete i tuorli d'uovo. Togliete la casseruola dal fuoco e aggiungete le uova mescolando fino ad ottenere una crema molto fluida e golosa. Rimettete sui fornelli sfumando con un altro po' di birra per non far seccare troppo la crema. Aggiungete una macinata di pepe e la senape.Prendete una pirofila da forno, adagiatevi le fette di pane e versate la crema sulla superficie. Accendete il forno a 180 gradi e lasciate cuocere fino a quando la superficie non diventerà gratinata e di un bel colore dorato. I Welsh Rarebit sono gustosi anche serviti senza il passaggio in forno.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Valeria Casu

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LE RICETTE: sandwich al

cetriolo

INGREDIENTI - 10 fettine di pancarré- 1 cetriolo- 200 gr di panna - Olio d’oliva- Erba cipollina- Sale e pepe

PREPARAZIONETagliate le fettine di pancarré in diagonale, quindi ungetele leggermente d’olio prima di passarle sulla griglia. Affettate sottile il cetriolo (se volete potete usare anche l’apposita lama affetta-verdure del mixer, purché controlliate che il cetriolo rimanga sempre ben dritto durante l’operazione, così da ricavare fettine regolari). Montate la panna, salatela e pepatela, poi spalmatela su metà del pane grigliato. Completate con qualche fettina di cetriolo, steli di erba cipollina e coprite con gli altri triangolini di pane. Conservate in frigorifero fino al momento di servire: la panna si guasta facilmente se tenuta a temperatura ambiente.

Questa ricetta è stata realizzata per la Cena

Letteraria dalla prof.ssa Antonella Almasio

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INGREDIENTI PER IL RAGÙ- 150 g. di carne di manzo in un pezzo unico-150 g. di carne di maiale in un pezzo unico- 1 cipolla piccola- 1 gambo di sedano- Un po’ di prezzemolo- Un po’ di basilico- 1 bicchiere di passata di pomodoro- 1 cucchiaio colmo di concentrato di pomodoro- Olio d’oliva extra vergine, sale e pepe q.b.  INGREDIENTI PER GLI ARANCINI- 1/2 kg. di riso- 1 cipolla piccola- Olio e burro q.b.- Brodo di carne q.b.- 2 uova- 150 g. di piselli sgusciati- 80 g. di salame piccante, un pezzo unico (facoltativo)- Besciamella (facoltativa)- Albumi d’uovo q.b.- Pan grattato q.b.- Olio per friggere (sicuramente Adelina la cuoca di Montalbano avrà usato quello di oliva, ma noi vi suggeriamo quello di arachide)- Sale e pepe q.b.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria dalla prof.ssa Maria Luce Merico

LE RICETTE: gli arancini

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PREPARAZIONE DEGLI ARANCINIFate un risotto classico, partendo con un soffritto di cipolla, olio e burro; poi gettatevi il riso, fatelo tostare, e quindi portatelo a cottura unendo il brodo caldo poco alla volta. Alla fine il risotto dovrà essere ben asciutto.Versate il risotto su un piano di marmo (oppure un largo vassoio), fatelo intiepidire e poi conditelo con un po’ del sugo ed incorporatevi le due uova. Lasciatelo raffreddare completamente.Nel frattempo cuocete i piselli in acqua bollente salata. Tritate con la mezzaluna la carne cotta e mescolatela con il sugo rimasto, ed ecco il ragù pronto. Unite i piselli e il salame tagliato a cubetti piccoli al ragù, e poi aggiungete la besciamella necessaria per legare il tutto.Prendete un po’ di riso e stendetelo nel palmo della mano cercando di fare una specie di coppetta, mettete al centro un pochino del composto di ragù e piselli. Ricoprite con ancora un po’ di riso, poi date al tutto la forma di una sfera. Passate l’arancino nell’albume sbattuto, e poi nel pan grattato. Continuate così fino ad esaurire il riso.Friggete gli arancini in abbondante olio caldo fino a quando saranno ben dorati. Fate perdere l’eccesso di olio su carta da cucina. Gustate gli arancini tiepidi ma sono buoni anche freddi.

PREPARAZIONE DEL RAGÙ

Pulite la cipolla e il sedano, lavateli e

tritateli. Fate rosolare il trito con un po’

di olio. Unite i due tipi di carne e fate

rosolare anch’essa.

Unite la passata di pomodoro e il

concentrato diluito in acqua calda.

Salate e pepate, e fate cuocere a fuoco

basso coperto, mescolando di tanto in

tanto, e unendo altra acqua se serve,

per almeno 1 ora e mezza. Unite il

prezzemolo tritato e il basilico

spezzettato con le mani, e cuocete

ancora mezzora. In seguito si dovrà

tritare la carne cotta. Questo ragù può

essere fatto anche in anticipo, anche

qualche giorno prima.

LE RICETTE: gli arancini

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LE RICETTE: polenta e

gorgonzola

INGREDIENTI- 550 g di farina gialla (o metà farina gialla e metà di grano saraceno)- 1,5lt di acqua- 1 cipolla - 200 g di gorgonzola- 150 g di burro- Sale

PREPARAZIONEIn una pentola capiente mettete a bollire l’acqua. Poco prima che entri in ebollizione salatela. Versate la farina a pioggia mescolando con la frusta affinché non si formino grumi, continuare la cottura sempre mescolando per 45 minuti.Per insaporire la polenta: soffriggete la cipolla con il burro, aggiungere la polenta tagliata a fette o dadini e fatela rosolare.Posizionate le fettine o i dischetti di polenta in una teglia e copriteli con il gorgonzola fatto a pezzettini. Come tocco finale potete cospargere sulla polenta delle noci sbriciolate e infornate pochi minuti per far sciogliere il formaggio. La polenta può essere servita anche a freddo.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Elena Campani e Monica Martinelli

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INGREDIENTI - Semola di farro biologico 500 gr - Latte intero o acqua- Erbe aromatiche a piacere- Sale- Formaggio fresco a piacere per il condimento

PREPARAZIONEIn un pentolone fate bollire circa 2 litri d’acqua o latte salato. di legno. Versate poco alla volta la semola di farro al momento dell’ebollizione (un po’ prima se la semola è fine altrimenti si raggruma), mescolando con una spatola di legno per evitare che si attacchi sul fondo. Quando la polenta è ben cresciuta, abbassate la fiamma al minimo del bollore e fate cuocere col coperchio (quindi al vapore) controllando e mescolando energicamente di tanto in tanto. La polenta per risultare digeribile deve essere cotta per circa un’ora. A fine cottura aggiungete a piacere le erbe aromatiche. Versate la polenta su un tagliere di legno dove si rapprenderà velocemente per essere tagliata a fettine. Se si desidera potete servirla seguendo l’antico condimento romano del formaggio fresco salato o abbinata a ricotta e miele.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria dalla prof.ssa Maria Luce Merico

LE RICETTE: la farrata

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LE RICETTE: le lenticchie

INGREDIENTI- 4 ciotole di lenticchie- 8 porri- Coriandolo verde- Radice di laser- Puleggio o Menta verde- Garum (può essere sostituito con pasta d’acciughe)- Olio e aceto- Pepe

PREMESSAQuesta è la ricetta originale di Apicio che riporta ingredienti oggi poco utilizzati come il puleggio (una varietà di menta chiamata dai romani “mentha pulegium”, ossia “menta della pulce”, in quanto per molti secoli è stata utilizzata per scacciare questo fastidioso animaletto) o il garum (salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato) o del tutto introvabili come la radice laser (il prodotto di una ferulacea, il silfio, che in epoca antica fu una delle basi economiche dell'isola di Cirene, di cui si usava il succo della pianta)PREPARAZIONE SEMPLIFICATALessate le lenticchie, schiumatele, aggiungete i porri. Tritate il coriandolo e la menta e aggiungete il garum. Pepate e mescolate il tutto con un cucchiaio di olio.

Questa ricetta è stata realizzata per la Cena

Letteraria da: Elena Campani, Monica Martinelli,

Sabina Mastropasqua e Claudia Puricelli

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INGREDIENTI - Pane morbido, ma un po’ raffermo- Pomodori maturi- Olio - Sale

PREPARAZIONELe fette devono essere tagliate da ampie pagnotte contadine, spugnose, meglio se del giorno prima.I pomodori, maturi, tagliati a metà e sfregati sul pane, dove rimarranno i semi, l’acquetta e la polpa staccata dalla pelle dalla ruvidità dei bordi della crosta. Sale ben distribuito e asciutto. Un filo d’olio su tutta la fetta. Stringere con le dita i bordi della fetta in modo che, lasciandoli poi andare, l’olio e l’acquetta del pomodoro si spargano a dovere. Ci sono molte varianti. Da ricordare quella del pane previamente tostato, sul quale si sfrega uno spicchio d’aglio e poi si compie il rituale del pomodoro come descritto nella ricetta.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da: Paola Mazzalovo, Ornella Dalla Pria

e Cristina Favaro

LE RICETTE: pane e

pomodoro

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LE RICETTE: maccheroni del paese di

Bengodi

INGREDIENTI - 200 gr di pane secco - 100 gr di bitto - 100 gr di spinaci - 50 gr di burro - 3 uova - 1 dl di latte - Sale e pepe - Salvia - 200 gr di parmigiano grattugiato

PREPARAZIONESbattete le uova nel latte, aggiungete un pizzico di sale e pepe, e versare il tutto sul pane tagliato precedentemente a cubettini. Lasciate ammorbidire per mezz'ora, mescolate di tanto in tanto e valutate se necessita di altro latte. Lessate e scolare gli spinaci. Frullate la verdura, tagliate il bitto a cubetti, amalgamate gli ingredienti e con le mani formate delle piccole palle. Immergetele in acqua bollente salata e cuocete per pochi minuti.Scolate con un mescolo forato, condite con burro, salvia e una montagna di parmigiano.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Veronica Bottacin

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INGREDIENTI- 6 uova- Mezzo chilo di patate- 1 cipolla- Una testa d’aglio- Salsa di pomodoro- Olio- Aceto- 1 mazzetto di odori misti- 1 cucchiaio di farina bianca.

PREPARAZIONESi cucina una frittata di patate nel solito modo, cercando di mantenerla morbida. La si adagia sul fondo di una casseruola di terracotta e la si taglia in quattro parti, una per ogni commensale, cercando tuttavia di conservare la sua forma rotonda. Si lega la marinata in una padella. Prima si soffriggono gli spicchi d’aglio in olio abbondante, si aggiungono la salsa di pomodoro, la farina precedentemente tostata e il mazzetto di odori. Togliete la padella dal fuoco per incorporare l’olio e l’aceto in parti uguali, più una parte di acqua. Si rimette la padella sul fuoco, si regola il sale e appena la marinata si sarà convenientemente rappresa, la si versa sulla frittata e si lascia riposare il tutto. Il piatto va mangiato freddo o tiepido. Mai caldo.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Fabrizio Andriotto

LE RICETTE: frittata

marinata

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INGREDIENTI500 g di tonno sott’olio2 peperoni gialli300 g di pane del giorno avanti100 g di olive nere2 uova2 dl di latte3 cucchiaiate di olio20 g di burro40 g di pangrattato0,5 dl di panna3 costole di sedano lunghe un palmoAlcune foglioline di prezzemolo, sale e pepe

PREPARAZIONEPassate i peperoni alla fiamma e pelateli. Tagliateli a fettine sottili. In una padella soffriggete il sedano tagliato a pezzetti. Quando si colora aggiungete il peperone e cuocere. Mettete il pane nel latte messo a bollore. Aggiungete il tonno sbriciolato nella padella e rimestate. Quando si è ritirato aggiungete le olive ed il pane ammollato e strizzato. Aggiungete il prezzemolo, il sale ed il pepe. Rimestate e fate raffreddare. In una ciotola impastate bene gli ingredienti con le uova usando la panna per legare. Dategli una forma cilindrica e mettete il pasticcio di tonno in una teglia imburrata spolverata di pan grattato. Mettete in forno a 180° per una mezzora.

Questa ricetta è stata realizzata per la Cena

Letteraria da: Patrizia Favrello, Maria Rosa Giuzio

e Stefania Minonzio

LE RICETTE: pasticcio di

tonno

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INGREDIENTI- Aglio 2-3 spicchi- Alloro 2 foglie- Cipolle 2 bianche- Melanzane 2 strette e lunghe- Peperoni 1 verde, 1 rosso- Pomodori 500 gr.- Zucchine 2 strette e lunghe- Sale e pepe - Olio di oliva extravergine 6 cucchiai- Basilico per guarnire

PREPARAZIONELavate e tagliate le verdure, togliete il più possibile il bianco da zucchine, melanzane e peperoni. Sbucciate i pomodori e i peperoni dopo averli messi in acqua bollente (o in forno). Cuocete le verdure, ognuna per proprio conto per non mescolare i sapori. In una padella con tre cucchiai di olio mettete le cipolle e fatele appassire. Aggiungete i peperoni. Quando sono quasi cotti aggiungete i pomodori, l'alloro, il sale, il pepe e l'aglio tritato.  Cuocete a fuoco lento per 40 minuti. In un'altra padella con altri tre cucchiai di olio mettete a cuocere le melanzane, poi aggiungete le zucchine e fate andare per 15 minuti. Infine mescolate tutte le verdure e guarnite con il basilico. La ratatouille si può mangiare fredda o calda.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Valeria Casu

LE RICETTE: la

ratatouille

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INGREDIENTI- Carne bovina (o suina) tritata 500 gr- Pane mollica di pagnotta (tipo pugliese) 100 gr- Sale e pepe q.b.- Prezzemolo tritato 2 cucchiai- Aglio 3 spicchi- Uova 3- Pecorino grattugiato 50 gr- Parmigiano Reggiano grattugiato 50 gr- Basilico 4-5 foglie- Pomodori passata 1 lt- Olio extravergine di oliva 5 cucchiai- Cipolle 1

PREPARAZIONETagliate 100 gr di mollica di pane e sbriciolatela in un mixer. Mettete in una ciotola il pane tritato, la carne trita, e, a piacere, della salsiccia privata della pelle esterna. Aggiungete: parmigiano, pecorino, prezzemolo, uova, sale e pepe. Impastate gli ingredienti con le mani e lasciate riposare per circa un'ora. Nel frattempo preparate il sugo: in una casseruola ponete l'olio, la cipolla e l'aglio tritati finemente, lasciateli stufare per circa 15 minuti poi versate il sugo di pomodoro, aggiustate di sale e portate a bollore. Preparate le polpette che aggiungerete al sugo di pomodoro appena bollirà. Lasciate consumare per circa 20/30 minuti a fuoco basso aggiungendo il basilico a fine cottura.

Questa ricetta è stata realizzata per la Cena

Letteraria da: Puricelli Claudia, Santillo Giuseppe,

Gussoni Marilena, Bardellotto Roberta,

Michela Rimoldi e Catherine Magadieu

LE RICETTE: polpette al pomodoro

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INGREDIENTI - 150 gr di farina- 1/2 cucchiaino di sale- 1/2 cucchiaino di lievito- 3 uova - 150 gr di zucchero- 80 gr di burro- buccia d’arancia PREPARAZIONESetacciate la farina in una ciotola capiente, unite lo zucchero, il sale, la scorza di arancia polverizzata e il lievito. Mescolate bene il tutto e aggiungete il burro fuso. Amalgamate bene per ottenere un composto omogeneo, aggiungete le uova e mescolate bene. Il composto dovrà risultare liscio, dalla consistenza cremosa e senza grumi. Prendete uno stampo classico da madeleine imburratelo bene e aiutandovi con due cucchiai versate l’impasto in ogni incavo dello stampo. Dovrete mettere poco impasto perché le madeleine cresceranno durante la cottura. Infornate in forno statico già caldo a 200° per 13 minuti (forno ventilato 180° per 10 minuti). Sfornatele quando saranno dorate e avranno formato la caratteristica gobbetta delle madeleine, toglietele dallo stampo e lasciate raffreddare su una gratella.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria dalla prof.ssa Antonella Almasio

LE RICETTE:le madeleine

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INGREDIENTI - 100 gr di farina- 100 g di mandorle macinate- 1/2 cucchiaino di vanillina- 6 albumi - 180 gr di zucchero a velo- 200 gr di burro + un po’ per gli stampini PREPARAZIONEPreriscaldate il forno a 240°C imburrate una decina di stampini tondi e alti, di circa 5 cm di diametro. In una ciotola mescolate la farina, le mandorle in polvere, lo zucchero a velo e la vaniglia. Aggiungete quindi gli albumi montati a neve, poi il burro fuso. Versate la preparazione negli stampini riempendoli per ¾ e passateli in forno caldo. Fate cuocere ii muffin per 10 minuti, sfornateli subito dopo la cottura e lasciateli intiepidire a temperatura ambiente prima di consumarli.Potete arricchire i muffin con frutti di bosco oppure gocce di cioccolato che unirete all’impasto prima della cottura.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria dalla prof.ssa Antonella Almasio

LE RICETTE:i muffin

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INGREDIENTI - 300 gr di farina- 150 gr di burro - 20 cl di latte- 2 uova - 100 gr di zucchero- 1 bustina di lievito per dolci- 1 presa di sale PREPARAZIONEPreriscaldate il forno a 240°C e fatevi fondere il burro. In una terrina mescolate la farina, il lievito, il sale. Unite il burro fuso, il latte, lo zucchero, il tuorlo delle uova e l’albume montato a neve. Mescolate delicatamente a ogni aggiunta quindi, fate riposare. Imburrate e infarinate 10 stampini rotondi, riempiteli per ¾ con l’impasto e infornateli. Fate cuocere per circa 20 minuti abbassando la temperatura del forno a 200°C a metà cottura, quando vedete che gli scones si sono ben gonfiati. Fateli raffreddare su una gratella prima di sformarli e servirli tiepidi, con crema chantilly o gelatina di ribes.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria dalla prof.ssa Antonella Almasio

LE RICETTE:gli scones

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INGREDIENTI - 320 gr di lamponi freschi o 500 gr di lamponi surgelati- 1/4 di tazza più 2 cucchiai da tavola di zucchero- 6 fette di pan di spagna, tagliato a cubetti di 2,5 cm- 1/4 tazza di sherry- 1/4 tazza di sciroppo filtrato di lamponi rossi- 1 tazza di panna da montare- 4 rossi d’uovo- 1 tazza di latte- Semi di 1 bastoncino di vaniglia - 1/2 cucchiaino da tè di gelatina non aromatizzata- 10 amaretti grossolanamente tritatiPREPARAZIONEMescolate i lamponi con i 2 cucchiai di zucchero e sobbollire finché rilasciano il loro succo. Filtrate i lamponi per togliere tutti i semini. Mettete metà del pan di spagna su un piatto di portata. Spruzzate con metà dello sherry e spalmate con metà dei lamponi. Ricoprite con il restante pan di spagna, spruzzate con lo sherry rimanente e spalmate con la confettura. Montate la panna e mettetela in frigorifero. Sbattete i rossi d’uovo con lo zucchero restante. Portate a ebollizione il latte e la vaniglia. Togliete dal fuoco ed aggiungete lentamente i rossi d’uovo continuando a mescolare. Continuate a sbattere il composto a fuoco molto basso, deve raddensare ma non bollire. Riempite una grande terrina di acqua ghiacciata e mettere da parte. Sciogliete la gelatina in un ¼ di tazza di acqua fredda e aggiungetela all’impasto. Togliete subito la pentola dal fuoco e mettetela nella terrina di acqua ghiacciata. Mescolate costantemente finché l’impasto non si è raffreddato. Infine aggiungete la panna montata. Cospargere con i lamponi restanti e la confettura e spalmare con metà composto. Spolverate con gli amaretti e ricoprite con il composto restante.

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Charlotte Kuehn

LE RICETTE:pletten pudding

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INGREDIENTI PER L’IMPASTO - 500 g de farina - 250 g di burro - 50 g di zucchero a velo - 1 cucchiaino di sale - 1 cucchiaio di aceto di sidro di mele - 7 cucchiai di acqua fredda  INGREDIENTI PER IL RIPIENO - 4 o 5 mele Granny Smith sbucciate e tagliate a pezzetti - 1 cucchiaio di cannella in polvere - 100 gr di zucchero di canna - 1 baccello di vaniglia o un cucchiaino di estratto di vaniglia - 50 g di burro - 3 cucchiai di farina di mais - 2 cucchiai di succo di limone

Questa ricetta è stata realizzata per la

Cena Letteraria da Alba Desogus

LE RICETTE:Apple Pie

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padella, aggiungete i pezzi di mela e lasciate cucinare mescolando di tanto in tanto, fino a che la mela non diventi dorata; aggiungete il mix di farina di mais e succo di limone, mescolate per altri 5 minuti; togliete il tutto dal fuoco.Ungete con il burro uno stampo di 25 cm di diametro: stendete le due pagnottelle d’impasto su una superficie infarinata fino ad ottenere due cerchi un po’ più grandi dello stampo (circa 5 cm in più); mettete uno dei dischi sul fondo dello stampo e fate dei piccoli fori con una forchetta; ricopritelo con della carta da forno e dei ceci crudi, infornate per circa 15 minuti. Togliete la carta da forno e versate nello stampo il ripieno di mele; ricoprite quindi con il secondo cerchio di pasta e chiudete sui bordi (potete usare un po’ d’acqua per aiutarvi) facendo attenzione a premere bene, in modo che l’impasto non si stacchi durante la cottura. Fate dei piccoli tagli sulla superficie della torta, di modo che possa respirare durante la cottura. Spennellate la superficie della torta con un mix di tuorlo d’uovo e un po’ d’acqua e spolverate di zucchero di canna. Infornate la torta per 45 min. controllando che non si bruci troppo durante gli ultimi 10 minuti. Va servita con il gelato.

LE RICETTE:Apple Pie

PREPARAZIONE DELLA BASE PER LA

TORTA DI MELE AMERICANA

Mischiate la farina, lo zucchero a velo e

il sale con il burro. Aggiungete quindi

l’acqua e l’aceto e miscelate il tutto fino

a ottenere un impasto omogeneo.

Dividete l’impasto in due e avvolgetelo

con della pellicola, lasciatelo riposare in

frigo per circa un’ora e tiratelo fuori

giusto prima di iniziare la fase

seguente, in modo che non sia troppo

duro.PREPARAZIONE DEL RIPIENO

DELL’APPLE PIE TIPICO DEGLI STATI

UNITIRiscaldate il forno a 180°C; mischiate i

pezzi di mela con lo zucchero di canna,

la cannella e la vaniglia; mischiate la

farina di mais con il succo di limone;

sciogliete lentamente il burro in una

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CONCORSO LETTERARIO: premessa

Dopo l’esame dei testi pervenuti, la Commissione ha deciso all’unanimità di operare la scelta dei vincitori tenendo conto principalmente del messaggio e quindi del valore che deriva dal contenuto.

Alcuni dei testi premiati sono stati ritenuti meritevoli in considerazione della sensibilità o della maturità dimostrate dagli autori nella trattazione di temi delicati e impegnativi (quali la fame nel mondo o i disturbi dell’alimentazione) o del particolare approccio ironico, nonostante siano ‘prove di scrittura’ che presentano evidenti debolezze formali ed espressive (soprattutto legate a difficoltà con la sintassi e l’ortografia) o rappresentino momenti diaristici ben lontani dalle tipologie della composizione letteraria.

per La Giuria del Premio Letterario Isabella Colonna Preti (presidente)

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“I’ VORREI” DISSI IER A QUEL CAMERIERE – Riccardo Monfrini “I’ vorrei” dissi ier a quel cameriere “antipasti misti, caro garçon, lardo, coppa, cotechino, jambon. Non acqua, di rosso vino un bicchiere.

Se sbaglio tosto dammi il tuo parere… A seguir di gorgonzola un piatton e fumante polenta in gran porzion, di pan giallo ricolmami il paniere.

I’ vorrei, per finire, garzoncello, macedonia con panna e del gelato, un caffè nero e rum di Portorico.”

Replicò il camerier: “Or viene il bello: Il vostro conto è pronto e assai salato…” “Tranquillo!” risposi “Dallo al mio amico.”

CONCORSO LETTERARIOSezione POESIA

I classificato

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ChiAmaLe EMOZIONI – Luca Incarbone

Cammino tra le bancarelle di un mercato rionale e vengo colto da una vera e propria vertigine dell’olfatto. Come fossi in un quadro naïf, fluttuo distratto, circondato da un tripudio di colori brillanti e vivaci che sollecitano la mia curiosità. Sfioro cesti traboccanti di frutta e scruto mele fiabesche dalle sfumature sgargianti, lucidate come fossero pezzi di porcellana pregiata; vedo spiccare sfere dalla buccia oleosa che profuma di bergamotto e il giallo intenso di cedri carnosi accostati a grappoli d’uva carichi di acini gonfi come biglie da spiaggia. Pochi passi e mi cattura un tappeto di fragole diligentemente allineate come fossero fili di rossi e pregiati rubini: la profumazione dolciastra rapisce i miei sensi e mi allontano a malincuore. I miei occhi inciampano in un carretto che espone piccole piramidi di olive: corposi cilindri affusolati dai colori ambrati e verdognoli dalla profumazione intensa, mediterranea. Vittima di un gradevole sacrificio, assaggio i prodotti offerti su un crostino di pane e qui mi soffermo con gli occhi rivolti verso il cielo, immerso in un piacevole frammento di vita. Una voce mi chiama. La raggiungo districandomi tra gli spazi di questo caleidoscopico souk italiano. Presentati dallo chef come fossero un ritratto d’autore, gusto frutti di mare bagnati da una rugiada di gocce di limone e prezzemolo, carpacci di pesce marinati insaporiti da olio extra vergine d’oliva che deliziano il palato, ricci di mare e crostacei adagiati su lingue di pane saraceno croccante. All’ombra di un ulivo secolare l’isola dei dolci: bontà e fantasia creano una millefoglie con salsa di banane e zenzero, croccanti cialde mandorlate, mentre una calda cascata di cioccolato bianco inonda spiedini di frutta dai colori tropicali. Immerso in questo paradiso del gusto osservo il mare increspato, fiero di essere italiano!

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVA

I classificato

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UNA LACRIMA RESPINTA - Elisa Benassai

Melly è una bella mela profumata, nella sua polpa è racchiuso tutto il profumo del Trentino. Melly è consapevole e orgogliosa del suo destino: presto finirà in un negozio per essere acquistata e mangiata da qualcuno. Dal Fruttivendolo, Melly non è sola c’è altra frutta e verdura di svariati colori. In casa Ferrario si sono svegliati tutti: Anna, Luigi, Valentina e Sofia, la più piccola e la più debole perché diventa sempre più magra, preoccupando tutti. Sua mamma, Anna, si reca dal Fruttivendolo. Buongiorno signore!! Vorrei qualcosa per Sofia; pensiamo il peggio, anoressia: praticamente non tocca cibo ed il nostro medico ci ha consigliato degli esami specifici e cibo genuino” “Ecco qui: kiwi, spinaci, fagiolini, banane e questa mela speciale” “Grazie e arrivederci” La signora Anna dispone la frutta nel cesto in cucina e Melly osserva il nuovo ambiente: le tendine di pizzo, il profumo del caffè, del pane tostato, delle arance appena spremute e dei fiori freschi. Ecco Sofia: due grandi occhi, sguardo perso e assente davanti a un piatto ricco di frutta fresca e croccante, che guarda malvolentieri. “Sembra più persa di me”. Pensa Melly. Anna prende Melly e la posa sul piatto. “Dai Cara, sforzati a mangiare” . Pensa Melly. Sofia non mangia la mela e Melly si sente rifiutata. Svariate volte viene offerta la mela a Sofia, la quale rifiuta continuamente il cibo. Sofia viene ricoverata all’ospedale, a causa dell’anoressia; Melly nel frattempo si sente dimenticata e appassita. Al ritorno di Sofia dall’ospedale Melly è sul tavolo in cucina, ormai rinsecchita con una macchia scura simile ad una lacrima. Sofia prende la mela: la osserva per qualche minuto e si sente una stretta al cuore. Ad alta voce dice: ”Mamma voglio andare dal Fruttivendolo mi è venuta una grande fame di frutta !!!

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVA

II classificato - ex aequo

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SILENZIO - Alice Barlera e Jacopo Bertone

Clara guardava la sorella maggiore, seduta sul divano, con il solito libro tra le mani. Leggeva, le lunghe gambe magre accavallate, le braccia, anch'esse magre, tenevano il libro davanti al viso. I lunghi capelli le coprivano i meravigliosi occhi verdi. Clara amava nascondersi dietro la porta del salotto a guardarla, avrebbe voluto essere come lei, dolce, simpatica e affettuosa. L'unica cosa che non capiva era perché buttasse sempre il cibo che la mamma le preparava. A ogni pasto si alzava e gettava tutto nella pattumiera, ma era un segreto e Clara non doveva rivelarlo a nessuno. Gliel'aveva pure chiesto, la sorella le aveva detto che non aveva fame. Clara non ci credeva, la vedeva sempre più magra e debole, l'unica cosa che faceva senza fatica era leggere. Diceva che era l'unica cosa che la rendeva felice. Era quasi ora di cena, la madre cucinava da qualche minuto. Quella sera avrebbero cenato con alcuni amici. Clara e la sorella erano svogliate e nervose. Odiavano cenare anche solamente in famiglia, soprattutto Gina che non aveva idea di come avrebbe buttato il cibo che le veniva riposto nel piatto. Si stavano preparano, quando i genitori le chiamarono in salotto per salutare gli ospiti. Erano due amici di vecchia data, nessuna delle due sorelle ricordava il loro nome, ma non gli importava. Cominciarono la cena subito dopo. Fu il pasto più lungo della vita di Gina, ingurgitava tutto, con gli occhi chiusi senza assaporare il gusto. La sorellina la fissava, preoccupata, anche lei mangiava forzata dalla mamma. Dopo il dolce, gli ospiti furono intrattenuti dai genitori in salotto, mentre le due figlie salirono in camera. Gina si precipitò in bagno, Clara la sentiva rigettare tutta la cena. Poi la sentì entrare in camera sua e poi silenzio.

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVA

II classificato - ex aequo

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IL MIO DECIMO COMPLEANNO – Eleonora Giraldini e Sara Donzelli

DANIELE Oggi è il mio decimo compleanno. In cucina mamma e nonna preparano la cena più favolosa di tutte, seconda solo a quella del Natale. Si sente il profumo della pasta al sugo, dell’arrosto con le patate, ormai ben cotto nel forno. Dopo quella che mi sembra un’eternità, entriamo nella sontuosa sala da pranzo: il tavolo è sovraccarico di stuzzichini, patatine, salatini e ogni altri squisitezza immaginabile. Quando arriva la mia porzione di secondo, sono già pieno, ma è così buono e si scioglie così facilmente in bocca che è un piacere finirlo. Ed ecco che senza indugio arriva il momento più importate: quello della torta. Non ho mai assaggiato qualcosa di così buono. Il cioccolato ha un sapore così forte e deciso, ma nello stesso tempo dolce che mi sembra di mangiare un cibo proibito. Mentre mi metto a letto mi sento così pieno di felicità per questi meravigliosi regali che piango. BAINGAN Oggi è il mio decimo compleanno. Mamma vuole preparare una grande cena e so che questo ci costerà molto. Appena entro in casa scopro la tavola imbandita con ogni ben di Dio. Nonna ha dato il meglio di sé cucinando il mio piatto preferito: una bella ciotola di riso! Mi accorgo che ha aggiunto il burro e rimango a bocca aperta: è davvero buono. I chicchi che mi porto alla bocca sembrano mischiati al nettare degli antichi dei della mia terra rossa. Sono gocce di gioia che si condensano nel petto. Alla fine della cena mia sorella mi dona un’arancia. Il primo morso dato con esitazione si trasforma nella convinzione di avere appena addentato il sole. Il sapore è così travolgente che cerco di ingoiare tutta l'arancia in un boccone, ma mi trattengo. Dopo l'ultimo spicchio sento di poter morire in pace. Mi sento così pieno di limpida felicità per questi meravigliosi regali che piango.

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVA

III classificato - ex aequo

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BRONTOBURGER E CAVALLETTE FRITTE - Lorenza Borsella, Roberto Meroni e Alice Dina Nasuti

Stavo aspettando davanti alla grotta che mia madre finisse di cuocere la mia coscia di Brontosauro con contorno di bacche selvatiche; non ne potevo più di quell'orribile cibo senza sapore, è da quando sono piccolo che ogni singolo giorno mangio quelle orribili "pietanze", tra l'altro mia mamma non sa nemmeno cucinare! Così mi è venuta una bellissima idea. Ho pensato, dopo l'ennesima notte passata con il brontosauro sullo stomaco, di aprire una grotta dove tutti i miei amici sarebbero potuti venire a mangiare un cibo fantastico, il migliore. Dopo il mio ventunesimo dente caduto, ero adulto, perciò comprai con i miei artigli di T-Rex una piccola grotta vicino alla foresta. Il mio menù era fantastico e poco costoso. Subito sono arrivati primitivi incuriositi a cercare cibo. La mia grotta la chiamai McNeandertal, era bellissima ed innovativa, era tutta addobbata con ceppi di legno, ali di pterodattilo e piante rampicanti... Ma la cosa forte del mio locale era il menù, aveva dei prezzi molto bassi, le specialità della "grotta" erano: il BrontoBurger, i VelociNuggets, la MammuCola e per finire le cavallettine fritte. Tutti volevano la carne di dinosauro, però, con il passare del tempo i miei cacciatori dovevano andare sempre più lontano per trovare un solo dinosauro. Speriamo non si siano estinti!!!!

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVA

III classificato - ex aequo

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FAME DI SABBIA – Ester Paganini

Era solo il sole a scaldarci durante i nostri giorni trascorsi a disegnare nella sabbia -l'unico nostro modo di comunicare- i nostri sogni, ciò che più desideravamo e sentivamo lontano. Spesso lui disegnava un bambino e una bambina, con delle orecchie grandissime, per poter sentire ciò che il mondo aveva da dirci. Oppure disegnava un bambino e una bambina che cantavano: ciò che a lui non era stato concesso di fare con la bocca, ma che, meglio di chiunque altro, faceva con il cuore. Quando stavo con lui era come se io fossi quella sordomuta, quella che non era in grado di farsi capire, perché lui era molto più abile di me a esprimersi attraverso il disegno. E cosi passavamo le intere giornate a capirci con i nostri sogni. Stavo con lui ma non sapevo niente di lui: era irrilevante per i nostri sogni. Noi sognavamo cose che nessuno conosceva e che si possono spiegare solo con l'emozione. Gli anni volarono uno dopo l'altro, come i nostri sogni che disegnavamo e durante la notte il vento li faceva svanire per donarci lo spazio per altri sogni. Poi un giorno mi ritrovai a disegnare i miei sogni da sola. Non mi chiesi mai dove lui fosse, temevo di averlo offeso con una parola detta per sbaglio o un'attenzione mancata. Poi lasciai l'Africa per tornare in Italia con la mia famiglia; passarono 7 anni e persi la passione e l'abitudine di condividere sogni. Era il 16-04-2013 il mio quattordicesimo compleanno, quando mia mamma, al calar del giorno, mi si avvicino e mi disse: "Volevo dirti che il tuo amico con cui disegnavi i sogni in Africa non era sparito perché offeso ma la causa della sua morte è stata la fame«. Piansi. Come se una luce fosse stata accesa, fortissima, che non mi permetteva più di vedere il resto, che mi ardeva dentro, che mi tolse il fiato, il pensiero, il coraggio, la liberta, i sogni e al loro posto mise delle lacrime, piene di insicurezza e desolazione. Non avevo mai pensato che fosse morto! Piansi ancor più amaramente, non accettavo il fatto di non averlo capito! Aveva fame, ma tutte le volte che io mangiavo in sua presenza lui mai, mai mi aveva fatto capire che desiderava mangiare! I sensi di colpa invasero il mio animo. Magari un pezzo di pane gli avrebbe permesso di vivere e magari avrebbe fatto un sogno eterno. Ma soprattutto ero perplessa da quanto la mancanza di cibo possa uccidere così una persona e i suoi sogni. Mi sembra irrispettoso che un pezzo di pane possa rappresentare un pezzo di vita. Sono passati altri anni ma ancora oggi le mie memorie narrano di quella vita a cui non è stata data acqua e pane per sbocciare, acqua e pane come cibo, cibo come vita, vita come un diritto per tutti.

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVAMenzione speciale

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IL SAPORE DELLA PAURA – Aurora Paglialonga

Isabella ha sedici anni e la passione per la danza. La sera si riunisce a tavola con la sua famiglia e nell’osservare il piatto di pasta che è stato appena scolato, i suoi occhi si riempiono di gioia e tristezza. Le sue compagne di ballo hanno il fisico da ballerine e da modelle; Isabella si sente diversa, troppo bassa e robusta. Per questo davanti ad un piatto di pasta, solleva la forchetta quasi controvoglia e dopo aver portato il cibo alla bocca, mastica e deglutisce lentamente mentre immagina le gambe che si ingrossano e il peso che aumenta. A quel pensiero, inizia ad avere nausea del profumo proveniente dal piatto, la voglia di mangiare svanisce e come d’istinto, appoggia la forchetta sul tavolo con disgusto. Il cibo è sempre stato per lei una via di fuga dalla tristezza e dallo stress, è sempre stato uno svago ma nell’ultimo periodo è il suo ultimo pensiero. Non ha l’acquolina in bocca sentendo i profumi provenienti dalla cucina e il peso forma è ciò che desidera. Il cibo è diventato la sua più grande e persistente paura, la porta addirittura alle lacrime e alla disperazione, ai sensi di colpa e alla vergogna di se stessa. Isabella vorrebbe riuscire ad amare la persona che è; vorrebbe poter accettare un invito ad una festa di compleanno senza il timore di non riuscire a mangiare la torta; vorrebbe guardare il pubblico e sorridere durante un saggio di danza; vorrebbe andare in discoteca indossando pantaloncini di jeans e le scarpe col tacco. Isabella ha sedici anni e la passione per la danza. Ogni giorno si tappa il naso prima di entrare in cucina e chiude gli occhi per evitare di vedere una torta al cioccolato sfornata da poco, poi corre verso camera sua e si getta sul letto senza forze. Isabella ha sedici anni e ha paura del cibo, ma vuole iniziare a vivere.

CONCORSO LETTERARIOSezione NARRATIVAMenzione speciale

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INDICEpag. Categoria Ricetta Libro Autore

2 IL MENU'

3 LA BIBBIA Dal libro della Genesi BIBBIA

4 APERITIVO Cocktail Cenerentola La Gatta Cenerentola GIANBATTISTA BASILE

5 Il Deperitivo Manifesto Futurista FORTUNATO DEPERO

6APERITIVO E DINTORNI

La focaccia Dal libro della Genesi BIBBIA

7 Polpette falafel E morì con un falafel in mano JOHN BIRMINGAN

8 I lupini I Malavoglia GIOVANNI VERGA

9 Welsh rarebirSogni di un divoratore di crostini

WINSOR McCAY

10 Sandwich al cetrioloL'importanza di chiamarsi Ernesto

OSCAR WILDE

11 Gli arancini Gli arancini di Montalbano ANDREA CAMILLERI

12 IL PANE Il bacio del pane CARMINE ABATE

13 IL VINO Ode al vino PABLO NERUDA

14 I PRIMI PIATTI Polenta e gorgonzola I promessi sposi ALESSANDRO MANZONI

15 Polenta e gorgonzola Ulisse JAMES JOYCE

16 La farrata Epigrammi MARZIALE

16 La farrata Dal libro di Ezechiele BIBBIA

17 Le lenticchie Il canto degli uccelli ANTHONY DE MELLO

17 Le lenticchie De re coquinaria APICIO

18 Pane e pomodoro Le ricette di Pepe Carvalho VAZQUEZ MONTALBAN

19 Pane e pomodoro Le ricette di Pepe Carvalho VAZQUEZ MONTALBAN

20Maccheroni del paese di Bengodi

Decameron GIOVANNI BOCCACCIO

21SECONDI E CONTORNI

Lettura Epigrammi MARZIALE

22 Lettura I Buddenbrook THOMAS MANN

23 Frittata marinata Le ricette di Pepe Carvalho VAZQUEZ MONTALBAN

24 Frittata marinata Le ricette di Pepe Carvalho VAZQUEZ MONTALBAN

25 Pasticcio di tonno Odore di chiuso MARCO MALVALDI

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INDICEpag. Categoria Ricetta Libro Autore

26 La ratatouille Afrodita ISABEL ALLENDE

27 Cruditè e maionese Estasi culinarie MURIEL BARBERY

28 Polpette al pomodoro Polpette al pomodoro UMBERTO SABA

29 FRUTTAConsigli per conservare frutta e verdura

APICIO

30 FRUTTA Mele e arance Ode all'arancia PABLO NERUDA

30 FRUTTA Mele e arance Poema paradisiaco GABRIELE D'ANNUNZIO

31 I DOLCI La casetta di dolci Hansel e Gretel IJAKOB E WILHELM GRIMM

32 Il cioccolato Chocolat JOANNE HARRIS

33 La strada di cioccolato La strada di cioccolato GIANNI RODARI

34 Le madeleine Alla ricerca del tempo perduto MARCEL PROUST

35 I muffin Poirot e la salma AGATHA CHRISTIE

36 Gli scones Polvere negli occhi AGATHA CHRISTIE

37 Pletten pudding I Buddenbrook THOMAS MANN

38 Apple pie On the road JACK KEROUAC

39 La nutella Nutella nutellae RICCARDO CASSINI

40 IL CAFFE' Dona Flor e i suoi due mariti JORGE AMADO

41 ALTRE LETTURE Il pane I promessi sposi ALESSANDRO MANZONI

42 Il vino Aforismi

43 Banchetti celebri Il Gattopardo GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA

44 Banchetti celebri Madame Bovary GUSTAVE FLAUBERT

45 Banchetti celebri La cena di Trimalchione PETRONIO

46 Banchetti celebri La cena di Trimalchione PETRONIO

47 La polenta Le tre minestre ANDREA VITALI

47 La polenta Il piccolo Berto UMBERTO SABA

48 Il gorgonzola La meccanica CARLO EMILIO GADDA48 Il gorgonzola La cognizione del dolore CARLO EMILIO GADDA

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INDICEpag. Categoria Ricetta Libro Autore

49 Le verdure I dolori del giovane Werther JOHANN WOLFGANG GOETHE

50 I dolci In due si indaga meglio AGATHA CHRISTIE

51 I dolciL'importanza di chiamarsi Ernesto

OSCAR WILDE

52 I dolci Ultimo viene il corvo ITALO CALVINO

53 I dolci La famosa pioggia di Piombino GIANNI RODARI

54 Il cibo industriale Il riposo della polpetta MASSIMO MONTANARI

55 Il consumismo Marcovaldo ITALO CALVINO

56 LE RICETTE Polpette falafel

57 Welsh rarebit

58 Sandwich al cetriolo

59 Gli arancini

60 Gli arancini

61 Polenta e gorgonzola

62 La farrata

63 Le lenticchie

64 Pane e pomodoro

65Maccheroni del paese di Bengodi

66 Frittata marinata

67 Pasticcio di tonno

68 La ratatouille

69 Polpette al pomodoro

70 Le madeleine

71 I muffin

72 Gli scones

73 Pletten pudding

74 Apple pie

75 Apple pie

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INDICEpag. Categoria Classifica Titolo opera Autore

76CONCORSO LETTERARIO

Premessa

77 I class. sez. POESIAI’ vorrei dissi ier a quel cameriere

RICCARDO MONFRINI (5AS)

78 I class. sez. NARRATIVA ChiAmaLe emozioni LUCA INCARBONE (1BS)

79II class. sez. NARRATIVA ex-aequo

Una lacrima respinta ELISA BENASSAI (1AE)

80II class. sez. NARRATIVA ex-aequo

Silenzio ALICE BARLERA (1CL)JACOPO BERTONE (1CL)

81III class. sez. NARRATIVA ex-aequo

Il mio decimo compleanno ELEONORA GIRALDIN (2BS)SARA DONZELLI (2BS)

82 III class. sez. NARRATIVA ex-aequo

Brontoburger e cavallette fritteLORENZA BORSELLA (1AS)ROBERTO MERONI (1AS)ALICE DINA NASUTI (1AS)

83Menzione speciale sez. NARRATIVA

Fame di sabbia ESTER PAGANINI (1CS)

84Menzione speciale sez. NARRATIVA

Il sapore della paura AURORA PAGLIALONGA (2CL)

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La Cena Letteraria «Letture di Gusto» nasce dalla collaborazione tra l’I.S.I.S. Marie Curie di Tradate e il Comitato Genitori Liceo Marie Curie.

Con questo CD desideriamo lasciare un ricordo fatto di immagini, musica e parole che unite alla memoria dei sapori, dei colori e delle atmosfere vissute, possa rimanere piacevolmente indelebile nella memoria degli ospiti di questa insolita Cena Letteraria.Un ringraziamento speciale va alla prof.ssa Daniela Franchetti che ha creduto fortemente in questo progetto, che rientra nella pianificazione del Festival della Cultura organizzato dal Tavolo della Cultura di Tradate, e con fiducia ci ha accompagnato nella sua definizione e organizzazione. A lei e alle insegnanti complici di questo evento con entusiasmo e grande spirito collaborativo, vogliamo dedicare una massima di Nelson Mandela: «Non c'è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere».Un ringraziamento di cuore va anche alla direzione scolastica sempre presente con fiducia e che ha messo a disposizione gli spazi e le attrezzature che ci hanno consentito di organizzare la cena letteraria nel migliore dei modi.Ed ancora, un ringraziamento alla prof.ssa Colonna Preti, alla giuria del Concorso letterario e a tutti i ragazzi che hanno partecipato.

Con stesso entusiasmo si ringraziano tutti i genitori e gli alunni che con le letture, le animazioni, il lavoro di costruzione e quello concreto prima, durante e dopo la cena, l’aiuto tecnico e il sostegno morale, hanno reso possibile questo ambizioso progetto.Ed infine un ringraziamento a Voi, gentili ospiti, che impavidi e con spirito d’avventura avete partecipato a questa speciale Cena Letteraria.

Il CD è stato realizzato da Valeria Casu Dell’Acqua con il prezioso contributo di Monica Martinelli Manzoni, la «divoratrice di libri», e con il supporto del gruppo di lavoro del Comitato Genitori Liceo Marie Curie.

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FINE